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Legislatura X - Atto di indirizzo politico approvato ogg. n. 4557 - Risoluzione
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Annuncio in aula: 09/05/2017
Approvato in data: 08/05/2017

Testo:

 

RISOLUZIONE

 

L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna

 

Visti l’articolo 38, comma 2, del Regolamento interno dell’Assemblea legislativa e l’articolo 5 della legge regionale 28 luglio 2008, n. 16 (Norme sulla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla formazione e attuazione del diritto comunitario, sulle attività di rilievo internazionale della Regione e sui suoi rapporti interregionali. Attuazione degli articoli 12, 13 e 25 dello Statuto regionale);

 

vista la legge 24 dicembre 2012, n. 234 (Norme generali sulla partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea);

 

visti la Relazione approvata dalla I Commissione assembleare ai sensi dell’articolo 38, comma 2, del Regolamento interno ed i pareri delle Commissioni competenti per materia approvati ai sensi del medesimo articolo 38, comma 1, allegati alla Relazione;

 

visto il Programma di lavoro della Commissione europea per il 2017 “Realizzare un'Europa che protegge, dà forza e difende” – COM (2016) 710 final del 25 ottobre 2016;

 

viste le risultanze dell’audizione degli stakeholders svolta dalla I Commissione sul programma di lavoro della Commissione europea per l’anno 2017;

 

vista la Relazione della Giunta sullo stato di conformità in relazione agli atti normativi e di indirizzo emanati dagli organi dell’Unione europea (anno 2016);

 

visto il Rapporto conoscitivo della Giunta all’Assemblea legislativa per la sessione comunitaria 2017 (delibera di Giunta n. 274 del 13 marzo 2017);

 

vista la Risoluzione n. 2616 del 19 maggio 2016 "Sessione europea 2016. Indirizzi relativi alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla fase ascendente e discendente del diritto dell’Unione europea”;

 

considerato che la legge regionale n. 16 del 2008, all’articolo 5, disciplina la Sessione europea dell’Assemblea legislativa quale occasione istituzionale annuale per la riflessione sulla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla fase ascendente e discendente delle politiche e del diritto dell’Unione europea nelle materie di competenza regionale e per l’espressione di indirizzi generali alla Giunta relativamente all’attività della Regione nell’anno di riferimento;

 

considerato l’interesse della Regione Emilia-Romagna in riferimento a determinati atti e proposte preannunciati dalla Commissione europea per il 2017 ed individuati a seguito dell’esame del Programma di lavoro della Commissione europea dalle Commissioni assembleari per le parti di rispettiva competenza;

 

vista la Relazione della Giunta sullo stato di conformità dell’ordinamento regionale per il 2016, ai fini del successivo adeguamento dell’ordinamento regionale;

 

considerato il ruolo delle Assemblee legislative regionali nella fase di formazione delle decisioni europee ai sensi del Protocollo n. 2 sull’applicazione del principio di sussidiarietà e proporzionalità allegato al Trattato di Lisbona e della legge n. 234 del 2012 che regola la partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea;

 

considerata l’importanza del rafforzamento degli strumenti di collaborazione tra le Assemblee legislative, a livello nazionale ed europeo, sul controllo della sussidiarietà e sul controllo di merito degli atti e delle proposte dell’Unione europea;

 

considerate la Risoluzione (Doc. XXIV, n. 35) approvata il 24 settembre 2014 dalla 14ª Commissione (Politiche dell’Unione europea) del Senato della Repubblica con cui è stata concordata l’opportunità, sulla base dell’intesa con la Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle regioni e province autonome di Trento e di Bolzano, di realizzare un’attività di programmazione che consenta di organizzare in tempo utile e coordinato i lavori parlamentari e delle Assemblee regionali, per la redazione dei pareri espressi nell’ambito del dialogo politico con le Istituzioni europee e della verifica del rispetto del principio di sussidiarietà e proporzionalità delle proposte di atti legislativi europei, e la Risoluzione della XIV Commissione (Politiche europee) della Camera dei deputati del 16 dicembre 2014 sulla Relazione annuale 2013 sui rapporti tra la Commissione europea e i Parlamenti nazionali (COM(2014)507 final);

 

considerato il Protocollo di intesa stipulato il 3 dicembre 2015 tra il Senato della Repubblica e la Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle regioni e delle province autonome finalizzato a favorire il più ampio raccordo e coordinamento tra le Assemblee legislative a livello nazionale ed europeo;

 

vista la Risoluzione (DOC. XXIV, N. 72) approvata il 2 marzo 2017 dalla 14ª Commissione (Politiche dell’Unione europea) del Senato della Repubblica che individua le iniziative del programma di lavoro della Commissione europea per il 2017 considerate prioritarie, anche alla luce del documento elaborato dalla Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative e delle Province autonome, presentato il 23 febbraio 2017;

 

considerata altresì l’opportunità di contribuire a favorire la massima circolazione orizzontale e verticale delle informazioni sulle attività svolte in fase ascendente, già a partire dagli esiti dell’esame del Programma di lavoro annuale della Commissione europea;

 

Riprendendo le considerazioni emerse nel corso del dibattito politico nelle diverse Commissioni assembleari sulle tematiche di rilevanza europea,

 

a) con riferimento al Libro Bianco sul futuro dell’Europa presentato dalla Commissione europea il primo marzo, cui è seguita la firma della Dichiarazione che ribadisce l’impegno dei 27 Capi di stato e di governo in occasione delle celebrazioni del sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma, evidenzia che i cinque scenari prospettati dalla Commissione europea, senza nessuna esplicita presa di posizione, appaiono come un richiamo all’assunzione di una chiara responsabilità politica da parte degli Stati membri sul futuro del processo di integrazione europea. Pur nell’apprezzamento, in un momento così complesso per l’Unione europea e per l’Europa, del tentativo di avviare un dibattito pubblico a tutti i livelli su come proseguire il percorso iniziato con i Trattati di Roma, rileva che tra gli scenari proposti manca qualsiasi richiamo all’opzione di un’Europa delle Regioni, costruita dal basso, in grado di tener conto delle differenze che caratterizzano l’Europa e di valorizzarle attraverso un’Unione europea forte e rappresentativa che possa agire però nel quadro di una strategia definita e di obiettivi comuni e condivisi. Le Regioni e i territori in un momento di difficoltà degli stati nazionali, infatti, possono rappresentare la chiave per superare l’impasse e rilanciare su nuovi presupposti il progetto di integrazione europea. Per questa ragione evidenzia l’importanza per le regioni di partecipare attivamente e con contributi concreti al dibattito sul Libro Bianco nella profonda consapevolezza che quello che si avvia oggi è un percorso che segnerà il futuro dell’Europa e dell’Unione europea così come sinora conosciuta, e che si chiuderà entro il prossimo settembre in occasione del discorso sullo stato dell’Unione, in cui sarà definita anche la posizione della Commissione europea,  in vista delle elezioni del Parlamento europeo del 2018;

 

b) con riferimento al prossimo quadro finanziario pluriennale (QFP) post 2020, evidenzia che la proposta legislativa che sarà presentata dalla Commissione europea risentirà necessariamente delle scelte che seguiranno la presentazione del Libro Bianco, definendo su cosa si concentrerà, e investirà, l’Unione europea nei prossimi anni. La Commissione, entro il 1° gennaio 2018, infatti, presenterà la proposta per il prossimo QFP, stabilendo le risorse che confluiranno nei bilanci annuali dell’UE, traducendo le principali priorità politiche in termini finanziari e fissando gli importi annui massimi della spesa (“i massimali”) che andranno suddivisi in vari settori strategici (“le rubriche”). In quest’ottica, quindi, ancora maggiore deve essere la partecipazione delle Regioni italiane ed europee, al dibattito in corso, e il contributo concreto alla definizione delle future politiche europee. In particolare, desta preoccupazione un possibile ridimensionamento delle politiche di coesione che hanno rappresentato, pur con alcuni limiti, la vera ossatura del progetto di integrazione europea proprio perché orientate a superare il divario tra i territori e a fare delle differenze un valore aggiunto. La politica di coesione infatti ha consentito in questi anni non solo il finanziamento delle politiche regionali con investimenti diretti sul territorio, ma ha contribuito a sviluppare progetti comuni tra le Regioni europee, le relazioni tra istituzioni a tutti i livelli e la formazione di professionalità che non possono essere disperse. Segnala, quindi, l’importanza di una proposta sulla politica di coesione post 2020 ambiziosa sia dal punto di vista delle risorse stanziate che degli strumenti di programmazione e attuazione che, anche sul piano interno, faccia leva sul ruolo chiave delle regioni in un quadro di azione definito, condiviso e coerente che garantisca l’efficacia delle politiche e degli interventi, e sottolinea che la politica di coesione rappresenta l’unica azione che consente ai territori di essere protagonisti in una fase storica in cui gli stessi si trovano ad affrontare sfide economiche e sociali rilevanti e che l’efficacia della gestione dei fondi strutturali e della politica di coesione dipende dall’applicazione del principio generale della governance multilivello, nonché da un approccio basato sul territorio e sulla collaborazione tra i diversi livelli di governo, che devono essere coinvolti in modo da favorire una maggiore condivisione delle politiche, in ossequio al principio di sussidiarietà;

 

c) ricorda la tendenza già in atto a livello europeo, avviata soprattutto con il cd. Piano Juncker, di privilegiare modalità di finanziamento basate su strumenti finanziari che rischiano di aumentare le difficoltà delle regioni periferiche e non rispondere alle esigenze dell’economia reale e, in particolare, delle piccole e medie imprese, e alla luce di ciò segnala, in vista della presentazione del prossimo QFP post 2020, la necessità di un’attenta valutazione dei risultati concreti ottenuti attraverso il FEIS, che tenga conto anche delle effettive ricadute sull’economia reale degli interventi finanziati;

 

d) con particolare riferimento alle politiche formative e per il lavoro, sempre in vista del dibattito che porterà alla presentazione da parte della Commissione europea nel 2017 della proposta QFP post 2020, rileva l’importanza di prevedere adeguati finanziamenti in grado di dare continuità alle politiche regionali, nazionali ed europee avviate in questi anni, e di mantenere un livello di finanziamento adeguato di programmi europei come Erasmus ed Erasmus plus che hanno rappresentato uno dei principali e concreti strumenti di integrazione europea, non solo per gli studenti, ma anche per i cittadini europei le istituzioni coinvolte nella loro attuazione;

 

e) alla luce dell’approvazione del Documento pluriennale di indirizzi in materia di attività internazionale della Regione Emilia-Romagna 2017-2019 con deliberazione dell’Assemblea legislativa n. 116 dell’11 aprile 2016 e della prosecuzione del suo iter in Assemblea legislativa, sottolinea l’importanza della definizione di una strategia complessiva, su base pluriennale, di posizionamento della Regione sia a livello europeo che internazionale che stabilisca priorità di azione e partnership, e che consenta alla Regione Emilia-Romagna di operare in un quadro definito, attraverso azioni condivise ed una governance chiara;

 

f) con riferimento alle politiche regionali per la ricerca e l’innovazione tecnologica  del sistema produttivo del territorio, sottolinea l’attuazione nel 2016 della nuova strategia regionale di ricerca industriale e trasferimento tecnologico, finanziata principalmente attraverso il POR FESR, sulla base della  Strategia regionale di Innovazione per la Specializzazione Intelligente, che ha definito  le priorità verso cui orientare i finanziamenti in  ricerca e sviluppo e innovazione nei prossimi anni, sul territorio regionale. Alla luce della presentazione da parte della Commissione europea della strategia di azione “Le nuove imprese leader dell’Europa: l’iniziativa start-up e scale up” del novembre 2016 e della formulazione di osservazioni da parte della Regione con l’approvazione della Risoluzione della I Commissione assembleare ogg. n. 3937 del 24 gennaio 2017, evidenzia l’importanza delle iniziative a sostegno dei progetti di avvio o di espansione di start-up innovative e ribadisce la necessità di politiche mirate all’innovazione dei prodotti e dei processi produttivi delle imprese, in particolare delle PMI, sottolineando il particolare ruolo che possono assumere le start-up innovative, che per poter svolgere questo “compito” in modo efficace, necessitano però  di un contesto normativo di riferimento adeguato e di meccanismi facilitati di accesso al credito e modalità innovative di finanziamento;

 

g) nell’ambito delle iniziative a favore delle start-up segnala l’importanza di prestare particolare attenzione alle imprese che sviluppano e favoriscono il partenariato di ricerca e innovazione sul territorio; agli strumenti di e-commerce sviluppati in modo tale da consentire alle imprese, soprattutto le PMI, di espandersi su altri mercati, ma che siano anche in grado di coinvolgere i piccoli esercizi commerciali; alle iniziative finalizzate allo sviluppo di infrastrutture digitali (contratti digitali, servizi di telecomunicazione e media) che, nel contempo, con riferimento all’ IVA applicabile al commercio elettronico, perseguano il principio della tassazione nel luogo ove viene generato l’utile;

 

h) con riferimento al tema energia sottolinea l’importanza delle proposte di atti legislativi presentati dalla Commissione europea in materia di energia, fonti rinnovabili e risparmio energetico che danno attuazione alla strategia per l’Unione dell’energia del 2015. L’attuazione della strategia europea per l’energia, infatti, ha l’obiettivo di modificare l’attuale modello di sviluppo verso un modello in grado di coniugare crescita economica, tutela delle risorse naturali e ambientali, tutela della salute e promozione di un’occupazione di alta qualità e rappresenterà il filo conduttore anche delle politiche regionali di settore per i prossimi anni. Evidenzia, quindi, l’importanza della proposta di direttiva che modifica la direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica e la proposta di direttiva che modifica la direttiva 2010/31/CE sulla prestazione energetica nell’edilizia, sulle quali la Regione Emilia-Romagna ha formulato specifiche osservazioni e invita la Giunta a seguirne l’iter di approvazione, contribuendo nelle opportune sedi al processo decisionale europeo, anche in vista del successivo adeguamento dell’ordinamento regionale. Richiama, inoltre, la presentazione da parte della Commissione europea della proposta di direttiva sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili assumendo l’impegno, in collaborazione con la Giunta, a formulare, per gli aspetti di competenza regionale, le osservazioni ai sensi degli articoli 24, comma 3, e 25 della legge n. 234 del 2013, da inviare al Governo e al Parlamento nazionali;

 

i) con riferimento al pacchetto di misure sull’economia circolare, considerata l’importanza delle tematiche affrontate e del futuro impatto sull’ordinamento e le politiche nazionali e regionali, segnala l’adozione da parte della 13a Commissione (Territorio, ambiente, beni ambientali) del Senato della Risoluzione n. 134 del 14 giugno 2016, che ha tenuto conto sia delle osservazioni della Regione Emilia-Romagna formulate nella Risoluzione della I Commissione ogg. n. 2173 del 16 febbraio 2016 sia del contributo fornito dalla Giunta in occasione della consultazione pubblica della medesima Commissione dedicata al pacchetto di misure sull’economia circolare, nonché, la recente adozione da parte della VIII Commissione (Ambiente, Territorio e Lavori pubblici) della Camera dei deputati di quattro documenti (DOC XVIII n. 59, 60, 61 e 62 del 20 dicembre 2016) sullo stesso tema. Considerato, inoltre, che la Commissione europea ha inserito il pacchetto di misure sull’economia circolare nell’Allegato III del suo Programma di lavoro per il 2017 che contiene le iniziative legislative considerate prioritarie e sulle quali richiede ai co-legislatori di porre particolare attenzione, evidenzia positivamente l’adozione martedì 14 febbraio 2017 da parte del Parlamento europeo di quattro risoluzioni legislative sulle proposte di direttive che fanno parte del pacchetto sull’economia circolare, che rappresenteranno la posizione del Parlamento in vista dei prossimi negoziati con il Consiglio dei ministri UE, e sottolinea con soddisfazione l’approvazione di una serie di emendamenti finalizzati ad incrementare e rendere più ambiziosi gli obiettivi relativi al riciclaggio e alla riduzione del conferimento dei rifiuti in discarica. In particolare, secondo la posizione del Parlamento europeo la quota di rifiuti da riciclare dovrà aumentare dall’odierno 44% al 70% entro il 2030; mentre entro il 2020, gli Stati membri dell’UE dovrebbero essere in grado di riciclare o compostare più del 50% dei rifiuti; è stata introdotta, inoltre, la limitazione della quota di smaltimento in discarica al 5% e l’obiettivo di riduzione dei rifiuti alimentari del 50% entro il 2030. Per quanto riguarda i rifiuti da imballaggio, come carta e cartone, plastica, vetro, metallo e legno, si propone l’80% come obiettivo per il 2030, con obiettivi intermedi per ogni materiale nel 2025;

 

j) alla luce di un approccio del Parlamento europeo più ambizioso e in linea con le proposte, poi ritirate, della Commissione europea del 2014, richiama gli obiettivi stabiliti dalla legge regionale del 5 ottobre 2015, n. 16 (Disposizioni a sostegno dell'economia circolare, della riduzione della produzione dei rifiuti urbani, del riuso dei beni a fine vita, della raccolta differenziata e modifiche alla legge regionale 19 agosto 1996 n. 31 (Disciplina del tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti solidi)) e l’adozione del Piano regionale di gestione dei rifiuti (PRGR) con la deliberazione dell’Assemblea legislativa n. 67 del 3 maggio 2016, nonché l’attivazione di una serie di strumenti finalizzati all’attuazione dei principi dell’economia circolare quali il Forum permanente per l’economia circolare e il Coordinamento permanente sottoprodotti, e si impegna con la Giunta ad operare in tutte le opportune sedi per sostenere il mantenimento delle modifiche proposte dal Parlamento europeo nel corso dei negoziati che saranno avviati con il Consiglio dell’UE e concludere l’iter legislativo di adozione  delle direttive nel più breve tempo possibile;

 

k) segnala l’importanza della lotta allo spreco alimentare e, considerato che i rifiuti alimentari nell’UE sono stimati in circa 89 milioni di tonnellate, pari a 180 kg pro-capite annui, valuta positivamente l’inserimento da parte del Parlamento europeo dell’obiettivo di riduzione dei rifiuti alimentari del 30% entro il 2020 e del 50% entro il 2030. Invita la Giunta a proseguire nell’attuazione delle iniziative avviate con la distribuzione organizzata, nell’ambito degli accordi volontari per la prevenzione dei rifiuti, e nello studio di progetti finalizzati a sistematizzare e valorizzare le esperienze di cessione della merce invenduta già presenti sul territorio, promuovendone la diffusione in un contesto di omogeneità di criteri e modalità e conferendo maggiore trasparenza ai processi;

 

l) considerata, quindi, la recente approvazione da parte del Parlamento europeo della posizione sul primo pacchetto di misure legislative che danno attuazione alla strategia sull’economia circolare e l’attenzione posta al tema della lotta allo spreco alimentare, segnala l’importanza degli interventi di solidarietà sociale ed il ruolo ancora più incisivo che la Regione può svolgere a supporto delle iniziative e progetti già attivi o in via di attivazione sul territorio. In particolare, si richiamano: la legge regionale 6 luglio 2007, n. 12 (Promozione dell'attività di recupero e distribuzione di prodotti alimentari a fini di solidarietà sociale) che affida alla Regione il compito di supportare e promuovere le attività di solidarietà e beneficenza svolta da soggetti impegnati sul territorio nel recupero delle eccedenze alimentari per la loro ridistribuzione alle strutture che assistono persone in stato di indigenza; il finanziamento in questi anni di progetti che in una logica di collaborazione tra pubblico e privato hanno avuto effetti positivi, oltre che sul sociale, anche per l'ambiente e per la rete distributiva, nonché, l’entrata in vigore della legge 19 agosto 2016, n. 166 (Disposizioni concernenti la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi) che fornisce un importante quadro di riferimento per l’azione regionale finalizzata alla lotta agli sprechi alimentari. Si segnala, quindi, la creazione – nell’arco di questi ultimi anni – di una rete regionale di Empori solidali intesi come strumenti di contrasto alla povertà alimentare che si reggono sulla collaborazione tra istituzioni locali, terzo settore e aziende del territorio. Si tratta di luoghi di distribuzione al dettaglio completamente gratuiti, realizzati per sostenere le persone in difficoltà attraverso l’aiuto alimentare e offrendo loro opportunità di socializzazione e ascolto. Agli Empori Solidali si rivolgono famiglie in difficoltà economica, specialmente con figli. Nella consapevolezza che la lotta allo spreco alimentare necessita di un approccio integrato tra le diverse politiche regionali, come quelle ambientali, agricole, sanitarie, energetiche e sociali, sottolinea l’importanza di considerare gli interventi a contrasto della povertà alimentare e di lotta allo spreco alimentare quale tassello del più ampio sistema delle politiche a contrasto di povertà  ed esclusione sociale e invita la Giunta a rafforzare l’integrazione tra tutte le politiche regionali interessate ed il ruolo di raccordo, supporto e coordinamento della Regione rispetto alle iniziative già attivate, o che saranno avviate in futuro, sul territorio, e a sfruttare al meglio le possibilità di finanziamenti europei dedicati a questo tipo di interventi ed, in particolare, le opportunità e le risorse messe a disposizione degli stati membri dal Fondo di aiuti europei agli indigenti (FEAD);

 

m) relativamente alle politiche regionali in materia di agricoltura, evidenzia l’importanza di seguire con attenzione i passaggi che porteranno alla definizione del futuro della politica agricola comune (PAC) dopo il 2020 e invita la Giunta a partecipare nelle opportune sedi al dibattito che si sta aprendo a livello europeo sul futuro bilancio dell’Unione europea per formulare proposte che rappresentino le esigenze del tessuto produttivo regionale, ponendo particolare attenzione alle conseguenze sul settore sia in termini di risorse dedicate sia in termini di meccanismi di programmazione e gestione delle stesse, anche alla luce di una valutazione concreta e di un primo bilancio del funzionamento dell’attuale ciclo di programmazione 2014-2020. In quest’ottica, segnala l’avvio della consultazione pubblica sulla modernizzazione e la semplificazione della politica agricola comune della Commissione europea, finalizzata ad ottenere suggerimenti e spunti di riflessione in vista della predisposizione degli strumenti legislativi per il post 2020 e invita la Giunta a fornire il proprio contributo; si impegna, inoltre, in collaborazione con la Giunta, a formulare le opportune osservazioni sulla proposta concreta di riforma della PAC che sarà presentata dalla Commissione Europea, attraverso una specifica comunicazione, entro fine anno e che terrà conto degli esiti della consultazione;

 

n) considerato, inoltre, che l’attuazione di processi di semplificazione rappresenta un aspetto di alto valore strategico per il consolidamento di una politica agricola comune (PAC) orientata allo sviluppo rurale – con l’obiettivo di migliorare la competitività di un sistema produttivo di fondamentale importanza per la realtà emiliano-romagnola attualmente caratterizzato da una situazione complessa e, in diversi comparti, con evidenti sintomi di difficoltà che, in assenza di adeguati interventi può ampliare una serie di fenomeni negativi quali l’abbandono delle attività agricole nelle zone marginali, il blocco dell’insediamento di giovani agricoltori, la messa in discussione della tenuta economica e sociale di importanti distretti produttivi – impegna la Giunta a intervenire in tutte le sedi per sostenere il superamento delle barriere, in particolare di quelle non tariffarie, che continuano ad ostacolare la libera circolazione delle merci ed il rafforzamento della normativa a tutela delle indicazioni di origine in grado di attestare e garantire origine e caratteristiche di un prodotto e dei conseguenti meccanismi di controllo a garanzia dei consumatori nonché la necessità di una definizione univoca di frode agroalimentare europea;

 

o) evidenzia con riferimento all’agenda europea per il 2017, la proposta di riforma di medio termine della PAC presentata dalla Commissione Europea, che prevede una serie di norme che riguardano lo sviluppo rurale, i pagamenti diretti e le organizzazioni comuni di mercato, ed in particolare: uno strumento di stabilizzazione del reddito per gli agricoltori di uno specifico settore maggiormente colpiti da perdite di reddito; un accesso più semplice ai prestiti e ad altri strumenti finanziari; una maggiore discrezionalità degli Stati membri nell’applicazione della definizione di “agricoltore attivo”; una modifica dei limiti al sostegno al reddito a favore dei giovani agricoltori nel settore dei pagamenti diretti; la possibilità di continuare ad erogare il sostegno accoppiato facoltativo fino al 2020 in determinati settori agricoli o per determinati tipi di agricoltura. Alla luce del potenziale impatto della revisione di medio periodo sulle politiche regionali e del fatto che verosimilmente alcune delle soluzioni adottate in questa fase influenzeranno anche il dibattito sulle future scelte su PAC e sviluppo rurale post 2020, invita la Giunta a partecipare nelle opportune sedi ai lavori in corso per la definizione della revisione di medio periodo e a porre particolare attenzione alla fase di attuazione a livello nazionale;

 

p) con riferimento ad altre tematiche che saranno affrontate nel 2017 a livello europeo e che potrebbero produrre un impatto sulle politiche regionali, segnala il tentativo di superare lo stallo sulla riforma delle norme per il settore biologico e lo studio di un quadro di regole contro le pratiche sleali nella filiera alimentare, come per esempio i ritardi di pagamento. Con particolare riferimento alla Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici, che modifica il regolamento (UE) del Parlamento europeo e del Consiglio sui controlli ufficiali e che abroga il regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio, alla luce dell’aggiornamento contenuto nel Rapporto conoscitivo per la sessione europea 2017 dell’Assemblea legislativa che ha dato conto di un sostanziale rallentamento dei negoziati che dovrebbero portare all’approvazione definitiva del Regolamento, invita la Giunta a continuare a seguirne l’evoluzione, provvedendo all’elaborazione, ove possibile, di proposte emendative migliorative;

 

q) relativamente ad un altro importante provvedimento comunitario in materia di agricoltura, il pacchetto OCM (Organizzazione Comune di Mercato) unica, ribadisce la necessità che gli organismi europei emanino celermente gli specifici atti di indirizzo tutt’ora mancanti, dal momento che proprio da questi deriva la compiutezza del regime di sostegno al settore dell’ortofrutta, che rappresenta uno degli elementi distintivi dell’agricoltura regionale a livello nazionale ed europeo. A questo proposito, sostiene e si unisce all’azione della Giunta nel sollecitare la Commissione europea ad emanare gli specifici atti di indirizzo necessari a completare l’aggiornamento del regime di sostegno al settore;

 

r) ricorda il tentativo di approvare la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che definisce un quadro per la protezione del suolo, presentata dalla Commissione europea nel 2006, ritirata nel 2014 dopo la rilevata assenza di un accordo all’interno del Consiglio dell’UE, e ribadisce la necessità di una politica europea, e conseguente legislazione, dedicata al governo del territorio e alla protezione del suolo. Dato atto che i temi come la disciplina urbanistica, il consumo di suolo e la valutazione degli effetti ambientali di piani e programmi, trovano maggiore considerazione a livello europeo nei programmi e nei documenti di indirizzo politico, che richiamano l’applicazione della legislazione afferente ad altri settori, in particolare quello ambientale ed energetico, evidenzia, con riferimento all’uso del suolo, la presentazione da parte della Commissione europea della proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio  relativo all'inclusione delle emissioni e degli assorbimenti di gas a effetto serra risultanti dall'uso del suolo, dal cambiamento di uso del suolo e dalla silvicoltura nel quadro 2030 per il clima e l'energia e  delle proposte di direttiva di modifica delle direttive 2012/27/UE sull’efficienza energetica e 2010/31/CE sulla prestazione energetica nell’edilizia, e l’approvazione della Risoluzione della I Commissione ogg. n. 3442 del 24 ottobre 2016, della Risoluzione della I Commissione ogg. n. 3938 del 24 gennaio 2017 e della Risoluzione della I Commissione ogg. n. 3939 del 24 gennaio 2017. Richiama, inoltre, gli impegni assunti in ordine all’uso sostenibile del suolo, e ad una politica di protezione del suolo, nell’ambito del 7° Programma di Azione per l’Ambiente (Decisione n. 1386/2013/UE, del Parlamento europeo e del Consiglio), e in particolare il traguardo fissato dall’Unione europea di arrivare al consumo di suolo a saldo zero nel 2050, che pone la necessità di politiche a tutti i livelli più attente nel considerare il suolo una risorsa limitata, e segnala l’assunzione di tale impegno da parte della Giunta nel progetto di legge “Disciplina regionale sulla tutela e l'uso del territorio - proposta all'Assemblea legislativa regionale" approvato con la deliberazione di Giunta n. 218 del 27 febbraio 2017, che ha iniziato il suo iter di approvazione in Assemblea legislativa;

 

s) con riferimento al turismo ribadisce l’importanza del settore per lo sviluppo economico ed occupazionale anche grazie alla valorizzazione dei territori e destinazioni turistiche delle aree decentrate, attraverso progettualità legate alla destagionalizzazione, alla proposta di prodotti/servizi innovativi e caratterizzati da elevati standard di qualità dedicati a nuovi target di domanda in crescita, fra i quali si segnalano quelli del turismo sociale e accessibile, del turismo “d’argento” e del turismo legato alla memoria. In quest’ottica, evidenzia l’importanza di un approccio trasversale e integrato tra le diverse politiche che consenta di intervenire sulla qualità dei servizi offerti e delle infrastrutture dedicate all’accoglienza turistica. Rimarca, quindi, ancor più in questa fase di dibattito sul quadro finanziario pluriennale post 2020, la necessità di rivedere la strategia dell’UE per il turismo del 2010, e pensare ad una futura politica europea per il turismo che tenga anche conto della sua trasversalità rispetto ad altri settori come la cultura, i trasporti e l’agricoltura e che sia accompagnata da un programma di lavoro su base pluriennale e dalla previsione di finanziamenti europei dedicati. Evidenzia, infine, che un ripensamento della politica europea sul turismo su queste basi risulterebbe rafforzata dall’introduzione nel Trattato di Lisbona di una base giuridica dedicata al turismo, l’art. 195 del TFUE, che certifica l’importanza del settore per il conseguimento degli obiettivi di crescita economica ed occupazionale dell’UE, e che si ritiene non ancora pienamente sfruttata;

 

t) in collegamento con il tema delle politiche sul turismo, richiama la presentazione da parte della Commissione europea nel 2016 dell’Agenda europea per l’economia collaborativa finalizzata a fornire orientamenti generali agli Stati membri e ai decisori politici ai diversi livelli su come applicare il diritto europeo ad un fenomeno in continua espansione con conseguenze economico-sociali sempre più rilevanti e le osservazioni formulate dalla Regione con la risoluzione della I Commissione assembleare ogg. 3015 del 27 luglio 2016. In linea con l’agenda europea e alla luce della discussione in atto presso la  Camera dei deputati sul progetto di legge A.C. 3564 (Disciplina delle piattaforme digitali per la condivisione di beni e servizi e disposizioni per la promozione dell'economia della condivisione), invita la Giunta ad operare attivamente nelle opportune sedi per conseguire i seguenti obiettivi: individuare principi generali che costituiscano un adeguato strumento di demarcazione tra attività economica professionale e messa a disposizione di una prestazione e/o di un bene da parte di un privato nel contesto dell’economia collaborativa, grazie ad elementi di valutazione quali l’occasionalità della prestazione, la soglia di fatturato annuo, la molteplicità delle fonti di reddito del privato; promuovere un intervento del legislatore, già a partire da quello europeo, che pur individuando alcuni principi comuni sia sufficientemente elastico da modulare poi gli interventi a seconda delle situazioni, evitando così  distorsioni a livello territoriale; promuovere a livello nazionale un tavolo di confronto tra Governo, regioni ed enti locali per affrontare gli aspetti cruciali dell’economia collaborativa con l’obiettivo di non frenare lo sviluppo di questi nuovi modelli economici e, al contempo, di tutelare la sicurezza e la salute dei consumatori garantendo certezza giuridica e condizioni di concorrenza adeguate, soprattutto in materia di fiscalità e garanzie per i lavoratori; valutare con grande attenzione l’impatto della sharing economy nel settore turistico attraverso la previsione di adeguati strumenti di monitoraggio, possibilmente collegati con gli strumenti che sulla base dell’Agenda per l’economia collaborativa  saranno attivati a livello europeo, al fine di trovare soluzioni in grado di superare le attuali criticità che interessano soprattutto il settore dell'ospitalità turistica così da salvaguardare le potenzialità economico-sociali della sharing economy e, contestualmente, riuscire a garantire condizioni di concorrenza leale agli operatori e alle imprese che, da sempre, operano sul mercato tradizionale. In quest’ottica, si impegna, anche in collaborazione con la Giunta, a promuovere iniziative di approfondimento e di “ascolto” sul tema;

 

u) con riferimento all’affidamento delle concessioni demaniali con finalità turistico-ricreative e all’impatto sul modello di sviluppo turistico emiliano-romagnolo della direttiva 2006/123/CE relativa ai servizi sul mercato UE (cd. direttiva Bolkestein), considerata la sentenza della Corte di giustizia europea del 14 luglio 2016 che ha affermato l’incompatibilità della proroga automatica delle attuali concessioni sino al 2020 prevista dalla normativa nazionale italiana e la necessità di procedure di selezione tra i potenziali candidati anche per l’assegnazione delle concessioni demaniali, rimarca la necessità di trovare in tempi brevi una soluzione definitiva a livello normativo che dia certezza agli operatori del settore, approvando al più presto a livello nazionale una legge complessiva di riordino delle concessioni demaniali che definisca principi generali e linee guida che consentano ai diversi livelli territoriali di intervenire nel settore, tenendo conto delle differenze che caratterizzano i diversi modelli di sviluppo turistico delle Regioni italiane. A tal fine, ribadisce la necessità di avviare un dialogo con la Commissione europea sull’applicazione della direttiva 2006/123/CE a determinati settori e, su questo, è stato richiamato anche il fronte aperto sul tema delle modalità di rilascio delle concessioni per il commercio su area pubblica e, sul piano interno, sottolinea l’importanza di arrivare ad una soluzione condivisa attraverso il coinvolgimento delle Regioni e degli Enti locali. Fa propria, quindi, la richiesta al Governo nazionale di ragguagliare “(…) il sistema delle Regioni sull’evoluzione degli incontri con la Commissione Europea in merito all’applicazione della direttiva Bolkestein e (…) avviare (…) in tempi rapidi un confronto con le Regioni e gli altri livelli istituzionali sui contenuti dei provvedimenti normativi da adottarsi con le intese richieste affinché si dia certezza ad un comparto produttivo fondamentale per l’economia del Paese, che versa ormai da troppo tempo in uno stato di incertezza, contenuta nell’ordine del giorno in materia di concessioni demaniali marittime (…)” approvato dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome il 20 ottobre 2016, e invita la Giunta a continuare ad impegnarsi nelle opportune sedi per arrivare finalmente ad una soluzione definitiva, confermando altresì la richiesta di elaborare, con il coinvolgimento delle commissioni assembleari competenti, le proposte relative agli atti di competenza regionale successivi alla legge nazionale complessiva di riordino della materia e a dare seguito alla proposta già avanzata nella risoluzione della Sessione europea del 2015 che incoraggiava l’esercizio della citata delega (che non prevede alcuna gara per l’assegnazione delle concessioni) in contestuale negoziazione con la Commissione europea per un riordino complessivo della materia, anche attraverso la previsione di un congruo periodo transitorio e il riconoscimento del legittimo affidamento, oltre al valore commerciale dell’impresa e alla professionalità ed esperienza dei soggetti concessionari;

 

v) con riferimento all’iniziativa giovani e alle strategie della Commissione europea finalizzate a contrastare la disoccupazione giovanile e a garantire un’istruzione di qualità per tutti, ribadisce che il tema deve essere affrontato mantenendo il forte investimento sulle competenze dei giovani e promuovendo una maggiore apertura dei sistemi educativi e formativi ad una dimensione europea. Sottolinea, inoltre, l’importanza di una stretta connessione tra l’offerta formativa e il sistema economico e produttivo, per rendere disponibili percorsi progettati e realizzati con il contributo delle imprese e per ampliare e qualificare le opportunità di lavoro per i giovani europei. A tal fine, si evidenzia l’importanza di proseguire in un processo che deve riguardare l’intera “filiera educativa” e fondarsi anche sulla collaborazione tra gli Stati membri e sulla effettiva capacità di condividere esperienze, modelli e buone pratiche. A tal proposito, evidenzia due aspetti: in primo luogo, la strategia e le azioni proposte dalla Commissione europea per il futuro sono in continuità con quanto già realizzato grazie ai processi di modernizzazione avviati negli ultimi anni; in secondo luogo, emerge in modo evidente la necessità di disporre di strumenti puntuali di valutazione e di misurazione dei risultati delle politiche e delle azioni intraprese in termini di efficacia occupazionale, che deve essere misurata anche in termini coerenza tra  le competenze acquisite e le competenze espresse. Questi due aspetti possono garantire agli Stati membri e alle Regioni la possibilità di costruire processi coerenti e convergenti rispetto agli obiettivi europei, rispettando e valorizzando, al contempo, le profonde differenze che caratterizzano i sistemi e i modelli educativi e formativi dei diversi stati;

 

w) segnala, inoltre, che le politiche formative e per il lavoro regionali, così come delineate in termini di obiettivi generali e specifici nel Programma triennale delle politiche formative e per il lavoro (delibera dell’Assemblea legislativa n. 75 del 12 maggio 2016) e di priorità di allocazione delle risorse e investimento del Programma Operativo Fondo Sociale Europeo 2014-2020 della Regione Emilia-Romagna, appaiono in linea con le proposte e indicazioni che emergono dal primo pacchetto di misure dedicate ai giovani europei presentato dalla Commissione europea. Tuttavia, con particolare riferimento alle politiche di sostegno  all’occupazione dei giovani, considerato che gli interventi e i finanziamenti sono programmati e gestiti a livello europeo, nazionale e regionale, al fine di garantire un’azione tempestiva ed efficace in termini di risultati, condivide con la Giunta la necessità di un confronto costruttivo tra ministeri competenti e regioni per permettere che i programmi e le azioni siano in grado di dare attuazione alle strategie europee, attraverso la definizione di un quadro strategico unitario nel quale le regioni abbiano i necessari spazi per esercitare le proprie competenze in materia di istruzione e formazione professionale e di politiche per il lavoro. Questo aspetto assume particolare rilievo alla luce della procedura di adeguamento tecnico del quadro finanziario per il 2017, che prevede la destinazione di ulteriori 560 milioni di euro a valere sul FSE per il rifinanziamento del piano operativo nazionale (PON) “Iniziativa Occupazione Giovani” e del fatto che la Commissione europea nella revisione di medio periodo del quadro finanziario pluriennale (QFP) 2014-2020 ha previsto il rifinanziamento dell’Iniziativa Occupazione Giovani che, sulla base dei dati a disposizione, prevede per l’Italia ulteriori risorse stimate in circa 130 milioni di euro per il 2017;

 

x) con riferimento al programma europeo Garanzia Giovani, inoltre, segnala l’importanza di promuovere l’accesso da parte dei giovani alle opportunità del programma; semplificare le procedure di erogazione delle risorse; sviluppare il sistema di monitoraggio sulla qualità degli interventi realizzati ed effettuare la valutazione d’impatto; favorire una maggiore integrazione dei servizi pubblici per l’impiego e privati accreditati. Questo programma, infatti, deve diventare “la start up” per la costruzione di nuove politiche finalizzate a sviluppare nuove misure destinate all’inserimento lavorativo e alla ricollocazione lavorativa anche degli inoccupati e disoccupati che non rientrano tra i beneficiari di Garanzia Giovani;

 

y) con riferimento al percorso di revisione della policy dell’UE sul tema della parità tra donne e uomini post 2015, che ha portato alla presentazione del documento di lavoro “Strategic engagement for gender equality 2016-2019”, rileva che anche nel programma di lavoro per il 2017 non risulta un riferimento alla presentazione da parte della Commissione europea di una nuova strategia dell’UE per l’uguaglianza di genere da sottoporre a dibattito pubblico e con un orizzonte di azione pluriennale. In linea con le considerazioni formulate dal Parlamento europeo nella Risoluzione del 3 febbraio 2016 su una nuova strategia per l'uguaglianza di genere e i diritti della donna in Europa dopo il 2015 richiamate in occasione della sessione europea dello scorso anno e con le conclusioni del Consiglio UE del 16 giugno 2016 in cui si “(…) ribadisce l'invito alla commissione europea a valorizzare il suo impegno strategico per la parità di genere 2016-2019 adottandolo quale comunicazione, in linea con la strategia per la parità tra donne e uomini 2010-2015, ribadendo così il proprio impegno a favore della promozione della parità tra donne e uomini e accrescendo la visibilità e la consapevolezza della parità di genere in tutti i settori politici (…)” sottolinea, anche in vista della prossima presentazione del Pilastro europeo per i diritti sociali, l’importanza di avviare un percorso condiviso e partecipato che porti alla presentazione di una comunicazione strategica ambiziosa e traducibile in obiettivi concreti e misure esigibili per l’uguaglianza di genere, nella consapevolezza che si tratta di un valore identitario dell’Unione europea, e invita la Giunta ad attivarsi in tal senso nelle opportune sedi, a livello nazionale ed europeo;

 

z) condivide, inoltre, l’importanza di costruire la strategia dell’UE per l’uguaglianza di genere in stretta connessione con gli obiettivi della Strategia Europa 2020 e dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile che ha previsto l'obiettivo a sé stante di "(..) raggiungere la parità di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze (…)", oltre che l'impegno a integrare la parità di genere in altri obiettivi. L’Agenda universale, infatti, comporta nuovi obblighi e quindi nuove opportunità di integrare la dimensione di genere in tutte le strategie, le politiche e i programmi di finanziamento dell'UE, nazionali e regionali e di “(…) promuovere ed effettuare sistematicamente valutazioni di impatto di genere e il bilancio di genere, nonché monitorare e valutare le politiche, anche raccogliendo dati attendibili e comparabili disaggregati per sesso ed età, utilizzando ogni qualvolta possibile i dati disponibili, con l'obiettivo di realizzare la parità di genere non solo nel contesto dell'azione esterna, ma anche all'interno dell'Unione”(Conclusioni del Consiglio UE del 16 giugno 2016). Con riferimento all’importanza degli strumenti di valutazione d’impatto e raccolta di dati finalizzati alla definizione di politiche e interventi efficaci, segnala la predisposizione nel 2016 del primo Bilancio di genere della Regione Emilia-Romagna, in attuazione dell’art. 36 della legge regionale n. 6 del 2014 (Legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere) che, attraverso la raccolta ed elaborazione di dati e statistiche e analisi centrate sul genere, dovrà consentire una valutazione puntuale delle politiche e degli interventi e rappresenta uno strumento chiave per l’applicazione concreta del gender mainstreaming, in linea con quanto evidenziato anche nella Risoluzione del Parlamento europeo dell’8 marzo 2016 sull’integrazione della dimensione di genere nei lavori del Parlamento europeo;

 

aa) con riferimento all’obiettivo di incentivare e qualificare l’occupazione femminile e contrastare le differenze retributive tra donne e uomini, è stata sottolineata l’importanza del tema della conciliazione tra vita e lavoro come elemento chiave per aumentare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Anche in vista della presentazione da parte della Commissione europea della proposta legislativa sulle problematiche legate alla conciliazione tra vita professionale e vita familiare per le lavoratrici e i lavoratori, e della formulazione di osservazioni da parte della Regione sulla proposta, sottolinea che per due terzi il ruolo del caregiver familiare è svolto da donne e che questo richiede una adeguata flessibilità del sistema occupazionale, nonché una forte integrazione del welfare di prossimità per evitare segregazione e worn out femminile, e fa proprie le considerazioni e le richieste di impegno e intervento formulati dal Parlamento europeo nella Risoluzione del 13 settembre 2016 sulla creazione di condizioni del mercato del lavoro favorevoli all'equilibrio tra vita privata e vita professionale, incentrati sui seguenti temi: uguaglianza retributiva ed equa condivisione delle responsabilità di assistenza tra donne e uomini; tipologie di congedo per motivi familiari e per necessità di assistenza; assistenza alle persone a carico, occupazione di qualità della vita delle persone. In quest’ottica, richiama le azioni già poste in essere dalla Regione nel quadro della legge regionale n. 6 del 2014 che dell’approccio trasversale e dell’integrazione nelle diverse politiche fa la sua cifra distintiva e della legge regionale n. 2 del 2014 (Norme per il riconoscimento ed il sostegno del caregiver familiare (persona che presta volontariamente cura e assistenza)); nonché, il Patto per il lavoro, siglato il 20 luglio 2015, che prevede una sezione dedicata all’uguaglianza di genere che attraverso le politiche attive per il lavoro e il ruolo chiave dei servizi pubblici per l’impiego ha come obiettivo l’incentivazione e qualificazione dell’occupazione femminile e il contrasto alle differenze retributive tra donne e uomini (cd. gender pay-gap), e i principi della Carta per la responsabilità sociale di impresa approvata con la delibera di Giunta n. 627 del 29 maggio 2015 che riguardano la promozione delle pari opportunità di trattamento dei dipendenti uomini e donne e favorire i processi di inclusione anche verso i portatori di disabilità; favorire lo sviluppo di un contesto di lavoro sicuro e attento alle condizioni di lavoro e l’utilizzo dei servizi di welfare e conciliazione lavoro famiglia anche attraverso lo sviluppo di azioni di welfare aziendale. Si impegna, dunque, in collaborazione con la Giunta, a dare attuazione nel contesto delle politiche regionali a misure che rendano concreto ed esigibile un sistema di welfare women friendly, con particolare riferimento ai servizi educativi e assistenziali, e alle indicazioni previste dalla Risoluzione del Parlamento europeo e, in particolare, l’attuazione delle misure e interventi previsti dalla legge regionale n. 6 del 2014 e dalla legge regionale n. 2 del 2014, includendo il profilo di bisogni espressi dalle libere professioniste;

 

bb) con riferimento al tema della violenza di genere, segnala l’approvazione, con la deliberazione dell’Assemblea legislativa n. 69 del 4 maggio 2016, del “Piano regionale contro la violenza di genere” che dà attuazione all’articolo 17 della legge regionale n. 6 del 2014 e l’istituzione dell’Osservatorio regionale contro la violenza di genere ai sensi dell’articolo 18 della medesima legge, con l’obiettivo di garantire il monitoraggio delle azioni, la raccolta di dati, la valutazione dell’impatto e dell’efficacia delle politiche di genere e supportare in questo modo la definizione delle azioni del Piano regionale contro la violenza di genere e la verifica della loro efficacia, sulla base di un percorso organico e partecipato di costruzione degli interventi che prevede il coinvolgimento del territorio (enti locali e associazioni) in un quadro condiviso anche a livello di Tavolo regionale per le politiche di genere, istituito dalla legge regionale n. 6 del 2014. Alla luce del Piano, strumento concreto, che dà attuazione alle strategie europee di contrasto alla violenza di genere in un quadro di azione trasversale, coordinato e condiviso, ribadisce l’importanza per la Regione di supportare, sia dal punto di vista finanziario che organizzativo, le iniziative e le progettualità presenti sul territorio, e che nasceranno in futuro, ed evidenziata la necessità di programmi di finanziamento a livello europeo che tengano conto  dell’attività fondamentale svolta direttamente sui territori da associazioni ed enti locali, facilitando l’accesso ai finanziamenti e la messa a sistema dei diversi progetti;

 

cc) in stretta connessione con il tema della lotta contro la violenza e gli stereotipi di genere, evidenzia la necessità di una strategia e un quadro di riferimento all’avanguardia sul tema del cyberbullismo. Nell’auspicare una rapida conclusione dell’iter di approvazione della legge attualmente in discussione al Parlamento nazionale, richiama l’importanza di una nuova strategia anche a livello europeo che fornisca orientamenti e un quadro di azione aggiornato entro cui collocare le politiche degli Stati membri e delle Regioni. Auspica, quindi, l’avvio di un dibattito a livello europeo sui risultati della Strategia europea per un internet migliore per i ragazzi del 2012, anche alla luce di un’attenta analisi dello sviluppo che il fenomeno del cyberbullismo ha avuto negli ultimi anni e sulla base della valutazione finale del programma pluriennale dell'UE per la protezione dei bambini che usano internet e altre tecnologie di comunicazione (Programma Safer Internet) effettuata dalla Commissione europea nel 2016, e segnala l’importanza  dell’aggiornamento e della revisione sia della strategia che del programma comunitario pluriennale istituito con la decisione n. 1351/2008/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 16 dicembre 2008, nell’ottica del contrasto agli stereotipi e alle discriminazioni violente sul web;

 

dd) alla luce delle recenti crisi umanitarie in Africa e Medio Oriente, con la conseguente emergenza dei richiedenti protezione internazionale, segnala l’approvazione del Documento di programmazione per il triennio 2016-2018 ai sensi della legge regionale n. 12 del 24 giugno 2002 per la cooperazione con i Paesi in via di sviluppo e in transizione, la solidarietà internazionale e la promozione di una cultura di pace (delibera dell’Assemblea legislativa n. 99 del 26 ottobre 2016), che fornisce un quadro strategico e coerente degli interventi della Regione e stabilisce una governance che avrà il compito di dare attuazione agli indirizzi strategici e alle azioni in esso previste. Considerata anche la recente approvazione da parte della Giunta del Documento pluriennale di indirizzi in materia di attività internazionale della Regione Emilia-Romagna 2017-2019 (delibera della Giunta n. 228 del 27 febbraio 2017) che ha iniziato il suo iter di approvazione in Assemblea legislativa e  che completa il quadro di riferimento e previsione adottato con il citato Documento di programmazione per il triennio 2016-2018, invita a dare attuazione alle azioni previste assumendo come Regione un forte impegno a garantire il coordinamento e la coerenza tra i diversi piani, il supporto degli operatori del settore per facilitare l’accesso ai finanziamenti messi a disposizione dai principali donors internazionali, facilitando la messa in rete degli operatori del settore, supportandone in modo coordinato l’azione, per raggiungere la “massa critica” necessaria a consentire l’elaborazione di proposte progettuali competitive, in grado di accedere ai finanziamenti messi a disposizione dai principali donatori nazionali e internazionali e la sostenibilità dei progetti finanziati, ponendo particolare attenzione alla governance interna che in ragione della trasversalità della materia interessa sostanzialmente tutte le strutture regionali e alla costruzione di una rete di relazione efficace sul territorio con gli operatori del settore;

 

ee) con riferimento al tema dell’immigrazione, considerato che i minori non accompagnati rappresentano un fenomeno in forte aumento e al fine di evitare inutili trasferimenti da un paese all’altro, segnala la necessità di supportare il consolidarsi dell’orientamento della Corte di Giustizia dell’Unione europea secondo cui “(…) nel caso di presentazione di domanda di asilo in più di uno Stato membro di un minore non accompagnato, sprovvisto di familiari che si trovino legalmente nel territorio dell’Unione europea (…)” l’esame della domanda dovrebbe essere di competenza dello Stato membro nel quale il minore si trova dopo avervi presentato domanda;

 

Con riferimento al metodo di lavoro della Regione Emilia-Romagna in merito alla partecipazione al processo decisionale dell’Unione europea,

 

ff) si impegna ad adeguare entro il 2017 la legge regionale n. 16 del 2008 (Norme sulla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla formazione e attuazione del diritto comunitario, sulle attività di rilievo internazionale della Regione e sui suoi rapporti interregionali. Attuazione degli articoli 12, 13 e 25 dello Statuto regionale) alle disposizioni della legge 24 dicembre 2012, n. 234 (Norme generali sulla partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea), cogliendo l’occasione per rafforzare il coordinamento e la collaborazione, a livello politico e tecnico, tra Assemblea legislativa e Giunta, migliorare la partecipazione e la trasparenza, rafforzare le relazioni inter-istituzionali e dare attuazione ai principi europei per “Legiferare meglio”;

 

gg) si impegna a rafforzare le relazioni istituzionali con il Parlamento nazionale finalizzate a realizzare un’attività di programmazione che consenta di organizzare in tempo utile e coordinato i lavori parlamentari e delle Assemblee regionali, per la redazione dei pareri espressi nell’ambito del dialogo politico con le Istituzioni europee e della verifica del rispetto del principio di sussidiarietà e proporzionalità delle proposte di atti legislativi europei;

 

hh) si impegna a rafforzare il “dialogo strutturato” con i parlamentari europei, in particolare gli eletti sul territorio emiliano-romagnolo, proseguito anche quest’anno con l’invito a partecipare all’audizione degli stakeholders sul programma di lavoro per il 2017 della Commissione europea del 27 gennaio 2017, a partire dalla condivisione degli esiti della Sessione europea 2017 e nella prospettiva di porre le basi per una collaborazione più diretta e costante con il Parlamento europeo, divenuto, a seguito del rafforzamento delle sue prerogative di intervento nei processi decisionali, un interlocutore fondamentale per i territori, e a rafforzare le relazioni con i diversi soggetti istituzionali coinvolti, a livello nazionale ed europeo, nei processi di formazione e attuazione delle politiche e del diritto europeo;

 

ii) segnala, quindi, i due Regional Discussion Forum che il Parlamento europeo organizzerà a Bologna nel mese di giugno, in collaborazione con il Centro Europe Direct dell'Assemblea legislativa, e che vedranno impegnate sia la Giunta che l'Assemblea in un confronto con gli stakeholders, organizzato in tavoli tematici, con l'obiettivo di fornire al Parlamento europeo le osservazioni e le indicazioni del “territorio” sul processo di revisione del QFP post 2020 e sull’Iniziativa per i giovani europei;

 

jj) si impegna a fornire, in collaborazione con la Giunta, il proprio contributo al dibattito in corso sul futuro dell’Europa e sul potenziale ruolo delle regioni e dei parlamenti regionali nel processo di integrazione europea, promuovendo iniziative congiunte con altre regioni europee, a partire dalle regioni partner e gemellate;

 

kk) segnala la sezione del sito dell’Assemblea legislativa “L’Assemblea in Europa”, che costituisce il principale punto di accesso alle informazioni sulle attività di partecipazione alla formazione e attuazione delle politiche e del diritto dell’Unione europea della Regione. La creazione di una sezione dedicata a questi temi ha l’obiettivo di facilitare, e rafforzare, lo scambio di informazioni e il coordinamento delle attività dell’Assemblea legislativa e della Giunta, garantire una maggiore interazione della Regione con i diversi livelli istituzionali coinvolti a livello nazionale ed europeo, informando, al contempo, in modo trasparente tutti i soggetti interessati del territorio (enti locali, imprese, associazioni di categoria, cittadini) sulle attività svolte per consentire, in futuro, una partecipazione sempre più ampia e efficace alla formazione e attuazione delle politiche (e delle regole) europee;

 

ll) si impegna a coinvolgere la società civile, i cittadini e le imprese del territorio, individuando modalità e strumenti in grado di ampliare la partecipazione durante i lavori della Sessione europea e, successivamente, in occasione della partecipazione regionale alla fase ascendente sulle singole iniziative dell’UE, verificando, a tal fine, la possibilità di ricorrere, oltre che agli strumenti previsti dal Regolamento interno dell’Assemblea legislativa,  anche a forme dinamiche di partecipazione come quelle previste dalla legge regionale sulla partecipazione, verificando le possibilità di implementazione delle funzionalità offerte dalla sezione del sito dell’Assemblea legislativa  “L’Assemblea in Europa”.

 

Con riferimento alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla formazione del diritto dell’Unione europea (cd. fase ascendente),

 

mm) rileva l’interesse prioritario della Regione Emilia-Romagna in riferimento ai seguenti atti ed iniziative preannunciate dalla Commissione europea nel proprio Programma di lavoro per il 2017: Iniziativa per i giovani (n. 1); Attuazione del piano d'azione per l'economia circolare (n. 2); Quadro finanziario post 2020 (n. 3); Attuazione della strategia per il mercato unico digitale (n. 4); Attuazione della strategia dell'Unione dell'energia: spostamenti e mobilità a basse emissioni (n. 5); Attuazione della strategia per il mercato unico (n. 6); Tassazione più equa per le imprese (n. 7); Pilastro europeo per i diritti sociali (n. 11); Attuazione dell'agenda europea sulla migrazione (n. 15);

 

nn) impegna l’Assemblea e la Giunta a valutare, al momento della effettiva presentazione degli atti, l’opportunità di inviare osservazioni al Governo ai sensi della legge n. 234 del 2012, articolo 24, comma 3, per gli aspetti di competenza regionale, anche ai fini della partecipazione al dialogo politico di cui all’art. 9 della medesima legge, oltre all’eventuale esame della sussidiarietà delle proposte legislative da parte dell’Assemblea;

 

oo) In merito ad alcune delle iniziative dell’Allegato I “Nuove iniziative” del Programma di lavoro della Commissione europea, segnala:

 

- con riferimento all’Iniziativa per i giovani, a seguito dell’adozione della Risoluzione della I Commissione ogg. n. 4101 del  14 febbraio 2017 ed, in particolare, delle osservazioni relative alla Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, Un corpo europeo di solidarietà, COM (2016) 942 del 7 dicembre 2016, dà atto dell’avvio da parte della Commissione europea di una consultazione pubblica, che si è chiusa il 2 aprile 2017, per raccogliere le opinioni sulle priorità e sul rafforzamento del Corpo europeo di solidarietà in vista della predisposizione di uno strumento giuridico autonomo che sarà presentato nella prima metà del 2017 sul quale, anche alla luce dell’esperienza di valorizzazione sul territorio del servizio civile conseguente all’applicazione della legge regionale 28 dicembre 1999, n. 38 (Norme per la valorizzazione del servizio civile) poi abrogata e sostituita dalla legge regionale 20 ottobre 2003, n. 20 (Nuove norme per la valorizzazione del servizio civile. Istituzione del servizio civile regionale. Abrogazione della L.R. 28 dicembre 1999, n. 38)], segnala alla Giunta l’interesse a formulare osservazioni ai sensi dell’articolo 24 comma 3 della legge n. 234 del 2012. Per quanto attiene alla Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, Investire nei giovani d’Europa – COM (2016) 940 del 7 dicembre 2016, sottolinea il valore accordato all’“assunzione attiva delle proprie responsabilità civiche già in giovane età” come fondamentale assunto di “una società aperta e democratica” e, a tale riguardo, rimarca l’esigenza di favorire progetti ed iniziative diretti a promuovere la partecipazione attiva dei giovani nelle diverse forme di impegno civico e di avviare una complessiva verifica degli strumenti di partecipazione attiva, anche alla luce del progressivo distacco fra le istituzioni europee e larghissime fasce di popolazione, in cui rivestono un ruolo molto importante le giovani generazioni. Da ultimo, in relazione alla Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, Migliorare e modernizzare l’istruzione – COM (2016) 941 del 7 dicembre 2016, evidenzia l’importanza di avviare un processo sull’intera filiera “educativa” fondato, in primis, sulla necessità di intensificare la collaborazione tra gli Stati membri e sulla effettiva capacità di condividere esperienze, modelli e buone pratiche, rafforzando le misure volte a ridurre i rischi di abbandono precoce dell’istruzione e innalzare il tasso d'istruzione terziaria dell'Italia (che risulta il più basso dell'Unione europea per i giovani di età compresa tra i 30 e i 34 anni) e favorendo l'ingresso nel mondo del lavoro, difficile anche per le persone altamente qualificate, e che dà luogo al fenomeno della cd. "fuga di cervelli";

 

- con riferimento al Pilastro europeo per i diritti sociali, evidenzia che si tratta di una delle strategie “tematiche”, già preannunciate lo scorso anno, che saranno presentate dalla Commissione europea a completamento del Libro Bianco sul futuro dell’Europa, e rappresenterà uno degli interventi cardine che influenzerà la definizione delle future politiche europee, di cui si dovrà poi tener conto anche in vista della presentazione a fine anno della proposta relativa al QFP post 2020, a partire dalla quale si avvierà il dibattito che porterà alla individuazione delle priorità di investimento e di azione dell’UE post 2020. In vista della presentazione di questa iniziativa e della formulazione di osservazioni ai sensi dell’art. 24 comma 3 della legge n. 234 del 2012, con riferimento alle politiche regionali di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale, che rappresenta uno degli obiettivi specifici dell’Unione europea e degli stati membri nell’ambito della politica sociale, richiama gli interventi del POR FSE 2014-2020 che rientrano nell’Obiettivo tematico 9 – Promuovere l’inclusione sociale e combattere la povertà e ogni discriminazione e, in particolare, l’approvazione della legge regionale 19 dicembre 2016, n. 24 (Misure di contrasto alla povertà e sostegno del reddito) che prevede un sostegno economico, denominato “reddito di solidarietà”, finanziato con risorse del bilancio regionale, ed erogato nell’ambito di un progetto di attivazione sociale e di inserimento lavorativo, in stretta connessione con quanto previsto dalla legge regionale 30 luglio 2015, n. 14 (Disciplina a sostegno dell’inserimento lavorativo e dell’inclusione sociale delle persone in condizione di fragilità e vulnerabilità, attraverso l’integrazione tra servizi pubblici del lavoro, sociali e sanitari), la cui attuazione a seguito dell’approvazione del regolamento applicativo, sarà avviata nel 2017 e  sottoposta a verifica a 14 mesi dall’approvazione e successivamente a cadenza biennale, e che amplierà la platea dei beneficiari della misura di contrasto alla povertà già avviata a livello nazionale (Sostegno per l’Inclusione Attiva SIA);

 

- con riferimento al tema dell’immigrazione, segnala che le strategie e le iniziative approntate a livello europeo, pur afferendo per la maggior parte a competenze esclusivamente statali, hanno comunque ricadute immediate e concrete sui territori e le regioni ed incidono sulla definizione delle politiche sociali e di integrazione che rientrano appieno nelle competenze regionali. Ribadisce, quindi, l’importanza di un approccio strategico unitario al fenomeno della migrazione che sia accompagnato e sostenuto dalla previsione di efficaci politiche e misure di inclusione e integrazione e, a tal fine, sono state richiamate le osservazioni formulate con la Risoluzione della I Commissione assembleare ogg. n. 3409 del 18 ottobre 2016, sul Piano d'azione dell’UE sull'integrazione dei cittadini di paesi terzi presentato dalla Commissione europea nel 2016 ed in particolare l’esigenza di un’accelerazione non solo nella gestione dei flussi migratori, ma anche sul versante delle politiche di integrazione e costruzione di una governance multilivello, che dovrà essere declinata ponendo particolare attenzione alle regioni e agli enti locali, in quanto esposti in modo diretto alle sfide, alle opportunità ed alle grandi problematiche collegate ai processi di integrazione nei territori. Alla luce degli sviluppi del fenomeno migratorio, legale e non, e della necessità di un approccio coordinato dei diversi soggetti istituzionali coinvolti nel quadro di una Strategia europea complessiva, segnala particolare interesse per l’iniziativa Attuazione dell’agenda europea sulla migrazione, che consisterà in un  esame intermedio dell'attuazione dell'agenda europea sulla migrazione e  che dovrebbe consolidare i diversi assi di intervento e stilare un bilancio orizzontale, includendo l'attuazione del nuovo quadro di partenariato in materia di migrazione con i paesi terzi, e che dovrebbe rappresentare l’occasione per un dibattito complessivo che coinvolga Stato, Regioni ed Enti locali sull’Agenda europea sulla migrazione, in vista dell’adozione di azioni future sia per quanto riguarda la gestione dei flussi non programmati, sia per quanto riguarda la definizione, a livello europeo, di una strategia sulla migrazione legale e le politiche di integrazione a medio e lungo termine;

 

pp) con riferimento all’Allegato II, contenente le iniziative relative al Programma REFIT, segnala: Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) (n. 1); Trasporto combinato (n. 4); Regolamento generale di esenzione per categoria (GBER) 2015 (n. 5); Accesso al mercato del trasporto di merci su strada (n. 10); Miglioramento delle disposizioni in materia sociale nel settore dei trasporti su strada (n. 11); Diritto dei consumatori (n. 17);

 

qq) con riferimento all’Allegato III, contenente l’elenco delle proposte legislative prioritarie in sospeso, evidenzia quanto segue:

 

- con riferimento all’iniziativa n. 2 Pacchetto sull'economia circolare; n. 13 Sistema di scambio di quote di emissioni dell'UE e n. 14 Decisione sulla ripartizione degli sforzi, considerate le Risoluzioni della I Commissione ogg. n. 2173 del 16 febbraio 2016, ogg. n. 1454 del 13 ottobre 2015 e n. 3442 del 24 ottobre 2016 attraverso cui la Regione ha formulato osservazioni sulle citate proposte, invita la Giunta ad attivarsi nelle opportune sedi per sollecitare la conclusione dell’iter di adozione in tempi brevi, aggiornando di conseguenza la competente commissione consiliare;

 

- con riferimento all’iniziativa n. 18 proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 96/71/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 1996, relativa al distacco dei lavoratori nell'ambito di una prestazione di servizi – COM (2016) 128 dell’8 marzo 2016, segnala l’interesse a seguire l’iter di approvazione alla luce del potenziale impatto sul sistema produttivo ed occupazionale della Regione.

 

- con riferimento all’iniziativa n. 3 Revisione intermedia del QFP, segnala l’adozione della Risoluzione della I Commissione ogg. n. 3523 dell’8 novembre 2016 e l’importanza di seguire l’iter legislativo di approvazione della proposta, soprattutto alla luce del potenziale impatto sulle politiche regionali, in particolare delle azioni e degli interventi finanziati attraverso i fondi strutturali e d’investimento europei nel periodo di programmazione 2014-2020;

 

- con riferimento, infine, alla Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio riguardante il miglioramento dell’equilibrio di genere fra gli amministratori senza incarichi esecutivi delle società quotate in Borsa e relative misure, sulla quale l’Assemblea legislativa aveva partecipato alla consultazione pubblica della Commissione europea del 2012, coinvolgendo attivamente associazioni ed enti locali del territorio, evidenzia che nonostante l’inserimento della proposta lo scorso anno nell’Allegato III relativo alle proposte prioritarie per i co-legislatori ancora pendenti, non risulta ancora essere stata adottata. Di conseguenza, nell’ottica di rendere il quadro normativo europeo (e le politiche) sulla parità di genere sempre più complete e efficaci, rileva il ritardo dell’iter di approvazione della proposta di direttiva e ne auspica la rapida conclusione segnalando alla Giunta l’importanza di attivarsi in tal senso nelle opportune sedi, anche alla luce del fatto che la proposta non è stata inserita nell’Allegato III relativo alle proposte considerate prioritarie di quest’anno;

 

rr) impegna la Giunta e l’Assemblea ad assicurare il massimo raccordo in fase ascendente, informandosi tempestivamente e reciprocamente all’avvio dell’esame degli atti, sia di quelli indicati nella Sessione europea sia degli ulteriori atti eventualmente presi in esame;

 

ss) sottolinea l’importanza di assicurare, da parte della Giunta regionale, l’informazione circa il seguito dato alle iniziative dell’Unione europea sulle quali la Regione ha formulato osservazioni e sulle posizioni assunte a livello europeo e nazionale, in particolare in sede di Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.

 

In merito al seguito delle posizioni adottate dalla Regione Emilia-Romagna a livello nazionale ed europeo,

 

tt) con riferimento al Pacchetto di misure sull’economia circolare, segnala l’adozione della  Risoluzione n. 134 del 14 giugno 2016 da parte della 13a Commissione (Territorio, ambiente, beni ambientali) del Senato, che ha tenuto conto sia delle osservazioni della Regione Emilia-Romagna formulate nella Risoluzione della I Commissione ogg. n. 2173 del 16 febbraio 2016 sia del contributo fornito dalla Giunta in occasione della consultazione pubblica della medesima Commissione dedicata al pacchetto di misure sull’economia circolare, nonché, la recente adozione da parte della VIII Commissione (Ambiente, Territorio e Lavori pubblici) della Camera dei deputati di quattro documenti (DOC XVIII n. 59, 60, 61 e 62 del 20 dicembre 2016) sullo stesso tema. Evidenzia, inoltre, l’adozione martedì 14 febbraio 2017 da parte del Parlamento europeo di quattro risoluzioni legislative sulle proposte di direttive che fanno parte del pacchetto sull’economia circolare, che rappresenteranno la posizione del Parlamento in vista dei prossimi negoziati con il Consiglio dei ministri UE, con l’approvazione di una serie di emendamenti finalizzati ad incrementare e rendere più ambiziosi gli obiettivi relativi al riciclaggio e alla riduzione del conferimento dei rifiuti in discarica. Si richiamano, quindi, in linea con quanto previsto dal Parlamento europeo, gli obiettivi stabiliti dalla legge regionale del 5 ottobre 2015, n. 16 (Disposizioni a sostegno dell'economia circolare, della riduzione della produzione dei rifiuti urbani, del riuso dei beni a fine vita, della raccolta differenziata e modifiche alla legge regionale 19 agosto 1996 n. 31 (Disciplina del tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti solidi)) e l’adozione del Piano regionale di gestione dei rifiuti (PRGR) con la deliberazione dell’Assemblea legislativa n. 67 del 3 maggio 2016, nonché l’attivazione di una serie di strumenti finalizzati all’attuazione dei principi dell’economia circolare quali il Forum permanente per l’economia circolare e il Coordinamento permanente sottoprodotti;

 

uu) con riferimento alla proposta di direttiva del parlamento europeo e del consiglio concernente l'applicazione della direttiva 2006/123/CE relativa ai servizi nel mercato interno, che istituisce una procedura di notifica dei regimi di autorizzazione e dei requisiti relativi ai servizi, e che modifica la direttiva 2006/123/CE e il regolamento (UE) n. 1024/2012 relativo alla cooperazione amministrativa attraverso il sistema di informazione del mercato interno, segnala l’approvazione della Risoluzione ogg. n. 4102 della I Commissione inviata al Governo per contribuire alla definizione della posizione italiana, da sostenere successivamente presso le Istituzioni europee, e al Parlamento nazionale per partecipare al dialogo politico e alla procedura di verifica del rispetto del principio di sussidiarietà e proporzionalità, nonché, l’approvazione di analoghe posizioni da parte di altre regioni (in particolare, l’Abruzzo, la Puglia e di recente anche le Marche) che hanno approvato atti di indirizzo che evidenziano le potenziali criticità per l’ordinamento interno derivanti dall’approvazione della proposta di direttiva così come attualmente formulata. Evidenzia, quindi, che la 14a Commissione permanente (Politiche dell’Unione europea) del Senato della Repubblica ha approvato l’8 marzo 2017 il proprio parere sulla proposta di direttiva richiamando espressamente le risoluzioni dell’Emilia-Romagna del 14 febbraio 2017 e dell’Abruzzo del 22 febbraio 2017 e le osservazioni in esse contenute, e che il parere è stato inviato alla 10a Commissione Industria, commercio, turismo del Senato che sarà chiamata a tenerne conto in sede di adozione della Risoluzione finale di indirizzo. Si segnala, quindi, che la 10a Commissione del Senato ha avviato una serie di audizioni informali cui ha partecipato il Presidente della I Commissione assembleare Bilancio, affari generali e istituzionali per conto dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, insieme ai rappresentanti della Regione Abruzzo e della Regione Puglia. Si segnala, infine, il Documento delle regioni e delle province autonome, approvato dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome il 6 aprile 2017, sulla proposta di direttiva, che formula una serie di osservazioni, anche alla luce delle posizioni già assunte dalle regioni, tra cui la Regione Emilia-Romagna.

 

Con riferimento alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla attuazione del diritto dell’Unione europea (cd. fase discendente),

 

vv) sottolinea l’approvazione della legge regionale 30 maggio 2016, n. 9 (Legge comunitaria regionale per il 2016), presentata dalla Giunta regionale ai sensi dell’articolo 8 della legge regionale 16 del 2008, che, oltre ad altre normative europee, ha consentito l’adeguamento dell’ordinamento regionale alla direttiva 2012/18/UE del Parlamento europeo e del Consiglio sul controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose, recante modifica e successiva abrogazione della direttiva 96/82/CE del Consiglio in attuazione degli indirizzi contenuti nella Risoluzione dell’Assemblea legislativa ogg. n. 800/2015 (“Sessione europea 2015. Indirizzi relativi alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla fase ascendente e discendente del diritto dell’Unione europea”). Si segnala, inoltre che anche nel 2016, unitamente alla legge comunitaria regionale è stata presentata, e approvata, la legge regionale 30 maggio 2016, n. 10 (Collegato alla legge comunitaria regionale 2016 - abrogazioni di leggi regionali), strumento di “manutenzione” dell’ordinamento regionale, ispirato al programma REFIT dell’Unione europea, attraverso cui si è proceduto all’abrogazione di 47 legge regionali, non più applicate o applicabili, adottate prevalentemente nel periodo che intercorre tra il 1981 e il 1990;

 

ww) segnala la presentazione da parte della Giunta anche per l’anno 2017 del progetto di legge comunitaria regionale con l’obiettivo di adeguare l’ordinamento regionale all’ordinamento europeo in alcuni settori quali commercio, turismo ed energia;

 

xx) con riferimento alla direttiva 2011/24/UE concernente l'applicazione dei diritti dei pazienti relativi all'assistenza sanitaria transfrontaliera, recepita dallo Stato con il decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 38 (Attuazione della direttiva 2011/24/UE concernente l'applicazione dei diritti dei pazienti relativi all'assistenza sanitaria transfrontaliera, comportante misure destinate ad agevolare il riconoscimento delle ricette mediche emesse in un altro Stato membro), entrato in vigore il 5 aprile 2014, e dalla Regione nel Titolo III della legge regionale 16 luglio 2015, n. 9 (Legge comunitaria regionale per il 2015), prende atto della predisposizione nel corso del 2016 della bozza di linee guida regionali per l’applicazione del decreto legislativo e invita la Giunta a proseguire in tempi rapidi con la discussione e valutazione delle linee guida da parte dei referenti aziendali e dei settori regionali interessati, ai fini della successiva approvazione da parte della Regione, finalizzata a garantire una omogenea attuazione sul territorio regionale del decreto legislativo;

 

yy) evidenzia che la Giunta non ha ravvisato la necessità di interventi normativi finalizzati all’adeguamento dell’ordinamento regionale, con riferimento alle seguenti direttive: direttiva 2013/55/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 novembre 2013, recante modifica della direttiva 2005/36/CE relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali e del regolamento (UE) n. 1024/2012 relativo alla cooperazione amministrativa attraverso il sistema di informazione del mercato interno («regolamento IMI»), recepita dallo Stato con il decreto legislativo 28 gennaio 2016, n. 15 (Attuazione della direttiva 2013/55/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, recante modifica della direttiva 2005/36/CE, relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali e del regolamento (UE) n. 1024/2012, relativo alla cooperazione amministrativa attraverso il sistema di informazione del mercato interno («Regolamento IMI»)), e direttiva 2015/412/UE del Parlamento europeo e del Consiglio dell’11 marzo 2015 che modifica la direttiva 2001/18/CE per quanto concerne la possibilità per gli Stati membri di limitare o vietare la coltivazione di organismi geneticamente modificati (OGM) sul loro territorio, recepita dallo Stato con il decreto legislativo  14 novembre 2016, n. 227 (Attuazione della direttiva (UE) 2015/412, che modifica la direttiva 2001/18/CE per quanto concerne la possibilità per gli Stati membri di limitare o vietare la coltivazione di organismi geneticamente modificati (OGM) sul loro territorio);

 

zz) invita la Giunta, alla luce del completamento del recepimento statale a seguito dell’adozione dei decreti legislativi di attuazione, ad effettuare le verifiche necessarie a garantire il successivo adeguamento dell’ordinamento regionale, procedendo eventualmente alla presentazione del progetto di legge comunitaria regionale ai sensi della legge regionale 16 del 2008, delle seguenti direttive: direttiva 2014/94/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 ottobre 2014 sulla realizzazione di un'infrastruttura per i combustibili alternativi, recepita con il decreto legislativo 16 dicembre 2016, n. 257 (Disciplina di attuazione della direttiva 2014/94/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2014, sulla realizzazione di una infrastruttura per i combustibili alternativi) e sottolinea l’importanza, in fase di adeguamento dell’ordinamento regionale, di porre particolare attenzione all’eventuale impatto sui piani regionali urbanistico, energetico e dei trasporti; direttiva 2014/23/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 26 febbraio 2014 sull'aggiudicazione dei contratti di concessione, direttiva 2014/24/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 26 febbraio 2014 sugli appalti pubblici e che abroga la direttiva 2004/18/CE e direttiva 2014/25/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 26 febbraio 2014 sulle procedure d'appalto degli enti erogatori nei settori dell'acqua, dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali e che abroga la direttiva 2004/17/CE, a seguito dell’adozione da parte dello Stato del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50 (Attuazione delle direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE sull'aggiudicazione dei contratti di concessione, sugli appalti pubblici e sulle procedure d'appalto degli enti erogatori nei settori dell'acqua, dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali, nonché per il riordino della disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture), e dell’imminente approvazione del relativo decreto correttivo;

 

aaa) invita la Giunta regionale a monitorare il percorso di recepimento statale, effettuando nel frattempo le verifiche necessarie a garantire il successivo adeguamento dell’ordinamento regionale e procedendo eventualmente con la presentazione del progetto di legge comunitaria regionale ai sensi della legge regionale 16 del 2008, delle seguenti direttive: direttiva 2014/52/UE del 16 aprile 2014 del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2011/92/UE concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati, il cui termine di recepimento è previsto per il 16 maggio 2017 e inserita nell’allegato B della legge 9 luglio 2015, n. 114 (Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2014); direttiva 2014/55/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 16 aprile 2014 relativa alla fatturazione elettronica negli appalti pubblici, il cui termine di recepimento è previsto per il 27 novembre 2018 e inserita nell’Allegato B della legge 12 luglio 2015, n. 114 (Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2014); direttiva 2015/2193/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 25 novembre 2015 relativa alla limitazione delle emissioni nell'atmosfera di taluni inquinanti originati da impianti di combustione medi, il cui termine di recepimento è previsto per il 19 dicembre 2017 e direttiva (UE) 2016/2284 del Parlamento europeo e del Consiglio del 14 dicembre 2016 concernente la riduzione delle emissioni nazionali di determinati inquinanti atmosferici, che modifica la direttiva 2003/35/CE e abroga la direttiva 2001/81/CE, il cui termine di recepimento è previsto per il 1° luglio 2018;

 

bbb) con riferimento alla Raccomandazione del Consiglio del 15 febbraio 2016 sull’inserimento dei disoccupati di lungo periodo nel mercato del lavoro, ricorda che sulla proposta presentata dalla Commissione europea il 17 settembre 2015 è stata approvata la Risoluzione della I Commissione ogg. n. 1524/2015 e che le osservazioni in essa contenute sono state riprese nel documento approvato il 17 dicembre dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome sulla Proposta di Raccomandazione del Consiglio sull'inserimento dei disoccupati di lungo periodo nel mercato del lavoro - COM (2015) 462 del 17 settembre 2015 e nel parere del Comitato delle regioni approvato nella seduta plenaria del 10 e 11 febbraio 2016, e invita la Giunta a continuare a dare attuazione alle raccomandazioni in essa previste sia nel contesto degli interventi previsti dal Patto per il lavoro del 2015 che delle azioni del POR FSE 2014-2020 che tra i suoi obiettivi operativi prevede il reinserimento dei disoccupati di lunga durata, e dei giovani che non studiano e non lavorano (NEET), attraverso la promozione dell’occupazione e il sostegno alla mobilità professionale dei lavoratori, verificandone l’efficacia in termini risultati occupazionali.

 

ccc) invita la Giunta a continuare a monitorare l’iter delle proposte di atti legislativi europei sui quali la Regione si è pronunciata in fase ascendente, così da verificare, una volta approvate, le eventuali disposizioni di competenza regionale e garantire il rapido adeguamento dell’ordinamento ricorrendo, laddove possibile, allo strumento della legge europea regionale, previsto dalla legge regionale n. 16 del 2008;

 

ddd) rinnova l’invito alla Giunta ad adoperarsi nelle opportune sedi affinché sia data rapida attuazione al comma 5 dell’articolo 40 della legge n. 234 del 2012, che prevede espressamente che: “Il Presidente del Consiglio dei Ministri o il Ministro per gli affari europei ogni sei mesi informa le Camere sullo stato di recepimento delle direttive europee da parte delle regioni e delle province autonome nelle materie di loro competenza, secondo modalità di individuazione di tali direttive da definire con accordo in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano”, così da facilitare l’individuazione delle direttive, o altri atti legislativi europei, che incidono su materie di competenza statale e regionale;

 

eee) evidenzia, infine, che soprattutto con riferimento alle direttive europee più complesse e che intervengono trasversalmente in più settori in cui, sul piano interno, si intrecciano competenze legislative dello stato e delle regioni, una partecipazione sistematica da parte delle regioni alla fase ascendente potrebbe facilitare non solo l’applicazione del citato art. 40, comma 5, della legge n. 234 del 2012, consentendo di avere con congruo anticipo informazioni utili per la successiva individuazione delle competenze relative alle direttive da recepire, ma anche  la definizione della posizione delle regioni in sede di Conferenza delle Regioni e Province autonome, anche ai fini dell’eventuale  richiesta dell’intesa di cui all’art. 24, comma 4, della legge n. 234 del 2012.


Al fine di favorire la massima circolazione orizzontale e verticale delle informazioni,

 

fff) segnala la sezione del sito internet dell’Assemblea legislativa “L’Assemblea in Europa” che costituisce il punto di raccolta unitario, per i cittadini e gli altri soggetti interessati, delle informazioni e dei risultati sulle attività di partecipazione della Regione ai processi decisionali europei;

 

ggg) si impegna a mantenere un rapporto costante con il Parlamento europeo, il Comitato delle Regioni, il Network Sussidiarietà e la rete REGPEX, e le altre Assemblee legislative regionali, italiane ed europee, anche attraverso la partecipazione alle attività della CALRE, favorendo lo scambio di informazioni sulle rispettive attività, la collaborazione e lo scambio di buone pratiche per intervenire efficacemente nel processo decisionale europeo;

 

hhh) ribadisce l’impegno a verificare nelle sedi più opportune il seguito dato alle osservazioni formulate sugli atti e le proposte legislative della Commissione europea e trasmesse con Risoluzione al Governo e al Parlamento nazionale, ai sensi della legge n. 234 del 2012, per contribuire alla definizione della posizione italiana da sostenere nei negoziati presso le Istituzioni europee, considerato che la stessa legge prevede che il Governo riferisca delle osservazioni che riceve dalle Regioni, del seguito dato e delle iniziative assunte nella Relazione consuntiva annuale al Parlamento nazionale;

 

iii) sottolinea l’importanza di dare attuazione, con continuità e nei tempi stabiliti dalla legge, all’articolo 24, comma 2, della legge n. 234 del 2012 che assicura, nelle materie di competenza delle Regioni, l’informazione qualificata e tempestiva da parte del Governo sui progetti di atti legislativi dell’Unione europea, attraverso l’invio anche ai Consigli regionali e alle Giunte, tramite le rispettive Conferenze, delle relazioni elaborate dall’amministrazione con competenza prevalente per materia e inviate alle Camere dal Dipartimento per le politiche europee entro 20 giorni dalla trasmissione del progetto di atto legislativo, ai sensi dell’ articolo 6, comma 4;

 

jjj) si impegna ad inviare la presente Risoluzione al Senato, alla Camera, al Governo – Dipartimento politiche europee, al Parlamento europeo e ai parlamentari europei della circoscrizione nord-est, al Comitato delle Regioni e ai suoi membri emiliano romagnoli, alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, alla Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome e alla Conferenza delle Assemblee legislative regionali europee (CALRE).

 

 

Approvata a maggioranza dei presenti nella seduta antimeridiana dell’8 maggio 2017

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