Espandi Indice
Legislatura X - Atto di indirizzo politico approvato ogg. n. 6440 -
Share
Approvato in data: 21/05/2018

Testo:

 

RISOLUZIONE

 

L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna

 

Visti l’art. 38, comma 2, del Regolamento interno dell’Assemblea legislativa e l’art. 5 della legge regionale 28 luglio 2008, n. 16 (Norme sulla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla formazione e attuazione del diritto comunitario, sulle attività di rilievo internazionale della Regione e sui suoi rapporti interregionali. Attuazione degli articoli 12, 13 e 25 dello Statuto regionale);

 

vista la legge 24 dicembre 2012, n. 234 (Norme generali sulla partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea);

 

visti la Relazione approvata dalla I Commissione assembleare ai sensi dell’art. 38, comma 2, del Regolamento interno ed i pareri delle Commissioni competenti per materia approvati ai sensi del medesimo art. 38, comma 1, allegati alla Relazione;

 

visto il Programma di lavoro della Commissione europea per il 2018 “Un programma per un’Unione più unita, più forte e più democratica” – COM (2017) 650 final del 24 ottobre 2017;

 

viste le risultanze dell’audizione degli stakeholders svolta dalla I Commissione sul programma di lavoro della Commissione europea per l’anno 2018;

 

vista la Relazione della Giunta regionale sullo stato di conformità in relazione agli atti normativi e di indirizzo emanati dagli organi dell’Unione europea (anno 2017);

 

visto il Rapporto conoscitivo della Giunta regionale all’Assemblea legislativa per la sessione comunitaria 2018 (delibera di Giunta n. 347 del 12 marzo 2018);

 

vista la Risoluzione n. 4557 dell’8 maggio 2017 "Sessione europea 2017. Indirizzi relativi alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla fase ascendente e discendente del diritto dell’Unione europea”;

 

considerato che la legge regionale n. 16 del 2008, all’art. 5, disciplina la Sessione europea dell’Assemblea legislativa quale occasione istituzionale annuale per la riflessione sulla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla fase ascendente e discendente delle politiche e del diritto dell’Unione europea nelle materie di competenza regionale e per l’espressione di indirizzi generali alla Giunta relativamente all’attività della Regione nell’anno di riferimento;

 

considerato l’interesse della Regione Emilia-Romagna in riferimento a determinati atti e proposte preannunciati dalla Commissione europea per il 2018 ed individuati a seguito dell’esame del Programma di lavoro della Commissione europea dalle Commissioni assembleari per le parti di rispettiva competenza;

 

considerato quanto riportato nella Relazione della Giunta sullo stato di conformità dell’ordinamento regionale per il 2017, ai fini del successivo adeguamento dell’ordinamento regionale;

 

considerato il ruolo delle Assemblee legislative regionali nella fase di formazione delle decisioni europee ai sensi del Protocollo n. 2 sull’applicazione del principio di sussidiarietà e proporzionalità allegato Trattato di Lisbona e della legge n. 234 del 2012 che regola la partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea;

 

considerata l’importanza del rafforzamento degli strumenti di collaborazione tra le Assemblee legislative, a livello nazionale ed europeo, sul controllo della sussidiarietà e sul controllo di merito degli atti e delle proposte dell’Unione europea;

 

considerata altresì l’opportunità di contribuire a favorire la massima circolazione orizzontale e verticale delle informazioni sulle attività svolte in fase ascendente, già a partire dagli esiti dell’esame del Programma di lavoro annuale della Commissione europea;

 

Riprendendo le considerazioni emerse nel corso del dibattito politico nelle diverse Commissioni assembleari sulle tematiche di rilevanza europea,

 

a) con riferimento al dibattito sul futuro dell’Europa si ribadisce la mancanza, tra i diversi scenari proposti, di qualsiasi richiamo all’opzione di un’Europa delle Regioni, costruita dal basso, in grado di tener conto delle differenze che caratterizzano l’Europa e di valorizzarle attraverso un’Unione europea forte e rappresentativa che possa agire però nel quadro di una strategia definita e di obiettivi comuni e condivisi. Le Regioni e i territori in un momento di difficoltà degli Stati nazionali, infatti, possono rappresentare la chiave per superare l’impasse e rilanciare su nuovi presupposti il progetto di integrazione europea;

 

b) nella preoccupante prospettiva del preannunciato forte ridimensionamento dei finanziamenti, ma soprattutto del ruolo delle politiche di coesione e della politica agricola comune (PAC) al processo di integrazione europea, si ribadisce la centralità di queste due politiche per la crescita e lo sviluppo armonioso di tutta l’Europa e si rivendica con forza la necessità di aumentare le risorse per la cooperazione fra Regioni, l’innovazione, le risorse umane e l’inclusione sociale. La politica di coesione, infatti, non può essere pensata come mero meccanismo “compensativo” ma, trattandosi della principale politica di investimento europea, deve servire a supportare la crescita armoniosa di tutti i territori. In quest’ottica si rimarca la centralità della politica di coesione come una politica di sviluppo irrinunciabile per l’Europa e l’impegno della Regione a sostenere con forza il mantenimento delle risorse e la valorizzazione delle sue specificità, che costituiscono un importante valore aggiunto, in particolare: l’approccio territoriale e la governance multilivello; la programmazione strategica pluriennale e l’orientamento ai risultati;

 

c) si sottolinea l’importanza della partecipazione attiva della Regione Emilia-Romagna al dibattito in corso sul prossimo quadro finanziario pluriennale (QFP), attraverso il contributo alla stesura della posizione delle Regioni italiane approvata in Conferenza delle Regioni nell’aprile 2017, della posizione del Governo, approvata in Conferenza Stato-Regioni a novembre 2017, nonché una serie di altre posizioni comuni nell’ambito delle reti regionali italiane ed europee di cui fa parte. Da ultimo, si segnala la partecipazione alla consultazione sul QFP post 2020 lanciata dalla Commissione europea con la predisposizione di un documento in cui, da un lato, si condivide l’idea di un bilancio UE orientato alla produzione di beni pubblici europei e in grado di affrontare le nuove sfide che l’Europa si trova a fronteggiare, ma dall’altro si contesta l’idea di un “gioco a somma zero” in cui l’allocazione di risorse su nuove priorità politiche comporti il taglio di altre politiche, in primis la politica di coesione e la PAC. La Regione si è dichiarata, quindi, favorevole a un aumento della dotazione complessiva del bilancio UE post 2020, adeguata ad affrontare tutte le sfide, sia in tema di gestione dei flussi migratori e di sicurezza comune, di inclusione sociale e di lotta alla povertà, sia nella prospettiva di crescita in un contesto globalizzato, in cui il posizionamento competitivo dell’economia europea passa attraverso l’aumento di valore aggiunto, anche grazie alla cooperazione tra territori europei;

 

d) nell’ambito delle procedure per la definizione della posizione della Regione sulle iniziative europee, si richiamano, quindi, le osservazioni approvate con la Risoluzione della I Commissione assembleare ogg. 6097 del 6 febbraio 2018 sulla proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) n. 1303/2013 del 17 dicembre 2013. In particolare, si rileva che il dibattito sul futuro della Politica di coesione sta evidenziando un orientamento a considerare le Regioni quali stakeholders, al pari di altri soggetti del partenariato economico-sociale, anziché attori titolati a partecipare al negoziato a pieno titolo, nel rispetto del principio di sussidiarietà e rappresentatività e della governance multilivello e si ribadisce la non condivisione delle proposte che individuano quali beneficiarie della futura politica di coesione esclusivamente le Regioni in ritardo di sviluppo;

 

e) si ribadisce, inoltre, che la politica di coesione non può essere considerata né un “salvadanaio” di risorse a cui attingere per ogni necessità, né un “mero meccanismo compensativo” e di trasferimento di risorse dagli Stati più forti ai territori più deboli, ma piuttosto una politica di sviluppo per tutte le Regioni, a condizione che si creino reti forti di collaborazione tra territori, avendo contribuito concretamente alla capacità di resilienza dell’economia UE a tutti i livelli, accompagnando la transizione dei territori verso mutamenti dei parametri tecnologici e la costruzione di “capabilities” di sistema, permettendo allo stesso tempo alle economie locali di mantenere le porte aperte al commercio internazionale con partner strategici (sviluppo locale in economia aperta). Si sottolinea, quindi, che le prospettive di crescita per l’Europa dipendono dalla capacità di valorizzare gli asset territoriali e di costruire e rafforzare “dal basso” i vantaggi competitivi dei sistemi economici locali, attraverso politiche di sviluppo regionale “comprehensive”;

 

f) alla luce di ciò, si ribadisce con forza che la futura politica di coesione dovrebbe caratterizzarsi per: il rafforzamento della programmazione strategica che implica un ruolo maggiore alle Regioni nelle scelte di investimento, nel quadro dei principi stabiliti dai Trattati; l’orientamento ai risultati inteso come maggiore flessibilità dei programmi, maggiore attenzione alla valutazione d’impatto degli interventi e alla comunicazione e uso degli esiti; la complementarietà tra Fondi SIE e Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici; la semplificazione degli strumenti attraverso l’armonizzazione delle norme che regolano i diversi Fondi, l’alleggerimento degli oneri amministrativi e la proporzionalità dei controlli; la valorizzazione delle piattaforme territoriali e delle strategie macro-regionali per promuovere e rafforzare le reti territoriali e la cooperazione internazionale, transfrontaliera e interregionale; la coerenza e complementarietà delle politiche europee grazie ad una maggiore integrazione degli strumenti;

 

g) si evidenzia, quindi, che la garanzia di risorse adeguate per la politica di coesione nel QFP post 2020 resta una condizione preliminare ed essenziale per una politica efficace. Inoltre, con riferimento al tema del raccordo della politica di coesione con la governance economica e gli impegni dei Piani nazionali di riforma (PNR), anche alla luce dell’esperienza maturata nell’attuale ciclo di programmazione 2014-2020, si sottolinea l’importanza delle riforme strutturali, perseguite anche attraverso l’introduzione di condizionalità, come nel caso della Strategia di Specializzazione Intelligente, mentre si ribadisce ancora una volta l’inutilità di condizionalità macroeconomiche pensate a servizio dei meccanismi di governance economica senza tener conto degli effetti distorsivi e negativi sulla politica di coesione che è orientata al raggiungimento di risultati specifici.

 

h) Considerate le tempistiche particolarmente serrate che prevedono la presentazione della proposta della Commissione europea sul QFP post 2020 il 2 maggio e subito dopo le relative proposte regolamentari, e la definitiva adozione del QFP post 2020 e delle proposte regolamentari su politica di coesione e PAC entro la primavera del 2019, si assume l’impegno a continuare a collaborare con la Giunta per far sì che la politica di coesione e la PAC siano all’altezza del rilancio del progetto europeo e in grado di sostenere le politiche territoriali attuate dalle Regioni che devono assumere un ruolo chiave nel processo di integrazione europea.

 

i) Relativamente alle politiche regionali in materia di agricoltura, alla luce di quanto preannunciato dalla Commissione europea nella Comunicazione “Il futuro dell'alimentazione e dell'agricoltura” e nella recente Comunicazione sul prossimo QFP, ribadisce che il 2018 rappresenta un anno cruciale per la definizione del ciclo di programmazione 2020-2026, sia per gli aspetti relativi alla definizione del prossimo QFP, sia per quanto riguarda le proposte legislative sulla PAC post 2020, la cui presentazione è stata annunciata entro l’estate. Con riferimento alla PAC, in particolare, si prospettano tre scenari finanziari con ipotesi di riduzione del budget che vanno da zero sino al 30% rispetto all’attuale programmazione 2014-2020, in uno scenario di obiettivi più sfidanti in cui la “politica agricola comune riformata deve offrire più valore aggiunto a livello europeo; a tal fine deve mostrare maggiore ambizione a livello ambientale e climatico e rispondere alle aspettative dei cittadini per quanto concerne la loro salute, l'ambiente e il clima”;

 

j) con riferimento al tema delle risorse si segnala che la recente Comunicazione della Commissione europea sul futuro QFP prospetta preoccupanti scenari di riduzione delle risorse da destinare alla PAC, che intervengono su una dotazione già decurtata in modo rilevante con la riforma del 2014. Come evidenzia la stessa Commissione europea la riduzione del budget della PAC determinerà inevitabilmente una riduzione significativa dei redditi degli agricoltori; viene però confermato il ruolo essenziale dei pagamenti diretti nel sostegno al reddito agricolo. Si condivide in merito quanto espresso nella riunione del Consiglio dei ministri europeo del 19 febbraio 2018, dove tutti i partecipanti si sono espressi a favore di un impegno finanziario degli Stati membri superiore l’1% per incrementare il budget ed evitare così l’introduzione del cofinanziamento del primo pilastro, in linea tra l’altro con quanto auspicato anche dalla Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale del Parlamento europeo;

 

k) per far fronte alle maggiori esigenze del bilancio UE, legate alla Brexit, si condivide la posizione nazionale di “ricercare nuove risorse proprie, con basi sufficientemente stabili e tali da garantire una distribuzione equilibrata del gettito sul territorio degli Stati membri”, mentre non si ritiene percorribile l’ipotesi di cofinanziare il sostegno dei pagamenti diretti.

 

l) Considerato che in un quadro macroeconomico in cui non è possibile incidere sui prezzi di mercato, la garanzia di un reddito equo è condizione indispensabile per assicurare la continuità della produzione e il governo del territorio, si condivide, quindi, che il settore agricolo “non può essere valutato in un’ottica esclusivamente produttivistica; deve essere valorizzato come bene comune, capace di garantire qualità e salubrità degli alimenti, ma anche di generare nuove forme di welfare e di servizi pubblici, nonché di costituire un presidio ambientale, territoriale e dei paesaggi”;

 

m) si evidenzia che oltre al mantenimento del budget attuale occorre rivedere i meccanismi della convergenza fra i diversi Stati membri. L’UE a 27 presenta, infatti, agricolture molto diverse per poter essere rappresentate dal solo parametro della superficie agricola utilizzata (SAU), con il rischio di una forte penalizzazione dei sistemi agricoli più complessi. Occorre, inoltre, tenere in considerazione che nei diversi Paesi i fattori di produzione presentano situazioni molto differenziate, si pensi, ad esempio, al costo orario del lavoro, al costo unitario della terra, ai costi energetici, all’intensità di lavoro impiegato, ai parametri d’impatto sui cambiamenti climatici, ecc.;

 

n) si segnala, quindi, che per liberare risorse da destinare ai nuovi e più sfidanti obiettivi richiesti alla PAC, è possibile effettuare un abbassamento dei tassi massimi di partecipazione dell’UE per le politiche di sviluppo rurale.

 

o) Con riferimento al nuovo modello, la proposta della Commissione europea mira a spostare l’attenzione dalla previsione di norme puntuali e dal controllo della conformità degli interventi, alla definizione dei risultati da raggiugere e alla verifica del loro grado di raggiungimento, puntando su una notevole semplificazione del quadro normativo a livello europeo e lasciando agli Stati membri la responsabilità di completare il quadro di riferimento e la definizione degli obiettivi da raggiungere nel rispetto di regole comuni stabilite dall’UE. A tal proposito, si evidenzia che la profonda innovazione dei livelli di programmazione chiama in causa un ruolo forte degli Stati membri, con la conseguente necessità di prevedere un nuovo modello di relazioni fra istituzioni regionali e nazionali che, se da un lato potrebbe portare ad una perdita di specificità, dall’altra potrebbe rappresentare un’opportunità di maggiore flessibilità nella gestione delle risorse finanziarie. Si sottolinea, quindi, che la prospettata piena applicazione del principio di sussidiarietà dovrà essere attuata coinvolgendo i livelli di governo più adeguati per le diverse politiche, non solo il livello nazionale e, di conseguenza, che le Regioni dovrebbero rafforzare il proprio ruolo nei processi decisionali europei, garantendo una maggiore partecipazione nella definizione delle priorità strategiche dell’UE e avere la piena titolarità nella gestione delle politiche agricole, in particolare dello sviluppo rurale;

 

p) si rileva la necessità di presidiare con attenzione il passaggio, condivisibile, ad un modello basato sulla verifica dei risultati che però non dovrebbe tradursi, nuovamente, in modelli amministrativi più complessi e rigidi, ma garantire una reale possibilità di adattare le politiche ai mutamenti dei bisogni del settore e determinare una reale semplificazione dei processi gestionali di controllo. Il processo di semplificazione auspicato dalla Commissione europea, per rendere più comprensibile e condivisa l’azione dell’UE, infatti, se non accompagnato da analoghe iniziative di semplificazione e strutturazione dei processi di controllo a livello nazionale, rischia di essere totalmente vanificato, con l’unica conseguenza di un netto cambio del livello di responsabilità delle decisioni nei confronti dei cittadini.

 

q) Relativamente al primo pilastro, si segnala che il ruolo essenziale dei pagamenti diretti viene confermato come sostegno del reddito agricolo, sulla base del fatto che l’attività agricola corrisponde alla produzione di beni pubblici (alimenti, ambiente e territori). Il riconoscimento di tale valenza è di particolare interesse in quanto potrebbe, finalmente, aprire la prospettiva all’introduzione di strumenti per la valorizzazione, presso i consumatori, delle produzioni agroalimentari realizzate in Europa attraverso l’istituzione di un logo europeo, articolato nei diversi Paesi, che garantisca che le produzioni e i processi produttivi siano salubri e sostenibili;

 

r) si sottolinea, positivamente, la previsione della possibilità per gli Stati membri di premiare maggiormente coloro che vivono di agricoltura;

 

s) un altro elemento rilevante, ai fini della giustificazione dei pagamenti diretti, è il rafforzamento del loro ruolo ambientale. A tal proposito, si valuta positivamente il superamento dell’attuale impostazione basata sul greening, anche alla luce dello studio della Corte dei conti europea che prende atto dello scarso effetto ambientale prodotto da tale misura in questi anni. Si evidenzia, comunque, la necessità di chiarire in che modo sarà rafforzato il contributo ambientale per il conseguimento degli obiettivi dell’UE e di prevedere che lo Stato membro possa articolare le relative azioni in funzione delle condizioni specifiche e dei target stabiliti nel piano strategico PAC; non si considera, invece, condivisibile l’ipotesi di introdurre misure ambientali volontarie nell’ambito del primo pilastro;

 

t) si auspica, inoltre, che la prossima programmazione consenta una definizione delle tipologie di intervento tale da non creare sovrapposizioni tra primo e secondo pilastro, evitando la necessità di demarcare e aumentare l’aggravio gestionale.

 

u) Con riferimento alla proposta di una più equa distribuzione del sostegno fra i produttori, si condivide la proposta della Commissione europea a condizione che il riequilibrio tenga conto di alcuni parametri, come i costi di produzione, il fattore lavoro e le zone marginali.

 

v) Relativamente al secondo pilastro, si segnala che pur condividendo la necessità di definire un piano strategico nazionale per creare maggiori sinergie tra i diversi strumenti di intervento (pagamenti diretti, OCM, Sviluppo rurale) e di definire, per alcuni tipi di intervento, il livello di azione più opportuno, è necessario assicurare il mantenimento della dimensione locale dei programmi di sviluppo, proprio in applicazione del principio di sussidiarietà;

 

w) desta forti preoccupazioni, invece, l’enfasi con cui entrambe le Comunicazioni della Commissione europea indicano gli strumenti finanziari quali strumenti cardine per il sostegno alla competitività delle imprese, con il rischio di limitare il ricorso alle sovvenzioni solo per le imprese più marginali. Tale impostazione, applicata al settore agricolo, non tiene in considerazione le grosse difficoltà che affrontano le imprese nella remunerazione dei capitali investiti e le relative difficoltà nella restituzione dei prestiti ricevuti. Si segnala, quindi, l’importanza di prevedere un uso complementare delle diverse forme di sostegno, con un marcato ruolo delle sovvenzioni in conto capitale, considerando eventualmente la possibilità di una riduzione dell’aliquota di sostegno.

 

x) Per quanto riguarda le organizzazioni comuni di mercato (OCM) si evidenzia che la Comunicazione sul futuro della PAC appare molto generica sul ruolo delle Organizzazioni dei produttori e sul futuro assetto delle OCM che, pur non riguardando tutti i settori produttivi, hanno generato effetti significativi, in particolare nel rafforzamento del ruolo dei produttori e nello sviluppo di azioni di filiera. Un elemento di interesse da considerare è dato anche dalla capacità delle OCM, operando attraverso soggetti intermedi (OP e AOP), di raggiungere un consistente numero di imprese con un onere amministrativo relativamente più “leggero” rispetto ad altre modalità di intervento e con maggior efficacia;

 

y) le diverse OCM sono attualmente strutturate in programmazioni pluriennali che travalicano la data del 2020 e che dovranno essere aggiornate in funzione dell’inclusione nel Piano strategico della PAC. La programmazione delle attuali OCM, inoltre, è basata su obiettivi molto vicini a quelli individuati dalla politica di sviluppo rurale (competitività, sostenibilità, qualità delle produzioni etc.) che possono utilmente concorrere al raggiungimento dei target che la Comunicazione della Commissione europea prevede nel nuovo modello per la PAC. A tal proposito, si ritiene che l’esigenza di una maggior uniformità di trattamento tra settori produttivi, unita alla richiesta di alcuni Stati membri (tra cui l’Italia) di estendere il modello operativo dell’OCM anche a settori quali il lattiero-caseario e il cerealicolo, dovrebbero essere valutate attentamente prevedendo, ad esempio, la possibilità di utilizzare anche nel secondo pilastro meccanismi di sostegno con caratteristiche simili alle OCM (in un’ottica di sistemi aggregati) e con modalità di finanziamento tramite OP e AOP. Questo meccanismo potrebbe aiutare, inoltre, ad evitare la sovrapposizione di interventi finanziati con strumenti diversi.

 

z) Sulla base delle osservazioni sopra riportate e in vista della presentazione a breve della proposta della Commissione europea sul QFP post 2020 e delle proposte normative sulla PAC, si invita la Giunta a continuare a seguire il dibattito in corso e a sollecitare l’attivazione di un tavolo permanente a livello nazionale per la formazione di una posizione comune fondamentale a supportare la delicata fase negoziale sulle proposte relative alla PAC post 2020.

 

aa) Con riferimento alle politiche regionali per la ricerca e l’innovazione tecnologica del sistema produttivo del territorio, si evidenzia la prosecuzione anche nel 2017 degli interventi in attuazione della strategia regionale di ricerca industriale e trasferimento tecnologico, finanziata principalmente attraverso il POR FESR, sulla base della Strategia regionale di Innovazione per la Specializzazione Intelligente, che ha definito le priorità verso cui orientare i finanziamenti in ricerca e sviluppo e innovazione nei prossimi anni. Si ribadisce, dunque, l’importanza di politiche territoriali per favorire processi di innovazione in forma continua all’interno di un ecosistema dinamico, in particolare al fine di coinvolgere le PMI, e di un contesto normativo di riferimento adeguato a livello europeo e nazionale. Alla luce del dibattito sul QFP post 2020, si sottolinea, quindi, l’importanza di una proposta sulla politica di coesione ambiziosa sia dal punto di vista delle risorse che degli strumenti di programmazione e attuazione, che faccia leva sul ruolo chiave delle Regioni. In tal senso, si pone l’accento sul “metodo di lavoro” e di governance su cui si fonda la Strategia regionale di Innovazione per la Specializzazione Intelligente che nell’attuale ciclo di programmazione 2014-2020 ha rappresentato uno strumento importante per la definizione di strategie di intervento integrate ai diversi livelli e che potrebbe rappresentare un punto di partenza importante anche nel contesto del dibattito in corso sul futuro della politica di coesione. Si evidenzia, quindi, anche alla luce delle osservazioni approvate con la Risoluzione della I Commissione assembleare ogg. 3937 del 24 gennaio 2016 sulla strategia di azione “Le nuove imprese leader dell’Europa: l’iniziativa start-up e scale up”, l’importanza del sostegno a progetti di avvio o di espansione di start-up innovative che necessitano di un contesto normativo di riferimento definito e di meccanismi facilitati di accesso al credito anche attraverso il ricorso a modalità innovative di finanziamento, ed è stata sottolineata l’importanza del collegamento tra la strategia europea sulle start-up e l’implementazione a livello europeo e nazionale della strategia Industria 4.0.

 

bb) Con riferimento al tema energia, si evidenzia l’inserimento nell’Allegato III relativo alle proposte prioritarie pendenti, del pacchetto sull’energia pulita per tutti gli europei che, in attuazione della strategia per l’Unione dell’energia del 2015, contiene la proposta di direttiva che modifica la direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica, la proposta di direttiva che modifica la direttiva 2010/31/UE sulla prestazione energetica nell’edilizia e la proposta di direttiva sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, su cui la Regione ha formulato osservazioni con l’approvazione, rispettivamente, della Risoluzione della I Commissione ogg. 3838 del 24 gennaio 2017, della Risoluzione della I Commissione ogg. 3839 del 24 gennaio 2017 e della Risoluzione della I Commissione ogg. 4547 del 26 aprile 2017. Si richiamano, in proposito, alcune osservazioni considerate di particolare rilevanza, quali: la positività di una nuova impostazione delle politiche energetiche e di efficientamento energetico a livello europeo e nazionale che pone al centro i cittadini-consumatori; la proposta di alcune modifiche finalizzate ad enfatizzare il potenziale ruolo dei sistemi di automazione e controllo intelligenti, integrati nei sistemi tecnici per l’edilizia tradizionali, ed il ruolo degli Stati membri nella definizione di appropriate disposizioni e misure atte a garantire la corretta conduzione e manutenzione degli impianti termici al fine di assicurarne l’efficienza energetica; con riferimento alla strategia sulle rinnovabili, la positività dell’impostazione della proposta di direttiva che dà attuazione alle strategie europee in materia di energia e sviluppo sostenibile attraverso una complessa serie di misure e disposizioni riconducibili agli elementi chiave del processo di costruzione di una strategia “europea”: forte partenariato tra Stati membri, integrazione dei piani nazionali, piena efficacia dei regimi di sostegno, miglioramento della governance, strumenti finanziari adeguati, semplificazione ed accelerazione delle procedure, assetto del mercato dell’energia elettrica, regole comuni e condivise, rafforzamento del ruolo dei consumatori di energia. Si evidenzia, quindi, la partecipazione della Giunta alla predisposizione della Posizione delle Regioni e delle Province autonome sulla proposta di strategia energetica nazionale 2017 e sul Clean Energy Package UE del 27 luglio 2017, di cui le proposte di direttiva fanno parte. Alla luce dell’impatto sull’ordinamento interno e in vista della valutazione di eventuali future misure di adeguamento dell’ordinamento regionale, si invita la Giunta a monitorare l’andamento dell’iter di approvazione delle proposte di direttiva, e a continuare a partecipare alle iniziative attivate sia a livello nazionale che europeo che abbiano ad oggetto il contributo alla definizione della strategia europea sull’energia;

 

cc) con riferimento specifico alla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2010/31/UE sulla prestazione energetica nell’edilizia – COM (2016) 765 final del 30 novembre 2016, alla luce della Risoluzione della I Commissione ogg. 1525 del 26 ottobre 2015 sulla partecipazione dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna alla consultazione pubblica della Commissione europea relativa alla valutazione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia, oltre che della citata Risoluzione della I Commissione ogg. 3939 del 24 gennaio 2017, si invita la Giunta a monitorare l’iter di approvazione della proposta di direttiva, che risulta molto avanzato, e a continuare a partecipare ai negoziati e alle iniziative attivate sia a livello nazionale che europeo, alla luce dell’impatto sull’ordinamento interno e in vista della valutazione di eventuali future misure di adeguamento dell’ordinamento regionale. Inoltre, con riferimento specifico all’adeguamento dell’ordinamento regionale e alla definizione delle future strategie della Regione, si invita la Giunta a tenere conto, ove possibile, dei risultati e delle best practices acquisite attraverso le reti di conoscenze e la partecipazione a programmi e progetti europei, sottolineando il ruolo attivo che le politiche abitative possono svolgere in tema di efficientamento energetico, anche per ridurre gli impatti sull’economia familiare dei costi dei consumi energetici, nonché per migliorare il benessere e la salute degli utenti in modo integrato e sostenibile.

 

dd) Con riferimento al pacchetto di misure sull’economia circolare, si evidenzia l’inserimento delle proposte legislative nell’Allegato III del Programma di lavoro per il 2018, che contiene le iniziative legislative considerate prioritarie e sulle quali si richiede ai co-legislatori di porre particolare attenzione. Alla luce degli obiettivi della legge regionale del 5 ottobre 2015, n. 16 (Disposizioni a sostegno dell'economia circolare, della riduzione della produzione dei rifiuti urbani, del riuso dei beni a fine vita, della raccolta differenziata e modifiche alla legge regionale 19 agosto 1996 n. 31 (Disciplina del tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti solidi)) e del Piano regionale di gestione dei rifiuti (PRGR) approvato con la deliberazione dell’Assemblea legislativa n. 67 del 3 maggio 2016, si invita la Giunta a monitorare l’andamento dell’iter di approvazione del pacchetto auspicando l’adozione in tempi brevi degli atti, soprattutto in vista del successivo adeguamento dell’ordinamento nazionale e regionale. Si sottolinea, inoltre, che l’adozione in tempi brevi del Pacchetto di misure sull’economia circolare è funzionale a fornire un quadro normativo di riferimento a livello europeo sul tema della lotta allo spreco alimentare, soprattutto alla luce dell’obiettivo proposto dal Parlamento europeo di riduzione dei rifiuti alimentari del 30% entro il 2025 e del 50% entro il 2030, di cui si auspica il mantenimento negli atti legislativi che saranno definitivamente approvati. A tal fine, si invita la Giunta a proseguire nell’attuazione delle iniziative avviate con la grande distribuzione organizzata, nell’ambito degli accordi volontari per la prevenzione dei rifiuti, e nello studio di progetti finalizzati a sistematizzare e valorizzare le esperienze di cessione della merce invenduta già presenti sul territorio, promuovendone la diffusione;

 

ee) considerata l’introduzione del primo pacchetto di misure legislative che danno attuazione alla strategia sull’economia circolare tra le iniziative ancora pendenti, in fase di approvazione, con riferimento al tema della lotta allo spreco alimentare, si ribadisce l’importanza della conclusione in tempi rapidi dell’iter di approvazione, nonché del mantenimento negli atti definitivamente approvati degli obiettivi introdotti dal Parlamento europeo sulla riduzione dello spreco alimentare. L’esistenza di una legislazione europea definita, con l’individuazione di obiettivi precisi in materia di spreco alimentare, infatti, sarebbe estremamente importante nell’ottica di completare il quadro normativo di riferimento per gli interventi di solidarietà sociale e le iniziative e i progetti già attivi o in via di attivazione sul territorio regionale. Da diversi anni la Regione Emilia-Romagna è impegnata sul versante della lotta allo spreco e del recupero alimentare a fini di solidarietà sociale e di tutela dell’ambiente. Gli effetti della crisi economica in questi anni hanno accentuato la necessità di rafforzare la connessione tra questo tema e le politiche di contrasto alla povertà ed, in particolare, il sistema degli interventi regionali e territoriali a favore delle persone in condizione di fragilità; la povertà alimentare, infatti, è uno degli aspetti nei quali si concretizza la povertà e per combatterla (vista la sua natura multidimensionale e cumulativa) è necessario attivare politiche di contrasto in tutte le sue forme. Considerato che il problema della lotta agli sprechi e alla povertà alimentare è complesso e che la risposta non può che coinvolgere diversi soggetti e attori, si evidenzia che il primo obiettivo è potenziare le reti, integrando risorse pubbliche e private, con l'intento di valorizzare nel contempo la responsabilità sociale d'impresa e il ruolo delle risorse territoriali per il recupero e la distribuzione dei beni alimentari e non, nel quadro di una forte sinergia tra pubblico, terzo settore e mondo imprenditoriale. Si richiama a tal proposito la legge regionale 6 luglio 2007, n. 12 (Promozione dell'attività di recupero e distribuzione di prodotti alimentari a fini di solidarietà sociale) che affida alla Regione il compito di supportare e promuovere le attività di solidarietà e beneficenza svolta da soggetti impegnati sul territorio nel recupero delle eccedenze alimentari per la loro ridistribuzione alle strutture che assistono persone in stato di indigenza, nonché il finanziamento di progetti che in una logica di collaborazione tra pubblico e privato hanno avuto effetti positivi, oltre che sul sociale, anche per l'ambiente e per la rete distributiva. Si richiama inoltre che la legge 19 agosto 2016, n. 166 (Disposizioni concernenti la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi) che fornisce un importante quadro di riferimento per l’azione regionale finalizzata alla lotta agli sprechi alimentari. Tra i progetti attivi si segnalano la collaborazione con la Fondazione Banco Alimentare Emilia Romagna Onlus di Imola (Bo), l’attività di recupero delle eccedenze ortofrutticole finanziata dall’Unione europea e il sostegno agli Empori solidali, sui quali di richiama il Protocollo per la valorizzazione della rete degli Empori solidali Emilia-Romagna (DGR 1470/2017) finalizzato a sostenerne l’attività e a favorire la creazione di un coordinamento tra la Regione e i diversi attori attivi sul territorio. Nella consapevolezza che la lotta allo spreco alimentare necessita di un approccio integrato tra le diverse politiche regionali, come quelle ambientali, agricole, sanitarie, energetiche e sociali, si ribadisce l’importanza di considerare gli interventi a contrasto della povertà alimentare e di lotta allo spreco alimentare quale tassello del più ampio sistema delle politiche a contrasto di povertà ed esclusione sociale e si invita la Giunta a continuare a rafforzare l’integrazione tra tutte politiche regionali interessate ed il ruolo di raccordo, supporto e coordinamento della Regione rispetto alle iniziative già attivate, o che saranno avviate in futuro sul territorio, sfruttando appieno le possibilità offerte dai finanziamenti europei dedicati a questo tipo di interventi ponendo particolare attenzione alle opportunità e alle risorse messe a disposizione degli Stati membri dal Fondo di aiuti europei agli indigenti (FEAD).

 

ff) Si ribadisce l’importanza di una politica europea, e conseguente legislazione, dedicata al governo del territorio e alla protezione del suolo. Con riferimento agli impegni assunti in ordine all’uso sostenibile del suolo e ad una politica di protezione del suolo, in particolare, si sottolinea l’approvazione della legge regionale 21 dicembre 2017, n. 24 (Disciplina regionale sulla tutela e l’uso del territorio), attraverso cui è stato avviato anche a livello regionale un profondo processo di riforma del sistema di governo del territorio, finalizzato al contenimento del consumo di suolo attraverso il riuso e la rigenerazione dei tessuti urbani ed al conseguimento entro il 2050 dell’obiettivo del consumo di suolo a saldo zero, in linea con gli obiettivi stabiliti nel 7° Programma di Azione per l’Ambiente (Decisione n. 1386/2013/UE, del Parlamento europeo e del Consiglio). La legge regionale n. 24 del 2017 perfeziona, inoltre, l’integrazione tra le procedure di approvazione degli atti di pianificazione territoriale ed urbanistica e le procedure di valutazione degli effetti ambientali, in attuazione delle disposizioni della direttiva 2001/42/CE e delle relative disposizioni statali di recepimento (Codice dell’ambiente).

 

gg) Si sottolinea un ulteriore importante aspetto delle politiche europee che afferiscono alle competenze regionali in materia di politiche abitative finalizzate all’inclusione sociale. A tal proposito, si evidenzia che il programma di lavoro della Commissione europea per il 2018, pur non prevedendo azioni specifiche, nella parte introduttiva pone particolare attenzione al nuovo Pilastro europeo dei diritti sociali, proclamato il 17 novembre 2017 a Göteborg che, tra i 20 principi e diritti fondamentali in cui si articola, prevede il principio n. 19 “Alloggi e assistenza per i senzatetto”. Si tratta di un invito agli Stati membri ad adottare adeguate misure a livello nazionale, regionale o locale, per sostenere un accesso universale e rapido al “riparo” alle persone in ogni tipo di situazioni di emergenza, nonché per aumentare la copertura e la capacità dei servizi sociali. La riforma dell'edilizia sociale, l'accessibilità e la convenienza degli alloggi, nonché l'efficacia delle indennità di alloggio sono oggetto di monitoraggio e valutazione nell’ambito del Semestre europeo mentre il Comitato per la protezione sociale garantisce il coordinamento delle politiche e controlla i progressi degli Stati membri. Inoltre, la Commissione europea afferma che l'attuazione del principio sarà sostenuta dai fondi dell'Unione, tra cui il Fondo europeo per gli investimenti strategici per gli investimenti in alloggi sociali, il Fondo europeo di sviluppo regionale per le infrastrutture per l'alloggio, il Fondo sociale europeo per i servizi sociali e il Fondo di aiuti europei agli indigenti per l'assistenza alimentare ai senzatetto, anche con l’intento di sostenere finanziariamente una serie di organizzazioni della società civile attive nella promozione dell'inclusione sociale e della riduzione della povertà. Considerate le competenze della Regione in materia di politiche abitative, edilizia e politiche sociali, si invita a monitorare l’attuazione di tale principio anche alla luce delle politiche e degli interventi già posti in essere a livello regionale e delle prospettive di ulteriori interventi in questo ambito, ricorrendo alle possibilità di finanziamento messe a disposizione dall’Unione europea. Per tali ragioni si invita, inoltre, la Giunta ad evidenziare, nell’ambito del dibattito in corso sul prossimo QFP post 2020 e sul finanziamento della futura politica di coesione, che l’attuazione dei principi e diritti del Pilastro europeo per i diritti sociali per essere attuati devono essere supportati a livello europeo attraverso azioni e finanziamenti adeguati.

 

hh) Con riferimento al turismo si sottolinea la centralità del settore per lo sviluppo economico ed occupazionale del territorio e l’importanza della valorizzazione delle “Destinazioni Turistiche” quale soggetto istituzionale che può creare nuove opportunità di crescita del turismo anche in aree decentrate, attraverso progettualità legate alla destagionalizzazione, alla proposta di prodotti/servizi innovativi e caratterizzati da elevati standard di qualità dedicati a nuovi target di domanda. Il documento strategico di riferimento è rappresentato dalle “Linee Guida Triennali 2018-2020 per la promo-commercializzazione turistica” approvate con deliberazione di Giunta regionale n. 1149/2017. Si tratta non solo del documento di riferimento delle politiche regionali per il sistema dei soggetti privati e pubblici che fanno capo all’organizzazione turistica, ma anche di un’opportunità di sviluppo di quel rapporto di collaborazione e confronto con l’Unione europea che la Regione Emilia-Romagna chiede da tempo. Alla luce del dibattito in corso sul QFP post 2020 e sul futuro della politica di coesione, si ribadisce, quindi, la necessità di pensare ad una futura politica europea per il turismo che tenga conto della sua trasversalità rispetto ad altri settori come la cultura, lo sport, i trasporti e l’agricoltura e che sia accompagnata da un programma di lavoro su base pluriennale e dalla previsione di finanziamenti europei dedicati. In questo senso, si auspica che la proposta sul prossimo QFP consenta di rivedere la strategia europea per il turismo del 2010 rafforzando l’importanza del settore e sfruttando appieno le possibilità di azione offerte dall’art. 195 del TFUE la cui introduzione con il Trattato di Lisbona certifica l’importanza del settore per il conseguimento degli obiettivi di crescita economica ed occupazionale dell’UE.

 

ii) Si segnala che per quanto riguarda l’Anno europeo del patrimonio culturale 2018, indetto con la decisione del Parlamento europeo e del Consiglio n. 2017/864, esso giunge a dieci anni dal lancio della prima Agenda europea per la cultura in un mondo in via di globalizzazione. La decisione mira a fornire un quadro di riferimento ampio e articolato finalizzato a declinare in interventi e progetti le finalità principali dell’Anno europeo, incoraggiare la condivisione e la valorizzazione del patrimonio culturale dell'Europa quale risorsa condivisa, sensibilizzare alla storia e ai valori comuni e rafforzare il senso di appartenenza a uno spazio comune europeo. si evidenzia che la Regione Emilia-Romagna ha attuato la decisione (UE) n. 2017/864 con la legge regionale 27 dicembre 2017, n. 26 (art. 18 “Adesione all'Anno europeo del patrimonio culturale 2018”) prevedendo la realizzazione di una campagna di sensibilizzazione denominata “Energie diffuse - Emilia-Romagna, un patrimonio di culture e umanità” con l’obiettivo di valorizzare e promuovere il sistema culturale regionale, caratterizzato da un patrimonio di beni materiali e immateriali, culture e conoscenze policentrico, diffuso e caratterizzato da numerose eccellenze, e di diffonderne la conoscenza e la fruizione presso la popolazione, e in particolare nelle fasce di popolazione e nelle realtà generalmente più distanti, svantaggiate, o comunque non raggiunte o interessate alla fruizione culturale. In conclusione, si sottolinea che l’Anno europeo del patrimonio culturale può rappresentare un’importante occasione per affermare il carattere trasversale delle politiche culturali, valorizzando appieno le possibilità offerte dall’art. 167 TFUE. Per tali ragioni, in vista della presentazione del QFP post 2020, si evidenzia l’importanza di rafforzare un approccio trasversale e multilivello alla definizione e attuazione della politica europea sulla cultura e di valorizzare sistematicamente il patrimonio dei beni culturali europei attraverso la previsione di risorse adeguate e dedicate nei diversi programmi di finanziamento europei.

jj) In collegamento con le politiche sul turismo si ricorda l’Agenda europea per l’economia collaborativa, su cui la Regione ha formulato osservazioni con la Risoluzione ogg. 3015, approvata dalla I Commissione assembleare il 27 luglio 2016, e si richiama la Risoluzione del 15 giugno 2017 su un'Agenda europea per l'economia collaborativa con cui il Parlamento europeo “(..) esorta gli Stati membri a garantire chiarezza giuridica e a non considerare l'economia collaborativa una minaccia per l'economia tradizionale; pone l'accento sull'importanza di regolamentare l'economia collaborativa in modo da agevolare e promuovere le attività piuttosto che limitarle;(..)”, ma al contempo riconosce “(…) il notevole impatto che l'economia collaborativa può avere sui modelli imprenditoriali regolamentati e ormai consolidati in molti settori strategici come i trasporti, gli alloggi, la ristorazione, i servizi, la vendita al dettaglio e la finanza; riconosce le sfide derivanti dall'esistenza di norme giuridiche diverse per attori economici simili; ritiene che l'economia collaborativa responsabilizzi i consumatori, offra nuove opportunità di lavoro e possa favorire il rispetto delle norme fiscali, ma sottolinea l'importanza di garantire un elevato livello di protezione dei consumatori, il pieno rispetto dei diritti dei lavoratori e il rispetto degli obblighi fiscali; riconosce che l'economia collaborativa riguarda sia l'ambiente urbano sia quello rurale;(…)”. Nella parte della Risoluzione relativa alla dimensione locale dell'economia collaborativa, inoltre, si osserva che “(…) sono in aumento gli enti locali e i governi già attivi nel regolamentare e sviluppare l'economia collaborativa, focalizzando l'attenzione sulle pratiche collaborative sia come oggetto delle loro politiche sia come principio organizzativo di nuove forme di governance collaborativa e democrazia partecipativa;(…)” e che “(…) le autorità nazionali, regionali e locali hanno un ampio margine di manovra per adottare misure specifiche al contesto, al fine di affrontare obiettivi di interesse generale chiaramente identificati mediante misure proporzionate nel pieno rispetto della normativa dell'UE; invita pertanto la Commissione a sostenere gli Stati membri nella definizione delle politiche e nell'adozione di norme coerenti con il diritto dell'UE (…)”. Alla luce di quanto riportato, si segnalano, da un lato, l’art. 4 del decreto-legge n. 50 del 2017 (Disposizioni urgenti in materia finanziaria, iniziative a favore degli enti territoriali, ulteriori interventi per le zone colpite da eventi sismici e misure per lo sviluppo), convertito in legge dall'art. 1, comma 1, della legge 21 giugno 2017, n. 96, che impone agli intermediari digitali (e a quelli tradizionali) di applicare una ritenuta sui canoni degli affitti brevi, al fine di contrastare il rischio di evasione fiscale e, dall’altro, la mancata approvazione del progetto di legge A.C. 3564 (Disciplina delle piattaforme digitali per la condivisione di beni e servizi e disposizioni per la promozione dell'economia della condivisione). Si invita, quindi, la Giunta ad attivarsi per promuovere un intervento del legislatore, già a partire da quello europeo, che pur individuando alcuni principi comuni sia sufficientemente elastico da modulare poi gli interventi a seconda delle diverse situazioni, evitando così distorsioni a livello territoriale, e a proporre l’attivazione a livello nazionale di un tavolo di confronto tra Governo, Regioni ed enti locali per affrontare gli aspetti cruciali dell’economia collaborativa con l’obiettivo di non frenare lo sviluppo di questi nuovi modelli economici e, al contempo, di tutelare la sicurezza e la salute dei consumatori garantendo certezza giuridica e condizioni di concorrenza adeguate, soprattutto in materia di fiscalità e garanzie per i lavoratori. In particolare, si ribadisce l’importanza di trovare soluzioni adeguate in grado di superare le attuali criticità che interessano soprattutto il settore dell'ospitalità turistica così da salvaguardare le potenzialità economico-sociali della sharing economy e, contestualmente, riuscire a garantire condizioni di concorrenza leale agli operatori e alle imprese che, da sempre, operano sul mercato tradizionale.

 

kk) Con riferimento all’affidamento delle concessioni demaniali con finalità turistico-ricreative e all’impatto sul modello di sviluppo turistico emiliano-romagnolo della direttiva 2006/123/CE relativa ai servizi sul mercato UE (cd. direttiva Bolkestein), viste la sentenza della Corte di Giustizia europea del 14 luglio 2016 che ha affermato l’incompatibilità della proroga automatica delle attuali concessioni sino al 2020 prevista dalla normativa nazionale italiana e la necessità di procedure di selezione tra i potenziali candidati anche per l’assegnazione delle concessioni demaniali, e la mancata approvazione del disegno di legge C 4302 (Delega al Governo per la revisione e il riordino della normativa relativa alle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali ad uso turistico-ricreativo), approvato in prima lettura dalla Camera dei deputati il 26 ottobre 2017, il cui iter si è interrotto dopo la trasmissione al Senato, si sottolinea l’urgenza di adottare al più presto a livello nazionale una legge complessiva di riordino delle concessioni demaniali, che definisca principi generali e linee guida che consentano ai diversi livelli territoriali di intervenire nel settore, tenendo conto delle differenze che caratterizzano i diversi modelli di sviluppo turistico delle regioni italiane. A tal fine si ribadisce la necessità di avviare un dialogo con la Commissione europea sull’applicazione della direttiva 2006/123/CE a determinati settori, e su questo si richiama anche il fronte aperto sul tema delle modalità di rilascio delle concessioni per il commercio su area pubblica e, sul piano interno, rileva l’urgenza di arrivare ad una soluzione condivisa attraverso il coinvolgimento delle regioni e degli enti locali. Si condividono, quindi, le richieste al Governo contenute sia nel documento della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome del 25 marzo 2015 che nel documento successivo approvato in data 20 aprile 2017. In particolare, come riportato nell’ultimo documento citato, si condivide che: “(..) per sbloccare l’impasse che immobilizza l’intero settore turistico balneare occorre che prioritariamente sia affermata in sede europea la definizione di un regime transitorio di durata congrua con la tutela del legittimo affidamento che è stato dato sino al 2009 alle attività turistiche esistenti e con la messa a regime delle nuove procedure. Ancora non è stato dato di sapere perché a questo proposito Paesi che concorrono con l’Italia nell’offerta turistica stiano beneficiando di proroghe (Spagna) o forme di preferenza in favore del concessionario uscente (Portogallo); analogamente, il riconoscimento della professionalità degli operatori del comparto turistico balneare e del valore commerciale delle imprese deve essere opportunamente valorizzato e motivato nel confronto con la Commissione europea così come deve essere garantita la tutela dei lavoratori con la previsione di una clausola sociale (…)”. Si ritiene, infatti, che le richieste avanzate dalle Regioni italiane, se opportunamente declinate, possano consentire di addivenire in tempi brevi ad una soluzione che riesca a contemperare le esigenze di tutela del modello turistico emiliano-romagnolo senza contrastare con quanto previsto dalla sentenza della Corte di Giustizia del 14 luglio 2016 (C-458/14), di conseguenza, la Giunta è stata invitata a continuare ad impegnarsi in tal senso nelle opportune sedi. In conclusione, si ribadisce la necessità, imprescindibile, di sbloccare in tempi rapidi, nel senso auspicato, la situazione di incertezza in cui versa il settore balneare che ha di fatto comportato una stasi negli investimenti degli operatori per la qualificazione delle strutture balneari, a danno dell’innovazione e di una  maggiore qualificazione dell’offerta a turisti e clienti, rischiando di impoverire l’attrattività generata nel nostro territorio da un settore così rilevante per l’economia regionale, che peraltro si è sempre connotato per innovatività e qualità dell’offerta.

 

ll) Con riferimento al Pilastro europeo per i diritti sociali, si ricorda la proclamazione da parte dei Capi di Stato e di Governo dell’UE al vertice sociale di Göteborg nel novembre 2017. Il Pilastro stabilisce 20 principi e diritti fondamentali per sostenere il buon funzionamento e l'equità dei mercati del lavoro e dei sistemi di protezione sociale. Assicurare l’attuazione del Pilastro europeo dei diritti sociali è responsabilità congiunta degli Stati membri, delle Istituzioni dell'UE, delle parti sociali e di altri soggetti interessati, ed è fondamentale per promuovere le condizioni di una civile convivenza in un quadro condiviso di diritti e di doveri. Si richiama, quindi, la Risoluzione della I Commissione ogg. 4938 del 10 luglio 2017, ribadendo la necessità di mettere in connessione le nuove politiche proposte dalla Commissione in attuazione del predetto Pilastro sociale, con gli interventi già previsti dalle politiche di coesione regionale e di programmazione e gestione dei fondi strutturali. Queste ultime infatti hanno come obiettivo il superamento del divario tra i territori europei e hanno consentito in questi anni di finanziare politiche e progetti nel campo dell’occupazione, formazione, ricerca, servizi sociali, parità di genere, supportando concretamente i territori nel raggiungimento degli obiettivi europei di coesione economica e sociale. Alla luce della prossima presentazione da parte della Commissione europea della proposta sul QFP post 2020, si rileva l’importanza di prevedere adeguati finanziamenti in grado di dare continuità alle politiche regionali, nazionali ed europee formative e per il lavoro avviate in questi anni, garantiti soprattutto grazie ai fondi strutturali e in particolare al Fondo sociale europeo (FSE). Si ribadisce, quindi, l’importanza di una proposta sulla politica di coesione post 2020 ambiziosa sia dal punto di vista delle risorse stanziate che degli strumenti di programmazione e attuazione, che faccia leva sul ruolo chiave delle Regioni in un quadro di azione definito, condiviso e coerente in grado di supportare l’attuazione di politiche e interventi efficaci;

 

mm) sempre con riferimento all’attuazione del Pilastro europeo per i diritti sociali, relativamente alle politiche di contrasto alla povertà ed agli interventi di contrasto alla marginalità estrema, si sottolinea l’importanza dell’apporto dei finanziamenti europei e soprattutto del POR FSE 2014-2020, del PON Inclusione e del FEAD, e si ribadisce che il Pilastro dovrebbe rappresentare il quadro strategico di riferimento delle politiche regionali, di conseguenza, la proposta della Commissione europea sul QFP post 2020 dovrà mantenere un livello di ambizione adeguata; in particolare, non è chiaro come si potrebbe conciliare il rafforzamento della dimensione sociale dell’UE con il paventato ridimensionamento della politica di coesione sia in termini di obiettivi da raggiungere che di finanziamenti. Relativamente alle politiche e agli interventi di contrasto alla povertà, nell’ambito dell’Obiettivo tematico 9 – Promuovere l’inclusione sociale e combattere la povertà e ogni discriminazione del POR FSE 2014-2020, si richiama la legge regionale 19 dicembre 2016, n. 24 (Misure di contrasto alla povertà e sostegno del reddito) che prevede un sostegno economico, denominato “reddito di solidarietà” erogato nell’ambito di un progetto di attivazione sociale e di inserimento lavorativo, in stretta connessione con quanto previsto dalla legge regionale 30 luglio 2015 n. 14 (Disciplina a sostegno dell’inserimento lavorativo e dell’inclusione sociale delle persone in condizione di fragilità e vulnerabilità, attraverso l’integrazione tra servizi pubblici del lavoro, sociali e sanitari). Nel 2018 si segnala, inoltre, l’avvio dell’iter legislativo di modifica della citata legge regionale n. 24 del 2016 in considerazione del fatto che la misura regionale integra l’analoga misura nazionale di Sostegno all’Inclusione Attiva (SIA) che è stata sostituita dal 1° gennaio 2018 da una misura a carattere universalistico denominata Reddito d’inclusione (REI). Con l’introduzione di questo nuovo strumento, quindi, viene ampliata la platea dei beneficiari e vengono incrementate le risorse da destinare alle famiglie numerose, dando di fatto al REI un carattere “universalistico”. Si richiama, infine, la sottoscrizione del “Protocollo per l’attuazione del Reddito di solidarietà (RES) e delle misure a contrasto di povertà ed esclusione sociale in Emilia- Romagna” sottoscritto con i soggetti del Terzo settore e le organizzazioni sindacali per promuovere l’integrazione delle misure a livello territoriale, in coerenza con il nuovo Piano sociale e sanitario per il triennio 2017-2019.

nn) Si evidenzia che le politiche formative e per il lavoro regionali, così come delineate in termini di obiettivi generali e specifici con il Patto per il lavoro del 2015 e con il Programma triennale delle politiche formative e per il lavoro (delibera dell’Assemblea legislativa n. 75 del 12 maggio 2016), appaiono in linea con le proposte e indicazioni che emergono dalle strategie europee. Con particolare riferimento alle politiche di sostegno all’occupazione dei giovani, alla luce della procedura di adeguamento tecnico del quadro finanziario per il 2017, che ha previsto la destinazione di ulteriori 560 milioni di euro a valere sul FSE per il rifinanziamento del piano operativo nazionale (PON) “Iniziativa Occupazione Giovani” e del fatto che nella revisione di medio periodo del QFP 2014-2020 è stato previsto il rifinanziamento dell’Iniziativa Occupazione Giovani che ha previsto per l’Italia ulteriori risorse stimate in circa 130 milioni di euro per il 2017 e per la Regione Emilia-Romagna 24 milioni, si ribadisce l’importanza della definizione di un quadro strategico unitario nel quale le Regioni abbiano i necessari spazi per esercitare le proprie competenze in materia di istruzione e formazione professionale e di politiche per il lavoro. In quest’ottica, si evidenzia l’avvio del processo che porterà alla definizione di una nuova Risoluzione del Consiglio su un quadro rinnovato di cooperazione europea in materia di gioventù (Strategia Europea per la Gioventù post 2018) che dovrebbe focalizzare l’attenzione proprio sui temi dell’istruzione e della formazione, investendo nell’acquisizione di competenze, dell’occupazione e dell’inclusione sociale.

 

oo) Con riferimento al tema dell’occupazione e formazione giovanile si ricorda la Risoluzione della I Commissione ogg. 5599 del 13 novembre 2017 con cui la Regione ha formulato una serie di osservazioni sulla proposta di raccomandazione del Consiglio relativa a un quadro europeo per apprendistati efficaci e di qualità. Considerata l’importanza del tema, si richiamano le considerazioni relative all’introduzione di una definizione di base comune del rapporto di apprendistato in tutti gli Stati membri che rappresenterebbe un risultato di assoluto rilievo. La previsione di una definizione comune a livello europeo, infatti, può essere di supporto alla realizzazione di iniziative che promuovano schemi comuni di intervento in materia di apprendistato fra i diversi Stati membri, nel quadro di strategie comuni. Si sottolinea, inoltre, la coerenza della programmazione della Regione Emilia-Romagna in materia di politiche per l’apprendistato, rispetto ai criteri di base e di qualità proposti negli indirizzi espressi nella proposta di raccomandazione. Considerato che l’iter di adozione della proposta risulta molto avanzato, si invita la Giunta a garantire, una volta definitivamente approvata, l’attuazione delle raccomandazioni nel contesto delle politiche e delle iniziative regionali sul tema e, nell’ottica di fornire un quadro normativo organico a livello regionale in materia di formazione e occupazione giovanile, segnala la recente presentazione del progetto di legge di iniziativa della Giunta recante: “Disposizioni in materia di tirocini. Modifiche alla Legge regionale 1 agosto 2005, n. 17 (Norme per la promozione dell'occupazione, della qualità, sicurezza e regolarità del lavoro).

 

pp) Con riferimento al percorso di revisione della policy dell’UE sul tema della parità tra donne e uomini post 2015, che ha portato alla presentazione del documento di lavoro “Strategic engagement for gender equality 2016-2019”, si rileva che anche nel programma di lavoro per il 2018 non risulta un riferimento specifico alla presentazione da parte della Commissione europea di una nuova strategia dell’UE per l’uguaglianza di genere post 2020. In linea con le considerazioni formulate dal Parlamento europeo nella Risoluzione del Parlamento europeo del 14 marzo 2017 sulla parità tra donne e uomini nell'Unione europea nel 2014-2015, quindi, si ribadisce l’importanza di costruire la prossima strategia dell’UE per l’uguaglianza di genere in stretta connessione con gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, favorendo l’integrazione della parità di genere in altri obiettivi e nelle diverse politiche dell’UE. L’Agenda universale, infatti, comporta nuovi obblighi e quindi nuove opportunità di integrare la dimensione di genere in tutte le strategie, le politiche e i programmi di finanziamento dell'UE, nazionali e regionali.

 

qq) Con riferimento all’obiettivo di incentivare e qualificare l’occupazione femminile e contrastare le differenze retributive tra donne e uomini, si sottolinea la presentazione da parte della Commissione europea del Piano d'azione dell'UE per il 2017-2019 Affrontare il problema del divario retributivo di genere (Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo del 20 novembre 2017 – COM (2017) 678). Riconoscendo la necessità di intervenire in maniera più decisa e mirata per assicurare il rispetto del principio sulla parità di genere, la Commissione europea ha delineato una serie di azioni concrete da attuare a livello europeo per contrastare il divario retributivo a 360 gradi. Le azioni proposte riguardano otto aree prioritarie: 1) migliorare l’applicazione del principio della parità di retribuzione di cui all’art. 157 del Trattato sul funzionamento dell’UE, verificando la possibilità di modificare la direttiva 2006/54/CE riguardante l’attuazione del principio delle pari opportunità e delle parità di trattamento tra uomini e donne in materia di occupazione e impiego; 2) contrastare la segregazione professionale e settoriale di genere attraverso il sostegno ad interventi e progetti educativi e professionali per sensibilizzare donne e uomini al problema della sotto-rappresentazione femminile in alcuni settori, stimolando la condivisione di best practices sulla parità di genere tra le imprese europee e implementando iniziative specifiche per attirare più donne nei settori della scienza, tecnologia, ingegneria e matematica; 3) iniziative per contrastare la segregazione verticale, riferita alla concentrazione femminile ai livelli più bassi della scala gerarchica nell'ambito di una stessa occupazione incoraggiando gli Stati membri ad adottare strategie e misure concrete per potenziare la rappresentanza femminile nei processi decisionali; 4) sostenere l’empowerment femminile promuovendo politiche volte a migliorare il bilanciamento tra la vita lavorativa e quella privata; 5) valorizzare le capacità, gli impegni e le responsabilità femminili in tutti i settori lavorativi, specialmente attraverso un loro migliore riconoscimento nel contesto della Nuova agenda per le competenze per l’Europa; 6) dare visibilità alle disuguaglianze e agli stereotipi attraverso la raccolta e la diffusione di informazioni circa gli esistenti divari retributivi di genere e le loro conseguenze sul reddito e sulle pensioni; 7) fornire informazioni sul divario retributivo di genere per sensibilizzare sul problema e le sue cause; 8) potenziare il partenariato per ridurre il divario retributivo di genere fornendo supporto finanziario agli Stati membri che intendano adottare azioni in questo contesto e includendo il tema nell’ambito del semestre europeo. Alla luce di quanto riportato, si sottolinea l’importanza di una strategia mirata sul tema dell’incentivazione e qualificazione dell’occupazione femminile, auspicando il completamento entro il 2019, anno delle elezioni del Parlamento europeo, dell’iter legislativo delle principali proposte legislative presentate dalla Commissione europea gli scorsi anni, e ancora pendenti, così da completare il quadro normativo a livello europeo. In quest’ottica si segnala, inoltre, l’interesse ad esaminare l’eventuale proposta di atto legislativo di modifica della direttiva 2006/54/CE riguardante l’attuazione del principio delle pari opportunità e delle parità di trattamento tra uomini e donne in materia di occupazione e impiego, ai fini della formulazione di eventuali osservazioni da parte della Regione. Sono state richiamate, quindi, le azioni già poste in essere dalla Regione nel quadro della legge regionale n. 6 del 2014 (Legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere) che dell’approccio trasversale e dell’integrazione nelle diverse politiche fa la sua cifra distintiva e della legge regionale n. 2 del 2014 (Norme per il riconoscimento ed il sostegno del caregiver familiare (persona che presta volontariamente cura e assistenza); il Patto per il lavoro siglato il 20 luglio 2015 che prevede una sezione dedicata all’uguaglianza di genere che, attraverso le politiche attive per il lavoro e il ruolo chiave dei servizi pubblici per l’impiego, ha come obiettivo l’incentivazione e qualificazione dell’occupazione femminile e il contrasto alle differenze retributive tra donne e uomini (cd. gender pay-gap) e i principi della Carta per la responsabilità sociale di impresa approvata con la DGR 627/2015 che riguardano la promozione delle pari opportunità di trattamento dei dipendenti uomini e donne e favorire i processi di inclusione anche verso i portatori di disabilità; favorire lo sviluppo di un contesto di lavoro sicuro e attento alle condizioni di lavoro e l’utilizzo dei servizi di welfare e conciliazione lavoro famiglia anche attraverso lo sviluppo di azioni di welfare aziendale, ed è stato assunto l’impegno, in collaborazione con la Giunta, a dare attuazione nel contesto delle diverse politiche regionali alle normative e alle strategie adottate a livello europeo e nazionale.

 

rr) Con riferimento al tema della violenza di genere, si sottolinea positivamente la firma il 13 giugno 2017 da parte dell’Unione europea della Convenzione di Istanbul sulla lotta contro la violenza sulle donne che avvia il processo di ratifica attualmente in corso. Questo passaggio, oltre a rappresentare la prima tappa formale del processo di adesione alla Convenzione, conferma l’impegno dell’Unione europea nella lotta alla violenza contro le donne in Europa e a livello globale, rafforzando l’attuale quadro giuridico e la sua capacità di agire in tale ambito. Si auspica, quindi, che l’adesione dell’UE alla Convenzione di Istanbul favorisca l’elaborazione di una strategia quadro europea complessiva ed integrata contro la disuguaglianza e la violenza di genere, dando non solo un forte segnale sull'impegno dell'UE a combattere la violenza contro le donne, ma traducendo questo impegno in misure concrete sempre più efficaci per l’empowerment femminile, che evitino, nell’ambito delle diverse politiche e progetti europei, di ridurre il protagonismo femminile e le donne stesse a mere vittime. Nell’ottica della definizione di una strategia più ampia in cui inquadrare gli interventi per combattere la violenza di genere a livello europeo, nazionale e regionale, si richiama, inoltre, l’adozione a novembre 2017 del Piano strategico nazionale 2017-2020 sulla violenza alle donne, nonché la pubblicazione delle linee guida nazionali in tema di soccorso e di assistenza socio-sanitaria alle donne che subiscono violenza. Il principale obiettivo delle linee guida è la garanzia di un intervento adeguato e integrato nel trattamento delle conseguenze fisiche e psicologiche che la violenza maschile produce sulla salute della donna, attraverso la definizione di un percorso di supporto che parte dal triage ospedaliero per continuare con l’accompagnamento o orientamento verso i servizi pubblici e privati dedicati. Le aziende sanitarie dovranno adeguarsi a quanto stabilito dalle linee guida entro un anno dal 30 gennaio 2018, data di pubblicazione nella Gazzetta ufficiale. Coerentemente con quanto previsto dalla legge regionale n. 6 del 2014, che dedica alla violenza contro le donne il Titolo V, si evidenzia che il Piano regionale contro la violenza di genere è lo strumento concreto con cui la Regione dà attuazione alle strategie europee di contrasto alla violenza di genere in un quadro di azione trasversale, coordinato e condiviso, attraverso cui la Regione si impegna a rafforzare la rete territoriale di prevenzione e assistenza alle donne vittime di violenza ed ai loro figli ed a supportare le donne nei percorsi di uscita da situazioni di violenza e finalizzati all’acquisizione della loro autonomia.

 

ss) In stretta connessione con il tema della lotta contro la violenza e gli stereotipi di genere, si ribadisce la necessità di una strategia rafforzata e all’avanguardia sul tema del cyberbullismo. Si evidenzia a tal proposito l’entrata in vigore della legge 29 maggio 2017, n. 71 (Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo) e si sottolinea l’importanza di una nuova strategia che anche a livello europeo fornisca orientamenti e un quadro di azione aggiornato entro cui collocare le politiche degli Stati membri e delle Regioni. Si auspica, quindi, con riferimento all’attuazione dell’Agenda europea digitale e in vista della definizione della futura strategia per la parità di genere post 2019, l’avvio di un dibattito a livello europeo alla luce di un’attenta analisi dello sviluppo che il fenomeno del cyberbullismo ha avuto negli ultimi anni e del ruolo che le tecnologie potrebbero avere nel rafforzare o meno gli stereotipi di genere anche in connessione con il fenomeno della violenza tra pari e della violenza di genere nelle relazioni “virtuali”. Si ribadisce, inoltre, l’importanza di un’attenta valutazione dei risultati della Strategia europea per un'internet migliore per i ragazzi del 2012 e della revisione sia della strategia che del programma comunitario pluriennale istituito con la decisione n. 1351/2008/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 16 dicembre 2008, nell’ottica di approntare azioni più mirate al contrasto degli stereotipi e delle discriminazioni violente sul web.

 

tt) Con riferimento alle proprie competenze in materia di cooperazione allo sviluppo, solidarietà internazionale e cultura della pace, si ribadisce la necessità di mantenere alta l’attenzione sull’emergenza dei richiedenti protezione internazionale, anche alla luce delle recenti crisi umanitarie in Africa e Medio Oriente. Il Documento di programmazione per il triennio 2016-2018 ai sensi della legge regionale n. 12 del 24 giugno 2002 per la cooperazione con i Paesi in via di sviluppo e in transizione, la solidarietà internazionale e la promozione di una cultura di pace (deliberazione dell’Assemblea legislativa n. 1575 del 3 ottobre 2016) fornisce un quadro strategico e coerente degli interventi della Regione e stabilisce una governance che avrà il compito di dare attuazione agli indirizzi strategici e alle azioni in esso previste. L’approvazione del Documento pluriennale di indirizzi in materia di attività internazionale della Regione Emilia-Romagna 2017-2019 (deliberazione dell’Assemblea legislativa n. 116 dell’11 aprile 2017) ha completato il quadro di riferimento e previsione. Si ribadisce, quindi, l’invito a continuare nell’attuazione delle azioni previste, in particolare con l’assunzione di un forte impegno da parte della Regione a garantire il coordinamento e la coerenza tra i diversi piani. Occorre supportare gli operatori del settore, per facilitarne l’accesso ai finanziamenti messi a disposizione dai principali donors internazionali, promuoverne la messa in rete, e sostenere in modo coordinato la loro azione, per raggiungere la “massa critica” necessaria a consentire l’elaborazione di proposte progettuali competitive e la sostenibilità dei progetti finanziati. Occorre, infine, porre particolare attenzione alla governance interna che, in ragione della trasversalità della materia, interessa sostanzialmente tutte le strutture regionali.

 

uu) Con riferimento all’applicazione dei principi europei per legiferare meglio, premesso che le Regioni italiane in quanto “legislatori”, insieme allo Stato, sono chiamate a svolgere un ruolo importante sia con riferimento alla fase di partecipazione ai processi decisionali europei, sia con riferimento all’attuazione delle politiche e della normativa europea sul territorio, e considerato che il 70% della legislazione europea ha un impatto diretto a livello regionale e locale, si ribadisce l’importanza di continuare a migliorare e rendere maggiormente accessibile ai soggetti interessati la partecipazione lungo tutto il ciclo di costruzione delle politiche e delle normative europee grazie all’implementazione del Programma “Legiferare meglio”. In tal senso, si sottolinea che la Regione Emilia-Romagna ha posto grande attenzione alla definizione di strumenti e metodi propri finalizzati a consentire una partecipazione qualificata ai processi decisionali europei, anche nella successiva ottica di una corretta ed efficace attuazione del diritto dell’UE nell’ordinamento regionale; di conseguenza, si sottolinea che l’attenzione della Commissione europea al tema della qualità della legislazione impone la necessità di una riflessione approfondita su come sfruttare al meglio i diversi strumenti finalizzati a migliorare il coinvolgimento delle parti interessate, nell’ottica di potenziare ulteriormente la partecipazione alla fase ascendente e discendente. Premesso ciò, si evidenzia che le Regioni, proprio per il loro ruolo istituzionale, possono e devono rappresentare un elemento chiave per la definizione di un sistema di formazione e attuazione delle politiche europee trasparente ed efficace. Si sottolinea, quindi, l’importanza di una maggiore “valorizzazione” del ruolo degli organi istituzionali che agiscono a livello territoriale.

 

Con riferimento al metodo di lavoro della Regione Emilia-Romagna in merito alla partecipazione al processo decisionale dell’Unione europea:

 

vv) segnala l’approvazione della legge regionale 11 maggio 2018, n. 6 (Modifiche alla legge regionale 28 luglio 2008, n. 16 (Norme sulla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla formazione e attuazione del diritto comunitario, sulle attività di rilievo internazionale della Regione e sui suoi rapporti interregionali. attuazione degli articoli 12, 13 e 25 dello Statuto regionale)) che, in attuazione degli indirizzi della Sessione europea dello scorso anno, prevede misure finalizzate a rafforzare il coordinamento e la collaborazione, a livello politico e tecnico, tra Assemblea legislativa e Giunta, migliorare la partecipazione e la trasparenza, rafforzare le relazioni inter-istituzionali e dare attuazione ai principi europei per “Legiferare meglio”;

 

ww) si impegna, anche alla luce dell’approvazione della citata legge di modifica della legge regionale n. 16 del 2008, ad ampliare la partecipazione della società civile, dei cittadini e delle imprese del territorio, sia durante i lavori della Sessione europea sia, successivamente, in occasione della partecipazione regionale alla fase ascendente sulle singole iniziative dell’UE, ricorrendo, oltre che agli strumenti previsti dal Regolamento interno dell’Assemblea legislativa e dalla legge regionale sulla partecipazione, a consultazioni informatiche e verificando, a tal fine, le possibilità di implementare delle funzionalità offerte dalla sezione del sito dell’Assemblea legislativa  “L’Assemblea in Europa”.

 

xx) si impegna a rafforzare le relazioni istituzionali con il Parlamento nazionale finalizzate a realizzare un’attività di programmazione che consenta di organizzare in tempo utile e coordinato i lavori parlamentari e delle Assemblee regionali, per la redazione dei pareri espressi nell’ambito della verifica del rispetto del principio di sussidiarietà e proporzionalità delle proposte di atti legislativi europei e del dialogo politico con le Istituzioni europee;

 

yy) si impegna a continuare a rafforzare le relazioni con il Parlamento europeo, anche attraverso il costante “dialogo strutturato” con i parlamentari europei, in particolare gli eletti sul territorio emiliano-romagnolo, proseguito anche quest’anno con l’invito a partecipare all’audizione degli stakeholders sul programma di lavoro per il 2018 della Commissione europea del 27 novembre 2017, a partire dalla condivisione degli esiti della Sessione europea 2018 e nella prospettiva di porre le basi per una collaborazione più diretta e costante con il Parlamento europeo, divenuto a seguito del rafforzamento delle sue prerogative di intervento nei processi decisionali, un interlocutore fondamentale per i territori;

 

zz) si impegna, in generale, a rafforzare nell’ambito delle proprie competenze le relazioni con i diversi soggetti istituzionali coinvolti, a livello nazionale ed europeo, nei processi di formazione e attuazione delle politiche e del diritto europeo.

 

aaa) Segnala, quindi, lo svolgimento dei due Regional Discussion Forum organizzati dal Parlamento europeo a Bologna nel mese di maggio e di settembre, in collaborazione con il Centro Europe Direct dell'Assemblea legislativa, che hanno visto impegnate l'Assemblea legislativa e la Giunta in un confronto con gli stakeholders del territorio, con l'obiettivo di fornire al Parlamento europeo le osservazioni e le indicazioni del “territorio” sul processo di revisione del QFP post 2020 e sull’Iniziativa per i giovani europei.

 

bbb) Segnala, in attuazione di uno specifico indirizzo della Sessione europea dello scorso anno, lo svolgimento il 7 marzo 2018 dell’incontro della I Commissione Bilancio, Affari generali ed istituzionali con la delegazione tedesca della Commissione affari europei del Land Assia, in esito al quale è stato condiviso il documento di contributo delle due commissioni all’attività della Commissione CIVEX del Comitato delle Regioni sul dibattito in corso “Il futuro dell’Europa”;

 

ccc) sottolinea, con riferimento allo specifico ruolo del Comitato europeo delle regioni in materia di verifica del rispetto dei principi di sussidiarietà e proporzionalità, l’interesse per gli esiti delle attività della Task force per la sussidiarietà e la proporzionalità per "Fare meno in modo più efficiente", istituita con la decisione C (2017) 7810 del 14 novembre 2017 del Presidente della Commissione europea, che entro il 15 luglio 2018 dovrebbe chiudere i lavori formulando raccomandazioni su come migliorare l'applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità, individuare ambiti di intervento in cui l'attività potrebbe essere reindirizzata o definitivamente restituita agli Stati membri e sul modo migliore per coinvolgere le autorità regionali e locali nella formulazione delle politiche dell'Unione e nella loro attuazione.

 

ddd) Evidenzia che nella Relazione per il 2016 sull’applicazione dei principi di sussidiarietà e proporzionalità nel processo legislativo dell’Unione europea (COM (2017) 600), pubblicata il 30 giugno 2017, la Commissione europea ha esaminato l’attuazione data al principio di sussidiarietà e di proporzionalità da parte delle Istituzioni europee e degli altri soggetti coinvolti nelle procedure previste dal Trattato per verificare la corretta applicazione di questi due fondamentali principi e che, nella sezione della relazione dedicata alle attività del Comitato delle regioni, ha inserito l’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna tra i partner più attivi della rete REGPEX, insieme al parlamento del Land dell’Alta Austria e al parlamento dello Stato libero di Baviera, certificando l’importante attività svolta dalla Regione Emilia-Romagna sulla partecipazione ai processi decisionali dell’UE e il ruolo dell’Assemblea legislativa con riferimento alla verifica del rispetto del principio di sussidiarietà e proporzionalità;

 

eee) segnala la sezione del sito dell’Assemblea legislativa “L’Assemblea in Europa”, che costituisce il principale punto di accesso alle informazioni sulle attività di partecipazione alla formazione e attuazione delle politiche e del diritto dell’Unione europea della Regione che ha l’obiettivo di facilitare, e rafforzare, lo scambio di informazioni e il coordinamento delle attività dell’Assemblea legislativa e della Giunta e garantire una maggiore interazione della Regione con i diversi livelli istituzionali coinvolti a livello nazionale ed europeo, informando, al contempo, in modo trasparente tutti i soggetti interessati del territorio (enti locali, imprese, associazioni di categoria, cittadini) sulle attività svolte per consentire, in futuro, una partecipazione sempre più ampia e efficace alla formazione e attuazione delle politiche e delle normative europee.

 

Con riferimento alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla formazione del diritto dell’Unione europea (cd. fase ascendente):

 

fff) rileva l’interesse prioritario della Regione Emilia-Romagna in riferimento ai seguenti atti ed iniziative preannunciate dalla Commissione europea nel proprio Programma di lavoro per il 2018: Realizzare il piano d'azione sull'economia circolare (1); Quadro finanziario pluriennale (iniziativa da avviare entro il 2025) (n. 2); Un futuro europeo sostenibile (iniziativa da avviare entro il 2025) (3); Completare il mercato unico digitale (4); Completare l'Unione dell'energia (5); Il futuro della politica UE per l'energia e il clima (iniziativa da avviare entro il 2025) (6); Pacchetto equità sociale (n.8); Catena UE di approvvigionamento alimentare (9); Stato di diritto (iniziativa da avviare entro il 2025) (n. 19); Comunicare l'Europa (n. 24); Fare meno in modo più efficiente (iniziativa da avviare entro il 2025) (n. 25); Un'Europa più efficiente e democratica (iniziativa da avviare entro il 2025) (n. 26).

 

ggg) Impegna l’Assemblea e la Giunta a valutare, al momento della effettiva presentazione degli atti, l’opportunità di inviare osservazioni al Governo ai sensi della legge n. 234 del 2013, art. 24, comma 3, per gli aspetti di competenza regionale, anche ai fini della partecipazione al dialogo politico di cui all’art. 9 della medesima legge, oltre all’eventuale esame della sussidiarietà delle proposte legislative da parte dell’Assemblea;

 

hhh) In merito ad alcune delle iniziative dell’Allegato I “Nuove iniziative” del Programma di lavoro della Commissione europea, segnala:

 

- con riferimento al tema dell’immigrazione, sottolinea che le strategie e le iniziative approntate a livello europeo, pur afferendo per la maggior parte a competenze esclusivamente statali, hanno comunque ricadute immediate e concrete sui territori e le Regioni ed incidono sulla definizione delle politiche sociali e di integrazione che rientrano, invece, appieno nelle competenze regionali. Alla luce degli sviluppi del fenomeno migratorio, legale e non, e della necessità di un approccio coordinato dei diversi soggetti istituzionali coinvolti nel quadro di una Strategia europea complessiva, evidenzia sia il corposo pacchetto di interventi presentati dalla Commissione europea nel 2016 e finalizzato a ridefinire la politica dell’UE sull’immigrazione e con essa anche il ruolo degli Stati membri, che risultano attualmente in fase di approvazione e per questo inseriti nell’Allegato III relativo alle proposte prioritarie sospese (Riforma del sistema Dublino (52); Agenzia per l'asilo/Ufficio europeo di sostegno per l'asilo (53); Eurodac (54); Condizioni di accoglienza (55); Qualifica di beneficiario di asilo (56); Procedura di asilo (57); Quadro dell'Unione per il reinsediamento (58); Ingresso e soggiorno dei cittadini di paesi terzi che intendano svolgere lavori altamente specializzati ("proposta relativa alla Carta blu") (59)), sia l’iniziativa n. 20 Attuazione dell’agenda europea sulla migrazione, inserita nell’Allegato I relativo alle nuove iniziative, e presentata di recente dalla Commissione europea (Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio “Relazione sullo stato di attuazione dell'agenda europea sulla migrazione” COM (2018) 250 del 14 marzo 2018). La strategia consiste in un esame intermedio dell'attuazione dell'Agenda europea sulla migrazione che dovrebbe consolidare i diversi assi di intervento e stilare un bilancio orizzontale, includendo l'attuazione del nuovo quadro di partenariato in materia di migrazione con i Paesi terzi, e dovrebbe rappresentare l’occasione per un dibattito complessivo che coinvolga Stato, Regioni ed enti locali sull’Agenda europea sulla migrazione, in vista dell’adozione di azioni future, sia per quanto riguarda la gestione dei flussi non programmati, sia per quanto riguarda la definizione, a livello europeo, di una strategia sulla migrazione legale e le politiche di integrazione a medio e lungo termine. Ribadisce, quindi, l’importanza di un approccio strategico unitario al fenomeno della migrazione che sia accompagnato e sostenuto dalla previsione di efficaci politiche e misure di inclusione e integrazione richiamando le osservazioni formulate con la Risoluzione della I Commissione assembleare ogg. 3409 del 18 ottobre 2016, sul Piano d'azione dell’UE sull'integrazione dei cittadini di Paesi terzi presentato dalla Commissione europea nel 2016 ed in particolare l’esigenza di un’accelerazione non solo nella gestione dei flussi migratori, ma anche sul versante delle politiche di integrazione e costruzione di una governance multilivello, che dovrà essere declinata ponendo particolare attenzione alle Regioni e agli enti locali, in quanto esposti in modo diretto alle sfide, alle opportunità ed alle grandi problematiche collegate ai processi di integrazione nei territori.

 

- con riferimento all’iniziativa n. 17 “Meccanismo unionale di protezione civile”, ossia alla proposta di decisione che modifica la decisione 1313/2013/UE del 17 dicembre 2013 su un meccanismo unionale di protezione civile, segnala l’interesse per le conclusioni riportate nel Rapporto conoscitivo della Giunta regionale per la Sessione europea 2018, dell’incontro di Aix-en-Provence del 16 e 17 gennaio 2018, in cui direttori generali delle Protezioni Civili di Germania, Croazia, Cipro, Spagna, Francia, Grecia, Italia, Portogallo, Repubblica Ceca e Romania, nell’accogliere positivamente la proposta di revisione della decisione, hanno formulato osservazioni su alcuni aspetti chiave. In particolare, si valuta positivamente la proposta per uno sforzo finanziario maggiore da parte dell’Unione europea al fine di creare, in aggiunta alle capacità nazionali, un’ambiziosa riserva europea di capacità che consentirebbe di rafforzare le risorse degli Stati membri, soprattutto nei casi in cui è necessario fronteggiare situazioni eccezionali. Il nuovo sistema europeo di risposta alle catastrofi naturali “RescEU”, infatti, consentirebbe in questi casi il dispiegamento di capacità operative aggiuntive, senza ritardi. Ciò dovrebbe consentire la messa in comune delle risorse di risposta e soccorso e di rispondere in maniera più efficace alle catastrofi, grazie al dispiegamento di squadre formate e di un adeguato equipaggiamento. Si richiamano, tuttavia, rispetto alla proposta di revisione presentata dalla Commissione europea, le proposte di miglioramento relativamente alle tre aree in cui la proposta dovrebbe intervenire, ossia: 1) rafforzamento degli strumenti di prevenzione e sviluppo di una politica comune di formazione a livello europeo; 2) maggiore incentivo alla mobilitazione delle risorse di protezione civile da parte degli Stati membri; 3) mobilitazione dell’Unione europea per finanziare risorse rare e costose per far fronte alle grandi crisi. Considerata l’importanza del tema, si invita la Giunta a continuare a monitorare l’iter legislativo della proposta di revisione partecipando ai tavoli negoziali attivati a livello nazionale ed europeo, aggiornando l’Assemblea legislativa sugli esiti, tramite la commissione assembleare competente nel merito.

 

iii) Con riferimento all’Allegato II, contenente le iniziative relative al Programma REFIT, segnala: Informazioni del settore pubblico; Seguito da dare al controllo dell'adeguatezza del monitoraggio e della comunicazione in materia ambientale; Riconoscimento dei documenti di trasporto elettronici per il trasporto merci da parte delle autorità pubbliche e/o dei partner commerciali; Revisione del sistema di controllo della pesca; Un “New Deal” per i consumatori.

 

jjj) Con riferimento all’Allegato III, contenente l’elenco delle proposte legislative prioritarie in sospeso, segnala: FEIS 2.0 (n. 2); Regolamento finanziario/Omnibus (n. 2); Pacchetto sull'economia circolare (3); Pacchetto sull’energia pulita per tutti gli europei (15); Pacchetto sul clima (16); Pacchetto l’Europa in movimento (17); Pacchetto sui servizi (n. 19); Distacco dei lavoratori (n. 29); Coordinamento dei regimi di sicurezza sociale (30); Equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza (31); Il corpo europeo di solidarietà (63); Regolamento "comitatologia" (n. 64); Partiti politici europei e fondazioni politiche europee (n. 65); Iniziativa dei cittadini europei (ICE) (n. 66).

 

kkk) Con riferimento alle iniziative inserite nell’Allegato III su cui la Regione ha formulato osservazioni di fase ascendente, segnala quanto segue:

 

- con riferimento alle iniziative (n. 3) “Pacchetto sull’economia circolare” e (n. 16) “Pacchetto sul clima”, considerate le Risoluzioni della I Commissione ogg. 2173 del 16 febbraio 2016, ogg. 3442 del 24 ottobre 2016, ogg. 3938 del 24 gennaio 2017, ogg. 3939 del 24 gennaio 2017 e ogg. 4991 del 18 luglio 2017, attraverso cui la Regione ha formulato osservazioni sulle proposte legislative che fanno parte dei citati pacchetti di misure, si invita la Giunta ad attivarsi nelle opportune sedi per sollecitare la conclusione del loro iter di adozione in tempi brevi, aggiornando l’Assemblea legislativa, tramite la Commissione assembleare competente nel merito, di conseguenza. Si richiama, in particolare, l’attenzione sulle seguenti proposte di atti legislativi per i quali l’iter di approvazione risulta particolarmente avanzato: nel mese di dicembre 2017, infatti, è stato annunciato il raggiungimento dell’accordo provvisorio tra Commissione europea, Consiglio e Parlamento europeo sulle proposte legislative del “Pacchetto Economia circolare” e sulla proposta di modifica del regolamento UE n. 525/2013 sul meccanismo di monitoraggio e comunicazione delle emissioni di gas a effetto serra. I testi concordati dovranno essere sottoposti al Parlamento europeo e al Consiglio UE per l’adozione definitiva.

 

- Con riferimento all’iniziativa n. 19 “Pacchetto sui servizi” e, in particolare, alla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio concernente l'applicazione della direttiva 2006/123/CE relativa ai servizi nel mercato interno, che istituisce una procedura di notifica dei regimi di autorizzazione e dei requisiti relativi ai servizi, e che modifica la direttiva 2006/123/CE e il regolamento (UE) n. 1024/2012 relativo alla cooperazione amministrativa attraverso il sistema di informazione del mercato interno, considerata la Risoluzione della I Commissione assembleare ogg. 4102 del 14 febbraio 2017, e l’aggiornamento sul seguito dato a livello nazionale ed europeo alla posizione della Regione Emilia-Romagna, assume l’impegno, in collaborazione con la Giunta, a continuare a monitorare l’iter di approvazione e auspica l’accoglimento nel testo finale dei rilievi formulati.

 

- Con riferimento all’iniziativa n. 63 “Il Corpo europeo di solidarietà”, invita la Giunta a seguire l’iter legislativo, auspicandone la conclusione in tempi rapidi, alla luce della rilevanza che la creazione ed attuazione del Corpo europeo di solidarietà riveste nella responsabilizzazione dei giovani e nella partecipazione giovanile, attraverso, uno strumento che dovrebbe offrire l’opportunità di acquisire esperienze in un contesto lavorativo reale, sviluppare competenze e dare un contributo alla società.

 

- Con riferimento all’iniziativa n. 31 Equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza, si segnala la presentazione tra le nuove iniziative del programma di lavoro della Commissione europea per il 2018, l'iniziativa n. 3 “Un futuro europeo sostenibile”, documento di riflessione "Verso un'Europa sostenibile per il 2030”, che dovrebbe prevedere proposte per dar seguito agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU che si basano su un approccio integrato tra le dimensioni economiche, ambientali e sociali. In particolare, l’obiettivo n. 5, tenuto conto dell’importanza del ruolo delle donne per uno sviluppo sostenibile ed inclusivo, è raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze. Si sottolinea, dunque, l’importanza dell’attuazione dei diritti e principi stabiliti nel Pilastro europeo dei diritti sociali, necessari per il reale rafforzamento della dimensione sociale dell’Unione europea e delle sue politiche nel quadro più ampio dell’Agenda 2030. Inoltre, si evidenzia positivamente che le prime misure presentate in attuazione del pilastro da parte della Commissione europea sono state finalizzate al perseguimento dell’equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza. Si richiamano, quindi, le osservazioni approvate con la Risoluzione della I Commissione ogg. 4799 del 2017 sulla Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Un'iniziativa per sostenere l'equilibrio tra attività professionale e vita familiare di genitori e prestatori di assistenza che lavorano e sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all'equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza e che abroga la direttiva 2010/18/UE del Consiglio, e si sottolinea come la promozione della parità tra donne e uomini sia già un obiettivo strategico che la Regione Emilia-Romagna sta perseguendo in modo trasversale ed integrato nel contesto delle diverse politiche regionali nel quadro della legge regionale n. 6 del 2014 (Legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere). Alla luce dell’inserimento della proposta di direttiva nell’Allegato III del programma di lavoro della Commissione europea che contiene le proposte prioritarie in sospeso, quindi, si auspica il completamento in tempi brevi dell’iter legislativo di approvazione della proposta di direttiva, al fine di rafforzare e completare il corpus normativo di riferimento in materia di parità di genere.

 

- Si ricorda, inoltre, la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio riguardante il miglioramento dell’equilibrio di genere fra gli amministratori senza incarichi esecutivi delle società quotate in Borsa e relative misure, sulla quale l’Assemblea legislativa aveva partecipato alla consultazione promossa dalla Commissione europea nel 2012, coinvolgendo attivamente associazioni ed enti locali del territorio e si rileva che, benché inserita lo scorso anno nell’Allegato III relativo alle proposte prioritarie per i co-legislatori ancora pendenti, non risulta ancora essere stata adottata. Ribadisce, quindi, l’importanza di concludere in tempi rapidi l’iter di approvazione, che consentirebbe di rendere il quadro normativo europeo (e le politiche) sulla parità di genere ancora più complete e efficaci, e invita la Giunta ad attivarsi in tal senso nelle opportune sedi.

 

lll) Impegna la Giunta e l’Assemblea ad assicurare il massimo raccordo in fase ascendente, informandosi tempestivamente e reciprocamente all’avvio dell’esame degli atti, sia di quelli indicati nella Sessione europea sia degli ulteriori atti eventualmente presi in esame;

 

mmm) sottolinea l’importanza di assicurare, da parte della Giunta regionale, l’informazione circa il seguito dato alle iniziative dell’Unione europea sulle quali la Regione ha formulato osservazioni e sulle posizioni assunte a livello europeo e nazionale, in particolare in sede di Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.

 

Con riferimento alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla attuazione del diritto dell’Unione europea (cd. fase discendente):

 

nnn) sottolinea l’approvazione della legge regionale 14 luglio 2017 n. 14 (Legge comunitaria regionale per il 2017), presentata dalla Giunta regionale ai sensi dell’art. 8 della legge regionale n. 16 del 2008, che ha consentito di dare recepimento ed integrare la disciplina sanzionatoria dettata per il settore vitivinicolo a livello nazionale ed europeo, di allineare la normativa regionale relativa al settore apistico e di intervenire in diversi settori con la previsione di disposizioni in materia di caccia, commercio, energia, turismo, agroalimentare, ambiente e società dell’informazione. Si segnala, inoltre, la previsione dell’istituzione dell’ufficio di collegamento denominato EUROPASS. Anche nel 2017, unitamente alla legge comunitaria regionale è stata presentata, e approvata, la legge regionale 18 luglio 2017, n. 15 (Collegato alla legge comunitaria regionale 2017 - abrogazioni di leggi regionali), strumento di “manutenzione” dell’ordinamento regionale, ispirato al programma REFIT dell’Unione europea, attraverso cui si è proceduto all’abrogazione di 77 leggi regionali non più applicate o applicabili, adottate prevalentemente nel periodo che intercorre tra il 1991 e il 2000.

 

ooo) Segnala la presentazione da parte della Giunta anche per l’anno 2018 del progetto di legge comunitaria regionale con l’obiettivo di adeguare l’ordinamento regionale all’ordinamento europeo con riferimento alla parziale riforma della legge regionale 17 novembre 2017, n. 21 (Norme in materia di produzione e vendita del pane e dei prodotti da forno e per la loro valorizzazione) e alla normativa regionale relativa al commercio in forma hobbistica (legge regionale n. 12 del 1999).

 

ppp) Con riferimento alla direttiva 2011/24/UE concernente l'applicazione dei diritti dei pazienti relativi all'assistenza sanitaria transfrontaliera, recepita dallo Stato con il decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 38 (Attuazione della direttiva 2011/24/UE concernente l'applicazione dei diritti dei pazienti relativi all'assistenza sanitaria transfrontaliera, comportante misure destinate ad agevolare il riconoscimento delle ricette mediche emesse in un altro stato membro) e dalla Regione nel Titolo III della legge regionale 16 luglio 2015, n. 9 (Legge comunitaria regionale per il 2015), segnala lo svolgimento di un’attività istruttoria di confronto con i referenti delle diverse Regioni e del Ministero della Salute sul testo delle linee guida nazionali, predisposte in applicazione del citato decreto legislativo n. 38 del 2014 e approvate con un’intesa in Conferenza Stato Regioni in data 21 dicembre 2017, e lo svolgimento della verifica della conformità delle linee guida regionali attualmente in corso di approvazione. Invita, quindi, la Giunta a proseguire in tempi rapidi con la valutazione delle linee guida, ai fini della successiva approvazione da parte della Regione, così da garantire una compiuta e omogenea attuazione sul territorio regionale del decreto legislativo che dà attuazione alla direttiva 2011/24/UE concernente l'applicazione dei diritti dei pazienti relativi all'assistenza sanitaria transfrontaliera.

 

qqq) Con riferimento alla direttiva 2014/52/UE del 16 aprile 2014 del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2011/92/UE concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati il cui termine di recepimento era previsto per il 16 maggio 2017, si segnala l’adozione del decreto legislativo 16 giugno 2017, n. 104 che, modificando il Codice dell’Ambiente, ha dato attuazione alla direttiva 2014/52/UE e, ai fini dell’adeguamento dell’ordinamento regionale, l’approvazione della legge regionale 20 aprile 2018, n. 4 (Disciplina della valutazione dell’impatto ambientale dei progetti).

 

rrr) Invita la Giunta, alla luce del completamento del recepimento statale, ad effettuare le verifiche necessarie a garantire il successivo adeguamento dell’ordinamento regionale, procedendo eventualmente alla presentazione del progetto di legge europea regionale ai sensi della legge regionale n. 16 del 2008, delle seguenti direttive: direttiva 2014/23/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 26 febbraio 2014 sull'aggiudicazione dei contratti di concessione; direttiva 2014/24/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 26 febbraio 2014 sugli appalti pubblici e che abroga la direttiva 2004/18/CE e direttiva 2014/25/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 26 febbraio 2014 sulle procedure d'appalto degli enti erogatori nei settori dell'acqua, dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali e che abroga la direttiva 2004/17/CE, recepite con il decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50 (Attuazione delle direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE sull'aggiudicazione dei contratti di concessione, sugli appalti pubblici e sulle procedure d'appalto degli enti erogatori nei settori dell'acqua, dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali, nonché per il riordino della disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture), in merito al quale si segnala l’entrata in vigore del decreto correttivo (decreto legislativo 19 aprile 2017, n. 56 “Disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50”); direttiva 2015/2193/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 25 novembre 2015 relativa alla limitazione delle emissioni nell'atmosfera di taluni inquinanti originati da impianti di combustione medi, recepita con il decreto legislativo 15 novembre 2017, n. 183 (Attuazione della direttiva (UE) 2015/2193 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 novembre 2015, relativa alla limitazione delle emissioni nell'atmosfera di taluni inquinanti originati da impianti di combustione medi, nonché per il riordino del quadro normativo degli stabilimenti che producono emissioni nell'atmosfera, ai sensi dell'art. 17 della legge 12 agosto 2016, n. 170);

 

sss) con riferimento alla direttiva 2014/94/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 ottobre 2014 sulla realizzazione di un'infrastruttura per i combustibili alternativi recepita con il decreto legislativo 16 dicembre 2016, n. 257 (Disciplina di attuazione della direttiva 2014/94/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2014, sulla realizzazione di una infrastruttura per i combustibili alternativi), si ricorda che a seguito della presentazione da parte della Commissione europea di due successivi pacchetti di misure per una mobilità pulita e sostenibile, che comprendono anche la Comunicazione “Verso l'uso più ampio possibile di combustibili alternativi: un piano d'azione sulle infrastrutture per i combustibili alternativi a norma dell'art. 10, paragrafo 6, della direttiva 2014/94/UE, compresa la valutazione di quadri strategici a norma dell'art. 10, paragrafo 2, della direttiva 2014/94/UE”, la Regione ha formulato osservazioni con l’approvazione delle Risoluzioni della I Commissione ogg. 6191 del 7 marzo 2018 e ogg. 4991 del 18 luglio 2017, e si invita la Giunta a verificare gli adempimenti eventualmente necessari a garantire l’adeguamento dell’ordinamento regionale, ponendo particolare attenzione all’eventuale impatto sui piani regionali territoriale, energetico e dei trasporti.

 

ttt) Invita la Giunta regionale a monitorare il percorso di recepimento statale ancora in atto, effettuando nel frattempo le verifiche necessarie per l’adeguamento dell’ordinamento regionale, procedendo eventualmente alla presentazione del progetto di legge europea regionale ai sensi della legge regionale 16 del 2008, delle seguenti direttive: direttiva 2014/55/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 16 aprile 2014 relativa alla fatturazione elettronica negli appalti pubblici, inserita nell’Allegato B della legge 12 luglio 2015, n. 114 (Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2014), anche alla luce della decisione di esecuzione della Commissione europea 16 ottobre 2017, n. 2017/1870/UE relativa alla pubblicazione dei riferimenti della norma europea sulla fatturazione elettronica e dell'elenco delle sintassi a norma della direttiva 2014/55/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (Testo rilevante ai fini del SEE); direttiva 2016/2102/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 ottobre 2016, relativa all'accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili degli enti pubblici, il cui termine di recepimento è previsto per il 23 settembre 2018, e per l’attuazione della quale l’art. 14 della legge 25 ottobre 2017, n. 163 (Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2016-2017) detta i princìpi e criteri direttivi; direttiva (UE) 2016/2284 del Parlamento europeo e del Consiglio del 14 dicembre 2016 concernente la riduzione delle emissioni nazionali di determinati inquinanti atmosferici, che modifica la direttiva 2003/35/CE e abroga la direttiva 2001/81/CE, il cui termine di recepimento è previsto per il 1° luglio 2018, inserita nell’Allegato A della legge 25 ottobre 2017, n. 163 (Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2016-2017).

 

uuu) con riferimento alla la direttiva (UE) 2018/410 del Parlamento europeo e del Consiglio del 14 marzo 2018 che modifica la direttiva 2003/87/CE per sostenere una riduzione delle emissioni più efficace sotto il profilo dei costi e promuovere investimenti a favore di basse emissioni di carbonio e la decisione (UE) 2015/1814 pubblica sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea del 19 marzo 2018, su cui la Regione ha formulato osservazioni con la Risoluzione della I Commissione ogg. 1454 del 13 ottobre 2015, invita la Giunta regionale a seguire l’avvio del percorso di recepimento statale, effettuando nel frattempo le verifiche necessarie a garantire il successivo adeguamento dell’ordinamento regionale.

 

vvv) Con riferimento alla Raccomandazione del Consiglio del 22 maggio 2017 sul quadro europeo delle qualifiche per l’apprendimento permanente, che abroga la raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 aprile 2008, sulla costituzione del quadro europeo delle qualifiche per l’apprendimento permanente (2017/C 189/03), sulla base di quanto riportato nella Relazione programmatica del Governo sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea per il 2018, si segnala che al fine di dare attuazione ed operatività a quest’ultima, le attività del Governo “(…) verteranno sulla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di riconoscimento e certificazione delle competenze, mediante l’istituzione del Quadro Nazionale delle Qualificazioni (QNQ). Inoltre, per intervenire sul piano della formazione e occupazione di qualità, il Governo sta elaborando il nuovo Piano nazionale per la garanzia di qualità nel sistema di istruzione e formazione, che dovrebbe trovare attuazione a partire dal 2018 inserendosi nel quadro europeo di riferimento per la garanzia della qualità dell'istruzione e della formazione professionale (EQAVET) …”. Alla luce di quanto riportato e in considerazione delle osservazioni della Regione, approvate con la Risoluzione della I Commissione ogg. 2963 del 18 luglio 2016, sul pacchetto di misure relative alla Nuova agenda per le competenze per l'Europa, che ricomprendeva la proposta di raccomandazione del Consiglio sul Quadro europeo delle qualifiche per l'apprendimento permanente che abroga la raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 aprile 2008, si invita la Giunta a verificare le modalità più idonee a dare attuazione alle raccomandazioni in essa contenute, assicurando la coerenza rispetto agli interventi nazionali e il monitoraggio dei risultati raggiunti.

 

www) invita la Giunta a continuare a monitorare l’iter delle proposte di atti legislativi europei sui quali la Regione si è pronunciata in fase ascendente, così da verificare, una volta approvate, le eventuali disposizioni di competenza regionale e garantire il rapido adeguamento dell’ordinamento ricorrendo, laddove possibile, allo strumento della legge europea regionale, previsto dalla legge regionale n. 16 del 2008;

 

xxx) rinnova l’invito alla Giunta regionale ad adoperarsi nelle opportune sedi affinché sia data rapida attuazione al comma 5 dell’art. 40 della legge n. 234 del 2012, che prevede espressamente che: “Il Presidente del Consiglio dei Ministri o il Ministro per gli affari europei ogni sei mesi informa le Camere sullo stato di recepimento delle direttive europee da parte delle regioni e delle province autonome nelle materie di loro competenza, secondo modalità di individuazione di tali direttive da definire con accordo in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano”, così da facilitare l’individuazione delle direttive, o altri atti legislativi europei, che incidono su materie di competenza statale e regionale;

 

yyy) evidenzia, infine, che soprattutto con riferimento alle direttive europee più complesse e che intervengono trasversalmente in più settori in cui, sul piano interno, si intrecciano competenze legislative dello Stato e delle Regioni, una partecipazione sistematica da parte delle Regioni alla fase ascendente potrebbe facilitare non solo l’applicazione del citato art. 40, comma 5, della legge n. 234 del 2012, consentendo di avere con congruo anticipo informazioni utili per la successiva individuazione delle competenze relative alle direttive da recepire, ma anche la definizione della posizione delle Regioni in sede di Conferenza delle Regioni e Province autonome, anche ai fini dell’eventuale richiesta dell’intesa di cui all’art. 24, comma 4, della legge n. 234 del 2012.

 

Al fine di favorire la massima circolazione orizzontale e verticale delle informazioni:

 

zzz) segnala la sezione del sito internet dell’Assemblea legislativa “L’Assemblea in Europa” che costituisce il punto di raccolta unitario, per i cittadini e gli altri soggetti interessati, delle informazioni e dei risultati sulle attività di partecipazione della Regione ai processi decisionali europei;

 

aaaa) si impegna a mantenere un rapporto costante con il Parlamento europeo, il Comitato delle regioni, il Network Sussidiarietà e la rete REGPEX, e le altre Assemblee legislative regionali, italiane ed europee, anche attraverso la partecipazione alle attività della CALRE, favorendo lo scambio di informazioni sulle rispettive attività, la collaborazione e lo scambio di buone pratiche per intervenire efficacemente nel processo decisionale europeo;

 

bbbb) ribadisce l’impegno a verificare nelle sedi più opportune il seguito dato alle osservazioni formulate sugli atti e le proposte legislative della Commissione europea e trasmesse con Risoluzione al Governo e al Parlamento nazionale, ai sensi della legge n. 234 del 2012, per contribuire alla definizione della posizione italiana da sostenere nei negoziati presso le Istituzioni europee, considerato che la stessa legge prevede che il Governo riferisca delle osservazioni che riceve dalle Regioni, del seguito dato e delle iniziative assunte nella Relazione consuntiva annuale al Parlamento nazionale;

 

cccc) sottolinea l’importanza di dare attuazione, con continuità e nei tempi stabiliti dalla legge, all’art. 24, comma 2, della legge n. 234 del 2012 che assicura, nelle materie di competenza delle Regioni, l’informazione qualificata e tempestiva da parte del Governo sui progetti di atti legislativi dell’Unione europea, attraverso l’invio anche ai Consigli regionali e alle Giunte, tramite le rispettive Conferenze, delle relazioni elaborate dall’amministrazione con competenza prevalente per materia e inviate alle Camere dal Dipartimento per le politiche europee entro 20 giorni dalla trasmissione del progetto di atto legislativo, ai sensi dell’ art. 6, comma 4;

 

dddd) si impegna ad inviare la presente Risoluzione al Senato, alla Camera, al Governo – Dipartimento politiche europee, al Parlamento europeo e ai parlamentari europei della circoscrizione nord-est, al Comitato delle regioni e ai suoi membri emiliano-romagnoli, alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, alla Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome e alla Conferenza delle Assemblee legislative regionali europee (CALRE).

 

 

Approvata a maggioranza dei presenti nella seduta antimeridiana del 21 maggio 2018

Espandi Indice