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Legislatura VIII- Atto di indirizzo politico ogg. n. 1764

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 RISOLUZIONE
L'Assemblea Legislativa della Regione Emilia
Romagna
considerati
- gli scarsissimi risultati, come riferito dagli
organi di stampa e trapelato dai commenti di
opinionisti e politici, raggiunti dalla spedizione
governativa italiana in Cina , sotto la guida del
premier Prodi;
- che, a fronte di questo insuccesso annunciato,
Prodi ha dimostrato platealmente di non
rappresentare i sentimenti etici, morali e politici
degli Italiani compiendo l'ennesimo passo falso
quando ha annunciato di guardare con favore
all'abolizione dell'embargo sulle armi, imposto
alla Cina dopo la sanguinosa repressione militare
delle manifestazioni di Piazza Tien An Men nel
1989, dove morirono centinaia forse migliaia di
giovani che chiedevano libertà e democrazia ad un
governo comunista corrotto e totalitario;
- inoltre, al di là del rischio di un riarmo
incontrollato della Cina, la fine dell'embargo
avrebbe un importante significato politico.
Segnerebbe, infatti, la fine della condanna da
parte dell'Europa nei confronti del regime cinese
per quanto avvenuto a Piazza Tien An Men, mentre da
allora non c'è stato, in Cina, nessun sensibile
miglioramento sul fronte del rispetto dei diritti
umani, né la minima condanna del massacro del 1989.
Non è ancora noto il numero ufficiale delle vittime
e l'evento è stato del tutto rimosso dalle
autorità;
- che il Governo cinese, pur aprendosi al liberismo
commerciale, non ha compiuto gli stessi passi sul
piano della libertà della persona, della democrazia
e dei diritti umani, tanto che le proteste vengono
ancora ferocemente represse come accaduto nel 2005
nella provincia meridionale del Guand Dong;
- che continua in Cina la persecuzione dei
cristiani, imprigionati e torturati o rinchiusi nei
famigerati laogai;
- che esistono in territorio cinese almeno mille
laogai, campi di concentramento dove sono costretti
a lavorare in condizioni disumane diversi milioni
di uomini, donne e bambini a vantaggio del partito
comunista cinese e di numerose multinazionali che
investono e producono in Cina;
- che i laogai rappresentano solo una parte della
pedagogia del terrore ancora ben presente in Cina
con esecuzioni di massa, organi espiantati dai
condannati a morte e venduti, migliaia di aborti e
sterilizzazioni forzate, abuso della psichiatria a
scopo di repressione politica;
che Prodi ed i suoi Ministri compresa la radicale
Bonino, cosiddetta paladina di diritti umani,
mentre chiedevano la fine dell'embargo sulle armi
non hanno trovato i modi per invitare ufficialmente
la Cina ad abbandonare la stagione delle
repressioni ed a ripristinare nel loro Paese i
diritti umani e la libertà religiosa, in
particolare per i cristiani martirizzati;
- il portavoce della Commissione europea,
responsabile degli Affari Esteri, nel corso della
conferenza stampa dell'Esecutivo europeo ha
ribadito che l'UE prima di affrontare la questione
di porre fine all'embargo delle armi, intende
verificare gli eventuali progressi effettuati in
Cina nell'ambito dei diritti umani, progressi che
al momento non sembrano esserci;
- la legge n. 185 del 1990 prevede che
l'esportazione e il transito di materiale di
armamento siano vietate verso i paesi nei cui
confronti sia stato dichiarato l'embargo totale o
parziale delle forniture belliche da parte delle
Nazioni Unite o dell'Unione europea, nonché verso i
Paesi i cui governi sono responsabili di gravi
violazioni, accertate, dei diritti umani;
esprime
la più ferma condanna al Premier Prodi ed ai suoi
Ministri per aver proclamato la disponibilità del
Governo italiano a porre fine all'embargo delle
armi in Cina;
depreca
che non ci sia stata da parte degli stessi una
chiara e ferma presa di posizione nei confronti del
regime cinese sulla libertà, sui diritti umani e
sulla fine della persecuzione contro i cristiani,
accontentandosi di fumose assicurazioni riguardanti
un futuro lontano;
invita il Governo italiano
- a smentire l'apertura alla fine dell'embargo
delle armi alla Cina;
- a rispettare quanto stabilito dalla legge n. 185
del 1990 che, al comma 6, dell'articolo 1, prevede
che l'esportazione ed il transito di materiale di
armamento siano vietati:
a) verso i Paesi nei quali sia stato dichiarato
l'embargo totale o parziale delle forniture
belliche da parte delle Nazioni Unite o dall'Unione
europea;
b) verso i Paesi i cui governi sono responsabili di
gravi violazioni accertate in materia di diritti
umani;
- ad assumere immediate iniziative nei confronti
del Governo cinese contro le repressioni e le
violenze e perché si instauri in quel Paese una
cultura e politiche per i diritti umani, in
particolare per quel che riguarda lo schiavismo ed
il lavoro forzato che costituisce il primo fattore
di interesse e di attrattiva anche per i nostri
mercati, così come ben esplicitato da esimi
esponenti nazionali della sinistra.
Andrea Leoni
Luigi Francesconi
Fabio Filippi
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