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Legislatura X- Atto di indirizzo politico ogg. n. 7465

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Oggetto:
Testo presentato:
Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi di concerto con il Governo affinché anche nei territori montani della regione Emilia-Romagna si possa coniugare il diritto di nascere in montagna con il diritto di nascere in sicurezza, aggiornando i requisiti e gli standard organizzativi, tecnologici e di sicurezza che i punti nascita con volumi di attività inferiori a 500 parti all'anno devono possedere, tenendo conto anche delle caratteristiche economiche, sociali e orografiche di alcuni territori, prendendo inoltre in considerazione le valutazioni che hanno portato alla riapertura del punto nascite di Cavalese e le segnalazioni da inserirsi in una nuova richiesta di deroga finalizzata a far riprendere l’attività punto nascite di Pavullo nel Frignano. (08 11 18) A firma del Consigliere: Galli

Testo:

RISOLUZIONE

 

L’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna

 

Premesso che

  • La Legge regionale sulla Montagna n.2 del 20 gennaio 2004 ha come obiettivo, mediante politiche territoriali, lo sviluppo delle zone montane, a prevenire e contrastare fenomeni di spopolamento nelle zone montuose, a tutelare e garantire ai cittadini ed alle imprese in aree montane adeguati livelli di servizi pubblici e servizi socialmente utili e, infine, a salvaguardare le comunità montane;
  • Con la Delibera della Giunta Regionale Emilia-Romagna n. 1112 del 24/07/2017 si sono avviate le procedure per la richiesta di deroga al competente Ministero, ai sensi del DM 11/11/2015, per il Punto Nascita di Pavullo nel Frignano con volume di attività al 31/12/2016, inferiore ai 500 parti/anno e in condizioni orogeografiche difficili;
  • Nel 4 Ottobre del 2017, il punto nascite di Pavullo nel Frignano, in Provincia di Modena, ha cessato la sua attività a seguito del parere consultivo contrario espresso dal Comitato Percorso Nascita nazionale sulla istanza di deroga presentata dalla Regione Emilia-Romagna;
  • Nei Comuni dell’Alto Frignano: Fiumalbo, Pievepelago e Riolunato, la Domenica non vi è copertura dell’emergenza urgenza con ambulanza in pronta partenza 24 ore su 24 con ovvie difficoltà al rispetto delle tempistiche d’intervento (ossia inferiori ai 20 minuti) secondo quanto previsto dalla legge nazionale per le aree extraurbane.

 

Evidenziato che

  • Le distanze ed i tempi di percorrenza dai Comuni del Frignano verso le strutture ospedaliere di primo e secondo livello (punti nascita alternativi a quello di Pavullo) sono superiori a quanto indicato nella relazione della Commissione Tecnica allegata alla richiesta di Deroga della Regione;
  • Nella valutazione dell’elemento orogeografico non si è tenuto conto delle frazioni altamente popolate (500/600 residenti), per le quali i tempi e le distanze di percorrenza risultano ancora maggiori;
  • Anche solo 5 minuti possono essere vitali per un’emergenza ostetrica e che l’elisoccorso è precluso alla donna in travaglio;
  • In caso di imminente parto, il tempo che trascorrerebbe tra la richiesta di intervento e l’arrivo dei soccorsi rischierebbe di non rientrare nella tempistica che viene definita “golden hour”, che prevede l’intervento nell’arco di un’ora per i soccorsi urgenti in favore di utenti in rischio di vita;
  • Che vi è un solo elisoccorso per tutta la Regione Emilia-Romagna adibito al volo notturno;
  • Che il vettore aereo, nonostante il recente potenziamento con la dotazione di elisoccorso a visore notturno, in condizioni meteo e/o di scarsa visibilità non può essere usato né di giorno né di notte, impedendo l’arrivo del professionista, quale l’anestesista, in grado di stabilizzare la donna gravida in travaglio ed il neonato in un’emergenza urgenza ostetrica;
  • La copertura H24 del servizio di trasporto in emergenza urgenza è prevista dalla Delibera n. 44 del 26/01/2009 e, ad oggi, nei comuni di Pievepelago, Fiumalbo e Riolunato, l’infermiere del 118 è assente dalle 8:00 alle 20:00.

 

Considerato che

  • Nell’anno intercorso dalla chiusura del punto nascite in questione, si sono verificate circostanze con disagi e complicazioni per le gestanti residenti nelle zone di montagna a causa della distanza occorrente per arrivare nell’ospedale più vicino;
  • Il numero di parti minino 500/1000 per dichiarare sicuro un punto nascite è un criterio previsto dall’Accordo Stato-Regioni del 16 Dicembre 2010, ma non avrebbe elementi di duttilità in quanto non terrebbe conto delle caratteristiche economiche, sociali e orografiche di alcuni territori e nemmeno di alcune valutazioni scientifiche sanitarie suggerite anche da esperienze concrete;

 

Rilevato che

  • Il 9 ottobre dell’anno corrente, il Comitato Percorso Nascita ha stabilito la riapertura del punto nascite dell’Ospedale di Cavalese, in provincia di Trento, attraverso un percorso comune tra Ministero della Salute, Amministrazione provinciale autonoma e Amministrazioni locali trentine;
  • La Regione Emilia-Romagna potrebbe riferire anche al punto nascite di Pavullo le valutazioni che hanno portato alla riapertura del suddetto punto nascite e quindi inserirlo in una nuova richiesta di deroga presentata dalla Regione medesima al fine di riconsiderare il parere espresso dal Comitato Percorso Nascita nazionale;
  • La Regione Emilia-Romagna dovrebbe porre in essere scelte strategiche sui Punti nascita delle zone montane che non pongano a repentaglio le partorienti ed i nascituri e tengano in considerazione i tempi delle urgenze e di intervento;
  • La valorizzazione delle realtà montane avviene, anche, mediante il mantenimento dei servizi sanitari sul territorio onde consentire ai residenti nelle zone medesime di usufruire di servizi sociali attrezzati ed agevolmente raggiungibili;
  • L’importanza di mantenere aperti presidi sanitari nelle zone montane, non è solamente un elemento di valore e di servizi per tali zone, ma eviterebbe di incrementare la pressione del numero dei pazienti verso i poli ospedalieri e presidi sanitari ubicati in pianura.

 

Impegna la Giunta

 

  • Ad attivarsi di concerto con il Governo affinchè anche nei territori montani della Regione Emilia-Romagna si possa coniugare il diritto di nascere in montagna con il diritto di nascere in sicurezza, aggiornando i requisiti e gli standard organizzativi, tecnologici e di sicurezza che i punti nascita con volumi di attività inferiori a 500 parti all’anno devono possedere, tenendo conto anche delle caratteristiche economiche, sociali e orografiche di alcuni territori;
  • A prendere in considerazione le valutazioni che hanno portato alla riapertura del punto nascite di Cavalese e le segnalazioni suesposte da inserirsi in una nuova richiesta di deroga finalizzata a far riprendere l’attività al punto nascite di Pavullo nel Frignano.

 

 

Andrea Galli

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