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176.

 

SEDUTA DI MERCOLEDÌ 7 MAGGIO 2014

 

(ANTIMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE COSTI

 

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è raggiungibile dalla Ricerca oggetti

 

Ricordo del consigliere Maurizio Cevenini

PRESIDENTE (Costi)

 

SESSIONE COMUNITARIA

 

OGGETTO 5377

Relazione per la Sessione Comunitaria dell'Assemblea legislativa per l'anno 2014, ai sensi dell'art. 5 della L.R. n. 16/2008.

(Discussione e conclusioni)

OGGETTO 5486

Risoluzione proposta dal Presidente Lombardi su mandato della I Commissione: "Sessione europea 2014. Indirizzi relativi alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla fase ascendente e discendente del diritto dell'Unione europea".

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Costi)

LOMBARDI, relatore

PRESIDENTE (Costi)

VECCHI Luciano (PD)

MANDINI (Italia dei Valori)

BAZZONI (Forza Italia - PDL)

SCONCIAFORNI (Fed. della Sinistra)

GRILLINI (Misto)

NOÈ (UDC)

CORRADI (Lega Nord)

ERRANI, presidente della Giunta

GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega alle Politiche Europee

PRESIDENTE (Costi)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Comunicazioni prescritte dall’articolo 68 del Regolamento interno

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE COSTI

 

La seduta ha inizio alle ore 10,15

 

PRESIDENTE (Costi): Dichiaro aperta la centosettantaseiesima seduta della IX legislatura dell’Assemblea legislativa.

Interpello i presenti per sapere se vi sono osservazioni sul processo verbale relativo alla seduta

 

antimeridiana del 15 aprile 2014 (n. 175);

 

inviato ai consiglieri unitamente all’avviso di convocazione di questa tornata.

Se non ci sono osservazioni il processo verbale si intende approvato.

 

(È approvato)

 

PRESIDENTE (Costi): Do comunicazione delle assenze. Il consigliere Manfredini comunica che oggi non potrà essere presente in Aula e l’assessore Melucci è impegnato in un’attività istituzionale per cui non potrà essere presente.

 

(Le comunicazioni prescritte dall’articolo 68 del Regolamento interno sono riportate in allegato)

 

Ricordo del consigliere Maurizio Cevenini

 

PRESIDENTE (Costi): Come ho avuto modo di informare sia i componenti dell’Ufficio di Presidenza, con cui abbiamo concordato questa modalità, sia i Capigruppo e il Presidente della Giunta regionale, in apertura di questa seduta assembleare che si svolge oggi 7 maggio propongo un minuto di silenzio per ricordare il collega Maurizio Cevenini, scomparso l’8 maggio del 2012.

 

(L’Assemblea, in piedi, osserva un minuto di silenzio)

 

PRESIDENTE (Costi): Un abbraccio a Maurizio e alla sua famiglia e grazie per aver partecipato a questo momento collettivo.

 

SESSIONE COMUNITARIA

 

OGGETTO 5377

Relazione per la Sessione Comunitaria dell'Assemblea legislativa per l'anno 2014, ai sensi dell'art. 5 della L.R. n. 16/2008

(Discussione e conclusioni)

 

OGGETTO 5486

Risoluzione proposta dal Presidente Lombardi su mandato della I Commissione: "Sessione europea 2014. Indirizzi relativi alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla fase ascendente e discendente del diritto dell'Unione europea"

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Costi): Ricordo che i lavori sono stati concordati con i Presidenti dei gruppi, pertanto si svolgeranno nelle modalità previste. Dopo il mio intervento, l’intervento del Presidente Lombardi, l’intervento dei rappresentanti dei gruppi assembleari, parlerà quindi il Presidente della Giunta regionale Vasco Errani, voteremo la risoluzione e concluderà Sandro Gozi, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con la delega alle Politiche Europee, che è in arrivo.

Gentili colleghi e gentili ospiti, la Sessione europea dell’Assemblea legislativa è il punto di partenza della partecipazione della Regione Emilia-Romagna ai processi decisionali dell’Unione europea e costituisce il momento cruciale della programmazione effettiva delle attività che impegneranno l’Assemblea legislativa e la Giunta regionale nel prossimo futuro. Giunti ormai al sesto anno consecutivo di attività possiamo affermare che la nostra Regione si è dotata nel tempo di meccanismi e procedure che funzionano e consentono un’interlocuzione costante e trasparente con il Governo, il Parlamento nazionale, le istituzioni europee sul tema complesso e ormai essenziale della partecipazione qualificata ai processi decisionali europei. Sottolineiamo quindi con soddisfazione il ruolo centrale che l’Assemblea legislativa ha svolto, continua a svolgere e il costante miglioramento della qualità delle iniziative messe in campo in questi anni che fanno della nostra realtà praticamente un unicum a livello nazionale. Ma la soddisfazione per i risultati raggiunti non deve fare passare in secondo piano quanto ancora resta da fare per costruire un sistema Paese in cui tutti gli attori istituzionali sia a livello nazionale sia territoriale siano in grado di collaborare efficacemente per costruire posizioni forti e condivise da far valere in Europa.

Raggiungere questo obiettivo implica certamente una grande conoscenza dei meccanismi che regolano il funzionamento delle istituzioni europee ma questa conoscenza deve essere funzionale a supportare l’azione del decisore politico cui spetta il compito più complesso: consegnare a tutti i cittadini europei una nuova visione di valori, di società, di economia. Insomma, un’Europa nuova. A questo proposito, il percorso di riforma costituzionale avviato pochi mesi fa e che punta a ridisegnare i compiti e le funzioni degli organi costituzionali e l’assetto di competenze dello Stato e delle Regioni, impone una riflessione approfondita sui risultati ottenuti in questi anni nella partecipazione ai processi decisionali europei, soprattutto alla luce della legge 234/2012 che, entrata in vigore poco più di un anno fa dopo un lungo iter di approvazione parlamentare, ha adeguato l’ordinamento italiano al Trattato di Lisbona, ridefinito i meccanismi di partecipazione alla formazione e attuazione delle politiche e del diritto dell’Unione europea e ha introdotto novità importanti e strumenti che sinora sono stati attuati solo parzialmente ma dal cui funzionamento complessivo dipende il successo di tutto il sistema Paese. Non ci dobbiamo nemmeno nascondere la delicatezza e la difficoltà di questo momento; siamo alle porte delle elezioni del Parlamento europeo, all’inizio di un percorso che porterà in pochi mesi al rinnovo di quasi tutte le istituzioni dell’Unione europea e in particolare alla nomina del nuovo Presidente della Commissione europea, senza dimenticare che a giugno inizierà il semestre della presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea. È evidente che si tratta di una fase cruciale che può rappresentare il punto di svolta per rilanciare il progetto europeo su basi e valori nuovi ma che potrebbe dare grande visibilità e spazio anche alle diverse forze euroscettiche che si stanno affacciando in tutti i paesi europei e che traggono forza dalla crisi di sistema cui l’Europa attuale così com’è non riesce ancora a dare risposte del tutto convincenti e comprensibili per i cittadini.

È essenziale a questo punto, e in questo vogliamo impegnarci in prima persona come Assemblea, che tutte le istituzioni facciano la propria parte per contribuire a superare l’idea di un’Europa astratta e lontana dai veri problemi delle persone. Siamo convinti infatti che le Regioni e soprattutto i Parlamenti regionali possano essere un intermediario importante tra istituzioni, politica e cittadini e possano dare un contributo concreto al superamento non solo del deficit democratico ma del crescente deficit di fiducia che sta investendo tutte le istituzioni e anche l’Unione europea. In quest’ottica il primo vero banco di prova per le Regioni per dare un segnale forte sarà la programmazione e la gestione dei fondi europei per il periodo 2014-2020 che si sta definendo proprio in questi giorni e che non a caso ha rappresentato uno dei principali temi politici affrontati nel corso dei lavori delle Commissioni assembleari che si conclude oggi con il dibattito in Aula e, come vi dicevo, con l’approvazione della risoluzione.

Prima di dare la parola al Presidente Lombardi, permettetemi di ringraziare tutti i nostri gentili ospiti. In primo luogo i due euro-parlamentari che oggi hanno voluto essere con noi, l’onorevole Franco Frigo e l’onorevole Vittorio Prodi, il vice prefetto vicario di Bologna, la dott.ssa Stentella, il Presidente del Consiglio comunale di Bologna, dott.ssa Lembi, il Presidente del Consiglio comunale di Parma in rappresentanza del sindaco Pizzarotti, dott. Vagnozzi, il Presidente ANCI Emilia-Romagna e Sindaco di Imola, dott. Manca e il Presidente dell’UNCEM Emilia-Romagna, dott. Pasini. Ringrazio anche tutti i gentili ospiti che sono oggi presenti sia delle associazioni di categoria sia delle altre amministrazioni che noi abbiamo invitato. Giustifico inoltre i senatori Rita Ghedini, Francesca Puglisi, Claudio Broglia, Sergio Lo Giudice e Gian Carlo Sangalli e gli onorevoli Marilena Fabbri, Donata Lenzi, Sandra Zampa, Paolo Bolognesi, Andrea De Maria e Carlo Galli che ci dicono: "Ringraziandovi dell’invito alla seduta assembleare di oggi, vi informiamo che ci trattengono a Roma improrogabili impegni parlamentari che impediscono di essere presenti come avremmo voluto. Siamo molto dispiaciuti, sarebbe stato particolarmente interessante partecipare, vogliamo ugualmente testimoniare la nostra attenzione e ci preme far pervenire la nostra ideale adesione all’iniziativa. Con l’occasione inviamo i nostri migliori saluti e auguri di buon lavoro".

Permettetemi infine di ringraziare in modo davvero sentito il relatore nonché Presidente della Prima Commissione, Marco Lombardi, l’Ufficio di Presidenza e tutta la Commissione per il grande lavoro che con passione, intelligenza e capacità hanno svolto - chiaramente hanno lavorato anche le altre Commissioni, per cui ringrazio tutti i Consiglieri - e hanno seguito in modo molto puntuale e preciso.

Do immediatamente la parola al Presidente Lombardi. Prego.

 

LOMBARDI, relatore: Grazie, presidente. Signori ospiti, egregi colleghi, giunti quasi al termine della legislatura europea e dopo cinque anni di nostra specifica attività regionale in relazione alla partecipazione alla fase ascendente del diritto europeo e all’adeguamento delle nostre leggi alle norme emanate da Bruxelles ci accingiamo anche quest’anno a concludere i lavori della Sessione europea dell’Assemblea legislativa prevista dalla nostra legge regionale 16/2008.

La Sessione europea di quest’anno, anche per il particolare momento di passaggio politico-istituzionale in cui si svolge, rappresenta l’occasione per trarre un ampio bilancio sull’attività svolta in questi ultimi anni e su quali risultati il nostro lavoro abbia prodotto nell’interesse dei cittadini e delle imprese emiliano-romagnole.

In premessa si può certamente affermare che in questi cinque anni di intensa attività siamo passati da una percezione di Europa sfumata e lontana alla consapevolezza di quanto invece l’appartenenza all’Unione europea influisca e pervada la legislazione e le politiche nazionali e regionali. Una presenza sempre più influente che però si accompagna anche all’odierna diffusa percezione di un’Europa ostile e talvolta addirittura prevaricatrice dei diritti dei Paesi membri, soprattutto quelli collocati nell’area mediterranea. Il perdurare della crisi per un periodo così lungo e la sensazione che anche un’eventuale ripresa non ristabilirà in tempi rapidi le prospettive di vita a cui eravamo abituati solo pochi anni fa mettono a rischio la tenuta sociale e favoriscono l’emergenza di spinte nazionaliste e antieuropeiste.

La nostra Regione, seppur critica nei confronti di questa Europa così com’è, intende contenere tali spinte dimostrando anche con la propria azione che cambiarla si può e si deve ed è anche con tale obiettivo che in questi anni, pur consci delle difficoltà e dei limiti, ci siamo dedicati a diffondere nel territorio regionale il messaggio che conoscendo in maniera approfondita le politiche e i meccanismi di funzionamento dell’Unione europea, partecipando attivamente ai processi decisionali e alla cosiddetta fase ascendente e promuovendo il coinvolgimento degli stakeholders regionali in questo processo è possibile anche incidere nella formazione degli atti europei facendo presenti le esigenze concrete dei territori. Per questo, anche grazie alla nostra attività di questi anni, auspico che le Regioni sappiano farsi interpreti dei bisogni dei cittadini contribuendo ad offrire soluzioni concrete ai problemi drammatici come la disoccupazione e la povertà dando un contributo importante anche al percorso di riforme istituzionali che è stato avviato e che ritengo debba andare nella direzione di una ridefinizione del ruolo regionale che tenga fortemente presente la necessità di consolidare e rafforzare i meccanismi e gli strumenti di partecipazione ai processi decisionali europei nel nostro Paese. Le politiche verso cui l’Europa sta cercando di muoversi sono chiare e tutte si inquadrano nella strategia Europa 2020.

Cosa più complicata e oggetto di discussione accesa tra gli Stati membri all’interno degli Stati tra le varie forze politiche è il modo in cui raggiungere tali obiettivi e soprattutto come raggiungerli in maniera uniforme riducendo gli squilibri che in questi ultimi dieci anni si sono prodotti all’interno dell’Unione europea.

La complessa situazione economica-finanziaria nella quale ci troviamo impone dunque risposte che non possono essere meramente tecniche bensì profondamente politiche e che richiedono scelte complessive e coraggiose di orientamento dell’assetto sociale ed economico del futuro. In quest’ottica sviluppare a livello europeo una migliore competitività non legata unicamente a fattori di costo diventa essenziale per la maggior parte degli Stati membri e ancora di più per l’Italia, che resta il secondo paese manifatturiero dell’Unione europea. Di conseguenza la formazione del personale e l’innovazione dei prodotti e dei processi dovranno costituire gli asset su cui muovere l’intera strategia e azione dell’Unione europea nei prossimi anni.

Ad esempio un settore per noi fondamentale come il turismo che si affaccia per la prima volta nelle politiche dell’Unione europea, seppure non come politica autonoma ma in modo trasversale, si possono trovare adeguate forme di finanziamento. Si aprono infatti nuove possibilità grazie a un supporto di diversi fondi europei purché si abbia la capacità di proporre progetti ben strutturati e tecnicamente rispondenti alle normative europee che in parte si dovranno ancora costruire e che quindi speriamo di poter contribuire a definire. Un altro elemento di rilievo con riferimento alla fase discendente è stato la presentazione del progetto di legge comunitaria della Giunta regionale per il 2014 che anche in attuazione degli indirizzi dell’Assemblea legislativa per la Sessione europea dello scorso anno ha consentito di chiudere il cerchio virtuoso della partecipazione ai processi decisionali dell’Unione europea basato sul collegamento tra la fase ascendente e la fase discendente.

Un ulteriore fattore che influisce nel contesto generale in cui si muove la Regione è l’avvio del percorso di riforma costituzionale che dovrebbe ridisegnare i compiti e le funzioni degli organi costituzionali oltre che l’assetto di competenze dello Stato e delle Regioni e che necessariamente inciderà anche sui meccanismi di partecipazione ai processi decisionali dell’Unione europea. A tal proposito, la legge 234/2012 ha introdotto novità importanti con riferimento al ruolo regionale delle Assemblee legislative in particolare, ma ancora non sono stati attuati tutti i meccanismi necessari a garantirne il corretto funzionamento. Il percorso di revisione della legge regionale 16/2008 rappresenterà infine un’importante occasione per migliorare ulteriormente il funzionamento e la trasparenza dei nostri strumenti di partecipazione alla fase ascendente e discendente ma sarà anche influenzato da profondi cambiamenti che si stanno profilando a tutti i livelli istituzionali. Per completare il quadro, si segnala che è proseguita la collaborazione con le altre Assemblee regionali presso la Conferenza dei Presidenti, che svolge anche attività di coordinamento tra le Commissioni consiliari competenti in materia europea, con lo scopo di favorire lo scambio di buone pratiche e di informazioni con le altre Assemblee. Con riferimento alla partecipazione dell’Assemblea legislativa all’attività della Conferenza delle Assemblee legislative regionali europee (CALRE), si segnala la partecipazione a due gruppi di lavoro, nello specifico: il gruppo di lavoro sussidiarietà e il gruppo di lavoro sulla politica di coesione.

Anche quest’anno, in preparazione dei lavori della Sessione europea 2014, il 10 febbraio si è svolta in Prima Commissione l’audizione degli stakeholders, strumento di partecipazione previsto dalla legge regionale n. 16 del 2008. L’audizione ha l’obiettivo di coinvolgere attivamente in modo trasparente il "sistema regionale" nell’individuazione delle priorità da seguire sia nel corso dei lavori della Sessione europea sia nell’ambito delle iniziative che vi daranno seguito. Va sottolineato come la partecipazione sia notevolmente aumentata da un anno all’altro, confermando così l’efficacia di questa modalità di coinvolgimento dei portatori di interesse. Delle segnalazioni emerse si è tenuto conto nel corso dei successivi lavori delle Commissioni assembleari, come si evince dalle iniziative segnalate all’interno del programma di lavoro 2014 della Commissione Europea e dei principali temi su cui si è sviluppato il dibattito politico. Più nel dettaglio, con riferimento alla prossima politica di coesione e alla programmazione dei fondi strutturali per il periodo 2014-2020, sono state sollevate numerose questioni collegate ai negoziati, tuttora in corso, a livello europeo e nazionale che definiranno le condizioni di accesso e modalità di spesa dei fondi per i prossimi sette anni. Sempre sulla prossima programmazione dei fondi strutturali, è stato suggerito che le risorse destinate a investimenti per rilanciare la ripresa economica dovrebbero essere rivolte soprattutto all’industria manifatturiera e alla riqualificazione urbana pubblica e privata. Questo anche alla luce dell’evoluzione dei rapporti tra pubblico e privato dovuta alla complessità dei progetti sulla qualità urbana. È stato evidenziato anche quest’anno il tema del vincolo del patto di stabilità e, in particolare, la necessità di negoziare l’esclusione delle risorse nazionali e regionali che dovranno essere stanziate per il cofinanziamento dei fondi strutturali 2014-2020, per evitare le forti criticità che hanno caratterizzato la gestione da parte delle Regioni dei fondi strutturali nel precedente ciclo di programmazione (2007-2013).

In materia di governance economica è stata ribadita più volte la necessità di pensare a politiche di bilancio più favorevoli agli investimenti, anche attraverso una "sburocratizzazione" delle procedure e un alleggerimento degli oneri e dei costi normativi e burocratici che gravano sulle imprese e la necessità di adottare un quadro normativo chiaro e coerente che garantisca la massima certezza giuridica nel medio e lungo periodo. Nella stessa ottica, per quasi tutte le tematiche discusse negli interventi, è stata evidenziata la necessità di razionalizzare e semplificare le normative italiane ed europee, in particolare con riferimento alla materia ambiente. Anche per il processo di riforma degli aiuti di Stato è stata evidenziata l’opportunità di una revisione delle regole e dei meccanismi che ne disciplinano l’assegnazione, che influiscono notevolmente sullo sviluppo delle imprese e dei territori, ritenuti ancora troppo rigidi per riuscire a far fronte ai mutamenti economici e alla crisi che ha investito l’Europa in questi anni.

Grande rilievo, infine, è stato dato alle politiche climatiche ed energetiche e alla green economy, che presentano forti potenzialità di sviluppo economico e occupazionale. In particolare, in materia di politiche energetiche, climatiche e ambientali è stata sollecitata l’adozione da parte della Regione di iniziative per evitare il moltiplicarsi degli oneri economici e amministrativi che gravano sulle imprese e per facilitare la reale liberalizzazione del mercato delle energie alternative. Sulla promozione della green economy è stata evidenziata la perdurante assenza di una politica incentivante al recupero e al riutilizzo dei materiali di scarto, che continuano ad essere qualificati come rifiuti. Inoltre è stata fortemente condivisa la necessità di promuovere l’inclusione sociale e la lotta alla povertà attraverso l’adozione di strategie sinergiche per favorire la ripresa economica e, contemporaneamente, l’aumento dell’occupazione, con particolare attenzione a quella giovanile.

Anche quest’anno i lavori delle Commissioni assembleari per la Sessione europea dell’Assemblea legislativa si sono concentrati sui contenuti e sui temi del dibattito politico, confermando la scelta fatta lo scorso anno di semplificare al massimo le attività in Commissione. La consueta analisi dei documenti assegnati, con l’approvazione da parte delle Commissioni dei pareri contenenti le osservazioni sulla fase ascendente e discendente per gli aspetti di rispettiva competenza, è stata preceduta da un’intensa attività istruttoria con l’approfondimento di temi considerati di grande importanza e attualità per le future politiche regionali e l’impatto che produrranno sul territorio: la programmazione dei fondi strutturali 2014-2020, in generale, in vista dell’adozione dei piani operativi regionali e il percorso per l’adozione del Piano di Sviluppo Regionale 2014-2020; il percorso di riforma degli aiuti di Stato; i programmi di finanziamento diretto dell’Unione europea per il periodo 2014-2020 e la Strategia europea per la macroregione adriatico-ionica. Come si può notare, tutti questi argomenti sono connessi alla programmazione e definizione delle politiche regionali dei prossimi anni le quali saranno inevitabilmente e fortemente influenzate dalle strategie e dalle politiche europee, e nazionali, che si stanno "costruendo" adesso. Su alcuni di questi temi, e in particolare sulla programmazione dei fondi strutturali e sulla PAC per il periodo 2014-2020, la Regione ha seguito le attività già dal momento della presentazione da parte della Commissione europea nel 2011 dei pacchetti di Regolamenti, sui quali sono stati attivati gli strumenti di fase ascendente.

I lavori delle Commissioni assembleari e gli approfondimenti preliminari hanno evidenziato alcuni temi di particolare rilievo politico, oltre che tecnico: la politica di coesione e i fondi strutturali, con particolare attenzione al Fondo sociale europeo e alle politiche di inclusione sociale, per il periodo di programmazione 2014-2020, gli aiuti di stato, le strategie europee macroregionali, i finanziamenti diretti dell’UE, le possibilità di finanziamento trasversale per le politiche turistiche, la pesca, le problematiche relative alle concessioni balneari turistico-ricreative, il tema della ricerca e l’innovazione in collegamento con l’adozione della Smart Specialization Strategy della Regione e la parità di genere.

L’esame del programma di lavoro della Commissione europea per il 2014 e la partecipazione della fase ascendente ha visto impegnate le Commissioni assembleari che hanno preso in esame il programma di lavoro della Commissione per il 2014. In questa sede sono state evidenziate le seguenti iniziative: stato di attuazione del mercato interno dell’energia e piano di azione per l’attuazione del mercato interno dell’energia a livello del commercio del dettaglio, la ricerca e l’innovazione come nuove fonti di crescita, uso efficiente delle risorse e rifiuti, pacchetto sulla mobilità dei lavoratori, comunicazione sulla creazione di posti di lavoro nell’economia verde, semplificazione delle disposizioni sull’accesso al mercato internazionale del trasporto merci su strada, revisione della legislazione sull’igiene alimentare, atto europeo per l’accessibilità, regolamento quadro per l’integrazione delle statistiche di genere. L’esame della relazione della Giunta regionale sullo stato di conformità dell’ordinamento regionale per il 2013 e partecipazione della fase ascendente ci ha visti invece impegnati partendo dalla relazione sullo stato di conformità dell’ordinamento regionale e comunitario. Dall’esame emerge un’intensa attività di attuazione di atti normativi e di indirizzo emanati dall’Unione europea. Si tratta di regolamenti e direttive, oltre a diversi atti di strategia e programmi d’azione, a seguito dei quali la Regione è intervenuta per adeguare l’ordinamento regionale nei diversi settori, nella maggior parte dei casi con atti di natura amministrativa generale. In questo senso si sottolinea come dato positivo la presentazione da parte della Giunta regionale del progetto di legge comunitario 2014 che dà applicazione per la seconda volta a quanto previsto dall’articolo 8 della legge regionale 16/2008, dopo la prima esperienza regionale del 12 febbraio 2010.

I risultati della partecipazione alla fase ascendente della nostra Assemblea legislativa ci hanno particolarmente interessato per vederne gli esiti. Giunti ormai alla sesta Sessione europea dell’Assemblea legislativa, la verifica dei risultati sulla partecipazione alla fase ascendente fa emergere, in primo luogo, la conclusione dell’iter di approvazione di numerosi atti legislativi europei sui quali la Regione ha formulato osservazioni ed effettuato il controllo di sussidiarietà negli scorsi anni, con il conseguente completamento della fase di formazione e l’avvio della fase di attuazione. Con riferimento, invece, alle posizioni assunte dalla Regione sugli atti più recenti, per una corretta verifica dei risultati è necessario tener conto sia delle vicissitudini a livello nazionale di questi ultimi due anni, che hanno influito sull’andamento dei lavori del Governo e del Parlamento, sia dell’attuale fase di rinnovo delle istituzioni europee.

Relativamente al seguito della Sessione comunitaria 2011 dell’Assemblea legislativa, si evidenzia che tutte le proposte di atti legislativi su cui sono state formulate osservazioni e verificata la sussidiarietà hanno concluso l’iter di approvazione a livello dell’Unione europea. Di conseguenza gli Stati e le Regioni per gli aspetti di competenza sono adesso chiamati all’attuazione e all’adeguamento.

Per quanto riguarda il seguito dato alle osservazioni adottate nel 2012 si evidenzia che, anche a causa dell’avvenuto scioglimento delle Camere, le competenti Commissioni parlamentari del Senato e della Camera dei deputati non si sono pronunciate su molte proposte di atti legislativi dell’Unione europea sulle quali la Regione Emilia-Romagna aveva formulato le proprie osservazioni.

Delle quattordici iniziative segnalate per la fase ascendente in esito alla Sessione europea 2013, la Commissione europea ne ha presentate sinora dieci e la Regione ha valutato opportuno pronunciarsi su sette di esse. In conclusione giova ricordare che nel prossimo settennato il quadro finanziario pluriennale adottato dopo un lungo negoziato prevede risorse europee per circa 960 miliardi di euro, di cui 85 miliardi per l’Italia. Si tratta quindi di risorse ingenti per poter affrontare la crisi in cui ci troviamo, ma è importante ricordare che mentre in passato per anni abbiamo ricevuto dall’Europa più di quanto davamo oggi ogni euro di provenienza europea costa 1,4 euro italiani di risorse che noi diamo all’Europa, per cui è un dovere morale, oltre che un principio di buona amministrazione, utilizzare al meglio tutti i fondi disponibili. In questo, come Regione, abbiamo le carte in regola ma è importante aver presente che nella situazione attuale di finanza pubblica nota a tutti queste risorse rappresenteranno verosimilmente per i prossimi anni l’unica possibilità reale di fare investimenti per la crescita e l’occupazione. Dobbiamo quindi avere la piena consapevolezza che il nostro lavoro sta contribuendo al funzionamento di meccanismi e procedure spesso complessi e articolati ma fondamentali per i cittadini e le imprese di questa regione e dobbiamo avere l’orgoglio e la serenità di affermare che lo stiamo facendo con serietà e competenza per rispettare a pieno il mandato ricevuto dalle migliaia di cittadini emiliano-romagnoli che, seppure in partiti diversi, ci hanno dato la loro fiducia.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, presidente Lombardi.

Chiedo ai rappresentanti dei gruppi assembleari di iniziare a iscriversi per gli interventi, per i quali - ricordo - si hanno a disposizione sette minuti comprensivi della dichiarazione di voto sulla risoluzione. Approfitto chiaramente per ringraziare Sandro Gozi, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che nel frattempo ci ha raggiunto. Voglio ringraziare anche il prof. Barozzi, che rappresenta oggi il Magnifico Rettore dell’Università di Modena e Reggio.

Ha chiesto di parlare il consigliere Vecchi Luciano per il gruppo del Partito Democratico. Ne ha facoltà.

 

VECCHI Luciano: Grazie, presidente. Questa è l’ultima Sessione europea di questa legislatura della nostra Assemblea legislativa e giustamente il Presidente Lombardi nella sua ottima relazione, frutto di un lavoro intenso e condiviso, ha voluto ripercorrere l’impegno intenso e innovativo che in questi anni la nostra Assemblea ha saputo produrre in un costante confronto con i rappresentanti della società emiliano-romagnola sui temi del diritto e delle politiche dell’Unione europea.

Vorrei rivolgere il mio fraterno e caloroso saluto al Sottosegretario Sandro Gozi, a cui peraltro mi lega una sincera amicizia e anche soprattutto un lungo lavoro comune sulle questioni relative al processo di integrazione europea e la cooperazione politica nel nostro continente. Voglio certificare a tutti noi che il Sottosegretario Gozi è veramente la persona giusta al posto giusto, e di questo se ne deve rallegrare tutto il Paese. Peraltro ricordo che è stato protagonista nella sua veste di parlamentare della definizione della legge 234/2012 a cui il Presidente Lombardi ha fatto riferimento.

Nella relazione si ricorda il lavoro importante che questa Regione ha svolto rispetto alla programmazione del nuovo periodo di vigenza dei fondi strutturali europei. Con orgoglio ribadiamo che non solo la nostra Regione si è dimostrata virtuosa nell’utilizzo delle risorse europee a disposizione ma che grazie anche alla capacità di innovazione e al coinvolgimento delle reti territoriali e dei soggetti culturali e socio-economici si è sempre riuscito a utilizzare i fondi europei come ulteriore volano per l’attrazione di ulteriori risorse e per promuovere un’effettiva qualificazione del nostro sistema sociale e produttivo.

Questi risultati sono stati riconosciuti e anche per questa ragione nel periodo 2014-2020 l’Emilia-Romagna potrà contare su risorse dell’Unione europea accresciute nonostante le ristrettezze del bilancio europeo complessivo. La nuova fase - è emerso dal lavoro che abbiamo svolto in questi mesi - avrà una rilevanza particolare secondo gli orientamenti assunti e definiti in sede europea nella capacità di integrare programmazione e utilizzo dei fondi strutturali con l’accesso ai programmi settoriali a finanziamento diretto. È una sfida che dovrà fare i conti con la caotica frammentazione del sistema istituzionale e normativo italiano ma che grazie anche all’intelligente azione - ci auguriamo - del Governo nazionale e di Regioni come la nostra dovrà necessariamente essere vincente.

Ricordo peraltro che la priorità assoluta del nostro impegno, quella di creare lavoro per le giovani generazioni, troverà nelle risorse e nei programmi europei la fonte fondamentale di finanziamento e di riferimento per i prossimi anni. Così come in occasione di drammatici eventi legati al sisma del maggio 2012 abbiamo avuto modo di avere a che fare in questi anni con un’idea e una concretezza di Europa che può essere, se conosciuta e praticata opportunamente, davvero vicina alle persone e alle esigenze dei territori. Ricordo a me stesso e ai colleghi che con lo stanziamento record di 670 milioni di euro l’Unione europea ha avuto un ruolo decisivo per permettere alle nostre comunità di far fronte all’emergenza e all’avvio della ricostruzione nelle zone terremotate.

Al di là delle diverse visioni politiche siamo riusciti in questi anni, e lo ricordava giustamente il Presidente Lombardi, a coinvolgere l’insieme dell’Assemblea e delle sue forze politiche a partecipare non soltanto all’applicazione delle norme europee ma anche alla fase ascendente del diritto dell’Unione. Si tratta di un esercizio sempre complesso ma che dimostra che di Unione europea non ci si può limitare a discutere in maniera superficiale se si vuole affrontare davvero l’insieme dei problemi e delle opportunità che riguardano i nostri territori, ed è questa peraltro una delle condizioni per garantire una partecipazione reale ed effettiva alla vita e al decision making europeo. Abbiamo constatato che abbiamo davvero bisogno di più Europa; la nostra regione, cioè i cittadini, avrebbero ancora maggiori vantaggi se l’Unione europea fosse più forte, certamente più aperta e democratica e se le risorse ad essa allocate fossero ancora più consistenti di quel misero 1 per cento del PIL europeo a cui l’hanno costretto a miopi politiche e masochistici egoismi nazionali.

Questa Sessione europea avviene nel pieno della competizione elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo e delle istituzioni dell’Unione. Da sempre in Italia la competizione elettorale per il Parlamento europeo è stata giocata più sulla politica interna che non sui nodi da affrontare a Strasburgo e a Bruxelles. Eppure dall’esito delle elezioni del 25 maggio dipenderanno in grande misura il profilo e le scelte future dell’Unione europea con conseguenze per nulla secondarie sulle vite concrete dei cittadini di ogni Stato membro e anche quindi della nostra regione.

Ci sono almeno tre ragioni che dovrebbero farci considerare particolare importante il voto del prossimo 25 maggio. Innanzitutto il fatto che per la prima volta i 751 eletti si pronunceranno con un voto sul nome del Presidente della Commissione tenendo conto, come si dice nei Trattati, del risultato elettorale. Non è un vero e proprio voto di fiducia da parte del Parlamento e non è automatico il legame con la maggioranza uscita dalle urne. Tuttavia con l’applicazione del Trattato di Lisbona c’è un maggiore vincolo politico e dunque una maggiore legittimazione democratica tra i parlamentari, espressione del voto popolare, e la persona che andrà a ricoprire la carica di Presidente della Commissione. In secondo luogo l’Europa ha attraversato cinque lunghi anni di crisi economica con un impatto sociale pesantissimo: 27 milioni di persone senza lavoro, circa 120 che vivono sotto al limite della soglia di povertà, una recessione che ha colpito migliaia e migliaia di attività e di imprese economiche. In questa situazione si è manifestata tutta la debolezza e l’inadeguatezza degli attuali assetti degli orientamenti politici che hanno prevalso nell’Unione ed è urgente cambiare radicalmente strada rispetto a quella fin qui seguita.

Infine, per la prima volta, e lo richiamava la Presidente Costi nella sua introduzione, in queste elezioni si presentano ovunque forze euroscettiche - di destra o di sinistra non importa - che puntano a raccogliere lo scontento e la protesta e a tradurle in un arretramento del processo di integrazione europea, a partire dall’abbandono, peraltro poco realistico, della moneta unica. Non c’è un vero collante politico se non la volontà di contestare l’Unione alimentando l’illusione di poter dare soluzione ai problemi dei nostri cittadini con meno Europa rivendicando il ritorno alle piccole grandi patrie nazionali.

Lo dico non perché siamo in campagna elettorale, peraltro il nostro dibattito è largamente embargato, ma per sottolineare che abbiamo di fronte a noi, nel valutare e nel dover fare i conti con le conseguenze delle prossime elezioni europee, tre scenari diversi: quello che può produrre sostanzialmente un mantenimento degli attuali assetti e delle attuali politiche europee che si sono dimostrate molto attente alle esigenze del rigore economico, molto attente alle esigenze delle istituzioni finanziarie e poco attente non soltanto all’equità sociale ma anche a quelle necessità di produrre uno sviluppo di qualità che va a beneficio dell’intera Unione, il secondo è quello in cui il prevalere dell’euroscetticismo e del populismo porti necessariamente o con grande vigore a una disgregazione dell’Unione o quantomeno delle sue possibilità di ulteriore espansione oppure la possibilità che vi sia uno scenario, che credo che sia auspicabile, che è interpretabile peraltro da punti di vista e da forze politiche diverse, che è quello che attraverso una scelta intelligentemente europeista possa portare l’Unione europea fuori dalle politiche di cieca austerità, che possa costruire istituzioni europee rinnovate e rafforzate che scelgano come priorità il lavoro, la crescita, la sostenibilità ambientale, la tutela dei diritti e la solidarietà.

L’Europa è stata grande perché ha garantito una lunga stagione di pace e costruito un modello in cui è possibile coniugare libertà economica e welfare. Oggi le condizioni sono cambiate, la globalizzazione ci impone di condurre più avanti la nostra esperienza percorrendo strade anche nuove ma con l’obiettivo di recuperare la visione e l’ambizione dei padri fondatori. Peraltro quella europea è la frontiera naturale in cui possono dare il meglio di sé le energie e le intelligenze di quei riformismi che hanno avuto nella nostra regione riflessioni ed esperienze politiche tra le più avanzate e apprezzate nel nostro continente. Penso quindi che, al di là delle legittime e diverse opinioni politiche dall’esperienza del lavoro compiuto anche in questa Regione, possa venire una consapevolezza diffusa che investire sulla partecipazione in una Unione europea democratica e ambiziosa sia nel pieno interesse dei nostri cittadini.

Colgo l’occasione, ovviamente annunciando il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico alla proposta di risoluzione, per ringraziare tutti coloro i quali (Consiglieri, funzionari ed esperti) hanno reso possibile questo nostro ottimo lavoro in questi anni.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Luciano Vecchi.

Ha chiesto di parlare il consigliere Mandini per il gruppo Italia dei Valori. Ne ha facoltà.

 

MANDINI: Grazie, presidente. Saluto il Presidente Errani e il Sottosegretario. Come gruppo ci uniamo alle considerazioni del consigliere, Presidente della Commissione, Lombardi perché le condividiamo ovviamente nel contenuto e anche nello spirito del messaggio che la relazione porta. In questo momento siamo sotto elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo ed evidentemente è un momento che assume ulteriore importanza in questo scenario perché se questa Regione ha dimostrato negli anni grande capacità nel sapere utilizzare le opportunità che l’Unione europea dà agli Stati membri e alle Regioni che lo compongono questo è un panorama che purtroppo non è omogeneo sul nostro territorio. Oggi è importante ribadire questo concetto perché anche la Commissione europea in più occasioni ha richiamato il nostro Paese a compiere quello che ha definito un ulteriore sforzo per l’utilizzo dei fondi strutturali europei che saranno messi a disposizione nel periodo 2014-2020.

Ricordo che il documento preliminare che è stato trasmesso dal Governo alla Commissione europea è ancora da definire nei dettagli e da puntualizzare e la stessa Commissione ha sollevato alcune osservazioni definendo questo documento come un documento incompleto, oggetto di 351 rilievi per lacune informative, logica debole, assenza completa di un’analisi della capacità amministrativa (sto leggendo letteralmente alcune considerazioni che la Commissione ha scritto sul documento per l’accordo partenariato ufficiale per la collaborazione 2014-2020). Questo documento ho l’impressione che andrà riscritto da capo.

Scusatemi se apro una parentesi, ma nel momento in cui parliamo di riforme - in questo momento nel nostro Paese è uno degli argomenti di massima attenzione quasi quotidiana - si deve riformare anche quello che è il rapporto, l’atteggiamento e la cultura che chi amministra la cosa pubblica deve avere nel rapporto con l’Unione europea, nel senso di crederci fino in fondo su questa opportunità.

Chi ci rappresenta in Europa ci deve andare e ci deve essere, e un seggio in Parlamento non deve più essere visto come un’opportunità di una carriera personale ma deve essere visto ancora più di prima come un servizio a questo Paese. Dobbiamo quindi riformare anche il modo in cui cogliamo queste occasioni, perché noi siamo una Regione virtuosa più di altre, lo siamo sempre stati e nessuno ha dubbio che continueremo ad esserlo, però non possiamo permettere che continuiamo a essere una cenerentola in un panorama nazionale che invece delinea ben altri scenari.

Dico questo perché visto che le Regioni in questa fase sono nell’occhio del ciclone per tanti aspetti ed è venuto a mancare il giusto e corretto rapporto istituzionale tra Parlamento, il Governo e le Regioni, la dimostrazione che l’Emilia-Romagna sotto questo aspetto ha sempre operato con grande capacità e lungimiranza un po’ di orgoglio alle istituzioni regionali contribuiamo a darlo, e questo credo che facciamo bene a rivendicarlo.

Il Presidente Lombardi prima diceva che ci saranno ingenti risorse a disposizione, ovviamente meno di prima (sappiamo i motivi) e credo che in questo momento di grave crisi economica che attraversa un po’ tutti i Paesi - quasi tutti - ma il nostro in modo particolare, non riuscire a spendere un euro di quei fondi e non avere possibilità di cofinanziare questi fondi per mettere in moto un volano economico e per creare, come dice la Commissione europea, posti di lavoro vorrà dire che ancora una volta dimostriamo di non sapere cogliere le occasioni e non amministrare bene. Non cogliere tutte queste occasioni sarebbe uno schiaffo ulteriore ai cittadini italiani.

L’auspicio che faccio è quello che chi andrà in Parlamento con le prossime elezioni europee abbia un atteggiamento diverso rispetto al passato. Non voglio dare la pagella a nessuno, non mi compete e non è neanche questo il tema, però sicuramente abbiamo esempi di Paesi europei molto più virtuosi rispetto al nostro.

Detto questo, annuncio il voto favorevole del gruppo Italia dei Valori alla risoluzione presentata e faccio un appello affinché questa Regione continui a essere non più una cenerentola ma si faccia anche promotrice di esempi rispetto alle necessità che questo Paese ha. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Mandini.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bazzoni, Presidente del gruppo di Forza Italia. Ne ha facoltà.

 

BAZZONI: Grazie, presidente. Saluto il Presidente e gli ospiti, condivido la relazione del Presidente Lombardi, ma ciò detto vorrei offrire un contributo al dibattito sull’Europa. La Sessione europea di quest’anno, anche per il particolare momento di passaggio politico e istituzionale in cui si svolge e per la drammatica crisi che stravolge la vita di milioni di persone, rappresenta l’occasione per trarre un bilancio sull’attività svolta in questi ultimi anni ma anche per alcune riflessioni sull’Europa come entità, come popoli e come moneta molto più su quali risultati il nostro lavoro possa avere prodotto. Si può certamente affermare che in questi cinque anni di intensa attività siamo passati da una percezione di Europa sfumata e lontana, molto idealizzata e poco vissuta alla consapevolezza di quanti invece l’appartenenza all’Unione europea influisca e pervada la legislazione, le politiche nazionali e regionali e la vita delle famiglie. Una presenza sempre più influente e determinante che però si accompagna anche all’odierna diffusa percezione di un’Europa ostile e talvolta addirittura prevaricatrice dei diritti e dei bisogni dei Paesi membri, soprattutto quelli collocati nel sud dell’Europa, un’Europa delle banche, della finanza selvaggia, gestita da burocrati ottusi e non rappresentativi dei popoli, un’Europa con un solo uomo al comando, anzi una donna; quello che non è riuscito mai a troppi condottieri con le armi, da Federico I Barbarossa in poi, sta riuscendo la Germania con l'economia, anzi, con la finanza; Europa come estensione del dominio germanico.

L'Unione europea, dalla caduta del muro di Berlino, invece di cercare di aggregare immediatamente la Russia ricomponendo così la vera Europa cristiana prima del 1917, l'ha isolata sotto il diktat degli USA, non facendola mai decollare come importante soggetto politico internazionale. La Russia è Europa. A Mosca, a San Pietroburgo prima dei comunisti si parlava francese. San Pietroburgo è stata costruita da architetti italiani. L'arte italiana pervade tutti i musei della città. I russi vorrebbero essere europei e non asiatici.

Nel mondo globalizzato, con le potenze emergenti di Cina e India che scalzeranno gli USA dal loro ruolo predominante, la tecnologia, la conoscenza dell'Europa unite alle materie prime e alla popolazione della Russia avrebbero permesso di creare la prima potenza economica del pianeta e il primo mercato del pianeta. Sarebbe stata un'entità trainante non solo dal punto di vista economico, ma anche sociale, culturale, del welfare e sarebbe stato il primo mercato mondiale. Pensiamo solamente a tutta la questione energetica, che per l'Italia, ma oramai anche per l'Europa, diventa la questione dirimente sviluppo o non sviluppo. L'unione con la Russia avrebbe risolto di colpo tutti i problemi che ci azzoppano e fanno deragliare le nostre economie. Invece i governanti europei hanno seguito pedissequamente la politica di potenza degli Usa creando una moneta falsa e straniera invece di creare una grande unione di popoli e un continente di pace, sviluppo e libertà.

Com'è noto, la crisi economica creata ed alimentata dagli Usa nel 2008 sembra essere ormai in via di lento superamento proprio in America dove è nata, dove è stata contenuta con l'intervento massiccio dello Stato e della Fed. Il Giappone sta uscendo con politiche espansive dalla lunga recessione economica, con un tasso di disoccupazione di appena il 3,7 contro il nostro quattro volte più grande.

Sembra che sia solo leggermente rallentata la crescita dei paesi emergenti, ma non pare che la crisi voglia abbandonare il territorio europeo. Certo che se si guarda alla Germania che gode della sua posizione dominante o alla Gran Bretagna che si è astutamente tenuta fuori dell'euro sembra che vi siano segni di miglioramento, ma non è così. La devastazione della società prodotta dalle banche, dai burocrati europei resterà un fatto permanente. Il perdurare della crisi per un periodo così lungo e la sensazione che anche un'eventuale ripresa non ristabilirà le prospettive di vita a cui eravamo abituati solo pochi anni fa mettono a rischio la tenuta sociale e favoriscono l'emergere di spinte antieuropeiste. Ad un certo punto non si distinguerà più tra critica a questa Europa e critica all'Europa tout-court, tra giuste esigenze dei popoli e vetero-nazionalismo. Certamente l'Italia, non paga di tutto questo, è riuscita ad aggiungere del suo riuscendo ad esautorare il popolo da qualunque possibilità di decidere il suo destino con tre Governi successivi non eletti, ma imposti da fuori.

Come sono lontani i tempi in cui dai banchi della sinistra di questo emiciclo si tuonava contro l'Europa del capitale in nome dell'Europa dei popoli! Mentre ora dagli stessi banchi si difendono a spada tratta le banche e la Merkel contro i popoli, soprattutto quello italiano. Noi ci rendiamo conto che la nostra Regione, seppure ancora troppo poco critica nei confronti di questa Europa così com'è, ha inteso contenere le spinte estremiste cercando di mostrare con la propria azione che cambiare si può e migliorarla si deve. Ed è con tale obiettivo che in questi anni, pur consci delle difficoltà e dei limiti, ci siamo dedicati a diffondere la concorrenza delle opportunità europee nel territorio regionale. Il messaggio è stato che, conoscendo in maniera approfondita la politica e i meccanismi di funzionamento dell'Unione europea, partecipando attivamente ai processi decisionali e alla cosiddetta "fase ascendente" e promuovendo il coinvolgimento dei portatori d'interessi regionali in questi processi, è possibile incidere leggermente nella formazione degli atti europei facendo presenti le esigenze concrete dei territori.

Sappiamo che con la prossima politica di coesione e programmazione dei fondi strutturali per il periodo 2014-2020, numerose sono le questioni collegate ai negoziati tuttora in corso a livello europeo e nazionale che definiranno le condizioni di accesso e modalità di spesa dei fondi per i prossimi sette anni. Bisogna che le risorse destinate agli investimenti per rilanciare la ripresa economica siano rivolte soprattutto all'industria manifatturiera e alla riqualificazione urbana pubblica e privata. Ma per la nostra regione è fondamentale anche la PAC. Siamo il cuore agricolo dell'Italia, siamo la regione delle eccellenze alimentari più famosa del mondo, siamo la regione in cui si coniuga agricoltura, alimentazione, ricerca, tecnologia, industria. Ma in Europa di noi devono decidere burocrati che conoscono a malapena solo distese di orzo da cui ricavare birra.

Qui si vede il ruolo sussidiario che deve svolgere lo Stato rispetto alle Regioni nei confronti dell'Unione europea, ma questo non l'ha praticamente mai fatto. Non è possibile che l'Italia sia trattata peggio della Gran Bretagna e debba pagare fior di contributi per alimentare agricolture arretrate di altri paesi che poi fanno saltare i nostri agricoltori e le nostre eccellenze. La Francia si è sempre difesa, ha sempre attaccato per prima, mentre l'Italia si è scelta il ruolo di vaso di coccio.

Ancora di più è importante il ruolo dello Stato per il tema del vincolo del patto di stabilità e in particolare la necessità di negoziare l'esclusione delle risorse nazionali e regionali che dovranno essere stanziate per il cofinanziamento dei prossimi fondi strutturali. Per evitare le forti criticità che hanno caratterizzato la gestione da parte delle Regioni dei fondi strutturali nel precedente ciclo di programmazione ci vuole un'impennata d'orgoglio, una capacità di negoziare che questo Governo sembra proprio non avere.

Ci vuole più Italia in Europa visto che comunque questo è oramai il nostro destino, mentre fino adesso c'è stata solamente un'invadenza dell'Europa a guida tedesca nella società italiana. Su ogni tematica di qualunque settore economico ed industriale si è sempre adottata la soluzione pensata, voluta e prodotta in Germania. Siamo d'accordo che in materia di governance economica si pensi a politiche di bilancio più favorevoli agli investimenti, anche attraverso una sburocratizzazione delle procedure e un alleggerimento degli oneri e dei costi normativi e burocratici che gravano sulle imprese. Fondamentale è la necessità di adottare un quadro normativo chiaro e coerente che garantisca la massima certezza giuridica nel medio e lungo periodo, così come la necessità di razionalizzare e semplificare le normative italiane ed europee. Occorre una revisione delle regole e dei meccanismi che influiscono notevolmente sullo sviluppo delle imprese e dei territori, ancora troppo rigidi per riuscire a far fronte ai mutamenti economici e alla crisi che ha investito l'Europa in questi anni.

Quanto alle politiche climatiche ed energetiche e alla green economy va in primo luogo ricordato che l'Italia è l'unico paese che è sottoposto ad un diffuso rischio nucleare senza che ne possa trarre vantaggio. Detto questo, riconosciamo che le nuove tecnologie di produzione di energia possono rappresentare forti potenzialità di sviluppo economico ed occupazionale, ad un costo però elevatissimo. In particolare in materia di politiche energetiche, climatiche ed ambientali è fondamentale l'adozione da parte della Regione di iniziative per evitare il moltiplicarsi degli oneri che gravano sulle imprese e per facilitare la reale liberalizzazione del mercato. Siamo d'accordo che sulla promozione della green economy gravi la perdurante assenza di una politica incentivante al recupero e al riutilizzo di materiali di scarto che continuano ad essere qualificati come rifiuti.

In conclusione, auspico che la Regione sappia farsi interprete dei bisogni e delle aspirazioni dei cittadini contribuendo a mettere in campo soluzioni concrete a problemi drammatici come la disoccupazione e il declino economico. Inoltre, oltre a dare un contributo importante al percorso di riforma istituzionale che è stato avviato, che si faccia interprete presso il Governo della necessità che l'Italia smetta di andare in Europa con il cappello in mano e l'accettazione acritica di ogni imposizione, ma che finalmente faccia sentire il suo ruolo e la sua forza finché ne avrà una, ma soprattutto che chiunque voglia governare pensi a rappresentare l'Italia in Europa. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, presidente Bazzoni.

Ha chiesto di parlare il consigliere Sconciaforni, Presidente del gruppo della Federazione della Sinistra. Ne ha facoltà.

 

SCONCIAFORNI: Grazie, presidente. Siccome sette minuti sono veramente pochi, vorrei arrivare subito al punto, perlomeno a quello che io ritengo essere il punto. Trovo francamente surreale, sono molto sincero, la discussione che stiamo facendo, al di là che è una discussione sicuramente che ha ampi margini politici e non soltanto di merito e tecnici, ma trovo francamente surreale questa discussione sull'Europa e sulle prospettive dell'Europa dal momento che io non ho ancora sentito nessuno pronunciare due paroline che credo avranno un peso non insignificante sul futuro dell'Europa e sul futuro soprattutto dei popoli dell'Europa. Le due paroline sono: fiscal compact. Qui sento fare molti ragionamenti sulla prospettiva, sui fondi che chiederemo, sugli impegni che vogliamo avere, sugli impegni che abbiamo sottoscritto, ma nessuno ha ancora nominato le parole "fiscal compact", che hanno qualcosa a che vedere, appunto, con l'Europa e con il nostro futuro visto che il fiscal compact, che entrerà in vigore dal prossimo anno, prevede il fatto che gli Stati membri dell'Unione europea, e quindi anche l'Italia, riducano la loro quota di debito eccedete il 60 per cento del rapporto debito PIL di un ventesimo all'anno e per il nostro paese, che ha un debito pubblico superiore al 120 per cento, significa quindi una riduzione del debito pubblico pari a circa il 3 per cento all'anno, che, sempre tagliando un po' con l'accetta, miliardo più, miliardo meno, significa che il nostro paese sarà chiamato a ridurre il proprio debito pubblico nell'Unione europea di circa 40 miliardi di euro all'anno. Questo è il quadro all'interno del quale noi ci muoviamo e all'interno del quale anche questa discussione deve essere calata, sennò stiamo parlando di niente, stiamo parlando di fichi secchi, di niente.

Una misura di questo tipo, cioè un taglio di circa 40 miliardi di euro all'anno circa, può essere non in maniera traumatica superata solo laddove il nostro paese si trovasse di fronte ad una crescita economica di circa il 3 per cento del PIL. Una crescita di questo tipo sicuramente agevolerebbe questi tagli del debito senza massacrare i soggetti sociali più deboli, a partire dai lavoratori. Il punto è che, come ci ha appena comunicato la Commissione europea, la crescita per il nostro paese è prevista, a differenza di quanto ha previsto il Governo Renzi, non dello 0,8, ma dello 0,6, quindi molto al di sotto di quello che sarebbe necessario per non dover subire drastici tagli allo stato sociale nel nostro paese. E quindi che cosa significa? Significa che quello a cui ci troviamo di fronte, quello che viene prospettato al nostro paese, o meglio quello che viene prospettato ai soggetti sociali più deboli del nostro paese, è un vero e proprio massacro sociale. Bisogna dare le giuste parole alle cose, è un massacro sociale, perché sennò poi non ci si può meravigliare, come anche qui ho sentito dire, o preoccupare che il vento dell'estrema destra neofascista e neonazista stia ritornando forte dell'Unione europea, non sono fatti distaccati, fatti isolati quelli che stanno avvenendo nell'Europa. L'avanzata dell'estrema destra neofascista e neonazista dalla Francia all'Ungheria passando per il Belgio, e poco di buono si prospetta anche nel nostro paese, è la diretta conseguenza di politiche di austerity imposte dalla Commissione europea ai paesi membri, che stanno letteralmente provocando il massacro sociale dei soggetti sociali più deboli e il fiscal compact, che diventerà legge a partire dal prossimo anno, sarà la mazzata finale.

Fiscal compact che, ricordo a tutti, è stato votato anche dalle forze qui presenti, PD, PDL, Italia dei Valori, che quindi oggi non possono venire a dirmi: attenzione, rischiamo il massacro. Il massacro sociale è la conseguenza di quel voto, intrecciato poi al voto sul pareggio di bilancio, che è l'altra chicca che va intrecciata al fiscal compact. Le due cose insieme sono un cappio al collo anche della ripresa del paese, perché come tutti gli economisti seri stanno disperatamente cercando di dire - e non certo di fede marxista, vedi Stiglitz piuttosto che Paul Krugman, piuttosto che il nostro Luciano Gallino -, l'Italia e l'Unione europea non usciranno da questa crisi e non potranno evitare il massacro sociale che stanno già subendo e che con il fiscal compact sarà decuplicato se non si rimette in moto l'economia del paese, cioè se non si ricomincia a crescere, ma non si può crescere se non si fanno investimenti. L'ossessione che qui abbiamo, che la Troika europea (Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale) ci sta ossessivamente dicendo tutti i giorni è: bisogna tagliare, bisogna tagliare, bisogna tagliare. È l'ossessione che anche il Governo Renzi sta prendendo alla grande: bisogna tagliare. Ma non tagliare gli sprechi, ma non tagliare i costi inutili, bisogna tagliare tutto e il tagliare è in contraddizione con la crescita economica di un paese. Se non si investe e non si investe massicciamente, non si può neanche pensare di avviare un percorso di crescita tale da impedire il massacro sociale che il fiscal compact imporrà anche al nostro paese. Questo è l'elemento centrale che qui si fa finta di non vedere, o meglio, c'è chi lo vede benissimo e continua ad andare sulla strada dei tagli perché è molto più remunerativo per i loro fondi di investimento e per gli investimenti che fanno le banche, e non vede invece che ciò che è completamente assente anche nel nostro paese è una seria politica di investimenti.

Occorre investire per far riprendere la crescita, ma non si può investire se si viene intrappolati dalla morsa del fiscal compact da una parte e del pareggio di bilancio dall'altra, non ne usciamo se non cambiamo queste due morse che sono presenti all'interno dell'Unione europea. Quindi se un appello devo fare a chi entrerà nel prossimo Parlamento europeo è che la prima cosa che dovrebbe fare è cambiare i Trattati dell'Unione europea, questo è il punto. Solo se si cambiano i Trattati dell'Unione europea si può pensare di riprendere una politica di crescita e quindi una politica alternativa all'austerity, al massacro sociale che questa austerity sta provocando, altrimenti diventa ipocrisia venire qui e lamentarsi del fatto che i poveri sono sempre più poveri, che la sanità ha sempre meno soldi, che ci sono sempre meno posti negli asili nido.

Poi c'è chi ha già trovato la soluzione: è colpa degli immigrati, è colpa degli africani, è colpa dei libici che arrivano nel nostro paese. E via con i respingimenti - e infatti abbiamo anche oggi risoluzioni su questo - bisogna cacciarli fuori tutti! Quello è il problema secondo alcuni e non è un caso che l'estrema destra in Italia e in Europa stia crescendo, perché di fronte alla povertà, alla crisi e alla paura che questa innesca, il meccanismo di trovare il capro espiatorio dell'immigrato cattivo che ci porta via il pane funziona, ancora funziona.

Ma in realtà è quella che dicevo prima la causa, non c'è una maledizione divina che sta involgendo il nostro paese, il nostro paese è preda di politiche economiche pensate scientemente dalle oligarchie finanziarie ed economiche in Italia e in Europa per tutelare i loro profitti e le loro rendite. E infatti le loro banche se le sono salvate a colpi di miliardi - miliardi! - di euro spesi dai Governi, compreso il nostro, per tenere in piedi e per salvare le loro banche, Monte dei Paschi ma non solo, e dall'altra parte ovviamente nulla deve essere fatto, anzi, tutto deve essere tolto per garantire la tutela di queste rendite e di questi profitti. E da dove viene tolto? Viene tolto dallo stato sociale e quindi ecco le privatizzazioni, che riprendono alla grande le precedenti politiche, non è che Renzi è impazzito a dire: "dobbiamo privatizzare", dice esattamente le stesse cose che dice Berlusconi, le stesse cose che ha detto Monti, le stesse cose che hanno detto gli altri, sempre le stesse cose perché è da lì che bisogna andare a prendere i soldi per tutelare determinati interessi e determinati centri di potere, quindi ecco la ripresa delle privatizzazioni. Che non hanno provocato nulla di buono, non c'è nessun economista serio che può venire qui e tracciare un bilancio positivo delle privatizzazioni - che sono state fatte fino ad oggi e tante - non c'è nessuno che può trarre un bilancio positivo da queste privatizzazioni, eppure fino ad oggi qual è la panacea di tutti i mali? Le privatizzazioni. Si dice: se privatizziamo, potremo uscire dalla crisi. Non usciremo da nessuna crisi, anzi, impoveriremo ancora di più il nostro territorio. L'unica cosa che si può fare sono gli investimenti, non con l'Alta Velocità, né con gli F35, quelli sono altri soldi buttati, ma investimenti per rimettere in moto il nostro sistema economico e il nostro sistema produttivo. Ovviamente anche questo Governo, come moltissimi Governi dell'Unione europea, non ne sta facendo, ma così noi non usciremo dalla crisi e non usciremo dalla mannaia sociale che sta colpendo e ci colpirà sempre di più.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, presidente Sconciaforni.

Ha chiesto di parlare il consigliere Grillini per il gruppo Misto. Ne ha facoltà.

 

GRILLINI: Grazie, presidente. Innanzitutto vorrei esprimere i miei sentimenti di stima e di amicizia per il sottosegretario Gozi che oggi è qui presente ad ascoltare questo dibattito nel nostro Consiglio regionale e anche ai gentili ospiti che sono intervenuti.

Mi verrebbe da dire come prima cosa: per fortuna che l'Europa c'è. Quando parliamo di Europa non dobbiamo mai dimenticare che l'Europa ha garantito sessant'anni di pace avendo ereditato ben due conflitti mondiali. Lo dico proprio perché in questo momento, mentre parliamo, c'è un rischio nuovo ai confini dell'Europa, il teatro bellico dell'Ucraina, che trovo veramente molto preoccupante e trovo preoccupante soprattutto perché l'interlocutore è quella Russia di Putin che è sempre più autoritaria e che in quel paese è protagonista di una stretta che è molto preoccupante per chi ha a cuore l'estensione della democrazia il più possibile nel nostro pianeta a tutti i paesi, ma una democrazia reale e francamente quella russa a me non pare in questo momento si possa definire una democrazia reale - quindi per fortuna che l'Europa c'è - e proprio per questo dobbiamo essere estremamente preoccupati, lo dicevano anche gli interventi che mi hanno preceduto, per i rischi che stiamo correndo, che sono sotto gli occhi di tutti, cioè l'emergere, il crescere di movimenti nazionalisti, revanscisti, xenofobi, apertamente razzisti che fanno riferimento alle ideologie del Ventennio, che fanno riferimento addirittura alla cultura neonazista, che non è mai stata sufficientemente combattuta ed energicamente contrastata.

Leggevo poco fa alcuni sondaggi che prevedono che addirittura il nuovo Parlamento europeo avrà un terzo dei suoi componenti che apparterrà a quest'area, quindi a mio parere è assolutamente giusto esprimere preoccupazione perché purtroppo l'Europa è stata individuata da molte persone, da molti leader politici irresponsabili, non come quella cornice politica che ha garantito sessant'anni di pace, che ha garantito la nostra libertà e che può garantire il miglioramento e lo sviluppo politico ed economico di tutto il continente, ma come il nemico da combattere, la ragione di ogni male. Io credo che i partiti che sono impegnati in questa campagna elettorale debbano avere e hanno questa grandissima responsabilità di chiarire bene a tutto l'elettorato, in particolare al loro elettorato, che se c'è un'istituzione da difendere e da consolidare questa è l'istituzione europea.

Da questo punto di vista sono assolutamente d'accordo che le politiche di rigore hanno finito per ingessare l'economia europea e per creare più problemi di quanti invece riescano a risolvere e non c'è dubbio che chi comporrà il nuovo Parlamento europeo dovrà mettere mano ad un radicale cambiamento di prospettiva da questo punto di vista, perché mentre l'Europa è ingessata, altri paesi, ad esempio stampando moneta, hanno un'assoluta libertà di intervento nelle loro economie - pensiamo, ad esempio, a quella americana; pensiamo, ad esempio, a quella giapponese - e hanno la possibilità di fare politiche di sviluppo mentre invece questo è precluso all'Europa.

A me ha colpito molto un fatto, da un punto di vista proprio dell'economia e della produzione industriale, che è accaduto di recente: l'acquisizione dell'azienda di telefonia che una volta era leader mondiale, cioè Nokia, da parte della Microsoft. In questo modo l'Europa ha perso l'ultima grande azienda elettronica che aveva, l'Europa è fuori da questo comparto che è decisivo per il futuro. Per non parlare poi dell'Italia. Qui io mi sono permesso di presentare una risoluzione, che è stata votata a grande maggioranza, sul tema di Telecom. Telefonica sta concludendo la sua acquisizione e quindi non avremo più neanche quella che un tempo era una delle più grandi aziende tecnologiche mondiali, non l'avremo più in Italia, per fortuna rimarrà in Europa, speriamo. In un mondo in rapida evoluzione dove le nuove tecnologie sono l'elemento essenziale dello sviluppo del futuro, l'Europa non ha più una grande azienda in questo settore. Allora io credo che ci si debba porre una domanda su questa questione che è relativa alla ricerca scientifica, su cui l'Europa, ahimè, non primeggia, e sul fatto che - credo che se ne parli ampiamente anche nella risoluzione, che condivido e che voterò - su questo ci debba essere uno sforzo particolare perché non è pensabile che le nuove tecnologie siano fuori dall'interesse europeo e non ci sia su questo un investimento industriale consistente e conseguente. Voglio fare un esempio: vorrei che in Europa, ad esempio, ci fosse una carta d'identità unica. Perché non si pensa al fatto che tutti i cittadini europei abbiano lo stesso documento d'identità elettronico? Mi si dirà che non siamo riusciti a farlo nemmeno in Italia, figuriamoci se riusciamo a farlo a livello europeo! Però a mio parere non possiamo accontentarci della sola moneta unica. Detto per inciso a tutti coloro che la mettono in discussione, bisogna che ci spieghino come si tutela poi il valore del risparmio delle famiglie italiane. Ci si viene a proporre addirittura da parte di alcuni movimenti politici di abbandonare l'euro e di tornare alla lira, ma poi come si garantisce la tutela e il valore di un risparmio di una vita? - tanto per dirne una, per citare solo un esempio.

E torno ad una delle questioni che mi sta a cuore con cui voglio concludere stando nel mio tempo. Quando si parla di Europa e libertà, si parla finora di un Parlamento europeo dove c'era una maggioranza che la libertà, quei diritti e quei diritti civili li ha garantiti, ma purtroppo nel prossimo Parlamento europeo potrebbe non essere più così. Cito un provvedimento tra i tanti: la libertà di circolazione delle coppie, di tutte le coppie, comprese le coppie omosessuali, che è stata garantita dall'Europa e che ha avuto effetti così positivi e così rilevanti anche in Italia laddove si può vedere tranquillamente come funziona l'economia e come funziona anche la produzione, il benessere e lo sviluppo: laddove c'è più libertà, c'è anche più benessere e più sviluppo. Pensiamo ai paesi scandinavi e pensiamo alla stessa Germania che hanno garantito questi diritti civili di cui tanto si è discusso nel Parlamento europeo e di cui tanto spero si continuerà a discutere.

Penso, quindi, che noi tutti dobbiamo impegnarci per far sì che il prossimo Parlamento europeo possa continuare il suo lavoro sulla scia degli altri Parlamenti europei. Da questo punto di vista voglio ringraziare anche i parlamentari europei italiani e in particolare emiliano-romagnoli e, perché no, anche bolognesi per il lavoro svolto, ciascuno con la propria identità, ciascuno con il proprio modo di pensare, ma mi auguro veramente che noi tutti possiamo contribuire a costruire una nuova Europa che garantisca più libertà e più sviluppo e che da questo punto di vista dia il suo contributo.

Concludo facendo un ragionamento. Quando noi vediamo le nostre aziende che vanno via perché è più conveniente produrre in Cina o in Vietnam o in Birmania dovremmo fare un ragionamento anche sui diritti di quei lavoratori perché se noi siamo nel WTO e garantiamo la libertà di commercio e di circolazione delle merci, dovremmo anche garantire che ogni merce prodotta nel mondo sia prodotta con gli stessi diritti sindacali omogenei non solo in Europa, ma in tutto il mondo. Non voglio qui affrontare il problema del governo mondiale perché ovviamente il discorso è troppo vasto e troppo complicato, ma è del tutto evidente che non è più tollerabile che le nostre aziende si spostino in luoghi dove la produzione di quelle merci è basata sullo sfruttamento intensivo della manodopera e a volte persino della manodopera minorile. Anche da questo punto di vista l'Europa ha molto da dire e deve dire molto.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Grillini.

Ha chiesto di parlare la consigliera Noè, Presidente del gruppo Unione di Centro.

 

NOÈ: Grazie, presidente. Ho ascoltato con attenzione la risoluzione del collega Lombardi e lo ringrazio anche per il lavoro che ha fatto, ma ho ascoltato con altrettanto interesse anche i colleghi che mi hanno preceduto. Oltre a salutare i nostri ospiti, ciò che mi preme dire loro e soprattutto mi preme dire a questa Giunta, che ancora per un anno accompagnerà la fase di istruzione del nuovo settennato, che sono due i passaggi che mi preoccupano moltissimo.

Il primo aspetto molto critico è che purtroppo il prossimo settennato vedrà il fatto che tutte le politiche dovranno essere cofinanziate da parte dello Stato con un cofinanziamento che lo Stato eserciterà anche grazie ad un intervento da parte della Regione, per cui tutti i fondi che noi riceveremo per iniziative che andremo a finanziare con risorse europee dovranno inevitabilmente essere cofinanziati anche da risorse regionali. In linea di principio ritengo che questo sia giusto perché questo corresponsabilizza maggiormente chi decide con quelle risorse di impostare dei programmi, però questo cofinanziamento regionale credo che rappresenterà un grandissimo handicap dal punto di vista operativo per noi Regioni, perché se effettivamente le Regioni verranno chiamate a compartecipare per un'entità che nel settennato è commisurabile a circa 8 miliardi di euro, potete immaginare che ricaduta ciò può avere nel momento in cui questo cofinanziamento non solo dovrà tenere conto della disponibilità di queste risorse, ma dovrà anche cozzare con le norme che disciplinano il patto di stabilità. Per cui da un lato ben venga che questo settennato ci vedrà incassare, ci vedrà come percettori di maggiori risorse rispetto al settennato precedente, però purtroppo il cofinanziamento e il rispetto del patto di stabilità forse non ci consentiranno di poter utilizzare quelle risorse così come potremmo dover fare, soprattutto oggi che ci ritroviamo nel pieno o comunque a ridosso di una crisi, se vogliamo ancora continuare a chiamarla crisi, ma che in realtà ha cambiato il DNA della nostra società dal punto di vista produttivo e dal punto di vista sociale. Quindi l'appello che io faccio a tutti coloro che possono intervenire, lo faccio magari in particolare a chi in quest'Aula ha anche la prospettiva di diventare un domani parlamentare europeo, ma soprattutto lo faccio anche alla Giunta, è di attivarsi con forza presso questo Governo per far sì che si riesca ad ottenere l'esclusione delle risorse di cofinanziamento dal patto di stabilità.

Il secondo punto che voglio porre all'attenzione è che, come dicevo prima, il settennato precedente è stato un settennato che ha visto dal 2008 e 2009 in avanti tutta un'Europa molto coinvolta, alcuni paesi più, altri meno, ma sicuramente il nostro paese profondamente coinvolto, da questa crisi finanziaria, economica e sociale, e, presidente Errani, lei lo sa meglio di me che questa è una crisi che per fortuna siamo riusciti anche ad affrontare responsabilmente laddove ha prodotto un calo di occupazione dedicando quota parte dei fondi sociali europei per finanziare la cassa integrazione in deroga. Lei sa ad oggi, nel 2014, all'inizio di questo anno, la difficoltà che stiamo vivendo nel non avere, non nel poter disporre di quelle risorse per continuare a finanziare questo problema di carattere occupazionale, un problema che se non si risolverà adeguatamente potrà anche diventare un allarme sociale. Allora io mi auguro, visto che oggi comunque è un contesto in cui siamo chiamati ad esprimerci anche in funzione di un impiego prospettico delle risorse di cui disporremo, io mi auguro, se fino ad oggi secondo me abbiamo fatto bene a finanziare con risorse europee la mancata occupazione e se oggi prendiamo atto che quelle risorse non ci sono più e che probabilmente in futuro potrà anche essere più difficile poterle avere, poterne disporre come abbiamo fatto fino ad oggi, io mi auguro che da parte nostra prenda sempre più piede la logica che queste risorse europee debbano poter essere utilizzate ai fini del sostegno e dell'occupazione non come una modalità di assistenza sociale, ma come una modalità di rilancio dell'occupazione. Credo che fino ad oggi abbiamo fatto bene, abbiamo fatto benissimo a finanziare con risorse europee questo calo di occupazione, ma, ripeto, per il prossimo settennato dobbiamo iniziare a capire se quelle risorse è giusto destinarle indistintamente per finanziare la cassa integrazione in deroga o se invece è giusto iniziare a sostenere tutti quei soggetti che hanno la potenzialità di continuare un'attività produttiva. Con questo non voglio essere fraintesa, però è necessario che quelle risorse siano sempre più produttive anche a lungo termine e siccome le risorse non sono sufficienti - lo abbiamo già verificato oggi e probabilmente, per quanto dicevo prima, questo potrebbe essere ancora più difficile in futuro - io auspico che da questo punto di vista ci sia una grande attenzione nell'ispirare la destinazione di queste risorse europee laddove effettivamente il rilancio occupazione ha una prospettiva di lungo termine e che non si traducano invece solo in chiave di assistenza sociale.

Questi sono i due punti, presidente e gentili ospiti, che io desideravo portare all'attenzione e condividere con voi. Ripeto, occorre cercare di superare il fatto che le risorse del cofinanziamento rientrino nel patto di stabilità perché per noi sarebbe un grandissimo boomerang e un grandissimo handicap oggi che queste risorse ci costano 1,4 euro contro 1 euro che noi riceviamo e alla luce anche del ruolo che hanno avuto le risorse europee a sostegno della nostra disoccupazione, che, ahimè, ancora oggi non prevede percentuali di ricrescita così incoraggianti, quindi ci debbono inevitabilmente ispirare sulla modalità che dovremo suggerire a coloro che operano e decidono a livello europeo rispetto alla modalità di destinazione delle risorse. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, presidente Noè.

Ha chiesto di parlare il consigliere Corradi per il gruppo Lega Nord Padania Emilia e Romagna. Ne ha facoltà.

 

CORRADI: Grazie, presidente. Prendo spunto dalle riflessioni di alcuni colleghi che mi hanno preceduto, in quanto credo che tutti, e non solo oggi, assistiamo negli ultimi anni ad un venir meno, direi ad un disincanto da parte dei cittadini europei, e non solo italiani, nei confronti dell'Europa; o meglio nei confronti delle istituzioni europee, che però vengono percepite, perché di fatto lo sono, come l'idea stessa di Europa. Quindi vi è un'identificazione tra l'idea di Europa e le istituzioni europee che oggi comporta il pagamento di un prezzo, un prezzo politico molto pesante, in quanto gran parte dei cittadini del nostro Paese ed anche i cittadini di questa regione,  hanno maturato nei confronti dell'Europa una sorta di disincanto, una rottura di quel sogno, di quell'idea, di quella magia che all'inizio vedeva gli italiani  fortemente europeisti, fortemente, convinti e desiderosi di essere parte del disegno Europeo.

Questo disincanto non ha un'origine trascendentale, deriva da fatti molto concreti, molto reali. Quell'idea iniziale di un'Europa federalista, immaginata da Romagnosi, Cattaneo, Spinelli, per citare solo alcuni pensatori italiani che si sono spesi in questa direzione, si è scontrata con una realtà fatta di burocrazia, fatta di disincanto, di disinteresse, fatta di finanza, fatta di elementi e politiche che hanno concorso ad allontanare i cittadini europei dall'idea iniziale di Europa, ed i cittadini italiani oggi scontano questo forte disincanto.

Io sono convinto, e per certi versi mi auguro, che le prossime elezioni europee tradurranno in concretezza questo disincanto nei confronti di "questa Europa", non nei confronti dell'Europa come era stata immaginata e voluta e desiderata dai cittadini italiani e dai cittadini di altri paesi. Purtroppo assistiamo ad un'involuzione. L'Europa nata come idea e come concetto nelle sue prime istituzioni - ricordiamo la CECA (Comunità europea del carbone e dell'acciaio) -per ragioni economiche contingenti, poi aveva avuto il coraggio di fare un percorso diverso, aveva avuto il coraggio di inventarsi istituzioni, di diventare un'idea, un progetto, un'idea di un'Europa che univa i popoli, ma in realtà oggi abbiamo un'Europa che a malapena unisce le banche, e neanche tutte. Abbiamo un’Europa che ha unito la finanza, ma che ha allontanato i cittadini. Abbiamo un'Europa che ha avvallato e sostenuto i giochi delle banche, ma che ha messo in ginocchio le piccole imprese e l'economia reale. Abbiamo una moneta unica, ma non abbiamo una banca comune. Abbiamo tante politiche fiscali, tante politiche dei redditi, tante politiche del lavoro e un'unica moneta che di fatto viene governata, come è stato detto oggi, solo da un paese, solo dalla Germania, che condiziona e detta la linea a tutti gli altri paesi, noi compresi. Questa situazione crea un fortissimo malcontento che si riflette in questo disincanto di cui parlavo all'inizio, in questo venir meno di un sentimento affettuoso nei confronti dell'idea di Europa, non più percepita come una grande prospettiva, ma come una sorta di incubo che grava pesantemente in termini burocratici ed economici sulle famiglie, anche sulle famiglie della nostra regione.

Credo che questo disincanto abbia, come dicevo prima, dei motivi molto concreti, e non è certo un qualcosa di incomprensibile. Abbiamo visto come l'Europa si è spesa, o meglio come non si è spesa nei confronti dei fenomeni migratori, che tanto interessano il nostro paese come alcuni altri grandi paesi che si affacciano sul Mediterraneo. L'Europa ha lasciato sola l'Italia, ci ha lasciati soli nell'invasione di Lampedusa e del nostro Sud d'Italia, ci ha lasciati soli e senza aiuto nel gestire quasi 600 mila persone che dalle vicine coste africane spingono per entrare nel nostro Paese non abbiamo nessun tipo di aiuto. Le iniziative messe in campo dall’Italia non sono sufficienti e non possiamo essere lasciati soli. Questo il nostro paese lo dice da tempo, tante forze politiche lo dicono, quasi tutti lo dicono, ma le risposte dall'Europa sono pari sostanzialmente a qualcosa di molto simile allo zero.

La moneta unica, l'euro, si è rivelata un boomerang per tantissimi paesi, il nostro compreso, soprattutto si è rivelato un boomerang per le famiglie Italiane e per le imprese del nostro paese. Oggi abbiamo un rapporto con il dollaro di quasi 1,40 dollari per un 1 euro. Voi capite bene che andare ad esportare nel mondo con questo rapporto di cambio, con questa moneta è qualcosa di eroico; le nostre imprese che ancora riescono a fare questo meriterebbero una medaglia d'oro per il solo fatto di essere in grado di tenere i cancelli aperti e continuare a dare lavoro a operai ed impiegati.

Il fiscal compact, che è stato già segnalato da alcuni che mi hanno preceduto, è un macigno che incombe sull'Italia e non solo su noi ma anche su altri paesi, proprio i più deboli peraltro, ai quali viene imposto dall'alto un regime di riequilibrio di bilancio e un regime di assorbimento del debito pubblico che finirà sostanzialmente con il devastare e desertificare quello che resta della loro economia.

Vi è anche l'idea che l'economia coincida con la finanza, quindi se la finanza va bene tutto il resto va bene. Questo è un grande bluff. La finanza in realtà sta andando bene, le borse stanno correndo, ma la disoccupazione aumenta. La disoccupazione giovanile sfiora il 40 per cento, la disoccupazione a livello europeo è elevata, in Italia ancora più che in Europa, le piccole imprese, le imprese artigiane, non riescono ad andare avanti, però i dati dell'alta finanza dimostrano che tutto questo non è un problema perché la finanza va bene e l'Europa è molto attenta all'alta finanza mentre si disinteressa delle imprese artigianali e delle nostre imprese agricole. Basta pensare alle politiche agricole, ai vari meccanismi di contingentamento della produzione. Abbiamo un mondo in cui la popolazione mondiale sta crescendo, si muore ancora purtroppo di fame, ma l’Europa contingenta le produzioni e multa chi produce. Questi sono i grandi paradossi dell'Europa, sono vent'anni che però si insiste con il mantenere e rafforzare questi paradossi; quindi poi non dobbiamo preoccuparci, anzi io credo che dobbiamo anche in certo modo incentivare questo disincanto nei confronti di questa Europa, perché o l'Europa la cambiamo o l'Europa così com'è è giusto che finisca domani mattina, perché non da soluzioni ma crea problemi.

La burocrazia europea è un altro di questi grandi Moloch che devono essere affrontati, ed in parte l'abbiamo constatato anche nei nostri lavori. Ringrazio tantissimo il presidente Lombardi e i componenti della Commissione Bilancio per il grande lavoro fatto e per l’impegno profuso. Abbiamo prodotto un documento; però questo documento mi ricorda un po' quelli che venivano criticati da un sindaco - tra l'altro un sindaco del PD, non vi stupisca se lo cito - il sindaco di Forlì, Roberto Balzani, il quale ha scritto un libro, Cinque anni di solitudine, dove stigmatizza un certo modo delle istituzioni di affrontare i temi, un modo molto burocratico, molto prolisso, che finisce con il celebrare se stessi senza però riuscire a funzionare come cinghia di trasmissione con i cittadini. Noi nei lavori della Sessione comunitaria, ed è questo il motivo per cui esprimeremo un voto di astensione, sostanzialmente ricadiamo in questo rischio. Produciamo un documento sicuramente molto ben fatto, come Gruppo Lega Nord abbiamo partecipato a questa discussione e concorso al testo con elementi e proposte che sono state inserite; ma questo documento purtroppo temo che sarà destinato a rimanere lettera morta, visto che fa già fatica il nostro Stato a dialogare con le istituzioni comunitarie, figurarsi una Regione

Francamente lo sforzo della Regione è sicuramente encomiabile, prendiamo atto però che i risultati ovviamente lasciano un po' desiderare. Diamo atto che c'è un forte impegno da parte di questa Regione nell'utilizzare le risorse comunitarie al meglio degli strumenti possibili. Si può ancora migliorare, si può ancora cercare di incrementare la percentuale di utilizzo delle risorse comunitarie, però siamo consapevoli, e ne siamo lieti, che ci collochiamo tra le regioni più virtuose a livello nazionale; ma purtroppo la media nazionale non è certamente delle più alte rispetto agli altri Stati e non è certamente in linea con quella della nostra regione. Detto questo, il nostro voto sarà un voto di astensione. Permane fortemente la critica rispetto a dove sta andando l'Europa, a dove sta andando "questa Europa"; ed è per questo che concludiamo auspicando che l’occasione del  rinnovo del Parlamento di Strasburgo, possa diventare l’occasione di confronto e di ascolto rispetto alle nuove istanze che chiedono un ritorno alle origini dell'Europa, quindi non una rivoluzione in senso negativo, ma una riscoperta di quelli che erano i valori fondanti dell'Europa, dai quali purtroppo "questa Europa" si è troppo allontanata per strizzare l'occhio alla grande finanza ed ai sistemi bancari. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Corradi.

Non ho nessun altro iscritto da parte dei gruppi pertanto chiudo questa parte e do la parola al presidente Errani. Prego, presidente.

 

ERRANI, presidente della Giunta: Grazie, presidente. Un saluto al sottosegretario Gozi e a tutti i nostri ospiti che ringrazio per la loro presenza.

Vorrei sottolineare due aspetti. Il primo, partendo da un ringraziamento al consigliere Lombardi e a tutti i gruppi consiliari, riguarda il fatto che ormai questa Regione è in grado di affermare un'esperienza consolidata rispetto alle politiche che ha attivato in relazione ai rapporti con l'Europa, alle politiche ascendenti e discendenti. Un lavoro ricco, per alcuni versi assolutamente originale, come alcuni Consiglieri hanno sottolineato giustamente, nel panorama italiano, che rappresenta certamente un vero passo in avanti. Certo, questo lavoro non cambia di per sé le politiche europee, è ovvio, ma certamente l'interlocuzione con i tanti soggetti della società regionale coinvolti in questi anni ha rappresentato un vero e proprio passo in avanti rispetto alla consapevolezza del ruolo e dell'importanza dell'Europa nella nostra dimensione di vita economica, sociale, politica e di governo di questo territorio. L'abbiamo fatto con un fortissimo coinvolgimento di tutti questi soggetti, lo abbiamo fatto dimostrando di essere una Regione leader nella capacità di attuare le politiche europee, a volte, come ha sottolineato giustamente il presidente Lombardi, facendo i conti con le difficoltà dello Stato italiano a recepire le politiche europee. Credo che questo, sui tanti temi affrontati, dall'inclusione alle politiche economiche dell'economia verde, alle politiche sulle parità di genere, alle politiche dell'energia, metta questa regione su quella piattaforma che noi abbiamo considerato in questi anni come una piattaforma strategica e irrinunciabile, cioè una regione europea in grado di dialogare con i processi più avanzati del sistema europeo.

Questa discussione si svolge a ridosso di alcuni appuntamenti importantissimi: le elezioni europee, poi la nomina della nuova Commissione, il semestre a presidenza italiana e la nuova programmazione 2014-2020. Sono convinto, lo dico anche a chi ha sollevato con motivazioni tante critiche rispetto al processo europeo, che noi dobbiamo come paese fare un salto di qualità nella riflessione su quello che è accaduto e cercare di fare uno sforzo per cogliere i processi. Da questo punto di vista - faccio una forzatura, ma spero di essere inteso - cercherei di andare oltre all'analisi della crisi, noi non siamo di fronte semplicemente ad una crisi, tanto meno ad una crisi ciclica; noi siamo di fronte di un profondo cambiamento strutturale, dalla divisione internazionale del lavoro agli assetti sociali, perfino antropologici della società perché incrociamo cambiamenti che mai hanno avuto questa intensità nella storia dell'umanità che ci sta alle spalle. La globalizzazione non è semplicemente un tema di circolazione delle risorse, degli uomini e delle donne e dell'economia; le nuove tecnologie non rappresentano semplicemente e solo la grande opportunità di comunicare in tempo reale ad ogni latitudine e ad ogni longitudine. E' del tutto evidente che questi cambiamenti aprono questioni nuove e profondissime su cui forse la cosa che bisognerebbe dire è che, ad esempio, il pensiero europeo non ha avuto ancora la capacità di interpretare questi cambiamenti. Vi consiglio una lettura molto interessante, molto importante secondo me, di un economista francese che però ha fatto la sua parte conclusiva di formazione negli Stati Uniti, Thomas Piketty il quale riflette su questi cambiamenti e ci spiega come certe teorie - particolarmente in questo paese, e anche su questo bisognerebbe riflettere, sto parlando adesso del senso comune, qualcosa d’importante del confronto culturale particolarmente in Italia, ma anche in Europa - con le quali l'Europa ha rappresentato un grande riferimento mondiale nella seconda metà del Novecento siano in discussione: un'idea neoliberista secondo la quale il mercato risolve in sé le contraddizioni, si è dimostrata fallimentare. Io credo che da questo punto di vista non ci sarebbe più bisogno nemmeno tra di noi che siamo dentro a formazioni culturali e politiche diverse di discutere, nel senso che è un dato oggettivo e conclamato che quelle politiche hanno prodotto risultati assai negativi, basti pensare come la ridistribuzione della ricchezza si è realizzata concretamente e come questa ridistribuzione si è sostanzialmente concentrata nel destrutturare quello che è stato il motore dell'Italia e dell'Europa, cioè la cosiddetta classe intermedia, che si è paurosamente impoverita, si è prodotta una paurosa concentrazione di ricchezza. Questo è avvenuto in tutto il mondo, ma in particolare in Europa, perché l'Europa in particolare aveva costruito un modello sociale in cui l'ambito della classe media rappresentava… Ora, il punto è: come cambiare questo processo? Perché è chiaro che questo processo - la politica di austerità, la politica del rigore - deve essere radicalmente cambiato. Ed è del tutto evidente che l'idea secondo la quale la finanza produce lavoro è destituita di fondamento.

Ebbene, paradossalmente Piketty dice: si torni ai fondamentali: che cos'è la produzione? A quale modello di sviluppo vogliamo addivenire? A quale modello sociale aspiriamo? E qual è la relazione tra questi tre elementi? E come le politiche pubbliche degli Stati, dei territori e dell'Europa sono in grado di produrre questi cambiamenti? Da questo punto di vista, il fiscal compact, il 3 per cento sono dei riferimenti più che maturi, come è ovvio e come è evidente.

Il secondo punto di questa analisi è che si deve fare un salto di qualità nelle istituzioni europee e nella condivisione delle politiche europee (industriali, fiscali, militari, internazionali), come peraltro ho già avuto modo di dire a questa Assemblea. Ma se in Francia il referendum bocciò la Costituzione europea a fronte della paura dell'idraulico polacco, oggi alziamo lo sguardo in Europa, cosa che non ci capita spesso - e questo è un limite culturale -, e vediamo che per esempio la Polonia, dal punto di vista economico e sociale, sta facendo enormi salti di qualità.

A tal proposito, scusatemi, ma devo dire che quella cultura che ha "attraversato" tutta l'Europa, che di fronte ai cambiamenti ha pensato di chiudersi, di prefigurare una risposta di chiusura ristretta al punto tale che il grande progetto - euro, Bce, riforma costituzionale dell'Europa - si è fermato, oggi sta facendo pagare a tutti un prezzo molto salato, in particolare ai Paesi del Mediterraneo. È questo il punto su cui noi dobbiamo agire come Paese, come Italia, facendo quel che dobbiamo fare, facendo le riforme, ma è questo il nostro ruolo quali fondatori dell'Unione europea. O noi rilanciamo un'idea di Europa - ché il mondo va avanti prima di tutto con le idee, con i progetti, progetti che mettono insieme sentimenti, idee, valori - che sia effettivamente un'Europa politica, sociale, economica, oppure non sarà una sorpresa che il 30 per cento del nuovo Parlamento rischia di essere rappresentato da tutte le tensioni neopopuliste e perfino neonaziste che stanno percorrendo l'Europa.

Da questo punto di vista - attenzione! -, guardiamo più avanti: ci sono realtà, paesi, anche nel Nord Europa, che non vivono le difficoltà che stanno vivendo l'Italia, la Grecia, la Spagna, eppure andare ad Amsterdam oggi non è più com’era dieci, quindici anni fa, Amsterdam non è più la città della libertà, in cui stanno prevalendo forze, componenti che ricercano forme di chiusura. Ora, io dico che possiamo avere opinioni politiche e culturali differenti, ma su alcuni punti o la classe dirigente del Paese trova una identità per essere "qualcuno" in Europa, oppure se ce la giochiamo nel piccolo, il risultato sarà certamente negativo. Ma questo significa anche avere la capacità di non ricercare nel Novecento le risposte a questo nuovo secolo.

Il consigliere Grillini diceva alcune cose che mi convincono. Ma facciamo alcuni esempi. I nuovi settori dominanti, quelli a maggior valore aggiunto, nei prossimi dieci anni, al netto del turismo, saranno le nanotecnologie, le biotecnologie, tutte le nuove tecnologie del web, nelle diverse ed amplissime interpretazioni, ma è proprio in questi settori che stentiamo, l’Italia in particolare, ma anche l'Europa. Ebbene, se la strategia Europa 2020 è la strategia giusta, che cosa manca? Perché io penso che la strategia 2020 sia giusta. Manca la concreta attuazione delle politiche concrete che si svolgono in Europa. A tal proposito, voglio fare alcuni esempi. Se noi vogliamo costruire queste nuove filiere industriali a livello europeo, sono necessari degli investimenti pubblici in quelle che una volta venivano definite politiche industriali, in quelle che Cameron chiama politiche industriali e se accade in Inghilterra che, come sapete, qualche decennio fa è stato il Paese leader nella destrutturazione delle politiche industriali, vorrà pur dire qualcosa, vuol dire che noi dobbiamo utilizzare delle leve nuove: una parte della finanza e delle politiche finanziarie - per esempio i famosi bond - deve essere finalizzata alla costruzione di queste linee e filiere di innovazione profonda del sistema europeo, perché è lì che risiede il valore aggiunto. Fra trent’anni il problema non saranno più semplicemente i fattori produttivi e la quantità della produzione di un paese, di un continente o di un'area rispetto ad un'altra. No, la Cina già nel 2016 - si dice - supererà in produzione industriale gli Stati Uniti, ma - attenzione! - non nel valore aggiunto, non nella ricchezza. Non so se mi sono spiegato.

Io credo che bisogna cominciare a ragionare così, bisogna cioè cominciare a ragionare su politiche anche di riorganizzazione e finalizzazione delle politiche e delle finanze pubbliche non con il taglio al centro, ma con al centro il fattore di sviluppo che quelle risorse producono, e finalmente introdurre sistemi di verifica e di controllo. Perché peraltro in un paese come il nostro, dove il 95 per cento delle imprese è sotto i cinque dipendenti, dove il problema più serio è la capitalizzazione di queste imprese, nel senso che non ce l'hanno, anzi per produrre attingono al credito in un contesto del genere chi fa innovazione e ricerca? Chi è in grado di tenere il ritmo del fatto che se tira fuori un nuovo prodotto, solo dopo tre anni esso sarà un prodotto maturo?

È questo il salto di qualità che bisogna fare, dire cioè quali sono le nostre politiche pubbliche. Voglio fare un esempio, un altro esempio importante: il rapporto tra flessibilità, occupazione, precarizzazione e costi. Se noi fra quindici anni avremo un'intera generazione che non sarà in grado di maturare le risorse pensionistiche per vivere, quanto costerà allo Stato questo dato? Non possiamo più fare i conti ogni sei mesi, dobbiamo avere una visione, una prospettiva, la capacità di chiudere il cerchio, soprattutto in una società che, dal punto di vista demografico, sta invecchiando e sta producendo quel che sta producendo. È questo il livello sul quale noi dobbiamo stare, magari anche facendo un passo indietro rispetto alle classiche etichette, ai nostri ragionamenti classici, per provare a vedere di trovare, come Paese, un'idea del nostro modo di essere Europa, un'idea di Italia motore di una Europa più giusta, ma soprattutto capace di fare questo salto di qualità. Ripeto: analisi, strategie e riforme istituzionali europee. Senza questi tre elementi, non si può certo continuare a stare in una situazione in cui se un paese, nella fattispecie la Germania, ha le elezioni in due lander, e si ritarda di sei mesi il finanziamento minimo alla Grecia, il risultato di quel ritardo lo abbiamo visto poi, e lo abbiamo pagato a carissimo prezzo, anche i tedeschi l'hanno pagato più caro. Credo che sia questo il salto di qualità che noi dobbiamo avere l'ambizione di fare.

Debbo infine alcune brevissime risposte con riferimento ad alcuni altri punti. Ma prima voglio ulteriormente chiarire che cosa voglio dire, voglio dire che l'Europa è fondamentale, che l'Europa è la nostra casa, l'unica nostra casa, non ci sono scorciatoie o altre vie quindi bisogna avere questa consapevolezza.

Si apre una stagione importantissima, e all'interno di questo ragionamento vi è certamente la questione delle nuove politiche strutturali europee, su cui voglio dire qualcosa. Innanzitutto, giustamente il consigliere Mandini ha posto il problema dell'accordo di partenariato con le oltre trecento obiezioni sollevate dalla Commissione europea, a cui per fortuna abbiamo già risposto, perché vi è anche un problema di ritardo, devo dire non nostro, ché cerco sempre di prendere il mio e di non dare agli altri, tuttavia, questa volta, certamente non è un problema nostro che noi abbiamo segnalato più volte con grande preoccupazione, perché questa è una Regione che nel 2014, se non vuole interrompere le politiche sulla ricerca per l’FSE, deve trovare risorse proprie, altrimenti rischia di programmare le risorse del 2014 troppo tardi.

In questo modo rispondo anticipatamente alla questione che tutti i consiglieri, e questo l'ho apprezzato, perché poi è merito di tutti se l’Emilia-Romagna è una Regione leader che spende tutti i fondi europei, è un fatto importante e positivo, e non siamo disponibili - l'ho già detto e lo ripeto - a stare nel discorso generico che rende tutti grigi - qui non è così -, a cominciare dallo Stato che drammaticamente ha dei punti di inefficienza, e da altre regioni, ma qui non è così. È una grande occasione per l'Italia, ma anche per noi, vale per il PSR, che è un elemento strategico che riguarda un settore economico di questa Regione - l'agroindustria - di valore globale, mondiale, come è stato detto da un consigliere. Continueremo con le politiche di filiera, abbiamo già fatto l'accordo con tutto il sistema dei soggetti protagonisti su come applicare il Piano di Sviluppo Rurale, che avrà anche un punto importante nella messa in sicurezza del territorio.

Per quanto riguarda le politiche sull’FSE e sul FESR, complessivamente noi abbiamo più risorse rispetto alla precedente programmazione. Le nostre scelte fondamentali sono quelle di cui avete detto, sono quelle che il consigliere Lombardi, che ringrazio, e non ho detto che condivido pienamente la relazione che ha fatto, ha già indicato: innovazione e ricerca. Il nostro obiettivo non può che essere questo. È ambizioso, me ne rendo conto, siamo all'1,8 tra pubblico e privato, il nostro obiettivo è arrivare al 3 per cento sulla ricerca entro il 2020. È questo il nostro obiettivo. Perché dobbiamo farlo? Perché la nostra è una regione europea, e dunque ricerca e innovazione sono l’obiettivo fondamentale. Per agganciare quelle filiere innovative di economia verde, di nuove tecnologie, ma anche per far fare un ulteriore salto alla nostra manifattura.

In secondo luogo la formazione, con riferimento alla quale impera un ritornello che, a seconda delle occasione e dei convegni, utilizziamo tutti: la formazione è la prima risorsa di un paese. L'Italia è agli ultimi posti, nell’Europa a ventisette, per laureati, ma soprattutto, perché bisogna guardare anche il dato qualitativo, non vorrei essere frainteso, ma bisogna guardare il dato qualitativo, abbiamo pochi ingegneri, pochi fisici, pochissimi. Mentre siamo al terzo posto, se non erro, per quanto riguarda gli abbandoni scolastici. È questo il primo vero problema del nostro Paese.

Pertanto, la nostra politica sulla formazione non può che essere finalizzata ad invertire queste tendenze, in modo significativo e radicale, in una regione dove peraltro siamo già a livelli importanti. In tal senso, è fondamentale l'integrazione con il sistema scolastico, con le università e con i centri di ricerca. Università, forze produttive, Regione: questi elementi sono la chiave per provare a fare un salto, per cominciare ad avere ragazze e ragazzi che fanno start-up e cominciano ad intervenire, per esempio, sulle nuove tecnologie, che in cinque anni costruiscono una app, poi costruiscono un'azienda, e magari poi la vendono ai giapponesi prendendo tantissimi soldi. In Emilia-Romagna ce ne debbono essere di più di questi casi, perché questa è la nostra sfida, e ce ne sono - è uno di Parma quello di cui sto parlando -, e ce ne sono! Si tratta di lavorarci, di avere la testa orientata a questi obiettivi, e non ad altri.

Dopodiché, sono d'accordissimo: turismo, qualità urbana, riqualificazione, visto che non vogliamo più consumare territorio. La riqualificazione è la nostra chiave per investire.

Infine la sburocratizzazione, a cui dobbiamo lavorare di concerto con l’Europa, dobbiamo lavorare di più. In quelle oltre trecento osservazioni, ce ne sono di giuste, ma ci sono anche delle osservazioni che, a mio avviso, vanno respinte, magari rispondendo così: "quando le avete fatte alla Germania, fatele anche a noi", ma non solo alla Germania, anche alla Spagna.

Mi rendo conto che la considerazione di cui sopra aprirebbe un altro tema giustamente molto caro al Presidente Prodi quando era presidente della Commissione. Noi abbiamo fatto fatica a costruire una generazione di italiani nel gruppo dirigente della Commissione europea. Abbiamo fatto una grande fatica. Da questo punto di vista, la Spagna ci ha superati, pur arrivando molto dopo di noi. E guardate che non è cosa di poco conto, perché quelle osservazioni non le ha fatte il Commissario Hahn, le ha fatte il gruppo dirigente che lavora sui fondi strutturali.

Dopodiché, si pone una questione tutta nostra, che riguarda il problema posto sia dal consigliere Lombardi sia dalla consigliera Noè, che attiene al tema del cofinanziamento e del patto di stabilità. Ebbene, diciamo una cosa chiara, in italiano, prima che cominci il settennato 2014/2020: se i cofinanziamenti dei fondi strutturali debbono stare all'interno del patto di stabilità, sia chiaro che con vincoli attuali non spenderemo le risorse europee, non spenderemo tutte le risorse europee. Poiché non vorrei che lo scoprissimo 2018, lo dico fin d’ora in modo molto chiaro e molto netto: bisogna nettizzare gli investimenti - io li chiamo investimenti -, e sono contrario a politiche che con i fondi strutturali che servono a sostituire politiche di spesa corrente che lo Stato non riesce a fare. Sono contrario, ma quelle politiche di investimento debbono essere fuori dal patto (adesso sto parlando del patto di stabilità interno italiano).

Aggiungo che, da questo punto di vista, a mio avviso, bisogna fare una innovazione, semplice ma efficace. Stabilire, come ha già proposto la Conferenza delle regioni al Governo, che si fa la programmazione; e si stabiliscono le verifiche su due livelli: quanto si spende, già a partire dal primo anno, e quali risultati si ottengono con quegli investimenti. Si stabiliscono dei parametri, e chi non spende se ne assume la responsabilità e viene affiancato, che sia un ministero, come spesso accade, o che sia una regione. Senza dare ad un gruppo di tecnici il dominus: queste sono scelte politiche, non sono scelte tecniche, magari un gruppo di tecnici non riesce ad avere tutti i riferimenti, per usare un eufemismo. Questo è un paese serio, perché questo paese comincia a darsi degli obiettivi prestazionali, come peraltro ci chiede l'Unione europea, li verifica, li misura ed interviene. Ma non l'uno contro l'altro, si interviene insieme, perché le politiche strutturali sono politiche - dice l'Unione europea - regionali, cui sovraintende un paese. Allora è insieme che possiamo fare questa operazione. 

Voglio fare un ultimo accenno: l'Europa deve fare dei passi in avanti. Una grande prova su cui bisogna fare un salto di qualità è quella della immigrazione, perché così le cose non vanno, occorre fare un passo in avanti. Non è un problema di risorse o, meglio, non è prima di tutto un problema di risorse. Si tratta di fare delle scelte politiche.

Nel Nord Africa la situazione è molto critica. L’Italia è l'Europa, è la frontiera dell'Europa, e l'Europa deve decidere come fare accoglienza, non solo in Italia, ma in Europa, facendo attenzione nei confronti dei minori e del diritto d'asilo, non trovandoci di fronte all'emergenza e reagendo sempre con il classico atteggiamento di chiusura, magari perché ci sono le elezioni e si teme che qualcuno ci investa sopra. Questo non è un problema di elezioni europee, questo è un problema che ci parla del mondo che cambia, e cambia male, se non lo governiamo. Ma siamo obbligati a governarlo, non possiamo decidere di farlo, siamo obbligati a governarlo. Io la penso così, ne sono convintissimo: siamo obbligati a governarlo. Da questo punto di vista, l'Europa deve fare una politica nuova, che comprenda il percorso dei passaggi, perché tantissime di queste persone non vogliono stare in Italia, vogliono andare in altri Paesi europei, e questo deve essere consentito ed assicurato fin da subito, perché questo consente a noi di governare questo processo. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, presidente Errani.

Nomino scrutatori i consiglieri Serri, Moriconi e Cavalli.

Se nessun consigliere chiede di parlare metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 5486, "Sessione europea 2014. Indirizzi relativi alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla fase ascendente e discendente del diritto dell'Unione europea".

 

(È approvata a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Costi): La risoluzione è approvata.

La parola al dottor Gozi, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Prego.

 

GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega alle Politiche Europee: Grazie, presidente. Vi ringrazio molto per l'invito che avete voluto farmi. Vi ringrazio da membro del Governo e vi ringrazio da cesenate. Essendo questa la mia Regione, mi fa molto piacere intervenire in questa Assemblea sul tema che il Presidente del Consiglio ha voluto affidarmi come delega. Voglio anche ringraziare il consigliere Vecchi per le parole che ha voluto spendere nei miei riguardi, e tutti coloro che sono intervenuti.

Questo dibattito è stato di grande utilità per me. Credo peraltro che sia un buon modo per attuare pienamente la legge n. 234 del 2012. Voi sapete che non sono estraneo a quella legge, avendoci lavorato con il collega Buttiglione e con il collega Pescante per tutta la scorsa legislatura. Credo che molti dei problemi che sono stati evocati oggi siano legati alla mancata piena attuazione di tale legge. Ed è impegno di questo Governo e mio personale lavorare per una piena attuazione della legge n. 234. Il consigliere Lombardi, che ringrazio, fa riferimento ad alcuni aspetti che vanno certamente migliorati, perché è interesse comune del sistema Italia. Mi riferisco, per esempio, all'articolo 40, che il consigliere ha indicato nella sua risoluzione, in cui ovviamente bisogna lavorare assieme tra Stato e regioni, perché non tutte le regioni sono virtuose come la vostra, né sul recepimento delle direttive né sull'utilizzo dei fondi, ma bisogna lavorare perché tutte lo diventino.

Questa mattina avete sollevato indirettamente, e mi sembra assolutamente legittimo, il tema dei fondi e il tema di come i fondi sono o non sono utilizzati da alcune regioni italiane. Ma io sono ancora più preoccupato - perché quando si è al Governo le preoccupazioni iniziano e non finiscono mai - del tasso elevatissimo di infrazioni che il nostro Paese deve affrontare. Noi abbiamo il triste record, che noi vorremmo eliminare con questo Governo, di avere la maglia nera delle infrazioni europee: abbiamo 114 infrazioni. Un approccio sbagliato da parte nostra, un approccio molto ottuso e burocratico, soprattutto alla fine della legislatura, da parte della Commissione europea, per riprendere un altro tema, che condivido, che ha sollevato il Presidente Errani, ci vede però in forte difficoltà.

Era questo il primo argomento di cui volevo parlarvi, ed è il primo appello che vi faccio. In una nuova logica di piena attuazione della legge n. 234, di cooperazione tra Stato e regioni, noi dobbiamo approfittare del semestre italiano di Presidenza del Consiglio dei Ministri dell'Unione europea per fare uno sforzo importantissimo per una riduzione drastica del numero delle infrazioni. Noi stiamo lavorando su un doppio pacchetto. Abbiamo fatto una legge europea bis, che è in discussione alla Camera; stiamo lavorando su un pacchetto "semestre 2014", un pacchetto legislativo speciale, con il quale vogliamo abbassare drasticamente il numero delle infrazioni, innanzitutto facendo qualcosa che è assurdo che l'Italia non faccia, è assurdo che l'Italia si metta da sola in difficoltà, non facendo altro che recepire le direttive europee che abbiamo approvate. Le negoziamo, le approviamo, i nostri rappresentanti al Parlamento europeo le votano, i nostri rappresentanti al Consiglio dei Ministri le votano, e poi noi andiamo in infrazione perché a livello statale, a volte anche a livello regionale, soprattutto in materia ambientale, non recepiamo queste direttive. È pertanto certamente necessario un recepimento delle norme europee più efficiente, ma anche una chiusura rapida di molte infrazioni, non solo perché perdiamo credibilità, ma perché perdiamo drammaticamente dei soldi che peraltro non abbiamo più. Perché vuol dire pagare centinaia e centinaia di milioni di euro di sanzioni. Faccio l’esempio di una Regione un po' più a sud di questa: su una certa materia di rifiuti, rischiamo di pagare 800 milioni di sanzioni più 94 milioni di interessi di mora all'anno. Sono queste le cifre che dobbiamo affrontare, ecco perché il tema delle infrazioni è collegato al tema di un migliore utilizzo dei fondi strutturali, su cui tornerò tra un attimo.

Il semestre è importante per vari motivi, se non altro perché il prossimo arriverà tra 14 anni, quando sicuramente io non ci sarò, ma probabilmente saremo tutti dediti ad altre attività, per dire quanto sia un'occasione storica per l'Italia, anche perché arriva all'inizio della nuova legislatura europea. E noi insieme - ed a tal proposito vi ringrazio del vostro contributo - dobbiamo utilizzare il nostro semestre non per l'attività ordinaria, perché peraltro ci sarà poca attività legislativa ordinaria, ma per avere l'ambizione di orientare, all'inizio della legislatura, le nuove grandi priorità politiche, sulle quali vogliamo che l'Unione europea lavori, sulle quali vogliamo che la nuova Commissione, il nuovo presidente della Commissione europea lavori.

Questa è un’occasione molto importante che non vogliamo assolutamente perdere. Credo che bisogna certamente lottare contro il red tape, come direbbero gli inglesi, contro l'eccessiva burocratizzazione delle istituzioni europee, ma l'eccessiva burocrazia dell'Europa è direttamente proporzionale alla debolezza dell'Europa politica o, meglio, della politica europea. In un momento in cui a livello europeo non ci sono più leadership politiche che pensano all'Europa, che hanno una visione dell'Europa; nel momento in cui la Commissione europea ed il suo Presidente rinunciano a svolgere il ruolo politico che è proprio della Commissione europea; nel momento in cui tutto viene discusso in negoziati notturni, dietro le quinte, tra Capi di Stato e di Governo, e il Parlamento europeo sulle grandi questioni viene messo ai margini, è evidente che la burocrazia la fa da padrona. Ed è altrettanto evidente che quando noi rinunciamo ad utilizzare gli strumenti comuni democratici, e ci mettiamo unicamente nei rapporti di forza, quando siamo in un periodo di debolezza, rischiamo di soccombere di fronte a chi è più forte di noi. Ecco perché bisogna rafforzare le istituzioni comunitarie in ottica politica e in ottica di interesse generale. Ecco perché, dal punto di vista italiano, sarebbe assolutamente miope e controproducente lavorare unicamente in un'ottica di rapporti di forza, perché evidentemente le istituzioni europee servono per promuovere l’interesse generale, ed ovviamente all'interno delle istituzioni europee noi dobbiamo essere molto più abili nell'identificare i nostri interessi nazionali, e dobbiamo essere molto più abili a perseguirli insieme.

Una volta che, in un sano dibattito politico nazionale, regionale e territoriale, sono stati identificati gli interessi del nostro Paese, a livello europeo dobbiamo difenderli tutti insieme, senza cedere sempre e comunque a delle strumentalizzazioni che hanno una valenza unicamente in chiave di dibattito politico interno, ma che ci indeboliscono nei negoziati europei. Credo quindi che sia questo il duplice lavoro che dobbiamo fare. Non si tratta di andare - lo ribadisco perché anche stamattina sono state fatte alcune considerazioni in tal senso - in Europa né con il cappello in mano, né per battere i pugni sul tavolo. Non servono né cappello né il pugno sul tavolo. Bisogna avere chiari gli interessi nazionali, bisogna arrivare in tempo, e bisogna avere un sistema che ci permetta di incidere, sapete quando? Quando le direttive europee sono ancora negli occhi del commissario europeo, proprio all'inizio del processo legislativo europeo bisogna avere chiaro l'interesse nazionale, ed in questo modo si orientano le decisioni europee in maniera più conforme ed adeguata al nostro interesse nazionale. Peraltro, in questo modo, si riesce a promuovere a livello europeo dei modelli italiani che possono diventare modelli europei, come è stato fatto in passato, e come altri Stati membri stanno facendo.

Credo che l'altro aspetto, ed anche su questo voi siete molto avanti, e lo dimostra il modello, lo diceva a ragione il Presidente Errani, di partecipazione ai processi dell'Unione Europea che la Regione Emilia-Romagna ha avviato da vari anni, che è certamente una buona prassi a livello europeo, una buona prassi che va ulteriormente sviluppata, perché il Trattato di Lisbona dà una grande rilevanza alla dimensione regionale e territoriale. Questa è una grande opportunità del nuovo periodo legislativo, del nuovo ciclo politico che si sta aprendo, per una regione europea all'avanguardia, qual è la Regione Emilia-Romagna.

Noi abbiamo di fronte un periodo di grandi opportunità per l'Italia, un periodo di grandi opportunità che però è legato anche alla nostra capacità di tutelare i nostri interessi nel momento in cui dovremo fare le nuove nomine europee, nel momento in cui dovremo tutelare la nostra presenza all'interno delle istituzioni europee. Questo è un altro punto che è stato sollevato. È vero che nelle posizioni apicali all'interno della Commissione europea dobbiamo recuperare posizioni, e vi posso assicurare che abbiamo già cominciato a farlo. La prima questione che il Presidente del Consiglio ha posto al Presidente della Commissione Barroso, ed è una delle questioni su cui già adesso stiamo lavorando, è non perdere il treno delle ultime nomine che verranno fatte all'interno della Commissione europea in questo periodo, ma soprattutto sarà una delle condizioni che porremo nella nostra posizione di fronte alla nuova Commissione europea, perché siamo un grande Paese, siamo un Paese che ha fondato l'Unione europea, siamo un contributore netto, quindi dobbiamo vedere riflessi all'interno delle istituzioni europee quelli che sono i nostri contributi in termini politici ed in termini finanziari all’Unione Europea.

La vostra risoluzione fa riferimento ad alcuni aspetti su cui voglio intervenire, non prima di avere ricordato che tra gli interventi è stato sollevato un tema molto importante, il tema del bilancio europeo. Noi stessi spesso facciamo riferimento all'Unione europea guardando al modello degli Stati Uniti d'America. Ma c'è una piccola differenza: le cifre. Noi per perseguire gli obiettivi che come europei abbiamo indicato voler perseguire abbiamo a disposizione l'1 per cento del bilancio del prodotto interno lordo europeo, anzi meno perché nella miopia di questa mancanza di leadership politica, il Consiglio europeo ha voluto addirittura abbassare il livello di contributi del bilancio europeo. Gli Stati Uniti, a livello federale, hanno altre cifre: il 25 per cento, significa che il 25 per cento del bilancio americano va al livello federale. Voi capite che tra l’1 per cento e il 25 per cento c'è una bella differenza. Non dico che voglio moltiplicare per 25, ma almeno mettere una virgola tra quelle due cifre. Se il 2,5 per cento del bilancio del prodotto interno lordo fosse affidato all'Unione europea, già saremmo molto più seri con noi stessi, con quanto diciamo ai nostri cittadini, con quel che scriviamo nei trattati, perché ci daremmo delle risorse che inizierebbero davvero ad essere sufficienti per raggiungere quegli obiettivi. Non credo che questo si farà nel 2016, però credo che - molti di voi l’hanno detto - la revisione del bilancio che avverrà nel 2016 sarà un'occasione molto importante per l'Italia, un’occasione molto importante per orientare ulteriormente il bilancio attorno a quelle priorità che sono state evocate: certamente la ricerca, certamente l'innovazione, certamente tutta la sfida energetica, ma sarà anche un momento importante per porre queste questioni di fondo. È evidente, infatti, che è totalmente ipocrita continuare a chiedere all'Europa che faccia tantissime cose e poi non darle le risorse per farle.

Nella risoluzione fate riferimento anche all'accordo di partenariato. Voi sapete che abbiamo risposto - il Presidente Errani l’ha appena detto (se ne occupa in particolare un altro nostro corregionale, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio) - ai vari rilievi della Commissione europea. Come sapete, abbiamo identificato undici obiettivi strategici, ed abbiamo dato molta più rilevanza a vari obiettivi che sono stati sollevati questa mattina: il tema dell'energia, il tema della innovazione tecnologica, il tema della politica della conoscenza, che va ben oltre il tema della formazione professionale. E stiamo ragionando sulla possibilità di introdurre dei meccanismi premiali, che però comportano anche delle sanzioni. È evidente cioè che non possiamo permetterci di non utilizzare non dico il 100 per cento, eventualmente anche il 101 per cento, dei fondi che saranno attribuiti all'Italia nel periodo 2014-2020, anche perché sono gli unici fondi di cui disponiamo per fare una vera politica di sviluppo e di investimenti produttivi. È quindi il momento di introdurre - ci stiamo lavorando, stiamo negoziando con la Commissione europea - dei meccanismi che premiano le regioni virtuose e le amministrazione virtuose a livello centrale, ma che sanzionano le regioni e le amministrazioni che continuano a rimanere molto indietro nell'utilizzo dei fondi. È evidente che questo va assieme ad un aumento dei fondi per l'assistenza tecnica, perché è altrettanto evidente che laddove ci sono delle criticità, laddove ci sono delle inefficienze amministrative, nel momento in cui introduciamo questi meccanismi, vogliamo anche mettere le amministrazioni nelle condizioni di potere almeno affrontare la sfida.

Ho ascoltato la relazione del consigliere Lombardi, e l’altro tema che è stato sollevato riguarda le città metropolitane, il tema della necessità di rivederne i compiti, di ripartire chiaramente i compiti - lo diceva il consigliere Lombardi - tra regioni e città metropolitana. Da questo punto di vista, il nostro modello è il modello delle smart cities. È evidente quindi che tra quegli undici obiettivi quelli che riguarderanno le città metropolitane sono: l'agenda digitale, l'energia sostenibile e la tutela dell'ambiente. Non riguarderanno le infrastrutture, non riguarderanno altri aspetti di riqualificazione urbana, che rimangono di competenza dei fondi regionali.

Il tema del cofinanziamento e del patto di stabilità è un tema fondamentale, che va affrontato sia in chiave interna, ma soprattutto in chiave europea. Finora non abbiamo trovato delle orecchie molto disponibili ad ascoltare. Vorrà dire che in questo caso alzeremo un po' il tono della voce, perché è evidente che è totalmente contraddittorio dal punto di vista europeo, da una parte, chiedere, in questo momento di crisi e di difficoltà, cofinanziamenti regionali e nazionali, e, dall'altra parte, considerarli come spesa corrente, come sprechi, come inefficienze.

Non tutto il debito pubblico infatti è cattivo, non tutta la spesa pubblica è cattiva, è questo che dobbiamo far capire alla Commissione europea: la spesa per gli investimenti che cofinanzia progetti europei, la spesa che è necessaria per avviare delle riforme strutturali importanti a livello nazionale, che costano nell'immediato, ma che danno dei risultati a favore della crescita nel medio periodo, è una spesa che va per forza valutata in maniera diversa dagli sprechi e dalla spesa corrente. Si tratta senz’altro di un tema su cui continueremo a lavorare e a discutere a livello europeo.

La risoluzione fa riferimento ad un altro aspetto molto importante per la Regione Emilia-Romagna: Macroregione Adriatico-Ionica. Io ci ho lavorato in altra veste dal 1999. È una grande opportunità, non sottovalutiamola. Sono molto contento che un intero paragrafo sia stato dedicato alla Macroregione. Sotto la nostra presidenza - ci sto lavorando con la ministra degli Esteri Federica Mogherini - prenderemo la decisione finale per avviare la Macroregione Adriatico-Ionica. Spero, anzi ne sono sicuro, che la Regione Emilia-Romagna vorrà assumere un ruolo di leadership nell'attuazione della Macroregione.

L'altro aspetto è la strategia Europa 2020, a proposito della quale sono d'accordo con molto di quanto è stato detto. Ci sono dei problemi nella strategia Europa 2020: attuarla concretamente e verificare gli investimenti che sono messi a servizio di questa strategia.

Ci sono quindi dei problemi di metodo. Io non credo che gli obiettivi vadano rimessi in discussione, probabilmente dovremo concentrarci su meno obiettivi, ma certamente si pone un problema di metodo. Anche questo problema verrà affrontato durante la nostra presidenza. La strategia Europa 2020 verrà rivista nel marzo del 2015, quindi tutto il processo di preparazione e di consultazione sarà gestito sotto la nostra presidenza, alla luce degli obiettivi di cui vi avevo parlato.

Permettetemi, prima di concludere, di sollevare tre punti che ho ascoltato e che ascolto sempre nel dibattito italiano, che però meritano almeno un chiarimento, poi continuiamo a tenere le nostre posizioni, ma almeno chiariamoci su ciò di cui parliamo. Mi riferisco al fiscal compact. Ebbene, posto che siamo praticamente tutti d'accordo, credo anche in quest'Aula, sul fatto che il fiscal compact di per sé, così come la politica di stabilità di per sé, così come la politica di austerità di per sé, sia una risposta che si è rivelata parziale, insufficiente ed obsoleta rispetto al nuovo mondo in cui siamo, su questo siamo assolutamente tutti d'accordo, io vorrei che cominciassimo a dire che se dovessimo applicare il fiscal compact oggi in Italia, non dovremmo fare una manovra di 50 miliardi, ma dovremmo fare una manovra di 3 miliardi. C’è una differenza di fondo, perché il fiscal compact non va analizzato in termini assoluti (riduzione del debito pubblico in termini assoluti), ma nel rapporto tra debito pubblico e crescita, tenendo conto di tutta una serie di fattori rilevanti: il fatto che la crescita non è, come avevamo pensato, del 2,5 per cento, purtroppo non lo è, il fatto che l'inflazione non è del 2 per cento, sappiamo benissimo che non lo è, cioè tutti questi fattori applicati, se noi dovessimo, e dovremo applicarlo nel 2016, ma se dovessimo applicarlo oggi, la manovra che dovremmo fare sarebbe di 3 miliardi. Se poi la crescita dello 0,6 arrivasse all'1 per cento, noi oggi non dovremmo fare manovre correttive specifiche per il fiscal compact. Questo voglio chiarirlo perché mi sembra un elemento oggettivo, calcolatrice alla mano, che aiuta il dibattito. Dopodiché, è quella la logica che vogliamo portare avanti in Europa? No, no perché è evidente che noi non possiamo accettare una Europa - vi do altre tre cifre: 5, 75, 20 - in cui il 5 per cento della popolazione detiene oltre il 50 per cento della ricchezza europea; in cui il 75 per cento della classe media si sta drammaticamente impoverendo; in cui vi è un 20 per cento di poveri fuori da tutto, probabilmente anche fuori dalla cittadinanza. Può l'Europa fare finta di niente e girare le spalle di fronte a questa situazione? Assolutamente no: la lotta alle disuguaglianze deve essere uno dei grandi obiettivi che l'Europa deve perseguire nei prossimi anni.

A tale scopo, è chiaramente necessario un nuovo modello di intervento economico, un nuovo modello di sviluppo economico, di cui alcuni tasselli sono emersi già oggi. Il tema di non valutare tutto il debito allo stesso modo, il tema della necessità di distinguere i cofinanziamenti dalla spesa corrente, il tema di avviare grandi progetti di investimenti produttivi a livello europeo, il fatto - e lo faremo nel Consiglio europeo di ottobre - di cominciare a parlare in Europa non solo di economia finanziaria, e non solo e non tanto di algoritmi e parametri finanziari, ma finalmente di economia reale. Abbiamo finalmente potuto pronunciare, al primo Consiglio europeo a cui abbiamo partecipato, una parola che era vietata a livello europeo: politica industriale. L'Europa ha bisogno di una politica industriale. Ma la Commissione europea di Barroso ha sempre rifiutato, tranne nell'ultimo periodo, e grazie ad un buon gioco di squadra che come Italia abbiamo fatto, di parlare di politica industriale.

Adesso abbiamo una prima base da cui partire per sviluppare una politica industriale. Dobbiamo stabilire una tabella di marcia nella nuova legislatura. Ed è questo un altro degli obiettivi che noi vogliamo perseguire durante il nostro semestre di presidenza.

Vi è poi la sfida del cambiamento climatico, all'interno della quale, ovviamente, ci sono scelte di politica industriale, di economia verde, ma soprattutto del grande progetto che, a mio modo di vedere, deve essere centrale nel lavoro dell'Unione europea dei prossimi anni. Mi riferisco alla sfida energetica. Anch'io come il presidente Errani ho condiviso l'intervento del consigliere Grillini quando faceva riferimento alle conseguenze dell'assenza di una politica industriale europea. Infatti, se a livello europeo puntiamo unicamente alla piena e libera concorrenza, senza pensare invece che accanto alla piena e libera concorrenza abbiamo bisogno di scelte di politica industriale di fondo; se noi non lavoriamo su dei campioni europei, come abbiamo fatto con Airbus, è evidente che Nokia se la compra Microsoft, ma è altrettanto evidente che Alstom, il grande colosso energetico francese, se lo comprano gli americani, e sarà sempre così, perché o noi puntiamo su delle scelte di politica industriale per cui sviluppiamo dei campioni industriali europei, oppure noi, come europei, tutti divisi, unicamente legati dalla logica della concorrenza, saremo pian piano mangiati o dagli americani o dai cinesi o dai brasiliani, eccetera, eccetera.

È quindi chiaro che, soprattutto attorno a dei temi strategici come la politica energetica, noi dobbiamo sviluppare un nuovo mercato unico dell'energia e una politica comune dell'energia, anche sfruttando le paure: la paura dell'Ucraina, la paura delle conseguenza in materia energetica della crisi ucraina va sfruttata positivamente per spingere allo sviluppo di una politica energetica (e questo è un altro dei nostri obiettivi).

Mi sono dilungato anche troppo - me ne rendo conto -, concludo ringraziandovi ancora molto per questo invito, ma dicendo anche che è evidente che tutto questo non sarà possibile se a livello europeo non poniamo un altro tema di fondo: il dibattito sul funzionamento delle istituzioni e delle politiche europee, che altro non è se non un dibattito sull'unione politica. In questi anni abbiamo avviato una risposta alla crisi parlando di unione bancaria, l'abbiamo realizzata, alla prossima crisi bancaria non saranno i contribuenti a pagarla, ma saranno le stesse banche, e mi sembra un passo in avanti rispetto a quel che è successo negli ultimi anni, di unione economica, e dell'unione economica fanno parte le strategie di cui ho detto, abbiamo parlato di unione politica, ma sull'unione politica siamo all'anno zero. Credo che sia dovere dell'Italia, dovere del sistema Italia, dovere del Governo, nel nostro semestre, porre il tema di uscire dalle ambiguità, quindi di chiedere ad Angela Merkel che cosa intende per unione politica, e di chiedere a François Hollande che cosa intende per unione politica, e di indicare la nostra visione di unione politica, perché o noi come europei ci uniamo, e potremo essere protagonisti nel mondo globale, che è drammaticamente cambiato dopo la crisi, o noi assisteremo o, meglio, anzi peggio, subiremo eventi decisi da altri. Grazie.

 

(Applausi)

 

PRESIDENTE (Costi): Ringrazio il Sottosegretario Gozi, ringrazio tutti voi, ringrazio tutte le strutture tecniche che hanno collaborato alla sessione comunitaria, ringrazio i tutti nostri gentili ospiti.

I lavori proseguiranno oggi pomeriggio, con inizio alle ore 15, con la trattazione del question time, a cui seguirà l’esame di due progetti di legge. Grazie.

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 13

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50.

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Enrico AIMI, Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Stefano CAVALLI, Roberto CORRADI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Sandro MANDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Silvia NOÈ, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Giuseppe PARUOLO, Roberto PIVA, Andrea POLLASTRI, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Luciana SERRI, Luciano VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI, Damiano ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta il presidente della Giunta Vasco ERRANI;

il sottosegretario alla Presidenza Alfredo BERTELLI;

gli assessori: Patrizio BIANCHI, Donatella BORTOLAZZI, Paola GAZZOLO, Carlo LUSENTI, Teresa MARZOCCHI, Massimo MEZZETTI, Gian Carlo MUZZARELLI, Alfredo PERI, Tiberio RABBONI, Simonetta SALIERA.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta l’assessore Maurizio MELUCCI e il consigliere Mauro MANFREDINI.

 

Ha partecipato alla seduta il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega alle Politiche Europee, Sandro Gozi; sono inoltre presenti i Parlamentari europei Franco Frigo e Vittorio Prodi; il Viceprefetto vicario di Bologna Rita Stentella; il Presidente ANCI Emilia-Romagna e Sindaco di Imola, Daniele Manca; il Presidente del Consiglio comunale di Bologna, Simona Lembi; il Presidente del Consiglio comunale di Parma, Marco Vagnozzi; il Presidente UNCEM Emilia-Romagna, Giovanni Battista Pasini; in rappresentanza del Magnifico Rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia, Giulio Cesare Barozzi.

 

Comunicazioni prescritte dall’articolo 68 del Regolamento interno

 

È stato presentato il seguente progetto di legge:

 

5470 - Progetto di legge d'iniziativa Giunta: "Legge di semplificazione della disciplina regionale in materia di volontariato, associazionismo di promozione sociale, servizio civile. Istituzione della giornata del cittadino solidale" (delibera di Giunta n. 541 del 23 04 14).

 

Sono pervenuti i sottonotati documenti:

 

Interrogazioni

 

5440 - Interrogazione a risposta scritta circa la mancanza di un servizio pediatrico nei Comuni appenninici di Montefiorino, Frassinoro e Palagano (MO). A firma del Consigliere: Leoni

5441 - Interrogazione a risposta scritta circa problematiche riguardanti l'interramento della linea ferroviaria Bologna-Portomaggiore. A firma della Consigliera: Noè

5442 - Interrogazione a risposta scritta circa la prevenzione della diffusione del virus "Ebola". A firma dei Consiglieri: Bazzoni, Villani

5444 - Interrogazione a risposta scritta circa i costi del progetto di mobilità sostenibile "C'entro in bici", con particolare riferimento alla città di Piacenza. A firma del Consigliere: Pollastri

5446 - Interrogazione a risposta scritta circa la compartecipazione degli inquilini alle spese per interventi di manutenzione straordinaria presso gli immobili in gestione ad ACER Ferrara. A firma del Consigliere: Mandini

5448 - Interrogazione a risposta scritta circa le attività da svolgere a seguito della scoperta, nel territorio di Mirandola, di una discarica abusiva. A firma del Consigliere: Leoni

5449 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per contrastare l'esercizio abusivo della professione di estetista e la proliferazione di "centri estetici" irregolari. A firma del Consigliere: Leoni

5450 - Interrogazione a risposta scritta circa procedure elettorali riguardanti il Comune Unico di Valsamoggia. A firma del Consigliere: Defranceschi

5452 - Interrogazione a risposta scritta circa la non sostituibilità del farmaco Plavix senza precisa ed esplicita richiesta medica scritta. A firma del Consigliere: Favia

5453 - Interrogazione a risposta scritta circa frane e problematiche riguardanti la galleria "Sparvo" nel tratto autostradale Bologna-Firenze. A firma del Consigliere: Bignami

5454 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per evitare esondazioni dei torrenti Tiepido e Guerro nella provincia di Modena. A firma del Consigliere: Leoni

5455 - Interrogazione a risposta scritta circa la situazione relativa al decesso di un giovane, il cui corpo è stato rinvenuto in Strada Val di Nure in data 4 gennaio 2012, precedentemente trasportato in data 25 dicembre 2011 al Pronto Soccorso di Piacenza a seguito di un incidente stradale. A firma del Consigliere: Pollastri

5456 - Interrogazione a risposta scritta circa le conseguenze per la viabilità dell'aggravamento della frana di Valoria, nel comune di Frassinoro (MO). A firma del Consigliere: Leoni

5458 - Interrogazione a risposta scritta circa la tutela dei lavoratori della Società COCIF SOC. COOP. di Longiano (FC). A firma del Consigliere: Bartolini

5459 - Interrogazione a risposta scritta circa notizie-stampa riguardanti la vendita, da parte di Hera Spa, di carta derivante dalla raccolta differenziata dei rifiuti. A firma del Consigliere: Bignami

5460 - Interrogazione a risposta scritta circa il riordino delle strutture dei Vigili del Fuoco, con particolare riferimento ai distaccamenti di Imola (BO), Carpi (MO) e Bobbio (PC). A firma del Consigliere: Bignami

5461 - Interrogazione a risposta scritta, circa le azioni da porre in essere a seguito della frana verificatasi nella valle dei Ceci, nel Comune di Bobbio (PC). A firma del Consigliere: Cavalli

5462 - Interrogazione a risposta scritta, circa la situazione relativa al dissesto idrogeologico verificatosi nel Comune di Montese (MO). A firma del Consigliere: Leoni

5463 - Interrogazione a risposta scritta, circa lo stato di realizzazione dell'Accordo di Programma da parte del Servizio Tecnico di Bacino degli Affluenti del Po della Regione Emilia-Romagna, con particolare riferimento ai territori di Modena e di Parma, colpiti dal dissesto idrogeologico. A firma del Consigliere: Corradi

5464 - Interrogazione a risposta scritta, circa la realizzazione di una iniziativa formativa rivolta al personale degli Enti del Servizio Sanitario Regionale, riguardante un'intesa tra l'Azienda Sanitaria Universitaria di Bologna S.Orsola e l'Università di Bologna. A firma del Consigliere: Bignami

5465 - Interrogazione a risposta scritta circa la permanenza in strutture alberghiere di Alfero e Balze, nel comune di Verghereto (FC), di cittadini stranieri assistiti dal Servizio di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati del programma ministeriale SPRAR. A firma del Consigliere: Bartolini

5466 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la somministrazione della pillola RU486 da parte delle strutture del Servizio Sanitario regionale che offrano le relative prestazioni sanitarie in regime extraospedaliero. A firma della Consigliera: Barbati

5467 - Interrogazione a risposta scritta circa problematiche riguardanti una U.O. dell'AUSL Unica di Romagna. A firma del Consigliere: Alessandrini

5468 - Interrogazione a risposta scritta circa l'applicabilità della sanzione della sospensione per tre mesi dall'attività per gli ambulanti in caso di mancato rispetto dei termini per la presentazione del documento unico di regolarità contributiva (DURC). A firma del Consigliere: Leoni

5472 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per garantire la qualità dei servizi offerti dalle strutture sanitarie, con particolare riferimento alla mancanza di operatori ed all'inefficienza dei servizi. A firma del Consigliere: Bignami

5474 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per evitare, a causa dello smottamento di terreno, l'isolamento della frazione l'Amola di Renno, nel comune di Pavullo nel Frignano (Mo). A firma del Consigliere: Leoni

5475 - Interrogazione a risposta scritta circa la composizione del gruppo di lavoro ministeriale riguardante gli indirizzi e le linee guida per il monitoraggio degli effetti di azioni antropiche in relazione ad eventi sismici. A firma del Consigliere: Defranceschi

5478 - Interrogazione a risposta scritta circa la quantità ed i costi delle visite fiscali richieste dalla Regione Emilia-Romagna. A firma del Consigliere: Leoni

5479 - Interrogazione a risposta scritta circa le spese sostenute dalla Regione Emilia-Romagna per il Fondo Non Autosufficienti e per la cura della SLA. A firma del Consigliere: Pollastri

5480 - Interrogazione a risposta scritta circa gli strumenti di pianificazione faunistico-venatoria, con particolare riguardo ai relativi indirizzi. A firma del Consigliere: Pollastri

5481 - Interrogazione a risposta scritta circa l'istituzione di un nuovo sportello unico per la casa, in collaborazione tra Comuni e ACER. A firma del Consigliere: Pollastri

5482 - Interrogazione a risposta scritta circa questioni riguardanti la costruzione di una rotonda, in località Pianetto nel Comune di Galeata, al fine di mettere in sicurezza la strada provinciale del Bidente (FC). A firma del Consigliere: Bartolini

5485 - Interrogazione a risposta scritta circa i requisiti riguardanti la copertura del ruolo di Direttore Sanitario dell'AOSP S. Orsola. A firma del Consigliere: Bignami

5487 - Interrogazione a risposta scritta, circa gli interventi da attuare per garantire la sicurezza e la manutenzione dell'istituto scolastico Carlo Sigonio di Modena. A firma del Consigliere: Leoni

5488 - Interrogazione a risposta scritta circa azioni da porre in essere a fronte, in relazione agli eventi sismici, delle risultanze della Commissione ICHESE. A firma del Consigliere: Favia

5489 - Interrogazione a risposta scritta circa incompatibilità di carattere normativo relative all'accesso ai fondi riguardanti l'eliminazione delle barriere architettoniche. A firma del Consigliere: Mazzotti

5490 - Interrogazione a risposta scritta circa il servizio di ristorazione scolastica svolto dalla società Seribo nel territorio bolognese. A firma del Consigliere: Sconciaforni

5491 - Interrogazione a risposta scritta circa la situazione di degrado riguardante la stazione ferroviaria Zanolini di Bologna. A firma dei Consiglieri: Casadei, Pariani

5493 - Interrogazione a risposta scritta circa la funzionalità del Pronto Soccorso Pediatrico di Piacenza. A firma del Consigliere: Pollastri

5495 - Interrogazione a risposta scritta circa la chiusura di sedi di uffici delle Forze dell'Ordine, con particolare riferimento alla situazione di Modena. A firma del Consigliere: Leoni

5496 - Interrogazione a risposta scritta circa la tutela dei lavoratori della Carini srl di Piacenza. A firma del Consigliere: Cavalli

5497 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per far fronte a problematiche riguardanti lo "Studentato Fioravanti" di Bologna, gestito dall'Azienda regionale ER.GO. A firma del Consigliere: Bignami

5499 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa le azioni da porre in essere ai fini di promuovere l'educazione sessuale scolastica e favorire una "cultura della sessualità" tra i giovani. A firma del Consigliere: Grillini

5500 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa i danni e le azioni da porre in essere a seguito delle trombe d'aria che hanno colpito Comuni della Provincia di Modena in data 30 aprile 2014. A firma del Consigliere: Leoni

5502 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la tutela dei lavoratori della Cooperativa ITER di Lugo (RA). A firma del Consigliere: Naldi

5503 - Interrogazione a risposta scritta circa procedure concorsuali e nomine riguardanti l'AUSL della Romagna. A firma del Consigliere: Bartolini

5505 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la soluzione delle varie problematiche riguardanti la Stazione ferroviaria Zanolini di Bologna e la relativa situazione di degrado. A firma della Consigliera: Noè

5506 - Interrogazione a risposta scritta circa la situazione di degrado della Stazione ferroviaria Zanolini di Bologna. A firma del Consigliere: Favia

5507 - Interrogazione a risposta scritta circa i presidi elettromedicali in dotazione al 118, con particolare riferimento ad un caso di decesso avvenuto nel Comune di Medicina (BO). A firma del Consigliere: Bignami

5508 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la bonifica dell'area ex ACNA, sita nel comune di Piacenza. A firma del Consigliere: Pollastri

 

Risoluzioni

 

5443 - Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni presso il Governo volte a chiedere l'innalzamento della percentuale di succo naturale nelle bevande analcoliche a base di frutta, ai fini della commercializzazione e denominazione delle stesse. A firma dei Consiglieri: Zoffoli, Marani, Paruolo, Casadei, Donini (17 04 14)

5445 - Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni, anche tramite un nuovo programma regionale, per la prevenzione, la diagnosi ed il trattamento dei disturbi del comportamento alimentare (DCA). A firma dei Consiglieri: Barbati, Grillini (17 04 14)

5447 - Risoluzione per impegnare la Giunta, a fronte della chiusura dello stabilimento della azienda Sandvik sito a Crocetta di San Polo, a porre in essere azioni a tutela dei relativi lavoratori. A firma del Consigliere: Cavalli (17 04 14)

5457 - Risoluzione per impegnare la Giunta a garantire la presenza del servizio pediatrico, anche solo con cadenza quindicinale o mensile, sul territorio di Montefiorino, Frassinoro e Palagano. A firma del Consigliere: Leoni (22 04 14)

5469 - Risoluzione per impegnare la Giunta a predisporre un progetto di forte semplificazione amministrativa nel settore dell'agricoltura, con il coinvolgimento dei presidi territoriali, al fine di agevolare le imprese operanti in tale ambito. A firma del Consigliere: Leoni (24 04 14)

5473 - Risoluzione per impegnare la Giunta a chiedere al Governo di sospendere l'operazione "Mare Nostrum", di rafforzare i controlli alle frontiere, di stabilire accordi bilaterali per impedire le partenze dagli Stati costieri dell'Africa, adottando inoltre iniziative in ambito sanitario volte a tutelare la cittadinanza dalla diffusione dell'epidemia del virus Ebola. A firma dei Consiglieri: Manfredini, Bernardini, Cavalli, Corradi (24 04 14)

5476 - Risoluzione circa la prevenzione e la repressione del reato di apologia del nazi-fascismo e la commercializzazione e la diffusione di prodotti che ne esaltino personaggi ed ideali. A firma del Consigliere: Grillini (28 04 14)

5483 - Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni volte ad intensificare l'attività di controllo dei "centri estetici" al fine di tutelare gli esercenti che svolgono legittimamente tale attività, verificando inoltre il possesso dei titoli professionali previsti da parte dei relativi operatori. A firma del Consigliere: Leoni (29 04 14)

5484 - Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni nei confronti del Governo volte a rivedere e sospendere l'operazione "mare Nostrum", rafforzare i controlli presso tutte le frontiere per contenere gli ingressi, rappresentando inoltre alle Istituzioni europee problematiche riguardanti l'immigrazione ed il diritto di asilo. A firma dei Consiglieri: Leoni, Bazzoni, Villani (29 04 14)

5486 - Risoluzione proposta dal Presidente Lombardi, su mandato della I Commissione, recante: "Sessione europea 2014. Indirizzi relativi alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla fase ascendente e discendente del diritto dell'Unione europea". (29 04 14)

5492 - Risoluzione circa le azioni da porre in essere per contrastare, stanziando anche le relative risorse, la disoccupazione e l'inoccupazione giovanile. A firma della Consigliera: Barbati (05 05 14)

5498 - Risoluzione circa le azioni da porre in essere per far fronte ai danni ed alla situazione causata, in data 30 aprile 2014, dal maltempo e da trombe d'aria nei Comuni della Provincia di Modena. A firma del Consigliere: Leoni (05 05 14)

5501 - Risoluzione circa le azioni da attuare per informare produttori e consumatori circa i rischi conseguenti alla contraffazione di prodotti alimentari.               A firma del Consigliere: Cavalli (05 05 14)

5504 - Risoluzione circa la salvaguardia del territorio e delle risorse destinate al ripristino dei servizi sanitari esistenti prima del sisma che ha colpito la provincia di Modena, e la costruzione di una nuova struttura ospedaliera tra Carpi, Mirandola e Finale Emilia. A firma del Consigliere: Manfredini (06 05 14)

 

Interpellanze

 

5451 - Interpellanza circa la situazione relativa al restauro della Chiesa di S. Maria del Carmine di Piacenza. A firma del Consigliere: Pollastri

5477 - Interpellanza circa l'utilizzazione e le comunicazioni riguardanti trattamenti fitosanitari ad azione diserbante lungo le strade, ferrovie ed in aree extra agricole. A firma del Consigliere: Meo

5494 - Interpellanza circa le azioni da porre in essere per garantire la sicurezza nella zona ove è situata la Stazione ferroviaria di Piacenza, anche attraverso sistemi di videosorveglianza. A firma del Consigliere: Pollastri

 

È stata data risposta scritta alle interrogazioni oggetti nn. :

 

5062 - Interrogazione del consigliere Naldi, a risposta scritta, circa il comportamento tenuto dal direttore generale dell'AUSL di Bologna, nei confronti di una infermiera, nel corso di una pubblica assemblea.

5063 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la situazione relativa ai rischi di esondazione del fiume Reno.

5071 - Interrogazione della consigliera Donini, a risposta scritta, circa l'unificazione delle due ASP del Distretto sociosanitario di Rimini.

5072 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa la rimodulazione dei servizi sanitari ospedalieri riguardanti l'Unione di terre d'Acqua.

5078 - Interrogazione del consigliere Bernardini, a risposta scritta, circa notizie relative alla carenza di organico presso le sale travaglio dell'Ospedale Maggiore di Bologna.

5079 - Interrogazione della consigliera Noè, a risposta scritta, circa le prospettive dell'Ospedale di Porretta e la situazione delle sale travaglio e parto dell'Ospedale Maggiore di Bologna.

5081 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa il ripristino del ponte di Rosola, che collega tale frazione a quella di Semelano (MO).

5084 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la situazione relativa all'inagibilità del Ponte Cattani, lesionato dalla piena del fiume Setta.

5085 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa la situazione relativa alla frana che sta mettendo a rischio la frazione di San Giacomo di Montese (MO).

5089 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa lo stato dell’alveo e delle sponde del torrente Scoltenna a Pievepelago (MO) ed i rischi connessi.

5091 - Interrogazione del consigliere Sconciaforni, a risposta scritta, circa la disponibilità, attraverso il servizio sanitario regionale, di farmaci derivati dalla cannabis.

5092 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la situazione e le responsabilità relative alle frane che hanno colpito il territorio di Castiglione dei Pepoli.

5097 - Interrogazione del consigliere Malaguti, a risposta scritta, circa il mantenimento del servizio di guardia medica nei Comuni dell'Alta Valnure, con particolare riferimento al Comune di Ferriere ed al servizio svolto in tale zona dalla Croce Azzurra.

5105 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa la situazione del fiume Secchia nella zona di Pigneto, nel Comune di Prignano (MO).

5106 - Interrogazione del consigliere Bernardini, a risposta scritta, circa la situazione di degrado presente nel Poliambulatorio di Casalecchio di Reno.

5117 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa il comportamento tenuto dall'Aipo in relazione alla rottura degli argini del fiume Secchia.

5118 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa le azioni da attuare, in materia di sospensione dei termini di pagamento di imposte, tasse, contributi, assicurazioni, mutui e finanziamenti, a favore delle popolazioni colpite, nel modenese, dall'alluvione.

5120 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa i costi delle opere di manutenzione straordinaria necessarie per la prevenzione del dissesto idrogeologico in Emilia-Romagna.

5122 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa le azioni da attuare per far fronte ai movimenti franosi presenti nel Comune di Fanano (MO).

5136 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa le cause del cedimento dell'argine del fiume Secchia e le azioni da porre in essere per contrastare tale evenienza.

5147 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa il perdurare del maltempo nell’Appennino modenese che aggrava il dissesto idrogeologico in alcuni comuni della provincia di Modena.

5157 - Interrogazione a risposta scritta, per chiedere un intervento della Giunta presso il Ministero dell'Interno per evitare il declassamento della Caserma dei Vigili del Fuoco di Bobbio e se sia possibile predisporre assieme al Ministero, alla Protezione Civile Regionale, al Comando provinciale di Piacenza e agli Enti Locali un progetto mirante alla salvaguardia della Caserma. A firma del Consigliere: Pollastri

5159 - Interrogazione a risposta scritta, circa un intervento della Giunta, di concerto con le autorità locali, sulle azioni necessarie per la messa in sicurezza dell'Appennino modenese. A firma del Consigliere: Leoni

5161 - Interrogazione a risposta scritta, per sapere se la Giunta intende attivarsi presso il Ministero dell'Interno per evitare il declassamento della caserma dei vigili del fuoco di Bobbio. A firma del Consigliere: Cavalli

5163 - Interrogazione a risposta scritta circa la situazione degli stabili facenti parte della ex Manifattura Tabacchi di proprietà della Regione e la loro destinazione d'uso. A firma del Consigliere: Bignami

5168 - Interrogazione a risposta scritta circa le risorse economiche relative all'alluvione che ha colpito il territorio modenese, con particolare riferimento alla Protezione Civile, alla Regione Emilia-Romagna, ed alla nomina della Commissione preposta alla valutazione delle cause della rottura dell'argine del Secchia. A firma del Consigliere: Favia

5172 - Interrogazione a risposta scritta circa le dinamiche e gli studi idrologici riguardanti il fiume Panaro. A firma della Consigliera: Noè

5173 - Interrogazione a risposta scritta circa l'esatta valutazione dei danni subiti dai territori colpiti dal dissesto idrogeologico e le risorse necessarie per fronteggiare le emergenze. A firma del Consigliere: Villani

5176 - Interrogazione a risposta scritta circa la collocazione, presso l'Ospedale Sant'Orsola di Bologna, del service per lo sviluppo dei test HPV-DNA per l'Area Vasta Centro. A firma del Consigliere: Montanari

5177 - Interrogazione a risposta scritta circa la situazione economica e le procedure relative alle Terme di Salsomaggiore e Tabiano. A firma del Consigliere: Villani

5179 - Interrogazione a risposta scritta circa disposizioni contenute nelle Norme Tecniche di Attuazione del nuovo piano dell'Arenile di Cattolica. A firma del Consigliere: Defranceschi

5185 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per evitare esondazioni del fiume Reno, con particolare riferimento alla zona del Quartiere Borgo e della Via Berleta, a Bologna. A firma del Consigliere: Bignami

5190 - Interrogazione a risposta scritta in merito a problematiche riguardanti le procedure relative all'"accorpamento vallivo" circa le valli di Comacchio e la controversia di Boscoforte. A firma del Consigliere: Bazzoni

5191 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere per garantire la pulizia dell'alveo del fiume Reno, con particolare riferimento alle zone ove sono situati piloni autostradali. A firma del Consigliere: Vecchi Alberto

5194 - Interrogazione a risposta scritta circa il ripristino del tratto stradale compreso tra il quartiere Santo Stefano e i comuni di Sasso Marconi e Pianoro, interrotto da una frana. A firma del Consigliere: Bernardini

5198 - Interrogazione a risposta scritta circa le problematiche connesse alla chiusura di reparti presso l'Ospedale di Porretta (BO), con particolare riguardo al settore della pediatria. A firma del Consigliere: Vecchi Alberto

5203 - Interrogazione a risposta scritta circa i siti per la bonifica dell'amianto in Emilia-Romagna, e le connesse problematiche. A firma del Consigliere: Pollastri

5204 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per programmare il futuro del trasporto pubblico ferroviario nella tratta Porretta Terme-Pistoia. A firma della Consigliera: Marani

5205 - Interrogazione a risposta scritta circa la messa in sicurezza della briglia del torrente Limentra, affluente del fiume Reno, e del relativo territorio. A firma del Consigliere: Vecchi Alberto

5206 - Interrogazione a risposta scritta circa questioni riguardanti il "Centro Servizi del Volontariato Regione Emilia Romagna". A firma del Consigliere: Bignami

5212 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per la manutenzione programmata e straordinaria dei fiumi, con particolare riferimento al Reno ed al Savena. A firma del Consigliere: Vecchi Alberto

5214 - Interrogazione a risposta scritta circa il ripristino e la messa in sicurezza, a seguito di eventi franosi, della viabilità nel Comune di Monghidoro (BO). A firma del Consigliere: Bernardini (25 02 14)

5215 - Interrogazione a risposta scritta circa le problematiche connesse alla carenza di personale sanitario presso il Policlinico S. Orsola di Bologna. A firma del Consigliere: Bernardini

5223 - Interrogazione a risposta scritta circa i servizi e gli orari relativi all'Ospedale di Porretta Terme (BO). A firma del Consigliere: Sconciaforni

5228 - Interrogazione a risposta scritta circa problematiche riguardanti il reparto di ostetricia dell'Ospedale Maggiore di Bologna e le motivazioni della chiusura del punto nascite di Porretta Terme. A firma del Consigliere: Bignami

5229 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per sostenere, tramite appositi consorzi, lo smaltimento di rifiuti speciali o pericolosi, contrastando inoltre traffici illegali. A firma del Consigliere: Cavalli

5232 - Interrogazione a risposta scritta circa la costituzione di Commissioni tecniche di studio per la valutazione di cure mediche riguardanti casi specifici, con particolare riferimento ad un caso verificatosi a Piacenza. A firma del Consigliere: Pollastri

5242 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per evitare la chiusura dei centri di raccolta sangue di Loiano e di Monghidoro (BO). A firma del Consigliere: Bernardini

5243 - Interrogazione a risposta scritta circa l'abbassamento della temperatura del riscaldamento presso reparti dell'Ospedale Maggiore di Bologna. A firma del Consigliere: Bignami

5249 - Interrogazione a risposta scritta circa l'erogazione della cure palliative/fine vita ed il relativo modello assistenziale nella Provincia di Modena. A firma della Consigliera: Noè

5271 - Interrogazione a risposta scritta circa l'applicazione delle agevolazioni dei pedaggi autostradali, con particolare riferimento alla tratta Piacenza-Milano Sud. A firma del Consigliere: Pollastri

5275 - Interrogazione a risposta scritta circa l'iter di unificazione del Registro Tumori entro l'Area Vasta Emilia Nord. A firma dei Consiglieri: Serri, Vecchi Luciano

5282 - Interrogazione a risposta scritta circa problematiche ambientali riguardanti l'area industriale APC1 di Poviglio (RE). A firma del Consigliere: Filippi

5283 - Interrogazione a risposta scritta circa problematiche riguardanti i Consorzi di bonifica, con particolare riferimento al loro monitoraggio ed alla loro unificazione. A firma del Consigliere: Bazzoni

5290 - Interrogazione a risposta scritta circa le cause dell'aumento delle tariffe della raccolta urbana dei rifiuti e dei prezzi praticati alle cartiere. A firma della Consigliera: Noè

5292 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per sostenere il settore dell'artigianato. A firma del Consigliere: Leoni

5296 - Interrogazione a risposta scritta circa il sostegno alle imprese regionali, con particolare riferimento a quelle operanti nel settore del commercio al dettaglio. A firma del Consigliere: Leoni

5297 - Interrogazione a risposta scritta circa l'esclusione dalla graduatoria finale di un giovane, diversamente abile, che era giunto quarto in una gara dei campionati regionali di corsa campestre. A firma del Consigliere: Leoni

5298 - Interrogazione a risposta scritta circa le procedure riguardanti la rimozione di amianto in una palestra dell'istituto scolastico comprensivo di Mezzano Inferiore. A firma del Consigliere: Villani

5299 - Interrogazione a risposta scritta circa l'erogazione dei servizi da parte della M.C.T.C. di Forlì-Cesena. A firma dei Consiglieri: Zoffoli, Casadei, Alessandrini

5300 - Interrogazione a risposta scritta la soluzione delle problematiche riguardanti la vendita, nelle edicole, dei biglietti di TPER. A firma della Consigliera: Noè

5301 - Interrogazione a risposta scritta circa problematiche sollevate dall'organismo regionale che unisce i comitati dei pendolari circa la Carta dei Servizi realizzata da Trenitalia e Tper. A firma del Consigliere: Leoni

5303 - Interrogazione a risposta scritta circa la chiusura della sede del Centro per l’impiego di Civitella di Romagna (FC). A firma del Consigliere: Bartolini

5304 - Interrogazione a risposta scritta circa la riqualificazione ambientale dell’area ex Cartiera di Sant’Arcangelo in riva sinistra del fiume Marecchia. A firma del Consigliere: Defranceschi

5307 - Interrogazione a risposta scritta circa l'attività di vendita dei "Gratta e Vinci" messa in atto da Poste Italiane. A firma dei Consiglieri: Zoffoli, Pagani

5311 - Interrogazione a risposta scritta circa il consuntivo 2013 della Consulta degli emiliano-romagoli all'estero, e in particolare circa le recenti notizie stampa che prefigurano ipotesi di reato ai danni della Regione. A firma del Consigliere: Filippi

5313 - Interrogazione a risposta scritta circa i disagi che si stanno verificando nel servizio di prenotazione di visite ed esami in provincia di Modena a seguito dell'installazione del nuovo sistema di gestione del Cup provinciale. A firma del Consigliere: Leoni

5316 - Interrogazione a risposta scritta circa le iniziative poste in essere per difendere il Made in Italy agroalimentare e in particolare il Parmigiano Reggiano. A firma del Consigliere: Leoni

5318 - Interrogazione a risposta scritta circa le tecnologie per la sterilizzazione dei rifiuti sanitari infetti. A firma del Consigliere: Defranceschi

5323 - Interpellanza circa il coinvolgimento della Confederazione Mobilità Dolce (Co.Mo.Do), dei Comuni e di altre Associazioni per favorire la tutela e la manutenzione dell'infrastruttura ferroviaria Piacenza-Cremona e delle opere annesse. A firma del Consigliere: Pollastri

5324 - Interrogazione a risposta scritta circa la nuova Carta dei servizi realizzata da Trenitalia e Tper. A firma dei Consiglieri: Mumolo, Casadei, Pariani

5338 - Interrogazione a risposta scritta circa le segnalazioni dell'utilizzo non corretto delle piste ciclabili e le carenze di intervento da parte delle forze dell'ordine. A firma della Consigliera: Noè

5346 - Interrogazione a risposta scritta circa la stagione turistica invernale dell'appennino modenese, fortemente negativa in termini di presenze di turisti. A firma del Consigliere: Leoni

5348 - Interrogazione a risposta scritta circa la norma che impone di incoraggiare il dialogo interculturale contenuta nel Codice disciplinare e di comportamento applicabile ai dipendenti della Regione Emilia-Romagna. A firma dei Consiglieri: Manfredini, Cavalli, Bernardini, Corradi

5349 - Interrogazione a risposta scritta circa il Piano di razionalizzazione dei presidi, proposto dal Ministero degli Interni, che prevede la soppressione di presidi di Polizia e caserme dei Carabinieri, particolarmente significativo anche per l’Emilia-Romagna. A firma del Consigliere: Villani

5354 - Interrogazione a risposta scritta per sapere come la Giunta intenda attivarsi per promuovere verso i comuni soci di Hera una posizione che porti all'uscita di Hera dal consorzio Sei e dal progetto di costruzione della centrale a carbone di Saline Joniche (RC). A firma del Consigliere: Sconciaforni

5358 - Interrogazione a risposta scritta circa le procedure di reclutamento del personale relative alle Terme di Salsomaggiore e Tabiano. A firma del Consigliere: Villani

5362 - Interrogazione a risposta scritta circa la dotazione organica dell'Agenzia denominata "Intercent-ER Agenzia regionale di sviluppo dei mercati telematici". A firma del Consigliere: Vecchi Alberto

5363 - Interrogazione a risposta scritta circa la documentazione, la tempistica e le procedure riguardanti informazioni fornite in ordine al rifacimento di un tratto della strada denominata Carrai, a Pavullo nel Frignano. A firma del Consigliere: Leoni

5365 - Interrogazione a risposta scritta circa la tutela e la preservazione dei "negozi di vicinato", con particolare riferimento alla rete distributiva modenese. A firma del Consigliere: Leoni

5372 - Interrogazione a risposta scritta circa il contributo concesso al Consorzio Navi del Delta di Comacchio. A firma del Consigliere: Defranceschi

5373 - Interrogazione a risposta scritta circa la riduzione delle tariffe per i cittadini e delle aziende delle zone ove sono collocati impianti di smaltimento. A firma della Consigliera: Meo

5386 - Interrogazione a risposta scritta per conoscere l'evoluzione della situazione e quali strategie possono essere messe in atto per favorire la ripresa della produzione del ramo imolese dell'azienda Sant'Andrea. A firma del Consigliere: Pariani

(Comunicazione n. 79 prescritta dall’art. 68 del Regolamento interno - prot. NP.2014.0000746 del 06/05/2014)

 

 

LA PRESIDENTE

I SEGRETARI

Costi

Corradi - Meo

 

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