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135.

 

SEDUTA DI MARTEDÌ 30 MAGGIO 2017

 

(POMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

INDI DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile sul sito dell’Assemblea

 

Richiesta di iscrizione di nuovo argomento all’ordine del giorno

PRESIDENTE (Saliera)

FOTI (FdI)

MARCHETTI Francesca (PD)

FOTI (FdI)

 

OGGETTO 4262

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: "Modifiche alla legge regionale 25 novembre 2016, n. 19 (Servizi educativi per la prima infanzia. Abrogazione della L.R. n. 1 del 10 gennaio 2000)". A firma dei Consiglieri: Marchetti Daniele, Pompignoli, Fabbri, Bargi, Delmonte, Liverani, Pettazzoni, Rainieri, Rancan

(Relazione della Commissione, discussione e reiezione)

(Ordine del giorno 4262/1 “Non passaggio all’esame degli articoli” - Presentazione e approvazione)

PRESIDENTE (Saliera)

RANCAN, relatore della Commissione

MARCHETTI Daniele (LN)

MARCHETTI Francesca (PD)

PRODI (Gruppo Misto)

FABBRI (LN)

POMPIGNOLI (LN)

PRESIDENTE (Rainieri)

MARCHETTI Francesca (PD)

MARCHETTI Daniele (LN)

 

OGGETTO 3671

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Fusione dell'Azienda Unità Sanitaria Locale di Reggio Emilia e dell'Azienda Ospedaliera 'Arcispedale Santa Maria Nuova' – altre disposizioni di adeguamento degli assetti organizzativi in materia sanitaria» (61)

(Relazione della Commissione, discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Rainieri)

MORI, relatrice della Commissione

DELMONTE (LN)

PRODI (Gruppo Misto)

TORRI (SI)

MORI (PD)

VENTURI, assessore

BONACCINI, presidente della Giunta

FOTI (FdI)

 

OGGETTO 4413

Progetto di proposta di legge alle Camere, ai sensi dell'art. 121, comma 2, della Costituzione, recante: "Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di legittima difesa e di aggravamento delle pene per i reati di furto in abitazione e furto con strappo". A firma dei Consiglieri: Rancan, Fabbri, Delmonte, Bargi, Marchetti Daniele, Rainieri, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli (Testo base)

(Relazione della Commissione, discussione e reiezione)

 

OGGETTO 4546

Progetto di proposta di legge alle Camere, ai sensi dell'art. 121, comma 2, della Costituzione, recante: "Modifiche all'articolo 52 del codice penale in materia di legittima difesa". A firma dei Consiglieri: Bignami, Aimi

(Ordine del giorno 4413/1 “Non passaggio all’esame degli articoli” - Presentazione e approvazione)

PRESIDENTE (Rainieri)

RANCAN, relatore della Commissione

MOLINARI (PD)

FOTI (FdI)

MOLINARI (PD)

RANCAN (LN)

PRESIDENTE (Rainieri)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazione elettronica oggetto 3671

Emendamenti oggetto 3671

Ordini del giorno “Non passaggio all’esame degli articoli” 4262/1 - 4413/1

 

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

La seduta ha inizio alle ore 15,27

 

PRESIDENTE (Saliera): Dichiaro aperta la centotrentacinquesima seduta della X legislatura dell’Assemblea legislativa.

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta le consigliere Soncini e Tarasconi, gli assessori Bianchi, Donini, Gazzolo e Petitti.

 

Richiesta di iscrizione di nuovo argomento all’ordine del giorno

 

PRESIDENTE (Saliera): Riprendiamo i nostri lavori della seduta antimeridiana di oggi precisamente con la trattazione della richiesta di iscrizione e di inversione dell’ordine del giorno, presentata dal consigliere Foti, riguardante l’oggetto 4696 “Risoluzione per impegnare la Giunta a chiedere, quando non di propria e specifica competenza, al Parlamento l’emanazione di opportune norme che, nell’ambito della prevenzione e del contrasto alle pratiche di abuso fisico e psichico nei confronti di soggetti deboli, consentano l’installazione di sistemi di videosorveglianza all’interno delle strutture pubbliche e private che li ospitano e di assumere ogni utile provvedimento, anche di carattere legislativo, volto a garantire una decisa ed efficace presenza, nonché un adeguato controllo istituzionale nell’ambito delle suddette strutture, con particolare riferimento agli asili nido, alle scuole dell’infanzia, ai centri diurni di sanità mentale, alle case di cura e di riposo per anziani, ai centri di riabilitazione a breve e lunga degenza per persone diversamente abili, sia fisiche che psichiatriche”.

Al presente oggetto è stata abbinata la risoluzione oggetto 2391, su richiesta naturalmente dei firmatari, “Risoluzione per impegnare la Giunta ad aggiornare la normativa che disciplina l’organizzazione e l’autorizzazione del funzionamento delle strutture dedicate all’assistenza dei soggetti più deboli e a dare piena attuazione alla legge regionale n. 2/2014, anche economicamente, favorendo il mantenimento degli assistiti nel proprio domicilio, valorizzando il caregiver familiare e promovendo, inoltre, l’installazione di telecamere a circuito chiuso in tutte le strutture di assistenza dei soggetti più deboli”. Quest’ultima risoluzione è a firma dei consiglieri Rainieri, Fabbri, Rancan, Marchetti Daniele, Delmonte, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli e Bargi.

Il procedimento prevede un intervento a favore e un intervento contro.

Prima nomino gli scrutatori: Campedelli, Serri, Bertani.

La richiesta è a nome del consigliere Foti, al quale darei la parola per un intervento a favore.

 

FOTI: Signora presidente, le vicende di questi giorni, che hanno come oggetto non solo l’indagine della Magistratura, ma anche l’assunzione di provvedimenti cautelativi di arresto, con obbligo - oggi - di firma per le due persone interessate, provvedimenti che scaturiscono dalle registrazioni effettuate da alcune telecamere installate dall’Arma dei Carabinieri in una struttura di un asilo di Piacenza che hanno mostrato immagini crude e di violenze a minori, che in alcuni casi non avevano neppure compiuto l’anno di età, e la serie di iniziative televisive - ieri il programma della D’Urso si è occupato, per circa quaranta minuti, di questa situazione - dovrebbero suggerire a quest’Aula un atteggiamento diverso da quello che la stessa Aula ha assunto quando è stato esaminato il mio progetto di legge per l’installazione delle telecamere proprio in questi ambienti.

Sia la risoluzione mia che quella del collega Rainieri non volgono, ovviamente, sul fatto di ripresentare il testo di legge bocciato, ma chiedono all’Assemblea di esprimersi in ordine a quella che non è una richiesta che viene solo da me. Oggi, sulle agenzie il sindaco di Piacenza dice: “Installeremo le telecamere”. Non ho capito e continuo a non capire i limiti tra la campagna elettorale e la stupidità. Probabilmente perché io conosco i limiti della campagna elettorale e non quelli della stupidità. Però, io mi pongo un problema e dico: ma se a livello regionale e a livello nazionale si continua a sostenere che occorrono norme per poter disciplinare questa materia, che è una materia - ce lo diceva, nel corso del dibattito, il consigliere Alleva - che ha anche delle interessenze con quella che è la privacy, compresa la privacy dei lavoratori, io penso, però, che pronunciarsi sotto il profilo politico e squisitamente politico su questa vicenda sarebbe largamente auspicabile.

Ho anticipato questa mia proposta, pur sapendo che avrei potuto chiederne l’abbinamento al progetto di legge in esame, per il semplice motivo che domani - e me ne scuso con l’Assemblea - in tutte e due le sedute sarò assente. Direi che sono stato anche molto gentile, perché non è neanche materia di question time in quanto non è neanche possibile per me partecipare al question time, che tradizionalmente si è sempre svolto il martedì, mentre in questa circostanza si terrà il mercoledì, come richiesto dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, e io non ho avuto difficoltà a dire che, anche se ero assente, non è che se non faccio il question time mi senta particolarmente male.

Ad ogni modo, se questa Assemblea non intende procedere, chiedo quantomeno alla stessa Assemblea che vi sia un impegno a discutere, al più presto e nelle sedi più opportune, queste due risoluzioni. Lo dico per un dovere di correttezza nei confronti della consigliera Tarasconi, che in questo momento è assente, ma con la quale avevamo parlato della questione. Dato che sarei anche in campagna elettorale, ma non ho bisogno di queste cose per prendere voti, anzi preferirei che non capitassero queste cose, anziché doverne parlare, dico semplicemente che mi va bene qualsiasi soluzione, purché siano tempi consoni per poter far sì che politicamente - torno a ripetere, giuridicamente e legislativamente non è più possibile ripresentare altro disegno di legge - l’Assemblea si esprima su una vicenda che in Emilia-Romagna non è la prima che capita. Purtroppo, da quando ci siamo insediati, siamo al quarto o al quinto episodio, che una volta interessa la provincia di Parma, una volta interessa la provincia di Forlì, una volta interessa la provincia di Piacenza, ma stiamo girando intorno alle province con vicende poco commendevoli.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

Chiedo per un intervento contro. Prego, consigliera Francesca Marchetti.

 

MARCHETTI Francesca: Grazie, presidente.

Visto il tema molto delicato, credo sia opportuno che questa Assemblea, in tutte le sue componenti, possa discutere di questo argomento estremamente delicato dando ampio spazio alla questione e concedendo, peraltro, alla collega Tarasconi di potervi partecipare, considerato che su questo problema ha presentato un question time.

Prendendo, quindi, atto anche delle risoluzioni presentate, proponiamo di discutere il tema nella prima Commissione utile, proprio consapevoli che siamo di fronte a casi purtroppo specifici, che non ci devono portare a generalizzare, ma ci devono spingere a discutere con cautela situazioni estremamente delicate, che coinvolgono i più fragili. Mi sento, quindi, di accogliere la disponibilità mostrata dal collega Foti di discutere tutti e tre gli atti nella prima Commissione competente utile, alla quale verranno assegnati gli atti.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Francesca Marchetti.

Dopo questo intervento, farei una proposta: darei mandato… Prego, consigliere Foti.

 

FOTI: Ritiro la richiesta che avevo formulato.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

Il consigliere Foti, dunque, ritira la richiesta.

Come Presidenza, do mandato agli uffici di iscrivere le due risoluzioni in elenco e farle iscrivere nella prima seduta utile della V Commissione. Do, quindi, mandato agli uffici per poterlo fare.

 

OGGETTO 4262

Progetto di legge d’iniziativa Consiglieri recante: "Modifiche alla legge regionale 25 novembre 2016, n. 19 (Servizi educativi per la prima infanzia. Abrogazione della L.R. n. 1 del 10 gennaio 2000)". A firma dei Consiglieri: Marchetti Daniele, Pompignoli, Fabbri, Bargi, Delmonte, Liverani, Pettazzoni, Rainieri, Rancan

(Relazione della Commissione, discussione e reiezione)

(Ordine del giorno 4262/1 “Non passaggio all’esame degli articoli” - Presentazione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Saliera): Procediamo con l’ordine del giorno con l’oggetto 4262: Progetto di legge d’iniziativa Consiglieri recante: “Modifiche alla legge regionale 25 novembre 2016, n. 19 (Servizi educativi per la prima infanzia. Abrogazione della L.R. n. 1 del 10 gennaio 2000)”, a firma dei consiglieri Marchetti Daniele, Pompignoli, Fabbri, Bargi, Delmonte, Liverani, Pettazzoni, Rainieri, Rancan.

Il testo n. 4/2017 è stato licenziato dalla Commissione “Cultura Scuola Formazione Lavoro Sport e Legalità” nella seduta dell’11 maggio 2017 con parere contrario.

Il progetto di legge è composto da due articoli.

Il relatore della Commissione, consigliere Matteo Rancan, ha preannunciato di svolgere la relazione orale.

Su tale oggetto è stato presentato un ordine del giorno di non passaggio all’esame dell’articolato, a firma del consigliere Paruolo.

La parola al consigliere Matteo Rancan, come relatore. Ha a disposizione venti minuti.

 

RANCAN, relatore della Commissione: Grazie, presidente.

Intanto ringrazio il collega Daniele Marchetti, che è il primo firmatario del progetto di legge, perché ha posto in quest’Aula un tema fondamentale, un tema che noi portiamo avanti da tempo, ovverosia dare la precedenza ai nostri cittadini quando si tratta di accedere a dei servizi regionali, e non solo. Noi crediamo, quindi, che questo sia un modus operandi che debba fortemente caratterizzare un’Amministrazione regionale ed è per questo che è stato presentato questo progetto di legge, un progetto di legge che, seppur semplice, è chiaro e identifica molto chiaramente questa nostra ideologia e questo modo di amministrare tipico degli amministratori leghisti, quindi quella che è una nostra linea politica ben chiara e decisa.

È per questo che convintamente abbiamo presentato questo progetto di legge e abbiamo portato avanti questo iter con forza, perché crediamo che sia fondamentale intraprendere una direzione di questa natura, perché solamente aiutando i nostri cittadini all’accesso ai servizi regionali possiamo dare una risposta a tutte le problematiche che possono insorgere soprattutto in momenti di particolare difficoltà.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Rancan.

Discussione generale.

Consigliere Daniele Marchetti, prego.

 

MARCHETTI Daniele: Grazie, presidente.

Ringrazio il relatore Rancan per aver introdotto l’argomento e per avermi lasciato la possibilità di illustrare questo progetto di legge, di cui sono primo firmatario, sottoscritto da tutto il Gruppo della Lega Nord.

Come ha ricordato il relatore, è stato un progetto di legge che abbiamo presentato con convinzione, che ha un obiettivo molto semplice, quello di garantire l’accesso agli asili nido ai bambini dei cittadini residenti da più tempo sul nostro territorio. È un concetto, a nostro avviso, molto semplice. Si è svolta una discussione molto articolata su questo progetto di legge, si sono svolte due Commissioni in sede consultiva e una in sede referente in V Commissione.

Abbiamo presentato questo progetto di legge perché, analizzando alcuni dati, che sono stati resi noti anche tramite gli organi di stampa, ci siamo accorti che comunque su alcuni territori della nostra regione si sono presentate alcune problematiche proprio negli accessi a queste strutture, ai servizi per l’infanzia. Non me ne voglia la consigliera Francesca Marchetti, perché so che ha sempre contestato il fatto che porto come esempio i dati riguardanti il territorio bolognese, però se lo facciamo è perché dal punto di vista numerico rendono perfettamente l’idea di qual è la situazione su alcuni territori della nostra regione.

I numeri che sono stati forniti relativamente alla situazione degli asili nido del territorio bolognese dicono che su 1.000 bambini che sono rimasti esclusi da queste strutture il 78 per cento è costituito da figli di nostri cittadini. A nostro avviso, questo è un dato assolutamente inaccettabile, perché per noi è fondamentale garantire un servizio prima a quei cittadini che versano le tasse da più tempo sul nostro territorio. È inconcepibile che a un emiliano o a un romagnolo si faccia correre il rischio di far rimanere il proprio figlio fuori da una struttura, quando in realtà lui ha pagato le tasse per beneficiare di un servizio. Oggi ci troviamo nelle condizioni in cui in determinati territori questo servizio non viene garantito a tutti.

Poi la consigliera Francesca Marchetti, come ha già fatto in Commissione, ci dirà che in realtà su tutto il territorio regionale questi problemi non esistono e che Bologna rappresenta un’eccezione, su cui comunque le Amministrazioni comunali stanno lavorando, ma in realtà il problema c’è e noi a questi cittadini dobbiamo dare una risposta. E dobbiamo dare una risposta perché, altrimenti, queste persone inizieranno a chiedersi le ragioni per cui pagano le tasse se poi, nel momento in cui devono iscrivere il proprio figlio all’asilo nido, non riescono a ottenere l’accesso. Credo sia un principio che dovrebbe essere alla base di qualsiasi paese normale: pago le tasse, riesco a beneficiare di un servizio. Tuttavia, mi rendo conto che talvolta questo Paese normale non lo è più di tanto.

Noi, quindi, abbiamo presentato questo progetto di legge proprio per dare una risposta a queste persone, perché purtroppo i problemi ci sono e sono evidenti e la realtà è ben diversa da quella che ci rappresentate. Peraltro, volendo prendere per buone le osservazioni che ci avanzate, mi chiedo: se non c’è alcuna carenza di posti a livello regionale, l’applicazione del criterio che chiediamo di inserire in legge, ovvero quello di garantire l’accesso a chi versa le tasse da più tempo sul nostro territorio, che problema darebbe? Se ci fossero posti per tutti, questo criterio non verrebbe mai applicato. Verrebbe applicato soltanto qualora purtroppo su alcuni territori si verificassero questi casi, come quelli che si registrano sul territorio bolognese. Quindi, non ci vedo nulla di male a inserire questo criterio nella legge.

Mi rendo conto, però, che da parte vostra c’è stata una netta chiusura nei confronti di questa nostra proposta. Speravo, perlomeno, che si potesse avviare un confronto, un dialogo, anche perché, come ho avuto modo di ribadire in Commissione, se i dieci anni che abbiamo proposto ritenete siano troppi, possiamo tranquillamente ragionarci, come abbiamo fatto, ad esempio, sulla residenzialità storica degli alloggi ERP, dove comunque abbiamo trovato una mediazione. Invece, da parte vostra c’è stata una completa chiusura.

Fate prima a dire che, se bisogna compiere una scelta, non vi fate alcun problema a lasciare da parte i figli degli emiliani e dei romagnoli. Fareste più bella figura, senza nascondervi dietro a tanti giri di parole. Comunque, ne prendiamo atto.

Consentitemi di spendere poche parole anche per il Movimento 5 Stelle, che in Commissione ha già dichiarato che è inammissibile il nostro progetto di legge, perché i problemi degli asili nido sono altri, come ad esempio il costo eccessivo delle rette. Siamo ben consapevoli che questo è un altro problema che dovremmo affrontare. Tuttavia, con questo progetto di legge adesso stiamo cercando di affrontare il problema dei criteri d’accesso. Poi possiamo discutere, anzi dobbiamo discutere anche del problema delle rette, che tante volte sono troppo onerose per le famiglie e, quindi, scoraggiano i padri e le madri a iscrivere i propri figli negli asili nido, perché purtroppo non possono permetterselo. Quindi, affrontiamo questo tema rimanendo nel merito.

In conclusione, nonostante la chiusura che c’è stata da parte della maggioranza, annunciamo fin d’ora che, comunque, non la faremo morire qui. Noi continueremo a mantenere alta l’attenzione sugli asili nido e sull’ambito dei servizi per l’infanzia, perché crediamo che sia fondamentale garantire un servizio a coloro che pagano le tasse da più tempo sul nostro territorio. E da qui non ci muoviamo.

Il nostro obiettivo è quello di far capire agli emiliani e ai romagnoli chi sta dalla loro parte e chi, invece, è sempre pronto a metterli in un angolo. Questo è il nostro obiettivo e continueremo a monitorare la situazione. Tant’è che stiamo ancora aspettando una risposta da parte della Giunta in ordine al quadro reale della situazione a livello regionale.

Oggi prendiamo atto della vostra posizione, ma non ci fermeremo certamente qui, perché crediamo che sia fondamentale garantire questo servizio a tutti. D’altronde, non ci siamo certo svegliati una mattina con l’idea di escludere qualcuno ma, semmai, ci siamo svegliati una mattina con l’idea di voler garantire un servizio ai nostri cittadini che pagano le tasse e, quindi, hanno tutto il diritto di richiedere un servizio adeguato. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Daniele Marchetti.

La parola alla consigliera Francesca Marchetti. Prego.

 

MARCHETTI Francesca: Presidente, arriviamo in Aula dopo una discussione già più volte avvenuta in Commissione, dove le motivazioni e gli slogan che la Lega pone sono sempre gli stessi: prima i nostri cittadini.

Ebbene, ci terrei a fare una premessa. I nostri cittadini sono tutti coloro che si insediano in Emilia-Romagna e stanno all’interno di un perimetro di rispetto della legalità e delle regole che disciplinano la nostra comunità.

Introdurre il concetto di residenzialità - ha ragione il collega Daniele Marchetti - rispecchia la loro ideologia, che dal mio punto di vista - lo ribadisco - è un furore ideologico nel sottolineare e nell’inserire come criterio di merito una territorialità, un insediamento dato da un numero “x” di anni, sulla base di una necessità non giustificata. E qui voglio stare al merito, collega. È stato citato più volte il tema delle liste d’attesa. Esattamente pochi mesi fa abbiamo approvato una legge sui servizi educativi, dove tutti i dati ci indicano un trend demografico che va in netta contrapposizione ai dati che il collega citava. Intanto vorrei sottolineare che, sul piano tecnico, si inserisce l’elemento della residenzialità sul territorio regionale, quando la competenza poi spetterebbe ai Comuni.

Al di là, comunque, di questo tecnicismo, c’è proprio una filosofia di pensiero che ci contraddistingue e che va in netta contrapposizione all’idea della Lega, e cioè che non si introduce un principio discriminatorio rispetto all’accesso ai servizi educativi per i bambini. Personalmente, trovo che la proposta della Lega, che - mi permetterà la battuta - è un copia e incolla della legge presentata nella Regione Veneto, governata dal presidente Zaia, sia fortemente discriminante per due motivi. Innanzitutto, in base a questo principio che dovrebbe essere inserito, così come illustrato dal collega Marchetti, non solo si introduce e si dà un merito a chi per “n” ragioni è in Emilia-Romagna da dieci anni, ma si esclude tutta una fascia di popolazione, quindi negando una mobilità anche in termini di opportunità di lavoro e di attrattività che la nostra regione rappresenta, penalizzando coloro che arrivano nella nostra regione.

Faccio un esempio. Del resto, è molto semplice dire che vengono prima gli emiliani e i romagnoli e vantarsi di stare dalla loro parte. Si è insediato da poco il nuovo prefetto di Bologna. Ebbene, qualora egli avesse dei bambini da iscrivere al nido, in base al principio che la Lega vuole introdurre non ne avrebbe diritto.

 

(interruzioni)

 

Scusate, ma allora i rappresentanti della Lega devono imparare a scrivere in italiano, perché qui si parla di figli di genitori residenti in Emilia-Romagna ininterrottamente da almeno dieci anni o che prestino attività lavorativa in Emilia-Romagna interrottamente da almeno dieci anni. Intanto non è specificata un’altra cosa, perché avere la precedenza o avere la priorità in italiano non è sinonimo di “ininterrottamente”. Il dizionario Zingarelli è alla portata di tutti e lo trovate anche su Google.

Inoltre, verrebbe tagliata fuori tutta un’altra fascia di minori, vale a dire coloro che, per esempio, arrivano nel nostro territorio per motivi di lavoro. Si pensi alle tante aziende e ai nuovi insediamenti che hanno portato a stabilirsi in Emilia-Romagna nuove famiglie e giovani coppie. Ebbene, a questi verrebbe negato completamente l’accesso al nido.

Faccio un altro esempio, per essere chiara. A seguito di una richiesta giunta a livello nazionale all’indomani della presentazione di una norma da parte della Regione Piemonte, Save the Children e l’UNICEF hanno avanzato una richiesta a livello nazionale affinché venga preso un provvedimento sul piano giuridico e costituzionale contro tale proposta. Io credo che anche su questo aspetto si debba fare una riflessione.

Un’altra questione che vorrei mettere in rilievo rispetto alla proposta della Lega riguarda la filosofia che accompagna tutta la legge che abbiamo approvato pochi mesi fa, secondo cui, pur con tutte le difficoltà degli Enti locali, che non intendiamo certo negare, ma su cui dopo dirò qualcosa, occorre fare il possibile per mettere in campo tutte le azioni e gli strumenti che garantiscano l’universalità dell’accesso. Qui, invece, addirittura introducendo questo criterio, a nostro avviso profondamente iniquo, definiamo un numero e marginalizziamo i bambini che non sono residenti da un tot di tempo, il che è in palese contraddizione e illogico rispetto a tutto ciò che pochi mesi fa abbiamo approvato.

Altra questione. Il collega Marchetti prima citava Bologna, perché mi pare che tutto il tema nasca attorno a un articolo di Repubblica pubblicato pochi mesi fa, in cui si riportava la necessità di garantire una copertura nel Comune di Bologna, dal momento che erano numerosi i bambini in lista d’attesa. Ebbene, a seguito di quella denuncia ci si è attivati - e qui colgo la disponibilità del vicesindaco di Bologna a partecipare a un’udienza conoscitiva per capire come si sono mossi, in quanto potrebbe essere per noi davvero interessante -, hanno messo in campo altri strumenti, hanno definito una nuova convenzione con le scuole paritarie che fanno parte del nostro sistema integrato e che sono riportate nella legge che abbiamo approvato a novembre, stringendo un nuovo patto di collaborazione e di convenzione proprio per dare una risposta e assorbire le liste d’attesa, cercando di andare incontro all’esigenza che la collega dei 5 Stelle citò in Commissione relativa all’abbattimento delle rette, che è tutto un altro tema, sul quale abbiamo comunque dibattuto anche durante l’approvazione della legge.

Oggi, quindi, non stiamo qui per distinguere chi è dalla parte degli emiliano-romagnoli e chi non lo è. Questa Assemblea legislativa si sta impegnando e sta cercando, ognuno con i propri distinguo, di migliorare la qualità della vita dei nostri cittadini. In questo caso, il nostro principio non è tener fuori qualcuno ma, casomai, mettere in campo tutti gli strumenti necessari per consentire l’accesso presso gli asili nido al numero maggiore possibile di bambini emiliano-romagnoli residenti nella nostra regione.

Del resto, vorrei chiedere al collega Marchetti, che pare avere dati molto approfonditi al riguardo, come fa lui a sapere, considerato che nella legge la questione è un po’ velata, chi sono coloro che sono rimasti esclusi, come fa lui a sapere che sono proprio coloro che risiedono in Emilia-Romagna da più tempo. Sempre il Comune di Bologna, proprio recentemente, ha promosso nuovi criteri di accesso ai nidi mediante l’introduzione di un nuovo apposito regolamento. Quindi, prima di generalizzare e formulare affermazioni che non mi risulta abbiano un riscontro reale rispetto al profilo di colui o colei che rimane fuori dall’accesso al nido, credo che dovremmo valutare quali sono quegli strumenti che l’Ente locale ha messo in campo per dare una risposta a questa problematica, a fronte di un territorio regionale che, invece, vede un trend in alcune province e in alcuni territori di forte decrescita delle iscrizioni ai nidi, che ormai si stanno pian piano svuotando, e questo per una serie di ragioni, prima fra tutte la crisi economica, che spinge molti genitori, magari a seguito della perdita del lavoro, a non portare più i bambini al nido.

In conclusione, ribadiamo il nostro parere contrario per le considerazioni e le ragioni che ho espresso. Credo, invece, che possa essere interessante attivare un dialogo con il Comune di Bologna per capire che molte questioni si possono risolvere mettendo in campo strumenti innovativi o rivedendo la prassi comune, a cui magari siamo abituati, senza dover introdurre un criterio di residenzialità che, a mio avviso, è completamente sterile e va in controtendenza con la centralità del bambino e delle famiglie e della conciliazione dei tempi casa-lavoro che i genitori devono avere in particolare con i bambini più piccoli.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Francesca Marchetti.

La parola alla consigliera Prodi. Prego.

 

PRODI: Intervengo, anche se abbiamo discusso a lungo nella Commissione, giusto perché rimanga agli atti che la discussione si è svolta anche in quest’Aula.

Mi sento totalmente rappresentata dalle parole della collega Francesca Marchetti. Come ribadito anche in Commissione, il problema che si registra nella nostra regione è, semmai, il calo delle iscrizioni, anche a seguito di un calo demografico. Quindi, l’argomento suona abbastanza pretestuoso e, come ribadito dallo stesso relatore, richiama un’ideologia vera e propria.

Vorrei leggere, al riguardo, l’articolo 3 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Adesso, dovremmo inserire anche senza distinzione di residenza. Immagino che i costituenti non avrebbero mai pensato che saremmo arrivati a questo punto. Comunque, vedremo se riusciremo magari a inserire anche questo dato. Poi prosegue: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Questo basterebbe e avanzerebbe per evitare di scrivere certe proposte.

Come abbiamo detto in Commissione, questa proposta è particolarmente insidiosa dal momento che svantaggia proprio quelle categorie di famiglie che hanno meno sostegno nella rete sociale e che, quindi, una volta arrivati nella nostra regione, a maggior ragione abbisognano di un supporto nell’educazione dei propri figli fin dai primi mesi.

Entrando nello specifico, come affermava la collega Marchetti, certe cose forse si potrebbero scrivere appena un po’ meglio. D’altronde, quando si dice “genitori”, chi sono? Tutti e due? Uno solo? Ci sembra “moglie e buoi dei paesi tuoi”. Bisogna anche essere precisi quando si scrive. Magari a breve arriveremo a coniare il termine di “extra emiliano-romagnolo”. Un neologismo. Accanto a quello di extracomunitario, sarà questo il nuovo termine.

Inoltre, quando si dice che pagano le tasse, vedo che siamo già in un regime di autonomia fiscale, ma non credo sia così in realtà. I referendum, che adesso vengono sbandierati, sappiamo tutti che sono una facciata politica altrimenti impraticabile.

In conclusione ribadisco, come precisava la collega Marchetti, che la nostra Regione, invece, vuole essere proprio un esempio di inclusione sociale, che vuole attrarre a sé quelle famiglie che, trovando qui lavoro, devono avere una risposta alle proprie esigenze di educazione e tutela dei propri figli. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Prodi.

La parola al consigliere Fabbri.

 

FABBRI: Grazie, presidente.

Innanzitutto desidero fare i complimenti al consigliere Daniele Marchetti per aver portato avanti questo interessante progetto di legge, che ci riporta anche a tener conto, ovviamente, di fattori per rimettere in equilibrio un’iniquità sociale ormai esistente tra una parte di popolazione che abita in questa regione rispetto a chi, invece, in questa regione, da generazione a generazione, ha costruito lo stato sociale che oggi amministriamo.

Avrei voluto scommettere qualche soldo, prima che iniziasse questa discussione, su quella che sarebbe stata la replica del Partito Democratico a questa proposta molto intelligente, che viene dal buonsenso che il consigliere Marchetti e tutto il Gruppo della Lega Nord sta cercando di portare avanti. Avrei scommesso, appunto, su una risposta da parte del PD, che in questo caso è arrivata dalla consigliera Francesca Marchetti, scomposta, arrogante e presuntuosa rispetto alla proposta che stiamo cercando di portare avanti.

È vero, abbiamo portato avanti un progetto di legge ispirandoci alla proposta approvata dalla Regione Veneto, dove governa, a nostro avviso, un buon governatore, che è Luca Zaia, proprio per cercare di restituire equilibrio a un tema che chi effettivamente vive il discorso delle scuole e degli asili conosce molto bene, quello che molti nostri cittadini rimangono esclusi e lasciano il posto a chi arriva qui da qualche giorno, proprio perché la cosa non viene regolamentata attraverso un principio fondamentale, che è quello, a nostro avviso, della residenza storica, che dà equità al processo di integrazione di persone che vengono o da altre regioni o da altri paesi all’interno del nostro territorio.

Io non ho studiato scienze della formazione, ma quando la consigliera Francesca Marchetti studiava antropologia o materie di questo genere, io studiavo struttura della materia e fisica quantistica, quindi non sono sicuramente un grande oratore, sono un po’ più pratico, però l’italiano penso ancora di saperlo leggere, anche se sono un ingegnere. Ebbene, all’articolo 1, comma 2, è scritto: “Al comma 5 è inserito il seguente: hanno titolo di precedenza per l’ammissione ai servizi educativi per la prima infanzia, gestiti dai soggetti di cui alle lettere a), b), c), d) dell’articolo 5, i figli di genitori residenti in Emilia-Romagna ininterrottamente da almeno dieci anni o che prestino attività lavorativa in Emilia-Romagna ininterrottamente da almeno dieci anni”. C’è una locuzione che vorrei sottolineare, che prima non è stata letta dalla collega Marchetti, che è la seguente: “hanno precedenza”. Come può funzionare su un discorso di parametrizzazione introducendo il concetto di ISEE, dove ci assumiamo la responsabilità, come classe politica, di inserire il concetto del reddito o del patrimonio, ovviamente generando una precedenza, così abbiamo voluto fare attraverso questo progetto di legge inserendo il discorso degli anni di residenza. Infatti, in un contesto come questo, guardando anche in maniera lungimirante rispetto al futuro, riteniamo sia opportuno fissare delle regole importanti, altrimenti tradiremmo quel patto sociale che i nostri nonni e i nostri genitori hanno costruito con le nuove generazioni.

Dicevo, non mi aspettavo assolutamente una risposta positiva, però francamente mi è molto dispiaciuto sentire parole poco eleganti e molto offensive nei nostri confronti. Noi non vogliamo discriminare nessuno. D’altronde, se inserire la residenza in un percorso legislativo vuol dire discriminare, allora è opportuno segnalare che l’intera Assemblea legislativa, adottando il Regolamento all’accesso all’edilizia popolare pubblica, ha dato il via a una legge discriminatoria, dal momento che vi ha inserito il criterio degli anni di residenza. E rammento che questo progetto di legge è stato votato anche dalla signora Marchetti. Quindi, la sua azione politica è stata discriminante, perché ha inserito questo principio, che per noi è basilare.

Ripeto, non mi aspettavo un atteggiamento diverso da parte del Partito Democratico, anche perché ricordo che, quando come Amministrazione comunale riuscimmo, qualche anno fa, a inserire il criterio della residenza storica nel punteggio per l’ottenimento della casa popolare - siamo stati il primo comune in Emilia-Romagna a farlo -, tutti i sindaci del PD, il giorno dopo, mi attaccarono appellandomi come xenofobo e razzista. Stranamente, però, qualche anno dopo queste comunità, rappresentate da questi sindaci sempre in quota alla sinistra ferrarese e alla sinistra emiliana, mi contattarono per chiedermi il regolamento al fine di prendere degli spunti per inserire anche nei loro regolamenti il principio del punteggio della residenza storica.

Quindi, pur comprendendo che il PD non può essere così lungimirante su questo tema, altrimenti romperebbe un dogma ideologico che lo collega a non si sa cosa, a una sorta di “volemose bene tutti” o di concetto secondo cui è politicamente corretto aprire le frontiere a tutti e pagare quattro miliardi di euro nel 2016 per una finta accoglienza, che va a aumentare il business delle cooperative, che molto spesso sono gestite da soggetti vicini al Partito Democratico, non mi aspettavo assolutamente che ci fosse un atteggiamento positivo nei confronti di questa proposta. Probabilmente, tra qualche anno qualcosa si muoverà anche nelle vostre coscienze e capirete che non siamo razzisti e xenofobi, ma cerchiamo soltanto di regolamentare un sistema e fissare alcune priorità, in maniera corretta a nostro avviso, nella gestione del welfare di questa regione, e probabilmente ci chiederete conto rispetto a quello che proponiamo oggi per cercare di trovare una soluzione comune, che riporti un equilibrio all’interno di un tessuto sociale che, se non riusciamo a prevenire certi fenomeni, tra qualche anno comincerà veramente a incavolarsi. E poi non lamentatevi. Oggi parlate di razzismo nei confronti di questi provvedimenti, quando invece questi provvedimenti mirano a evitare tensioni sociali tra chi effettivamente, a nostro avviso, merita di avere una priorità all’accesso rispetto a chi merita un punto in meno in un bando che deve premiare chi ha costruito lo stato sociale di questa regione. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Fabbri.

La parola al consigliere Pompignoli.

 

POMPIGNOLI: Grazie, presidente.

Il consigliere Fabbri mi ha preceduto su alcune argomentazioni, ma credo che alle consigliere Francesca Marchetti e Prodi qualcosa si debba dire, perché fondamentalmente quello che ho sentito dalle due colleghe sono frasi assolutamente prive di ogni senso logico.

Intanto leggendo il Devoto-Oli - non sono solito consultare lo Zingarelli - si evince che il testo di legge riferisce le cose che il consigliere Fabbri vi ha appena detto, ragion per cui forse non dobbiamo essere noi a imparare a scrivere, ma dovete essere voi a imparare a leggere. Già qui ho qualche perplessità.

Il progetto di legge è molto chiaro. Non è particolarmente complesso, tanto da chiedere il non passaggio al voto dell’articolato, perché si compone di due articoli. Non è che stiamo parlando di un progetto di legge di 250 articoli, che avrebbe portato via spazio e tempo a questa Assemblea, ma stiamo parlando di due articoli, peraltro molto chiari e precisi, che stabiliscono dei criteri, che non sono assolutamente discriminatori, bensì premiali. C’è chi vede il bicchiere mezzo pieno e chi lo vede mezzo vuoto. Da questo punto di vista, la premialità ai cittadini emiliano-romagnoli deve essere riconosciuta e la premialità è consentire loro di accedere con precedenza alle liste di attesa e all’ingresso negli asili.

Badate, questo non è un problema che investe solo la città di Bologna. La consigliera Marchetti ha incentrato la discussione su Bologna, ma il problema interessa l’intera regione Emilia-Romagna. Anche nel Riminese o nel Forlivese ci sono le liste d’attesa e ci sono problemi che devono essere risolti. Certo, c’è il discorso legato alle rette, che è un problema che deve essere sicuramente affrontato e che affronteremo, ma oggi discutiamo esclusivamente del principio di premialità.

Ebbene, ho sentito delle castronerie da parte della consigliera Marchetti quando afferma di non aver ben capito se la residenzialità deve essere del bambino o dei genitori. Un bambino di dieci anni non va all’asilo. Quindi, ovviamente deve essere la residenza dei genitori. E, consigliera Prodi, non stiamo parlando di “genitore 1” e “genitore 2”, ma stiamo parlando di padre e madre. Se lei non riesce a comprendere cosa significa genitore o genitori, è un problema suo. Noi stiamo parlando della famiglia, del padre e della madre, dei genitori. Quindi, la residenzialità dei genitori significa quella del padre e della madre, che devono risiedere da dieci anni nel territorio, tutti e due.

Non è difficile il concetto. Non è difficile neanche capire dove si vuole andare a parare con questo progetto di legge. Poi, chiaramente avete un’idea completamente diversa rispetto alla nostra, quindi è inutile fare discussioni su discussioni. Avete un imprinting legato all’invasione del nostro territorio da parte di tutti, per cui non mi sarei aspettato, come non se lo aspettava neanche il collega Marchetti quando ha presentato questo progetto di legge, che voi lo approvaste, perché era evidente che andava contro quelli che sono i vostri sani princìpi. Però, d’altro canto, se discussione deve essere, fate una discussione sul testo, non una discussione ideologica, perché da qui non ne usciremo mai. Quindi, da questo punto di vista io credo che sia importante entrare nel merito del progetto di legge, non fare questioni ideologiche e capire che la premialità in questo senso deve andare a favore dei cittadini emiliano-romagnoli. Premialità che voi non considerate, che non ritenete prioritaria, quindi da questo punto di vista credo che questo progetto sicuramente lo boccerete. Tuttavia, dovete tenere in debita considerazione ciò che chiedono i cittadini. E da questo punto di vista, consigliere Fabbri, non è che devono smuoversi le coscienze degli amministratori, io spero che si smuovano le coscienze dei cittadini emiliano-romagnoli e che, un domani, quando torneranno a votare, cosa che spero accada il prima possibile, capiranno effettivamente quello che in questi anni è successo, quello che in questi anni avete combinato come Partito Democratico, valuteranno il vostro operato e si comporteranno di conseguenza in occasione delle consultazioni elettorali, che vi daranno ragione oppure no. Credo più nella seconda ipotesi per quello che avete fatto.

Pertanto, sulla base di questo mio ragionamento, ovviamente voteremo a favore del nostro progetto di legge. Non mi aspetto certo lo stesso atteggiamento dall’altra parte. Quindi, è una discussione che, a mio avviso, termina qui. Però, questo è quello che deve, comunque, rimanere e spero che i cittadini emiliano-romagnoli vedano effettivamente quello che voi votate e quello che voi ritenete opportuno e prioritario per loro rispetto a quelle che, invece, sono le priorità di altri. Grazie.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Pompignoli.

Prego, consigliera Francesca Marchetti. Ha ancora dieci minuti a disposizione.

 

MARCHETTI Francesca: Presidente, apro il mio intervento rispondendo ad Alan Fabbri. Mio nonno diceva che chi si loda si imbroda. Quindi, ai posteri l’ardua sentenza delle nobili imprese che ha compiuto da sindaco, che naturalmente non metto in discussione. Francamente, però, vedo una differenza rispetto al provvedimento di legge che lei citava, quello che ha introdotto il criterio di residenzialità. C’è una necessità e una cristallizzazione in quel caso delle graduatorie e delle mobilità che nulla ha a che fare, invece, con quello che stiamo discutendo oggi rispetto ai servizi educativi, perché credo che bisogna essere anche precisi rispetto all’oggetto che siamo chiamati a discutere oggi.

Accolgo l’appello del collega Pompignoli a stare nel merito. Io credo che il Partito Democratico si porti molte colpe e responsabilità, ma nell’ambito e nei termini di quanto riguarda i servizi educativi e la scuola penso a quanto fatto a livello nazionale in termini di stabilizzazione. Mi riferisco all’ultimo decreto-legge 06, che va proprio in quell’ottica di rendere il più accessibili e universali i servizi del nido e anche al recente progetto di legge. Mi dispiace che, a distanza di mesi, venga un pochino messo in secondo piano il lavoro di condivisione e anche di lavoro proficuo fatto con i colleghi della Lega.

Io non credo che chi è più anni che risiede qui debba avere un premio quando si parla di accesso ai nidi, anche perché i servizi educativi partono da un presupposto e hanno una finalità che è quella non solo di aiutare le famiglie nella condivisione di un patto istituzionale educativo nel permettere loro di crescere i propri figli e quindi di mantenere anche il proprio lavoro, ma hanno anche una finalità di socializzazione e di integrazione.

Molti dei nostri Comuni considerano diverse cose nei punteggi come i carichi familiari, la situazione occupazionale, la situazione dei genitori, la condizione economica. Penso a tutti quei bambini che raggiungono il genitore, ed è proprio qui che il tema ininterrottamente non ci convince, perché penso solo alla stabilizzazione dei docenti o a tutte quelle forze dell’ordine che si muovono sul nostro territorio regionale e che si insediano nel nostro territorio regionale. È vero, diciamo due cose diverse. Io al figlio o alla figlia di un docente o di un carabiniere la cui famiglia lo raggiunge in Emilia-Romagna dico che per me quel ricongiungimento ha valore e il suo accesso al nido e la sua integrazione serve a mettersi all’interno del nuovo tessuto culturale.

Vedo, però, un retropensiero che ha reso esplicito il collega Fabbri, visto che io di razzismo non ho parlato, ma ho parlato di discriminazione, che vale sia per le famiglie in questo caso italiane, che si spostano all’interno della nostra regione, sia per quelle di provenienza straniera. E poi mi permetta una battuta, visto che oggi ci stiamo dilettando rispetto all’entrare nel merito parola per parola di questo brevissimo articolato. “Ininterrottamente da almeno dieci anni dei genitori” significa che entrambi i genitori devono risiedere in Emilia-Romagna. Una persona che sposa o convive con qualcuno proveniente da un’altra regione o da un altro ambito che opportunità avrà di accedere ai servizi educativi? Ribadisco che lo trovo fortemente limitante.

Sicuramente non avrà il voto favorevole del nostro partito.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Francesca Marchetti.

Consigliere Daniele Marchetti, ha dieci minuti. Prego.

 

MARCHETTI Daniele: Grazie, presidente. Pensavo meno.

Vorrei dire solo due parole perché mi pare che la consigliera Marchetti sia un po’ confusa.

Innanzitutto, come hanno già fatto notare il collega capogruppo Alan Fabbri e il collega Pompignoli, la residenzialità storica è un concetto che avete utilizzato anche voi in altri settori come l’edilizia residenziale pubblica e non mi sembra che nessuno si sia scandalizzato all’interno di quest’Aula.

Vorrei fare un ragionamento anche sulla parola “discriminazione” che ho sentito usare parecchio oggi. È discriminazione quando a rimanere fuori da un asilo nido è un bambino straniero, mentre quando a rimanere fuori è un bambino di un emiliano-romagnolo non è più discriminazione? Vorrei capire qual è il vostro concetto di discriminazione. Purtroppo se sul nostro territorio, in determinate aree, ci sono dei problemi di posti bisogna fare delle scelte, perché le soluzioni sono due: o fai nuove strutture, crei dei nuovi servizi oppure devi scegliere e purtroppo, in tutta onestà, se devo fare una scelta, io opto per chi ha contribuito a creare un servizio e a mantenerlo sul nostro territorio.

Poi, vi dovete anche un attimo chiarire le idee, se sul nostro territorio regionale il problema c’è o non c’è, perché se voi ci raccontate che, in realtà, in Emilia-Romagna va tutto bene, che i posti ci sono, che forse c’è l’eccezione Bologna, ma che stanno risolvendo e che, in realtà, i posti ci sono per tutti, il nostro criterio che andiamo ad inserire non andrebbe neanche applicato, perché se i posti ci sono per tutti non scatterebbe nemmeno questa valutazione che andremo a fare. Quindi, non capisco qual è il ragionamento che voi avanzate.

Parlate di discriminazione quando noi chiediamo di dare la precedenza a una determinata fascia di popolazione. “Precedenza” non vuol dire automaticamente esclusione, perché se poi vogliamo fare i puntigliosi e chiedere agli altri di scrivere bene in italiano bisognerebbe anche capirlo bene l’italiano, perché “precedenza” non vuol dire “esclusione”, soprattutto quando ci venite a raccontare che non c’è un problema di posti negli asili nido.

Se noi andiamo ad applicare un criterio di precedenza non si esclude nessuno. Evidentemente siete ben consapevoli che qualche problema c’è, perché altrimenti non andreste a fare un ragionamento di questo tipo.

Come ha detto il consigliere Pompignoli prima, non ci aspettavamo certamente una approvazione con tutti in piedi, con un’ovazione, con un applauso, però sinceramente mi aspettavo un minimo di discussione in più o perlomeno un confronto, anche perché, ripeto, come ho già detto prima, c’è stata anche la disponibilità da parte nostra di ragionare sugli anni di residenza storica. Ve l’ho detto e ve lo ripeto anche adesso: se i dieci anni erano troppi avremmo potuto ragionare e cercare una mediazione così come abbiamo fatto per gli alloggi popolari. Non mi sembrava una cosa così complicata. E invece voi avete preferito dire che questo era un provvedimento, una proposta che andava a discriminare qualcuno quando le cose, in realtà, non stanno così.

Io credo che sia estremamente chiaro. Evidentemente, da parte vostra, non c’era alcuna volontà di avviare un minimo di ragionamento su questo tema. Comunque, come ho già detto prima, noi continueremo a portare avanti le nostre proposte, andremo anche a ragionare sulla questione delle rette che certamente è una questione importante e poi vedremo se voi come Partito Democratico continuerete a tenere questo atteggiamento di rifiuto nei confronti delle nostre proposte.

Noi siamo convinti che le nostre proposte non vadano comunque a discriminare nessuno e intendano soltanto inserire un concetto molto chiaro per premiare perlomeno quei cittadini, quando ovviamente c’è da fare una scelta, che comunque hanno versato da più tempo le tasse sul nostro territorio.

Tutto qua.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Daniele Marchetti.

Non avendo più nessun iscritto in discussione generale, chiedo al consigliere Rancan, in qualità di relatore, se vuole replicare.

La Giunta non ha chiesto nessun intervento.

Passiamo alle dichiarazioni di voto sull’ordine del giorno, a firma del consigliere Paruolo. Nessuna richiesta di intervento.

Passiamo, quindi, alla votazione dell’ordine del giorno 4262/1, a firma Paruolo.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’ordine del giorno 4262/1 di “Non passaggio all’esame degli articoli”.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’ordine del giorno 4262/1 è approvato.

 

OGGETTO 3671

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Fusione dell'Azienda Unità Sanitaria Locale di Reggio Emilia e dell'Azienda Ospedaliera ‘Arcispedale Santa Maria Nuova’ – altre disposizioni di adeguamento degli assetti organizzativi in materia sanitaria» (61)

(Relazione della Commissione, discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo all’oggetto 3671: Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante “Fusione dell'Azienda Unità Sanitaria Locale di Reggio Emilia e dell'Azienda Ospedaliera ‘Arcispedale Santa Maria Nuova’ – altre disposizioni di adeguamento degli assetti organizzativi in materia sanitaria”.

Il testo n. 2/2017 è stato licenziato dalla Commissione Politiche per la Salute e Politiche sociali nella seduta del 23 maggio 2017.

Il progetto di legge è composto da 9 articoli.

La relatrice della Commissione, consigliera Roberta Mori, ha preannunciato di svolgere relazione orale.

Il Consiglio delle Autonomie locali ha espresso parere favorevole.

Su tale oggetto sono state presentate tre proposte di emendamento: una a firma dei consiglieri Mori, Torri e Prodi, una a firma dei consiglieri Mori e Delmonte e una a firma della consigliera Mori.

La parola alla relatrice della Commissione, Roberta Mori. Prego.

 

MORI, relatrice della Commissione: Grazie, presidente.

Il progetto di legge che si sottopone all’esame dell’Aula attiene al processo di fusione per incorporazione tra l’Azienda USL di Reggio Emilia, che rappresenta oggi, in termini di popolazione di riferimento, la quarta azienda della regione, nata il 1° luglio del 1994 dalla fusione di sei USL e l’Azienda ospedaliera Santa Maria Nuova, nata il 1° gennaio 1995, che è l’unica Azienda ospedaliera non sede di università.

Il percorso politico e istituzionale che ha ispirato l’odierna proposta è partito dal basso, ovvero dal territorio, dopo che i livelli di collaborazione ed integrazione tra le strutture di professionisti hanno fatto maturare come naturale l’approdo ad un’unica azienda, al fine di assicurare e potenziare i servizi sanitari nell’interesse dei singoli e della collettività in forza dei principi di qualità, omogeneità, appropriatezza ed efficienza degli stessi al di fuori di qualsivoglia necessità economico-finanziaria in quanto i bilanci sono in equilibrio ormai da più di dieci anni.

Per dare conto dei passaggi essenziali occorre risalire ab origine alla seduta dell’11 febbraio 2015 della Conferenza territoriale sociale e sanitaria di Reggio Emilia in cui si auspicava “un rafforzamento dell’integrazione di Azienda USL e Azienda ospedaliera di Reggio Emilia frutto della loro unificazione”. Questa circostanza assume un rilievo in sé poiché testimonia una spinta bottom-up e no top-down di livello regionale.

Successivamente, nel Consiglio provinciale di Reggio Emilia del 14 aprile 2016, si declinavano gli obiettivi programmatici dell’unificazione ovvero “per garantire, tramite una rotazione di professionisti, tra l’hub di Reggio Emilia e servizi periferici, l’uniformità degli altissimi standard di qualità garantiti nel capoluogo”. Ciò come esplicitazione di un mandato che coglie e affronta la necessità di rendere sempre più omogeneo il sistema di accoglienza, assistenza e cura di ogni punto della rete ospedaliera territoriale; esigenza, tra l’altro, emersa anche in sede di discussione dell’articolato nella seduta di Commissione per le politiche per la salute.

A fronte di questi indirizzi l’assessorato regionale alle Politiche per la salute ha coinvolto le direzioni aziendali affinché adottassero un percorso coerente con l’approdo delineato dalla Conferenza sociale e sanitaria e le direzioni aziendali hanno impostato un approccio metodologico che prevedeva la costituzione di un gruppo di pilotaggio con il compito di indirizzare e governare il processo di concreta attivazione di un nuovo sistema organizzativo finalizzato all’unificazione delle due aziende sanitarie affiancato da un gruppo tecnico per la definizione degli aspetti giuridici, amministrativi e gestionali, propedeutici al relativo progetto di legge.

A seguito dell’approvazione del testo e della mia nomina a relatrice, lo scorso 16 gennaio si è proceduto ad istruire un percorso sollecitando partecipazione, contributi e confronto, nell’idea che pur nell’indubbio tecnicismo di cui è permeato il progetto di fusione, in realtà esso ha costituito e costituisce una scelta strategica e un’occasione di confronto ad ampio raggio sulla qualità dei servizi sanitari e sui margini di efficientamento; confronto che anche e soprattutto, grazie all’impegno profuso dalle direzioni aziendali, consente oggi di esprimere una certa soddisfazione per l’esito.

La condivisione del progetto di legge è stata oggetto di convegni, iniziative pubbliche, formazione interna alle aziende, incontri con tutti gli operatori e le operatrici dei distretti, con i comitati misti consultivi, oltre ad un’udienza conoscitiva provinciale da me convocata insieme al presidente della Conferenza sociale e sanitaria di Reggio Emilia organizzata per l’ascolto di associazioni e sindacati e per chiudere il cerchio. Si è pensato, infatti, che essendo stata la Conferenza sociale e sanitaria di Reggio Emilia il dante causa del processo di unificazione, dopo l’approvazione in Commissione Salute dell’articolato, abbiamo raccolto, nella seduta di giovedì 25 maggio, il parere favorevole ed unanime dei sindaci del territorio; parere che sappiamo essere non obbligatorio e neppure vincolante per questa Assemblea, ma che siamo convinti possa avere il senso e il valore di un rafforzamento della consapevolezza che non si tratti di una fusione a freddo.

In estrema sintesi, dunque, rispetto agli aspetti salienti delle operazioni, si può dire che il processo di fusione parte dal territorio e non si limita a recepire un obiettivo regionale, scaturisce da una consolidata collaborazione tra le aziende, non è una fusione necessitata da problemi di sostenibilità economico-finanziaria, rafforza la sostenibilità del sistema in una prospettiva di potenziamento dei servizi nell’ottica di una maggiore uniformità della qualità assistenziale in tutta la provincia. Il processo di fusione sarà monitorato mediante scadenze intermedie.

L’IRCCS, di cui siamo particolarmente orgogliosi, manterrà in toto le caratteristiche preesistenti in termini di autonomia economica e gestionale organizzativa in modo da assicurare l’importante attività di ricerca attualmente in corso in campo oncologico e che ha consentito anche a molti ricercatori di rientrare in Italia. Non è, dunque, un salto nel buio, né una fusione a freddo. Il testo di legge ha offerto l’occasione di rafforzare, inoltre, oltre al processo di fusione in sé, le norme di prevenzione della corruzione nell’ambito del sistema sanitario, in forza di una visione che ci accompagna dall’approvazione del Testo Unico per la legalità e che individua quale deciso antidoto alla corruzione il perseverare nell’approccio multidimensionale che affianca alla repressione e alla prevenzione il più efficace strumento della diffusione della cultura della legalità.

La lotta alla corruzione è, prima di tutto, una lotta di cultura, una battaglia contro un male endogeno che nella pubblica amministrazione assume una connotazione ancora più grave e che nella sanità rischia di minare la reputazione di migliaia di uomini e donne che si spendono con passione e competenza al servizio delle persone.

Gli articoli in questione rendono più stringenti gli adempimenti volti alla trasparenza dei rapporti del personale sanitario e del proprio status con il conseguente aggravamento delle responsabilità disciplinari in caso di eventuali omissioni o incongruenze: rotazione degli incarichi, pubblicazione di status, dichiarazione annuale di rapporti con terzi che potrebbero essere potenzialmente in conflitto di interessi, nullaosta per le sperimentazioni oggetto di esame del Comitato etico, il tutto mediante l’adozione di un codice di comportamento che fissi l’asticella.

In legge sono stati pure istituiti i registri a doppia valenza (nazionale e regionale) con l’aggiunta del registro per l’endometriosi al fine di garantire un sistema attivo di raccolta sistematica di dati anagrafici, sanitari ed epidemiologici, per registrare e caratterizzare tutti i casi a rischio, tutti i casi a rischio per la salute anche di particolari malattie, di trattamenti ed esiti o di condizioni di salute rilevanti in una popolazione definita, coerentemente con il fine di prevenzione diagnosi, cura e riabilitazione oltre che di programmazione sanitaria e verifica delle qualità delle cure, valutazione dell’assistenza sanitaria e di ricerca scientifica in ambito medico, biomedico epidemiologico di cui al comma 10 dell’articolo 12 del decreto-legge numero 179 del 2012.

Permettetemi, infine, per dare conto di questo percorso e dei protagonismi che lo hanno reso così partecipato, articolato e condiviso, di ringraziare, in modo non formale, l’assessorato alle Politiche della salute per il supporto tecnico e anche la pazienza nel riscontrare continue sollecitazioni rispetto agli approfondimenti che, di volta in volta, emergevano. Un grazie ai sindaci del territorio e in particolare al presidente della Provincia di Reggio Emilia; un grazie alle organizzazioni sindacali, in particolare alla funzione pubblica della CGIL che ha svolto un ruolo attivo anche nell’esame del testo per il contributo di riflessione; un grazie alle professioniste e ai professionisti che si sono messi in gioco e spesi personalmente dal punto di vista professionale e tecnico in tutto questo percorso.

Un particolare ringraziamento, perché è doveroso, lo rivolgo al direttore generale Fausto Nicolini, il quale, in tutti gli appuntamenti e in tutte le occasioni, non ha mancato di far presente e condividere la complessità del progetto di fusione in uno spirito di vera collaborazione preziosissima. In questo senso, quindi, lo ringrazio.

Gli emendamenti sono a vostra disposizione. Se il presidente me lo permette, li vado succintamente ad illustrare.

Il primo emendamento prevede un rafforzamento del confronto con le organizzazioni sindacali in vista dell’armonizzazione delle condizioni contrattuali ovviamente del personale, visto che la nuova azienda arriverà ad avere circa 7.000 unità, quindi una macchina poderosa il cui capitale umano va assolutamente gestito con grande attenzione e sensibilità.

Il secondo emendamento è sul monitoraggio intermedio rispetto alla scadenza triennale della clausola valutativa, che era stata un’esigenza espressa anche in Commissione. Infatti, l’emendamento è sottoscritto anche dal collega Delmonte dal quale è pervenuta la proposta di monitoraggio intermedio, che ringrazio per il contributo.

Poi c’è un ultimo emendamento più tecnico per rendere ancora più agevoli le operazioni di attivazione del percorso di fusione, che è l’immediata eseguibilità del deliberato che questa Assemblea vorrà approvare. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Mori.

Consigliere Delmonte, prego.

 

DELMONTE: Grazie, presidente.

Molto brevemente vorrei fare una piccola riflessione sul progetto di legge, che riteniamo di buon senso, soprattutto perché non nasce da un’esigenza economica di risparmio economico, ma nasce in un’ottica di prospettiva futura e di miglioramento dei servizi e della governance dei servizi stessi.

Esprimo soddisfazione per un emendamento che, in realtà, è già stato approvato in Commissione, che prevede, all’interno dell’articolo 6, l’inserimento dei registri di rilevante interesse nazionale come quelli anche di rilevanza di interesse regionale e quindi per una panoramica completa dei registri che, in realtà, in alcune altre ASL ancora manca.

Sollevo, però, due dubbi. Il primo è un po’ più una critica. Credo che sia davvero stata una mancanza quella di un percorso condiviso con le opposizioni all’esterno della seduta assembleare e consiliare. Credo che nel territorio ci sia stata una vera mancanza di condivisione con chi, in realtà, della Conferenza territoriale sociale e sanitaria non è parte. Parliamo di membri dell’opposizione perché sappiamo che comunque, nel bene o nel male, chi siede a quel tavolo è fondamentalmente di politica monocolore e quindi non abbiamo nessun riferimento. Non siamo mai stati invitati in nessuna occasione per parlare del percorso e questo porta ad avere dei dubbi, sinceramente, dubbi di ignoranza: ci mettiamo nei panni di chi dovrà gestire un percorso e non sappiamo esattamente come lo farà.

Da qui nasce la critica che ho fatto anche in Commissione in cui dicevo: “Attenzione, perché adesso, se abbiamo due realtà divise, una che va a gestire il Santa Maria Nuova nella sua complessità e nella sua peculiarità di grande ospedale e un’altra Azienda sanitaria che, invece, gestisce tutto il comparto dei ‘piccoli’ ospedali, comunque di entità inferiore a Santa Maria Nuova, che ha una governance a sé e ha delle proprie peculiarità ben specifiche”, quando andiamo a unire tutto questo, quello che non vorremmo che capitasse… Attenzione, questo è un progetto di legge di natura tecnica, ma che poi potrebbe potenzialmente avere un grande risvolto politico perché, comunque, si passa da una governance doppia a una governance unica, di due mondi molto diversi, pur essendo all’interno dello stesso contesto, ci chiediamo se questi ospedali più piccoli, se questi ospedali periferici, e parliamo anche di Case della salute, di tutti i servizi periferici, non vengano un attimo persi di attenzione rispetto al problema principale dell’Azienda sanitaria che poi sarà di Santa Maria Nuova, così come il CORE ed eventualmente il futuro MIRE e lo stesso IRCCS. Questo è il nostro dubbio, che rimane nei fatti. Rimane anche perché non abbiamo partecipato a un percorso condiviso in tutti gli incontri che sono stati effettuati prima di arrivare a questo progetto di legge ed è il motivo per cui, all’interno della Commissione, e ringrazio la relatrice Mori di aver accolto questa mia proposta di emendamento, ho richiesto un monitoraggio all’interno di questa legislatura. Poco importa se avverrà fra 12-18 mesi. L’importante è che noi che andiamo ad approvare questa legge possiamo poi, fra 18 mesi nel caso specifico, andare a toccare con mano quello che è stato sia il percorso di transizione per la fusione, ma anche effettivamente come la nuova governance, il nuovo assetto all’interno della sanità di Reggio Emilia avrà governato almeno nei primi mesi o comunque almeno quale idea avrà portato avanti.

Questo abbiamo il diritto di saperlo, noi come opposizione. Al momento, non lo sappiamo ed è per questo che ci asterremo dalla approvazione del progetto di legge, pur, ripeto, cogliendone il buon senso e l’utilità sul territorio.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Delmonte.

Ci sono altri interventi in discussione generale?

Consigliera Prodi, prego.

 

PRODI: Grazie, presidente. Intervengo per annunciare il nostro parere molto favorevole a questo processo che è dovuto e, fra l’altro, si ventilava da tempo e si sta compiendo in un modo direi esemplare, dando atto anche della grande capacità manageriale dei dirigenti sanitari del nostro territorio, che ringrazio per la professionalità.

Faccio solo un focus sull’IRCCS, l’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico dell’ospedale Santa Maria Nuova perché questo IRCCS di Reggio Emilia si occupa di tecnologie avanzate, percorsi diagnostico-terapeutico assistenziali in oncologia. È dedicato, quindi, alla validazione dell’impiego clinico e alla valutazione delle innovazioni tecnologiche dei percorsi più appropriati per i malati oncologici. È una struttura di assoluta eccellenza che si è creata grazie alla competenza e al valore dei nostri medici e del nostro personale.

Il valore delle attività di studio, formazione, ricerca sono quindi ben definite dalle linee di ricerca sviluppate negli anni dall’IRCCS di Reggio Emilia con esiti valutabili in termini di produzione scientifica, progetti di ricerca ed eventi formativi che delineano la specificità dell’impegno dei professionisti dedicati alla ricerca.

Vengo al testo di legge. Nel testo di legge si enuncia che all’Istituto è assicurata autonomia scientifica, organizzativa e contabile, con assegnazione di beni, personale e risorse secondo quanto specificatamente indicato nello Statuto e nell’atto organizzativo dell’Istituto.

Vogliamo enunciare che è indispensabile, in fase di fusione, dare una dimensione numerica e identificare il personale (biologi, biotecnologici, bioinformatici, sanitari, psicologi, farmacisti). Tutto lo staff è dedicato alla ricerca proprio per dare un impegno concreto alla continuità di questa struttura. È necessario salvaguardare e stabilizzare le interfacce professionali oggi dedicate alle relazioni scientifiche necessarie allo sviluppo coordinato dei progetti di studio e ricerca anche con gli altri IRCCS italiani e con la rete europea della ricerca oncologica. Questo perché, se non si definisce e quantifica l’autonomia dell’IRCCS da un punto di vista della pianta organica e relativa gestione e autonomia di sviluppo, quindi anche con corsi dedicati, si potrebbe rischiare di creare un ibrido che potrebbe non sopravvivere nel lungo percorso. È necessario evidenziare che il direttore scientifico, in linea con il Consiglio di indirizzo e di verifica, deve esplicitare il piano annuale della ricerca dell’Istituto dal quale si evincano gli impegni e gli investimenti dedicati alle attività assistenziali, ma anche alla ricerca clinica, allo sviluppo tecnologico e all’applicazione nei contesti di cura dei pazienti che scelgono e possono essere curati a Reggio Emilia, anche ottimamente. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Prodi.

Consigliere Torri, prego.

 

TORRI: Grazie, presidente. Anche noi valutiamo positivamente l’adozione, la discussione e l’eventuale approvazione di questo progetto di legge.

Prima di tutto, come diceva il collega Delmonte, ma poi penso sia emerso anche da tutti gli interventi svolti finora, per un principio di buonsenso che ci porta su questa strada a partire dalle condizioni che sul territorio si rappresentano e che sono state manifestate in ultimo dai sindaci nella Conferenza sociosanitaria, ma non solo, anche per alcuni aspetti che sono stati richiamati nella relazione che questo progetto di legge contiene relativamente, partendo dagli ultimi articoli, ai temi della legalità e della trasparenza; aspetti che possono essere di riferimento anche per interventi successivi e che devono necessariamente essere molto accurati viste le situazioni che ci siamo trovati di fronte e che qui credo vengano affrontati in maniera molto appropriata.

Così come credo che sia stato positivo il lavoro richiamato sempre nella relazione e svolto tra Commissione e quest’oggi con gli emendamenti in modo da tenere presente prima di tutto l’adeguata considerazione che meritano i lavoratori a tutti i livelli delle unità sanitarie locali dal momento che tutti i temi (appropriatezza, sicurezza ed efficienza delle cure) passano anche da un benessere, da una stabilità dei lavoratori che poi queste cure prestano ad ogni livello.

Da qui era importante, come è stato richiesto dal territorio e come credo sia stato fatto, un confronto con i sindacati che ha portato anche ad aggiustamenti sul progetto di legge proprio per gli effetti anche pratici che questo confronto poi può produrre.

Un’altra valutazione, che ci fa valutare positivamente questo progetto di legge, riguarda le basi da cui siamo partiti, quelle di nuovo richiamate nella relazione e che a me piacerebbe fermare qua, perché diventano determinanti per approvare questo progetto di legge e anche per le prospettive che può avere. Diventano determinanti.

Le basi sono quelle di non necessità economica e quindi di bilanci sani e stabili, come richiamava anche il collega Delmonte, oltre a essere stato sottolineato nella relazione, non una necessità soltanto gestionale e non una necessità di risparmio perché in questo tipo di operazioni che il risparmio sia alto o sia basso non deve mai guardare alla condizione economica. Quando parlo di questo tipo di operazioni mi riferisco alla gestione sanitaria in genere e alle necessità di un territorio.

Quindi, l’altra base che veniva fissata è quella proprio di una partenza dal territorio per un provvedimento che poi, presto o tardi, sul territorio tornerà e che tra queste basi ha, come veniva affermato nella Conferenza sociosanitaria, la necessità e la volontà di una maggiore rotazione e di una diffusione di standard di qualità e di sicurezza già alti. Di conseguenza, non una retrocessione nell’erogazione dei servizi, ma piuttosto un aumento nella loro diffusione e nella loro qualità. Queste sono le basi che individuo e che sono state richiamate testualmente negli interventi precedenti che ci fanno dire che questo progetto è accoglibile, come penso sia importante, proprio in quest’ottica, la richiesta fatta dal consigliere della Lega Nord e portata in Aula dalla consigliera Roberta Mori per inserire un meccanismo che ci consenta di verificare nella legislatura corrente se queste basi saranno poi state sviluppate in base alle volontà che venivano dette prima e che consenta a noi, che in questa legislatura andiamo ad approvare questo progetto di legge, di fare una prima valutazione.

Ci sono delle premesse che sono chiare ed evidenti. Si parla di un’azienda con più stabilimenti, o comunque di una struttura che ha più stabilimenti, e di una diffusione della qualità e dei servizi che ci preme di verificare proprio per gli aspetti territoriali che questa situazione avrà, proprio per la base di partenza di una sicurezza che viene definita già alta.

L’ultima questione, che è sempre legata al territorio e sulla quale vorremmo affermare la nostra valutazione, seguendo passo passo l’attuazione non solo di questo progetto di legge, ma anche degli effetti che dispiegherà dopo, mira a voler esprimere entro la fine di questa legislatura, valutandone i primi effetti, un criterio che spesso non viene associato alla appropriatezza, all’efficienza, ma che invece nell’affrontare i temi sanitari e sociali e più in generale molti temi che ci troviamo a discutere qui dentro, dovrebbe essere più spesso associato, che è quello di solidarietà e quindi di un maggiore legame territoriale quando si parla di diffusione dei servizi e della loro qualità e non di retrocessione.

Sarà anche sulla base di questo criterio, come abbiamo già avuto modo di dire in diverse occasioni, che esprimeremo la nostra valutazione sugli effetti di questa legge che, al momento, è una legge di buonsenso, che apre delle prospettive che possono essere positive, ma che riteniamo di dover valutare non soltanto su criteri meramente di governance, ma anche di solidarietà sociale e di legame sul territorio che questa legge può e dovrà, secondo noi, creare.

Con queste condizioni noi valutiamo positivamente il buonsenso e la razionalità di questo progetto di legge e ci teniamo a sostenere tutti gli emendamenti che vengono presentati oggi, a partire da quello che ci consentirà una valutazione sugli effetti pratici, proprio per poter capire se insieme a quella razionalità e insieme a quel buonsenso verrà espressa anche quella solidarietà e quel legame sul territorio che consentirà di non retrocedere nei servizi, ma piuttosto di diffondere una qualità e una sicurezza che già nella situazione attuale vengono definite alte. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Torri.

Se non ci sono più interventi in discussione generale, chiedo alla relatrice Mori se vuole fare la replica. Prego consigliera Mori.

 

MORI: È apprezzabile l’impegno espresso in Aula di seguire passo passo il processo di fusione, anche perché i professionisti si aspettano un accompagnamento in termini di attenzione per lo sviluppo di un processo complesso ed articolato. Quindi, in questo senso credo sia un impegno importante. Credo anche che il coinvolgimento nel percorso di informazione, volendo essere attenti ai vari passaggi, poteva essere da tutti sfruttato al meglio. Quindi, speriamo che nel prosieguo ciò che non si è perfettamente compreso fin qui e che potrà essere sviluppato d’ora in poi sia oggetto di maggiore attenzione e possa chiarire gli eventuali dubbi che sono espressi.

Mi preme sottolineare l’impegno che le direzioni e le aziende in particolare hanno messo in questo processo a far arrivare a tutti gli operatori e le operatrici di tutti i distretti della provincia di Reggio Emilia il processo di fusione, la legge alle associazioni e a tutti gli stakeholder interessati al progetto di fusione con un impegno sia temporale che personale e di risorse umane molto importante.

Di questo vorrei renderne atto perché davvero il processo di coinvolgimento è stato veramente molto ampio. Di questo vorrei esserne testimone. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Mori.

Ha chiesto la parola l’assessore Venturi. Prego. Ha venti minuti, assessore.

 

VENTURI, assessore: Grazie, presidente. Grazie, consigliere e consiglieri. Mi associo alla relatrice nel ringraziare per la collaborazione dei dirigenti dell’assessorato. Il percorso che è stato fatto è uno dei percorsi che ho conosciuto io all’interno di questa Regione più condivisi, nel metodo e anche nel merito.

Tre sono i temi su cui mi vorrei soffermare rapidamente, cominciando da quelli collaterali, ma non meno importanti: il tema dell’istituzione dei registri regionali di patologia di interesse regionale, il tema delle norme anticorruzione e, infine, quello principale legato alla fusione delle due aziende reggiane.

Rispetto al tema dei registri è una bella conquista perché da tempo, da molti anni, questa Regione ha istituito una serie di registri che sono alla base delle scelte di programma che si fanno. Però, sancirli in una legge compiutamente e descriverli, domani anche ampliarli se sarà necessario, ci consente oggi di avere un patrimonio di dati importante, uno dei più rilevanti a livello nazionale, così come ci consentirà, sulla base della valutazione di quello che teniamo all’interno dei registri che abbiamo appena approvato, cito l’ultimo, quello per l’endometriosi, di fare delle scelte appropriate anche in termini di risorse e di servizi assistenziali che dovremo programmare nei prossimi anni.

Il tema degli emendamenti che riguardano le modalità anticorruzione è molto rilevante, anche per quello che è accaduto nelle scorse settimane. C’è un livello di grigio, non è tutto purtroppo nero o bianco, attraverso il quale alcuni, pochissimi, professionisti di questa Regione riescono a trarre dei profitti illegali e soprattutto ad avere un risultato che non vorremmo mai avere, che è quello che ci fa più inquietare, quello che ci sgomenta di più, che di fronte a 60.000 dipendenti del servizio sanitario regionale, per colpa di alcuni, pochissimi personaggi, noi andiamo ad infangare il lavoro che fanno tutte le mattine medici, infermieri e il personale che tutte le mattine, sette giorni su sette, 24 ore al giorno, fa sì che l’Emilia-Romagna abbia uno dei servizi sanitari più invidiati, non soltanto in Europa, e soprattutto universalistico. Questo noi non possiamo accettarlo.

Non lo possiamo accettare per rispetto a tutte le persone che ho citato prima, che sono quelle che, invece, hanno bisogno di essere tutelate di fronte alla illegalità e alla prepotenza di tutti.

Sappiamo – lo abbiamo imparato dall’Autorità nazionale anticorruzione, lo abbiamo sancito in una legge che norma in generale la legalità – che ci sono alcuni aspetti che riguardano, invece, in particolare le aziende sanitarie che andavano rimarcati e intensificati nell’impatto che hanno. È evidente che ci sono delle peculiarità che non possiamo tralasciare. Non è che possiamo far ruotare i primari da un’azienda all’altra. Questo non è comprensibile e non sarebbe comprensibile. Però, la rotazione, dovunque è possibile, nelle aziende sanitarie si deve fare. Non possiamo avere dirigenti di servizi cosiddetti sensibili nelle aziende sanitarie che fanno, nei luoghi sensibili, lo stesso lavoro da vent’anni.

Questa è la prima garanzia che ci mette al riparo da possibilità di comportamenti ambigui e di creazione di relazioni che sono spesso la fonte di quei pochi elementi corruttivi, ma che però, prepotentemente, entrano nella nostra vita, entrano nella vita delle persone che contribuiscono a mantenere tutti i giorni il servizio ai livelli che venivano descritti prima dagli interventi che ho ascoltato.

La dichiarazione annuale rispetto ai benefici che si hanno a qualsiasi titolo… Non è illegale avere benefici da case farmaceutiche, da imprese che producono dispositivi medici. Quello che è illegale è non comunicarlo. Quindi, se non si comunicano queste cose, si è passibili di licenziamento. Questo lo dobbiamo dire con grandissima chiarezza perché anche se è un ex post, nel momento in cui non ci viene dichiarato un qualsiasi beneficio, questo fa scattare automaticamente un procedimento disciplinare che dobbiamo pretendere, esigere e sul quale vigileremo affinché venga applicato.

Il tema delle sperimentazioni è un altro tema sul quale dobbiamo essere assolutamente attenti e quindi abbiamo ribadito come in tutte le sperimentazioni che riguardano i pazienti, e cioè i cittadini che entrano dentro le nostre strutture, ci sia bisogno, necessità, pena la responsabilità, non soltanto penale, ma anche civile, da parte dei medici che lo fanno senza una apposita autorizzazione da parte dei comitati etici delle aziende. Non ci risulta, nemmeno nell’ultimo degli episodi, che ci sia stato danno per i pazienti, ma non è obbligatorio, per fortuna, avere danni sui pazienti. Abbiamo bisogno che ogni atto che facciamo nei confronti delle persone sia legalmente acconsentito da parte delle persone, specialmente se su di loro si sperimenta un farmaco che ha delle ottime potenzialità, ma che per l’appunto rappresenta una sperimentazione.

Da ultimo voglio citare la vera, la grande, secondo me, novità che ci propongono le comunità di Reggio Emilia, e cioè la fusione, una fusione di quelle che viene direttamente dalle comunità, di cui è bello parlare e di cui è bello prendere atto, accompagnare un percorso che non è un percorso, come è già stato detto, per risparmiare danaro. È un percorso per fare meglio le cose che già si fanno bene, perché è un percorso che consentirà di lasciare nel territorio della provincia di Reggio Emilia tutte le risorse che eventualmente si renderanno disponibili sulla base dell’unificazione dei protocolli di diagnosi e cura, sulla base della eliminazione delle duplicità, sulla base dell’innalzamento delle qualità di cura e dei percorsi che devono indirizzare i pazienti nei luoghi dove è più opportuno trattarli.

Questa è una fusione che è la più bella da sentire, proprio perché nasce dalla volontà dei professionisti e soprattutto dei cittadini che la accompagnano.

È per questo che sono felice di segnare questo passo. Sono sicuro che fra diciotto mesi, quando si valuteranno i primi risultati, ci saranno dei risultati positivi, così come sono sicuro che se ci saranno delle criticità da correggere saremo pronti davvero a correggerle in totale sintonia come la totale sintonia che ho sentito negli interventi che mi hanno preceduto.

È una fusione che ha visto partecipare le organizzazioni dei professionisti, le società scientifiche, i sindacati. Insomma, è il modo in cui si devono mettere insieme i servizi e si devono mettere insieme le Istituzioni.

Abbiamo altri percorsi che sono stati avviati. In particolare, cito quello dei due più grandi ospedali della provincia di Modena. Altri percorsi che si mettono in campo riguardano quelli della Città metropolitana di Bologna. L’esempio di Reggio Emilia è sicuramente quello che arriva al traguardo per primo perché localmente si è stati capaci di unificare prima dell’unificazione. Oggi è sufficiente attaccare una spina e tutto sono sicuro che funzionerà.

Ho sentito dire che questo è un endorsement per Reggio Emilia. Non c’è bisogno a Reggio Emilia di  fare endorsement, perché è un piacere vedere che ci sono città di questa Regione che sul piano della sanità, sul piano dei servizi educativi e su tantissimi altri piani diventano, anche senza che noi lo diciamo, perché il presidente non vuole che si dica, dei modelli non solo per questo Paese, per questo continente, ma per il mondo.

Non abbiamo bisogno di gigantismi. Abbiamo bisogno di razionalizzare. Lo stiamo facendo in questa Regione, sono convinto, con tutti gli strumenti a disposizione soprattutto perché abbiamo un paradigma che è quello che ci consente di raccogliere le istanze che vengono dal territorio.

Grazie ai consiglieri che vorranno votare questo provvedimento e grazie a chi l’ha portato avanti.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore Venturi.

Ha chiesto la parola il presidente Bonaccini. Prego.

 

BONACCINI, presidente della Giunta: Vi faccio perdere due minuti, anche perché voglio andare oltre le prerogative del tempo concesso alla Giunta. Volevo solo dire, però, due cose sottolineando e condividendo, non potrebbe essere altrimenti, quello che ha detto l’assessore Venturi.

Noi puntiamo davvero a una rete sempre più efficiente nella risposta che il servizio pubblico deve ai cittadini. Mi pare che i riconoscimenti arrivati anche ieri, da un lato sulla ricostruzione e dall’altro sul tema della qualità del sistema sanitario, siano molto evidenti.

Mi pare che lo sforzo di qualificare sempre più gli ospedali (ribadisco che non ne chiuderemo nessuno; anzi, ne costruiremo altri nuovi) e di aumentare le Case della salute... Ieri è stata inaugurata quella di Crevalcore, bellissima. I sindaci, indipendentemente dall’appartenenza politica, ci chiedono di realizzarne sempre di più, perché hanno colto che il rapporto con il territorio è sempre più rilevante. Nel rapporto con il territorio, però, anche la qualità dell’organizzazione aziendale fa la differenza. L’esperienza che oggi approviamo, che sarà replicata lì vicino a breve, nel modenese, credo possa essere un riferimento rispetto a come noi intendiamo qualificare una risposta che ha la centralità nel pubblico, che non vuole lasciare solo nessuno (o nessuna) e che accetta anche le sfide nuove. Come avete visto, sui vaccini siamo stati protagonisti e ho visto – come ero convinto succedesse – che sta facendo cambiare idea anche a qualcuno. Di fronte alla tutela della salute, è la stragrande maggioranza delle famiglie e dei genitori che farà la differenza nella bontà di quei provvedimenti.

Il secondo punto riguarda il tema delle risorse. Mi avete sempre sentito dire che il sistema sanitario nazionale certamente la sua qualità la riesce a garantire anche nella quantità di risorse che vengono erogate. Da presidente della Conferenza, in questi due anni, come sapete, ho firmato due accordi con il Governo, all’unanimità dei miei colleghi presidenti e delle loro Regioni, per alcuni aumenti: uno di 1,3 miliardi di euro due anni fa, per il 2016, e un altro di quasi 2 miliardi di euro lo scorso anno, per il 2017. Però, anche qui, non nascondiamoci, bisogna avere il coraggio di dire che più risorse in questo Paese non hanno sempre avuto come ricaduta, in alcune regioni italiane, più qualità o quantità dei servizi. Se fosse così non ci troveremmo in una situazione di differenza, a volte evidente, tra parti del Paese e altre parti, tra regioni e regioni. Quindi, anche l’aumento della spesa, anche l’aumento della disponibilità di risorse pubbliche, essendo soldi dei cittadini, devono sempre avere a che fare con l’oculatezza di contrastare e sradicare sprechi, inefficienze e doppioni. Ovunque. Anche qui. Con le cose che stiamo facendo, e ne abbiamo discusso anche recentemente (penso alla Centrale unica degli acquisti), abbiamo anche dimostrato che se si ha un po’ di coraggio si può migliorare continuamente e costantemente.

Noi, che vogliamo stare con i piedi per terra, convinti di avere uno dei migliori sistemi sanitari al mondo, vogliamo combattere qualche inefficienza e qualche difetto.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, presidente Bonaccini.

Passiamo, quindi, alla discussione congiunta sugli articoli e sugli emendamenti.

Art. 1. Non insistono emendamenti.

Discussione generale. Dichiarazioni di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 1.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 1 è approvato.

Art. 2. Insiste un emendamento a firma dei consiglieri Mori, Torri e Prodi.

Discussione generale. Dichiarazioni di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 1, a firma dei consiglieri Mori, Torri e Prodi.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 1 è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 2.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 2 è approvato.

Art. 3. Nessun emendamento.

Discussione generale. Dichiarazioni di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 3.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 3 è approvato.

Art. 4. Nessun emendamento.

Discussione generale. Dichiarazioni di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 4.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 4 è approvato.

Art. 5. Nessun emendamento.

Discussione generale. Dichiarazioni di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 5.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 5 è approvato.

Art. 6. Nessun emendamento.

Discussione generale. Dichiarazioni di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 6.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 6 è approvato.

Art. 7. Nessun emendamento.

Discussione generale. Dichiarazioni di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 7.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 7 è approvato.

Art. 8. Insiste l’emendamento 2, a firma dei consiglieri Mori e Delmonte.

È aperta la discussione generale.

Dichiarazioni di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 2, a firma dei consiglieri Mori e Delmonte.

 

(È approvato all’unanimità dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 2 è approvato.

Art. 9. Nessun emendamento.

Discussione generale. Dichiarazioni di voto.

 

(interruzioni)

 

L’art. 8 è stato sostituito dall’emendamento 2, che è stato approvato.

Art. 9. Nessun emendamento.

Discussione generale. Dichiarazioni di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 9.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 9 è approvato.

Emendamento 3, che istituisce un nuovo articolo, a firma della consigliera Mori.

Discussione generale. Dichiarazioni di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 3.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 3 è approvato.

Passiamo, quindi, alle dichiarazioni di voto sul progetto di legge.

Se nessun consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione dell’intero testo di legge, oggetto 3671, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

35

Assenti

 

15

Votanti

 

34

Favorevoli

 

26

Contrari

 

--

Astenuti

 

8

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliere Foti, prego.

 

FOTI: Se si poteva dare atto che mi astenevo. Mi sono dimenticato di schiacciare.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Okay. Grazie, consigliere Foti.

Proclamo approvata la legge riguardante «Fusione dell'Azienda Unità Sanitaria Locale di Reggio Emilia e dell'Azienda Ospedaliera 'Arcispedale Santa Maria Nuova' – altre disposizioni di adeguamento degli assetti organizzativi in materia sanitaria».

 

OGGETTO 4413

Progetto di proposta di legge alle Camere, ai sensi dell'art. 121, comma 2, della Costituzione, recante: "Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di legittima difesa e di aggravamento delle pene per i reati di furto in abitazione e furto con strappo". A firma dei Consiglieri: Rancan, Fabbri, Delmonte, Bargi, Marchetti Daniele, Rainieri, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli (Testo base)

(Relazione della Commissione, discussione e reiezione)

 

OGGETTO 4546

Progetto di proposta di legge alle Camere, ai sensi dell'art. 121, comma 2, della Costituzione, recante: "Modifiche all'articolo 52 del codice penale in materia di legittima difesa". A firma dei Consiglieri: Bignami, Aimi

(Ordine del giorno 4413/1 “Non passaggio all’esame degli articoli” - Presentazione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo, quindi, al progetto di proposta di legge alle Camere, oggetto 4413, ai sensi dell’articolo 121, comma 2, della Costituzione, recante: “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di legittima difesa e di aggravamento delle pene per i reati di furto in abitazione e furto con strappo”, a firma dei consiglieri Rancan, Fabbri, Delmonte, Bargi, Marchetti Daniele, Rainieri, Pettazzoni, Liverani e Pompignoli. Testo base.

È stato abbinato l’oggetto 4546, che reca: “Modifiche all’articolo 52 del codice penale in materia di legittima difesa”, a firma dei consiglieri Bignami e Aimi.

Testo n. 8/2017 licenziato dalla Commissione “Bilancio, Affari generali ed istituzionali” nella seduta del 23 maggio 2017 con parere contrario con il seguente titolo: “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di legittima difesa e di aggravamento delle pene per i reati di furto in abitazione e furto con strappo”.

Il progetto di legge è composto da 4 articoli.

Il relatore della Commissione, consigliere Matteo Rancan, ha preannunciato di svolgere relazione orale.

Su tale oggetto è stato presentato un ordine del giorno di non passaggio all’esame dell’articolato, a firma del consigliere Poli.

Prego, consigliere relatore Rancan.

 

RANCAN, relatore della Commissione: Grazie, presidente.

Inizio constatando che è stato presentato il non passaggio all’esame dell’articolato, anche se in Commissione avevamo chiesto la gentilezza di arrivare alla fine della discussione dell’articolato. Ormai siamo fin troppo abituati a questo modo di operare.

Nel dettaglio e nella concretezza, si rende necessario e si è reso necessario presentare questo progetto di legge alle Camere in un momento nel quale anche alle Camere stesse è in discussione il progetto di legge sulla legittima difesa. È necessario, quindi, dare un indirizzo come Regione e far capire quale sia l’indirizzo, l’indicazione che può dare la Regione Emilia-Romagna in un momento delicato come questo, nel quale le Camere stanno discutendo di questo argomento nel dettaglio.

I fatti di cronaca recenti hanno portato alla luce e alla vista di tutti una situazione molto difficile, molto complicata, che vede molte volte (troppe volte) e molto più di frequente avviare dei procedimenti penali sulle spalle e a carico di chi si difende nella propria proprietà privata, piuttosto che andare direttamente a svolgere processi a carico di chi ha violato la proprietà privata.

Questo progetto di legge, quindi, entra nel merito di questa problematica. È vero, vi sono delle pene, seppur disapplicate, che, però, possono essere inasprite. È possibile anche prevedere all’interno del codice penale una piccola modifica all’articolo 52. Questo non significa sostituire le forze dell’ordine. Noi non ci sogneremmo mai di sostituire le forze dell’ordine. Serve, però, prevedere la possibilità di difendersi da parte di quei soggetti che vedono violata la propria proprietà privata nell’imminente momento nel quale viene violata la proprietà privata stessa, quindi in attesa dell’arrivo delle forze dell’ordine, mentre si sta “aspettando” l’arrivo delle forze dell’ordine.

Quindi, cosa serve? Serve modificare l’articolo 52 del codice penale, modificando la proporzionalità tra difesa e offesa e incentrando il ragionamento, incentrando il potere legislativo sulla presunzione di legittima difesa. In altre parole, noi non possiamo permettere, non possiamo pensare che chi si difende all’interno della propria abitazione abbia, anche solamente a suo carico, un processo penale o, comunque, che venga indagato per questa azione che intraprende in un momento, ovviamente, di paura e di sconforto.

Oltre a questo, però, oltre a dare la possibilità di difendersi in casa propria (deve essere, comunque, sempre legittimo difendersi in casa propria), bisogna cercare di reprimere la possibilità che certe persone possano entrare all’interno di abitazioni o di esercizi commerciali piuttosto che di altre proprietà private.

Noi cosa proponiamo? Proponiamo, oltretutto, di modificare l’articolo 624-bis del codice penale, prevedendo la reclusione da un minimo di 5 anni a un massimo di 8 anni e la multa da un minimo di 10.000 euro a un massimo di 20.000 euro. Conseguentemente, viene a modificarsi anche l’ipotesi aggravata, di cui al comma 3 dello stesso articolo, prevedendo un minimo di 6 anni e lasciando invariato il massimo a 10 anni, portando, però, la multa da un minimo di 20.000 euro a un massimo di 30.000 euro.

Ovviamente, però, bisogna anche agire su altri due aspetti fondamentali, che possono prevedere, in caso di condanna, la modifica dell’articolo 165 del codice penale, prevedendo che la sospensione condizionata della pena venga subordinata al pagamento integrale alla parte offesa, per quanto riguarda il risarcimento del danno. Quindi, se non viene risarcito completamente il danno, non esiste la sospensione condizionale. E poi vi sono dei benefici, che vengono inclusi nella legge del 26 luglio 1975, n. 354, sull’ordinamento penitenziario, che prevedrebbe, quindi, in base a questo progetto di legge, l’annullamento. Quindi, per chi viene condannato e punito per aver compiuto i reati previsti dall’articolo 624-bis del codice penale si prevede l’esclusione di questi benefici.

Questo progetto di legge, molto sintetico, composto da pochi articoli, tiene presente in modo chiaro un concetto fondamentale: bisogna sempre stare dalla parte di chi si difende. Questo non vuol dire sostituire le forze dell’ordine né tantomeno armare il Paese. Sia chiaro: qui non si sta dicendo che tutti devono armarsi e che ci deve essere una corsa alle armi. La legittima difesa non parte dal presupposto che solo sparando ci si difende, ma parte dal presupposto che qualsiasi atto compiuto per difendersi nella propria attività commerciale, nella propria industria o nella propria proprietà privata non debba essere punito. Questo aspetto è fondamentale.

Mi spiace che ci sia l’ordine del giorno di non passaggio all’esame dell’articolato, perché poteva essere un’occasione per entrare concretamente in un problema e per capire, magari, quali potevano essere le reali esigenze. La legge che sta venendo avanti in Parlamento non ci piace assolutamente. È per questo che noi con forza sosteniamo questo nostro progetto di legge alle Camere, anche se la maggioranza ci fa capire di non essere sulla nostra stessa lunghezza d’onda.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Rancan.

Consigliere Molinari, prego.

 

MOLINARI: Ripetiamo la discussione che è avvenuta all’interno della Commissione, con l’esito anche della richiesta di non passaggio ai voti. Il PdL va a recuperare, in parte, quella che è già stata la discussione all’interno del Parlamento, per quanto riguarda sia il tema della legittima difesa che il tema dell’inasprimento delle pene stesse. Credo che l’esito, almeno per quanto riguarda il tema dell’inasprimento delle pene, sia stato già discusso all’interno del Parlamento, con esiti già accertati e definiti. Anche lo stesso Governo ha proceduto a un generale rafforzamento, seppur non inteso come ultima e unica soluzione per la limitazione dei crimini stessi. Soprattutto, all’interno del ragionamento della legittima difesa, delle integrazioni dell’articolo 52, citato in precedenza dal consigliere Rancan, si è provveduto a rafforzare alcuni concetti, come il concetto delle spese legali e il concetto dello stato di agitazione (definiamolo in questo modo). Tutto questo, anche nelle modifiche che già vanno ad integrare un articolo che, comunque, tutela nella fattispecie e riconosce la reazione della parte offesa all’interno della propria abitazione, non fa venir meno due concetti che sono alla base anche della tutela stessa del soggetto che viene colpito e offeso e dei propri familiari. Mi riferisco al concetto della proporzionalità e della desistenza. La scelta politico-governativa e del Partito Democratico è quella, in modo convinto, di sostenere come presupposti della legittima difesa questi due princìpi.

Lo scontro, anche dialettico, per quanto riguarda non sempre i contenuti di legge, ma soprattutto le dichiarazioni, spesso riportate più ai media che all’interno degli organi e delle Assemblee legislative come la nostra, che avviene per quanto riguarda un generale rafforzamento del concetto dell’autodifesa non è la soluzione al crimine. Pensiamo a tutti i fatti che si stanno verificando in un generale quadro, che può essere anche relativamente importante per noi, di statistica di diminuzione dei fatti criminosi. Questo fatto interessa relativamente. L’azione nei confronti della criminalità deve essere rafforzata attraverso le azioni dei soggetti preposti a controllare il crimine, quindi delle forze dell’ordine. Le azioni già messe in campo dal Governo, le azioni combinate anche all’azione di enti che non hanno, come le Regioni, una competenza specifica, ma possono intervenire anche in collaborazione con gli enti locali, soprattutto per quanto riguarda le azioni di prevenzione (credo che la Regione Emilia-Romagna su questo sia un esempio), devono portare ad affrontare questo argomento in modo più ampio rispetto alle proposte che – ripeto – seguono le azioni tentate anche a livello governativo, ma non riuscite.

La nostra linea è questa. Ne abbiamo già discusso in diverse risoluzioni, in diversi argomenti. Non credo che saranno gli ultimi argomenti ad esaurire questa discussione, ma noi andiamo avanti su questa linea perché riteniamo che sia un giusto compromesso tra l’azione di desistenza o, comunque, l’azione di contrasto al crimine, ma anche di tutela dell’offeso. Alimentare il concetto che il singolo individuo possa, con la propria azione, debellare l’azione criminale è sbagliato, ed è sbagliato – lo abbiamo già detto – non tanto come concetto enunciato da parti politiche specifiche, ma è un concetto che gli stessi tecnici e addetti ai lavori in materia di sicurezza ribadiscono ogni volta che fanno iniziative di formazione, di incontro, di promozione dei temi sulla sicurezza.

Al di là del non passaggio al voto, quindi, la discussione è già avvenuta. Pertanto, anche la motivazione già esposta all’interno della Commissione rimane quella già discussa in precedenza.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Molinari.

Consigliere Foti, prego.

 

FOTI: Signor presidente, mi riservo di citare per danni l’Assemblea legislativa, perché qui dentro sto gelando. Vorrei far presente che c’è una corrente bestiale e che non è possibile chiudere niente. Una persona non può ammalarsi tutte le volte. Non so chi governi così bene il global service, ma è da arrestare quantomeno, onde evitare che debba incorrere in azioni di legittima difesa.

Sentivo prima il collega Molinari, il quale ha detto che la normativa è stata modificata. Effettivamente, il collega Molinari, secondo me, ha perso qualche passaggio. La normativa è stata modificata verso le 18-18,30 di sera, ma alle 22 è uscita un’Agenzia di Renzi che ha iniziato a dire che era una norma che non stava in piedi. È la famosa norma della legittima difesa alla clessidra: dalle 8 del mattino alle 8 di sera ti fai rapinare; dalle 8 di sera alle 8 del mattino successivo puoi tentare di difenderti. Che la legittima difesa possa valere con la clessidra è, effettivamente, un principio giuridico che nessun ordinamento aveva ancora introdotto, ma non mi stupisco vedendo chi si è occupato della materia.

Penso che, molto più semplicemente, anche per evitare di arbitrariamente continuare a dare la decisione ultima – a chi? – al magistrato che deve valutare, la norma debba essere scritta in modo generale ed astratto, così come dovrebbero essere scritte le norme secondo i princìpi generali del diritto, anziché in modo confuso e vago. Perché dico questo? Perché tutta l’impalcatura della normativa relativa alla legittima difesa si basa su una valutazione, da parte prima degli inquirenti e poi del magistrato, del criterio della cosiddetta “proporzionalità”.

Non si vede una sola ragione per la quale si debba tener presente l’orologio per sapere se si può reagire o meno. Perché dico questo? Molto semplicemente, un malintenzionato o un delinquente può entrare in una casa alle 9 di mattina con una scure in mano e, anche se lo vedi, rimane sempre una persona da affrontare con la scure. Anzi, forse vedi meglio la scure di giorno che di notte. Quindi, probabilmente, sotto il profilo psicologico, se uno non è avvezzo ad affrontare uno con la scure in mano, è più facile che la reazione, quella che dovrebbe essere proporzionale, sia viziata da un elemento psicologico, che è quello della paura. Ma è un ragionamento troppo intelligente per poter esser fatto nel nostro Parlamento. Allora si è pensato bene di trovare delle esimenti che, a un certo punto, dicono semplicemente che nell’ambito della sera e, possibilmente, della notte – allora sì – c’è un elemento per poter dire che la difesa può essere non legittima, ma più proporzionale rispetto a come potrebbe essere di giorno.

Io non so se la normativa sia stata scritta in questo modo solo ed esclusivamente per un nobile fine, cioè quello di far guadagnare gli avvocati. È evidente che con una normativa così vaga sarà difficile che chi svolge le prime indagini si assuma la responsabilità di dire già che, secondo il suo giudizio, vi sono gli elementi per invocare la legittima difesa. Quindi, cosa succederà? Probabilmente, si lascerà all’autorità giudiziaria un rapporto vago, nel quale si descriveranno sommariamente i fatti, in modo tale che, secondo il malvezzo italiano, nel contraddittorio delle parti troveremo la soluzione del problema. “Contraddittorio delle parti” significa semplicemente processo di primo grado, processo di secondo grado, impugnativa in Cassazione e giudizio della Cassazione. Al di là di quei 7-8-9 anni in cui una persona continua a peregrinare dal suo avvocato chiedendo: “Guardi, io devo fare il passaporto perché devo andare per lavoro all’estero, ma sono accusato di eccesso colposo di legittima difesa”; l’avvocato dice: “Sa, finché il giudice non decide... Adesso ha deciso. In primo grado ci ha dato torto, ma vedrà che in appello avremo ragione”; “E io come faccio ad andare all’estero per lavorare?”; “Ci mandi suo figlio”. E siamo alla solita Italietta che non farebbe invidia neppure a quella che così bene rappresentava Alberto Sordi.

Io mi permetto di dire semplicemente una cosa. Una delle ipotesi è quella di ritornare alla norma del codice Rocco sulla legittima difesa, che è una norma tranchant, piaccia o non piaccia. C’era e per tanti anni è stata applicata. Non ho mai visto cortei contro l’applicazione di questa norma. Oppure si vuole fare una norma diversa, invece, una norma, cioè, che preveda elementi utili a giustificare il ricorso alla legittima difesa. Noi non possiamo trasferire al cittadino 72 articoli di codice penale. Io mi permetto di dire una cosa: un cittadino che si trova davanti una persona con una mazza da baseball, secondo voi, pensa alla modifica dell’articolo 52? Pensa a come l’ha interpretato il Parlamento? Pensa, francamente, se è meglio dargli un pugno o prendere in mano un’altra mazza? Ve lo chiedo. Ci sono cittadini eroi che inseguono rapinatori che, però, mostravano una scacciacani e che, mostrando una scacciacani, suggeriscono di poterli seguire. Se, invece di una scacciacani, fosse stata una 765 e uno ti piantava quattro pallottole in mezzo alla fronte, mi chiedo, se uno fosse stato armato... E non a caso il carabiniere che è intervenuto, pur intervenendo in modo molto opportuno, non è stato lì molto a discutere e li ha stesi tutti e due, uno nella mano e uno nella gamba. Poi ha chiesto patente e libretto, visto che erano sul motorino e sono caduti. Scusatemi, abitualmente funziona così. Guardate che quando una persona indossa una divisa ha già una attività di esperienza decisamente diversa da quella del comune cittadino.

Che uno non tenga in casa armi forse va bene, nel senso che se non le sa usare o le usa male è meglio non averle. Se uno – come capita nelle nostre campagne – dietro la porta si tiene quei bei bastoni di rovere di una volta (che sono serviti nella storia tantissimo) e uno ti viene a rompere le scatole, è abbastanza umano avere una reazione. Il collega Molinari lo sa bene. A Carpaneto, a un nostro comune amico sono andati nella corte. È una persona un po’ nervosa. Sono arrivate per forza quattro pattuglie di Carabinieri. Sparava da mezz’ora nelle piante, fuori dalle piante, nel giardino, fuori dal giardino. Diciamo la verità: se una persona subisce il dodicesimo furto (dobbiamo metterci anche in queste situazioni), come volete che reagisca? O subisce passivamente anche il tredicesimo furto o, essendo diverso da altri, una volta porge l’altra guancia, ma la seconda volta porge una bastonata in testa. E lì bisogna stare attenti. Se tu lo colpisci in un modo un po’ più violento, quello cade e si rompe un braccio, e lui ti ha dato soltanto una bastonata sul ginocchio e non hai avuto la fortuna di romperti il ginocchio, il processo non te lo toglie nessuno.

Scusatemi. Capisco che ci sia un gran timore. Anche nella precedente seduta in cui abbiamo discusso il tema si è detto: non facciamo diventare l’Italia un far west. Vi dico che, se si guardano alcune parti dell’Italia, è già un far west. Basta che uno vada a Caserta: meglio guardare la Reggia che guardare il centro di Caserta. Forse nella Reggia non ti sparano. Nel centro di Caserta abitualmente si spara.

Al di là di queste situazioni che, purtroppo, ci sono e sono vere, io mi chiedo soltanto una cosa: se si vuol mettere mano a una norma, è mai possibile creare una norma che già di per sé è elemento dirompente e divisivo sotto il profilo dell’interpretazione giuridica? Mi chiedo una cosa, Molinari. Tu ti sei fermato all’approvazione della norma alla Camera o confidi nel testo che scriverà Renzi al Senato? A proposito: il Senato non andava mica abolito perché non serviva a niente? No, perché mi è venuto il dubbio. Il Senato non serviva a niente e andava abolito, però, casualmente, adesso, per cambiare la norma, si scopre che c’è anche il Senato. Siete un capolavoro voi. Tutti i giorni ne inventate una. Avete abolito le Province e ci sono 110 presidenti di Provincia in Italia. Volevate abolire il Senato, ma se scrivete una norma con i piedi vi fa comodo il Senato. Nella nuova e nella vecchia dizione del Senato non era previsto che si correggesse questo tipo di legge.

Mi viene un dubbio: siete sotto l’influenza storica di Battiato e continuate a cercare un centro di gravità permanente che non vi faccia mai cambiare idea sulle cose e sulla gente? Mi pare che nell’ultimo periodo ne abbiate sufficientemente abusato.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Consigliere Molinari, prego.

 

MOLINARI: Abbiamo un Foti in formato elezioni, quindi anche particolarmente brillante.

L’argomento già andato in discussione in sede di Commissione, quello sulla notte, credo sia stato uno degli argomenti che vedremo come si svilupperà anche in Senato, se mai ci andrà, in che condizioni arriverà, come il Partito Democratico intenderà, eventualmente, modificarlo, anche dopo le dichiarazioni del segretario. Sta di fatto che se devo, in questa fase, imputare una responsabilità, la imputo più ai comunicatori governativi che ai legislatori. Pur non essendo un legislatore, l’interpretazione relativa all’intervento anche di notte o di giorno è un po’ ingarbugliata, ma di fatto non limita la legittima difesa solo ed esclusivamente al periodo notturno.

Detto questo, alcuni casi citati anche dal collega, proprio per cercare di rendere meglio l’idea, sono casi che, però, rendono bene l’idea della legittima difesa che vorremmo. Non parliamo di armi, ma di una colluttazione legata al tentativo di difendere se stesso, legata all’intrusione da parte di un soggetto esterno all’interno della propria abitazione. Anche senza – come si citava prima – la botta data sul ginocchio dall’aggressore e la reazione da parte dell’aggredito con un’ulteriore mazzata, come diceva il collega Foti, e, magari, conseguenze peggiori, credo che rientrino nella fattispecie di non punibilità. Di questo ne sono praticamente certo.

Cercando di distinguere il concetto di processo dal concetto di condanna, il fatto che dall’autorità preposta a fare questo siano verificati i fatti e accertati quelli che sono stati gli eventi credo sia normale in un sistema come il nostro, basato sulla divisione dei poteri.

Noi crediamo nel buon operato della Magistratura. Con queste norme, già modificate almeno dal punto di vista della volontà, non c’è stata – come diceva lei – la sindrome da Battiato. Credo che alcuni passi siano stati fatti anche rispetto a un cambiamento della società avvenuto negli ultimi anni. Però i passi che sono stati fatti non rappresentano lo stravolgimento di un atteggiamento che noi riteniamo stia andando, anche dal punto di vista legislativo, verso la giusta direzione.

Con questo non credo che i nostri provvedimenti, non credo che i provvedimenti proposti né dalla Lega né, eventualmente, da Fratelli d’Italia piuttosto che da Forza Italia possano risolvere in modo totale il crimine. Noi cerchiamo e crediamo che questo impianto, che già oggi è funzionante e che potrà essere – crediamo – migliorato anche con la chiusura del passaggio degli atti al Senato e la definizione, speriamo il più lineare possibile, del concetto di legittima difesa, debba essere affiancato – questo è un concetto che dobbiamo far passare ogni volta – dal demandare il controllo di questi fatti e la gestione, soprattutto, del tema della criminalità a chi ne ha le competenze. Questo concetto deve diventare quasi ripetitivo. L’idea che la giustizia possa essere fatta in modo autonomo è sbagliata ed è, soprattutto, pericolosa per quanto riguarda i cittadini.

A costo anche di essere, a volte, forse non proprio alla moda nel sostenere anche questi concetti, credo di frequentare abbastanza le piazze per capire in certi momenti quelle che possono essere le reazioni, anche impulsive e istintive, da parte di me stesso così come di tutti i cittadini. Noi abbiamo, però, anche il dovere di cercare di indirizzare e di rimanere freddi nelle decisioni. Le decisioni prese a caldo non sempre sono quelle migliori.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Molinari.

Consigliere Rancan, prego.

 

RANCAN: Grazie, presidente.

Una breve replica. Qui non si tratta di essere alla moda e di ciò che si sente nelle piazze. Qui si tratta solamente di prendere coscienza che vi è, fondamentalmente, un problema. Il problema è, sì, che vi sono dei processi o dei procedimenti penali, però sono nei confronti e a discapito di chi difende la propria proprietà privata.

Il collega Molinari dice che, giustamente, deve esserci un processo, conseguentemente una condanna, ma bisogna lasciar fare alle Istituzioni. È giusto. Io ho piena fiducia nelle Istituzioni. Noi abbiamo piena fiducia nelle Istituzioni, però non concepiamo il fatto che si possa aprire un procedimento penale o che venga indagato qualcuno che si difende nella propria abitazione. È inconcepibile che un processo venga messo a carico di questa persona. Non si tratta di farsi giustizia in modo autonomo. Si tratta solamente di difendere la propria persona, i propri cari e, eventualmente, la propria attività nel momento immediato in cui questa proprietà viene violata.

Questa è solo una piccola puntualizzazione che mi sono permesso di fare. La difesa, a parer nostro, deve essere sempre legittima. È per questo che noi dobbiamo dare la possibilità alla nostra gente di difendersi e per far sì che i processi non vengano messi a carico di chi si difende. Quindi, assolutamente il processo deve essere messo a carico di chi viola la proprietà privata e non assolutamente del proprietario di quella proprietà.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Rancan.

Se sono terminati gli interventi, passiamo alle dichiarazioni di voto sull’ordine del giorno, a firma del consigliere Poli, per il non passaggio all’esame dell’articolato.

Se non ci sono dichiarazioni di voto sull’ordine del giorno, passiamo alla votazione.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’ordine del giorno 4413/1 “Non passaggio all’esame degli articoli”, a firma del consigliere Poli.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’ordine del giorno è approvato.

Abbiamo finito.

Essendo quasi le ore 18, direi di terminare i lavori di questa seduta, che riprenderanno domani mattina con i question time.

Grazie. Buonasera.

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 17,53

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Enrico AIMI, Piergiovanni ALLEVA, Mirco BAGNARI, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Gianni BESSI, Galeazzo BIGNAMI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Luciana SERRI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il presidente della Giunta Stefano BONACCINI;

gli assessori: Simona CASELLI, Andrea CORSINI, Palma COSTI, Elisabetta GUALMINI, Massimo MEZZETTI, Sergio VENTURI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta il sottosegretario alla Presidenza Andrea ROSSI, gli assessori Patrizio BIANCHI, Raffaele DONINI, Paola GAZZOLO, Emma PETITTI e le consigliere Ottavia SONCINI e Katia TARASCONI.

 

Votazione elettronica

 

OGGETTO 3671 “Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Fusione dell'Azienda Unità Sanitaria Locale di Reggio Emilia e dell'Azienda Ospedaliera 'Arcispedale Santa Maria Nuova' – altre disposizioni di adeguamento degli assetti organizzativi in materia sanitaria»” (61)

 

Presenti: 36

 

Favorevoli 26

Piergiovanni ALLEVA, Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Stefano BONACCINI, Stefano CALIANDRO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 9

Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Gabriele DELMONTE, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Matteo RANCAN, Raffaella SENSOLI.

 

Non votanti: 1

Fabio RAINIERI.

 

Assenti: 14

Enrico AIMI, Galeazzo BIGNAMI, Giuseppe BOSCHINI, Paolo CALVANO, Alan FABBRI, Giulia GIBERTONI, Silvia PICCININI, Massimiliano POMPIGNOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI.

 

Emendamenti

 

OGGETTO 3671 “Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Fusione dell'Azienda Unità Sanitaria Locale di Reggio Emilia e dell'Azienda Ospedaliera 'Arcispedale Santa Maria Nuova' – altre disposizioni di adeguamento degli assetti organizzativi in materia sanitaria»” (61)

 

Emendamento 1, a firma dei consiglieri Mori, Torri e Prodi:

«Aggiungere all’art. 2 comma 5 dopo “… e la riqualificazione condivisa delle risorse umane”, il periodo “, nonché il confronto con le organizzazioni sindacali, delle quali riconosce il ruolo.”»

(Approvato)

 

Emendamento 2, a firma dei consiglieri Mori e Delmonte:

«L’articolo 8 è sostituito dal seguente:

Articolo 8

“Monitoraggio”

1. Decorsi 18 mesi dalla costituzione dell’Azienda USL di Reggio Emilia, la Giunta regionale elabora e trasmette alla competente Commissione assembleare una relazione intermedia sullo stato di attuazione delle disposizioni di cui al Capo II.

2. Dopo tre anni dall’entrata in vigore della presente legge, la Giunta regionale elabora e trasmette alla competente Commissione assembleare una relazione finale sull’attuazione delle disposizioni di cui al Capo II.»

(Approvato)

 

Emendamento 3, a firma della consigliera Mori:

«Dopo l’articolo 9 è aggiunto il seguente:

Articolo 10

“Entrata in vigore”

La presente legge entra in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione Emilia-Romagna.»

(Approvato)

 

Ordini del giorno

 

OGGETTO 4262/1 “Ordine del giorno di non passaggio all’esame degli articoli, del progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: «Modifiche alla legge regionale 25 novembre 2016, n. 19 (Servizi educativi per la prima infanzia. Abrogazione della L.R. n. 1 del 10 gennaio 2000)». A firma del consigliere Paruolo”

 

«L’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna

 

Visto il progetto di legge di cui all’oggetto;

 

Considerato il parere contrario espresso in sede referente dalla Commissione assembleare “Cultura, Scuola, Formazione, Lavoro, Sport e Legalità”;

 

Ritenuto di condividere le argomentazioni che hanno portato al parere contrario della Commissione assembleare;

 

Ai sensi dell’art. 92 del Regolamento

 

delibera

 

il non passaggio all’esame degli articoli.»

(Approvato)

 

OGGETTO 4413/1 “Ordine del giorno di non passaggio all’esame degli articoli del progetto di proposta di legge alle Camere, ai sensi dell'art. 121, comma 2, della Costituzione, recante: «Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di legittima difesa e di aggravamento delle pene per i reati di furto in abitazione e furto con strappo». A firma del Consigliere: Poli”

 

«L’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna

 

Visto il progetto di proposta di legge alle Camere di cui all’oggetto;

 

Considerato il parere contrario espresso in sede referente dalla Commissione assembleare “Bilancio, Affari generali ed istituzionali”;

 

Ritenuto di condividere le argomentazioni che hanno portato al parere contrario della Commissione assembleare;

 

Ai sensi dell’art. 92 del Regolamento

 

delibera

 

il non passaggio all’esame degli articoli.»

(Approvato)

 

 

I PRESIDENTI

I SEGRETARI

Rainieri - Saliera

Rancan - Torri

 

 

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