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145.

 

SEDUTA DI MARTEDÌ 25 LUGLIO 2017

 

(POMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile sul sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 4795

Interpellanza circa la compartecipazione della Regione Emilia-Romagna alle spese per lo sgombero della neve accumulatasi, nei comuni dell'Alta Valmarecchia, durante l'eccezionale nevicata del gennaio 2017. A firma del Consigliere: Pompignoli

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

POMPIGNOLI (LN)

GAZZOLO, assessore

POMPIGNOLI (LN)

PRESIDENTE (Rainieri)

 

OGGETTO 4865

Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: «Disposizioni collegate alla legge di assestamento e prima variazione generale al Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2017-2019» (70)

(Relazione di minoranza, discussione ed esame articolato)

(Ordini del giorno 4865/1/2/3/4/5 oggetti 5041 - 5042 - 5043 - 5044 - 5045 - Presentazione)

 

OGGETTO 4866

Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: «Assestamento e prima variazione generale al Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2017-2019» (71)

(Relazione di minoranza e discussione)

(Ordini del giorno 4866/1/2/3/4/5 oggetti 5046 - 5047 - 5048 - 5049 - 5050 - Presentazione)

PRESIDENTE (Rainieri)

BARGI, relatore di minoranza

IOTTI (PD)

FOTI (FdI)

PICCININI (M5S)

PRODI (Gruppo Misto)

BERTANI (M5S)

ALLEVA (Altra ER)

PARUOLO (PD)

TARUFFI (SI)

PRESIDENTE (Rainieri)

CALVANO (PD)

BIANCHI, assessore

PETITTI, assessore

FOTI (FdI)

BOSCHINI (PD)

FOTI (FdI)

BOSCHINI (PD)

DELMONTE (LN)

FOTI (FdI)

BOSCHINI (PD)

BOSCHINI (PD)

BERTANI (M5S)

BOSCHINI (PD)

BERTANI (M5S)

PRESIDENTE (Rainieri)

TARUFFI (SI)

BOSCHINI (PD)

PRESIDENTE (Rainieri)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Gli emendamenti che insistono sull’oggetto 4865 sono pubblicati in allegato al resoconto integrale 146 seduta antimeridiana del 26 luglio 2017

 

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

La seduta ha inizio alle ore 15,16

 

PRESIDENTE (Rainieri): Dichiaro aperta la centoquarantacinquesima seduta della X legislatura dell’Assemblea legislativa.

Sono assenti giustificati la presidente dell’Assemblea, Simonetta Saliera, i consiglieri Cardinali e Poli e l’assessore Donini.

 

Svolgimento di interpellanza

 

OGGETTO 4795

Interpellanza circa la compartecipazione della Regione Emilia-Romagna alle spese per lo sgombero della neve accumulatasi, nei comuni dell'Alta Valmarecchia, durante l'eccezionale nevicata del gennaio 2017. A firma del Consigliere: Pompignoli

 

PRESIDENTE (Rainieri): Partiamo con l’interpellanza 4795 circa la compartecipazione della Regione Emilia-Romagna alle spese per lo sgombero della neve accumulatasi, nei comuni dell’Alta Valmarecchia, durante l’eccezionale nevicata del gennaio del 2017, a firma del consigliere Pompignoli.

Prego, consigliere Pompignoli.

 

POMPIGNOLI: Grazie, presidente.

Questa interpellanza deriva dalle dichiarazioni che l’assessore Gazzolo aveva fatto ad un precedente question time presentato da questo Gruppo, nel quale si chiedeva, vista la spesa ingente che era stata necessaria per lo sgombero della neve per l’Unione dei Comuni di Valmarecchia, pari a circa 158.000 euro, se vi fosse la possibilità o meno di una compartecipazione - conosciamo la situazione dei Comuni - della Regione Emilia-Romagna a queste spese.

A oggi i Comuni non hanno ancora ricevuto alcuna comunicazione in merito. Si chiede all’Assessorato se vi sia questa possibilità e in quale misura oppure se, viceversa, non intendono partecipare a queste spese.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Pompignoli.

Prego, assessore Gazzolo.

 

GAZZOLO, assessore: Grazie.

Mi fa piacere dire al consigliere Pompignoli che la Giunta regionale ha mantenuto l’impegno che aveva annunciato in quest’aula il 28 febbraio scorso, in risposta al question time. A fronte dell’ondata eccezionale di precipitazioni nevose che hanno interessato l’Alta Valmarecchia nel mese di gennaio, con delibera di Giunta n. 1029/2017, è stato disposto, ai sensi dell’articolo 10 della legge regionale n. 1/2005, un concorso finanziario complessivo di 81.000 euro; in particolare, al Comune di Casteldelci per 15.000 euro, al Comune di Maiolo per 6.000 euro, Novafeltria per 12.000 euro, Pennabilli per 28.000 euro, San Leo per 6.000 euro e Sant’Agata Feltria per 14.000 euro.

Nella ripartizione, ovviamente, del concorso finanziario ai Comuni, come avevo detto anche nel question time, rispetto alle verifiche che l’Agenzia regionale per la sicurezza del territorio, la Protezione civile, avrebbe fatto, si è tenuto conto - nel riparto - delle altimetrie e della spesa storica delle Amministrazioni.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore Gazzolo.

Prego, consigliere Pompignoli.

 

POMPIGNOLI: Intervengo solo per ringraziare l’assessore Gazzolo della manifesta volontà di co-partecipare alle spese che i Comuni hanno sostenuto per lo sgombero della neve.

Mi ritengo soddisfatto della risposta data dall’assessore Gazzolo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Pompignoli.

In virtù della riunione che si sta tenendo nella sala B delle Commissioni, sospendiamo i lavori dell’aula per dieci minuti. Grazie.

 

(La seduta, sospesa alle ore 15,19, è ripresa alle ore 15,36)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Buongiorno. Riprendiamo i lavori dell’Aula.

 

OGGETTO 4865

Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: «Disposizioni collegate alla legge di assestamento e prima variazione generale al Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2017-2019» (70)

(Relazione di minoranza, discussione ed esame articolato)

(Ordini del giorno 4865/1/2/3/4/5 oggetti 5041 - 5042 - 5043 - 5044 - 5045 - Presentazione)

 

OGGETTO 4866

Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: «Assestamento e prima variazione generale al Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2017-2019» (71)

(Relazione di minoranza e discussione)

(Ordini del giorno 4866/1/2/3/4/5 oggetti 5046 - 5047 - 5048 - 5049 - 5050 - Presentazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Do la parola al relatore di minoranza, consigliere Bargi. Prego.

 

BARGI, relatore di minoranza: Grazie, presidente.

Chiedo scusa, ma disfunzioni tecniche mi impediscono di essere presente in aula. Però, evidentemente, se parlo ci sono.

Questa mattina...

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliere Bargi, può spostarsi al posto del suo collega? Pare che non funzioni quello. Provi.

 

BARGI: Adesso va. Adesso è a posto. Ce l’abbiamo fatta.

Questa mattina il relatore di maggioranza, Boschini, ha presentato l’assestamento per il bilancio previsionale del 2017 dicendo che non va considerato semplicemente come un passaggio tecnico, anche se, di fatto, sugli assestamenti, soprattutto degli ultimi anni, in attesa delle decisioni definitive dello Stato centrale per quanto riguarda i finanziamenti di vari aspetti della vita, pubblica o meno, e le chiusure del rendiconto che abbiamo approvato prima per quanto riguarda il 2016, di fatto spesso si finisce per considerare in questo modo l’assestamento.

In realtà, c’è la possibilità - come è stato detto stamattina - di fare varie scelte, anche politiche, all’interno di questo passaggio; scelte politiche e rimodulazioni di risorse dovute principalmente alle economie che si vengono a realizzare rispetto alla previsione iniziale e che vengono, poi, allocate nelle varie voci di spesa; economie che, sì, vengono presentate durante l’assestamento, vuoi come qualche residuo attivo riscosso vuoi come spese non più sostenute, però dobbiamo anche individuare alcune situazioni un po’ più critiche.

In particolare, noi abbiamo preso atto di 1,7 milioni per quanto riguarda il finanziamento dei cosiddetti “confidi”, sui quali andrebbe aperta una parentesi a parte. Di fatto, adesso, c’è un ricorso al TAR da parte dei cosiddetti “confidi minori”, una situazione analoga, tra l’altro, che in altre Regioni ha visto anche vincente la parte che ha portato in causa l’ente pubblico. Quindi, ci sarebbe da aprire un discorso a parte, anche perché proprio su questa questione, cioè sul fatto che in legge abbiamo deciso di conferire risorse solo ai confidi cosiddetti “maggiori”, c’era stato anche un nostro emendamento, proprio sul bilancio previsionale, che chiedeva di fare attenzione: un conto è quando la Giunta fa una scelta politica con un atto amministrativo; un conto è escludere in legge dei soggetti dai finanziamenti. Non è mancato il ricorso al TAR da parte di alcuni di questi soggetti. Quindi, anche in questo caso, ci sarebbe da aprire una discussione a parte, ma le responsabilità se le prende, ovviamente, chi fa scelte politiche di questo tipo, non certo noi che avevamo anche segnalato la criticità.

Comunque, vengono meno 1,7 milioni sulle risorse per i confidi - ci viene detto in Commissione - perché siamo stati lenti a preparare i bandi. Non arriveremo a erogare queste risorse entro la fine dell’anno. Questa, evidentemente, non è un’economia dovuta a maggiori entrate rispetto alle previsioni. Questa, evidentemente, è una criticità su una scelta che andremo a fare. La Regione va a stanziare, tra le varie voci di questo assestamento, 2 milioni di euro per quanto riguarda l’accesso al credito delle imprese, tra l’altro facendo una funzione di co-garanzia, da quello che leggo, in base alla proposta che monitoreremo nel suo sviluppo, ma che di fatto va a coprire quello che già fanno queste organizzazioni. Evidentemente, non capiamo tanto come si è sviluppato questo giochino.

Un’altra voce di economia interessante riguarda i 2 milioni sull’aeroporto di Parma. 12 milioni in tre anni, di cui 2 milioni sul bilancio 2017. La cosa interessante di questa voce non è tanto il fatto che intervenga lo Stato e che, quindi, la Regione dica di fare economia di queste risorse, come è stato spiegato. Sicuramente, dal punto di vista tecnico non fa una piega. Dal punto di vista politico, però, viene da dire che siamo andati ad impegnare solo sei mesi fa queste risorse sul bilancio di previsione e adesso, con un colpo di spugna, le andiamo a togliere. Non vorrei pensare male, perché è brutto e dopo si sta peggio, però c’è stata la campagna elettorale a Parma. Ricordo che a dicembre la Giunta ha detto: “Noi ci mettiamo 12 milioni perché all’aeroporto ci teniamo”. Neanche un mesetto fa si è conclusa la campagna elettorale per le amministrative a Parma. Non vorrei che già allora si sapesse che tale voce non avrebbe gravato sul bilancio regionale e che sia stata messa in maniera prudenziale, giusto per sbandierarla durante la campagna elettorale. Un sospettino viene fuori e, di conseguenza, anche osservazioni di questo tipo.

Faccio un inciso, che avrei dovuto fare all’inizio. Se si vuole consentire, magari anche a noi delle opposizioni, di poter meglio intervenire con proposte politiche su una fase di variazione e di assestamento, in particolare, cioè laddove si vanno a registrare eventuali risorse libere da poter utilizzare, sarebbe quantomeno carino che ci venissero indicate le voci contenenti risorse libere prima dell’arrivo della proposta di assestamento della Giunta. Chiaramente, come si può vedere anche dagli emendamenti depositati qui in aula, si va spesso e volentieri a incidere su quella che è una proposta già fatta dalla Giunta. Sarebbe interessante, invece, fornire alle opposizioni la possibilità di dire che ci sono 40-50 milioni di risorse sbloccate dovute alla parte tecnica e burocratica di bilancio: qual è la proposta politica delle opposizioni?

Già abbiamo corso, per questo assestamento, molto in fretta. Se, poi, uno si trova già a dover ragionare esclusivamente su una proposta della Giunta, fa un po’ più fatica.

Quindi, vi è stato un po’ di recupero in economia, ma vi sono anche alcune criticità o atteggiamenti che hanno prodotto adesso alcune risorse libere, come se si fosse voluto tenerle lì. Gli impegni - che possono essere più o meno lodevoli - sono stati ricordati questa mattina dal consigliere Boschini. Mi riferisco agli 8,5 milioni per quanto riguarda i trasporti, sicuramente per coprire quella che, di fatto, è stata una rivisitazione al ribasso da parte dello Stato centrale. Hanno un loro perché.

Abbiamo, poi, le risorse per quanto riguarda il fondo di non autosufficienza, per circa 2 milioni, e risorse per il superamento delle barriere architettoniche. Queste risorse vengono messe giù. Mettiamo dei soldi anche lì. Noi siamo bravini, perché alla fine sono proposte lodevoli. Nessuno dice nulla su questi tipi di argomenti, però parliamoci chiaro: bisognerebbe anche capire cosa andiamo a modificare sul nostro territorio. Faccio un esempio: per quanto riguarda il superamento di barriere architettoniche, bisognerebbe capire qual è la richiesta del territorio. Se i territori ci richiedono 10 milioni e noi mettiamo 2 milioni andiamo a coprire quello che è, grosso modo, il 20 per cento della richiesta del nostro territorio. Sicuramente è meglio che niente. Tra l’altro, questo era un fondo co-partecipato tra Regione e Stato, ma ad oggi portato avanti solamente dalla Regione. Però è fondamentale per noi capire cosa si va a coprire. Altrimenti, mettere una risorsa in più qui e una risorsa in più là solo per dire che andiamo nella direzione per aiutare il superamento delle barriere architettoniche non è sufficiente per dire che stiamo facendo un’iniziativa positiva. Se la richiesta del territorio è di 60-70 milioni, verrebbe da dire: o noi sblocchiamo un certo numero di risorse e ci crediamo veramente oppure, forse, anche quei 2 milioni, piuttosto che buttarli lì per una bandiera, è meglio utilizzarli da qualche altra parte dove possono essere più incisivi.

Da parte nostra, rimaniamo sulle richieste che hanno accompagnato il bilancio previsionale a dicembre. Il dissesto idrogeologico. Sì, ci mettiamo le risorse, qualcosa lo mettiamo, ma la risposta al nostro quesito fatto agli uffici proprio su questo assestamento, per capire la situazione, è perché non riusciamo ancora a mettere risorse sufficienti a coprire la necessità di andare a rivedere tutte le manutenzioni e le pulizie, ad esempio, dei fiumi e dei corsi d’acqua necessarie sul nostro territorio regionale.

Ricordo che noi abbiamo presentato ed è stato approvato all’unanimità, direi, sicuramente con i voti della maggioranza, un ordine del giorno che chiedeva proprio di prendere in considerazione quella che viene spesso dimenticata, cioè la rete idrografica minore, torrenti e ruscelli, che spesso, vuoi perché scorrono in prossimità di abitazioni private, vuoi perché passano sotto o attraversano strade, in presenza di piogge vanno in piena e intaccano sia il privato sia la strada. Molte volte si tratta veramente di piccoli corsi d’acqua, tant’è che i privati spesso dicono: “Se ce lo consentite, ci mettiamo i soldi noi e li mettiamo a posto. Il problema ricade su di noi, però, siccome la competenza non è nostra, non possiamo metterci le mani”. Per un rimpallo di competenze, se ne deve occupare la Regione, ma sarebbe il tipico esempio di qualcosa di cui dovrebbe occuparsi direttamente il Comune che si trova a diretto contatto con queste realtà. Noi qui sbocciamo quando si parla di fusioni e di Unioni di Comuni, ma nel caos delle competenze e di chi trattiene le risorse per fare gli interventi nel nostro Paese, in realtà, non riusciamo ancora a chiarirci su questi passaggi.

Vi è il tema dell’internazionalizzazione. Avremmo preferito vedere, magari, una spinta un po’ più incisiva. Abbiamo visto negli ultimi anni un calo di risorse su questo fronte. Avevamo chiesto di poterci muovere in questa direzione. Ci pareva ci fosse una certa disponibilità da parte della maggioranza. In realtà, in questo assestamento non vi è traccia di questo tipo di proposta.

Passiamo al collegato. Anche nel collegato ci sono alcuni passaggi che ci fanno riflettere. Penso, ad esempio, all’articolo 2 per quanto riguarda i compensi ai componenti dell’Osservatorio per la sicurezza stradale. A dicembre siamo intervenuti per dare al precedente Osservatorio il compenso forfettario annuo di 7.200 euro, più varie spese documentate per trasferte fuori regione. Spese documentate per trasferte fuori regione anche per il presidente ordinario. Adesso, a distanza di sei mesi, con la prima variazione utile, andiamo a rimodificarlo dicendo che adesso diamo solamente i rimborsi spese a tutti i componenti dell’Osservatorio. Già con gli Osservatori qui abbondiamo tantissimo (siamo pieni di Osservatori e non so a quanto cavolo serviranno in questa regione), ma io non ho ancora visto un report sulla mia scrivania, quindi non ho capito a cosa servono e se i dati non vengono prodotti o se servono esclusivamente per i comunicati positivi della Giunta, quando deve buttar fuori qualche dato positivo. Non credo che altri miei colleghi possano dire di aver ricevuto report da questo Osservatorio. Siamo sempre stati abbastanza critici con queste strutture. In particolare, c’è questo passaggio che non si è ben compreso, cioè come mai prima si danno i soldi e poi si tirano via. Evidentemente, c’è stato un ripensamento.

Ci sono, poi, alcuni aspetti nel collegato che, invece, riteniamo lodevoli, in particolare per quanto riguarda il bollo auto e il fatto che le modalità di pagamento del bollo auto vengano ampliate. C’è una nostra proposta al vaglio. In realtà, la nostra proposta di legge riguarda principalmente gli sgravi fiscali, ma è ancora al vaglio del percorso in Commissione. Sicuramente, questo, anche se può essere considerato solo un piccolo passo verso quella proposta, trova il nostro plauso.

C’è la questione degli alloggi ERP e del canone maggiorato. Mi riferisco al fatto che adesso si possa utilizzare il canone maggiorato anche in caso di sforamento dei limiti di reddito. C’era stata una piccola apertura da parte nostra, quando ne abbiamo parlato, in merito all’introduzione della residenzialità storica tra i princìpi con cui si va ad assegnare questo tipo di strumento a carattere sociale, qui in Assemblea, tempo fa. Però questo va proprio nella direzione di dire: stimoliamo il cambio e l’utilizzo corretto di questo strumento, che - ricordo - non è un utilizzo ad abitazione permanente, ma è un utilizzo per necessità e bisogni momentanei.

Vi è, poi, il fondo regionale di solidarietà per le famiglie delle vittime del sisma. Con l’emendamento del consigliere Foti ci sembra più corretto, perché andiamo a comprendere tutti gli eventi calamitosi avvenuti nella regione. Sicuramente, si tratta di un’iniziativa lodevole. Vengono, anche qui, inserite alcune cifre pari a 250.000 euro per l’esercizio 2017. Vorremmo capire queste cifre quante famiglie vanno a coprire. Su un sisma che ha prodotto danni per milioni di euro, che ha numeri come 15.000 sfollati, 350 feriti e 27 vittime, bisognerebbe un attimino capire queste risorse, effettivamente, che cosa vanno a coprire e quanto, poi, arriva alla singola famiglia della vittima. È vero che si può fare il conteggio con le 27, ma vorremo capire esattamente come funziona questo tipo di risorsa.

Vi è, poi, la questione dell’assistenza agli obbligazionisti emiliano-romagnoli danneggiati dalle crisi bancarie, nata già in fase di bilancio previsionale. Sicuramente, c’è un’apertura per 200.000 euro. Anche in questo caso, è sempre quanto va a impattare realmente sulla gente il dato che conta. Uno si può vantare qui dentro di aver messo i soldini lì, però se al cittadino arrivano briciole o non arriva praticamente nulla non è un servizio utile.

Vi è, poi, il passaggio - questo, però, è più critico - sul contributo alla Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII, per 500.000 euro per tre annualità a venire. Anche in questo caso - se ne è discusso in Commissione - non si capisce come mai all’interno di una legge bisogna inserire un articolo per dare un contributo a una fondazione che ha già ricevuto contributi anche da parte del Ministero. Giusto per capire. Posso capire se la nostra Regione decide di emanare un bando per fondazioni di questo tipo, andando a finanziare eventuali progetti, purché tutti possano partecipare e tutti possano presentare progetti concreti; un conto è dare una tantum a titolo di contributo o forse - sempre a voler pensare male - di contentino di 500.000 euro per tre anni. Anche questo è un passaggio che ci lascia perplessi.

Mi avvio alla conclusione. Prima, giustamente, il collega Boschini nel proprio intervento ha detto che noi puntiamo forte sul sociale per cercare di ridurre la disuguaglianza tra il povero e il ricco. In realtà, il nostro problema è la diversità di vedute tra come intendiamo noi il governo della Regione e come lo intende l’attuale maggioranza. L’obiettivo vero del sociale, per me, non è dare il servizio sociale, ma fare in modo che il cittadino non abbia bisogno del servizio sociale. Questo deve essere un principio cardine di un’azione amministrativa. Qui si parla di disuguaglianza sociale, ma in realtà non è una questione di diseguaglianza sociale. La disuguaglianza sociale, a mio parere, l’abbiamo nel momento in cui un nostro cittadino che vuole fare un investimento, vuole fare un’impresa - prendiamo il caso di baristi e ristoratori, che spesso si ritrovano dinanzi a forti debiti e difficoltà economiche; oggi come oggi, è sicuramente uno dei settori che soffre di più, proprio perché è un settore che viene utilizzato principalmente come “extra” della vita di una persona - si trova, magari, di fronte a un grande investimento, dà da lavorare a delle persone e spesso si trova a portare a casa forse meno di quello che prendono i suoi dipendenti.

Questo avviene non perché il destino vuole così, ma perché siamo in un Paese che, tra studi di settore, indicatori di affidabilità (o come li vogliamo chiamare), imposte e tendenza a giudicare il contribuente come una brutta persona, perché sicuramente sta evadendo, è pressante e non consente al cittadino la libertà di intraprendere.

Questa è la vera disuguaglianza sociale che noi dobbiamo superare. Se superi questo concetto, vedrai che si riduce il problema della povertà, perché se i posti di lavoro si creano il problema della povertà si può superare e soprattutto il problema della povertà non lo vai a colmare con misure come il reddito in solidarietà che sottrae alle nostre risorse ben 35 milioni di euro.

Questa proposta noi l’abbiamo osteggiata fin dall’inizio. Queste sono tante risorse che potevano essere utilizzate proprio per andare a colmare il nostro fabbisogno per quanto riguarda il dissesto idrogeologico, per quanto riguarda la viabilità passata di competenza provinciale per quanto riguarda la legge Bassanini, ma lasciata senza copertura e per quello che veramente serve a rilanciare il nostro territorio.

Questa tendenza che fare il sociale sia una forma di investimento perché ci riporta qualcosa, a nostro avviso, è sbagliata. Quindi, o mettiamo i nostri cittadini nelle condizioni di uscire dal momento di difficoltà, certo con l’assistenza, nessuno dice il contrario, ma di uscire da un momento di difficoltà e non di potersi adagiare…

Ricorderò sempre l’esempio delle case popolari, alloggi ERP. Quando siamo stati in maggioranza a Sassuolo una signora mi venne a dire “Questa ormai è casa mia”. Signora, non è casa sua. Quella è casa dei sassolesi che l’hanno pagata. Poi il fatto che la signora abbia avuto un momento di difficoltà e abbia passato dentro vent’anni quello, purtroppo, io non so come sia possibile, come possa essere giustificabile visto che quello è uno strumento che, a mio avviso, deve essere momentaneamente disponibile per dare aiuto a chi ha delle difficoltà come, per esempio, l’anziano che ha sempre lavorato e contribuito e rimane solo.

Se noi non riusciamo a capire che il servizio sociale deve servire a questo come extrema ratio, ma dobbiamo lasciare che i nostri cittadini possano anche emergere da soli dai momenti di difficoltà al massimo accompagnati, noi rimarremo sempre con un concetto che ci impedisce di utilizzare le risorse per quello cui forse servirebbero un pochino di più, cioè a rilanciare il nostro territorio per quella parte che al pubblico compete.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bargi.

Passiamo, quindi, alla discussione generale.

Consigliere Iotti, prego.

 

IOTTI: Intervengo brevemente, presidente. Volevo solo porre un chiarimento rispetto ad alcuni interventi che mi hanno preceduto, in particolare relativi all’aeroporto di Parma. Sulla vicenda non c’è stato niente di particolare. Fin dalla presentazione del progetto di risanamento e di sviluppo di SO.GE.A.P. e dell’aeroporto di Parma venne anticipata la disponibilità a investire su questa infrastruttura importante per il territorio. Chi mi ha preceduto probabilmente non era presente, ma fin da quel momento venne indicata come la più opportuna, come fonte di risorsa, quella dei fondi strutturali comunitari. In quella sede, per garantire il fatto che non erano certamente in quel momento già erogabili questi contributi e per dimostrare quanto era fondata e convinta l’adesione venne detto che l’anticipazione della somma, a garanzia proprio della volontà di andare in quella direzione, venne fatta con risorse proprie di bilancio, ma fin da allora venne detto che la sede opportuna era appunto quella dei fondi strutturali comunitari. Ad oggi si è, di fatto, concretizzata. Pare che sia ormai anche definitiva la delibera CIPE, quindi sulla veridicità di queste somme e sull’affidabilità c’è certezza. Credo, quindi, che in fase di assestamento si sia riportato quello che era stato anticipato come il percorso definitivo individuato.

Non c’è nessun taglio, niente di particolare. L’operazione va avanti. Credo, anzi, che sul territorio sia ormai necessario procedere quanto prima all’individuazione delle opere e di tutto quello che può essere concretamente messo in atto, sia in ambito locale sia come risorse regionali. Quindi, ai colleghi, voglio dare piene garanzie che l’opera è finanziabile, è finanziata e sta seguendo il percorso che fin dall’inizio era stato anticipato.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Iotti.

Consigliere Foti, prego.

 

FOTI: Signor presidente, vorrei solo un chiarimento. Vorrei sapere se stiamo trattando l’oggetto 4865 da solo o congiuntamente con quello che segue.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Congiuntamente.

 

FOTI: Benissimo.

Debbo rilevare soltanto che sarebbe opportuno, stanti i tempi contingentati e quindi limitati, se fosse possibile, intervenire sui singoli emendamenti anziché dover intervenire nella discussione generale mangiandomi tutto il tempo degli emendamenti. Dato che mi pare che il tempo sia complessivo, chiedevo se potevo intervenire in sede di singoli emendamenti anche al limite solo per spiegarne succintamente il significato, ma almeno evitando di discutere, a differenza dei relatori che hanno sicuramente più tempo di me, dei massimi sistemi senza poter poi illustrare gli emendamenti che ho presentato.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Consigliere Foti, intanto considero questo intervento come ordine dei lavori, per cui non le tolgo il tempo che lei ha impiegato a fare questa spiegazione. Le confermo che lei può usare i suoi venti minuti in qualsiasi momento, sia nella discussione generale che per l’illustrazione degli ordini del giorno, degli emendamenti. Presumo che lei utilizzerà questo tempo dopo. Grazie.

Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Essendo il tempo contingentato su questi due oggetti io mi concentrerò su pochi aspetti. Rispetto a questo bilancio di assestamento c’è un aspetto di fondo che lo caratterizza, con una forza quasi invadente direi, ed è la generosità del Partito Democratico; generosità che si manifesta in tutta la sua benevolenza qui e ad ogni livello nelle modifiche, per esempio, apportate alla legislazione sulle fiere e allo Statuto della Fiera di Bologna.

Finalmente ce l’avete fatta e vi siete generosamente liberati dei cosiddetti poteri speciali su quello che dovrebbe essere considerato dagli enti pubblici un asset fondamentale, con implicazioni strategiche su tutta l’economia regionale, ma che per voi sembra sempre essere stato un problema e un peso di cui sbarazzarvi. E così, con generose concessioni ai privati, avete rinunciato, nei fatti, oltre al diritto di nominare il presidente di BolognaFiere, e non lo diciamo a nessuno che per la Fiera di Firenze il presidente è nominato addirittura dal Consiglio regionale - evidentemente quella è zona franca e il diritto comunitario lì non esiste -, ma anche a prerogative rispetto alla gestione di quello che dovrebbe essere un bene comune da tutelare e salvaguardare, la nostra Fiera appunto e i suoi lavoratori.

Sarebbe stato forse opportuno far presente ai privati che magari stavano esagerando un po’ nelle richieste, ma effettivamente, dopo tante nomine disastrose, con quale credibilità potevate farlo? Meglio rinunciare direttamente ad ogni pretesa, ma rimanere con la bandierina della maggioranza delle quote da sventolare e l’amaro ricordo di mirabolanti dichiarazioni di un sindaco, diciamo così, un po’ confuso, e vogliamo essere generosi anche noi nei giudizi, che appena qualche mese fa blaterava di scelte a maggioranza semplice e dichiarava che dopo il 31 marzo avremo un quadro preciso di quanti hanno sottoscritto le quote e a quel punto si metterà mano allo Statuto e chi ha la maggioranza nominerà il presidente: parole e amari ricordi, appunto.

Non si dica, però, che il Partito Democratico non è un partito dal cuore grande, grande come quel 15 per cento di utili che, grazie alle modifiche statutarie che vi siete votati in completa solitudine in Consiglio comunale a Bologna, i privati da oggi non saranno più obbligati ad investire nello sviluppo della Fiera stessa, ma si sommeranno al resto degli utili da intascare.

Per blindare questa decisione avete pensato che fosse cosa buona, giusta e generosa approvare questa modifica statutaria prima della revisione odierna della legge regionale sulle fiere, così da non doverci più tornare sopra almeno per un po’; modifica che presupponeva, da Statuto regionale, perlomeno un’informativa; informativa che è arrivata con fatica addirittura un giorno prima rispetto al voto in Commissione degli articoli inerenti alle fiere regionali, perché la grandezza d’animo del partito, nel cercare di evitare il più possibile di disturbare il manovratore, alle volte, non ha davvero limiti. Non si affermi, poi, che il Partito Democratico non è un partito altruista. È altruista come lo è inserire nello Statuto l’equilibrio di genere all’interno del consiglio d’amministrazione della Fiera di Bologna, per poi infilarci, giustamente, dentro la moglie del Capogruppo del PD in Comune, che quello Statuto lo ha - immaginiamo con quanta generosità d’animo e convinzione di merito soprattutto - naturalmente e fermamente votato.

È la dimostrazione che le politiche del lavoro del PD, se applicate con criterio e alle persone giuste, danno i risultati sperati. Peccato che la signora in questione sia pure pensionata e quel ruolo probabilmente non lo possa nemmeno ricoprire. Naturalmente noi i nostri emendamenti li abbiamo ripresentati e conosciamo la generosità del PD nel bocciarli tutti.

Quando si tratta, poi, di distribuire soldi pubblici la generosità del PD non è mai per caso e alle volte, come in questa, si fa davvero sconfinata. Per chi non lo sa, a Bologna, in quella che l’Unesco ha definito la città creativa della musica, abbiamo un Conservatorio di musica che è situato in un antico e bellissimo edificio che ha un solo e piccolissimo difetto: non è accessibile ai disabili.

Se avrete mai l’occasione di andare a vederlo vi accorgerete subito che per accedere alle aule superiori dove si svolgono le lezioni vi è uno scalone antico, bellissimo, che, però, rappresenta un ostacolo per i disabili.

Per colpa di questo ostacolo permanente si sta, di fatto, negando un diritto, che è il diritto allo studio, il diritto di poter frequentare queste lezioni, e si sta negando anche il diritto all’accesso, perché all’interno di questi edificio si svolgono anche, di tanto in tanto, degli eventi e i portatori di disabilità non possono accedervi.

Perché questo edificio non viene messo a norma? Non viene messo a norma perché, molto banalmente, mancano i fondi. Ecco qui che entra in campo la generosa ragionevolezza del Partito Democratico. Mancano i soldi per garantire un diritto sacrosanto e quindi l’assessorato interviene con uno stanziamento che il relatore di maggioranza ha accuratamente evitato di citare e con un emendamento dell’ultima ora la generosa assessora Petitti, neo eletta responsabile nazionale del PD per la pubblica amministrazione, decide di destinare 1,5 milioni di euro, che spuntano miracolosamente dal bilancio, in tre comode annualità, alla Fondazione bolognese per le scienze religiose Papa Giovanni XXIII, prestigiosa Fondazione di cui adesso ovviamente ci spiegherete che la città di Bologna non può fare a meno, riferimento, però, di una determinata area politica o area politica riferimento della Fondazione. Fate voi.

Fatto sta che questa caritatevole Giunta, tra garantire un diritto sacrosanto ai disabili e fare un regalo alla Fondazione, preferisce la seconda. L’epoca delle indulgenze sarebbe finita da un pezzo, ma è tempo di elezioni e i disabili per il PD possono tranquillamente aspettare.

Nel frattempo, all’indirizzo dell’influente Fondazione sono già arrivati 4 miliardi di lire in un’unica soluzione dalla Regione nel 1998. È una Fondazione che ha goduto del buon cuore della politica anche nel 2014, quando Zanda, Capogruppo PD al Senato, è riuscito a far stanziare in loro favore più di 420.000 euro. L’ex Capogruppo Zanda, in palese conflitto di interessi, era giustamente anche membro del CDA della Fondazione.

Nel 2009 sono stati stanziati 150.000 euro per un progetto di digitalizzazione per lo studio dei concili nel secolo XXI. Nel 2016 questa Fondazione ho ricevuto un milione di euro grazie al bando del MIUR che qualcuno ipotizzò fosse stato casualmente cucito su misura. Noi non sappiamo se è così o meno, però ricordiamo, tra l’altro, che Melloni, direttore della Fondazione, all’epoca pare fosse anche consulente direttamente scelto dal ministro per l’istruzione Giannini. Vedi alle volte il caso!

Poi questa Fondazione ha ricevuto 8.000 euro a maggio di quest’anno per un convegno internazionale di studi storici su Benedetto XV, senza considerare i 250.000 euro della Fondazione Carisbo di cui Melloni è membro anche del consiglio di indirizzo.

Non contenta, la generosa assessora Petitti, nella relazione, scrive anche: “La Regione si riserva di intervenire per i successivi esercizi finanziari 2020-2021, con ulteriori provvedimenti legislativi”. Facciamo come con la garanzia delle lavatrici, tre anni estendibile a cinque, che non si sa mai visti i tempi incerti che corre il PD.

Tutta questa generosità, lo ammettiamo, ci ha lasciato un po’ perplessi e così siamo andati a cercare i bilanci di questa misericordiosa, quanto prestigiosa, Fondazione. Qui, purtroppo, l’amara scoperta: i bilanci non sono pubblicati. Abbiamo, però, trovato i donors della Fondazione tra i quali troviamo Banca d’Italia, UniCredit Banca, Intesa Sanpaolo, Enel, Manutencoop, Coopservice. Quindi, probabilmente, questa Fondazione non ha bisogno ancora di ulteriori fondi pubblici. Invece, stiamo dando 1,5 milioni di euro senza sapere bene come questa Fondazione utilizzi i propri soldi. Quanto siamo generosi! Nel frattempo i disabili possono continuare ad aspettare. Se volete, io sono in contatto con alcuni di loro, li possiamo convocare qui così glielo dite in faccia che la vostra priorità è foraggiare quello che potrebbe sembrare un piccolo potentato locale, anziché garantire ai disabili un diritto sacrosanto.

Rispetto a questa vicenda io francamente rimango anche abbastanza stupita nel non sentire nessuno dei consiglieri di Bologna intervenire. Capisco che questa è una questione di competenza sicuramente dell’assessore Petitti in quanto assessore al bilancio. Mi dispiace non vedere qui l’assessore…

 

BIANCHI: Rispondo io, rispondo io.

 

PICCININI: Okay. Anche l’assessore Mezzetti.

 

BIANCHI: Rispondo io a tutto. 

 

PICCININI: Benissimo. Mi fa piacere, perché mi piacerebbe sentire una voce in capitolo, perché questi sono fondi che andrebbero alla cultura e quindi l’assessore di riferimento, Mezzetti, che non mi sembra abbia giustificato l’assenza, mi sarebbe piaciuto che due parole le avesse spese su questo. Di tutta questa generosità faremmo volentieri a meno.

Naturalmente, come abbiamo fatto in Commissione, abbiamo presentato un emendamento per destinare tutti questi fondi a chi ha davvero bisogno, quindi a garantire un diritto ai disabili, certi che, ancora una volta, il Partito Democratico li boccerà.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Piccinini.

Ci sono altri iscritti in discussione generale?

Consigliera Prodi, prego.

 

PRODI: Grazie, presidente.

Parlando dell’assestamento di bilancio vediamo che si prefigura come una manovra che dà un’impronta che giudichiamo positiva alle politiche regionali e conferma gli orientamenti, come diceva anche il relatore, volti al sociale e al territorio.

Parlando del collegato vorrei soffermarmi sull’articolo legato alla legge n. 12 del 2000, che riguarda il sistema fieristico regionale. Era partito con l’abrogazione degli articoli 7 e 8 della legge. Questa abrogazione avrebbe sostanzialmente slegato gli Statuti degli enti dalla legge. Poi ci sono state una profonda discussione e un’analisi politica per la quale io ringrazio molto il relatore come metodo di discussione e anche il Segretario del PD Calvano.

Con questa predisposizione, una discussione politica che è stata molto aperta e interessante, insieme a Sinistra Italiana, che ovviamente ringrazio per il lavoro svolto, abbiamo rielaborato e condiviso un rinserimento degli articoli con una rimodulazione che vuole riprendere il legame con gli Statuti in coerenza con una visione organica ed integrata del sistema fieristico regionale. Nello specifico questo approccio viene suggellato poi da un ordine del giorno che abbiamo condiviso, che è frutto di un lavoro e si basa sulla filosofia della legge n. 12, che sostiene la necessità di un ruolo attivo dei soci pubblici per sviluppare un sistema in cui, appunto, il pubblico è lo strumento fondamentale della politica regionale di sviluppo economico e di internazionalizzazione delle attività produttive.

Questo ordine del giorno chiede un impegno affinché la quota di capitale pubblico non scenda al di sotto delle quote che garantiscono l’efficacia e l’indirizzo e affinché, qualora avvenisse, si promuovessero comunque l’elaborazione congiunta e l’adesione di tutti i soci pubblici di Fiere di Bologna per un impegno programmatico e comune per la guida e lo sviluppo delle società.

Si chiede anche una verifica costante della implementazione del piano industriale, così come il sostegno, con ogni azione, al percorso di confronto tra aziende e sindacati per la salvaguardia dei livelli occupazionali. Questo documento dà, quindi, rilievo a un disegno regionale integrato del sistema fiere nell’indirizzo pubblico, predisponendo, quindi, ad altre configurazioni future, che auspichiamo siano più strutturate per dare un’identità a un sistema regionale delle fiere che è l’orizzonte a cui vogliamo rivolgere lo sguardo.

Parlando, invece, dell’assestamento di bilancio, l’assestamento di bilancio stesso è un documento che, a mio avviso, riprende e qualifica le scelte della Regione e dà ulteriore concretezza a misure di carattere sociale. Ricordiamo il Fondo per la non autosufficienza o per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Sono di grande rilevanza le misure sul territorio ed ambiente e in particolare i 6,95 milioni di euro per la manutenzione straordinaria, riqualificazione ed ammodernamento della rete viaria di interesse regionale.

È un sistema, infatti, che necessita, con urgenza, sia di risorse materiali, che di un ripensamento della configurazione del governo del territorio, con le Province che devono poter lavorare non in questo affanno.

I provvedimenti di assestamento sono largamente condivisi, con l’eccezione dell’articolo 21, ovvero il contributo straordinario alla Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII, che vedrà il voto contrario, e ci fermiamo alle considerazioni di metodo. Rimane, infatti, un precedente non giustificabile che si proceda con un atto che attribuisce fondi così cospicui, reiterato su più anni e con impegni anche su anni successivi, senza una corrispondenza particolare a linee specifiche, senza procedure chiare e trasparenti, e senza un vincolo di rendicontazione a garanzia del provvedimento.

Per inciso, il bando istituito dal MIUR per la Fondazione contiene questi elementi di garanzia. Rilevo, inoltre, che gli emendamenti del Movimento 5 Stelle sono non accettabili perché, non solo compiono lo stesso errore metodologico di finanziamento a spot, ma c’è anche una vena demagogica che io voglio in quest’aula stigmatizzare, perché confonde i piani e dà un’immagine non accettabile di un intervento che, invece, vuole essere politico.

Nel contenuto, quindi, poi rileviamo che, anche se sono stati definiti incomparabili, tesi su cui si può non essere anche d’accordo, i dodici istituti storici che sono coordinati dalla legge della memoria ricevono, ad esempio, in tutto, 537.000 euro a fronte di un sistema virtuoso di progettazione e rendicontazione.

Questa critica avviene solo perché io credo e sono convinta che la Regione sia un sistema erogatore molto virtuoso di risorse pubbliche. Questo è lo spirito per tutelare questa modalità. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Prodi.

Consigliere Bertani, prego.

 

BERTANI: Grazie, presidente.

Solo un paio di appunti per presentare in parte anche un emendamento e alcune cose che avevo detto questa mattina.

Proprio questa mattina abbiamo votato come Assemblea il fatto che restituiamo alla Giunta regionale 2 milioni di euro. Quella restituzione riguarda un ordine del giorno che fu fatto a inizio legislatura e che indicava che i tagli ai costi della politica andavano utilizzati secondo quanto stabilito e votato all’unanimità da questa stessa Assemblea.

Quei fondi vanno destinati, come tutti insieme abbiamo deciso, al Fondo per il microcredito, Fondo per il microcredito che è stato istituito, del quale abbiamo discusso pochi giorni fa in Commissione, e ringrazio anche l’assessore perché su questo stiamo trovando un consenso su alcuni punti. Il Fondo per il microcredito serve per sviluppare nuove potenzialità lavorative e dare nuove possibilità a chi si vuole immettere o a chi vuole continuare nel mondo del lavoro. Parliamo di un microcredito che, al momento, non è ancora utilizzato, probabilmente perché non sufficientemente pubblicizzato.

Per capire l’entità del microcredito e di quei 2 milioni a cosa servirebbero, voglio far presente che il microcredito nazionale, quello nel quale poi confluiscono anche i tagli delle indennità che si fanno tutti i parlamentari del Movimento 5 Stelle e ai quali noi, cinque consiglieri del Movimento 5 Stelle, abbiamo contribuito in questi anni, nella sola Emilia-Romagna nel 2015 ha portato 2 milioni di euro di Fondo di garanzia a nuove imprese e nuove attività dell’Emilia-Romagna.

Nel 2016 ha portato 3,6 milioni di euro in Emilia-Romagna. Nel 2017, solo per i primi sei mesi, ha portato 2,2 milioni di euro. Vuol dire che la richiesta e la potenzialità per il microcredito in Regione Emilia-Romagna c’è. Il microcredito va semplicemente pubblicizzato e fatto conoscere meglio. Quindi, quei 2 milioni di euro vanno destinati a quello che, come Assemblea, abbiamo deciso.

Ovviamente, il Fondo affitti è un fondo importante, ovviamente la Protezione civile è importante, ma vanno presi da altre risorse, perché questa, altrimenti, si chiama distrazione di risorse, distrazione di fondi.

Per quanto riguarda il Fondo affitti io vorrei avere delle garanzie che quei 3,7 milioni di euro, che alla fine sono quelli che essenzialmente sono diventati, non fanno la fine dei 2,2 milioni di euro dell’anno scorso, che erano lì e non sono stati utilizzati.

Convengo con quello che ha detto il consigliere Bargi. Io temo che vengano utilizzati per fare degli spot, perché, purtroppo, questa mattina citavo il caso del Comune di Cesena, se 10 milioni e passa di euro nel 2015 non sono bastati ad accontentare il 20 per cento delle richieste, figuratevi cosa fanno 3,7 milioni di euro.

L’altro aspetto, invece, che volevo citare, che è un driver importante di questo bilancio, è quello che riguarda il trasporto pubblico locale, sul quale presentiamo un ordine del giorno.

Nella manovra di assestamento è saltato fuori che mancheranno 16 milioni di euro destinati al trasporto pubblico locale per tagli del Governo.

Questi tagli incideranno in maniera pesante sul nostro trasporto pubblico locale. Ad esempio, equivarranno a circa 6 milioni di vetture-chilometro in meno, il 5,4 per cento.

In questo assestamento di bilancio avete dovuto fare salti mortali per cercare di non bucare il trasporto pubblico locale. Nel contempo, salta fuori che TPER distribuisce utili ai soci, agli azionisti. Mettiamo insieme queste due cose e ci viene da dire che il servizio pubblico locale, oltre al fatto che il consigliere Boschini dice che è un servizio sociale, è un servizio fondamentale per la nostra Regione, perché il Piano Aria dice che dobbiamo spostare tutto sul trasporto pubblico locale. Non è solo un servizio sociale, è un servizio fondamentale.

Il fatto che TPER distribuisca utili ai soci vuol dire che o ha fatto pagare troppo o ha tagliato dei costi che non doveva tagliare, perché se gestisco un servizio pubblico il servizio pubblico deve essere in pareggio, tra l’altro servizio pubblico che paghiamo essenzialmente per l’80 per cento con fondi pubblici. Quindi, perché ci mandano indietro dei soldi? Fra l’altro, adesso, pare che vogliano chiedere e fare delle obbligazioni, mentre i soldi probabilmente ce li avrebbero già.

Nell’impegno chiediamo in primo luogo di richiedere con forza i soldi al Governo, perché non può tagliarci i fondi sul trasporto pubblico locale e poi riflettere su cosa sta facendo TPER ridistribuendo ai soci gli utili invece di spenderli per o abbassare i costi del servizio pubblico locale per i cittadini visto che è un servizio sociale oppure per offrire un servizio maggiore, migliore e più esteso. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

Consigliere Alleva, prego.

 

ALLEVA: Vorrei intervenire brevemente sulla questione della legge n. 12 e della cosiddetta privatizzazione dello Statuto di Fiere Bologna per un’operazione anzitutto di autocoscienza, di verità. Ho sempre sentito dire nelle riunioni di Commissione che, tutto sommato, quella è una società privata, di diritto privato e quindi, se vuole modificare il suo Statuto, può farlo perfettamente con il consenso dei soci. Se la modifica è nel senso che non valga più la cosiddetta golden share, cioè la necessaria approvazione a certe operazioni molto delicate da parte dei soci pubblici, questa è una cosa sulla quale noi non possiamo intervenire, o meglio come socio al 7,5 per cento la Regione potrà votare sì o no, ma si tratta pur sempre di un atto privato, così come altre modifiche riguardanti la nomina dell’amministratore, del presidente, eccetera.

Io vorrei segnalare a me stesso e a voi che questo non è vero. È vero che lo Statuto è già stato cambiato alcuni giorni fa, ma ad oggi, 25 luglio 2017, esiste un contrasto tra l’ancora vigente legge n. 12, articolo 8, e quello Statuto.

Quello Statuto, ad oggi, è uno Statuto illegale perché nell’articolo 8, lettera d) della legge n. 12 esiste quel gancio di ferro che tiene stretta BolognaFiere a una visione pubblicistica, laddove si dice che occorre non soltanto la maggioranza dei due terzi nelle votazioni per deliberazioni particolarmente delicate riguardanti l’oggetto sociale e riguardanti il patrimonio immobiliare, ma occorre anche il necessario consenso di tutti i soci pubblici. Finché esiste questo gancio di ferro, evidentemente, lo Statuto non può andare in senso contrario. Ci è andato, ma è illegittimo.

Ritornerà nella legittimità con il vostro voto, perché, una volta abolita questa previsione della legge, non ci saranno più contrasti.

Sia chiaro che la cosiddetta privatizzazione delle fiere, cioè l’abolizione della golden share, non la fanno i soci, non l’hanno fatta i soci, la fa questa Assemblea tra qualche minuto quando abolisce l’articolo 8 o all’interno dell’articolo 8 abolisce quella previsione del diritto di veto fondamentalmente da parte dei soci pubblici. È un bene o è un male tutto questo? È un altro problema. Questo diventa un problema di merito. L’altro, invece, era un problema di metodo e di verità.

Una preoccupazione è evidente. Fino ad oggi avevamo questa fondamentale garanzia, tutti i pubblici devono essere d’accordo per operazioni particolarmente impegnative.

La nomina del presidente appartiene ai soci pubblici. Il presidente, in situazione di parità, aveva, non dimentichiamolo, voto doppio. Ci si rimette a una visuale produttiva commerciale. Tutto sommato, in questo momento non è il caso di stracciarsi le vesti, lo dico a coloro che sono fautori della qualità pubblica, perché i soci pubblici sono in maggioranza (52 per cento all’incirca) e sono in maggioranza, visto che non esiste più la golden share di nessun tipo, solo finché lo potranno essere, solo fino al prossimo aumento di capitale.

Dopodiché, scenderanno al di sotto e ci sarà, al massimo, quella minoranza di blocco ad un terzo che non consentirebbe di procedere a certe operazioni, ma nulla impedisce che si possa andare anche al di sotto di quella minoranza di blocco. Quindi, una volta che i pubblici saranno scesi al 33,2 tutte quelle operazioni potrebbero comunque essere fatte.

Mi viene da chiedere: cos’è che si devono vendere? Perché si debbono fare queste modifiche? È la domanda di un ingenuo. Io penso che, onestamente, prendendo atto di quello che si è fatto, di quello che faremo, insisto, perché siamo noi a farlo, quest’Assemblea, non i soci che l’hanno fatto, ma hanno fatto una cosa che non serve a niente finché esiste questa legge, bisogna che prendiamo delle decisioni. Sarà presentato un ordine del giorno al quale, fin da adesso, annuncio il mio voto positivo.

Prendiamo delle misure, quelle che possiamo, affinché questa novità non diventi proprio una resa senza condizioni al capitale privato.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Alleva.

Consigliere Paruolo, prego.

 

PARUOLO: Grazie, presidente.

Ho sentito l’intervento del collega Bertani e mi sono leggermente fischiate le orecchie, perché nei giorni scorsi io, insieme ad altri quattro colleghi del Partito Democratico, ho sottoposto un’interrogazione alla Giunta, a cui ritengo risponderà l’assessore Donini nei prossimi giorni.

Pur non condividendo alcuni accenti del documento presentato dal Movimento 5 Stelle, che se la prende con il Governo e con le politiche in termini di trasporto a livello nazionale, devo evidenziare che due aspetti, che loro hanno riportato e che sono anche in comune con le domande che abbiamo posto attraverso l’interrogazione alla Giunta, sono, a mio avviso, degni di essere effettivamente approfonditi.

Uno è quello relativo alla presenza di un utile così significativo di 15,4 milioni di euro, che si è deciso di dichiarare come utile, portando quindi a dover pagare in tasse 7,8 milioni di euro.

Sappiamo che la legge prescrive che queste società debbano finire con i conti in ordine e quindi è normale che le società che sono sostanzialmente finanziate da erogazioni pubbliche finiscano con un bilancio positivo, ma la tradizione, di solito, è che questo bilancio positivo sia positivo per cifre molto più basse, onde evitare di dover pagare cifre assai significative, che poi sostanzialmente potrebbero essere utilizzate altrimenti in tasse ulteriori. Quindi, la domanda di fondo è proprio quella, se ce n’è la necessità, perché la richiesta di emettere obbligazioni, che è stata discussa in questo periodo, afferisce proprio alla necessità di trovare dei finanziamenti per sostituire forme di finanziamento tradizionale, quindi attraverso le banche, nell’acquisto di treni e di autobus che TPER ha effettuato per una cifra che, leggo dai giornali, è di circa 50 milioni di euro.

Forse quei 15 milioni di euro di utile potevano trovare un utilizzo migliore rispetto a quello di versarne circa la metà in tasse e poi essere redistribuiti per cifre ovviamente molto più ridotte agli enti soci, fra cui anche la Regione Emilia-Romagna.

La seconda domanda è, pur non negando la possibilità di considerare l’emissione di obbligazioni per finanziare degli investimenti, come in questo caso, di materiale rotabile, la domanda che noi poniamo alla Giunta e all’assessore Donini, perché TPER dia una risposta chiara che finora non è stata data in tutte le sedi pubbliche in cui è intervenuta la presidente Gualtieri, è: quanto ci si guadagna? Se devo trovare 50 milioni per finanziare l’acquisto di treni, vado sul mercato obbligazionario, perché rispetto al finanziamento bancario che attualmente è in corso, che può essere fatto e rinegoziato, si risparmia una cifra assai significativa.

Io non voglio dire dei numeri, però qualcuno mi deve dire una cifra. Non mi si può dire che è una forma più conveniente, perché quando vado in banca io e faccio una domanda rispetto a due investimenti la convenienza me la devono dare con un numero, non dicendo “prendi l’obbligazione x piuttosto che il buono del tesoro y, perché è meglio”. Qualcuno mi deve dire “quanto meglio”. Siccome parliamo di una cifra di 50 milioni, e parliamo di un “quanto meglio” che deve essere quantificato, io aspetto, per dare un giudizio definitivo su questa questione, il quantum.

Quando la presidente Gualtieri, il consiglio di amministrazione di TPER, l’assessore Donini o chiunque altro mi verrà a dire che con le obbligazioni si risparmiano 10 milioni di euro, io applaudirò l’ingresso nel mercato obbligazionario di TPER perché credo che ci sarà - dico 10 milioni per dire una cifra significativa - un forte risparmio.

Certo, viceversa, se il guadagno fosse di 700.000 euro, a fronte del fatto che per poterci quotare al mercato obbligazionario si è deciso di fare 15 milioni di utile, su cui abbiamo pagato 8 milioni di euro, non so se sarei altrettanto convinto della bontà strategica di questa operazione, perché, forse, a quel punto, si potevano fare dei ragionamenti in modo diverso. Siccome credo che le due cose siano collegate o almeno sono state collegate in alcune interviste che sono state rese e quindi è importante che l’azienda faccia utili, perché possa trovare degli investitori disposti a comprare le obbligazioni, io voglio capire qual è il vantaggio in termini di acquisto delle obbligazioni. Un vantaggio numerico che possa giustificare il fatto che si va per quella strada, sapendo che quella strada, evidentemente, comporta delle conseguenze in termini di impatto della legislazione rispetto alle aziende che hanno delle obbligazioni quotate sul mercato obbligazionario, che rendono sicuramente un pochino più difficoltoso discutere delle questioni relative all’azienda in sedi pubbliche, come può essere un Consiglio regionale, un Consiglio comunale o le sedi pubbliche in cui si attua la vita pubblica degli enti che sono soci. Il rischio è che fare queste discussioni possa portare a un turbamento, come pure discutere del bilancio possa portare dei danni, che è quello che di solito avviene quando, per esempio, in altre sedi, si arriva a discutere delle questioni relative ad Hera. Immediatamente c’è qualcuno che si alza e dice: attenzione, se parliamo di Hera rischiamo di dire cose che possono avere un impatto sulla quotazione - azionaria, in quel caso - che ha Hera sul mercato.

Io quindi non credo che sia corretto porre la questione in termini di modernità, o di arretratezza, come qualcuno ha inteso porre questa discussione nei giorni scorsi. Si tratta semplicemente di avere il buon senso nell’operare. Quindi, la domanda che è stata fatta, che è esplicitata nell’interrogazione che io ho firmato con altri quattro colleghi, credo sia largamente ispiratrice anche del documento presentato dai 5 Stelle, che non potrò votare per le altre questioni che ho ricordato all’inizio. Voglio lasciare a verbale che rimane il tema di avere una risposta chiara a questi due quesiti.

Se quindi c’è un vantaggio che deriva dall’andare sul mercato delle obbligazioni, questo vantaggio deve essere quantificato, e questa quantificazione spero che renda ragione del fatto che si è scelto di fare 15 milioni di utile, andando a pagare quasi 8 milioni di tasse che avrebbero potuto essere investite in altro modo. Io non voglio confondere le spese in conto capitale con quelle in conto corrente, però facendo le operazioni opportune, forse quei 15 milioni potevano essere 15 milioni già trovati rispetto ai 50 milioni di cui si sta cercando appunto la collocazione nel mercato obbligazionario.

Queste questioni non denotano alcun atteggiamento polemico, ma semplicemente la coscienza che se noi siamo soci, abbiamo non solo il diritto, ma abbiamo il dovere di vigilare su come gli enti controllati da questa Regione svolgono il loro compito.

La domanda posta a TPER è chiara. Sono fiducioso che l’assessore Donini, attraverso la risposta all’interrogazione, saprà darmi delle risposte con i livelli di dettaglio che ho ben descritto in questo mio intervento.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Paruolo.

Ha chiesto la parola il consigliere Taruffi. Prego.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

Anch’io per ragioni di tempo, visto che i provvedimenti che esaminiamo sono articolati e corposi e toccano diversi punti e diversi aspetti, e visto che il tempo è limitato, mi concentrerò su alcuni degli aspetti che ritengo più importanti all’interno di questi due provvedimenti che discutiamo e analizziamo in modo congiunto. Parto ovviamente da quelli sui quali ci siamo soffermati maggiormente, anche nel lavoro delle Commissioni, come Gruppo di Sinistra italiana, avanzando in una discussione che dal nostro punto di vista è costruttiva, con il resto della maggioranza, quindi ovviamente innanzitutto con il relatore Boschini, che voglio ringraziare per la disponibilità che ha dimostrato in questi giorni e in queste settimane, anche nel confronto, ovviamente con la Giunta.

Come dicevo, l’oggetto su cui ci siamo concentrati maggiormente è contenuto nelle disposizioni collegate alla legge di assestamento e riguarda la rimodulazione di un paio di articoli piuttosto significativi della legge n. 12 del 2000 in merito al sistema fieristico regionale.

Visto che prima ho sentito alcuni colleghi intervenire proprio su questo punto, vorrei cercare, se possibile, di ripercorrere un attimo, per quelle che sono le competenze di quest’aula, delle Commissioni e del nostro lavoro, i passi che sono stati compiuti. Noi ci siamo trovati in Commissione con una proposta che andava ad abrogare due articoli della legge n. 12 del 2000, e a introdurre una specifica, appunto, su questi due articoli della legge n. 12 del 2000. Tali articoli, tra l’altro, disciplinavano la natura e le modalità di azione degli enti fieristici regionali.

All’indomani della discussione che c’è stata tra di noi, e con il lavoro fatto in Commissione, questi due articoli sono passati da un’abrogazione completa ad una rimodulazione piuttosto significativa, nella quale - tengo a precisarlo perché credo sia importante - vengono fatti salvi alcuni aspetti fondamentali, tra i quali la specifica che negli Statuti dei relativi enti fieristici deve essere previsto che la decisione su alcune materie importanti, fondamentali per gli enti fieristici stessi, come ad esempio decisioni relative al trasferimento e alla cessione di marchi, ai beni inerenti l’esercizio di attività fieristiche, la costituzione, acquisizione o cessione di partecipazioni in altri enti e in altre società, sia prerogativa posta in capo all’assemblea dei soci, e non al CdA. Assemblea dei soci che peraltro deve deliberare con una maggioranza qualificata dei due terzi.

Ora, riportare e mantenere nel corpo normativo della legge n. 12 del 2000 questa disposizione, è un aspetto secondo noi oltremodo importante e significativo, perché concorre a determinare e a orientare un pezzo della discussione che, mi permetto di dire, alle volte con toni poco attenti al dettato legislativo, è stata affrontata sia in Commissione che anche in altre sedi istituzionali, soprattutto sui giornali.

Perché richiamo questo aspetto? Perché ovviamente aver mantenuto le disposizioni previste dalla legge n. 12 del 2000 su questo punto segna un indirizzo secondo noi importante, che va anche rivendicato nel lavoro congiunto che abbiamo fatto in Commissione. Ricordo, infatti, per onestà e per correttezza, che gli emendamenti di cui sto parlando, che hanno prodotto il risultato che ho richiamato, sono stati votati in Commissione a larghissima maggioranza, se non addirittura all’unanimità, e comunque con il voto favorevole, oltre che di Sinistra Italiana che ha proposto quell’emendamento, ovviamente del Partito democratico, ma anche dal Movimento 5 Stelle e del Movimento Democratici Progressisti. Quindi, un’amplissima maggioranza si è dichiarata favorevole a questo passaggio.

Lo dico perché credo che quando si lavora in modo congiunto e si ottengono risultati positivi, non ci si debba vergognare di rivendicare quel risultato, o addirittura disconoscere il risultato stesso, perché quel voto in Commissione ha prodotto un passaggio importante.

Ho richiamato questi aspetti perché voglio fare due esempi chiari, credo che ogni tanto sia utile farlo. Mettiamo che l’Ente fiera debba nei prossimi mesi decidere la collocazione in Borsa di Cosmoprof. Noi affermiamo, attraverso gli articoli che oggi qui andiamo a confermare nella legge, che quella decisione è prerogativa dell’assemblea dei soci, quindi, per determinare la collocazione in Borsa, ad esempio di Cosmoprof, secondo la legge regionale l’Ente Fiera di Bologna deve assumere una delibera attraverso l’assemblea dei soci, e non con maggioranza qualificata dei due terzi dei soci stessi, e non con una semplice determinazione del CdA. Stessa cosa nell’ipotesi in cui, come già accaduto, peraltro, nell’assemblea dei soci di qualche giorno fa. Ricordo che noi ovviamente parliamo di una legge regionale, che non vale solo per Bologna e per BolognaFiere, ma parliamo di un profilo regionale. Per cui, nel momento in cui gli enti fieristici dovessero decidere di acquisire azioni o partecipazioni di altri enti o di altre società, come è successo con l’acquisizione del 15 per cento alla Fiera di Bari, ecco che quella decisione, anche in questo caso è in capo, secondo la legge regionale, all’assemblea dei soci e non al CdA, con una maggioranza qualificata sempre dei due terzi.

Perché ho richiamato questi aspetti? Perché è anche e soprattutto attraverso passaggi come questi che si stabilisce e si determina il reale controllo, e che si influisce sul controllo pubblico di una società importante, in questo caso, perché è una discussione pubblica che abbiamo fatto come BolognaFiere.

Noi ovviamente, lo ricordo a tutti, abbiamo competenze e prerogative sulla legislazione regionale e su quello che disciplina la legislazione regionale. Non le abbiamo su altre cose, anche se ovviamente possiamo esprimerci, e lo abbiamo fatto in Commissione, nella discussione relativa alla modifica dello Statuto di BolognaFiere. Abbiamo fatto la discussione, ciascuno di noi ha detto quello che pensava, in modo chiaro, direi, ma per quelle che sono le attuali disposizioni legislative, non compete a quest’Assemblea, infatti non ci siamo mai espressi con un voto dirimente, entrare nel merito delle modifiche dello Statuto, in questo caso di BolognaFiere.

Lo dico perché per le prerogative e le competenze di quest’aula, e di chi ovviamente fa parte di quest’aula, l’unica cosa che possiamo fare è determinare l’assetto della legge regionale che disciplina le modalità attraverso le quali devono essere redatti gli Statuti. In altre sedi e in altri luoghi si sono prodotti cambiamenti anche allo Statuto di BolognaFiere. Se lo Statuto di BolognaFiere entra in contrasto con la disciplina prevista dalla legge regionale, come qualcuno ha fatto emergere anche sui giornali, non è certo un problema di quest’aula, perché quest’aula esprime il proprio lavoro attraverso, appunto, la redazione della legge.

Qui ripeto, e lo ripeto anche a chi è intervenuto in modo critico, che noi oggi stiamo facendo questo, e io credo che sia un passaggio importante, di cui, lo dico in modo né retorico né formale, voglio ringraziare gli interlocutori con i quali abbiamo condiviso questo pezzo di ragionamento, perché non era scontato, non era semplice, però abbiamo prodotto, penso, un risultato positivo.

Mi fa piacere che lo abbia rilevato anche il consigliere Alleva, dell’Altra Emilia- Romagna, che ha espresso nell’ultimo pezzo del suo intervento la volontà di esprimere un voto positivo rispetto all’ordine del giorno che porta la mia prima firma: anche in quell’ordine del giorno vengono confermati alcuni indirizzi importanti, io penso, nella discussione che abbiamo fatto e che stiamo facendo, in ordine appunto al sistema fieristico regionale, e in questo caso, più dettagliatamente, evidentemente le ricadute riguardano BolognaFiere. In quell’ordine del giorno, infatti, diciamo alcune cose che credo meritino la giusta attenzione, perché chiediamo l’impegno della Giunta, ovviamente per quelle che sono le proprie competenze e per quelle che sono le proprie prerogative, ad operare perché la quota di capitale pubblico non scenda al di sotto delle quote che garantiscono l’efficace indirizzo, e a promuovere, nel caso ciò dovesse avvenire, l’elaborazione congiunta e l’adesione di tutti i soci pubblici della Fiera di Bologna, a impegni programmatici comuni per la guida e lo sviluppo della società.

Di fronte a questo assetto, di fronte a quelli che durante la campagna elettorale per il referendum abbiamo sempre utilizzato questa espressione, del combinato disposto, mettendo insieme questi elementi, io penso che questa Assemblea, grazie, ripeto, al lavoro di tutti sul tema, abbia fatto e stia facendo un passo avanti. Non mi permetto di entrare nel merito di quello che si è fatto o che si fa in altre Istituzioni, io penso a quello che facciamo, diciamo, scriviamo e votiamo qua dentro, anche perché va da sé che se dovessi permettermi di fare una valutazione su quello che si decide altrove, dovrei rimarcare la differenza di criteri attraverso i quali si nominano e si propongono persone nel CdA, ad esempio, di BolognaFiere, perché mi pare che tra i profili e il metodo che ha determinato la scelta della candidatura avanzata dalla Regione e quelle avanzate in altri enti, esista un certo scarto, una certa differenza, e mi fermo qui.

Noi ci siamo occupati di quello che potevamo fare, cioè salvaguardare quanto previsto dalla legge n. 12 del 2000, ovviamente aggiornando, laddove era necessario, con l’assunzione degli impegni che attraverso l’ordine del giorno qui richiamato: l’insieme di questi interventi penso che definisca un quadro per noi positivo, sul quale comunque abbiamo registrato e registriamo un passo decisamente diverso rispetto a quello che è stato fatto, ripeto, in altre sedi.

Credo di aver richiamato i punti salienti rispetto a questo dibattito, a cui ripeto, in Commissione abbiamo dedicato molto tempo. Chiudo, così mi sono conservato anche qualche minuto, eventualmente fosse necessario, dicendo che anche noi, sull’articolo 21, sempre del collegato, abbiamo, per usare un eufemismo, qualche perplessità sia rispetto al merito sia rispetto al metodo col quale si è avanzata questa proposta.

Su quel punto, su quell’articolo, anche per noi non ci sarà voto favorevole.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Taruffi.

Consigliere Taruffi, le comunico che lei, come Gruppo, ha finito il tempo a sua disposizione. Lei ha parlato ventidue minuti, erano quelli a sua disposizione.

 

(interruzioni)

 

Adesso faremo una verifica, però o ha un monitor che va un po’ indietro, oppure…

 

(interruzioni)

 

A tutti noi fa piacere ascoltare le sue parole, però in questo caso, purtroppo, le comunico che lei ha finito il tempo. Grazie.

Consigliere Calvano, prego.

 

CALVANO: Grazie, presidente.

Anch’io mi unisco alle lodi nei confronti del relatore Boschini per aver gestito un provvedimento importante come questo, in modo molto trasparente, collegiale e pronto al confronto, cosa che è utile, che è stata molto utile, come hanno ricordato alcuni colleghi che sono intervenuti prima di me.

Mi concentro su tre questioni in particolare. La prima ha a che fare con il tema relativo alle fiere. Su questo tema, così come su altri, il Movimento 5 Stelle ha ritenuto opportuno utilizzare la parola “generosità” riferita al PD. In tutta risposta, il PD utilizzerà la parola, o l’espressione “folgorazione sulla via di Damasco”, perché in questa discussione c’è stata più di una folgorazione sulla via di Damasco.

La prima ha proprio a che fare con le fiere. Non è la prima volta che discutiamo di fiere, non è la prima volta che discutiamo di Fiera di Bologna. In una discussione che avevamo già fatto, molto importante e impegnativa, il PD si è speso in modo importante, attraverso la Giunta, attraverso il dibattito in aula, per far sì che quei 5 milioni di aumento di capitale, indispensabili per quella fiera, per la competitività di quella fiera, per la tenuta occupazionale di quella fiera, venissero messi a disposizione di quella società, di chi ci lavora, di chi la amministra e dei bolognesi tutti.

Senza il Partito Democratico, quell’aumento di capitale non ci sarebbe stato. Perché parlo di folgorazione sulla via di Damasco? Perché quando abbiamo portato in aula quell’aumento di capitale pubblico, il Movimento 5 Stelle, con le sue ragioni, ha ritenuto opportuno votare contro. Oggi ce lo ritroviamo come il paladino dell’impegno pubblico all’interno delle fiere dell’Emilia- Romagna. Ne prendo atto e sono anche contento. Del resto, mi chiamo Paolo: chi più di me può essere contento delle folgorazioni sulla via di Damasco? Nessuno. Io, quindi, di questa folgorazione sono molto contento.

Ma di folgorazione ce n’è stata un’altra, che è quella relativa a TPER. La spiego. Siamo venuti qua, e sulla Fiera di Bologna ci si è lamentati del fatto che si dovesse fare un aumento di capitale. Su TPER, invece, ci troviamo con la lamentazione contraria, cioè col fatto che non c’è un’azienda che ha bisogno di essere capitalizzata, ma un’azienda che fa addirittura troppi utili. Anche questo, a mio avviso, rischia di essere un po’ in contrapposizione con le cose che ci si è detti nell’altro caso, e ammetto, anche da amministratore, che chi ha avuto esperienza come il sottoscritto, e ce ne sono tanti, qua in aula, di amministratore, sa bene quanto è brutto o complicato dover andare in un’aula, in presenza di una società pubblica che ha delle perdite e che si deve ricapitalizzare.

Fortunatamente, su TPER non ci troviamo in questa condizione. A mio avviso, il collega Paruolo pone delle questioni sulle quali è assolutamente giusto e opportuno che TPER e l’assessorato forniscano delle risposte.

Chi guida quella azienda ha competenze a mio avviso riconosciute nazionalmente. Per questo, lo dico da non membro di quella Commissione, credo che non sarebbe male se in autunno chiamassimo i vertici di TPER in quella Commissione a raccontarci come questa azienda ha maturato un’utile importante, di cui credo si debba essere orgogliosi, magari per confrontarci, alla luce anche di alcune richieste fatte dal collega Paruolo, su come utilizzare al meglio quegli utili, su come poterli ottimizzare al meglio, sul significato del prestito obbligazionario richiesto e su come questo possa ulteriormente migliorare un servizio importante.

Io credo che sarebbe una cosa utile da fare in autunno. Mi farò carico, nei confronti della Commissione competente, di fare una richiesta in tal senso, per poterci confrontare con la società.

Ne approfitto per esprimere la mia solidarietà nei confronti di una donna che fa l’autista in TPER, e che venerdì scorso è stata oggetto di insulti, da parte di cinque balordi a Ferrara, ed è stata costretta a fermarsi con il bus e a dover chiedere il cambio a un proprio collega perché non si sentiva più nelle condizioni psicologiche e di sicurezza per andare avanti. È giusto rimproverare TPER quando c’è qualche disguido, ma credo che sia altrettanto giusto star vicino a quei lavoratori nel momento in cui si trovano di fronte a situazioni come queste. Quindi, alla generosità del Partito Democratico rispondono le folgorazioni sulla via di Damasco del Movimento 5 Stelle, delle quali, ripeto, sono contento.

Sono contento, perché in realtà, oltretutto, mi consentono anche di introdurre un altro elemento che ha a che fare con le fiere, che richiamavano i colleghi Taruffi, Alleva e anche i colleghi del Partito Democratico che sono intervenuti prima di me. È vero, non c’è più la golden share, però con il ripristino dell’articolo 7 e dell’articolo 8, frutto di una bella discussione in Commissione -  non si va in Commissione per niente, ci si va per provare anche a migliorare i testi, e questa volta credo che lo abbiamo fatto -, abbiamo reintrodotto la necessità dei due terzi per prendere decisioni importanti.

Oggi il pubblico è al 52 per cento. Significa che può addirittura scendere al 34, mantenendo comunque una sorta di pacchetto di blocco, che richiamava il collega Alleva, che consente di evitare che i privati possano fare quello che ritengono più opportuno fare. Già questo ci mette in sicurezza. Però c’è anche un aspetto di prospettiva di cui tener conto. Perché facciamo questa scelta? Perché tiriamo via una previsione come quella della golden share? Perché noi vogliamo che la Fiera di Bologna cresca, che le nostre fiere crescano, e anche le scelte fatte, in particolare da questa Regione sul consiglio di amministrazione, vanno in questa direzione. Vogliamo che le nostre fiere crescano. Possono crescere solamente con l’impegno del pubblico? No, siamo seri. C’è bisogno di una partnership con i privati? Sì, ce n’è bisogno. Per far sì che i privati possano investire sulla fiera e consentirne quindi una crescita, una maggiore competitività, una maggiore tutela degli occupati, una maggiore crescita occupazionale, quei privati bisogna far sì che abbiano le condizioni per poter investire. Se ci sono troppi elementi di blocco, noi rendiamo impossibile questo tipo di partnership. E allora, ciò che si è fatto è stato creare le condizioni per far sì che possa esserci quella partnership, senza rinunciare al ruolo di guida e di orientamento fondamentale che il pubblico si riserva, attraverso le proprie quote, attraverso alcune norme che ci sono in quella legge. Una legge che, al di là di quello che hanno fatto i colleghi della Toscana o altri, è una legge del 2000, in cui diciassette anni fa questa Regione decise di investire in modo importante, dando un peso anche all’intervento pubblico, di investire sul futuro delle proprie fiere come proiezione internazionale del proprio territorio e delle proprie eccellenze.

Credo che anche da questo punto di vista, gli atti che oggi andiamo a concludere, abbiano un loro elemento di coerenza. Come un elemento di coerenza lo si può ritrovare nelle scelte fatte sull’Istituto delle scienze religiose Giovanni XXIII. Lo spiegherà molto meglio di me l’assessore Bianchi, anche professore, sia chiaro, perché quando un intervento di questo genere viene definito come un intervento fine a sé stesso, lo si fa in maniera un po’ strumentale. Bisogna capire quali sono i prodotti di questo investimento che decide di fare la Regione Emilia-Romagna, che fa una scelta, è vero, fa un investimento: fa un investimento sulla ricerca, indubbiamente, fa un investimento finalizzato ad accrescere i beni pubblici di questa Regione.

Ripeto: il professor Bianchi lo spiegherà molto meglio di me, e lo ascolterò molto volentieri, come invito ad ascoltarlo anche i miei colleghi, non con l’obiettivo di far cambiare idea, ma con l’obiettivo di confrontarci sul merito delle scelte, poter essere, anche tra di noi, in contrasto sul merito di queste scelte, ma senza andare alla ricerca, sempre e necessariamente di retropensieri che fanno male a ciascuno di noi, perché se diventano lo stile con il quale ci confrontiamo, diventa più difficile ragionare sul merito, e rischiamo di essere anche meno utili alla comunità emiliano-romagnola.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Calvano.

Non avendo più nessun iscritto in discussione generale e non intendendo intervenire il relatore di maggioranza, consigliere Boschini, né il relatore di minoranza, consigliere Bargi, passo la parola alla Giunta.

Aveva chiesto la parola l’assessore Bianchi. Prego.

 

BIANCHI, assessore: Grazie.

Intervengo specificatamente su questo tema che è stato posto, che è il contributo straordinario alla Fondazione di scienze religiose, però prima vorrei, se permette la consigliera Piccinini, intervenire su una cosa che ha detto lei prima, riguardante il Conservatorio Martini di Bologna, in particolare sugli accessi per i disabili.

Ho incontrato la presidente del Conservatorio Martini, Jadranka Bentini, proprio su questo tema. La dottoressa Bentini mi ha dimostrato che ha già sviluppato tutti i progetti per poter mettere, sostanzialmente, l’intera struttura, ancorché in un ambito antico, in condizione di essere accessibile a tutti i piani.

Come lei sa, loro dipendono ovviamente direttamente dal Ministero, quindi noi possiamo farci portatori, presso il Ministero, di questa necessità, cosa che io ho fatto. Ho chiesto al Ministro Fedeli un appuntamento che mi ha dato per il primo agosto. Quindi sarò ben contento, il 2 agosto, di poterle comunicare cosa mi ha detto il Ministro Fedeli.

Rispetto a questo e rispetto, più in generale, al tema conservatori e alta formazione, credo che sia un tema assolutamente cruciale, dobbiamo però fare il quadro di tutti i conservatori della Regione. Credo che a settembre questo sarà uno degli argomenti su cui potremo confrontarci e ragionare.

Specificatamente sul tema che lei ha posto e che è stato posto anche dalla consigliera Prodi faccio una premessa che riprende le cose che diceva il consigliere Paolo Calvano. Noi abbiamo adottato, come politica di assessorato, quella di tentare di avere nel territorio regionale la massima presenza di istituzioni che possono essere hub di riferimento di reti europee.

In questo senso, la Fondazione di scienze religiose ha un carattere unico, non è confrontabile con altri, perché primo ha il massimo risultato in termini di valutazione qualitativa della ricerca, cioè il famoso VQR; secondo, ha un patrimonio proprio di circa un milione di volumi, libri e documenti, ed è comunque la più grande struttura di ricerca e di documentazione in materia di scienze religiose d’Europa; terza cosa: è promotore di questa rete europea che si chiama European Academy of Religion, che ormai riunisce 507 Università in Europa. In particolare, è stata individuata dal Ministero, tramite un bando specifico, come promotore della candidatura italiana a quello che si chiama ESFRI. L’European Strategy Forum on Research Infrastructures, che è sostanzialmente la grande rete europea di ricerca che mette in collegamento tutti i grandi sistemi di ricerca in Europa.

Il Ministero quindi ha individuato la Fondazione di scienze religiose, e ha partecipato e partecipa al suo cofinanziamento sostanzialmente con un intervento di un milione sul fondo specifico ESFRI e 400.000 euro aggiuntivi sul Fondo per la Ricerca Esterna (il Fondo per la Ricerca Esterna è quello a cui partecipa anche il CNR).

Rispetto a questo vi voglio ricordare che quindi la nostra compartecipazione di 500.000 euro all’anno per tre anni, si configura come un 20 per cento di questa parte di cofinanziamento ad un progetto che deve portare, e questa è la richiesta, circa 90 milioni di euro, dati da 16 milioni per l’avvio della rete l’anno prossimo, 2,5 milioni per trent’anni e 40 milioni per la ricerca, che verrebbero quindi a ricadere sul territorio regionale.

Rispetto a questo, il nostro intervento, quindi, è finalizzato in maniera chiarissima. Uno, sono borse di studio per attrarre sul territorio regionale il meglio della ricerca europea; due, per creare questa rete a livello territoriale, che permetta di intervenire su questa massa documentale straordinaria. Quando dico “questa rete territoriale”, io accetto perfettamente l’indicazione che è stata proposta e che coinvolge anche l’IBACN, è assolutamente necessario, ma il patrimonio documentale resta della Fondazione SCIRE, e questo ha come obiettivo principale la sua digitalizzazione, la quale però richiede una cosa in più: richiede anche lo sviluppo di network semantici in grado di leggere questa massa inaudita di dati, e anche di trasformare in dati quello che è un segnale qualitativo, che in realtà richiede uno straordinario sforzo, ma per un obiettivo fondamentale. Si vuole fare una libreria ad accesso libero, per tutti i ricercatori d’Europa. Quindi, il finale sarà che si prende un patrimonio della Fondazione e lo si rende accessibile a tutti, in modo libero e aperto. In terzo luogo si vuole ovviamente permettere la creazione di questa rete europea, che ha la sua base in Emilia-Romagna, secondo quella logica che abbiamo descritto in maniera molto chiara. La logica è fare dell’Emilia-Romagna l’hub europeo della ricerca.

Rispetto a questo, rispetto alle scienze umane, questo era il riferimento unico, non surrogabile da altri, e non c’erano neanche altri, per cui non potevamo fare un bando, perché era quello ed era stato già individuato dal Governo nazionale con un bando proprio.

Con riguardo a questo, ricordo anche, però, che la Fondazione che è stata istituita nel 1990 con decreto del presidente della Repubblica, pur non prevedendo la partecipazione della Regione, mette a disposizione della Regione un revisore dei conti. Quindi, io propongo, e mi sembra ragionevole, che alla ripresa a settembre, nella Commissione, sia la Commissione bilancio sia la Commissione cultura, si chiami il presidente della Fondazione, professor Valerio Onida, eventualmente il suo segretario generale, professor Melloni, e presenti noi non soltanto domandiamo a loro come intendono svolgere questa funzione che noi assegniamo, ma anche contestualmente, come questo identifica ancora una volta sul nostro territorio il perno di un sistema che, ricordo, coinvolge dieci Paesi e oltre 500 università in tutta Europa.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore Bianchi.

Passo la parola all’assessore Petitti. Prego.

 

PETITTI, assessore: Alcune rapide considerazioni, visto che con gli interventi di oggi abbiamo trattato uno dei momenti più importanti della nostra programmazione finanziaria.

Questo assestamento che per niente era scontato rispetto anche all’anno in corso e ad una manovra rilevante che abbiamo compiuto come Regione Emilia-Romagna, ci permette oggi di ragionare su delle scelte che, è stato ricordato dal consigliere Boschini, tra maggiori entrate e risparmi - orientativamente 43 milioni di euro - hanno indirizzato alcune scelte politiche di questa Amministrazione.

In un momento di ripresa, anche questo nella relazione del relatore Boschini è stato ricordato in maniera esaustiva, dell’economia regionale, tra l’altro ben superiore alla media nazionale, aver incentivato ulteriormente, con scelte politiche di assestamento sia il sistema delle imprese che le politiche sociali, abbia rappresentato un’azione concreta che l’indirizzo di questa Amministrazione, l’Amministrazione Bonaccini, ha intrapreso dall’inizio del mandato.

Voglio ricordare alcuni di questi punti salienti, che tra l’altro sono stati anche oggetto di un confronto importante. Io ringrazio per il lavoro fatto in Commissione, ringrazio anche le parti sociali ed economiche con cui abbiamo avuto anche incontri, in queste settimane. Aver scelto di sostenere l’incremento, come dicevamo prima, della parte sociale di questa Regione in maniera importante, soltanto aver aumentato il fondo per le politiche abitative, aver aumentato il fondo legato all’abbattimento delle barriere architettoniche, voi sapete che si risponde in questo modo ad esigenze concrete che arrivano, ovviamente, dalle comunità, ma che sono esigenze che permettono anche il governo di queste stesse politiche da parte dei Comuni.

Ricordo ancora l’impegno concreto rispetto al Fondo per la non autosufficienza. Anche questo vorrei sottolinearlo: l’unica Regione che mette a disposizione del fondo per la non autosufficienza con risorse regionali 120 milioni, aumentato di altri 4 milioni con l’assestamento, credo che anche questa sia una risposta concreta alle politiche messe in campo. Non solo. Tutte le risorse attraverso cui noi con il tema grande delle infrastrutture in questa Regione stiamo continuando ad intervenire concretamente rispetto al trasporto pubblico locale e a tutta la parte connessa con il sistema delle strade provinciali, penso che anche in questo ambito noi siamo riusciti, con questa manovra, a compiere dei gesti concreti molto attesi dai nostri territori.

Tutto questo per dire cosa? Per dire che la coerenza delle nostre politiche e l’azione portata avanti anche attraverso i provvedimenti che con il rendiconto questa mattina, e oggi con l’assestamento ci apprestiamo appunto a votare in Assemblea, rappresentano, io credo, il terreno di un confronto in cui la capacità che abbiamo anche avuto di confronto e di lavoro con le nostre parti sociali ed economiche ci porta oggi a dare frutti concreti.

Aggiungo, peraltro, che questo assestamento si inserisce in un percorso avviato all’inizio dell’anno, attraverso anche gli accordi che sono stati sottoscritti in Conferenza Stato-Regioni e, quindi, grazie al lavoro che è stato portato avanti in seno alla stessa, accordi che hanno previsto non soltanto un limite ai tagli previsti inizialmente per le Regioni, ma anche la possibilità di utilizzare parte dell’avanzo di amministrazione in spese di investimenti per oltre 42 milioni di euro, percorso che si è snodato in diverse tappe e ha permesso di inserire tasselli importanti, rispetto a cui noi intendiamo continuare a lavorare.

Io, ovviamente, ringrazio le forze politiche che hanno collaborato, in modo particolare in questo caso il relatore Boschini, per aver coordinato un’azione importante, portata avanti nella Commissione, nonché le forze sociali e le forze economiche con le quali ci siamo confrontati per arrivare a questi risultati.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore Petitti.

Passiamo, quindi, alle votazioni.

Nomino scrutatori le consigliere Tarasconi, Piccinini e Lori.

Do notizia che sull’oggetto 4865 sono state presentate ventidue proposte di emendamento, nove a firma del consigliere Foti, una a firma del consigliere Cardinali, dieci a firma dei consiglieri Bertani e Piccinini, una a firma del consigliere Bertani e una a firma del consigliere Boschini. Sul medesimo oggetto insistono cinque ordini del giorno: ordine del giorno 4865/1 a firma dei consiglieri Sensoli, Bertani e Sassi; ordine del giorno 4865/2 a firma dei consiglieri Taruffi, Prodi, Caliandro, Calvano e Boschini; ordine del giorno 4865/3 a firma dei consiglieri Boschini, Caliandro, Taruffi, Prodi, Calvano, Torri, Rontini, Poli, Iotti, Bessi, Pruccoli, Zoffoli, Lori, Campedelli, Paruolo, Serri, Mumolo, Nadia Rossi, Molinari, Ravaioli, Montalti, Soncini, Tarasconi e Sabattini; ordine del giorno 4865/4 a firma dei consiglieri Piccinini e Alleva; ordine del giorno 4865/5 a firma dei consiglieri Bertani, Piccinini, Gibertoni e Sassi. È stata presentata anche una proposta di emendamento a firma della consigliera Piccinini sull’ordine del giorno 4865/2.

Sull’oggetto 4866 sono state presentate sette proposte di emendamento, una a firma del consigliere Foti, una a firma dei consiglieri Bertani e Piccinini, una a firma del consigliere Piccinini, una a firma del consigliere Bertani, una a firma dei consiglieri Pompignoli e Daniele Marchetti, una a firma del consigliere Pompignoli, una a firma del consigliere Sassi. Sul medesimo oggetto insistono cinque ordini del giorno: ordine del giorno 4866/1 a firma dei consiglieri Delmonte, Daniele Marchetti, Pompignoli, Molinari, Boschini, Caliandro, Prodi, Taruffi e Torri, su cui è stata presentata una proposta di emendamento a firma dei consiglieri Bertani e Piccinini; ordine del giorno 4866/2 a firma dei consiglieri Pompignoli e Daniele Marchetti; ordine del giorno 4866/3 a firma dei consiglieri Fabbri, Rainieri, Delmonte, Rancan, Daniele Marchetti, Liverani, Pettazzoni, Pompignoli e Bargi; ordine del giorno 4866/4 a firma dei consiglieri Rainieri, Fabbri, Delmonte, Rancan, Daniele Marchetti, Liverani, Pettazzoni, Pompignoli e Bargi; ordine del giorno 4866/5 a firma dei consiglieri Daniele Marchetti e Pompignoli.

Passiamo, quindi, alle votazioni separate, partendo dall’oggetto 4865.

Art. 1.

Nessun emendamento.

Dibattito generale.

Dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 1.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 1 è approvato.

Art. 2.

Nessun emendamento.

Discussione generale.

Dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 2.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 2 è approvato.

Art. 3.

Nessun emendamento.

Discussione generale.

Dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 3.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 3 è approvato.

Art. 4.

Nessun emendamento.

Discussione generale.

Dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 4.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 4 è approvato.

Art. 5.

Su questo articolo insistono tre emendamenti: emendamento 10 a firma dei consiglieri Bertani e Piccinini; emendamento 1 a firma del consigliere Foti; emendamento 15 a firma dei consiglieri Piccinini e Bertani.

Discussione generale.

Consigliere Foti, prego.

 

FOTI: Presidente, io mi collego all’articolo 5 e anche all’articolo 6. Già ho avuto modo di dire in Commissione che la reiterazione dei vincoli di esproprio è stata soggetta a numerose censure da parte della Corte costituzionale. La precedente versione, che è stata licenziata in occasione della legge comunitaria regionale per il 2016, segnatamente l’articolo 30, votata in questa Assemblea, è oggi oggetto di abrogazione solo ed esclusivamente per una ragione, ovverosia perché il Consiglio di Stato, investito dalla questione, ha sollevato l’eccezione di legittimità costituzionale della norma stessa.

Se si vuole andare lungo la strada della reiterazione del vincolo, che peraltro la legge nazionale in sé consente, ma a ben precise condizioni, io penso che si possa e si debba fare anche nel caso di opere pubbliche, purché la reiterazione del vincolo sia una reiterazione che può essere prospettata una sola volta. Del resto, il vincolo ha durata quinquennale, la reiterazione del vincolo ha pure durata quinquennale, non si capisce francamente se un’opera pubblica, che deve essere, come tale, realizzata con una modalità d’urgenza, abbisogni di quindici o venti anni di reiterazione dei vincoli per essere realizzata. A me pare una arbitraria invasione del potere politico amministrativo rispetto alla resistenza del privato.

Se poi pensiamo che, nel caso di specie, questa norma è costruita esclusivamente per una vicenda che riguarda un comune della provincia di Reggio Emilia e la relativa tangenziale, mi sembra ancora più modesto il significato della stessa nella versione che è sottoposta alla nostra attenzione e per la quale mi son permesso di presentare, appunto, due emendamenti che, se non altro, precisino il campo di applicazione della norma medesima, che oggi, per come è scritta, non ha limitazione alcuna.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Ci sono altri interventi?

Consigliere Boschini, prego.

 

BOSCHINI: Grazie, presidente.

Naturalmente io non posso avere, a differenza del collega Foti, la certezza, che lui invece ha, che questa norma sia costruita per un caso specifico e non sia, invece, una norma di natura generale e universale. Io penso che, invece, le leggi abbiano questa caratteristica di generalità e di universalità, non foss’altro perché, tuttora che è fatta, vale per tutti i casi che rientrano nella fattispecie. Quindi, dobbiamo valutarla e analizzarla come norma di carattere generale e universale.

A me pare che sia difficile affermare con certezza che un’opera pubblica, non solo in questa Regione, ma nel contesto generale del nostro Paese, è sicuro che non possa aver bisogno di cinque anni più cinque di reiterazione di un vincolo in materia di espropri. Sappiamo purtroppo come è farraginosa e complessa la normativa in materia di opere pubbliche nel nostro Paese. Più di un Governo e di diversi colori si è affaccendato, purtroppo sempre con scarsi successi, attorno al tema della semplificazione anche sulle opere strategiche. Noi stessi abbiamo esperienze e storie di opere, su molte delle quali fra l’altro credo vada dato atto a questa Giunta che è riuscita a imprimere cospicue accelerazioni, e parlo di opere strategiche per la nostra regione, che hanno avuto percorsi davvero molto lunghi dal punto di vista degli iter autorizzativi, e non per responsabilità nostre, ma perché entrano in campo Ministeri, Beni culturali, Presidenza del Consiglio, con quest’ultima che cerca di mediare fra i diversi poteri dello Stato. Sappiamo che esistono questi elementi.

Non è difficile, quindi, che per questi motivi il tema degli espropri debba essere reiterato più volte, ma a maggior ragione non è difficile perché soprattutto gli Enti locali, quando devono intervenire su questi temi, hanno bisogno di risorse in conto capitale per poter realizzare le opere. Ma sappiamo bene che negli ultimi anni nei bilanci dei Comuni - sono situazioni che conosco avendole vissute personalmente - le risorse per conseguire gli investimenti, gli espropri e via dicendo devono essere difese con i denti, e non sempre ci si riesce. Cosicché, espropri che sarebbero anche pronti dal punto di vista amministrativo non si realizzano in maniera così celere come, invece, quelle opere probabilmente avrebbero anche richiesto. Non per cattiva volontà, non per incuria, non per disattenzione, ma semplicemente perché sono venute meno nei bilanci le risorse ai fini degli investimenti o magari perché è stato necessario intervenire per altre priorità.

Ebbene, io credo che per questi motivi avere una norma che chiarisce a livello di legislazione regionale che soltanto in caso di opere pubbliche e di interesse pubblico è possibile reiterare più di una volta il vincolo espropriativo decaduto non sia necessariamente una norma ad personam o riferita a un caso specifico, ma possa essere davvero una norma di interesse per tanti Enti locali del nostro territorio. Tanto più che si fa un richiamo anche al fatto che questa reiterazione è collegata alla programmazione urbanistica, alla revisione del POC, agli accordi di programma, naturalmente mantenendo e facendo salva la programmazione, che sappiamo è soggetta al controllo dei Consigli comunali e dei vari organismi di indirizzo politico dei vari Enti.

Per queste ragioni, i due emendamenti proposti dal Gruppo Fratelli d’Italia, che hanno, uno, un valore abrogativo e, l’altro, precisamente l’emendamento 1, il senso di snaturare il significato di questo intervento legislativo in quanto sopprime il concetto di “più di una volta”, tornando così alla definizione giuridica precedente, per noi non sono recepibili.

Ugualmente, con riferimento ai tre emendamenti presentati dai colleghi del Movimento 5 Stelle agli articoli 5 e 6 - mi metto avanti, visto che sono tutti sullo stesso tema e hanno tutti lo stesso obiettivo -, si tratta, nel caso dell’emendamento 10, di una proposta di carattere abrogativo. Addirittura l’emendamento 15 presenta una formulazione un po’ particolare, per cui ci dovremmo esprimere sul fatto che chi motiva - e ci mancherebbe altro che non fosse motivata - la reiterazione deve farlo per “escludere profili di eccesso di potere”. Ci mancherebbe! Mi auguro che nessuno di noi pensi di motivare non solo un esproprio, ma qualsiasi atto amministrativo in riferimento al fatto che non vi sono abusi di potere. Fra l’altro, ricordo che stiamo parlando di reati. Pertanto, con questo tipo di formulazione mi pare difficile recepirne il testo. Infine, sull’emendamento 11, che riguarda l’articolo 6, considerato che è assolutamente abrogativo e visto che, però, i due articoli si tengono, da parte nostra non è possibile in alcun modo esprimere un voto se non contrario. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Boschini.

Se non ci sono altri interventi, passiamo alle votazioni.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 10, a firma dei consiglieri Bertani e Piccinini.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 10 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 1, a firma del consigliere Foti…

 

(interruzioni)

 

Prego?

 

(interruzioni)

 

No, perché ci sono altri due emendamenti.

Consigliere Foti, prego.

 

FOTI: Mi scusi, ma era abrogativo l’emendamento 10. Ecco, volevo solo capire se era abrogativo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Sì, era abrogativo quello, però ci sono altri due emendamenti. Grazie.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 1, a firma del consigliere Foti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 1 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 15, a firma dei consiglieri Piccinini e Bertani.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 15 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 5.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 5 è approvato.

Art. 6.

Insistono due emendamenti: emendamento 11 a firma dei consiglieri Bertani e Piccinini; emendamento 2 a firma del consigliere Foti.

Discussione generale.

Consigliere Foti, prego.

 

FOTI: Il relatore ha parlato di due emendamenti del Movimento 5 Stelle su questo articolo, a dire il vero c’è anche il mio emendamento 2, che riguarda esattamente una dizione che è scritta in questa norma e che a me appare ben più “ad Novellaram” della norma precedente, non ad personam. È una tangenziale di Novellara. Così almeno rimane a verbale e diamo la possibilità anche a chi deve impugnare l’atto di avere una motivazione in più per impugnarlo.

Del resto, quando si scrive “trova immediata applicazione ai procedimenti espropriativi non ancora definiti all’entrata in vigore della presente legge”, si lascia molto nella indeterminatezza il significato della parola medesima. Cosa vuol dire “non ancora definiti”? Io penso che “non ancora definiti” voglia dire tutto e il contrario di tutto. Perché, allora, non scrivere “ai procedimenti espropriativi per i quali sia divenuto efficace l’atto che dichiara la pubblica utilità”? In fin dei conti, è la dizione usata né più né meno dalla norma di legge nazionale, che non parla di definiti o indefiniti, parla semplicemente di atti che hanno un riferimento alla normativa sugli espropri.

Il fatto di scriverlo in questo modo, a mio avviso, proprio perché la norma dovrebbe essere generale e astratta, cozza contro il fatto di avere l’articolo 13, comma 3-bis, un’applicazione immediata alla data di entrata in vigore di questa legge. D’altronde, se veramente non vi è nulla e nessun procedimento particolare da tutelare, tanto vale inserire quella norma generale e astratta che è mutuata dalla legge nazionale.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Ci sono altri interventi?

Consigliere Boschini, prego.

 

BOSCHINI: Faccio ammenda, presidente: ho relazionato già in precedenza anche su questo articolo, ma appunto ne sottolineavo l’unitarietà.

Ho già detto prima e ripeto, così rimane a verbale, che non ho idea se stiamo lavorando “ad Novellaram”, perché non ho contezza di questo, però so che, quando voto una legge in quest’aula, approvo una legge kantianamente universale, che piaccia o non piaccia. A meno che non ci sia scritto “ad Novellaram” o per il tubero di Piacenza. Allora, in quel caso sì, si sta intervenendo su un caso specifico perché è chiaramente scritto. Ma se non è scritto, sto approvando una legge generale. Quindi, quale sia la motivazione che magari ci può essere dietro non lo so, è un’interpretazione, però ciò che è scritto è scritto, scripta manent, e qui la definizione specifica di un caso io non la vedo. Vedo una casistica che varrà per tutto ciò che avviene in termini suppletivi sul nostro territorio.

Chiarito questo, la locuzione “non ancora definiti” credo si possa chiaramente interpretare nel senso di non ancora perfezionati amministrativamente. Poi ognuno naturalmente può dire: l’avrei capita ancora meglio così. Però, mi pare evidente. Non mi sembra una formulazione così inintellegibile.

Con riferimento, invece, alla dizione “per i quali sia divenuto efficace l’atto che dichiara la pubblica utilità”, sappiamo che la dichiarazione della pubblica utilità è uno dei passaggi necessari e indispensabili ai sensi della normativa nazionale per poter procedere a un percorso di tipo espropriativo. Però, è anche vero che non è l’atto finale del percorso. Altri ne seguiranno, compiuti o meno.

Ecco, allora, che la formulazione proposta con l’emendamento 2 del collega Foti, sempre attento nel merito, è chiaro che non è sostitutiva o non è un intervento di precisazione, cioè non è che sostituiamo “non ancora definiti” con “non ancora amministrativamente perfezionati”. No. Andiamo a focalizzare un aspetto, che è l’atto che dichiara la pubblica utilità, ma andiamo a trascurare tutti quelli che potrebbero seguire, che invece ugualmente configurano un atto non ancora definito, quando ancora non è compiuto. Pertanto, anche per questo motivo mi pare che l’emendamento non sia di pura precisazione, ma cambi il significato del testo della norma, che invece ha come obiettivo proprio quello di fare ancora riferimento ai percorsi di tipo amministrativo non compiuti, non definiti.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Boschini.

Consigliere Delmonte, prego.

 

DELMONTE: Grazie, presidente.

Desidero semplicemente far presente al collega Boschini che anche l’anno scorso, durante l’esame della legge comunitaria, era stato definito quell’articolo, che io stesso ribattezzai “Salva Novellara”, come astratto, per poi esultare il giorno dopo nel territorio annunciando che quell’articolo doveva servire a sbloccare un cantiere essenziale. Poi, in realtà questo cantiere non è stato sbloccato, perché quella norma non è servita assolutamente a nulla, e oggi ci ritroviamo qui a predisporre un altro articolo che, per quanto si possa dire, sicuramente va ad aiutare quel cantiere nello specifico.

È inutile nascondersi dietro un dito. Non dovrebbe neanche essere un problema ammetterlo, ma sarebbe solo il caso di scriverlo almeno con la dovuta precisione e con la dovuta accuratezza, per sbloccare un cantiere che forse sarebbe anche utile, ma questo è un discorso politico a parte.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Delmonte.

Consigliere Foti, prego.

 

FOTI: Grazie, presidente.

Intervengo solo per aggiungere che questa è una norma vagabonda, direi quasi nomade. Magari così abbiamo capito anche chi è il sindaco di Novellara.

Ad ogni modo, al di là di questo aspetto, mi permetto innanzitutto di far osservare che, quando ho fatto riferimento all’eccezione sollevata dal Consiglio di Stato nei confronti della Corte costituzionale, essa è proprio riferita al ricorso riguardante Novellara. Quindi, penso di averlo fatto con estrema cognizione di causa.

Mi preme inoltre sottolineare che, quando mi son permesso di dire che “non ancora definiti” è un’espressione che giuridicamente ha poco senso e quando propongo soltanto di aggiungere “per i quali sia divenuto efficace l’atto che dichiara la pubblica utilità”, l’ho detto soltanto per una ragione, consigliere Boschini, perché quello è l’atto prodromico a tutta l’attività di esproprio. Almeno fissiamo nel tempo e nello spazio un punto di partenza, che nell’attuale versione rimane ancora più indefinito.

La democrazia, comunque, è una questione di numeri, quindi non ho dubbio che il mio emendamento sarà respinto.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Consigliere Boschini, prego.

 

BOSCHINI: Magari non appassioneremo tutti con il dibattito, presidente, che stiamo sviluppando insieme al collega Foti, però io penso che, quando si scrivono le leggi, proprio perché sono universali - naturalmente i casi applicativi sono riferiti ai singoli luoghi - metterci cura e attenzione e spiegare le ragioni per cui le scriviamo in un modo o nell’altro non sia tempo perso.

La sua osservazione, consigliere Foti, la capisco bene, però lei firma un emendamento che fissa un termine di partenza del percorso, però per dire che poi non è definito occorre precisare che quel percorso, partito lì, non si è concluso con i passi successivi. Quindi, a me sembra che tutto sommato la locuzione “non ancora definiti” serva proprio a stabilire - lei sicuramente voleva definire un punto di partenza del percorso amministrativo più preciso - che quel percorso è rimasto aperto, altrimenti sono efficaci gli atti che dichiarano la pubblica utilità anche per percorsi che stanno ormai chiudendosi. Quindi, evidentemente io penso che sia utile mantenere questa definizione aperta.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Boschini.

Non avendo altri iscritti in discussione generale, la dichiaro chiusa.

Passiamo alle dichiarazioni di voto. Nessuno è iscritto in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 11, a firma dei consiglieri Bertani e Piccinini.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 11 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 2, a firma del consigliere Foti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 2 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 6.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 6 è approvato.

Art. 7.

Nessun emendamento.

Discussione generale.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 7.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 7 è approvato.

Passiamo all’emendamento 9 a firma del consigliere Cardinali, su cui insiste il subemendamento 22 a firma del consigliere Boschini.

Discussione generale. Consigliere Boschini, prego.

 

BOSCHINI: Grazie, presidente.

Intervengo per illustrare brevemente l’emendamento e la motivazione per cui l’abbiamo tecnicamente subemendato.

Il tema tocca sostanzialmente la legge n. 21/2012, quindi una legge su cui credo molti di noi si siano applicati, perché è quella che, negli ultimi tempi, ha dato avvio ai numerosi interventi normativi per assicurare una diversa organizzazione del governo territoriale. Sappiamo che è una legge che tocca temi importanti, come quello delle Unioni dei Comuni, come quello delle fusioni, come quello della definizione degli ambiti.

All’articolo 6-bis della legge n. 21 sono presenti due commi (commi 1 e 2) che prevedevano, in base a una serie di criteri, la possibilità per i Comuni che ne facessero opportunamente richiesta di accedere alla possibilità di passaggio a un altro ambito. Naturalmente, questo non può avvenire - questo è anche uno degli argomenti con cui spiegherò perché non possiamo recepire, per esempio, una proposta emendativa dei colleghi del Movimento 5 Stelle - come una procedura “ordinaria”. Sappiamo, infatti, che la definizione dell’ambito, in base alla legge, tenderà a corrispondere a quella dell’ambito sociosanitario di riferimento.

In questo caso, però, siamo di fronte a una serie di problematiche che sul territorio si sono manifestate, per esempio - ma potrebbe non essere l’unico caso - nel territorio di Parma. Può capitare che in questo caso vi siano delle realtà in cui, all’interno di uno stesso distretto, c’è un numero molto elevato di comuni, di conseguenza l’organizzazione per le Unioni diventerebbe particolarmente complessa. Penso che chiunque di noi abbia esperienza sul tema delle Unioni sa che, per esempio, un’unione di venti Comuni sarebbe molto difficile da gestire, perché evidentemente ci sarebbero delle complessità organizzative e amministrative particolarmente importanti.

Il senso dell’emendamento qual è? Innanzitutto è quello di reintrodurre la possibilità per i Comuni che ne facciano richiesta di accedere alla possibilità di una diversa ridelimitazione dell’ambito di appartenenza. Non ci sono modifiche rispetto alle condizioni a cui può avvenire questa ridelimitazione, valutata dalla Giunta. Cioè, le condizioni sono ancora quelle previste dai commi 1 e 2 dell’articolo 6-bis della legge n. 21. Da questo punto di vista non ci sono variazioni. Tuttavia, c’è il tema di una riapertura dei termini e la riapertura dei termini avviene con definizione alla data del 15 novembre 2017. Quindi, sostanzialmente il senso è che, entro quella data, con la verifica dei requisiti e le procedure amministrative richieste dall’articolo 6-bis della legge n. 21, potranno essere ripresentate domande per ridelimitare l’ambito di appartenenza di uno o più Comuni.

Che cosa succederà? Succederà che queste proposte dovranno essere valutate dalla Giunta, previo parere del CAL, e in caso di accoglimento si modificherà o si integrerà il programma di riordino territoriale con apposita delibera di Giunta, quindi con efficacia dal 1° gennaio 2018 saranno ridelimitati gli ambiti di appartenenza di questi Comuni, qualora appunto la loro richiesta sia sostenuta e corretta dal punto di vista normativo.

Il subemendamento, invece, è stato presentato soltanto per correggere un refuso tecnico, di cui mi scuso anticipatamente con l’Assemblea. Era rimasta una definizione del titolo e dell’articolo non pienamente corretta, per cui semplicemente interveniamo per attribuire la giusta rubrica e la giusta titolatura a questo articolo. Quindi, sostanzialmente non si chiamerà articolo 7-bis-quater, come riportato nella precedente numerazione, ma semplicemente articolo 7-bis, e non viene più aggiunto al Titolo IV, prima del Capo I, ma nel Titolo II - ecco perché lo stiamo discutendo adesso - dopo il Capo III.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Boschini.

Consigliere Bertani, prego.

 

BERTANI: Grazie, presidente.

Il subemendamento serve semplicemente perché, quando si copia, si copia male. Infatti, questo altro non è che l’emendamento 6 proposto dalla Giunta, che poi era stato ritirato, per ricomparire adesso uguale e identico, ma presentato dal consigliere del territorio. Tutte queste piroette semplicemente per consentire a qualcuno, come dicevamo prima per Novellara, di fare un comunicato e annunciare: guardate, per gentile concessione abbiamo ottenuto questo. Ebbene, a noi questo atteggiamento non piace, pur restando sempre favorevoli alla possibilità di rideterminare gli ambiti. Tant’è che abbiamo presentato l’emendamento 17, come abbiamo già fatto altre volte, che propone di concedere a tutti la possibilità, tutti gli anni, di presentare una proposta, che poi la Giunta può approvare o meno. Però, a noi sembra più giusto ed equo dare la possibilità a tutti, tutti gli anni e quando vogliono, piuttosto che ritrovarci tutti gli anni un emendamento presentato per gentile concessione, che poi vi andate a vendere sui territori. Questo atteggiamento non ci pare etico e razionale.

Noi, quindi, esprimeremo un voto contrario a questo emendamento e sosterremo il nostro, dal momento che siamo convinti che la possibilità debba essere data sempre a tutti e che non si possa procedere per spot sui territori. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

Se non ci sono altri in discussione generale, passiamo alle dichiarazioni di voto.

Consigliere Boschini, prego.

 

BOSCHINI: Visto che il collega Bertani è già intervenuto per presentare il suo emendamento, spiego in dichiarazione di voto per quale motivo sarà per noi difficile votare a favore di quell’emendamento. È vero che è in linea con la previsione del testo che ho poc’anzi presentato, però con una differenza: noi proponiamo un termine unico e ultimativo per la presentazione della domanda di ridelimitazione dell’ambito di appartenenza da parte dei Comuni. Viceversa, nell’emendamento proposto dai colleghi del Movimento 5 Stelle si crea una sorta di meccanismo permanente, cioè tutti i 30 giugno di ogni anno che avremo da vivere - speriamo tanti - politicamente e amministrativamente sarà possibile presentare domanda di fuoriuscita o di entrata negli ambiti. Ecco, questa visione un po’ va e vieni della norma sulla definizione degli ambiti è proprio l’elemento che ci lascia perplessi. È vero, se un Comune rientra nella fattispecie della norma, ne avrebbe diritto. Però, è altrettanto vero che non si può pensare che ogni anno cambi, magari anche in base all’andamento dell’Amministrazione, l’orientamento dei Comuni a presentare questo tipo di domande.

Badate, queste sono situazioni specifiche frutto spesso di una lunga fase istruttoria, perché prima di arrivare a presentare una domanda del genere un Comune ha sicuramente necessità di fare una serie di passaggi deliberativi interni, come prevede la norma, nelle Giunte e nei Consigli comunali, ma chiaramente ha anche la necessità di definire una serie di contenuti di questo passaggio, fra l’altro anche con i Comuni limitrofi, in quanto è necessaria una maggioranza qualificata all’interno dell’ambito. Ebbene, di fronte a una procedura con siffatte caratteristiche è difficile pensare che si possa renderla reiterabile tutti gli anni, come se in qualche modo ci fosse un prêt-à-porter degli ambiti. Io credo che questo non sia culturalmente e organizzativamente accettabile.

Noi abbiamo definito un principio preciso, vale a dire che gli ambiti dovrebbero corrispondere il più possibile ai distretti sociosanitari di riferimento, e restiamo fedeli a questa dicitura della legge n. 21, che fra l’altro è ripresa correntemente anche nella legge n. 13 e in altre norme che sono intervenute sul tema del riordino degli Enti locali a più riprese in questi anni. Restiamo fedeli a questo e riteniamo, di conseguenza, che queste siano procedure straordinarie, non procedure da ripetere ogni anno. Anche perché non vorremmo mai che questo tipo di procedure di riassegnazione o ridelimitazione - chiamiamole come vogliamo - fosse in qualche modo soggetto all’andamento delle maggioranze politiche delle Unioni o dei singoli Comuni. Questa sarebbe una circostanza particolarmente pericolosa, che credo ci dovrebbe anche preoccupare molto. Perché? Perché penso che un Comune non debba entrare e uscire da un’Unione semplicemente perché essa contempli altri Comuni dello stesso colore oppure di colore diverso e utilizzare queste procedure come se fossero armi politiche. Penso che le Istituzioni vadano tenute al riparo da questo tipo di approccio.

Badate, non sto dicendo che questo stia avvenendo sul territorio, anche se a volte sui giornali si legge qualche dichiarazione che potrebbe andare in tal senso, che potrebbe interpretarsi in tal senso. Tuttavia, a maggior ragione, se noi istituissimo una circolarità annuale di questa procedura, rischieremmo di dare il la a questo tipo di approccio. Preferisco, invece, che una norma di questo genere venga effettivamente attivata laddove ci sono quelle situazioni straordinarie, e citavo quella di Parma - ma probabilmente non è l’unica - in cui è necessario intervenire.

Voglio, inoltre, rassicurare il collega: la norma è stata ritirata e poi ripresentata non per far fare una marchetta a un collega, che peraltro oggi è assente per motivazioni serie di salute personale, quindi lo difendo io perché non ha la possibilità di difendersi da solo. Non è questo. Può capitare che un testo debba essere rivisto e riesaminato e su cui sia necessario fare delle valutazioni. Poi se si arriva alla conclusione che quel testo è corretto e condivisibile, lo si ripresenta anche così com’è. Non è una difficoltà per noi compiere questo tipo di lavoro, proprio perché sappiamo che la qualità della legislazione è importante.

Per queste ragioni, quindi, per noi l’idea che rimanga la scadenza al 15 novembre 2017 è corretta.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Boschini.

Consigliere Bertani, prego.

 

BERTANI: Presidente, intervengo sull’ordine dei lavori. Vorrei capire quanti minuti “ho rimasto”…

 

(interruzioni)

 

BERTANI: “Abbiamo rimasto” come Gruppo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): “Ha rimasto” ancora quindici minuti.

 

BERTANI: Bene.

Avrei da rispondere al consigliere Boschini, ma non rispondo perché il tempo rimasto a mia disposizione preferisco tenerlo per altri interventi.

Faccio, comunque, i miei auguri al consigliere Cardinali.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

Consigliere Taruffi, prego.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

Posto che ogni tanto un ripasso dei verbi ausiliari è sempre utile, credo che sia giusto introdurre qualche elemento di flessibilità rispetto alla possibilità dei Comuni di aderire alle Unioni, avendo anche consapevolezza del fatto che il territorio regionale è difficilmente ascrivibile a un unico assetto, a un unico modello, perché sono tante le particolarità che occorre tenere in considerazione. Peraltro, la possibilità di dotarsi di una previsione legislativa che consenta qualche margine di flessibilità credo sia utile anche per evitare, come pure è successo in questi anni, quei ricorsi che i Comuni di diverse zone della nostra regione, anche dell’Appennino bolognese, hanno avanzato per impugnare le prescrizioni della legge n. 21/2012 proprio relativamente agli obblighi previsti per l’adesione alle Unioni. Invece, il provvedimento che andiamo a introdurre quest’oggi, anche se ha…

 

(brusio in aula)

 

Ma cosa c’è?

 

(interruzioni)

 

Consigliere Bertani…

 

(interruzioni)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Io vi invito a non consumare i minuti, perché in più non ci sono.

 

TARUFFI: A me si è fermato il cronometro a un minuto e quaranta… Ecco, si è ripreso adesso.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Lei è fortunato, perché è come nel basket: si interrompe il tempo quando la palla è fuori. Prego.

 

TARUFFI: Perché siete poco gentili e mi interrompete sempre, quindi non riesco a concludere.

Dicevo, con le norme che introduciamo quest’oggi forse ci tuteliamo anche dal rischio di subire nuovi e successivi ricorsi. Comunque, ricordo che intervenire per rendere un pochino meno burocratica e un pochino più ritagliata sulle esigenze del territorio una legge, che pure ha delle previsioni importanti, è un aspetto non secondario, che credo debba essere tenuto in giusto conto.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Taruffi.

Se non ci sono altri interventi in discussione generale, passiamo alle dichiarazioni di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, il subemendamento 22 all’emendamento 9, a firma del consigliere Boschini.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Il subemendamento 22 è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 9, a firma del consigliere Cardinali, che istituisce un nuovo articolo.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 9 è approvato.

Art. 8.

Nessun emendamento.

Discussione generale.

Consigliere Boschini, prego.

 

BOSCHINI: Intervengo solo per illustrare il significato dell’articolo, perché in dibattito generale è stato possibile soltanto toccarlo. Rubo davvero soltanto un secondo.

Questo è un articolo che non ha costi, quindi a ragione sta naturalmente dentro al collegato, e mira a promuovere un’adesione importante per la nostra regione. Esiste un’associazione, denominata - chiedo già scusa per il mio inglese, parlo correntemente il francese, ma con l’inglese faccio più fatica - Global Alliance for Climate-Smart Agriculture, che lavora sul tema dell’agricoltura attenta all’impatto climatico e che si articola in una rete internazionale che raccoglie istituzioni pubbliche e private, coordinata dalla FAO. Ci tenevo a precisare, quindi, che è senza oneri aggiuntivi, quindi senza nemmeno costi di adesione.

Con questo articolo deleghiamo la Giunta, senza oneri - lo ribadisco -, ad aderire a quella che penso sia un’iniziativa importante, perché sappiamo tutti che l’agricoltura in Italia e complessivamente nel mondo impatta in modo particolare sui cambiamenti climatici. Quindi, credo si tratti di un tema rilevante.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Boschini.

Se non ci sono altri interventi in discussione generale, la dichiaro chiusa.

Dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 8.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 8 è approvato.

Si concludono così i lavori della giornata, che riprenderanno domani mattina, alle ore 9,30, dall’emendamento 21.

Grazie e buona serata.

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 18

 

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Enrico AIMI, Piergiovanni ALLEVA, Mirco BAGNARI, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Gianni BESSI, Galeazzo BIGNAMI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il presidente della Giunta Stefano BONACCINI;

il sottosegretario alla Presidenza Andrea ROSSI;

gli assessori: Patrizio BIANCHI, Simona CASELLI, Palma COSTI, Paola GAZZOLO, Elisabetta GUALMINI, Massimo MEZZETTI, Emma PETITTI, Sergio VENTURI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Andrea CORSINI e Raffaele DONINI, la presidente dell’Assemblea Simonetta SALIERA e i consiglieri Alessandro CARDINALI e Roberto POLI.

 

Gli emendamenti sull’oggetto 4865 sono pubblicati in allegato al resoconto integrale 146 seduta antimeridiana del 26 luglio 2017

 

 

IL PRESIDENTE

I SEGRETARI

Rainieri

Rancan - Torri

 

 

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