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149.

 

SEDUTA DI MARTEDÌ 26 SETTEMBRE 2017

 

(POMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile sul sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 4839

Interpellanza circa l'effettivo sviluppo e la reale applicazione del "Codice Rosa", in materia di accesso al Pronto Soccorso delle donne e dei minori che abbiano subito violenza. A firma del Consigliere: Bignami

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

BIGNAMI (FI)

VENTURI, assessore

BIGNAMI (FI)

 

OGGETTO 4910

Interpellanza circa procedimenti riguardanti appalti del Comune di Piacenza. A firma del Consigliere: Rancan

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

RANCAN (LN)

VENTURI, assessore

RANCAN (LN)

 

OGGETTO 4897

Delibera: «Documento di economia e finanza regionale DEFR 2018 con riferimento alla programmazione 2018-2020.» (Proposta della Giunta regionale in data 28 giugno 2017, n. 960) (123)

(Dichiarazioni di voto e approvazione)

(Ordine del giorno 4897/1 oggetto 5326 - Dichiarazioni di voto e approvazione)

(Ordini del giorno 4897/2/3/4/5 oggetti 5327 - 5328 - 5329 - 5330 - Dichiarazioni di voto e reiezione)

PRESIDENTE (Rainieri)

MORI (PD)

CALIANDRO (PD)

BERTANI (M5S)

BIGNAMI (FI)

 

Iscrizione di nuovo argomento all’ordine del giorno

PRESIDENTE (Rainieri)

BOSCHINI (PD)

 

OGGETTO 5286

Delibera: «Bilancio consolidato della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2016.» (Proposta della Giunta regionale in data 19 settembre 2017, n. 1353) (124)

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Rainieri)

PETITTI, assessore

BOSCHINI (PD)

POMPIGNOLI (LN)

BERTANI (M5S)

PETITTI

BOSCHINI (PD)

 

OGGETTO 5072

Richiesta di istituzione, proposta dal consigliere Alleva, ai sensi dell'art. 60, comma 1 del Regolamento interno dell'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna e dell'art. 40, comma 1 dello Statuto della Regione di una Commissione assembleare di inchiesta sui fatti della strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980.

(Discussione e rinvio dell’argomento in Commissione)

PRESIDENTE (Rainieri)

ALLEVA (Altra ER)

FOTI (FdI)

PRESIDENTE (Rainieri)

CAMPEDELLI (PD)

PICCININI (M5S)

PRESIDENTE (Rainieri)

FOTI (FdI)

PRESIDENTE (Rainieri)

FOTI (FdI)

CAMPEDELLI (PD)

 

Richiamo al Regolamento

PRESIDENTE (Rainieri)

FOTI (FdI)

 

Richiesta di iscrizione di nuovi argomenti all’ordine del giorno

PRESIDENTE (Rainieri)

RANCAN (LN)

FOTI (FdI)

BARGI (LN)

 

Inversione dell’ordine dei lavori

PRESIDENTE (Rainieri)

TARUFFI (SI)

 

OGGETTO 4984

Risoluzione per impegnare la Giunta a contrastare, in ogni sede e luogo istituzionale, l'accelerazione della procedura di approvazione così come la ratifica finale del trattato CETA, chiedendo l'apertura di un confronto ampio e partecipato sugli effetti dell'approvazione di tali trattati sul tessuto economico-sociale, l'ambiente e i diritti nel nostro Paese, ribadendo inoltre, nelle appropriate sedi istituzionali, il diritto delle Regioni di poter essere interpellate e coinvolte sulle questioni riguardanti gli impatti dell'approvazione dei trattati di libero scambio sui diritti del lavoro, sulla tutela dei territori da investimenti esteri insostenibili a livello ambientale e sociale e sulla tutela delle economie locali da competizioni troppo spesso al ribasso. A firma dei Consiglieri: Torri, Taruffi, Alleva

(Discussione)

 

OGGETTO 4914

Risoluzione per impegnare la Giunta ad assumere ogni iniziativa utile finalizzata ad informare e sensibilizzare l'opinione pubblica e gli enti locali della Regione Emilia-Romagna sul CETA e sui rischi ad esso collegati, a farsi parte attiva presso le istituzioni europee perché non si giunga alla completa efficacia del trattato, ad esprimere la chiara e netta contrarietà della Regione Emilia-Romagna nei confronti del trattato CETA adottando tutte le misure necessarie, in particolare nelle sedi istituzionali, per scongiurarne la ratifica da parte del Parlamento italiano. A firma dei Consiglieri: Bertani, Sensoli, Sassi

(Discussione)

 

OGGETTO 4886

Risoluzione per impegnare la Giunta ad invitare il Governo e il Parlamento a sospendere l'iter parlamentare per l'approvazione del ddl n. 2849 "Accordo di partenariato strategico tra l'Unione Europea e i suoi Stati membri, da una parte, e il Canada, dall'altra, fatto a Bruxelles il 30 ottobre 2016", ad intervenire in sede europea perché siano assicurate maggiori tutele per le produzioni agroalimentari, soprattutto quelle di qualità contraddistinte dai marchi tipici, attribuendo inoltre migliori garanzie alle piccole e medie imprese oltre che ai lavoratori. A firma dei Consiglieri: Fabbri, Rainieri, Marchetti Daniele, Bargi, Delmonte, Rancan, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli, Bignami

(Discussione)

 

OGGETTO 4992

Risoluzione per impegnare la Giunta, relativamente all'Accordo economico e commerciale CETA tra il Canada e l'Unione europea, a rappresentare la contrarietà sui contenuti dell'Accordo dell'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna ai soggetti istituzionali investiti della funzione di ratifica e successiva eventuale applicazione dello stesso, coinvolgendo inoltre le associazioni di categoria al fine di promuovere azioni di tutela per i marchi geograficamente riconosciuti, valorizzando le eccellenze produttive e intraprendendo ogni altra utile azione al riguardo. A firma del Consigliere: Foti

(Discussione)

PRESIDENTE (Rainieri)

TORRI (SI)

RANCAN (LN)

FOTI (FdI)

BERTANI (M5S)

CALVANO (PD)

TARUFFI (SI)

PRESIDENTE (Rainieri)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazioni elettroniche oggetti 5326 - 5327 - 5328 - 5329 - 5330 - 4897

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

La seduta ha inizio alle ore 15,17

 

PRESIDENTE (Rainieri): Dichiaro aperta la centoquarantanovesima seduta della X legislatura dell’Assemblea legislativa.

Sono assenti la presidente dell’Assemblea legislativa, Saliera, i consiglieri Bessi, Soncini, Francesca Marchetti, gli assessori Costi, Bianchi, Mezzetti e Gualmini.

 

Svolgimento di interpellanze

 

OGGETTO 4839

Interpellanza circa l'effettivo sviluppo e la reale applicazione del "Codice Rosa", in materia di accesso al Pronto Soccorso delle donne e dei minori che abbiano subito violenza. A firma del Consigliere: Bignami

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Iniziamo i lavori con lo svolgimento delle interpellanze.

Passiamo all’interpellanza 4839 circa l’effettivo sviluppo e la reale applicazione del “Codice Rosa”, in materia di accesso al Pronto Soccorso delle donne e dei minori che abbiano subito violenza, a firma del consigliere Bignami. Risponderà l’assessore Venturi.

Consigliere Bignami, prego.

 

BIGNAMI: Grazie, presidente.

Direi che già dall’anticipazione che lei ha fatto su richiamo testuale dell’interrogazione, si riesce ad evincere la consistenza della medesima, che attiene ad una valutazione, ad una riflessione su quella che possa essere in questa fase specifica l’effettiva utilità e anche l’effettiva applicazione – dell’utilità credo che nessuno dubiti – del protocollo denominato Codice Rosa, in materia di violenza su donne e minori.

Un’esigenza che si qualifica come particolarmente necessaria in una fase in cui purtroppo le cronache ci consegnano quotidianamente notizie, anche, purtroppo, con riguardo alla nostra Regione, in cui si riscontra in maniera ancora più intollerabile e odiosa il verificarsi di eventi come quelli che purtroppo portano all’attivazione, appunto, dei protocolli di quel Codice Rosa.

Abbiamo allora utilizzato lo strumento interpellanza per consentire un dialogo anche verbale con l’assessore e per avere un feedback in ordine allo stato attuale della situazione.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bignami.

La parola all’assessore Venturi.

 

VENTURI, assessore: Grazie, consigliere. Grazie, presidente.

Prima di leggere la risposta formale, cogliendo anche dalle frasi del consigliere interpellante queste considerazioni che lui svolgeva, che erano state anche oggetto dell’accordo, di una risoluzione che coinvolgeva trasversalmente molti Gruppi – in realtà era datata 11 marzo, in un momento anche abbastanza particolare per l’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, per quello che si sarebbe svolto da lì a pochi mesi –, io ho raccolto quello che è stato fatto, verosimilmente, che è stato preparato tra il 2014 e il 2015, e sono qui, naturalmente, a darne atto e a leggerlo, con tutta la disponibilità che evidentemente cercava il consigliere nella sua introduzione, rispetto al tema della ridiscussione e a quello che è stato fatto finora.

Questa è la risposta che mi è stata preparata dall’assessorato: “A seguito dell’approvazione della diffusione della deliberazione n. 1677/2013 concernente le linee di indirizzo regionali per l’accoglienza di donne vittime di violenza di genere e per l’accoglienza e la cura di bambini e adolescenti, vittime di maltrattamento e abuso, le aziende sanitarie hanno aggiornato, oppure redatto i protocolli operativi locali, e in particolare le procedure d’accesso in via d’urgenza al pronto soccorso e al 118, delle donne vittime di violenza sessuale e domestica e dei bambini e adolescenti vittime di maltrattamento e abuso.

Uno dei punti prioritari delle linee di indirizzo riguarda i rapporti con le altre istituzioni che intervengono nel percorso di assistenza non solo sanitario, quali forze dell’ordine, Procure della Repubblica, enti locali, Prefetture e associazioni di volontariato del terzo settore.

La Regione ha pubblicato all’interno della collana Quaderni del Professionista, due quaderni specifici sulle raccomandazioni per la valutazione clinica e medico-legale, in caso di maltrattamento e abuso, su persone di minore età, ed in caso di violenza di genere, quale strumento concreto di supporto alle attività dei professionisti sanitari che devono accogliere e gestire la persona vittima di violenza.

Per quanto riguarda la fase di accoglienza è prevista l’attribuzione di un codice prioritario, oppure di altra sigla o acronimo condiviso tra gli operatori, da assegnare alla donna che accede al pronto soccorso, qualora vi sia un sospetto di violenza di genere, allo scopo di assicurare un percorso agevolato e adeguatamente riservato e protetto di tutelare la privacy della donna senza rendere palese tale sospetto agli accompagnatori o agli astanti.

Per le persone di minore età, nel citato Quaderno viene richiamato l’esempio del Codice Rosso NAP (che è l’acronimo che significa Non Avere Paura) utilizzato nel percorso sanitario integrato, in caso di violenza sessuale, oppure di sospetto abuso sessuale a carico di minori, in uso a Bologna dal 2013, procedura interaziendale attualmente in corso di aggiornamento, assegnato dall’infermiere del triage all’ingresso in pronto soccorso, a fronte di un maltrattamento o abuso sospetto oppure dichiarato.

L’attribuzione del codice, anche in questo caso ha la funzione di assicurare un percorso prioritario e riservato.

Al fine di favorire l’adozione uniforme su tutto il territorio regionale delle buone pratiche raccomandate nei documenti citati, sono stati organizzati diversi eventi formativi tra i quali quello sul tema del maltrattamento fisico rivolto ai medici del pronto soccorso, ai pediatri, agli ortopedici e ai radiologi, cioè agli specialisti che più di frequente hanno contatto con soggetti che hanno avuto maltrattamenti di carattere fisico.

La Regione Emilia-Romagna è destinataria di un finanziamento, nell’ambito del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, che verrà impiegato per supportare diverse linee di azione, tra cui una formazione biennale di personale del pronto soccorso degli ospedali di tutta la Regione, dei 118 e della rete di riferimento, ospedaliera e territoriale, sanitaria e sociale, per migliorare le capacità di accoglienza delle donne che subiscono violenza.

Il percorso formativo è in fase di progettazione e la realizzazione sarà avviata a partire dal 2018.

Infine, l’Osservatorio nazionale sul fenomeno della violenza, previsto dal Piano straordinario contro la violenza sessuale di genere, adottato con DPCM del 7 luglio 2015, di cui fanno parte anche alcuni rappresentanti regionali, ha come obiettivo l’elaborazione di un nuovo Piano nazionale.

In seno all’Osservatorio, uno specifico gruppo di lavoro sta completando l’elaborazione di linee guida per l’accoglienza delle donne vittime di violenza, in modo da definire indirizzi comuni e condivisi a livello nazionale”.

Ad ogni buon conto, se il consigliere lo ritiene opportuno, visto che facciamo parte di questo gruppo di carattere nazionale, potremmo anche intervenire in Commissione di Assemblea dell’Emilia-Romagna a illustrare, attraverso i tecnici dell’assessorato, le misure che si stanno discutendo a livello nazionale, affinché anche Gruppi che non sono solo quelli di maggioranza, possano avere la possibilità di dare il loro apporto, soprattutto tenendo conto che ormai tre anni fa c’era una risoluzione che impegnava la Giunta rispetto a determinate misure che erano non solo patrimonio del Gruppo che rappresenta il consigliere Bignami, ma anche degli altri Gruppi che facevano e fanno parte dell’Assemblea legislativa della Regione.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore Venturi.

Consigliere Bignami, ha sette minuti.

 

BIGNAMI: Intanto ringrazio l’assessore perché sia all’inizio che al termine del suo intervento, ha connotato con considerazioni di natura politica, che sono poi quelle che qualificano l’interpellanza come strumento differente rispetto all’interrogazione, la risposta medesima.

Devo dire che su questa manifestiamo sia apprezzamento che soddisfazione per il riscontro ottenuto, anche in ordine all’ultima affermazione, in ordine alla possibilità di convocare la Commissione, possibilità su cui evidentemente anche con i nostri tecnici condurremo una valutazione che sarà nostra cura poi riscontrare dall’assessore, in risposta a questa disponibilità.

In termini pratici, la risposta ritengo che oggettivamente abbia messo in filigrana gli elementi di criticità e anche quelli che possono essere gli elementi di valorizzazione di un protocollo che sosteniamo convintamente fin dalla scorsa legislatura, e anche da questo punto di vista quindi si rafforza un’espressione di soddisfazione rispetto alla risposta pervenuta.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bignami.

 

OGGETTO 4910

Interpellanza circa procedimenti riguardanti appalti del Comune di Piacenza. A firma del Consigliere: Rancan

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo all’interpellanza 4910 circa i procedimenti riguardanti appalti del Comune di Piacenza, a firma del consigliere Rancan, a cui risponderà ancora l’assessore Venturi.

Prego, consigliere Rancan.

 

RANCAN: Grazie, presidente. 

Mi rendo conto che, in effetti, il titolo di questa interpellanza è un po’ fuorviante. Comunque, il contenuto riguarda il Comune di Piacenza, inteso come struttura e non come Amministrazione.

Mi premeva sottolineare in questa interpellanza, che è datata 4 luglio, dunque è passato già un po’ di tempo, che alcune indagini condotte dalla Guardia di finanza hanno portato all’arresto di un dipendente del Comune di Piacenza, mentre alcuni funzionari del Comune e diversi dipendenti dell’Azienda sanitaria di Piacenza risultano essere indagati con l’accusa di abuso di ufficio e di falso, dal momento che pare che queste persone – preciso che, comunque, il procedimento è ancora in essere – abbiano spezzettato un appalto del valore complessivo di circa tre milioni di euro per poter affidare direttamente, senza bando e senza gara, i contratti relativi al predetto appalto.

La richiesta è molto semplice: viste le notizie che sono uscite, chiedo se la Regione, qualora venissero confermate le accuse, intende costituirsi parte civile in un eventuale procedimento penale e se intende condannare pubblicamente atteggiamenti e condotte riconducibili a questo spiacevole episodio.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Rancan.

Prego, assessore Venturi.

 

VENTURI, assessore: Grazie, presidente. Grazie, consigliere.

In risposta all’interpellanza in oggetto, sulla base delle informazioni acquisite dall’Azienda USL di Piacenza e quindi, come ha già specificato il consigliere, limitatamente al coinvolgimento o, comunque, all’interesse rispetto all’Azienda USL di Piacenza, le comunico quanto segue. L’Azienda USL di Piacenza al momento non è a conoscenza di ipotesi di reato né di iscrizioni nel registro degli indagati di propri dipendenti in conseguenza delle indagini che la Procura della Repubblica di Piacenza sta svolgendo su alcuni appalti corrispondenti alle considerazioni del consigliere Rancan.

Nel corso di tali indagini, il coinvolgimento dell’Azienda USL ha riguardato l’attività di accertamento condotta presso la sede aziendale dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza, su delega dell’autorità giudiziaria. Gli uffici aziendali hanno collaborato attivamente nello svolgimento degli accertamenti, mettendo a disposizione tutto il materiale documentale richiesto in relazione ad alcuni contratti e procedure d’appalto, nonché offrendo la massima assistenza e supporto agli inquirenti. La Direzione aziendale, pertanto, ha dato e dovrà continuare a dare e prestare la massima collaborazione alle indagini.

In merito all’intenzione della Regione di costituirsi parte civile in un ipotetico procedimento penale, si rileva che da un punto di vista strettamente giuridico, in considerazione della natura degli illeciti ipotizzati, l’azione compete all’Azienda USL quale persona offesa del reato.

L’Azienda USL ha comunicato che, in esito alle decisioni della Magistratura relativamente all’esercizio dell’azione penale, dopo aver preso visione degli atti, valuterà la condotta dei propri dipendenti e adotterà ogni doveroso provvedimento anche nella competente sede disciplinare.

Qualora venissero confermate le accuse, la Regione, nel rispetto dei princìpi della trasparenza, dell’anticorruzione e dell’adozione delle misure conseguenti, valuterà spazi e opportunità di un intervento, in quanto eventuali reati corruttivi sono fortemente contrastati e condannati, come è ovvio, dall’Amministrazione regionale.

Si ricorda che, proprio allo scopo di meglio prevenire e rafforzare l’efficacia e l’effettività delle misure di contrasto al fenomeno corruttivo, la legge regionale n. 9/2017, della quale la relatrice era la consigliera Mori, che è testé passata, contiene una specifica disposizione sulle politiche di prevenzione della corruzione e di promozione della trasparenza. Tale disposizione impone alle Aziende sanitarie di adottare le migliori prassi di attuazione delle disposizioni della legge n. 190/2012 “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione” e del decreto legislativo n. 33/2013 “Riordino della disciplina riguardante il diritto di accesso civico e degli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione delle informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni” adeguando i rispettivi Piani triennali per la prevenzione della corruzione.

Segnalo anche che l’Assessorato alle politiche per la salute sta predisponendo un testo unico per tutte le Aziende sanitarie che riguarda la prevenzione della corruzione e la trasparenza e aggiungo, al di fuori della risposta formale, che comunque viene registrata, che al di là delle competenze relativamente alla costituzione di parte civile la Regione Emilia-Romagna, come ha già fatto in diverse altre occasioni costituendosi parte civile nel momento in cui vi è stato un rinvio a giudizio, non farà mancare la propria costituzione nel momento in cui si dovesse verificare anche in questa occasione il rinvio a giudizio da parte di qualche dipendente, collaboratore o dirigente dell’Azienda USL di Piacenza. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore Venturi.

Prego, consigliere Rancan. Ha sette minuti.

 

RANCAN: Ci metterò molto meno.

Il problema è stato rilevato e si sta compiendo ancora tutto il percorso, all’interno del quale l’Azienda USL di Piacenza si è resa partecipe e collaborativa.

Mi fa piacere rilevare dall’assessore che sicuramente l’Azienda USL si tutelerà e, di conseguenza, anche la Regione, qualora venisse intaccato l’Ente Regione Emilia-Romagna, farà valere i suoi diritti e la sua difesa.

Mi permetto soltanto di dare un ultimo spunto. Invito la Giunta a continuare a monitorare la situazione sull’AUSL di Piacenza affinché questi episodi, che purtroppo troppe volte si verificano nelle Istituzioni pubbliche, siano limitati e a continuare a condannare pubblicamente questi atti, che sono veramente il cancro di tutte le nostre Amministrazioni pubbliche.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Rancan.

Dichiaro chiusa la parte dedicata alle interpellanze.

 

OGGETTO 4897

Delibera: «Documento di economia e finanza regionale DEFR 2018 con riferimento alla programmazione 2018-2020.» (Proposta della Giunta regionale in data 28 giugno 2017, n. 960) (123)

(Dichiarazioni di voto e approvazione)

(Ordine del giorno 4897/1 oggetto 5326 - Dichiarazioni di voto e approvazione)

(Ordini del giorno 4897/2/3/4/5 oggetti 5327 - 5328 - 5329 - 5330 - Dichiarazioni di voto e reiezione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Riprendiamo dall’oggetto 4897.

Siamo alle dichiarazioni di voto congiunte sul provvedimento e sugli ordini del giorno, che sono cinque. Comunico che si è aggiunto l’ordine del giorno 4897/5, a firma della consigliera Gibertoni.

Consigliera Mori, prego.

 

MORI: Grazie, presidente.

Associandomi alle riflessioni formulate in mattinata rispetto alla valutazione sul DEFR, mi preme esprimere alcune considerazioni rispetto all’ordine del giorno sulla violenza contro le donne, che la collega Gibertoni ha proposto in aula in allegato alle considerazioni sul DEFR.

Tutte le considerazioni contenute nell’ipotesi di ordine del giorno sono assolutamente condivisibili. Purtuttavia, se la collega fosse d’accordo, a mio giudizio sarebbe bene farne delle puntuali proposte di approfondimento in Commissione per eventuali ulteriori proposte organiche all’Esecutivo e all’Assemblea nell’ambito della Commissione. Avanzo questa proposta perché come emerge dal DEFR, ma anche dalla costituzione della Commissione per la parità e i diritti delle persone e dai tanti provvedimenti assunti in tal senso dall’Assessorato per le pari opportunità, è ormai assunto e dato per certo che la nostra Regione abbia come politiche strutturali il contrasto e la prevenzione della violenza sulle donne, attuando azioni molto concrete e misurate, tant’è che, attraverso la clausola valutativa, condurremo una serie di misurazioni rispetto all’efficacia delle azioni messe in campo, ad esempio anche sul tema della violenza assistita e sugli altri elementi sottolineati in modo fattivo dalla collega. Insomma, sono tanti gli elementi su cui ci siamo sperimentati in modo molto più complesso e articolato di quello che l’ordine del giorno esprime. Quindi, l’approvazione dell’ordine del giorno non darebbe sufficiente riguardo e attenzione agli elementi che sono già stati, in modo molto specifico, messi in campo dalla Commissione e dalla Regione stessa.

Pertanto, propongo che gli obiettivi dell’ordine del giorno, che fra l’altro sono parziali rispetto a tutti gli obiettivi che abbiamo messo in campo, siano base di riflessione per poi assumere proposte articolate e ancora più puntuali, perché noi, in questo momento, sul tema della violenza contro le donne, oltre alle dichiarazioni d’intento, siamo già pienamente operativi con tante azioni concrete. Se noi potessimo utilizzare le riflessioni della collega sviluppate in Commissione per farne proposte puntuali e non soltanto un invito, questo, ovviamente, sarebbe utile ai nostri lavori e ancora di più all’impegno, che va già molto oltre le dichiarazioni, della nostra Regione.

In questo senso, quindi, propongo questa riflessione. Non possiamo essere d’accordo che l’aula avalli elementi di riflessione per i quali siamo già molto oltre nell’operatività e nelle azioni messe in campo. Grazie molte.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Mori.

Ricordo che ci sono cinque minuti per ogni Gruppo in dichiarazione di voto. Chi vuole intervenire? Se non ci sono interventi in dichiarazione di voto, passiamo alla votazione.

Consigliere Caliandro, prego.

 

CALIANDRO: Chiedo di procedere con il voto elettronico, presidente.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Sugli ordini del giorno o anche sul provvedimento?

 

CALIANDRO: Su tutto.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Caliandro.

Consigliere Bertani, prego.

 

BERTANI: Grazie, presidente.

Intanto, ringrazio il consigliere Boschini perché, in maniera non banale, ma puntuale, cerca di rispondere sempre alle sollecitazioni, anche politiche, che noi sottoponiamo in forma di ordine del giorno.

Ovviamente, accetto un po’ meno la critica dell’ultimo momento. Noi sul DEFR saremmo intervenuti anche per tempo, ma avere intasato le singole Commissioni delle tappe forzate che si stanno facendo sull’autonomia ci ha rallentato e ci ha fatto presentare solo oggi le nostre proposte. Rispetto a questo, apprezziamo che questo dialogo sugli indicatori stia proseguendo. Quindi, va bene approfondire il tema in quel senso con il nostro ordine del giorno.

In merito all’ordine del giorno che, invece, riguarda l’autonomia, quindi il dettagliare nel DEFR l’autonomia e sul fatto che nel DEFR non si parli di autonomia, ringrazio il segretario Calvano per avermi suggerito una chiave di lettura che, purtroppo, non avevo avuto, cioè che bisognava leggere fra le righe, probabilmente una riga sì e una riga no o probabilmente leggendo all’incontrario, dall’ultima pagina fino alla prima, e che lì avrei capito che già lì dentro chiedevamo l’autonomia. Non mi ha convinto molto su questo, purtroppo. Quindi, rimango convinto che quella sia una boutade.

Invece, apprezzo quello che ha detto l’assessore Petitti, che comunque ci sarà uno sforzo, nell’aggiornamento del DEFR, per inserire dei dati. Quindi, dal punto di vista politico non sono convinto. Dal punto di vista, invece, di quello che farete, in parte, lo apprezzo. Non apprezzo quello che ha detto il presidente Bonaccini: “Ci siederemo al Governo e ancora non sappiamo come andrà a finire”. Io temo si sappia già come andrà a finire. A margine delle Conferenze Stato-Regioni, sappiamo che il presidente Bonaccini ha già parlato. Quindi, probabilmente, una sorta di preaccordo esiste già. È vero, poi, e temo su questo che non ci sia strada né per noi né per le altre Regioni, che entro la fine di questa legislatura sarà veramente dura e sarà veramente improbabile che passi una legge nei due rami del Parlamento, a maggioranza, che ci conceda maggiore autonomia.

Quindi, l’interlocuzione che stiamo facendo a spron battuto serve a poco. Secondo noi, andrebbe fatto un lavoro più approfondito, visto che i tempi non ci sono.

Riguardo al DEFR, l’abbiamo già fatto intuire in precedenza, il nostro voto, ovviamente, sarà contrario. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

Consigliere Bignami, prego.

 

BIGNAMI: Grazie, presidente.

Abbiamo ascoltato con interesse la replica del presidente Bonaccini, che evidentemente, con una certa modestia, intesta al lavoro di tutti, ma in realtà a se stesso una serie di risultati. Credo sia legittimo che sul piano politico si richiami l’attenzione dell’opinione pubblica e dell’Aula. Risultati che sicuramente sono anche frutto di un impegno regionale. Egli ha ben detto quando ha richiamato quanto sostenuto dal collega Foti in ordine al dato che, se è colpa della politica quando le cose vanno male, non si può dire che non sia anche merito della politica se qualcosa inverte la rotta. Da questo punto di vista, sicuramente c’è una condivisione di approccio.

Tuttavia, rimane anche in filigrana, ma neanche troppo, tutta una riflessione in ordine al tema dell’articolo 116, che francamente ha reso un po’ surreale questa discussione. Al di là delle affermazioni che il collega Calvano, con il garbo che gli è proprio, ha cercato di indurre, ovvero che vi sarebbe, sostanzialmente, una contaminazione in tutto il DEFR delle valutazioni conseguenti a un’eventuale dilatazione delle competenze, tesi che francamente riteniamo politicamente sostenibile, ma fattualmente non corretta, al di là di questo, in effetti, il DEFR è un documento che verrà pesantemente investito, laddove si riesca a realizzare questo ampliamento di competenza, a meno di non voler ritenere che l’ampliamento di competenza non si realizzi anche con un ampliamento di risorse. Paradossalmente, se non si dovesse realizzare un congruo allargamento di risorse, ci troveremmo a dover fare le nozze coi fichi secchi, perché con gli stessi soldi che oggi ci vengono erogati dovremmo sopportare un ampliamento che, oggettivamente, diverrebbe abbastanza gravoso.

Per questa ragione, siamo un po’ perplessi già sull’impianto, al di là del merito, di questo documento. Se da un lato riteniamo più stimabile la posizione dell’assessore Petitti, che afferma, con grande correttezza, che se passerà questo ampliamento vedremo di rimettere mano, nel limite del possibile, al documento (posizione anche connotata da un sillogismo abbastanza immediato), al contempo, però, riteniamo che ancor di più si debba portare una certa attenzione a quelle che saranno le materie soggette a questo tipo concreto di ampliamento.

Queste valutazioni, oltre a un argomento di natura politica, che evidentemente comporta una non condivisione nelle linee di mandato dell’azione della maggioranza, dell’azione di questa Giunta, ci inducono, evidentemente, a un voto negativo.

Devo aggiungere – e in questo mi fornisce un assist il collega Bertani – un’evidenziazione rispetto al lavoro di cucitura portato avanti dal collega Boschini, di cui comunque gli va dato atto, nel tentativo di comporre un po’ i lavori d’aula, in una materia tutt’altro che semplice. È chiaro che riuscire a padroneggiare, a livello politico, temi così complessi è tutt’altro che semplice. Credo che sia giusto, visto che ogni tanto siamo più critici sulle modalità di conduzione da parte dei relatori della presentazione dei lavori, dare atto anche di questo tipo di lavoro.

Pertanto, riteniamo inevitabile una bocciatura da parte del Gruppo di Forza Italia del documento, con un rinvio a settembre dell’anno prossimo. Riteniamo che, verosimilmente, il percorso che dovrebbe poi portare a un consolidamento di eventuali ampliamenti sul DEFR sarà da valutare l’anno prossimo. Riteniamo inevitabile che, tuttavia, il DEFR sia stato composto senza considerare il tema dell’autonomia. Diversamente, come abbiamo avuto modo anche di dire in sede di Commissione urbanistica, in tema di valutazione della legge urbanistica attualmente all’esame delle Commissioni, sarebbe abbastanza singolare dover bloccare i lavori di tutta l’Assemblea, almeno sotto il profilo dell’attività legislativa, in attesa dell’esito di una discussione che, a nostro modo di vedere, sarà meno banale e meno scontata nelle risultanze finali di quello che qualcuno intende far passare.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bignami.

Ci sono altri interventi? Altrimenti, chiudiamo la fase delle dichiarazioni di voto. Bene.

Nominiamo scrutatori i consiglieri Cardinali, Piccinini e Campedelli.

Se nessun consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione dell’ordine del giorno 4897/1, oggetto 5326, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani e Sensoli, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

41

Assenti

 

9

Votanti

 

40

Favorevoli

 

30

Contrari

 

--

Astenuti

 

10

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’ordine del giorno 4897/1, oggetto 5326, è approvato.

Si proceda alla votazione dell’ordine del giorno 4897/2, oggetto 5327, a firma dei consiglieri Bertani, Sassi e Sensoli, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

40

Assenti

 

10

Votanti

 

39

Favorevoli

 

11

Contrari

 

22

Astenuti

 

6

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’ordine del giorno 4897/2, oggetto 5327, è respinto.

Si proceda alla votazione dell’ordine del giorno 4897/3, oggetto 5328, a firma dei consiglieri Sensoli, Bertani e Sassi, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

40

Assenti

 

10

Votanti

 

39

Favorevoli

 

14

Contrari

 

22

Astenuti

 

3

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’ordine del giorno 4897/3, oggetto 5328, è respinto.

Si proceda alla votazione dell’ordine del giorno 4897/4, oggetto 5329, a firma dei consiglieri Piccinini, Bertani, Sensoli e Sassi, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

40

Assenti

 

10

Votanti

 

38

Favorevoli

 

14

Contrari

 

21

Astenuti

 

3

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’ordine del giorno 4897/4, oggetto 5329, è respinto.

Si proceda alla votazione dell’ordine del giorno 4897/5, oggetto 5330, a firma della consigliera Gibertoni, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

41

Assenti

 

9

Votanti

 

40

Favorevoli

 

15

Contrari

 

22

Astenuti

 

3

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’ordine del giorno 4897/5, oggetto 5330, è respinto.

Se nessun consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione del partito di deliberazione, oggetto 4897, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

43

Assenti

 

7

Votanti

 

42

Favorevoli

 

26

Contrari

 

16

Astenuti

 

--

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’Assemblea approva.

 

Iscrizione di nuovo argomento all’ordine del giorno

 

PRESIDENTE (Rainieri): È pervenuta alla Presidenza una richiesta di iscrizione di un nuovo argomento all’ordine del giorno, a firma dell’assessore Petitti, sull’oggetto 5286: Bilancio consolidato della Regione Emilia-Romagna per l’esercizio finanziario 2016. Delibera di Giunta n. 1353 del 19 settembre 2017.

Ho bisogno di un intervento a favore e di uno contro per l’eventuale proposta di iscrizione di un nuovo argomento.

Chi è a favore? Consigliere Boschini, prego.

 

BOSCHINI: Grazie, presidente.

Intervengo a favore, perché in effetti, per questo provvedimento, vi è la necessità di una particolare solerzia nell’affrontarlo. Sappiamo che è un obbligo presentare il bilancio consolidato entro il 30 settembre. I tempi sono molto stretti, perché noi abbiamo approvato il nostro bilancio consuntivo a fine luglio. Quindi, la struttura ha lavorato in tempi molto rapidi.

Penso che valga la pena, anche per evitare penalità, consentire alla Regione di approvare questo atto. Fra l’altro, sarebbe la prima Regione a farlo. Quindi, penso sia molto importante procedere all’iscrizione oggi di questo atto.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Boschini.

C’è qualcuno contro? Altrimenti, passiamo alla votazione.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’iscrizione di nuovo argomento all’ordine del giorno.

 

(È accolta a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): La richiesta di iscrizione del nuovo argomento è accolta.

 

OGGETTO 5286

Delibera: «Bilancio consolidato della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2016.» (Proposta della Giunta regionale in data 19 settembre 2017, n. 1353) (124)

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Procediamo, quindi, con l’oggetto 5286: Bilancio consolidato della Regione Emilia-Romagna per l’esercizio finanziario 2016.

È aperta la discussione generale. Dieci minuti per ogni consigliere.

La parola all’assessore Petitti per l’illustrazione della proposta.

 

PETITTI, assessore: Grazie, presidente.

Secondo il decreto legislativo n. 118 del 2011 in materia di armonizzazione contabile, noi Regioni ed enti locali abbiamo l’obbligatorietà, da quest’anno, di realizzare il bilancio consolidato.

Per far questo, abbiamo avuto la necessità di presentarlo, veniva ricordato dal consigliere Boschini, in tempi rapidi. Ma l’obbligatorietà del termine fissato dalla normativa statale ha portato le Regioni a manifestare alcune difficoltà. La stessa ANCI è recentemente intervenuta segnalando questa situazione di complessità e di criticità, proprio perché i bilanci consuntivi sono stati presentati a fine luglio, ma riteniamo che fosse necessario rispettare questo tempo perché i vantaggi legati all’attività gestionale della nostra Regione si possano realizzare attraverso nessuna sospensione, nessun periodo di sospensione dell’assunzione del personale.

Quando parliamo di bilancio consolidato, parliamo di un documento contabile a carattere consuntivo che rappresenta anche uno strumento informativo importante, sia da un punto di vista economico-patrimoniale che finanziario, che viene realizzato attraverso il conto economico e la relazione della gestione dei nostri enti strumentali, di tutte le società controllate. Parliamo quindi di enti che si mettono insieme, che riescono a costruire questo elemento di relazione, insieme al bilancio della nostra Regione, che sostanzialmente ha presentato anche una serie di complessità tecniche dovute proprio a tutte le operazioni di consolidamento che sono state effettuate, più di quattrocento operazioni realizzate.

Sotto il profilo procedurale, l’iter di approvazione relativo a questo periodo, quello dell’approvazione dell’aula entro il 30 settembre permette che la buona gestione non incorra nelle misure previste dal decreto legislativo n. 113 del 2016, quindi non viene sospesa questa attività legata alla possibilità di assunzione di personale.

Questa presentazione, fatta anche nella Commissione I ci ha permesso anche di includere in tutto il perimetro di consolidamento l’analisi legata alla predisposizione del bilancio di tutte le nostre società partecipate, società controllate in house che vanno a rafforzare la funzione informativa del nostro bilancio consolidato, e che permettono anche di preparare il percorso rispetto al quale stiamo lavorando, rispetto all’organizzazione delle nostre stesse società partecipate.

È quindi un passaggio importante, che si associa tra l’altro a tutta l’attività di programmazione finanziaria ed economica che stiamo realizzando, che permette ancora una volta di presentare un altro tassello importante, legato alla complessità della nostra stessa programmazione finanziaria.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore Petitti.

Riprendiamo la discussione generale. Consigliere Boschini, prego.

 

BOSCHINI: Grazie, presidente.

Riprendendo i concetti che nella sua illustrazione ci portava l’assessore Petitti, penso che dobbiamo sottolineare l’importanza di questo risultato, perché di fatto è un traguardo arrivare a presentare il bilancio consolidato della Regione Emilia-Romagna, naturalmente con riferimento all’esercizio consuntivo del 2016.

È un atto che richiede la legge, quindi stiamo facendo semplicemente quello che ci è richiesto, però, come sottolineavo prima e come ricordava anche l’assessore, non è semplice arrivare a consolidare un bilancio.

Tecnicamente, cioè, significa mettere insieme il bilancio della Regione come Giunta e come Assemblea, e questo è un primo passaggio che abbiamo già fatto, come ricorderete, nello scorso bilancio. Ma soprattutto significa collegarlo, confrontarlo, quindi anche in qualche modo sommarlo rispetto a una serie di società ed enti strumentali che sono particolarmente importanti, alcuni dei quali hanno anche una dimensione finanziaria particolarmente significativa.

È quindi un risultato importante, perché consente di avere finalmente una visione complessiva sinottica del quadro finanziario della Regione e di tutti gli enti e le società controllate o partecipate dalla Regione.

Sappiamo che in molti casi anche in passato, non certo per la Regione Emilia-Romagna, per esempio per enti locali, è capitato che dentro qualche scatola controllata o partecipata ci fossero le magagne. Non sto a far nomi, però chi conosce un po’ il panorama dell’amministrazione di alcune città, anche nella nostra Regione, sa che questo è capitato. Questo allora rende davvero importante avere un bilancio consolidato perché consente a tutti noi, oltre che ai cittadini, di verificare che questo tipo di sommatoria non dia delle sorprese, e nel caso del bilancio consolidato che ci viene presentato oggi, devo dire che gli elementi rassicuranti e positivi sono diversi. Il primo, e credo più importante, è quello che ci dice che nessun ente o società, partecipato e controllato dalla Regione, ha presentato i risultati economici di esercizio negativo, quindi nel nostro bilancio consolidato, dentro il perimetro di ciò che è stato consolidato, non ci sono risultati economici d’esercizio negativi. Non è scontato, perché molto spesso, soprattutto nel dibattito nazionale, le partecipate vengono presentate come baracconi su cui si scaricano tutte le problematiche.

Nel caso della Regione Emilia-Romagna, quantomeno dal punto di vista del risultato economico, possiamo dire assolutamente e tranquillamente, numeri alla mano, col bilancio consolidato, che non è così.

Nel complesso, il gruppo di amministrazione pubblica della Regione Emilia-Romagna comprende trentaquattro soggetti, che il bilancio consolidato richiama, fra controllate e partecipate. Sono otto società, il resto sono enti strumentali. Non entrano però tutti nel perimetro del consolidamento. In questo perimetro entrano soltanto quattordici, oltre al Capogruppo Regione, naturalmente, fra società ed enti strumentali, per vari motivi: sostanzialmente perché dentro il perimetro di consolidamento entrano le soggettività effettivamente controllate, o quelle partecipate che hanno determinate condizioni. In particolare, l’unica partecipata che entra nel bilancio consolidato è AIPO, l’Agenzia interregionale per il fiume Po, perché anche se non ne deteniamo il controllo dal punto di vista del 50 per cento (abbiamo soltanto il 25), è vero che è un’agenzia complessivamente controllata dalle Regioni, cioè insieme alle altre Regioni che come noi lavorano e sono geograficamente afferenti al bacino del Po, quindi è sembrato corretto, per decisione condivisa anche sul piano tecnico con le altre Regioni, che si procedesse da parte di tutti al consolidamento di questa partecipata.

Ne discutevamo nei giorni scorsi in Commissione. Non fa parte dell’orizzonte del perimetro del consolidamento TPER, che è una partecipazione importante, naturalmente, della Regione, anche dal punto vista finanziario, deteniamo il 46 per cento, però non c’è in senso tecnico il controllo diretto per quello che la legge di riferimento definisce il controllo, in quanto non abbiamo il 50 per cento, nessun altro socio pubblico ha il 50 per cento, non esistono patti parasociali che determinano una possibilità di controllo univoca della società, è una partecipata che non dà servizi diretti in house, ma agisce attraverso gare, eccetera. Quindi, complessivamente non ci sono le condizioni giuridiche per considerarla all’interno del perimetro, però ci veniva ricordato che la normativa dall’anno prossimo abbassa la quota del 20 per cento, la soglia di partecipazione per il consolidamento. Già dall’anno prossimo quindi TPER entrerà necessariamente a far parte del consolidato del 2017.

Per quanto riguarda il merito, il risultato economico del bilancio consolidato, quindi del perimetro dei quattordici enti o società controllate dalla Regione, porta ad un risultato economico positivo per 362 milioni di euro. Ricordavo prima che nessuna di queste società ha un esito negativo, quindi non soltanto è positivo il consolidato, ma i singoli addendi sono positivi.

È negativo il valore del patrimonio netto consolidato al 31 dicembre 2016, negativo per 1.800 milioni, quindi 1,8 miliardi. Naturalmente qui entra in campo anche una tecnicalità di ordine finanziario, cioè è evidente che siccome il soggetto principale del consolidamento è la Regione, la Regione finanzia costantemente attraverso indebitamento, strade, scuole e quant’altro discutiamo ogni giorno, interventi infrastrutturali ai Comuni, si carica dal punto di vista patrimoniale una passività, poi quel patrimonio però entra nei cespiti del bilancio comunale, non di quello della Regione. Questo è un dato che troveremo in questo bilancio consolidato, in tutti i futuri bilanci consolidati e nei bilanci consolidati di tutte le Regioni, perché è un dato strutturale dei bilanci regionali.

Naturalmente lo dico pur non avendo letto i bilanci delle altre Regioni, ma non poteva che essere così. Non li ho letti perché come dicevo prima questo è in assoluto il primo bilancio consolidato che una Regione riesce a realizzare, perché il procedimento non è un procedimento semplice. In particolare, sono necessarie delle operazioni di elisione, cioè, non è sufficiente sommare i totali, ma bisogna tenere conto che questi soggetti, questi enti fra di loro fanno una serie di operazioni incrociate, per cui la stessa cifra entra ed esce dal bilancio e occorre quindi avere il criterio della corrispondenza.

Quando una stessa cifra che riguarda un’interazione fra i diversi enti viene iscritta a bilancio in entrambi, allora si ha il criterio della concorrenza e questo porta al consolidamento di quella cifra. Quindi capite che anche dal punto di vista tecnico è stato fatto in due mesi un lavoro molto complesso: oltre 500 erano state le interazioni che hanno dovuto essere controllate, che sono state oggetto di elisione per dare dei risultati attendibili, quindi credo che sia anche da riconoscere il lavoro importante, dal punto di vista tecnico, che hanno svolto gli uffici.

Chiudo su questo. Era possibile ridurre ulteriormente il perimetro del consolidamento perché avremmo potuto seguire il criterio consentito dalla legge della rilevanza delle partecipazioni, cioè, per esempio eliminare tutto ciò che ha un valore inferiore al 5 per cento del bilancio della Regione. Questo criterio non è stato seguito, proprio perché non ci interessa tener dentro soltanto i pesci grossi, ci interessa tener dentro tutti i pesci che hanno le caratteristiche giuridiche per partecipare al consolidamento del bilancio. Se è un’operazione di trasparenza, deve esserlo fino in fondo, quindi anche se la legge ci consentiva di escludere altri soggetti, si è deciso di non farlo e si è tenuta la maglia più stretta possibile per portare, credo in maniera positiva, un primo bilancio consolidato, poi lo realizzeremo anche per i prossimi anni, anche tecnicamente sicuramente lo strumento crescerà e migliorerà, però intanto credo che questo sia uno strumento importante per il nostro lavoro e per il controllo dei cittadini. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Boschini.

Ci sono altri interventi in discussione generale?

Consigliere Pompignoli, prego.

 

POMPIGNOLI: Grazie, presidente.

La discussione sul bilancio consolidato è una discussione che è iniziata a metà settembre e termina oggi.

Fondamentalmente, la contestazione che abbiamo mosso più che altro sul bilancio consolidato è una contestazione nel metodo - poi, nel merito, arriverò successivamente –, perché noi ci siamo trovati in Commissione bilancio a trattare questo argomento solo alcuni giorni fa.

È chiaro che sta diventando un po’ un modus operandi, da parte del Partito democratico, lanciarci le cose e farcele vedere in pochi giorni, per poi arrivare in Assemblea per votarle.

Questo chiaramente comporta una difficoltà da parte, credo, di tutti i consiglieri. Almeno per quanto mi riguarda ho difficoltà a riuscire a valutare a pieno tutte le caratteristiche di un bilancio consolidato, che come ricordava il consigliere Boschini e la stessa assessore Petitti è il primo anno che viene formulato. Immagino che anche gli uffici siano stati in difficoltà a redigere questo bilancio consolidato, però è anche vero che non ci possiamo trovare, come tutte le volte, ad approvare un bilancio consolidato perché c’è la scadenza imminente del 30 settembre e lo andiamo ad approvare con iscrizione urgente in Assemblea, oggi.

Questa questione di metodo ovviamente sta iniziando un po’ a stancare, almeno per quanto mi riguarda. È un atteggiamento abbastanza non corretto dal punto di vista della maggioranza nell’individuare e buttare là oggetti, senza avere il tempo di poterli verificare attentamente.

Sul merito, ricordava il consigliere Boschini che all’interno di questo bilancio consolidato, dove si fa un panorama anche di tutte le società controllate e partecipate dalla Regione Emilia-Romagna, non è presente TPER. È chiaro che se fosse stato inserito quest’anno anche TPER, ovviamente un bilancio negativo si sarebbe verificato. È anche vero, ci è stato riferito ieri in Commissione dallo stesso assessore Petitti, che fondamentalmente non è stata considerata l’immissione di TPER all’interno del bilancio consolidato perché non ha una partecipazione diretta nella Regione.

È una giustificazione poco credibile, anche se dall’altro lato, ci dice sempre l’assessore, confermato oggi dal consigliere Boschini, che dal prossimo anno TPER verrà comunque inserita nel bilancio consolidato. È chiaro che bisogna capire se TPER ci sarà ancora il prossimo anno, anche perché si vocifera che Ferrovie dello Stato sarà pronta a partecipare e a togliere a TPER ogni tipo di assunzione legata ai trasporti su rotaia.

Ora, è evidente che pare sia stata proprio una coincidenza non fare inserire all’interno del bilancio consolidato TPER, che poteva anche essere inserito, non era vietato per legge non inserirlo, dirci in Commissione che effettivamente dal prossimo anno ci sarà. Come dicevo prima, non si sa neanche se ci sarà più TPER da questo punto di vista, quindi sembra quasi che sia stato fatto un po’ apposta non inserire questo tipo di elemento, che avrebbe portato sicuramente, come dicevo prima, ad un risultato negativo.

È evidente che per quanto riguarda i numeri che sono inseriti all’interno del bilancio consolidato, con quelli che sono stati i rilievi mossi anche dal consigliere Boschini, come si diceva, non siamo stati in grado di verificarli attentamente ed esattamente, in virtù del fatto che in una settimana è difficile riuscire a entrare dentro un meccanismo che la Regione ha già rodato ed era da mesi che ci lavorava, e che purtroppo, come dicevo prima, è arrivato solamente una settimana fa. Nel merito del documento, quello che si pone in evidenza è il mancato inserimento di TPER all’interno del bilancio consolidato. Le giustificazioni che sono state portate, possono essere credibili o meno, io non le ritengo credibili per il mancato inserimento, per cui, per quanto riguarda la nostra posizione, credo che sia assolutamente necessario, quantomeno per le prossime volte, avere il materiale prima per poterlo esaminare in maniera più analitica, punto per punto, e non trovarci, come al solito e com’è accaduto anche per l’articolo 116, di cui parleremo penso ampiamente il 3 ottobre, oggetti caduti un po’ dall’alto, con la fretta di doverli approvare per un motivo, questo, legato alle assunzioni, così ci riferisce l’assessore Petitti, ma credo che siano stati poi molti sindacati ad aver dovuto premere sull’acceleratore nei confronti dell’assessore Petitti per farlo approvare entro il 30  settembre e, dall’altro, da un punto di vista puramente elettorale, che riguarda l’articolo 116. Quindi, chiariamoci bene e cerchiamo di avere, almeno per le prossime occasioni, il materiale in tempi utili per poterlo verificare.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Pompignoli.

Consigliere Bertani, prego.

 

BERTANI: Grazie, presidente.

Anche noi, ovviamente, rimarchiamo il poco tempo a disposizione di una discussione che si è avviata ieri e si conclude oggi. Sicuramente il bilancio consolidato è una novità per la Regione, però non è una novità per l’Amministrazione pubblica, quindi il tempo per prepararsi sicuramente c’era. Quello che abbiamo rimarcato ieri in Commissione e in parte quello che ha sottolineato adesso il consigliere Pompignoli è l’esclusione di TPER dal perimetro del consolidamento. Questa scelta è stata giustificata con il fatto che noi deteniamo soltanto circa il 46 per cento e che TPER non svolge servizi in house direttamente per la Regione.

Alcuni elementi di valutazione, però, ci fanno pensare che forse includerlo nel perimetro sarebbe stato importante, innanzitutto perché la quota di partecipazione che abbiamo in TPER è molto vicina al 50 per cento e inoltre perché TPER ha appena emesso un prestito obbligazionario che ha autorizzato la Regione con una delibera, mi sembra, di luglio 2017, e dal punto di vista politico abbiamo contestato questa decisione. Peraltro, TPER ha restituito degli utili anche alla Regione Emilia-Romagna e, al riguardo, abbiamo detto chiaramente che, se un’azienda pubblica che svolge un servizio pubblico redistribuisce degli utili ai soci, vuol dire che c’è qualcosa che non va, perché o il servizio che ha fornito agli utenti è stato fatto pagare troppo ai fruitori, oppure ha chiesto contributi in eccesso all’Ente pubblico. Insomma, un ente pubblico che svolge un servizio pubblico importante come quello del trasporto pubblico non deve fare utili, ma deve offrire un servizio al costo minimo possibile per gli utenti e il più eccellente possibile. Quindi, redistribuire gli utili non va bene. Tra l’altro, anche qui la Regione fornisce un’anticipazione importante per l’acquisto dei treni.

Da questo punto di vista, pertanto, TPER è ben dentro l’ambito regionale, senza tenere in conto che TPER è un fornitore della Regione Emilia-Romagna, perché è vero che il servizio è stato affidato tramite gara espletata da FER assieme a Trenitalia, ma è altrettanto vero che TPER offre un servizio alla Regione. Quindi, è un motivo in più per originare dubbi circa la sua esclusione dal perimetro. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

Se non ci sono altri interventi in discussione generale, la parola all’assessore Petitti.

Prego, assessore Petitti.

 

PETITTI: Intervengo solo per fare alcune precisazioni rispetto ad alcune considerazioni poc’anzi espresse dai consiglieri.

Innanzitutto TPER chiude il bilancio con 7,5 milioni di utile e un patrimonio netto di 120 milioni, quindi credo sia opportuno, consigliere Pompignoli, fare una fotografia precisa delle nostre società partecipate, come abbiamo già detto anche in Commissione. E TPER non è stato inserito per una questione legata alla non ritenuta priorità del bilancio che in questa fase le società partecipate in house stanno fornendo rispetto a tutto il ragionamento del bilancio consolidato della nostra Regione. L’eventuale inserimento, giuridicamente non previsto, avrebbe solo potuto migliorare, quindi, da questo punto di vista, con le cifre che sottolineavo, i saldi del bilancio consolidato.

Per quanto riguarda i tempi, visto che sia io che il consigliere Boschini abbiamo precisato che i tempi sono limitati, vorrei ricordare che il bilancio della Regione Emilia-Romagna è stato approvato il 31 luglio e i termini fissati dal decreto legislativo n. 118 sono veramente ridotti. E non è un problema dell’Emilia-Romagna, ma tutte le Regioni hanno evidenziato questa difficoltà. Gli stessi Comuni e la stessa ANCI hanno recentemente segnalato una situazione estremamente complessa e critica rispetto ai tempi previsti dal decreto. Quindi, nell’attività di settembre abbiamo voluto presentare il bilancio consolidato e rispettare questa scadenza, che ci sembra comunque importante rispetto anche alla questione legata all’assunzione del personale.

Volevo semplicemente sottolineare questo aspetto e ricordare che TPER presenta un bilancio assolutamente positivo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore Petitti.

Passiamo alla fase delle dichiarazioni di voto. Cinque minuti per ogni Gruppo.

Consigliere Boschini, prego.

 

BOSCHINI: Presidente, grazie.

Vorrei fare un’ulteriore precisazione in ordine alla principale obiezione che mi pare sia stata mossa, che riguarda il tema TPER, su cui mi sono già espresso. C’è poco da fare: la definizione che dà l’aggiornamento degli allegati al decreto n. 118, con il principio contabile 4.4 e i criteri di applicazione, porta lì. È stato acquisito anche un parere, che è citato in delibera, da parte del Servizio Affari legislativi. Insomma, mi sembra che la tematica sia stata seriamente approfondita, quindi mi pare che sia difficile sostenere che TPER è stata esclusa per una specie di decisione politica. C’è, invece, una precisa documentazione tecnica che lo sostiene.

Dal punto di vista dei tempi, sono io il primo a dire che l’Assemblea deve essere tutelata nelle sue prerogative e avere la possibilità di fare il dibattito il più possibile approfondito su qualsiasi oggetto le venga proposto. In questo caso sarebbero ricorse proprio le condizioni previste dall’articolo 33 del Regolamento, vale a dire quelle condizioni di urgenza dettate dalla presenza di una scadenza tecnica, non osservando la quale poteva esporre l’Ente a una forma di penalità o ad altro detrimento, e noi siamo tenuti, in primo luogo, a evitare che qualsiasi cosa possa andare a danno dell’Ente, come appunto la decisione di bloccare procedimenti di assunzione, se necessari per lo svolgimento delle nostre funzioni. A me pare che in questo caso i requisiti dell’urgenza ci sarebbero stati tutti e ci sono tutti anche dal punto di vista, se li avessimo voluti interpretare, dell’articolo 33 del Regolamento dell’Assemblea.

Vorrei, inoltre, fare una riflessione su una tematica che ho già avuto modo di esporre all’assessore. Oggettivamente è molto difficile fare i bilanci consolidati con i tempi dettati dalla norma, dal momento che i bilanci consolidati si basano sulla chiusura consuntiva dei bilanci non solo della Regione, ma di tutti gli enti e le società, e i consuntivi si fanno sostanzialmente a fine luglio o addirittura, come qualcuno ha fatto, nei primissimi giorni di agosto. Quindi, da quel momento scatta la luce verde e si può cominciare a scaricare i dati, a confrontarli, a compiere quelle operazioni di elisione che richiamavo prima, che sono state più di 500. Confesso che non è stato affatto banale essere riusciti a produrre un documento, per la metà di settembre, completo e corretto dal punto di vista contabile e finanziario. Come ricordava l’assessore, l’ANCI stessa ha sollecitato a rivedere la normativa, perché è evidente che lasciare due mesi fra la scadenza per i consuntivi e la scadenza per la presentazione dei consolidati significa sottoporre qualsiasi Regione e qualsiasi Ente locale a un tour de force. Non a caso, ripeto, ANCI stessa ha sollecitato questo elemento.

Pertanto, nel rendermi conto che le condizioni di lavoro proposte non sono state ottimali per l’esame dell’Assemblea, mi pare che la motivazione formale sia assolutamente accoglibile e che non dipenda dalla volontà della maggioranza o del Partito democratico questo tipo di procedura, ma è così oggettivo il problema che persino ANCI e anche le altre Regioni stanno spingendo acché l’attuale tempistica, oggi pari a due mesi, venga prolungata.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Boschini.

C’è qualche altro intervento in dichiarazione di voto? Nessun intervento in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, la delibera oggetto 5286.

 

(È approvata a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): La delibera oggetto 5286 è approvata.

 

OGGETTO 5072

Richiesta di istituzione, proposta dal consigliere Alleva, ai sensi dell’art. 60, comma 1 del Regolamento interno dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna e dell’art. 40, comma 1 dello Statuto della Regione di una Commissione assembleare di inchiesta sui fatti della strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980.

(Discussione e rinvio dell’argomento in Commissione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo all’argomento oggetto 5072: Richiesta di istituzione, proposta dal consigliere Alleva, ai sensi dell’articolo 60, comma 1, del Regolamento interno dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna e dell’articolo 40, comma 1, dello Statuto della Regione di una Commissione assembleare di inchiesta sui fatti della strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980.

Istituzione di una Commissione assembleare d’inchiesta - articolo 40, comma 1, dello Statuto e articolo 60, comma 1 e seguenti, del Regolamento interno. L’Assemblea, con deliberazione a maggioranza assoluta dei suoi componenti, istituisce commissioni di inchiesta per lo svolgimento delle funzioni di cui all’articolo 40, comma 1, dello Statuto.

Ricordo che si vota con il dispositivo elettronico.

Passiamo alla discussione generale sul documento.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Alleva. Prego.

 

ALLEVA: Vorrei preliminarmente spiegare ai colleghi un po’ il senso di questa richiesta, anche perché per le cose che dirò probabilmente alla fine la mia domanda comprenderà la possibilità di rimandare questa discussione a una Commissione tra quelle già esistenti. Ne spiego le ragioni.

Tutti noi, in particolare i cittadini emiliani, in relazione al terribile attentato del 2 agosto, abbiamo maturato, se non altro, la sensazione che non tutta la verità sia stata accertata, anzi una piccolissima parte della verità è stata accertata, che in definitiva l’azione giudiziaria, estremamente complessa, sia terminata con l’individuazione, anch’essa molto discussa, dei responsabili materiali, degli esecutori, ma che tante, troppe cose siano rimaste in ombra. Come a dire che molti, moltissimi sono ancora i fili appesi, tanto da non riuscire in definitiva a dire una parola di certezza su questo gravissimo episodio, o che comunque un giudizio debba pur esser dato su come si sono svolti questi fatti e si è svolta questa inchiesta.

Fino a che si tratta dell’opinione di singole persone o anche di gruppi io ritengo che non vi sia un’effettiva presa di posizione storica, come invece deve esistere su questi fatti. La ragione vera per cui ho chiesto questa Commissione d’inchiesta è che deve esistere una lettura, una valutazione, una presa di posizione dell’Ente Regione, come Istituzione esponenziale di questa comunità, su quei fatti e su come è stato condotto o perché non è riuscito pienamente l’accertamento delle responsabilità in quelle vicende.

Mi è stato fatto presente da parte di alcuni colleghi che una Commissione regionale ha poteri limitati rispetto a una Commissione nazionale, che manca evidentemente di quei poteri cogenti che, invece, sono tipici di una Commissione d’inchiesta parlamentare, di una Commissione stragi o altro. Tuttavia, a questi colleghi rispondo che lo scopo primo dell’iniziativa che io propongo è quello di dare noi, come Ente Regione, una lettura di ciò che è avvenuto, una lettura dell’inchiesta che vi è stata, una lettura delle zone d’ombra che ancora restano, e che quindi poi consequenziale potrà essere una richiesta da parte di questa Assemblea e di questa Regione della riapertura di una Commissione d’inchiesta parlamentare.

Da questo punto di vista vorrei, oltre che chiarire, un po’ modificare la mia richiesta. Propongo di non procedere oggi alla votazione, ma contemporaneamente invito ad assumere l’impegno che l’argomento venga rimandato alla Commissione VI (Parità e diritti), che è una sede assolutamente idonea, affinché si possa organizzare insieme questa rilettura, questo ripensamento, questa valutazione comune intorno a quella vicenda e all’inchiesta che ne è seguita per riferirne e per assumere una posizione ufficiale da parte di questo Ente. D’altronde, questa vicenda non può essere consegnata così alla storia, se non vi è stata almeno una valutazione da parte dell’Ente Regione, a mio avviso.

Questa, quindi, è la mia richiesta: non procedere oggi a una votazione, ma concedere una delega a trattare questo argomento in Commissione VI. Su questo chiedo ai colleghi di volersi pronunziare.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Alleva.

Consigliera Piccinini? Per quale motivo?

 

PICCININI: Vorrei intervenire in merito all’oggetto.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Non è possibile perché, visto che il collega ha chiesto un rinvio in Commissione, sono ammessi a parlare uno a favore e uno contro per l’eventuale rinvio in Commissione. Non c’è discussione in questo caso.

Consigliere Foti, prego.

 

FOTI: Signor presidente, il rinvio in Commissione prospettato dal presentatore di questa proposta ha una sua ragion d’essere nel momento in cui è l’unico firmatario, che quindi legittimamente ha la disponibilità della proposta stessa in esame. Io, però, debbo dire che in termini regolamentari non mi pare che sia possibile che la costituzione di una Commissione d’inchiesta sia sottoposta ad una Commissione. Sarebbe diverso se fosse una risoluzione.

Ad ogni modo, al di là dell’aspetto regolamentare, che mi interessa limitatamente, ciò che, a mio avviso, rileva è che penso non sia neanche la Commissione d’inchiesta, tra l’altro nella fattispecie limitata nei suoi poteri non avendo le competenze dell’autorità giudiziaria, a differenza delle Commissioni parlamentari d’inchiesta, che questo potere lo hanno e non lo hanno utilizzato. Comunque, a prescindere da questo aspetto, a me pare che qualsiasi Commissione venga istituita senza che il Governo, che è l’unico legittimato a farlo, tolga il segreto di Stato su documenti che dimostrano in modo inequivoco come non vi siano stati soltanto dei depistaggi, come non vi sia stato soltanto un inquinamento delle prove, ma vi siano delle questioni di ordine politico internazionale, rilevate in un’intervista al Corriere della Sera anni dopo dall’allora presidente emerito Francesco Cossiga, che dimostravano e attestavano come vi fosse una pista palestinese, che non si è voluta seguire nella strage di Bologna…

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliere Foti…

 

FOTI: Questo è un dato acclarato…

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliere…

 

FOTI: Signor presidente, capisco che lei mi dica che è una questione procedurale, ma dato che la questione procedurale, a mio avviso, non sussiste, perché non ritengo che questa sia la sede che può decidere un rinvio in Commissione di argomento, che è specificatamente indicato per materia, in materia riservata all’Assemblea, allora penso di poter sviluppare l’intervento nei tempi assegnati dal Regolamento...

 

PRESIDENTE (Rainieri): Io volevo dirle un’altra cosa. In merito a questo lei può intervenire, ma stava entrando nel merito dell’argomento in questione, il che ci porterebbe ad aprire la discussione generale e a dare avvio a un vero e proprio dibattito.

Oggi siamo nella condizione che il professor Alleva, unico firmatario della richiesta di istituzione della Commissione, ha chiesto un rinvio…

 

FOTI: Ha chiesto un rinvio in Commissione, mi scusi.

 

PRESIDENTE (Rainieri): In Commissione, sì. Ha chiesto un rinvio in Commissione.

 

FOTI: Io vorrei sapere in base a quale articolo del Regolamento possiamo rinviare in Commissione una proposta di...

 

PRESIDENTE (Rainieri): Lei ha ragione. Se parliamo del fatto che si possa rinviare o meno in Commissione, è un conto. Se parliamo del merito della richiesta di istituzione della Commissione, è un altro. Dobbiamo decidere cosa vogliamo fare.

 

FOTI: Io, signor presidente, sono abituato a trattare gli argomenti all’ordine del giorno, e questo argomento all’ordine del giorno è chiaro nella sua trattazione. Se, poi, il consigliere Alleva, legittimamente, lo ritiene, come altri consiglieri, io non ho difficoltà a fare un dibattito su una risoluzione in Commissione sul tema, ma è certo che il tema della costituzione di una Commissione d’inchiesta è riservato all’Aula e non ad altri organi.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Consigliere Campedelli, prego.

 

CAMPEDELLI: Dato che viene chiesto un parere rispetto alla richiesta del collega Alleva, sono d’accordo sul fatto di spostare la discussione nel merito in Commissione. Fermo restando che le Commissioni d’inchiesta sono potestà dell’aula, il consigliere Alleva chiede che venga fatto un ragionamento diverso rispetto all’oggetto presentato, nel senso che chiede di andare in Commissione. Quindi, penso che la Commissione possa essere utile per approfondire le questioni in essere trattate dal consigliere Alleva, ma anche quelle trattate dal collega Foti, che mi ha preceduto.

Per cui, sono favorevole.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Campedelli.

Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: A questo punto, interveniamo anche noi.

Noi siamo contrari alla discussione in Commissione. Non vedo che cosa ci sia da approfondire, posto che, comunque, io ero rimasta ferma alla discussione di maggio. Il consigliere Campedelli forse se lo ricorderà, perché ci fu un dibattito. Okay. In quella sede, noi presentammo una risoluzione in merito alla notizia che uscì sul mancato stanziamento dei fondi destinati ai familiari delle vittime. In quella sede, votammo una risoluzione del Partito Democratico in cui si parlò di desecretazione, di intervento della Giunta. Io sono ancora ferma qua. La Giunta che cosa ha fatto? Vogliamo di nuovo approfondire e fare un’altra risoluzione, la risoluzione della risoluzione, senza avere nemmeno una risposta?

 

PRESIDENTE (Rainieri): Va bene. Grazie, consigliera Piccinini.

Come detto dai consiglieri Foti e Campedelli, la risoluzione può essere rinviata in Commissione, ma non può essere votata in Commissione. Quindi, si può fare una discussione in Commissione. Se il consigliere Alleva vuole riproporre in votazione l’istituzione della Commissione, deve per forza venire in Aula.

Quindi, se volete, votiamo il rinvio in Commissione, ma che non può essere votata la Commissione stessa all’interno della Commissione. Scusate il gioco di parole. Ci siamo capiti.

Il professor Alleva è d’accordo?

 

(interruzione del consigliere Bertani)

 

Consigliere Bertani, su che cosa?

 

(interruzione del consigliere Bertani)

 

Se vuole, glielo rispiego.

Il Regolamento prevede che si possa rinviare in Commissione la richiesta dell’istituzione di una Commissione d’inchiesta.

 

(interruzione del consigliere Bertani)

 

Certo.

Quindi, in Commissione si ripropone la discussione, ma, per avere una votazione sulla richiesta, deve essere eventualmente ripresentata in Aula. Quindi, noi oggi non votiamo l’istituzione della Commissione, ma votiamo il rinvio nella Commissione competente della discussione della Commissione d’inchiesta. Sono stato sufficientemente chiaro?

Consigliere Foti, prego. L’ho anticipata io.

 

FOTI: Non per essere noioso e al di là del principio dell’economia dei lavori, che mi sembra non appartenga, evidentemente, all’iter di questa iniziativa, perché se si ripete due volte una discussione, evidentemente, senza alcuna votazione produttiva, ha poco senso, ma al di là di ciò io gradirei che mi fosse chiarito l’articolo sulla base del quale si intende operare in questo modo.

Torno a ripetere: mentre la risoluzione può essere rimandata in Commissione anche a semplice richiesta del richiedente, perché abbiamo semplificato la procedura del Regolamento, diversamente ogni volta la Conferenza dei Capigruppo avrebbe dovuto assentire, quindi si è assunta una decisione ab origine dicendo che la Conferenza dei Capigruppo, se richiedente, ne fa richiesta e, ovviamente, è favorevole al rinvio in Commissione, in questo caso, la costituzione della Commissione d’inchiesta mi pare avvenga in questo modo, ossia un testo viene mandato al presidente dell’Assemblea legislativa, il quale lo assegna direttamente all’Aula. La qual cosa significa che è un passaggio, quello della Commissione, non previsto né in termini di parere né in termini di discussione, perché viene affidato direttamente all’aula.

Del resto, le poche volte che abbiamo richiesto la costituzione di una Commissione di inchiesta in questa consiliatura mi pare siano venute tutte ed esclusivamente in Aula e tutte puntualmente bocciate. Mi riferisco alle richieste. La Commissione d’inchiesta mi pare sia materia regolata da Regolamento e da Statuto e non è assimilabile ad altri provvedimenti e procedimenti, perché il progetto di legge – come è noto – viene assegnato alle Commissioni. Io, ad esempio, prima ho sentito che viene assegnata alla Commissione VI. Sarei grato di capire perché non alla Commissione I, ad esempio. Ma questo è un altro paio di maniche. Trattandosi della costituzione di una Commissione d’inchiesta, mi pare che abbia attinenza con il procedimento delle Commissioni e il procedimento delle Commissioni è sempre stato oggetto della Commissione I. Comunque, questo sarà un problema di chi assegnerà, ossia il presidente dell’Assemblea una volta che avrà l’atto.

Io chiedevo soltanto di conoscere articolo e comma del Regolamento che si applica per questa procedura.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

In base all’articolo 74, comma 1, le risoluzioni, come in questo caso la Commissione, possono essere...

 

(interruzioni)

 

Sì, aspetti.

Possono essere rinviate in Commissione senza che avvenga una votazione.

 

(interruzioni)

 

No, non stiamo votando. Stiamo...

 

(interruzioni)

 

No, ma abbiamo…

 

(interruzioni)

 

Non votiamo l’atto. Votiamo semplicemente la volontà di rinviarla o meno. Se l’Aula decide di non rinviarla, va discussa e votata, poi, in Aula.

Consigliere Foti, prego.

 

FOTI: Noi non possiamo qualificare questa come una risoluzione, perché offenderemmo...

 

PRESIDENTE (Rainieri): No, consigliere, io ho detto “anche”. Non ho detto che è la stessa cosa. Ho detto che anche le risoluzioni – questa non è una risoluzione – possono essere rinviate in Commissione.

Grazie, consigliere Foti. Consigliere Campedelli, prego.

 

CAMPEDELLI: Chi ha presentato l’atto ritiene di chiedere lo spostamento della discussione e della votazione dell’atto in oggetto, per cui non si va a delegittimare nessuno. Semplicemente, chi l’ha presentato chiede di spostarlo per attivare una discussione più approfondita, nella sua intenzione, all’interno di una Commissione. Punto. Questa è la questione. Quindi ribadisco, non si va a delegittimare nessuno. E l’atto non viene nemmeno equiparato a una risoluzione. Se io presento un atto, posso chiedere all’aula di non votarlo e di spostare la discussione di questo atto, o no?

 

PRESIDENTE (Rainieri): Va bene. Grazie, consigliere Campedelli.

Gli scrutatori sono gli stessi e sono ancora tutti presenti.

Metto in votazione, per alzata di mano, la richiesta di rinvio in Commissione dell’oggetto 5072.

 

(È accolta a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): La richiesta di rinvio in Commissione è accolta.

Il consigliere Foti non partecipa alla votazione.

Passiamo agli atti di indirizzo.

 

Richiamo al Regolamento

 

PRESIDENTE (Rainieri): Prego, consigliere Foti.

 

FOTI: Essendo stata effettuata questa votazione, chiedo, ai sensi dell’articolo 60, comma 2, del Regolamento, che della questione sia investito l’Ufficio di Presidenza, perché è stato l’Ufficio di Presidenza e non altri ad aver legittimato l’ammissibilità di questo argomento all’ordine del giorno. L’articolo 60, comma 2, recita: “La richiesta di istituzione della Commissione d’inchiesta può essere formulata da ciascun consigliere regionale ed è presentata all’Ufficio di Presidenza e inserita all’ordine del giorno della prima seduta utile dell’Assemblea”.

Tra l’altro, non ho capito se, a questo punto, andiamo all’Assemblea del 3.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Ne parliamo nell’Ufficio di Presidenza, che è fissato per domani. Grazie.

 

Richiesta di iscrizione di nuovi argomenti all’ordine del giorno

 

PRESIDENTE (Rainieri): È pervenuta alla Presidenza la richiesta di iscrizione di un nuovo argomento all’ordine del giorno e la contestuale inversione dell’ordine dei lavori del seguente oggetto: Risoluzione 5318 che impegna la Giunta a prevedere nel nuovo ordinamento della polizia locale il requisito obbligatorio di appartenenza alla medesima per coloro che ricoprono l’incarico di comandante e una tutela di natura legale e assicurativa per tutti gli agenti facenti parte del suddetto corpo di polizia, a firma dei consiglieri Rancan, Rainieri, Bargi, Daniele Marchetti, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli, Delmonte e Fabbri.

Uno a favore e uno contro per l’iscrizione. Consigliere Rancan, prego.

 

RANCAN: Grazie, presidente.

L’iscrizione di questa risoluzione credo debba avvenire. Oggi vi è stata una manifestazione di agenti della polizia locale, che hanno rappresentato perplessità e richieste su quella che poteva essere una necessità derivata dalla redazione della nuova normativa sulla polizia locale.

Quindi, chiediamo l’iscrizione di questa risoluzione per cercare di dare un segnale e anche per capire e confrontarci sulle tematiche che sono state poste oggi all’attenzione dei consiglieri regionali.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Rancan.

Uno contro? Nessuno contro.

Metto in votazione, per alzata di mano, la richiesta di iscrizione di nuovo argomento all’ordine del giorno.

 

(È respinta a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): La richiesta è respinta.

È pervenuta alla Presidenza una richiesta di iscrizione di un nuovo argomento all’ordine del giorno e la contestuale inversione dell’ordine dei lavori del seguente oggetto: Risoluzione 5303 che impegna la Giunta a condannare con forza l’azione repressiva intrapresa dal Governo di Madrid nei confronti delle legittime aspirazioni indipendentiste della Catalogna, protestando formalmente nei confronti dell’Ambasciata spagnola in Italia e a convocare con urgenza l’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna in caso di dichiarazione d’indipendenza della Catalogna, per riconoscerla con atto formale come Stato e inviare contestualmente la richiesta di fare altrettanto agli altri Consigli regionali e al Parlamento italiano, a firma dei consiglieri Bargi, Fabbri, Rainieri, Marchetti Daniele, Delmonte, Rancan, Pettazzoni, Liverani e Pompignoli.

Il procedimento prevede un oratore a favore e uno contro.

Consigliere Foti, prego.

 

FOTI: Io chiedo soltanto che nella Capigruppo di domani sia inserito anche l’argomento “risoluzioni”. Dato che lei era presente, come altri componenti dell’Ufficio di Presidenza, da Regolamento le risoluzioni andrebbero iscritte tutte. Se noi stabiliamo un principio per cui le risoluzioni vengono iscritte secondo la discussione delle stesse e, soprattutto, secondo il principio per cui il Gruppo del PD ne ha due, uno ne ha una e un altro ne ha una, se continuiamo a metterle in questo modo, tanto vale iscriverle tutte. Poi ognuno si chiede sistematicamente cosa inserire in quel momento.

Ci sarà un ordine del giorno variabile, ma questo è il Regolamento.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti. Ne prendiamo atto.

Consigliere Bargi, prego.

 

BARGI: Chiedo scusa ai colleghi per questa procedura sicuramente non consona. Di solito non faccio mai richieste di questo tipo, però le tempistiche sono quelle che sono. Domenica, come sapete, è la data di convocazione del referendum oggetto di questa risoluzione. Parliamo di una proposta che, per tempistiche, sarebbe interessante poter affrontare.

Ritengo anche che non ci sia una particolare discussione dietro, nel senso che si chiede di dare o meno l’appoggio e condannare un certo tipo di atteggiamento, neanche particolarmente grave e lesivo del diritto democratico di un popolo europeo di potersi esprimere in un referendum. Credo vi sia l’interesse ad esprimere con alzata di mano il voto e che lo si possa fare anche in tempi piuttosto brevi. Altrimenti, passerà oltre. Però, è chiaro che, per tempistica, ha più senso discuterla ora, oggi, o anche domani, non è un problema per noi, ma prima del giorno 1.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bargi.

Uno contro? Nessuno contro.

Metto in votazione, per alzata di mano, la richiesta di iscrizione di nuovo argomento all’ordine del giorno (risoluzione 5303).

 

(È respinta a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): La richiesta di iscrizione è respinta.

 

Inversione dell’ordine dei lavori

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo, ora, a un’altra richiesta pervenuta alla Presidenza di inversione dell’ordine dei lavori sui seguenti oggetti abbinati: 4984, risoluzione che impegna la Giunta a contrastare, in ogni sede e luogo istituzionale, l’accelerazione della procedura di approvazione così come la ratifica finale del trattato CETA, chiedendo l’apertura di un confronto ampio e partecipato sugli effetti dell’approvazione di tali trattati sul tessuto economico-sociale, l’ambiente e i diritti del nostro Paese, ribadendo inoltre, nelle appropriate sedi istituzionali, il diritto delle Regioni di poter essere interpellate e coinvolte sulle questioni riguardanti gli impatti dell’approvazione dei trattati di libero scambio sui diritti del lavoro, sulla tutela dei territori da investimenti esteri insostenibili a livello ambientale e sociale e sulla tutela delle economie locali da competizioni troppo spesso al ribasso, a firma dei consiglieri Torri, Taruffi e Alleva.

La 4914 è abbinata alla 4984, la 4886 è anch’essa abbinata, così come la 4992.

Per la richiesta di inversione, uno a favore e uno contro.

Consigliere Taruffi, prego.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

Visto che il tema sta per essere trattato in Senato proprio in questi giorni, riteniamo sia utile procedere all’inversione, proprio per essere sicuri di affrontare la discussione in tempi utili affinché questa Assemblea possa esprimersi sul tema.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Taruffi.

Contro? Nessuno.

Metto in votazione, per alzata di mano, la richiesta di inversione dell’ordine dei lavori.

 

(È accolta a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’inversione è accolta.

 

OGGETTO 4984

Risoluzione per impegnare la Giunta a contrastare, in ogni sede e luogo istituzionale, l'accelerazione della procedura di approvazione così come la ratifica finale del trattato CETA, chiedendo l'apertura di un confronto ampio e partecipato sugli effetti dell'approvazione di tali trattati sul tessuto economico-sociale, l'ambiente e i diritti nel nostro Paese, ribadendo inoltre, nelle appropriate sedi istituzionali, il diritto delle Regioni di poter essere interpellate e coinvolte sulle questioni riguardanti gli impatti dell'approvazione dei trattati di libero scambio sui diritti del lavoro, sulla tutela dei territori da investimenti esteri insostenibili a livello ambientale e sociale e sulla tutela delle economie locali da competizioni troppo spesso al ribasso. A firma dei Consiglieri: Torri, Taruffi, Alleva

(Discussione)

 

OGGETTO 4914

Risoluzione per impegnare la Giunta ad assumere ogni iniziativa utile finalizzata ad informare e sensibilizzare l'opinione pubblica e gli enti locali della Regione Emilia-Romagna sul CETA e sui rischi ad esso collegati, a farsi parte attiva presso le istituzioni europee perché non si giunga alla completa efficacia del trattato, ad esprimere la chiara e netta contrarietà della Regione Emilia-Romagna nei confronti del trattato CETA adottando tutte le misure necessarie, in particolare nelle sedi istituzionali, per scongiurarne la ratifica da parte del Parlamento italiano. A firma dei Consiglieri: Bertani, Sensoli, Sassi

(Discussione)

 

OGGETTO 4886

Risoluzione per impegnare la Giunta ad invitare il Governo e il Parlamento a sospendere l'iter parlamentare per l'approvazione del ddl n. 2849 "Accordo di partenariato strategico tra l'Unione Europea e i suoi Stati membri, da una parte, e il Canada, dall'altra, fatto a Bruxelles il 30 ottobre 2016", ad intervenire in sede europea perché siano assicurate maggiori tutele per le produzioni agroalimentari, soprattutto quelle di qualità contraddistinte dai marchi tipici, attribuendo inoltre migliori garanzie alle piccole e medie imprese oltre che ai lavoratori. A firma dei Consiglieri: Fabbri, Rainieri, Marchetti Daniele, Bargi, Delmonte, Rancan, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli, Bignami

(Discussione)

 

OGGETTO 4992

Risoluzione per impegnare la Giunta, relativamente all'Accordo economico e commerciale CETA tra il Canada e l'Unione europea, a rappresentare la contrarietà sui contenuti dell'Accordo dell'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna ai soggetti istituzionali investiti della funzione di ratifica e successiva eventuale applicazione dello stesso, coinvolgendo inoltre le associazioni di categoria al fine di promuovere azioni di tutela per i marchi geograficamente riconosciuti, valorizzando le eccellenze produttive e intraprendendo ogni altra utile azione al riguardo. A firma del Consigliere: Foti

(Discussione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo, quindi, al dibattito delle risoluzioni 4984, a firma dei consiglieri Torri, Taruffi e Alleva; 4914, a firma dei consiglieri Bertani, Sensoli e Sassi; 4886, a firma dei consiglieri Fabbri, Rainieri, Marchetti Daniele, Bargi, Delmonte, Rancan, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli e Bignami; la 4992, a firma del consigliere Foti.

Ha chiesto la parola il consigliere Torri. Prego.

 

TORRI: Grazie, presidente.

Intervengo per illustrare il documento di cui sono firmatario insieme ad altri colleghi. Si tratta del CETA, il trattato economico di libero scambio tra Europa e Canada. In particolare, l’impegno che chiediamo con il nostro documento è quello di contrastare l’approvazione di questo trattato così com’è e, contestualmente, di aprire un ampio confronto relativo non soltanto ai temi del trattato, ma più in generale ai temi del commercio internazionale, soprattutto per quanto riguarda i prodotti agricoli e i prodotti tipici italiani, ma non soltanto, anche i diritti e le condizioni di lavoro. Sono tutti aspetti che riteniamo, nell’affrontare le trattative tra Unione europea e Canada relative a questo accordo, siano stati tralasciati, esigenza per la quale abbiamo ritenuto di presentare questo documento. Infatti, in primo luogo vi è la necessità di una maggiore trasparenza quando si affrontano temi di questo tipo.

È chiaro che non è semplice nel momento in cui gli accordi vengono presi a livello europeo, dall’Unione europea direttamente, con Stati fuori dal nostro continente, motivo in più per cui cerchiamo di stimolare un maggiore attivismo anche da parte della Regione per intervenire proprio in direzione di un maggiore coinvolgimento dei cittadini e degli enti locali a tutti i livelli in queste trattative.

Tra gli elementi che riteniamo critici di questo trattato c’è, in primo luogo, il ruolo che non viene riconosciuto, quando si tratta di condizioni di lavoro e quando si tratta di produzioni agricole, agli enti locali minori, quindi più vicini al territorio e quindi i primi portatori delle esigenze territoriali, quelli che realmente potrebbero difenderle. Riteniamo che sia carente il trattato per quanto riguarda la tutela dei prodotti tipici italiani in materia di agricoltura.

Tante volte ci vantiamo del fatto che la nostra Regione è la più importante per quanto riguarda il numero di prodotti DOP e IGP, e facciamo bene a vantarcene, tanto più che questa è una verità. Il trattato, tuttavia, tutela soltanto alcuni di questi marchi a livello nazionale, tralasciandone altri, rinunciando, fondamentalmente, a tutelare completamente uno dei nostri punti di forza, ovvero l’eccellenza a fronte di produzioni intensive.

Un’altra carenza la rileviamo per quanto riguarda la tutela dei lavoratori, dal momento che viene fatto un accordo con il Canada nonostante il Canada, a differenza degli Stati europei, non abbia sottoscritto molti dei trattati internazionali sulla legislazione, per la tutela dei lavoratori e per la salvaguardia delle condizioni di lavoro, altro elemento che crediamo metta l’Europa in una posizione più debole rispetto a quella del Canada.

Siamo costretti a rinunciare a degli standard maggiori a favore di un partner che ha standard più bassi. Quindi, sostanzialmente, così facendo, accettiamo un compromesso al ribasso che non credo, da un punto di vista italiano, ma non solo, tanto che altre regioni anche in Europa si sono espresse contro questo trattato, non ci porta vantaggi.  

Vengo a un terzo elemento che riteniamo negativo di questo trattato, come avevo già avuto modo di affermare in Commissione I, ed è, credo, almeno dal mio punto di vista, forse, l’elemento più difficile da accettare e che andrebbe rigettato in pieno, quello, tra gli articoli del trattato, che porta ad accettare di rimettere le controversie tra Stati e imprese multinazionali ad un tribunale, ad una giustizia che non sia quella statale, accettando così una forma di giustizia sovraordinata che, però, appunto, è sovraordinata anche alla stessa Unione europea e ai singoli Stati, adattandosi quindi a una forma di diritto che potremmo definire privatizzato e che comunque mette gli Stati in secondo piano rispetto alle imprese multinazionali.

È chiaro che un principio di questo tipo per noi non può essere accettato, ovvero, in nome del mercato, rinunciare anche a un’universalità del diritto è una visione che non accettiamo. Preferiremmo piuttosto il contrario.

La nostra non è un’opposizione a un trattato commerciale tanto per opporsi, ma è l’affermazione di una diversa modalità che vorremmo venisse utilizzata nel fare questo tipo di trattati, e cioè affermare la preminenza del pubblico e degli Stati rispetto all’economia in maniera che la possano governare e non sono accettarne le dinamiche, soprattutto in funzione, perché lo può fare più il pubblico che non il privato, di una tutela del lavoro e delle condizioni di lavoro, che poi sono strettamente connesse alle eccellenze che un territorio può esprimere. Da qui il collegamento tra la tutela delle nostre tipicità, che fanno forte l’Italia più di altri Stati, e la tutela delle condizioni di lavoro che, a leggere le cronache, probabilmente dovremmo intensificare ancora di più in patria prima che spingerci a richiederla anche fuori. Comunque, è una richiesta che dobbiamo sempre fare con forza dal momento che abbiamo sottoscritto le convenzioni internazionali che dicevo prima, per rendere un sistema forte.

Gli accordi vanno fatti, secondo noi. Non ci chiudiamo dentro i nostri confini, ma vanno fatti valorizzando questi elementi di forza e non cedendo a compromessi al ribasso. Per questo chiediamo l’apertura di un confronto ampio, chiediamo non solo, come dicevo all’inizio, di contrastare l’approvazione del trattato, ma contemporaneamente di aprire un dibattito reale sui vantaggi e gli svantaggi del commercio con il Canada in questo caso e più in generale del commercio internazionale con altri Stati. È recente la notizia dell’abbandono del TTIP che presentava caratteristiche simili, se non più gravi.

Lo facciamo insieme non a pericolose sigle estremiste, ma è una richiesta che viene da diversi elementi della società imprenditoriale e culturale del Paese, da Coldiretti all’ARCI.

La CGIL, in ultimo, con la sua Segretaria generale, ha chiesto la stessa cosa, ovvero di non approvare il trattato e aprire contemporaneamente un dibattito basandosi proprio sulle difficoltà che ci sono nell’accettare certe condizioni di lavoro. Questo è quello che chiediamo anche noi, è quello che ha chiesto il Consiglio regionale della Regione Marche un paio di mesi fa e che alcune città hanno già chiesto con voti nei Consigli comunali all’unanimità.

Non credo, nel momento in cui diciamo che ci opponiamo al CETA, che vadano scomodate, com’è possibile che succeda, terminologie o definizioni quali “populismo” o “sovranismo”, che vanno molto di moda adesso. Si rischia, poi, di decontestualizzare il tutto.

La nostra non è l’affermazione di per sé della sovranità dello Stato, ma è l’affermazione di un diritto pubblico che deve prevalere sul diritto privato, con la tutela dei lavoratori, con la tutela dei marchi di qualità che alla sicurezza dei lavoratori è strettamente connessa e da lì ripartire per un commercio che, oltre che libero, sia effettivamente giusto e sostenibile.

Crediamo che qui prevalga soltanto la prima parte, e cioè la libertà di commercio a scapito delle altre, ovvero della giustizia e della sostenibilità.

Per questo chiediamo uno stop al CETA e l’apertura di un dibattito che davvero entri nel merito di tutti gli aspetti di questo come di altri commerci. Non ci sfuggono le necessità del nostro tessuto produttivo, ma crediamo che possano essere difese altrettanto bene con metodi diversi, più giusti e sostenibili.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Torri.

Prego, consigliere Rancan.

 

RANCAN: Grazie, presidente.

Il dibattito sul CETA è un dibattito importante, che va sviscerato credo nei suoi dettagli perché a rischio vi è soprattutto la nostra agricoltura e i nostri prodotti territoriali locali a favore di tantissime multinazionali che potrebbero trarne un grande vantaggio a discapito dei nostri produttori locali.

Mi piace segnalare che tantissime associazioni di categoria, in particolar modo, quindi, nel settore agroalimentare, insieme ad associazioni e sindacati, hanno messo in evidenza le vere criticità di questo accordo.

Fondamentalmente vengono riconosciute all’Italia solo quarantuno indicazioni, a fronte di 288 DOP e IGP. Già solamente da questo dato – solamente dodici in Emilia-Romagna – potremmo ben capire qual è la prospettiva che hanno i nostri produttori locali rispetto a questo accordo di libero scambio che, teoricamente, dovrebbe dare più libertà, eliminare divieti e restrizioni e che poi, fondamentalmente, va a distruggere e a bloccare tantissimi commerci per i nostri prodotti territoriali e locali.

Oltretutto, vi è anche un altro dato. Si rischia di mettere a repentaglio circa 4.500 prodotti tipici nazionali, centinaia dei quali nostri, emiliano-romagnoli, in settori vari, che vanno a comprendere i cereali, la carne, la frutta, gli ortaggi, fino anche a tutto l’allevamento.

Ci siamo permessi di presentare anche noi una risoluzione perché crediamo che sia fondamentale proteggere e mettere l’accento su determinati punti. C’è da considerare che nel CETA non vi è nessuna clausola riguardante i diritti dei lavoratori, né alcuna stima sui benefici per l’occupazione. Al contrario, un’università canadese ha calcolato in un suo studio che entro il 2023 il CETA porterà i Paesi coinvolti ad una perdita complessiva di 230.000 posti di lavoro e ad una severa compressione salariale.

Le nazioni maggiormente colpite saranno l’Italia e la Francia. Quindi, fondamentalmente, questo accordo è completamente e prepotentemente gravoso e dannoso per il nostro sistema.

Nel CETA, inoltre, manca anche il riferimento al principio di precauzione circa i possibili impatti sulla salute o sull’ambiente, che il Canada non ritiene vincolante sul piano commerciale, e questo credo che sia fondamentale, perché quando si parla di salute della nostra gente noi dobbiamo essere ben presenti e ben consci che quello che noi ingeriamo e quello che noi mangiamo deve essere sano, protetto e controllato. Oltretutto, quando si parla di CETA bisogna considerare che il trattato prevede anche equivalenza delle misure sanitarie e fitosanitarie, permettendo così ai prodotti canadesi di non essere controllati una volta sbarcati sul suolo europeo. Questo va soprattutto a mettere un inciso su sostanze quali molecole risalenti agli anni Settanta vietate dall’UE da circa vent’anni, oltre a glifosati e neonicotinoidi che nell’Unione europea sono impiegati sotto controllo, mentre in Canada non sono soggetti ad alcuna limitazione.

Queste sono le nostre preoccupazioni, sia per quello che riguarda il nostro mercato, il mercato della nostra enogastronomia, dei nostri prodotti locali, della nostra agricoltura, ma anche per quanto riguarda la salute dei nostri cittadini che potrebbe essere messa a repentaglio. Oltretutto, noi esprimiamo preoccupazione riguardo alle ricadute negative sulla salute, all’economia e all’occupazione, come dicevo prima, che il CETA potrà andare a incidere sulla Regione Emilia-Romagna.

Con questa risoluzione mettiamo in evidenza ciò che è apparso su vari e svariati quotidiani locali, dove, fondamentalmente, parlo da piacentino in questo momento, i tre salumi DOP piacentini non sono riconosciuti all’interno del libero scambio tra UE e Canada.

Questa, ovviamente, è una penalizzazione molto forte per quanto riguarda anche la Provincia di Piacenza, segnalata da varie associazioni di categoria anche sul territorio piacentino.

Per questo, ovviamente, ci sentiamo un po’ messi da parte da questo accordo, che stanga completamente i salumi tipici piacentini.

Mi piace ricordare che in data 22 settembre, sempre su Libertà, è uscita una dichiarazione dell’assessore Caselli che dice che sarà al fianco del territorio piacentino per quanto riguarda le tre DOP che non sono comprese nell’accordo CETA.

Da piacentino mi sentirei di consigliare all’assessore di schierarsi apertamente contro il CETA perché questo non ci tutela. Poi vari altri articoli sono stati pubblicati anche sulla Gazzetta di Parma dove si mette l’accento sulle problematiche che vi spiegavo prima.

Noi chiediamo in questa risoluzione di invitare il Governo e il Parlamento – chiediamo che la Giunta si impegni ad agire – a sospendere immediatamente l’iter parlamentare per l’approvazione del DDL n. 2849 e a intervenire in sede europea affinché siano assicurate maggiori tutele per le produzioni agroalimentari, soprattutto quelle di qualità contraddistinte dai marchi tipici, come dicevo prima, vera ricchezza del nostro territorio, e attribuire migliori garanzie alle piccole e medie imprese oltre che ai lavoratori. Crediamo che la vera essenza e una delle più grandi peculiarità importanti nel nostro territorio siano le piccole e medie imprese che operano in agricoltura, in prodotti locali, che tutti i giorni dobbiamo sostenere e che hanno bisogno del nostro sostegno.

Quando si parla di CETA, ovviamente, molte vengono messe da parte ed è per questo che chiediamo a questo Consiglio di impegnare la Giunta per arrivare allo stop immediato dell’iter parlamentare dell’approvazione di questo DDL.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Rancan.

Consigliere Foti, prego.

 

FOTI: Nell’intervento di questa mattina mi ero permesso di fare un riferimento al CETA, che è solo un atto che il Parlamento italiano può o meno decidere di ratificare. È un accordo che spacca il mondo della produzione e anche il mondo sindacale. Diceva, chi mi ha preceduto, della posizione di Coldiretti, ma nell’ambito sempre dell’agricoltura vi è, ad esempio, Confagricoltura che è favorevole e, in un ambito più vasto, vi è Confindustria che è favorevole.

Io non penso che la strada da seguire sia quella di vedere chi si schiera pro o contro questa posizione, ma vedere invece che cosa dice l’accordo CETA.

L’accordo CETA, sostanzialmente, fa venir meno 250 dei marchi DOP e IGP italiani dei 291 riconosciuti come tali.

Questo è il primo effetto. L’effetto a cascata è che l’accordo non interviene sul fenomeno cosiddetto dell’italian sounding per cui sarà consentito, invece, al Canada di poter commercializzare prodotti similari con denominazione di origine italiana, e quindi non denominazione di prodotto, ma denominazione sotto il profilo esclusivamente nominativo. Per cui, tanto per esser chiari, se si chiama Parmesan come si chiama in molte parti del mondo il Parmigiano Reggiano e si vorrà chiamarlo Parmigianino non sarà impedito al Canada di poterlo commercializzare. Non solo. Io penso che non sia solo una questione di prodotti di filiera, ma sia una questione di prodotti di qualità italiani che si sono conquistati questa posizione anche in relazione al rispetto di una legislazione molto, ma molto più curata di quanto non abbiano altri Paesi.

Sotto il profilo, ad esempio, dell’igiene e del trattamento di alcuni prodotti, ma anche sotto l’utilizzo, compagni della sinistra, dei fitofarmaci, perché ciò che noi abbiamo messo al bando dieci anni fa, vent’anni fa oggi in alcuni Paesi del mondo è sistematicamente utilizzato e noi andiamo a fare una trattativa al ribasso, quasi mettendo sullo stesso piano, anzi mettendo sullo stesso piano, un prodotto di qualità certificata rispetto ad una produzione che ancora oggi utilizza, in via indiretta, prodotti banditi da vent’anni.

Io penso che questo sia un discorso che non può non coinvolgere le regioni italiane e debbo dire che buon ultimi noi arriviamo a discutere del CETA, perché ci sono quasi tutte le Regioni italiane che lo hanno approvato, e non sto qui a dire la coloritura politica, perché chiaramente ve ne sono di centrodestra, di centrosinistra e anche alcune che non si capisce bene, tipo la Puglia, dove siano collocate, almeno per quanto riguarda il suo presidente.

Dicevo, non vi è dubbio che vi è stato un fronte delle Regioni italiane che, anche se con sfumature magari non così puntuali come quelle delle risoluzioni in oggetto, però chiaramente hanno espresso una posizione politica, una posizione politica che –  attenzione –  dia anche forza al Parlamento italiano per non esaminare, fra qualche giorno, quell’accordo che già era stato calendarizzato all’interno delle Commissioni parlamentari, nei mesi di giugno e di luglio, e per cercare, a mio avviso, di raddrizzare il tiro rispetto ad alcune norme che non sono norme di mercato. Attenzione: la posizione oggi assunta da alcuni Gruppi è soltanto quella di dire “avremo più business”. Ma questa è una posizione miope rispetto a quanto abbiamo detto fino ad oggi, e cioè che le produzioni nostre sono produzioni di qualità. Perché a produzione di qualità si può contrapporre produzione di qualità, e quindi sarà il mercato a scegliere; ma qui non abbiamo una situazione di produzioni di qualità nostre e produzioni di qualità altrui. Qui c’è, a mio avviso, una generalizzazione della normativa al ribasso, che è soltanto dannosa per Paesi come l’Italia – perché ve ne sono degli altri, all’interno dell’Unione europea, dove spesso e volentieri, per dirla come la dicono delle mie parti, “si va alla grossa”, non c’è problema mai su nulla.

Io allora mi chiedo: ma è giusto che noi andiamo ad escludere dalle possibilità di mercato i prodotti forse meglio curati solo perché si dice che si aprono delle nuove opportunità? Ma l’immagine del prodotto italiano nel mondo l’ha fatta, scusatemi, la pasta di qualità, o la pasta che faceva schifo anche in Italia? L’ha fatta il Parmigiano Reggiano o il parmesan? L’ha fatta, sotto un certo profilo, il Grana Padano o i similari scimmiottati? L’ha fatta il prosciutto San Daniele o la sua “imitazione” riveduta e malamente corretta?

Noi siamo andati nel mondo con un marchio, siamo andati nel mondo con una certificazione. Ma che cosa c’entra, scusatemi, oggi, voler mettere una certificazione di filiera sui nostri prodotti, se proprio perché abbiamo una certificazione di filiera, dobbiamo essere esclusi da una fetta del mercato, nella fattispecie del mercato canadese?

Io non mi appassiono, in genere, alle battaglie secondo i sostenitori, ma secondo il merito. E il merito di questa battaglia è unicamente quello di far riflettere il Parlamento rispetto ad una decisione del Parlamento europeo, che sicuramente non va nella direzione che tante volte abbiamo detto di voler seguire, anche come politica industriale agroalimentare.

Poi, capisco, anche nella mia zona, che vi siano stati alcuni commercianti di formaggi – non produttori, non trasformatori – che hanno detto “ah, ma per noi si apre un’autostrada”. Ma vivaddio! Le autostrade io le proporrei ben volentieri se non avessero un limite. Se noi seguiamo questa autostrada, ad un certo punto non ci accorgeremo che manca un viadotto, e butteremo gran parte della produzione di qualità italiana in quel viadotto.

Ora, io ho seguito molto alcune arrampicate sui vetri sul tema, del Ministro Martina, perché è chiaro che quando, per buttarla un attimo in politica, ci si fa lisciare il pelo molte volte dalla Coldiretti, poi diventa difficile dover dir no alla Coldiretti. Quindi, il Ministro Martina, noto frequentatore delle conferenze della Coldiretti, e soprattutto apprezzato molto dal direttore generale, era stato apprezzato anche a Firenze, quando disse, il direttore generale, che tutta la Coldiretti era mobilitata per il sì al referendum costituzionale.

Purtroppo, Sigismondo aveva valutato male le teste dei suoi associati, se guardo alle urne, perché mi pare che la gran parte degli associati alla Coldiretti abbia votato no al referendum di novembre.

Ma io posso capire la difficoltà del Ministro Martina, oggi, a dire di no a una posizione che è anche della Coldiretti, ma debbo dire che è di no rispetto a questo accordo, anche a tanti altri vecchi frequentatori del Ministro Martina, soprattutto quando era segretario regionale del PDS della Lombardia; sindacato, Cgil, tutta una filiera del mondo di sinistra che lo ha espresso nel passato e che oggi gli dice “che cosa stai facendo con questa politica del doppio gioco?”

Io penso invece che noi dobbiamo aiutare il Ministro Martina ad uscire dall’imbarazzo, facendo, come hanno fatto tante Regioni italiane, che hanno detto, al di là delle appartenenze politiche e degli schieramenti politici: questo è un accordo che non va bene. Poi attenzione, dal dire non va bene a dire di strappare l’accordo, c’è un passo intermedio, che può essere quello di ridiscutere i termini di un accordo, perché lo stesso si è ratificato senza penalizzazione di quelle produzioni meritorie per le quali investono in tempo, denaro e sudore tanti nostri agricoltori e allevatori.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Consigliere Bertani, prego.

 

BERTANI: Grazie, presidente.

Intanto ringrazio i colleghi che hanno permesso di discutere oggi e non probabilmente nell’Assemblea successiva, visto l’ordine dei lavori, questo tema, perché dobbiamo ricordarci che il CETA è già attivo. Dal 21 settembre, infatti, è provvisoriamente in vigore, quindi il CETA è già in vigore, e purtroppo in Senato, in questi giorni andrà in votazione, proprio perché la Commissione affari esteri ha dato il via libera alla discussione in Aula.

Lì dentro, in maniera trasversale, fra astensioni e voti favorevoli, mentre il Movimento 5 Stelle e la Lega hanno votato contro, altri hanno dato il via libera al passaggio in aula. Quindi, la presa di posizione, oggi, della Regione Emilia- Romagna, o almeno, la discussione, oggi, in Regione Emilia-Romagna è importante perché penso e spero che la nostra posizione, che dal punto di vista della produzione agricola e comunque dal punto di vista della produzione in generale, come Regione è importante, dia il suo contributo alle decisioni che saranno prese purtroppo prossimamente.

Cosa succede? Succede che questo trattato è stato intanto portato avanti negli anni, senza la minima trasparenza; è apparso sui monitor del Parlamento europeo, e quindi anche dell’opinione pubblica solo nel 2015, prima è successo un po’ quello che è successo per il TTIP: le trattative sono rimaste “nascoste” nelle segrete stanze.

Ci dicono che questi trattati internazionali servono a migliorare la condizione dell’export, anche e soprattutto italiana, e addirittura dell’Emilia-Romagna, visto che ha alcuni prodotti DOP e IGP.

Bene, alcuni studi dicono che in realtà avrebbe un impatto praticamente nullo sul PIL europeo, e come hanno già detto altri colleghi, studi universitari dimostrano che in Europa probabilmente porterà a perdere circa 200.000 posti di lavoro; di questi 200.000 sono stimati 30.000 posti di lavoro distrutti in Italia dall’applicazione del CETA.

Il CETA, come dicevamo, tutelerà solo pochissime delle DOP e IGP italiane. Riguardo a questo qualcuno dice: non vi preoccupate perché potranno essere trattate. In realtà non potranno essere trattate, sono queste, e il trattato si chiude qui. Potrà essere inserita, probabilmente, qualche denominazione canadese che oggi non esiste, perché l’elenco è stato lasciato in bianco, ma quindi le nostre produzioni di eccellenza non verranno tutelate, tanto che le denominazioni italian sounding, quindi il Parmesan e tutta quella famiglia di prodotti, continueranno ad essere prodotte in Canada e continueranno ad essere vendute.

È inutile, quindi, dire che però potrà essere importato in maniera facile il Parmigiano quando lì il Parmigiano si farà riconoscere, perché il Parmigiano è quello vero, ha la bandiera italiana, l’altro è Parmesan. Purtroppo, questo, secondo noi, non accadrà, quindi, anche questo vantaggio che ci viene venduto, in realtà sarà uno svantaggio.

Verranno eliminati i dazi e permetteremo di far entrare in Europa quote sempre maggiori di grano. Il grano per noi è un grosso problema, perché una delle clausole, fra l’altro, dell’eliminazione dei dazi sul grano è che verranno azzerati, indipendentemente dall’andamento del mercato.

Ad oggi c’erano delle clausole che ci permettevano di modulare quei dazi a seconda dell’andamento del mercato, perché anche qui, in alcune campagne agricole recenti, il prezzo del grano è stato così basso da non permettere di remunerare chi ancora per fortuna si ostina a coltivarlo.

L’altro aspetto è legato all’importazione del grano, ma in generale al tipo di produzione, e cioè che il Canada non ha gli stessi standard di salute e di controllo dei prodotti che abbiamo in Europa e che abbiamo in Italia. Quindi, uno dei grossi problemi, ad esempio, che stiamo cercando di affrontare in Europa, purtroppo finora con esiti non troppo positivi, è quello del glifosate. In Canada il glifosate è usato in maniera standard per fare essiccare il grano, cioè per accelerarne la maturazione, visto che in alcune zone alcuni tipi di grano altrimenti non maturerebbero.

Il grano che arriva qua, quindi, è pieno di quella roba lì, e ce lo ritroviamo, purtroppo, nei piatti.

Stiamo dicendo, per fortuna – ma vedremo quanto questo verrà applicato – che nella pasta italiana verrà indicata finalmente la provenienza del grano, però temo che quello non sarà sufficiente a tutelarci, in questo caso.

L’altro aspetto preoccupante è che il Canada è uno dei maggiori produttori di colture OGM, quindi, anche qui, parte di quel trattato ci costringerà a ridiscutere le nostre posizioni negative sugli OGM. Andiamo ad aprire quindi veramente un vulnus nella nostra legislazione, nel nostro tipo di protezione dei cittadini e dei produttori, per non dimenticarci poi dell’ICS, che permette alle imprese canadesi di citare in giudizio i nostri produttori, davanti a un tribunale sovranazionale.

Secondo me, quindi, è una battaglia persa su tutta la linea. Quello che dobbiamo fare noi oggi come Regione Emilia-Romagna è chiedere innanzitutto al Parlamento di fermarsi, secondo noi di dire no al trattato, perché basta effettivamente uno Stato che dica no a quel trattato, per metterlo in crisi. Però almeno fermiamo, come chiedono tante realtà, in maniera trasversale, l’approvazione del trattato.

Chiediamo alla Regione Emilia-Romagna, e io lo chiedo anche ad ognuno di voi, di muoversi verso i parlamentari di riferimento, perché questa cosa non venga ratificata.

Chiudo qui, per il momento, perché vorrei capire le posizioni degli altri Gruppi, ed eventualmente, poi, se mi rimane del tempo, ribadire e contestare.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

Consigliere Calvano, prego.

 

CALVANO: Grazie, presidente.

In questa discussione credo che sia quanto mai opportuno partire da alcuni dati oggettivi, che riguardano innanzitutto la nostra economia.

Noi sappiamo bene che l’economia del nostro Paese, e anche una parte importante dell’economia emiliano-romagnola, si fonda sulle esportazioni. L’ultimo dato del peso delle esportazioni nel nostro Paese sul PIL le ha portate dal 25 al 31 per cento e analoghi dati si possono leggere per quanto riguarda l’Emilia-Romagna.

È altrettanto vero che purtroppo c’è un vento, in molti Paesi del mondo, a partire purtroppo anche dagli Stati Uniti, con l’attuale amministrazione Trump, volto ad alzare nuove barriere. Questo sarà oggetto, a mio avviso, anche di confronti nelle battaglie elettorali che ci saranno da qui in avanti. È stato oggetto di confronto nella battaglia elettorale in Germania, lo sarà probabilmente anche in Italia, perché avremo forze politiche, così com’è successo negli Stati Uniti, in Germania e in Francia, che utilizzando la bandiera dell’identità porteranno come obiettivo dei loro futuri ed eventuali governi l’innalzamento di barriere.

Un atteggiamento di chiusura che per certi versi verrà raccontato come un atteggiamento di protezione, però bisogna far vedere anche il rovescio della medaglia. Per un’economia come quella italiana, avviare politiche di chiusura rispetto ai mercati è un rischio enorme, perché si mette a repentaglio, stando alle percentuali di peso sul PIL, un terzo della nostra economia.

Uno può dire: ma tutto questo cosa c’entra? Questo c’entra perché il CETA ha l’obiettivo di porre alcuni punti fermi e alcuni elementi di garanzia nei rapporti di mercato tra Italia e Canada, che è un mercato per noi molto importante in termini di esportazioni.

Mi permetto di segnalare una cosa ai colleghi. Ho ascoltato con attenzione tutti i vostri interventi, però credo che sia giusto che ce lo diciamo in maniera molto chiara, e lo diciamo anche a chi ci ascolta. Il CETA dal 21 settembre, nella parte relativa alle politiche europee, quindi all’agricoltura, è già in vigore, non ha bisogno di una ratifica nazionale, quindi la discussione che stiamo facendo è una discussione sulla parte agricola priva di ogni rilevanza, perché dal 21 settembre, quella parte lì è già operativa. Ripeto: se anche avessimo fatto la discussione prima del 21 settembre, non è una discussione che rientra nelle facoltà di un singolo Paese, perché la normativa è una normativa europea.

La ratifica che farà l’Italia, presumibilmente, se il voto del Parlamento sarà favorevole, avrà a che fare con altre parti di quello stesso accordo, ma non per la parte agricola. Lo dico perché gran parte dei vostri interventi si sono incentrati sull’aspetto agricolo, assolutamente legittimo, anch’io tornerò su quell’aspetto, però mi dispiace per chiunque di voi abbia posto l’accento su questo, perché quel trattato, a prescindere da quello che fa l’Emilia-Romagna, a prescindere da quello che fa l’Italia, è operativo, e lo sarebbe stato anche se lo avessimo discusso prima del 21 settembre.

Detto questo è ovvio che c’è legittimamente l’opportunità e la volontà di poter dire no al CETA, però nel dire no al CETA bisogna anche spiegare le cose che rimarrebbero così come sono. Faccio alcuni esempi: se noi diciamo no al CETA, rimangono importanti barriere tariffarie nell’esportazione di vini e liquori in Canada. È un dato di fatto. Se diciamo no al CETA, rimangono importanti dazi del 9,5 per cento sui macchinari industriali, del 9,5 per cento sui mobili che esportiamo in Canada, del 20 per cento, addirittura sulle calzature. Se diciamo no al CETA non ci sarebbe il riconoscimento di quelle DOP e IGP italiane che senza accordo CETA, o tipologie di accordi come quello di CETA, non hanno nessun valore sul mercato internazionale, o non vengono riconosciute come tali. Su questo entrerò poi nel merito in un passaggio successivo.

Senza il CETA, alcuni prodotti che sfruttano l’italian sounding, il Parmesan che citava Bertani, potrebbero continuare a fare quello che fanno oggi, cioè si presentano come Parmesan, senza spiegare che in realtà non sono un prodotto italiano, quindi si camuffano ed evocano il prodotto italiano senza esserlo. Senza CETA questa cosa potranno continuare a farla. Attraverso il CETA non potranno più farlo. Queste sono solo alcune delle cose che il CETA consente di superare.

Arrivo sugli effetti e riprendo alcune cose che dicevo prima. Cito proprio alcuni casi che hanno a che fare con l’Emilia- Romagna: noi abbiamo due importanti prodotti che verranno riconosciuti finalmente sul mercato canadese, che sono da un lato il Parmigiano Reggiano, dall’altro il Prosciutto di Parma. Come dicevo prima, il marchio Parmesan continuerà ad esserci in Canada, però dopo l’accordo CETA dovrà essere un marchio sul quale dovrà essere indicato in maniera altrettanto esplicita che non è un prodotto che proviene dall’Italia, ma che è un Parmesan by Stati Uniti e che, quindi, non potrà presentarsi con la bandiera italiana o con una simbologia riecheggiante l’Italia.

Per il Prosciutto di Parma l’effetto del CETA è ancor più migliorativo, perché prima non ci potevamo andare con quel tipo di indicazione, con quel tipo di riconoscimento in quanto in Canada è depositato un marchio analogo su un prosciutto che si chiama “Parma”, mentre adesso, attraverso il CETA, ci sarà la possibilità di distinguere il prodotto e di dare rilevanza al prodotto italiano che è realmente Prosciutto di Parma.

Cito esplicitamente due prodotti dell’Emilia-Romagna perché nei quarantuno che verranno riconosciuti ce ne sono ben dodici della nostra regione e i consorzi che fanno riferimento a quei marchi, a partire dall’Emilia-Romagna, sono tutti ampiamente favorevoli all’accordo CETA. Non ultimo, ieri a Parma i consorzi hanno ribadito, alla presenza anche di esponenti di diverse forze politiche, la loro volontà e il loro accordo rispetto al CETA, indicando tutte le opportunità fornite da questo accordo.

Tra le indicazioni di contrarietà nei confronti del CETA ho ascoltato che il riconoscimento delle DOP e delle IGP, che sono quarantuno, sia un riconoscimento che in realtà tutela solo una piccola parte delle nostre produzioni. Ebbene, bisogna che siamo onesti tra di noi: quelle quarantuno DOP e IGP che vengono riconosciute rappresentano il 98 per cento di ciò che viene esportato in Canada. Le altre DOP e IGP non esportano in Canada. Cosa succederà, quindi? Che nel momento in cui aumenterà il numero di DOP e IGP che esporteranno in Canada sarà immediata o, comunque, frutto di confronto per allargare le DOP e le IGP che potranno andare in Canada. Però, bisogna essere chiari, perché nel modo in cui lo si racconta sembra che lasciamo fuori gran parte delle DOP e IGP e ne tuteliamo solo una piccola parte. No, tuteliamo il 98 per cento di DOP e IGP che finiscono in Canada.

Certo, ha ragione il collega Rancan quando, rispetto alla questione degli standard, afferma che non c’è un principio di precauzione. Però, si dimentica di menzionare che, invece, viene esplicitato un importante principio di equivalenza, secondo cui il membro esportatore deve dimostrare all’importatore che le sue misure e i suoi standard siano adeguati a quelli del paese in cui il prodotto viene importato. Come capite bene, e lo dico anche al collega Foti, questo è un elemento di garanzia di non poco conto dal momento che l’Italia, grazie al CETA, l’Italia come tutti gli altri Paesi europei, potrà chiedere ispezioni e controlli del prodotto canadese atti a verificare che essi rispettino gli standard del mercato sul quale questi prodotti arrivano.

Rispetto, invece, al tema degli OGM, capisco che la questione solletica la pancia delle persone, un tema peraltro molto caro alla nostra Regione, un tema su cui abbiamo condotto importanti battaglie, che vanno portate avanti, però con il CETA nulla cambia. Sul tema degli OGM nulla cambia con il CETA. Quindi, non andiamo a raccontare che il CETA determina un cambiamento totale delle politiche sull’importazione di OGM, perché così non è, perché il CETA questo tema non lo tratta.

Altro tema su cui, a mio avviso, è opportuno fare i dovuti approfondimenti, ma non sul CETA, bensì più in generale, è quello relativo al glifosate. È evidente che nella produzione di grano duro il problema ci può essere, ma anche questo prescinde dal CETA. Oltretutto quel grano non aveva dazi già prima del CETA, in quanto il suo prezzo era già superiore al prezzo di mercato.

Infine, per quanto riguarda l’aspetto relativo alla risoluzione dei contenziosi, è bene precisare, anche qui, alcuni aspetti. In assenza di CETA, il soggetto che va a risolvere i conflitti rischia di richiamarsi a quei soggetti che avevamo introdotto anche con il Transatlantic Trade And Investment Partnership (TTIP), cioè a un soggetto privato. Con il CETA, il soggetto che andrà a risolvere le controversie è una sorta di collegio, composto da cinque espressioni dei Paesi membri dell’Unione europea, cinque espressioni del Canada e cinque espressioni di paesi terzi. Cioè, si supera un giudizio da parte di un arbitro completamente privato. Anche questo è un passo in avanti notevole rispetto agli accordi fatti in precedenza e che offre ulteriori garanzie ai paesi, soprattutto quando il contraente è più debole.

Per quanto riguarda la materia del lavoro, io non vado molto oltre, perché dovrei leggere tutto l’articolo 23. Però, invito chi ha posto problemi sulle tematiche inerenti i diritti del lavoro a leggersi questo articolo, perché è esattamente il contrario di quello che io ho sentito in quest’aula. Quindi, o io leggo male, oppure c’è un pezzo di lettura che è sfuggito a chi ha citato questo tema, ponendolo come uno degli elementi di principale avversione nei confronti del CETA.

In conclusione, il CETA risolve tutti i problemi che abbiamo negli scambi tra Unione europea e Canada? Assolutamente no. Il CETA migliora in modo consistente la possibilità di esportare in Canada? Io credo proprio di sì. Ci sono questioni da approfondire? Certamente, ci sono questioni da approfondire e ci sono anche tutti gli strumenti per poterlo fare, compresi gli accordi bilaterali successivi che faranno seguito al CETA e applicativi del CETA stesso. Se blocchiamo il CETA siamo più tranquilli e più competitivi? Purtroppo no. Se fosse così semplice, se avessimo la certezza di essere più competitivi e più tranquilli bloccando il CETA, credo che tutti avremmo interesse a farlo.

Tutte queste considerazioni ci hanno portato a concludere che questo è un accordo che, lo ripeto, non risolve tutti i problemi, ma offre comunque delle opportunità. Chi ha sollevato dei dubbi su questo accordo – mi riferisco anche al mondo agricolo piuttosto che al mondo della produzione più in generale – credo che l’abbia fatto con l’obiettivo di tutelare al meglio i nostri prodotti e fare in modo che i nostri prodotti possano avere il miglior riconoscimento possibile sui mercati esteri. Questo è un obiettivo che, a prescindere dalla posizione che si ha sul CETA, noi continuiamo a condividere, con tutti i soggetti che hanno voglia di farlo insieme a noi.

Il CETA può rappresentare un’opportunità ma, come per tutte le situazioni in cui si aprono dei mercati, questa cosa va fatta tenendo conto delle regole e stando attenti all’applicazione di regole e accordi, e credo che questa sia la cosa che dovrà fare innanzitutto il nostro Governo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Calvano.

Ci sono altri interventi in discussione generale?

Consigliere Taruffi, prego.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

Noi abbiamo depositato questa risoluzione, di cui il primo firmatario è il collega Yuri Torri, a metà luglio proprio perché ritenevamo fosse utile che questa Assemblea potesse esprimere le proprie valutazioni e, quindi, chiedere eventualmente l’intervento della Giunta presso il Governo e il Parlamento in tempo utile rispetto alla discussione parlamentare, che sapevamo si sarebbe poi sviluppata nel corso di quelle settimane al termine della pausa estiva.

Le ragioni di merito per le quali abbiamo presentato questo documento le ha ben illustrate il collega Torri nell’intervento iniziale, per cui mi limito a sottolineare un aspetto più generale, che mi preoccupa non poco, rispetto a questo tema, ma non solo a questo tema. La gestazione che ha portato alla definizione di questo accordo economico commerciale globale di scambio tra Unione europea e Canada è stata lunga, dal momento che sono passati anni di contatti e discussioni per definire d’accordo, per poi arrivare al momento della ratifica di questo accordo e della sua applicazione. Ebbene, io penso che noi, come eletti in un’Assemblea legislativa regionale, a questo aspetto dobbiamo porre estrema attenzione dal momento che, quando si discutono temi così importanti e che impattano in modo così significativo sulla vita concreta dei cittadini e sulla modalità di lavoro delle imprese, che quindi producono effetti di una portata estremamente significativa, ritengo che non ci si possa sottrarre da un dibattito ampio, da un dibattito approfondito, da un dibattito che non può non passare dalle Assemblee elettive, ovviamente a partire da quelle nazionali.

Ora, poiché l’accordo che è stato definito presenta, nella sua applicazione, alcuni aspetti particolari, desidero soffermarmi anche su questi, perché è vero che il 21 settembre è entrata in vigore una parte dell’accordo, in approvazione provvisoria, però è altrettanto vero che, se la esaminiamo con attenzione, si evince che, affinché l’accordo diventi pienamente operativo e vincolante per tutti, è necessario che tutte le ventotto Assemblee elettive nazionali, i Parlamenti dei ventotto Paesi che costituiscono ad oggi l’Unione europea approvino l’accordo, come anche le dieci Assemblee regionali di Regioni con statuti particolari. In definitiva, ci sono trentotto Assemblee che devono esprimersi affinché l’accordo diventi pienamente operativo.

Penso, quindi, che sia opportuno chiedere, come hanno fatto anche altre Regioni del nostro Paese, un intervento del nostro Parlamento, perché il Parlamento è il nostro interlocutore. Del resto, va bene che il Governo tratti, va bene che gli Esecutivi, nelle prerogative che spettano agli Esecutivi, definiscano gli accordi, però è il Parlamento che deve dare il via libera. Quindi, io credo non solo legittimo ma dovuto che il Parlamento ascolti le istanze su un tema così significativo che arrivano dal territorio e che arrivano da molti Consigli comunali, non ultimo quello di Bologna tenutosi ieri pomeriggio, che chiede al Parlamento di aspettare ad approvare il testo definitivo in quanto è necessario un surplus di approfondimento, sono necessari ulteriori passaggi. Così come ha fatto la Regione Marche. E non mi pare che quelle realtà siano guidate da esponenti della sinistra rivoluzionaria, pronti a imbracciare le armi per ribaltare gli accordi commerciali. Non è così. Ecco che, allora, io penso che su questo sentiero non solo sia giusto ma, lo ripeto, sia doveroso che il Parlamento, prima di ratificare e, quindi, prima di fare la propria parte in ordine all’applicazione e all’approvazione definitiva dell’accordo, raccolga le istanze che arrivano dal territorio e si fermi.

Badate, fra di noi dobbiamo cercare di essere il più possibile franchi e il più possibile onesti: è vero che la trattativa è andata avanti dal 2009 al 2014, ma io vorrei che facessimo un sondaggio, non tra i comuni cittadini, bensì tra chi oggi è in Parlamento o tra chi oggi è nelle sedi istituzionali più importanti, per sapere esattamente se hanno avuto modo di capire fino in fondo il complesso dell’accordo che si va a definire. Lo dico perché la realtà la conosciamo bene tutti. E io non mi stancherò mai di dire che purtroppo nel nostro Paese abbiamo la brutta abitudine di considerare le Assemblee elettive organi che rallentano e perdono tempo, per cui il Governo avoca su di sé tante questioni, le porta avanti e poi il Parlamento ratifica. Ma così si svilisce la democrazia. E se si svilisce la democrazia e se si rende palese che le Assemblee elettive non contino nulla, se non a svolgere una funzione notarile, se questo è il messaggio che noi lasciamo passare, non ci si può meravigliare che i cittadini non vanno a votare o che, quando vanno a votare, esprimono un voto largamente contrario a quello che percepiscono come un establishment lontano dagli interessi dei cittadini e dei lavoratori e dalle esigenze della loro vita quotidiana. Del resto, al netto del merito, anche il metodo è importante.

Ritengo, quindi, che sia necessaria una discussione di questo tipo, per non trovarci come abbiamo fatto in altre occasioni quando, seguendo il vento che spirava molto forte all’inizio degli anni Duemila, allorquando sembrava che la globalizzazione fosse la panacea di tutti i mali, si decise di andare avanti con i carri ad approvare tutto quello che in qualche modo poteva richiamarsi a quel tipo di processo, salvo rendersi conto quindici anni dopo che si è creato un mondo più disuguale, più disunito, con più problemi e dove le disuguaglianze sono aumentate, anziché diminuite. Poi scopriamo che in Europa, in questo clima di sfiducia nei confronti della politica, nei confronti delle Istituzioni, nei confronti di quello che viene percepito come un blocco unico che produce sempre e solo le stesse cose, arrivano i voti come quelli espressi ieri in Germania o qualche mese fa in Francia, e qualcuno pensa anche di potersi stupire.

Credo che dentro questa discussione ci stiano anche e soprattutto le cose che ho detto. Quindi, noi abbiamo il dovere, quando ci sono questi passaggi, di fermarci e di utilizzare il tempo necessario per informare, per discutere, per coinvolgere, per dare un senso alla democrazia. Diversamente, a partire dalle grandi Assemblee nazionali e internazionali per arrivare a quelle regionali, succede che qualcuno legittimamente comincia a pensare che, siccome i testi e i punti di equilibrio vengono definiti in altri luoghi, diversi da quelli delle Assemblee elettive, le Assemblee elettive non svolgono altro compito che ratificare gli accordi e i punti di equilibrio che si sono trovati altrove. Io penso che così la democrazia muoia. Siccome abbiamo esempi anche molto vicini a noi in cui succede questo, vale a dire che c’è qualcuno che pensa di poter dire all’Assemblea che il punto di equilibrio su questa o quell’altra legge è già stato trovato in un’altra discussione, quindi fermi tutti, si procede all’approvazione, punto e basta, ecco che allora io penso che questi siano gli indizi che da qui a Roma e a Bruxelles producono la sfiducia nei confronti delle Assemblee elettive. Ebbene, credo che il compito di invertire la tendenza ce l’abbia pro quota ciascuno di noi.

Una discussione di questa Assemblea, quindi, che produce una richiesta al presidente della Giunta di farsi promotore per andare al Parlamento e al Governo a fare quello che anche altre Regioni hanno fatto – e le ho citate – e altri Consigli comunali hanno fatto io credo che sia non solo una necessità, ma un dovere. Infine, ribadisco che sulla qualità di quell’accordo purtroppo temo che ci troveremo fra qualche anno, come già ci stiamo trovando oggi, a ridiscutere e a riguardare alcune scelte compiute quindici o vent’anni fa e sono convinto che, ancora una volta, ci troveremo a dire che forse si sarebbe potuto fare diversamente. A meno che non si voglia fare come coloro che, lavandosene le mani, pensano sempre di poter addebitare le responsabilità a qualcun altro che arriva da fuori, e non hanno mai il coraggio di dire “abbiamo sbagliato”, e in questo Paese coloro che dovrebbero dire “abbiamo sbagliato” sono davvero tanti.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Taruffi.

Non essendovi i tempi per un eventuale nuovo intervento, sospendiamo l’Aula.

I lavori riprenderanno domani mattina alle 9,30 dal punto in cui li abbiamo lasciati oggi, quindi con la discussione generale sui vari documenti CETA.

Buona serata.

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 17,57

 

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Enrico AIMI, Piergiovanni ALLEVA, Mirco BAGNARI, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Galeazzo BIGNAMI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Gian Luca SASSI, Luciana SERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il presidente della Giunta Stefano BONACCINI;

il sottosegretario alla Presidenza Andrea ROSSI;

gli assessori: Simona CASELLI, Palma COSTI, Raffaele DONINI, Emma PETITTI, Sergio VENTURI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta la presidente dell’Assemblea legislativa Simonetta SALIERA, la vicepresidente della Giunta regionale Elisabetta GUALMINI, gli assessori Patrizio BIANCHI, Paola GAZZOLO, Massimo MEZZETTI e i consiglieri Gianni BESSI, Francesca MARCHETTI e Ottavia SONCINI.

 

Votazioni elettroniche

 

OGGETTO 5326 “Ordine del giorno n. 1 collegato all’oggetto 4897 Proposta recante: "Documento di economia e finanza regionale DEFR 2018 con riferimento alla programmazione 2018-2020". A firma dei Consiglieri: Sassi, Bertani, Sensoli”

 

Presenti: 41

 

Favorevoli: 30

Mirco BAGNARI, Andrea BERTANI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Silvia PRODI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Gian Luca SASSI, Luciana SERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 10

Enrico AIMI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Matteo RANCAN.

 

Non votanti: 1

Fabio RAINIERI.

 

Assenti: 9

Piergiovanni ALLEVA, Stefano BARGI, Gianni BESSI, Stefano BONACCINI, Francesca MARCHETTI, Giorgio PRUCCOLI, Simonetta SALIERA, Raffaella SENSOLI, Ottavia SONCINI.

 

OGGETTO 5327 “Ordine del giorno n. 2 collegato all’oggetto 4897 Proposta recante: "Documento di economia e finanza regionale DEFR 2018 con riferimento alla programmazione 2018-2020". A firma dei Consiglieri: Bertani, Sassi, Sensoli”

 

Presenti: 40

 

Favorevoli: 11

Andrea BERTANI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Massimiliano POMPIGNOLI, Matteo RANCAN, Gian Luca SASSI.

 

Contrari: 22

Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Katia TARASCONI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 6

Enrico AIMI, Galeazzo BIGNAMI, Tommaso FOTI, Silvia PRODI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI.

 

Non votanti: 1

Fabio RAINIERI.

 

Assenti: 10

Piergiovanni ALLEVA, Mirco BAGNARI, Stefano BARGI, Gianni BESSI, Stefano BONACCINI, Francesca MARCHETTI, Giorgio PRUCCOLI, Simonetta SALIERA, Raffaella SENSOLI, Ottavia SONCINI.

 

OGGETTO 5328 “Ordine del giorno n. 3 collegato all’oggetto 4897 Proposta recante: "Documento di economia e finanza regionale DEFR 2018 con riferimento alla programmazione 2018-2020". A firma dei Consiglieri: Sensoli, Bertani, Sassi”

 

Presenti: 40

 

Favorevoli: 14

Andrea BERTANI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Matteo RANCAN, Gian Luca SASSI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI.

 

Contrari: 22

Mirco BAGNARI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Alessandro CARDINALI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Katia TARASCONI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 3

Enrico AIMI, Galeazzo BIGNAMI, Tommaso FOTI.

 

Non votanti: 1

Fabio RAINIERI.

 

Assenti: 10

Piergiovanni ALLEVA, Stefano BARGI, Gianni BESSI, Stefano BONACCINI, Enrico CAMPEDELLI, Francesca MARCHETTI, Giorgio PRUCCOLI, Simonetta SALIERA, Raffaella SENSOLI, Ottavia SONCINI.

 

OGGETTO 5329 “Ordine del giorno n. 4 collegato all’oggetto 4897 Proposta recante: "Documento di economia e finanza regionale DEFR 2018 con riferimento alla programmazione 2018-2020". A firma dei Consiglieri: Piccinini, Bertani, Sassi, Sensoli”

 

Presenti: 40

 

Favorevoli: 14

Andrea BERTANI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Matteo RANCAN, Gian Luca SASSI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI.

 

Contrari: 21

Mirco BAGNARI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Katia TARASCONI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 3

Enrico AIMI, Galeazzo BIGNAMI, Tommaso FOTI.

 

Non votanti: 2

Alessandro CARDINALI, Fabio RAINIERI.

 

Assenti: 10

Piergiovanni ALLEVA, Stefano BARGI, Gianni BESSI, Stefano BONACCINI, Enrico CAMPEDELLI, Francesca MARCHETTI, Giorgio PRUCCOLI, Simonetta SALIERA, Raffaella SENSOLI, Ottavia SONCINI.

 

OGGETTO 5330 “Ordine del giorno n. 5 collegato all’oggetto 4897 Proposta recante: "Documento di economia e finanza regionale DEFR 2018 con riferimento alla programmazione 2018-2020". A firma della Consigliera: Gibertoni”

 

Presenti: 41

 

Favorevoli: 15

Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Matteo RANCAN, Gian Luca SASSI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI.

 

Contrari: 22

Mirco BAGNARI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Alessandro CARDINALI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Katia TARASCONI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 3

Enrico AIMI, Galeazzo BIGNAMI, Tommaso FOTI.

 

Non votanti: 1

Fabio RAINIERI.

 

Assenti: 9

Piergiovanni ALLEVA, Gianni BESSI, Stefano BONACCINI, Enrico CAMPEDELLI, Francesca MARCHETTI, Giorgio PRUCCOLI, Simonetta SALIERA, Raffaella SENSOLI, Ottavia SONCINI.

 

OGGETTO 4897 “Delibera: «Documento di economia e finanza regionale DEFR 2018 con riferimento alla programmazione 2018-2020» (Proposta della Giunta regionale in data 28 giugno 2017, n. 960) (123)

 

Presenti: 43

 

Favorevoli: 26

Mirco BAGNARI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Contrari: 16

Enrico AIMI, Piergiovanni ALLEVA, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Massimiliano POMPIGNOLI, Matteo RANCAN, Gian Luca SASSI.

 

Non votanti: 1

Fabio RAINIERI.

 

Assenti: 7

Gianni BESSI, Stefano BONACCINI, Francesca MARCHETTI, Giorgio PRUCCOLI, Simonetta SALIERA, Raffaella SENSOLI, Ottavia SONCINI.

 

 

IL PRESIDENTE

I SEGRETARI

Rainieri

Rancan - Torri

 

 

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