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150.

 

SEDUTA DI MERCOLEDÌ 27 SETTEMBRE 2017

 

(ANTIMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile sul sito dell’Assemblea

 

Aggiornamento della seduta

PRESIDENTE (Saliera)

 

OGGETTO 4984

Risoluzione per impegnare la Giunta a contrastare, in ogni sede e luogo istituzionale, l'accelerazione della procedura di approvazione così come la ratifica finale del trattato CETA, chiedendo l'apertura di un confronto ampio e partecipato sugli effetti dell'approvazione di tali trattati sul tessuto economico-sociale, l'ambiente e i diritti nel nostro Paese, ribadendo inoltre, nelle appropriate sedi istituzionali, il diritto delle Regioni di poter essere interpellate e coinvolte sulle questioni riguardanti gli impatti dell'approvazione dei trattati di libero scambio sui diritti del lavoro, sulla tutela dei territori da investimenti esteri insostenibili a livello ambientale e sociale e sulla tutela delle economie locali da competizioni troppo spesso al ribasso. A firma dei Consiglieri: Torri, Taruffi, Alleva

(Continuazione discussione, dichiarazioni di voto e reiezione)

 

OGGETTO 4914

Risoluzione per impegnare la Giunta ad assumere ogni iniziativa utile finalizzata ad informare e sensibilizzare l'opinione pubblica e gli enti locali della Regione Emilia-Romagna sul CETA e sui rischi ad esso collegati, a farsi parte attiva presso le istituzioni europee perché non si giunga alla completa efficacia del trattato, ad esprimere la chiara e netta contrarietà della Regione Emilia-Romagna nei confronti del trattato CETA adottando tutte le misure necessarie, in particolare nelle sedi istituzionali, per scongiurarne la ratifica da parte del Parlamento italiano. A firma dei Consiglieri: Bertani, Sensoli, Sassi

(Continuazione discussione, dichiarazioni di voto e reiezione)

 

OGGETTO 4886

Risoluzione per impegnare la Giunta ad invitare il Governo e il Parlamento a sospendere l'iter parlamentare per l'approvazione del ddl n. 2849 "Accordo di partenariato strategico tra l'Unione Europea e i suoi Stati membri, da una parte, e il Canada, dall'altra, fatto a Bruxelles il 30 ottobre 2016", ad intervenire in sede europea perché siano assicurate maggiori tutele per le produzioni agroalimentari, soprattutto quelle di qualità contraddistinte dai marchi tipici, attribuendo inoltre migliori garanzie alle piccole e medie imprese oltre che ai lavoratori. A firma dei Consiglieri: Fabbri, Rainieri, Marchetti Daniele, Bargi, Delmonte, Rancan, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli, Bignami

(Continuazione discussione, dichiarazioni di voto e reiezione)

 

OGGETTO 4992

Risoluzione per impegnare la Giunta, relativamente all'Accordo economico e commerciale CETA tra il Canada e l'Unione europea, a rappresentare la contrarietà sui contenuti dell'Accordo dell'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna ai soggetti istituzionali investiti della funzione di ratifica e successiva eventuale applicazione dello stesso, coinvolgendo inoltre le associazioni di categoria al fine di promuovere azioni di tutela per i marchi geograficamente riconosciuti, valorizzando le eccellenze produttive e intraprendendo ogni altra utile azione al riguardo. A firma del Consigliere: Foti

(Continuazione discussione, dichiarazioni di voto e reiezione)

PRESIDENTE (Saliera)

PRODI (Gruppo Misto)

BERTANI (M5S)

BERTANI (M5S)

TORRI (SI)

CASELLI, assessore

ALLEVA (Altra ER)

FOTI (FdI)

CALVANO (PD)

BERTANI (M5S)

RAINIERI (LN)

BIGNAMI (FI)

TARUFFI (SI)

 

OGGETTO 4672

Risoluzione per impegnare la Giunta a promuovere il raggiungimento di tutti gli obiettivi previsti dal Piano d'Azione nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici allo scopo di fornire una necessaria e concreta risposta al preoccupante fenomeno del bracconaggio, ad attivarsi immediatamente per garantire la completa attuazione dell'Azione 1.2.2 del Piano d'Azione, rimuovendo pertanto gli ostacoli giuridici che impediscono la regionalizzazione dei Corpi/Servizi di Polizia Provinciale e Metropolitana competenti in materia di vigilanza ittico/venatoria. A firma dei Consiglieri: Taruffi, Torri, Alleva, Prodi

(Rinvio in Commissione)

 

OGGETTO 1123

Risoluzione per impegnare la Giunta ad attribuire alla Regione le funzioni di vigilanza svolte dalla polizia provinciale, disponendo il trasferimento ai ruoli regionali del relativo personale, ovvero attribuendo le stesse funzioni ai Comuni che le eserciterebbero in forma associata. A firma dei Consiglieri: Bertani, Piccinini, Sassi, Sensoli

(Rinvio in Commissione)

PRESIDENTE (Saliera)

TARUFFI (SI)

 

OGGETTO 4638

Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi presso il Parlamento ed il Governo al fine di dar corso ad una revisione della normativa contenuta nei decreti legge n. 13 e n. 14 del febbraio 2017 in materia di accelerazione dei procedimenti di protezione internazionale, di contrasto all'immigrazione illegale e di sicurezza delle città, al fine di ripristinare i diritti e la dignità delle persone coinvolte nei relativi processi, procedendo inoltre attraverso il Servizio legislativo della Giunta, ad un'approfondita valutazione dei possibili profili di incostituzionalità delle norme sovracitate nella loro applicazione a livello regionale e, nelle more di questa valutazione, a invitare gli enti locali regionali a non utilizzare gli strumenti previsti. A firma dei Consiglieri: Prodi, Torri, Taruffi, Alleva

(Discussione e reiezione)

PRESIDENTE (Saliera)

PRODI (Gruppo Misto)

BIGNAMI (FI)

MOLINARI (PD)

POMPIGNOLI (LN)

ALLEVA (Altra ER)

MOLINARI (PD)

AIMI (FI)

BERTANI (M5S)

FOTI (FdI)

TARUFFI (SI)

BONACCINI, presidente della Giunta

RAINIERI (LN)

PRUCCOLI (PD)

FOTI (FdI)

PRODI (Gruppo Misto)

PRESIDENTE (Saliera)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazioni elettroniche oggetti 4984 - 4914 - 4886 - 4992 - 4638

Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno

 

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

La seduta ha inizio alle ore 9,52

 

PRESIDENTE (Saliera): Dichiaro aperta la centocinquantesima seduta della X legislatura dell’Assemblea legislativa.

Sono assenti le consigliere Soncini, Lori e Francesca Marchetti, il sottosegretario Andrea Rossi e gli assessori Bianchi, Petitti, Donini e Gazzolo.

 

Aggiornamento della seduta

 

PRESIDENTE (Saliera): Visto il numero dei presenti, che è pari a sedici, devo ovviamente sospendere la seduta e riprenderla appena raggiungiamo la maggioranza dei presenti.

 

(La seduta, sospesa alle ore 9,53, è ripresa alle ore 10,03)

 

PRESIDENTE (Saliera): Buongiorno.

Sono ventisei, le presenze, quindi riprenderei l’Aula e riaprirei i lavori con la nomina degli scrutatori.

Nomino scrutatori i consiglieri Prodi, Poli, Delmonte.

 

OGGETTO 4984

Risoluzione per impegnare la Giunta a contrastare, in ogni sede e luogo istituzionale, l'accelerazione della procedura di approvazione così come la ratifica finale del trattato CETA, chiedendo l'apertura di un confronto ampio e partecipato sugli effetti dell'approvazione di tali trattati sul tessuto economico-sociale, l'ambiente e i diritti nel nostro Paese, ribadendo inoltre, nelle appropriate sedi istituzionali, il diritto delle Regioni di poter essere interpellate e coinvolte sulle questioni riguardanti gli impatti dell'approvazione dei trattati di libero scambio sui diritti del lavoro, sulla tutela dei territori da investimenti esteri insostenibili a livello ambientale e sociale e sulla tutela delle economie locali da competizioni troppo spesso al ribasso. A firma dei Consiglieri: Torri, Taruffi, Alleva

(Continuazione discussione, dichiarazioni di voto e reiezione)

 

OGGETTO 4914

Risoluzione per impegnare la Giunta ad assumere ogni iniziativa utile finalizzata ad informare e sensibilizzare l'opinione pubblica e gli enti locali della Regione Emilia-Romagna sul CETA e sui rischi ad esso collegati, a farsi parte attiva presso le istituzioni europee perché non si giunga alla completa efficacia del trattato, ad esprimere la chiara e netta contrarietà della Regione Emilia-Romagna nei confronti del trattato CETA adottando tutte le misure necessarie, in particolare nelle sedi istituzionali, per scongiurarne la ratifica da parte del Parlamento italiano. A firma dei Consiglieri: Bertani, Sensoli, Sassi

(Continuazione discussione, dichiarazioni di voto e reiezione)

 

OGGETTO 4886

Risoluzione per impegnare la Giunta ad invitare il Governo e il Parlamento a sospendere l'iter parlamentare per l'approvazione del ddl n. 2849 "Accordo di partenariato strategico tra l'Unione Europea e i suoi Stati membri, da una parte, e il Canada, dall'altra, fatto a Bruxelles il 30 ottobre 2016", ad intervenire in sede europea perché siano assicurate maggiori tutele per le produzioni agroalimentari, soprattutto quelle di qualità contraddistinte dai marchi tipici, attribuendo inoltre migliori garanzie alle piccole e medie imprese oltre che ai lavoratori. A firma dei Consiglieri: Fabbri, Rainieri, Marchetti Daniele, Bargi, Delmonte, Rancan, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli, Bignami

(Continuazione discussione, dichiarazioni di voto e reiezione)

 

OGGETTO 4992

Risoluzione per impegnare la Giunta, relativamente all'Accordo economico e commerciale CETA tra il Canada e l'Unione europea, a rappresentare la contrarietà sui contenuti dell'Accordo dell'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna ai soggetti istituzionali investiti della funzione di ratifica e successiva eventuale applicazione dello stesso, coinvolgendo inoltre le associazioni di categoria al fine di promuovere azioni di tutela per i marchi geograficamente riconosciuti, valorizzando le eccellenze produttive e intraprendendo ogni altra utile azione al riguardo. A firma del Consigliere: Foti

(Continuazione discussione, dichiarazioni di voto e reiezione)

 

PRESIDENTE (Saliera): Ieri eravamo in dibattito generale sugli atti di indirizzo 4984, 4914, 4886, 4892.

Siamo in discussione generale, ovviamente, una discussione generale congiunta sui documenti. Dieci minuti per ciascun consigliere.

So che eravate in uno stadio già avanzato di discussione generale. Se non ho richieste di interventi, passiamo alle dichiarazioni di voto.

Consigliera Prodi, prego.

 

PRODI: Molto brevemente, nell’annunciare il voto favorevole alle risoluzioni che vengono presentate in merito...

 

PRESIDENTE (Saliera): Un attimo: lei sta intervenendo ancora in discussione generale?

 

PRODI: Sì.

 

PRESIDENTE (Saliera): Va bene. Lo dico perché ha iniziato con il dichiarare il voto.

 

PRODI: Avevo schiacciato appena prima, scusi.

 

PRESIDENTE (Saliera): Va bene, perfetto.

 

PRODI: Vorrei solo sottolineare alcuni aspetti che riprendono in parte il dibattito che si è svolto ieri, riguardo a questo accordo, che ha un difetto soprattutto strutturale, perché non include norme vincolanti e procedure esigibili volte a tutelare e migliorare i diritti dei lavoratori e contiene anche una parte sulla protezione degli investimenti quindi, garantendo agli investitori stranieri anche quelli esclusivamente finanziari, diritto esclusivo, appunto, di chiamare in giudizio gli Stati.

Sulla liberalizzazione dei servizi, questo accordo introduce per la prima volta un approccio basato su una lista negativa, e non protegge adeguatamente i servizi pubblici.

Non vi dovrebbe essere nessuna clausola che impedisce di invertire il processo di liberalizzazione, perché questo diminuisce lo spazio di manovra di cui potranno poi godere le generazioni a venire, sia in relazione a nuovi beni e servizi, sia qualora si manifestasse la possibilità, la necessità di restituire all’Amministrazione pubblica servizi in precedenza liberalizzati.

Anche questo è un aspetto che non ci fa condividere questo accordo. Il CETA non include poi alcuna norma relativa alla promozione effettiva dei criteri sociali ambientali degli appalti, ma solo ulteriori norme sull’apertura del mercato degli appalti pubblici. Non esistono misure per proteggere le norme sociali e del lavoro e la contrattazione collettiva.

Inoltre, si prevede un forum sulla cooperazione in campo normativo per discutere aspetti normativi e valutare in anticipo la compatibilità delle norme, con delle procedure legislative proposte con quanto previsto dall’accordo commerciale favorendo così interessi privati e gruppi di lobbisti, con un accesso privilegiato, nelle fasi strategiche iniziali, dei processi legislativi e normativi.

Anche in materia di immigrazione, l’accordo contiene norme che non possono essere in alcun modo delegate a un negoziato commerciale. Inoltre, questo accordo non prevede anche clausole di monitoraggio, quindi, il CETA è un trattato che non minaccia semplicemente l’agricoltura, come è stato ieri peraltro rilevato, le tipicità italiane, e quindi, anche, a cascata, la salute dei cittadini, con la riduzione degli standard di sicurezza, in una visione che si è detta simmetrica, ma limita anche la sovranità democratica e costituzionale, consentendo alle multinazionali di chiamare in giudizio Stati e imponendo vincoli alla legislazione nazionale in materia di servizi pubblici.

Qua vengo anche a quello che si diceva ieri rispetto al metodo. Forse sarebbe ora di ripensare a come questi trattati raggiungono appunto la loro forma, nel senso che affidare a degli organismi molto preparati da un punto di vista forse commerciale-tecnico, che però non rispondono direttamente a degli organismi politici democratici, ha un suo peso quando poi si va ad esigere dai Parlamenti, anche quello europeo, un’approvazione che è un’approvazione che in qualche modo è vincolata a un documento su cui poco si può dire.

Io estenderei questa considerazione anche alle decisioni per dire che vengono prese nell’eurozona. Farei di questo anche un vessillo per aumentare la democraticità dei processi decisionali in materie così strategiche.

Per concludere vorrei dire, come dice anche Piketty, che per far fronte alle sfide del mondo globale è necessario promuovere un modello di sviluppo sostenibile, mentre non è affatto sostenibile, anzi, è fuori dal tempo, quindi va respinto, il CETA, un trattato di natura strettamente commerciale, che non contempla in alcuna misura vincolante il piano monetario climatico.

Si poteva e si doveva negoziare meglio e con maggiore trasparenza e anche coinvolgimento appunto dei Parlamenti, di tutti gli stakeholders e dei cittadini sin da principio. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Prodi.

Consigliere Bertani, ha tre minuti a disposizione. Prego.

 

BERTANI: Grazie, presidente.

Io ho ascoltato con attenzione l’intervento del collega Calvano, che ringrazio per essere sceso così nel merito. Siamo d’accordo quando dice che è importante mettere dei punti fermi nel commercio Europa-Canada, ma non in questi termini! Non nei termini del CETA!

Secondo me ha detto diverse inesattezze e fatto alcune omissioni che vorrei velocemente ribattere. Sull’entrata in vigore del trattato, è vero, l’ho detto anch’io, il trattato è già entrato in vigore provvisoriamente il 21 settembre, però è proprio su questo che dissento, sul fatto che non ci sia più bisogno di discuterne. No. Il CETA è un trattato misto, quindi dopo un processo di ratifica interno alle istituzioni europee che è finito sei mesi fa, deve essere ratificato dai Parlamenti di ventotto Paesi.

L’eventuale voto contrario di uno Stato nazionale può bloccare il trattato, o perlomeno può aprire un contenzioso di fronte alla Corte di giustizia dell’Unione, perché effettivamente questo processo di ratifica dei ventotto Stati non è mai avvenuto. Quindi, un voto contrario del Senato sarebbe importante. Discuterne è importante quanto lo è stato discuterne in Parlamento europeo.

Difesa dell’IGP. Non parliamo di quantità delle IGP difese, anche quello è un tema, ma anche dalla qualità di protezione offerta. Quelle IGP che vengono difese non è che magicamente fanno sparire tutti gli italian sounding, anzi, il parma ham continua a essere venduto in Canada. Siamo noi che possiamo utilizzare il nostro nome, ma quella non è una difesa. Fra l’altro, la denominazione “simile”, “tipo”, eccetera, togliere la bandierina italiana, sarà obbligatorio per quelli entrati in commercio dopo il 2013, quindi, la maggior parte di quei prodotti, il parmesan, sono in commercio da ben prima del 2013. Su quelli non combatteremo una battaglia sufficientemente forte. Sulla presenza del riconoscimento reciproco della qualità dei prodotti, Calvano dice che l’assenza del principio di precauzione non è un problema, perché c’è il riconoscimento reciproco. Invece, questo è un problema, perché un prodotto che è commercializzato oggi in Canada, ed è approvato secondo le normative canadesi, può essere commercializzato fin da ora in Europa, senza che venga applicato il principio di precauzione. Questo indebolisce il nostro sistema. Stessa cosa per la cooperazione regolamentare. Non vi siete accorti che nel 2015 il regolamento sugli interferenti endocrini, la Commissione europea l’ha bloccato proprio perché c’erano in discussione il CETA e il TTIP? Questo tipo di accordi sta frenando anche l’iniziativa legislativa sulle precauzioni dell’Unione europea.

Non possiamo istituzionalizzare col CETA questo tipo di casi, cioè, bloccare il principio di precauzione nella nostra Comunità europea.

Sugli OGM, stessa cosa. Ci sono delle postille, che sono le norme sanitarie e fitosanitarie dell’OMC, l’Organizzazione mondiale del commercio, che sono state inserite dentro il CETA, e su quella l’Unione Europea ha già perso alcune cause riguardo agli OGM verso gli Stati Uniti e il Canada. Quindi, inserire questo ci indebolisce. Pensate solo all’esempio del Friuli nel 2013. Vi ricordate che ci fu un coltivatore che coltivò gli OGM? Bene, poco tempo fa la Corte di giustizia europea…

 

PRESIDENTE (Saliera): Consigliere Bertani, la invito a concludere perché ha esaurito...

 

BERTANI: Finirò nella dichiarazione di voto. Posso? Perfetto.

Finisco solo questo concetto. Gli OGM in Friuli. La Corte di giustizia europea ha riconosciuto a quel coltivatore il diritto di coltivarli, perché c’è una preminenza dell’interesse commerciale sulla precauzione, sull’impatto sulla salute. Quindi, inserire queste clausole all’interno di quei trattati indebolisce ancora di più la protezione rispetto agli OGM. Non è vero quello che diceva il collega Calvano. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bertani.

Non ho altri iscritti in discussione generale. Per cui, procediamo con le dichiarazioni di voto congiunte.

Il collega Calvano, però, ha esaurito il suo tempo. Che facciamo? Così mi dicono. Non sono garante, nel senso che non c’ero.

Un minuto?

 

(interruzioni)

 

Okay.

Procediamo, quindi, con le dichiarazioni di voto congiunte sulle risoluzioni e gli emendamenti. Cinque minuti per Gruppo.

In questo caso, non essendoci gli emendamenti, rimangono comunque i cinque minuti.

Chi chiede la parola sulle dichiarazioni di voto? Non ho nessun iscritto?

Consigliere Bertani, prego.

 

BERTANI: Grazie, presidente.

Finisco quando stavo dicendo. Sulla risoluzione delle controversie tra investitori e Stato, anche qui, il collega Calvano fa riferimento all’ipotesi che era all’interno del TTIP, cioè che ci fosse un panel di tecnici che decidesse riguardo alle controversie, ma nel CETA c’è scritto che ci sarà qualcosa di extranazionale che deciderà sulle dispute fra gli Stati oppure fra una multinazionale e uno Stato. Ad oggi, c’è già una protezione, ossia i tribunali nazionali. Con questa clausola, noi andiamo a inserire una clausola pericolosa, perché togliamo sovranità al nostro sistema giudiziario per attribuirlo a una non precisata Corte sovranazionale.

Riguardo al lavoro, c’è uno studio della stessa Commissione europea che dice che l’entrata in vigore di questo trattato comporterà dai 160.000 ai 200.000 posti di lavoro in meno, compresa, in prospettiva, anche una futura perdita di aumenti salariali. Non lo diciamo noi. Lo dice la stessa Commissione europea.

In definitiva, quindi, il collega Calvano descrive un mondo fantastico di opportunità per le nostre imprese. Non si può negare, effettivamente, che alcuni Consorzi avranno dei vantaggi, ma noi dobbiamo fare il netto dei vantaggi per la nostra comunità. Se la stessa Comunità europea ha detto che ci sarà una crescita dello 0,012 per cento all’anno del PIL europeo riguardo a questo e ci sono tutte le criticità che ho elencato, secondo voi, vale la pena?

Ciò che politicamente mi ha più colpito è quando il collega Calvano ha detto che è essenzialmente inutile stare qui a blaterare di agricoltura, perché la discussione sul trattato ormai è inutile. Non so chi di voi è appassionato di Star Trek. A me quel tono un po’ freddo e cinico mi ha ricordato tanto i Borg: “Noi siamo i Borg. La resistenza è inutile. Sarete assimilati”. No, collega Calvano. La resistenza non è inutile! Oggi dire “no” come Assemblea della Regione Emilia-Romagna vuol dire mettere in discussione quel trattato e quei temi. Dire “no” al Senato vuol dire mettere in crisi quel sistema e vuol dire che quelle decisioni prese sulla testa della gente in Europa non ci stanno bene. L’Italia può dire qualcosa sulla decisione presa dall’Europa, che fra l’altro avete preso voi nel Parlamento europeo.

Se oggi stiamo zitti e il Senato ratifica, ci troviamo di fronte a una situazione pericolosa, troppo pericolosa rispetto a quei pochi vantaggi per alcuni. Quindi, uscire da questa discussione senza una presa di posizione almeno critica è un grosso danno alla nostra regione. Di solito, voi proponete risoluzioni almeno ammorbidite sui temi. Oggi vi do merito di non averla presentata come al solito. Bocciate e basta. Questa volta, secondo me, è grave, invece, perché anche una posizione minimamente critica della nostra Regione era importante. Io non credo che al vostro interno siate tutti così netti e sicuri che quel trattato e il modo di approvare quel trattato sia fatto bene. Altri, come voi, in Parlamento europeo hanno deciso di scegliere e di sostenere con forza, come fate oggi, questo accordo, hanno deciso di decidere sulla testa della gente, ma questo ha delle conseguenze sul modo di vivere la democrazia, sul modo con cui i cittadini riconoscono le istituzioni e quanto le istituzioni li difendono.

L’SPD nel 2016 ha detto con forza “sì” al CETA. Bene, quest’anno vedete come sono andate le elezioni.

Va bene. Voi fate come loro. Vedremo cosa succederà…

Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bertani.

Non ho altri iscritti per dichiarazione di voto.

Passiamo al voto. Consigliere Calvano.

Consigliere Bertani, lei ha spinto...

 

BERTANI: Chiedo il voto elettronico.

 

PRESIDENTE (Saliera): Va bene.

Ho iscritti i consiglieri Torri e Calvano, in ordine.

Consigliere Torri, prego.

 

TORRI: Grazie, presidente.

Nel confermare il voto favorevole del Gruppo di Sinistra Italiana alla risoluzione che presentiamo, di cui sono primo firmatario, e alle altre che chiedono di esprimere dissenso rispetto al trattato e, contemporaneamente, di aprire un confronto su questi temi, vorrei sottolineare alcune cose rispetto al dibattito che è stato fatto. La prima riguarda i tempi e le modalità di approvazione e di entrata in vigore. È stato detto ieri che bisogna essere onesti rispetto a queste modalità. Onestamente dico che ero a conoscenza di come questo trattato viene applicato ed entra in vigore in Italia, quanto valga il voto del Senato, che deve ancora avvenire, quanto sia già in vigore, eccetera. Altrettanto onestamente dico che questo trattato a noi non piace. Altrettanto onestamente dico che è importante – penso – dirlo in questa sede, soprattutto se si è convinti. Come è importante dire il contrario, se si è convinti del contrario.

Dopodiché, è chiaro che affermare che la situazione è già questa e non bisogna perdere tempo a parlare o, comunque, a sprecarsi troppo (non era stato detto in questo senso), non dilungarsi troppo a parlare di agricoltura credo che farlo, dilungandosi a parlare di agricoltura, sia altrettanto ingiusto. È chiaro che se qualcuno non conosce la situazione, questo è un problema di quanti dall’inizio delle trattative fino ad oggi hanno retto le istituzioni e non sono stati sufficientemente trasparenti nel divulgare le informazioni necessarie. Quindi, non getta una buona luce su chi dal 2009 ha retto istituzioni italiane ed europee, perché la disinformazione è frutto anche di queste scelte.

Dopodiché, restano delle differenze nella legislazione riguardo il lavoro tra Italia e Canada. Noi abbiamo più restrizioni e ancora, nonostante siano sotto attacco, garantiamo più diritti ai nostri lavoratori. Questo, chiaramente, crea delle differenze nella competizione tra i due Paesi, che vedono sfavorito chi cerca di sostenere maggiori diritti.

Lo stesso vale per la questione dell’arbitrato. È vero, è differente da quello previsto dal TTIP. È comunque un arbitrato creato ad hoc per un trattato commerciale, che crea un precedente per altri modelli come questi e che, sostanzialmente, afferma, come succede anche in altre situazioni, un primato dell’economia rispetto alla politica e rispetto al diritto. Bene, non è un problema. Si può condividere o meno. Noi non condividiamo questo modo di fare. Crediamo che i trattati debbano essere discussi in maniera più aperta e con meccanismi differenti. Ne prendiamo atto e ci confrontiamo con visioni diverse dalle nostre. È chiaro che quando in discussione c’è il primato dell’economia rispetto alla politica, o viceversa, ci sono, da un lato, una visione liberale e liberista, chiaramente contraria alla tradizione socialista e democratica europea, e, dall’altro, una visione che, invece, preferisce il primato della politica e delle Istituzioni rispetto all’economia, in maniera tale che l’economia progredisca e consenta di fare profitto, ma nel rispetto dei diritti delle persone e della loro soggettività. È chiaro che sono scelte ugualmente legittime, noi preferiamo la seconda, e affermandolo confermo il voto positivo sulle risoluzioni. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Torri.

Chiedo un attimo di pazienza al consigliere Calvano. L’assessore Caselli, che ha avuto problemi, come sono noti, di traffico, aveva piacere, a conclusione degli interventi, di poter prendere la parola per cinque minuti. Essendo noi in dichiarazione di voto, riapro la discussione per consentire all’assessore di intervenire. Le concedo cinque minuti, e non di più. Purtroppo l’assessore è stata coinvolta in un incidente in autostrada. Poi riprendiamo con le dichiarazioni di voto.

Prego, assessore Caselli.

 

CASELLI, assessore: Grazie, presidente.

Io mi scuso anche con l’Assemblea. Sono partita da Parma molto presto, ma purtroppo era molto complicato oggi. Ho ancora un po’ il fiatone, però ci tengo molto a intervenire in questa discussione, che è stata una discussione importante e, credo, interessante per come si è svolta. Al di là delle varie vedute, credo che dal punto di vista dei valori che sono stati portati in questa discussione si sia parlato di aspetti importanti, quali il valore del lavoro, il valore della salute negli alimenti e il valore delle nostre produzioni DOP e IGP, sulle quali noi basiamo interamente la nostra politica a favore di un’agricoltura di qualità, che si distingua anche rispetto al suo legame con il territorio e che faccia di questa distintività il suo forte elemento competitivo.

Credo che non sfugga a nessuno che per noi l’agroalimentare è un tema di enorme importanza. Le nostre esportazioni agroalimentari sono arrivate a 5,9 miliardi di euro l’anno scorso, con un incremento di quasi il 3 per cento rispetto a un anno prima, che già era stato brillantissimo.

La richiesta di made in Italy nel mondo è molto forte e, a maggior ragione, la richiesta di made in Emilia-Romagna. Sappiamo che il volano dell’export è un volano fortissimo anche per far crescere la nostra regione e il suo lavoro. Quindi, non credo, anche perché ho poco tempo, di dovermi dilungare ulteriormente su questo tema.

L’elemento che, invece, credo di dover sottolineare sia quello che non è tanto ciò che è importante dal punto di vista dei valori che differenzia le posizioni di chi si è espresso in quest’Aula e anche di chi ha espresso dissenso dall’esterno quanto la valutazione sulla strategia generale, ovverosia se sia meglio lo status quo o se sia meglio questo tipo di accordo, e sull’applicazione o meno di questi valori in maniera sufficiente dentro questo accordo.

Ebbene, con riferimento alla strategia generale, mi sento di dire che, in assenza di accordi, l’unico strumento vigente è il World Trade Organization (WTO), che però non fa nessun riferimento alle questioni del lavoro. Uno dei grandi difetti del WTO, oltre a non essere mai stato votato da un Parlamento eletto, cosa che invece per il CETA è accaduta, è che non parla mai di lavoro e ammette il dumping salariale. Lo ammette. Questo è il regime in cui siamo ora, senza questo accordo.

Dal punto di vista della tutela legale, voi sapete bene che al momento attuale in Canada, negli Stati Uniti, in qualunque luogo che non sia l’Unione europea, in quanto all’interno dell’Unione europea c’è una protezione che viene dalla clausola ex officio, che è una clausola molto efficiente e che ha funzionato nel difendere i nostri prodotti – all’Anuga di Francoforte tutti gli anni sequestrano, in base alla legge tedesca, prodotti italiani che vengono imitati –, viene garantita la protezione. Purtroppo al di fuori della UE nessun prodotto DOP e IGP è protetto. Nessuno, in questo momento. Ciò sta a significare che, quando viene usurpato, il consorzio di riferimento deve spendere un sacco di soldi in spese legali, in ambiti legislativi anche alieni, basati sulla common law, che creano estremi problemi a ottenere un riconoscimento giuridico. Questo è lo status in cui eravamo senza il CETA rispetto al Canada, e non è un grande status.

Il CETA è il migliore degli accordi possibili? Ovviamente no. È il migliore degli accordi possibili nelle condizioni date nel momento in cui ci sono due contraenti che hanno interesse a trovarsi d’accordo. Io credo che il riferimento ai valori della International labour organization, che sono riportati nell’articolo 23 del CETA, sia una cosa che non si era mai vista in un trattato bilaterale. È chiaro che all’interno dei sistemi del lavoro europei sussistono differenze anche all’interno della stessa Europa, però quello è un punto di riferimento di civiltà molto rilevante.

L’altro aspetto su cui desidero richiamare la vostra attenzione è che, come sapete e come è stato ricordato anche in quest’aula molto bene ieri, la parte agricola del trattato non è soggetta a ratifiche nazionali, perché la politica agricola è l’unica politica veramente europea, che abbiamo già da molti anni. Tutto si decide a Bruxelles. Quindi, quella parte, una volta votata dal Parlamento europeo, non è più soggetta alle ratifiche nazionali. Il Parlamento italiano si esprimerà su altre parti del CETA che, invece, non sono materia delegata all’Europa, in particolare sulla parte degli investimenti. Quindi, è anche un po’ strano che sia oggi io a parlare qui.

Ad ogni modo, siccome il tema è delicato e importante, mi permetto di aggiungere solo un’altra considerazione. Tenete conto che sulle DOP e le IGP, che ci stanno tanto a cuore perché sono il cuore del nostro sviluppo, esiste una posizione europea che sta evolvendo a favore delle nostre ragioni. Lo ricordo perché fino a pochi anni fa non era così. Infatti, la commissaria danese alla concorrenza era del parere che le DOP e le IGP fossero un attentato al commercio all’interno dell’Unione. Noi veniamo da lì. Mentre, adesso abbiamo un commissario europeo all’agricoltura, che è irlandese e, quindi, non appartiene al blocco del Mediterraneo, che ha più interessi nelle DOP e nelle IGP, che ha capito e sta sostenendo che proprio in questo ambito si trova una delle chiavi di volta evolutive e di sviluppo della nostra agricoltura. Questo di per sé è un valore: sta cambiando la posizione all’interno dell’Europa. Con la Brexit, il blocco del nord, che è quello che è sempre stato ostile a questa nostra affezione alle DOP e alle IGP, si sta indebolendo.

In questa regione, peraltro, siamo stati chiamati proprio dall’Unione europea a organizzare il primo vertice mondiale sulle DOP e sulle IGP, cioè a cercare di fare in questa Regione la politica del mondo su questo tema, insieme con l’Europa e insieme con il nostro Ministero. Lunedì ho consegnato i risultati del primo forum Origo, che si è tenuto nell’aprile scorso a Parma, al presidente del Parlamento europeo Tajani, che mi ha assicurato il suo sostegno assoluto rispetto al fatto che in Emilia-Romagna ci sia questa sede permanente di discussione e di orientamento dei policy makers. A me pare una cosa estremamente importante.

Naturalmente lavoreremo nel merito, perché è evidente che anche a me sarebbe piaciuto che ci fossero tutte le DOP e le IGP. Però, dovete capire che, nel momento in cui si riesce a far passare un’idea, per chi ha la common law, che le denominazioni d’origine meritano una tutela legale, si sta compiendo un passaggio – chi è giurista in quest’Aula lo sa – che non era per niente scontato e che cambia radicalmente la prospettiva degli accordi commerciali probabilmente da qui in avanti, creando un prima e un dopo. Quindi, è chiaro che questo non è l’accordo più bello del mondo, perché noi le avremmo volute tutte protette, però abbiamo protetto il 98 per cento delle nostre esportazioni. Voi capite che già a una controparte che non accettava neanche l’idea che dovessero esistere le DOP e le IGP farle accettare di proteggere denominazioni che non conosce e che non hanno commercio nel proprio paese è anche difficile da spiegare in un ambito negoziale. È chiaro che, però, il CETA questo lo consente. E faccio l’esempio piacentino, dal momento che proprio ieri è stato richiamato dal consigliere Rancan. Noi abbiamo alcune produzioni che sono stupende, che sono straordinarie, ma che sono fatte su piccola scala. Il Consorzio di Piacenza associa tredici produttori, bravissimi, che realizzano un prodotto meraviglioso, però poiché è fatto in piccola scala ed è meraviglioso viene venduto per intero in Italia, nel senso che non trova problemi a collocarsi facilmente nel nostro Paese. E non ha mai esportato da nessuna parte, non solo in Canada. Finalmente quest’anno ha presentato un progetto all’interno della misura 3.2 di promozione del PSR ed è riuscito a entrare in graduatoria. Quindi, attualmente come Regione stiamo finanziando l’internazionalizzazione di quelle produzioni verso il luogo che loro, come produttori, hanno scelto come luogo di internazionalizzazione, ovverosia la Germania e la Svizzera.

Quello che ho detto a Piacenza, visto che ieri è stata riportata solo per metà la mia dichiarazione, è stato che nel momento in cui loro decideranno di andare in Canada, così come quelli di altre denominazioni, avranno dalla loro parte la loro Regione che attiverà tutti gli strumenti diplomatici e tutti gli strumenti politici affinché si possa integrare quella lista, perché quella lista è integrabile.

Io mi fermo qui perché già c’è stata molta gentilezza da parte della presidente nel darmi la parola. Nel ringraziare l’Assemblea legislativa, è evidente che ci sono punti di vista diversi rispetto al fatto che questi valori siano più o meno recepiti e più o meno soddisfacenti, per come sono stati concepiti, però io credo che tra la non protezione, né del lavoro, né delle DOC, che c’è allo stato attuale, e quello che ci sarà dopo e che è già in vigore per quello che riguarda la parte agricola, sia meglio fare questo tentativo. Poi è chiaro che ognuno di noi controllerà e vigilerà affinché questo accada.

Avevo una cosa importante da dire sul tema del glifosate che ha sollevato Bertani, sul quale lui ha ragione e sul quale io sono d’accordo, ma che non riguarda il CETA, nel senso che era già un problema che avevamo prima.

Segnalo che il Ministero, per fortuna ci ha dato l’altro giorno un resoconto che vi invito a vedere, incoraggiante, nel senso che i controlli che sono stati fatti sulle materie prime importate ci dimostrano che sono coerenti con le normative nazionali. Io spero che la clausola di equivalenza che c’è all’interno del CETA ci dia uno strumento in più proprio per fare in modo che tutto il grano, non solo quello che viene dal Canada, ma tutto il grano che viene anche da altre parti, venga controllato adeguatamente rispetto ai requisiti di salubrità.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, assessore Caselli.

Naturalmente, si applica l’articolo 79 comma 2 del Regolamento: dopo l’intervento dell’assessore si riaprono le dichiarazioni di voto, tutte. Si ricomincia, se qualcuno vuole, altrimenti, è ovvio che sono già agli atti le dichiarazioni. Però, così dice il Regolamento.

Ho iscritti i consiglieri Alleva e Foti.

Consigliere Alleva, prego.

 

ALLEVA: Per annunciare il voto favorevole a tutte le risoluzioni, perché tutte, per me, colgono due punti fondamentali che spiegano la contrarietà al CETA.

Anzitutto, questo tipo di accordi ha una sola logica: la logica del dumping, del dumping sociale, del dumping commerciale, non si spiegano in altro modo. La penetrazione negli altri mercati viene fatta sotto un’aura libero-scambista, ma in realtà, all’atto pratico si vede bene che quelle che saltano sono le tutele e le protezioni di tutti i tipi, a cominciare, per quello che mi riguarda, da quelle del lavoro.

Questo è un dato comune in tutte le risoluzioni che sono state proposte. L’altro profilo, forse ancora più importante, è quello della riduzione della democrazia, della partecipazione democratica di quelli che saranno i destinatari ultimi di queste misure, a un mero schema formale. L’abbiamo già visto in altre occasioni, per altri trattati, che per fortuna non sono andati in porto, eccetera. La cosa fondamentale è: velocità, segretezza, e alla fine, mettere i popoli, le persone, i consumatori, di fronte al fatto compiuto.

Contro questo modo di intendere l’arte di governare, nell’interesse delle multinazionali, credo appunto che la nostra condanna, la nostra ostilità sia generale.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Alleva.

La parola al consigliere Foti. Prego.

 

FOTI: Presidente, io colgo questa occasione per rispondere un attimo all’intervento che ha fatto ieri anche il consigliere Calvano, il quale, abilmente, ha detto alcune cose ma non ne ha dette altre.

Non ha detto, ad esempio, quando in modo perentorio ha fatto presente che il trattato è entrato in vigore per il comparto agricolo il 21 settembre, che è entrato provvisoriamente in vigore, e non ha detto, soprattutto, che questo trattato, al di là dell’eventuale ratifica del Governo italiano, basterebbe qualsiasi altro Paese della UE che non lo ratificasse, che decade. Questo tanto per stabilire in termini di diritto cosa succede.

Ma, avendo poi il consigliere Calvano sviluppato un intervento politico, quasi a dimostrare che i presentatori di queste risoluzioni erano improvvisati, debbo dire che lui ha un partito improvvisato, e dimostrerò la ragione per la quale dico questo. O Calvano non è più nel Partito democratico, ma mi pare che ne sia il segretario regionale; o mi deve spiegare perché la Regione Marche ha detto no all’accordo economico CETA, la Giunta della Regione umbra ha raccolto le preoccupazioni della Coldiretti, e su proposta dell’assessore all’agricoltura, Cecchini, ha invitato il Governo a mettere in campo tutte le misure per tutelare e proteggere il made in Italy; la Giunta regionale della Toscana si è attivata nei confronti del Governo e del Parlamento per tenere aperto il confronto con le associazioni sociali e di rappresentanza sui contenuti dell’accordo CETA; ma l’Assemblea regionale del Piemonte, primo firmatario dell’ordine del giorno Davide Gariglio del Partito democratico, con diciannove voti favorevoli, quattro contrari e quattro non votanti ha chiesto la sospensione dell’entrata in vigore del trattato CETA; la Giunta regionale della Puglia ha approvato, su relazione del presidente Emiliano – mi ricordavo che fosse uno dei candidati alle primarie alla segreteria del Pd, ma forse sbaglio – un atto di indirizzo con il quale la Regione si impegna ad attivarsi presso il Parlamento e il Governo nazionale per non ratificare l’accordo CETA; la Giunta regionale del Lazio – si chiama ancora Zingaretti? È ancora nel PD? – ha approvato all’unanimità una memoria contraria al CETA. Mi pare allora che siamo in buona compagnia.

Se poi andiamo all’Emilia-Romagna, dove ci ha fatto presenti i grandissimi vantaggi che avrebbero il Parmigiano Reggiano e il Prosciutto di Parma, grandissimi vantaggi che si traducono nel fatto di avere ugualmente sul mercato due prodotti cosiddetti italian sounding che fanno concorrenza sleale ai nostri prodotti, cioè parmesan e parma, che non è il Prosciutto di Parma, dopo averci spiegato questi mirabolanti risultati che avrebbe la nostra economia, non ci ha detto quello che ha dichiarato il presidente di Coldiretti dopo l’incontro con Bonaccini, il 29 giugno. Consiglierei di leggere l’agenzia AGI del 29 giugno 2017, ore 13,26, quando la Coldiretti sostiene esattamente quello che abbiamo detto noi. Nessuno dice che non bisogna fare gli accordi internazionali di libero scambio, ma bisogna saperli fare, che è tema leggermente diverso. Bisogna farli tutelando soprattutto quei marchi che oggi hanno di per loro delle specificità qualitative elevate e hanno dei mercati ristretti, che sicuramente non possono avere la possibilità di andare su questo mercato.

Ma ciò che più rileva è che la Regione che ha una produzione di vini e liquori prima in Italia, che è la Regione Piemonte, visto che ci ricordava il vantaggio della sottrazione di questi dazi, ebbene, la Regione Piemonte è la prima che si è schierata contro il CETA, ma le ragioni sono anche note. Spero che Calvano non voglia obiettare che il Vermut è nato in Piemonte. Spero che non voglia obiettare che è un vino liquoroso e che è soggetto a dazio. Spero che non voglia obiettare che quel mercato, essendo un unicum, è indipendente dal dazio che si applica, perché proprio non rileva.

Se allora vi possono essere dei vantaggi, e possono esserci sotto il profilo delle aziende meccaniche…

 

PRESIDENTE (Saliera): Consigliere Foti, la invito a concludere perché i cinque minuti della dichiarazione di voto…

 

FOTI: Io non avevo fatto la dichiarazione di voto prima, comunque chiudo subito.

 

PRESIDENTE (Saliera): È in dichiarazione di voto.

 

FOTI: Sì, ho detto, ma dato che ha detto che si riaprono le dichiarazioni di voto, io non ne faccio una seconda, è sempre la prima.

Volevo essere chiaro sul punto per dire che non metto in dubbio che la meccanica possa avere un vantaggio, ma potete anche comprendere coloro i quali hanno una posizione diversa che non va – come ha fatto il collega Calvano in modo gentile, ma anche pregnante – ridicolizzata, perché vi sono anche aspetti che forse lui ha trascurato e che meriterebbero una riflessione, forse, più approfondita.

Ovviamente, il voto è favorevole a tutte le risoluzioni che si oppongano al trattato CETA.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

La parola al consigliere Calvano.

A seguire, si prepari il consigliere Rainieri.

 

CALVANO: Grazie, presidente.

Sono rimasto stupito dalla conclusione dell’intervento del collega Bertani, perché credevo che ordinasse alla presidenza dell’Assemblea una lavagna da portare dentro l’aula, un po’ di ceci, due orecchie da asino, chiedendo all’Assemblea di votare all’unanimità per la mia genuflessione dietro la lavagna, alla luce delle tante cose sbagliate che io avrei detto. Fortunatamente, il collega Bertani non l’ha fatto. Lo ringrazio per avermi risparmiato questo tipo di punizione.

Sarò meno simpatico nel dire un’altra cosa. Il collega Bertani ha riportato alcune mie parole, parole che non ho detto. Non mi riferisco al CETA. Mi riferisco al fatto che il collega Bertani ha detto poco fa che io ieri avrei detto ai miei colleghi di smettere di blaterare di agricoltura. Invito a riprendere le registrazioni, perché dalla mia bocca non sentirete mai uscire la parola “blaterare” rispetto alle cose che diciamo qua dentro.

Purtroppo, la politica è sostanza, ma è anche forma. E la forma in politica determina la sostanza. Chiedo al collega Bertani di non permettersi mai più di fare un’operazione di questo genere. Se vuole usare la parola “blaterare” lui rispetto a quello che viene detto nelle istituzioni lo faccia pure, ma non fa parte dello stile né di questo partito e mi auguro neanche delle istituzioni. Poi quando le governeranno loro, laddove già governano, decideranno qual è lo stile che vorranno dare, però quest’Aula non ha mai blaterato di nulla. Si è sempre confrontata su tutto, nel bene e nel male, dicendo cose serie e cose meno serie, dicendo cose giuste e cose meno giuste, però non ha mai blaterato. Neanche questa volta abbiamo blaterato. Ci siamo confrontati, lo stiamo facendo tuttora, e ringrazio che, alla luce anche degli interventi che abbiamo fatto ieri, vedo che la notte ha stimolato ricerche, ha stimolato la voglia di andare ad informarsi sul CETA. Credo che questo possa essere solo utile alla politica e alle politiche che questa Regione e altre Regioni, il Governo, l’Europa vorranno mettere in campo.

Venendo al collega Foti, ha ragione quando legge le prese di posizione in altre Regioni, però alcune volte – qui uso una battuta e anche un po’ di autoironia – il collega Foti dovrebbe leggere in combinato disposto con lo Statuto del Partito Democratico, che immagino non essere sul suo comodino, che dice che il PD è un partito federalista e che, quindi, ha l’autonomia a livello regionale di assumere alcune posizioni. Noi, in Emilia-Romagna, alla luce delle cose che ho detto ieri e che abbiamo spiegato anche nel confronto con le altre associazioni e con le associazioni agricole che hanno deciso di, invece, essere contrarie all’applicazione del CETA, abbiamo ribadito la nostra condivisione del CETA, senza tirarci indietro dalle responsabilità.

Quando fai un accordo, non è che le cose finiscono lì. Dall’accordo si comincia, perché c’è tutta un’attività che le istituzioni devono fare per migliorare quell’accordo. Mi riferisco al tema DOP e IGP, nel momento in cui aumenta il numero di DOP e IGP che iniziano ad esportare in Canada. Ad oggi le 41 riconosciute sono oggettivamente il 98 per cento delle DOP e IGP che esportano in Canada. Se se ne aggiungono altre, deve essere cura dell’Unione europea e dell’Italia evidenziare la necessità di allargare quell’elenco. Quando fai un accordo, lo fai sapendo che ti assumi delle responsabilità; una cosa che ad alcuni non piace, quella di assumersi delle responsabilità. C’è chi, per timore delle infiltrazioni mafiose o delle infiltrazioni di qualunque genere, ha detto che a Roma era meglio non fare le Olimpiadi e di lasciarle fare a Parigi. È una scelta. C’è chi avrebbe, probabilmente, in quest’aula (non dico il PD, ma magari anche altri) detto: “Le facciamo a Roma e faremo di tutto per evitare che succedano le cose che non devono succedere”. Altri, invece, hanno scelto che era meglio rimanere fermi.

Un po’ come il CETA. Siccome c’è il rischio che succedano alcune cose, allora lasciamo tutto così com’è. Se lasciamo tutto così com’è, cosa succede? Che il parmesan che va sul mercato canadese e ci arriva dagli Stati Uniti continua a chiamarsi “parmesan” con una bella bandiera italiana. Invece, dopo il CETA, gli Stati Uniti potranno continuare a produrlo, potranno continuare a commercializzarlo, ma ci dovranno scrivere “parmesan prodotto negli Stati Uniti” e non ci potranno mettere nessun richiamo che evochi l’italianità di quel prodotto.

Veniamo al prosciutto di Parma, visto che siamo in Emilia-Romagna e siamo federalisti. Il prosciutto di Parma, ad oggi, là non ci può andare in quel modo lì, perché là c’è un prosciutto che si chiama “Parma”, perché hanno registrato – bravo chi l’ha fatto – quel tipo di marchio. Da oggi in avanti noi potremo andare là con quel marchio, con quella DOP, costringendo, ovviamente, gli altri e, per esclusione, portando gli altri ad essere identificati come quelli che non fanno un prodotto italiano, perché il prodotto italiano è un altro. È vantaggioso o è svantaggioso per un prodotto tipico emiliano-romagnolo? Io credo che sia vantaggioso.

Mi dispiace per quanto riguarda anche gli OGM. Mi vorrà pur mettere le orecchie da asino il collega Bertani, o forse l’ha pensato, ma non l’ha detto. Sono io che in questo caso sono un po’ risentito dei rimproveri fatti dal collega Bertani. Sull’OGM, il collega Bertani dovrebbe sapere che ci sono due direttive, del 1996 e del 2011, se non vado errato, ma può fare il fact checking se per caso mi sono sbagliato, che rimangono in piedi e che impediscono l’arrivo di carni con ormoni dal Canada in Italia e in Unione Europea, questo a prescindere dal CETA.

Sul CETA rimane il problema che diceva l’assessore Caselli, cioè il tema dei glifosati. Purtroppo, il CETA su questo tema non interviene e quel grano che continuiamo a importare che ha quel rischio lì continueremo a farlo “CETA sì” o “CETA no”. È indifferente la cosa. È un grano che costa di più, sul quale, ovviamente, non ci sono dazi e la cui importazione, fortunatamente, nell’ultimo anno è anche abbondantemente diminuita. Io spero che diminuisca ancora, se deve essere grano fatto in quel modo lì, perché noi abbiamo deciso di impostare la nostra cultura alimentare e le nostre modalità di fare agricoltura in un altro modo.

Noi non siamo qua a fare la difesa a spada tratta del CETA. Noi siamo qua per provare a spiegare quali sono i vantaggi che…

 

PRESIDENTE (Saliera): Consigliere Calvano...

 

CALVANO: Ho finito.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie.

 

CALVANO: Siamo qua per dire che ci prendiamo istituzionalmente la responsabilità di controllare e di monitorare che quell’accordo porti i vantaggi che noi riteniamo opportuni vengano portati, sapendo che con tutti i soggetti che sono oggi preoccupati del CETA continuerà un dialogo e un confronto finalizzato a far sì che le esportazioni italiane e la qualità dei prodotti italiani possano essere tutelate e possano essere valorizzate al meglio in Europa e nel resto del mondo, così come i prodotti italiani meritano.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Calvano.

Prego, consigliere Rainieri.

 

(interruzioni)

 

Sì. Non avevo visto la richiesta del consigliere Bertani.

La parola al consigliere Bertani.

 

BERTANI: Grazie, presidente. La voce ce l’ho già. Adesso anche il microfono. Grazie.

Mi dispiace che il collega Calvano si sia sentito colpito dalle mie parole, però mi dispiace anche che faccia un po’ la vittima, anche con un po’ di savoir-faire teatrale. Quello che io volevo imputare al collega Calvano era di aver fatto un’affermazione che, secondo me, è stata particolarmente grave. Certamente non ha usato la parola “blaterare”. Il video, collega Calvano, effettivamente, ieri sera me lo sono riguardato. Siccome ti ho fatto – ti do del “tu” – i complimenti perché sei sceso nel merito, io questa mattina volevo scendere nel merito. Quindi, non era un intervento denigratorio, però il fatto di aver detto in quell’intervento che noi avevamo parlato di agricoltura, ma ormai era inutile parlare di agricoltura, secondo me è stato denigratorio nei confronti dell’Assemblea. E io questo ho voluto riprendere. Probabilmente mi sono scaldato un attimo, perché il tema per me è molto importante, però dire che ormai è inutile discutere e che ormai la decisione è stata presa in un altro contesto è un’affermazione politicamente importante e che va controbattuta anche con forza ed entusiasmo. Quindi, non gli ho detto di mettersi in ginocchio sui ceci dietro la lavagna. Se ha percepito questo, di questo mi scuso. Ma la forza e l’entusiasmo politico che ho utilizzato quelli non li rinnego. I ceci, invece, me li faccio io in padella questa sera. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bertani.

La parola al consigliere Bignami.

 

BIGNAMI: Grazie, presidente…

 

PRESIDENTE (Saliera): Si era prenotato il consigliere Rainieri, ma forse si era…

 

BIGNAMI: Infatti anch’io…

 

PRESIDENTE (Saliera): Chiedo, per cortesia…

 

BIGNAMI: Prego, prego. Del resto, nell’ordine di chiamata c’era prima il consigliere Rainieri.

 

PRESIDENTE (Saliera): Va bene. Ma quanto siete cortesi questa mattina!

Prego, consigliere Rainieri.

 

RAINIERI: Ma la formalità qua ha una sua sostanza, come è stato detto. Probabilmente per qualcuno un po’ di meno.

Presidente, grazie per la parola…

 

PRESIDENTE (Saliera): Scusi un attimo. Però, adesso si è cancellato il consigliere Bignami. Si deve nuovamente iscrivere. D’accordo.

Prego, consigliere Rainieri.

 

RAINIERI: Io vorrei dare una mezza risposta al consigliere Foti. Caro collega, il fatto che in Emilia sia diverso rispetto ad altre parti è dovuto al fatto che qui abbiamo un tale che si chiama De Castro, ex ministro delle cooperative e dell’industria, perché lui non ha mai fatto veramente il ministro dell’agricoltura quando era al Ministero a Roma. E oggi, da vicepresidente della Commissione per le lobby a Bruxelles, decide quello che succede in Emilia-Romagna. Tant’è che ha indicato il direttore del Consorzio del Parmigiano, uomo che ha avuto qualche problema, uomo che ha ripristinato il sistema, chiuso dalla Comunità europea, delle quote latte e l’ha riproposto pedissequamente sulle quote formaggio, ricreando lo stesso sistema per arricchire chi non munge, ma che ha le quote e, quindi, deve pagare delle multe per produrre il Parmigiano Reggiano. È l’uomo che definisce, stabilisce, decide e fa il bello e cattivo tempo su quelli che sono gli interventi da adottare in agricoltura. Questa è purtroppo la risposta che non ti è stata data.

Il dramma su questo accordo qual è, caro assessore? Che il Canada lo possiamo definire l’hub delle industrie del plagio dei prodotti tipici e soprattutto, visto che parliamo dell’Italia, dei nostri prodotti tipici. Infatti, in Canada – immagino che lei mi stia ascoltando, assessore – ci sono le sedi di tutte le maggiori ditte che importano i prodotti in America, bypassando quelle che sono le limitazioni al libero commercio introdotte dagli Stati Uniti. Quindi, se noi ratificheremo il CETA, al di là di quello che ha detto anche il consigliere Foti, vale a dire che il nostro voto deve essere condiviso da tutti gli altri Stati membri, per cui è sufficiente che un Paese esprima il proprio diniego per far saltare questo accordo, e noi pensiamo che ci sia qualche stato un po’ più intelligente del nostro che ha deciso di tutelare i propri prodotti, a differenza di quello che stiamo facendo noi, CETA che il Canada ha tutto l’interesse di ratificare, verremo inondati dai prodotti cosiddetti paritetici ai nostri, ma che sono chiaramente delle imitazioni, che lei sa meglio di me che valgono il doppio del fatturato dei prodotti DOP…

 

(interruzione dell’assessore Caselli)

 

Non ho sentito cosa mi ha detto.

 

(interruzione dell’assessore Caselli)

 

Non è questo quello che ho detto. Il Parmesan è già in Canada, viene venduto nei mercati degli Stati Uniti. Se lei ha ascoltato la relazione del presidente del Consorzio del Parmigiano reggiano, il buon Nicola Bertinelli, ricorda che ha detto che il nostro mercato maggiore, soprattutto in questo momento in cui è stata aumentata la produzione, sono gli Stati Uniti. Peccato che noi negli Stati Uniti facciamo fatica ad andarci. Non è il Canada il nostro mercato di riferimento…

 

(interruzione dell’assessore Caselli)

 

Si vada a rileggere la relazione del presidente Bertinelli.

 

(interruzione dell’assessore Caselli)

 

C’ero anch’io quando l’ha illustrata.

Se la Regione avesse accolto la mia richiesta di inserire un membro all’interno del direttivo del Consorzio del Parmigiano reggiano, invece di negarlo, forse avremmo qualche notizia in più dal Consorzio del Parmigiano reggiano e il buon direttore, che lei conosce, potrebbe fare meno quello che vuole rispetto a quello che sta facendo oggi.

Ripeto, il CETA è un accordo che per noi sarà deleterio, sarà un dramma per i mercati. Del resto, gli aumenti di costo a cui oggi stiamo assistendo di alcuni prodotti, come il Parmigiano reggiano, il Prosciutto di Parma o il burro, altra questione di cui, se poi vuole, possiamo parlare, visto che il prezzo è decuplicato rispetto a un anno fa, perché non ce n’è più e lo cercano dappertutto, avranno qualche motivo alla base. Ci sarà stata qualche ragione se qualcuno continuava a ripetere che non erano le quote latte che avrebbero impedito l’aumento della produzione, considerato che oggi si assiste a un aumento delle produzioni e a un aumento dei prezzi. E anche di questo bisognerà che qualcuno prenda coscienza.

Ad ogni modo, il problema è il CETA. Io sono assolutamente contrario, tant’è che voteremo favorevolmente a tutte le risoluzioni e contro la ratifica di questo accordo. D’altronde, non si può continuare a danneggiare chi realizza un prodotto tipico. Voi, come Istituzione, dovreste aiutare direttamente gli agricoltori. C’è poi una mia risoluzione sul fieno: vediamo che cosa ci risponderà la Regione, che è molto impegnata a incavolarsi perché qualcuno fa una premiazione, piuttosto che pensare al bene dei cittadini e dei produttori della regione. Mi dispiace che non sia presente il presidente. Il presidente, ieri sera, mi ha chiamato arrabbiato perché l’Ufficio di Presidenza ha pensato di dare un premio a una cinque volte campionessa del mondo, semplicemente perché tocca a lui, solo a lui, soltanto a lui, come dio in terra, decidere chi premiare, come e quando, e non tocca a noi, consiglieri eletti dal popolo, fare questo tipo di premiazione. Questo io non lo accetto. Voi dovete fare quello che dice il Consiglio regionale, perché noi siamo quelli che decidono. Diversamente, qui siamo solo dei passacarte. Allora, chiudiamo l’Assemblea! E prendete atto dei voti che i cittadini hanno espresso, considerato che i rappresentanti firmatari delle quattro risoluzioni rappresentano molta più maggioranza rispetto alla vostra maggioranza che avete qua dentro. Come dovreste prendere atto di quanto dichiarato dalle associazioni di categoria, che si sono espresse contro il CETA, tranne l’Unione degli agricoltori. Forse sarebbe il caso che prendeste atto di tutto questo.

Tutto questo per dire, visto che non ho più tempo (mi restano appena quattordici secondi) che voteremo conto e che la dittatura è finita nel nostro Paese, o forse è ricominciata. Lo vediamo anche dagli scranni: da verdi sono stati cambiati in rosso. Questo forse è un segnale. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Rainieri.

Proseguiamo con l’intervento del consigliere Bignami. Prego.

 

BIGNAMI: Grazie, presidente.

Mi perdonerà il fuorisacco, ma credo che l’intervento del collega Rainieri abbia posto un tema su cui credo sarebbe opportuna una riflessione anche in Capigruppo, perché al di là dell’Ufficio di Presidenza siamo interessati a sapere quali sarebbero queste richieste avanzate dal presidente, di cui apprendo soltanto adesso grazie all’intervento del collega Rainieri. Spero che voglia poi partecipare anche alla Capigruppo, qualora lo ritenga evidentemente, perché da come è stata tratteggiata non mi sembra una vicenda da derubricare come mero screzio personale, ma mi pare che configuri un minimo di necessità di check-up nei rapporti tra Giunta e Assemblea. Quindi, chiedo alla Presidenza, cortesemente, di prendere nota di questa mia richiesta.

Un’altra questione è evidentemente collegata all’atteggiamento e al voto di Forza Italia. Dico con estrema franchezza e sincerità che sono in grossa difficoltà nell’indicare il voto che il Gruppo dovrà esprimere, perché ritengo che sussistano ragioni più che adeguate a chiedere una riflessione in ordine all’effettiva attuazione del CETA, ma al contempo ciò che ha detto l’assessore Caselli mi pare riscontri la verità oggettiva, non una presa di posizione politica, ovvero che la mancata approvazione di quello strumento potrebbe determinare un’esposizione della nostra economia, soprattutto della filiera che in Emilia-Romagna è particolarmente ricca e nutrita, a un’applicazione ulteriormente peggiorativa della già non ottima approvazione dei contenuti del CETA.

Un atteggiamento, anche qui, che devo, in maniera plastica, ancor più rappresentare, e ritengo utile rimanga a verbale, determinato dal fatto che chi parla sarebbe forse più propenso, se proprio tertium non datur, a un voto contrario rispetto al CETA, anche in ragione dell’orientamento che Forza Italia ha assunto in tantissimi consessi territoriali, che forse anche più radicati in una logica di sussidiarietà rispetto ai temi che vengono posti direttamente dal territorio, hanno manifestato maggior preoccupazione e maggior attenzione rispetto alle conseguenze del CETA.

Al contempo, Forza Italia, a livello nazionale, ha invece sostenuto l’approvazione di questo documento, con un voto risalente a prima dell’estate, che aprirebbe un evidente iato nella posizione del Gruppo in questa sede, che come ho detto, ma a titolo personale, quindi non ho alcuna pretesa di esaurire la posizione anche del collega Aimi, sarebbe più propenso a una sospensione dell’attuale discussione riguardo al CETA.

È per questo che il Gruppo, come anche discusso con il collega, ha ritenuto e ritiene di esprimere un voto di astensione rispetto alle varie risoluzioni, con cui si esprime una contrarietà esplicita al CETA stesso, confermando invece l’appoggio alla risoluzione 4886 del Gruppo della Lega, con cui, a mio modo di vedere, si trova un punto di equilibrio, ovvero si evidenziano le varie criticità del documento stesso: non si esprime, nel dispositivo, un impegno di contrarietà esplicita, ma si chiede di sospendere l’approvazione del documento stesso nel tentativo di perseguire una maggior tutela della nostra filiera.

L’orientamento, fatto salvo, a verbale, nel merito, una forte perplessità sul documento, che però non può non prendere atto anche delle riflessioni che credo essere assolutamente pertinenti dell’assessore Caselli in ordine alle ricadute che comporterebbe la mancata approvazione di questo strumento, è di astensione rispetto alle risoluzioni in discussione, fatta eccezione per la 486, rispetto alla quale invece ribadiamo il nostro appoggio, il nostro voto favorevole.

Ho una richiesta da fare, più che alla Presidenza, alla regia: se fosse possibile rendere visibile l’oggetto in discussione, che a causa dello slittamento a sinistra delle immagini – forse l’unica cosa che va a sinistra, in quest’Aula, in questa fase storica – mantiene ahimè escluso il numero di risoluzioni.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bignami.

La parola al consigliere Taruffi.

 

TARUFFI: Solo per chiedere il voto elettronico su tutte le risoluzioni.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Taruffi.

Se nessun altro consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione della risoluzione oggetto 4984, a firma dei consiglieri Torri, Taruffi e Alleva, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Saliera): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

43

Assenti

 

7

Votanti

 

43

Favorevoli

 

18

Contrari

 

23

Astenuti

 

2

 

PRESIDENTE (Saliera): La risoluzione oggetto 4984 è respinta.

Si proceda alla votazione della risoluzione oggetto 4914, a firma dei consiglieri Bertani, Sensoli e Sassi, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Saliera): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

42

Assenti

 

8

Votanti

 

42

Favorevoli

 

17

Contrari

 

23

Astenuti

 

2

 

PRESIDENTE (Saliera): La risoluzione oggetto 4914 è respinta.

Si proceda alla votazione della risoluzione oggetto 4886, a firma dei consiglieri Fabbri, Rainieri, Marchetti Daniele, Bargi, Delmonte, Rancan, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli, Bignami, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Saliera): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

43

Assenti

 

7

Votanti

 

43

Favorevoli

 

20

Contrari

 

23

Astenuti

 

--

 

PRESIDENTE (Saliera): La risoluzione oggetto 4886 è respinta.

Si proceda alla votazione della risoluzione oggetto 4992, a firma del consigliere Foti, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Saliera): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

43

Assenti

 

7

Votanti

 

43

Favorevoli

 

18

Contrari

 

23

Astenuti

 

2

 

PRESIDENTE (Saliera): La risoluzione oggetto 4992 è respinta.

 

OGGETTO 4672

Risoluzione per impegnare la Giunta a promuovere il raggiungimento di tutti gli obiettivi previsti dal Piano d'Azione nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici allo scopo di fornire una necessaria e concreta risposta al preoccupante fenomeno del bracconaggio, ad attivarsi immediatamente per garantire la completa attuazione dell'Azione 1.2.2 del Piano d'Azione, rimuovendo pertanto gli ostacoli giuridici che impediscono la regionalizzazione dei Corpi/Servizi di Polizia Provinciale e Metropolitana competenti in materia di vigilanza ittico/venatoria. A firma dei Consiglieri: Taruffi, Torri, Alleva, Prodi

(Rinvio in Commissione)

 

OGGETTO 1123

Risoluzione per impegnare la Giunta ad attribuire alla Regione le funzioni di vigilanza svolte dalla polizia provinciale, disponendo il trasferimento ai ruoli regionali del relativo personale, ovvero attribuendo le stesse funzioni ai Comuni che le eserciterebbero in forma associata. A firma dei Consiglieri: Bertani, Piccinini, Sassi, Sensoli

(Rinvio in Commissione)

 

PRESIDENTE (Saliera): Ora procediamo, come da ordine del giorno, con gli oggetti 4672 e 1123 abbinati.

Consigliere Taruffi, prego.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

Intervengo per formalizzare la richiesta di rinvio dell’oggetto in Commissione, così come concordato e anticipato ieri con i Capigruppo.

Formalizzo, quindi, la richiesta di rinvio in Commissione.

 

PRESIDENTE (Saliera): A fronte della richiesta di rinvio, un intervento a favore e un intervento contro.

Chi chiede la parola per l’intervento a favore? Se ci sono, naturalmente. Chi chiede la parola per l’intervento a favore? Nessuno.

Chi chiede la parola per un intervento contro? Nessuno.

Quindi, l’argomento è rinviato, ponendolo ai voti.

Metto in votazione, per alzata di mano, la richiesta di rinvio in Commissione.

 

(È accolta all’unanimità dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): Il rinvio in Commissione è accolto, mi pare, con voto unanime.

 

OGGETTO 4638

Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi presso il Parlamento ed il Governo al fine di dar corso ad una revisione della normativa contenuta nei decreti legge n. 13 e n. 14 del febbraio 2017 in materia di accelerazione dei procedimenti di protezione internazionale, di contrasto all'immigrazione illegale e di sicurezza delle città, al fine di ripristinare i diritti e la dignità delle persone coinvolte nei relativi processi, procedendo inoltre attraverso il Servizio legislativo della Giunta, ad un'approfondita valutazione dei possibili profili di incostituzionalità delle norme sovracitate nella loro applicazione a livello regionale e, nelle more di questa valutazione, a invitare gli enti locali regionali a non utilizzare gli strumenti previsti. A firma dei Consiglieri: Prodi, Torri, Taruffi, Alleva

(Discussione e reiezione)

 

PRESIDENTE (Saliera): Oggetto 4638: Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi presso il Parlamento e il Governo al fine di dar corso ad una revisione della normativa contenuta nei decreti legge n. 13 e n. 14 del febbraio 2017 in materia di accelerazione dei procedimenti di protezione internazionale, di contrasto all’immigrazione illegale e di sicurezza delle città, al fine di ripristinare i diritti e la dignità delle persone coinvolte nei relativi processi, procedendo inoltre, attraverso il Servizio legislativo della Giunta, ad un’approfondita valutazione dei possibili profili di incostituzionalità delle norme sovracitate nella loro applicazione a livello regionale e, nelle more di questa valutazione, a invitare gli enti locali e regionali a non utilizzare gli strumenti previsti, a firma dei consiglieri Prodi, Torri, Taruffi e Alleva.

Discussione generale sul documento. Dieci minuti per ciascun consigliere.

Chi chiede la parola? Consigliera Silvia Prodi, prego.

 

PRODI: Grazie, presidente.

I decreti Minniti e Orlando, convertiti in legge nell’aprile di questo anno, sono basati su alcuni punti chiave, ovvero la semplificazione delle procedure per i richiedenti asilo basata sulla riduzione del secondo grado di giudizio, sulla sostituzione del rito sommario di ricognizione con un rito senza udienza, senza, cioè, un giudice, ma con una videoregistrazione che poi un giudice vaglierà asetticamente, senza contraddittorio. Viene anche a mancare l’onere della prova attenuata, ovvero il rafforzamento o il raffronto della narrazione del richiedente con fonti aggiornate terze più affidabili rispetto alla situazione nei Paesi di provenienza.

L’altro pilastro dei decreti è il cosiddetto “Daspo urbano”, che prevede un ordine di allontanamento anche nei confronti di chiunque limiti l’accessibilità e la fruizione di infrastrutture di trasporto e pertinenza, introducendo, quindi, un approccio profondamente discrezionale in questo provvedimento.

Questa legge è duramente contestata da vari soggetti, tra i quali ricordiamo Arci, ACLI, Medici senza frontiere, Caritas. Sono state, altresì, sollevate obiezioni sulla coerenza con la Costituzione, in particolare gli articoli 111 (diritto al giusto processo) e 24 (diritto di difesa). Inoltre, questa legge obbliga chi lavora nelle strutture di accoglienza a comportarsi come pubblico ufficiale, minando, quindi, un rapporto di fiducia con chi viene lì ammesso. Questa è la matrice più preoccupante che ravvisiamo nel dispositivo di legge, la compressione, cioè, dei diritti dei soggetti deboli che si trovano in condizioni di estrema difficoltà in nome di un efficientismo che maschera malamente l’incapacità di una gestione seria, capillare, umana. È la tendenza che vediamo soprattutto in questi ultimi mesi, poi concretizzata nelle politiche, ad esempio, di filtro agli arrivi dei migranti, sia con imposizioni alle ONG di accordi volti a modificare la loro natura e ruolo, creando drammatiche frizioni sino ad ora inedite, sia stringendo accordi con Paesi, quali la Libia, che non garantiscono alcun rispetto dei diritti dei migranti filtrati nei centri di accoglienza che, per quello che sappiamo, sono più campi di concentramento, dove chi ha già sopportato l’insopportabile – io invito tutti noi a leggere il libro “Esodo”, di Domenico Quirico – arriva all’ultimo girone di un inferno senza fine.

Chiediamo, quindi, che vi sia un ripensamento di queste politiche per ripristinare diritti e dignità delle persone. Ricordiamo, inoltre, che con il Daspo urbano le prime persone colpite sono state quelle che dormivano in stazione, persone semplicemente senza fissa dimora, che dovrebbero, magari, ricevere più attenzione e non essere spazzate sotto un tappeto altrove, che peraltro non esiste. Questa risoluzione parla di persone che tentano di varcare confini per raggiungere una sopravvivenza negata nei loro Paesi e di come essere realmente di sinistra significhi cogliere appieno il contenuto universalistico, la tutela soprattutto di chi è più svantaggiato, nel riconoscimento e nel rispetto dell’umanità comune.

Possiamo scrivere qualsiasi legge elettorale, pensare qualsiasi strategia o alchimia di formazioni, ma è nei contenuti che si può identificare una sinistra seria e coerente, senza compromessi con visione autoritarie e selettive dei diritti umani, sapendo che altrimenti la responsabilità del dramma umano che si compie in questa epoca è anche nostra. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Prodi.

La parola al consigliere Bignami. Prego.

 

BIGNAMI: Il ragionamento che ci ha prospettato la consigliera Prodi non trova su alcun aspetto la nostra condivisione. Dietro l’apparente retaggio della solidarietà e dell’accoglienza si nasconde un grumo di interessi economici, di cui sicuramente la consigliera Prodi è estranea, che però strumentalizza quelle preoccupazioni per cercare di imporre, sotto un’egida di ricatto morale, al popolo italiano un accordo al collo del proprio futuro e dei propri figli.

È bene ripercorrere rapidamente che cosa accade oggi quando un migrante arriva in Italia. La persona che parte difficilmente è una persona sottoposta a situazioni di guerra. Diversamente, sarebbero tutti siriani. Non esistendo in Italia l’istituto della manifesta infondatezza della domanda (quindi anche chi, evidentemente, non è siriano può progettare la richiesta di asilo), si attiva un percorso per il quale queste domande per due anni vengono coltivate all’interno della burocrazia italiana che, come sempre, riesce a trarre ragione di sostentamento dai problemi inutili che crea.

Una persona che parte, quindi, dall’Africa subsahariana per una scelta tutto sommato di natura economica – ho parlato personalmente con persone che sono partite pur avendo un lavoro –, arriva in Libia non perché qualcuno lo ha costretto, ma per una scelta. Ebbene, spesso e volentieri, almeno fino a poco tempo fa, queste persone si imbarcano su queste navi, dove delle ONG, con una solerzia davvero impeccabile, su cui per fortuna la magistratura sta concentrando le proprie attenzioni, anche spingendosi nelle acque territoriali della Libia, li vanno a prendere e, senza costi particolarmente significativi, li consegnano alle autorità italiane. Qui vengono portate in un centro di prima accoglienza, senza svolgere alcuna profilassi sanitaria, cosa che non dico io, ma dice l’ASL di Bologna, la quale avverte: attenzione, questi soggetti, nel contesto in cui vengono accolti nella prima struttura, non vengono sottoposti, se non a fronte di evidenze medico-sanitarie, ad alcun tipo di profilassi o di check. Le strutture dove vengono immediatamente accolti – pensiamo ad Augusta, pensiamo ai porti della Sicilia, pensiamo al nostro Meridione, che ha già tanti problemi da risolvere e che deve pur sobbarcarsi questi problemi di persone che nessuno ha invitato qua e che nessuno avrebbe mai invitato qua – affrontano naturalmente una spesa, che viene ripagata ai soggetti gestori, nove volte su dieci le solite cooperative che fanno riferimento al solito mondo che ben tutti conosciamo.

Dopo un breve periodo, durante il quale corrispondiamo circa quaranta euro al giorno a questi soggetti che devono gestire questo tipo di struttura, vengono trasferiti nei vari hub e vengono trasferiti evidentemente non mandandoli a piedi in autostrada come spesso si vede in alcuni filmati, ma tramite viaggi in aereo, pratica sospesa per fortuna qualche tempo fa, a cui io ho assistito, o tramite pullman, che normalmente arrivano di notte per evitare che la gente se ne accorga. Una volta arrivati nell’hub regionale – penso a Bologna, in via Mattei, che ha ospitato negli ultimi due anni 20.000 di queste persone, pagate per 365 giorni all’anno 39,95 euro l’uno, con un conto che evidentemente facilmente ci spinge a qualche milione di euro – vengono immediatamente sottoposti, a carico della collettività, quindi neanche della cooperativa rossa, bianca, verde (di verde non ne ho notizia) o di altro colore che può avere in quel momento preso la gestione, a uno screening sanitario, per il modico costo per la collettività regionale emiliano-romagnola di 2.200.000 euro.

Tutto questo avviene nella gestione di una cooperativa, come ad esempio la Cooperativa Camelot, passata agli onori della cronaca perché la settimana scorsa hanno arrestato, all’interno di una struttura da questa gestita, uno spacciatore, o come la Cooperativa Lai-momo, passata agli onori della cronaca perché aveva un mediatore culturale che diceva che alle donne piace essere stuprate e sul quale la Procura della Repubblica di Bologna ha aperto un fascicolo, la quale evidentemente fa tutto disinteressatamente. È del tutto casuale che la Cooperativa Lai-momo, nel 2009, quando faceva editoria culturale, fatturava qualche centinaia di migliaia di euro, per la precisione 400.000 euro, mentre oggi fattura 5.283.000 euro, con un utile che è schizzato rispetto all’anno scorso, quando registrava 2.676.000 euro, di 2.607.000 euro. Queste cooperative hanno una qualità nella propria prestazione così importante che hanno trovato l’anno scorso, dentro una delle strutture gestite da questi soggetti, il presunto assassino di un imprenditore a Castel San Pietro Terme, perché loro non devono guardare che cosa capita dentro la struttura, devono accogliere, devono dare vitto, devono dare alloggio, devono dare scarpe, devono dare tanta roba, perché gli devono dare anche il pocket money, gli lavano i panni, gli fanno evidentemente tutto quello che gli serve per la solidarietà, l’accoglienza.

Come si trovano questi migranti? Io ho provato a chiederglielo quando sono andato alla Montagnola, salvo essere minacciato da due o tre di loro, che evidentemente non gradivano il mio interesse. Chiaramente c’è qualcosa che a volte non sempre torna nella loro esemplare forma d’accoglienza. Tant’è che, dopo un po’ che queste persone sono nell’hub e hanno fatto richiesta d’accoglienza, si attiva l’iter dei richiedenti asilo. I richiedenti asilo non sono profughi, sono richiedenti, che in quanto tali fanno una richiesta. Io potrei anche fare richiesta di asilo, perché non c’è la manifesta infondatezza, e forse mi converrebbe anche visto che come italiano sono molto più discriminato rispetto a loro, perché le mie tasse vanno a pagare le loro cose. Mi viene detto che non ci sono i soldi per salvaguardare il punto nascite nell’ospedale, per tenere aperti i servizi ospedalieri, per pagare la manutenzione delle strade, ma non si sa come centinaia di milioni di euro si trovano nel nostro territorio.

Pensate che la Regione Emilia-Romagna ha avuto anche bisogno di attivare un corso per italiano, gratuito per carità, in cui pagavamo il babysitteraggio a questi soggetti, nell’ambito di un progetto che si chiama FAMI (Fondo asilo immigrazione e integrazione) che costa giusto giusto 300 milioni di euro allo Stato italiano. Tant’è, bruscolini. Perché nel frattempo i due anni che passano per l’esame della pratica vengono pagati da noi, non vengono pagati da loro. E non è che, se al termine dei due anni qualcuno dice “guarda, non hai diritto”, qualcuno gli chiede indietro i soldi. No. Quando ho chiesto all’assessore Gualmini di specificare che cosa accade al termine della procedura, mi è stato detto che escono dal percorso d’accoglienza. Non vengono rimpatriati. Non vengono messi alla porta. Non vengono rimandati da dove vengono, anche perché spesso neanche si sa, ma escono dal percorso di accoglienza. Questo perché, grazie all’iniziativa di qualcuno che ha abrogato anche quel piccolo retaggio di reato che era correlato a questo tipo di attività, non vi è alcun provvedimento restrittivo della libertà personale, conseguentemente sono liberi di andare dove vogliono, anche se arrivati in Italia irregolarmente e anche se si è certificato che non hanno alcun titolo di rimanere in Italia.

Una volta che accade tutto ciò, queste persone sono libere di girare. Dove vanno? Non si sa! Cosa fanno? Non si sa! Delinquono? Non si sa! Quel che si sa è che certamente non hanno titolo di rimanere qua perché, a fronte di 100 richieste, il 59,6 per cento di costoro è certificato da dati del Ministero dell’interno che non ha titolo e si vede respinta la loro richiesta. Solo un numero ridottissimo, pari al 10 per cento, o giù di lì, ha titolo e diventa profugo a tutti gli effetti, per altri si attua una misura di protezione umanitaria blanda, che spesso poi andiamo a vedere essere in realtà un paravento dietro cui si nascondono anche i più efferati criminali, come la vicenda dello stupro di Rimini, ahimè, ci ha insegnato. Una quota di queste persone, il 4-5 per cento, furbescamente sparisce e, quindi, si rende irreperibile.

È su quello che l’Europa ci prende per le orecchie, perché giustamente dice: cara Italia, noi abbiamo anche la disponibilità a ridistribuire coloro che sono profughi davvero, ma tu hai il dovere di certificare chi è profugo davvero. Questo non perché qualcuno dall’Europa ci ha imposto delle norme strane, ma perché questo Governo, o comunque il Governo precedente, ha accettato di farsi carico di processi di identificazione quando sapeva perfettamente che non era in grado di svolgerli, prendendosi quindi in casa milioni di persone, perché alla fine il rischio è che si arrivi a questo saldo complessivo. E non contento di tutto ciò, crea quella genialata che si chiama ius soli, in ragione della quale queste persone, se partoriscono in Italia, generano dei bambini che sono evidentemente riconosciuti subito come italiani, con la possibilità che quei bambini, essendo italiani, maturino la possibilità a loro volta di chiedere il ricongiungimento familiare con quelli arrivati clandestinamente in Italia. Tutto al contrario.

Uno stato che si rispetti dovrebbe bloccare gli ingressi, allontanare gli irregolari, integrare chi ha diritto davvero di scappare dalle guerre e di essere, quindi, posto nelle condizioni di vivere la propria vita in condizione di pace, ma non dovrebbe dare la possibilità a questi altri soggetti di attaccarsi e ciucciare dalla mammella dello stato in una situazione che evidentemente è ormai al di là di ogni limite. E i tentativi, che posso anche capire perché provengono da sinistra, con cui si fissano questi princìpi che la collega Prodi ricordava sono la foglia di fico dietro cui si nascondono milioni e milioni di euro di interessi, perché la cooperativa Lai-momo che fattura 5.283.000 euro a Bologna va moltiplicata per “n” cooperative in “n” regioni, in “n” province, in “n” hub, che danno il saldo complessivo degli interessi economici che ci sono dietro.

Se io fossi un imprenditore e avessi un’opzione “intendi continuare il tuo fatturato o intendi chiuderlo?”, inevitabilmente direi “intendo fatturare, intendo aumentarlo e intendo anche mantenerlo”. Ed è il motivo per cui queste cooperative, in filiera con le ONG, in filiera con chi gestisce gli hub, non hanno interesse che quella che viene chiamata emergenza cessi, perché nel momento in cui cessa loro tornano a stampare i giornalini, che diventano carta da macero, come riportato nei loro verbali depositati alla Camera di commercio, e invece che avere i proventi che derivano dalla gestione di queste persone tornerebbero a fare il lavoro che facevano prima, semmai ne facevano uno.

È un ragionamento che rende inaccettabile tutto questo, perché si incardina e si innesta sulle spalle del popolo italiano, che ha già abbastanza problemi nel tirare a campare e nel trovare una soluzione per arrivare alla fine del mese, che si trova sistematicamente tagliati i servizi, le risorse, le disponibilità e al quale aumentano le tasse, con la finalità di pagare esclusivamente queste cooperative, queste ONG e chi è evidentemente legato a interessi che sfruttano, questi sì, davvero queste persone. Del resto, chi arriva in Libia e non riesce a partire o chi arriva in Libia e riesce a partire non ha né meno né più diritti di chi rimane nei Paesi d’origine in quelle situazioni, perché non può valere il principio occhio non vede e cuore non duole.

Se noi abbiamo un dovere è quello di aiutarli là da dove vengono, perché lì, a casa loro ci sono tante persone che soffrono situazioni analoghe, che hanno l’unica pecca di non riuscire a mettere assieme i soldi da dare allo scafista, o decidono di rimanere in quel contesto culturale da cui provengono.

È per questo che ritengo quanto più necessario affermare quello che si è sempre detto: aiutarli a casa loro non è un’opzione, è l’unico dovere che noi abbiamo, nei loro confronti e nei confronti del popolo italiano.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bignami.

La parola al consigliere Molinari. Prego.

 

MOLINARI: Grazie, presidente.

Non ho così chiara la situazione, la suddivisione geopolitica dei gestori dei migranti, come il consigliere Bignami, perché a Piacenza anche in questo credo che riusciamo a coprire l’intero arco costituzionale, da soggetti che dichiarano chiaramente di votare a sinistra come a destra, quindi cerco di concentrarmi più sull’argomento della risoluzione.

In quest’Aula abbiamo parlato più volte di un tema di portata politica umanitaria enorme, e che è diventato, negli ultimi anni, dopo che forse anche la società occidentale aveva fatto finta di non vedere ciò che stava succedendo nei Paesi del terzo mondo, uno degli argomenti principali perché direttamente ci sta toccando e interessando, anche come società europea.

Lo si è fatto con una discussione che a volte è stata strumentalizzazione politica e forzatura, anche ideologica, e dall’altro lato è diventata a volte una difesa ad oltranza di una situazione che era diventata ormai inaccettabile.

Le politiche europee, l’Europa lontana, costantemente, da un impegno diretto su questo argomento, quindi di intervento, soprattutto, su quelli che sono i canali dell’est, hanno portato negli ultimi anni all’esplosione degli arrivi del Mediterraneo, con quasi 200.000 arrivi nel 2016, e con la crescita di una necessità di intervento trasversale.

La società italiana, né di destra, né di sinistra, né di centro, in modo credo ormai unanime, ha chiesto un intervento più deciso e diverso da parte del Governo. Il decreto Minniti credo che si incardini in questa situazione, ed è un decreto che non può essere circoscritto ad alcune osservazioni, anche contenute all’interno della risoluzione, per quanto riguarda presunte violazioni anche dei diritti personali e dei diritti anche dei trattati internazionali, perché un decreto, ovviamente, come tutti i decreti fatti da uomini, dal governo, è un indubbiamente migliorabile, ma cerca di affrontare in modo trasversale tutta la questione, volendo, anche cercando di affrontare la questione dei rapporti con la Libia.

Di Libia non abbiamo mai sentito parlare fino ad oggi, fino all’avvio di queste trattative. Ci illudevano, in precedenza, che pur nell’assenza di questi accordi, il tragitto dai confini estremi dell’Africa fino ad arrivare alle coste della Libia fosse un tragitto tutto rose e fiori, ci illudevamo che mancassero gli eccidi, che mancassero le azioni da parte di aguzzini del territorio, o gli stupri nei confronti delle donne? Ci illudevamo, solo perché non si parlava di accordi?

Queste domande ogni tanto dovremmo porcele noi come soggetti, o comunque persone che rappresentano il centrosinistra come un obiettivo, forse anche per cercare davvero di riuscire a cogliere l’essenza dell’essere di sinistra.

Il decreto Minniti è intervenuto in uno dei problemi principali, ovviamente illustrato in modo un po’ di parte dal consigliere Bignami, per quanto riguarda il funzionamento dei CIE. Abbiamo parlato qui, anche all’interno di questa Assemblea, anche in Commissione della creazione di strutture più snelle, più piccole, che possano consentire la possibilità di affrontare in modo migliore e più diretto il tema della gestione di queste folle che stanno arrivando, perché se anche a seguito del decreto Minniti parliamo di quasi un dimezzamento degli arrivi, non dimentichiamo che stiamo sempre parlando di oltre 100.000 persone che il nostro territorio e i sindaci dei nostri territori faticano a gestire, e soprattutto ad offrire loro delle condizioni che siano quantomeno migliori delle situazioni da cui arrivano.

Detto questo, è vero, osserviamo e osserviamo anche nel futuro, quella che sarà la sorte di questo decreto, eventuali ricorsi che potranno arrivare nei confronti di organi superiori, eventuale azione che potranno sostenere, eventualmente, come si è detto, anche le tesi contenute nella risoluzione, di palese violazione dei diritti del soggetto. Però ricordiamo, non sminuiamo continuamente l’impostazione che viene consentita dal decreto, che valuta e consente la presenza di una prima commissione di valutazione, che non è una commissione casuale o senza arte né parte, ma è una commissione che già deve prendere in considerazione il caso.

Rimane la possibilità, l’abbiamo definito rito camerale senza udienza, ma sappiamo, non dobbiamo sottovalutare il fatto che comunque, all’interno anche di un emendamento è stata inserita la possibilità, da parte del richiedente, di essere ascoltato. Rimane la possibilità della Cassazione, ma ricordiamoci che tutte queste azioni e tutte le lungaggini che – questo posso condividerlo anche con il collega Bignami – a volte fanno parte di un’interpretazione anche distorta del meccanismo burocratico anche della giustizia, corrono il rischio di mettere in difficoltà soprattutto i migranti che realmente hanno il diritto di godere della nostra accoglienza, con la distinzione necessaria, che non deve venire dai banchi della destra, del centro o della sinistra, ma deve venire da noi come cittadini, tra chi scappa da una guerra, e chi legittimamente tenta di andare a migliorare le proprie condizioni di vita.

Credo che se dobbiamo fare un discorso di sinistra, il discorso di sinistra sia quello di tutelare soprattutto i soggetti che scappano dalle guerre, che scappano dagli stupri di massa o dalle uccisioni. E questo lo facciamo creando velocità nel giudizio e possibilità di dividere in modo drastico le due tipologie di emigrazione.

Detto questo, io credo che in Italia, e deve essere anche questo trasversale, abbiamo bisogno di maggiore rigore che deve essere identificato soprattutto in maggiore serietà, che dovrebbe permeare tutte le istituzioni, le forze politiche e la nostra società. Ogni tanto ci dimentichiamo di questo, forse anche in relazione ai proclami politici da una parte e dall’altra, e questo è un male per tutta la società italiana.

Detto questo, io credo che la posizione, per quanto riguarda anche il nostro partito, quindi il Partito democratico, sia di orientamento a non votare questa risoluzione, pur osservando i futuri scenari, anche legislativi. Pertanto, riprendendo anche le parole dette sulla legge dell’urbanistica nella conferenza stampa fatta ieri, mi è anche più facile dire che la risoluzione così com’è non la voteremo.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Molinari.

Procediamo con l’intervento del consigliere Pompignoli. Prego.

 

POMPIGNOLI: Grazie, presidente.

Questo tema che andiamo ad affrontare è di particolare rilievo. Ovviamente, se non fosse che le dichiarazioni rese da Molinari provenissero dal centrosinistra, mi verrebbe quasi da sostenere che si è creata un’opposizione all’opposizione.

È chiaro che la situazione dei migranti, così come è stata descritta anche dal consigliere Bignami, e gli interessi economici che ci sono dietro, vedono comunque un orientamento teso, da parte del Governo, e mi riferisco al decreto Minniti, a venire incontro a quelle che sono state sempre e da sempre le richieste del centrodestra, in particolar modo dalla Lega Nord.

È chiaro che ci troviamo di fronte ad un decreto che può essere sicuramente migliorato e che vede la sinistra, un po’ come succede per l’autonomia in Regione Emilia-Romagna, copiare la destra. Evidentemente vi siete accorti che quello che abbiamo sostenuto in questi ultimi anni corrisponde effettivamente a realtà e non sono sparate populiste, come spesso ci dite. Anche perché state venendo incontro, effettivamente, a quelli che sono gli argomenti principali di questa nazione: autonomia e migranti.

Oggi occorre più soffermarsi su questa risoluzione. Con tutti gli eventi che sono occorsi in questi ultimi anni, e con tutte le problematiche che questi migranti hanno creato allo Stato italiano, nel 2017 presentare una risoluzione del genere io la vedo e la trovo una questione assai poco credibile, e quantomeno una risoluzione che non è incentrata sulla solidarietà, ma è incentrata sull’interesse prettamente economico, cioè mantenere in vita le cooperative, le ONG e tutto l’indotto economico e patrimoniale che copre e ricade sulla testa dei cittadini italiani.

Non è un mistero, infatti, che le indagini della magistratura sia sulle ONG, sia su quelle che sono le procedure all’interno degli hub, sia le dichiarazioni rese da alcuni mediatori culturali, vanno nella direzione di cercare un limite ad una falla che in Italia sta creando un problema enorme, sia dal punto di vista, come dicevo, economico, sia dal punto di vista di quello che noi dobbiamo sostenere come peso.

Credo che questo sia uno dei maggiori problemi che dovremo affrontare e che dovrà affrontare, è chiaro, il nuovo Governo, ed è evidente che la Regione Emilia-Romagna su questa risoluzione che mi pare di aver capito venga bocciata dall’intera maggioranza, porti appunto ad una soluzione definitiva del caso.

È ovvio che come si diceva, il decreto Minniti-Orlando, è un decreto, e qui mi rifaccio un po’ alle parole di Molinari, che tutela comunque e in ogni caso il richiedente asilo. Come si diceva, il richiedente asilo può chiedere di essere sentito dal magistrato, ha come definitiva scappatoia ad un eventuale diniego all’accettazione della domanda, di ricorrere in Cassazione. La Cassazione, sapete benissimo tutti, esprime un giudizio di legittimità, non entra nel merito, ma la legittimità sul primo grado è ovvio che può essere data sulla base di una garanzia che viene comunque data e resa al soggetto che ricorre in Cassazione.

Pertanto, ci si sta avvicinando a quello che noi abbiamo sempre richiesto, ed è evidente che il motto “aiutiamoli a casa loro” sta prendendo piede anche nel centrosinistra.

Oggi, quindi, mi trovo particolarmente contento nel discutere questa risoluzione, perché penso che sia una delle poche volte in cui sinistra e destra sono d’accordo sulle azioni da intraprendere per eliminare una falla che sta creando notevoli problemi al nostro Stato italiano.

Diceva bene il consigliere Bignami: il percorso che porta il richiedente asilo ad ottenere eventualmente, e qui sappiamo benissimo che sono pochissime le domande accolte, il riconoscimento di profugo è un percorso che dura diverso tempo. In questi anni, ovviamente, noi ci sobbarchiamo del loro fabbisogno, corrispondendogli soldi e comunque cercando di agevolarlo in tutto e per tutto, però, non si conclude con qualcosa per la quale nel momento in cui c’è il diniego, questo richiedente asilo debba essere portato fuori dall’Italia, perché è irregolare nello Stato italiano. C’è una falla nel sistema, perché questo richiedente asilo esce dal percorso, e rimane in Italia, il 90 per cento delle volte, e delinque, perché ovviamente non percepisce più soldi dallo Stato italiano, cioè non è più coccolato dallo Stato italiano, che gli paga tutto, oltre ad avere servizi a discapito di chi invece oggi, italiano, si trova in difficoltà.

Dopo due anni in cui noi lo abbiamo sostenuto e mantenuto, questo esce dal percorso e rimane nel territorio italiano. Questa è la falla del sistema, ovviamente. È chiaro che il rimpatrio è costoso per l’Italia, ed è per questo che è necessario arrivare ad avere un sistema per il quale noi dobbiamo aiutarli là da dove partono. Diversamente, si crea un meccanismo, per lo Stato italiano, ancora più devastante dal punto di vista economico.

Quindi, alla luce di tutte le varie posizioni che sono state espresse, ritengo che di questa risoluzione sia da un lato inconcepibile parlare nel 2017, con tutto quello che è successo, dall’altro, che sia assolutamente priva dei contenuti giuridici e delle garanzie che sono state prestate e che vengono prestate al richiedente asilo.

Se mi devo far richiamare a fare una risoluzione da associazioni o cooperative che marciano su questi migranti, è evidente che non si tratta più di un sistema di sinistra con valori di solidarietà, ma si tratta più di un sistema per convincere e continuare a sostenere quelle cooperative che vi danno voti. Quindi, è evidente che noi siamo assolutamente contrari a questa risoluzione. Riteniamo che il decreto Minniti sia l’inizio e non debba essere la fine, perché in un sistema come quello italiano attuale, è evidente che dobbiamo fare di più rispetto a quello che attualmente la sinistra sta facendo con il decreto Minniti. Di più, perché la falla non si sta chiudendo, anche se gli sbarchi ultimamente stanno diminuendo, quindi dobbiamo trovare un sistema diverso. E il sistema è quello di aiutarli a casa loro.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Pompignoli.

Il consigliere Alleva ha la parola.

 

ALLEVA: In questa risoluzione avevamo preso in esame un profilo importante, anche se in qualche maniera non è quello della questione sostanziale. La questione sostanziale è l’immigrazione, che infatti è tornata fuori come sostanziale divieto agli spostamenti delle popolazioni, delle persone, anche alla ricerca di un migliore futuro economico.

Non c’è il diritto di andare in cerca di fortuna nel mondo. Ricorderò che tra l’ultimo decennio e il primo decennio del secolo scorso, del Novecento, gli italiani che sono andati in cerca di fortuna nel mondo sono stati non 100.000 all’anno, ma molti di più. 20 milioni in tutto. Sono situazioni storiche davanti alle quali non si può pensare di usare la tecnica nella chiusa della diga, tanto non funziona. Lo imparò per primo – scusate la citazione un po’ goffa – l’imperatore Valente nel 378, quando fu travolto e ucciso dai Goti, che lui cercava di tenere al di là del limes, quando questi non facevano altro che chiedere di poter entrare come federati nel territorio imperiale per coltivare come contadini la terra. Questo diritto non fu loro riconosciuto. Quando si chiude la porticina, la gente si sa che sfonda i muri.

Non voglio attardarmi molto su questo profilo. Ritengo il “aiutiamoli a casa loro” una profonda ipocrisia. Non ho mai sentito dal centrodestra di avere un piano, una proposta credibile di aiuto, collaborazione internazionale. Si dice così, ma non è così. Quello che si vuole è fermarli là dove sono, con le buone e, se non con le buone, prima o poi, sicuramente con le cattive.

La nostra risoluzione riguarda un altro profilo, e su questo mi meraviglio – non posso non meravigliarmi – che gli oratori che mi hanno preceduto, che sono uomini di legge, non si rendano conto di un fatto, ossia che non c’è niente di peggio che una tutela giuridica fittizia degli interessi o dei diritti. Questo è il peggiore insulto che si possa fare alla civiltà giuridica. C’è, sì, un procedimento, ma che ha delle mezze garanzie, delle garanzie limitate. È un procedimento senza appello, senza secondo grado, un procedimento senza contraddittorio. Il rito camerale non significa mica che non c’è contraddittorio. Ne facciamo tanti di riti camerali, in continuazione. C’è una lontana possibilità di un ricorso per Cassazione. La frequento settimanalmente e so bene quale può essere, alla fine, l’aiuto della Cassazione. Questo, per me, è il profilo più facile, ma anche più giusto da criticare immediatamente in questo decreto. La falsa guarentigia giuridica.

Da questo punto di vista, ricorderò che già l’Associazione nazionale magistrati e tutto il mondo giuridico ha manifestato una contrarietà. Al di là di tutto, questa legge è sicuramente incostituzionale, ed è incostituzionale perché è contraria all’articolo 6 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo. Quella Carta (Corte di Strasburgo) è diventata, grazie al Trattato di Lisbona, diritto europeo, quindi diritto a immediata applicazione interna. L’appello non può essere negato se esiste un giusto procedimento. Non può esserci un procedimento senza contraddittorio. L’articolo 6, sul giusto processo, lo proibisce. Come è stato possibile? Proprio perché il richiedente asilo non è considerato, in realtà, contrariamente a quello che si afferma, un soggetto che abbia dei diritti. Perché se ha dei diritti, i diritti devono essere riconosciuti, discussi o, comunque, oggetto di attenzione, con delle regole fondamentali, che ormai appartengono anche al nostro diritto interno, attraverso il diritto europeo.

Senza precipitare nel grande problema che c’è dietro, come subito è avvenuto, la nostra risoluzione chiunque la deve prendere in considerazione anche da questo punto di vista. Se si riconosce un procedimento per i richiedenti asilo, questo deve avere le caratteristiche di un procedimento giurisdizionale o, comunque, di un procedimento che abbia una sua linearità giuridica con le leggi ormai italiane, perché tali sono le leggi europee.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Alleva.

La parola al consigliere Molinari, che ha tre minuti a disposizione.

 

MOLINARI: Non mi piacciono gli slogan. Lo slogan “aiutiamoli a casa loro” credo possa appartenere più alle dichiarazioni e ai comunicati stampa che alla discussione politica.

Ho una certezza: non esiste un ragazzo, che sia della Nigeria, del Sudan piuttosto che dell’Etiopia, che, avendo l’opportunità di vivere bene a casa propria, con i propri cari, di propria scelta, di propria volontà faccia il passaggio di affrontare 10 o 5.000 chilometri per attraversare il deserto e venire da noi. Quindi, il concetto di lavorare come comunità internazionale per rafforzare tutte le azioni che non possono essere messe in campo da un singolo Stato, da una singola Assemblea legislativa regionale o da altri piccoli organi dello Stato credo sia un dovere che non solo la destra, non solo la sinistra, ma tutti noi italiani dobbiamo porci come obiettivo.

È la prima volta che rispondo a un’osservazione del consigliere Alleva. Mi fa piacere anche vederlo in Aula. Questo richiamo più di una volta l’ho sentito fare, per quanto riguarda il parallelismo tra i nostri emigrati e l’attuale situazione problematica internazionale. Quando si parla dei nostri emigrati e si parla di accoglienza in Paesi anglosassoni, come in Ellis Island, come nel Sud America, ricordiamo che la storia dei nostri emigrati, provenienti, tra l’altro, in grandissima misura da società agricole, con un profondo radicamento di valori, di rispetto e di contenuti culturali elevatissimi, avveniva in un sistema molto più rigoroso di quanto anche vagamente venga inserito dal decreto Minniti. Questo parallelismo ci sta per affrontare, quantomeno con una sensibilità di sinistra, e lì sono d’accordo con lei, per quanto riguarda il dramma umano che vivono queste persone, ma non per ricostruire il parallelismo tra la nostra emigrazione e ciò che sta avvenendo in questi anni.

Da questo punto di vista, noi non dobbiamo copiare a destra per quanto riguarda le nostre azioni. Dobbiamo ascoltare i nostri elettori, ma anche i nostri amministratori, che insieme ci chiedono di affrontare in modo diverso tutta la partita della gestione di questa emergenza umanitaria. Lo facciamo con il nostro modo, che può essere apprezzabile o meno, ma che sicuramente con il decreto Minniti va verso la direzione giusta.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Molinari.

La parola al consigliere Aimi.

 

AIMI: La ringrazio, presidente.

Il centrodestra ha sempre avuto, su questi temi, credo, grande sensibilità, non fosse altro per le politiche che ha attuato e, soprattutto, nella risposta al grande tema che aleggia anche in quest’Aula, cioè chi dobbiamo accogliere, chi possiamo accogliere. L’accoglienza va data, in queste situazioni, a chi veramente si trova in una condizione di fuga dal proprio Paese perché il Paese è attanagliato dalla guerra. Io ho chiesto, ho parlato, come ognuno di voi. Quando c’è stato l’ultimo conflitto mondiale, nessuno è fuggito. Quando ci sono le guerre, si cerca di rimanere per aiutare la famiglia e le persone care. Poi può accadere anche certamente che si sia costretti a fuggire, e allora a queste persone possiamo dare accoglienza. Ma quando si supera questo principio, cioè quando l’accoglienza viene data in maniera discriminata, qui si creano dei problemi. E mi dovrebbero rispondere a sinistra – questa è una domanda che ho sempre posto e che in ogni intervento continuerò a porre, anche se non ho mai ricevuto una risposta – quanti sono coloro che in Italia noi possiamo accogliere. Datemi un numero. Io voglio un numero: quanti sono? Peraltro, non devo qui ricordare le nostre condizioni economiche di crisi evidente e sotto gli occhi di tutti. È vero, qualcuno sostiene che forse il PIL aumenta di qualche decimale in più, ma ricordiamoci dove eravamo precipitati. Facciamo attenzione anche a questi ragionamenti di carattere economico. Ecco, quanti ne possiamo accogliere in Italia? Dopodiché, che cosa facciamo? Dobbiamo attuare una politica di respingimento, oppure no? Oppure lasciamo aperte le frontiere? E in tal caso saremmo l’unico Paese al mondo, e lo siamo, che ha aperto le frontiere. D’altronde, l’Austria le ha chiuse, la Germania il Brennero, la Francia, l’Inghilterra se ne è uscita, l’America sta prendendo una posizione particolare. Come mai l’immigrazione arriva solo verso l’Italia? Come mai non si sposta, ad esempio, in paesi che sono più ricchi? Penso al Kuwait o ai paesi arabi, che hanno ricchezze straordinarie. Come mai non si va in quella direzione? Come mai le navi delle ONG non sono sbarcate nel porto di Marsiglia? Per una semplice ragione: perché esistono i confini. È un principio elementare di politica internazionale. I confini non sono spariti con l’Europa, i confini esistono ancora.

Allora, in queste situazioni, i primi controlli vanno proprio attuati nelle acque internazionali. Siamo arrivati al punto che è necessario applicare politiche di respingimento, proprio perché è fallita la politica di accoglienza. Lo Stato italiano non può sopportare cinque miliardi di spese ogni anno per un’accoglienza che diventa impossibile. Addirittura in questa situazione si arriva a vagheggiare – e sono certo, lo anticipo, che questo porterà alla vostra sconfitta alle prossime elezioni politiche –, dopo tutto quello che è successo e che è evidente e sotto gli occhi di tutti, lo ius soli. Cioè, si arriva in Italia e si partorisce. Diventeremo la sala parto dell’Africa. Questo è il destino che ci attende.

Peraltro, al di là di quello che vediamo accadere, e non penso solamente alla Germania, che accolse i profughi con l’Inno alla gioia, per poi risvegliarsi all’ultimo dell’anno a Colonia e in altre città con stupri di massa, eccetera…

 

TARUFFI: È un falso!

 

AIMI: Ah, è un falso. Apprendiamo in aula che è un falso. Ecco, è proprio questo nascondere la realtà che vi porterà sicuramente a quel risultato elettorale, che io anticipo non perché sono un veggente, ma perché sento quello che dice la gente, che non vi voterà più per questa ragione.

Allora scendiamo dalla colonia e arriviamo a Rimini, arriviamo in quello che accade in Italia. Voi lo sapete che la Tunisia – o è un falso anche questo? – non più tardi di un mese fa ha applicato una grande amnistia e sono usciti 1.500 detenuti, che sono venuti in Italia? Lo sapete, oppure no?

Ad ogni modo, al di là di queste considerazioni, è chiaro che siamo di fronte a un tamtam che dice che in Italia si può arrivare comunque. Certo, prima c’erano le ONG, adesso gli sbarchi sono diminuiti, ma quelli che sono già arrivati sono qua, molti sono in hotel. Come si fa a fare un paragone tra l’immigrazione, che commuove, del popolo italiano, quando partivano con le valigie di cartone e venivano messi a Ellis Island in quarantena, perché c’erano rischi di malattie. E oggi non ci sono rischi di malattie? Allora, attuiamo una profilassi seria anche in queste situazioni. I nostri emigranti che cosa andavano a fare? A parte gli sbandati, che conosciamo tutti, che fuggirono da un regime che c’era in Italia, al di là di questi episodi, i nostri italiani hanno lavorato nelle miniere di Marcinelle, dove si scambiava la carne umana con il carbone, hanno lavorato per costruire grattacieli, si sono integrati culturalmente in una comunità, quell’integrazione che oggi vediamo difficile da realizzare in Italia.

Quando il consigliere Alleva mi ricordava il 378 – siccome sono un appassionato di storia, mi ricordo anche la data, 8 agosto 378 –, la battaglia di Adrianopoli, è certo che i barbari premevano sul Danubio, è certo che i Goti premevano sul Danubio, spinti da altri barbari, che erano più barbari di loro, attraversarono… C’è un libro straordinario – non so se l’ha letto il collega – di Alessandro Barbero che racconta questa epopea incredibile, che fissa la data della caduta dell’Impero non nel 476, ma nel 378, perché l’imperatore in quel momento pensò e disse quello che sentiamo dire oggi: in fondo questi barbari arrivano, ci aiuteranno nelle campagne, andranno a fare il servizio militare, c’è una crisi demografica – fenomeno che aveva già colpito l’Impero nel 378 –, accogliamoli. Sul confine col Danubio c’era una legione romana, mi pare la Legio XII Fulminata, che in quel momento, per ordine dell’imperatore, respingeva i barbari. Dopodiché, l’imperatore disse: no, passate. Ed è quello che sta avvenendo oggi. Da lì ebbe inizio la tragedia per loro, perché si ribaltarono queste chiatte, si ribaltarono le zattere che avevano costruito e, una volta sbarcati, convinti di poterli governare, accadde il disastro. E la battaglia di Adrianopoli ne è un’evidente testimonianza, come il sacco di Roma che ne conseguì e tutte le tragedie – chi conosce la storia lo sa, vero, collega? – che ne derivarono. Infatti, quei barbari non andarono a coltivare i campi, non infoltirono le fila dell’esercito di Roma, ma andarono là dove c’era la ricchezza.

Io non so se questo stesso spettacolo oggi ci venga offerto, so solamente che attrae molto il tamtam di una vita facile, fatta di alloggi in hotel, magari a tre o quattro stelle, come io stesso ho visto anche avvenire in Sardegna, a Porto Putzu, una cittadina di circa 200 persone, dove c’è un hotel a quattro stelle che ospita 184 immigrati. I pescatori si alzano alle tre e alle quattro di notte per lavorare, mentre queste persone non fanno nulla.

Tra queste domande ce n’è un’altra, che peraltro abbiamo posto più volte, anche se non spetta al Parlamentino regionale dare una risposta: in tutto questo disastro dov’è l’Organizzazione delle Nazioni unite, che si dovrebbe far carico di questa situazione? È mai possibile che siamo lasciati soli in questa Europa? Certo, il decreto Minniti ha rallentato gli sbarchi, ma gli sbarchi continuano. In misura minore, ma continuano. E qui si creano dei problemi.

Tale questione, peraltro, cela dietro di sé un grande inganno, quello che ha raccontato Tito Boeri: nel 2040 ci pagheranno le pensioni. Qualcuno continua ancora a credere a questa favola, sbugiardata da tutti. Del resto, per un lavoratore straniero, con moglie a carico e tre figli, il datore di lavoro deve versare 479 euro all’INPS – vero, collega Alleva? –, di cui 349 a carico dell’azienda, mentre l’INPS ne versa 317 al lavoratore. Inoltre, un lavoratore ottiene dal Fisco, per le detrazioni fiscali, altri 260 euro. Quindi, non versa un euro di tasse. Non versa un euro di tasse. In più, riceve gli 80 euro che noi tutti conosciamo. Quindi, se a 479 euro sottraiamo 317 euro – è una semplice operazione matematica –, poi ne sottraiamo 260 e altri 80, viene fuori che un lavoratore all’INPS e allo Stato italiano costa 178 euro. Tant’è che, se andiamo a vedere la retribuzione netta di un cittadino straniero, scopriamo che è superiore a quella lorda. Naturalmente non mi addentro nella questione degli aiuti sociale, della scuola, degli asili nido, della sanità, della casa e dei costi che questa situazione comporta.

Ecco perché io credo che si debba, a questo punto, comprendere una cosa. Come diceva Carl Schmitt, noi ci troviamo in una situazione di emergenza, lo Stato è in una situazione di emergenza, quindi lo Stato in una situazione di emergenza deve assumere provvedimenti di emergenza…

 

PRESIDENTE (Saliera): Consigliere Aimi, la invito a concludere perché ha terminato il tempo.

 

AIMI: Concludo. Grazie, presidente.

Non siamo in una situazione ordinaria. Quindi, concludo ponendo ancora tre domande: dov’è l’ONU? Quanti ne possiamo accogliere? Come li possiamo accogliere? Ecco perché al provvedimento che è stato assunto da questa risoluzione, di cui stiamo discutendo in questo momento, noi voteremo fermamente contro.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Aimi.

La parola al consigliere Bertani.

 

BERTANI: Grazie, presidente.

Intervengo brevemente, perché temo che dal sacco di Roma ci stiamo infilando in un cul-de-sac.

Questa risoluzione parla di un punto specifico, ovviamente inserendosi in un tema che è molto ampio, molto dibattuto e anche molto drammatico, viste le morti in mare, ma visto anche dal punto di vista sociale e dell’ordine pubblico, che tutti ci troviamo a discutere e a combattere in questi giorni. Però, purtroppo mi sembra che, a partire dall’intervento della consigliera Prodi, ci siamo infilati a discutere di destra e di sinistra, arrivando anche a dire che il buonismo è di sinistra e il respingimento è di destra, e non rimaniamo sul tema anche per indicare come cominciare insieme a trovare dei metodi e dei modi per risolvere questo problema.

Esprimo una rapida considerazione in ambito generale e poi torno sul punto. Sicuramente l’immigrazione è un tema drammatico perché il record di sbarchi del 2016, poi incrementatosi ulteriormente nel 2017, è sotto gli occhi di tutti. Bisogna intervenire sicuramente con politiche strutturali e combattere quello che, invece, fino ad oggi è stato sempre affrontato in maniera emergenziale, ricordando però anche cosa è stato fatto nel tempo prima di noi. Ricordo, infatti, che gli accordi di Triton per far sbarcare tutti solo nei porti italiani e l’accordo di Dublino III sono scelte politiche compiute da chi c’è stato prima di noi. E questo bisogna ricordarlo.

Occorre, inoltre, capire come affrontare il tema. Qualcuno, realizzando uno slogan forse un po’ troppo facile, ha detto: aiutiamoli a casa loro. Sicuramente la cooperazione internazionale e il blocco della vendita di armi in certe zone calde del Mediterraneo e dell’Oriente è importantissima, ma non mi sembra che a livello parlamentare e a livello nazionale queste prese di posizioni vengano assunte. E questo ci consentirebbe di affrontare il tema nel lungo periodo: cooperazione internazionale per favorire lo sviluppo dove in questo momento c’è difficoltà dal punto di vista economico, per cui si creano i migranti economici; blocco della vendita delle armi. Peraltro, ricordo che l’articolo 11 della Costituzione ribadisce che l’Italia non intende utilizzare la guerra come metodo di risoluzione delle controversie internazionali, ma contestualmente vende armamenti, e le nostre bombe cadono sullo Yemen. Questo, a mio avviso, aiuterebbe a limitare il numero dei migranti che scappano dalle guerre e, quindi, di quelli che poi hanno diritto d’asilo. Questa sarebbe una politica di lungo termine.

Poi ci sono le politiche per gestire i migranti quando arrivano. Qui sono diverse le questioni da affrontare. Ci sarebbero le vie legali di accesso, come abbiamo proposto altre volte in discussione qui e a livello parlamentare: garantire che le pratiche per riconoscere chi ha diritto all’asilo vengano fatte nei paesi di origine o nei paesi limitrofi ai paesi di origine utilizzando le strutture o le agenzie dell’Unione europea. Ma su questo non si è fatto mai nulla. Del resto, garantire vie d’accesso legali ferma in buona parte i mercanti di morte e coloro che ci guadagnano.

L’altro aspetto è quando i migranti sono arrivati in Italia. Un problema fortissimo è costituito dalle commissioni d’esame: in Italia si impiega il triplo del tempo rispetto a quello utilizzato da altri Paesi europei. Sicuramente le commissioni andrebbero estese e rafforzate per ridurre la tempistica.

Un altro tema poi sarà quello dell’espulsione o quello di definire se il reato di immigrazione clandestina ci ha aiutato o meno, perché pare che quella definizione non abbia aiutato.

Tornando al punto specifico, che rientra anche nel discorso del decreto Minniti, che anche a nostro avviso non è adatto e non è sufficiente, vorrei richiamare alla nostra attenzione un diritto fondamentale, che è il diritto di avere un secondo grado di giudizio. Personalmente sono contrario a quanto è scritto su questo punto nel decreto Minniti, perché ritengo sia ingiusto privare qualcuno di un diritto. È vero che in mezzo a quei migranti c’è qualcuno che è un migrante economico e qualcuno a cui spetta il diritto d’asilo, ma privandoci di quel diritto creiamo un vulnus al sistema. Quindi, su questo singolo punto, al di là delle definizioni di destra e di sinistra, al di là di quello che ognuno di voi ha prospettato come soluzione per la migrazione, noi siamo d’accordo.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bertani.

La parola al consigliere Foti.

 

FOTI: Io vorrei tranquillizzare sia il collega Pompignoli che il collega Molinari che, per quanto mi riguarda, io non trovo delle ricette di destra che possano coniugarsi in tema di immigrazione, come su altri temi, con quelle di sinistra. E lo dico soprattutto per una ragione: penso di aver titolo per poter dire che qui dentro forse sono l’unico che rappresenta la destra, atteso che la Lega ha sempre detto, giustamente, di essere oltre la destra e oltre la sinistra, atteso che il Gruppo di Forza Italia oggi si trova nel Partito Popolare Europeo, che forse qualche responsabilità su queste vicende ce le ha, e pesantemente.

Tuttavia, collega Molinari, non è che sia stato Salvini a scoprire lo slogan “aiutiamoli a casa loro”. Questo slogan l’ha scoperto per ultimo Renzi. Invito il collega Molinari a leggere le agenzie del 6 giugno 2017. Salvini è arrivato qualche anno fa, ma chi coniò questa frase – lo dice uno che non è mai stato della sua corrente – fu Pino Rauti quando era nel Movimento Sociale Italiano. E non lo fece come slogan, ma lo fece sulla base di un’analisi, che ancora oggi ha una sua valenza, quando disse che un medico italiano che presta assistenza nei paesi del terzo e allora quarto mondo costava allora alla società dieci milioni di vecchie lire al mese, quando lì avevano medici che venivano in Italia a raccogliere i pomodori.

Io penso che il tema introdotto da questa risoluzione, peraltro un tema giuridico molto più che politico, ha un limite nel momento in cui queste strane eccezioni le si muovono solo rispetto a casi, decreti e norme che, a mio avviso, ben più avrebbero dovuto dire. Per me, il decreto Minniti – lo dico a scanso di equivoci – è acqua fresca. Anzi, è solo acqua. Anzi, è destinato a fare un buco nell’acqua. Non dimentichiamoci, infatti, che la gran parte dell’immigrazione oggi si gioca sulla base di rotte internazionali per le quali la miopia di una parte dell’occidente ha portato in casa all’Italia questa situazione.

Mi ricordo quando quel personaggio, da molti ritenuto esponente della destra, qual era Sarkozy, quello che rideva con la Merkel di Berlusconi, ma oggi si fanno i sorrisini in modo diverso, volle a tutti i costi che l’Italia entrasse in quell’associazione per delinquere che decise di eliminare Gheddafi, senza avere una soluzione statuale pronta. Se andate a vedere, è tolto quel tappo, sotto il profilo della politica internazionale, che si è arrivati alla situazione di oggi. E si è arrivati alla situazione di oggi perché l’Italia ha 8.000 chilometri di coste. Se poi arrivate alla situazione di oggi, il combinato disposto è stato quello di non esercitare quel blocco navale che certo forse avrebbe prodotto qualche morto. Ma io voglio dire anche una cosa: quanti morti hanno invece sicuramente prodotto le carrette del mare? Perché è nobile e umano se facciamo arrivare le carrette del mare in un mare dove affondano centinaia di immigrati, invece è delinquenziale se bombardiamo una carretta del mare, in modo tale che facciamo capire, soprattutto agli scafisti e alle associazioni per delinquere che sono dietro di loro e si arricchiscono, che non c’è trippa per gatti.

Questa è la politica che ha prodotto questa situazione, e che ha prodotto una situazione dove, tra l’altro, i livelli intermedi dello Stato sono stati tutti bypassati, perché della gestione del problema immigrazione, della vicenda delle cooperative, della vicenda degli alloggi, non si occupano la Regione, la Provincia o il Comune, ma si occupa il Governo, per il tramite del suo rappresentante sul territorio che è il Prefetto.

Io nel mese di giugno andai dal Prefetto di Modena, gentilissima e cortese, per esporre quella che era stata una mia dichiarazione. Ma lo vogliamo capire o no che ancora oggi la rendicontazione di coloro i quali si occupano di immigrazione, si basa su un decreto legge che aveva la sua origine esclusivamente ai tempi dei boat people, quando la vicenda politica albanese portò in Italia, in qualche giorno 45.000 persone, a tal punto che vennero tutte ospitate nello stadio di Bari, perché non si sapeva più dove accoglierle?

Quando noi parliamo di queste cose, allora, dovremmo avere anche il coraggio di dire che un Governo e uno Stato che si rispetti non può applicare regole emergenziali stra-superate, per lasciare, attenzione, in mano alle cooperative da gestire tutto, persino il pocket money.

Aggiungo una considerazione. Nei Comuni si è aperta la battaglia tra chi ospita e chi non ospita, che è esattamente l’opposto di quello che andava fatto. Ci chiamiamo dai Comuni, che perché hanno ospitato la prima volta sono stracarichi; dei Comuni, che non hanno ospitato una volta, che continuano a non voler ospitare, con i Prefetti che fanno esattamente quello che vogliono, perché ti dicono: io li metto dove c’è la disponibilità degli immobili, senza curarsi se mandiamo 1.000 o 500 immigrati a Tabiano, senza preoccuparci se mandi, come volevano fare, ma lì come Molinari sa, in montagna sono un po’ anziani, ma sono molto decisi, venticinque immigrati a Grondone di Ferriere con diciotto abitanti, di cui il più giovane aveva 76 anni: hanno tirato fuori tutti il fucile. Il comandante dei carabinieri ha detto al Prefetto: qui non devono venire, basta, tanto lì hanno ancora i fucili da caccia, due terzi non sono neanche denunciati, sono ancora reliquati bellici.

Però, queste condizioni dell’uno contro uno si stanno realizzando anche e soprattutto perché non c’è stata una regia del tema. Non si può pensare di portare l’Africa in Italia: non ci sta! Dirò di più: altri hanno da farsi perdonare, e molto, in termini di colonialismo, dalla perfida Albione, altrimenti più nota o meno nota come Inghilterra, alla Francia, alla Spagna.

Ma vedi, Molinari? Non era uno slogan quello di aiutarli a casa loro, perché se tu vai a Tripoli, anche se ridotta male e un po’ bombardata, ci trovi ancora strade e aeroporti che hanno costruito gli italiani, non altri. Gli altri andavano a sfruttare i locali per...

 

(interruzione del consigliere Molinari)

 

Puoi dire quello che vuoi…

 

(interruzione del consigliere Molinari)

 

Non so se avrebbero fatto volentieri a meno, perché questa è la battuta di cui non esiste controprova. Dimmi dal ’45 ad oggi che cosa avete costruito in Libia, dimmelo! Salvo ammazzargli Gheddafi e non esservi neanche opposti, negli anni Settanta, quando cacciò gli italiani dalla Libia. Dove eravate voi? Ve lo dico io dove eravate? A trattare con l’OLP perché in Italia non ci fossero gli attentati. E l’Italia è diventata il passe-partout di tutti i terroristi palestinesi! Questi sono i fatti della politica internazionale italiana, ai tempi del Gobbo d’Oro, sì, Andreotti.

 

(interruzione del consigliere Taruffi)

 

Lui è giovane, ma allora non le deve dire, certe cose.

 

(interruzioni)

 

Ma non ha imparato niente!

Allora dico, anche per rispetto ai firmatari di questa risoluzione, che non metto in dubbio la buona fede dei firmatari di questa risoluzione rispetto a quanto loro contestano. Io dico, però, e consentitemi di dirvelo, che state estrapolando da un contesto drammatico un tema che non esiste. Ieri vi siete accorti che il ragazzo che ha ammazzato la fidanzata nel mese di giugno, è stato mandato agli arresti domiciliari? Cioè, dove sono – lo chiedo, scusatemi – tutte le donne in bianco, in rosso, in verde, in nero, che giravano una volta per tutelare la donna di fronte a queste cose? Queste sono delle aberrazioni. E non sono aberrazioni che derivano dalla legge, ma dall’applicazione distorta della legge. Vi ho fatto questo esempio per non dirne altri, per non dire dei due, chiamiamoli ragazzi, dell’ultimo omicidio, che perché minorenni han già fatto i calcoli che fra due anni escono di prigione, con la madre che li difende pubblicamente in televisione, dicendo: ma cosa facevano di male? Qualche coltellata, qualche furtarello, qualche rissa: tutto normale, no?

Allora, scusatemi, ma se si va sul tema, e il tema della giustizia e dell’applicazione della giustizia, mi spiegate perché deve essere la Cassazione che ieri ha dovuto ribadire che l’immigrato anche per motivi economici, che non ha un documento di riconoscimento valido, deve essere arrestato? Si era già nella legge. Non è che la Cassazione abbia innovato qualcosa. La Cassazione ha semplicemente detto al giudice di merito: guarda che c’è la legge, e quella norma va applicata. Ma il GUP di Milano aveva deciso che essendo tenue, pensate, il fatto di non sapere da dove uno viene, non ci voleva l’arresto. In un momento di terrorismo, se non sai da dove uno viene, noi siamo il Bengodi. Ecco dov’è il limite di questa risoluzione, che si occupa non del tema, non di quello che sta succedendo...

 

PRESIDENTE (Saliera): Consigliere Foti, ha terminato il tempo.

 

FOTI: ...ma della coda terminale del problema.

Quindi, il voto, se si farà, da parte mia è contrario.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

Consigliere Taruffi, ha la parola.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

Io oltre a sostenere e a condividere le considerazioni che ha fatto la consigliera Prodi, prima firmataria di questo documento, volevo partire da un richiamo. Bisogna trovare le parole giuste, perché le parole sono importanti, diceva un film del 1989, “Palombella rossa”, di Nanni Moretti.

Allora, consigliere Pompignoli, lei, quando è in quest’Aula, le parole le deve scegliere bene, perché le parole sono importanti, quindi lei non si può permettere, in quest’aula, di dire che c’è qualcuno che propone documenti e che sostiene operazioni, sostiene politiche, in cambio di voti, per difendere posizioni elettorali. Siccome le parole sono importanti, e lei, per la professione che svolge dovrebbe ben saperlo, ecco allora che bisogna usarle con discrezione.

Quello che ha detto lei non si può permettere di dirlo, soprattutto non si può permettere di dirlo in generale, in assoluto, ma di sicuro non se lo può permettere quando tra le firme di documenti c’è anche la mia: non glielo consento.

In questo Paese, a forza di lasciare fare in modo che tutti urlino, che tutti sbraitino, che tutti indichino, per prendere qualche titolo, le parole più inappropriate, abbiamo alimentato un declino della vita politica e istituzionale di questo Paese, che è uno dei problemi più significativi nel quale siamo inseriti.

Io non sono abituato a ragionare in termini esclusivamente propagandistici, sono abituato a ragionare di merito. Forse è un difetto, ma sono abituato a fare così.

Detto questo, il suo intervento e l’intervento del consigliere Bignami, così come quello del consigliere Foti, mi hanno rassicurato, ogni tanto è importante. Abbiamo misurato tutta la distanza, tutta la differenza che esiste rispetto al punto di vista dal quale guardiamo il mondo. Ogni tanto è importante, altrimenti si rischia poi di non capire più, e hanno ragione quelli che dicono che non c’è più la destra e non c’è più la sinistra, perché se rispetto ad alcuni valori di fondo le parole che diciamo, perché le parole sono importanti, diventano tutte indistinguibili, ecco allora che anche le parole “destra” e “sinistra” perdono di significato.

Io, lo dico con estrema chiarezza, non mi iscrivo in nessun modo, mai, alla rincorsa che vede buon primo, e qui ringrazio Foti per la citazione, perché non conoscevo, Pino Rauti, e buon ultimo Matteo Renzi. Non mi iscrivo alla corrente di quelli che ipocritamente dicono “aiutiamoli a casa loro”, perché penso che allora dobbiamo cominciare a chiarire che cosa vuol dire “aiutiamoli a casa loro”. Vuol dire fare la guerra in Libia, come ha fatto il Governo Berlusconi nel 2011? Diciamolo. È così che voi volete aiutarli? Perché io, tutte le volte che discutiamo di questo tema e di temi affini, sento sempre una lunga elencazione di quello che non va, di tutto quello che non si deve fare, di tutto quello che non è assolutamente accettabile. Non trovo mai una volta da quei banchi, dai banchi del centrodestra, una parola su quello che voi vorreste fare, senonché…

 

(interruzioni dai banchi della Lega Nord)

 

Io non ho interrotto nessuno, presidente…

Senonché, siccome le parole sono importanti, ma i fatti contano più delle parole, io so una cosa sola: che quando in questo Paese, per tanti anni hanno governato Forza Italia e Lega Nord, sul tema dell’immigrazione non solo non si è prodotto nessun risultato di quelli che voi tutti i giorni a parole proclamate propagandisticamente, non solo non si è prodotto nessun risultato…

 

(interruzioni del consigliere Pompignoli)

 

Presidente, io non sopporto essere interrotto. Se questi intendono condurre l’Aula in questo modo, lei deve intervenire.

 

PRESIDENTE (Saliera): Silenzio! Può riprendere.

 

TARUFFI: Capisco che l’attitudine ad ascoltarci è merce rara, specie da una certa parte, però tant’è: qua funziona ancora così.

Quindi, non solo non avete prodotto nulla, ma addirittura avete prodotto esattamente risultati opposti a quelli che propagandate, perché la differenza fra quello che si dice e quello che si fa misura la serietà delle forze politiche.

Il tema della sicurezza collegato al tema dell’immigrazione è un tema fondamentale, perché strati sociali che sono fasce della popolazione in difficoltà, che perdono il lavoro, che vivono in una condizione di precarietà, ovviamente, purtroppo, come vediamo tutte le volte che ci sono delle elezioni, si sentono maggiormente tutelati e protetti pensando di individuare il proprio nemico, il proprio avversario in chi sta peggio. Noi quindi stiamo alimentando una guerra tra poveri. Ma la guerra tra poveri non porta soluzioni, porta ad ingrassare i voti di qualche formazione che di questi temi fa appunto solo propaganda, ma non sposta di una virgola i problemi.

Io dico allora che i decreti Minniti-Orlando stanno purtroppo in questa linea, quella che confonde il contrasto alla povertà con il contrasto e la lotta ai poveri, e il gigantesco slittamento verso destra, verso delle posizioni di destra che si è registrato in questo Paese del senso comune è impressionante.

Io credo che noi dovremmo essere quelli che provano a dare argine a questo tipo di situazione, anche utilizzando le parole corrette, perché le parole sono importanti.

Noi allora non dobbiamo più accettare che si parli di invasione quando stiamo parlando dello 0,8 per cento di persone che sono arrivate in Italia nel 2016. Non si può parlare di invasione, perché sono arrivate 90.000 persone. Chi parla di invasione sta dicendo una cosa che non esiste nella realtà.

Detto questo, l’ho detto e lo ripeto, noi non dobbiamo occuparci del tema, dobbiamo lavarcene le mani, dobbiamo far finta che vada tutto bene? Assolutamente no, lo ha spiegato Feltri, un vostro punto di riferimento per la stampa di centrodestra, che molto candidamente, dice: “per me non è un problema avere o non avere i migranti, io non li vedo neanche, nel corso della mia vita, io sto in villetta, non ho nessun problema, vado a lavorare con l’auto blu, non li vedo neanche, a me non interessa se ci sono o non ci sono”. Li vede chi si trova, alle volte, purtroppo a confliggere, gli strati sociali più deboli, più emarginati nelle periferie.

Ecco allora che questo è un tema del quale noi non possiamo non occuparci, e quando dico noi intendo quelli che si candidano a rappresentare quelle fasce popolari. Quindi, il tema va affrontato, ma va affrontato senza mai perdere di vista la civiltà. Qui non stiamo discutendo se perdiamo o vinciamo le elezioni, qui stiamo discutendo se l’Europa perde o non perde la propria civiltà, di cui dovremmo essere orgogliosi. La differenza che esiste tra l’Europa e il resto del mondo è che noi più di altri abbiamo maturato e coniugato lo sviluppo con la sostenibilità sociale dello sviluppo.

Questi sono i punti fondamentali cardine. Se noi perdiamo questo, potete vincere le elezioni, ma abbiamo perso l’anima, abbiamo perso l’Europa. Questo è. Sui muri che sono sorti in Europa sul Mediterraneo, nella fossa che è diventato il Mediterraneo, sta morendo l’Europa. Questo è il grido dal quale dovremmo partire. Non si possono affrontare discussioni come questa, così significative, sempre solo pensando al piccolo tornaconto di bottega, perché verremo spazzati via tutti. Siamo di fronte a un processo storico di proporzioni bibliche. Non possiamo affrontarlo facendo il calcolo del +0 o -0,1 per cento nei sondaggi, perché questo determina il livello di una classe politica, di una classe dirigente.

Se leggo, oggi, su Repubblica un autorevole esponente, vicepresidente di questa Regione, dire “sono di sinistra sul tema dei diritti e di destra sul tema della legalità” io perdo le staffe. Non posso dire “sono di sinistra sui diritti”. Diritti di chi? Di chi? Da che punto di vista guardiamo il mondo? Diritti e legalità devono stare sempre insieme, ma con un punto fondamentale. Quello che dobbiamo fare noi è cercare di ridurre le disuguaglianze che stanno alla base dei problemi. È inutile dire “aiutiamoli a casa loro” o introdurre l’elemento della differenza fra migranti economici e migranti che vengono dai posti di guerra, perché a quelli che vengono dai posti dove abbiamo depredato le nostre multinazionali o depredato ogni ricchezza cosa dobbiamo dire? Morite a casa vostra. Questo dobbiamo dire loro. Ditelo, però. Abbiate il coraggio di dire le cose fino in fondo. Ditelo. Morite a casa vostra.

Se permettete, io a questa corrente di pensiero, anche se si rimane in minoranza, anche se si perdono voti, anche se si perdono consensi, non ci sto, perché c’è qualcosa che mi sta più a cuore. Se saremo in grado di dare lavoro, di dare servizi, di dare risposte alle persone, il tema della migrazione forse assumerà un altro contesto e forse le forze politiche che utilizzeranno slogan di propaganda e veleno – forse – avranno meno consenso o meno possibilità di continuare a spargere veleno, perché quello che stiamo facendo con questi discorsi è spargere veleno.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Taruffi.

Non ho altri iscritti.

Ha chiesto la parola il presidente Bonaccini.

 

BONACCINI, presidente della Giunta: Grazie, presidente.

Intervengo per fatto personale. Visto che alle ore 13 si conclude l’aula e visto che sono uscite agenzie nel merito, è bene che chiariamo cose che, a mio parere, dovrebbero far perdere pochi secondi di discussione e di dibattito tra noi, visti i rapporti...

 

PRESIDENTE (Saliera): Scusate, intervengo solo per dire che per fatto personale sono tre i minuti a disposizione.

 

BONACCINI: Grazie, presidente.

In questi quasi tre anni di Governo, credo mi si possa dare atto dalla presidente, dall’Ufficio di Presidenza, e non ho dubbi che sarà così, non mi sono mai permesso di interferire su qualsiasi iniziativa: iniziativa istituzionale, iniziativa pubblica, mostre, presentazioni di libri o consegna di chicchessia, riconoscimenti a chiunque l’Assemblea e l’Ufficio di Presidenza ritenesse necessario e mai mi sono nemmeno permesso, né io né la Giunta, di suggerire qualcosa. L’Assemblea – l’ho detto quando mi sono insediato – per me è sacra.

C’è un “però”. Permetterete, senza che questo diventi caso nazionale, perché davvero ci faremmo compatire da chi ci legge, che, essendo il presidente della Regione e assessore anche allo sport, dall’inizio della legislatura – come sapete – noi abbiamo premiato decine di atleti o di squadre chiamando ogni volta il sindaco o la sindaca della città in cui quell’atleta vive, le società sportive che li rappresentavano, a volte persino gli allenatori. Penso all’ultimo caso, ad esempio, quello della Folorunso, quando ha vinto alle Universiadi la medaglia d’oro nei 400 ostacoli. Noi abbiamo premiato squadre di calcio, atleti (penso a Orsi e Paltrinieri) nel nuoto, il rugby, la Virtus Bologna, che ha vinto la Coppa Italia di A2 nel basket; nel baseball premiammo il Rimini, il Bologna lo scorso anno; ripremieremo la squadra di Rimini, che ha rivinto lo scudetto a breve; nel pattinaggio, la squadra di Albinea che ha vinto i campionati europei; nel volley, il Modena maschile quando vinse la Coppa Italia; stavamo per chiamare – ve li elenco – Jessica Rossi e Daniele Resca, perché hanno vinto un riconoscimento per il tiro al piattello; ho detto della squadra di baseball riminese; due ginnaste dell’Emilia-Romagna che si sono rese protagoniste in riconoscimenti internazionali. Ne potrei elencare una cinquantina. Non diamo premi. Diamo una targa della Regione, perché sappiamo che la visibilità che può essere concessa, soprattutto e in particolare a chi pratica sport minori, è sempre un riconoscimento molto importante. Ricordo quando lo demmo a Bulega, sedicenne, che vinse un importante riconoscimento nel motociclismo e adesso gareggia addirittura in Moto 3.

Kiara Fontanesi (con la “k”, come piace a lei) era uno dei nomi che stavamo per chiamare. Ho letto dalla stampa locale che l’Assemblea legislativa dà un riconoscimento. Per me non c’è nulla di male. Se dobbiamo disputarci sul “chi riconosce chi”, mettiamoci d’accordo perché – ripeto – da assessore allo sport e come componente di una Giunta che ha deciso da inizio anno di fare questo noi lo abbiamo praticato e fatto tutte le volte che abbiamo potuto. A volte rischia di sfuggirti la notizia di un piccolo sport minore che stiamo recuperando. Stiamo verificando, ad esempio, se nel frisbee davvero – come ci hanno detto – due riminesi hanno vinto un premio internazionale. Lo stiamo verificando. Così come a volte non si riesce a premiare perché gli atleti che si sono resi protagonisti di vittorie nazionali, europee o internazionali (perché solo questi premiamo, ovviamente), sono all’estero, come è successo con Greg Paltrinieri, quando si allena in altre parti del mondo. Tutto qua.

Credo sia inutile litigare e discutere. Credo di aver chiarito il motivo per il quale la Giunta si è comportata così dall’inizio. Non c’è nulla di personale, a partire dal rapporto con la presidente, che è stato eccellente, lo è e lo sarà fino alla fine del mandato, mi pare anche con l’UP. Se avete deciso questo, ne prendo atto. Dico solo che il tema l’ho voluto porre nei binari perché ho letto un’agenzia che mi è parsa un po’ curiosa. Tutto qui.

Ripeto: credo che lo rimetteremo nei binari giusti senza fatica. Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, presidente Bonaccini.

Vedo che chiede la parola il consigliere Rainieri. È per chiarire?

 

RAINIERI: Vediamo.

 

PRESIDENTE (Saliera): Ha tre minuti.

 

RAINIERI: Grazie.

Caro presidente, lei ha usato toni distensivi stamattina. Devo dire che non li ha usati ieri sera nella telefonata che mi ha fatto alle ore 21,30 circa (o 22; se vuole, posso anche andare a prenderla). Erano le 20, scusi.

Nessuno le vuole togliere il primato del suo lavoro e del suo ruolo da presidente e da delegato allo sport. Ho già detto che, però, lei è la Giunta e noi siamo il Consiglio. Quindi, la presidente del Consiglio e l’eventuale Ufficio di Presidenza o, comunque, qualche consigliere eletto regolarmente dai cittadini può proporre di dare un riconoscimento a una persona che ha avuto l’importante riconoscimento dopo cinque mondiali vinti da parte di un’istituzione quale la Regione. Lei la stava per chiamare. Io ho chiamato la madre di Kiara, che è mia amica dall’infanzia, ma non mi ha detto di essere stata chiamata da nessuno fino ad oggi. Il sindaco di Fontevivo non è stato chiamato da nessuno. Quindi, io mi sono permesso di proporre...

 

(interruzioni)

 

Io non l’ho interrotta.

Mi sono permesso di proporre alla Presidenza dell’Assemblea legislativa, non alla Presidenza della Giunta regionale, di dare un riconoscimento quale campionessa del mondo per cinque volte.

Le voglio anche ricordare che un anno fa io stavo presiedendo quest’aula e ho fatto i complimenti, dal posto di presidente, a Kiara per aver vinto il quarto titolo. Deve essere ancora chiamata per il riconoscimento della vittoria del quarto titolo. Stranamente, è stata chiamata adesso perché qualcun altro, eventualmente, l’ha anticipata. Questa è un’altra questione.

Se poi vogliamo andare...

 

BONACCINI: Ma sta scherzando!

 

RAINIERI: No, non sto scherzando.

Se vogliamo andare nel merito di quello che lei mi ha detto ieri sera, dopo ci andiamo, anche con le prove. Quindi, è meglio che la chiudiamo qui. Se lei vuole premiarla, la chiama quale delegato allo sport, quale presidente della Regione e le dà il premio più bello del mondo io sono solo contento. Se mi invita ci vengo anche, ma quale rappresentante del popolo eletto democraticamente ho il diritto di proporre un riconoscimento a una persona che a noi di Ponte Taro, piccolo paesino diviso in due dalla Via Emilia, sta dando una grande visibilità.

Caro presidente, mi dispiace che lei se la sia presa, ma non c’era nessuna volontà da parte mia, ma credo anche da parte della presidente, di volerla scavalcare, di volerle togliere il primato della premiazione a Kiara Fontanesi, ma semplicemente eventualmente di darle un premio in più, di darle un riconoscimento in più. Kiara è una ragazza di ventitré anni che ha vinto cinque campionati del mondo.

 

PRESIDENTE (Saliera): Consigliere Rainieri, i termini stanno scadendo. La ringrazio.

 

RAINIERI: Ho ancora undici secondi, credo.

A questo punto, caro presidente, se vogliamo la chiudiamo qui. Invece, se vogliamo andare avanti, allora dobbiamo dire tutto quello che è successo in quella telefonata e magari anche in qualcun’altra che è stata fatta prima da qualche suo collega. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Rainieri.

Proseguiamo con l’ordine del giorno. Immagino che si voglia proseguire. Si sono iscritti a parlare i consiglieri Pruccoli e Foti. Se è sull’ordine dei lavori, c’è prima il consigliere Pruccoli. Invece, se è per la discussione sull’argomento, c’è prima il consigliere Foti.

Prego, consigliere Pruccoli.

 

PRUCCOLI: Grazie, presidente.

Vorrei avere solo un chiarimento. Siccome è stato più volte chiamato in causa l’Ufficio di Presidenza nell’intervento che prima ho ascoltato in aula del collega Rainieri e anche in quello del presidente, vorrei solo dire – credo a questo punto che sia una curiosità che vada soddisfatta nei confronti dei colleghi di Assemblea – che l’Ufficio di Presidenza – almeno io non ho memoria di questo, comunque chiedo scusa qualora fossi stato assente in quel momento – di conferire questo premio non ne ha mai discusso e non ne ha mai parlato.

 

RAINIERI: Non ho mai detto che era passato in Ufficio di Presidenza.

 

PRESIDENTE (Saliera): Scusate. Non può parlare fuori microfono.

Grazie, consigliere Pruccoli.

Il consigliere Foti ha chiesto la parola.

 

FOTI: Solo per cercare di chiudere, sarebbe opportuno, visto che poi abbiamo l’Ufficio di Presidenza, se si vuole disciplinare la questione, così come tra Assemblea legislativa e Presidenza della Giunta vi sono altri tipi di collaborazione, date dalle numerose convenzioni stipulate, chiudere senza particolari gare. Ad esempio, Molinari e io ci dicevamo: non sappiamo chi lo vuol fare, però se premiate il campione del mondo paralimpico piacentino ci fate un piacere.

La chiudo qui.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

Credo che le cose siano abbastanza chiare.

Siamo in grado di fare le dichiarazioni di voto e andare al voto velocemente sulla risoluzione oggetto 4638? Sì o no? Capigruppo, datemi un cenno di assenso. Okay.

Dichiarazioni di voto? Nessuna dichiarazione di voto?

Prego, consigliera Prodi, per dichiarazione di voto sull’oggetto 4638.

 

PRODI: Solo per chiedere il voto elettronico. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Prodi.

Non ci sono altre dichiarazioni di voto.

Se nessun altro consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione della risoluzione oggetto 4638, a firma dei consiglieri Prodi, Torri, Taruffi e Alleva, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Saliera): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

40

Assenti

 

10

Votanti

 

40

Favorevoli

 

7

Contrari

 

33

Astenuti

 

--

 

PRESIDENTE (Saliera): La risoluzione oggetto 4638 è respinta.

L’Ufficio di Presidenza è convocato tra venti minuti. Vi aspetto alle ore 13,30.

Vi ricordo che alle ore 15 è convocata la Conferenza dei Capigruppo.

 

(Le comunicazioni prescritte dall’articolo 69 del Regolamento interno sono riportate in allegato)

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 13

 

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Enrico AIMI, Piergiovanni ALLEVA, Mirco BAGNARI, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Gianni BESSI, Galeazzo BIGNAMI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Luciana SERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il presidente della Giunta Stefano BONACCINI;

gli assessori: Simona CASELLI, Palma COSTI, Elisabetta GUALMINI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta il sottosegretario alla Presidenza Andrea ROSSI, gli assessori Patrizio BIANCHI, Raffaele DONINI, Paola GAZZOLO, Emma PETITTI, Sergio VENTURI e le consigliere Barbara LORI, Francesca MARCHETTI e Ottavia SONCINI.

 

Votazioni elettroniche

 

OGGETTO 4984 “Risoluzione per impegnare la Giunta a contrastare, in ogni sede e luogo istituzionale, l'accelerazione della procedura di approvazione così come la ratifica finale del trattato CETA, chiedendo l'apertura di un confronto ampio e partecipato sugli effetti dell'approvazione di tali trattati sul tessuto economico-sociale, l'ambiente e i diritti nel nostro Paese, ribadendo inoltre, nelle appropriate sedi istituzionali, il diritto delle Regioni di poter essere interpellate e coinvolte sulle questioni riguardanti gli impatti dell'approvazione dei trattati di libero scambio sui diritti del lavoro, sulla tutela dei territori da investimenti esteri insostenibili a livello ambientale e sociale e sulla tutela delle economie locali da competizioni troppo spesso al ribasso. A firma dei Consiglieri: Torri, Taruffi, Alleva”

 

Presenti: 43

 

Favorevoli: 18

Piergiovanni ALLEVA, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Raffaella SENSOLI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI.

 

Contrari: 23

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Massimo IOTTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Katia TARASCONI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 2

Enrico AIMI, Galeazzo BIGNAMI.

 

Assenti: 7

Stefano BONACCINI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Ottavia SONCINI.

 

OGGETTO 4914 “Risoluzione per impegnare la Giunta ad assumere ogni iniziativa utile finalizzata ad informare e sensibilizzare l'opinione pubblica e gli enti locali della Regione Emilia-Romagna sul CETA e sui rischi ad esso collegati, a farsi parte attiva presso le istituzioni europee perché non si giunga alla completa efficacia del trattato, ad esprimere la chiara e netta contrarietà della Regione Emilia-Romagna nei confronti del trattato CETA adottando tutte le misure necessarie, in particolare nelle sedi istituzionali, per scongiurarne la ratifica da parte del Parlamento italiano. A firma dei Consiglieri: Bertani, Sensoli, Sassi”

 

Presenti: 42

 

Favorevoli: 17

Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Raffaella SENSOLI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI.

 

Contrari: 23

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Massimo IOTTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Katia TARASCONI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 2

Enrico AIMI, Galeazzo BIGNAMI.

 

Assenti: 8

Piergiovanni ALLEVA, Stefano BONACCINI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Ottavia SONCINI.

 

OGGETTO 4886 “Risoluzione per impegnare la Giunta ad invitare il Governo e il Parlamento a sospendere l'iter parlamentare per l'approvazione del ddl n. 2849 "Accordo di partenariato strategico tra l'Unione Europea e i suoi Stati membri, da una parte, e il Canada, dall'altra, fatto a Bruxelles il 30 ottobre 2016", ad intervenire in sede europea perché siano assicurate maggiori tutele per le produzioni agroalimentari, soprattutto quelle di qualità contraddistinte dai marchi tipici, attribuendo inoltre migliori garanzie alle piccole e medie imprese oltre che ai lavoratori. A firma dei Consiglieri: Fabbri, Rainieri, Marchetti Daniele, Bargi, Delmonte, Rancan, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli, Bignami”

 

Presenti: 43

 

Favorevoli: 20

Enrico AIMI, Piergiovanni ALLEVA, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Raffaella SENSOLI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI.

 

Contrari: 23

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Massimo IOTTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Katia TARASCONI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Assenti: 7

Stefano BONACCINI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Ottavia SONCINI.

 

OGGETTO 4992 “Risoluzione per impegnare la Giunta, relativamente all'Accordo economico e commerciale CETA tra il Canada e l'Unione europea, a rappresentare la contrarietà sui contenuti dell'Accordo dell'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna ai soggetti istituzionali investiti della funzione di ratifica e successiva eventuale applicazione dello stesso, coinvolgendo inoltre le associazioni di categoria al fine di promuovere azioni di tutela per i marchi geograficamente riconosciuti, valorizzando le eccellenze produttive e intraprendendo ogni altra utile azione al riguardo. A firma del Consigliere: Foti”

 

Presenti: 43

 

Favorevoli: 18

Piergiovanni ALLEVA, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Raffaella SENSOLI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI.

 

Contrari: 23

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Massimo IOTTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Katia TARASCONI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 2

Enrico AIMI, Galeazzo BIGNAMI.

 

Assenti: 7

Stefano BONACCINI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Ottavia SONCINI.

 

OGGETTO 4638 “Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi presso il Parlamento ed il Governo al fine di dar corso ad una revisione della normativa contenuta nei decreti legge n. 13 e n. 14 del febbraio 2017 in materia di accelerazione dei procedimenti di protezione internazionale, di contrasto all'immigrazione illegale e di sicurezza delle città, al fine di ripristinare i diritti e la dignità delle persone coinvolte nei relativi processi, procedendo inoltre attraverso il Servizio legislativo della Giunta, ad un'approfondita valutazione dei possibili profili di incostituzionalità delle norme sovracitate nella loro applicazione a livello regionale e, nelle more di questa valutazione, a invitare gli enti locali regionali a non utilizzare gli strumenti previsti. A firma dei Consiglieri: Prodi, Torri, Taruffi, Alleva”

 

Presenti: 40

 

Favorevoli: 7

Piergiovanni ALLEVA, Andrea BERTANI, Silvia PICCININI, Silvia PRODI, Raffaella SENSOLI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI.

 

Contrari: 33

Enrico AIMI, Mirco BAGNARI, Stefano BARGI, Gianni BESSI, Stefano BONACCINI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Marco PETTAZZONI, Roberto POLI, Massimiliano POMPIGNOLI, Giorgio PRUCCOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Katia TARASCONI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Assenti: 10

Galeazzo BIGNAMI, Giulia GIBERTONI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Ottavia SONCINI.

 

Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno

 

Nel corso delle sedute sono pervenuti i sottonotati documenti:

 

Interrogazioni

 

5314 - Interrogazione a risposta scritta circa la convocazione della "Consulta regionale per la legalità e la cittadinanza responsabile". A firma del Consigliere: Foti

5315 - Interrogazione a risposta scritta circa i minori stranieri non accompagnati presenti sul territorio di Bologna e provincia, ivi inclusi quelli inseriti in progetti SPRAR, quelli che si sono visti riconoscere una forma di protezione internazionale, quelli accolti nelle strutture definite dalla Delibera di Giunta regionale n. 1904/2011, nonché circa i costi sostenuti dal Comune di Bologna e dall’area metropolitana. A firma del Consigliere: Bignami

5317 - Interrogazione a risposta scritta circa questioni e problematiche riguardanti il progetto regionale "Cartella Clinica Integrata". A firma della Consigliera: Sensoli

5319 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere per incentivare la diffusione di sistemi di accumulo di energia elettrica a servizio di un impianto solare fotovoltaico di utenza domestica. A firma della Consigliera: Piccinini

5320 - Interrogazione a risposta scritta circa le specifiche iniziative di contrasto alla discriminazione di genere, con particolare riferimento alla tutela delle persone nella fase di ricerca ed accesso al lavoro. A firma del Consigliere: Torri

5322 - Interrogazione a risposta scritta circa procedure riguardanti sale cinematografiche site nel comune di Fidenza (PR). A firma del Consigliere: Rainieri

5323 - Interrogazione a risposta scritta circa i trasferimenti di pazienti, tramite ambulanze, tra AUSL, con particolare riferimento a quelli tra Imola e Bologna. A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

5324 - Interrogazione a risposta scritta circa la sostenibilità del sistema universitario bolognese. A firma del Consigliere: Pettazzoni

5325 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per salvaguardare la pubblicazione "Corriere Imprese" ed i relativi lavoratori. A firma del Consigliere: Bessi

5332 - Interrogazione a risposta scritta circa i criteri di nomina, valutazione e rappresentanza dei componenti del “Comitato di Indirizzo per la Malattia Diabetica”. A firma del Consigliere: Bignami

5333 - Interrogazione a risposta scritta circa i prodotti alimentari e di cosmesi contenenti il biossido di titanio. A firma della Consigliera: Gibertoni

5334 - Interrogazione a risposta scritta circa il rilascio di concessioni all’interno dell’area della Darsena di Pontelagoscuro, nonché sulla vigilanza di eventuali abusivismi nella gestione delle imbarcazioni. A firma del Consigliere: Fabbri

5335 - Interrogazione a risposta scritta circa il lavoro svolto da un collaboratore dell’Ausl di Bologna. A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

 

Risoluzioni

 

5316 - Risoluzione per impegnare la Giunta a dare piena attuazione alla legge sull'economia solidale, mettendo in campo gli strumenti previsti dal dispositivo normativo stesso e prevedendo un adeguato stanziamento di risorse anche in vista del bilancio 2018. (25 09 17) A firma dei Consiglieri: Ravaioli, Zappaterra, Mori, Cardinali, Poli, Zoffoli, Mumolo, Molinari, Rossi Nadia, Boschini, Sabattini, Rontini

5318 - Risoluzione per impegnare la Giunta a prevedere nel nuovo ordinamento della Polizia Locale il requisito obbligatorio di appartenenza alla medesima per coloro che ricoprono l’incarico di Comandante e una tutela di natura legale e assicurativa per tutti gli agenti facenti parte del suddetto Corpo di Polizia. (26 09 17) A firma dei Consiglieri: Rancan, Delmonte, Fabbri, Rainieri, Bargi, Marchetti Daniele, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli

5321 - Risoluzione proposta dal Presidente Pompignoli, su mandato della I Commissione, recante: Avvio del procedimento finalizzato alla sottoscrizione dell'Intesa con il Governo per il conseguimento di "ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia" ai sensi dell'articolo 116, comma terzo, della Costituzione. (26 09 17)

5331 - Risoluzione per impegnare la Giunta a chiedere ai senatori emiliano-romagnoli di attivarsi per l’approvazione della riforma della cittadinanza (c.d. Ius soli), e a chiedere, se necessario, al Presidente del Consiglio dei Ministri di porre la questione di fiducia, nonché a promuovere momenti di discussione pubblica. (27 09 17) A firma dei Consiglieri: Prodi, Torri, Taruffi

(Comunicazione n. 52 prescritta dall’art. 69 del Regolamento interno - prot. NP/2017/1924 del 28/09/2017)

 

 

LA PRESIDENTE

I SEGRETARI

Saliera

Rancan - Torri

 

 

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