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154.

 

SEDUTA DI MARTEDÌ 17 OTTOBRE 2017

 

(POMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

INDI DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile sul sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 4271

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: "Modifiche alla legge regionale 21 dicembre 2012, n. 15 (Norme in materia di tributi regionali)". A firma dei Consiglieri: Pompignoli, Fabbri, Bargi, Delmonte, Liverani, Marchetti Daniele, Pettazzoni, Rainieri, Rancan

(Continuazione discussione e reiezione)

(Ordine del giorno oggetto 4271/1 “Non passaggio all’esame degli articoli” - Dichiarazioni di voto e approvazione)

(Risoluzione oggetto 5438 – Continuazione discussione, dichiarazioni di voto e approvazione)

PRESIDENTE (Saliera)

BERTANI (M5S)

POMPIGNOLI (LN)

MOLINARI (PD)

 

OGGETTO 4995

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: "Modifica alla Legge Regionale 8 luglio 1996, n. 24 - Norme in materia di riordino territoriale e di sostegno alle Unioni e alle Fusioni di Comuni". A firma dei Consiglieri: Bignami, Aimi

(Relazione, discussione e reiezione)

(Ordine del giorno oggetto 4995/1 “Non passaggio all’esame degli articoli” - Presentazione, dichiarazioni di voto e approvazione)

PRESIDENTE (Saliera)

BIGNAMI, relatore

MOLINARI (PD)

MARCHETTI Daniele (LN)

GIBERTONI (M5S)

BERTANI (M5S)

MOLINARI (PD)

POLI (PD)

TARUFFI (SI)

PRESIDENTE (Rainieri)

BIGNAMI (FI)

BERTANI (M5S)

CARDINALI (PD)

TARUFFI (SI)

FOTI (FdI)

BIGNAMI (FI)

TARUFFI (SI)

POMPIGNOLI (LN)

 

OGGETTO 3489

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: "Modifiche alla legge regionale 31 marzo 2005, n. 13 recante 'Statuto della Regione Emilia-Romagna'". A firma del Consigliere: Foti

(Rinvio in Commissione)

PRESIDENTE (Rainieri)

FOTI (FdI)

TARASCONI (PD)

POMPIGNOLI (LN)

 

Richiesta di inversione dell’ordine del giorno

PRESIDENTE (Rainieri)

CALIANDRO (PD)

FOTI (FdI)

PRESIDENTE (Rainieri)

 

OGGETTO 2810

Risoluzione circa la valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale associato ai cammini, nella fattispecie quelli già individuati dagli enti locali e territoriali nell’ambito del “2016 Anno dei cammini d’Italia”, tra i quali la Via Romea Germanica, il cammino di San Vicinio, il cammino di San Francesco e il cammino di Sant’Antonio. A firma dei Consiglieri: Montalti, Serri, Cardinali, Rontini, Campedelli, Paruolo, Poli, Bagnari, Sabattini, Zoffoli, Lori, Soncini, Pruccoli, Bessi, Marchetti Francesca, Boschini, Rossi Nadia

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Rainieri)

MONTALTI (PD)

DELMONTE (LN)

BERTANI (M5S)

CALIANDRO (PD)

MONTALTI (PD)

PARUOLO (PD)

PRESIDENTE (Rainieri)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazioni elettroniche oggetto 2810

Ordini del giorno “Non passaggio all’esame degli articoli” oggetti 4271/1 - 4995/1

Emendamenti oggetti 5438 - 2810

 

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

La seduta ha inizio alle ore 14,27

 

PRESIDENTE (Saliera): Dichiaro aperta la centocinquantaquattresima seduta della X legislatura dell’Assemblea legislativa.

Sono assenti i consiglieri Aimi, Bagnari, Boschini, Francesca Marchetti, Ravaioli e Soncini e gli assessori Caselli e Venturi.

 

OGGETTO 4271

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: "Modifiche alla legge regionale 21 dicembre 2012, n. 15 (Norme in materia di tributi regionali)". A firma dei Consiglieri: Pompignoli, Fabbri, Bargi, Delmonte, Liverani, Marchetti Daniele, Pettazzoni, Rainieri, Rancan

(Continuazione discussione e reiezione)

(Ordine del giorno oggetto 4271/1 “Non passaggio all’esame degli articoli” - Dichiarazioni di voto e approvazione)

(Risoluzione oggetto 5438 – Continuazione discussione, dichiarazioni di voto e approvazione)

 

PRESIDENTE (Saliera): Si riprende dalla discussione della seduta antimeridiana sull’oggetto 4271: Progetto di legge d’iniziativa dei consiglieri recante: “Modifiche alla legge regionale 21 dicembre 2012, n. 15 (Norme in materia di tributi regionali)”.

Ricordo che su tale oggetto è stato presentato l’ordine del giorno 4271/1 di non passaggio all’esame dell’articolato e a tale oggetto è stata abbinata la risoluzione oggetto 5438 a firma del consigliere Molinari ed altri. Su questo oggetto insistono due proposte di emendamento a firma del consigliere Bertani.

Procediamo, quindi, con la discussione generale.

Consigliere Bertani, ha la parola. Prego.

 

BERTANI: Grazie, presidente.

Intanto, come abbiamo già fatto in Commissione, ribadisco l’approvazione del progetto di legge presentato dal consigliere Pompignoli, proprio perché la semplificazione e l’utilizzo di strumenti che agevolino il cittadino nel pagare le tasse che sono dovute rappresentano sicuramente un’innovazione e una modalità da sostenere. Purtroppo, il progetto di legge non verrà approvato, al che è stata presentata una risoluzione più discorsiva e possibilista, ragion per cui abbiamo ritenuto di portare il nostro contributo in quanto per il pagamento del bollo auto, oltre sicuramente alla domiciliazione bancaria, si stanno affacciando nuovi e altri strumenti per il pagamento sia di tasse che di biglietti e di acquisti in genere, costituiti dai cosiddetti e-wallet, ovverosia i portafogli elettronici. Oggi chi possiede uno smartphone sa che ha la possibilità di installarvi applicazioni che sono dei veri e propri borsellini elettronici, che tramite l’inquadratura di un QR code o di un codice a barre permettono di pagare immediatamente e senza commissioni particolarmente esose sia tasse, sia biglietti dell’autobus, sia parcheggi, o di fare semplicemente degli acquisti.

Visto che già nella risoluzione si menziona il fatto che si va a ridiscutere anche la convenzione con ACI, che ricordo, fra l’altro, ha pendente una sanzione da parte dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato pari a tre milioni di euro, perché proprio per i pagamenti tramite bancomat o carta di credito avrebbe applicato commissioni troppo elevate, questione al momento sotto sospensiva, abbiamo pensato di mettere in evidenza il problema delle commissioni e delle difficoltà di pagamento del bollo auto. Pertanto, proponiamo di inserire all’interno della risoluzione questi nuovi tipi di pagamento, che intanto agevolano il cittadino e inoltre presentano commissioni più accettabili rispetto a quelle applicate per pagamenti tramite bancomat e carta di credito.

Precisamente, nel “considerato che” chiediamo di introdurre una riflessione sul fatto che ad oggi esistono e sono disponibili questi strumenti di pagamento elettronico. Come dicevo, esistono già varie applicazioni in Italia, tra i quali cito Satispay o quella approntata dalla Apple, che nascono soprattutto dal mercato cinese, dove ci sono WeChat a AliPay, che stanno ormai conquistando percentuali altissime di mercato proprio per agevolare il pagamento di tante piccole transazioni. Mentre nell’impegno, visto che si propone di inserire l’addebito bancario come forma di pagamento, prospettiamo di valutare la possibilità di inserire i portafogli elettronici (e-wallet) tramite gli smartphone fra le varie soluzioni tecniche disponibili. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bertani.

Altri? Nessuno è prenotato in discussione generale? Bene, non ci sono iscritti in discussione generale, quindi chiudiamo la discussione generale sull’argomento.

Chiedo al relatore se intende svolgere un’eventuale replica. Nessuno chiede di intervenire.

Apro, allora, il dibattito generale congiunto su risoluzione ed emendamenti. Ci sono richieste di interventi? Nessuna richiesta di intervento, per cui procediamo con le dichiarazioni di voto congiunte sulla risoluzione, sugli emendamenti e sull’ordine del giorno di non passaggio all’esame dell’articolato. Cinque minuti per Gruppo per dichiarazione di voto.

Prego, consigliere Pompignoli.

 

POMPIGNOLI: Grazie, presidente.

Per quanto riguarda il non passaggio all’esame dell’articolato del progetto di legge, ovviamente il voto è sicuramente negativo. È evidente che con questa metodologia si tende a evitare una discussione per non entrare nel merito di un progetto di legge che è stato presentato dall’opposizione. Purtroppo, come spesso accade ormai, quando l’opposizione presenta un progetto di legge, la maggioranza utilizza questo strumento per evitare ogni tipo di discussione.

Per quanto riguarda, invece, la risoluzione, che abbiamo presentato insieme al Partito Democratico, essa si pone degli obiettivi, che, come dicevo nel mio precedente intervento, spero siano obiettivi realizzabili a breve, attraverso anche gli strumenti suggeriti dal consigliere Molinari, quale una Commissione ad hoc che possa valutare, insieme ai tecnici, le possibili risoluzioni che vengono adottate per ottenere un diverso pagamento del bollo auto rispetto a quello attualmente adottato, quindi attraverso la domiciliazione bancaria. E qui mi riallaccio anche agli emendamenti proposti dal Movimento 5 Stelle, che trovano il nostro parere favorevole in virtù del fatto che ben vengano che vi siano più possibilità di pagamento dei tributi locali e, nel caso di specie, della tassa automobilistica.

Non bisogna dimenticare, infatti, che molto spesso capita – e io ne sono un esempio – di dimenticarsi di pagare alla scadenza prestabilita il bollo auto, incappando nelle relative sanzioni in maniera sistematica. È evidente che l’unico strumento che ci dia la certezza che, il giorno in cui scade il bollo auto, viene pagato automaticamente è quello della domiciliazione bancaria. Questo naturalmente a prescindere da altri tipi di modalità di pagamento in grado di agevolare il contribuente nell’effettuare i propri pagamenti, come quelli elencati negli emendamenti proposti dal Movimento 5 Stelle, strumenti assolutamente attuali, dal momento che qualsiasi altro tipo di pagamento che possa agevolare il contribuente a pagare la tassa automobilistica è ben accetto. Purtuttavia, non dimentichiamo che l’obiettivo è di ridurre nella maniera più decisa possibile eventuali omessi pagamenti da parte del contribuente, perché ritenevamo che con questo progetto di legge si potesse arrivare a questo tipo di concetto e possibilità di avere un modo definito di pagamento.

A prescindere da queste considerazioni, in conclusione il nostro sarà un voto contrario sul non passaggio all’esame dell’articolato del progetto di legge e sarà sicuramente un voto favorevole alla risoluzione e ai relativi emendamenti.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Pompignoli.

La parola al consigliere Molinari. Prego.

 

MOLINARI: Per quanto riguarda il non passaggio all’esame dell’articolato, il voto è chiaramente favorevole.

Per quanto riguarda l’emendamento, invece, credo che lo spirito che ha animato la risoluzione costruita questa mattina debba essere mantenuto. Noi non diremo “no” a prescindere alla verifica. Voteremo favorevolmente all’emendamento proposto dal Movimento 5 Stelle e, ovviamente, sposteremo la valutazione tecnica – come abbiamo già illustrato in precedenza – sugli uffici, ai quali chiederemo, come abbiamo detto anche al presidente della I Commissione, di riferire tutti i passaggi, le verifiche e gli approfondimenti successivi, non escludendo anche questi metodi indicati dal Movimento 5 Stelle. Comunque, la verifica sta nella filosofia della risoluzione proposta e raccolta in modo trasversale da parte di maggioranza e minoranza.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Molinari.

Non ho altri iscritti in dichiarazione di voto.

Procediamo alle votazioni. Nomino scrutatori le consigliere Lori, Piccinini e Mori.

Passiamo alla votazione degli emendamenti sulla risoluzione ogg. 5438. L’assenso il consigliere Molinari lo ha già dichiarato nel suo intervento.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 1 a firma del consigliere Bertani.

 

(È approvato all’unanimità dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’emendamento è approvato all’unanimità.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 2 a firma del consigliere Bertani.

 

(È approvato all’unanimità dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’emendamento è approvato all’unanimità.

Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 5438.

 

(È approvata all’unanimità dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): La risoluzione oggetto 5438 è approvata.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’ordine del giorno oggetto 4271/1 “Non passaggio all’esame degli articoli”.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’ordine del giorno oggetto 4271/1 è approvato a maggioranza.

 

OGGETTO 4995

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: "Modifica alla Legge Regionale 8 luglio 1996, n. 24 - Norme in materia di riordino territoriale e di sostegno alle Unioni e alle Fusioni di Comuni". A firma dei Consiglieri: Bignami, Aimi

(Relazione, discussione e reiezione)

(Ordine del giorno oggetto 4995/1 “Non passaggio all’esame degli articoli” - Presentazione, dichiarazioni di voto e approvazione)

 

PRESIDENTE (Saliera): Procediamo con l’oggetto 4995: Progetto di legge d’iniziativa dei consiglieri recante “Modifica alla legge regionale n. 24/1996 – Norme in materia di riordino territoriale e di sostegno alle Unioni e alle Fusioni dei Comuni”, a firma dei consiglieri Bignami e Aimi.

Il testo n. 18 è stato licenziato dalla commissione “Bilancio Affari generali ed istituzionali” nella seduta del 10 ottobre ultimo scorso con parere contrario ed è composto da quattro articoli.

Il relatore della Commissione, consigliere Galeazzo Bignami, ha preannunciato di svolgere la relazione orale.

Le do subito la parola. Ha venti minuti a disposizione.

 

BIGNAMI, relatore: Grazie, presidente.

Il testo che abbiamo sottoposto all’esame della Commissione prima e dell’Aula poi cerca di valorizzare un elemento, quello della volontà popolare, che nell’attuale assetto complessivamente organizzato a legislazione regionale in materia di fusioni riteniamo non essere adeguatamente tutelato.

Si tratta della possibilità per un Comune, laddove la popolazione chiamata ad esprimersi in sede di referendum consultivo non veda l’adesione della popolazione stessa al progetto di fusione, banalmente e semplicemente di essere escluso dal processo di fusione, con ciò, tuttavia, non facendo caducare l’intero impianto della fusione in corso e, soprattutto, senza dover rimettere in discussione il tema dello studio di fattibilità, che è elemento presupposto della fusione stessa.

In altri termini, tre Comuni vogliono andare a fusione: in due di questi la popolazione vota a favore e in uno la popolazione vota contro. Banalmente, il Comune che ha votato contro è fuori e gli altri due Comuni possono, eventualmente, andare avanti. In che modo? Evidentemente, la legge regionale, così come la legge statale, fissa un principio, ovvero che la fusione deve essere conseguente e presupporre un risparmio di costi, un’efficienza dei servizi, una maggiore gestione complessiva dell’apparato comunale. Pertanto, si potrebbe facilmente obiettare – come già era stato obiettato in passato, anche in Commissione – che, venendo meno un pezzo, evidentemente, lo studio di fattibilità non ha più quella tenuta che precedentemente aveva.

È un’obiezione, in termini potenziali, anche corretta, se non fosse che nel progetto di legge stesso si afferma, appunto, che laddove i Consigli comunali, che debbono eventualmente chiamarsi ed esprimere sul proseguimento dell’iter di fusione, deliberino la sussistenza dei requisiti per pervenire a un’utilità in termini di fusioni, così come evidenziato nella valutazione preliminarmente compiuta dallo studio di fattibilità, se i Consigli comunali affermano sussistere ancora questa situazione di economicità, di performance, di qualità dei servizi, quei due Comuni possono andare avanti. Ci è stato obiettato da qualcuno che, in realtà, bisognerebbe far cadere tutto il processo di fusione. Giustamente, alcuni colleghi – che valuteranno se intervenire – hanno rilevato che questo si tradurrebbe in una sorta di potere di veto: basta che un Comune su dieci dica “no” per far sì che questo, nella logica di chi da un altro versante sostiene la contrarietà alle fusioni, colpisca tutto il processo di fusione stesso. È una posizione che indulge evidentemente a una certa demagogia (definiamola così), ma che riteniamo non presidiare quel principio che, a nostro modo di vedere, è fondamentale, ovvero prevale la volontà dei cittadini. Se un Comune vuol fare la fusione va avanti. Se un Comune non vuol fare la fusione va fuori. È un ragionamento che, francamente, ci appare, tutto sommato, virtuoso, perché fa sì che gli esiti del progetto di legge per quel singolo Comune che si è espresso seguano la volontà di quel singolo Comune.

Sarebbe un progetto di legge la cui illustrazione, tutto sommato, altro non meriterebbe. Difatti, devo dirlo con franchezza, non credo sia utile aggiungere altro, sia perché gli orientamenti già emersi in Commissione sono stati evidentemente chiari sia perché pure le obiezioni mosse le ritengo, francamente, poco centrate rispetto al progetto di legge stesso.

Sulla seconda ho già detto, ovvero che basta rispettare la volontà popolare. Sulla prima mi permetto di richiamare nuovamente l’attenzione dei colleghi di maggioranza, che avevano sottolineato come non sia possibile estrarre un Comune dallo studio di fattibilità senza caducare tutto lo studio medesimo, rilevando che in realtà proprio questo tipo di ragionamento trova rimedio nella valutazione che abbiamo, poi, inserito nella proposta di legge regionale stessa, con cui la valutazione, la delibazione in ordine alla sussistenza o no dei requisiti fondativi del percorso di fusione viene rimessa, anche con quel Comune estratto, agli organi consiliari democraticamente eletti.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bignami.

Apriamo la discussione generale.

Prego, consigliere Molinari.

 

MOLINARI: Seguiamo la discussione già avvenuta in Commissione, con una premessa. Forse mi sfugge qualcosa o sono in errore. Anche in Commissione, nella premessa del consigliere Bignami, si è parlato di una contestazione riguardante il venir meno del principio dello studio di fattibilità, quindi la sostenibilità. Personalmente, in Commissione non ho sostenuto questa tesi. Lo studio di fattibilità nasce – sono d’accordo – in un contesto che vede uno scenario di due, tre, cinque Comuni, quindi ha un senso con questi Comuni, però la modifica di uno studio di fattibilità è un atto tecnico facilmente risolvibile dal punto di vista dei processi.

Il principio per cui noi abbiamo anche in Commissione votato negativamente è che il tema di un territorio che si esprime negativamente rispetto al referendum è stato oggetto di discussione, anche con progetti diversi di legge o con risoluzioni (adesso non ricordo più il dettaglio), con un’interpretazione anche da parte di questa Amministrazione che, rispetto alla legge precedente, ha inserito, per quanto riguarda i nuovi percorsi di fusioni, alcune casistiche che tenessero in considerazione maggiormente le risposte negative dei territori.

Il vero argomento, parlando, quindi, anche di rispetto di volontà popolare e, comunque, di chiarezza in quello che si va a chiedere ai cittadini stessi è che si tratta un progetto di fusione in cui noi crediamo, anzi, siamo sicuri che il percorso con cui si arriva alla fusione stessa sia un percorso sicuramente non semplice per quanto riguarda il dibattito, definiamolo prima politico, all’interno delle singole maggioranze, e poi crediamo che il dibattito in Consiglio comunale per avviare il percorso sia un dibattito sofferto, e che comunque derivi da una valutazione territoriale che sta di fatto in un pacchetto complessivo.

La proposta di fusione, cioè, è una proposta di fusione così come esce dal quesito referendario, che è facoltativo: è cioè un parere, e in quanto tale non è vincolante. Ma nel momento in cui si va a chiedere ai cittadini di esprimersi su quel progetto di fusione, il venir meno di un Comune o di un altro – non si pone la discussione che abbiamo fatto, effettivamente, della contiguità, perché quello è già specificato – farebbe venir meno il senso stesso della fusione, sulla quale noi siamo andati a chiedere un’espressione referendaria.

Il nostro parere quindi sarà un parere contrario. Le casistiche che sono state previste, che tengono in considerazione ovviamente il concetto, quindi il criterio dei voti complessivi, il criterio della definizione anche di eventuali passaggi, quindi minoranze che si vengono a creare dal punto di vista referendario nei singoli Comuni per i quali verrà richiesta la votazione all’interno del Consiglio comunale, sono casistiche che dal nostro punto di vista avvicinano fortemente alla possibilità di tenere in considerazione il vissuto, anche da parte dei cittadini, cercando, senza paura, di sostenere i progetti di fusione in essere, o che saranno, senza forzature, perché comunque, come abbiamo visto nel momento in cui la forzatura è palese, sono i cittadini stessi a rispondere di no. In questo caso, l’Amministrazione regionale non ha necessariamente un interesse a portare avanti una fusione piuttosto che un’altra. Credo che anche con la legge, con le modifiche fatte, si sia perfettamente nel rispetto dei mandati dei Consigli comunali. Alla fine, le metodologie introdotte, indubbiamente perfettibili per quanto riguarda l’ascolto, la lettura dei desiderata, o degli esiti del referendum, già mettono a disposizione una casistica abbastanza chiara, che dev’essere necessariamente illustrata nei processi di fusione, quando si va a discutere e a parlare con la gente.

Pertanto, questa soluzione che è una proposta di soluzione ad un problema che più di una volta è stato posto anche in quest’Aula, nel modo in cui è stato formulato dal punto di vista nostro, non può essere preso in considerazione come una modifica che va nella direzione magari degli obiettivi anche condivisibili dal punto di vista complessivo, che l’hanno generato.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Molinari.

La parola al consigliere Daniele Marchetti.

 

MARCHETTI Daniele: Grazie, presidente.

Intervengo volentieri su questo tema, perché come è stato ricordato poc’anzi dal consigliere Molinari, c’è già stato un dibattito in quest’Aula, per quanto riguarda le fusioni dei Comuni.

Circa due anni fa, se vi ricordate, noi come Lega Nord presentammo un nostro progetto di legge che aveva proprio l’intenzione di rivedere i criteri per gestire l’iter di queste fusioni dei Comuni. Quel progetto di legge venne purtroppo bocciato da questa Assemblea, ma da lì partì comunque una discussione che ci portò poi al pdl presentato dalla Giunta, che ci portò a rivedere in parte la normativa vigente che regolamenta questi processi.

Ognuno, ovviamente e per fortuna può avere la sua visione su questo tema, più che altro su come gestire l’intero processo, però, se c’è una cosa su cui dovremmo essere tutti d’accordo è il fatto che la normativa vigente presenta ancora dei vuoti che andrebbero colmati.

Quello affrontato dal progetto di legge presentato da Bignami è un tema d’attualità, perché ci sono Comuni che tutt’oggi stanno avviando degli iter per arrivare a fusione, e che presto arriveranno anche in quest’Aula. Riprendendo il ragionamento che stavo facendo, siamo arrivati a rivedere la normativa regionale attualmente in vigore, che prevede un iter ben preciso per regolamentare i processi di fusione.

Come dicevo prima, ci sono però dei vuoti che andrebbero rivisti, perché come abbiamo detto in più di un’occasione, ad esempio, se ci troviamo in un caso di fusione a tre, e i cittadini di un determinato Comune si esprimono per il no, in quel caso che cosa succederebbe? Che questa Assemblea potrebbe tranquillamente calpestare la volontà popolare di quei cittadini. È proprio su questo punto che noi dovremmo intervenire, dovremmo mettere mano anche a questo aspetto.

Noi come Lega Nord avevamo presentato il nostro progetto di legge, nel quale erano contenute le nostre proposte, in maniera chiara. Noi siamo per semplificare questi processi, nel senso che, come ho detto poc’anzi, se un Comune vota no, il processo si deve fermare.

Credo che su questo siamo sempre stati chiari, siamo sempre stati aperti a qualsiasi discussione sul tema, però l’abbiamo sempre messo nero su bianco.

Purtroppo, ripeto, in quell’occasione l’Assemblea legislativa decise di bocciare questo nostro progetto di legge e la Giunta poi portò avanti un suo testo estremamente complesso. Siete andati soltanto a complicare le cose, perché avete inserito una miriade di casistiche, quando potevamo semplificare al massimo tutto questo procedimento, inserendo un principio ben preciso: quello, come dicevo prima, che su un Comune vota no, quel processo si ferma. Dopodiché, si possono individuare le forme per far andare avanti gli altri Comuni.

Ovviamente, come avevamo detto all’epoca, non dovrebbe essere un passaggio diretto, cioè, se due Comuni sono a favore, allora quei due possono andare avanti. Si possono prevedere forme per farli andare avanti, ma prevedendo degli step successivi, perché comunque c’è il discorso dello studio di fattibilità, c’è comunque una proposta che sottoponiamo ai cittadini, magari i cittadini si esprimono su una fusione a tre e non a due, quindi in quel caso magari ci potrebbe essere anche qualcuno contrario ad una fusione a due anziché a tre. C’è quindi una serie di casistiche che vanno comunque tenute in considerazione.

Come all’epoca c’è stata una bella discussione all’interno di quest’Aula, e da questa parte del Consiglio sono state buttate sul tavolo diverse proposte, io credo che per il futuro vi siano comunque ancora le condizioni per portare avanti in quest’Aula nuovamente questo dibattito sulle fusioni.

La differenza di questa metà del Consiglio è che di idee ce ne sono, e quindi, noi, avendo delle idee, possiamo anche trovare una sintesi da portare avanti, e una proposta. Dalla vostra parte, invece, vedo soltanto una cosa certa: la volontà di mantenere delle zone d’ombra in questa normativa per poter mantenere quel margine che vi permette di poter calpestare in alcuni casi anche la volontà dei cittadini.

È quindi un impegno, quello che mi prendo, di portare avanti queste tematiche, così come ho fatto allora, con il primo progetto di legge che presentammo, e sono sicuro che da questa parte del Consiglio arriveranno altrettante proposte, mentre da voi avremo sempre un nulla di fatto che ci manterrà in questa situazione blanda, dove non si capisce bene da che parte volete parare.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Daniele Marchetti.

La parola alla consigliera Gibertoni.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente.

Il tema che pone il consigliere Bignami è di indubbia importanza, tema che in questo momento è particolarmente d’attualità, tema che ci viene sollecitato dai territori, ma anche – ne sono convinta – trasversalmente dalle forze politiche. È vero che quei Comuni che, durante l’iter della fusione, hanno manifestato il loro dissenso alla fusione probabilmente non sono stati ascoltati nel modo giusto, perché si è affrontato quello stesso iter in un modo che si sta rivelando troppo semplice. Quindi, io sono sicura che, se non oggi, a breve bisognerà riprendere in mano la questione dell’iter delle fusioni e si dovrà farlo, a mio avviso, trasversalmente alle forze politiche, perché sono convinta che tutti noi abbiamo ricevuto numerose segnalazioni e sappiamo bene quanto stiano scricchiolando alcune di quelle compagini democratiche che sono poi uscite da quegli iter di fusione purtroppo affrontati in modo troppo semplice. Cito un caso per tutti: nell’unione dei Comuni della Valsamoggia il Comune di Bazzano, che non aveva voluto fondersi, si trova adesso in una situazione che io definisco di deriva antidemocratica o di rischio di deriva antidemocratica, essendo poi confluito suo malgrado nella Valle Samoggia. In questo modo si accetta che le opposizioni o parte delle opposizioni non partecipino da mesi ai consigli comunali e ricreino consigli comunali in esilio con incontri con la cittadinanza e con altre forme di partecipazione attiva, che sono certamente lodevoli, ma che dovrebbero essere in aggiunta al normale svolgimento dei consigli comunali, nei quali sono stati eletti a rappresentare i cittadini.

Abbiamo portato in Commissione questo tema specifico delle risultanze e delle derive della fusione della Valsamoggia, perché volevamo farlo in modo costruttivo, vederlo anche come un laboratorio a posteriori, e cioè che la Regione si incaricasse non soltanto di guardare allo svolgimento dell’iter, ma anche di monitorare, anche nell’impatto sociale, nell’impatto democratico, nell’impatto in termini di aggregazione civile e civica sui territori, quella che era stata la risultanza di una fusione così nota. Ebbene, ci è stato risposto che, su segnalazione del sindaco, la Regione si muove, ma per il resto no.

Personalmente ritengo che questo modo di operare sia sicuramente legittimo dal punto di vista normativo, ma politicamente molto inopportuno, in quanto ritengo che il sindaco non abbia interesse a segnalare che la sua gestione dell’andamento dell’attività consiliare comunale presenta forse qualche aspetto che potrebbe essere migliorato dal punto di vista dell’ascolto, della tutela delle minoranze e dell’attenzione agli argomenti da loro posti, nonché della partecipazione di tutti quei cittadini che non si sentono rappresentati dalla maggioranza o non esclusivamente dalla maggioranza.

Ecco che, quindi, la Regione purtroppo ha buon gioco a star ferma e a dire che non interverrà, ponendosi così come spettatore, però a mio avviso irresponsabile, di qualcosa che, invece, adesso rende i tempi maturi per chiederci quegli iter come sono andati, visto che è passato un po’ di tempo. Andiamo a vedere qual è stata veramente la risultanza sull’effettiva possibilità di rappresentazione democratica dei cittadini. Dunque, su queste derive su cui la Regione si smarca, in modo a mio avviso troppo comodo, credo dovremo tornarci, e auspico che lo faremo trasversalmente con tutti coloro che, all’interno dei partiti e dei movimenti rappresentati in questa Assemblea legislativa, non possono più nascondersi dietro un dito e vogliono segnalare all’attenzione che non basta buttare il sasso della fusione e poi dichiararsi immuni, dichiararsi spettatori passivi rispetto a tutto quello che necessariamente ne deriva, soprattutto nel male. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Gibertoni.

La parola al consigliere Bertani.

 

BERTANI: Grazie, presidente.

Tutto nasce, come diceva la consigliera Gibertoni, da quel brutto pasticciaccio della Valle Samoggia, ma anche da quel brutto pasticciaccio qui compiuto qui a luglio 2016, quando si andò a riformare la legge sulle fusioni. Non so se vi ricordate, fu presentato un emendamento – forse il 42 – in tre stesure diverse, che alla fine portò a una sospensione dell’Aula per cercare di capire come e se quell’algoritmo funzionava, perché quell’algoritmo – ricordo che fui io a battezzarlo in quel modo – serviva a far vincere sempre le fusioni.

Il problema qual è? La Giunta di questa Regione e la maggioranza di questa Regione credono così tanto nelle fusioni – anche noi crediamo nella bontà delle fusioni, ma soltanto quando le popolazioni sono d’accordo e se convengono nell’economia di quel territorio – che spingono affinché le fusioni vengano comunque fatte. Quindi, loro pensano: “Diamo la possibilità ai cittadini di esprimersi tramite un referendum – dovremmo, però, ricordargli che quel referendum è consultivo –, ma poi li chiamiamo a discutere proprio all’ultimo momento, proprio a ridosso del referendum, tanto allo studio di fattibilità ci pensiamo noi con le nostre società, pensiamo noi a tutto quanto. Non vi preoccupate, facciamoli votare, tanto poi la fusione si fa comunque”. Tant’è che in quel progetto di legge, anche quando ci sono Comuni che si esprimono assolutamente a favore del no, sono state inserite quattro scappatoie nei commi 9-quinques, 9-septies e via elencando, per cui il Consiglio comunale prende una decisione e poi l’Assemblea la rivaluta, la fusione la si può portare avanti comunque. A seguito di quella legge, però, qualche “sdentata” sui referendum ve la siete presa. Tuttavia, vi rendo merito che su questo particolare tema una riflessione è stata avviata. Infatti, sull’opportunità di coinvolgere i cittadini prima di costruire lo studio di fattibilità mi sembra che qualcosa si sia mosso, considerato che nei finanziamenti che si erogano per gli studi di fattibilità si privilegiano quelli che coinvolgono i cittadini fin dall’inizio e non solo al momento del referendum.

Apprezziamo il progetto di legge del collega Bignami in quanto affronta l’altro tema, che è quello del referendum: se un Comune dice di no, se i cittadini di quel Comune dicono di no, non si può procedere ad un’annessione forzata. E a quel punto sono tre le soluzioni che si possono adottare: la prima, proposta dai colleghi della Lega, è quella di bloccare tutto; la seconda è quella del brutto pasticciaccio, ovverosia si rivoltano un po’ i voti, si passa in Consiglio comunale, si ripassa in Assemblea e si va avanti con la fusione; la terza è quella di trovare un percorso che agevoli quei cittadini di quei Comuni che, comunque, credono nella fusione.

Un metodo è quello che propone il consigliere Bignami, che tra l’altro avevamo proposto anche noi con la presentazione di vari emendamenti e varie risoluzioni che andavano proprio su questa linea: nel caso di una fusione di tre Comuni, permettere ai due Comuni – c’era, fra l’altro, un caso in provincia di Rimini – che si sono espressi nettamente a favore di procedere. Allora, la domanda sulla quale io penso dobbiamo cominciare a discutere è la seguente: riteniamo che basti il voto dei Comuni perché quei cittadini comunque si sono espressi a favore di una fusione, che sia a due o a tre? Comunque, quei cittadini hanno manifestato chiaramente di essere disposti a cedere sovranità. Del resto, quando i cittadini partecipano a un referendum consultivo su una fusione, essenzialmente si esprimono sulla possibilità di perdere un pezzo di sovranità, dal momento che passerebbero da un governo che disciplina il loro piccolo territorio a uno che regolamenta un territorio più ampio. Ebbene, se quei cittadini sono disponibili a farlo a tre, riteniamo, sempreché la legge lo specifichi chiaramente, che quei cittadini siano disposti a farlo anche a due. Purtroppo questa soluzione non è gradita al Gruppo PD e forse neanche al Gruppo Lega Nord, però vi chiedo almeno di sforzarci di trovare un metodo, perché buttare via quel processo e quell’espressione favorevole dei cittadini è davvero un peccato.

In conclusione, non volete passare dai consigli comunali? Vogliamo tenere buono parte dello studio di fattibilità ed eventualmente procedere velocemente a un altro referendum? Troviamo un metodo. Però, questa disponibilità ad oggi, a parte la proposta del consigliere Bignami e a parte le nostre proposte di risoluzione, peraltro tutte bocciate, da parte del Gruppo PD non l’ho trovata. Contestualmente, rimane in piedi una legge che contiene al suo interno commi e modalità pericolose e antidemocratiche, perché prevede che si interpellino democraticamente i cittadini su una fusione, ma se questi dicono di no mette a disposizione una scappatoia per portarli comunque alla fusione. Ebbene, questa è una buona occasione per porre rimedio a questa questione, ma mi sembra di capire che questa disponibilità non c’è affatto, se non a parole. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bertani.

La parola al consigliere Molinari. Ha ancora cinque minuti a disposizione.

 

MOLINARI: Vorrei soltanto rispondere al consigliere Daniele Marchetti. Innanzitutto, non che mi faccia piacere, ma prendo nota del voto sfavorevole al progetto di legge da parte anche della Lega Nord, segno che comunque qualche problema anche nella formulazione e soprattutto nella ratio del progetto di legge stesso credo sia stato colto anche da altre forze politiche.

Prendo atto, ripeto, anche da parte del consigliere Bertani, di aver almeno colto l’osservazione che ho fatto a margine della Commissione per quanto riguarda l’eccezione e, comunque, l’osservazione principale che facciamo. Noi, in questo modo, sottoponendolo a una richiesta di referendum e di parere delle persone, lo andremmo totalmente a stravolgere nel caso di distacco di uno o due Comuni piuttosto che tre, a seconda delle dimensioni e dell’esito del referendum.

Detto questo, anche in base alla discussione emersa, alcune osservazioni sono state recepite nelle modifiche di legge. Si tratta di osservazioni che, alla fine, profondamente trasferiscono sui Consigli comunali la responsabilità, in alcune casistiche, della decisione definitiva. Noi riteniamo che questo sia già un passaggio importante, sottolineando un fatto: al di là della retorica – che ci sta, per l’amor di Dio – nessuno di noi della maggioranza credo abbia contratti, commissioni o provvigioni a seconda delle fusioni realizzate. Chi ha osservato le richieste di fusione sui territori si è accorto che sono arrivate da Comuni del PD, da Comuni della Lega, da Comuni di Forza Italia, da Comuni civici. Di conseguenza, è un tema che non viene osservato dal punto di vista politico, ma più che altro dal punto di vista di una richiesta territoriale. Noi, con la valorizzazione e anche con le modifiche fatte sulla legge, tenendo in considerazione un progetto chiaro e un’indicazione chiara della volontà richiesta dai cittadini sulla proposta che arriva dai Consigli comunali, abbiamo voluto spostare nelle casistiche previste sul Consiglio comunale la responsabilità finale di tutto questo. Non abbiamo, al momento, casi di fusioni che hanno seguito questa riforma. Vedremo, nei casi che si presenteranno nei prossimi mesi, come sarà l’andamento degli esiti referendari. Bisogna capire, ovviamente, le disponibilità e in che modo è possibile migliorare.

Ora abbiamo uno strumento. Cerchiamo di capire come questo possa essere interpretato. Sulla discussione e sulle osservazioni fatte all’interno del pdl dal consigliere Bignami e dalla Lega siamo sempre disponibili ad accogliere quantomeno gli spunti che sottendono anche alla presentazione del progetto di legge stesso.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Molinari.

La parola al consigliere Poli.

 

POLI: Grazie, presidente.

La differenza fra me e il collega Molinari è che lui è emiliano e io sono romagnolo. Anzi, più precisamente sono il trattino. Per cui, lui è sicuramente più buono di quanto non lo sia io. Vorrei sviluppare alcune considerazioni. Al collega Marchetti – che nel suo intervento ha sostenuto che le idee sono solo di metà parte dell’Aula; a parte che è un po’ meno della metà, sennò sareste maggioranza – voglio ricordare un detto: chi si loda, si imbroda. Diciamo una cosa diversa. Abbiamo idee diverse. Molte volte ci siamo confrontati su quelle idee diverse: molte volte siamo arrivati a una sintesi positiva condivisa e altre volte no.

Il tema che regola il processo di fusione dei Comuni sarebbe bene evitarlo e renderlo oggetto di semplificazione. Io ho ascoltato con molto interesse, anche in Commissione, l’illustrazione che il collega Bignami ha fatto rispetto al pdl in discussione oggi, su cui, ovviamente, la discussione si è allargata. Lo ha fatto con convinzione delle sue argomentazioni. Credo che già il collega Molinari abbia detto quali sono le nostre valutazioni su quel pdl. Comunque, nulla vieta che i Comuni, qualora il processo di fusione non vada in porto perché una comunità dice di “no”, possano riprendere il percorso e rifarlo in base a quello che la legge prevede già, dopo che la stessa legge è stata modificata.

Essendo un tema che non si può semplificare, quando si chiamano delle comunità a pronunciarsi su un’ipotesi di fusione, non si può dire in modo semplicistico: “Una ha detto di no. Vanno avanti le due che hanno detto sì”. I collegamenti tra quelle comunità non possono essere semplificati in questo modo, ma richiedono inevitabilmente un supplemento di indagine, non un tirar via. Un supplemento d’indagine. Peraltro, l’Assemblea legislativa ha sempre discusso molto anche dei processi di fusione che sono arrivati in Aula con argomentazioni tutt’altro che superficiali.

Tra l’altro, in quest’Aula, ripetutamente, dai colleghi del Movimento 5 Stelle... Mi perdoni, consigliere Bertani. Lei dice delle cose feroci in modo pacato. Non siamo sordi. Ogni volta ritorna il fatto che noi abbiamo un deficit di democrazia. Noi del Partito Democratico, ad avviso suo, avremmo un deficit di democrazia nel rapporto con le comunità locali. Io sono in questo Consiglio regionale avendo avuto cinquemila e rotte preferenze dai miei cittadini.

 

(interruzioni)

 

Troppo poco. Non lo so. Hanno sorpreso anche me. Non pensavo di meritarmele.

Con quante preferenze è arrivato lei in Consiglio regionale, colleghe Bertani? O con quanti link è stato scelto? Basta con le lezioni di democrazia. Tra l’altro, o avete cambiato il programma nazionale del Movimento 5 Stelle... Ve l’ho già detto un’altra volta e ve lo ripeto. Beppegrillo.it: accorpamento obbligatorio dei Comuni sotto i 5.000 abitanti. Avete cambiato? Se l’avete cambiato ditecelo. Non è che una volta potete sostenere che siamo poco democratici noi e voi dall’altra parte avete quella roba lì che, però, è come se non l’aveste perché, a livello regionale, ognuno di voi dice quello che vuole. Se è così, avrei piacere, avremmo piacere di saperlo, se vogliamo fare una discussione che richiami almeno un filo di coerenza. Almeno questo non potete negarcelo.

Nel programma di mandato del presidente Bonaccini e in tutte le occasioni nelle quali abbiamo discusso, noi abbiamo sempre sostenuto che il processo di fusione dei Comuni su base volontaria è un obiettivo che consideriamo rilevante, e continuiamo a considerarlo rilevante, ma noi non abbiamo mai parlato di accorpamento forzato dei Comuni sotto i 5.000 abitanti.

Io ci sto allo scontro politico. Mi piace. Mi annoio quando non c’è. È una noia quando non c’è. Vivaddio, però, lo scontro politico richiama una linearità nei comportamenti e una coerenza da parte di tutti rispetto alle cose che si dicono qui e che si scrivono da un’altra parte. Sennò non ci capiamo e, probabilmente, continueremo a non capirci.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Poli.

La parola al consigliere Taruffi. Prego.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

Discutiamo della modifica della legge n. 24/1996, che è stata una legge – non mi stancherò mai di dirlo – importante per il periodo in cui è stata approvata, perché è stata una legge che in qualche modo ha aperto una strada e ha indicato una direzione quando ancora di fusioni non si parlava e quando ancora non si immaginava che sarebbero state, invece, oggetto di così numerose richieste di interventi. Ovviamente, quella legge conteneva anche dei margini di errore, nel senso che l’applicazione di quella legge ha dimostrato che esistevano ed esistono delle casistiche difficili da definire in modo preciso, perché la realtà è un pochino più complessa. Abbiamo provato a farlo nel mese di luglio dell’anno scorso e abbiamo dato, credo, una parziale risposta.

Già dissi all’epoca, quando discutemmo, che forse sarebbe stato utile prevedere nuove modifiche, nuove correzioni di quel testo. Vorrei, però, sottolineare alcuni aspetti. Parto dal primo. Va detto con chiarezza che quello della Valsamoggia, per come è stato gestito, per il risultato controverso che ha dato, per i risultati che ancora oggi produce in quelle comunità, è un macigno che abbiamo sulla strada delle fusioni. Ogni volta, infatti, che si discute di un potenziale processo di fusione tra Comuni, qualcuno evoca lo spettro della Valsamoggia per indicare la possibilità di non rispettare la volontà dei cittadini.

In quella comunità, quindi, in quella realtà, al netto delle risorse che le sono arrivate, al netto degli investimenti che l’Amministrazione di quel Comune sta realizzando, al netto di tutto, è evidente che c’è un problema, nei rapporti tra le diverse comunità che rappresentano oggi i Comuni della Valsamoggia, nei loro conflitti. Soprattutto esiste un problema nei rapporti interni, evidentemente, al Consiglio comunale, quindi alle forze che devono rappresentare e rappresentano tutti i cittadini. È un problema non da poco, e ribadisco, quel percorso probabilmente pesa anche per tutti gli altri, viene spesso evocato, segno che non è stato costruito bene, segno che non è stato portato avanti bene, segno che le cose forse si potevano e si dovevano fare diversamente.

Ho detto questo per sgombrare il campo dai dubbi, per dire chiaramente quello che pensiamo. Come Sinistra Italiana abbiamo sostenuto i processi di fusione, laddove c’erano le condizioni, perché riteniamo che i piccoli Comuni facciano fatica. Io vengo da un piccolo comune, vivo in un comune che come sapete bene ha fatto il processo di fusione, e oggi si sta meglio di ieri. Ciò detto, però, i piccoli Comuni fanno fatica a dare servizi, fanno fatica a rispondere alle esigenze dei cittadini, quindi c’è anche questo, quando si parla di fusione. Attenzione quindi a dar vita a realtà amministrative che siano in grado di assolvere ai propri compiti.

Detto questo, però, è chiaro: un conto è prevedere in legge tutte le casistiche, cosa difficile da realizzare. In quello sciagurato esempio che richiamavo, della Valsamoggia, c’erano cinque Comuni; i cittadini di tre Comuni si esprimono a favore; due si esprimono contro. Qualunque decisione fosse stata assunta, sarebbe stato complicato uscirne senza problemi, perché quella casistica era oggettivamente molto complessa. Abbiamo però anche appreso qualcosa, abbiamo anche imparato, perché nei processi di fusione che si sono succeduti – penso ad esempio a Mondaino, Montegridolfo e Saludecio –, poiché in due realtà si è detto sì e in una si è detto no, ci siamo fermati.

Gli esempi che ho citato significano che con l’esperienza qualcosa si migliora, qualcosa si può migliorare. Chiaramente, quando i Comuni che vanno a fusione sono due, è tutto molto semplice: basta che in uno dei due prevalga il no, ci si ferma, ed è pacifico per tutti, così come abbiamo fatto in diverse realtà, in questi anni, ed è stato fatto anche in passato. I problemi si pongono evidentemente quando ci sono più di due Comuni interessati dai processi di fusione. A quel punto, però, e qui lo dico in modo bonario, consiglierei di non considerare i Comuni come pezzi di Lego, perché non è così nella realtà. Non è che possiamo dire: se ci sono tre Comuni, due vadano avanti, uno si ferma...Dipende da realtà a realtà. Potremmo fare tanti esempi. Nella concreta vita quotidiana esistono Comuni, realtà anche contermini, che però presentano differenze. Non avrebbe senso, quindi, procedere comunque fra due Comuni e non prendere ad esempio in considerazione il terzo. Soprattutto, se si chiede ai cittadini di esprimersi su una proposta che dice tre, quattro, cinque, o quello che è, e i cittadini si sono espressi su quella proposta, non sulle subordinate. Sono questioni, cioè, un pochino complesse, che vanno affrontate. Secondo me è difficile tagliarle con l’accetta. Da qui, la necessità di attribuire a qualcuno la responsabilità di decidere.

Ribadisco: ho citato esempi in cui siamo andati avanti, ho citato esempi in cui ci siamo fermati, però qualcuno la responsabilità di decidere se la deve assumere. Alle volte non è che sia sufficiente registrare quello che succede, ma bisogna decidere. Ripeto: ho citato il caso di Mondaino, Montegridolfo e Saludecio e della Valsamoggia perché sono due esempi opposti in cui in tutti i casi, qualunque decisione si fosse assunta, ci sarebbero stati dei problemi, perché la realtà, lì poneva dei problemi.

Io penso che noi qua ci dobbiamo dire, però, che qualcuno deve decidere: io penso che sia giusto che quel qualcuno, assumendosi la responsabilità di quello che fa, sia l’Assemblea legislativa, perché lo spirito di quella legge, che io considero e continuo a considerare una buona legge, diceva una cosa molto semplice. Una delle possibilità attraverso le quali si può arrivare a una fusione tra Comuni è la seguente: i Consigli comunali interessati fanno istanza alla Regione perché si avvii il processo; la Regione avvia il processo legislativo, sente i cittadini e poi, sulla base dell’espressione dei cittadini, avendo già evidentemente acquisito quella dei Consigli comunali, si valuta e si decide. Questo era lo spirito. Chiaramente, la realtà ci ha prodotto dei risultati complessi, ma alla fine la responsabilità da qualche parte va individuata.

Io penso ad una legge regionale, perché è di questo che stiamo parlando: stiamo parlando dell’approvazione o meno di una legge regionale che determina la fusione di Comuni, e quindi l’istituzione di un nuovo Comune. La responsabilità se mandare avanti o meno una legge regionale, chi la deve avere se non il Consiglio regionale? Io penso che ben difficilmente noi riusciremmo a trovare, pur prevedendo tutte le casistiche del mondo, la definizione perfetta di tutta la realtà, perché così non succede.

Questo quindi per dire che cosa? Il consigliere Bertani ha avanzato la richiesta di prevedere qualche scappatoia, qualche ulteriore possibilità per modificare il testo, per perfezionarlo: bene. Però sapendo che in questo tema, non in generale, la soluzione perfetta non esisterà mai, a meno che uno non dica: non ne facciamo più niente.

Io penso invece che noi dobbiamo continuare ad accompagnare le comunità locali che vogliono accedere ai processi di fusione, dobbiamo farlo meglio di quanto non sia stato fatto, bisogna istruire meglio i percorsi, bisogna invitare le amministrazioni comunali, questo sì, ad evitare di dar vita a processi, magari con tre, quattro, cinque Comuni, perché diventano processi difficili da gestire. Meglio fare una cosa più contenuta, ma farla per bene, che non parlare di Comuni che fanno 70, 80, 100.000 abitanti e magari non portare a casa nulla. Per cui, c’è la disponibilità, almeno da parte nostra, del nostro Gruppo, a lavorare per modificare ulteriormente, provando a perfezionare ulteriormente quella legge. La nostra disponibilità c’è, senza però prevedere, come mi pare che succeda in questo caso, scelte secche, perché le scelte secche in questo caso, secondo me, non descrivono bene la realtà e rischiano di complicare, anziché favorirli, i processi di fusione. Su questo, credo dovremmo essere tutti d’accordo, partiamo da un presupposto: noi facciamo una legge, o modifichiamo una legge, che ha come obiettivo quello di favorire le fusioni: questo è l’obiettivo di quella legge, accompagnarle e favorirle, non imporle. Lo ricordo anche oggi, come ho fatto sempre: se qualcuno qua dentro volesse imporre una fusione non dovrebbe far altro che presentare un progetto di legge per dire che i Comuni X, Y e Z sono fusi e nasce il nuovo Comune T, presentare il progetto di legge, e se ci sono ventisei consiglieri regionali che lo votano, la fusione è fatta, senza sentire nessuno, perché la legge prevede anche questo.

Siccome però nessuno ha mai percorso questa strada, significa che nessuno ha mai voluto imporre delle fusioni, si è sempre cercato di farlo insieme ai territori, delle volte anche assumendosi la responsabilità di sbrogliare situazioni di per sé un po’ complicate. Compito, questo, che credo sia richiesto alla politica e alle Istituzioni.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Taruffi.

Ha chiesto la parola il consigliere Bignami. Prego.

 

BIGNAMI: Riteniamo che nell’azione politica di qualsiasi movimento dovrebbe esserci una stella polare, che è la volontà popolare. Questo, a maggior ragione, per un partito si chiama “democratico”, che conseguentemente dovrebbe avere nel nome anche l’indicazione di quella stessa stella polare. Ed è il motivo per il quale convintamente riteniamo che si debba necessariamente seguire quello che una popolazione desidera avvenga per le sorti del proprio comune. Così non è mai stato nella storia delle fusioni, a partire dalla prima, quella appunto di Valsamoggia, su cui voglio spendere rapidamente due parole per ricostruire un iter, non tanto per rivangare un passato e per esercitare un po’ sterilmente la retorica del “l’avevamo detto”, quanto per dimostrare come quegli errori di allora che hanno segnato l’istituto delle fusioni, se rimediati, avrebbero consegnato un altro destino alle popolazioni successivamente coinvolte.

L’Unione dei Comuni della Valle di Samoggia coinvolse cinque Comuni, di cui due, Savigno e Bazzano, votarono contro la fusione rispettivamente con il 56,75 per cento e il 58,52 per cento. Questi Comuni erano governati da due sindaci che avevano garantito, all’inizio dell’iter della fusione, che se avesse prevalso il “no” il Comune si sarebbe ritirato, salvo il primo rimangiarsi quello che aveva detto, salvo il secondo finire a dirigere la Rocca dei Bentivoglio di Bazzano con un concorso pubblico di cui avevamo preconizzato l’esito, con tanto di busta dal notaio, non perché pensassimo che sarebbe stata una ricompensa data dal nuovo Comune al vecchio sindaco per la fedeltà dimostrata nel processo di fusione, ma perché era certamente il candidato migliore tra coloro che avevano partecipato a quel concorso.

In quel momento noi avevamo detto che i Comuni colpiti dalla fusione, ripeto, colpiti dalla fusione, perché fu imposta e calata dall’alto, avrebbero subìto un depauperamento nei servizi che inevitabilmente si sarebbe riverberato di lì a poco. Ci venne opposto stentoreamente dalla maggioranza di allora uno studio di fattibilità che testimoniava che il costo complessivo dei bilanci comunali, allora pari a 32 milioni di euro, sarebbe sceso a 27 milioni di euro. Oggi il bilancio di quei comuni dell’unione fissa a 34 milioni di euro il costo complessivo di funzionamento delle macchine comunali, con un saldo all’attivo nelle uscite, quindi di maggior prelievo dalle tasche dei cittadini, pari a 2 milioni di euro. Ovvero, non si risparmia con le fusioni, ma si spende di più. E questi soldi provengono dalle tasche dei cittadini emiliano-romagnoli, dalle tasche dei cittadini di Bazzano e dalle tasche dei cittadini di Bologna, sono comunque soldi che provengono dalle tasche dei cittadini, e per noi questo è motivo sufficiente per denunciare la negatività di quel percorso.

Dirò di più. Sempre in quella sede dicemmo che inevitabilmente si sarebbe andato incontro a un accentramento delle funzioni su un’unica sede comunale, privando il territorio di servizi essenziali, che inevitabilmente sarebbero stati ritratti da quei territori, in particolar modo da quelli montani, a giro di breve tempo. Ci venne detto di no, che si sarebbe presidiato quel territorio con qualsiasi tipo di servizio e con qualsiasi tipo di presenza da parte delle Istituzioni e che tutto sarebbe stato rinvenibile in un istituto, l’Osservatorio per le fusioni, consultabile agevolmente. L’Osservatorio per le fusioni, di fatto, non si è mai visto o, meglio, produce ragionamenti assolutamente astratti. Colui che aveva redatto lo studio di fattibilità, tale professor Xilo, è stato ricompensato mandandolo a fare il presidente di una società amministrata da soci pubblici che produce pasti – potrete immediatamente comprendere l’evidente affinità che sussiste tra gli studi di diritto amministrativo e la produzione di pasti –, nel contempo i cittadini hanno sofferto gli esiti di una fusione che ha inevitabilmente pagato in primo luogo il territorio. Come? Se oggi voi a Savigno decidete di intervenire in una qualche maniera su un qualsiasi immobile, dovete evidentemente presentare una richiesta presso l’ufficio tecnico, quindi mentre prima facevate duecento metri e arrivavate in comune, oggi dovete prendere la macchina, fare i vostri venti chilometri, arrivare a Crespellano e chiedere il fascicolo. A quel punto un componente dell’ufficio tecnico parte da Crespellano, una volta a settimana, si reca a Savigno, estrae il fascicolo, lo porta a Crespellano e chi l’aveva chiesto deve tornare a Crespellano per consultare l’ufficio tecnico. A nessuno è venuto in mente di aprire una volta a settimana l’ufficio tecnico a Savigno.

Si è deciso, visto che l’esperimento doveva essere compiuto fino in fondo, di adottare la carta d’identità elettronica. Carta d’identità. Non stiamo parlando di un passaporto, di una delibazione internazionale di una sentenza di separazione. Non stiamo parlando di cose particolari. Una carta d’identità. Oggi un cittadino in Savigno deve recarsi a Crespellano, percorrendo venti chilometri, deve stare attento a non superare la linea continua che da Savigno arriva fino a Bazzano, perché sennò gli fanno la multa in quanto si sono dimenticati di fare la linea tratteggiata, perché tanto Savigno ormai è andato, arriva a Crespellano, si fa la carta d’identità elettronica e torna a Savigno, e questo semplicemente perché l’ufficio di Savigno è chiuso. Pertanto, se una signora di ottantaquattro anni, come quella che mi ha raccontato questa storia, ha la sfortuna di essere borseggiata in autobus lungo la strada che porta da Bologna a Savigno, semplicemente rinuncia a fare la carta d’identità perché tanto dice: “Ho ottantaquattro anni, chissà quante volte ancora vuole che mi serve la mia carta d’identità!”. Piuttosto che andare a Crespellano, lei che non automunita, preferisce rinunciare alla carta d’identità.

Potrei continuare con gli esempi dei disservizi, che però sono mirabilmente e plasticamente esemplificati da una gita che a Savigno ho deciso di fare: ogni tre immobili ce n’è uno con scritto “vendesi”, perché nessuno vuol più vivere a Savigno. Un po’ perché i confini di questo comune sono oggettivamente molto più vicini alla Valle del Reno, che dista qualche chilometro di distanza, rispetto invece alla nuova sede del Comune, che non abbiamo ancora capito dov’è. Pare Bazzano, cosa che ho intuito dal navigatore perché è stato soppresso il Comune di Bazzano e c’è Valsamoggia, che è posto a venticinque chilometri di distanza da Savigno, in montagna, e un po’ perché inevitabilmente questa cittadinanza ha capito che, tutto sommato, l’attrattività di un territorio che è penalizzato sui servizi essenziali, un ufficio tecnico, una carta d’identità, è tutto sommato abbastanza scemata.

Mi viene detto: “Lo studio di fattibilità deve essere quello che orienta e che guida, quello sì, le scelte dei territori”. Ebbene, vi voglio raccontare lo studio di fattibilità che venne fatto in Alto Reno Terme, uno studio di fattibilità che diceva delle cose mirabili, uno studio di fattibilità che con plastica e cristallina evidenzia dimostrava come fosse conveniente fare la fusione di quei due Comuni. Un esempio? Nello studio di fattibilità c’era scritto che a Granaglione le tasse medie erano pari a 98 euro a testa e a Porretta le tasse medie erano pari a 103 euro a testa e che, pertanto, nel nuovo Comune le tasse complessivamente non sarebbero state la media delle tasse dei due Comuni, ponderata magari al numero degli abitanti, no, ma visto che 98 più 103 fa 201, nel nuovo Comune le tasse sarebbero state pari a 201. Questo è lo studio di fattibilità, e il consigliere Taruffi lo sa perché su questo ci siamo confrontati, e anche lui, arrendendosi alla matematica, ha dovuto riconoscere che, sì, magari la matematica è un po’ troppo di destra, ma che effettivamente la media è un’altra cosa.

Per non parlare della popolazione immigrata, roba che la Lega avrebbe potuto fare campagna elettorale da qui al 2080, perché si diceva che la popolazione immigrata nel Comune di Granaglione era il 18 per cento e nel Comune di Porretta era il 15 per cento e che nel nuovo Comune sarebbe stata pari al 33 per cento, perché 18 più 15 fa 33. Quindi, nel nuovo Comune non si sarebbe fatta la media ponderata degli abitanti, ma 18 più 15 che fa 33. Roba che la Lega poteva mettersi lì, fare un banchetto a turno e prendere milioni e milioni di firme tutti i giorni.

Questo è lo studio di fattibilità. Quindi, che adesso voi mi veniate a dire che non possiamo immaginare che un Comune si tragga fuori perché lo studio di fattibilità bisogna che sia serio e attendibile, bisogna che su queste cose non scherziamo, ebbene francamente lo trovo, questo sì, uno scherzo. Ed è la ragione per la quale io continuerò a presentare progetti di legge di questo tipo, perché fino a quando non ci sarà la volontà di raggiungere uno strumento che non sia perfettibile, ma quantomeno il migliore possibile, il sottoscritto cocciutamente continuerà a dire la propria e a denunciare quello che viene fatto di sbagliato. Del resto, c’è un ragionamento di sottofondo. Mentre la Lega, con posizioni che rispetto pur non condividendole, afferma di essere contraria all’istituto delle fusioni, quindi qualsiasi cosa sia, da fargli lo sgambetto per strada fino ad andare a fare le manifestazioni in piazza, è pronta a farlo purché le fusioni non si facciano, io non sono contro le fusioni, ma dico semplicemente: la gente voti, dica di sì ed è sì, dica di no ed è no. Non voglio scomodare il Vangelo, ma mi sembra che tutto sommato sia un insegnamento che viene da lontano, perché su quei criteri di trasparenza si può effettivamente realizzare una partecipazione popolare, su quei criteri di trasparenza e di coinvolgimento si può realizzare un ritorno alla democrazia, che tante volte abbiamo sentito qui auspicare visto che quest’Aula è stata eletta con il 38 per cento dei votanti, o giù di lì, ma che nei fatti viene costantemente denegata, con effetti pratici che alla fine dei conti non potremo ignorare al termine di questo mandato.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bignami.

Ha chiesto la parola il consigliere Bertani. Prego.

 

BERTANI: Grazie, presidente.

Vi confesso che, quando mi danno del perfido, mi esalto, ragion per cui ho ceduto alla tentazione di intervenire. Il consigliere Poli mi ha stimolato…

 

(interruzioni)

 

Sì, feroce. Le chiedo scusa.

Dicevo, il consigliere Poli mi ha stimolato alla riflessione. Non mi sembra che, se uno ha preso cinquemila preferenze e uno ne ha prese seicento, uno sia più democratico o meno democratico dell’altro. Ricordo al consigliere Poli, come ricordava adesso il consigliere Bignami, che la maggioranza di questa Assemblea ha avuto il 17 per cento, che è un dramma per tutti. Siamo stati eletti con il 38 per cento dei votanti anche noi. Anche le nostre percentuali sono bassissime. Non si può dire: “Io ho preso cinquemila preferenze, quindi sono democratico”. No. C’è un deficit di democrazia nel nostro Paese. Forzare sull’interpretazione dei referendum riduce la democrazia e il rispetto delle istituzioni. Visto che al consigliere Poli piace tanto leggere i programmi del Movimento 5 Stelle, si parla di “accorpamento” dei Comuni sotto i 5.000 abitanti. Non è obbligatorio. Doveva leggere bene. Il punto prima parlava di abolizione del finanziamento pubblico dei partiti. Anche in questo caso c’è stato un referendum che avete rispettato tantissimo, visto che i soldi del finanziamento pubblico dei partiti ancora ve li prendete, nonostante ci sia stato un pronunciamento popolare che li voleva abolire. Quindi, non venga a parlare con me del fatto di essere democratici o poco democratici. Uno la sigla, poi, la legge come vuole.

Ricordo anche che, se si vuole candidare al Parlamento, le sue belle cinquemila preferenze le può mettere dove vuole, tanto le preferenze ai cittadini non gliele date più. Prendete il voto dei cittadini e lo spalmate come volete su tutte le liste, visto che siete tanto democratici. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

Consigliere Cardinali, prego.

 

CARDINALI: Due valutazioni, in quanto ritengo che quello delle fusioni sia un tema molto attuale. In certi territori, nelle realtà dei piccoli Comuni penso si debba aprire una discussione più seria, più attenta, perché ne può valere anche della garanzia dei servizi rispetto a molte comunità. Questo lo dico perché su questo tema c’è stato straordinariamente un freno da parte di tutti, senza una motivazione chiara. Quando si chiede alle Amministrazioni comunali di valutare attentamente le motivazioni che spingono a non andare avanti su questo tema si hanno risposte, molte volte, sui campanili e dicendo che, magari, la gente non li considera.

Io penso, invece, che dobbiamo fare progetti uniformi per territori (che siano due, tre, cinque Comuni) che mettano nelle condizioni di fare una valutazione attenta rispetto al risultato finale che si vuole raggiungere. La proposta del collega Bignami diventa difficile da accettare. L’ho detto anche in Commissione e lo ribadisco qui. Se noi predisponiamo un piano di interventi in un territorio dove ci sono tre Comuni che si vogliono fondere e si va al voto con quel piano, dove si mettono dentro iniziative legate a scuola, servizi e a tanto altro, diventa complicato farlo comunque anche se i cittadini votano in due. Perché diventa complicato? Perché è stato fatto un piano su tre, perché la dimensione del piano è fatto su tre attività. Quindi, da questo punto di vista, diventa difficile pensare di poter studiare una cosa, presentare ai cittadini una cosa e poi farne un’altra.

Semmai, l’obiettivo deve essere quello di valutare se, da questo punto di vista, possiamo portare delle migliorie e – dico io – ulteriori incentivazioni. Le risorse a disposizione sono importanti, ma non sono, forse, ancora sufficienti per far sì che i Comuni e le Amministrazioni incontrino i cittadini e continuino a ragionare su questi temi. È questa la soluzione che vedo: ripartire su questi temi con convinzione. Pensare che una fusione proposta a tre si possa fare anche a due concordo che non sia corretto. Da questo punto di vista, i cittadini avevano votato per l’obiettivo di fondere tre Comuni e non di fondere una parte di quei Comuni.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Cardinali.

Consigliere Taruffi, ha nove minuti.

 

TARUFFI: Non si preoccupi, presidente, ne utilizzerò molti di meno.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Noi glieli lasciamo tutti perché abbiamo piacere ad ascoltarla.

 

TARUFFI: Ascoltando alcuni interventi, in particolar modo quello del consigliere Bignami, ma non solo, prendo atto che è iniziata la campagna elettorale. Sarà lunga. Temo che in quest’Aula ne sentiremo, purtroppo, delle belle. Bisognerebbe, però, ogni tanto stare un pochino al merito della questione.

Io volevo solo precisare alcuni passaggi che ha fatto il consigliere Bignami. Si può sempre dire tutto e il contrario di tutto, e va sempre bene. Quando il consigliere Bignami strumentalmente utilizza questo famoso studio di fattibilità, peraltro modificato, che abbiamo cambiato anche in Aula, di cui abbiamo discusso tanto e di cui bisognerebbe chiedere conto agli amministratori locali che hanno votato, alcuni dei quali lui conosce bene e sono a lui molto vicini, utilizzare sempre strumentalmente alcune cose lascia il tempo che trova.

Mi dispiace, perché nel mio intervento precedente ho cercato di segnalare la disponibilità di un’apertura a ragionare sul tema. Se, però, ad una apertura, ad una disponibilità si reagisce sempre nello stesso modo, cioè ignorando e buttando la palla in tribuna, diventa difficile riuscire a collaborare.

Il consigliere Bignami ricordava che durante la campagna elettorale ci siamo confrontati in quel territorio più volte, facendo iniziative e dibattiti. A suo dire, io mi sarei dovuto arrendere all’evidenza della matematica sul piano dello studio di fattibilità. Se io mi devo arrendere alla matematica, sicuramente lui si è arreso di fronte al fatto che il 94 per cento dei cittadini di Porretta Terme e il 67 per cento dei cittadini Granaglione hanno detto sì a quella fusione. Evidentemente, in quel caso, la volontà popolare è stata chiara, netta, indubitabile, anche al netto di alcuni errori che sono stati commessi in quel percorso e che abbiamo tutti riconosciuto, ma che non possono essere sempre utilizzati – ripeto – in modo strumentale per parlar d’altro.

Io ho cercato di svolgere un intervento sul merito. Mi sarebbe piaciuto sentire alcune parole, anche in questo caso, di merito. Sarà per la prossima occasione. Noi siamo qua, siamo disponibili a ragionare, ripeto, partendo dal presupposto che questi processi sono utili, sono importanti, non devono e non possono essere imposti, ma se si lavora nell’interesse generale non si può che partire da lì. Se, invece, ci si dichiara sempre a favore e poi, nei fatti, a favore non lo si è mai, c’è una piccola discrepanza tra le azioni e le parole. In questo caso, le azioni sono più importanti delle parole.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Taruffi.

Prego, consigliere Foti.

 

FOTI: Signor presidente, la tesi – più volte esposta anche in quest’Aula – secondo cui, se vi è una fusione prevista a tre o quattro Comuni e un Comune che, attraverso i suoi elettori, vede l’espressione di un parere negativo dovrebbe a quel punto sconvolgere il quadro per il semplice motivo che gli elettori si erano pronunciati su una fusione a quattro e non a tre, trova un suo limite nel fatto di non voler continuare ad intendere che è l’attuazione di questa proposta di legge, cioè la sua trasformazione in legge, che darebbe di per sé ai cittadini la facoltà di sapere la possibilità che c’è, cioè che se tutti votano a favore ci sarà la fusione come è stata delineata; se gli elettori di un Comune non votano a favore, rimarrà la fusione per gli elettori di quel Comune che, invece, avevano votato a favore.

Sembrerebbe un gioco di parole, ma così non è. Forse qualcuno dimentica che noi non abbiamo una funzione di ratifica in questa materia. Siamo noi che approviamo la legge. Siamo noi che ci dobbiamo fare interpreti della volontà popolare. Se dobbiamo farci correttamente interpreti della volontà popolare, lo dobbiamo fare sia rispetto agli elettori che si sono espressi favorevolmente a una fusione sia rispetto agli elettori che non si sono espressi favorevolmente ad una fusione. È pur vero che questo è un Paese strano, perché per fare un referendum confermativo su una legge che si chiama “Riforma della Costituzione”, per pura astrazione, può votare una persona. Su 56 milioni di italiani, può votare una persona e il referendum vale. Se, ad esempio, una Provincia vuol cambiare Regione, il quorum di partecipazione deve essere il 50 per cento non – attenzione – degli iscritti nelle liste elettorali, ma degli abitanti. È il quorum più alto che c’è tra tutti i quorum che sono stati inventati, solo per – diciamolo pure – cristallizzare quella che è una situazione esistente. Ciononostante, quando io me ne sono occupato, almeno al referendum eravamo arrivati, perché la Corte di Cassazione aveva ammesso il referendum per il passaggio della Provincia di Piacenza in Lombardia e il Consiglio dei Ministri era stato costretto – anche se la fissò al 10-11 febbraio – a fissare la data delle elezioni.

Dico questo per quale ragione? Scusatemi, tutti si fanno interpreti della volontà elettorale in un referendum dove non viene posto un quorum. Il primo sbarramento per interpretare correttamente la volontà elettorale è che si è posto un quorum: un terzo, un quinto dei votanti in termini di partecipazione, il 50 per cento degli elettori, come avviene per le Province. Se vogliamo, poi, misurare la volontà popolare al di fuori del quorum, allora non resta che prendere atto delle singole espressioni degli elettori che sono stati chiamati al referendum.

Non vi sfuggirà – apro una parentesi – che questa procedura che noi seguiamo è doppiamente complicata per quanto riguarda la Regione. Noi, in prima battuta, autorizziamo un referendum sulla base dei pareri tutti favorevoli del Consiglio comunale. Non diciamo che ce ne sono due a favore e uno contro, e ci fermiamo. Tutti favorevoli. Si chiede all’opinione pubblica di dire come la pensa. Se in un Comune, legittimamente, la maggioranza degli elettori si esprime in senso contrario, diciamo: “No, scusa, hai sbagliato, perché tanto valgono gli elettori degli altri due o degli altri tre Comuni che si sono espressi in senso favorevole”. A me pare che la proposta del collega Bignami ci togliesse dall’imbarazzo di dover legittimare una parte di voto popolare e delegittimarne un’altra. Il voto popolare, se lo si vuole tenere presente, va legittimato tutto, sia che si sia espresso in senso favorevole sia che si sia espresso in modo contrario rispetto alla proposta.

Per questo motivo non capisco quale sia il problema rispetto a questa proposta di legge. A meno che – ma nessuno l’ha detto – qualcuno intenda introdurre un altro principio, che non è il principio del voto espresso nei singoli Comuni, ma quello che, fissato un quorum, si ritiene il referendum accolto o respinto in ragione del fatto che complessivamente la maggioranza degli elettori si è espressa in senso favorevole. Questo potrebbe avere una sua logica. Pensiamo che, nel referendum abrogativo, non è che se la Regione Lombardia ha elettori che si esprimono a favore di un referendum abrogativo e in tutta Italia l’espressione di voto è contraria la legge si ritiene abrogata in tutta Italia, meno che in Regione Lombardia. Si fa, giustamente, il calcolo rispetto al quorum elettorale. Neppure questo principio è stato introdotto. Se non si è voluto introdurre questo principio, mutuato dal referendum abrogativo delle leggi ordinarie, non rimane che attuare la forma di interpretazione del voto più elementare: partecipa alla fusione chi è d’accordo sulla fusione.

Lo studio non sta in piedi. Lo studio, se la legge viene prevista in questo senso, dovrà essere orientato a dimostrare in primo luogo che, indipendentemente dal Comune che non potrà esprimere parere favorevole, la fusione sta ugualmente i piedi. Mi pare ovvio questo, sennò non si farebbe uno studio. Se lo studio viene fatto secondo la legge, non c’è problema né per i cittadini né per lo studio. I cittadini sanno che un Comune si può smarcare se i suoi elettori non votano in senso favorevole. Lo studio dovrà tener presente che, nonostante la previsione in linea teorica di tre, quattro o cinque Comuni che si fondono, potrebbe anche verificarsi che uno o due di questi non ci siano. L’unica cosa che rappresenta veramente una forzatura è imporre l’annessione ad un Comune da parte di territori che non lo vogliono. Attualmente, la nostra legge disciplina, nel caso estremo, non la fusione, ma l’annessione di un territorio in un unico Comune rispetto a quella che, invece, doveva essere una materia relativa alla fusione dei territori consenzienti in un unico Comune, che è materia tutt’altro diversa e che andrebbe regolata in altro modo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Passiamo, quindi, alla replica del relatore, che credo non abbia intenzione di fare.

Passiamo, quindi, alla dichiarazione di voto sull’ordine del giorno di non passaggio all’esame, il 4995/1, a firma del consigliere Poli. Cinque minuti per Gruppo.

Consigliere Bignami, prego.

 

BIGNAMI: La dichiarazione di voto, chiedo scusa, sulla richiesta di non passaggio...

 

PRESIDENTE (Rainieri): Di non passaggio...

 

BIGNAMI: ...all’esame dell’articolato.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Sì, esatto.

 

BIGNAMI: Ovviamente, voteremo contro la richiesta di non passaggio all’esame dell’articolato per le motivazioni che ho illustrato, cogliendo, però, l’occasione per introdurre elementi di novità. Quando qualcuno ha ragione ne va dato atto, se non fosse che la discussione nel merito è avvenuta perché il progetto di legge l’ho fatto io, quindi credevo di essere esentato da un’ulteriore valutazione in ordine al merito della questione.

In effetti, il collega Taruffi quando dice che dico sempre le solite cose ha ragione. Mi scoccia dirlo, ma ha ragione. Voglio ricordare al collega che chiese le dimissioni del collega Pompignoli, presidente di Commissione, il quale fu accusato di aver redatto una lettera nella quale si specificava che gli eventuali finanziamenti dati dalla Regione, così come dallo Stato (egli, però, parlava come presidente della Commissione bilancio), promessi e che erano garantiti per tre anni, come se la Regione potesse anticipare, con un effetto prenotativo, i bilanci degli anni futuri, era evidentemente una dichiarazione di intenti, di principio, ma in alcuna maniera vincolante. Il collega Taruffi disse: “Questo è scorretto, perché non è possibile che venga affermato ciò. Al contrario, si deve affermare con chiarezza che quei soldi verranno dati”.

Voglio introdurre un’altra argomentazione. Proprio sulla sua fusione, lo Stato ha tagliato di 55.000 euro quanto era stato destinato da parte dello Stato stesso alla fusione, abbassando di un 5 per cento il contributo preventivato, proprio perché, in ragione del meccanismo che il collega Pompignoli da presidente della Commissione affermò quella volta, che suscitò la sua richiesta di dimissioni, è stato semplicemente applicato quel principio contabile che l’avvocato Pompignoli, che certamente non ha bisogno della mia difesa, affermò, ovvero che un ente può disporre per il bilancio dell’anno corrente in corso, non di quelli futuri. La dimostrazione è data dal fatto che lo Stato ha tagliato proprio sulla sua fusione una non piccola percentuale del 5 per cento, tanto da portare il Comune ad un assestamento di bilancio. Sono curioso di sapere lei che cosa risponderà, visto che teoricamente dovrebbe essere l’opposizione di quell’Amministrazione che, invece, ha portato l’assestamento. Analogamente, questa Regione potrebbe, in via puramente teorica, rivedere tutti i contributi, magari al ribasso, magari al rialzo, rivedendo le scelte di bilancio contabile che erano state effettuate, la tesi che il consigliere Pompignoli affermò, che si è dimostrata vera e che indusse lei a chiedere le dimissioni. Le ho dato un altro spunto di riflessione su cui, evidentemente, arrabbiarsi nella replica.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bignami.

Consigliere Taruffi, prego.

 

TARUFFI: Devo riconoscere che il consigliere Bignami, che svolge un’attività professionale precisa, dimostra una capacità – così come il collega Pompignoli – di ribaltare le situazioni non indifferente. Fa onore in ambito professionale, ma è un po’ più discutibile dal punto di vista politico. Io chiesi, e fui ben convinto di quella richiesta, le dimissioni del presidente della I Commissione, Pompignoli, perché aveva scritto ai cittadini dicendo una cosa che non si è verificata. Io mi riferivo evidentemente alla parte di competenza della Regione, sulla quale, sfido chiunque a dimostrare il contrario, le risorse ci sono, sono garantite e continuano ad arrivare, non solo per i primi tre anni, ma arriveranno per quindici.

Ora, lo dico solo per una piccola chiosa, perché ogni tanto è bene anche cercare fra di noi di rimanere sul tema in modo puntuale e preciso. Se qualcuno pensa di poter prendere impegni per qualcun altro, è evidente che non sa esattamente quello che sta dicendo.

Io mi riferivo, e continuo a farlo, agli impegni assunti dalla Regione, in una legge che abbiamo votato e che sta dando i propri frutti.

Non so se lei, consigliere Bignami, si consideri maggioranza o opposizione in quel Comune. So però che la situazione che la fusione ha portato ha indubbiamente consentito due risultati molto importanti: il primo, il mantenimento del servizio idrico in capo al Comune; il secondo, la possibilità di investimenti che altrimenti non sarebbero possibili, e che nei prossimi mesi evidentemente si realizzeranno.

Era solo una piccola chiosa, perché visto che il consigliere Bignami ogni tanto si diletta a provocare, ogni tanto mi diletto a rispondere e ad accettare le provocazioni.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Taruffi.

Se non ci sono più interventi in dichiarazione di voto, passiamo alla votazione dell’ordine del giorno.

Consigliere Pompignoli in dichiarazione di voto?

 

POMPIGNOLI: In dichiarazione di voto, ovviamente.

 

PRESIDENTE (Rainieri): La ringraziamo.

 

POMPIGNOLI: Presidente, la ringrazio per la parola, giusto per replicare alla questione legata a quello che effettivamente si dice quando si manifesta, in assenso o in dissenso, su una fusione.

Non entro nel merito del progetto di legge del collega Bignami, perché comunque è già stata espressa la manifestazione di voto contrario a questo progetto di legge, anche se non lo si voterà, perché come al solito sappiamo benissimo che è uso corrente del PD, il non passaggio alla votazione dell’articolato per non affrontare nel merito la questione.

Oggi però si è parlato molto di fusioni e di unioni. Ribadisco il concetto che ribadii tempo fa, quando il collega Taruffi chiese le mie dimissioni quale presidente di Commissione bilancio. Io dissi una cosa molto chiara e precisa: nessuno può promettere denaro per dieci o per quindici anni, né una Regione, né un Comune, nessun ente locale.

Il collega Bignami ha tirato fuori l’esempio pratico e specifico sul punto: avevamo ragione. In effetti, le somme promesse, e l’assessore Petitti, che purtroppo non è oggi in Aula, me ne darà atto, che voi avete sbandierato come certe, per tutto questo tempo, non sono effettivamente certe, quindi un problema c’è anche su questa questione. Io ricordo benissimo quella fusione tra Granaglione e Porretta Terme – non voglio entrare di nuovo nella discussione –, ma la campagna elettorale fu fatta al grido di “fondetevi perché arrivano quei soldi”. In realtà, quei soldi non sono arrivati, anzi, ne sono arrivati meno.

Noi non siamo contro le fusioni a prescindere, ma noi siamo perché i cittadini ci dicano se vogliono fondersi in un Comune oppure no, con tutte le alchimie e le normative del caso. A prescindere da questo ragionamento, si deve porre in discussione nuovamente la questione legata alle fusioni e alle unioni perché effettivamente c’è qualcosa che non va. Dobbiamo rivederla, e questo dovrà essere un punto di partenza anche nei confronti di chi ha sempre sponsorizzato il fatto che quei soldi che per dieci anni dovevano arrivare dallo Stato alla Regione, siano soldi certi. Su questo dobbiamo assolutamente discutere, perché così non è, quindi di fatto, quello che noi sostenevamo al tempo, è oggi confermato dalla realtà delle cose.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Pompignoli.

Non ci sono più iscritti in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’ordine del giorno 4995/1 “Non passaggio all’esame degli articoli”.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’ordine del giorno oggetto 4995/1 è approvato.

 

OGGETTO 3489

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: "Modifiche alla legge regionale 31 marzo 2005, n. 13 recante 'Statuto della Regione Emilia-Romagna'". A firma del Consigliere: Foti

(Rinvio in Commissione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo al progetto di legge 3489 recante “Modifiche alla legge regionale 31 marzo 2005 n. 13 ‘Statuto della Regione Emilia-Romagna’”, a firma del consigliere Foti.

Richiesta del consigliere relatore, Tommaso Foti, ai sensi dell’articolo 32, comma 3 del Regolamento dell’Assemblea: “trascorsi 180 giorni dalla nomina del relatore senza che la Commissione assembleare competente abbia esaurito l’esame in sede referente di un progetto di legge, questo può essere portato all’esame dell’Assemblea nel testo pubblicato sul supplemento del Bollettino Ufficiale, su richiesta del relatore o di tanti Commissari che rappresentano almeno un quinto dei voti assegnati. Il relatore può svolgere una propria relazione in Assemblea”.

Relatore Foti, prego.

 

FOTI: Presidente, io mi sono avvalso di una norma regolamentare per vedere di tirare fuori dalle sabbie in cui era stata collocata, questa proposta.

D’altra parte, ritengo che la modifica qui prospettata sia una modifica soltanto di buonsenso, basterebbe leggere il testo. Dopodiché, mi dispiace se il provvedimento non sia stato discusso in Commissione, ma il motivo per cui è stato iscritto all’Aula è perché erano trascorsi 180 giorni dalla nomina del relatore.

Se vi è un impegno diverso da parte del presidente della Commissione e della maggioranza, di esaminare velocemente questo progetto di legge, io non ho difficoltà a chiedere che venga rimandato in Commissione. L’importante è che non passi un altro anno, ecco.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Il firmatario del progetto di legge, quindi, ha formalizzato la possibilità di rinvio in Commissione. Sono previsti un intervento a favore e uno contro.

Consigliera Tarasconi, prego.

 

TARASCONI: Grazie, presidente.

Ovviamente siamo anche noi d’accordo per discuterne in Commissione, considerando che comunque il CREL non è mai stato istituito dalla legge regionale, e che quindi effettivamente è una questione di buonsenso. È una procedura aggravata, quindi siamo convinti che sia utile tornare in Commissione e chiediamo al presidente Pompignoli di iscriverlo per la Commissione I.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Tarasconi.

Un intervento contro. Non ci sono interventi contro.

Consigliere Pompignoli, qualcosa sull’ordine dei lavori?

 

POMPIGNOLI: Presidente, certo, mi impegnerò io personalmente a calendarizzare ovviamente questo progetto di legge del consigliere Foti. Chiaro è, visto che siamo tutti d’accordo, che potevamo votarlo anche oggi, da quello che ho visto. Se la consigliera Tarasconi indica come prioritaria questa cosa, possiamo votarla anche oggi. Non tolgo però le richieste che ha fatto il consigliere Foti, per cui mi impegnerò a calendarizzare in Commissione il prima possibile.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, presidente Pompignoli.

Metto in votazione, per alzata di mano, la richiesta di rinvio in Commissione dell’oggetto 3489.

 

(È accolta a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): La richiesta di rinvio in Commissione dell’oggetto 3489 è accolta.

Ci sono stati cinque astenuti.

Passiamo quindi agli atti di indirizzo.

 

Richiesta di inversione dell’ordine del giorno

 

PRESIDENTE (Rainieri): È pervenuta una richiesta di inversione dell’ordine del giorno, per trattare prioritariamente il seguente oggetto: le risoluzioni 4979, 1667, 2778, 4419, 5427, 5429, 5436, 5437 e 5441 punti nascita, a firma dei consiglieri Foti e Delmonte. Sono previsti un intervento a favore e uno contro.

Consigliere Caliandro, prego.

 

CALIANDRO: Presidente, stante la discussione di questa mattina, sentiamo che per correttezza nei confronti dell’argomento e per lealtà nei confronti di quello che abbiamo deciso, sarebbe importante che quest’Aula riconoscesse il percorso originario, ovverosia chiedere, visto che il 25 ci sarà un’apposita Commissione dedicata alla trattazione di questi argomenti, in maniera puntuale e precisa su tutta la disciplina ministeriale, che le risoluzioni, così come ci si era intesi a suo tempo, venissero rinviate alla seduta del 25.

Diversamente, saremmo costretti ad opporci a questa richiesta di inversione, semplicemente per il fatto che è un estremo tentativo di spettacolarizzare una discussione che invece è molto più seria di questa spettacolarizzazione.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Caliandro.

Consigliere Foti, prego.

 

FOTI: Non so se i congressi facciano male, ma secondo me sì.

Dico perché: per la Commissione del 25 faccio i complimenti al consigliere Caliandro, ma probabilmente lui ha una posta certificata diversa dalla mia, perché a me non risulta convocata, ad oggi, nessuna Commissione per il giorno 25. Non so neanche quale sia l’ordine del giorno, ma mi verrebbe da dire che evidentemente vi sono Capigruppo che forse per affinità politiche sanno quello che altri Capigruppo non sanno, per non affinità politica.

In secondo luogo, quando mai è stato deciso o proposto da qualcuno di rinviare l’esame di queste risoluzioni alla discussione in Commissione? C’è qualcuno che ha chiesto il trasferimento di queste risoluzioni in Commissione? Non mi risulta, neppure il consigliere del Partito democratico che l’ha presentata. È un aspetto surreale. Dopodiché, non vogliamo arrivare a questo e ci arriviamo subito: basta che noi ritiriamo tutte quelle precedenti, così almeno Caliandro si convince che oggi gliela discutiamo in faccia. Ci sono dei limiti, poi!

Stamattina aveva un problema di coerenza, adesso che problema ha? Siamo nella fase delle risoluzioni, ne abbiamo davanti tre: sapendo che abbiamo anche tutto domani per discuterne, qual è il problema? Bisogna andare in Commissione? Ma chi l’ha chiesto? Non è che lo decide l’Assemblea che una risoluzione va in Commissione; è il proponente che chiede la discussione in Commissione. Quindi, francamente, mi sembra quantomeno inadatta la motivazione assunta. Dica semplicemente che non vuol far vedere che vota contro, anche se una da votare a favore ce l’hanno, è quella del consigliere del PD. Basta che votiate quella di Cardinali e vi siete salvati già dall’imbarazzo, no?

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Metto in votazione, per alzata di mano, la richiesta di inversione dell’ordine del giorno.

Ci sono gli scrutatori, Lori, Piccinini e Mori. Abbiamo 24 voti contro e 17 a favore. La richiesta di inversione dell’ordine del giorno è quindi respinta.

 

(È respinta a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): La richiesta di inversione è respinta.

 

(applausi dai banchi del pubblico)

 

Signori, per favore, vi chiedo di stare in silenzio.

Sospendo l’Aula per cinque minuti.

 

(La seduta, sospesa alle ore 16,12, è ripresa alle ore 16,15)

 

OGGETTO 2810

Risoluzione circa la valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale associato ai cammini, nella fattispecie quelli già individuati dagli enti locali e territoriali nell’ambito del “2016 Anno dei cammini d’Italia”, tra i quali la Via Romea Germanica, il cammino di San Vicinio, il cammino di San Francesco e il cammino di Sant’Antonio. A firma dei Consiglieri: Montalti, Serri, Cardinali, Rontini, Campedelli, Paruolo, Poli, Bagnari, Sabattini, Zoffoli, Lori, Soncini, Pruccoli, Bessi, Marchetti Francesca, Boschini, Rossi Nadia

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Riprendiamo i lavori con la risoluzione oggetto 2810 circa la valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale associato ai cammini, nella fattispecie quelli già individuati dagli enti locali e territoriali nell’ambito del “2016 Anno dei cammini d’Italia”, tra i quali la Via Romea Germanica, il cammino di San Vicinio, il cammino di San Francesco e il cammino di Sant’Antonio, a firma dei consiglieri Montalti, Serri, Cardinali, Rontini, Campedelli, Paruolo, Poli, Bagnari, Sabattini, Zoffoli, Lori, Soncini, Pruccoli, Bessi, Marchetti Francesca, Boschini, Rossi Nadia.

Su questo documento insistono tre proposte di emendamento a firma dei consiglieri Nadia Rossi e Giorgio Pruccoli (di cui una ritirata) e una proposta di emendamento a firma dei consiglieri Lia Montalti e Giorgio Pruccoli, a cui si aggiungono altri due emendamenti che sono appena arrivati, il primo a firma dei consiglieri Sensoli, Bertani, Sassi e il secondo a firma dei consiglieri Sensoli, Bertani, Sassi, Gibertoni.

Discussione generale.

Consigliera Montalti, prego.

 

MONTALTI: Grazie.

Questa risoluzione è stata presentata un anno fa. L’anno scorso, infatti, il 2016, era l’anno dedicato ai cammini religiosi. Con i colleghi che hanno firmato la risoluzione, abbiamo ritenuto importante, anche se siamo nel 2017, portare questo atto comunque in discussione in Assemblea legislativa proprio per il valore che i cammini religiosi stanno assumendo rispetto alle politiche turistiche e alla valorizzazione del nostro territorio.

In Emilia-Romagna sono quattordici i cammini riconosciuti, sono più di 2.000 i chilometri mappati e sono coinvolti un centinaio di comuni, comuni per lo più appenninici, ma anche grandi realtà, con beni culturali importanti, quindi anche grandi città che vengono attraversate. E questa è una delle prime caratteristiche importanti dei cammini religiosi, quella di riuscire a unire non solo con infrastrutture fisiche, ma anche con un filo rosso culturale e spirituale tanti luoghi diversi, che però hanno una storia e un valore in comune.

Sono trentaquattro i pacchetti turistici collegati ai quattordici cammini emiliano-romagnoli, ma in particolare la risoluzione nasce anche per valorizzare e mettere in luce i cammini del territorio da cui provengo, della provincia di Forlì-Cesena, che in realtà attraversano la provincia di Forlì-Cesena come anche altre realtà, ovvero il cammino di San Vicinio, il cammino di San Francesco, il cammino di Dante, la Via Romea Germanica.

Secondo una recente ricerca condotta da ISNART, il turismo religioso pesa l’1,5…

 

(brusio in Aula)

 

Scusate, colleghi. Capisco che siamo passati a un altro tema, però per favore silenzio. Dicevo, il turismo religioso pesa l’1,5 per cento sul totale dei flussi turistici e, grazie al turismo religioso, in Italia si registrano ogni anno quasi sei milioni di presenze, di cui tre milioni e mezzo di turisti stranieri. I principali fruitori di questo tipo di esperienze sono adulti, con età media che oscilla tra i trenta e i cinquant’anni. Ma ci sono anche altri elementi davvero interessanti. Il pellegrino viaggia solitamente e prevalentemente in bassa stagione, con una spesa media al giorno di cinquantuno euro, quindi risorse che rimangono nel territorio, e ci sono alla base motivazioni di natura diversa, religiose ovviamente per il 70 per cento dei pellegrini, ma anche spirituali. Quindi, sono cammini che sono aperti a coloro che vogliono vivere un turismo e un’esperienza anche spirituale di tipo diverso. Però, la maggior parte di loro ha come obiettivo quello di visitare le località italiane per la ricchezza del patrimonio culturale (beni artistici) e ambientale.

Perché, quindi, ritengo e riteniamo che sia importante continuare a sostenere i cammini? È corretto, a tal proposito, ricordare che la nostra Regione ha aderito, nel 2016, all’anno dei cammini ed ha anche promosso una serie di iniziative per valorizzarli il più possibile. Perché, allora, è importante sostenere i cammini? Per una serie di ragioni. Intanto perché si tratta di un turismo dolce, un turismo slow, che attraversa spesso luoghi minori, fuori dalle rotte del turismo di massa. È un turismo sostenibile, che quindi mette al centro la sostenibilità ambientale e la valorizzazione delle tradizioni e dei piccoli gesti dell’enogastronomia e della cultura locale. È un turismo che predilige, come dicevo, la bassa stagione, quindi può essere un’alternativa importante nei momenti in cui non è alta stagione e non c’è il turismo di massa, un’alternativa anche per gli operatori turistici. È un turismo che ha radici lontane e profonde, in quanto i pellegrini hanno fatto l’Europa, i pellegrini sono coloro che, muovendosi, hanno fatto sì che crescesse una cultura europea fatta di scambio, fatta di conoscenza, fatta anche di questa rete, che ha una storia lunghissima, che ci è stata tramandata fino ai giorni nostri.

Dal 2016, anno dei cammini, è partito un importante impegno, che ha visto protagonisti l’assessorato al Turismo della nostra Regione e l’APT regionale, ed è importante continuare in questo percorso anche perché – i dati ce lo dimostrano – c’è un crescente interesse per il nostro entroterra, per questa attenzione a un turismo dolce e slow. Questo ce lo dicono anche i dati, anche quelli di quest’anno, dove abbiamo visto che su 46 milioni di presenze registrate in Emilia-Romagna nei primi otto mesi dell’anno c’è stata un’impennata nei territori appenninici, nel nostro Appennino, con +10,5 per cento di presenze e +8,7 per cento di arrivi.

La risoluzione, dunque, mette in fila anche una serie di azioni che si possono portare avanti per valorizzare il più possibile i cammini e le tante realtà (Comuni, associazioni e organizzazioni) che attorno ai cammini costruiscono pacchetti turistici, ma anche progetti culturali e di scoperta del territorio.

Sono tanti gli strumenti che la Regione ha già messo in campo per poter valorizzare le esperienze esistenti, ma io credo che ci sia veramente un percorso, che può essere un percorso in crescita, un percorso che richiama anche le nostre radici culturali, perché la cultura del camminare e la cultura dell’esperienza spirituale fanno parte in maniera profonda di quello che siamo e delle radici che ci ritroviamo. E in questo senso un altro elemento veramente positivo legato ai cammini religiosi è che, con un lavoro di messa in rete, di valorizzazione dei progetti e di attenzione anche ai dettagli, si possono attrarre in Emilia-Romagna tante persone che provano attrazione per il territorio, che è quello che poi ci contraddistingue, quell’elemento slow, dolce e attento alle piccole cose che può rappresentare un altro degli elementi trainanti delle politiche turistiche, culturali e di valorizzazione ambientale della nostra regione.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Montalti.

Ha chiesto la parola il consigliere Delmonte. Prego.

 

DELMONTE: Grazie, presidente.

Il tema è sicuramente importante. Effettivamente il turismo dei cammini ha segnato un incremento negli ultimi anni piuttosto notevole, anche se l’incremento forse si è più registrato su mete estere da parte dei cittadini italiani. E parlo con un po’ di cognizione di causa in quanto questa estate ho fatto uno di questi cammini e ritengo che, pur non rientrando nei target indicati dalla consigliera Montalti dei 30-50 anni e soprattutto dei 51 euro al giorno, perché un pellegrino che spende 51 euro al giorno non è un gran pellegrino, dovrebbe spendere un po’ meno, i cammini per funzionare abbiano bisogno di un po’ di cose. Lo posso dire perché non ho fatto il solito cammino di Santiago, ma ne ho fatto uno nuovo, dove c’è stato un grosso investimento della Regione Galizia in Spagna, e ho cercato di capire che cosa hanno fatto per incentivare questo cammino, che sta spostando un po’ gli equilibri rispetto al cammino standard, tipico, che è il cammino di Santiago.

La prima cosa da fare per incentivare realmente un cammino è tracciarlo, pulirlo e renderlo fruibile a chiunque, che sia a cavallo, che sia a piedi, che sia in carrozzina, perché deve funzionare. Io non posso arrivare a metà di un cammino e interromperlo perché vi è un ostacolo naturale o, ancora peggio, un ostacolo artificiale.

La seconda cosa, aspetto che ritengo fondamentale, è trovare un luogo dove potermi fermare. È evidente che un cammino è fattibile se all’interno del percorso vi sono delle tappe, più o meno forzate, poco importa, e se a ogni tappa vi è un luogo dove io posso dormire, magari a basso costo ovviamente, non parliamo di hotel, bensì di ostelli o dormitori, e dove soprattutto posso esercitare quella funzione, che è citata nella risoluzione e che rappresenta uno dei motivi principali che spinge la gente a fare i cammini, considerato che si è un po’ perso l’aspetto religioso del cammino, di destinazione sociale, sociale inteso proprio come socialità. È ovvio che, se su un cammino non esistono luoghi di aggregazione e di ritrovo, è molto complicato incontrare altre persone, perché più o meno i passi che si tengono sono sempre quelli, di conseguenza ci si rincorre tutti e non ci si incontra mai. L’incontro avviene nei luoghi di aggregazione, e sono quelli che mancano più di tutti nei cammini italiani, soprattutto quelli che da questa regione partono o transitano.

Ebbene, da questo punto di vista credo che la risoluzione sia estremamente carente. Parlare di studi, approfondimenti, iniziative, banche dati, itinerari nuovi, collaborazioni con enti territoriali, tutto va benissimo, però credo che occorrano misure concrete, come incentivare la pulizia del cammino, il tracciamento, coinvolgendo magari qualche associazione a tal fine, e soprattutto prevedere iniziative concrete di finanziamento a chi lungo questo cammino vuole aprire degli ostelli o creare dei servizi. Se ci limitiamo a realizzare, come al solito, studi, approfondimenti e tavoli anche su una tematica così concreta e così territoriale come un cammino, credo che di gente intorno al tavolo ne serva poca. Tutt’al più servirebbe gente armata di forbici e calce che vada in giro a pulire il cammino e a creare i luoghi di ritrovo. Tutto questo può funzionare soltanto se si costituisce un tavolo di coordinamento, però all’interno della Regione e non all’esterno con le parti, che spinga in questa direzione mettendoci dei fondi e magari indicendo appositi bandi per finanziare tutto questo.

In conclusione, pur concordando nello spirito, crediamo che questo impegno sia assolutamente fumoso e che questa risoluzione serva solo a parlare del tema, ma in realtà incida poco, ragion per cui noi ci asterremo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Delmonte.

Consigliere Bertani, prego.

 

BERTANI: Grazie, presidente.

Anch’io – lo ammetto – sono un camminatore e anch’io ho avuto la fortuna e l’opportunità di camminare lungo alcuni di questi cammini, in particolare parte del cammino di San Francesco e parte dei cammini della Regione Emilia-Romagna. Con un gruppo di amici nel tempo abbiamo percorso tutta l’Emilia-Romagna, partendo dal punto più a ovest dell’Emilia-Romagna, che è Zerba, fino al punto più a est, che è Cattolica, e conseguentemente ho maturato una certa esperienza sulle difficoltà che si incontrano lungo il cammino per chi, appunto, vuole fruire dei cammini. In particolare, le difficoltà che ho riscontrato sono due. La prima è la segnalazione dei cammini. Non sempre tutti questi cammini, come ribadiva il collega Delmonte, sono ben segnalati e ben manutenuti. È difficile trovare informazioni o individuare lungo la strada un sentiero ben tracciato.

Per non dimenticare la questione della manutenzione dei sentieri, su cui anche qui stiamo aspettando una risposta per capire come procedere dal punto di vista legislativo, che è la parte di chi può transitare sui sentieri. D’altronde, buona parte dei sentieri che si percorrono sono distrutti o rovinati a causa di motociclisti che pensano bene di girare con le moto lungo i sentieri. Comunque, questo è tutto un altro aspetto.

Altra questione è come raggiungere i cammini. Spesso le zone più remote dell’Appennino – è capitato anche a noi – sono realmente difficili da raggiungere con i mezzi pubblici. Quindi, chi vuole arrivare in treno o in autobus all’origine o alle tappe intermedie del cammino deve fare delle vere e proprie rincorse o studiare percorsi o perdere tanto tempo. Quindi, sarebbe opportuno favorire i trasporti pubblici che portano a questi luoghi, che a volte sono davvero remoti, ma proprio per questo ancora più belli da visitare, dal momento che ad oggi è difficile raggiungerli. Pertanto, sarebbe bene pensare a una rete di possibilità per raggiungere questi luoghi. Per esempio, recentemente sono stato in Liguria e ho potuto appurare personalmente che l’Alta Via dei Monti Liguri è provvista di un servizio navetta messo a disposizione da tutti i gestori di strutture ricettive per raggiungere quei luoghi. Non è un servizio pubblico ovviamente, però resta comunque un servizio che permette a chi vuole camminare di raggiungere quei luoghi.

Altra questione è quella delle strutture ricettive. Purtroppo è sempre molto difficile trovare lungo questi cammini strutture ricettive che siano disponibili ad accogliere i pellegrini e i camminatori, perché spesso gli alberghi purtroppo sono vecchi, vivevano di un turismo che oggi non esiste più, spesso sono abbandonati oppure gestiti in maniera antiquata. Inoltre, i bed and breakfast o le piccole strutture ricettive ancora non sono riuscite a costituire una rete di accoglienza che sia funzionale. Quindi, mettere in rete le imprese, i bed and breakfast e gli alberghi diffusi è sicuramente un’idea da sostenere. Ma limitarsi in questa risoluzione a parlare vagamente di rete e non parlare di linee di finanziamento o di linee di sostegno è un po’ riduttivo.

Ad ogni modo, ricollegandomi alle considerazioni espresse dal collega Delmonte, anche noi riteniamo che questa risoluzione sia un po’ vaga, però abbiamo comunque deciso di sostenerla.

Parlando, invece, di linee di finanziamento, si potrebbe fare riferimento alla legge appena approvata sui piccoli Comuni, a firma degli onorevoli Realacci e Terzoni, per cui vi abbiamo collaborato anche noi, che prevede finanziamenti appunto per il ripristino dei cammini storici fra piccoli comuni. Anche questo, quindi, sarebbe un aspetto da utilizzare e valorizzare.

Infine, ricordo che abbiamo proposto alcuni emendamenti in quanto lungo questi cammini sono ubicati edifici storici che, a nostro avviso, andrebbero censiti, valorizzati e fatti conoscere, come ad esempio – al riguardo, abbiamo ricevuto diverse segnalazioni – i mulini storici, che soprattutto nella zona appenninica e nelle zone dei cammini che citate sono spesso presenti, che chiediamo vengano ricompresi all’interno di questa risoluzione. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

Non essendovi altri interventi in discussione generale, la dichiaro chiusa.

Passiamo alla discussione sugli emendamenti. Non ci sono richieste in discussione generale sugli emendamenti.

Dichiarazioni di voto.

Consigliere Caliandro, prego.

 

CALIANDRO: Chiedo il voto elettronico, presidente.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Su tutti gli emendamenti?

 

CALIANDRO: Su tutto, sì.

 

PRESIDENTE (Rainieri): E anche sul provvedimento.

 

CALIANDRO: Certo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Caliandro.

Passiamo alle dichiarazioni di voto congiunte sulla risoluzione e sugli emendamenti.

Ha chiesto la parola la consigliera Montalti. Prego.

 

MONTALTI: Intervengo solo perché è emerso, sia dal consigliere Bertani che dal consigliere Delmonte, il tema delle risorse. Ovviamente, è importantissimo. Uno degli obiettivi della risoluzione è quello di mettere l’accento sull’importanza dei cammini, quindi di chiedere che vengano destinate risorse a una serie di attività e di servizi a supporto della fruizione dei cammini. Tuttavia, la Regione, attraverso il Piano di sviluppo rurale e attraverso i piani dei GAL, in realtà dà già questa possibilità.

Credo – l’obiettivo della risoluzione era questo – che sia importante, in questa fase, accompagnare anche le associazioni e i Comuni che sono lungo i cammini alla fruizione di quel tipo di risorse, orientandole al cammino. Se abbiamo bandi usciti, per esempio, sugli agriturismi, ci può essere un lavoro di territorio per riuscire ad attrarre quelle risorse e a costruire dei servizi che siano in funzione dei cammini.

Come dicevo, ci sono quattordici cammini nella nostra regione con realtà anche molto diverse. Alcuni sono più maturi, perché esistono da tanti anni, quindi sono più conosciuti; altri sono partiti da meno tempo. Il vero lavoro da fare in questa fase è la messa in rete, ma proprio con lo spirito che richiamavo all’inizio dell’intervento, cioè quello di dare una mano ai territori, anche aiutandoli a cogliere le opportunità. Alcune opportunità – come dicevo – nella programmazione regionale già sono presenti.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Montalti.

Se non ci sono altre dichiarazioni di voto, passiamo alla votazione degli emendamenti.

Chiedo l’assenso alla consigliera Montalti. Grazie.

Se nessun altro consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione dell’emendamento 1, a firma dei consiglieri Rossi Nadia e Pruccoli, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

40

Assenti

 

10

Votanti

 

39

Favorevoli

 

25

Contrari

 

--

Astenuti

 

14

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 1 è approvato.

Si proceda alla votazione dell’emendamento 2, a firma dei consiglieri Rossi Nadia e Pruccoli, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

38

Assenti

 

12

Votanti

 

37

Favorevoli

 

23

Contrari

 

--

Astenuti

 

14

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 2 è approvato.

L’emendamento 3, a firma dei consiglieri Rossi Nae Pruccoli, è stato ritirato.

Si proceda alla votazione dell’emendamento 4, seconda stesura, a firma dei consiglieri Montalti e Pruccoli, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

36

Assenti

 

14

Votanti

 

35

Favorevoli

 

23

Contrari

 

--

Astenuti

 

12

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 4, seconda stesura, è approvato.

Si proceda alla votazione dell’emendamento 5, a firma dei consiglieri Sensoli, Bertani, Sassi e Gibertoni, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

39

Assenti

 

11

Votanti

 

38

Favorevoli

 

29

Contrari

 

--

Astenuti

 

9

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 5 è approvato.

Si proceda alla votazione dell’emendamento 6, a firma dei consiglieri Sensoli, Bertani, Sassi e Gibertoni, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

40

Assenti

 

10

Votanti

 

39

Favorevoli

 

30

Contrari

 

--

Astenuti

 

9

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 6 è approvato.

Se nessun consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione della risoluzione, oggetto 2810, a firma dei consiglieri Montalti, Serri, Cardinali, Rontini, Campedelli, Paruolo, Poli, Bagnari, Sabattini, Zoffoli, Lori, Soncini, Pruccoli, Bessi, Marchetti Francesca, Boschini, Rossi Nadia, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

37

Assenti

 

13

Votanti

 

36

Favorevoli

 

27

Contrari

 

--

Astenuti

 

9

 

PRESIDENTE (Rainieri): La risoluzione oggetto 2810, a prima firma della consigliera Montalti, è approvata.

Consigliere Paruolo, prego.

 

PARUOLO: Vorrei aggiungere, se possibile, il mio voto favorevole. Mi sono distratto un attimo.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Certamente. Grazie, consigliere Paruolo.

Essendo giunto il termine della chiusura dei lavori, proporrei di non iniziare una nuova risoluzione, dal momento che non ci sarebbero i tempi per gli eventuali interventi dei relatori.

Chiudiamo i lavori dell’Aula, che riprenderanno domani mattina, con la risoluzione 5285, alle ore 9,30.

Grazie. Buonasera.

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 16,47

 

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Gianni BESSI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Luciana SERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il presidente della Giunta Stefano BONACCINI;

il sottosegretario alla Presidenza Andrea ROSSI;

gli assessori: Patrizio BIANCHI, Andrea CORSINI, Paola GAZZOLO, Elisabetta GUALMINI, Emma PETITTI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Simona CASELLI, Raffaele DONINI, Massimo MEZZETTI, Sergio VENTURI e i consiglieri Mirco BAGNARI, Giuseppe BOSCHINI, Francesca MARCHETTI, Valentina RAVAIOLI e Ottavia SONCINI.

 

Votazioni elettroniche

 

OGGETTO 2810 “Risoluzione circa la valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale associato ai cammini, nella fattispecie quelli già individuati dagli enti locali e territoriali nell’ambito del “2016 Anno dei cammini d’Italia”, tra i quali la Via Romea Germanica, il cammino di San Vicinio, il cammino di San Francesco e il cammino di Sant’Antonio. A firma dei Consiglieri: Montalti, Serri, Cardinali, Rontini, Campedelli, Paruolo, Poli, Bagnari, Sabattini, Zoffoli, Lori, Soncini, Pruccoli, Bessi, Marchetti Francesca, Boschini, Rossi Nadia”

 

Votazione emendamento 1, a firma dei consiglieri Rossi Nadia e Pruccoli

 

Presenti: 40

 

Favorevoli: 25

Gianni BESSI, Stefano BONACCINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 14

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Massimiliano POMPIGNOLI, Matteo RANCAN, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Non votanti: 1

Fabio RAINIERI.

 

Assenti: 10

Piergiovanni ALLEVA, Mirco BAGNARI, Galeazzo BIGNAMI, Giuseppe BOSCHINI, Gabriele DELMONTE, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Valentina RAVAIOLI, Simonetta SALIERA, Ottavia SONCINI.

 

Votazione emendamento 2, a firma dei consiglieri Rossi Nadia e Pruccoli

 

Presenti: 38

 

Favorevoli: 23

Gianni BESSI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 14

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Massimiliano POMPIGNOLI, Matteo RANCAN, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Non votanti: 1

Fabio RAINIERI.

 

Assenti: 12

Piergiovanni ALLEVA, Mirco BAGNARI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Giuseppe BOSCHINI, Alessandro CARDINALI, Gabriele DELMONTE, Francesca MARCHETTI, Valentina RAVAIOLI, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Ottavia SONCINI.

 

Votazione emendamento 4 - seconda stesura - a firma dei consiglieri Montalti e Pruccoli

 

Presenti: 36

 

Favorevoli: 23

Gianni BESSI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 12

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Massimiliano POMPIGNOLI, Matteo RANCAN, Raffaella SENSOLI.

 

Non votanti: 1

Fabio RAINIERI.

 

Assenti: 14

Piergiovanni ALLEVA, Mirco BAGNARI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Giuseppe BOSCHINI, Alessandro CARDINALI, Gabriele DELMONTE, Giulia GIBERTONI, Francesca MARCHETTI, Valentina RAVAIOLI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI.

 

Votazione emendamento 5, a firma dei consiglieri Sensoli, Bertani, Sassi e Gibertoni

 

Presenti: 39

 

Favorevoli: 29

Andrea BERTANI, Gianni BESSI, Stefano CALIANDRO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Luciana SERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 9

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Matteo RANCAN.

 

Non votanti: 1

Fabio RAINIERI.

 

Assenti: 11

Piergiovanni ALLEVA, Mirco BAGNARI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Giuseppe BOSCHINI, Paolo CALVANO, Gabriele DELMONTE, Francesca MARCHETTI, Valentina RAVAIOLI, Simonetta SALIERA, Ottavia SONCINI.

 

Votazione emendamento 6, a firma dei consiglieri Sensoli, Bertani, Sassi e Gibertoni

 

Presenti: 40

 

Favorevoli: 30

Andrea BERTANI, Gianni BESSI, Stefano BONACCINI, Stefano CALIANDRO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Luciana SERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 9

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Matteo RANCAN.

 

Non votanti: 1

Fabio RAINIERI.

 

Assenti: 10

Piergiovanni ALLEVA, Mirco BAGNARI, Galeazzo BIGNAMI, Giuseppe BOSCHINI, Paolo CALVANO, Gabriele DELMONTE, Francesca MARCHETTI, Valentina RAVAIOLI, Simonetta SALIERA, Ottavia SONCINI.

 

Votazione risoluzione oggetto 2810

 

Presenti: 38

 

Favorevoli: 28

Andrea BERTANI, Gianni BESSI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 9

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Matteo RANCAN.

 

Non votanti: 1

Fabio RAINIERI.

 

Assenti: 12

Piergiovanni ALLEVA, Mirco BAGNARI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Giuseppe BOSCHINI, Gabriele DELMONTE, Francesca MARCHETTI, Valentina RAVAIOLI, Luca SABATTINI, Simonetta SALIERA, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI.

 

Ordini del giorno

 

OGGETTO 4271/1 “Ordine del giorno di non passaggio all’esame degli articoli del progetto di legge d’iniziativa Consiglieri recante: «Modifiche alla legge regionale 21 dicembre 2012, n. 15 (Norme in materia di tributi regionali)». A firma del Consigliere: Poli”

 

«L’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna

 

Visto il progetto di legge di cui all’oggetto;

 

Considerato il parere contrario espresso in sede referente dalla Commissione assembleare “Bilancio, Affari generali ed istituzionali”;

 

Ritenuto di condividere le argomentazioni che hanno portato al parere contrario della Commissione assembleare;

 

Ai sensi dell’art. 92 del Regolamento

 

delibera

 

il non passaggio all’esame degli articoli.»

(Approvato)

 

OGGETTO 4995/1 “Ordine del giorno di non passaggio all’esame degli articoli del progetto di legge d’iniziativa Consiglieri recante: «Modifica alla legge regionale 8 luglio 1996, n. 24 - Norme in materia di riordino territoriale e di sostegno alle Unioni e alle Fusioni di Comuni». A firma del Consigliere: Poli”

 

«L’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna

 

Visto il progetto di legge di cui all’oggetto;

 

Considerato il parere contrario espresso in sede referente dalla Commissione assembleare “Bilancio, Affari generali ed istituzionali”;

 

Ritenuto di condividere le argomentazioni che hanno portato al parere contrario della Commissione assembleare;

 

Ai sensi dell’art. 92 del Regolamento

 

delibera

 

il non passaggio all’esame degli articoli.»

(Approvato)

 

Emendamenti

 

OGGETTO 5438 “Risoluzione per impegnare la Giunta ad avviare il percorso di verifica necessario a sondare la possibilità di introdurre, fra le modalità di pagamento della tassa automobilistica, anche la domiciliazione bancaria. A firma dei Consiglieri: Molinari, Boschini, Montalti, Caliandro, Zappaterra, Iotti, Serri, Sabattini, Paruolo, Zoffoli, Lori, Tarasconi, Campedelli, Bignami, Pompignoli, Calvano, Bagnari, Marchetti Daniele, Rainieri, Rancan, Fabbri, Liverani, Foti, Rontini”

 

Emendamento 1, a firma del consigliere Bertani:

«Dopo la sezione introdotta da “Rilevato che”, è inserito il testo seguente:

“Considerato che

sono in progressiva diffusione modalità di pagamento che utilizzano borsellini elettronici, prepagati o connessi a conti correnti, accessibili tramite applicazioni scaricabili su telefoni cellulari, ed utilizzabili per spese diverse fra le quali anche ricariche telefoniche, bollettini, bollo auto, parcheggio auto, bollette, abbattendo in modo radicale i costi per le commissioni;”»

(Approvato)

 

Emendamento 2, a firma del consigliere Bertani:

«Al termine della sezione introdotta da “Impegna la Giunta”, è inserito il testo seguente:

“nonché altre modalità quali borsellini elettronici accessibili tramite applicazioni scaricabili su telefoni cellulari.”»

(Approvato)

 

OGGETTO 2810 “Risoluzione circa la valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale associato ai cammini, nella fattispecie quelli già individuati dagli enti locali e territoriali nell’ambito del “2016 Anno dei cammini d’Italia”, tra i quali la Via Romea Germanica, il cammino di San Vicinio, il cammino di San Francesco e il cammino di Sant’Antonio. A firma dei Consiglieri: Montalti, Serri, Cardinali, Rontini, Campedelli, Paruolo, Poli, Bagnari, Sabattini, Zoffoli, Lori, Soncini, Pruccoli, Bessi, Marchetti Francesca, Boschini, Rossi Nadia”

 

Emendamento 1, a firma dei consiglieri Rossi Nadia e Pruccoli:

«Il secondo capoverso del dispositivo introdotto da “Preso atto che” è così sostituito:

“Nella fattispecie, le Province di Forlì-Cesena e Rimini, a seguito dell’indicazione, da parte del Ministero, del 2016 come Anno nazionale dei cammini d’Italia, hanno già proposto cinque cammini e ne stanno elaborando altri, quali oggetto del disegno ministeriale di valorizzazione. I cammini proposti sono la Via Romea Germanica, Il Cammino di San Vicinio, il Cammino di San Francesco d’Assisi, il Cammino di Dante e il Cammino delle stimmate.”.»

(Approvato)

 

Emendamento 2, a firma dei consiglieri Rossi Nadia e Pruccoli:

«Alla fine del terzo capoverso del dispositivo introdotto da “Preso atto che” è aggiunta la parola “, enogastronomico”.»

(Approvato)

 

Emendamento 3, a firma dei consiglieri Rossi Nadia e Pruccoli:

«Alla fine del primo capoverso del dispositivo introdotto da “Impegna la Giunta regionale” sono aggiunte le parole “, anche verificando l’opportunità di sottoscrivere protocolli interregionali utili allo scopo”.»

(Ritirato)

 

Emendamento 4, a firma della consigliera Montalti:

«Il primo capoverso del dispositivo di impegno è così sostituito:

“A proseguire, nell’esercizio delle proprie competenze, nelle azioni coordinate per la realizzazione di studi, approfondimenti e iniziative finalizzate alla valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale associato ai cammini, a partire da quelli già individuati dagli enti locali e territoriali nell’ambito del 2016 Anno dei cammini d’Italia, tra cui la Via Romea Germanica, il cammino di San Vicinio, il cammino di San Francesco e il cammino di Sant’Antonio, anche verificando l’opportunità di sottoscrivere protocolli interregionali utili allo scopo.”»

(Precluso)

 

Emendamento 4, seconda stesura, a firma dei consiglieri Montalti e Pruccoli:

«Il primo capoverso del dispositivo di impegno è così sostituito:

“A proseguire, nell’esercizio delle proprie competenze, nelle azioni coordinate per la realizzazione di studi, approfondimenti e iniziative finalizzate alla valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale associato ai cammini, a partire da quelli già individuati dagli enti locali e territoriali nell’ambito del 2016 Anno dei cammini d’Italia, tra cui la Via Romea Germanica, il cammino di San Vicinio, il cammino di San Francesco e il cammino di Dante, anche verificando l’opportunità di sottoscrivere protocolli interregionali utili allo scopo.”»

(Approvato)

 

Emendamento 5, a firma dei consiglieri Sensoli, Bertani, Sassi e Gibertoni:

«Al termine della sezione introdotta da “Preso atto che” è inserito il testo seguente:

“Considerato che

Lungo i percorsi dei Cammini si è nel tempo sedimentata una serie rilevantissima, anche se spesso non adeguatamente conosciuta, di emergenze architettoniche, di edifici, luoghi e spazi con funzionalità specifiche che nei secoli si sono rivelati come importanti luoghi di incontro e che oggi possono rappresentare importanti opportunità di sviluppo per il nostro territorio.”»

(Approvato)

 

Emendamento 6, a firma dei consiglieri Sensoli, Bertani, Sassi e Gibertoni:

«Dopo il primo punto elenco della sezione introdotta da “Impegna la Giunta regionale” è inserito il testo seguente:

“A prendere in esame la possibilità di realizzare, anche avvalendosi di collaborazioni con Università, nell’ambito delle azioni dirette a sostenere la valorizzazione dei Cammini, il censimento di edifici e manufatti di valore artistico e architettonico posti lungo di essi o nei loro dintorni, quali i mulini storici, al fine anche di costruire specifiche iniziative di promozione, di recupero, di utilizzo o riutilizzo verso iniziative di carattere culturale o turistico;”»

(Approvato)

 

 

I PRESIDENTI

I SEGRETARI

Rainieri - Saliera

Rancan - Torri

 

 

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