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163.

 

SEDUTA DI MERCOLEDÌ 29 NOVEMBRE 2017

 

(POMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile sul sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 5626

Richiesta di istituzione, proposta dalla consigliera Gibertoni, ai sensi dell'art. 60, comma 1, del Regolamento interno dell'Assemblea legislativa e dell'art. 40, comma 1, dello Statuto della Regione, di una Commissione assembleare d'inchiesta sul fenomeno delle c.d. cooperative spurie o fittizie. A firma della Consigliera: Gibertoni

(Discussione e reiezione)

PRESIDENTE (Rainieri)

GIBERTONI (M5S)

SABATTINI (PD)

ALLEVA (Altra ER)

TARUFFI (SI)

GIBERTONI (M5S)

SABATTINI (PD)

GIBERTONI (M5S)

ALLEVA (Altra ER)

TARUFFI (SI)

SASSI (M5S)

 

OGGETTO 5398

Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni nei confronti del Governo affinché venga adottata una normativa volta a definire criteri univoci per il calcolo dell'Imposta Regionale sulle Emissioni Sonore degli Aeromobili Civili (IRESA), evitandone l'eventuale disapplicazione e nell'interesse della tutela del diritto alla salute dei cittadini, destinando inoltre il relativo gettito al contenimento del rumore ed al sostegno della popolazione delle zone interessate. A firma dei Consiglieri: Bertani, Sensoli, Piccinini, Sassi

(Continuazione discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Rainieri)

PICCININI (M5S)

PARUOLO (PD)

PETTAZZONI (LN)

PICCININI (M5S)

PARUOLO (PD)

BERTANI (M5S)

 

OGGETTO 5331

Risoluzione per impegnare la Giunta a chiedere ai senatori emiliano-romagnoli di attivarsi per l’approvazione della riforma della cittadinanza (c.d. Ius soli), e a chiedere, se necessario, al Presidente del Consiglio dei Ministri di porre la questione di fiducia, nonché a promuovere momenti di discussione pubblica. A firma dei Consiglieri: Prodi, Torri, Taruffi

(Discussione e reiezione)

 

OGGETTO 5713

Risoluzione per impegnare la Giunta a sollecitare il Parlamento e il Governo affinché vengano messi in campo tutti gli strumenti per approvare il disegno di legge n.  2092, nonché a promuovere una adeguata campagna informativa sul tema Ius soli e sulle modalità di concessione della cittadinanza. A firma dei Consiglieri: Calvano, Boschini, Caliandro, Marchetti Francesca, Mori, Poli, Pruccoli, Montalti, Tarasconi, Zappaterra, Iotti, Molinari, Lori, Zoffoli, Ravaioli, Campedelli, Serri, Sabattini, Mumolo, Rossi Nadia, Rontini

(Presentazione, discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Rainieri)

CALVANO (PD)

SASSI (M5S)

FOTI (FdI)

FABBRI (LN)

AIMI (FI)

BONACCINI, presidente della Giunta

FABBRI (LN)

SASSI (M5S)

CALIANDRO (PD)

PRODI (Gruppo Misto)

TARUFFI (SI)

DELMONTE (LN)

PRESIDENTE (Rainieri)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazioni elettroniche oggetti 5626 - 5331 - 5713

Emendamenti oggetti 5398

Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno

 

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

La seduta ha inizio alle ore 14,41

 

PRESIDENTE (Rainieri): Dichiaro aperta la centosessantatreesima seduta della X legislatura dell’Assemblea legislativa.

Sono assenti giustificati i consiglieri Bessi, Lori, Sensoli e Soncini e gli assessori Costi e Venturi.

 

OGGETTO 5626

Richiesta di istituzione, proposta dalla consigliera Gibertoni, ai sensi dell'art. 60, comma 1, del Regolamento interno dell'Assemblea legislativa e dell'art. 40, comma 1, dello Statuto della Regione, di una Commissione assembleare d'inchiesta sul fenomeno delle c.d. cooperative spurie o fittizie. A firma della Consigliera: Gibertoni

(Discussione e reiezione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Riprendiamo i lavori della seduta di oggi, precisamente dal seguente oggetto: Richiesta di istituzione, atto 5626, proposta dalla consigliera Gibertoni, ai sensi dell’articolo 60, comma 1, del Regolamento interno dell’Assemblea legislativa e dell’articolo 40, comma 1, dello Statuto della Regione, di una Commissione assembleare d’inchiesta sul fenomeno delle cooperative spurie o fittizie, a firma della consigliera Gibertoni.

Istituzione di una Commissione assembleare d’inchiesta, articolo 40, comma 1, dello Statuto e articolo 60, comma 1, e seguenti del Regolamento interno:

la richiesta di istituzione della Commissione d’inchiesta può essere formulata da ciascun consigliere regionale. È presentata all’Ufficio di Presidenza ed è inserita all’ordine del giorno della prima seduta utile dell’Assemblea;

l’Assemblea, con deliberazione a maggioranza assoluta dei suoi componenti, istituisce commissioni di inchiesta per lo svolgimento delle funzioni, di cui all’articolo 40, comma 1, dello Statuto, determinando la durata e il potere della Commissione, in modo da assicurare l’efficacia dei suoi lavori, l’oggetto ed i limiti dell’inchiesta, nonché il numero dei componenti e la partecipazione numerica di ciascun gruppo assembleare.

Passiamo quindi alla discussione generale, dieci minuti per ogni consigliere.

Consigliera Gibertoni, prego.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente.

La richiesta di istituzione di una Commissione speciale d’inchiesta sul tema delle cooperative spurie è determinata dalla specialità, anzi dalla speciale gravità, di una situazione che è sotto gli occhi di tutti, ed è costituita dalla presenza di alcune aziende, di imprese, che sulla carta spesso si definiscono di natura cooperativistica e sono inserite in settori chiave del nostro sistema produttivo.

Il caso di specie riguarda il settore della lavorazione delle carni nella zona delle terre dei Castelli, in provincia di Modena. Queste imprese, sulla carta di natura cooperativistica, eludono le più elementari norme di tutela del lavoro, esercitano una concorrenza impropria verso quelle aziende che invece la legalità la seguono e si muovono nel rispetto della legge e dei contratti, e tradiscono i principi alla base dell’esercizio di una corretta attività imprenditoriale.

È un fenomeno gravissimo, ma siamo a richiedere una Commissione d’inchiesta proprio perché riteniamo che non sia un fenomeno marginale o occasionale. Temiamo invece che sia un fenomeno addirittura strutturale, di sicuro molto diffuso.

L’episodio più recente che ha portato, ma bisognerebbe dire riportato, all’attenzione questa problematica è quello delle aziende che operano per la Castelfrigo; azienda per la lavorazione delle carni di Castelnuovo Rangone, che è stata protagonista per lungo tempo, direi per mesi, fino a oggi, di proteste molto infervorate, discussioni e dibattiti, che non hanno portato ancora ad una soluzione fattiva.

Il licenziamento di tutti i dipendenti di cooperative cosiddette spurie, operato a Castelnuovo Rangone, è soltanto l’ultimo di una serie di fatti e decisioni che ha rappresentato negli anni un humus fertile in cui questi fenomeni di sfruttamento, perché di sfruttamento stiamo parlando, si sono in effetti moltiplicati e poi diffusi.

È un fenomeno che ha originato di recente un tardivo, ma molto opportuno, controllo dell’Ispettorato del lavoro che ha scoperto oltre un milione di contributi evasi, oltre 560.000 euro in sanzioni civili e amministrative.

Da questa attività cominciano ad emergere quindi i primi numeri sulle quattro cooperative che dal 2011 hanno gestito la manodopera alla Castelfrigo. Questi numeri sono le prime risposte a quello che i lavoratori e i sindacati sostengono a gran voce da tempo, accendendo i riflettori e tenendoli puntati non solo sul caso specifico della Castelfrigo, ma sull’intero fenomeno delle cooperative spurie; un fenomeno su cui si è fatto silenzio per troppi anni, su cui per molto tempo ci si è girati dall’altra parte. Sono cooperative, lo ripeto, soltanto di nome; ma in realtà sono società che cinicamente forniscono manodopera a basso costo, che possiamo tranquillamente classificare sotto i termini di illegalità, evasione fiscale e soprattutto sfruttamento dei lavoratori che rasenta il caporalato.

Le verifiche dell’Ispettorato del lavoro mettono in evidenza che c’è un abuso della forma giuridica di cooperativa con i suoi scopi mutualistici; scopi che, sappiamo tutti bene, sono sanciti in Costituzione. Quindi parliamo di cooperative che non sono cooperative. Non sono cooperative secondo il dettato costituzionale. Non assolvono il fine mutualistico che dalla Costituzione gli viene assegnato.

Un passo importante dentro una battaglia contro un fenomeno di cui a farne le spese sono prima di tutti i lavoratori. Sono lavoratori che alcuni di noi hanno già incontrato, che sono venuti a un incontro, ma sono stati di recente a presidiare sia davanti alla loro azienda, ma anche davanti a istituzioni pubbliche di vario tipo, davanti a rappresentanze di associazioni imprenditoriali, davanti ad Alleanza Cooperativa. Sono andati davanti a Fico, sono stati davanti alla Provincia, alla Prefettura, qui da noi diverse volte. Li abbiamo incontrati e abbiamo parlato con loro. Sono persone che soprattutto non si danno per vinte – questo credo che sia ammirevole –, che continuano a chiedere legalità, che continuano a chiedere un equo trattamento, un trattamento congruo, dei contratti regolari.

Hanno sollevato, nell’incontro a cui io ero presente, anche dei timori che sicuramente sono infondati. Tra le affermazioni che sono state fatte, ricordo che si sono autodefiniti forse un bacino elettorale non interessante, e quindi hanno pensato che forse è per questo che non ci si occupa del tema, che ribadisco parte dal caso specifico cooperative spurie che lavorano per Castelfrigo, ma si amplia per divenire un fenomeno molto più radicato e appunto quasi strutturale, alle nostre latitudini e non soltanto.

Penso che a questa attività meritoria che è stata fatta, pur tardivamente da parte dell’Ispettorato del lavoro, debba seguire un’attività di maggiore approfondimento, di verifica, un’attività ispettiva da parte dell’Istituzione Regione, per capire il fenomeno nel dettaglio e poter dare elementi utili anche al Parlamento per una normativa efficace.

Ci sono provvedimenti normativi adottati a livello nazionale che non hanno funzionato, ci sono leggi mal attuate anche in ambito regionale e ci sono soluzioni organizzative e commerciali di importanti aziende che hanno forse aiutato l’azione delle cosiddette cooperative spurie; ed è vero che non da oggi Alleanza Cooperativa chiede di approvare al più presto quella norma che vieterebbe l’attività delle coop spurie, derivante da una proposta di legge di iniziativa popolare che è stata con forza sostenuta da quelle stesse centrali.

È una proposta di legge che ha trovato il consenso di esponenti della maggioranza anche in Emilia-Romagna, cioè dove quelle cooperative hanno trovato l’ambiente ideale per nascere, radicarsi e diffondersi, però, malgrado questo, la legge è ancora ferma in Parlamento. Nessuno ha chiesto la fiducia su questa legge, nessuno ha minacciato crisi di Governo in assenza di questa normativa. È una legge di iniziativa popolare, quindi con un grande sostegno dal basso e dalle stesse centrali, però si è arenata.

Invece sono state compiute scelte tali da favorire l’azione di queste imprese, che però negando diritti uccidono la legalità, danneggiano la concorrenza leale e avvelenano il made in Italy. Vorrei dire che avvelenano il made in Emilia-Romagna, perché esistono norme recenti – e su questo occorre riflettere – che hanno peggiorato quel quadro di riferimento.

Sono in vigore da febbraio 2016 le norme di depenalizzazione introdotte dal decreto legislativo n. 8 del 15 gennaio 2016, che trasforma in illeciti amministrativi i reati in materia di lavoro e previdenza obbligatoria, puniti quindi adesso con la sola pena della multa o dell’ammenda, salvo le materie espressamente escluse dalla depenalizzazione: salute, sicurezza sul lavoro e immigrazione.

Nel caso della somministrazione di lavoro abusivo, utilizzazione illecita, appalto e distacco illeciti, la depenalizzazione introdotta farà sì che al massimo chi commette questi gravissimi reati – gravissimi per la coesione sociale di un territorio e anche per quel patto leale tra lavoro e impresa che rende un’economia realmente e lealmente competitiva –  avrà una sanzione economica.

Nel caso di somministrazione abusiva di manodopera e negli appalti illeciti, opererà una sanzione amministrativa pari a 50 euro per ogni lavoratore occupato e per ciascuna giornata di occupazione. Attenzione alla beffa del caso: se ad esempio chi somministra è una cooperativa di facchini, sono gli stessi lavoratori sfruttati a poter essere chiamati a versare la sanzione. La stessa sanzione opera poi per l’utilizzatore, cioè chi impiega lavoratori forniti da soggetti non autorizzati.

Tutto questo vale anche per gli illeciti. Questo lo dico perché è importante capire quanti buchi e quante carenze ci sono oggi nella normativa nazionale. Chi è qui sul territorio, a contatto con questo fenomeno delle cooperative spurie, partendo dal caso specifico di Castelfrigo e delle coop che vi lavorano, credo che dovrebbe già aver avviato un tipo di inchiesta interna di quello che chiediamo oggi, perché tutto questo vale anche per gli illeciti accertati prima dell’entrata in vigore di questa legge. Quindi suona come una sanatoria sul lavoro nero e lo sfruttamento.

Questo provvedimento del gennaio 2016 che ha trasformato in illeciti amministrativi reati in materia di lavoro e previdenza obbligatoria è un colpo di spugna. Il caso Castelfrigo dimostra che moltissime realtà, di fatto, agiscono indisturbate nel creare un sistema all’interno del quale gli unici a pagare le conseguenze sono i lavoratori, con situazioni di sfruttamento che restano inascoltate.

In questo caso, abbiamo avuto la fortuna di un presidio di lavoratori che effettivamente porta avanti la battaglia e non si ferma. Io mi auguro che abbiano la forza di continuare ancora. La Commissione che avevo proposto di primo contatto, anche con le forze politiche che non li hanno ancora incontrati, è stata calendarizzata lunedì. Benissimo. Non ci fermiamo lì però, perché non basta una seduta per risolvere una questione ormai così radicata e su cui è stato fatto silenzio per così tanto tempo.

La Regione può – e ci sono leggi della stessa Regione che lo prevedono – adottare accordi con soggetti competenti in materia ispettiva, quindi non soltanto le Direzioni del lavoro, ma anche ad esempio l’INPS, o l’INAIL, le ASL, a maggior ragione oggi che è attivo un soggetto unitario per le ispezioni come l’Istituto Nazionale del Lavoro.

Per poter agire, credo che l’Assemblea legislativa debba prima conoscere, sennò si naviga nel buio e ribadisco: non basta una seduta di Commissione. È possibile promuovere accordi per evitare forme di dumping sociale, accordi sulla qualità del lavoro, a maggior ragione se connessi a produzioni alimentari, come può consentire la legge n. 17 del 2005, titoli VII e VIII. Oggi credo che sia importante che noi diciamo basta, nei fatti, ad una pratica scorretta che danneggia in primis il lavoro, la concorrenza leale e, non da ultimo, l’immagine e la competitività della nostra economia.

Dobbiamo farlo cercando di conoscere e di capire cos’è successo e perché succede, non con l’obiettivo – vorrei essere chiara su questo – di cercare e di trovare colpe, ma con quello di cercare soluzioni e misure serie, di risposta, una volta per tutte; soluzioni e risposte che investono più livelli istituzionali, lo Stato, in primis le Regioni, in una logica di nostra accresciuta autonomia, quindi con un’accresciuta responsabilità, che investe anche il rapporto con tutta la filiera produttiva e commerciale che si trova ad esserne danneggiata, o a lavorare nell’illegalità, a seconda della posizione che prende, o che non prende. C’è quindi il tema dell’utilizzo dei prodotti realizzati alla Castelfrigo, o da queste cooperative spurie, e in generale della filiera che conduce alla commercializzazione.

Concludo. Sembra che le produzioni della Castelfrigo siano effettuate per grandi imprese del settore della grande distribuzione organizzata, ma quante Castelfrigo esistono? Quante ce ne sono? Quanto è complesso questo scenario? Se facciamo leggi sui singoli prodotti alimentari, con l’intento di qualificarli, dobbiamo anche pensare a come aiutare e sostenere la buona produzione. Se esistono prodotti DOP, DOC, IGP eccetera, allora ci deve essere una modalità di produrre equa, onesta e giusta.

È indispensabile che la Regione promuova accordi delle aziende della grande distribuzione per impedire il ricorso a prestazioni riconducibili ampiamente al campo dello sfruttamento.

Per agire con efficacia senza far passare altro tempo, dobbiamo con efficacia conoscere. La Commissione speciale di inchiesta che oggi porto all’attenzione dell’Assemblea è in questo senso uno strumento indispensabile, per capire in quali settori si stia diffondendo il problema, per capire con che strumenti agire, per farlo bene e per farlo soprattutto presto.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Gibertoni.

Consigliere Sabattini, prego.

 

SABATTINI: Grazie, presidente.

Apro innanzitutto ringraziando la consigliera Gibertoni, anche perché ci permette ancora una volta in quest’Aula di affrontare un tema che abbiamo cominciato a trattare, se vi ricordate, più di un anno fa, proprio con un’interrogazione a mia firma, riguardante le prime proteste all’interno della Castelfrigo. Da lì si sono successi vari elementi e fatti che hanno riguardato la Castelfrigo, ma anche altre aziende del distretto.

A parte alcune ricostruzioni che faceva la consigliera Gibertoni, credo che siano assolutamente condivisibili tantissime delle osservazioni che faceva a sostegno appunto della presentazione della risoluzione di oggi.

Ci terrei subito, in apertura, a chiarire con forza che tutte le volte che usiamo la parola cooperativa, associata a queste false società, diciamo anche illecite società a tutti gli effetti, non parliamo nel modo più assoluto né del dettato costituzionale che riguarda la forma cooperativa, ma neppure possiamo richiamare neanche lontanamente una storia di cooperazione che è avvenuta, come ricordava giustamente la consigliera, e che ha visto la sua culla principale all’interno del nostro territorio.

Il primo elemento di grande deperimento di tutto quello che sta avvenendo è proprio su quello che riguarda l’associazione della parola cooperativa a questo tipo di pratiche che, abbiamo visto, hanno soltanto lo scopo di trarre il maggior profitto possibile da comportamenti illeciti, come ricordavamo: dall’evasione fiscale e contributiva, all’applicazione di contratti spesso pirata, all’illecita somministrazione di manodopera e, come veniva richiamato anche prima, senza nessuna parentesi, anche di caporalato.

Ancora di più questo avviene nel momento in cui si dissimulano i contratti d’appalto, e in alcune fattispecie questo è stato verificato anche dai soggetti ispettivi.

Dall’altra parte, ancora di più è forte quando, all’interno di questi soggetti spesso mono committenza, si vedono lavoratori che hanno un altro vincolo e devono soggiacere a un’altra normativa, la legge Bossi-Fini, che scarica su di loro la necessità di avere un permesso di soggiorno vincolato a un lavoro che condiziona ancora di più il loro essere ricattabili da parte di questi soggetti, all’interno di queste società false e illecite.

La discussione di oggi ci aiuta secondo me a fare una riflessione un po’ più larga, perché è vero che oggi parliamo del distretto delle carni, ma potenzialmente ci sono altri settori in cui ci siamo misurati con comportamenti di questo tipo, penso anche, in alcune fasi, al settore agroalimentare, ma non solo, al settore delle costruzioni e delle infrastrutture, dell’autotrasporto e della logistica in genere.

Credo però che non sia opportuno fermarsi qui, perché tutta questa discussione va inserita in un contesto di medio e lungo periodo. Il tema della trasformazione digitale del nostro sistema economico ci sta richiedendo sempre di più di metterci a confronto con una supply chain, una catena di fornitura complessiva delle varie filiere che sempre di più concentra all’interno di alcuni anelli della catena il maggior valore, e in altri una sempre maggiore necessità di stare all’interno di una competizione che è soltanto di prezzo.

È chiaro che questi elementi, che incidono in senso generale all’interno del nostro tessuto economico, devono assolutamente richiedere tutta l’attenzione necessaria per verificare che nell’evoluzione e nello sviluppo non vi siano anelli che si trovano a operare all’interno di un settore, come quello del contoterzismo della lavorazione delle carni per lavorazioni a basso valore aggiunto, che rischiano di condizionare all’interno di tutta la catena di fornitura, all’interno di queste elaborazioni, sempre di più elementi anche di illiceità.

Un’altra cosa positiva della discussione che facciamo oggi è che ci permette di verificare a che punto siamo e che cosa è successo nelle ultime settimane. Sicuramente la manifestazione che ha visto la Castelfrigo come punto di massima conflittualità ha permesso anche di rimettere, all’interno dell’agenda di discussione, il tema della proposta di legge, come ricordava la consigliera, necessaria per normare le false cooperative e le cooperative spurie.

La normativa nazionale è un elemento assolutamente fondamentale e irrinunciabile. L’abbiamo presentato, se non mi ricordo male, anche insieme, in una risoluzione, chiedendo alla Giunta di spingere il Parlamento all’approvazione di questo testo, perché dobbiamo essere seri, come è serio il tema che stiamo affrontando. Dal punto di vista regionale, senza una norma nazionale, siamo oggettivamente monchi.

Non dobbiamo essere inermi, non dobbiamo essere fermi. Oltre alle convocazioni del tavolo provinciale, quando vi è stata la prima vertenza, la questione si è spostata a un tavolo di crisi, a seguito dell’atto, che definisco irresponsabile, dei 127 licenziamenti. Se parliamo del caso specifico, questi hanno permesso all’assessore Costi di convocare il tavolo di crisi, dove si è manifestato un inaccettabile comportamento da parte di questi soggetti che non si sono presentati.

A seguito di questo, secondo me molto bene ha fatto il presidente Bonaccini a inviare, direttamente al ministro Poletti e al ministro Calenda, una lettera che segnala la necessità di interventi legislativi e ispettivi su questo settore ad alto rischio di illegalità, ma soprattutto è un atto che serve a tutelare il nostro territorio.

Non possiamo imporre – dobbiamo dircelo con molta franchezza – a tutte le società che operano in questo settore, parlo delle committenze, a firmare un accordo. Deve essere un accordo volontario. Credo che, da questo punto di vista, l’operazione che stanno facendo la Giunta e la Regione vada assolutamente nella direzione giusta.

Dobbiamo evitare che la filiera della lavorazione delle carni, che è un punto di eccellenza del territorio emiliano-romagnolo, non diventi dall’altra parte un bollino di negatività, perché questa pubblicità negativa non fa male solo alla Castelfrigo, ma fa male a tutto il territorio e a tutte le aziende, perché non tutte sono uguali – anche questo dobbiamo dirci: che non tutte sono uguali –, fa male al distretto delle carni nel suo complesso, fa male a quel territorio, fa male alla Regione Emilia-Romagna e ai prodotti di eccellenza dell’agroalimentare.

Credo che anche l’interrogazione parlamentare, l’interessamento del ministro Poletti nel caso, gli atti fatti dall’Ispettorato del lavoro di Modena che poi hanno portato al sanzionamento, come prima ricordava la consigliera Gibertoni, vadano nella direzione giusta, però manca ancora quella parte che ci permette di poter dire che una cooperativa può essere considerata tale o può essere sviluppata, in quel caso innanzitutto se rispetta determinati parametri. C’è un problema grosso come una casa che riguarda la mono committenza, le cooperative dormienti e quelle che vengono attivate in funzione delle esigenze.

Vado a concludere. Come ricordava la consigliera, lunedì parleremo di nuovo di questo tema ascoltando i lavoratori in Commissione. Credo, come ricordava lei, che questo tema non si esaurisca e non si debba esaurire nel modo più assoluto all’interno di quella singola Commissione.

Dall’altra parte, per quello che ci riguarda, essendo Regione, non avendo attività ispettiva come quelle nazionali, parlamentari, possiamo utilizzare le Commissioni permanenti che già ci sono per questi atti, fermo restando che la sola conoscenza non ci permette di risolvere un problema, ma sicuramente aiuta innanzitutto a tenere alta l’attenzione.

Credo che, anche parlando con la presidente Serri, ci sia tutta la disponibilità anche per fare approfondimenti e studi su questa materia, fermo restando che le competenze della Regione sono ben definite e dobbiamo evitare il più possibile, vista la delicatezza del tema, di creare, con titoli particolari, false aspettative su quelli che possono essere i nostri compiti, perché dobbiamo concentrare tutta la nostra attività, per fare in modo che alcune cose non si verifichino più sui nostri territori, ma soprattutto dobbiamo mettere in sicurezza un distretto che dà da lavorare e ricchezza a migliaia di persone in quei territori, per evitare di doverci misurare un giorno col fatto che, se qui facciamo troppa confusione, ci sarà qualcuno che pensa che queste lavorazioni a basso valore aggiunto possano essere fatte in altri Paesi. Non avremmo risolto un problema e avremmo semplicemente spostato il cattivo lavoro in un altro Stato o in un altro territorio. Questa non è la missione che abbiamo. L’attività che cominciamo lunedì è soltanto un inizio.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Sabattini.

Consigliere Alleva, prego.

 

ALLEVA: Mi sono interrogato molte volte sul perché la cooperazione sia diventata il brodo di cultura di tanta illegalità. Realtà questa innegabile, ma le vie per cui ciò accade non sono chiare. Ecco il motivo per cui occorre fare ciò che è sempre mancato, cioè una ricostruzione e un’analisi critica del fenomeno.

La produzione di letteratura in materia cooperativa è amplissima. Non c’è anno in cui non escano un paio di monografie, ma sono sempre di tipo analitico e non ricercano mai i nessi normativi che possono portare a ciò che sappiamo, cioè a far diventare questo uno strumento purtroppo di criminalità organizzata.

Cos’è una cooperativa spuria? Basti pensare che una delle cooperative che opera a Castel Rangone ha, quale presidente, un extracomunitario che a malapena parla l’italiano e avete già capito cos’è una cooperativa spuria. È chiaro che si tratta nient’altro che di un prestanome di sconosciuti padroni del vapore. Il fatto nuovo è stato appunto che in quel posto lì, nel modenese, i lavoratori, una nuova classe operaia, che è fatta di persone con la pelle nera, con la pelle gialla e di albanesi, ma che è gente che lavora ed è capace di lavorare 250 ore al mese – perché anche questo viene loro richiesto – ha avuto il coraggio di rompere con un sistema di vessazioni, di sfruttamento, di discriminazione.

Ecco che il problema ci rimbalza qui, ma non nel senso che dobbiamo semplicemente prenderne atto, oppure manifestare la nostra avversione, o magari chiamare in causa, come giustamente ha fatto peraltro il presidente, il ministero o altri. Noi dobbiamo anzitutto cercare di dare un contributo di conoscenza e di critica a questo fenomeno, perché è questo, secondo me, che manca, ovverosia riuscire a mettere in un ordine razionale le vicende – adesso porterò alcuni esempi – che ci possano dire come può accadere ciò che è accaduto e, quindi, dove bisogna intervenire perché non accada più.

La legge organica più recente in materia di cooperative è stata la legge n. 142/2001, una legge che, dopo appena due anni, è stata modificata dalla legge Biagi. Dove è stata modificata? È stata modificata laddove diceva che il trattamento che andava garantito al socio di una cooperativa di produzione di lavoro era lo stesso trattamento previsto dai contratti collettivi di settore predisposto dai sindacati maggiormente rappresentativi. Modifica: non più il trattamento, ma i minimi tariffari. Che cosa significa? Una cosa semplicissima: tanto per cominciare, la cooperativa può partire dando ai suoi soci il 30 per cento in meno di quello che prendono i lavoratori, perché una cosa è il minimo tariffario, altra cosa è tutto quello che riguarda il trattamento.

Andiamo avanti. Il rapporto tra il contratto di lavoro e il contratto associativo una volta si diceva nella legge originaria che erano due contratti distinti. Importantissima considerazione: portare la teoria del professor Galgano che metteva ordine al sistema cooperativistico. Cioè, il lavoratore si crea il suo datore di lavoro e con questo poi instaura un normale rapporto di lavoro. Così come il consumatore crea la cooperativa di consumo e poi ha un contratto di compravendita con la stessa. Ciò taglia alla base qualsiasi possibilità di sfruttamento, perché i rapporti diventano rapporti di lavoro come tutti gli altri. No, cancellato e distinto dalla legge Biagi. Quindi, si è tornati a uno stato di assoluta confusione, che è il brodo di cultura. Di che cosa? Ve lo dico subito: del valore a questo punto prevalente del regolamento e delle previsioni assembleari di modifiche regolamentari, regolamenti che consentono dei sotto-standard normativi e economici quando la cooperativa versa in situazioni di bisogno.

Voi capite che una regolamentazione di questo genere è un tapis roulant per i malintenzionati, per i mafiosi, per i camorristi. Peraltro, i lavoratori sono anche vittime di discriminazioni. Questi lavoratori mi dicevano che alcuni di loro, i cattivi, lavorano 100 ore al mese, i buoni 300, e così via.

Altra arma segreta di questo sistema: nessuna cooperativa vive più di uno o due anni. Perché? Perché non fa altro che accumulare illiceità, debiti verso i lavoratori e inadempimenti, e poi sparisce, e se ne crea un’altra, la quale riassume gli stessi lavoratori e ricomincia. E come è stato possibile questo? È stato possibile per l’articolo 29, terzo comma, della legge Biagi, che stabilisce che, quando c’è un passaggio da un appalto a un altro, non è un trasferimento d’azienda regolato dall’articolo 2112, ragion per la quale non c’è la continuità del rapporto, non c’è la continuità dei debiti. Semplicemente – grazie tanto – si concede la clausola sociale per la quale i lavoratori vengono riassunti – anzi, il mafioso conta proprio su questo –, ma ex novo e a nuove condizioni.

Vi è la necessità importantissima, per me fondamentale, di raccogliere tutte le informazioni che ci permettano di ricostruire quali sono le strade al malaffare e, in base a questo, chiedere le necessarie modifiche legislative, comportamentali e amministrative.

Faccio presente un altro aspetto della questione, e con questo concludo. È vero, la complicità strisciante del legislatore con questo tipo di attività economica semi-criminale la si vede in tante cose. Recentemente lo si è visto nel fatto che è stata depenalizzata l’interposizione fittizia nel rapporto di lavoro, la somministrazione irregolare operata da soggetti non autorizzati o altro. Però, per altro verso – questo accade perché l’ordinamento non è mai completamente in sé coerente – è stato introdotto il reato di caporalato, che calza a pennello con la nostra problematica delle cooperative spurie. Perché? Perché distingue una interposizione semplice, una somministrazione semplice di lavoro, che adesso ha sanzioni solo amministrative, con una che sia aggravata dallo sfruttamento, e per sfruttamento, per esempio, si intende anche una retribuzione non conforme ai canoni dell’articolo 36. In questo caso diventa un reato, anche molto grave.

Ebbene, ciò che io chiedo è che questa istituzione, di fronte a situazioni che non sono soltanto situazioni di somministrazione irregolare, di interposizione fittizia, ma con sfruttamento, assuma, monitorandole, la responsabilità di fare le relative denunce penali. a questo punto.

È un compito enorme, è una bonifica enorme, che si chiede proprio alla nostra realtà territoriale e socioeconomica, e questa bonifica suppone qualcosa che non è mai stato fatto, vale a dire una vera e propria azione di esame e ricostruzione, non semplicemente analitica dei soliti commenti del combinato disposto, ma che ricostruisca, per l’appunto, criticamente le vie dello sfruttamento.

Per queste ragioni, io non posso che aderire pienamente alla proposta della collega Gibertoni.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Alleva.

Prego, consigliere Taruffi.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

L’intervento del consigliere Alleva mi solleva dalla responsabilità di ripercorrere le condizioni della realtà di cui ci stiamo occupando, perché sono state descritte in maniera puntuale e assolutamente impeccabile. Alcune considerazioni, però, e una proposta le voglio avanzare.

Oggi, di fatto, stiamo facendo un anticipo della discussione che avremo, forse anche in modo più esaustivo, lunedì prossimo in occasione delle convocazioni congiunte delle Commissioni II e V proprio sulla vicenda della vertenza Castelfrigo a Castelnuovo Rangone, Commissioni congiunte perché, è vero, politiche economiche e lavoro, ovviamente, ma anche legalità. Ed è significativo che le due Commissioni vengano convocate congiuntamente, così come avevamo fatto richiesta in una Conferenza dei capigruppo di qualche giorno fa, alla quale poi seguì la richiesta scritta della collega Gibertoni. Però, in quella capigruppo chiedemmo alla presidente Saliera, che poi ha provveduto a inoltrare la richiesta, facendola propria, ai presidenti delle due Commissioni, di convocare con urgenza un incontro dedicato al “tema Castelfrigo”, dal momento che in quella vertenza si addensavano e si addensano una serie di problemi che hanno a che fare più in generale con una parte della condizione del mondo del lavoro della nostra regione, considerato che quello della Castelfrigo – è bene ribadirlo – non è un esempio isolato, ma è una realtà che riguarda ormai un distretto, precisamente quello della lavorazione delle carni nel modenese. Analogamente, potrei citarvi un altro comparto, quello della logistica, in particolar modo pensiamo al piacentino, dove le condizioni di lavoro sono non degne di quella che dovrebbe essere la civiltà del XXI secolo e sicuramente non degne di quella che dovrebbe essere una realtà come la Regione Emilia-Romagna.

Del resto, la situazione è nota a chi, come noi, ha incontrato quei lavoratori e ha partecipato alle manifestazioni organizzate dalle sigle sindacali, in particolar modo dalla CGIL, che ha svolto un ruolo importante in questa vertenza, in quanto ha sollevato, prima degli altri e in un momento perfino quasi di isolamento, il problema ed è riuscita a portare i lavoratori ad avanzare le legittime richieste attraverso uno degli strumenti che appartengono di diritto ai lavoratori, cioè lo sciopero. In quella occasione si è manifestata una volontà da parte dei lavoratori, che sono scesi in sciopero e che hanno iniziato una vertenza, che ha prodotto poi reazioni scomposte da parte dell’azienda. Quindi, va dato merito a chi ha sollevato quella vertenza, che è riuscita a portare alla ribalta della cronaca una situazione che, come ho detto, è molto diffusa e per larghi tratti insopportabile.

Ebbene, chi, come noi, ha incontrato quei lavoratori ha appreso le situazioni di illegalità diffusa presenti in quell’azienda, che poi pian pianino sono state suffragate anche da alcune indagini, che sono tuttora in corso, da parte della Guardia di finanza. Quei lavoratori, ad esempio, ci hanno rappresentato che, attraverso il meccanismo delle cooperative spurie, vengono eluse ed evase le tasse, c’è un sistema che definire opaco è perfino riduttivo, vengono utilizzati dei prestanome come presidenti di queste cooperative spurie, alle quali poi viene somministrato il lavoro, le cooperative cambiano ogni due o tre anni, a seconda del periodo di durata delle singole necessità, salvo poi ripartire la volta successiva con condizioni di lavoro ancora peggiori, dopo aver perpetrato elusioni ed evasioni fiscali. Questa è la situazione, non altra. Per non parlare poi delle condizioni di lavoro: 12-13 ore al giorno senza pausa, sette giorni su sette, salari pagati con bonifici che attestano anche un pagamento fuori busta (diciamo le cose per quelle che sono).

Ebbene, in un contesto come questo, non solo la politica, ma anche le istituzioni preposte ad accertare i reati dovranno intervenire, perché io penso che lì si prefigurino situazioni che meritano di essere verificate anche da questo punto di vista.

Se questa è la condizione, ed è questa la condizione, non solo è necessario e doveroso esprimere solidarietà, non solo è necessario e doveroso cercare tutte le soluzioni per far uscire una parte di questo territorio da una condizione davvero intollerabile, ma servono anche atti chiari da parte nostra. Quindi, penso che bene abbia fatto la Giunta e bene abbia fatto il presidente Bonaccini ad alzare la voce, bene abbiano fatto a convocare i tavoli, ai quali peraltro i rappresentanti di quelle realtà non si sono presentati. Quindi, si sono incontrati i lavoratori, i rappresentanti dei lavoratori, le Istituzioni (Regione ed Enti locali), ma mancava la controparte, non si sono presentati coloro che avrebbero dovuto dare spiegazioni in ordine alle condizioni che qui ho richiamato. Questo per significare anche come sia difficile interloquire, come sia difficile istruire dei percorsi, che pure avrebbero a che fare, lo ripeto, con i normali rapporti dialettici e di civiltà amministrativa fra istituzioni e impresa.

Io vorrei, comunque, che venisse utilizzata un’altra parola, in quanto definire cooperative queste realtà fa torto, anche se è una storia che per larghe parti negli ultimi 20-30 anni ha lasciato molto a desiderare, alle cooperative serie. Chiamare queste robe cooperative credo sia quantomeno ingiusto. Quindi, a mio giudizio, dovremmo trovare una definizione diversa, perché cooperative spurie rende poco l’idea.

Ad ogni modo, l’intervento della Giunta è stato puntuale, come anche l’intervento del presidente, però io penso sia necessario fare anche qualcos’altro. Lunedì apriremo una discussione nel merito, e ringrazio la presidente Serri per aver convocato a quella udienza non solo i rappresentanti dei lavoratori e delle lavoratrici e le sigle sindacali, ma anche Confindustria, perché non possiamo più tollerare che pezzi importanti della nostra società regionale girino le spalle di fronte a queste condizioni. Visto che, giustamente, ricordiamo spesso che il Patto per il lavoro è uno strumento per noi utile e lo rivendichiamo come un pezzo importante dell’agire amministrativo di questa Giunta, ecco che allora chi siede al Patto per il lavoro non può non esprimersi su queste condizioni, perché non è più tollerabile. Quindi, bene che ci sia Confindustria, bene che ci siano i rappresentanti del mondo del lavoro nel suo insieme.

Io penso che per produrre atti sia importante e fondamentale, come prima ribadiva un collega consigliere, non limitarsi a una discussione in Aula o in Commissione, anche se con l’opportunità di confrontarsi con tutti i soggetti del caso, ma dare continuità a questo lavoro. Allora, la proposta che credo di poter avanzare è la seguente: se la Commissione di inchiesta – penso che una riflessione più generale andrà fatta anche in ordine all’opportunità che questa permanga nello Statuto, ma adesso non voglio aprire questo capitolo – ha i problemi che ha per le caratteristiche che la definiscono, mi sento di chiedere alla consigliera Gibertoni di ritirare questa proposta di istituzione di una Commissione d’inchiesta, per ritrovarci in Commissione e chiedere in quella sede, con una risoluzione magari congiunta o comunque con un accordo tra le forze interessate, direttamente alla Presidenza dell’Assemblea di farsi carico di avviare, come prevede lo Statuto, una Commissione non di inchiesta ma di ricerca e di studio sulla condizione del lavoro in questa regione. Lo ripeto, non esiste solo la situazione della Castelfrigo, non esiste solo la situazione del distretto delle carni modenese, ma anche quella della logistica e di tante altre realtà. Penso che noi, come Assemblea, dovremmo farci carico di questa condizione, che purtroppo è diffusa e non possiamo più tollerare, per dotarci di strumenti e conoscenze migliori per intervenire.

Chiedo, quindi, alla consigliera Gibertoni di non mettere in votazione la richiesta di istituzione di questa Commissione, ma di ritrovarci già lunedì in Commissione per avviare un percorso e chiedere l’istituzione di una Commissione di ricerca e di studio, di cui dovrà farsi carico la Presidenza dell’Assemblea.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Taruffi.

Se non ci sono altri iscritti in discussione generale, passiamo alla dichiarazione di voto. Cinque minuti per ogni Gruppo.

Consigliera Gibertoni, prego.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente.

Approfitto dei cinque minuti, avendo esaurito gli altri, anche per rispondere alla richiesta di istituzione di una Commissione di ricerca e di studio. Io sono disponibile a ritirare questa richiesta, a condizione che ci diciamo seriamente tutti che ritiriamo questa proposta e andiamo tutti insieme verso una Commissione di ricerca di studio. Io la ritiro e il Partito Democratico dà la sua disponibilità. In tal caso, lunedì porto una risoluzione, che potrebbe essere anche congiunta, e ci impegniamo tutti ad andare verso una Commissione di ricerca e di studio.

Se magari sospendiamo i lavori per qualche minuto, se il presidente è d’accordo, possiamo discutere rapidamente di questa proposta. Ditemelo voi. Sennò, concludo la mia dichiarazione di voto commentando la bocciatura. Se vogliamo sospendere, ditemelo voi.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Vuole sospendere e rinviare in Commissione?

 

GIBERTONI: No. Durante la dichiarazione di voto del Partito Democratico, voglio che mi sia data una disponibilità rispetto a una Commissione di ricerca e studio, da discutere in altra sede. Però, vorrei ricevere una disponibilità di massima adesso.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Il PD è d’accordo ad una rapida sospensione? Consigliere Sabattini, prego.

 

SABATTINI: Il tema è certamente importante, però queste robe un po’ raffazzonate non è che mi piacciano troppo.

Io ritengo – lei poi farà ciò che riterrà opportuno – che la posizione sulla Commissione d’inchiesta sia per me una posizione formale, non politica. La questione della Commissione di studio, onestamente, intanto verifichiamo se è utile, perché non abbiamo fatto neanche le analisi dell’esistente, le analisi che già fa l’Agenzia del lavoro presso l’assessorato. Le dobbiamo mettere insieme.

Sinceramente, anche se, presidente, decidiamo di sospendere la seduta, intanto non sono nella condizione di fare una sintesi con il Gruppo perché mancano dei colleghi, inoltre non abbiamo fatto il passaggio…

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliere Sabattini, io sospendo se voi siete d’accordo, altrimenti si va avanti con il programma.

 

SABATTINI: Mi scusi, così faccio anche la dichiarazione di voto. Ho la parola!

Se la consigliera porta avanti la richiesta specifica della Commissione d’inchiesta, la posizione del Gruppo PD la conoscete, dato che l’ho espressa prima. Questo non vuol dire nel modo più assoluto che non possiamo fare, all’interno della Commissione permanente, ulteriori approfondimenti, come quello che cominceremo a fare lunedì o quelli che faremo in seguito. Poi, se alla luce dell’attività della Commissione permanente riteniamo che sia opportuno prevedere un altro passaggio, lo discuteremo nel momento in cui avvieremo le attività in Commissione. Diversamente, sviliamo la discussione che abbiamo fatto fino ad ora.

Questa, dunque, è la posizione del Partito Democratico.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Sabattini.

La consigliera Gibertoni vuole finire l’intervento, visto che l’ho interrotta? Prego, consigliera Gibertoni.

 

GIBERTONI: Abbiamo degli strumenti che non utilizziamo e stiamo a discutere tra noi se è meglio la Commissione ordinaria o se la Commissione ordinaria può fungere allo stesso modo, mentre là fuori ci chiedono delle soluzioni. Arriveranno queste soluzioni?

Lunedì abbiamo questa seduta e io ho alcune possibilità. Cominciare a chiedere un calendario serrato di audizioni, incontri e sessioni su questo tema nella II Commissione in seduta congiunta con la V Commissione. Mi aspetto delle porte spalancate, visto che le Commissioni ordinarie diventano l’unico luogo per parlare di queste tematiche. Quindi, lunedì porterò già una richiesta di un calendario di incontri, perché mi piacerebbe che questo tema si avviasse verso una soluzione e trovasse un doveroso posizionamento sul tavolo della Conferenza Stato-Regioni e del Governo, con la sollecitazione di risposte concrete.

Mi spiace apprendere che vengono sminuite delle attività volte a chiarire, perché da un lato siamo tutti d’accordo, dall’altro c’è un’emergenza alla quale ci sentiamo tutti di rispondere, però gli strumenti non vengono utilizzati. Quindi, quegli strumenti che ci vengono consentiti diventano, per forza di cose, ridondanti. Mi chiedo per quale motivo sono ancora lì, fanno parte delle nostre norme e dei nostri regolamenti, però per un motivo o per l’altro le Commissioni ordinarie sono ingolfate ed è molto difficile che si occupino con tempestività di un argomento e senza tante interruzioni in mezzo.

Ribadisco, là fuori non aspettano. Non so quanto siano interessati alla nostra volontà politica o meno di appoggiarci al regolamento o di dire che bisogna fare la riunione per capire se la Commissione di studio e ricerca, che a me pareva una richiesta doverosa e innocua da proporre, potrebbe in qualche modo essere utile. Ecco, questa avrebbe potuto essere un’occasione, al di là delle parole che sono state utilizzate, per dare una testimonianza anche pratica di qualcosa che ci vedeva tutti quanti allineati. Non è così. Non so se questo voglia dire che verso una soluzione concreta di fatto non si vuole arrivare. Spero di no. Diversamente, starebbe a significare che lunedì noi andremo a prendere in giro delle persone che ancora una volta disperatamente tornano a rappresentare le loro problematiche. Non credo abbiano intenzione di darsi per vinti, però non si può giocare sul fatto che prima o poi l’argomento tornerà nel dimenticatoio e poi tornerà fuori forse tra qualche mese o forse dopo le elezioni.

Io, lunedì, proporrò un calendario serrato e ribadisco che la nostra votazione è decisamente a favore, così come è forte anche il nostro sdegno per la totale inutilità di una discussione che qui è stata fatta a parole e che non trova nessunissima applicazione pratica nei fatti.

Se questa, ancora una volta, è la risposta che chi, come noi, siede dentro questo palazzo dà all’esterno, io credo che fuori abbiano tutto il diritto di protestare e di continuare a farlo, con grande delusione.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Gibertoni.

Consigliere Alleva, prego.

 

ALLEVA: Io condivido integralmente le considerazioni poc’anzi espresse dalla consigliera Gibertoni e chiedo al PD che cosa intende fare in concreto per proporre qualcosa di nuovo sotto il profilo conoscitivo e di denunzia in questo settore, in questa materia. Perché cose nuove ce ne sono da fare, e importanti, e se non le facciamo noi, non le fa nessuno. Da chi vi aspettate che possa venire questo nuovo modo di affrontare i problemi, queste indicazioni, questa denunzia su quali sono le strade per contrastare questo cancro che sta divorando la nostra economia e la nostra società? Poi c’è poco da andare a fare i processi Aemilia, se non sappiamo da dove vengono queste cose.

Personalmente aspetto qui una risposta in positivo dal PD. Noi vogliamo studiare questo problema, vogliamo approfondire questo problema in questo modo. Non mi si dica che lo approfondiremo in una Commissione ordinaria, perché non ci credo, non è vero. Non lo volete fare, se è così. Se lo volete fare, invece, mi dite quali strumenti volete utilizzare.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Alleva.

Prego, consigliere Taruffi.

 

TARUFFI: Credo siano necessari alcuni chiarimenti.

Ritengo, innanzitutto, che sia opportuno e doveroso che l’Assemblea e le Commissioni trovino il modo e i tempi per occuparsi di questo, come di altri problemi, e diano un segnale ulteriore di attenzione rispetto a quello che già non facciamo e che non sta facendo neanche la Giunta. Credo che questo sia doveroso.

Penso, inoltre, che non sia di per sé la Commissione d’inchiesta che risolve i problemi, ma è necessario mettere in campo diversi strumenti per dare un contributo a fare quantomeno chiarezza su un settore che, come ho cercato di richiamare nel precedente intervento, ha la necessità assoluta di avere attenzioni e un diverso atteggiamento da parte delle istituzioni.

Detto questo, intendo precisare che sono convinto che tutti coloro che sono intervenuti in Aula hanno non solo la volontà, ma anche le competenze e le conoscenze territoriali per dare un contributo positivo. Tutti i colleghi consiglieri che sono intervenuti, a prescindere dai Gruppi di appartenenza. Quindi, darsi la possibilità di trovare la strada per lavorare congiuntamente sarebbe un segnale utile per i cittadini e in particolare per i lavoratori che ci chiedono risposte e soluzioni.

Per queste ragioni, ho ritenuto di avanzare una proposta che potesse andare in quella direzione. Volevo evitare che si arrivasse a un voto, perché il voto, secondo me, corre il rischio di non rappresentare le reali volontà dei consiglieri che sono intervenuti e che si stanno occupando del tema. Dopodiché, qualora si dovesse ugualmente arrivare a un voto, il voto noi lo esprimeremo. Mi permetto, però, di fare una precisazione: siamo tutti consapevoli che la Commissione di inchiesta in quanto tale non vuol dire niente. Questo dobbiamo dircelo chiaramente. Infatti, intendo proporre una modifica allo Statuto per eliminare la Commissione di inchiesta, perché, lo ripeto, di per sé questa Commissione non vuol dire niente, non ha nessun potere aggiuntivo rispetto alle Commissioni ordinarie. Questo tutti noi lo sappiamo, lo ripetiamo tutte le volte, ma poi ci ritroviamo continuamente qui. Tuttavia, siccome alla fine si esprime un voto, che rischia di dare una lettura politica errata della vicenda, su questo non vogliamo nessuna possibile cattiva interpretazione, ragion per cui esprimeremo il nostro voto e sarà un voto positivo.

Rimane, comunque, ferma la necessità di ripartire lunedì, al di là dell’esito del voto di oggi, con un percorso più allargato, unitario tra le forze politiche che sono interessate a dare un contributo in questa direzione e a svolgere un ruolo, per dare la possibilità all’Assemblea e alle Commissioni di fare luce, lo ripeto, non solo e non tanto su una vertenza, ma almeno su un paio di comparti che descrivono una condizione del lavoro nella nostra regione che non credo sia una condizione sulla quale si possa ancora transigere.

Questo è il contesto nel quale ci muoviamo. Quindi, noi voteremo a favore della proposta di istituzione della Commissione di inchiesta, sapendo che stiamo compiendo, rispetto al dato di utilità, una forzatura. Tuttavia, non vogliamo sottrarci dal dare un segnale. Auspico soltanto che, non appena terminata la votazione, non parta l’assalto a chi ha messo prima la bandierina o a chi è stato più bravo a fare questo o quell’altro, ma ci si concentri semplicemente sulla seduta di Commissione di lunedì. Quindi, da qui a lunedì evitiamo di caricare questo voto di eccessiva importanza, sapendo che quel giorno si darà avvio a un percorso e che la reale volontà si misurerà su quanto emergerà sul tema in generale della condizione del lavoro nelle rispettive Commissioni.

Lo ripeto, credo sia comunque opportuno e possibile attivare un percorso alternativo, che personalmente ho individuato nella Commissione di ricerca e di studio, ma se ne potrebbe indicare anche un altro, perché credo che l’Assemblea abbia la necessità e il dovere di avviare un percorso di studio e di indagine per far emergere con chiarezza la condizione del lavoro nella nostra regione almeno nel comparto della lavorazione delle carni e della logistica.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Taruffi.

Prego, consigliere Sassi.

 

SASSI: Intervengo semplicemente per chiedere il voto elettronico.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Sassi.

Se nessun consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione della richiesta di istituzione di una commissione assembleare d’inchiesta, oggetto 5626, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

41

Assenti

 

9

Votanti

 

40

Favorevoli

 

18

Contrari

 

22

Astenuti

 

--

 

PRESIDENTE (Rainieri): La richiesta di istituzione di una commissione assembleare d’inchiesta, oggetto 5626, è respinta.

 

OGGETTO 5398

Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni nei confronti del Governo affinché venga adottata una normativa volta a definire criteri univoci per il calcolo dell’Imposta Regionale sulle Emissioni Sonore degli Aeromobili Civili (IRESA), evitandone l’eventuale disapplicazione e nell’interesse della tutela del diritto alla salute dei cittadini, destinando inoltre il relativo gettito al contenimento del rumore ed al sostegno della popolazione delle zone interessate. A firma dei Consiglieri: Bertani, Sensoli, Piccinini, Sassi

(Continuazione discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo, quindi, all’atto di indirizzo oggetto 5398: Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni nei confronti del Governo affinché venga adottata una normativa volta a definire criteri univoci per il calcolo dell’Imposta Regionale sulle Emissioni Sonore degli Aeromobili Civili (IRESA), evitandone l’eventuale disapplicazione e nell’interesse della tutela del diritto alla salute dei cittadini, destinando inoltre il relativo gettito al contenimento del rumore ed al sostegno della popolazione delle zone interessate, a firma dei consiglieri Bertani, Sensoli, Piccinini e Sassi.

Nella seduta del 18 ottobre si è aperto il dibattito generale.

Su questo documento sono pervenute sei proposte di emendamento, di cui tre a firma dei consiglieri Paruolo e Tarasconi e tre a firma della consigliera Piccinini.

Ricordo che la consigliera Piccinini ha parlato per sette minuti, quindi ha ancora tre minuti a disposizione, il consigliere Paruolo ha già terminato il suo tempo e il consigliere Bertani ha cinque minuti a disposizione. Parlo, naturalmente, della discussione generale. Capisco che magari qualcuno se ne sia dimenticato, perché è stato molto interessante la volta scorsa, ma abbiamo già aperto la discussione il 18 ottobre, che si è conclusa con gli interventi che dicevo.

Siamo in discussione generale. Qualcuno vuole intervenire?

Prego, consigliera Piccinini. Ha tre minuti.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Riprendiamo una discussione che abbiamo avviato la volta scorsa…

 

PRESIDENTE (Rainieri): Se si ricorda dove è arrivata, sì, altrimenti…

 

PICCININI: Sì, certo.

Nel frattempo c’è stato un confronto con chi è intervenuto nello scorso dibattito, tant’è che sono stati prodotti da parte del Partito Democratico alcuni emendamenti, che noi abbiamo voluto, a nostra volta, subemendare. Esprimo solo un rammarico: la nostra risoluzione è stata depotenziata per quanto riguarda l’impegno. Noi, infatti, chiedevamo di affrontare questa situazione, che investe in particolare il territorio di Bologna, cercando di inserire all’interno degli impegni della Giunta una soglia minima rispetto al dialogo attualmente in essere in seno alla Conferenza Stato-Regioni, un modo, secondo noi, per superare l’impasse e permettere alle Regioni di applicare l’IRESA.

Desidero, a tal proposito, ricordare che l’IRESA è un tributo regionale destinato al completamento dei sistemi di monitoraggio acustico, al disinquinamento acustico e agli indennizzi, che è ciò che sta chiedendo anche il comitato che su Bologna sta intervenendo sull’aeroporto “Guglielmo Marconi”, che vive sulla propria pelle i disagi legati all’inquinamento acustico derivante da questa struttura. Purtroppo devo cogliere che questa Regione è un po’ restia a intervenire sulle questioni ambientali. Personalmente mi sono occupata diverse volte, ad esempio, di siti inquinati e puntualmente mi viene risposto che quella non è roba nostra e che, quindi, non si vuole investire neanche gli spiccioli. Qui, invece, si parla di inquinamento acustico, potremmo intervenire con l’applicazione di un tributo regionale, che produrrebbe quindi risorse certe, e non lo facciamo.

Gli emendamenti del PD, comunque, intendiamo accoglierli, anche se vengono stanziate delle briciole, perché finché si cerca di andare verso la tutela della salute dei cittadini siamo dalla parte dei cittadini, quindi qualsiasi cosa, anche se piccola, va bene. Però, oggettivamente non capisco quali siano le difficoltà ad applicare, come Regione, questo tributo. Del resto, l’aeroporto “Marconi” è in salute: il traffico è aumentato del 23 per cento rispetto al 2016 e si registra un utile netto del 7 per cento, pari al doppio rispetto allo scorso anno. Tra l’altro, a seguito dell’aperura del FICO Eataly World a Bologna i voli saranno in overbooking, quindi i turisti saranno felici di pagare un minimo di contributo in più per la tutela della salute pubblica. Quindi, obbiettivamente non capisco il motivo per cui non potremmo intervenire già noi, come Regione.

Vi segnalo un altro paradosso. Da un lato non si vuole applicare l’IRESA, che è un piccolo contributo agli aeromobili, che andrebbe, sì, a ripercuotersi sui cittadini, ma per un obiettivo chiaro e certo, vale a dire la tutela della salute pubblica, dall’altro il sindaco del Comune di Bologna, insieme al sindaco del Comune di Firenze, ha chiesto al Governo di varare i decreti attuativi di una legge che prevede una tassa di due euro a passeggero per finanziare la Città metropolitana (ex Provincia), che volevate abolire e che, invece, avete affamato.

Concludo dandovi una notizia. In data 2 novembre abbiamo imparato dagli organi di stampa che la Regione Piemonte questo tributo lo vuole applicare dal 1° gennaio. L’auspicio è che anche l’Emilia-Romagna lo faccia.

Siamo intervenuti e interverremo con un emendamento, riproporremo la stessa proposta in sede di bilancio. Avevamo una proposta di legge che, però, evidentemente, non ci sono i tempi per discutere entro la fine dell’anno. Quindi, interverremo in sede di bilancio.

Mi permetto solo un secondo di leggere le dichiarazioni della presidente della Commissione Trasporti della Regione Piemonte, che sarebbe la nostra Rontini piemontese…

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliera Piccinini, lei può intervenire dopo sugli emendamenti. Ha altri dieci minuti. La invito a concludere adesso.

 

PICCININI: Concludo velocemente.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Ha fatto come Taruffi, ha già detto tre volte “concludo”.

 

PICCININI: Io, però, non intervengo quanto il consigliere Taruffi.

La presidente della Commissione Trasporti della Regione Piemonte dichiara alla stampa: “Oggi la competenza è esclusiva della Regione e non c’è motivo per non applicarla, tanto più che esistono richiami formali dalla Corte dei conti che invita tutte le Regioni ad applicarla, pena incorrere nel danno erariale”. È quello che chiediamo noi: da un lato agire sulla Conferenza Stato-Regioni per omogeneizzare questo tributo a livello nazionale. Dall’altro, però, chiediamo alla Regione di fare il proprio dovere ed intervenire nel frattempo che la Conferenza Stato-Regioni deciderà il da farsi. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Piccinini.

Se non ci sono altri interventi in discussione generale, passiamo alla discussione generale sugli emendamenti. Dieci minuti per ciascun consigliere.

Consigliere Paruolo, prego.

 

PARUOLO: Grazie, presidente.

L’argomento era rimasto interrotto dalla fine della scorsa seduta. Ci abbiamo lavorato, come ha detto già la consigliera Piccinini. Il senso qual è? Il senso è che noi riteniamo sia importante affrontare il tema del rumore in generale e in particolare sugli aeroporti e, se vogliamo, in particolare, sull’aeroporto di Bologna.

Ho spiegato già nello scorso intervento che ci sono, a mio avviso, diversi margini su cui impegnarsi per cercare di ridurre questo rumore. La tassa di cui parliamo oggi, l’IRESA, in realtà non è un qualcosa che porta in automatico alla diminuzione del rumore. Si tratta semplicemente di applicare una tassazione che “compensi” il rumore. Quindi, non è che l’esito per i cittadini, applicando la tassa, sia quello che diminuisce il rumore. L’esito è quello che, in teoria, si accumulano dei soldi che possono essere investiti, almeno in parte, per fare delle opere che possano attutire il tema.

Qual è il vero vincolo che ha impedito o comunque che ha frenato le Regioni dalla sua applicazione? Essendo una tassa regionale – non tutte le Regioni dispongono di un sistema molteplice di aeroporti, e dopo spiego perché è importante questa cosa – di fatto applicarla o meno significa spostare dei flussi di aeromobili verso altre direzioni.

Per esempio, la Regione Lazio ha applicato la tassa su Fiumicino provocando uno spostamento verso altri aeroporti di diversi vettori che, per non pagare la tassa che veniva in qualche modo a essere applicata su quell’aeroporto, hanno scelto un altro aeroporto, sempre nella capitale.

Se noi avessimo due aeroporti con un traffico molto intenso, applicando la tassa su uno, potremmo provocare, in modo artificioso, uno spostamento di traffico sull’altro. Se la si applica soltanto sull’aeroporto di Bologna, perché la Regione può sostanzialmente disporre soltanto questo, l’effetto che si rischia di ottenere è di spostare verso aeroporti del Veneto o di altre regioni confinanti flussi di traffico che in questo momento vengono verso l’Emilia-Romagna, annullando quindi uno sforzo che l’aeroporto sta facendo anche a beneficio del turismo e della attrattività della nostra regione.

Le modifiche che noi abbiamo introdotto, perché noi non neghiamo che ci sia una potenzialità in questo, all’ordine del giorno proposto dai colleghi del Movimento 5 Stelle sono volte a dire che deve esserci un’applicazione uniforme sul livello nazionale in modo tale che venga definita e non sia facoltà poi di ogni Regione applicarla o meno, perché altrimenti, nel momento in cui ci sono Regioni che non la applicano, le Regioni confinanti sono in qualche modo portate a non renderla effettiva come applicazione.

La richiesta che faremo, penso dopo la votazione, sugli emendamenti e sui subemendamenti che ci sono stati e su cui ci siamo confrontati sarà quella di portare la questione nel livello di competenza, cioè il livello di Conferenza Stato-Regioni e Governo, in modo tale che ci sia la possibilità di affrontare il tema su scala nazionale, come è giusto che sia fatto.

Concludo dicendo che se invece vogliamo affrontare l’argomento rumore, il punto su cui, secondo me, bisogna agire e bisogna comprendere, perché ci sono, a mio avviso, dei margini che intuisco essere molto corposi, è quello della operatività dell’aeroporto di Bologna, perché l’aeroporto di Bologna ha due direttrici. Una insiste su Bargellino e interessa una zona pochissimo abitata in confronto all’altra direttrice, che è quella della città. Il tema vero è che l’operatività sull’aeroporto di Bologna vede ancora un uso cospicuo di decolli verso la città. Dico “decolli” perché i decolli sono più rumorosi degli atterraggi, però anche degli atterraggi evidentemente. Se si riuscisse a organizzare il traffico aereo in modo tale che, invece, i decolli e anche molti degli atterraggi avvenissero per lo più lungo la direttrice Bargellino ci sarebbe un grande beneficio per i cittadini che abitano nella zona molto popolata di Bologna Nord, tra l’altro che include anche marginalmente il posto in cui siamo fisicamente collocati. Ed è proprio su questo, secondo me, che devono concentrarsi i nostri sforzi.

Se vogliamo affrontare il problema e vogliamo risolverlo sarà il caso di concentrarci laddove il problema può essere affrontato. Se, invece, vogliamo semplicemente segnalare ai cittadini che ci stiamo muovendo per dire che la cosa è importante, possiamo fare anche altro.

Dopodiché, ripeto, non ci sottraiamo, non ci siamo sottratti e voteremo questa risoluzione emendata, perché comunque ha una sua valenza. Però, non nascondiamoci. Se vogliamo portare effettivamente un beneficio, dobbiamo arrivare a incidere sulle politiche della torre di controllo, che invece – questa è la mia sensazione e con questo concludo – nel momento in cui si dice che ci sono vari motivi per cui possiamo decidere l’operatività e quindi verso quale direzione decollano gli aerei, il primo motivo è evidentemente quello della sicurezza, che nessuno intende mettere in discussione, perché se ci sono motivi di sicurezza è giusto che il decollo avvenga nella direzione più sicura. Tuttavia, la sensazione è che accanto al problema della sicurezza ci sia la comodità logistica di osservare orari, accorciare traiettorie, affrettare partenze, usare la pista sempre con una direzione specifica, che spingono poi, nel momento in cui c’è l’operatività, a far sì che ci siano molti decolli che avvengono verso la città.

Se uno guarda le statistiche si rende conto che ci sono stati dei mesi in cui effettivamente c’è stata una diminuzione significativa e non si capisce perché in molti altri mesi, invece, venga usata in modo così cospicuo la direzione verso la città e forse se continuiamo ad attardarci a discutere di questioni che sono marginali rispetto al tema centrale rischiamo di non andare a toccare laddove, invece, bisogna arrivare ad incidere per riuscire effettivamente a impattare sul problema e cercare di risolverlo, io aggiungo possibilmente senza limitare l’operatività dell’aeroporto, perché è importante che l’aeroporto funzioni, ma semplicemente facendo in modo che l’operatività avvenga dando un valore più alto di quello che viene attualmente considerato rispetto al tema ambientale e del rispetto della minimizzazione dell’inquinamento acustico, soprattutto sulle zone densamente abitate.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Paruolo.

Consigliere Pettazzoni, prego.

 

PETTAZZONI: Grazie, presidente.

Se già prima c’era un po’ di confusione rispetto a questa risoluzione, credo che le capacità divinatorie di invertire le rotte e i decolli degli aerei la acuiscano ancor di più in quanto penso che questa sia davvero una soluzione difficilmente percorribile e non credo proprio sia la medicina per risolvere il problema.

Aggiungo che un altro motivo che genera un po’ di confusione è vedere che, a fronte di una svolta autonomista di questa Regione, si va, di nuovo, verso il centralismo chiedendo che venga attribuita una logica nazionale ad un tributo. Pertanto, tutta questa confusione non potrà che sfociare in un voto di astensione.

Rilevo una cosa che è scritta bene nella risoluzione del Movimento 5 Stelle. È stato richiesto alla ASL di fare un’indagine epidemiologica che è stata avviata nel settembre 2017. Credo sia fondamentale attenderne i risultati.

Dopodiché, che siano i tributi provenienti dall’IRESA, che siano interventi strutturali fatti sull’aeroporto, sicuramente una risposta in termini di contenimento del rumore e, diciamo così, di aiuto, di sostegno alle popolazioni che abitano nei pressi dell’aeroporto, è necessario darla.

Ribadisco il voto di astensione, ribadisco la confusione che nasce anche – e ci porta a questa decisione – dagli emendamenti e dai subemendamenti.

Il combinato disposto di tutti questi emendamenti e subemendamenti alla risoluzione originale crea sicuramente una risoluzione annacquata che non riteniamo essere una soluzione puntuale al problema. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Pettazzoni.

Non avendo nessun altro iscritto in discussione generale sugli emendamenti, passiamo alle dichiarazioni di voto congiunte sulla risoluzione e sugli emendamenti. Cinque minuti per Gruppo.

Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Intervengo solamente per ribadire che sul percorso Conferenza Stato-Regioni, come dicevo prima, noi siamo assolutamente d’accordo, tant’è che gli emendamenti li accettiamo e voteremo la risoluzione, ancorché annacquata. Quello è un percorso. Su quello che si diceva prima rispetto alla direzione degli aerei (decollo, atterraggio, torre di controllo e quant’altro) noi non abbiamo competenze dirette. Quindi, faccio fatica a capire anche con quali poteri possiamo andare ad intervenire direttamente rispetto alla gestione di questo problema. Ed è per questo che noi chiediamo di attivarci, come Regione, e fare quello che già possiamo fare. È questione di risorse certe che potremmo avere e, come si diceva prima, qui c’è tutto un discorso rispetto ad un’autonomia che andiamo cercando a destra e sinistra e poi, però, quando possiamo fare qualcosa con una competenza che ci spetta e che potremmo attuare non la facciamo. Francamente, il Marconi, come già detto, non è un aeroporto in crisi.

In Piemonte l’aeroporto di Torino ha la metà dei nostri passeggeri. Però, dall’altra parte, andiamo a tassare i turisti per ripianare i conti della Città metropolitana. Allora, o scappano le compagnie aeree o scappano i turisti. È una cosa che francamente non ha tanto senso. La nostra posizione rimane quella che mira a dire: va bene la Conferenza Stato-Regioni, ma ha dei tempi lunghi. La legislatura sta volgendo al termine.

Credo che, come Regione, abbiamo l’obbligo di intervenire applicando questa tassazione, che, ripeto, ci darà risorse certe.

In sede di bilancio andremo a verificare, visto che i comitati ci chiedono interventi più efficaci rispetto alle mitigazioni del rumore, quanto stanzierete effettivamente. Se veramente vogliamo risolvere un problema senza applicare l’IRESA, ma intervenendo diversamente, allora bisogna che queste risorse siano però stanziate a bilancio. Quando sarà il momento andremo effettivamente a verificare se sarà così o meno.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Piccinini.

Consigliere Paruolo, prego.

 

PARUOLO: Voteremo a favore degli emendamenti che abbiamo presentato, firmati da me e dalla collega Tarasconi. Voteremo a favore di due dei subemendamenti presentati dalla collega Piccinini, che emendano gli emendamenti che abbiamo presentato.

L’ultimo, che non voteremo, è quello che riguarda l’impegno sul bilancio. La discussione sul bilancio è imminente, nel senso che oggi la Giunta dovrebbe aver approvato il bilancio. Avremo sicuramente modo di affrontare l’argomento quando parleremo della legge di bilancio.

Semplicemente non inseriamo l’argomento bilancio all’interno di questa risoluzione visto che ci sarà l’opportunità di affrontarlo nella sede propria nei prossimi giorni.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Paruolo

Non avendo più nessuno iscritto in dichiarazione di voto, cominciamo con le votazioni degli emendamenti.

Nomino scrutatori i consiglieri Prodi, Mori e Sassi.

Chiedo l’assenso al consigliere Bertani per la votazione degli emendamenti.

 

BERTANI: Certo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

Metto in votazione, per alzata di mano, il subemendamento 4, a firma della consigliera Piccinini.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Il subemendamento 4 è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 1, a firma dei consiglieri Paruolo e Tarasconi, come subemendato.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 1 è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, il subemendamento 5, a firma della consigliera Piccinini.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Il subemendamento 5 è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 2, a firma dei consiglieri Paruolo e Tarasconi, come subemendato.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 2 è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 3, a firma dei consiglieri Paruolo e Tarasconi.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 3 è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 6, a firma della consigliera Piccinini.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 6 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 5398, a firma dei consiglieri Bertani, Sensoli, Piccinini e Sassi.

 

(È approvata a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): La risoluzione oggetto 5398 è approvata.

 

OGGETTO 5331

Risoluzione per impegnare la Giunta a chiedere ai senatori emiliano-romagnoli di attivarsi per l’approvazione della riforma della cittadinanza (c.d. Ius soli), e a chiedere, se necessario, al Presidente del Consiglio dei Ministri di porre la questione di fiducia, nonché a promuovere momenti di discussione pubblica. A firma dei Consiglieri: Prodi, Torri, Taruffi

(Discussione e reiezione)

 

OGGETTO 5713

Risoluzione per impegnare la Giunta a sollecitare il Parlamento e il Governo affinché vengano messi in campo tutti gli strumenti per approvare il disegno di legge n.  2092, nonché a promuovere una adeguata campagna informativa sul tema Ius soli e sulle modalità di concessione della cittadinanza. A firma dei Consiglieri: Calvano, Boschini, Caliandro, Marchetti Francesca, Mori, Poli, Pruccoli, Montalti, Tarasconi, Zappaterra, Iotti, Molinari, Lori, Zoffoli, Ravaioli, Campedelli, Serri, Sabattini, Mumolo, Rossi Nadia, Rontini

(Presentazione, discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo all’oggetto 5331: Risoluzione per impegnare la Giunta a chiedere ai senatori emiliano-romagnoli di attivarsi per l’approvazione della riforma della cittadinanza (Ius soli), e a chiedere, se necessario, al presidente del Consiglio dei Ministri di porre la questione di fiducia, nonché a promuovere momenti di discussione pubblica, a firma dei consiglieri Prodi, Torri, Taruffi.

A tale oggetto è abbinato l’oggetto 5713: Risoluzione per impegnare la Giunta a sollecitare il Parlamento e il Governo affinché vengano messi in campo tutti gli strumenti per approvare il disegno di legge n.  2092, nonché a promuovere una adeguata campagna informativa sul tema ius soli e sulle modalità di concessione della cittadinanza, a firma dei consiglieri Calvano, Boschini, Caliandro, Marchetti Francesca, Mori, Poli, Pruccoli, Montalti, Tarasconi, Zappaterra, Iotti, Molinari, Lori, Zoffoli, Ravaioli, Campedelli, Serri, Sabattini, Mumolo, Rossi Nadia. La consigliera Rontini ha aggiunto la sua firma.

Passiamo alla discussione generale congiunta sui due documenti. Dieci minuti per ogni consigliere.

Consigliere Calvano, prego.

 

CALVANO: Grazie, presidente.

Intervengo per illustrare la risoluzione presentata come Partito Democratico.

C’è certamente una fotografia demografica inconfutabile in Europa e in Italia. Prendo alcuni dei Paesi più importanti e più grandi, come la Germania, dove ci sono 7,5 milioni di stranieri, 5,4 milioni di stranieri in Gran Bretagna, 5 milioni in Italia, 4,5 milioni in Spagna, 4,4 milioni in Francia. È una fotografia oggettiva. È una fotografia che non si modifica con il modificarsi di coloro che governano in questi Paesi.

Non assistiamo, in base all’andamento delle elezioni, a improvvisi aumenti delle immigrazioni o a improvvisi crolli dell’immigrazione. È un dato di fatto che si registra ormai nei Paesi europei così come a livello globale. C’è un’altra fotografia demografica inconfutabile, che è quella legata al calo di natalità che sta attraversando il nostro Paese. Sono proprio di questi giorni alcuni dati che fotografano un’Italia dove crolla il numero dei nati e nel quale, però, gli immigrati e i figli di stranieri coprono il 20 per cento dei nuovi nati.

Altri dati oggettivi sono il contributo che gli stranieri danno al PIL del Paese, pari all’8,8 per cento, e il saldo con il quale contribuiscono ai conti pubblici del Paese, pari a 5 miliardi.

Questi numeri sono quelli con i quali qualunque Governo deve fare i conti. Sono numeri che confermano una cosa, che è arrivato il momento di ridefinire i diritti e al contempo i doveri di coloro che nascono e vivono nel nostro Paese. C’è chi dice che questo è un tema che andrebbe trattato in sede europea. In realtà, l’Europa ha già deciso cosa fare su questo, e lo ha fatto dal basso, non aspettando una decisione dell’Unione europea, ma muovendosi all’interno di ogni singolo Paese. Così abbiamo lo ius soli condizionato in Germania, lo ius soli assoluto in Gran Bretagna, lo ius soli quasi assoluto in Irlanda, lo ius soli di seconda generazione in Spagna e altre forme con diverse gradazioni in Belgio e Francia.

Rispetto a questi Paesi, quindi, in Italia c’è una lacuna normativa che determina un incredibile paradosso: un immigrato che arriva in Italia in età adulta dopo dieci anni può chiedere la cittadinanza, un bimbo che nasce in Italia deve aspettare il compimento del diciottesimo anno di età. È chiaramente un paradosso. È un paradosso oltretutto poco giustificabile dal punto di vista giuridico e anche dal punto di vista culturale.

Il ddl n. 2092, approvato dalla Camera e in discussione al Senato, interviene proprio su questo punto, sul quale mi piacerebbe confrontarmi nel merito.

Mi dispiacerebbe confrontarmi con qualcuno che per dire “no” allo ius soli arrivasse a raccontare in quest’Aula, ma anche fuori da quest’Aula, che in funzione dell’approvazione di quel ddl ci troveremmo barconi di partorienti partenti dal Mediterraneo che vengono a partorire in Italia.

Se qualcuno utilizzasse questo argomento – argomento che è stato più volte utilizzato – sarebbe fuori strada e se lo fosse dopo aver letto il ddl n. 2092 vuol dire che avrebbe deciso che non vuole discutere e nemmeno confrontarsi pacatamente su questo tema.

Il ddl, in realtà, prevede che possano acquisire la cittadinanza italiana dopo essere nati qui solo quei bambini nati da genitori per i quali almeno uno sia un soggiornante di lungo periodo. Se poi sono extra Unione europea a questo devono aggiungere un reddito non inferiore all’assegno sociale, la disponibilità di un alloggio e la conoscenza di base della lingua italiana.

A questa opportunità si aggiunge anche lo ius culturae, sempre in quel ddl, che consente ai bimbi che hanno avuto un percorso formativo scolastico di cinque anni, che sono arrivati in Italia prima del compimento del dodicesimo anno di età, di poter essere riconosciuti, su richiesta dei genitori, cittadini italiani. Nessun barcone pieno di partorienti, semplicemente una norma che cerca di dare un assetto giuridico a ciò che è già così nei fatti.

Questo riconoscimento di cittadinanza in base allo ius soli cosiddetto temperato toglie qualcosa a qualcuno? No. Dà a qualcuno dei diritti senza chiedere dei doveri? No. Riconosce che un bimbo nato in Italia possa essere un cittadino italiano, con i suoi diritti e con i suoi doveri. A quel bambino, così come a quello nato da genitori italiani, ogni tanto bisognerebbe dare ascolto. Provo a dirla così. Se due bambini hanno la pelle di colore diverso e, al contempo, indossano anche un maglione di colore diverso, per identificarsi tra di loro è difficile che utilizzino il colore della pelle. È molto più facile che utilizzino il colore del loro maglione. È facile che tra di loro si salutino con frasi o espressioni dialettali. È facile che qualche bimbo nato in Italia da genitori stranieri parli italiano molto meglio di chi gli vorrebbe negare la cittadinanza.

Con un po’ di umiltà bisognerebbe mettersi in ascolto di questi bambini. Di recente il professor Bianchi, non nella sua veste di assessore, ma nella veste di scrittore in questo caso, perché ama ogni tanto scrivere delle favole, mi ha regalato un libro, mi ha regalato una favola nella quale, a seguito di una domanda di un bambino, il proprio padre gli racconta, in modo semplice, come si sviluppano le fasi lunari.

Ecco, se magari partissimo dalla domanda di un bambino, forse ci verrebbe più facile spiegare il senso dello ius soli. Credo che sia una questione di civiltà.

Per questo nella nostra risoluzione auspichiamo che il Governo e il Parlamento utilizzino tutti gli strumenti a loro disposizione affinché questo ddl diventi legge. Probabilmente chi fra cinquant’anni leggerà i libri di storia si chiederà: “Come facevate cinquant’anni fa a discutere di una cosa che oggi ci pare così spontanea e sacrosanta?”.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Calvano.

Consigliere Sassi, prego.

 

SASSI: Grazie, presidente.

Noi su questo tema, a livello nazionale, ci siamo già largamente espressi. Qui andremo a ribadire quella posizione, che riteniamo assolutamente coerente.

Noi non crediamo che arriveranno barconi di partorienti in Italia, non abbiamo questa preoccupazione, non l’abbiamo mai avuta, anzi, tutt’altro. Crediamo che l’Italia sia in ritardo su questo tipo di intervento, che deve trovare una sua soluzione e una sua equità e giustizia sociale in uno scenario di caratura più europea. Non ci dobbiamo preoccupare esclusivamente del territorio nazionale, visto che non ci preoccupiamo dei barconi di partorienti che arriveranno, ma ci preoccupiamo anche del fatto che noi non siamo solo la nazione Italia, ma siamo anche un membro della Comunità europea. Ovviamente, dobbiamo inquadrare questo tipo di azione anche in quell’ambito.

Si parla di ius soli temperato. In realtà, questa norma, la legge n. 2092, non va a risolvere i problemi alla radice, va a introdurre degli elementi che, però, non producono quella soluzione che evita proprio quei problemi che oggi sono delle incongruità, delle dissonanze su quello che dovrebbe essere un diritto di questi ragazzi.

Soprattutto mi riferisco in modo particolare, ma non solo, ai giovani che venivano citati poc’anzi, magari alcuni di loro parlano il dialetto anche meglio di me perché sono nati qui, perché sono cresciuti qui. Questa legge non va a togliere quei balzelli che, in realtà, oggi sono di ostacolo a questi ragazzi per riconoscere la cittadinanza.

Per questo lo scenario deve essere più ampio e omogeneo a livello anche europeo, perché non c’è questa omogeneità a livello europeo. Non esiste, a quanto mi risulta, uno ius soli puro in nessun Paese europeo. Extraeuropeo sì: abbiamo l’America, l’Argentina, il Brasile, il Canada. Però, a livello europeo non esistono. Esistono varie soluzioni, varie ricette che permettono l’ottenimento della cittadinanza con paletti ben precisi, persino laddove c’è una apparente chiarezza sull’argomento.

Credo che si sia fatto un po’ di – non voglio dire “propaganda” perché non è bello – storytelling sul termine ius soli e non invece su quello che è più caratterizzante dell’atto legislativo proposto a Roma, che è lo ius culturae temperato, che è più corretto chiamare così. Non stiamo parlando di uno ius soli come siamo abituati a recepire, a capire.

È comunque un atto che va portato avanti o comunque va portato a conclusione, perché c’è da ripianare un vulnus normativo che oggi crea solo problemi a chi, in realtà, ha pieno titolo e pieno diritto, a mio avviso, a nostro avviso, di diventare cittadino di questa nazione e dell’Europa.

Noi crediamo, però, che questo tipo di provvedimento, come detto, debba veder coinvolto un discorso più europeo che italiano, anche perché quello che è proposto dal PD, come è stato detto, non va a risolvere i problemi alla radice, ma va semplicemente a dedurre alcune caratteristiche che non sono neanche automatiche nell’acquisizione della cittadinanza. Quindi, non va a risolvere quelli che oggi sono gli ostacoli, i veri ostacoli. Pensiamo che tutto questo, ad oggi, abbia creato più che altro una battaglia tra buoni e cattivi, cosa che trovo poco edificante per la politica fatta con la “P” maiuscola.

Abbiamo espresso in più occasioni una posizione chiara. Siamo assolutamente disponibili a fare una discussione seria e omogenea nel merito, a tutti i livelli, partendo ovviamente, come detto, dal consesso europeo, perché lì dobbiamo capire se siamo tutti i membri dello stesso continente e dobbiamo capire come gestire questo tipo di problema e fare in modo che ci sia un’omogeneità condivisa con tutti.

Credo che lo ius soli temperato, che oggi viene proposto con quell’atto che oggi è fermo al Senato, non sia quel provvedimento che vada effettivamente ad eliminare tutti i balzelli che oggi ostacolano l’ottenimento della cittadinanza da parte, e non solo, dei ragazzi più giovani che qui sono nati.

Non credo ci sia molto altro da dire. La nostra posizione è molto chiara. Vedremo se ci sarà la possibilità di discuterlo là dove, secondo noi, è il caso di elaborarlo, discuterlo e condividerlo con altri Paesi. Noi ci saremo e saremo pronti a fare la nostra parte. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Sassi.

Consigliere Foti, prego.

 

FOTI: Non entrerò nella discussione che ha intrapreso il collega Calvano quasi con una mozione degli affetti, io dico che è dal 1992, quindi da un po’ di anni, se non erro, da 25 anni che nell’ordinamento italiano vi sono dei modi di acquisizione della cittadinanza alternativi allo iure sanguinis. Chiunque abbia letto la legge n. 91 sa perfettamente che la stessa disciplina una serie di casi per i quali l’acquisizione della cittadinanza prescinde dallo iure sanguinis.

Non si vede per quale ragione, dopo che questa legge è stata così realizzata, oggi si vogliono introdurre, con la scusa, in realtà, poco commendevole di utilizzare i minori per vicende per le quali i minori già possono acquisire la cittadinanza italiana, perché chiunque voglia andare a vedere i contenuti della legge n. 91 sa benissimo che vi è tutta una serie di casi che disciplinano la materia.

Si dirà che sono cambiate le condizioni rispetto a 25 anni fa. Certo, sono cambiate le condizioni rispetto a 25 anni fa, tant’è vero che io mi sarei aspettato che vi fosse, invece, una diversa valutazione in ordine alle procedure per l’acquisizione della cittadinanza, che è altra cosa perché, come voi sapete, una volta che sono passati i dieci anni, vi è una procedura che ha un minimo di giorni mai quantificato, ma viene conclusa tradizionalmente nel numero massimo dei giorni e cioè in 730 giorni.

Dopodiché, vi è la procedura per andare davanti al Prefetto, giurare, poi si va in Comune e finalmente si è diventati cittadini italiani. Aggiungo che l’automatismo che vuole introdurre il disegno di legge in questione è un automatismo quantomeno curioso nelle norme transitorie. Io non ho sentito parlare il collega Calvano della norma transitoria che viene introdotta, ma quella norma transitoria non è fatta per i bambini, è fatta per gli adulti. Ed è una norma transitoria che probabilmente serve a farvi perdere qualche altro centinaia di migliaia di voti.

È vero che questa norma potrebbe introdurre nuovi 800.000 elettori, e anche sotto questo profilo temo che il voto di fiducia possa servire poco per raggiungere questa finalità, perché, com’è noto, le liste elettorali devono essere riviste entro il mese di gennaio. Quindi, non ci sarebbe alcun tempo per fare ciò che è stato studiato a tavolino per acquisire 800.000 potenziali elettori in più. Però, io vi garantisco che se vi metteste la parrucca, la barba e un cappello in testa e provaste a raccogliere le firme contro lo ius soli nelle vostre zone trovereste molti vostri elettori che vengono a firmare, molti più di quanti ne abbiamo noi, molto più inferociti di quanto non se ne possano trovare di dissidenti che pure ci sono, e robusti, nelle file del centrodestra.

Il problema è trasversale. Il problema della cittadinanza non è un problema di destra o di sinistra, è un problema innanzitutto, cosa che non è stata minimamente toccata in nessun discorso in questo momento, di identità nazionale. Mi dispiace che si continui a pensare che si risolve il problema dell’integrazione dando un fogliettino in mano a uno e dicendo: “Tu sei cittadino italiano”.

Non vorrei essere antipatico, ma perché non provate a leggervi qualche passo del Manzoni sul tema della cittadinanza? Penso che sia una fonte abbastanza neutra. Penso che non sia una fonte politicamente schierata. Eppure, se andate a vedere lo Zibaldone c’è qualcosa che proprio riguarda questo tema, e lo tratta in modo molto fine.

 

(interruzioni)

 

Sì, scusate, Leopardi. Chiedo scusa, è Leopardi. Era notoriamente un estremista di destra! Lo dico per il collega Taruffi. Andate a guardare quel passo. Penso che non sia stato scritto nelle condizioni in cui oggi noi interveniamo, che potrebbero essere anche delle condizioni dettate, come mi pare di aver capito, anche da qualche interesse politico.

Perché non dobbiamo ricordare cos’è successo nella storia, quando si è ecceduto sul tema della cittadinanza? Io non penso che si trovi meglio uno a parlare con me se è cittadino italiano o non è cittadino italiano. Si trova meglio a parlare con me se è una persona perbene o se non è una persona perbene, che prescinde dal concetto di cittadinanza.

Volete fare quest’ultimo regalo al centrodestra? Fatecelo! Vorrà dire che sarà la prima abrogazione di una legge che faremo quando arriviamo in Parlamento, perché poi a furia di fare i voti di fiducia sulla legge elettorale, sulla riforma costituzionale, sullo ius soli poi non potrete appellarvi al presidente della Repubblica perché altri hanno utilizzato anche essi il voto di fiducia.

Se si vuol tenere in piedi una legge per due mesi, potete anche farlo. Io penso che sarebbe molto più saggio in questo momento preoccuparsi di qualcosa di diverso. Pare che a maggio si debba dare una risposta all’Unione europea su una situazione di bilancio fortemente preoccupante. Quella dovrebbe essere la preoccupazione di una classe dirigente che, indipendentemente dal traguardo delle elezioni, punta a servire il Paese; non dico a servire il popolo, perché era un quotidiano caro a Taruffi.

Probabilmente anche attraverso lo ius soli si pensa di servirsi del popolo, ma io penso che più che uno ius soli sarà uno “ius sola”.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Consigliere Fabbri, prego.

 

FABBRI: Presidente, mi sento di iniziare l’intervento come fa sempre la maggioranza nei confronti delle proposte che facciamo noi, dicendo che a nostro avviso non sembra un tema di carattere regionale, che c’è già un PdL, tra l’altro presentato dai Gruppi di questa maggioranza alle Camere, e che non capiamo sinceramente perché si debba trattare questo tema a livello regionale.

Lo dico specialmente per il Partito Democratico, non tanto per l’ala più di sinistra, che oggi chiede una risposta da questo punto di vista, ed è minoranza attualmente. Non capisco perché il Partito Democratico debba presentare a livello regionale una risoluzione su un tema che gli è così caro. Basterebbe che il segretario regionale del Partito Democratico, Paolo Calvano, mandasse un messaggio ai suoi colleghi alla Camera dei deputati, alla presidente e al Senato, per calendarizzare l’iter che può portare all’approvazione di questo progetto di legge, quando invece evidentemente non è così chiaro questo tema all’interno dei Gruppi parlamentari del Partito Democratico.

È un tema che divide, come diceva prima il consigliere Foti. Divide il Partito Democratico. Evidentemente qualcuno non vuole portarlo avanti per motivi di consenso, non tanto per motivi di carattere ideologico, e c’è questa divisione all’interno del PD. Non capiamo perché un Gruppo consiliare, che dovrebbe essere tra l’altro molto importante per il Partito Democratico a livello nazionale, porti questa risoluzione in quest’Aula, però ormai siamo abituati a tutto e capiamo che si debba mettere una pezza alla risoluzione che ha presentato la sinistra italiana e i Gruppi di sinistra alternativa all’interno di questo Consiglio.

Crediamo che sia una grande pagliacciata e un grande danno che si farà all’Italia, nel caso in cui un progetto di legge di questo tipo passasse in questi mesi nelle Camere del nostro Parlamento, perché non condividiamo in nulla lo scopo di tale provvedimento.

Crediamo che l’iter attuale legislativo sia quello corretto, nel senso che uno che ha 18 anni, che ha vissuto nel nostro Paese, che è nato da cittadini stranieri, ha tutte le possibilità di chiedere quello che vuole dal punto di vista della cittadinanza e non capiamo quale sia la forzatura.

Quando non capisco una cosa, cerco di comprendere cos’è che muove il Partito Democratico a portare avanti questo sforzo sia in quest’Aula, che nelle aule parlamentari.

Ebbene, credo che sia una cosa molto semplice, ossia il bisogno, il fabbisogno di un consenso elettorale che oggi non c’è più a livello di cittadini italiani autoctoni e si cerca invece di ingrandire il proprio consenso attraverso questo tipo di strumento, facendo passare tra l’altro gli altri come quelli cattivi perché, non me ne voglia Calvano, sentir parlare di bambini su questo tema che si sentono diversi, perché uno ha la cittadinanza italiana e l’altro no sinceramente fa un po’ ridere.

Chiederei alla Presidenza se ci può fornire dei fazzoletti le prossime volte che trattiamo questi temi, perché è stato commovente l’intervento che è stato fatto. Se continuiamo a fare del pathos, credo che tutti i colleghi consiglieri regionali avranno bisogno di asciugare le proprie lacrime davanti agli interventi commiserevoli del Gruppo del Partito Democratico.

A mio avviso, si deve guardare la cosa nella sostanza e non facendo delle considerazioni di basso profilo. Se vogliamo bene al nostro tessuto sociale, alla nostra sovranità, credo che sia opportuno rimanere sulle regole che ci sono e non andare oltre, specialmente in questo momento storico, dove gli sbarchi continuano, dove stiamo regalando miliardi di euro a delle associazioni, a delle cooperative che gestiscono finti profughi, nella maggior parte dei casi, che arrivano sul nostro territorio nazionale e credo che sia in leggera controtendenza il fatto che il PD voglia portare avanti un progetto di legge così assurdo, come è appunto quello dello ius soli.

Credo anche che, se dobbiamo parificare i bimbi italiani con i bimbi stranieri non sia questo il terreno su cui dobbiamo lavorare, ma che occorra invece dare pari dignità a tutti in termini di giustizia, perché siamo in un Paese dove se qualcuno fa del male a un altro non viene neanche arrestato; in termini di lavoro, la disoccupazione cresce e l’Italia non riesce a rispondere neanche alle esigenze di lavoro dei cittadini italiani; e in termini di fiscalità, dove le nostre aziende sono tartassate, così come le aziende dei cittadini stranieri che lavorano sul nostro territorio.

Lezioni di moralità da parte di chi vuole proporre questo progetto di legge come un qualcosa di innovativo rispetto a questo Paese, o come qualcosa al passo coi tempi rispetto ad altre zone dell’Europa, non le accettiamo. Le rimandiamo al mittente.

Credo che invece si debba lavorare su altri temi. Per questo la Lega contrasterà questo provvedimento in ogni modo, anche nelle aule preposte. Abbiamo lanciato una raccolta firme proprio sabato e domenica contro questo tipo di provvedimento, perché vogliamo bene a questo Paese. Vogliamo che, anche se abbiamo ancora tre o quattro mesi che ci separano dalle elezioni, non vengano fatti ulteriori danni da parte di questo Governo renziano e che il Pd abbia almeno la decenza di aspettare questo turno elettorale, in cui magari potranno scegliere i cittadini italiani se dare il voto a chi vuole aprire le porte del nostro Paese in maniera indiscriminata a tutti, o a chi invece vuole difendere i confini, non solo del nostro territorio, ma anche di civiltà che abbiamo costruito da quando siamo una Repubblica.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Fabbri.

Consigliere Aimi, prego.

 

AIMI: La civiltà l’abbiamo costruita anche da prima di diventare una Repubblica, posto che sono circa 3000 anni che ne siamo portatori in tutto il mondo. Comunque, al di là di queste considerazioni, credo che ci siano alcuni dati che debbano essere presi in assoluta e attenta considerazione, per far comprendere come il ragionamento sull’accettazione dello ius soli sia per l’Italia un errore madornale che si rivelerà, con tutta la sua deflagrazione, nei prossimi anni.

Innanzitutto, vengo al primo dato: negli ultimi tre anni abbiamo accolto circa mezzo milione di immigrati. In 70.000 circa hanno ottenuto lo status di rifugiati, 430.000 sono clandestini. Credo che non abbiamo bisogno in questo momento dello ius soli.

La cittadinanza italiana è uno status e non un diritto. Non è che si possa concedere con un automatismo. Ricordo a me stesso che l’Italia è la nazione che in Europa concede ogni anno più cittadinanze: 200.000 ogni anno. Non è un numero di poco conto. Credo che quindi dovremmo fare un ragionamento e capire come mai il nostro legislatore sembra orientato sullo ius sanguinis e non sullo ius soli.

La ragione è molto semplice. Lo ius soli è tipico di alcuni Paesi. Ne sono portatori l’Australia e gli Stati Uniti. Ricordo che la percentuale – bisognerebbe sapere questi dati, io li cito con una forse non eccessiva precisione – di abitanti dell’Australia per chilometro quadrato è di circa 2,3, poco più negli Stati Uniti, mentre in Italia è di oltre 200 per chilometro quadrato, il che significa che abbiamo una densità di popolazione effettivamente molto elevata.

Ulteriore elemento: se passa questo principio, attireremo verso l’Italia altra disperazione. Siamo il Paese, all’interno del Mediterraneo, più esposto a questi flussi migratori, perché mentre gli altri Paesi con noi confinanti hanno chiuso le frontiere, o comunque ci sono controlli severi ed attenti, noi in Italia abbiamo adottato una politica di natura diversa, che purtroppo ha causato migliaia e migliaia di morti nel Mediterraneo.

L’intervento che avremmo dovuto attuare sarebbe stato quello di portare l’ONU su posizioni molto più positive sotto il profilo dell’aiuto a quelle popolazioni, e gli aiuti si sarebbero dovuti portare eventualmente nelle zone di difficoltà.

Aggiungo un altro ragionamento. Si parlava prima dei minori. Ecco, mi domando: noi diamo quasi automaticamente la cittadinanza a coloro che effettuano un ciclo di studi in Italia, senza porci il problema che magari i genitori ne hanno un’altra, quindi sostanzialmente i minori verrebbero sottratti alla cittadinanza dei genitori. Anche questo è un altro aspetto che noi, sotto il profilo tecnico giuridico, dovremmo porci.

Aggiungo ancora che ci sono nazionalità che non sopportano, o non consentono, la doppia cittadinanza. Ecco, a tutti questi interrogativi non si è data assolutamente una risposta.

Inoltre, queste promesse di accoglienza, in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, difficilmente potranno essere attese, perché se da un lato, lo ricordo, c’è una comunità, come quella filippina che in Italia ha circa 170.000 persone impiegate, con una sintonia culturale, religiosa, che quindi difficilmente ha creato dei problemi; dall’altra parte, se andiamo a vedere quello che succede quotidianamente, se leggiamo i giornali, ci rendiamo conto che la più parte degli episodi legati alla criminalità viene commessa da stranieri. Non credo che l’integrazione, attraverso questo tipo di concessione della cittadinanza, sia la strada giusta per risolvere anche quel problema.

La cosa vergognosa è invece un’altra: il business che c’è dietro, non solo quello delle ONG, ma quello di alcune strutture, di coloro che hanno realizzato questo tipo di accoglienza con 35 euro al giorno. È una cosa vergognosa, considerando soprattutto come sono e quali sono le condizioni di molti italiani che vivono in povertà, e anche in povertà estrema, perché siamo arrivati a questo punto: 35 euro al giorno per il mantenimento in queste strutture di persone che sono arrivate molto spesso senza avere alcun titolo e la più parte delle quali è destinata alla fine ad entrare in clandestinità.

Altra questione: il Governo non ha stanziato 200 milioni per gli straordinari delle forze dell’ordine. Ci si riempie la bocca, anche in quest’Aula, con il tema della sicurezza, ma non si sono trovati 200 milioni da parte di questo Governo per pagare la ristrutturazione delle vetture, la benzina, le pastiglie per i freni e gli straordinari per coloro che sono sulla strada, eppure abbiamo trovato 5 miliardi da investire e da destinare a questo tipo di accoglienza. Tutto è nato, e noi lo sappiamo, dalla crisi della Libia nella quale saremmo dovuti intervenire diversamente, in situazioni di instabilità.

Ecco, mi domando ancora se siamo poi così convinti che coloro che sono profughi in Italia abbiano così elevato il desiderio di rimanere nella nostra penisola, o non anelino piuttosto, come io credo, a ritornare nella loro patria, una volta che si sarà ottenuta la pacificazione in alcune zone. Li destineremmo diversamente ad un esilio permanente, che non credo che sia ciò che auspichiamo.

Anche il progetto di accoglienza è un altro dato. Solo il 10 per cento dei Comuni ha aderito. La più parte si è tirata fuori da questa situazione di disagio per molte popolazioni, quindi credo che dobbiamo fare molta attenzione in questa fase, soprattutto invito il Partito Democratico, la sinistra, a non andarsi a schiantare.

Ha ragione Foti, hanno ragione gli alleati della Lega: qui il problema è che la gente non ne può più di questa situazione e io credo che bene fareste a non mettere il voto di fiducia su questa legge, quando arriverà alla Camera, ma fare un ragionamento approfondito, anche perché poco dopo, immagino, sarà comunque abrogata dal Governo che subentrerà, ma evitereste di veder raccogliere le firme per strada per l’abrogazione di quella legge.

Visto l’atteggiamento che l’Italia ha avuto, di apertura enorme nei confronti dell’immigrazione, non solamente per coloro che sono stati accolti in queste strutture, per l’impegno che c’è stato, dovremmo riflettere su un punto e concludo: se diamo la cittadinanza a 200.000 stranieri ogni anno, che bisogno abbiamo, in questo momento storico di grande crisi, di avallare un progetto di legge come quello dello ius soli?

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Aimi.

Ha chiesto la parola il presidente della Giunta, Bonaccini. Prego.

 

BONACCINI, presidente della Giunta: Dico al consigliere Fabbri che si può avere un’opinione radicalmente opposta a un’altra, ma eviterei di definire pagliacciata la richiesta di un provvedimento che, se sto alla destra presente in Gran Bretagna, in Irlanda e in Germania, ha posizioni che l’hanno portata, via via nel corso del tempo, a vedere in quei Paesi determinazioni che sono un po’ più robuste di quella che il Governo italiano vorrebbe introdurre, se il Governo la vuole introdurre, o quella che il Partito Democratico e altre forze politiche chiederebbero di introdurre.

Per dirvi come la penso, io la definisco una legge di civiltà, perché se propaganda è, e non voglio assegnarvela, verrebbe da dire che questa viene fatta da chi racconta che una legge, che è già vigente in altri Paesi europei, qui distruggerebbe le comunità in cui viviamo.

Paradossalmente, l’opposto della parola integrazione è disintegrazione. Verrebbe quindi da dire che è quando tu non corrispondi i diritti che fai più fatica a corrispondere e a richiedere doveri, o anche viceversa. Cos’è che vi spaventa? Se il tema è elettorale verrebbe da dire che vale il contrario: oggi potrebbero votare, e da qui ai prossimi anni, quelli su cui fare la propaganda per essere contro.

Insomma, per cercare di star fuori dalla disputa da teatrino in cui ci insultiamo, o ci prendiamo in giro, io, che rispetto la vostra posizione, dico che a fronte di un equilibrio complessivo, di una legge che qualcuno avrebbe voluto persino più hard, bisognerebbe prendersi le legislazioni di altri Paesi e provare a capire quale sia la posizione che ha portato in quei Paesi, non solo della sinistra, o del centrosinistra – chiamateli come volete non mi interessa – a far sì che in quei Paesi non vi sia una sollevazione popolare delle forze di destra o di centrodestra contro quei provvedimenti che già ci sono, tra l’altro diversi anche tra loro. Adesso non voglio entrare nel merito, per non tediarvi, annoiare e far perder tempo.

Se un bambino nasce qui, frequenta le nostre scuole insieme ai nostri figli, vive la vita quotidiana insieme a loro, se vi è la richiesta, qual è il motivo per cui dovremmo essere contrari? Non è una persona degna di umanità e rispetto delle regole a cui si può richiedere qualcosa, esattamente come gli altri? Qual è il motivo, se tanto qui comunque vive ed è portatore di quelli che qualcuno definisce disastri o drammi? Posto che a mio parere è più facile integrare una persona, se è resa consapevole di ciò che quella comunità vive in termini di diritti e di doveri, o di doveri e di diritti.

Lo dico perché anche qui, fuori dalla propaganda, Alan, se parliamo di disoccupazione per la verità avete governato il Paese e tutto sommato la disoccupazione sta calando adesso.

 

(interruzioni)

 

Vorrei ricordare che è saltato un Governo in questo Paese perché l’Italia stava andando in default. È così. È la storia che lo racconta.

Siccome ho sentito dire che tutto andava bene prima e tutto va bene oggi, ricordo che alla guida delle istituzioni europee non c’erano i comunisti. C’erano delle burocrazie che hanno scritto che l’Italia stava saltando, ma anche qui non voglio riscrivere la storia sulla quale abbiamo opinioni diverse. Dico solo: evitiamo di tirarla troppo, perché se la prendo dal punto di vista del numero di regolarizzazioni di clandestini in questo Paese, il numero più alto che c’è stato è stato quando avete governato il Paese col centrodestra.

Ripeto, io voglio star fuori dalla propaganda o dalle ricostruzioni che ci fanno disputare, perché tanto qui non cambiamo il mondo, ma vorrei provare ad estendere la discussione a un’Europa nella quale non è che oggi c’è un Paese, l’Italia, in cui alcune forze politiche o sociali chiedono di prendere un provvedimento che pare calato da Marte, laddove vi sono altre giurisdizioni e legislazioni che questo lo rifiutano, perché c’è già. Tutto qui.

Ecco, vorrei riportare il dibattito a un ragionamento un po’ più sereno, nel quale si possono avere idee anche opposte, ma evitiamo di discuterla in termini di volerlo fare per ottenere un voto più o in meno che oggi, per il vento che c’è, verrebbe persino da dire che ci si sta lontani se non si vuole pagarla elettoralmente, o no?

A me pare che ci siano leggi che, se si ritiene abbiano un valore civile come l’ho definito io, debbano superare – questo vale a destra, come a sinistra, come tra i movimenti politici – persino la convenienza elettorale di domattina. Credo che la nobiltà della politica sia anche quella ogni tanto di fare battaglie che, nel momento in cui spiegano perché si chiede un certo provvedimento, debbano esulare dal calcolo matematico di cosa ti portino alle elezioni o meno. Poi tutti siamo gente di mondo, anche il sottoscritto. Ci mancherebbe.

Sappiamo che ognuno di noi, proprio per cercare di far valere le proprie opinioni e convinzioni cerca sempre di provare a vincere le elezioni, ci mancherebbe, e a volte si è attenti anche cinicamente, a partire da noi, a determinate cose.

Guardate però, su questo tema – mi permetto di dirlo senza vena polemica –, così  come sul biotestamento, stiamo parlando di questioni su cui si può essere d’accordo o meno, ma almeno diamoci tra di noi reciproca dignità, perché sono questioni che hanno a che fare con la vita quotidiana di milioni, o decine di milioni, o centinaia di milioni di persone, con le loro sofferenze, le loro debolezze, le loro contraddizioni, perché se la si vuole tutta trasportare su un provvedimento che aumenterebbe i rischi di insicurezza del Paese, di terrorismo, guardate che andiamo incontro a una discussione che diventa abbastanza complicata.

Se la vogliamo giocare sulle paure delle persone – non vi sto assegnando questo – vorrei ricordare la storia del Novecento e che cos’è accaduto ad un certo punto, a forza di indicare che qualcun altro era responsabile di qualcosa. Non sto indicando questa discussione. Credo che dal tono si capisca e anche dalle parole misurate, datemi atto di questa cosa.

Dico solo: giuste tutte le posizioni in campo; io le rispetto; rispettiamoci a vicenda, perché a me non pare davvero questa una pagliacciata. Mi pare una posizione da contestare se non si condivide, ma che ha a che fare davvero con quello che è accaduto tempo fa in questi anni, persino in provvedimenti che l’Europa ha già preso, laddove vi sono Paesi che sono governati, o sono stati governati, al pari dell’Italia, democraticamente, da forze anche di destra.

Quindi, volevo soltanto dirvi che considero questa una legge che, prima o poi, in questo Paese, per quanto mi riguarda, si deve avere la forza, per chi la condivide, di portarla all’approvazione, perché ripeto, sarebbe un passo in avanti anche rispetto al tema, che sento tutto, quanto voi, credetemi, del rispetto delle regole, e non solo dell’acquisizione di maggiori diritti per le persone, in questo caso bambini o adulti che siano. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, presidente Bonaccini.

È così conclusa la fase della discussione generale.

Consigliere Fabbri, prego.

 

FABBRI: Per fatto personale, presidente. Per chiarire cosa vuol dire per me il termine pagliacciata che ha sollevato il presidente Bonaccini e che vado a riconfermare, perché a mio avviso il fatto che il Partito Democratico propone questa risoluzione, anche dopo aver sentito vari interventi, rimane una pagliacciata perché vi state autoconvincendo da soli. Dovete convincere voi stessi a portare avanti questo tipo di progetto di legge a livello parlamentare. Non dovete convincere noi. Io vedo un grandissimo problema di maggioranza politica sia in questa Regione, che a livello nazionale, su un tema che divide voi, non noi. Noi siamo contrari.

Rispetto tantissimo l’opinione del presidente Bonaccini, però a mio avviso questa risoluzione è una boutade, se non la vogliamo chiamare pagliacciata per fare un po’ di propaganda fine a se stessa, perché siete voi che dovete fare questa cosa, se la volete fare. Noi siamo fermamente convinti che la legge che volete portare avanti faccia danno all’Italia e anche alla civiltà che rappresenta l’Italia. Rimarremo convinti di questa cosa. Siete voi che dovete convincervi a portare avanti il progetto di legge. È inutile che riversiate i vostri attriti sulle minoranze, sia in questa sede che a livello nazionale. Semplicemente questo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Fabbri.

Passiamo quindi alle dichiarazioni di voto congiunte sulle due risoluzioni.

Consigliere Sassi, prego.

 

SASSI: Grazie, presidente.

Ci hanno sempre detto che siamo contro l’Europa, in realtà siamo fortemente europeisti ovviamente, ma noi pensiamo a un’Europa differente, a un’Europa dei popoli, così come era il progetto iniziale e non solo a quella della moneta, dei banchieri o della finanza. Su questo tema credo che continueremo a muoverci fortemente e convintamente. Per questo, dicevo prima, che questo tipo di problema, argomento, o contesto va prima di tutto omogeneizzato a livello europeo.

Ho sentito addirittura accennare all’immigrazione clandestina o a cose di questo genere, ma non credo che sia questo il tema. Noi siamo stati molto chiari su questo. Lo ius soli non vuole assolutamente andare – credo io –  a mettere mano sul discorso dell’immigrazione clandestina o meno, o dell’immigrazione in senso generale.

È un tema abbastanza specifico e mirato, che va trattato con la massima serietà. Siamo europeisti al punto che abbiamo sempre detto, e continueremo a dirlo, che accoglienza e integrazione non sono sinonimi e anche se afferiscono alla medesima platea, nella maggior parte dei casi, praticamente sempre, vanno trattati in modo difforme; e qui l’Europa dovrebbe fare la sua parte, dando supporto ai Paesi di frontiera come l’Italia, cosa che non sta facendo.

Crediamo, come detto prima, che dobbiamo assolutamente pensare a una soluzione certamente in ambito europeo in fase iniziale, per coinvolgere tutti i Paesi interessati, e certamente non con un provvedimento che non va a risolvere quelle criticità e difficoltà che oggi esistono nell’accesso alla cittadinanza.

Aveva più senso fare una legge in materia, per dire che per esempio i requisiti per richiedere la cittadinanza, la residenza o il matrimonio fossero omologati, per fare un esempio, entrambi concessi per diritto, magari dopo cinque anni. Pochi? Tanti? Non lo so.

Le risposte del ministero devono attenersi al periodo di domanda, evitando che un minore decada dal diritto familiare per la lentezza del ministero. Insomma, occorrono cose concrete che vadano a togliere quei problemi che oggi rappresentano un forte impedimento.

Noi siamo assolutamente per lo ius culturae temperato, ma solo se si risolvono, ovviamente, anche altri problemi alla radice. Per questo motivo crediamo che il provvedimento presentato dal PD oggi e fermo al Senato non sia la soluzione. Su questo specifico provvedimento, su questo tema noi ci saremo sempre quando si tratterà di affrontarlo in maniera seria e concertata con l’Europa.

Su questo provvedimento, perfettamente in linea con la nostra posizione a livello nazionale, noi oggi ci asterremo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Sassi.

Consigliere Caliandro, prego.

 

CALIANDRO: Grazie, presidente.

Colgo, nel corto circuito politico del Movimento 5 Stelle, tutto il senso della europeizzazione e dell’anti-europeizzazione dei diritti, gli stessi che si chiede vengano trattati da altri, salvo poi chiedere l’uscita dall’Unione Europea per quello che riguarda le politiche monetarie.

Assistiamo, in buona sostanza, al solito spettacolo che viene dato quando si parla dei diritti degli altri. Dal punto di vista culturale, ci siamo ritrovati ad assistere, nel corso di quest’anno, a tanti cambi di casacca. Lo ha ricordato prima in maniera assolutamente convincente il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, allorquando ha sottolineato che agli occhi dei bambini e tra gli occhi dei bambini non esistono le razze. Chi di noi ha figli piccoli che frequentano le scuole sa benissimo che già a Bologna, in Emilia-Romagna, ci sono classi multiculturali. Vorremmo dire, sostanzialmente, ai nostri figli che i bambini che crescono con loro, i loro compagni di classe, un domani, non sono quelli che sono stati abituati a conoscere come i compagni di merende, i compagni di giochi e i compagni di studio, ma sono persone che hanno minori diritti. Significa educare alla diversità. Questo è un errore che la nostra generazione di amministratori non si può permettere né si può nascondere dietro al fatto che non ci sono le condizioni.

Sì, è vero, il problema dell’immigrazione è grossissimo in questo nostro vecchio continente, ma è talmente vecchio che ha un tasso di decrescita tale per cui le culture europee, nel corso del tempo, dovranno modificare le loro stesse abitudini perché i nuovi cittadini, ai quali riconosciamo o meno la cittadinanza, saranno statisticamente di più dei vecchi cittadini dell’Unione Europea.

Rispetto alle opinioni, i numeri e le statistiche manifestano un nuovo capitolo del senso di responsabilità che chi si occupa della cosa pubblica dovrebbe avere. Il capitolo dei diritti. Come Partito Democratico, lo voglio dire, non è solo sullo ius soli che siamo d’accordo indistintamente, ma lo siamo stati sulle unioni civili, sul “Dopo di noi”, sul reddito di inclusione, che – piace ricordarlo – ha preso le mosse proprio dal RES che questa Regione ha applicato e che è diventato un provvedimento universalistico, anche con le recenti modifiche del Governo. Ancora, sulle disposizioni in materia di diagnosi, cura, abitazione delle persone, autismo e assistenza familiare.

Noi siamo con lo ius soli, in buona sostanza, di fronte ad un’occasione. Occorre afferrare Proteo. Occorre. Abbiamo la necessità di dimostrare che siamo nelle condizioni di consegnare alle prossime generazioni una società più inclusiva, una società migliore. Per questo motivo, come Partito Democratico, nella piena consapevolezza dei doveri, dei tempi e delle modalità di applicazione che una maggioranza di governo deve avere, insistiamo per chiedere al Governo che venga accelerato e che vengano usati tutti gli strumenti legislativi politici per arrivare ad applicare questa norma. Noi vorremmo promuovere ogni azione ad ogni livello, ed è significativo che questa risoluzione oggi venga votata.

Ci asterremo, invece, sulla risoluzione dei colleghi di maggioranza, che pure ha pochissime differenze rispetto alle nostre; quello dello ius culturae è sicuramente il tratto di trasversalità che apprezziamo. Pensiamo che sia un provvedimento giusto, ma semplicemente crediamo che all’interno delle regole che dobbiamo darci, da qui alla chiusura ordinata della legislatura, ci sia il dovere di tenere insieme un Paese anche nei suoi conti pubblici, un dovere che evidentemente incombe su di noi, che – come giustamente è stato ricordato – siamo il partito di maggioranza relativa alle Camere e che ha il dovere, allo stesso tempo, di ricordarsi che la spinta dal basso, da tanti Consigli, da questa Assemblea con l’approvazione della nostra risoluzione, è quella di chiedere che si concluda questa legislatura con l’applicazione di questa legge.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Caliandro.

Consigliera Prodi, prego.

 

PRODI: Sarò molto breve.

Voglio, innanzitutto, ringraziare il presidente Bonaccini per le parole che ha speso oggi in aula in merito al provvedimento che è in attesa di voto al Senato. Annuncio subito il nostro voto favorevole anche alla risoluzione del Partito Democratico, perché le forze di sinistra, come anche il Parlamento, saranno sempre a sostegno – come recita la risoluzione – ‘di tutti gli strumenti legislativi e politici messi in campo. Questo sostegno, ci teniamo a dirlo, arriverà sempre in merito a questo tema’.

Io non mi soffermo su quelle che vogliono essere, immagino, anche polemiche. Il contenuto di quello che ci teniamo sia votato è troppo importante rispetto a quella che può essere semplicemente una polemica. Faccio due constatazioni. La legge n. 91/1992 è semplicemente un vero percorso ad ostacoli. Soprattutto per chi è immigrato e ha bisogno ogni tanto di ritrovare i parenti, quando si impone la permanenza, è anche un cinico percorso ad ostacoli, mi viene da dire. Questo, culturalmente, comunque va pensato. La vita di chi nasce qua e vive qua è una vita di paura rispetto a tutte le procedure a cui deve attenersi per non rischiare di perdere il diritto alla cittadinanza. Anche psicologicamente è una situazione difficile. Vorrei che ci si mettesse un po’ nella testa di chi deve subire questi procedimenti.

Inoltre, abbiamo una quantità di minori nati in Italia su cui non vogliamo, non possiamo, non dobbiamo chiudere gli occhi. L’approvazione di quello che viene definito ius soli temperato, cioè la proposta di legge n. 2092, è un atto, in questo momento, dovuto, e in questo campo non ci si divide.

Non c’è né destra né sinistra, si dice. Perlomeno, vediamo che ci sono visioni progressiste, di una società aperta che crede necessario dare diritti a tutti.

Parlavamo dei lavoratori della Castelfrigo. Noi abbiamo incontrato lavoratori stranieri che si spaccano la schiena e fanno vite infami. Non so quanti di voi si sveglino la mattina presto. Quelli che raccolgono il pattume, quelli che stanno dietro ai mezzi, in genere non sono italiani. Sono persone che hanno il diritto di avere comunque un avvio dell’ascensore dei diritti. Sono persone i cui figli devono poter avere una prospettiva. Tagliare le prospettive sociali a fette di popolazione fa parte di una politica che vuole disegnare una realtà distopica. Senz’altro non è nell’interesse collettivo, ma neanche nell’interesse di promuovere una visione socialmente equa.

Come diceva giustamente il presidente Bonaccini, è una questione di civiltà, e aggiungo anche di una certa urgenza. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Prodi.

Consigliere Taruffi, prego.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

Sarò insolitamente rapidissimo, per dire due cose. La prima è che noi chiediamo al Parlamento – come è già stato detto bene, credo, dal presidente Bonaccini – di approvare una legge di civiltà che fa compiere un passo avanti al nostro Paese da questo punto di vista. Quando in termini di diritti – vale per questo come per altri ambiti – si aggiungono diritti senza togliere niente a nessuno, si compie un passo avanti nel cammino dell’attuazione della civiltà e dell’attuazione di un percorso di progresso, anche sociale. Anche attraverso questi strumenti, forse meglio che con altri, combattiamo alcune derive con le quali ci dobbiamo misurare nei tempi difficili nei quali viviamo.

Annuncio anche il nostro voto favorevole alla risoluzione, ovviamente sia quella di cui siamo firmatari, prima firmataria la consigliera Prodi, sia quella il cui primo firmatario è il collega Calvano, perché le condividiamo. Penso di poter dire, come è già stato detto anche in altre sedi, che se a Roma il Governo volesse portare in Parlamento questo provvedimento chiedendo il voto di fiducia, come è già stato detto più volte, la sinistra rappresentata in Parlamento, in quel caso, che pure sappiamo a Roma essere all’opposizione, non farebbe mancare il proprio contributo. Più di tante parole, contano i fatti.

Noi abbiamo sempre detto e continueremo a dire che, quando si tratta di far compiere un passo in avanti al nostro Paese, la sinistra c’è. Quindi, se il Governo decidesse nel senso poc’anzi richiamato (tra gli strumenti legislativi, ovviamente, c’è anche quello di porre la fiducia), la sinistra rappresentata in Parlamento sicuramente esprimerebbe quel voto di fiducia per far compiere un passo avanti al nostro Paese. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Taruffi.

Non avendo più nessuno iscritto in dichiarazione di voto, mettiamo in votazione, per alzata di mano, la risoluzione.

Consigliere Delmonte, prego.

 

DELMONTE: Solamente per chiedere il voto elettronico su entrambe le risoluzioni.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Delmonte.

Se nessun consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione della risoluzione, oggetto 5331, a firma dei consiglieri Prodi, Torri, Taruffi, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

36

Assenti

 

14

Votanti

 

35

Favorevoli

 

3

Contrari

 

6

Astenuti

 

26

 

PRESIDENTE (Rainieri): La risoluzione, oggetto 5331, è respinta.

Ricordo che le astensioni sono come il voto negativo.

 

(interruzioni)

 

Volevo entrare anch’io nella discussione, visto che da qui non posso, almeno tecnicamente.

Si proceda alla votazione della risoluzione, oggetto 5713, a firma dei consiglieri Calvano, Boschini, Caliandro, Marchetti Francesca, Mori, Poli, Pruccoli, Montalti, Tarasconi, Zappaterra, Iotti, Molinari, Lori, Zoffoli, Ravaioli, Campedelli, Serri, Sabattini, Mumolo, Rossi Nadia, Rontini, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

36

Assenti

 

14

Votanti

 

36

Favorevoli

 

25

Contrari

 

7

Astenuti

 

4

 

PRESIDENTE (Rainieri): La risoluzione, oggetto 5713, è approvata.

È così conclusa la seduta pomeridiana.

Grazie. Buona serata.

 

(Le comunicazioni prescritte dall’articolo 69 del Regolamento interno sono riportate in allegato)

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 17,15

 

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Enrico AIMI, Piergiovanni ALLEVA, Mirco BAGNARI, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Galeazzo BIGNAMI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Luciana SERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il presidente della Giunta Stefano BONACCINI;

il sottosegretario alla Presidenza Andrea ROSSI;

gli assessori: Patrizio BIANCHI, Simona CASELLI, Paola GAZZOLO, Elisabetta GUALMINI, Massimo MEZZETTI, Emma PETITTI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Palma COSTI, Sergio VENTURI e i consiglieri Gianni BESSI, Barbara LORI, Raffaella SENSOLI e Ottavia SONCINI,

 

Votazioni elettroniche

 

OGGETTO 5626 “Richiesta di istituzione, proposta dalla consigliera Gibertoni, ai sensi dell'art. 60, comma 1 del Regolamento interno dell'Assemblea legislativa e dell'art. 40, comma 1 dello Statuto della Regione, di una Commissione assembleare d'inchiesta sul fenomeno delle c.d. cooperative spurie o fittizie. A firma della Consigliera: Gibertoni”

 

Presenti: 41

 

Favorevoli: 18

Enrico AIMI, Piergiovanni ALLEVA, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Silvia PRODI, Matteo RANCAN, Gian Luca SASSI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI.

 

Contrari: 22

Mirco BAGNARI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Massimo IOTTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Katia TARASCONI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Non votanti: 1

Fabio RAINIERI.

 

Assenti: 9

Gianni BESSI, Stefano BONACCINI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Massimiliano POMPIGNOLI, Giorgio PRUCCOLI, Simonetta SALIERA, Raffaella SENSOLI, Ottavia SONCINI.

 

OGGETTO 5331 “Risoluzione per impegnare la Giunta a chiedere ai senatori emiliano-romagnoli di attivarsi per l’approvazione della riforma della cittadinanza (c.d. Ius soli), e a chiedere, se necessario, al Presidente del Consiglio dei Ministri di porre la questione di fiducia, nonché a promuovere momenti di discussione pubblica. A firma dei Consiglieri: Prodi, Torri, Taruffi”

 

Presenti: 36

 

Favorevoli: 3

Silvia PRODI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI.

 

Contrari: 6

Enrico AIMI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Andrea LIVERANI, Marco PETTAZZONI.

 

Astenuti: 26

Mirco BAGNARI, Andrea BERTANI, Stefano BONACCINI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Gian Luca SASSI, Luciana SERRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Non votanti: 1

Fabio RAINIERI.

 

Assenti: 14

Piergiovanni ALLEVA, Stefano BARGI, Gianni BESSI, Tommaso FOTI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Massimiliano POMPIGNOLI, Matteo RANCAN, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Raffaella SENSOLI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI.

 

OGGETTO 5713 “Risoluzione per impegnare la Giunta a sollecitare il Parlamento e il Governo affinché vengano messi in campo tutti gli strumenti per approvare il disegno di legge n. 2092, nonché a promuovere una adeguata campagna informativa sul tema ius soli e sulle modalità di concessione della cittadinanza. A firma dei Consiglieri: Calvano, Boschini, Caliandro, Marchetti Francesca, Mori, Poli, Pruccoli, Montalti, Tarasconi, Zappaterra, Iotti, Molinari, Lori, Zoffoli, Ravaioli, Campedelli, Serri, Sabattini, Mumolo, Rossi Nadia, Rontini”

 

Presenti: 36

 

Favorevoli: 25

Mirco BAGNARI, Stefano BONACCINI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Massimo IOTTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Contrari: 7

Enrico AIMI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Andrea LIVERANI, Marco PETTAZZONI, Fabio RAINIERI.

 

Astenuti: 4

Andrea BERTANI, Giulia GIBERTONI, Silvia PICCININI, Gian Luca SASSI.

 

Assenti: 14

Piergiovanni ALLEVA, Stefano BARGI, Gianni BESSI, Tommaso FOTI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Massimiliano POMPIGNOLI, Matteo RANCAN, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Raffaella SENSOLI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI.

 

Emendamenti

 

OGGETTO 5398 “Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni nei confronti del Governo affinché venga adottata una normativa volta a definire criteri univoci per il calcolo dell'Imposta Regionale sulle Emissioni Sonore degli Aeromobili Civili (IRESA), evitandone l'eventuale disapplicazione e nell'interesse della tutela del diritto alla salute dei cittadini, destinando inoltre il relativo gettito al contenimento del rumore ed al sostegno della popolazione delle zone interessate. A firma dei Consiglieri: Bertani, Sensoli, Piccinini, Sassi

 

Emendamento 1, a firma dei consiglieri Paruolo e Tarasconi:

«Il paragrafo: “evidenziato che” è integralmente sostituito dal seguente:

“Ai sensi dell’art. 18 della legge regionale, le entrate derivanti dall’applicazione dell’IRESA, al netto dei costi delle convenzioni di cui all’articolo 14, comma 6, sono destinate in misura pari al 50 per cento al completamento dei sistemi di monitoraggio acustico e disinquinamento acustico e all’eventuale indennizzo per i residenti nelle zone A e B dell’intorno aeroportuale, come definite dal decreto del Ministro dell’ambiente del 31 ottobre 1997, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 267 del 15 novembre 1997.

Al momento, con la legge finanziaria regionale del 2014 (L.R. 28/2013) è stata disposta la sospensione dell’applicazione di detta imposta fino a nuovo provvedimento legislativo regionale.

Si fa presente che tale sospensione è dipesa dalla mancata emanazione di uno o più decreti interministeriali (MEF, MIT e Ministero Ambiente), necessari a stabilire le modalità applicative dell’imposta stessa (ex art. 90 comma 4 L. 342/2000).

Questo tributo è stato oggetto di attenzione anche da parte dell’AGCM (garante della concorrenza), il quale ha rilevato che la trasformazione di tale imposta in un tributo proprio delle Regioni avrebbe generato rilevanti differenziazioni sul territorio nazionale in grado di alterare le corrette dinamiche competitive nel settore del trasporto aereo.”»

(Approvato)

 

Emendamento 2, a firma dei consiglieri Paruolo e Tarasconi:

«Nel paragrafo: “Impegna la Giunta regionale”

Al primo capoverso le parole:

“dalla Conferenza Stato-Regioni, affinché, se necessario, il Governo assuma una iniziativa normativa volta a definire criteri uniformi per il calcolo dell’IRESA, tali da condurre ad una definizione univoca del livello del tributo, almeno relativamente ad una soglia minima, per tipologia e caratteristiche, evitando gli effetti distorsivi sopra citati e quindi la possibile disapplicazione dell’IRESA a livello regionale e, comunque, ad arrivare ad un accordo in un quadro di leale collaborazione, nell’interesse della tutela del diritto alla salute dei cittadini;”

sono sostituite dalle seguenti:

“dalla Conferenza Stato Regioni affinché il Governo adotti provvedimenti per una applicazione uniforme sull’intero territorio nazionale.”»

(Approvato)

 

Emendamento 3, a firma dei consiglieri Paruolo e Tarasconi:

«Nel paragrafo: “Impegna la Giunta regionale”

il secondo capoverso è soppresso.»

(Approvato)

 

Subemendamento 4, a firma della consigliera Piccinini:

«Nell’emendamento 1 all’oggetto 5398, le parole: “Si fa presente che tale sospensione è dipesa dalla mancata emanazione di uno o più decreti interministeriali (MEF, MIT e Ministero Ambiente), necessari a stabilire le modalità applicative dell’imposta stessa (ex art. 90 comma 4 L. 342/2000).” sono soppresse.

(Approvato)

 

Subemendamento 5, a firma della consigliera Piccinini:

«Nell’emendamento 2 all’oggetto 5398, dopo le parole: “dalla Conferenza Stato-Regioni affinché il Governo adotti provvedimenti per una applicazione uniforme sull’intero territorio nazionale” sono aggiunte le parole: “, nell’interesse della tutela del diritto alla salute dei cittadini”.»

(Approvato)

 

Emendamento 6, a firma della consigliera Piccinini:

«Nella parte dell’impegno alla fine è aggiunto il seguente punto:

“nelle more della definizione della questione a livello nazionale, a predisporre, nella legge annuale di bilancio per l’anno 2018 ed a far data dal 1° gennaio 2018, la riattivazione dell’IRESA sul territorio regionale.”.»

(Respinto)

 

Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno

 

Nel corso delle sedute sono pervenuti i sottonotati documenti:

 

Interrogazioni

 

5694 - Interrogazione a risposta scritta circa gli incarichi di patrocinio legale affidati all'Avvocatura interna della Regione Emilia-Romagna ed a professionisti esterni, ed i relativi costi. A firma del Consigliere: Foti

5695 - Interrogazione a risposta scritta circa i controlli relativi ai soggetti che effettivamente alloggiano nelle Cooperative sociali onlus che operano nei piani di accoglienza. A firma del Consigliere: Bignami

5696 - Interrogazione a risposta scritta circa gli spostamenti dei lavoratori fruitori dei benefici previsti dalla L. 104/92 posti in essere dalla Direzione Generale dell'AUSL di Romagna. A firma del Consigliere: Pompignoli

5697 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per garantire la massima visibilità a tutte le domande di mobilità, graduatorie e trasferimenti relativi al personale delle AUSL e delle Aziende Ospedaliere. A firma della Consigliera: Gibertoni

5698 - Interrogazione a risposta scritta circa la dotazione di barelle adeguate allo svolgimento di esami medici da parte di soggetti disabili presso le Case di cura private accreditate di Ferrara. A firma del Consigliere: Fabbri

5699 - Interrogazione a risposta scritta circa lo spostamento dell'Ufficio postale sito in Piazza della Costituzione a Bologna, nel quartiere fieristico. A firma della Consigliera: Piccinini

5701 - Interrogazione a risposta scritta circa la tutela dei lavoratori dell'azienda modenese Fritz-Hansberg. A firma dei Consiglieri: Torri, Taruffi

5702 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per rendere gli immobili condominiali luoghi cardio-protetti, per tutelare la salute dei cittadini. A firma della Consigliera: Gibertoni

5703 - Interrogazione a risposta scritta circa questioni riguardanti una società cooperativa sociale operante, a San Lazzaro, nel settore della produzione di spettacoli teatrali, rassegne ed animazioni. A firma del Consigliere: Foti

5705 - Interrogazione a risposta scritta circa il ritrovamento di rifiuti accanto ad uno dei padiglioni del parco alimentare di Bologna. A firma del Consigliere: Bignami

5706 - Interrogazione a risposta scritta circa procedure concorsuali riguardanti l’AUSL di Imola. A firma della Consigliera: Piccinini

5708 - Interrogazione a risposta scritta circa i controlli riguardanti associazioni di volontariato e Onlus operanti presso le AUSL tramite convenzioni. A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

5709 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per far fronte alle criticità ed alle situazioni di degrado di appartamenti ACER situati a Ravenna, in via Lanciani. A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

5715 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per accogliere le richieste avanzate dal Consorzio Castanicoltori di Castel del Rio. A firma del Consigliere: Bignami

5716 - Interrogazione a risposta scritta circa il mantenimento, presso la sede distaccata dei Vigili del Fuoco di Castelnovo ne' Monti, dell'attuale orario di lavoro. A firma del Consigliere: Torri

5717 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per mantenere, presso il distaccamento dei Vigili del Fuoco di Castelnovo ne' Monti, l'attuale orario di servizio. A firma del Consigliere: Delmonte

 

Risoluzioni

 

5700 - Risoluzione per impegnare la Giunta ad invitare tutte le AUSL e le Aziende Ospedaliere a rendere visibili a tutti i dipendenti le domande di mobilità, le graduatorie, i trasferimenti e i rigetti, attraverso le sezioni dedicate al personale dei portali web istituzionali delle AUSL e delle Aziende Ospedaliere, affinché venga meno il sospetto di favoritismi, allo scopo di permettere a chi ha dubbi di verificare con un semplice accesso online le condizioni che hanno determinato il pronto trasferimento da un reparto all'altro, l'inserimento in graduatoria o la causa del diniego. (27 11 17) A firma della Consigliera: Gibertoni

5704 - Risoluzione per impegnare la Giunta a rafforzare le azioni di monitoraggio e tracciamento dei trasporti merci in Regione, al fine di definire strategie mirate finalizzate all'incentivazione dello spostamento dei traffici su ferro ed al potenziamento del ruolo del porto di Ravenna, a rilevare le esigenze e le potenzialità di traffico merci, a valutare misure settoriali di incentivazione e disincentivazione ed azioni mirate di adeguamento delle infrastrutture ferroviarie, prevedendo inoltre che il confronto in essere con il Governo al fine della definizione dell'intesa su ulteriori forme di autonomia ai sensi dell'articolo 116, comma 3 della Costituzione, affronti il tema del rafforzamento del ruolo della Regione nella definizione delle politiche per la mobilità. (28 11 17) A firma dei Consiglieri: Sassi, Sensoli, Bertani

5707 - Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi nei confronti della società dell'Aeroporto "G. Marconi" di Bologna affinché il prima possibile regolarizzi la propria posizione inserendo all'interno del proprio PSSA almeno un medico presente h24. (29 11 17) A firma dei Consiglieri: Marchetti Daniele, Fabbri, Pettazzoni, Pompignoli, Rainieri, Rancan, Bargi

5710 - Risoluzione per impegnare la Giunta al sostegno di progetti di lotta allo sfruttamento della prostituzione, quale il progetto "Oltre la Strada", alla promozione di una maggiora sinergia degli attori coinvolti, con particolare riferimento al contrasto della tratta dei minori non accompagnati, e a promuovere in sede nazionale interventi normativi in materia, a cominciare dal progetto di legge n. 3890. (29 11 17) A firma dei Consiglieri: Paruolo, Mori, Poli, Zappaterra, Iotti, Caliandro, Marchetti Francesca, Lori, Tarasconi, Zoffoli, Calvano, Rontini, Boschini, Bagnari, Molinari, Ravaioli, Cardinali, Pruccoli, Montalti, Campedelli

5712 - Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni, anche presso il Governo ed il Parlamento, volte  a modificare, già in sede di Legge di Bilancio 2018, le norme relative al ‘Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive, dell'usura e dei reati intenzionali violenti', al fine di un adeguato riconoscimento di indennizzi alle vittime di violenza di genere e femminicidio, arrivare prima del termine della attuale Legislatura all'approvazione della legge per gli orfani di femminicidio nonché agli interventi normativi atti a tutelare le donne vittime di stalking e atti persecutori, promuovendo inoltre la proposta di una legge quadro nazionale di attuazione della Convenzione di Istanbul. (29 11 17) A firma dei Consiglieri: Mori, Marchetti Francesca, Prodi, Bagnari, Lori, Zoffoli, Tarasconi, Campedelli, Mumolo, Sabattini, Torri, Taruffi, Caliandro, Rossi Nadia

5713 - Risoluzione per impegnare la Giunta a sollecitare il Parlamento e il Governo affinché vengano messi in campo tutti gli strumenti per approvare il disegno di legge n.  2092, nonché a promuovere una adeguata campagna informativa sul tema ius soli e sulle modalità di concessione della cittadinanza. (29 11 17) A firma dei Consiglieri: Calvano, Boschini, Caliandro, Marchetti Francesca, Mori, Poli, Pruccoli, Montalti, Tarasconi, Zappaterra, Iotti, Molinari, Lori, Zoffoli, Ravaioli, Campedelli, Serri, Sabattini, Mumolo, Rossi Nadia, Rontini

(Comunicazione n. 56 prescritta dall’art. 69 del Regolamento interno - prot. NP/2017/2446 del 30/11/2017)

 

 

IL PRESIDENTE

I SEGRETARI

Rainieri

Rancan - Torri

 

 

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