Espandi Indice

 

 

 

186.

 

SEDUTA DI MARTEDÌ 5 GIUGNO 2018

 

(POMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

INDI DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile sul sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 6269

Interpellanza circa le azioni da porre in essere per favorire la diffusione dei sistemi di accumulo di energia elettrica connessi ad impianti fotovoltaici per le utenze domestiche. A firma della Consigliera: Gibertoni

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

GIBERTONI (M5S)

COSTI, assessore

GIBERTONI (M5S)

PRESIDENTE (Rainieri)

 

OGGETTO 6489

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: «Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 19 dicembre 2016, n. 24 (Misure di contrasto alla povertà e sostegno al reddito)». A firma dei Consiglieri: Taruffi, Caliandro, Calvano, Sabattini, Iotti, Bagnari, Poli, Campedelli, Mumolo, Prodi, Zoffoli, Torri, Lori, Rossi, Marchetti Francesca, Bessi, Pruccoli, Serri, Montalti (86)

(Continuazione discussione, esame articolato, dichiarazioni di voto e approvazione)

(Ordine del giorno 6489/1 oggetto 6626 - Presentazione, discussione e reiezione)

PRESIDENTE (Rainieri)

BOSCHINI (PD)

PRODI (Gruppo Misto)

MARCHETTI Daniele (LN)

BERTANI (M5S)

CALIANDRO (PD)

GUALMINI, vicepresidente della Giunta

PRESIDENTE (Rainieri)

PICCININI (M5S)

MARCHETTI Daniele (LN)

CALIANDRO (PD)

TARUFFI (SI)

BONACCINI, presidente della Giunta

BERTANI (M5S)

PICCININI (M5S)

CALIANDRO (PD)

TARUFFI (SI)

BERTANI (M5S)

CALIANDRO (PD)

PRESIDENTE (Rainieri)

TARUFFI (SI)

BERTANI (M5S)

RANCAN (LN)

CALIANDRO (PD)

PRODI (Gruppo Misto)

TARUFFI (SI)

PRESIDENTE (Saliera)

 

OGGETTO 6461

Delibera: «Atto unico sull'edilizia residenziale pubblica. (Proposta della Giunta regionale in data 2 maggio 2018, n. 613) (154)

(Discussione)

(Ordine del giorno 6461/1 oggetto 6627 - Presentazione)

(Risoluzioni oggetti 6458 - 5883 - 6487 - Discussione)

PRESIDENTE (Saliera)

TAGLIAFERRI (FdI)

IOTTI (PD)

MARCHETTI Daniele (LN)

PRESIDENTE (Saliera)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazioni elettroniche oggetti 6489 - 6626

Emendamenti oggetti 6489 - 6626

 

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

La seduta ha inizio alle ore 14,12

 

PRESIDENTE (Rainieri): Dichiaro aperta la centottantaseiesima seduta della X legislatura dell’Assemblea legislativa.

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta la presidente dell’Assemblea Simonetta Saliera, le consigliere Ravaioli, Soncini e Sensoli.

 

OGGETTO 6269

Interpellanza circa le azioni da porre in essere per favorire la diffusione dei sistemi di accumulo di energia elettrica connessi ad impianti fotovoltaici per le utenze domestiche. A firma della Consigliera: Gibertoni

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Iniziamo i nostri lavori con le interpellanze. Abbiamo l’interpellanza oggetto 6289 circa le azioni da porre in essere per favorire la diffusione dei sistemi di accumulo di energia elettrica connessi ad impianti fotovoltaici per le utenze domestiche, a firma della consigliera Gibertoni, a cui poi risponderà l’assessore Costi.

Consigliera Gibertoni, prego.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente. Con questa interpellanza porto in Aula un tema che è già passato dalla Commissione sotto diversi aspetti e riguarda gli accumuli energetici. Come l’assessore sa, molto spesso le famiglie italiane, comprese quelle emiliano-romagnole purtroppo, non sono propense alla realizzazione di interventi energetici in ambito privato perché costano tanti soldi. La Regione Lombardia nel 2016, al fine di promuovere l’autoconsumo dell’energia rinnovabile, ha emanato un bando di incentivi per la diffusione dei sistemi di accumulo di energia elettrica degli impianti fotovoltaici destinato alle utenze domestiche. Visto questo notevole successo, la Regione Lombardia ha poi replicato il bando aumentando le risorse disponibili a 4 milioni di euro. Nello specifico l’incentivo consiste in un contributo a fondo perduto (fino a un massimo di 3 mila euro) per acquisto e installazione di un sistema di accumulo a servizio di un impianto solare fotovoltaico di utenza domestica.

Ci sembra che sia necessario per il raggiungimento degli obiettivi del piano energetico regionale superare quegli ostacoli che impediscono o rallentano moltissimo l’efficientamento energetico in ambito privato, iniziative come questa che ho citato, ma è partito nel frattempo, dopo il deposito della mia interpellanza, anche un bando della Regione Sardegna riguardante i sistemi di accumulo a servizio di impianti solari fotovoltaici sembrerebbero essere delle leve ottime per la diffusione di quegli stessi impianti. Quindi su questo io chiedo all’assessore Costi come si possa concretizzare rapidamente un’analoga emanazione di un bando specifico per sistemi di accumulo di energia elettrica a servizio di un impianto fotovoltaico per utenza domestica, che preveda quindi un concreto aiuto, quindi un aiuto a fondo perduto per l’installazione privata.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Gibertoni.

Prego, assessore Costi.

 

COSTI, assessore: Io parto da una informazione che credo sia importante, perché i sistemi di accumulo a cui la consigliera fa riferimento fanno parte per questa Regione di una strategia unica di sviluppo e di promozione dell’energia rinnovabile, sono uno dei componenti delle “smart grid” che stiamo sviluppando e diffondendo proprio per favorire la diffusione di infrastrutture dedicate alla gestione intelligente della domanda-offerta di energia. Questo perché gli impianti a fonti rinnovabili dovranno essere connessi alla rete di distribuzione ed è indispensabile un totale ripensamento delle modalità di gestione delle reti di distribuzione dell’energia elettrica che dovranno evolvere da passive ad attive al fine di assicurare la crescita del comparto rinnovabile, consentendo al cittadino di svolgere, quindi, un ruolo attivo nel mercato dell’energia.

Ad oggi, a differenza della Lombardia, non abbiamo previsto risorse pubbliche a sostegno di sistemi di accumulo domestico, in quanto attualmente i sistemi di accumulo a valle di un impianto fotovoltaico realizzati dai soggetti privati (gli accumuli domestici) usufruiscono della detrazione fiscale del 50 per cento, se acquistati contestualmente o successivamente all’installazione dell’impianto fotovoltaico. Tale detrazione viene ripartita in dieci rate annuali e l’acquisto fruisce dell’IVA agevolata al 10 per cento, per un tetto massimo di 96 mila euro. Tale detrazione fiscale usufruisce inoltre della possibilità di cumulo con lo scambio sul posto. Si tratta quindi di una misura di sostegno particolarmente interessante in quanto combina più soluzioni agevolative, i cui risultati saranno utili nella definizione delle condizioni delle soluzioni più adeguate per la diffusione dei sistemi di accumulo. Potranno certamente essere valutate politiche di ulteriori incentivi a favore dei cosiddetti “accumuli domestici”, ma ad oggi abbiamo ritenuto di prevedere le risorse pubbliche a disposizione per la diffusione dei sistemi di accumulo per gli impianti fotovoltaici a favore degli enti pubblici, nonché delle imprese attraverso un fondo rotativo. Per gli interventi ammissibili sono infatti ricompresi, sia per la parte del pubblico che per la parte anche delle imprese, i sistemi di accumulo realizzati contestualmente all’installazione degli impianti fotovoltaici di generazione. Questa scelta è inoltre motivata dall’intento di sperimentare fattibilità, efficacia e redditività di tali sistemi attraverso il monitoraggio della realizzazione dei soggetti pubblici ammessi al contributo.

Come Regione inoltre sosteniamo anche l’implementazione dei sistemi di accumulo di energia elettrica con la rete, quali ad esempio quelli del “Vehicle to Grid” nei parcheggi pubblici e privati, in modo da utilizzare il sistema di ricarica dei veicoli elettrici anche come sistemi di accumulo connessi alla rete di distribuzione dell’energia elettrica. Per questo si dovrà anche tenere conto della recente approvazione del decreto legislativo n. 257/2016 relativo alla realizzazione di una infrastruttura per i combustibili alternativi con cui sono dettate specifiche misure volte ad agevolare la realizzazione di punti di ricarica elettrica sia negli edifici residenziali che negli edifici a uso diverso dal residenziale. È chiaro che questi obiettivi richiedono una forte integrazione di competenze ed esperienze, che riguardano non solo gli aspetti tecnologici, normativi, regolamentari, fiscali e tariffari, ma anche le soluzioni innovative che la ricerca può contribuire a rendere disponibile ed è per questo che, come Regione, sosteniamo la ricerca sui sistemi di accumulo. Sulla base dei risultati dei bandi regionali rivolti agli enti pubblici e sulla base anche dei risultati rispetto al sistema delle imprese, dal lavoro che stiamo svolgendo nell’ambito degli accordi e dei protocolli con gli enti preposti alla fornitura e distribuzione di energia, ad iniziare dalle multiutility, e anche dal contributo del tavolo tecnico per le “smart grid” istituito nell’ambito del percorso di elaborazione del piano energetico regionale, nonché dal confronto con le più avanzate esperienze europee nel corso della preparazione di proposte di candidatura per alcuni progetti europei in argomento, si potranno valutare le ulteriori iniziative e le misure più opportune per sostenere la diffusione dei sistemi di accumulo domestici che – ribadisco – già oggi però hanno incentivi molto importanti.

Quindi noi siamo interessati all’evoluzione di questi sistemi, ma nel contempo vogliamo avere la certezza per quanto riguarda le tecnologie che vengono utilizzate anche all’interno dell’ambito dello sviluppo delle “smart grid”. In questo ambito quindi saranno valutate tutte le azioni più opportune volte alla diffusione dei sistemi di accumulo, anche ad iniziare dalle informazioni ai cittadini relativamente ai contributi già in essere.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore Costi.

Consigliera Gibertoni, prego.

 

GIBERTONI: Io insisto sulle mie posizioni, assessore, quindi le farò magari avere anche una copia scritta della risposta, perché davvero credo che l’Assessorato debba valutare l’importanza della proposta che facciamo e anche il fatto che altre Regioni la stanno conducendo con grande consenso da parte dei cittadini.

I sistemi di accumulo possono stabilizzare e rendere flessibile la rete elettrica, in Europa ci sono esempi come la Germania in cui la condivisione di energia autoprodotta da più “prosumer” (clienti attivi) e l’utilizzo di sistemi di accumulo come stabilizzatori della rete sono già realtà. D’altronde la stessa Germania e la Svezia hanno in essere sistemi di incentivi in conto capitale all’acquisto degli accumuli per impianti fotovoltaici.

Tornando al bando della Regione Lombardia dell’anno scorso per l’incentivazione dei sistemi di accumulo, dopo il successo dell’edizione del 2016 con oltre cinquecento impianti incentivati con 2 milioni di euro in poche ore, quello del 2017 ha avuto un esito ancora migliore. Per l’accesso al bando dicevo che la Regione ha stanziato 4 milioni di euro; le domande inviate sono state 2.522, di cui 1.394 ammesse, 895 rimaste fuori per esaurimento risorse. Quindi risultati direi addirittura triplicati rispetto al 2016. Il sold out dei 4 milioni di fondi è stato raggiunto in sei ore. Si capisce da tale riuscita quanta necessità abbia il privato cittadino di tali strumenti che gli possano permettere di ottimizzare e completare il proprio impianto fotovoltaico. Definire importante e interessante il sistema di detrazione statale attualmente esistente è corretto, ma non è sufficiente. Spesso e volentieri il privato cittadino, dovendo già affrontare la spesa dell’impianto fotovoltaico, non aggiunge anche la spesa di un sistema di accumulo, indicativamente paragonabile e a volte anche superiore, quindi non riesce ad ottimizzare il suo autoconsumo e a sfruttare al meglio l’impianto fotovoltaico, perché non ha poi i soldi per l’impianto di accumulo al servizio di quello fotovoltaico, limitandosi a circa un 30/35 per cento di autoconsumo (di autoproduzione di energia elettrica), quando potrebbe arrivare ad un valore pari all’80/90 per cento se aggiungesse la batteria.

L’affermazione del bando in Regione Lombardia e gli esempi di Svezia e Germania testimoniano la necessità di uno strumento più efficace delle detrazioni per ampliare la platea dei potenziali utenti di questa tecnologia. La delibera n. 300/2017 dell’Autorità per l’energia prevede una prima apertura del mercato per il servizio di dispacciamento alla domanda elettrica da rinnovabili e sistemi di accumulo; lo sblocco dei sistemi di distribuzione chiusi e la possibilità di condividere l’energia generata da un impianto da più utenze di una stessa area sarà centrale nei prossimi anni. Io credo che la Giunta rischia di sottovalutare l’importanza che i sistemi di accumulo sono destinati ad avere negli anni successivi e altre Regioni non stanno rischiando la stessa sottovalutazione.

Il “prosumer” (il cliente attivo) consuma energia, l’autoproduce, la può accumulare e la può vendere, perché questo non è ovviamente la sua attività principale, ma la normativa comunitaria attualmente in costruzione (Clean Energy Package) si fonda su due pilastri: che i clienti diventino sempre più attivi sui mercati dell’energia e che non ci siano più prezzi imposti. In Italia gli impianti a fonti rinnovabili devono già tutt’ora soddisfare in fase di progettazione degli edifici il 50 per cento dei consumi previsti per produrre acqua calda sanitaria e il 50 per cento della somma dei consumi calcolati per il riscaldamento, raffrescamento e acqua calda. Sul lato elettrico esiste una formula che stabilisce quanta presenza fotovoltaica installare sul tetto. Ricordo anche che l’Europa ha appena approvato una nuova direttiva per l’efficienza energetica che punta decarbonizzare immobili nuovi e immobili esistenti – l’assessore la conosce molto bene, penso – entro il 2050. È in corso e lo sarà sempre di più nei prossimi anni una transizione verso l’elettrico sia come fonte energetica domestica che come mezzo di trasporto, però non dimentichiamo la fonte energetica domestica, perché i mezzi di trasporto mi pare che ce li abbiamo chiari e su questo siamo allineati, perlomeno nelle buone intenzioni, ma perché ci sia una transizione verso l’elettrico anche come fonte energetica domestica deve essere secondo me una via da percorrere con altrettanta forza. L’Italia è appena stata deferita da Bruxelles alla Corte di giustizia con le accuse di superare i valori limite per le emissioni di sostanze nocive nell’atmosfera. Gli immobili dovranno essere capaci di autoprodurre energia. Questa è la strada del futuro e in questo senso deve essere orientata l’edilizia residenziale e le amministrazioni, a tutti i livelli, devono cercare di afferrare l’importanza di questo passaggio e fare tutti gli sforzi a disposizione per favorirlo, non per ostacolare e neppure rallentare il futuro.

Chiudo con le comunità energetiche basate su reti digitali intelligenti, in cui le persone condividono l’elettricità autoprodotta e le batterie diventeranno i nodi attivi di questo sistema a servizio della rete. Sta nascendo l’European Blockchain Partnership per sviluppare una piattaforma digitale comune, che dovrà consentire a quegli stessi clienti attivi (“prosumer”) di partecipare in modo attivo e dinamico alla fornitura di servizi nel campo dell’autoproduzione energetica ognuno con il suo piccolo impianto solare. La blockchain servirà per indirizzare i pacchetti di energia verso i nodi della rete per poi utilizzare questi pacchetti in un secondo momento. Saranno a questo punto le singole batterie a custodire temporaneamente l’energia prodotta dal sole, per poi metterla in rete quando ce ne sarà bisogno. Quindi questa è la vera auto-autonomia, l’autosostentamento energetico che ci indica la strada del prossimo futuro. I sistemi di accumulo avranno uno sviluppo e un impiego inaspettato negli anni a venire, è utile pensare già ora, assessore, a strumenti che possano ampliare il numero dei soggetti che possono accedere a questa tecnologia e permettere a questi soggetti di averla a disposizione. La detrazione spalmata su dieci anni non viene incontro a questa necessità, perché il cittadino tende a rimandare l’acquisto dell’accumulo e non trae il massimo beneficio dal suo impianto fotovoltaico. L’inserimento di questa tecnologia nella nostra realtà, invece, ha un impatto che io capisco che facciamo fatica adesso a definire chiaramente, ma auspicherei tutti gli sforzi a disposizione per favorirla e diffonderla, non dimenticando che la filiera delle batterie è una delle poche esistenti nel tessuto industriale italiano relativamente agli impianti a fonti rinnovabili. Quindi con questo si sostiene anche una filiera importante del nostro sistema produttivo e, nello stesso tempo, si segue la strada del futuro senza rallentarla o senza negarla.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Gibertoni.

È così finita la parte della seduta dedicata allo svolgimento delle interpellanze.

Sospendo l’Aula non avendo il numero legale. La seduta riprenderà tra cinque minuti.

 

(La seduta, sospesa alle ore 14,26, è ripresa alle ore 14,37)

 

OGGETTO 6489

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: «Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 19 dicembre 2016, n. 24 (Misure di contrasto alla povertà e sostegno al reddito)». A firma dei Consiglieri: Taruffi, Caliandro, Calvano, Sabattini, Iotti, Bagnari, Poli, Campedelli, Mumolo, Prodi, Zoffoli, Torri, Lori, Rossi, Marchetti Francesca, Bessi, Pruccoli, Serri, Montalti (86)

(Continuazione discussione, esame articolato, dichiarazioni di voto e approvazione)

(Ordine del giorno 6489/1 oggetto 6626 - Presentazione, discussione e reiezione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Riprendiamo i lavori con il progetto di legge oggetto 6489.

Aveva chiesto di parlare il consigliere Boschini.

Prego, consigliere Boschini.

 

BOSCHINI: Grazie, presidente. Io avevo chiesto di intervenire, perché molto stimolato dal tema della funzione che i servizi per l’impiego possono svolgere all’interno del dibattito che stiamo svolgendo sugli interventi a contrasto della povertà e quindi, avendo ascoltato i diversi interventi che hanno toccato questo tema, ci tenevo a fare alcune riflessioni.

Abbiamo sempre detto – e l’ha ribadito poco fa poco prima della pausa il collega Calvano – che per noi reddito di solidarietà e qualsiasi altra misura di intervento sulla povertà deve essere collegata a misure di politiche attive del lavoro e do atto per esempio al collega Bertani che tante volte ci siamo confrontati su questo punto e ci siamo – credo – sempre trovati con una sensibilità comune sul fatto che reddito di solidarietà, misure sulla povertà in generale e politiche attive del lavoro dovevano davvero essere fortemente integrate per evitare interventi di tipo assistenzialistico o pauperistico; il punto, a mio avviso, è che per quella piega che sta prendendo il dibattito nazionale, naturalmente i primi passi – io valuto quello che trovo scritto sul cosiddetto “contratto di governo”, sul programma con cui si presenta questo accordo di governo – io trovo un’impostazione che difficilmente, a mio avviso, ci porta nella direzione giusta: di avere dei servizi per l’impiego efficaci che affiancano le misure di lotta alla povertà. Io su questo sono del tutto d’accordo con quello che diceva Calvano poco fa, io non sto mica qui a fare la cassandra, qualche tempo fa andavano di moda i gufi... non è questo il mio intento. Io sono il primo ad essere contento nel caso mi dovessi sbagliare. Però, quando faccio delle osservazioni – e ne farò adesso a breve anche un po’ critiche – le faccio nello spirito di quello che prova a dare una mano. In questi giorni mi sento sempre dire “lasciateli lavorare, lasciateli partire”; benissimo, io sono d’accordissimo, quindi davvero auguro buon lavoro a chi si sta occupando di questi temi anche a livello nazionale. Il mio intervento non è menare gramo, ma provare ad aiutare a mettere alcune precisazioni e alcuni puntini sulle “i”.

Vado al merito e il punto fondamentale, a mio avviso, è che nelle proposte che sento fare a livello nazionale i servizi per l’impiego collegati al reddito di cittadinanza (da noi reddito di solidarietà) non sono letti genericamente, generalmente come misure di politica attiva del lavoro, sono letti come strumenti di incontro fra domanda e offerta di lavoro. E la cosa è diversa e spero che, soprattutto il collega Bertani che, come me, si diletta di questa materia – mi rendo conto un po’ di nicchia – riesca a cogliere questa differenza. Altro è dire che bisogna accompagnare il RES con misure di politica attiva del lavoro, altro è dire che per avere il reddito di cittadinanza, occorre rispondere a tre offerte di lavoro. Rispondere a tre offerte di lavoro significa dire che i Centri per l’impiego hanno un unico compito: quello di mettere in collegamento la domanda e l’offerta di lavoro, invece nell’esperienza emiliano-romagnola, ma in generale nella normativa italiana il compito dei servizi per l’impiego non è soltanto quello di intercettare la domanda privata e presentarla ai cittadini, ma è quello di generare una serie di opportunità, di aiutare le persone a crescere, a definire un loro curriculum (sappiamo quanto è importante scrivere bene i curricula di questo tempo), valorizzare quello che c’è da valorizzare e non esagerare magari, poi crescere dal punto di vista orientativo, capire quali sono le proprie aspettative. I servizi per l’impiego fanno un lavoro molto più complesso che non mettere in raccordo tre offerte che vengono dalle imprese con un cittadino. Anche perché è una visione antica quella del collocatore comunale, da qui nascono i Centri per l’impiego, che raccoglie le esigenze del territorio e le presenta in piazza ai cittadini, cosa bellissima e che ha fatto lavorare generazioni di italiani, ma che oggi, nell’era dei social e delle comunicazioni globali è intuitivo che non ha alcun significato leggere così i servizi per l’impiego, perché le persone trovano da lavorare e si mettono in contatto con le imprese altrimenti.

I nostri servizi per l’impiego mediano il 3,5 per cento del mercato del lavoro, questo lo sanno tutti. E si dice “adesso ci mettiamo 2 miliardi, li riempiamo di risorse e passeranno invece che al 3,5 al 30 o qualcosa del genere”. Non è così! Potete metterci anche 20 miliardi, ma non succederà, perché il mestiere dei servizi per l’impiego non è più quello di mettere in collegamento la domanda e l’offerta di lavoro, è quello di creare invece un complesso sistema di crescita, di attivazione della persona nella ricerca del lavoro che può prevedere anche il fatto che la persona con l’impresa ci entra in contatto direttamente. Sappiamo che nel mercato del lavoro italiano, che non è tutta raccomandazione e malaffare, oltre il 50 per cento delle persone trovano da lavorare sostanzialmente attraverso i propri canali, ivi compresi canali come Internet, eccetera. E sarà sempre più così. Anche Paesi come la Germania che hanno un rapporto fra operatori e disoccupati pari a 1:40, quando in Italia è 1:130 e quindi hanno investito infinitamente di più anche in termini di peso sui servizi per l’impiego, non hanno servizi per l’impiego che mediano più del 14/15 per cento del mercato del lavoro. Ve lo dico perché basta fare due conti: in Italia ci sono tre milioni di disoccupati, forse non tutti poveri e forse non tutti eleggibili per il RES o per il futuro reddito di cittadinanza e ci sono altri tre milioni di inattivi, quelli che noi chiamiamo i cosiddetti “scoraggiati” (non sono tutti scoraggiati), persone che ugualmente potrebbero entrare in questo sistema. Quindi abbiamo una platea potenziale del reddito di cittadinanza di circa sei milioni, ora mi spiegate come possiamo pensare a un servizio per l’impiego che fa incrocio domanda e offerta di lavoro (non politica attiva del lavoro) e offre a ciascuno di questi sei milioni tre offerte di lavoro? A parte il fatto che avrei gradito sentirlo dire più chiaramente in campagna elettorale, perché io – non vi nascondo – sono distratto sicuramente, non seguo le cose della politica come dovrei, ma non l’ho sentito dire così chiaramente che il reddito di cittadinanza sarebbe stato subordinato all’accettazione o al rifiuto di tre offerte di lavoro. Era sottinteso e vi chiedo scusa, io non sono stato così intelligente da capirlo. Forse come me tanti milioni di cittadini e di elettori. Però adesso è stato detto, meglio tardi che mai e per il futuro ci regoliamo.

Chiudo su questo, vorrei che fosse chiara la differenza di impostazione che c’è fra il nostro RES che, pur con difficoltà perché faremo fatica anche noi, perché anche i nostri servizi per l’impiego, pur essendo riconosciuti fra i migliori d’Italia e fra i pochi che reggono allo standard europeo, hanno tante difficoltà e tanti limiti, faremo fatica noi a perseguire fino in fondo – lo dico senza difficoltà – la piena realizzazione del criterio della politica attiva del lavoro, che vuol dire formazione, orientamento, crescita della persona, non riesco a capire come si farà con i servizi dell’impiego di tante regioni italiane a realizzarli come luoghi di incontro di domanda e offerta di lavoro (che è diverso dalle politiche attive del lavoro) e fare in modo che ciascuno di essi possa offrire a sei milioni di potenziali utenti tre offerte di lavoro. Anche perché, per fare incontro fra domanda e offerta di lavoro, la domanda di lavoro alle spalle bisogna averla e non è che in tutte le regioni italiane c’è un’intensa domanda di lavoro.

Io ho l’impressione che qualcuno vada configurando il dibattito sul reddito di cittadinanza a livello nazionale su una chiave troppo ideologica. I numeri (spero di averne portato qualcuno) dimostrano che, messa giù così (con le tre offerte e con l’incontro fra domanda e offerta di lavoro) non ci sarà riforma che tenga. È dal ‘99 che siamo dietro alla riforma dei servizi per l’impiego, non ci sarà riforma che tenga. Io vi invito davvero a seguire una pista più realistica, più seria che è quella della nostra Regione che ha visto in generale il tema della ricerca attiva del lavoro, non delle tre offerte e di essere più chiari in futuro nello spiegare queste cose ai vostri cittadini in maniera credibile e possibilmente realizzabile.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Boschini.

Consigliera Prodi, prego.

 

PRODI: Grazie. Io intervengo brevemente prima di tutto a sostegno di questa misura, perché è un passo per applicare la Costituzione e specificatamente l’articolo 3, che è un documento con cui le attuali maggioranze hanno un rapporto abbastanza controverso.

Però vorrei soffermarmi sul carattere universalistico di questa misura, che mi vede totalmente a favore. Volevo sottolineare – e qua mi rivolgo ai colleghi Cinquestelle – che nel punto 19 del cosiddetto “contratto” ovvero «Reddito di cittadinanza» si legge «il reddito di cittadinanza è una misura attiva rivolta ai cittadini italiani», io, in nome dell’articolo 3 della Costituzione, a cui penso che anche voi teniate, vi chiedo di togliere l’aggettivo “italiani”. Non si può parlare – come diceva il collega Marchetti – di stranieri così con questi toni decisamente sprezzanti. Gli stranieri non servono solo a raccogliere pomodori sottopagati in condizioni di schiavismo, salvo poi avere un commosso pensiero tardivo e ipocrita da parte di un neopremier oggi, quando in tutti questi giorni nessun Ministro ha speso neanche una sillaba contro l’uccisione barbara di Sacko Soumaila. Questi sono gli eventi che ci dovrebbero far riflettere: la mancanza di diritti. Noi vogliamo più diritti per tutti, sapendo che la Costituzione deve proteggere tutti. Questa è l’impostazione che vogliamo dare a queste misure. Quindi io chiedo proprio ai colleghi Cinquestelle, in cui spero che alberghi una visione più universalistica della politica, almeno di rimuovere questa limitazione, perché questa sì che inizierebbe a creare due pesi e due misure nella popolazione che ha bisogno solo di più diritti e più equità.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Prodi.

Consigliere Daniele Marchetti, prego.

 

MARCHETTI Daniele: Grazie, presidente. Più che altro per fatto personale, perché io sinceramente non ho mai detto che i cittadini stranieri servono soltanto per raccogliere i pomodori. Io non ho mai detto questo! Quando ho parlato di cittadini stranieri sul reddito di solidarietà, ho sempre parlato di anni di residenza sul nostro territorio, tant’è che noi avevamo proposto di inserire come minimo cinque anni di residenza sul nostro territorio e ciò non significa niente. Non so dove ha sentito lei certe cose, però, per quanto mi riguarda, non ho mai detto tutto questo e non ho mai lasciato trapelare dalle mie parole un’insinuazione di questo tipo. Io, parlando di anni di residenza, credo di aver espresso un concetto molto chiaro. Almeno l’italiano non penso che sia interpretabile in questa maniera. Per cui ci tenevo soltanto a fare questa precisazione.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Daniele Marchetti.

Consigliere Bertani, prego.

 

BERTANI: Due precisazioni velocissime. Una riguardo ai Centri per l’impiego. Rispetto al consigliere Boschini, effettivamente una differenza di visione c’è: secondo noi i Centri dell’impiego devono diventare un incontro fra domanda e offerta, perché oggi le imprese non hanno spesso un luogo dove andare a cercare un’offerta e ci sono anche alcune esperienze secondo me in regione Emilia-Romagna che funzionano o almeno funzionavano, in cui domanda e offerta si sono incontrate. Ovvio che ad oggi i Centri per l’impiego sono più strutturati a volte quasi per essere un servizio sociale, un’estensione dei servizi sociali. Secondo noi devono diventare di più un incontro fra domanda e offerta. È ovvio che ci sarà difficoltà a trovare tre proposte di lavoro, perché anch’io dicevo questa mattina il problema è che il lavoro, per come è l’evoluzione tecnologica del mondo, rischia di diventare sempre meno e quindi un problema ci sarà, però io ritengo che i Centri per l’impiego debbano svolgere anche quella funzione.

Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, abbiamo proposto un ordine del giorno che, visto che mi sembra che ci sia un unanime sentimento rispetto al fatto che il reddito debba essere ordinato comunque al lavoro e – noi sottolineiamo – anche declinato con le offerte provenienti dai Centri per l’impiego, abbiamo presentato una risoluzione congiunta che chiede che il Governo adotti celermente quello che ha promesso anche questa mattina il primo ministro Conte, che fra altro – voglio con questo rispondere alla consigliera Prodi – nel discorso di insediamento, in cui chiede la fiducia, ha manifestato condanna per l’uccisione del sindacalista in Calabria, per il quale poi c’è stata una adesione unanime di tutto il Senato. Quindi mi sembra che questa sensibilità ci sia da parte di tutti, visto che poi è stato sottolineato da tutti quanti.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

Non avendo più nessuno iscritto in discussione generale, chiedo al consigliere Caliandro se vuole replicare.

Prego, consigliere Caliandro.

 

CALIANDRO: Grazie, presidente. Considero di un certo interesse il dibattito al quale abbiamo assistito oggi sul tema connesso ad una legge che abbiamo fortemente voluto e che giocoforza fa da apripista ad un dibattito nazionale. Ci auguriamo l’attuale maggioranza di Governo sia in grado di portare avanti, stanti gli impegni assunti in quel famoso contratto che abbiamo potuto apprezzare nei giorni scorsi. Questo lo dico perché sono convinto che, se il Governo nazionale si inserirà nel solco di quello che facciamo in questa Regione, sarà sicuramente dalla parte giusta e dovrà avere il nostro sostegno. Ed è in parte, Presidente, il motivo per il quale penso che, leggendo adesso l’ordine del giorno che è stato presentato da alcuni firmatari, che ha delle pregevolezze, ma ha anche delle mancanze, penso che forse si possa interloquire anche con questo ordine del giorno e quindi mi riservo dopo, sulla base di un confronto con gli estensori (leggo Piccinini, Fabbri), manca il Governo negli impegni che chiedete che vengano presi dal prossimo Parlamento, ma dal Governo. Manca il principio universalistico e manca il riferimento a questa legge che invece questo rappresenta. Se vogliamo fare un percorso insieme, senza infingimenti, senza nasconderci dietro a frasi facili, bisogna che aggiungiate in questo ordine del giorno quello che manca: l’uguaglianza. Aggiungiamo che chiediamo che le persone possano essere, indistintamente dalla loro origine, legittime fruitrici del reddito di cittadinanza universale; aggiungiamo che il vincolo è al percorso di inserimento lavorativo perché, diversamente, servirebbe a nascondervi dietro uno pseudo accordo che invece tale non può essere. Delle due l’una – e qui lo dico con molta serietà – se volete che questo ordine del giorno condiviso, positivo abbia la sua approvazione, incontriamoci e discutiamo su questo ordine del giorno, sospendendo anche i lavori, ma dobbiamo farlo nel solco di quelli che sono i principi stabiliti all’articolo 3 della Costituzione, perché quella Costituzione che abbiamo ricordato in questi giorni è quella stessa Costituzione che il capo dello Stato difenderà il giorno dopo in cui ogni provvedimento di legge verrà proposto alla sua controfirma. Io mi auguro che non ci siano rigurgiti di impeachment, quando si chiederà di applicare la Costituzione, come del resto siamo tenuti a fare noi (legislatore regionale) rispetto a quello che accade.

Uno dei motivi per i quali noi accoglieremo l’emendamento del Movimento 5 Stelle, subemendandolo rispetto all’articolo 1, è proprio questo: un impegno reale a cercare di dare alle persone la possibilità di uscire dalla crisi, di uscire dallo stato di povertà assoluta. Mentre respingeremo gli emendamenti presentati da Fratelli d’Italia, perché il primo contrario all’articolo 12 del decreto n. 147/2017, il secondo perché contrario all’articolo 9 del decreto legislativo n. 147/2017, il terzo perché contrario all’articolo 12 e il quarto perché la proposta è sfavorevole a chi ha maturato un beneficio ai sensi della legge e quindi non è opportuno che sia manifestato in quel modo. Il senso di un legislatore regionale non può essere quello di dare l’idea di fare una “legislazione Arlecchino” sui diritti delle persone: parliamo di bisogni, parliamo di diritti. Noi come il nostro provvedimento abbiamo cercato in qualche modo di dare un’idea complessiva dell’unitarietà del disagio sociale.

Poi voglio aggiungere qualcosa a quello che è stato il dibattito che opportunamente i miei colleghi hanno sollevato. C’è una legge che il centrosinistra ha sbagliato a non modificare, quella stessa legge che oggi rende impossibili buona parte delle critiche che avvengono rispetto a chi ha la possibilità di fruire di questo provvedimento ed è la Bossi-Fini. Il motivo per il quale il 70 per cento degli accedenti al reddito di solidarietà sono italiani è che i nuovi cittadini devono avere un lavoro e molto spesso sono più ricchi di quelli che sono sotto la soglia di povertà. Allora, quando andiamo a guardare in quella sfera del disagio, in quel momento drammatico che è la povertà dobbiamo ricordarci una cosa importante: che il 50 per cento di questi sono giovani coppie. Si tratta sostanzialmente, dal nostro punto di vista, di mettere nelle condizioni chi è rimasto indietro di provare a farcela. Noi non vogliamo in un certo senso evitare di andare a sbattere contro l’iceberg dell’ipocrisia, quello si manifesterà nella sua grandezza dal momento in cui ciò che si annuncia non si realizza; tanti Governi prima di questo ne sono stati vittime e io mi auguro che non lo sia questo governo nazionale, perché sarebbe invece una notizia molto positiva che anche questo Governo non soffra di annuncite come in tanti altri casi è accaduto. Proprio perché quando si parla di ultimi, quando si parla di povertà, si parla di persone che sono in grande difficoltà e allora la speculazione non può essere quella di un finto fax, di una finta comunicazione dietro alla quale si nasconde l’ipocrisia di chi ci rappresenta in politica. Noi siamo persone serie, dobbiamo mantenere una certa serietà di condotta sia quando amministriamo che quando rappresentiamo i diritti degli ultimi. Lancio tutta la disponibilità a ragionare su questo ordine del giorno, però ognuno si assuma le sue responsabilità, diteci che credete nei diritti universali delle persone, che credete nel principio di uguaglianza, che credete che esiste la possibilità di uscire dalla crisi e noi voteremo questo provvedimento. Diversamente, il Partito Democratico non parteciperà all’iceberg dell’ipocrisia.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Caliandro.

Ha chiesto la parola la vicepresidente Gualmini, prego.

 

GUALMINI, vicepresidente della Giunta: Ho ascoltato con molta attenzione, a tratti anche con molto interesse, il dibattito di questa mattina e penso che il mio ruolo sia quello non tanto di fare manifestazioni di bravura, ma di sottolineare con molta responsabilità i motivi della revisione legislativa che ci accingiamo a votare.

Io ho ascoltato contraddizioni, paradossi, giravolte che francamente faccio fatica a non sottolineare e lo faccio non solo come amministratore, ma anche come studiosa, perché chi ha insegnato politiche di welfare, come nel mio caso, per oltre quindici anni non può che ricondurre a fattori proprio tecnici di verità o comunque di correttezza alcuni elementi che penso non siano stati compresi nel dibattito di oggi. Quindi sottolineo alcuni aspetti secondo me estremamente rilevanti. Il primo è che nessuno oggi ha detto che noi ci accingiamo a rivedere una legge che di fatto approva per la prima volta nelle politiche sociali dopo l’ISEE, dopo l’introduzione di un parametro che misura i redditi delle persone, un livello essenziale delle prestazioni. Quindi noi oggi, che ci piaccia o non ci piaccia, volenti o nolenti, dobbiamo di fatto normare il primo livello essenziale di assistenza che il Governo, dopo decenni e decenni in cui tutti i Governi si sono dati da fare per lavorare su questo punto, ha introdotto: quello di un reddito di inclusione, di una forma di contrasto alla povertà assoluta. La prima domanda è questa; voi sapete che in sanità esistono dei livelli essenziali delle prestazioni, l’ospedale è un livello essenziale di prestazioni, il pronto soccorso è un livello essenziale delle prestazioni, gli screening in taluni settori sanitari sono livelli essenziali, il pediatra è un livello essenziale delle prestazioni e così tante altre misure, quindi il primo punto è questo: noi avevamo una scelta molto più chiara, cioè dire “stiamo al REI e quindi alla misura nazionale, da cui non si sfugge, che i Comuni di destra, di sinistra, di centro devono obbligatoriamente predisporre e mettere in piedi per i propri cittadini, oppure proviamo, visto che il REI non è perfetto – e lo dico per prima io non solo perché il sussidio monetario che arriva a molte delle persone talvolta è indecoroso - proviamo a dare ai nostri cittadini emiliano-romagnoli qualcosa che abbia più senso. Questa è l’autonomia tanto sbandierata anche da diverse forze politiche, tra cui anche la maggioranza delle Regioni: cos’è l’autonomia delle Regioni, in cosa consiste? Nel modellare le politiche nazionali sulla base delle esigenze delle proprie comunità. Potevamo tollerare che alcuni cittadini andassero agli sportelli sociali e, a causa del funzionamento delle detrazioni, tornassero a casa con 10 euro al mese o è preferibile modellare quel livello essenziale delle prestazioni in modo che in Emilia-Romagna sotto ai 100/110 (vedremo), ad una soglia minima di sussidio non si vada per una questione di decenza e di decoro? Perché o si esce dalla povertà o ci prendiamo in giro. Questo è l’esercizio responsabile dell’autonomia, non so che cos’altro sia. Se la decisione fosse stata quella di rimanere attaccati solo alla misura nazionale, da cui – ripeto – non si sfugge, forse saremmo andati in una direzione per me ancora peggiorativa per quelle comunità che molti di voi dicono tanto di difendere. E questo è il primo punto.

Secondo. Noi abbiamo introdotto il reddito di solidarietà non perché ci siamo svegliati la mattina e volevamo fare i primi della classe, ma perché ancora una volta eravamo coscienti che, sulla sola base delle misure nazionali, soprattutto nella prima impostazione, molti dei cittadini dell’Emilia-Romagna, peraltro tutti italiani (nuclei di anziani senza figli o con figli maggiorenni già usciti di casa) sarebbero stati esclusi. Quindi non giriamoci intorno, la scelta di introdurre il reddito di solidarietà, così come i dati sull’erogazione: 19 mila domande, 19 mila famiglie, ci dicono che è inefficace, ma intanto per 19 mila famiglie evidentemente non è così, perché si sono recate ad uno sportello a fare domanda. L’abbiamo introdotto perché gli anziani o i nuclei di persone sole senza minori rimanevano esclusi da una misura di contrasto alla povertà che non ha nessun senso, perché le politiche di contrasto alla povertà o sono universalistiche mettendo solo il paletto del reddito o fanno scappare da ridere. Quindi questo è il motivo per cui in Emilia-Romagna abbiamo introdotto il reddito di solidarietà: per andare incontro autonomamente alle esigenze delle comunità dell’Emilia-Romagna. Dopodiché è chiaro che le leggi si rivedono, si sperimentano, si cambiano, perché si sta dietro a quello che succede, anche dal punto di vista delle norme, al livello nazionale.

Ancora, io trovo inascoltabile, faccio molta fatica, mi sembrava di essere in una sorta di teatro dell’assurdo ad ascoltare una forza politica, nonostante la simpatia e la stima che ho nei confronti del consigliere Marchetti, che dice di votare con tanta convinzione no a questo provvedimento, che è uguale – e vi spiego perché e mi assumo la responsabilità di quello che dico – a quello che è contenuto nel contratto di governo. Quindi io mi aspetto che domani parta una crisi di governo dalla Regione Emilia-Romagna, perché non riesco a capire perché in Emilia-Romagna il reddito di inclusione fa schifo evidentemente, ma nel contratto di governo c’è ed è una bandiera, è una priorità. Diciamoci la verità, chiunque abbia studiato (anche solo un po’) di politiche di welfare capisce che le misure sono estremamente simili, se non per la platea a cui ci si rivolge. Ma lì è una questione anche di risorse a disposizione e per l’ammontare del sussidio monetario, che pure è una questione di risorse a disposizione perché, se avessimo miliardi di euro da dare alle nostre famiglie (e magari), potremmo anche farlo. Il connubio con le politiche attive – mi trovo a dare ragione ai Cinquestelle – c’è sempre stato, anche l’aggancio con i Centri per l’impiego c’è sempre stato. Quindi chiunque abbia studiato queste forme di reddito di inclusione sa che non c’è nessuna differenza. Quindi mi spiegherete, mi aspetto che i parlamentari della Lega, almeno dell’Emilia-Romagna, non votino questo contratto, che quindi salta il Governo. È una notizia che oggi arriva dalla nostra Regione, perché non capisco la coerenza di questo, quando poi la Lega ci firma l’ordine del giorno sul reddito di inclusione. Sono smarrita, ma questo forse è un problema mio. Aggiungo che l’argomento delle politiche attive e dell’assistenzialismo o no è un falso argomento, perché – e qui faccio veramente il professore – dal 2001 esiste un decreto legislativo anche in Italia che ci dice che la condizionalità di tutte le politiche passive e attive del lavoro è obbligatoria. Da quando esistono norme europee, una strategia europea per l’occupazione, non si possono dare sussidi monetari senza niente in cambio, cioè “condizionati a”. La regola della condizionalità esiste da vent’anni, quindi è molto difficile dare soldi così, elemosine senza niente in cambio. C’è una misura ormai da vent’anni che funziona in questo modo, quindi possiamo tornare a dirci che il dibattito sull’assistenzialismo è vecchio come il cucco, non ha nessun senso. Anche perché queste misure non funzionano: chi di noi proporrebbe una misura per stare a casa a non far niente? Penso che nessuno di noi di fatto proporrebbe questo. Dopodiché personalmente magari ho qualche dubbio sul fatto che si riescano a riformare in maniera palingenetica i Centri per l’impiego, anche se ritengo che sarebbe assolutamente necessario, perché, per come sono stati costruiti, per la loro storia, per le caratteristiche del personale, sono dagli anni Cinquanta, quindi decenni e decenni che si tenta di cambiare la natura dei Centri per l’impiego, ci si è riusciti molto poco, per cui mi riservo qualche perplessità. Ma, se viene fatto, tanto di cappello.

Altro aspetto: i tempi di attuazione. Oggi impariamo che il reddito di cittadinanza è stato spostato di due anni, si farà fra due anni. Quindi potevamo dire in Emilia-Romagna: il primo anno formiamo tutti gli operatori di tutti i 331 comuni, poi costruiamo il software, per cui ci vorranno otto mesi e poi, fra due anni, vediamo la misura. Non voglio più sentire parlare di ritardi, perché queste sono misure complicate. Io lo capisco anche che si dica prima si fa una cosa e poi se ne fa un’altra, chi è serio sa che interagire con l’INPS non è una cosa semplice, ma neanche per cattiva volontà dell’una o dell’altra parte, perché costruire nuove politiche o nuovi servizi sono imprese titaniche, perché le politiche sociali sono politiche decentrate: ci sono dentro 331 Comuni, ci sono dentro decine di migliaia di operatori. Bisogna cambiare in maniera radicale, serve tempo, consolidamento, pazienza. Che non mi si dica che abbiamo avuto dei ritardi! Per forza, è partita ad ottobre, abbiamo fatto quello che ragionevolmente poteva essere fatto. Ci saranno degli errori, ma certamente che ci saranno, ma ciò non ci impedisce di accogliere un livello essenziale di prestazioni nuovo e di renderlo modellato per le esigenze della nostra comunità. Poi ci sentiamo dire da forze politiche che hanno votato contro il provvedimento (penso a Forza Italia) che, poverine, le persone hanno avuto un ritardo nel ricevere la tessera. Ma che sia chiaro, se fosse stato per Forza Italia – ho interagito direttamente con il consigliere Bignami, quindi mi assumo la responsabilità di quello che dico – queste persone non avrebbero un bel niente. Questo deve essere molto chiaro. Adesso, poverette, persone in gravi condizioni necessitano di una tempistica precisa. Certo che sì. Ma se fosse stato per quelle forze politiche poverette ancora di più, perché non avrebbero avuto evidentemente nulla.

Vengo alle ultime due questioni. Le risorse date agli stranieri. Non si può sentire questo dibattito, non si può sentire per chi amministra. Lo dico con rispetto. Se parliamo di categorie che hanno gli stessi requisiti, la stessa residenza, lo stesso numero di anni, ci dicono le norme europee che cittadini italiani in materia sociale sono tutti quelli che hanno un regolare permesso di soggiorno, quindi il REI è più stringente, perché parla solo di lungo soggiornanti, è più rigido rispetto alla normativa europea. Le risorse vanno in più, perché le famiglie di stranieri fanno più figli. Non mi sembra una cosa così scandalosa. In più vi informo che con questa legge non sarà più così, perché introduciamo – come è giusto che sia – la scala di equivalenza per le famiglie, mentre prima non c’era: si moltiplicava il sussidio per il numero esatto di componenti della famiglia. Qui, anche in accoglimento a quello che ho sentito da quest’Aula, si mette la scala di equivalenza, per cui la moltiplicazione del sussidio è inferiore rispetto al numero effettivo dei componenti. Il nostro reddito va al 70 per cento, se dobbiamo sottolinearlo, di nuclei familiari italiani e al 30 di stranieri. Come farete ad approvare il reddito di cittadinanza tagliando fuori gli stranieri? Io me lo chiedo, me lo chiedo da studiosa. Voi farete dei muretti davanti agli sportelli sociali, dove in una corsia vengono i cittadini italiani e nell’altra gli stranieri che rimanderete a casa? Qui ci sono cioè dei principi costituzionali sulla parità e l’antidiscriminazione: come farete (e staremo lì ad osservare) ad escludere dal reddito di cittadinanza che avete voluto i cittadini stranieri? E mi rammarico che i rappresentanti del Movimento 5 Stelle passino sopra. Ho sentito interventi che condivido in parte, ma passano sopra con leggerezza a parole che io in quest’Aula non vorrei sentire, perché il pregiudizio... lei non ha detto che gli stranieri devono raccogliere i pomodori, ma il pregiudizio si sente, le parole di spregio, l’ostinata ossessione per questi cittadini italiani che non si capisce esattamente come devono essere fatti o preconfezionati. Mi stupisco dei colleghi Cinquestelle che ci passano sopra. Francamente io provo imbarazzo, perché la povertà che non riguarda noi riguarda categorie deboli, tra cui ci sono anche gli stranieri che certamente stanno peggio di noi e non si capisce perché dobbiamo creare una neo società medievale di paletti, segmenti, esclusioni, perché uno ha la pelle diversa dall’altra. Sono cose che mi imbarazzano profondamente e mi dispiace che consiglieri così giovani, così appassionati facciano discorsi di questo tipo che sono inascoltabili nelle nostre società. Quindi, ripeto, la nostra proposta di oggi, molto simile a quella peraltro contenuta nel contratto di governo, rivede delle norme per modellarle sulle esigenze delle nostre comunità. È quello che dobbiamo fare, abbiamo costruito una nuova infrastruttura del welfare che connoterà questa Regione. Io non so cosa farò dopo, ma sono convinta che questo rimarrà, rimarrà l’infrastruttura, rimarranno le persone; ho visitato personalmente famiglie italianissime che ricevono la carta prepagata e che sono già inserite in progetti di attivazione, vi assicuro che anche averne aiutate temporaneamente solo alcune di quelle che hanno bisogno rimarrà come un compito nobilissimo, a cui abbiamo cercato di rispondere.

 

(Il consigliere Alleva applaude)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, vicepresidente della Giunta, Gualmini.

Non siamo allo stadio.

È così finita la parte della discussione e passiamo quindi alla votazione dell’articolato.

Nomino gli scrutatori: Cardinali, Iotti e Piccinini.

Passiamo quindi alla votazione degli articoli.

Partiamo dall’articolo 1 su cui insiste il subemendamento 6 a firma dei consiglieri Caliandro e Taruffi all’emendamento 5 a firma dei consiglieri Gibertoni e Bertani.

Discussione generale.

Dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, il subemendamento 6, a firma dei consiglieri Caliandro e Taruffi.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Il subemendamento 6 è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 5, a firma dei consiglieri Gibertoni e Bertani.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 5 è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 1.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’articolo 1 è approvato.

Articolo 2. Nessun emendamento.

Discussione generale.

Dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 2.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’articolo 2 è approvato.

Articolo 3. Nessun emendamento.

Discussione generale.

Dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 3.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’articolo 3 è approvato.

Articolo 4. Nessun emendamento.

Discussione generale.

Dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 4.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’articolo 4 è approvato.

Articolo 5. Su questo articolo insiste l’emendamento 1 a firma del consigliere Tagliaferri.

Discussione generale.

Dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 1, a firma del consigliere Tagliaferri.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 1 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 5.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’articolo 5 è approvato.

Articolo 6. Nessun emendamento.

Discussione generale.

Dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 6.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’articolo 6 è approvato.

Articolo 7. Nessun emendamento.

Discussione generale.

Dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 7.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’articolo 7 è approvato.

Articolo 8. Nessun emendamento.

Discussione generale.

Dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 8.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’articolo 8 è approvato.

Articolo 9. Su questo articolo insiste l’emendamento 2, a firma del consigliere Tagliaferri.

Discussione generale. Dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 2, a firma del consigliere Tagliaferri.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 2 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 9.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’articolo 9 è approvato.

Articolo 10. Su questo articolo insistono due emendamenti: il 3 e il 4, entrambi a firma del consigliere Tagliaferri.

Discussione generale.

Dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 3, a firma del consigliere Tagliaferri.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 3 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 4, a firma del consigliere Tagliaferri.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 4 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 10.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’articolo 10 è approvato.

Articolo 11. Nessun emendamento.

Discussione generale.

Dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 11.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’articolo 11 è approvato.

Articolo 12. Nessun emendamento.

Discussione generale.

Dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’articolo 12.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’articolo 12 è approvato.

Passiamo ora alla dichiarazione di voto sull’ordine del giorno, presentato dai consiglieri Piccinini, Fabbri e Bertani.

Se non ricordo male, presidente, aveva preannunciato un emendamento all’ordine del giorno che non è ancora arrivato, quindi sospendo la seduta cinque minuti per dare la possibilità di valutare l’emendamento.

 

(La seduta, sospesa alle ore 15,22, è ripresa alle ore 15,46)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Riprendiamo i lavori.

Siamo in dichiarazione di voto congiunta sul progetto di legge e sull’ordine del giorno 6489/1 (oggetto 6626), a firma dei consiglieri Piccinini, Fabbri e Bertani e gli emendamenti presentati dal consigliere Caliandro ed altri.

Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente. Il progetto di legge oggetto 6489 presenta molte importanti differenze rispetto ad una legge regionale per noi inadeguata, come è stata la legge n. 24/2016, differenze che indicano come la povertà sia apparsa ormai nella sua drammaticità purtroppo anche nella nostra regione. Questo progetto di legge per noi suona come la smentita di una politica insufficiente finora condotta da prima negando l’esistenza del problema, le sue dimensioni, le sue caratteristiche e i suoi effetti sulla nostra società; un progetto di legge che fa comprendere come la strada a suo tempo intrapresa dalla Regione e dal governo Renzi fosse evidentemente sbagliata; un progetto di legge che modifica il RES, perché è dovuto cambiare lo strumento nazionale su cui si era innestato prima il SIA e poi il REI. Oggi questo progetto di legge, che si innesta sulle idee iniziali della nostra proposta del 2015, può invece aprire porte nuove e lo fa perché è cambiato l’assunto di partenza diretto ad assistere per qualche tempo e con qualche risorsa chi è in maggiore difficoltà. Oggi cambiamo i beneficiari, una platea senza dubbio più ampia. Ma cambia anche l’obiettivo che diventa, grazie al lavoro che da anni abbiamo compiuto in tale direzione ed anche al lavoro svolto per migliorare questo testo, un obiettivo finalizzato a dare autonomia e lavoro alle persone.

La vera scommessa è sul come ci si riuscirà, perché non dobbiamo nasconderci che anni ed anni di operazioni condotte contro i servizi per il lavoro, contro i Centri per l’impiego hanno reso sempre più deboli proprio queste strutture, che devono invece essere il principale mezzo per il rientro al lavoro, il principale strumento di inclusione e il naturale interlocutore delle imprese che cercano lavoratori. Non nascondiamoci che è anche cambiato lo scenario nazionale ed oggi finalmente è a portata di mano la definizione di una misura per il Paese che possa dotare anche l’Italia di un vero strumento strutturale per il superamento della povertà. Quello che chiamiamo “reddito di cittadinanza” ci parificherebbe finalmente alle altre nazioni europee. Ed è in questo scenario modificato, grazie anche alle nostre proposte e ad emendamenti diretti ad individuare (punto fondamentale per noi) il superamento della soglia di povertà relativa come obiettivo di questo progetto di legge, che abbiamo chiesto di trasformare radicalmente i Centri per l’impiego in servizi realmente efficaci e al centro delle misure con la finalità di restituire autonomia e dignità alle persone. In questo quadro modificato il nostro voto favorevole diventa una scelta di speranza. Non lo facciamo alla cieca, lo facciamo chiedendo che ci sia una netta inversione di tendenza rispetto alla gestione delle politiche per il lavoro e per la formazione.

Intervengo anche per quanto riguarda l’ordine del giorno, in particolare gli emendamenti che sono stati presentati dalla maggioranza, specificando che accetteremo l’emendamento 1, non l’emendamento 2 e l’emendamento 3 che nei fatti non portano migliorie ma sono volti, a nostro avviso, a stravolgere completamente le nostre richieste. Soprattutto l’emendamento 2, dove si dice che il RES nella prima versione è una misura universalistica, in realtà non è così e, siccome lo stiamo rivedendo, evidentemente era una misura che non era sufficiente. Mentre all’emendamento 3 si dice che il reinserimento lavorativo e sociale era previsto nel RES ed è un’affermazione sbagliata, perché questo era presente nel REI nazionale. Quindi questi due emendamenti noi non li accetteremo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Piccinini.

Consigliere Daniele Marchetti, prego.

 

MARCHETTI Daniele: Grazie, presidente. Credo che sia doveroso fare una dichiarazione di voto per chiarire un po’ di cose, visto che gli interventi che ho fatto prima hanno scaldato parecchio gli animi. Ritengo sia necessario precisare che essere critici su uno strumento regionale non vuol dire essere contrari alla creazione di uno strumento a livello nazionale, così come non eravamo contrari nemmeno a prescindere sulla creazione di uno strumento regionale. Abbiamo sempre avanzato le nostre proposte e quindi non capisco per quale motivo si continuino a dire certe cose, lasciando intendere che, come Lega, siamo soggetti a contraddizioni. Non ci vedo alcuna contraddizione nel criticare uno strumento regionale e sottoscrivere un ordine del giorno che invita il Parlamento a legiferare per istituire il cosiddetto “reddito di cittadinanza”. Non siamo contrari, non l’abbiamo mai detto. Così come non eravamo contrari allo strumento regionale. Abbiamo detto noi avanziamo le nostre proposte, siamo disponibili a ragionarci sopra. Così come periodicamente noi stiamo chiedendo, tramite accesso agli atti, i dati riguardanti le erogazioni delle risorse messe a disposizione per il reddito di solidarietà. Sarà comunque un dibattito che ci porteremo avanti penso fino a fine legislatura. Ormai direi che siamo allenati su questo. Quindi, man mano che andremo avanti, noi comunque continueremo a mantenere alta l’attenzione e magari arrivare anche a proporre altre modifiche come Lega su questo strumento. Non lo escludo. Quindi ribadisco che non vedo alcuna contraddizione sul fatto che a livello regionale siamo scettici, contrari a questo strumento, mentre auspichiamo che a livello nazionale nasca uno strumento frutto di un accordo che è stato sottoscritto tra Lega e Cinquestelle. Quindi non capisco sinceramente, io non sarò uno studioso di welfare o di populismi – come è stato detto prima – sono un umile elettrotecnico (di questo me ne scuso), però i calcoli li so fare. Quando l’Assessorato mi dà dei dati io li elaboro e li valuto politicamente. Poi magari la mia posizione non è condivisibile dalla maggioranza di quest’Aula, però esprimo delle valutazioni politiche nel merito su questo strumento che, a nostro avviso, non funziona e da qui nasce il nostro voto contrario. Poi – ribadisco – in futuro magari, monitorando ancora il suo funzionamento, arriveremo anche al punto di proporre altre modifiche, ma al momento per noi non ci sono le condizioni per votare a favore di questo provvedimento.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Daniele Marchetti.

Consigliere Caliandro, prego.

 

CALIANDRO: Grazie, presidente. Desta un certo stupore l’atteggiamento che hanno tenuto i sottoscrittori dell’ordine del giorno collegato alla legge regionale, che oggi andiamo ad approvare, il PdL che introduce di fatto il reddito minimo in questa regione. Desta un certo stupore il fatto che i proponenti di questo odg non vogliano confrontarsi con questa legge. E lo stupore non sta tanto nel fatto che si chiede di collegare un testo ad un provvedimento che si vuole ignorare, quanto nell’assoluta negazione del principio universalistico che nell’ordine del giorno che è stato presentato da Piccinini e Fabbri si manifesta. Lo capisco benissimo, c’è la ragion di Stato, la stessa ragione per cui lo scrittore attento, l’estensore del documento aveva messo soltanto «il Parlamento se ne occuperà», noi invece chiediamo che se ne occupi di Governo (quello che ha fatto il contratto), perché nella vita ci si assume la responsabilità e, se questa responsabilità di essere dalla parte degli ultimi non la volete prendere, noi ne prenderemo atto.

D’altro canto aver rifiutato, consigliera Piccinini, l’emendamento 2, ove si dice «un approccio universalistico della difesa dei diritti di tutte le persone indistintamente dalla loro origine o nascita» che significava affermare in quest’Aula il principio di uguaglianza, che voi volete rifiutare. Voi state rifiutando il principio di uguaglianza! Accoglietelo, vi sfidiamo ad applicare il principio di uguaglianza. Io capisco, la Lega ha una vocazione per cui “prima gli italiani”, ma vivaddio questa è una scelta massimalista, di destra, di una destra radicale, ma voi non nascondetevi più dietro a questa ipocrisia. Avete fatto una scelta di destra e di questo renderete conto a quei milioni di persone di sinistra che hanno creduto che il reddito di cittadinanza che volevate portare avanti fosse per tutti.

Poi il senso di un provvedimento che ha il dovere di essere un provvedimento equo. Noi nel nostro emendamento, oltre a chiedere la responsabilizzazione che non volevate chiedere al governo nazionale, abbiamo chiesto che fosse vincolato il riconoscimento del reddito di cittadinanza ad un percorso di reinserimento lavorativo e sociale, ma cosa c’è di drammatico nel chiedere alle persone di lavorare? Abbiate pazienza, noi il reddito minimo in questa regione lo facciamo oggi e siamo i primi in Italia ad essere dalla parte degli ultimi, voi assumetevi la responsabilità di giocare con il futuro delle persone.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Caliandro.

Consigliere Taruffi, prego.

 

TARUFFI: Grazie, presidente. Io volevo ricordare ai colleghi, a quest’Aula di minoranza che, anche se siamo in un periodo in cui un giorno si annuncia la messa in stato d’accusa del Presidente della Repubblica e il giorno dopo si dichiara di essere pronti a collaborare con lui, non è ancora obbligatorio dover dire tutto e il suo contrario. Non è obbligatorio, potete sentirvi liberi di non dire tutto e il contrario di tutto. Magari fra qualche tempo diventerà anche legge dello Stato, ma per il momento non lo è. Quindi, quando il consigliere Marchetti dice che è contrario al provvedimento a livello regionale, ma è favorevole a che si lavori su quello nazionale, io adesso capisco le giravolte, capisco la necessità anche alle volte di arrampicarsi sullo specchio, capita a ciascuno di noi, però c’è un limite oltre il quale l’equilibrismo sfida la forza di gravità e si cade. E più in alto si è, più grossi si è, più rumore si fa. Quindi finché dico una sciocchezza io non faccio tanto rumore, ma se la sciocchezza la fa chi governa il Paese e la dice chi governa il Paese e chi ha dimostrato di avere la vera golden share del governo di questo Paese, ecco che allora il rumore aumenta.

Allora, consigliere Marchetti, cerchiamo di evitare fra di noi... Poi capisco che, sentendo le dichiarazioni del neopresidente del Consiglio oggi al Senato, là dove dice prima «faremo la riforma – testualmente – dei Centri per l’impiego, poi passeremo al sostegno economico vero e proprio», io, che sono forse un arnese di un’altra Repubblica, non certo di questa, capisco una cosa: campa cavallo che l’erba cresce! E quindi so che il consigliere Marchetti avrà buon gioco per i prossimi due o tre, forse quattro anni a continuare a dire che lui è d’accordo con il provvedimento nazionale (che non si farà mai) e intanto critica quello regionale che abbiamo già fatto. Però c’è un limite perché, se è vero che la Lega esercita la golden share del Governo e se è vero che questo non è il governo Cinquestelle-Lega, ma è il governo Lega-Cinquestelle (e le dichiarazioni rese oggi in Senato dal presidente del Consiglio questo attestano), qui abbiamo il dovere di rimettere le cose in ordine. E mi spiace che la consigliera Piccinini nella sua ricostruzione abbia voluto invertire un pochino l’ordine dei fattori, perché non è vero che, cambiando l’ordine dei fattori, il risultato non cambia: in questo caso cambia, perché noi qui oggi non stiamo modificando una legge perché ci siamo resi conto che quella legge è sbagliata e allora abbiamo dovuto introdurre i correttivi, noi oggi stiamo modificando una legge perché abbiamo avuto la forza, l’umiltà e la buona intuizione di assumere un provvedimento che è stato assunto successivamente dal Governo nazionale.

Quindi abbiamo avuto il merito di essere apripista su questo terreno. Questo abbiamo fatto. E siccome il nostro aver prodotto l’avanzamento in termini legislativi ha prodotto a sua volta una modifica nazionale, oggi, poiché siamo persone che provano ad essere sensate, invece che lasciare in piedi due provvedimenti praticamente identici, raccogliamo i frutti del nostro lavoro e, siccome sono due provvedimenti sovrapponibili, decidiamo di utilizzare uno strumento solo per semplificare la vita di chi deve richiedere questo strumento e di chi lo deve erogare. Questo facciamo. Quindi dire che oggi stiamo correggendo o stiamo invertendo la rotta, vuol dire semplicemente non aver compreso il testo che abbiamo presentato e su cui abbiamo discusso. Capisco tutte le esigenze propagandistiche, la campagna elettorale però è finita, prima che inizi la nostra regionale un po’ di tempo c’è, facciamo affidamento al fatto che per un po’ possiamo provare a dire le cose che stanno scritte sulla carta e non quelle che ci inventiamo tutti i giorni. Così fra di noi.

Allora anch’io rimango stupito del fatto che si faccia una discussione, in cui si nega un principio universalistico – e lo vorrei raccontare al collega Sassi – che è semplicemente uno, come dice poi la parola: hanno diritto, possono accedere a questo strumento tutte le persone che vivono in Emilia-Romagna e che hanno la condizione economica determinata dai requisiti di accesso alla legge. Non ci sono altri vincoli che questo, quindi il provvedimento è universalistico perché si riferisce a tutti indistintamente, a tutte le persone che vivono nella nostra regione. Vivono, lavorano, producono e che magari attraversano una fase di difficoltà. Questa è una distinzione profonda che offre un punto di vista sul mondo, che determina la distanza che esiste tra la destra e la sinistra. Ancorché appannata, ancorché confusa, ancora di più in difficoltà la sinistra, soprattutto il punto di vista sul mondo della sinistra esiste e il fatto che oggi in quest’Aula si determina una divisione su questo punto determina anche una differenza tra la destra e la sinistra e mi dispiace segnalare come anche in quest’Aula, anche su questo ordine del giorno la golden share la esprima la Lega.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Taruffi.

La parola al presidente della Giunta Bonaccini, prego.

Il presidente chiude il primo ciclo di dichiarazione di voto, quindi con il suo intervento si possono riaprire ancora le dichiarazioni di voto.

 

BONACCINI, presidente della Giunta: Volevo dire due o tre cose, visto che è partito il nuovo Governo e forse è utile anche il punto di vista che noi vogliamo mettere in campo rispetto ai provvedimenti, ma anche all’atteggiamento. L’ho detto stamattina in occasione di altre conferenze stampa ai giornalisti, io ritengo noi si debba avere – lo dico come esecutivo, come istituzione – un atteggiamento che guarda con laicità ai provvedimenti, contrastandoli dove non ritenuti adeguati o non condivisi, sottolineando laddove le promesse non vengono mantenute e applaudendo se qualcosa è in linea con quello che noi riteniamo utile al Paese e/o all’Emilia-Romagna. Vedrete che l’atteggiamento sarà esattamente questo. lo dico perché serve a riportare la propaganda, chiunque la faccia, al livello della discussione, perché mi pare abbastanza evidente in questi primi giorni che molte cose si stanno correggendo da sole tra gli stessi esponenti di governo, perché vorrei però che almeno nella discussione tra noi, lasciando che ognuno – e ci mancherebbe che non fosse così – faccia quello che gli pare dal punto di vista delle dichiarazioni di voto, però almeno due o tre cose le mettiamo in ordine.

Noi oggi stiamo e ringrazio Elisabetta Gualmini per questo lavoro, a mio parere, molto puntuale e anche che cerca di andare a vedere, come abbiamo sempre detto, dov’è che di fronte a provvedimenti eventuali nazionali e anche ad un riconoscimento nostro nella sperimentazione di qualcosa che non c’era, perché il reddito di solidarietà, come l’avete e l’abbiamo discusso in lunghi mesi, è un provvedimento assolutamente nuovo, dico innovativo (che poi sia innovativo in positivo o in negativo lo vedremo) ma certamente metteremo un punto fermo: vogliamo aiutare chi è nella disperazione. Non gli risolveremo i problemi della vita, ma diamo un po’ di ossigeno per coloro che fanno fatica ad arrivare a fine mese, a volte persino a metà del mese. E l’abbiamo sempre detto con opinioni differenti anche in quest’Aula nel merito di un provvedimento che non rincorresse l’idea, anche perché non ne avremmo le risorse (adesso parlo della Regione) di garantire a chiunque di poter accedere a un assegno per troppo tempo, laddove per noi la dignità si chiama posto di lavoro garantito. Fatemelo dire così, questo credo senza diversità di opinioni: il fatto che noi si sia per il quarto anno la regione che cresce di più, primi per export (non lo eravamo), turismo che cresce così, la disoccupazione che cala come in quasi nessun altro posto il merito datelo a tutti meno che a noi, è lo stesso, quelli sono però i risultati. E dunque una regione che, se proseguirà in quel trend positivo di recupero del lavoro perduto o di creazione di nuovo lavoro, avrà anche l’opportunità di mettere meno risorse o, meglio, di togliere a qualcuno a cui davi una risorsa, perché era in difficoltà nel momento in cui trovasse lavoro. E il ragionamento che ha seguito il RES è esattamente quello che per chi è in età lavorativa noi si voglia riaccompagnarlo al posto di lavoro, se l’ha perduto o portarlo al posto di lavoro, se purtroppo – come capita – qualcuno non l’ha mai trovato. Questa è la filosofia. È la filosofia dei provvedimenti nazionali? Non lo so. Avrei un’opinione un po’ diversa io, ma non voglio oggi polemizzare su questo. Peraltro prendo atto delle dichiarazioni del premier asetticamente che ci dice che ci vorrà un po’ (forse un bel po’) a consegnare le risorse a coloro a cui era stato promesso “te le daremo subito”.

Non sto dicendo promesso dal premier Conte, dico da una campagna elettorale in cui tutti quanti, compreso chi parla, spesso si è portati poi a dire cose che magari non riesci a fare subito, se non sei nelle possibilità di farlo. Però io vorrei, fuori dalla polemica pubblica, dirci che, se non si riconosce che noi oggi abbiamo ulteriormente ampliato o, meglio, proponiamo ulteriormente di ampliare la platea, ci colleghiamo ad un provvedimento nazionale per evitare che i sindaci siano costretti a rischiare di dare le risorse due volte alla stessa persona e poi manca a qualcun altro, il fatto che noi in ogni caso andiamo a dare un assegno a coloro che sono in difficoltà, certo non sarà la cifra che qualcuno si aspettava, noi però abbiamo sempre parlato di quelle cifre lì e peraltro 33, poi saranno 35 milioni di euro, per chi è in difficoltà sono comunque una cifra considerevole. Elisabetta, gli uffici ci dicono che continuano ogni giorno a essere tantissime le persone che “sottoscrivono” il contratto in questo caso per avere le risorse. Quello che voglio dire è che mi pare si possa riconoscere che quello che avevamo promesso lo stiamo assolutamente mantenendo con la flessibilità addirittura di riconoscere a noi stessi che là dove si poteva migliorare, presumendo di migliorare, noi l’avremmo fatto. E lo stiamo facendo nella direzione di un provvedimento abbastanza simile a quello che farà il Governo (simile, non uguale ovviamente), però con un punto: riconosceteci che noi lo facciamo e lo stiamo facendo erogando e di là oggi ci viene detto “chissà quando mai lo si farà”.

Io non sono pregiudizialmente contrario a nessuna discussione su provvedimenti, avevo richiamato la neoministra Stefani sulle autonomie a ricordarsi dell’Emilia-Romagna, mi ha telefonato domenica in maniera molto cordiale, che ho molto apprezzato, e noi nei prossimi giorni avremo l’incontro sia per l’autonomia dell’Emilia-Romagna insieme alle altre Regioni sia per discutere di Conferenza Stato-Regioni per la sua funzione. E io vi garantisco – e lo vedrete – che il rapporto sarà esattamente quello che sto descrivendo. Vorrei soltanto che nella narrazione e la dimensione della discussione quello che noi oggi abbiamo portato, che io giudico assolutamente positivo, sia valutato esattamente per quello che è: un provvedimento che ha quella natura lì. Altrimenti rischiamo, nella contrapposizione ideologica, che noi poi ci mettiamo a disputarci il merito o, peggio, il demerito di quello che si fa o non si fa.

Finisco dicendo che credo abbiamo fatto una scelta giusta. Sono io tra i primi sempre, ogni tanto mi dite che esagero e forse avete ragione a dire i successi, abbiamo riconosciuto noi che la povertà è raddoppiata in questa regione negli ultimi anni quella assoluta, certo è meglio che in altre regioni, ma è raddoppiata e stiamo lavorando da un lato per ridurla attraverso il lavoro che torna nelle case e nelle famiglie che è la garanzia migliore per togliere le persone dalla disperazione e, laddove questo ancora non è avvenuto, mettere un elemento di contributo per la prima volta che attraverso una nuova legge garantisce l’opportunità di avere un minimo di sollievo. Io penso che quello che avevamo raccontato l’abbiamo esattamente fatto e lo stiamo facendo. Tutto qua. Mi piacerebbe vedere un riconoscimento su questo, al netto del fatto che noi torneremo tutte le volte che serve in Aula per dare un rendiconto, richiamare, al di là dell’ accesso agli atti che giustamente, da norme, potete tutti i giorni richiedere, ma è un fatto – io credo – questo di una novità che si inserisce anche velocemente e, prima ancora di sapere che farà il nuovo Governo (peraltro appena iniziato) rispetto a una scelta che io credo meritoriamente vada proprio nella direzione di aiutare gli ultimi, la disperazione. Noi siamo una regione che – come ho sempre detto e finisco davvero – vuole competere con i territori più avanzati d’Europa e del mondo, ma sappiamo che prima di tutto (ed ecco perché io parlo sempre di crescita) bisogna ridistribuire, se si è capaci (tutto da dimostrare), verso chi ha meno. A me pare che questa scelta sia una scelta utile. Oggi leggevo il premier che ha detto che vorrà combattere i ritardi nell’erogazione delle prestazioni sanitarie prima fascia lista d’attesa, per me è un obiettivo davvero giusto, io dico anche se vuole una mano questa è la Regione che più di tutte le altre ha saputo ridurle davvero. Se vuole una mano, la Regione Emilia-Romagna c’è, fuori da ogni pregiudizio ideologico. Io vorrei che provassimo, nella partenza di un nuovo Governo, a tenere questo atteggiamento reciprocamente proprio nell’interesse del Paese e degli italiani.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, presidente della Giunta Bonaccini.

Non ci sono iscritti in dichiarazione di voto, passiamo quindi alla votazione dell’ordine del giorno.

La parola al consigliere Bertani, prego.

 

BERTANI: Chiedo la votazione elettronica sull’ ordine del giorno, grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Va bene. Grazie, consigliere Bertani.

Dicevo, passiamo alla votazione dell’ordine del giorno oggetto 6489/1 (oggetto 6626), su cui però insistono tre emendamenti a firma dei consiglieri Caliandro e altri.

Chiedo l’assenso alla votazione degli emendamenti alla prima firmataria dell’ordine del giorno, la consigliera Piccinini.

Prego, consigliera Piccinini.

 

PICCININI: Come dicevo, noi daremo l’okay al primo emendamento, mentre al 2 e al 3 non diamo l’assenso.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Va bene. Grazie, consigliera Piccinini.

Consigliere Caliandro, prego.

 

CALIANDRO: Mi associo alla richiesta di voto elettronico, perché penso che sia opportuno che ognuno lasci il segno dell’impronta di chi vuole rappresentare.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Caliandro.

Quindi, non avendo ottenuto l’assenso per la votazione dei tre emendamenti ma solo al primo, passiamo...

La parola al consigliere Taruffi, prego.

 

TARUFFI: Presidente, volevo solo segnalare che è la prima volta in quest’Aula che qualcuno nega la possibilità di subemendare un documento. Lo mettevo a verbale perché è la prima volta che accade ed è un segnale, abbastanza, di scarsa correttezza e galanteria, quantomeno in quest’Aula.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Taruffi.

C’è sempre una prima volta in tutto e comunque tutto quello che lei dice rimane a verbale dell’Aula.

Consigliere Bertani, prego. Sull’ordine dei lavori, immagino.

 

BERTANI: Siccome sono uno dei firmatari, solo per spiegare al consigliere Taruffi che un emendamento che cambia il 90 per cento per l’impegno scritto dalla maggioranza ovviamente è un po’ una forzatura che dobbiamo in qualche modo respingere.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

Consigliere Caliandro, prego.

 

CALIANDRO: Chiedo, presidente, se, alla luce del nostro Regolamento, è possibile depositare il testo così come sarebbe uscito con gli emendamenti, in modo tale da avere due testi, uno democraticamente sancito dall’Aula e l’altro no. Quindi, siccome c’è questo fatto nuovo che è un precedente, io chiedo di poter depositare il nuovo testo rimodificato.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Lei chiede di presentare l’ordine del giorno senza essere emendato?

 

CALIANDRO: Poiché i nostri emendamenti non sono stati accolti ed è la prima volta, come correttamente veniva detto e come giustamente lei ha evidenziato, essendo mutata la prassi, chiediamo la possibilità che non venga lesa la nostra possibilità di partecipare democraticamente a questa votazione e quindi di poter depositare gli emendamenti con un testo collettaneo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Mi scusi, ma gli emendamenti sono stati depositati e rimangono agli atti, dopodiché nel Regolamento è previsto che il primo firmatario debba dare l’assenso, in questo caso il primo firmatario non ha dato l’assenso per cui gli emendamenti rimangono a verbale e depositati all’ufficio dell’Aula, però solo uno avrà la votazione.

 

CALIANDRO: L’oggetto dell’interpello alla Presidenza era proprio questo: è possibile ancora che questi stessi vengano trasformati in un odg? In questo momento è ancora possibile? 

 

PRESIDENTE (Rainieri): Siamo già in votazione, quindi i termini sono scaduti; se l’avesse fatto prima, avrebbe tranquillamente potuto farlo, ma adesso sono scaduti. Essendo già scaduti i termini per la presentazione degli ordini del giorno, lei in questo caso non lo può più fare.

 

CALIANDRO: Presidente, io colgo che lei svolge correttamente il suo ruolo e quindi la ringrazio di questo, preannuncio che, a fronte di questo fatto nuovo, noi domani, in occasione della votazione del Patto per la lotta alle povertà, invece proporremo il testo con le modifiche come contenute, perché si tratta di un provvedimento contro la povertà che rientra esattamente nel provvedimento.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Caliandro.

Lei può presentare quello che vuole, nel senso che domani è un’altra partita e può fare quello che vuole effettivamente. Su questo provvedimento, essendo scaduti i termini per la possibilità di presentare l’ordine del giorno, non lo può più fare.

Consigliere Taruffi, prego.

 

TARUFFI: Grazie, presidente. Siccome, parlo almeno a titolo personale, non ero preparato a questo tipo di epilogo, nel senso che ovviamente, conoscendo quali sono le nostre prerogative, se i consiglieri Cinquestelle ci avessero informato della loro decisione avremmo provveduto non a subemendare ma a presentare un altro ordine del giorno e, siccome lei giustamente fa rispettare il Regolamento dell’Assemblea, volevo solo segnalare che, se questo è l’atteggiamento che i Cinquestelle e anche la Lega (influenzata) intendono assumere, dico solo che a brigante si risponde brigante e mezzo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Taruffi.

Consigliere Taruffi, io le dico però, a onor del vero, che io ho sospeso l’Aula per più di dieci minuti in attesa che venisse consegnato l’ordine del giorno con gli emendamenti e che ci fosse una discussione tra i vari membri dell’Assemblea Quindi, se questo non è stato fatto, non è colpa mia. Magari qualcuno si chieda perché non c’è un dibattito tra i vari consiglieri delle parti opposte.

Consigliere Bertani, prego.

 

BERTANI: Sempre sull’ordine di lavori, presidente. Vorrei spiegare che il Regolamento è democratico e quello che dice il Regolamento è a tutela delle minoranze, perché una minoranza non può vedersi stravolta con degli emendamenti una propria risoluzione. Quindi a tutela della minoranza, la minoranza in alcune occasioni (come questa) può rifiutare l’emendamento, perché l’emendamento è stato scritto in maniera ostile e questo io, durante la pausa dei lavori, avevo già segnalato agli estensori che quegli emendamenti erano stati scritti in maniera ostile. Quindi, se si vuole collaborare, si collabora; se si vuole fare una prevaricazione, noi dobbiamo usare gli strumenti che abbiamo per non fare prevaricare le nostre prerogative.

 

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

Scusate, io vi lascio andare avanti, se volete, anche fino alla chiusura dell’Aula, però credo che stiamo bloccando i lavori su un Regolamento molto chiaro, sul quale abbiamo anche disquisito da un quarto d’ora o venti minuti. Io ho ancora quattro interventi. Se volete, ve li faccio fare tutti, altrimenti credo che sia più importante andare al voto.

Consigliere Rancan, prego.

 

RANCAN: Grazie, presidente. Semplicemente per dire...

 

PRESIDENTE (Rainieri): Se non ritirate le prenotazioni, io vi devo dare la parola. Non è che posso togliere la parola.

 

RANCAN: Io semplicemente per far notare che il Regolamento è democratico, quindi non è che uno partecipa o meno a una discussione democratica o meno perché lo decide da solo, poi obiettivamente dovrei giudicare non democratico tutte le volte che voi votate il non passaggio degli articoli per i PdL dell’opposizione. Fondamentalmente sarebbe la stessa cosa. È identica, è la stessa cosa. Quindi fondamentalmente come è democratica una cosa lo è anche l’altra, perché tutte e due sono sancite e stabilite dal Regolamento. Quindi come è legittimo che si dica “non accolgo l’emendamento” con la motivazione che oltretutto andrebbe a stravolgere la stesura di una risoluzione e poi la scusa o comunque la motivazione vera è solamente per il fatto che non siete riusciti a proporre una risoluzione uguale al vostro emendamento per potervela votare. Però fondamentalmente, se è democratico, perché lo è ed è scritto nel Regolamento, il non passaggio degli articoli per il PdL è altrettanto democratico il fatto di non poter e di non voler accettare degli emendamenti su una propria risoluzione. Se invece mettiamo in discussione il Regolamento, riscriviamo il Regolamento daccapo. Ci mettiamo lì, lo riscriviamo tutto e poi vediamo cosa ne viene fuori.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Rancan.

Vedo che avete capito il mio consiglio, quindi, consigliere Caliandro, prego. Un minuto però adesso.

 

CALIANDRO: È solo perché, presidente, l’imbarazzo è grande. Di fronte a un ordine del giorno collegato ad una legge non si fa nessun riferimento a quella legge e poi ci viene detto che deve essere collegata agli articolati, quindi delle due l’una: o è illegittimo il collegamento di questo provvedimento che non tiene conto della legge che noi citiamo negli emendamenti oppure il dibattito è surreale.

Comunque lo dico soltanto perché, come solo Facci può capire, “in claris non fit interpretatio”: voi dovete mettervi d’accordo con voi stessi su quello che volete fare. Se volete fare un odg collegato alla legge regionale, si cita la legge regionale banalmente. Se volete parlare invece di quello che è l’accordo di governo parlate dell’accordo di governo. Di fronte all’acqua che va all’insù non ci possiamo fare niente, potrebbe essere un geyser. Il problema è che cade giù alla fine.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Benissimo. Grazie, consigliere Caliandro.

Consigliera Prodi, un minuto.

 

PRODI: Io volevo solo rimarcare che sono molto stupita dal rifiuto di poter discutere in Aula gli emendamenti, perché non c’è nulla che la stravolge, solo l’aggettivo “universalistico”. Io capisco che nel contratto voi non possiate accettarlo, però questo segna un Cinquestelle purtroppo ostaggio della Lega su questo tema. Voi potete votarlo in Regione, perché tanto in Regione potete farlo, ma nel contratto a livello nazionale non potete farlo. Questo io purtroppo lo sottolineo e me ne rammarico molto.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Prodi.

Consigliere Taruffi, un minuto.

 

TARUFFI: Grazie, presidente. Rimarcando il fatto che lei non ha nessuna responsabilità e ha condotto in modo corretto, nessuno l’ha messo in discussione, volevo solo dire che, se i colleghi Cinquestelle ci avessero detto durante la pausa che non erano disponibili a far discutere gli emendamenti, ci saremmo comportati in modo diverso. Siccome il Regolamento prevede la possibilità chiaramente per chi presenta un ordine del giorno di non farlo emendare, il Regolamento però prevede anche che si possano presentare ordini del giorno collaterali. Cosa che avremmo fatto. Semplicemente non siamo stati posti nella condizione di poterlo fare ed è qui la mancanza di correttezza non formale, ma nei rapporti. Se ci aveste detto “gli emendamenti 2 e 3 non li presentate, perché non ve li facciamo presentare”, avremmo fatto qualcos’altro. In ogni caso rispondo, siccome siete stati poco corretti, lo saremo anche noi nelle prossime occasioni. Non vi preoccupate, perché le cose non si dimenticano.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Taruffi.

È così conclusa questa parte della discussione.

Si proceda alla votazione dell’emendamento 1, a firma dei consiglieri Caliandro, Taruffi, Prodi, Calvano, Boschini, con il dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

39

Assenti

 

11

Votanti

 

38

Favorevoli

 

38

Contrari

 

--

Astenuti

 

--

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 1 è approvato.

Si proceda alla votazione dell’ordine del giorno 6489/1 (oggetto 6626), a firma dei consiglieri Piccinini, Fabbri e Bertani, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

40

Assenti

 

10

Votanti

 

39

Favorevoli

 

13

Contrari

 

26

Astenuti

 

--

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’ordine del giorno 6489/1 (oggetto 6626) è respinto.

Se nessun consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione dell’intero testo di legge, oggetto 6489, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

PRESIDENTE (Saliera): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

42

Assenti

 

8

Votanti

 

40

Favorevoli

 

30

Contrari

 

10

Astenuti

 

--

 

PRESIDENTE (Saliera): Proclamo approvata la legge riguardante «Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 19 dicembre 2016, n. 24 (Misure di contrasto alla povertà e sostegno al reddito)».

 

OGGETTO 6461

Delibera: «Atto unico sull’edilizia residenziale pubblica.» (Proposta della Giunta regionale in data 2 maggio 2018, n. 613) (154)

(Discussione)

(Ordine del giorno 6461/1 oggetto 6627 - Presentazione)

(Risoluzioni oggetti 6458 - 5883 - 6487 - Discussione)

 

PRESIDENTE (Saliera): Procediamo con l’oggetto 6461, proposta recante: «Atto unico sull’edilizia residenziale pubblica» (delibera di Giunta n. 613/2018).

La Commissione “Territorio, Ambiente, Mobilità” ha espresso parere favorevole nella seduta del 17 maggio 2018 con la seguente votazione: 26 voti a favore, 6 contrari e 5 astenuti.

Il Consiglio delle Autonomie ha espresso parere favorevole.

Su tale oggetto insistono nove proposte di emendamento: cinque a firma del consigliere Tagliaferri, quattro a firma del consigliere Daniele Marchetti.

Sempre sull’oggetto insiste un ordine del giorno 6461/1 (oggetto 6627), a firma dei consiglieri Daniele Marchetti e Liverani. Inoltre si discute congiuntamente alle seguenti risoluzioni:

oggetto 6458, risoluzione per impegnare la Giunta ad effettuare accordi ben precisi con i Consolati dei Paesi ai quali appartengono i cittadini stranieri presenti sul territorio regionale, entrati nelle graduatorie per l’assegnazione delle abitazioni ERP in modo da disciplinare e rendere obbligatoria la certificazione dello stato patrimoniale dei cittadini stranieri con documenti “ufficiali” rilasciati dal Paese di origine; a firma dei consiglieri Galli e Tagliaferri;

oggetto 5883, risoluzione per impegnare il presidente e la Giunta regionale a valutare, in sede di revisione della legge regionale 24/2001, l’inserimento di clausole che diano la possibilità al singolo Comune di applicare le procedure previste dal comma 4 dell’articolo 3 del DPR n. 445/2000; a firma dei consiglieri Marchetti Daniele, Pompignoli, Fabbri, Bargi, Delmonte, Pettazzoni, Rainieri, Liverani e Rancan. Su questo documento insistono due proposte di emendamento, a firma del consigliere Daniele Marchetti.

Inoltre l’oggetto 6487 risoluzione per impegnare la Giunta ad agire nelle sedi di confronto Stato-Regioni per invocare una innovazione legislativa affinché le condizioni reddituali e patrimoniali per le richieste di prestazioni sociali agevolate di cittadini extracomunitari, tra cui l’accesso all’edilizia residenziale pubblica, siano documentate mediante certificati e attestazioni rilasciati dalla competente autorità dello Stato estero di appartenenza del richiedente, a firma dei consiglieri Piccinini e Bertani.

Quindi si procede ora in modo congiunto nella discussione generale su tutti i provvedimenti che ho appena citato.

È aperta la discussione generale, dieci minuti per ciascun consigliere come tempo massimo. Chi chiede la parola?

Consigliere Tagliaferri e poi Iotti.

Consigliere Tagliaferri ha la parola, prego.

 

TAGLIAFERRI: Dalla clausola valutativa sulla legge regionale n. 24/2001 relativa alla disciplina generale dell’intervento pubblico nel settore abitativo, realizzato dalla Giunta regionale al termine dello scorso anno, risulta che al dicembre 2016 il patrimonio pubblico di alloggi gestiti dalle Azienda casa dell’Emilia Romagna (ACER) ammontava a 55.700 alloggi distribuiti in circa 6.500 fabbricati. Tale valore è rimasto sostanzialmente stabile nel corso degli ultimi quatto anni. L’assegnatario dell’83 per cento degli alloggi risulta essere cittadino italiano con forte propensione al nucleo unipersonale o al massimo con due componenti, gli stranieri assegnatari sono quindi il 17 per cento del totale contro una presenza percentuale del 12 per cento rispetto al totale della popolazione regionale. Molto diverso invece è il rapporto fra la proporzione della popolazione italiana e straniera all’interno del mondo ERP, segna un picco di presenza degli stranieri pari al 30 per cento della popolazione complessiva alla luce del fatto della maggior prolificità delle famiglie straniere. In sede di stesura sarà, quindi, fondamentale affrontare i seguenti temi, onde riequilibrare la presenza percentuale di cittadini italiani rispetto agli stranieri nell’usufrutto degli alloggi ERP: prolungamento del tempo di residenza, mantenimento dell’alloggio, definizione del criterio di impossidenza.

Ciò detto, passo ad illustrare brevemente i punti sopracitati attraverso la loro trasformazione in proposte emendative che il gruppo di Fratelli d’Italia ha proposto. La prima proposta emendativa che abbiamo presentato si propone di abrogare un paragrafo tramite il quale si tenta di aggirare artificiosamente una disposizione di legge statale ed una disposizione di legge regionale attraverso un atto amministrativo che, al fine del mantenimento dell’alloggio da parte dell’immigrato, intende parificare lo svolgimento di attività di formazione professionale ad attività lavorativa. A tal fine voglio ricordare che l’articolo 40, comma 6, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 (testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero) prevede che l’esercizio di una regolare attività di lavoro subordinato o di lavoro autonomo costituisca la condizione per l’accesso in condizioni di parità con i cittadini italiani agli alloggi di edilizia residenziale pubblica per gli stranieri in possesso di permesso di soggiorno almeno biennale. La legge regionale 8 agosto 2001, n. 24 recante la disciplina generale dell’intervento pubblico nel settore abitativo all’articolo 24, comma 2, recita testualmente «i requisiti devono essere posseduti al momento della presentazione della domanda e debbono permanere al momento dell’assegnazione e successivamente nel corso della locazione». Va infine evidenziato come la parificazione fra lo svolgimento di attività lavorativa e formativa sia di fatto preclusa sempre dal testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, che differenzia il permesso di soggiorno concesso per lo svolgimento di attività lavorativa, per il quale, in base al dettato dell’articolo 5, comma 8.1, è inserita la dicitura «permesso unico lavoro» da quello di cui al comma 8.2 lettera g) del medesimo articolo che viene rilasciato per motivi di studio o formazione.

Il secondo emendamento si propone di portare il requisito della residenza e dello svolgimento di attività lavorative in regione ai fini dell’accesso agli alloggi di edilizia residenziale pubblica da tre anni ad almeno cinque anni. Tale modifica poggia già su numerosi precedenti e su una nutrita disciplina costituzionale. La Suprema Corte ha infatti riconosciuto con la sentenza n. 222/2013 che le politiche sociali delle Regioni legate al soddisfacimento dei bisogni abitativi ben possono prendere in considerazione un radicamento territoriale ulteriore rispetto alla sola residenza. Considerato che l’accesso a un bene di primaria importanza e al godimento tendenzialmente duraturo come l’abitazione può richiedere garanzie di stabilità che nell’ambito dell’assegnazione di alloggi pubblici in locazione scongiurino avvicendamenti troppo ravvicinati tra conduttori, aggravando l’azione amministrativa e riducendone l’efficacia. Un simile requisito tuttavia deve essere contenuto entro limiti non palesemente arbitrari ed irragionevoli, anche in linea con il principio che se al legislatore, sia statale che regionale, è consentito introdurre una disciplina differenziata per l’accesso alle prestazioni assistenziali al fine di conciliare la massima fruibilità dei benefici previsti con la limitatezza delle risorse finanziarie disponibili (sentenza n. 133/2013), tuttavia la legittimità di una simile scelta non esclude che i canoni selettivi adottati debbano comunque rispondere al principio di ragionevolezza e che quindi debbano essere in ogni caso coerenti ed adeguati a fronteggiare le situazioni di bisogno e di disagio riferibili direttamente alla persona in quanto tale, che costituiscono il presupposto principale di fruibilità delle provvidenze in questione (sentenza n. 40/2011). Il principio di ragionevolezza invocato è per l’appunto rispettato dalla nostra proposta emendativa, in quanto la stessa Corte costituzionale (ordinanza n. 32/2008) ha escluso l’illegittimità costituzionale di una norma della Regione Lombardia che prescrive ai fini dell’accesso agli alloggi di edilizia residenziale pubblica il requisito della residenza o dello svolgimento di attività lavorative in regione da almeno cinque anni. Come precedentemente sottolineato, l’accesso ad un bene di primaria importanza e al godimento tendenzialmente duraturo come l’abitazione si colloca a conclusione del percorso di integrazione della persona nella comunità locale. Per tale ragione la terza proposta emendativa che ho presentato è tesa a modificare la previsione per la quale sia permesso a chi avanza la richiesta di usufruire di un alloggio di edilizia residenziale pubblica, basandosi sull’anzianità della residenza o della sede dell’attività lavorativa, di presentare due distinte richieste di assegnazione in due diversi comuni, se il comune di residenza e quello lavorativo non coincidono.

Al tema dell’impossidenza sono dedicati il quarto e il quinto emendamento proposti, tramite i quali si vuole eliminare la disparità oggi esistente fra cittadini italiani e cittadini stranieri ovvero la vera e propria discriminazione inserita a danno dei cittadini italiani, esclusi dalla possibile assegnazione di un alloggio di edilizia popolare perché titolari di diritti reali su beni immobili, rispetto a cittadini stranieri per i quali non è previsto un percorso di accertamento del medesimo requisito di impossidenza, nonostante leggi della Repubblica dettino esattamente norme in materia di attestazione e certificazione dei requisiti posseduti dal cittadino straniero regolarmente soggiornante in Italia. Il DPR 31 agosto 1999, n. 394 che detta le norme di attuazione del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero all’articolo 2 stabilisce che i cittadini stranieri regolarmente soggiornanti in Italia possono utilizzare le dichiarazioni sostitutive limitatamente agli stati, fatti e qualità personali certificabili o attestabili da parte di soggetti pubblici o privati italiani. Il comma 2 stabilisce che gli stati e i fatti diversi da quelli precedentemente indicati ovvero, nel caso di specie, l’impossidenza di un alloggio, devono essere documentati mediante certificati o attestazioni rilasciati dalla competente autorità dello Stato estero, legalizzati dalle autorità consolari italiane, corredati di traduzione in lingua italiana, di cui l’autorità consolare italiana attesta la conformità all’originale. L’interessato deve essere informato che la produzione di atti o documenti non veritieri è prevista come reato dalla legge italiana. Per fugare ogni dubbio circa l’effettiva possibilità di poter disporre di adeguate certificazioni in considerazione delle particolari situazioni in cui potrebbe versare lo Stato estero da cui proviene il richiedente, il comma 2-bis chiarisce che, ove non possono essere documentati mediante certificati o attestazioni rilasciati da competenti autorità straniere, in ragione della mancanza di un’autorità riconosciuta o della presunta inaffidabilità dei documenti rilasciati dall’autorità locale, rilevata anche in sede di cooperazione consolare Schengen locale, le rappresentanze diplomatico-consolari provvedono al rilascio di certificazioni sulla base delle verifiche ritenute necessarie effettuate a spese degli interessati. Dello stesso tenore il dettato del DPR 28 dicembre 2000, n. 445 recante «Disposizioni legislative in materia di documentazione amministrativa», che all’articolo 3 prevede che i cittadini di Stati non appartenenti all’Unione regolarmente soggiornanti in Italia possono utilizzare le dichiarazioni sostitutive limitatamente agli stati e ai fatti certificabili o attestabili da parte di soggetti pubblici italiani ovvero nei casi in cui la produzione delle stesse avvenga in applicazione di convenzioni internazionali tra l’Italia ed il Paese di provenienza del dichiarante.

Nessuno è condannato a stare nel nostro Paese, se la legge dello Stato prevede che, per accedere alla concessione o al rinnovo del permesso di soggiorno il richiedente deve avere requisiti minimi in termini di alloggio e di disponibilità economica, non è compito né della Regione né dell’ente locale fornirglieli. Nel caso voglio ricordare che il testo unico per l’immigrazione all’articolo 14-ter prevede stanziamenti a programmi di rimpatrio volontario assistito.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Tagliaferri.

La parola al consigliere Iotti.

 

IOTTI: Presidente, grazie. Ne abbiamo discusso a lungo in Commissione e l’argomento di oggi di cui andiamo a discutere recita «Atto unico sull’edilizia residenziale pubblica», è uno strumento che tende a semplificare e a rendere più chiaro quindi questo testo unificato, ma – ce lo siamo detti – poi concretamente le modifiche reali della precedente normativa vigente non sono tante, ma rilevanti. In particolare il tema dell’impossidenza, tema che viene introdotto per la prima volta riguardante non solo l’impossidenza per quello che riguarda alloggi sul territorio nazionale, ma anche fuori dai confini nazionali. È un tema rilevante e significativo, prende atto di una situazione che probabilmente anche la legge non aiutava a chiarire e quindi si introduce questo elemento. Ma con altrettanta chiarezza bisogna affrontare il tema (in Commissione uscito in maniera molto chiara) che questo è un requisito per il quale necessitano determinati controlli, che saranno poi demandati direttamente ai Comuni che dovranno procedere.

Io non voglio riprendere tutta la discussione che abbiamo fatto, visto che il collega Tagliaferri ha riproposto gli emendamenti che erano stati proposti in Commissione. Il tema che riguarda l’altro punto, ma che non è una novità perché, per quello che è il requisito della durata della residenza anagrafica, l’elemento triennale era già presente nella nostra normativa. Quindi non è una novità, anche se oggetto di ulteriore emendamento.

Io non voglio dilungarmi su questa questione, anche perché non abbiamo moltissimo tempo, il tema è quello che in ogni caso si vuole andare ad una normativa che porta ad una equiparazione dei diritti sia dei cittadini italiani che degli stranieri che possono comunque, per legge, avere l’accesso e possedere i requisiti per presentarsi. Io voglio leggere un testo di una norma vigente: «Gli stranieri titolari di carta di soggiorno e gli stranieri regolarmente soggiornanti e che esercitano una regolare attività di lavoro subordinato e di lavoro autonomo hanno diritto di accedere in condizioni di parità con i cittadini italiani agli alloggi di edilizia residenziale pubblica». Questo è un testo vigente, la particolarità è che questo è il testo della legge Bossi-Fini. Adesso capisco che per il mondo del centrodestra Bossi è stato ampiamente rottamato, di Fini non si hanno più molte notizie, però è un testo per il quale credo che si debba anche prendere atto di un elemento fondamentale che, quando è stato approvato, non si poteva che prendere atto del fatto che comunque esiste uno Stato di diritto, esistono trattati internazionali che si vogliono e si devono rispettare.

Come si procederà. È stato discusso. La questione dell’impossidenza è un tema che richiede necessariamente sia per i cittadini italiani che per quelli stranieri un’autocertificazione, quindi un elemento che dichiara la non possidenza e in questo caso poi il testo è molto chiaro: la possidenza è assoluta. Ma è evidente che, per quello che riguarda il quadro dei controlli, non ci si può che affidare ad una situazione di reale opportunità che viene demandata ai Comuni, che hanno la possibilità di andare anche oltre gli indirizzi che stabilisce la Regione e per tutto quello che riguarda i controlli. Poi nelle forme e nei modi possiamo andare oltre o fermarci. Cito anch’io una sentenza della Corte costituzionale, spero non sia uno dei tanti organismi che si vogliono abrogare, anche perché richiederebbe un percorso un po’ complicato e non un atto del Parlamento solo, dove il riferimento è a quello che è accaduto nella Regione Liguria dove l’elemento in discussione era la durata dei requisiti di residenza, vengono però presi come riferimento due elementi: 1. che esiste una direttiva europea che va rispettata e per quello che riguarda lo status di soggiornante di lungo periodo dei cittadini anche di Paesi terzi, quindi al di fuori anche dell’Unione europea; 2. per quello che riguarda un principio fondamentale, che tutti i limiti che si possono introdurre, fermo restando – sono d’accordo anch’io – la possibilità di diversamente disporre da parte delle Regioni, ma che questo sia riferito entro limiti non arbitrari e ragionevoli e soprattutto irragionevole discriminazione. La stessa sentenza dice in maniera chiara «tutto quello che va contro la mancanza di proporzionalità – cito testualmente – risolvendosi in una forma dissimulata di discriminazione nei confronti dei cittadini extracomunitari va rigettata».

Io credo che stiamo facendo un passo in avanti, perché il passo in avanti riguarda effettivamente la verifica della possibilità di avere anche immobili non solo sul territorio italiano, vale anche per i cittadini italiani che possono avere proprietà all’estero e, da questo punto di vista, credo che noi introduciamo un elemento per il quale bisogna anche però riferirsi a quei criteri e a quelle valutazioni di ragionevolezza per i quali ci sono delle situazioni fuori dai nostri confini, dove la possibilità di avere una certificazione e un’attestazione si scontra con un diverso sistema del diritto privato di quei Paesi. Io credo – e prendo le parole dell’assessore, vicepresidente Gualmini in Commissione – la proposta è pragmatica e prende atto di un problema, lo andiamo ad affrontare e verifichiamo come può essere coerentemente applicato. Io credo che questo sia utile, positivo, fondato e non sia invece un salto in avanti che ha altri obiettivi, per i quali riteniamo di non avere alcun motivo per procedere in tal senso.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Iotti.

La parola al consigliere Daniele Marchetti, prego.

 

MARCHETTI Daniele: Grazie, presidente. Anche questo è uno di quei temi che sicuramente ci vedrà divisi, perché abbiamo visioni totalmente divergenti. Oggi poi è una giornata terribile.

Abbiamo già illustrato quali sono le nostre posizioni, dall’inizio di questa legislatura abbiamo discusso nelle Commissioni, qui in Assemblea dei vari provvedimenti che abbiamo approvato con emendamenti presentati anche dal nostro movimento e abbiamo sempre cercato di mantenere una direzione ben precisa. Anche oggi, in occasione di questa discussione, abbiamo cercato di presentare una serie di proposte, che in parte coincidono anche con quelle presentate dal collega Tagliaferri e che coincidono con quel che abbiamo sempre detto dall’inizio della legislatura ad oggi. Se andiamo a vedere infatti i nostri emendamenti, hanno l’intenzione di chiarire alcuni aspetti che secondo noi nel documento posto in votazione non sono ben chiari. Sulla questione dei controlli delle proprietà dei cittadini extracomunitari (le proprietà nei Paesi di origine ovviamente) se ne sono dette tante, anche sui giornali sono usciti diversi articoli, dove si diceva che sarebbero state introdotte delle novità normative che avrebbero rivisto tutto il sistema e che ci sarebbero stati dei controlli ulteriori proprio sulle proprietà dei cittadini extracomunitari nei loro Paesi di origine. Però sinceramente, dopo aver letto una serie di dichiarazioni sugli organi di stampa, ci pare di non vedere tutta questa determinazione nell’atto che oggi voteremo. Tra l’altro questa è una cosa che ci siamo detti anche durante un question time mi pare il Consiglio scorso. Avevamo iscritto già dalla scorsa seduta una risoluzione ferma in Commissione, che intendeva proprio introdurre nelle nostre normative l’applicazione del DPR n. 445/2000, quello che permette alla pubblica amministrazione di richiedere al cittadino extracomunitario che fa richiesta in questo caso di un alloggio ERP una certificazione da acquisire tramite le Ambasciate e i Consolati dei Paesi di origine, andando così a togliere un peso magari alle nostre amministrazioni comunali che già di per sé, dopo i tagli lineari che abbiamo visto negli ultimi anni, non godono certamente di buona salute. Quindi non avrebbe neanche senso andare a gravare ulteriormente su questi enti locali. Quindi noi abbiamo pensato di chiedere l’applicazione di questo DPR, quindi un provvedimento che esiste già, senza andarsi ad inventare altre soluzioni, protocolli o qualsiasi altra iniziativa.

Oltre a questa modifica noi proponiamo anche (e anche questo è un tema già dibattuto all’interno di questa Assemblea) di aumentare gli anni minimi di residenza sul nostro territorio regionale – come vedete, in questo siamo lineari –, chiediamo di introdurre cinque anni anche per questo ambito. E non ci limitiamo soltanto a questo. Ad esempio vogliamo affrontare anche il tema dell’autorecupero, che è stato oggetto anche di una nostra precedente risoluzione, approvata in Commissione mi pare. So che la Giunta ha fatto le sue valutazioni. Poi non è così semplice metterle in campo, di questo ne sono consapevole. Ma se non lo possiamo fare su quegli appartamenti che sono al momento sfitti, perché magari richiedono interventi più complessi, cerchiamo di mettere in piedi un sistema ben coordinato tra i vari enti coinvolti che possa permettere agli assegnatari già di un appartamento di fare quelle manutenzioni che potrebbero portare ad una riqualificazione degli alloggi, ovviamente rimanendo all’interno di determinati parametri. Non che ognuno possa fare quel che gli pare. Però dare la possibilità a queste persone, a questi assegnatari di fare dei piccoli interventi per migliorare le condizioni dell’alloggio. Faccio un esempio banalissimo: una persona molto anziana tempo fa mi ha segnalato che aveva dei problemi con la pavimentazione e, purtroppo essendo anziana e avendo dei problemi anche a camminare, più di una volta ha rischiato seriamente di farsi male; visto che ACER non è sempre così tempestiva nei suoi interventi ha pensato bene di arrangiarsi con un artigiano e di sistemare per conto suo la pavimentazione. Purtroppo il risultato è che questa persona anziana è stata ripresa verbalmente, perché non si doveva permettere di intervenire, doveva aspettare l’intervento di ACER. Ma erano passati mesi. Questo è un piccolissimo esempio che potrei riportare, ce ne sono tanti altri. Quante volte mi trovo a denunciare dei fatti che riguardano ACER e, il giorno dopo che esce l’articolo sul giornale, ACER corre subito a sistemare? Quindi vuol dire che magari tante volte c’è proprio una carenza di attenzione sulla gestione degli alloggi pubblici. Visto che magari tante volte gli inquilini con un po’ di buona volontà sarebbero anche disponibili a sistemare, a fare piccoli interventi, tramite artigiani, di tasca loro, sarebbe bene mettere in piedi un sistema che permetta loro di fare l’intervento e di detrarre dalle mensilità successive comunque quanto è stato speso. Almeno una cifra che viene stabilita magari con un atto regionale.

Poi abbiamo presentato anche un ordine del giorno abbinato a questa delibera che oggi votiamo, con l’obiettivo di rivedere i criteri di assegnazione. Spesso nei Comuni ci stiamo accorgendo che molte amministrazioni stanno aprendo graduatorie cosiddette “speciali”, ad esempio per gli anziani e questo indipendentemente dal colore politico, per cui sarebbe opportuno, a mio avviso, iniziare ad avviare una valutazione per inserire magari anche in legge regionale delle fasce specifiche come anziani, giovani coppie, disabili, pure padri separati (un altro tema a noi caro), donne vittime di violenza, iniziare a creare delle fasce per riservare delle assegnazioni poi a cascata a livello territoriale dedicate a queste persone. Credo che ne valga la pena, perché il fatto che a livello territoriale comunque molti Comuni si stanno muovendo per conto loro dimostra che c’è questa esigenza e quindi noi poniamo in votazione anche questo documento. Poi mi rendo conto che tra emendamenti, ordini del giorno, in più c’è la risoluzione che era già iscritta alla seduta scorsa, vorrebbe dire stravolgere completamente le politiche abitative della Regione Emilia-Romagna, però ovviamente noi abbiamo la nostra visione e speriamo che perlomeno su alcuni punti ci possa essere un momento di confronto per dare delle risposte ai nostri cittadini.

Credo però che la parte più importante di queste nostre proposte riguardi l’aumento degli anni di residenza minimi in regione e l’applicazione del DPR n. 445/2000 e qui sinceramente non credo che riusciremo a trovare la quadra tra le varie componenti che siedono in questo Consiglio. Però potremmo riassumere così le nostre proposte: noi intendiamo dare un maggior peso agli anni di residenza, più controlli sui beni posseduti all’estero dai cittadini extracomunitari tramite l’applicazione del DPR n. 445/2000 e chiediamo oltretutto di rivedere i criteri di assegnazione, prevedendo la definizione di fasce ben precise dedicate magari alle categorie più svantaggiate.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Daniele Marchetti.

Ci vediamo domani mattina con la prosecuzione della discussione generale.

Arrivederci a domani.

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 17,03

 

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Piergiovanni ALLEVA, Mirco BAGNARI, Fabrizio BENATI, Andrea BERTANI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Michele FACCI, Andrea GALLI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Luciana SERRI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il presidente della Giunta Stefano BONACCINI;

gli assessori: Patrizio BIANCHI, Andrea CORSINI, Palma COSTI, Elisabetta GUALMINI, Emma PETITTI, Sergio VENTURI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Paola GAZZOLO, Massimo MEZZETTI e i consiglieri Stefano BARGI, Valentina RAVAIOLI, Raffaella SENSOLI, Ottavia SONCINI.

 

Votazioni elettroniche

 

OGGETTO 6489 “Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 19 dicembre 2016, n. 24 (Misure di contrasto alla povertà e sostegno al reddito)". A firma dei Consiglieri: Taruffi, Caliandro, Calvano, Sabattini, Iotti, Bagnari, Poli, Campedelli, Mumolo, Prodi, Zoffoli, Torri, Lori, Rossi, Marchetti Francesca, Bessi, Pruccoli, Serri, Montalti” (86)

 

Presenti: 42

 

Favorevoli: 30

Mirco BAGNARI, Fabrizio BENATI, Andrea BERTANI, Gianni BESSI, Stefano BONACCINI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Giuseppe PARUOLO, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA.

 

Contrari: 10

Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Michele FACCI, Andrea GALLI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Matteo RANCAN, Giancarlo TAGLIAFERRI.

 

Non votanti: 2

Fabio RAINIERI, Simonetta SALIERA.

 

Assenti: 8

Piergiovanni ALLEVA, Stefano BARGI, Antonio MUMOLO, Valentina RAVAIOLI, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Ottavia SONCINI, Paolo ZOFFOLI.

 

OGGETTO 6626 “Ordine del giorno n. 1 collegato all'oggetto 6489 Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 19 dicembre 2016, n. 24 (Misure di contrasto alla povertà e sostegno al reddito)" A firma dei Consiglieri: Piccinini, Fabbri, Bertani”

 

Votazione emendamento 1 a firma dei consiglieri Caliandro, Taruffi, Prodi, Calvano e Boschini

 

Presenti: 39

 

Favorevoli: 38

Mirco BAGNARI, Fabrizio BENATI, Andrea BERTANI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Alan FABBRI, Michele FACCI, Andrea GALLI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Giuseppe PARUOLO, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Matteo RANCAN, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA.

 

Non votanti: 1

Fabio RAINIERI.

 

Assenti: 11

Piergiovanni ALLEVA, Stefano BARGI, Stefano BONACCINI, Gabriele DELMONTE, Antonio MUMOLO, Valentina RAVAIOLI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Ottavia SONCINI, Paolo ZOFFOLI.

 

Votazione ordine del giorno 6489/1 oggetto 6626

 

Presenti: 40

 

Favorevoli: 13

Andrea BERTANI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Michele FACCI, Andrea GALLI, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Massimiliano POMPIGNOLI, Matteo RANCAN, Giancarlo TAGLIAFERRI.

 

Contrari: 26

Mirco BAGNARI, Fabrizio BENATI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA.

 

Non votanti: 1

Fabio RAINIERI.

 

Assenti: 10

Piergiovanni ALLEVA, Stefano BARGI, Stefano BONACCINI, Antonio MUMOLO, Valentina RAVAIOLI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Ottavia SONCINI, Paolo ZOFFOLI.

 

Emendamenti

 

OGGETTO 6489 “Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 19 dicembre 2016, n. 24 (Misure di contrasto alla povertà e sostegno al reddito)". A firma dei Consiglieri: Taruffi, Caliandro, Calvano, Sabattini, Iotti, Bagnari, Poli, Campedelli, Mumolo, Prodi, Zoffoli, Torri, Lori, Rossi, Marchetti Francesca, Bessi, Pruccoli, Serri, Montalti” (86)

 

Emendamento 1, a firma del consigliere Tagliaferri:

«Dopo il comma 1 dell’articolo 3 di cui all’articolo 5, comma 1 del presente progetto di legge è integrato il seguente comma:

“2. Sono esclusi dall’accesso al reddito di solidarietà i nuclei familiari nei quali il richiedente sia stato destinatario di provvedimenti di decadenza dalla misura medesima o da altre prestazioni sociali, ai sensi della vigente normativa in materia di rilascio di dichiarazioni mendaci e uso di atti falsi, nei diciotto mesi antecedenti la presentazione della domanda.”»

(Respinto)

 

Emendamento 2, a firma del consigliere Tagliaferri:

«Dopo il comma 2 dell’articolo 7, di cui all’articolo 9, comma 1 del presente progetto di legge, è integrato il seguente comma:

“3. Ai fini del presente articolo non ha validità la cosiddetta “residenza anagrafica fittizia”.”»

(Respinto)

 

Emendamento 3, a firma del consigliere Tagliaferri:

«All’articolo 10, comma 1, del presente progetto di legge, al termine della lettera a) sono integrate le seguenti parole “dalla data di pubblicazione della presente legge regionale”.»

(Respinto)

 

Emendamento 4, a firma del consigliere Tagliaferri:

«All’articolo 10, comma 1, lettera c) del presente progetto di legge, le parole “proseguiranno con le precedenti modalità e regole a ricevere il beneficio regionale fino alla scadenza naturale;” sono così sostituite “i beneficiari del RES decadranno dal beneficio regionale;”»

(Respinto)

 

Emendamento 5, a firma dei consiglieri Gibertoni e Bertani:

«All’articolo 1, che sostituisce l’articolo 1 della legge regionale n. 24 del 2016, nel comma 1 di quest’ultimo dopo le parole:

“istituisce il reddito di solidarietà (RES) e sostiene”

sono inserite le seguenti:

“, al fine di aiutare il superamento da parte dei beneficiari della soglia di povertà relativa,”»

(Approvato)

 

Subemendamento 6, a firma dei consiglieri Caliandro e Taruffi:

«All’emendamento 5 dei consiglieri Gibertoni e Bertani, dopo le parole: “, al fine di aiutare”

sono inserite le seguenti: “, in una prospettiva futura,”»

(Approvato)

 

OGGETTO 6626 “Ordine del giorno n. 1 collegato all'oggetto 6489 Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 19 dicembre 2016, n. 24 (Misure di contrasto alla povertà e sostegno al reddito)" A firma dei Consiglieri: Piccinini, Fabbri, Bertani”

 

Emendamento 1, a firma dei consiglieri Caliandro, Taruffi, Prodi, Calvano e Boschini:

«Al primo capoverso introdotto da “Premesso che”, dopo le parole “il nuovo Parlamento” sono introdotte le parole “ed il nuovo Governo Conte” e la parola “deve” è sostituita da “devono”.»

(Approvato)

 

Emendamento 2, a firma dei consiglieri Caliandro, Taruffi, Prodi, Calvano e Boschini:

«Dopo il secondo capoverso introdotto da “Premesso che” è aggiunto il seguente capoverso:

“Una prima ed importante risposta a questo fenomeno è il reddito di solidarietà introdotto nel dicembre 2016, che ha il merito di avere promosso un approccio universalistico per la difesa dei diritti di tutte le persone indistintamente dalla loro origine o nascita;”.»

(Non ammesso al voto)

 

Emendamento 3, a firma dei consiglieri Caliandro, Taruffi, Prodi, Calvano e Boschini:

«Nel dispositivo di impegno, dopo le parole “al Parlamento” sono inserite le seguenti parole “ed al Governo” e, dopo le parole “reddito di cittadinanza,” il periodo da “poggiando su due direttrici” fino a “dell’attività lavorativa richiesta” è sostituito dal seguente:

“vincolato ad un percorso di reinserimento lavorativo e sociale, come previsto dal reddito di solidarietà approvato dalla nostra Regione.”»

(Non ammesso al voto)

 

 

I PRESIDENTI

I SEGRETARI

Rainieri - Saliera

Rancan - Torri

 

 

Espandi Indice