Espandi Indice

 

 

 

193.

 

SEDUTA DI MERCOLEDÌ 11 LUGLIO 2018

 

(ANTIMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile sul sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 6182

Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: «Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei comuni di Castenaso e Granarolo dell’Emilia nella Città metropolitana di Bologna»

(Relazione di minoranza e discussione)

 

OGGETTO 6760

Delibera: «Indizione del referendum consultivo delle popolazioni interessate, ai sensi della legge regionale 8 luglio 1996, n. 24, sul progetto di legge “Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei comuni di Castenaso e Granarolo dell’Emilia nella Città metropolitana di Bologna”. (Proposta del relatore consigliere Giuseppe Paruolo su mandato della Commissione I).» (162)

(Discussione, dichiarazioni di voto e approvazione)

(Risoluzione oggetto 6775 - Dichiarazioni di voto e reiezione)

(Risoluzione oggetto 6804 - Ritiro)

(Risoluzione oggetto 6805 - Dichiarazioni di voto e approvazione)

(Risoluzione oggetto 6809 - Presentazione, dichiarazioni di voto e approvazione)

PRESIDENTE (Saliera)

PICCININI, relatrice di minoranza

MARCHETTI Daniele (LN)

TARUFFI (SI)

SASSI (M5S)

FACCI (Gruppo Misto)

BERTANI (M5S)

PARUOLO (PD)

PICCININI (M5S)

PICCININI (M5S)

PARUOLO (PD)

TARUFFI (SI)

 

OGGETTO 6577

Progetto di legge di iniziativa della Giunta recante: «Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei comuni di Colorno e Torrile nella provincia di Parma»

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza e discussione)

 

OGGETTO 6762

Delibera: «Indizione del referendum consultivo delle popolazioni interessate, ai sensi della legge regionale 8 luglio 1996, n. 24, sul progetto di legge “Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei comuni di Colorno e Torrile nella provincia di Parma”. (Proposta del relatore consigliere Massimo Iotti su mandato della Commissione I)». (163)

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Saliera)

IOTTI, relatore della Commissione

DELMONTE, relatore di minoranza

RAINIERI (LN)

IOTTI (PD)

DELMONTE (LN)

IOTTI (PD)

 

Inversione dell’ordine dei lavori

PRESIDENTE (Saliera)

 

OGGETTO 6578

Progetto di legge di iniziativa della Giunta recante: «Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei comuni di Baricella e Malalbergo nella Città metropolitana di Bologna»

(Relazione della Commissione)

 

OGGETTO 6763

Delibera: «Indizione del referendum consultivo delle popolazioni interessate, ai sensi della legge regionale 8 luglio 1996, n. 24, sul progetto di legge “Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei comuni di Baricella e Malalbergo nella Città metropolitana di Bologna”. (Proposta del relatore consigliere Stefano Caliandro su mandato della Commissione I)». (164)

PRESIDENTE (Saliera)

CALIANDRO, relatore della Commissione

PRESIDENTE (Saliera)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazione elettronica oggetto 6762

 

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

La seduta ha inizio alle ore 10,14

 

PRESIDENTE (Saliera): Dichiaro aperta la centonovantatreesima seduta della X legislatura dell’Assemblea legislativa.

Ha comunicato di non poter partecipare alla seduta, ai sensi dell’articolo 65, comma 2 del Regolamento interno, il presidente della Giunta Stefano Bonaccini. Hanno inoltre comunicato di non poter partecipare alla seduta i consiglieri Cardinali, Poli, Sensoli, Tagliaferri, Torri e gli assessori Caselli e Venturi.

 

OGGETTO 6182

Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: «Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei comuni di Castenaso e Granarolo dell’Emilia nella Città metropolitana di Bologna»

(Relazione di minoranza e discussione)

 

OGGETTO 6760

Delibera: «Indizione del referendum consultivo delle popolazioni interessate, ai sensi della legge regionale 8 luglio 1996, n. 24, sul progetto di legge “Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei comuni di Castenaso e Granarolo dell’Emilia nella Città metropolitana di Bologna”. (Proposta del relatore consigliere Giuseppe Paruolo su mandato della Commissione I).» (162)

(Discussione, dichiarazioni di voto e approvazione)

(Risoluzione oggetto 6775 - Dichiarazioni di voto e reiezione)

(Risoluzione oggetto 6804 - Ritiro)

(Risoluzione oggetto 6805 - Dichiarazioni di voto e approvazione)

(Risoluzione oggetto 6809 - Presentazione, dichiarazioni di voto e approvazione)

 

PRESIDENTE (Saliera): Riprendiamo i nostri lavori dalla seduta pomeridiana di ieri e precisamente dall’esame dell’oggetto 6182, progetto di legge della Giunta recante: «Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei comuni di Castenaso e Granarolo dell’Emilia nella Città metropolitana di Bologna» e dell’oggetto 6760, «Indizione del referendum consultivo delle popolazioni interessate, ai sensi della legge regionale 8 luglio 1996, n. 24, sul progetto di legge “Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei comuni di Castenaso e Granarolo dell’Emilia nella Città metropolitana di Bologna”».

Il testo è stato licenziato dalla Commissione “Bilancio, Affari generali e istituzionali” nella seduta del 3 luglio. Ieri ha svolto la relazione il consigliere Giuseppe Paruolo e oggi darei subito la parola alla relatrice di minoranza consigliera Silvia Piccinini che ha preannunciato di svolgere la relazione orale.

Prego, consigliera Piccinini.

 

PICCININI, relatrice di minoranza: Grazie, presidente. Questo progetto di fusione per noi, e non è l’unico purtroppo, è particolarmente critico. Intanto capiamo dove siamo. Oggi come Assemblea legislativa daremo o meno il nostro assenso all’indizione del referendum che darà luogo oppure no al Comune fuso. Intanto tengo a precisare che in premessa, onde evitare anche strumentalizzazioni a cui abbiamo assistito anche in Commissione, il Movimento 5 Stelle in tema di fusione non ha pregiudizi: se queste fusioni portano vantaggio ai cittadini, a noi vanno bene; se non portano vantaggi, ovviamente non vanno bene. Fermo restando però un principio, che a decidere sono i cittadini dei territori interessati, ma con un ma: che le consultazioni non vanno fatte per forza e a tutti i costi, si fanno se ci sono le condizioni per farle. Come dicevo, sono i cittadini coloro i quali di fatto sono chiamati ad esprimersi sulla volontà o meno di cancellare i Comuni esistenti e andare a fusione, pertanto devono essere messi nelle condizioni di poter scegliere liberamente all’interno di un percorso che non deve essere inquinato e condizionato strumentalmente dalle amministrazioni di quei Comuni che vorrebbero andare a fusione.

Nel caso specifico nella fusione di Castenaso e Granarolo ci troviamo davanti a delle criticità, se non a delle vere e proprie storture e forzature da parte dei due Comuni che oggi non ci permettono di votare a favore rispetto all’indizione del referendum, a causa di quel potere e di quella posizione di vantaggio che queste due amministrazioni non hanno utilizzato per dare gli strumenti ai cittadini per poter votare consapevolmente e liberamente, ma piuttosto per condizionarne la scelta. Queste cose le dico avendo in mente dei dati oggettivi. Prima di tutto per esempio la pagina Facebook aperta dai due Comuni, quindi una pagina di derivazione istituzionale che doveva essere uno di quegli strumenti, di cui parlavo prima, che dovevano mettere in condizione i cittadini di poter avere e arrivare al referendum per poter votare in modo consapevole e invece è diventato un vero e proprio strumento di propaganda, a partire dal nome di questa pagina che non si chiama semplicemente fusione Granarolo e Castenaso (per fare un esempio), ma si chiama «Castenaso e Granarolo uniti per il futuro, liberi di crescere insieme». Già da qui ci sono suggestioni e messaggi subliminali pro fusione. Poi si possa addirittura a delle vere e proprie sponsorizzazioni politiche, perché all’interno di questa pagina, che dovrebbe essere di derivazione istituzionale e dovrebbe incentivare un dibattito libero, troviamo addirittura un video appello ad hoc dell’ex sindaca PD di Granarolo, fino anche a vedere pubblicato un post del blog del collega Paruolo, relatore di maggioranza, che non credo si potrà discostare molto dalla linea del Partito Democratico di questa Regione e del presidente Bonaccini che sembra quasi essere favorevole alle fusioni a prescindere, visto che ha dichiarato che vorrà arrivare a trecento Comuni. Sempre all’interno di questa pagina si arriva alla moralizzazione di un post del Comitato del no.

Ma abbiamo assistito anche a qualcosa di peggio, perché addirittura nel giornalino comunale ci sono otto pagine in formato A4 tutte pro fusione, che ci prospettano quella che sarà la terra del Bengodi, attuata questa fusione, e addirittura nell’ultima pagina già si dice che il referendum ci sarà ad ottobre, quando credevo che oggi dovessimo votare noi se si va al referendum oppure no, dicendo anche che i cittadini possono decidere se vogliono procedere alla fusione dei due Comuni o se preferiscono non cambiare nulla, cattivi cittadini. Dulcis in fundo, i due Comuni hanno messo in piedi un’iniziativa nelle scuole addirittura utilizzando soldi pubblici dove si chiedeva agli studenti di disegnare il logo del futuro Comune che non c’è, perché ancora non è stato deliberato assolutamente nulla. Questi noi li riteniamo mezzucci che dimostrano la poca serietà, se non la malafede di chi ha gestito questo percorso che per noi può terminare qui, perché è stato viziato alla base.

Aggiungo anche che per esempio per lo studio di fattibilità (questa è un’altra criticità che rileviamo, ma che non abbiamo rilevato solo noi, è lo studio che il collega di maggioranza citava dello SPISA) ha collaborato un militante del Partito Democratico, credo anche con ruoli all’interno del partito, ma questo non sarebbe tanto un problema, se non che questa persona collabora o ha collaborato anche con l’FCCN, con il Coordinamento nazionale dei Comitati pro fusione. So che sono state paventate minacce di querela a chi sollevava dubbi di questo tipo, sono gli stessi dubbi che anche noi abbiamo sull’imparzialità dello studio.

Ieri il collega di maggioranza parlava di un atteggiamento leale che bisogna tenere anche e soprattutto in questa fase che non è regolamentata, per noi questa lealtà è venuta meno e riteniamo che non ci possano essere le condizioni per un voto libero da ingerenze (e intendo ingerenze politiche) più o meno esplicite e o più o meno subdole e quindi, venendo meno questi presupposti, noi voteremo no all’indizione del referendum.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Piccinini.

Apro il dibattito.

La parola al consigliere Daniele Marchetti.

 

MARCHETTI Daniele: Grazie, presidente. Cercherò di non ripetere quello che ha già detto la relatrice di minoranza, che ha espresso delle posizioni e delle perplessità che noi condividiamo. C’è da dire, però, che in questo caso stiamo parlando di due Comuni (Castenaso e Granarolo) che superano entrambi i diecimila abitanti, il primo infatti conta 15.214 abitanti, il secondo 12.032 e, prendendo questi dati, a nostro avviso questo processo di fusione già di per sé è abbastanza anomalo.

Ieri ho ascoltato con attenzione le parole del relatore di maggioranza, consigliere Paruolo che ha detto – mi correggerà poi nella sua eventuale replica alla fine – che i problemi legati alla programmazione, agli investimenti questi Comuni in fin dei conti non ne hanno registrati e che il vantaggio che si avrebbe (quello certo) è di ottenere dei risparmi dovuti al taglio del Consiglio comunale e della Giunta, quindi sui costi cosiddetti della politica. Un ragionamento a nostro avviso pericoloso, perché i costi dovuti al funzionamento di un Consiglio comunale, di una Giunta (espressioni di un voto popolare) non sono da considerare uno spreco da tagliare, ma fanno parte della vita dell’amministrazione pubblica e della democrazia. Comunque sono punti di vista che io rispetto, anche se non condivido. Per il relatore di maggioranza inoltre, da quel che ho capito, non sarebbe nemmeno un problema il fattore storico, quello dell’identità dei territori, perché molti residenti di Granarolo e di Castenaso a suo dire (probabilmente è così) provengono da altri territori, quindi dall’esterno di quei Comuni, quindi non hanno un vero e proprio attaccamento per la storia e l’identità di quelle realtà comunali, ma questa non può essere una motivazione utile per calpestare la storia, l’identità dei Comuni in questione.

Detto questo, però, visto che ritenevo opportuno fare un po’ il punto in seguito alla relazione del consigliere Paruolo tenuta ieri, devo dire che l’area bolognese si dimostra ancora una volta quella che sulle fusioni dei Comuni si mostra maggiormente portata a vedere certe forzature. Lo è per una fusione che tratteremo dopo tra Malalbergo e Baricella, ma lo è anche in questo caso tra i comuni di Granarolo e Castenaso. Il processo di fusione in questione ricordo, avendo letto qualche giornale tempo fa, che registrò anche la perplessità di alcuni esponenti di maggioranza di quei territori, dubbi che sono rientrati immagino in seguito ad un ordine di scuderia. Quindi anche questo dovrebbe essere un campanello d’allarme che ci dovrebbe far riflettere. Oltretutto c’è da tenere in considerazione il fatto che il comitato contrario alla fusione ha chiesto in diverse occasioni un confronto pubblico, sempre negato. Ricordiamo infatti il rifiuto di organizzare un dibattito durante una Festa dell’Unità locale. La motivazione che venne data è che non si voleva affiancare il processo di fusione con il Partito Democratico, eppure lasciatemi dire che non mi sembrate così distaccati da questo processo di fusione. Anzi, mi pare di aver capito dal relatore di maggioranza che c’è comunque un certo favore per far sì che questo processo arrivi al termine.

Quindi ci sono dei fattori che non condividiamo assolutamente: la mancanza di confronto oppure le forzature vere e proprie che ha elencato prima la relatrice di minoranza che ricordo, come ad esempio il concorso organizzato all’interno delle scuole per disegnare il logo di un Comune che non è ancora stato deliberato, perché ancora non si sa se verrà indetto il referendum, cosa che molto probabilmente verrà fatta perché avete la maggioranza; se i cittadini voteranno a favore. Quindi abbiamo investito delle risorse per una cosa che non esiste ancora, per far arrivare un messaggio a casa delle famiglie di questi bambini tramite gli alunni con soldi pubblici. Quindi anche questa, a nostro avviso è assolutamente una scorrettezza.

Poi a Granarolo è stato distribuito un giornalino, chiamatelo come vi pare, tutto a spese dell’amministrazione senza garantire lo spazio a chi si oppone a questo processo. A nostro avviso non è questo il modo di procedere: pressappochismo e forzature, tutti elementi che non dovrebbero far parte di processi di fusione che sono questioni comunque delicate, perché parliamo del futuro della pubblica amministrazione sul territorio e purtroppo questi elementi li troviamo all’interno di questi processi di fusione che oggi discutiamo, perché il principio che dovrebbe passare è che dovremmo garantire la massima trasparenza e chiarezza su tutti i passi che portano un Comune verso questa direzione. Dobbiamo portare i cittadini a votare consapevolmente, non con un processo, un percorso senza un confronto vero e proprio; dobbiamo mettere in condizione i cittadini di valutare cosa è bene, cosa è male per il proprio territorio. Lo dobbiamo fare assolutamente, perché dobbiamo tenere in considerazione che abbiamo una legge regionale (il presidente Bonaccini può dire tutto quello che vuole, ieri ha detto che abbiamo la migliore legge che regolamenta i processi di fusione, ma non è così) estremamente fumosa, altrimenti non si spiegherebbe il fatto che come maggioranza abbiamo presentato, abbinata proprio a questo progetto di legge, una risoluzione che impegna l’Assemblea, quindi ci impegniamo da soli, e già questa è un’anomalia di per sé, a bypassare quello che è scritto nella legge regionale che prevede che, se prevale il no nella maggioranza dei Comuni e se prevale il no nel voto complessivo di tutti gli elettori coinvolti il processo di fusione si ferma in Aula (qui in Assemblea), altrimenti la palla dovrebbe ripassare ai Comuni che dovrebbero esprimere un ulteriore parere per dire se è opportuno procedere oppure no. Invece con questa risoluzione che avete presentato e che dico subito che voteremo, perché ne condividiamo i principi, voi dite “anche se soltanto il 50 per cento dei Comuni vota no ci fermiamo”. Quindi ignoriamo completamente quello che voi avete scritto nella legge regionale che avete approvato.

Vi ricordo che, come gruppo Lega Nord, avevamo presentato un progetto di legge che stabiliva esattamente quello che voi oggi state sostenendo con questi documenti, cioè che, se un Comune si sfila, il processo si dovrebbe fermare. All’epoca però voi del Partito Democratico, voi della maggioranza in generale, non avete sostenuto questo nostro progetto di legge, presentando in alternativa un testo estremamente confuso che oggi ci porta a questo. Quindi prendo atto del vostro cambio di posizione, prendo atto che oggi voi condividete quello che noi abbiamo proposto a suo tempo, quindi ci impegniamo formalmente di ripresentare un ulteriore progetto di legge per modificare il testo che regolamenta le fusioni e mettere nero su bianco sul testo di legge questi principi che oggi voi condividete. Se il modo di condurre questi processi è questo, noi assolutamente non condividiamo il metodo. Ci deve essere chiarezza dall’inizio alla fine. In questo caso, per quanto riguarda la fusione di Castenaso e Granarolo, la chiarezza non c’è stata nella fase preparatoria a livello comunale e quindi, come Lega, voteremo assolutamente contro l’indizione di questo referendum.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Daniele Marchetti.

La parola al consigliere Taruffi.

 

TARUFFI: Grazie, presidente. Devo dire che non è una grande novità, consigliere Marchetti, che la Lega si schieri contro un processo di fusione; la novità sarebbe se lei fosse intervenuto e avesse detto di sostenere la fusione. Quella sarebbe stata la notizia di un certo rilievo, perché fino adesso in questa legislatura, come nella precedente, in ogni occasione in cui abbiamo discusso di fusioni la formula è stata la seguente: “noi non siamo pregiudizialmente contrari alla fusione ma” e poi si apre il dibattito che smentisce la premessa. Un po’ come quando – e va molto di moda in questo periodo – si inizia una frase dicendo “non sono razzista ma”.

Quando in apertura si esplicita quello che si vuole negare, si sta in realtà affermando esattamente quella cosa. Diciamocelo chiaramente. Ma non è un problema! Nella diversità di opinioni, anzi, probabilmente su questo come su altri temi magari riscontrerete anche il consenso popolare, ma è bene così in democrazia: è bene esplicitare le posizioni ed è bene che i cittadini sappiano di che cosa stiamo parlando e sappiano quali sono le posizioni delle forze politiche. In tutti i dibattiti sulle fusioni che abbiamo fatto non ho mai trovato una volta la Lega, di cui voglio ricordare un autorevole esponente, poi non so se nel passaggio tra Lega Nord e Lega, oltre alle vicende economiche, si sono cancellate anche le vicende politiche, però mi risulta che Calderoli, che non sono se sia ancora un esponente autorevole della Lega (lo è sicuramente stato della Lega Nord), ad un certo punto propose sic et simpliciter di eliminare tutti i Comuni sotto i mille abitanti, senza chiedere opinione a nessuno. Siamo passati da questa posizione, quindi dalla supremazia del centralismo non democratico (del centralismo e basta) ad una situazione in cui in ogni realtà, in ogni fusione c’è una ragione per dire no. Saremmo particolarmente sfortunati in Emilia-Romagna, cosa volete che vi dica?

Qui non si tratta di una fusione di piccoli Comuni, ci sono due realtà che, come è stato ricordato, sono realtà amministrative significative di oltre ventimila abitanti; stiamo parlando di due realtà che andrebbero a costituire un Comune di medie dimensioni. Io vorrei che per una volta provassimo a misurarci sul merito e provassimo a dire se per quei territori (vale per questa fusione come per le altre) gli strumenti attraverso i quali, ad esempio, fare programmazione urbanistica, gli strumenti attraverso i quali le amministrazioni comunali danno un servizio ai cittadini migliorano o peggiorano con la fusione. Proviamo a discutere di questo. Io toglierei dal campo anche il tema degli incentivi economici, perché per una volta vorrei che discutessimo esattamente sgombri dal tema “facciamo la fusione perché prendiamo qualche soldo in più”. Proviamo a dire ad esempio se è bene per un territorio o se non lo è poter accedere ad esempio alla possibilità di avere la premialità su tutti i bandi regionali di ogni tipo, ordine e grado, perché si arriva da un Comune nato da fusione: se per un territorio è utile poter potenzialmente concorrere a qualunque bando regionale avendo la ragionevole certezza di essere in cima alla graduatoria e quindi ricevere i finanziamenti a qualunque tipo di bando regionale, se può essere un elemento utile o meno.

Nella legge che io considero buona e che, come ho sempre detto, è una legge regionale che disciplina la materia e che ho sempre detto, anche quando sono intervenuto da relatore di maggioranza sulla modifica a quella legge, non possiamo pensare di mettere le braghe al mondo, perché è difficile riuscire a prevedere esattamente ogni casistica, e qui arriverò sull’ordine del giorno che presentiamo oggi a mia firma, in quella legge regionale c’è quella premialità importante, significativa perché consente ad esempio ai Comuni di poter pensare e prevedere una programmazione urbanistica e quindi anche avere strumenti migliori per pianificare lo sviluppo del territorio. Credo che io questo sia un tema centrale che tutte le volte che discutiamo di fusione non tocchiamo mai. Parliamo delle pagine Facebook, parliamo di forzature. Poi io non capisco quale sia la forzatura nel chiedere ai cittadini di esprimere il proprio parere. O funziona che il referendum è positivo a seconda di chi lo convoca e lo invoca? Allora lo diciamo. Diciamo che uno strumento è buono in quanto tale, lo strumento è buono a seconda di chi lo invoca. Probabilmente succederà anche questo, perché ormai in Italia può anche essere, ormai io non mi stupisco più di niente, però di solito fra persone che provano a ragionare uno strumento o è buono o non lo è. Se diciamo che la democrazia è partecipata, la democrazia su delega non funziona, che dobbiamo procedere ad altri strumenti... più che chiedere ai cittadini direttamente, l’espressione diretta della volontà popolare cosa c’è di meglio? Se uno riesce a indicarmelo, sono pronto ad ascoltarlo. Ma non è che uno mi dice “i cittadini votano bene, quando votano quello che diciamo noi”. Questa è una cosa che nessuno può risolvere. Io invece penso, visto che solitamente, quando andiamo a votare, io faccio parte di formazioni politiche che si aggirano tra il 3 e il 5 per cento nel periodo storico più importante, quindi non ho particolari titoli per esprimere la volontà popolare, però un po’ di logica sì. Anche se non è di moda, anche se ultimamente si fa un po’ fatica.

Quindi io dico che in questa fusione, come nelle altre, non è che stiamo dicendo “voi dovete fare così”, stiamo dicendo, su richiesta delle Amministrazioni comunali, dei Consigli comunali, quindi dell’espressione delle amministrazioni locali che ci chiedono di andare avanti, “i cittadini cosa dicono?”. I cittadini si esprimeranno: chi è contrario dirà no, chi è favorevole dirà sì, ma non capisco dove sia il problema.

Come non capisco per quale motivo, se una forza politica, un esponente politico, un consigliere regionale, il relatore di maggioranza, un sindaco che crede utile quel progetto, quella forza politica, quel soggetto politico, quel referente istituzionale dovrebbe tacere e non dire la propria. Questo è un altro elemento che mi sfugge. Io vengo da un piccolo Comune dell’Appennino bolognese che ha vissuto il processo di fusione, è nato il comune di Alto Reno Terme; io ho fatto campagna elettorale in tutti i modi possibili, ho detto a tutti quelli con cui potevo parlare che effettivamente quella era la soluzione buona per il territorio, per il Comune in cui vivevo. Non capisco perché non avrei avuto farlo. Poi insieme a me c’erano i sindaci di quel territorio, c’erano altri esponenti politici, fatto sta che è andata a votare la stragrande maggioranza dei cittadini in un Comune come nell’altro: a Porretta il 94 per cento dei cittadini ha detto sì, a Granaglione il 67 per cento dei cittadini ha detto sì. Sono numeri oggettivi. Qualcuno mi deve spiegare perché io in quel caso non avrei dovuto dire ai cittadini del Comune in cui vivo “per me quel processo è giusto” e battermi per dire sì. Non lo capisco. Se la politica non è quello strumento che serve per provare ad individuare soluzioni spendendosi personalmente, politicamente per perseguire quello scopo a cosa serve: a fare i notai? Noi siamo notai?

Secondo me, una posizione è giusta, mi batto per quella posizione, qualcun altro dirà di no e i cittadini decideranno con il voto chi aveva ragione. Siccome il consigliere Pompignoli, presidente della I Commissione, in quel caso, giusto per citare sempre il fatto che “la Lega è a favore delle fusioni ma”, scrisse a tutti i cittadini un volantino che venne distribuito in cui metteva in discussione la veridicità della legge regionale in merito ai contributi, mi piacerebbe che il consigliere Pompignoli, visto che quel fusione è stata fatta, visto che i contributi arrivano, venisse su e chiedesse scusa: “abbiamo scritto una boiata. “Sono il presidente della I Commissione e ho scritto una boiata”. Sarebbe anche utile giusto per capirci di cosa parliamo.

Qua si dice imparzialità, si presenta anche un ordine del giorno in cui si vincolano le amministrazioni. Scusate, ma di che cosa stiamo parlando? Perché veramente mi sfugge. Se un sindaco ritiene che per il proprio territorio quel processo sia giusto, si batterà, spiegherà le proprie ragioni e dirà quello che pensa. Si dice che non si deve andare nelle scuole. Anche qui, cosa c’è di sbagliato? Ad Alto Reno Terme è successo così e i militanti del Movimento 5 Stelle di Porretta che erano a favore di quella fusione non hanno alzato un dito, nessuno ha detto niente, quando ad Alto Reno Terme siamo andati nelle scuole per chiedere alle stesse di fornirci alcune possibili suggestioni sui nomi da porre al vaglio dei cittadini attraverso il referendum. Nessuno ha detto niente. Quindi o le cose vanno sempre bene o non vanno mai bene. Non è che vanno bene a seconda di come tira il vento, perché sono cose un po’ stravaganti.

Siccome io penso che l’espressione della volontà popolare vada sempre rispettata e non penso mai che i cittadini sbagliano quando votano, anche perché dovrei tendenzialmente pensare che il 97 per cento degli italiani sbaglia quando va a votare, quindi forse bisogna porci un problema in chi prende il 3. Di solito funziona così: non è che sbaglia il 97; se hai preso il 3, forse hai sbagliato tu qualcosa. Io parto da questo presupposto. Qual era il principio che ispirava la legge e anche la modifica della legge del 1996? Il principio era semplice: come si fa il processo di fusione. Quindi non come si arresta il processo di fusione, ma come si fa, quindi qual è il percorso da seguire per fare una fusione. La premessa è che chi si incammina lungo quel percorso la fusione la vuole fare, se no non fa quella cosa, ma ne fa un’altra. Quindi salvaguardando il principio di accompagnare e di promuovere i processi di fusione, in quella legge ci siamo detti, anche sulla scorta di esperienze che hanno segnato purtroppo negativamente il dibattito relativamente alle fusioni (ed è ovvio che mi riferisco in particolar modo alla complessa vicenda della Valsamoggia), per evitare di ripetere quella situazione, senza però bloccare tutto, come possiamo fare? Abbiamo trovato una soluzione intermedia che è quella che veniva ricordata: là dove esistono due Comuni, magari con due maggioranze diverse e un voto complessivo dei cittadini dissonante rispetto ad una delle due maggioranze verificatesi nei singoli Comuni, quindi dove in un Comune vince il sì e in un altro vince il no e il risultato complessivo è sì, sentiamo nuovamente i Consigli comunali. Un ulteriore passaggio per decidere.

Siccome ogni percorso ha la sua storia ed è difficile prevedere nella legge ogni storia, perché anche questa idea che la realtà possa essere appiattita sui desiderata ha a che fare con una concezione totalitaria che sfugge a quest’Aula per fortuna, quindi la realtà è un po’ più complessa, noi che cosa ci siamo detti? Diamo una legge, facciamo il percorso, cerchiamo di incentivare e poi ovviamente interveniamo quando c’è bisogno di intervenire. Certo impegnando l’Assemblea legislativa, chi dobbiamo impegnare: il Padreterno? Chi ci crede penserà al Padreterno, io non ci credo e impegno l’Assemblea legislativa. Quindi in questo caso, visto che c’è un percorso particolare, come anche in altre fusioni, soprattutto su quelle che valuteremo dopo, a partire dall’altra del Bolognese, ci siamo detti “rafforziamo il concetto che è necessario che in entrambi i Comuni vinca il sì, pena l’annullamento del procedimento”. È un impegno che prendiamo tra di noi chiaro, messo nero su bianco. È anche un modo per rendere più trasparente, più tranquilla l’espressione di volontà da parte dei cittadini. Fermo restando che la legge continua ad esistere, quindi il passaggio nei Consigli comunali, nel caso in cui il risultato dovesse essere non conforme, non chiarissimo, ci sarà comunque, perché lo prevede la legge. Dopo di che noi sappiamo che ci fermeremo e lo scriviamo prima, l’impegno politico serve a questo.

Non è un ordine del giorno che modifica la legge, lo sappiamo tutti, su questo bisogna essere chiari perché non è che siamo al bar qui, siamo in un’Assemblea legislativa, le leggi hanno un loro percorso, un loro procedimento e una loro attuazione, dopo di che esiste la politica e la politica dice “sappiamo bene che in queste situazioni, se non c’è un sì da una parte, come dall’altra, ci fermiamo”. L’Assemblea non va avanti e, senza il voto dell’Assemblea non succede niente, quindi siamo nella piena possibilità di dire esattamente le cose in modo chiaro, puntuale e preciso, sapendo che l’ispirazione dalla quale ci muoviamo e per la quale ci muoviamo, una parte di questa Assemblea si muove è in generale quella di rendere più efficiente ed efficace l’azione della pubblica amministrazione.

Questo significa che tutti i processi di fusione vanno bene? Evidentemente no. Chiaro che ogni processo ha il proprio percorso, deve essere costruito bene. Se non viene costruito bene, come è già successo, però, non è che bisogna avere tanto timore di non fare il referendum, perché, se i processi non sono costruiti bene, i cittadini votano no. E io è per questo che non capisco tutta la preoccupazione nel non voler nemmeno indire il referendum. Io penso che, se un’Amministrazione comunale chiede all’Assemblea legislativa di indire un referendum non avendo lavorato bene oppure pensando di fare forzature su quel percorso, sta facendo un errore clamoroso, perché, una volta che si dice no ad un processo di fusione, quella fusione è morta per sempre e quindi, prima di arrivarci, bisogna essere sicuri che, quando si chiede di andare avanti, poi si è nella ragionevole certezza di potersi giocare le proprie carte con sufficiente grado di sicurezza. Altrimenti si fa un errore. Ma non lo facciamo noi l’errore, perché non è che qui qualcuno si è alzato una mattina e ha detto, come pure era presente nei programmi elettorali del Movimento 5 Stelle e della Lega, perché nel programma elettorale del Movimento 5 Stelle del 2013 si diceva che i Comuni sotto i diecimila abitanti li chiudiamo. Io sono persino d’accordo in linea di massima perché, siccome so cosa significa fare l’amministratore in un piccolo Comune, so cosa significa misurarsi con le difficoltà di non avere una macchina amministrativa in grado di applicare le leggi, so cosa significa misurarsi con la realtà che magari hai tre vigili invece che dieci che dovresti avere, hai quattro cantonieri invece dei quindici che dovresti avere e via discorrendo, e so che alla fine il risultato di tutto questo è che i cittadini non hanno i servizi per i quali pagano le tasse, io sono uno di quelli che molto tranquillamente dice che effettivamente una riorganizzazione della pubblica amministrazione che consente effettivamente di avere macchine amministrative pubbliche in grado di poter decidere, organizzate in modo efficace e capace quindi di dare servizi in modo migliore rispetto a quanto non faccia oggi, io quella riforma la sosterrei senza dubbio. Senza atti di forza, in un discorso pubblico, in un dibattito pubblico che dovrebbe essere instradato in modo diverso, ma la sosterrei. Però troverei un elemento di stravaganza, se da un lato si dicesse che bisognerebbe fare così e poi, tutte le volte che ci si muove, si trova una ragione per fermarsi.

Ho cercato di spiegare le ragioni per le quali abbiamo presentato l’ordine del giorno e la posizione su questa, come sulle altre fusioni, sulle quali durante il corso del dibattito nel resto della mattinata ci misureremo.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Taruffi.

La parola al consigliere Sassi.

 

SASSI: Grazie, presidente. Oggi la capacità di eloquio del consigliere Taruffi ha stimolato il mio intervento su un argomento su cui non volevo nemmeno intervenire, ma, siccome ha posto delle interessanti considerazioni, ho pensato bene che un intervento fosse utile.

Intanto vorrei correggere il consigliere Taruffi, il programma del Movimento 5 Stelle prevedeva la proposta di accorpamento dei Comuni sotto i cinquemila abitanti e non sotto i diecimila, ma comunque sempre per volontà dei cittadini, non forzata. Nessuno sarebbe andato in maniera autoritaria a fonderli. Questo è ovvio per noi. Come è ovvio che il referendum va sempre fatto con i cittadini che vanno sempre ascoltati. Questo è un fatto che noi portiamo avanti da sempre.

Rispondo all’interrogativo che poneva il consigliere Taruffi sul perché una maggioranza non dovrebbe dire la propria sul tema delle fusioni, la maggioranza ha diritto di dire la propria, come la minoranza; il problema è che, se la maggioranza dalla forza delle sue risorse comunali si fa un giornalino intero o quasi per il pro al referendum, non dando lo stesso spazio a chi ne è contrario, c’è un problema di equità democratica. A mio avviso. Io non la chiamerei più democrazia, ma legge del più forte: chi ha più potere, più forza e più risorse può dire la sua in maniera più forte rispetto a chi non ne ha e si potrà limitare, come democrazia vuole, di fare il suo bel banchettino in piazza o dove crede. Ma la forza comunicativa non è equanime, non è uguale. Quindi parliamo di percorsi costruiti bene? I percorsi costruiti bene partono da lontano e partono al pari di tutti: pro e contro. Poi i cittadini decidono con un referendum, come è giusto che sia. Quindi è giusto pensare che sia la volontà dei cittadini, non della maggioranza, forte della propria capacità comunicativa, di arrivare a prendere una decisione consapevole. La decisione consapevole i cittadini possono arrivare ad esprimerla, quando vengono massicciamente coinvolti nel pro e nel contro della fusione, cosa che non viene fatta. Vengono loro calate dall’alto una serie di motivazioni per questo e per quest’altro motivo. Molto spesso, e a Reggio ne abbiamo avuto prova in una fusione fallita, vengono calate dall’alto decisioni che si pensano scontate, perché si arriva con una pseudo convinzione che quel territorio sia già a posto, deciso, ma non sempre è così.

Ho sentito parlare di un’ottima legge. Non so a quale legge si riferisse il consigliere Taruffi, quella che mi ricordo io era un algoritmo per forzare le fusioni. Se è di passare nei Consigli comunali dopo che tutti non sono uniformi nella fusione, vuol dire non riconoscere quel referendum. Questo per me è palese. Se due persone che si vogliono sposare, una è d’accordo e l’altra no, non è che vado a chiedere al prete se sposarli o no: non si sposano, non si uniscono. La legge è a tre? Se la legge è a tre, i tre devono essere d’accordo. Se uno solo non è d’accordo non si fanno le fusioni. Questa non è una buona legge, a mio avviso.

Circa gli attivisti del Movimento 5 Stelle nel suo territorio che ho avuto il piacere di conoscere, quando le fusioni si fanno in certi Comuni e alcuni stanno zitti, può darsi che a loro vada anche bene, dipende dalla volontà dei cittadini. Io non l’ho vissuta, quindi non glielo so dire, lei me lo potrà insegnare come è andata quella fusione. I percorsi costruiti male è perché non si vogliono costruire realmente, perché è difficile, lei lo sa molto bene, consigliere Taruffi, ma credo tutti i colleghi in questa sala, non ultimo ho avuto modo di vedere anche un intervento video di un consigliere regionale che lamentava la stessa cosa: il fatto che l’ascolto, dal punto di vista non solo dei territori, ma anche di certa dirigenza, non è assolutamente scontato. Quindi non è facile avviare un percorso fatto bene per spiegare ai cittadini i pro e i contro. Concordo con lei, consigliere Taruffi, sul fatto che unire dei Comuni per rendere più efficaci le risorse e quindi fornire maggiori servizi sia un’ottima cosa. Io l’ho proposto persino nella mia zona una cosa del genere. Non è facile perché ovviamente l’idea che la politica rappresentativa possa decidere per i cittadini, perché la politica rappresentativa è sempre stata quella che ha funzionato in Italia, certo la situazione italiana non è delle migliori, quindi non direi che abbia funzionato al 100 per cento, ci sono altre forme che stiamo sperimentando e le sperimenteremo anche a livello governativo. Ci vorrà del tempo, ma le sperimenteremo anche lì. Non è facile, però certamente dire che abbiamo un’ottima legge che permette di valutare tutte le situazioni, quando non è così; è una legge fatta apposta per arrivare all’obiettivo che il presidente Bonaccini si è dato e che ha dichiarato all’inizio, quello di ridurre fino ad un certo numero i Comuni e fare molte fusioni.

Io concordo pienamente sul fatto che i Comuni troppo piccoli andrebbero accorpati, anche per permettere di concentrare risorse per poter essere più efficaci in molti territori. Non è un problema il discorso economico, perché ai Comuni viene prospettata la carota dei soldi che arrivano in più, se arrivano, perché ci sono Comuni che ancora li stanno aspettando, quindi non è affatto scontato che arrivino. Sono garantiti ma, quando e come arriveranno, ancora non è un dato certo. Quindi certamente quello non è un problema. Concordo sul fatto che bisognerebbe parlare di temi, di problemi da risolvere sui territori e che con le fusioni o meno si possano o meno risolvere e a quel punto io sarei perfettamente d’accordo con il concetto espresso dal consigliere Taruffi. Consiglierei il collega, però, di essere un po’ meno teorico e accademico e un po’ più concreto, perché declinare dei concetti è un’ottima cosa, ma le fusioni non si fanno su concetti si fanno sulle cose pratiche. Quindi, come da lui stesso detto, bisognerebbe parlare di argomenti, di problemi da risolvere, eccetera, tutto il resto lo lascerei per i momenti più accademici che istituzionali.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Sassi.

Ho iscritti Piccinini e Facci, però la consigliera Piccinini, essendo relatrice, è a conclusione come replica, quindi darei la parola al consigliere Facci.

Comunico che la risoluzione oggetto 6804, a firma della consigliera Piccinini, è stata ritirata ed è stata presentata la risoluzione oggetto 6809, a firma dei consiglieri Piccinini e Bertani che dovrebbe essere già stata distribuita o è in distribuzione. La stanno distribuendo adesso.

La parola al consigliere Facci.

 

FACCI: Grazie, presidente. Ci tengo ad intervenire su questo argomento non solo perché riguarda un progetto di fusione di due Comuni che fanno parte dell’area metropolitana bolognese, ma anche perché sono stato interessato al progetto di fusione che ha riguardato, com’è stato ricordato nell’intervento precedente, il mio Comune Porretta Terme che, insieme a Granaglione, si è trasformata in Alto Reno Terme. Ci tengo a partire da qua sia perché mi hanno stimolato in qualche modo le osservazioni del collega Taruffi sia perché ritengo che nei due percorsi, quello che ho vissuto in prima persona e quello a cui in questa sede assisto da spettatore in qualche modo interessato ad una scelta finale su questo progetto, vorrei rimarcare le differenze profonde che vi sono fra i due percorsi. Taruffi è molto più giovane di me, ma non credo che questo non gli permetta di ricordarsi quando nacque il percorso partecipativo, le discussioni che vi furono ripetute sui territori per parlare di un unico Comune addirittura dell’Alto Reno più o meno in concomitanza con la legge regionale del ‘96, quindi parliamo a cavallo della metà degli anni Novanta.

Il referendum l’abbiamo celebrato nel 2015, quindi un po’ di tempo dopo e in tutto quel lasso di tempo, in maniera non certamente quotidiana e costante, vi è stato un continuo ragionamento sui territori di quale dovesse essere il percorso migliore, che un’area periferica del territorio metropolitano bolognese era sempre più abbandonata e quindi i processi aggregativi avrebbero dato maggiore forza, maggiore peso nei contesti istituzionali, nei vari contesti in cui bisognava far sentire la voce della montagna, passatemi questo termine. Quindi quel percorso che ha portato alla fusione in Alto Reno Terme è stato un percorso durato parecchio, non è stato certamente calato dall’alto. Tanto che ci tengo a ricordare, perché Taruffi ricordava i numeri del voto finale, che il comune di Granaglione nel 2013 andò alle elezioni con una lista unica, credo che un Comune dove si presenta una lista sola dove l’elettore apre la scheda e trova una lista solo da votare non sia rinvenibile a memoria quantomeno. E perché si arrivò a quello? Perché destra, centro, sinistra, tutto il territorio si trovò d’accordo che l’obiettivo di quelle elezioni e della futura Giunta dovesse essere quello di portare quel territorio alla fusione con Porretta e siccome non c’erano altre differenze, tutte le realtà decisero di fare un listone unico. Quindi Porretta era già da tempo matura su quell’indirizzo.

Se vogliamo, chi poteva avere più difficoltà, più rimostranze era proprio Granaglione, perché è un Comune esteso con tante frazioni, un enorme territorio di riferimento ed è molto attaccato alle proprie tradizioni, alle proprie particolarità, molto più di Porretta Terme. Quindi le potenziali difficoltà sarebbero dovute provenire dal territorio di Granaglione. No, hanno fatto una lista unica, quindi quel percorso che è andato dalla metà degli anni Novanta fino al 2015 ha avuto una gestazione tale che ha addirittura partorito in quel Comune (il Comune potenzialmente più diffidente) una lista sola con l’obiettivo di portare il Comune alla fusione. Tutti erano d’accordo, tant’è che alla fine il referendum è stata una formalità, con una variante che all’ultimo periodo c’è stato un Comitato del no che, nato nel contesto di Granaglione, aveva sollevato una serie di obiezioni dimenticandosi l’origine di quella lista unica e l’appoggio e la scelta che le persone fecero su quella lista unica. Quindi ci tengo a dirlo perché voglio evidenziare le differenze non solo con la fusione di Castenaso e Granarolo, ma anche, per quello che ho potuto conoscere in quest’Aula in queste settimane in cui ho potuto frequentare le Commissioni, con gli altri processi di fusione. Quindi la maturazione che vi è stata in quella fusione io non la trovo qua; io non trovo in questi processi la maturazione, la consapevolezza, la condivisione di fondo da parte dei territori.

È vero quello che è stato detto un po’ da tutti, in particolare dal presidente Bonaccini: dando la parola agli elettori, con il referendum noi esercitiamo il massimo della democrazia, perché alla fine decideranno loro e, se vorranno, lo approveranno; se saranno contrari, lo bocceranno. Conseguentemente noi in Regione oggi facciamo – traduco in sintesi il Bonaccini-pensiero nel messaggio che ci ha tenuto a recapitare nella giornata di ieri – da notai: perché dovremmo opporci a dare la parola ai cittadini, se alla fine noi consideriamo che i cittadini sono a tutti gli effetti sovrani e decideranno loro? Questo è vero, ma è vero fino a un certo punto, perché la legge regionale non è chiara sul punto, tanto che si rende necessario oggi, da parte della maggioranza, proporre una risoluzione che diventa una sorta di interpretazione autentica, la vogliamo chiamare in questo modo? Interpretazione autentica o comunque “impegno politico a”. E questa è la toppa che chiude il buco, che vuole chiudere il buco. Io dico che sicuramente la risoluzione ci aiuta a prendere in considerazione questo processo, questo progetto di fusione in maniera differente e indubbiamente va nel senso di quello che è stato detto e ripetuto dal presidente, cioè che saranno gli elettori a decidere con il loro voto, ma questo non evita di sottolineare e mi induce a sottolineare che comunque la legge così com’è su questo specifico aspetto presenta un vizio. Se avete la necessità di chiarire che, in caso di esito sfavorevole in uno dei due Comuni, non si va oltre a prescindere dai numeri, che la legge dice un’altra cosa, allora è chiaro che la legge non è completa. Ne dovremo parlare. Non credo che possa essere questo aspetto dimenticato e bene ha fatto il collega Marchetti a ricordare la posizione degli amici della Lega in occasione di quelle modifiche, perché, se quella posizione fosse stata recepita, avremmo evitato forse anche confusioni e fraintendimenti generale e verosimilmente non vi sarebbe stata la necessità di presentare una risoluzione che a tutti gli effetti è una indicazione vincolante (non so quanto), ma sicuramente una indicazione politica della quale ovviamente bisognerà tenere conto.

Ripeto, ben venga questa risoluzione, ma questo sottolinea e rimarca la bontà di quella proposta che gli amici della Lega presentarono e che quest’Aula non volle recepire e oggi ci si accorge del problema.

Vengo al merito della fusione e del progetto. È vero che di fatto noi oggi ci limitiamo a mandare le due realtà territoriali ad esprimersi, quindi noi di fatto oggi diamo il via libera ad un referendum, però un ragionamento di merito va fatto e, bene o male, l’ho già esposto. Quel percorso non è stato partecipato come, a mio avviso, avrebbe meritato e non possiamo dimenticare come nasce quel progetto di fusione. Anzi, quei progetti. C’era uno studio di fattibilità che riguardava sei Comuni e che era stato fatto insieme proprio per comparare e proiettare insieme questi sei Comuni in un’ottica anche di omogeneizzazione. Le scelte politiche di due di questi sei Comuni (uno del gruppo A e l’altro del gruppo B) hanno determinato la rimessa in discussione di tutto. Il più clamoroso sicuramente è quello di Minerbio rispetto all’altra fusione e poi dirò perché, se non altro perché è arrivato due mesi fa e, nonostante questo, oggi pomeriggio siamo qua a parlare anche di quel tipo di fusione, come se non fosse successo niente. Rispetto a Castenaso e a Granarolo indubbiamente Budrio si è sfilata prima, avendo avuto una elezione amministrativa di mezzo che ha determinato un cambiamento a livello amministrativo. In ogni caso quel progetto a tre è venuto meno. Mi sta dicendo con lo sguardo il consigliere Paruolo “ma ne hanno fatto un altro!”. È vero, certo, ma questo secondo progetto di questo studio di fattibilità non può, a mio avviso, in così poco tempo non coprire tutti i possibili aspetti di una realtà che comunque era stata modificata radicalmente.

Ad esempio tutta la fase della omogeneizzazione delle tariffe e dei regolamenti, tariffe e tributi mi si dirà che c’è una norma nazionale che dà cinque anni di tempo per. Ho capito, ma la previsione la dovremo fare credo adesso di quello che succederà fra uno, due, tre, quattro, cinque anni massimo. Una scelta di fondo di questo tipo non può non prendere in considerazione quelle che sono poi le ricadute pratiche a livello quotidiano sui territori interessati. Quindi anche questo processo di fusione, nonostante una modifica più tempestiva rispetto a quella che riguarda Malalbergo e Baricella, è certamente un progetto, una proposta di fusione certamente non condivisa, certamente calata dall’alto e comunque che non ha preso in considerazione tutti i possibili aspetti sotto ogni punto di vista, in particolare quello dei bilanci, ma anche tutto l’aspetto riguardo al settore tariffario che invece avrebbe dovuto considerare. Quindi visto che si è parlato più volte, lo ha ricordato ieri il presidente Bonaccini citando Alto Reno Terme come un esempio virtuoso di fusione, lo ha ricordato prima il collega Taruffi, ma l’ho voluto ricordare io: quello è stato un processo assolutamente differente rispetto a quelli che sono presentati in questi giorni. Quantomeno rispetto a quelli del Bolognese che conosco meglio di tutti gli altri. Non dovremmo neanche paragonarli, perché lì c’è stata una gestazione ventennale che negli altri territori non c’è stata, oltre al fatto che ci sono delle contiguità a livello di tradizione, a livello di conformazione geografica che ti inducono a ragionare di un Comune unico, di un territorio unico. Anzi, io spero che sia aggreghi ad Alto Reno anche il comune di Castel di Casio in un prossimo passaggio, perché stiamo parlando di un contesto effettivamente unico. Questa situazione non c’è altrove, quindi il paragone è assolutamente improprio. In termini di preparazione, di arrivo a maturazione e in termini di contenuti. Quindi siccome il compito di quest’Aula è quello di portare i territori a parlare, a pronunciarsi, i cittadini ad esprimersi democraticamente, ma bisogna entrare nel merito di questi processi, il mio voto come Movimento sovranista è un voto contrario e voglio precisare per l’ultima volta la necessità di rimettere mano alla legge regionale, perché non può essere che con la semplice risoluzione di oggi si va a tappare una falla che comunque rimane aperta.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Facci.

La parola al consigliere Bertani. Con il consigliere Bertani chiudiamo la discussione generale, poi ci sarà la replica dei relatori.

Prego, consigliere Bertani.

 

BERTANI: Grazie, presidente. Intervengo sulle risoluzioni e sulla necessità di modificare la legge. Quando si trattò di andare a toccare la legge sulle fusioni la nostra opposizione fu forte, perché noi volevamo che passasse il concetto che il referendum consultivo doveva essere ascoltato, anche nel caso il risultato non piacesse. Quella legge invece fu un pasticcio, perché ricordo a tutti che durante la discussione si interruppe l’Aula, perché non si riusciva a trovare la quadra e alla fine arrivò un fogliettino scritto a mano con dentro un algoritmo complicatissimo, il risultato del quale era “facciamo esprimere i cittadini ma, se il risultato non ci piace, abbiamo almeno due scappatoie: 1. abbiamo i Consigli comunali che possono decidere il contrario di quello che hanno deciso i cittadini; 2. abbiamo sempre l’Assemblea regionale che può decidere comunque ancora”. Questo in barba a quello che dicono i cittadini, che magari si oppongono ad un referendum. Quindi quando prima Taruffi diceva legittimamente che qualcuno dice “io non sono razzista, sono loro che sono neri”, a me sembra che Taruffi dica ogni tanto “io sono democratico ma, se il popolo sbaglia, forse una toppa dobbiamo mettergliela”. La toppa fu messa in quella legge. E la toppa è peggio del buco, perché, da quando abbiamo approvato la legge, sui processi di fusione mi pare che cinque siano falliti e due siano andati a buon fine. Quindi un ragionamento bisogna farlo. E il ragionamento è questo: quando abbiamo fatto l’audizione, io ho espressamente chiesto a tutti i sindaci “se il referendum in uno dei vostri Comuni non andrà a buon fine cosa farete? Userete lo strumento che la legge regionale vi dà e quindi passerete in Consiglio comunale e direte che, se anche i cittadini hanno detto di no, il Consiglio comunale ritiene di proseguire nella fusione?”, quasi tutti i sindaci, perché non tutti mi hanno risposto chiaramente, hanno detto che, se il referendum nei loro Comuni non dovesse proseguire, non impegneranno il Consiglio comunale a proseguire nella fusione. Registriamo questa cosa. Però la dichiarazione di un sindaco in audizione in Commissione purtroppo non è una garanzia per questo. Quindi nella nostra risoluzione noi diciamo, visto che l’espressione finora è stata questa, come Assemblea chiediamo ai sindaci un impegno formale di non proseguire in Consiglio comunale, se l’esito del referendum è negativo; impegniamo noi stessi a non proseguire, ma a non proseguire in tutti i casi. La risoluzione di Taruffi che sono contento torni indietro in parte su quello che ha sempre detto, perché ha sempre detto il referendum è consultivo, poi la legge dice che cosa facciamo, la legge ha quegli escamotage; sono contento che cominci a vedere che quella legge ha delle criticità. Però la risoluzione di Taruffi dice “fermo restando la legge, l’Assemblea si impegna a non proseguire, se in un referendum vince il no”. Il problema è che, ferma restando la legge, se un Consiglio comunale decide di chiedere alla Regione di procedere comunque, la sua risoluzione su questo zoppica.

 

(interruzioni del consigliere Taruffi)

 

Taruffi mi dice fuori microfono: anche se il referendum dice no, se il Consiglio comunale decide di chiedere alla Regione di proseguire comunque, l’Assemblea si impegna comunque a dire di no anche al Consiglio comunale. Io lo registro e, se questo è vero, la nostra posizione sulla risoluzione di Taruffi potrebbe cambiare.

La nostra risoluzione invece dice, se un referendum dice no, anche noi come Assemblea ci impegniamo a dire di no in tutti i casi. L’altro aspetto che a questo punto diventa fondamentale, e noi su questo siamo coerenti da quando è stata approvata la legge, è che la legge va modificata. Secondo noi la legge va modificata su tutti gli aspetti: che, se c’è anche una fusione a tre Comuni, una fusione a cinque Comuni e un Comune dice no bisogna fermarsi e noi avevamo fatto proposte di trovare una exit strategy anche per quei Comuni che magari quattro dicevano sì e c’è la possibilità di proseguire. Però in questo caso almeno noi ci focalizziamo su un caso, che è il caso di queste fusioni e, secondo noi, almeno su questo un accordo lo possiamo trovare. La legge scritta com’è, vale anche nel caso della fusione di due Comuni, dove, se in un Comune prevale il no, la legge dice ancora che, se il Consiglio comunale chiede di proseguire, l’Assemblea può proseguire. Noi proponiamo una modificazione della legge almeno nel caso dei due Comuni. Andiamo a dire nella legge che, se in due Comuni uno dice no, il processo di fusione si ferma. Ad oggi la legge non dice questo. Almeno in questo caso io penso che una revisione anche su posizioni che prima erano molto più dure mi sembra esserci. Nella nostra risoluzione chiediamo di prendere l’impegno, nel caso di due Comuni, di modificare la legge, perché su questo mi sembra ci sia finalmente una presa d’atto e uno spostamento di asse.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bertani.

Ora l’eventuale replica dei relatori.

La parola al consigliere Paruolo.

 

PARUOLO: Grazie, presidente. Sono un po’ indeciso se iniziare dalla fine oppure partire seguendo la cronologia degli interventi dei colleghi. Però il fatto che il consigliere Bertani sia intervenuto sul tema della legge, della risoluzione a prima firma Taruffi mi spinge a chiarire e ad esprimere la mia posizione.

Io non credo che la legge attualmente in vigore sulle fusioni sia la legge migliore dell’universo e non sia perfettibile o migliorabile in futuro, ma sono convinto di quello che ha detto qui ieri il presidente Bonaccini che sia la legge migliore al momento disponibile su questo tema, tant’è che delle fusioni comunque in Emilia-Romagna ne stiamo facendo. La legge secondo me è molto chiara, per quanto scritta in modo un po’ complesso e faticoso da decodificare; la legge stabilisce che, dopo aver fatto il referendum, che sono comunque obbligatori perché vogliamo sentire il parere dei cittadini, ci siano dei casi in cui il procedimento torna in Aula in modo automatico, perché l’Assemblea legislativa possa esprimersi, sono i casi per esempio in cui i referendum ottengono la maggioranza dei sì alla fusione e nei diversi Comuni si ha sempre in tutti i Comuni la maggioranza, in questo caso si torna automaticamente in Aula senza nemmeno porsi il problema di cosa fare e ovviamente poi l’Aula può anche decidere eventualmente di no, però è evidente che in quel caso il processo è avviato ad una naturale conclusione di tipo positivo. Ci sono dei casi, invece, in cui ci si ferma: quando la fusione non ottiene la maggioranza complessivamente, indipendentemente dal fatto che in qualche Comune ci sia stata un’espressione di un certo tipo. In questi casi non si torna in Aula e il processo si ferma. Poi ci sono dei casi che sono codificati come casi nei quali c’è una valutazione e un’eventuale – leggendo la legge, io la intendo così – richiesta da parte dell’Assemblea, per esempio adesso stiamo parlando della fusione di due Comuni, nel caso in cui complessivamente il referendum abbia dato un esito favorevole alla fusione e in uno dei due sia a favore e nell’altro sia invece negativo, in questo caso l’Assemblea può chiedere al Comune in cui c’è stato l’esito negativo che il Consiglio comunale si pronunci nuovamente sul tema e, avendo acquisito entro sessanta giorni dalla richiesta – dice la legge – il parere del Comune, quindi ci deve essere una richiesta ed è una richiesta dell’Assemblea legislativa che, visto il risultato, chiede al Comune in oggetto, quello dove il referendum ha visto un esito negativo per il processo di fusione, pur in un contesto di vittoria del numero dei sì rispetto al numero dei no complessivamente, di esprimersi. Entro sessanta giorni si esprime, dopo di che l’Assemblea può tornare a decidere ed è libera di decidere come meglio crede. Però si suppone che in questo caso il parere del Comune possa essere ritenuto importante per decidere qual è l’esito.

La risoluzione a prima firma Taruffi non cambia la legge, ma anticipa la valutazione che in ogni caso l’Assemblea legislativa sarebbe chiamata a fare nei casi dubbi, dicendo in quel caso “noi ci fermiamo”. Ma non in senso generale rispetto a tutte le fusioni da oggi in avanti, rispetto alle fusioni di cui stiamo parlando. E qui dico quello che penso io personalmente, quindi senza impegnare nessun altro dei colleghi. In una fusione come quella di cui stiamo dibattendo e di cui a breve voteremo il referendum (di Granarolo e Castenaso) che io ho detto essere una fusione di due Comuni che comunque sono solidi, hanno una certa dimensione, eccetera, io penso che l’espressione dei cittadini effettivamente vada ascoltata con attenzione perché, se si fa la fusione, si aprono delle prospettive, ci sono una serie di conseguenze di cui abbiamo discusso e una serie di possibilità in più; se non si fa la fusione, non è una tragedia, perché sono comunque due Comuni di dimensioni ragguardevoli, significative e non stiamo parlando di un qualcosa in cui una forzatura secondo me possa avere senso ed è in questo senso che, secondo me, in un caso come questo non c’è problema. Ma potrebbero esserci casi diversi, per esempio di Comuni molto piccoli e molto legati al resto del territorio, dove ha molto senso cercare di comunque spingere per una fusione e dove si potrebbe pensare di avere una forma un pochino più decisa di attenzione. È vero che i processi, consigliere Facci, hanno una certa durata e stiamo seguendo con grande pazienza anche l’evolversi delle situazioni, lei ha detto che ad Alto Reno Terme c’è stata una lunga gestazione che, dalle sue parole, si evince essere ancora in corso, perché, se, come lei, anch’io auspico che anche il comune di Castel di Casio potrà eventualmente decidere in futuro di unirsi, saremmo arrivati all’obiettivo che sicuramente magari in modo più coercitivo sarebbe stato possibile ottenere più rapidamente, ma che in questo caso con molti anni di paziente gestazione, percorsi a tappe, perché è stata già realizzata la fusione di Granaglione e di Porretta Terme in Alto Reno Terme, adesso è evidente che la penso come lei su questo punto che, se Castel di Casio si unisse sarebbe una buona cosa perché c’è una contiguità territoriale, ci sono ragioni per cui quel territorio avrebbe molto senso, il discorso può andare avanti. Quindi io penso sinceramente che la legge preveda una cosa giusta e che sia però altrettanto possibile da parte nostra, consigliere Bertani, anticipare una valutazione che in ogni caso l’Assemblea sarebbe stata chiamata a fare, perché in alcuni casi la legge dice semaforo verde, in altri semaforo rosso, negli altri casi dice semaforo giallo, si procede eventualmente con una valutazione in cui l’Assemblea decide di chiedere un supplemento di espressione al Comune e il Comune si esprime e poi l’Assemblea legifera. In questo caso noi stiamo dicendo che, se dovesse esserci un risultato negativo anche solo in uno dei due Comuni, noi non procediamo. Quindi a mio avviso personale non ha senso neanche che l’Assemblea richieda al Comune l’espressione di un parere, visto che oggi, votando quell’ordine del giorno e forse in modo molto largo, diciamo che su queste fusione concordiamo sul fatto che, se in uno dei due Comuni i cittadini non dovessero dare la maggioranza a questo processo, lo stesso si fermerebbe.

Da questo punto di vista vengo a rispondere alle considerazioni della consigliera Piccinini. Non siamo qui a fare i pasdaran delle fusioni a tutti i costi e forse scontenteremo anche qualcuno delle figure che magari stanno promuovendo i processi di fusione sui territori, nel momento in cui comunichiamo loro che la nostra valutazione politica, se voteremo l’odg firmato da Taruffi, Calvano, Caliandro ed altri, è quella che in questi casi noi vogliamo un risultato pieno per poter procedere, se no ci fermeremo. Ma perché riteniamo che in un caso come questo non sia la morte civile se i Comuni dovessero continuare ad essere al quattordicesimo e al ventunesimo posto della classifica per popolazione della Città metropolitana di Bologna, perché al momento in cui parliamo Castenaso con i suoi quindicimila e rotti abitanti è al quattordicesimo posto e Granarolo, con i suoi quasi dodicimila abitanti, è al ventunesimo posto. Se i Comuni si fondessero, il Comune arriverebbe al settimo posto, mi dispiace di comunicare al consigliere Marchetti, scalzando Castel San Pietro Terme che al momento è il settimo Comune per popolazione nella “classifica” dei cinquantacinque Comuni. Stiamo parlando della parte alta della classifica e non lo dico per fare delle metafore di tipo calcistico o sportivo, ma semplicemente perché è evidente che i processi di fusione più urgenti, a mio avviso, sono nella parte bassa, perché nella parte bassa ci sono i Comuni più piccoli, quelli dove ci sono delle dimensioni effettivamente critiche, quelli dove tutte le statistiche, che arrivano anche rispetto ai costi per abitante e così via, ci dicono che avrebbe senso cercare di portare la dimensione almeno ad un livello tale per cui ci possa essere effettivamente una migliore efficienza. Mentre invece – ripeto – Granarolo e Castenaso sono due Comuni di media classifica in questo momento che, uniti, si porterebbero in alta classifica.

Siccome il consigliere Facci ha evocato anche l’ipotesi Budrio, se ci fosse stato anche Budrio oppure se ci sarà in un futuro, perché può darsi che, come nel caso di Alto Reno Terme, questo potrebbe in futuro risultare il primo passo di un processo che poi possa coinvolgere anche il comune di Budrio, a quel punto avremmo quarantacinquemila abitanti e avremmo avuto in quell’ipotesi il terzo Comune dopo Bologna e Imola all’interno del territorio metropolitano bolognese. Quindi è evidente che le possibilità sono diverse. È evidente che qui c’è stata una proposta che è arrivata dalle amministrazioni, una proposta, consigliera Piccinini, effettivamente fortemente voluta dalle amministrazioni che hanno promosso la fusione e hanno fatto attività per cercare di informare i cittadini su quelle che sarebbero state le conseguenze di un processo di fusione che loro hanno fortemente voluto e sponsorizzato, e questo sta nei loro diritti. Dopo di che anche noi ci rendiamo conto che il Comune dovrà porre attenzione alla sua duplice natura: da un lato l’amministrazione è quella che ha votato e promosso il processo di fusione, dall’altro deve farsi anche garante rispetto al fatto che i cittadini possano essere informati per poter decidere al meglio e per poter quindi esprimere un voto motivato nel referendum e, in questo senso, abbiamo apprezzato la riformulazione dell’ordine del giorno del Movimento 5 Stelle che adesso nella nuova formulazione della risoluzione oggetto 6809 recita che l’impegno alla Giunta e all’Assemblea, per quanto di competenza, è a sensibilizzare i Comuni sull’importanza di distinguere fra il ruolo di promotore politico della fusione e la funzione istituzionale di corretta informazione su motivazioni e conseguenze delle scelte dell’Amministrazione, in modo che ci sia una libera formazione della condizione dei cittadini. In questo senso posso anticipare che noi voteremo a favore dell’ordine del giorno così stabilito, perché si fa carico del fatto che effettivamente c’è questa duplice funzione: una funzione di garanzia rispetto al processo del referendum e una funzione invece anche politica di promotori di queste fusioni.

Sul fatto che i cittadini possano essere influenzati dalle amministrazioni io davvero la prego di guardare la storia, consigliera Piccinini; veniamo da una serie di elezioni in cui non so bene se sia stato l’aspetto istituzionale quello che più ha influenzato i cittadini, forse dovremmo allargare la riflessione a tutta una serie di altri elementi che possono influenzare i cittadini in modo negativo, per esempio propagando false informazioni o mettendo in giro bufale costruite un pochino ad arte. In questo senso non vorrei dire chi è senza peccato scagli la prima pietra, però certamente c’è un elemento su cui credo la riflessione dovrebbe coinvolgere tutti. Quanto all’atteggiamento che, come correttamente qualcuno ricordava, del “sono a favore delle fusioni, ma poi non vanno mai bene”, vi invito davvero a pensare che qui non stiamo più ragionando di come noi dobbiamo abituarci all’eventualità di essere opposizione, come ormai le elezioni che si stanno svolgendo anche su questi territori ci dimostrano, così anche voi provate ad immaginarvi di essere nella possibilità di poter amministrare questi territori ed eventualmente anche gestire alcuni di questi processi di fusione, uscendo quindi dall’idea di lucrare sul no alla fusione come volano verso una battaglia alle amministrative.

Consigliere Marchetti, io non ho mai detto che bisogna calpestare la storia dei Comuni o che è indifferente calpestare la storia dei Comuni. Io ho raccontato che sono una persona che si è inserita ventisei anni fa in un Comune, avendo sposato invece mia moglie che fa parte di una famiglia storica di Granarolo dell’Emilia e quindi percepisco bene la differenza fra i vecchi abitanti che si conoscono da decine di generazioni, avendo abitato quel territorio ed essendo parte di quella storia e i tanti nuovi cittadini che sono arrivati invece per eleggere questa località come proprio domicilio in un contesto nel quale magari fanno i pendolari su Bologna o su altre zone per lavorare e vanno lì a dormire, in un territorio meno urbanizzato di quello della città di Bologna che però consente di essere abbastanza vicini. Ho semplicemente detto – e lo ribadisco – che abbiamo il dovere di pensare al futuro di queste comunità, perché non siamo più ai tempi in cui Pupi Avati ci raccontava di quelli che andavano a fare le ferie a San Lazzaro di Savena, vista come località lontana da Bologna e di campagna, perché ormai San Lazzaro di Savena è contiguo al territorio cittadino bolognese e anche questi territori sono chiamati ad avere un futuro. Certamente la fusione non è di per sé già la risposta rispetto al futuro, perché occorre avere idee, progetti e, non a caso, io ho parlato dell’evoluzione storica del Passante nord, dell’evoluzione urbanistica nel nostro territorio, però nemmeno in automatico dire no alla fusione significa preservare la storia, perché comunque c’è un tema di cambiamento che questo territorio è costretto ad affrontare ed è giusto che venga affrontato. In questo senso l’appello che io ho fatto, oltre a quello di un riequilibrio effettivo e di un rispetto dei pareri dei cittadini, è anche un appello a cercare di elevare il dibattito; uscire da slogan per cui dire no alla fusione è un modo di preservare la storia delle comunità e invece il sì sia un modo per snaturarla, come chi promuove le fusioni sui territori non può pensare di dire che già parlare di fusione sia di per sé sufficiente a dire qual è il futuro della comunità. Diciamo che la fusione può essere un elemento che si inserisce in un progetto, in una progettualità che io auspico essere alta e capace di guardare lontano, che possa prefigurare il futuro delle nostre comunità.

Per concludere voglio dire una cosa invece alle forze che sono attualmente al governo, che coincidono, casualmente o più o meno casualmente, con le forze che sono all’opposizione in quest’Aula e che, nel caso di questa specifica fusione, hanno criticato il processo che è stato fatto e hanno preannunciato un voto contrario sul provvedimento di indizione del referendum che saremo chiamati a votare fra pochi minuti. Lo voglio dire perché diversi di voi, intervenendo, hanno detto dal fatto che non c’è la certezza sul fatto che possano durare gli incentivi previsti per le fusioni. Siccome non è che siate esattamente dei passanti che passano da queste parti e dicono che potrebbe piovere, ma siete esponenti delle forze che in questo momento sono al Governo, mi rivolgo specificamente ai colleghi della Lega e del Movimento 5 Stelle, se voi auspicate o sapete che il Governo si appresta a togliere i finanziamenti o comunque a bloccare i finanziamenti sulle fusioni, io credo che sia vostro dovere dirlo in questa fase e in questo dibattito. È chiaro che sarebbe un elemento che potrebbe influenzare anche i ragionamenti che vengono fatti e i conti che vengono fatti in questo momento, perché noi siamo in presenza di una legislazione nazionale che incentiva le fusioni, di una legislazione regionale che incentiva le fusioni; l’assessore Petitti potrà spiegarvi come in questo momento i fondi previsti a livello nazionale non vengono tutti spesi, perché non si fanno abbastanza fusioni per poter effettivamente usufruire degli incentivi messi a budget, segno evidente del fatto che la nostra Regione, sia pure faticosamente, cerca comunque di confrontarsi con un tema e di produrre dei risultati e ha prodotto dei risultati che anche qualcuno di voi in quest’Aula ha apprezzato, almeno limitatamente ad alcune delle fusioni che sono state realizzate.

Quindi è evidente che c’è stato un processo positivo che in qualche caso ha riguardato dei territori, come pure è evidente che ci sono state delle fusioni che si sono fermate e non per questo dobbiamo pensare che vada buttato a mare tutto il processo di semplificazione istituzionale che è sotteso a questo tipo di impegni. Se pensate che sia una cosa giusta da fare o che sia una cosa che intendete fare quella di fermare gli incentivi, io vi chiedo di dirlo, perché credo che sarebbe corretto e onesto dirlo. Altrimenti, se pensate che sia giusto continuare ad incentivare questo processo, dite e spendetevi perché questo processo venga incentivato, conservando la vostra piena libertà nel merito di ogni singola fusione e dire se siete a favore o se siete contrari. Però usciamo tutti dall’idea che, siccome il PD è al governo, deve essere per forza a favore delle fusioni e, siccome voi siete all’opposizione, dovete essere per forza contrari, perché qui stiamo parlando del futuro delle comunità che va preservato da quelle che sono polemiche politiche di bassa lega e non è che uno debba vedere nel no alla fusione il volano per poter conquistare il Comune la volta dopo, perché altrimenti quello che poi otterremmo è che magari in qualche località vincerà magari la fusione, poi inopinatamente il governo del Comune fuso andrà a qualcun altro, che magari si troverà gli incentivi con cui potrà fare cose diverse da quelle che erano state previste, ma comunque avrà delle possibilità in più. Quindi proviamo a metterci davvero dal punto di vista non di chi cerca di lucrare un obiettivo politico di breve periodo, ma di chi pensa al futuro di queste comunità, anche spingendo i “nostri” sul territorio a volare alto, a cercare di stare sui progetti di lungo periodo, a non lasciarsi attirare da quelli che possono essere i risultati nel breve che però dopo rischiano di danneggiare la politica nel suo complesso. E, siccome adesso non c’è nessuno qui che possa dire noi siamo all’opposizione ovunque, perché noi siamo al governo di questa Regione e al governo di questo Paese invece ci siete voi, proviamo a dimostrare tutti insieme che questa capacità di governo ce l’abbiamo anche nell’affrontare il voto e la discussione su queste proposte, su cui andremo nei prossimi mesi a sentire e a dare la parola ai cittadini.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Paruolo.

La parola alla consigliera Piccinini.

 

PICCININI: Grazie, presidente. Il dibattito si è sviluppato soprattutto sulle linee generali della fusione che inevitabilmente impattano anche sulla fusione in essere di Castenaso e Granarolo. Prendo però atto che da parte del consigliere Paruolo, piuttosto che entrare nel merito e discutere della fusione nello specifico, si preferisce attaccare il Governo strumentalmente e la prima cosa che ho detto iniziando il mio discorso è stata “cerchiamo di evitare strumentalizzazioni”, che ovviamente sono arrivate puntuali.

Mi rivolgo anche al collega Taruffi che è già in campagna referendaria, al quale forse sfugge che in questa sede non si sta discutendo se i consiglieri qui presenti sono favorevoli o meno alla fusione dei comuni di Castenaso e Granarolo, ma si sta discutendo del processo che ci porterà o meno al referendum e che a decidere dovrebbero essere i cittadini, che sono esseri senzienti e non sono marionette da pilotare, perché rispetto a tutte le criticità sollevate, io dal collega non ho sentito alcuna parola, segno che i cittadini devono essere condizionati al sì a prescindere. Il mio non è un atto di censura verso gli amministratori locali, ma quando ci si nasconde per esempio dietro a pagine di derivazione istituzionale che dovrebbero in qualche modo incentivare il dibattito libero e lo si fa invece per condizionare il voto in modo subdolo e da un ruolo di vantaggio, è chiaro che il processo di fusione non è più limpido e imparziale e, se c’è qualcuno che bara, non è che si gioca lo stesso, ci si ferma e non si va avanti perché “tanto proviamo a vedere se il sì arriva in ogni caso”. Rispetto a queste criticità che purtroppo non riguardano solo questa fusione, ma riguardano anche la fusione di Baricella e Malalbergo, perché oggi purtroppo le fusioni del Bolognese brillano per scorrettezza, abbiamo cercato di mettere in qualche modo una pezza, riformulando la risoluzione che avevamo depositato inizialmente, però la volontà comunque di correggere queste storture è chiara, e chiedo anche ai colleghi in questo senso per le future fusioni, perché in questo caso ritengo che non ci sia più modo di riequilibrare le posizioni, ma di vigilare, come è previsto anche nel dispositivo di questa risoluzione, sull’importanza di tenere distinti il ruolo politico e il ruolo istituzionale che deve dare gli strumenti ai cittadini di poter decidere in modo libero e non condizionarli.

Questa a nostro avviso è una pregiudiziale importantissima che valuteremo anche nei processi di fusione a seguire e credo che sia a vantaggio di tutti, perché, quando il clima è corretto, è limpido, è trasparente, si dà la possibilità a tutti cittadini di poter esprimere un voto libero. In questi casi non lo si sta facendo, quindi io auspico che in futuro non si ripresentino più casi come le due fusioni di oggi del Bolognese che ci troviamo ad affrontare.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Piccinini.

Ora passiamo alle dichiarazioni di voto finali congiunte sia sulla delibera di indizione del referendum consultivo sia sulle tre risoluzioni.

La parola alla consigliera Piccinini.

 

PICCININI: Grazie, presidente. Intervengo rispetto alle risoluzioni. Mi pare di capire che la volontà sia unanime, ovvero quella di avere un esito chiaro e di non stravolgere la volontà popolare. Se così fosse, noi siamo anche disponibili eventualmente, visto che le fusioni sono tante e c’è il tempo per farlo, di scrivere una risoluzione e un dispositivo in maniera chiara e inequivocabile andando in maniera congiunta, quindi ritirando le risoluzioni che sono in essere e presentarne una comune, specificando però la necessità di rivedere la normativa. Se questa volontà da parte delle altre forze politiche c’è, noi siamo disponibili a ritirare la risoluzione e a farne una congiunta.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Piccinini.

La parola al consigliere Paruolo.

 

PARUOLO: Grazie, presidente. Rapidamente per dire che noi ovviamente voteremo a favore dell’indizione del referendum; per ribadire quello che ho già detto che voteremo a favore della risoluzione del Movimento 5 Stelle oggetto 6809, perché, così come l’hanno riformulata, è scritta in modo tale che la condividiamo; voteremo a favore della risoluzione a prima firma Taruffi che è una valutazione chiara e inequivoca rispetto al fatto che si dice che, se non c’è la maggioranza in entrambi i Comuni, non si procede. Siccome è l’Assemblea che deve deciderlo, è chiaro che, votandolo in questo modo, anticipa una scelta che potenzialmente avrebbe potuto fare dopo. Al tempo stesso è chiara ed equivoca non come volontà di cambiare la legge, che si ritiene che possa restare com’è, perché in altri casi, in altre fusioni potrebbe esserci un atteggiamento differenziato: è una valutazione che viene fatta alla luce del contesto delle fusioni di cui stiamo parlando e che ho motivato che, secondo me, è pienamente applicabile anche al caso di Granarolo.

Termino dicendo, consigliera Piccinini, che io non ho fatto nessuna strumentalizzazione, ma vi ho fatto una domanda, ho chiesto se volete togliere gli incentivi alle fusioni e sarebbe carino che, invece che dire che una domanda è strumentalizzazione, voi rispondeste perché le risposte possibili sono due: sì o no.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Paruolo.

La parola al consigliere Taruffi.

 

TARUFFI: Grazie, presidente. Ringrazio anche la consigliera Piccinini per avermi e per averci ricordato a che punto siamo del dibattito, cioè la necessità o meno di indire il referendum. La ringrazio anche, visto che si è posta la domanda se io sia o meno già in campagna referendaria: non lo so, di sicuro mi pare di capire che lei sia in campagna elettorale, ma ognuno affronta le campagne che meglio ritiene.

Per quello che riguarda invece il merito degli ordini del giorno, la nostra intenzione è quella di assicurare e di assumerci quindi un impegno pubblico evidente che rimane agli atti, nel caso in cui l’esito referendario in uno dei due Comuni non sia positivo, di fermare il procedimento e quindi di non dare luogo all’istituzione di nuovo Comune. Il “fermo restando” che è presente nel dispositivo, fermo restando quanto previsto nella legge è per richiamare la responsabilità dell’Assemblea che anche nella legge è ultima e sovrana perché ovviamente, al netto di quello che possono chiedere o non chiedere i Consigli comunali, al netto di quello che possono esprimere delle espressioni in un senso o nell’altro i cittadini, rimane il fatto che a decidere la parola finale sull’istituzione di nuovo Comune è l’Assemblea legislativa attraverso l’approvazione di un progetto di legge. Nella risoluzione ci impegniamo a dire una cosa molto semplice: quel progetto di legge non verrà approvato, se non avrà alle spalle nell’esito referendario un’espressione positiva in ciascuno dei Comuni oggetto di referendum. Questo è quanto abbiamo detto, è quanto abbiamo scritto, è quello che riteniamo si debba fare senza riaprire la discussione sulla legge che possiamo riaprire, io non ho problemi di alcun tipo a riaprire; il consigliere Bertani prima ha ricordato la farraginosità di quella modifica un po’ pasticciata, come ha voluto dire lui, probabilmente si può migliorare, nessuno qua fa le barricate, salvo il principio che è quello di aiutare i Comuni che vogliono fare le fusioni. Ci tenevo a precisarlo per evitare eventuali ambiguità. Chiedo ai colleghi Bertani, Piccinini e al collega Paruolo magari di non disturbare, cosicché possano ascoltare quello che sto dicendo.

 

(interruzioni del consigliere Bertani)

 

Credo ancora di essere in grado di interpretare il mio pensiero. Nel momento in cui non sarò in grado, di sicuro non chiederò di farlo a Paruolo. Quindi possiamo stare tranquilli.

Detto questo, se ci siamo intesi su questo punto, io credo che possiamo procedere sulla base delle modifiche. Come ha annunciato il consigliere Paruolo, anche noi voteremo le altre soluzioni e voteremo a favore dell’indizione del referendum e poi ci atterremo in modo scrupoloso all’espressione della volontà popolare.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Taruffi

Non ho altri iscritti per dichiarazione di voto, per cui, prima di procedere alla votazione delle risoluzioni nomino scrutatori i consiglieri Nadia Rossi, Silvia Prodi e Daniele Marchetti.

Ora procediamo con la votazione prima delle risoluzioni. Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 6775, a firma dei consiglieri Bertani e Piccinini.

 

(È respinta a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): La risoluzione oggetto 6775 è respinta.

Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 6805, a firma dei consiglierei Taruffi, Caliandro, Boschini, Calvano, Prodi e Torri.

 

(È approvata all’unanimità dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): La risoluzione oggetto 6805 è approvata.

Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 6809, a firma dei consiglieri Piccinini e Bertani.

 

(È approvata all’unanimità dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): La risoluzione oggetto 6809 è approvata.

Metto in votazione, per alzata di mano, la delibera oggetto 6760.

 

(È approvata a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): La delibera oggetto 6760 è approvata.

 

OGGETTO 6577

Progetto di legge di iniziativa della Giunta recante: «Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei comuni di Colorno e Torrile nella provincia di Parma»

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza e discussione)

 

OGGETTO 6762

Delibera: «Indizione del referendum consultivo delle popolazioni interessate, ai sensi della legge regionale 8 luglio 1996, n. 24, sul progetto di legge “Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei comuni di Colorno e Torrile nella provincia di Parma” (proposta del relatore consigliere Massimo Iotti su mandato della Commissione I).» (163)

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Saliera): Possiamo procedere con l’ordine del giorno, quindi con gli oggetti 6577, progetto di legge di iniziativa della Giunta recante: «Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei comuni di Colorno e Torrile nella provincia di Parma» e 6762, «Indizione del referendum consultivo delle popolazioni interessate, ai sensi della legge regionale 8 luglio 1996, n. 24, sul progetto di legge “Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei comuni di Colorno e Torrile nella provincia di Parma”.»

Il testo n. 10 del 2018 è stato licenziato dalla Commissione “Bilancio, Affari generali e istituzionali” nella seduta del 3 luglio 2018 ed è composto da sei articoli.

Il relatore della Commissione, consigliere Massimo Iotti, ha preannunciato di svolgere la relazione orale.

Il relatore di minoranza, consigliere Gabriele Delmonte, a sua volta, ha preannunciato di svolgere la relazione orale.

La parola al relatore della Commissione, consigliere Iotti.

 

IOTTI, relatore della Commissione: Grazie, presidente. Per fare il punto anche della discussione senza alcuna polemica volevo richiamare i veri obiettivi di una fusione. Intanto le fusioni nascono per iniziativa degli enti locali, dei Comuni che sono autonomie locali e che, quindi, hanno liberamente espresso una volontà con un voto qualificato del Consiglio comunale. Le fusioni si fanno per la riduzione dei costi della pubblica amministrazione, per evitare la frammentazione, per avere maggiore efficacia e ci sono altre nazioni in Europa che stanno andando in questa direzione: il Belgio l’ha già fatto, la Francia lo sta facendo, la Germania con altri sistemi. Non stiamo parlando di un’anomalia, stiamo parlando di un elemento che ci consente di andare sia a fare i conti con quello che i Comuni quotidianamente affrontano: controllo dell’indebitamento, tagli alle spese, minori trasferimenti di risorse, limitazioni nel turnover del personale, difficoltà per la riduzione in generale della spesa pubblica. Quindi le fusioni sono uno strumento efficace, continuo a pensarlo; non vedo altri strumenti all’orizzonte che possano dare le stesse opportunità e queste opportunità sono: garantire i servizi offerti che sempre più faticosamente si riesce a tenere; garantire margini per fare investimenti e progettualità nei Comuni, con la difficoltà di ricorrere all’indebitamento e per agire su quelle leve organizzative che sono le vere economie di scala, cioè la riduzione dei costi e rendere più efficace il rapporto degli uffici con i cittadini. Le motivazioni sono queste, le fusioni, per scelta sia di legge regionale che per le normative, sono per iniziativa diretta dei Comuni. Queste sono le fusioni. Io non entro in polemiche, ma noi valutiamo questi contesti.

Se valutiamo queste, che io ritengo una sfida di innovazione che di fronte a tutto quello che si vede quotidianamente e si legge è una sfida per la quale i sindaci si assumono una grande responsabilità, se assumiamo questi come obiettivi, e io credo che siano condivisi, la proposta di fusione tra i comuni di Colorno e Torrile, nell’ambito della strutturazione del territorio provinciale, è la fusione che ha le maggiori condizioni per andare avanti. Mi spiego. La distanza tra i due Comuni è di soli quattro chilometri, gli stessi utilizzano una viabilità primaria che è l’ex strada statale ora provinciale Asolana, hanno quindi una dotazione relativa anche al trasporto pubblico in comune, hanno in comune servizi socioassistenziali come la casa protetta, la stessa Casa della salute è stata progettata e pianificata in questo senso, la stazione dei carabinieri è unitaria. Ci sono elementi che ci fanno dire che, se valutiamo territorialmente un progetto di fusione che guarda alle opportunità amministrative e non per ora ad altro, perché siamo in questa fase di valutazione, stiamo parlando di una reale opportunità. Due Comuni che si mettono assieme, raggiungeranno quasi diciassettemila abitanti, tenendo conto che tutti gli studi fatti sull’efficienza delle fusioni parlano di una dimensione ottimale attorno ai ventimila abitanti, i due Comuni hanno pari popolazione quasi, o comunque una dimensione analoga, una popolazione giovane e una dotazione in generale di servizi: entrambi sono dotati di asili nido, scuole dell’infanzia, scuole pubbliche, 970 imprese produttive sui due territori, per un totale di cinquemila addetti con una attrattività che va fuori dai confini. Io credo che i due Comuni abbiano già strette relazioni.

L’Unione comunale. Apro questa parentesi perché all’interno di un Ambito ottimale riconosciuto dalla Regione, i quattro Comuni della Bassa Est Parmense sono investiti oggi da due processi di fusione all’interno della stessa Unione. Cosa significa? Che lì un processo partito da lontano e che si è arricchito nel tempo acquisisce oggi una potenzialità diversa. Colorno e Torrile sono in Unione in un periodo limitato, dal 2016, non certo per responsabilità credo degli attuali amministratori, per scelte differenti che non contesto anche della precedente Amministrazione di centrodestra, che non ha creduto in questa opportunità, ma già oggi Colorno e Torrile hanno insieme: sistemi informativi, strategici per l’efficacia degli interventi; Sportello unico attività produttive; polizia municipale, gestione del personale e soprattutto Centrale unica di committenza, di cui capite tutti la funzione strategica.

In Commissione si è toccato il tema dei bilanci, poi apro una parentesi. Con le premesse fatte prima, fuori da ogni polemica, io credo che non si possa addebitare ad un amministratore che fa la scelta di proporre e di iniziare un percorso di fusione di avere come obiettivo anche di acquisire agevolazioni e contributi. Se vuoi innovare e se vuoi cambiare qualcosa, se vuoi incentivare il personale che sarà direttamente interessato al processo, ci vogliono risorse. Non esiste nulla che muove questi processi di innovazione amministrativa senza la possibilità di dire anche ai cittadini che c’è un vantaggio diretto. Semmai va misurato sull’efficienza di quel processo di innovazione. Semmai va misurato in quelle che sono le condizioni che possono portare a quel percorso. Nel caso di Colorno e Torrile la presenza dell’Unione è strategica e lo è perché le due fusioni permetteranno un elemento che oggi non c’è: c’è una Unione che sta andando a due velocità di due Comuni che hanno insieme molto più degli altri due. Le fusioni permetteranno a questa Unione comunale di mettere assieme per tutti le stesse funzioni delegate, con la potenzialità di estenderlo anche semmai all’altro Comune fuso in precedenza (Sissa Trecasali). Un elemento che permetterebbe di dire che tutti i processi di innovazione, di modifica sul territorio di questo Ambito ottimale stanno andando in una direzione di migliore efficacia, di ricerca delle migliori condizioni, ma spingendo effettivamente. Io credo che ai cittadini vada posto questo scenario: se scommettere in un futuro di efficienza, di maggiori risorse oppure se pensare che tutto possa rimanere così com’è, con le critiche e con le inefficienze che ci possono essere.

Dicevo che in Commissione si è citato il bilancio. Le entrate correnti dei due Comuni, praticamente identiche anche con differenza di popolazione, dicono che il rapporto entrate/spese è in favore delle entrate del 3,6 per cento; pro capite abbiamo entrate superiori e significative a quelle della media dei Comuni; l’indebitamento è ampiamente sostenuto certamente per Torrile che ha storicamente, rispetto alla popolazione, una capacità di spesa dovuta alla grande presenza di attività produttive, una storica volontà di investire di più, ma assolutamente nella norma; sulla spesa corrente Colorno segnala una difficoltà dovuta al mantenere agli stessi costi un livello di qualità offerta sui servizi socioassistenziali ed educativi presenti. La valutazione del bilancio segnala l’assenza di situazioni patologiche che non sono solo il frutto di differenti scelte, ma in particolare l’allocazione della spesa. L’unificazione dei Comuni deve mettere insieme e cercare di ottimizzare queste differenze, ma partiamo da una situazione per la quale io credo, soprattutto dal punto di vista finanziario, ci sia piena analogia.

Il processo di fusione. I due Comuni hanno sessantasei unità in servizio con un rapporto di gran lunga inferiore, perché è al 4 per cento rispetto alla media nazionale (7,25) e a quella regionale (7,12); c’è una capacità di spesa forte con una presenza ottimale ed efficace di questo personale che andrà qualificato, che andrà garantito nel turnover con la possibilità di avere anche nuove competenze, con un progetto che manterrà lo stesso numero di unità complessive. Andiamo ad aggiungere risorse mantenendo un livello di spesa che vogliamo qualificare.

Aggiungo due passaggi. Uno è stato citato più volte dei rischi: l’identità territoriale. Io ve lo dico chiaramente, se questo è un punto fermo, questa è l’obiezione di fondo, di Unioni non se ne faranno mai, perché le differenze territoriali ci sono, le identità sono diverse. Io per primo dico che le identità territoriali e le differenze non vanno cancellate, ma un conto è valorizzare differenze, che possono essere anche campanili, altro conto è pensare al campanilismo come effetto negativo che possa fermare dei processi di unificazione. I cittadini non fanno confusione tra comunità e Comune. I Comuni si possono fondere, perché è l’efficacia della scelta dell’organizzazione amministrativa che vanno a misurare, quando si recano ad uno sportello. Le comunità vivono di relazioni, vivono di opportunità, di maggiori condivisioni e io credo che stiamo facendo un passo in avanti.

I percorsi partecipativi. Ho sentito, non faccio polemiche, questa obiezione: i due Comuni discutono già dal 2016 con iniziative pubbliche convocate da gruppi e comitati locali su qual è la forma ottimale di un’ipotesi di fusione; si è arrivati nel 2017 ad una decisione per cui ottimale all’interno dell’Unione è la scelta di andare ad una fusione a coppie. Già nel 2017 parte l’incarico per lo studio, un primo incontro nel 2017 a settembre con il personale, successivamente l’illustrazione alle forze politiche, nell’ottobre 2017 incontri con il mondo economico, con le imprese e le associazioni e i professionisti, allo stesso tempo nello stesso mese con associazioni sociali e culturali, assemblee pubbliche aperte, siamo arrivati nel marzo 2018 all’incontro definitivo con sindacati e dipendenti. Il 5 luglio è stata svolta un’assemblea pubblica a San Polo di Torrile, il 12 luglio prossimo venturo ci sarà a Colorno un’altra assemblea pubblica, abbiamo tre mesi al referendum. Io ci credo nella partecipazione, ma, se la partecipazione è un pretesto, mi si dica qual è il periodo in termini di mesi e di anni che occorre per partire in questa riflessione. Io credo che i cittadini siano maturi per capire dove ci sono buone ragioni e opportunità e sanno capire quando effettivamente un processo studiato, che non nasce dal nulla ma da condizioni locali di opportunità e di qualità dell’offerta amministrativa, possa avere dei benefici. Di questo stiamo discutendo oggi: di dare l’opportunità ai cittadini con un referendum che è l’elemento reale di massima partecipazione che si può offrire, se andare avanti o no. Io spero che decidano in termini positivi, ma questa è una fusione che, se andiamo a guardare l’assetto territoriale e la struttura del territorio della provincia di Parma, sarebbe sicuramente, per opportunità e situazioni locali e territoriali, quella che ha più condizioni per andare avanti.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Iotti.

La parola al relatore di minoranza, consigliere Delmonte.

 

DELMONTE, relatore di minoranza: Grazie, presidente. Come annunciato dal consigliere relatore di maggioranza Iotti, parliamo di due fusioni all’interno della stessa Unione di Comuni che è l’Unione Bassa Est Parmense; parliamo di due Comuni che hanno come capacità di espansione territoriale e come numero di residenti due grandezze abbastanza simili in questo caso (Colorno e Torrile): uno novemila e l’altro 7.700. Parliamo però di una fusione che, a nostro parere, non è tutta rose e fiori come appena illustrato e illustro brevemente quelle che per noi sono alcune criticità, che io mi sono permesso di porre come dubbio ai due referenti (non c’erano i sindaci) che sono venuti in Commissione dei due Comuni e che non mi hanno dato risposte concrete in merito a questi dubbi. Uno di questi, il primo, era quello del loro ingresso in Unione dei comuni e del loro conferimento dei servizi. Parliamo di due Comuni che sono subentrati nell’Unione successivamente, di cui Torrile è entrato solo nel 2016, quindi parliamo di due anni fa a malapena (neanche), che hanno conferito solamente cinque funzioni (le minime per poter aderire all’Unione) e che non hanno nemmeno completato il conferimento di altre funzioni che avevano intenzione di effettuare. Hanno fatto un percorso davvero affrettato anche per entrare in Unione, ma ci hanno riflettuto, nel caso di Torrile, sei anni. Se la domanda che ha fatto il consigliere Iotti è qual è il tempo giusto? Tre mesi sono più che sufficienti per decidere e per far conoscere un progetto di fusione ai cittadini, perché allora si sono impiegati sei anni per decidere di entrare in Unione? E se mi si dice che in realtà sono due anni, dal 2016 che il percorso di condivisione è stato avviato, io chiedo come è possibile che abbiano avviato un percorso di fusione ancor prima di entrare in Unione. Nello stesso momento decidevano di entrare in Unione, ma avevano già un percorso di fusione? E come mai allora, a differenza di come ha detto il consigliere Iotti, l’assessore Faelli alla mia domanda ha dichiarato che ancora non sono state fatte riunioni con i cittadini (questo due settimane fa) e che le avrebbero cominciate solo ed esclusivamente dal mese di luglio? Delle due l’una: o il percorso era già iniziato nel 2016 oppure l’assessore Faelli ha detto un’inesattezza all’interno della Commissione, dicendo che il percorso con i cittadini doveva cominciare a luglio e che invece prima era cominciato solo con le associazioni di categoria. Permettetemi di dire che forse i cittadini andavano informati un attimo prima.

Poi abbiamo avuto il vicesindaco Mora di Colorno che ha detto finalmente quello che nessuno prima di lui aveva mai detto, che l’unico stimolo alla fusione era uno stimolo prettamente economico. Lo ha detto chiaramente e io gli ho fatto le mie lodi, perché era il primo che lo dichiarava apertamente. È solo ed esclusivamente uno stimolo economico. Se è solo uno stimolo economico, andiamo a vedere anche quali sono le criticità, perché non è che lo studio di fattibilità metta tutto in maniera positiva: quando parla di tassazione, si parla di due aliquote completamente differenti e si dice che addirittura potrebbero restare differenti all’interno dell’unico Comune. Lo dice chiaramente, due scaglioni di IMU e TASI con esenzioni diverse, per le quali è stata variata sia la strada del mantenimento e della differenziazione. Parliamo di un unico Comune che si va a fondere, ma teniamo IMU e TASI differenti. Questo è scritto nello studio di fattibilità.

Il contesto organizzativo. Iotti ha parlato di sessanta e rotte persone, in realtà sono settantatré persone precisamente e si parla di un impatto sul percorso del personale messo tra le criticità. Un rischio che potrebbe essere percepito è proprio l’impatto del percorso sul personale, però con un po’ di coinvolgimento e l’ascolto cercheremo di risolverlo. Questo è scritto. Quindi cosa vuol dire: persone in più andranno tagliate? Non lo so, questo lo pongo come dubbio. Quello che io ho chiesto è come mai, se avete così intenzione di fondervi in maniera così affrettata, non avete conferito negli ultimi due anni tutti i servizi all’Unione, come invece i due Comuni di Mezzani e Sorbolo, che andremo a valutare in un’altra fusione, hanno fatto e che davvero li gestiscono in maniera sinergica? Mentre qui non hanno conferito nulla, se non cinque servizi minimi essenziali, però poi vogliono assolutamente fare la fusione.

Secondo me il percorso davvero è stato fatto in maniera assolutamente affrettata per cercare di unirsi ad un percorso di fusione che sta avvenendo all’interno della stessa Unione e che ha portato una scarsissima informazione all’interno dei cittadini, e lo si nota anche dalla nascita di comitati che nelle altre fusioni invece non stanno nascendo, proprio perché sono stati coinvolti fin dall’inizio e quindi, mettendo le carte in tavola da subito, non sono nate criticità. Dico, rispondendo alla sua domanda, che tre mesi non sono un tempo congruo per poter informare, soprattutto tre mesi estivi aggiungo, che sono luglio, agosto e settembre, magari solo settembre ha un po’ più di attenzione e di possibilità di fare assemblee pubbliche in maniera partecipata, non sono un tempo congruo per informare 16.783 cittadini sul loro futuro. Io penso questo e penso onestamente che quello che si sta facendo è solo un’occasione economica e politica per qualcuno, che forse ha bisogno di tenersi la seggiola.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Delmonte.

Apro il dibattito generale.

La parola al consigliere Ranieri.

 

RAINIERI: Grazie, presidente. Io cercherò di utilizzare molto poco del mio tempo, perché hanno già detto tutto i due colleghi intervenuti prima; soprattutto il collega della Lega ha sostanzialmente smentito tutte quelle che sono state le prove a favore di una fusione che non si doveva fare.

Quello che disse in Commissione il vicesindaco Mora, e già qui si capisce perché la sindaca Canova non si sia fatta vedere in Commissione a perorare la causa della fusione, è la verità; si è dimenticato di dire una cosa. Il vicesindaco Mora ha detto che è una questione puramente economica quella per cui molto spesso si fanno le Unioni e soprattutto in questo caso è una questione meramente economica, anche perché questi due Comuni oggi, soprattutto quello di Colorno, gestito in malo modo dal sindaco Canova e non solo a livello economico, ma anche di territorio, perché abbiamo visto tutti quello che è successo durante l’alluvione di Parma e dell’Orno, da cui prende il nome il Comune di Colorno, la diversità della gestione tra il Comune di Colorno e il Comune di Sorbolo, che è l’altra Unione di cui parleremo tra poco e quindi, quando il vicesindaco Mora sostiene che questa fusione, tra l’altro fatta in fretta e furia, come diceva Delmonte prima, viene fatta per una questione economica, viene fatta per una questione di bilancio, perché già ora utilizzano gli oneri delle urbanizzazioni come spesa corrente. Quando un Comune fa questo, vuol dire che c’è qualcosa che non va. Quindi, se c’è qualcosa che non va, tutto il beneficio eventuale che è stato detto dal collega Iotti di servizi, di soldi in più andrebbero assolutamente annullati dall’obbligo di sanare un bilancio che oggi vede Colorno e Torrile in difficoltà.

Le fusioni si possono anche fare, si possono anche proporre ai cittadini, ma agli stessi, se tu sei amministratore, devi dire la verità, non devi dire che vuoi fare una cosa, quando sappiamo benissimo che l’obiettivo è un altro. Non solo quello di sanare il bilancio, ma quello di assicurarti un altro periodo politico nel tuo territorio, perché altrimenti sei a fine mandato, e parlo del sindaco Canova, e non avrebbe più nessuna speranza di poter fare nulla in politica. Vista anche la sua incapacità di gestire il territorio di cui fa parte. Facendo così, pensa di poter riavere una nuova primavera e quindi di tornare al voto, di utilizzare i fondi per la fusione che la Regione stanzia non per fare i servizi, ma risanare un bilancio di cui lei è la principale responsabile, a causa della sua incapacità. Quindi noi diremo di no a questa fusione, perché i comitati dei cittadini che sono sorti ce lo hanno chiesto. Non è una questione di territorio; è vero, sono due territori che possono tranquillamente fondersi, ma ci sono delle problematiche, ci sono delle false e mancate informazioni per arrivare all’obiettivo in fretta e furia. Quindi noi ci schieriamo dalla parte dei Comitati del no, ci schieriamo dalla parte di chi la fusione la vuole fare per un nobile risultato e non per sistemare le incapacità proprie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Rainieri.

Non ho altri iscritti nel dibattito generale, chiedo se i relatori hanno qualche replica.

La parola al consigliere Iotti.

 

IOTTI: Grazie, presidente. Non ho detto che la fusione è tutta rose e fiori, ho una visione dell’amministrare che invece è una difficoltà quotidiana di andare oltre e di ottenere dei risultati. Non c’è penso processo di fusione né governo di un Comune che possa essere visto in questo modo.

Così come ricordo che, se l’Unione comunale ha visto l’entrata del comune di Torrile, è dovuto al fatto che per cinque anni precedenti l’Amministrazione di centrodestra non l’ha voluto fare. Legittimo, però non venga addebitata ad altri una scelta politica di un’altra parte. Secondo me hanno fatto un errore, sarebbero stati sicuramente più pronti oggi, ma poi si è proceduto e si è andato avanti. Perché Sorbolo e Mezzani hanno conferito più funzioni? Perché sono partiti diciotto anni fa e dopo cinque anni, quando tu, dopo due anni, di amministrazione decidi di entrare, è chiaro che parti con quello che le condizioni organizzative ti permettono di fare. Sono cinque funzioni strategiche, potranno aumentare, potranno cambiare; di fatto quell’Unione ha un problema: non si può procedere con due velocità. Due Comuni che conferiscono il 95 per cento, due Comuni che hanno cinque funzioni. Credo che possiamo convenire che l’opportunità di due fusioni metterà la stessa velocità e la stessa gestione, con uno scopo che da diciotto anni va avanti in quel territorio: andare oltre, credere all’Unione perché trasferimento di funzioni e di gestioni unitarie. Però ne parleremo con l’altra fusione.

Percorso affrettato. Non sono tre mesi. L’ho detto, l’ho elencato, ho fornito date, ho riportato elementi, sono due anni o più che si discute. Si discute qual è la forma ottimale.

Perché si è andati così. Perché credo che sia utile e più corretto procedere con due Comuni che si fondono insieme: è più semplice e dà più risultati.

Il vicesindaco Mora di Colorno, io c’ero all’udienza in Commissione, smentisco che abbia detto che l’unico stimolo era economico. Non ha negato, e credo che anche questa sia trasparenza, che è una delle leve. L’ho detto, ci mancherebbe altro! Tutti i sindaci di questa regione vengono anche qui per cercare di acquisire nuove risorse e voi addebitate ad un amministratore la possibilità e l’iniziativa di andare a cercare risorse per i cittadini e per il territorio come una colpa? Io non lo addebito assolutamente, credo che questo sia utile nel momento stesso in cui c’è un processo chiaro, definito che porta a migliorare. Questo stanno cercando di fare. Le riunioni con i cittadini sono iniziate, le stanno facendo. Ripeto, se voi mi dite che esiste una data per legge per iniziare la partecipazione io ne prendo atto. Credo che i cittadini sappiano decidere e capire. Su quei territori si parla da tempo, chi bene e chi male, però stanno capendo quali opportunità può dare.

Arrivo a quanto detto dal collega Rainieri, di cui rispetto sempre l’opinione. Non entro nel merito dell’attuale sindaco Canova, non so quali elementi facciano pensare al collega che automaticamente ci siano candidature che in questo momento le due Amministrazioni non pensano; c’è un percorso importante che riguarda i cittadini, riguarda un referendum ed è un elemento che si evince sui contenuti. Io credo a nient’altro.

Fretta e furia, questioni di bilancio. Io vi do un dato: il Comune di Colorno ha nel 2014 giacenze di cassa per 1,6 milioni, nel 2015 1,4 milioni, nel 2016 1,5 milioni. Questa è la giacenza di cassa a bilancio. Se questo è un segnale di difficoltà a gestire un bilancio, non lo so. Poi le opinioni sono libere, però bisogna anche dare i dati. Io ho fornito dei dati, ho dato dei numeri, ho cercato di far capire quelle che sono le opportunità. Ho sentito parole più che altro. Lo ripeto, questa è una unione importante, diventerebbe il quarto Comune della provincia di Parma, che non è una provincia che ha Comuni di grandi dimensioni, come per esempio Bologna, ma che le darebbe un grande peso territoriale, in un territorio, quello della Bassa – e in questo trovo analogie con quanto detto per Bologna – che è estremamente vulnerabile e da sempre richiede maggiore attenzione.

Ora lascio stare anche le dichiarazioni “nessuna speranza in politica”, ognuno si gioca quello che intende giocarsi e il sindaco Canova sa difendersi molto meglio di me, ma quello che voglio dire è che le opportunità di questa fusione sono tante, sono le opportunità che possono consentire ad un territorio che già sostiene costi, perché storicamente Colorno, sarà per la sua presenza di un bene monumentale nazionale come la Reggia ducale, per gli edifici storici, ha sempre avuto un carico amministrativo importante, serviranno a garantire i servizi e ad andare avanti meglio. Non credo che sia scontato. Non c’è niente di scontato. Le partite di fronte ai cittadini si vincono con la convinzione degli argomenti e con gli elementi che fanno capire loro che si va in una direzione di vantaggio. Tutto il resto, le polemiche politiche, serve il terzo mandato... io credo che in questo momento siano fuori luogo, non mi appartengono. Io sono qui a proporre all’Assemblea legislativa un voto per pensare ad una modifica territoriale di due Comuni che non sta nel contesto politico di quest’anno, dei prossimi cinque o dieci anni, è una trasformazione che riguarderà l’organizzazione di un territorio e di due Comuni di grande potenziale che oggi fanno una scelta di innovazione di grande coraggio e io credo che possa essere vincente. Ai cittadini interessa questo, non credo interessino le polemiche.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Iotti.

La parola al consigliere Delmonte.

 

DELMONTE: Grazie, presidente. In realtà io qualche numero l’avevo detto, l’avevo anche corretto perché era stato riportato in modo sbagliato; ho parlato anche di problematiche scritte all’interno dello studio di fattibilità, a cui non mi è stata data risposta. Vedo che non si voleva fare polemica, non si voleva parlare di cose politiche, ma in realtà la replica del relatore è stata solo polemica e politica.

Io chiedevo quale sarebbe stato il futuro del personale, non mi è stato risposto; chiedevo quale sarebbe stato il futuro delle tariffe IMU e TASI che sono differenti, non mi è stato risposto, quindi ne prendo atto. Io dico solo che, secondo me, la fusione tra Colorno e Torrile si potrà fare dopo che ci sarà stata una trasparenza verso i cittadini e dopo che tutti i servizi saranno stati dati in gestione all’Unione, omologati, collaudati, provati insieme e magari gestiti in maniera sinergica e omologati sugli stessi sistemi informativi, sugli stessi sistemi di lavoro (il personale sta lavorando in maniera totalmente diversa), soprattutto quando si uniformeranno i bilanci in modo sano e magari evitando di mettere gli extra oneri di urbanizzazione sulla spesa corrente, giusto per provare a coprirla e dare quei numeri che lei ha dato adesso.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Delmonte.

La parola al consigliere Iotti.

 

IOTTI: Se è concesso dal Regolamento, chiedo il voto elettronico.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Iotti.

È concesso.

Ora procediamo con le dichiarazioni di voto finali sulla delibera di indizione del referendum.

Se nessun consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione del partito di deliberazione, oggetto 6762, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Saliera): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

36

Assenti

 

14

Votanti

 

35

Favorevoli

 

28

Contrari

 

7

Astenuti

 

--

 

PRESIDENTE (Saliera): La delibera oggetto 6762 è approvata.

 

Inversione dell’ordine dei lavori

 

PRESIDENTE (Saliera): È stata presentata, e vi è stata distribuita, una richiesta di inversione dell’ordine del giorno per trattare prioritariamente in fila tutti gli oggetti concernenti le fusioni, poi il programma regionale per lo sviluppo del settore musicale, poi il Pdl sulla polizia amministrativa locale, oggetto 6468. Prima di mettere in votazione, un intervento a favore e un intervento contrario.

Non ci sono interventi, per cui metto in votazione, per alzata di mano, la richiesta di inversione dell’ordine dei lavori.

 

(È accolta a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): La richiesta di inversione è accolta.

 

OGGETTO 6578

Progetto di legge di iniziativa della Giunta recante: «Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei comuni di Baricella e Malalbergo nella Città metropolitana di Bologna»

(Relazione della Commissione)

 

OGGETTO 6763

Delibera: «Indizione del referendum consultivo delle popolazioni interessate, ai sensi della legge regionale 8 luglio 1996, n. 24, sul progetto di legge “Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei comuni di Baricella e Malalbergo nella Città metropolitana di Bologna”. (Proposta del relatore consigliere Stefano Caliandro su mandato della Commissione I).» (164)

 

PRESIDENTE (Saliera): Possiamo procedere con gli oggetti 6578 e 6763 che riguardano rispettivamente l’iniziativa di legge su «Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei comuni di Baricella e Malalbergo nella Città metropolitana di Bologna» e la delibera recante: «Indizione del referendum consultivo».

Il progetto è stato licenziato dalla Commissione “Bilancio, Affari generali ed istituzionali” nella seduta del 3 luglio 2018 ed è composto da sei articoli.

Il relatore della Commissione è il consigliere Stefano Caliandro che ha preannunciato di svolgere la relazione orale; il relatore di minoranza è il consigliere Daniele Marchetti e anch’egli ha preannunciato di svolgere la relazione orale.

Il CAL ha espresso parere favorevole.

La parola al relatore della Commissione, consigliere Caliandro.

 

CALIANDRO, relatore della Commissione: Grazie, presidente. Ho a cuore i lavori di quest’Aula, ragione per la quale riserverò a questa relazione tempi molto ristretti. Penso infatti che il primo obiettivo che dovremmo darci come consiglieri è quello di cercare di ultimare i lavori di questa giornata, almeno quelli della parte amministrativa e legislativa.

La fusione dei due Comuni rappresenta, dal punto di vista dei promotori, un’iniziativa fatta nell’interesse dei cittadini. La scelta dei due Comuni che decidono di chiedere ai propri cittadini se fondersi è una scelta coraggiosa, si lancia il cuore oltre l’ostacolo e si chiede da amministratori di responsabilizzare una comunità per rendere più forte quella stessa comunità. È vero infatti che dalla possibile fusione dei due Comuni, che hanno due storie molto importanti che non verranno certamente eliminate con la fusione, l’ambito territoriale nel quale opereranno sarà un ambito che si occuperà di quasi sedicimila abitanti e che avrà una estensione complessiva di oltre novantanove chilometri quadrati. La consultazione sarà lo strumento attraverso il quale nei prossimi dieci anni quei territori della periferia del territorio metropolitano di Bologna potranno avere interventi straordinari regionali e nazionali. Uno si domanda a cosa serve amministrare un territorio, se non farlo per i cittadini. Quando ci si domanda come farlo per i cittadini, bisogna prendere in considerazione i bilanci più ricchi e più forti, i servizi che si potranno dare a quella comunità, ma soprattutto quanto si renderanno quei territori più attrattivi per nuovi insediamenti familiari, per nuovi strumenti in quella zona. Credo che le iniziative e il confronto che c’è stato sulle fusioni abbiano rappresentato per Baricella e Malalbergo due grandi occasioni di confronto con una cittadinanza molto attenta. Gli incontri pubblici che si sono svolti nei due Comuni sono stati numerosi e hanno avuto sedi di confronto diverse tra di loro: dal teatro parrocchiale di Baricella agli incontri che si sono svolti con le assemblee delle CNA, con la consulta, con i sindacati, con i centri sociali. Si è trattato sostanzialmente di una proposta di popolo per il popolo, intorno alla quale si è creata una bella intelligenza collettiva, che si confronterà democraticamente come vogliono le regole, ma che non certo l’obbligo di nascondersi dietro a piccole e piccolissime speculazioni politiche.

Noi Regione non ci nascondiamo, vogliamo arrivare ad avere delle fusioni più forti, vogliamo fare degli investimenti per razionalizzare la spesa pubblica. Noi ci rifiutiamo di essere degli amministratori che raccontano favole. Questo è un Paese che vive grandi difficoltà nella spesa pubblica eppure alcune personalità promettono cose che poi non realizzano. Invece credo che questi due sindaci abbiano promosso un’iniziativa politica importante, perché vogliono dare ai propri cittadini la possibilità di andare avanti.

Questa era la mia breve relazione, fondata essenzialmente sulla necessità di portare a compimento i nostri lavori, e mi auguro che la democrazia faccia il suo corso. Noi tifiamo per la razionalizzazione istituzionale, ma soprattutto siamo dalla parte di chi pensa che i nostri Comuni devono essere più ricchi e più forti. Diversamente opinando, i contestatori di questo provvedimento si incaricheranno di dover giustificare quegli incentivi statali che verrebbero negati, nel caso in cui il referendum non dovesse passare, avendo loro incarichi di governo. E anche in questo li aspettiamo alla prova dei fatti e non delle chiacchiere.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Caliandro.

Chiudiamo questa mattinata e alle 14 riprendiamo la discussione con l’illustrazione del relatore di minoranza Daniele Marchetti.

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 12,55

 

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Mirco BAGNARI, Stefano BARGI, Fabrizio BENATI, Andrea BERTANI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Michele FACCI, Andrea GALLI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta gli assessori:

Patrizio BIANCHI, Palma COSTI, Raffaele DONINI, Paola GAZZOLO, Elisabetta GUALMINI, Massimo MEZZETTI, Emma PETITTI.

 

Ha comunicato di non poter partecipare alla seduta, ai sensi dell’articolo 65, comma 2 del Regolamento interno, il presidente della Giunta Stefano BONACCINI. Hanno inoltre comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Simona CASELLI, Sergio VENTURI e i consiglieri Alessandro CARDINALI, Roberto POLI, Valentina RAVAIOLI, Raffaella SENSOLI, Giancarlo TAGLIAFERRI.

 

Votazione elettronica

 

OGGETTO 6762 “Delibera: «Indizione del referendum consultivo delle popolazioni interessate, ai sensi della legge regionale 8 luglio 1996, n. 24, sul progetto di legge “Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei comuni di Colorno e Torrile nella provincia di Parma” (proposta del relatore consigliere Massimo Iotti su mandato della Commissione I)».” (163)

 

Presenti: 36

 

Favorevoli: 28

Mirco BAGNARI, Fabrizio BENATI, Andrea BERTANI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Silvia PICCININI, Silvia PRODI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Gian Luca SASSI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Contrari: 7

Gabriele DELMONTE, Michele FACCI, Andrea GALLI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN.

 

Non votanti: 1

Simonetta SALIERA,

 

Assenti: 14

Piergiovanni ALLEVA, Stefano BARGI, Stefano BONACCINI, Alessandro CARDINALI, Alan FABBRI, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Lia MONTALTI, Roberto POLI, Massimiliano POMPIGNOLI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Raffaella SENSOLI, Giancarlo TAGLIAFERRI.

 

 

LA PRESIDENTE

I SEGRETARI

Saliera

Rancan - Torri

 

 

Espandi Indice