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3.

 

SEDUTA DI VENERDÌ 27 MARZO 2020

 

(POMERIDIANA)

(La seduta si svolge in modalità telematica con collegamento in videoconferenza)

 

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile nel sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 81

Comunicazione del Presidente della Giunta, ai sensi dell’art.76 del Regolamento interno dell’Assemblea, su “Aggiornamento in merito a situazione emergenziale legata alla diffusione della sindrome da Covid-19”

(Continuazione discussione)

 

PRESIDENTE (Petitti)

ZAPPATERRA (PD)

LISEI (FdI)

PIGONI (Gruppo Bonaccini Presidente)

CASTALDINI (FI)

ZAMBONI (Europa Verde)

CASTALDINI (FI)

BARCAIUOLO (FdI)

TARUFFI (ERCEP)

BONDAVALLI (Gruppo Bonaccini Presidente)

TAGLIAFERRI (FdI)

GIBERTONI (M5S)

TARASCONI (PD)

ROSSI (PD)

SONCINI (PD)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Oggetto 81 – interventi scritti dei consiglieri Bondavalli, Tagliaferri, Tarasconi, Soncini

Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno

 

RESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

(La seduta si svolge in modalità telematica con collegamento in videoconferenza)

 

La seduta ha inizio alle ore 14,35

 

PRESIDENTE (Petitti): Apriamo i lavori d’aula della seduta n. 3 del 27 marzo 2020.

Iniziamo con l’appello nominale per verificare la presenza dei consiglieri.

 

A seguito dell’appello svolto dalla Presidente Petitti risultano presenti i consiglieri:

 

  1. AMICO Federico Alessandro
  2. BARCAIUOLO Michele
  3. BARGI Stefano
  4. BERGAMINI Fabio
  5. BESSI Gianni
  6. BONDAVALLI Stefania
  7. BULBI Massimo
  8. CALIANDRO Stefano
  9. CASTALDINI Valentina
  10. CATELLANI Maura
  11. COSTA Andrea
  12. COSTI Palma
  13. DELMONTE Gabriele
  14. FABBRI Marco
  15. FACCI Michele
  16. GIBERTONI Giulia
  17. IOTTI Massimo
  18. LISEI Marco
  19. LIVERANI Andrea
  20. LORI Barbara
  21. MALETTI Francesca
  22. MAMMI Alessio
  23. MARCHETTI Daniele
  24. MARCHETTI Francesca
  25. MASTACCHI Marco
  26. MONTALTI Lia
  27. MONTEVECCHI Matteo
  28. MUMOLO Antonio
  29. OCCHI Emiliano
  30. PELLONI Simone
  31. PETITTI Emma
  32. PICCININI Silvia
  33. PIGONI Giulia
  34. PILLATI Marilena
  35. POMPIGNOLI Massimiliano
  36. RAINIERI Fabio
  37. RANCAN Matteo
  38. RONTINI Manuela
  39. ROSSI Nadia
  40. SABATTINI Luca
  41. SONCINI Ottavia
  42. STRAGLIATI Valentina
  43. TAGLIAFERRI Giancarlo
  44. TARASCONI Katia
  45. TARUFFI Igor
  46. ZAMBONI Silvia
  47. ZAPPATERRA Marcella

 

PRESIDENTE (Petitti): I consiglieri presenti sono 47.

Per la Giunta sono presenti il sottosegretario Davide Baruffi, l’assessore Lori Barbara, l’assessore Mammi Alessio, l’assessore Salomoni Paola e l’assessore Priolo Irene.

 

OGGETTO 81

Comunicazione del Presidente della Giunta, ai sensi dell’art.76 del Regolamento interno dell’Assemblea, su “Aggiornamento in merito a situazione emergenziale legata alla diffusione della sindrome da Covid-19”

(Continuazione discussione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Riprendiamo il dibattito sull’oggetto 81 relativo all’aggiornamento in merito alla situazione emergenziale legata alla sindrome da COVID-19.

Si erano iscritti a parlare alcuni consiglieri, adesso abbiamo la consigliera Zappaterra, si prepari il consigliere Lisei.

Prego, consigliera Zappaterra.

 

ZAPPATERRA: Innanzitutto, rivolgo un ringraziamento al presidente, alle Istituzioni, alla Giunta, all’unità di crisi, al lavoro fatto e anche un ringraziamento a tutti i colleghi degli altri Gruppi consiliari. Siamo qui oggi per un confronto, che sto vedendo procedere in modo molto costruttivo, molto propositivo, molto di merito, con grande disponibilità ad un lavoro di squadra, che il presidente sta cercando di coordinare, credo tutti consapevoli che da questa emergenza possiamo uscire solo tutti insieme, facendo squadra.

Io ho vissuto anche l’emergenza del terremoto. Dopo il terremoto credo davvero pensassimo tutti che potevamo essere artefici del nostro destino, che nient’altro più avrebbe potuto metterci in ginocchio. Ci stiamo trovando in questi giorni di fronte a questo virus e a questa emergenza, che dimostra che possiamo essere artefici del nostro destino solo in parte, perché i comportamenti, le responsabilità, i sacrifici individuali di ognuno sono assolutamente indispensabili, e dobbiamo farli, ma varrebbero davvero ben poco se non ci fosse il lavoro straordinario di medici, sanitari, operatori, che hanno tutelato finora la nostra salute con grande abnegazione e con grande impegno, pagando un prezzo anche molto elevato, facendo un sacrificio anche molto elevato. Basti guardare che tra le vittime ci sono anche molti medici e molto personale sanitario.

Non eravamo pronti ad una pandemia. Le altre pandemie di cui abbiamo conoscenza e contezza (la spagnola, l’asiatica) le abbiamo superate. Dopo quelle pensavamo fosse tutto nelle nostre mani e che non ci sarebbero state altre emergenze sanitarie di quella portata. Da parecchi anni non c’è un’epidemia vera e propria. Ci sono molte persone, addirittura generazioni, le generazioni più giovani, che non hanno contezza del passato e faticano a comprendere le restrizioni di questa fase, restrizioni delle libertà personali e chiusure che sono state certamente necessarie, ma ‒ dobbiamo dirlo ‒ dolorosissime. Dolorosissime per tutti noi, a partire dal presidente e dalle Istituzioni, che si sono assunte la responsabilità di firmarle, ma credo davvero per noi e per tutta la comunità che rappresentiamo.

Si è detto ‒ il presidente l’ha detto molto chiaramente, e io per questo lo ringrazio ‒ che la salute viene prima. È vero, siamo in una situazione molto difficile, ma abbiamo il dovere di definire le priorità. E la tutela della salute è certamente una priorità.

Io mi sento, anche da parte del Gruppo del Partito Democratico, di ringraziare il presidente per alcuni motivi in particolare, il presidente come rappresentante di tutti coloro che stanno lavorando in questa fase. Intanto per aver chiarito la supremazia della scienza e la responsabilità della politica. Credo fosse un punto importante, in un momento come questo, chiarire che noi ci affidiamo alla scienza, ci affidiamo al Comitato scientifico, ci affidiamo alla comunità scientifica per avere gli elementi per decidere. Chiaramente, la politica si assume le responsabilità, ma che la supremazia della scienza sia un assunto importante non va negato, soprattutto alla luce delle discussioni che abbiamo avuto in questi anni per tanti motivi (vaccini, non vaccini, farmaci). Ringrazio il presidente per essere partito di lì.

Lo ringrazio per la collaborazione massima che c’è stata, e c’è ancora, tra i livelli istituzionali, compresi il Governo, i Sindaci e tutte le Istituzioni locali. Lo ringrazio anche per la collaborazione politica, che è certamente in atto. Credo veramente che siamo l’unica tra le quattro Regioni ad avere momenti di confronto così intensi e così frequenti, almeno tra Capigruppo e presidenza, con la possibilità di incontrarci due volte a settimana, sempre in videoconferenza, e la possibilità di interagire con il presidente, come stiamo facendo. Il presidente l’ha detto, e io sono molto d’accordo: questo è utile a noi per avere informazioni e per capire cosa pensa il Governo, ma credo sia utile anche al presidente raccogliere le sollecitazioni che dai territori vengono, perché nei territori le antenne le abbiamo, siamo punti di riferimento ed è importante il contributo che i consiglieri possono portare.

Credo che questa modalità di lavoro sia quella che ci consente e ci consentirà di avere i migliori risultati, se riusciamo a portarla avanti, come stiamo facendo e come l’abbiamo iniziata.

Ringrazio il presidente per aver difeso le prerogative delle Regioni, prerogative esercitate nel nostro caso attraverso le ordinanze, ma esercitate non di imperio, bensì con l’assunzione di responsabilità e soprattutto valorizzando elementi di democrazia, e anche, se posso dirlo - non è molto politico, però lo dico lo stesso -, mettendoci tutta l’umanità che è importante mettere quando si operano scelte difficili come le decisioni che si sono assunte in questa fase. Sembra secondario, ma credo sia un tratto importante per chi governa, per chi ha delle responsabilità far sentire ai propri cittadini che si sta facendo una scelta dolorosa lo si fa solo nell’interesse generale, nell’interesse della comunità.

Non entrerò nel merito di tutte le scelte difficili che sono state fatte, ne cito alcune, perché credo vada messo in fila quanto è stato fatto soprattutto per poter aprire i nuovi file su quello che ancora rimane da fare, perché è certo che stiamo affrontando, credo, bene l’emergenza, ma ci sono ancora molte cose da migliorare. Lo sa il presidente, lo sappiamo noi, e ne dà contezza anche la discussione di oggi. Però, credo sia giusto dire che la scelta della chiusura di Medicina è stata una scelta durissima, operata anche con un metodo particolarmente difficile, però nessuno si è lamentato, anzi hanno preferito essere tutelati in quel modo. Credo che la sperimentazione che proprio oggi prende avvio possa essere il segnale che c’è un’attenzione particolare per una comunità che è stata duramente trattata, ma per motivi importanti, e speriamo che la sperimentazione possa dare risultati positivi che riconoscano anche il grande sforzo organizzativo delle ASL.

Su Rimini non ho bisogno di spendere molte parole. Le ultime ordinanze riguardano Rimini e Piacenza. Certamente a Rimini la posizione unitaria delle rappresentanze del territorio e il grido d’allarme del direttore generale dell’ASL per la tenuta del sistema hanno fatto in modo che si potesse agire per tempo, seppur con ordinanze inedite che hanno limitato la libertà di tanti, ma per il bene di tutti. La proporzione di positivi rispetto alla popolazione nella zona sud di Rimini, soprattutto al confine con Pesaro, era molto preoccupante. Sono stati introdotti mezzi di controllo, compresi i droni, messaggi telefonici, auto con gli altoparlanti, quindi ci si è proprio ingegnati per sollecitare l’attenzione alla prudenza alla cittadinanza. Nonostante i numeri oggi su Rimini possano dare un briciolo di fiducia, serve ricordare che la cautela deve prevalere sulla voglia di libertà, per non ricadere in un’altra situazione analoga. Credo si possa dire che questo è un po’ il tratto della lettura che va data dei numeri in questi giorni. Lo stesso commissario Venturi, nel suo report quotidiano, dà conto di elementi di positività, ma invita sempre a prenderli con grande, grandissima cautela.

Piacenza. Piacenza è certamente il fronte sanitario più difficile in Emilia-Romagna, insieme a Parma, per la vicinanza al focolaio lombardo ed è uno dei territori trattati con una particolare attenzione per la situazione che lì si è verificata. Siamo vicini a tutti i cittadini e al personale sanitario, che lì sta soffrendo da molti punti di vista, come siamo vicini alla situazione della Lombardia.

Abbiamo affrontato questa emergenza sapendo che avevamo di fronte l’ignoto, che non c’erano esperienze passate dalle quali prendere spunto. Indubbiamente ci sono state prese di posizione, reazioni, comportamenti, decisioni diverse e non certo ascrivibili ad aree o a sensibilità politiche. Non solo non sarebbero comprensibili giudizi adesso, credo sarebbero anche sbagliati, perché credo sia davvero sbagliato giudicare in questa fase chi ha fatto bene e chi ha fatto male. Probabilmente mi viene da pensare che solo in futuro sapremo cosa sarebbe stato meglio fare. Certo è che, di fronte a un’emergenza di questo genere, sicuramente c’è chi è più strutturato ad affrontarla e chi meno.

Indubbiamente mi sento di dire che il tema sostanziale che ci viene posto in questo momento storico di fronte a questa emergenza è che tipo di sanità vogliamo. Negli Stati Uniti - leggiamo tutte le cronache - le persone non hanno le risorse per farsi il tampone. L’ultimo caso di cui leggevo è quello di un cittadino in quarantena in un ospedale della Pennsylvania al quale sono stati chiesti 4.000 euro proprio per la quarantena. Ecco, questo è un grande tema che ci siamo sempre trovati ad affrontare, ma sul quale credo che l’Emilia-Romagna abbia fatto la scelta migliore possibile.

C’è spazio anche per i privati che stanno collaborando, con i quali in queste settimane sono stati fatti accordi importanti sui posti letto, ma credo sia giusto ribadire che è importante che la governance del sistema sanitario rimanga in mano pubblica, perché è l’unica condizione che consente di proteggere i più deboli. Deve essere chiaro che i più deboli sono i più esposti. I più deboli, i più fragili e, tra questi, anche gli anziani, ma non solo.

Indubbiamente il sistema sanitario emiliano-romagnolo sta reagendo a questa inattesa emergenza. Non elenco i motivi. Il presidente è stato già più che esaustivo. Il Piano sanitario messo in atto, sul quale è già stato detto. Sui posti letto e i posti letto di terapia intensiva non mi dilungo. Certamente la rete ospedaliera organizzata ci sta consentendo di tenere botta. Credo che non sia un caso che dieci dei nostri ospedali fossero nella classifica anche di Newsweek. La collaborazione con il privato è assolutamente importante.

Credo che il rafforzamento in questi anni della medicina di prossimità sia stato provvidenziale, perché sta emergendo chiaramente l’importanza della sussidiarietà e della vicinanza al cittadino al di fuori delle strutture ospedaliere. Senza quella non avremmo, probabilmente, potuto sperimentare le unità speciali a Piacenza e le unità mobili a Medicina, per intercettare precocemente i casi che possono evolvere verso l’insufficienza respiratoria attraverso cure e assistenze a domicilio per i pazienti.

Cominciano purtroppo a fioccare i verbali redatti ai senzatetto per la violazione dell’articolo 650 del Codice civile e ora per non aver ottemperato all’ordine di restare a casa con la sanzione amministrativa. È già successo a Modena, a Bologna, a Milano, a Verona, a Siena e in tante altre città. È certamente surreale sanzionare i senzatetto perché non stanno in casa se una casa non ce l’hanno (la traduco così). L’Emilia-Romagna, da questo punto di vista, si è già attivata anticipando ai Comuni l’erogazione del Fondo nazionale della povertà. I Comuni stessi, da quello di Bologna a Cesena, Parma e altri, si sono attivati prolungando i cosiddetti “piani freddo”. Ecco, su questo come Regione è opportuno che magari coordiniamo alcune linee di intervento, ma mi viene da dire che la priorità sarebbe di chiedere al Governo di far cessare immediatamente l’erogazione di sanzioni alle persone senza dimora per il solo fatto di trovarsi fuori casa senza motivo, per non aggiungere il tema del garantire il diritto alla salute di queste persone che, ovviamente, hanno problemi, hanno molti più problemi di altri.

Il presidente ha già detto che sappiamo tutti perfettamente quali sono i nodi, e i nodi fondamentali in questa fase sono quello di garantire i dispositivi di protezione individuale a tutti, prioritariamente al personale sanitario, ai medici di base, a chi svolge un lavoro in una fase come questa soprattutto in sanità, ma l’obiettivo deve essere, comunque, quello di fornire le mascherine. Li chiamiamo dispositivi di protezione individuale, ma magari chi ascolta i video penso che sia in burocratese. Ebbene, le mascherine sono certamente una priorità, per cui su questo poter accelerare la riconversione delle aziende nel nostro territorio è importante, come dicevo prima, sia dal punto di vista economico che per dare risposte sanitarie. Così come il tema tamponi, l’altro tema sul quale il presidente stesso ha già chiarito come si sta lavorando sui tamponi piuttosto che sui test sierologici per gli asintomatici. Sono due linee che certamente auspichiamo tutti che nelle prossime settimane ci diano i risultati attesi.

Come Regione abbiamo seguito le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità in particolare per i tamponi. Inizialmente erano tamponi solo per gli asintomatici, poi la stessa OMS ha dato indicazioni diverse cercando di allargare. Ecco, è importante che siamo tutti consapevoli in questa fase che le case di riposo per anziani, le strutture per disabili, piuttosto che tutte le altre strutture sanitarie - non c’è bisogno che faccia l’elenco, tanto sappiamo tutti di quali si tratta - abbiano su questo una risposta celere il più possibile anche attraverso l’organizzazione dei laboratori.

So che il presidente, insieme alla Giunta, insieme all’unità di crisi e insieme al commissario ci stanno lavorando su questo e anche noi siamo disponibili a veicolare le informazioni che arriveranno, sapendo perfettamente che questa è una richiesta pressante che dai territori ci viene.

Tema economico. Dicevo prima, ho diviso il mio intervento su problema sanitario e emergenza sanitaria, poi ci sarà il post emergenza che sarà prevalentemente economico. Il Governo regionale ha messo in campo tutte le risorse di cui disponeva, integrando anche in parte le misure messe in campo, come dicevo, dal Governo, e tutte le forze che aveva a disposizione in questa emergenza per anticipare e integrare i provvedimenti governativi e per dare una risposta più rapida possibile al nostro sistema produttivo e ai lavoratori, consapevoli delle forti ricadute negative che questa emergenza sanitaria avrà sul sistema economico.

Vado veloce anche perché i provvedimenti li conosciamo, anche se forse non li conosciamo tutti fino in fondo. La cassa integrazione in deroga è stata la prima preoccupazione. È servita ad allargare il periodo di tutela del lavoro nelle aziende in un momento in cui è fondamentale garantire la continuità del reddito a lavoratrici e lavoratori, proprio con un intervento straordinario sulla CIG. Potranno accedere a queste misure tutti i datori di lavoro di ogni comparto, anche con un solo dipendente. L’intervento della Regione, che in questo senso ha sbloccato 38 milioni di euro, sale da un mese a tredici settimane per il periodo degli ammortizzatori sociali, credo sia stato un provvedimento importante. L’integrazione all’accordo sulla cassa integrazione in deroga è stata sottoscritta tra l’Amministrazione regionale e le parti sociali che compongono il Patto per il lavoro. Quindi, va segnalato come lavoro importante e non scontato, fatto parallelamente alle decisioni sulle misure di contingentamento del contagio. Mi sento di dirlo perché si è andati avanti in parallelo sull’emergenza sanitaria, come sul resto.

Non è stato facile, non era scontato. Certo, gli interventi predisposti non bastano. Dovremmo fare di più noi, come Regione, dovrà fare certamente di più il Governo, dovrà fare molto di più l’Europa, però credo sia importante partire dalle cose positive che abbiamo fatto noi, proprio per segnare il passo verso gli interventi che devono fare gli altri livelli.

Il credito. Attraverso i Consorzi Fidi la Regione ha già messo a disposizione 10 milioni sostenendo interventi di investimento per circa 100 milioni del sistema produttivo emiliano-romagnolo. Il bando è già stato messo per l’abbattimento dei costi e per l’accesso al credito. Si rivolgerà ai confidi, ai quali verrà trasferito un fondo da destinare all’abbattimento dei costi sostenuti dalle imprese e dai professionisti del territorio, non risolutivo, ma certamente una prima necessaria iniezione di liquidità in risposta alla sofferenza del sistema regionale per le piccole imprese.

Fino a 5 milioni per le misure di welfare a favore delle famiglie. Fondi straordinari destinati ai Comuni con i quali si stanno già definendo gli interventi, oltre i 18 milioni ai Comuni già assegnati per finanziare i servizi per l’infanzia.

Il settore cultura. Qualcuno potrebbe dirmi che non è il più importante. In realtà, in una regione che ha una produzione culturale e un’imprenditoria culturale importante credo sia giusto sottolinearlo. Al settore cultura sono stati assegnati fino a 6 milioni quale primo acconto dei contributi previsti dalla legge regionale sullo spettacolo. Quindi, sono già state assegnate risorse anche nel caso di iniziative che sono state previste e non sapremo se potranno svolgersi. Si tratta, anche qui, della sopravvivenza di imprese. I 3,4 milioni per abbattere i tassi d’interesse sui mutui delle imprese agricole. I 3 milioni di euro a fondo perduto per il comparto del turismo e degli albergatori. Oltre 30 milioni verranno, poi, erogati nei prossimi giorni in anticipo rispetto alle scadenze fissate nei prossimi mesi.

Sempre per le aziende che vogliono riconvertirsi e produrre mascherine, credo sia importante segnalare il vademecum che è uscito per supportare le imprese manifatturiere della regione che vogliono produrre le mascherine chirurgiche, in deroga, ovviamente, alla normativa vigente, come previsto dal decreto del Governo, quello che conosciamo come “Cura Italia”. In una situazione economica difficile per tante filiere del manifatturiero, la produzione di questi dispositivi ‒ come dicevo prima ‒ può rappresentare un’opportunità con una doppia valenza, sia sociale che economica. Poi, con i collaboratori e le competenze che abbiamo presso le Università e i Tecnopoli, anche quello dedicato alla ricerca del biomedicale, riusciamo a dare anche un contributo concreto per realizzare prodotti necessari per la salute degli operatori sanitari e dei cittadini.

Mondo agricolo. Il mondo agricolo è in grande sofferenza. Oltre all’emergenza sanitaria, in alcuni territori di questa regione si sono aggiunte le gelate dell’altra sera. Per il settore agricolo liquidità e proroghe sono state le prime misure messe in campo, liquidità alle imprese, in questo momento di difficoltà, accelerando il più possibile i pagamenti e prorogando le scadenze, dove possibile, per dare più tempo alle aziende per organizzarsi attraverso AGREA, l’agenzia dei pagamenti in agricoltura.

La Regione ha liquidato in meno di un mese oltre 55 milioni di euro ai beneficiari dei diversi canali di finanziamento, per un totale complessivo di 2.400 mandati di pagamento elaborati. Adesso sono in arrivo una serie di proroghe nel settore vitivinicolo. Il Governo regionale, insieme a noi, come Assemblea, sta continuando il pressing nei confronti del Ministero dell’agricoltura affinché conduca una serrata trattativa con la Commissione europea per ottenere deroghe più ampie ai Regolamenti comunitari, in particolare per consentirci di liquidare gli aiuti dell’OCM Vino sulla base dei controlli amministrativi, derogando dai controlli in loco, oggi impossibili.

Ricostruzione post-sisma. Ho detto all’inizio che ho avuto la sfortuna di affrontare anche l’emergenza del terremoto. Certo, coinvolge solo una parte della regione, ma siccome coinvolge la parte con il PIL più alto e, forse, più produttiva della regione, più industrializzata della regione, credo sia giusto fare un riferimento alle scelte fatte sulla ricostruzione post-sisma in questa emergenza Coronavirus. Tempi più flessibili per la conclusione dei lavori e la rendicontazione per iniziative e progetti di rivitalizzazione dei centri storici sono una misura fondamentale per non mettere in difficoltà i procedimenti già avviati e per fare in modo che la ricostruzione continui. C’è stata, su questo, un’ordinanza del commissario per la ricostruzione, ci sono deroghe ad hoc per i progetti presentati e finanziati, con l’obiettivo di realizzare attività in grado di rivitalizzare i centri storici dei trenta comuni colpiti dal sisma che sono ancora nel cratere.

Chiudo con un’ultima riflessione. Scuola e formazione, come dicevo prima, non si sono fermate. L’Emilia-Romagna è stata la prima ad attivare più classi virtuali e più di 40.000 sono le ore messe in campo dal sistema della formazione regionale, con più di 70 enti accreditati, che ha rilanciato con una serie di corsi per over 50 e per l’inserimento lavorativo di 300 ragazzi che stanno affrontando programmi di recupero nelle principali comunità del nostro territorio. Mantenere l’attività di formazione è fondamentale in un momento come questo per affrontare responsabilmente l’emergenza e aiutare i nostri studenti e le loro famiglie a superarla nel migliore dei modi.

Chiudo sottolineando che tutti questi provvedimenti regionali sono stati messi in campo in collaborazione con le rappresentanze economiche e sociali dei lavoratori, con intese rapide per favorire sia sul tavolo del lavoro che sul Patto per il lavoro una collaborazione intensa, produttiva, efficace e consolidata anche attraverso i percorsi fatti nelle precedenti emergenze, che purtroppo ora si stanno dimostrando importanti per affrontare anche questa, che, e concludo, torno a dire, purtroppo è un’emergenza del tutto nuova. Sappiamo essere un’emergenza che non finirà in ogni caso con la fine dell’emergenza ufficiale. Sappiamo che dal punto di vista sanitario, anche quando finiranno le restrizioni così come le conosciamo adesso, non potremo di punto in bianco tornare alla vita che facevamo prima. Questa emergenza ci ha già cambiato, ci sta già cambiando, ne usciremo certamente molto diversi, ma io sono fermamente convinta che ne usciremo anche attrezzati per affrontare il futuro nel migliore dei modi, sapendo che non siamo da soli, il presidente non è da solo, in questa regione ci sono veramente le competenze, le idee e la volontà di collaborare perché nessuno sia lasciato indietro e perché dopo l’emergenza possiamo tornare a competere anche meglio di come lo facevamo prima.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Zappaterra.

Passo la parola al consigliere Lisei, si prepari la consigliera Pigoni. Prego, consigliere Lisei.

 

LISEI: Grazie, presidente.

Come prima cosa, mi sembra opportuno ringraziare tutta la struttura che ci ha consentito di ripristinare un po’ la democrazia, di riunirci e di poter parlare, per la prima volta dal 28 febbraio, dell’emergenza che è in corso, perché dobbiamo anche dirci che dal 28 febbraio ad oggi è passato tanto tempo, ci sono stati tanti decreti del presidente del Consiglio dei ministri, ci sono state tante ordinanze, anche del nostro presidente, e fino alla data del 16 marzo, eccezion fatta per il primo incontro che abbiamo fatto con il presidente il 28 febbraio, non c’è stato alcun coinvolgimento delle opposizioni in un processo decisionale che ci ha visto semplici spettatori. Solo a seguito di un nostro sollecito dal 16 marzo finalmente abbiamo avuto la possibilità di interloquire con la Giunta e di ripristinare un minimo di possibilità di collaborazione, perché la volontà dell’opposizione è, appunto, quella di collaborare e di fornire suggerimenti, soprattutto perché, se il presidente ricorda bene, alla data del 28 febbraio in quell’incontro io chiesi due cose, chiesi un coinvolgimento delle opposizioni, che venne garantito, anche se è stato garantito molto a posteriori, e soprattutto una uniformità di applicazione dei provvedimenti nella comunicazione.

Io non voglio fare il guastafeste, ma credo anche che il Consiglio sia il luogo nel quale è opportuno raccontare le cose come sono andate ed evidenziare cosa è andato e cosa non è andato, e l’opposizione ha il compito di essere uno stimolo per la maggioranza nel raccontare che cosa non è andato, e purtroppo una delle cose che non è andata è stato il susseguirsi di una serie di provvedimenti, sia a livello nazionale, sia a livello regionale, sia soprattutto a livello dei tanti sindaci che ci sono all’interno di questa regione, che ha confuso in molte circostanze i cittadini. È stata un po’ una rincorsa tra chi voleva prendere per primo il provvedimento. Questa incapacità di rendere uniformi i provvedimenti credo che non sia stata utile nella gestione complessiva della comunicazione, che ha visto i cittadini un po’ allo sbando e confusi, soprattutto nella riproduzione, spesso, di imposizioni che provenivano da enti amministrativi, da livelli amministrativi diversi. Quindi, tanta confusione c’è stata, sia qua che a Roma.

Dopodiché, è evidente che ci debba essere da parte nostra... Anch’io, ovviamente, esprimo vicinanza, solidarietà e un ringraziamento a tutte le famiglie che hanno avuto vittime al loro interno, ai medici, agli infermieri, ai tecnici, alle Forze dell’ordine, ai dipendenti pubblici e privati, ai farmacisti, a tutti coloro che stanno garantendo la tenuta del sistema, però non possiamo neanche nasconderci che la solidarietà non può essere una parola vuota. Se è una parola vuota alla quale non conseguono fatti diventa un po’ una retorica quasi fastidiosa per chi la riceve. Anche qui dobbiamo dire un pochettino le cose come stanno. Non dobbiamo nasconderci. Non è proprio vero, come dice il presidente, che sta andando tutto bene grazie al sistema sanitario. Sta andando tutto bene grazie ai medici, agli infermieri, ai tecnici, grazie al personale sanitario, personale sanitario che è sottoposto a turni massacranti e personale sanitario che è stato sino ad oggi sottoposto al terrore del contagio. Non dobbiamo nasconderci. Presidente apprezzo sinceramente che abbia lasciato intendere che da qui in avanti dovrebbe cambiare qualcosa, cosa che anche noi speriamo. Sui dispositivi di protezione e sui tamponi qualcosa non ha funzionato. Per carità, non solo a livello regionale, non soltanto per la nostra regione. Anche a livello nazionale. Però in questa regione non ha funzionato. I medici, gli infermieri, le Forze dell’ordine, chi oggi è in prima linea ci è stato con il terrore di essere contagiato e con il terrore di poter contagiare qualcun altro. Sui dispositivi di protezione e sui tamponi bisogna fare un grande passo avanti. Bisogna fare un grande passo avanti.

Io, onestamente, del presidente ho apprezzato... A differenza di tanti suoi colleghi, che già in quel periodo, quando c’erano i primi casi, dal 28.02, rincorrevano una demagogia facile, andando ad abbracciare cinesi, andando a mangiare spaghetti di soia o andando a fare gli aperitivi. Il presidente è sempre stato sul pezzo, non si è lasciato coinvolgere da una sottovalutazione del problema. Però, proprio perché è sempre stato sul pezzo, abbiamo il dovere di dirgli che sui dispositivi di protezione oggi c’è ancora tantissimo da fare e navighiamo a vista, per quel poco che ho potuto comprendere, perché le partite derivano in maniera non uniforme e si cercano sul territorio. Si sta aspettando che qualcuno converta le produzioni, ma noi abbiamo l’urgenza di tutelare chi oggi ci sta tutelando, appunto i medici, gli infermieri, le Forze dell’ordine e le farmacie, perché anche queste sono senza dispositivi di protezione e non possono darli ai cittadini. Soprattutto sul piano dei tamponi. Non possiamo ignorare che la Regione Emilia-Romagna, anche nell’ultimo periodo, negli ultimi giorni, abbia introdotto un piano di tamponamenti che sembra implementare ulteriormente quelli che sono i tamponi eseguiti sino ad ora, però non possiamo ignorare che i risultati e il tasso di letalità nella regione Veneto, nella quale è stato eseguito un piano di tamponamenti molto più forte rispetto a quello della nostra regione e anche delle altre regioni, è un tasso di letalità molto più basso.

Soprattutto, non possiamo ignorare che sarebbe utile fare i tamponi non soltanto ai sintomatici, ma anche agli asintomatici. Su questo abbiamo una carenza strutturale, come regione, che non può essere nascosta, che è quella di avere soltanto sei centri di analisi. Quindi, se non si è potuto eseguire tanti tamponi è anche perché non c’era la struttura nella nostra regione per eseguire questi tamponi.

Bene che si stia implementando. È una delle richieste che è venuta dall’opposizione, dalla nostra opposizione, così come anche delle altre opposizioni. Bene che l’Amministrazione stia anche andando incontro ad altre richieste, soprattutto per quello che riguarda le misure economiche. Dobbiamo dire che le misure economiche sono ancora poco chiare, anche oggi nella Regione. Io ho sentito quelle che sono state riprese anche dai colleghi che mi hanno preceduto, e ricalcano un po’ il comunicato stampa che è stato fatto dal presidente il 9 marzo. Dal 9 marzo ad ora è passato già un pochettino di tempo. Credo che questi annunci debbano essere declinati in qualcosa di più operativo e in un’informazione molto più chiara. Noi dobbiamo ragionare sull’esistente ad oggi, ma dobbiamo anche ragionare, e la Regione, il presidente sono sicuro che lo sta facendo, anche sul dopo. Lo scenario che ci apprestiamo a vedere per il dopo è uno scenario devastante dal punto di vista economico, che desta tante preoccupazioni quanto lo scenario attuale.

È chiaro che c’è la necessità di attingere anche a risorse che non sono proprio della Regione, quindi ovviamente le risorse che metterà a disposizione il Governo, soprattutto in questa battaglia perché l’Europa venga coinvolta e metta a disposizione delle risorse. Anch’io sono contento che oggi sia il governatore sia il presidente del Consiglio dei ministri si siano allineati a quelle che sono sempre state le richieste da parte del centrodestra e di Fratelli d’Italia nei confronti dell’Europa e alla visione critica che abbiamo sempre avuto sull’atteggiamento egoistico che c’è stato da parte degli altri Stati. Però, noi dobbiamo parlare anche di quello che possiamo mettere noi come Regione e di quello che possiamo mettere in campo.

Allora io credo, al di là delle strumentalizzazioni, che il nostro compito come opposizione sia quello di fare delle proposte. Io credo che sarebbe utile non soltanto un numero verde ovviamente per l’emergenza sanitaria o dal punto di vista sanitario, ma io credo che sia necessario anche un numero verde per far capire agli imprenditori come muoversi, cosa chiedere e a chi chiedere. Allora, le proposte che formuliamo, che cerco di sintetizzare per punti, sono un piano di tamponamenti che preveda i tamponi per tutti i cittadini, ovviamente a partire dai sanitari e dalle forze dell’ordine, quindi Carabinieri ed Esercito, Esercito che abbiamo richiesto e che chiediamo al presidente di richiedere che venga utilizzato da parte del prefetto. Sappiamo che non è una competenza diretta della Regione, ma è altrettanto vero che il presidente della Regione può chiedere al tavolo, all’unità di crisi e al prefetto che metta l’Esercito nelle nostre strade per aiutare a esercitare tutti quei controlli che sono indispensabili, controlli non soltanto sui cittadini che si vanno a fare una corsetta e che sbagliano nel non applicare quello che oggi è indispensabile, che è appunto lo stare a casa, ma anche controlli su chi è in quarantena. Bisogna fare una stretta sui controlli di chi è quarantenato ed è in quarantena “volontaria”.

Chiediamo che i dispositivi di protezione, anche questi, vengano distribuiti a tutti. Non appena arrivano, devono essere distribuiti con attenzione, perché abbiamo capito che non arrivano in grandi quantità, ma ovviamente partendo dai sanitari, e per sanitari intendo ovviamente anche i medici di base e le CRA, ma anche alle forze dell’ordine e a tutti i cittadini, ed essere messi anche nelle disposizioni delle farmacie. L’esenzione totale per le forze dell’ordine nell’accesso ai servizi, e purtroppo alcuni casi non sono stati belli. Un maggiore controllo dei quarantenati.

Chiediamo la sospensione, da parte della Regione, di ogni forma fiscale o impositiva per questo periodo e chiediamo anche che la Regione stia vicina ai Comuni, che oggi dovranno confrontarsi con bilanci molto complessi, e anche loro dovranno orientarsi nella riduzione dell’imposizione perché, ripetiamo, bisogna anche pensare a quello che sarà il post emergenza, quando appunto ci sarà una nuova emergenza.

Un’altra proposta assolutamente importante, che ha costi limitati per l’Amministrazione, è un piano di sburocratizzazione importante. Noi viviamo in una fase nei quali siamo riusciti a rendere la burocrazia anche nell’emergenza: moduli su moduli su moduli. Come Regione Emilia-Romagna credo che dovremmo dare un esempio e attuare un grande piano di sburocratizzazione per accedere a tutti i benefici economici che la Regione intende - spero che lo faccia - mettere in campo per consentire agli imprenditori di non continuare ad avere un’Amministrazione ostile, ma almeno in questa fase avere un’Amministrazione collaborativa.

Crediamo che sia necessario implementare le cure presso le abitazioni, quello che è stato fatto a Medicina, e il presidente l’ha richiamato. Apprezzo che ne abbia individuato un punto di partenza e credo, quindi, che voglia, per quanto possibile, estenderlo a tutte le regioni, perché crediamo anche noi che, per quanto possibile, bisogna aiutare a casa le persone sin da subito, perché questo comporta anche fare immediatamente il tampone anche agli asintomatici, al primo sintomo, anche perché si metterebbero meno a rischio e meno in difficoltà le strutture sanitarie, che oggi purtroppo sono un luogo dove i rischi di contagio sono alti sia per il personale sanitario sia per chi vi entra, che magari non è sintomatico e che oggi entra in strutture nelle quali, comunque, essendoci un afflusso di persone potenzialmente contagiose, potrebbe contrarre il virus.

Su questo Fratelli d’Italia c’è e su questo ovviamente mettiamo a disposizione tutte le nostre proposte e le nostre idee. Vogliamo essere collaborativi e non strumentali, ma non vogliamo neanche autoassolverci e autoassolvere la Regione, come un po’ ho sentito fare sino adesso celebrandone la bravura e la capacità, perché invece c’è ancora tanto da fare.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Lisei.

Passo ora la parola alla consigliera Pigoni, si prepari la consigliera Castaldini. Prego, consigliera Pigoni.

 

PIGONI: Grazie, presidente Petitti.

Presidente Bonaccini, membri della Giunta regionale, colleghi consiglieri, a mio avviso la Regione Emilia-Romagna ha saputo reagire a questa grave emergenza sanitaria con grande determinazione e lucidità, fornendo un prezioso contributo anche al Governo nazionale, portando in modo adeguato le strutture sanitarie e promuovendo una serie di azioni di contrasto alla diffusione del virus, dolorose, ma efficaci, come confido che anche i dati pian piano ci confermeranno nei prossimi giorni.

Intanto rimarco il rallentamento del trend di nuovi pazienti in terapia intensiva e l’aumento delle guarnigioni, ai quali purtroppo si sommano ancora troppi nuovi contagiati e troppi decessi.

Sottolineo, comunque, il lavoro incredibile che giorno dopo giorno la Regione sta coordinando sul fronte sanitario, un lavoro raccontato puntualmente dai bollettini di aggiornamento pubblicati. A questo proposito, aggiungo un aspetto che, a mio avviso, non è secondario. È stata garantita ai cittadini un’informazione di carattere istituzionale sempre corretta, puntuale e sobria, a differenza di altri soggetti politici e istituzionali che, invece, hanno contribuito a diffondere panico, disinformazione e confusione. Ogni riferimento ad alcune opposizioni nazionali, in particolare Lega e Fratelli d’Italia, e anche a una certa eccessiva foga comunicativa del premier Conte, evidentemente mal consigliato, è puramente voluto.

Mentre continua la battaglia sul fronte sanitario, grazie allo straordinario ed encomiabile impegno del personale medico e paramedico e della Protezione civile, anche la politica non deve abbassare la guardia. Anzi, si stanno aprendo infiniti fronti di difficoltà e di tensione sociale che mi preoccupano almeno quanto il COVID-19. Come ha dichiarato Walter Ricciardi, membro del Comitato esecutivo dell’OMS e consigliere del Ministro della salute: “Occorre un’alleanza tra scienza e politica. Noi ci esprimiamo e i politici ci devono ascoltare, perché a beneficiarne, poi, sono i cittadini”. Sono d’accordo e oggi, chiaramente, noi politici dobbiamo pensare e rivolgere le nostre attenzioni a tutti i cittadini, senza finti proclami ottimistici.

Sorrido amaramente di fronte a molti post o meme che circolano nei social e che vorrebbero dipingere questo periodo a tinte in qualche modo positive, salvifiche per il pianeta: poco inquinamento, poco traffico, crescita dello smart working, c’è più tempo per meditare e leggere, si riscoprono gli affetti familiari e quanto è bello cucinare con i nostri cari e cantare al balcone, facciamo meno pensieri effimeri, non viviamo più solo di calcio e shopping, cala anche la microcriminalità, e via discorrendo.

La mia visione è un’altra, per molti versi opposta a questa apologia da isolamento. Intanto, sul piano sociale abbiamo dovuto chiedere ai cittadini una fortissima limitazione delle libertà individuali fondamentali, costituzionalmente garantite, che però ‒ non dimentichiamolo, come scriveva Ignazi su Repubblica qualche giorno fa ‒ potrà essere, cito, limitata nel tempo e non prorogabile, qualunque cosa succeda, in quanto intacca i diritti inalienabili della persona. Abbiamo spinto al limite, per seguire il bene primario collettivo della salute, il potere dello Stato sui cittadini. La mia cultura liberale, però, mi porta ad affermare che uno Stato di diritto e democratico deve pensare a come ripristinare nel minor tempo possibile le basilari libertà individuali. Non siamo la Cina, per fortuna.

Stiamo chiedendo a tutti, quindi, enormi sacrifici sul piano personale che hanno, ovviamente, anche forti ripercussioni psicologiche da non sottovalutare e comportano problemi concreti, talvolta molto gravi. Parlo dello spettro della depressione da solitudine per chi vive solo o chi ha problemi psicologici pregressi, della gestione dei figli durante il lungo periodo di chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, della violenza domestica, soprattutto contro le donne, che temiamo possa subire un aumento considerevole.

Tra i tanti drammi prodotti dall’emergenza, ce lo ha sottolineato anche la CGIL dell’Emilia-Romagna pochi giorni fa, c’è appunto il rischio di violenza contro le donne e i minori, in particolare. Purtroppo, come ci segnalano diversi centri antiviolenza, nazionali e regionali, assistiamo a un calo preoccupante delle richieste di aiuto al Telefono rosa che, rispetto al 2019, ha avuto un calo superiore al 55 per cento, dovuto con ogni probabilità all’isolamento casalingo.

Vorrei che facessimo arrivare forte e chiaro a tutte le vittime di violenza domestica il messaggio che le case rifugio sono aperte, che è sempre attivo il numero nazionale 1522 per avere aiuto e risposte immediate ed occorre che sia il Governo nazionale sia la Regione si prendano cura di questi casi e non si vada a lesinare sui finanziamenti ai centri antiviolenza, anche con risorse straordinarie, come indicato di recente dal Ministro alle pari opportunità Elena Bonetti.

Poi c’è l’enorme tema economico. Senza arrivare alla brutalità dei ragionamenti di Trump, che circa gli effetti economici della pandemia ha dichiarato: “Non lasceremo che il rimedio ‒ cioè il lock down ‒ sia peggiore del problema”. Indubbiamente condivido con lui, ma soprattutto con tantissimi imprenditori (artigiani, commercianti, liberi professionisti, lavoratori dipendenti e precari) la fortissima preoccupazione per il possibile collasso economico e sociale del nostro sistema, assolutamente non in grado di reggere un lock down prolungato. Non penso che l’innesto costante di risorse pubbliche, che qualcuno forse immagina infinite, ma non lo sono, sia la soluzione del problema.

Bisogna fare presto. Bisogna non dimenticare nessuno. Bisogna riavviare il sistema appena possibile. Stiamo discutendo tanto e a tutti i livelli sul decreto Cura Italia, provvedimento che prevede interventi soprattutto sul breve periodo, ma che dovrà essere seguito immediatamente, a mio parere, da misure dirompenti ed efficaci per il rilancio della crescita economica, attraverso un piano straordinario e di stimolo agli investimenti, pubblici e privati. Ritengo che dovremo stimolare in particolare, come ha sottolineato anche l’ex Ministro Carlo Calenda, gli investimenti in macchinari, ricerca e sviluppo, energia ed ambiente. Occorre un intervento di dimensioni e di impatto senza precedenti, perché siamo davanti alla terza recessione in poco più di dieci anni.

Mi preoccupa in particolare, provenendo anche dal distretto della ceramica di Sassuolo, la profonda e persistente sofferenza dell’edilizia, nei confronti della quale auspico misure immediate di sostegno. Si tratta, peraltro, di un settore la cui crisi è stata aggravata ulteriormente dagli effetti dell’emergenza sanitaria, che ha bloccato la prosecuzione dei lavori nei cantieri. L’introduzione di fatto di una cassa integrazione universale anche per le imprese con un solo lavoratore è un fatto positivo, ma dobbiamo tenere presente che il meccanismo di pagamento di questa cassa in deroga rischia di essere troppo macchinoso e non facilmente gestibile, soprattutto per le piccole aziende. Penso che si dovrebbe studiare un accordo con il sistema bancario per l’anticipo dei pagamenti. In questo modo sarebbe possibile assicurare l’immediato accesso delle imprese alla necessaria liquidità.

Ritengo, invece, che l’indennizzo di 600 euro una tantum per i lavoratori autonomi e per le partite IVA sia troppo basso e che vada aumentato quantomeno a livello della cassa integrazione, magari restringendo la platea dei lavoratori ammessi ai soggetti con un reddito inferiore a 75.000 euro.

Occorre, inoltre, un maggiore supporto alle medie imprese, aziende che esportano i mercati internazionali e alimentano la domanda di beni intermedi da parte delle altre aziende italiane, incluse quelle di dimensioni più ridotte. Queste imprese, fondamentali anche per il tessuto imprenditoriale regionale, sono escluse dai benefici in termini di fiscalità e di accesso al credito, che sono garantiti ad aziende con fatturato fino a 50 milioni di euro o con un numero di addetti fino a 250 unità. È necessario, quindi, ampliare l’efficacia di tali misure.

Tra i tanti settori in ginocchio fatemi sottolineare con dolore la sofferenza della cultura, dei tanti teatri, cinema, istituzioni culturali e locali pubblici, delle migliaia di artisti e operatori culturali che, di fatto, tra chiusure, inattività, rinvii e annullamenti sono fermi da diverse settimane, spesso totalmente privi di entrate. Insieme all’agricoltura e al turismo, settori per i quali la Regione si sta giustamente già attrezzando con provvedimenti ad hoc, la cultura va sostenuta, a mio avviso, in modo molto concreto e puntuale.

Concordo in pieno con l’assessore Felicori che ha giustamente individuato proprio nella cultura una leva strategica fondamentale per la ripresa, soprattutto perché questa fase sta rendendo ancora più evidente il valore della cultura non solo nell’economia italiana e regionale, ma anche nella quotidianità di ognuno. Il bisogno di cultura diventa più evidente quando ci si trova di fronte a situazioni drammatiche come questa.

Ho pensato tanto in questi giorni chiusa in casa a cosa sarebbe la nostra vita in questi tempi senza musica, film, visite virtuali ai musei o alle opere d’arte, libri, e-book o audiolibri. Ma tutto ciò non deve essere percepito come scontato. Dietro ogni opera dell’ingegno c’è la fatica e l’impegno di tanti, già spesso retribuiti poco e male in condizioni normali. Spero che questa occasione possa quantomeno aiutare l’opinione pubblica a percepire il valore della cultura anche in tempi non di emergenza, per venire incontro a un settore che in regione impiega circa 12.000 persone.

L’assessore Felicori ha già parlato, di recente, in videoconferenza con l’associazionismo culturale e i rappresentanti di categoria di tutta l’Emilia-Romagna e alcune prime misure sono già state prese, per prima l’accordo con i sindacati per la cassa integrazione in deroga, ma anche la moratoria mutui, la proroga pagamenti per imposte, tasse e contributi e una misura per i prestiti alle imprese a tasso zero, con durata di trentasei mesi. Verranno giustamente anche accelerate le liquidazioni dei contributi sui progetti del 2019 e gli acconti sull’attività 2020, ove possibile. Verranno, inoltre, adeguate le regole di finanziamento regionale per evitare il calo dei contributi. Si sta, quindi, già lavorando, mettendo risorse e pensando ad azioni di rilancio del sistema. Penso sia indispensabile proseguire e, anzi, accelerare su questa strada. Anche dall’entità del nostro supporto, che dovrà essere convinto, costante e lungimirante, dipenderanno le sorti di un pezzo importante della vita culturale della nostra regione.

Concludo, infine, con il mio e il nostro più sincero ringraziamento a tutti i medici e gli infermieri, a quanti a vario titolo svolgono ogni tipo di attività per garantire il corretto funzionamento degli ospedali, delle case di riposo e delle residenze per anziani, a quanti quotidianamente si impegnano per l’apertura delle farmacie, dei negozi di generi alimentari e di prima necessità e dei servizi essenziali, ai tanti volontari, ai sacerdoti e a tutte le nostre forze dell’ordine.

Grazie a tutti.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Pigoni.

Passo la parola alla consigliera Castaldini, si prepari la consigliera Zamboni. Consigliera Castaldini, prego.

 

CASTALDINI: Grazie, presidente. Grazie di questa mia prima seduta, che è di grande responsabilità.

Vorrei provare di capire bene qual è il momento che stiamo vivendo, il momento che stiamo vivendo rispetto alle nostre competenze, a quello che siamo chiamati a fare.

 

PRESIDENTE (Petitti): C’è un problema con la connessione, consigliera Castaldini. Credo ci sia un problema con la connessione della consigliera Castaldini.

Passerei la parola alla consigliera Zamboni, in attesa di risolvere il problema della linea della consigliera Castaldini. I tecnici la stanno contattando per capire di cosa si tratta.

Consigliera Zamboni, prego, a lei la parola.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente. Un saluto a distanza a tutte e a tutti.

Vorrei partire anch’io da un ringraziamento sentito ai medici, agli infermieri, al personale della Protezione civile, ai farmacisti, a chi sta mandando avanti i servizi essenziali come la raccolta dei rifiuti, il trasporto pubblico, la consegna della posta, agli addetti alla vendita, ai cassieri dei supermercati, a chi apre i negozi di alimentari, a chi ogni giorno continua ad andare in ufficio o in fabbrica o al suo luogo di lavoro, ai volontari che si occupano delle persone più svantaggiate, al personale dedicato all’assistenza domiciliare nelle case di riposo, alle forze dell’ordine, agli addetti ai controlli di sicurezza sulle strade, ai militari che, ahimè, trasportano bare e, da non praticante, ai sacerdoti che portano l’ultimo saluto alle vittime dell’epidemia e alle stesse pompe funebri. So di aver dimenticato qualcuno, ma è un ringraziamento generale a tutti quanti, che riguarda anche i dipendenti della Regione, che negli uffici o da casa o in smart working ci consentono di proseguire il nostro lavoro. Questo “grazie” non posso che estenderlo anche alla Giunta che, dopo quel primo incontro che avemmo a seguito della seduta del Consiglio regionale del 28 settembre, ha aperto un canale permanente di comunicazione con l’Ufficio di Presidenza e la Capigruppo; un canale di comunicazione che in queste settimane ci ha permesso di seguire passo-passo l’andamento del contrasto sanitario, dell’epidemia, ci ha permesso di segnalare emergenze che ci venivano indicate dai territori, di portare istanze e proposte e di avere quindi informazioni in diretta.

Noi, come è già stato ricordato, ci sentiamo due volte alla settimana. Io stessa ho potuto così segnalare criticità legate alla disponibilità dei dispositivi di protezione individuale, quindi mascherine, tute e quello di cui si è parlato anche nella relazione che ha fatto il presidente Bonaccini. Ho potuto chiedere una stretta sui controlli sui tamponi per gli asintomatici, ma potenzialmente infetti, quindi portatori di contagio. Può succedere anche proprio attraverso lo stesso personale sanitario. Ho richiamato l’attenzione sui soggetti più fragili, dai ragazzi che soffrono di autismo ai malati di Alzheimer nelle case di riposo, che vedono scomparire i propri familiari di punto in bianco, perdono i contatti, e ai disabili che non possono più frequentare i centri diurni, che sono una valvola di sfogo e di recupero per i disabili, ma anche per le famiglie. Un altro punto critico che vorrei sollevare oggi e che ho già sentito sollevare da altri è il sostegno economico ai soggetti più deboli, i lavoratori autonomi, gli artigiani, le partite IVA non dei grandi professionisti, dei grandi studi professionali, quelli per i quali il Cura Italia prevede un’una tantum di 600 euro.

È chiaro che 600 euro non sono sufficienti e oltretutto ci sono categorie ancora più deboli che vengono escluse addirittura dai 600 euro.

Venendo adesso all’epidemia, all’impatto che sta avendo sulla società emiliano-romagnola l’informativa del presidente Bonaccini, desidero anch’io dare atto al presidente, come ha detto nella sua informativa, che dopo la prima settimana di chiusura delle scuole c’era già chi sosteneva la necessità di allentare la presa perché si diceva “la vita deve continuare”.

Grazie al cielo, molto più sensatamente, la Giunta e il presidente Bonaccini ha dato la parola ai sanitari e le misure di isolamento sociale sono state intensificate anziché essere allentate.

È chiaro che sono misure di isolamento che non portano gioia, non a caso si chiama isolamento. Siamo esseri sociali e l’isolamento non ci fa certo bene. Anzi, le persone già più sofferenti in partenza da questo isolamento traggono problemi ulteriori, ma evidentemente non c’era altra strada. Anche i Paesi europei che all’inizio hanno sottovalutato il peso dell’epidemia, adesso, con ritardo, ricorrono alle nostre stesse misure.

Vorrei passare anche ad un altro punto. Che cosa ci sta comunicando la lotta contro l’epidemia? Dopo anni e anni di tagli orizzontali l’emergenza Coronavirus e la battaglia per contrastarla hanno rivalutato il ruolo e la centralità della sanità pubblica come servizio universalistico di qualità. Oggi sono in tanti a puntare il dito contro la politica dei tagli e tra questi ci sono anche alcuni di coloro che negli anni passati i tagli li hanno attuati senza batter ciglio.

Vorrei fare un esempio, quello dell’ospedale di Lugo, che oggi è un ospedale Coronavirus, quindi un presidio essenziale in questa battaglia. Questo ospedale ha rischiato, in passato, di essere privato del reparto di terapia intensiva, proprio a proposito di questi tagli lineari. All’epoca i Verdi, i locali, hanno raccolto decine di migliaia di firme, hanno raccolto decine di migliaia di firme e hanno trovato l’appoggio anche del Sindaco di Lugo. Quel reparto di terapia intensiva, che oggi fa parte della rete Coronavirus, è stato salvato, a dimostrazione che quella battaglia non è respirata da un approccio localistico, ma dal desiderio lungimirante, direi, di difendere una struttura ospedaliera che serve un’area di 100.000 abitanti.

È da questa presa d’atto della strategicità della sanità pubblica come servizio universalistico ai cittadini e non come attività profittevole che bisogna ripartire per invertire la rotta dei tagli. Diamo, quindi atto all’attuale Governo, dopo anni di spending review, di avere aumentato di 4 miliardi le risorse destinate alla sanità, ripeto, dopo anni di tagli.

Sia chiaro: spendere in maniera corretta il denaro pubblico è un’esigenza eticamente, prima ancora che politicamente, imprescindibile. Quindi, una spending review che moralizzi la spesa pubblica ci sta, ma nella pianificazione dei servizi sanitari occorre partire dalla valutazione del fabbisogno reale se non si vuole, poi, dover rincorrere l’emergenza.

Non posso, quindi, che concordare con quanto ha sottolineato il presidente Bonaccini nell’informativa. Il sistema sanitario pubblico universalistico è un’esigenza suprema che, come stiamo osservando in queste settimane, tutela anche l’economia e la democrazia, che vanno in crisi se va in crisi la salute del Paese.

Questo Coronavirus è con tutta evidenza una sfida globale di inaudita portata, impensabile. Penso io stessa, quando vedevo le immagini dei cinesi di Wuhan, a come sembravano lontani. Adesso noi giriamo con le mascherine, quelle poche volte che siamo autorizzati ad uscire, e siamo isolati a casa. Purtroppo, come avvertono i virologi, dobbiamo mettere in conto che potrebbe non essere l’ultima, questa epidemia, che è stata preceduta da altre epidemie. La globalizzazione degli stili di vita ci espone e ci esporrà a queste epidemie da contagio interpersonale, ma non è solo la globalizzazione ad esserne responsabile. L’azione aggressiva dell’uomo sull’ambiente naturale ha un ruolo nella diffusione di malattie, come ci ricorda, tra gli altri, la virologa Ilaria Capua, che in un’intervista all’Inchiesta ha dichiarato: “Se intervieni su un ecosistema e, nel caso, lo danneggi questo troverà un nuovo equilibrio che spesso può avere conseguenze patologiche sugli esseri umani. Lo si vede con le conseguenze non volute dell’impiego su larga scala dei pesticidi, che sono andati a danneggiare la popolazione di api e farfalle. Queste ricadute sull’ambiente raggiungono, alla fine, la nostra salute, perché noi viviamo in un ambiente chiuso, come se fossimo in un acquario.

La nostra salute dipende per il 20 per cento dalla predisposizione genetica e per l’80 per cento dai fattori ambientali. La cura deve studiare, oltre all’organismo in questione, anche il contesto” ha dichiarato Ilaria Capua.

Anche un recente rapporto del WWF traccia il legame tra le malattie emergenti, tra cui Ebola, Sars, AIDS, influenza aviaria e il nuovo Coronavirus, e l’impatto dell’uomo sugli ecosistemi. Marta Antonelli, ricercatrice e giornalista scientifica, sull’Huffington Post, il 25 marzo, scriveva che la relazione tra le manipolazioni e la distruzione degli ecosistemi e la diffusione di malattie infettive era già stata tracciata quindici anni fa dal Millennium Ecosystem Assessment, un progetto di ricerca che ha coinvolto 1.360 esperti di tutto il mondo, iniziato ufficialmente nel 2001 e concluso, poi, nel 2005.

In questi giorni ha avuto risalto sulla stampa, anche regionale, la pubblicazione di un position paper a cura della Società di Medicina ambientale, scritto in collaborazione con ricercatori dell’Università di Bologna e Bari, un position paper che ipotizza che ci sia una correlazione tra l’alto tasso di polveri sottili e la maggiore diffusione del virus COVID-19, un’ipotesi che meriterebbe di essere approfondita anziché essere accantonata prima ancora di essere stata sottoposta alle necessarie ulteriori analisi. Ma fondata o meno che sia questa ipotesi, resta il fatto che già oggi lo smog è responsabile ogni anno di decine e decine di migliaia di decessi prematuri. C’è chi li valuta nell’ordine dell’80.000 o del 60.000. Quindi, decessi prematuri nel nostro Paese che ha, con il bacino padano, una delle aree con il più alto tasso di inquinamento atmosferico d’Europa. Come non chiedersi se avere i polmoni già messi a dura prova dallo smog non possa che renderli vulnerabili al contagio?

Quindi, l’emergenza smog c’è comunque e ha a che fare, oltre che con le caratteristiche orografiche e naturali del bacino padano e con fenomeni meteo regolari, come l’inversione termica d’inverno, con il modo con cui ci muoviamo, trasportiamo le merci, riscaldiamo le nostre case, produciamo e consumiamo energia da fonti fossili. Per salvaguardare la salute, insieme ad un efficiente sistema sanitario, occorre, quindi, mettere in campo anche coerenti politiche di prevenzione primaria. Vanno bene le campagne di diagnosi precoce, che già oggi caratterizzano la sanità regionale dell’Emilia-Romagna, ma occorre impegnarsi anche sul fronte della prevenzione primaria, che passa di necessità per politiche di tutela dell’ambiente in cui si vive, quello che i Verdi tedeschi, con un termine molto efficace, chiamano Lebensgrundlagen, ossia i fondamenti della nostra esistenza. 

Occorre anche superare la dimensione degli allevamenti intensivi, in troppi casi luoghi di tortura degli animali, dove si fa un uso massiccio di antibiotici, un uso che, insieme all’impiego scorretto che ne possiamo fare a casa senza controllo medico, ha portato ad un’altra emergenza, quella della resistenza agli antibiotici, che sempre Ilaria Capua richiamava di recente come un serio problema all’origine delle infezioni ospedaliere.

“I super batteri o, meglio, i batteri killer - ha dichiarato Ilaria Capua - sono forme che, senza volerlo, abbiamo selezionato nel tempo abusando di antibiotici negli allevamenti intensivi. Hanno sviluppato forme di resistenza, si sono propagati nell’ambiente e sono all’origine di infezioni che non si riesce a debellare, come le infezioni ospedaliere che possono avvenire dopo le operazioni chirurgiche o a volte possono riscontrarsi negli impianti di protesi”. Sono un problema reale e sono conseguenza indiretta del nostro abuso di antibiotici. Inoltre, sulle nostre tavole deve arrivare cibo più sano. A questo proposito ho rinnovato la richiesta all’unità di crisi regionale, che li ha chiusi, di consentire la riapertura dei mercati dei contadini che offrono produzioni biologiche locali, che diversamente rischiano di finire tra i rifiuti alimentari, poiché si tratta di piccole realtà produttive, non sempre in grado di esaurire l’offerta nei canali della vendita on-line. In mancanza della riapertura dei mercati dei contadini, per evitare di mandare al macero questa produzione, si potrebbe studiare come indirizzarla ad altri canali con la mediazione della Giunta.

Vengo adesso alle drastiche misure economiche per contrastare l’epidemia COVID-19 prese a livello nazionale e a livello locale. Queste misure, che sicuramente ci hanno cambiato la vita e hanno messo a dura prova chiaramente la tenuta del sistema economico così come l’abbiamo conosciuto fino a ieri, hanno diffuso una consapevolezza nuova nel Paese, che ha invertito l’abituale ordine dei fattori. Oggi nei decreti viene prima la salute, poi l’economia. È un salto culturale rispetto al passato che non deve restare limitato alla fase di emergenza. L’ha evidenziato il presidente Bonaccini nel suo intervento di questa mattina: davanti alla pandemia, la tutela della salute deve stare davanti a tutto. Così ha detto. Quando avremo superato l’epidemia - io penso, e lo pensiamo tutti, che la supereremo - e suonerà l’ora indubbiamente non meno difficile e non meno drammatica della ricostruzione dovremo continuare ad avere come stella polare questo ordine dei fattori, che prima deve venire la difesa della salute insieme a quella degli ecosistemi e della qualità ambientale degli elementi naturali alla base della nostra esistenza.

Va da sé che la fase della ricostruzione sarà un passaggio molto complesso. Per imprimere una direzione di senso, di lunga visione e lungimirante e, quindi, per fare di un’emergenza un’opportunità di cambiamento strutturale positivo, bisognerà imboccare con decisione la strada della svolta verde, assegnando la priorità agli investimenti per l’economia verde e l’economia circolare e il turismo sostenibile. Nei trasporti va data la precedenza ai trasporti su ferro, alla mobilità elettrica e sostenibile. Nell’edilizia, contro il consumo di nuovo suolo vergine, la priorità va assegnata alla riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente, che risalendo in maggior parte agli anni Sessanta rappresenta un autentico colabrodo energetico e ci fa impegnare più combustibile per riscaldamento, aggravando sia il bilancio delle nostre bollette domestiche, oltre a quello del settore produttivo, sia quello delle emissioni di smog e delle emissioni climalteranti, ossia quelli alla base dei cambiamenti climatici. Le tecnologie per farlo sono già disponibili.

Anche a questo proposito ho sentito un passaggio nell’intervento del presidente Bonaccini che condivido appieno: per il rilancio dell’economia sarà centrale la leva degli investimenti pubblici. Per questi il presidente ha indicato tre priorità: sanità, mobilità sostenibile, digitalizzazione. Si tratterà anche di contribuire alla diffusione di stili di vita più sani per noi e per l’ambiente, perché c’è un altro conto salatissimo che ci ha presentato il pianeta da anni, quello del cambiamento climatico, una sfida epocale che al momento è sparita quasi dall’ordine del giorno e dai titoli di giornali, sotto la comprensibile pressione anche angosciosa dell’emergenza epidemia.

Dobbiamo, però, essere consapevoli, nel pianificare il dopo emergenza, per non farci cogliere di nuovo impreparati, che l’emergenza climatica non è un problema risolto. In queste ore l’Europa non ha ancora trovato un accordo sull’emissione di eurobond per consentire soprattutto ai Paesi più colpiti dal virus, come il nostro…

 

PRESIDENTE (Petitti): Consigliera Zamboni, il tempo si sta concludendo. La invito a concludere. Grazie.

 

ZAMBONI: Sì, ho quasi concluso.

E ciò non depone a favore del ruolo che dovrebbe svolgere l’Unione europea, azzoppata anche in questa circostanza dall’antieuropeismo egoista di alcuni suoi Stati membri. Lo dico con doppia amarezza, visto che la forza politica che rappresento ha il nome “Europa” nel proprio simbolo, e con la speranza che si esca dall’impasse.

C’era un richiamo ulteriore al Green Deal, quindi alla possibilità di attingere a fondi europei, previsti dalla Commissione, sono mille miliardi. L’Emilia-Romagna è una regione tra le più virtuose nel riuscire ad acquisire fondi europei e riuscire anche a spenderli, ecco quella potrebbe essere una leva per rilanciare la svolta verde nel dopo epidemia. Se lo faremo, anche questa durissima prova dell’emergenza Coronavirus non sarà passata invano e ci avrà insegnato a migliorarci.

Grazie e scusate per aver abusato del vostro tempo.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Zamboni.

Ripasserei la parola alla consigliera Castaldini. Le chiedo se sono stati risolti i problemi di collegamento, così può riprendere il suo intervento.

Consigliera Castaldini?

 

CASTALDINI: Ci sono, grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Bene, a lei la parola.

 

CASTALDINI: Grazie, presidente. Grazie per la pazienza.

Proverò a riprendere il mio intervento. Come hanno fatto già tutti i miei colleghi di tutti i partiti, perché sono intervenuti tutti i partiti, cercherò di ringraziare e di unirmi al ringraziamento sentito, spero non ripetuto, a tutto quello che vediamo in questi giorni, alla fatica di un lavoro quasi eroico da parte di tutti, da parte dei sanitari, da parte delle persone che stanno lavorando e stanno cercando di dare un servizio alla comunità. Da qui partirà la mia riflessione, che avrà a cuore quattro preoccupazioni. È un appello rivolto non solamente al presidente di questa Regione, ma anche a tutta la Giunta perché credo che in questo momento, se è vero che c’è, come ha detto questa mattina, un’emergenza sanitaria, che prende tutti noi, con una preoccupazione per tutti noi, questa emergenza sanitaria, però, non è prioritaria. Credo che oggi non ci siano emergenze particolari, ma tutto è emergenza. È emergenza il lavoro, è emergenza l’impresa, è emergenza tutto quello che accadrà dopo insieme al disastro che sta accadendo adesso.

Per dire “andrà tutto bene” bisogna avere delle basi politiche da cui partire, bisogna cioè che noi ricominciamo a fare sul serio il nostro lavoro. È per quello che dividerò e cercherò di fare un appello anche a tutti gli assessori che devono essere coinvolti in questa grande emergenza e comincerò non parlando di Europa, perché non è questo ciò che a noi compete, ma parlando di quello che ancora e meglio può fare questa Regione, perché sono certa che ci voglia la collaborazione di tutti, un vero e proprio gruppo di lavoro, non solamente un tavolo tecnico.

Tutte le persone che lavorano all’interno della Regione credo possano dare il proprio contributo per affrontare questa emergenza, così come è stato per il territorio e per il terremoto quando è avvenuto nel nostro territorio appunto. Credo che sia fondamentale in primo luogo la questione sanitaria. Da tutta l’Emilia-Romagna, da tutti i territori che ho avuto modo di ascoltare in questi giorni ci viene chiesto, viene chiesto a noi, viene chiesto alla Giunta viene chiesto al presidente Bonaccini di avere una chiarezza di comunicazione, cioè che tutti i dati vengano offerti alla popolazione per capire meglio, per essere più consapevoli, per poter comprendere qual è oggi l’emergenza.

Abbiamo bisogno che tutti i Comuni vengano messi in rete il più possibile. Abbiamo bisogno di capire, oltre all’impegno importantissimo che è stato preso stamattina, quale sarà l’impiego dei tamponi e soprattutto vorremmo che si mettesse a tema tutto quello che oggi non viene detto. Ovvero, c’è un tema grandissimo, che è quello della quarantena, di cui ancora si parla poco. Vorremmo capire se chi viene messo in quarantena ha gli strumenti per poi quella quarantena poterla fare. Moltissime persone all’interno del nostro territorio non hanno la possibilità di avere case adeguate, non hanno la possibilità di trovare luoghi dove stare isolati dalla propria famiglia.

Si è parlato spesso nel dibattito politico di questi hotel messi a disposizione oppure luoghi privati, sanità privata che poteva essere messa a disposizione per fare quarantene adeguate. Ecco, noi chiediamo un piano programmatico esattamente su chi viene dimesso dagli ospedali o chi, non ospedalizzato, è costretto a stare in quarantena e non ha la possibilità di farla.

Ricordiamo il dramma dei presìdi sanitari. Manca il materiale, lo sapete, l’hanno ribadito moltissimi colleghi, manca moltissimo materiale a tutte quelle persone che vivono ogni giorno situazioni di emergenza: medici di base, farmacisti, forze dell’ordine e ancora persone che in questo momento stanno lavorando (e su questo ritornerò) all’interno delle case di cura. Chi sta operando in questo momento e sta facendo un servizio fondamentale per i nostri anziani si trova a dover vivere una situazione molto particolare, ovvero quella di chiedere con una voce forte, ma soprattutto non sa a chi chiedere, presìdi sanitari oggi indispensabili.

Secondo punto, il lavoro. Assessore Colla, io mi rivolgo a lei, perché se è vero che un passo importantissimo è stato fatto per la cassa integrazione, per la richiesta anche di cooperative, punto fondamentale, soprattutto per opere piccole, opere che io conosco in particolare, per la mia competenza, che sono ad esempio le opere educative. È stato fatto un passo importantissimo, dicevo, per la cassa integrazione.

Ecco, assessore, porto a lei, chiaramente dopo che al presidente Bonaccini, il grido di chi in questo momento si trova a chiedere la cassa integrazione per le proprie imprese o per le proprie cooperative. Molte volte i sindacati, alcuni sindacati , è stato riferito, ad esempio, di certe sigle in particolare, dicono all’imprenditore che la cassa integrazione deve essere anticipata dal datore di lavoro, quel datore di lavoro che oggi, o a brevissimo, non avrà soldi per poter mandare avanti la propria attività. Molti imprenditori stanno ripetendo la gravità di questa cosa. La cassa integrazione non può essere anticipata dal datore di lavoro. La cassa integrazione, che è stata fortemente voluta da voi come una cosa giustissima, il primo aiuto per evitare le uscite delle nostre imprese, ecco questa cassa integrazione non si può neanche immaginare possa essere anticipata dai datori di lavoro.

Terzo punto, gli anziani. Assessore Schlein, mi rivolgo a lei. Mi rivolgo a lei perché noi l’abbiamo conosciuta in una campagna elettorale dove ha sempre dimostrato di essere attenta a determinati temi. Questa, oggi, e cioè i nostri anziani, è l’emergenza più importante, è l’emergenza che oggi è al pari, quasi, a breve, dell’emergenza sanitaria. Ci sono moltissime strutture che ci stanno segnalando la difficoltà di poter agire, di poter domandare, per chiedere…

Guardi, non bisogna andare lontano. Basta guardare all’interno della Regione Emilia-Romagna, alle aziende dei servizi alla persona. Basta anche solo provare a fare un tavolo di lavoro serio, provare a lavorare in maniera incessante rispetto alle esigenze che quel mondo chiede. Stiamo vedendo – questo ci dice l’attualità – una situazione sempre più grave. Gli anziani sono l’aspetto più debole e anche per quanto riguarda la domiciliarità è stato appena firmato un atto per tutelare i volontari e le tante associazioni, il no profit, che si sta impegnando per andare a casa dei nostri anziani, ma c’è bisogno di un coordinamento grande. Mentre l’assessore Venturi e il presidente Bonaccini sono in prima linea dal punto di vista sanitario, credo profondamente e fermamente che ci debba essere un gruppo di lavoro che altrettanto abbia in mente tutti i punti delicati che stanno via via prendendo una strada davvero molto problematica.

Quarto aspetto, l’aspetto dell’educazione. Stiamo vivendo un momento dove moltissime scuole, moltissimi docenti stanno facendo del loro meglio per provare a dare un servizio di formazione anche di livello. Per questo ringrazio anche quella categoria, che dal giorno dopo l’emergenza e da quasi subito dopo la chiusura delle scuole ha offerto un servizio e una didattica adeguata.

Ho sentito questa mattina che si è deciso di dare contributi per i servizi che i Comuni non stanno più dando. Ad esempio, si daranno dei soldi per le tariffe degli asili nido, per i servizi per bambini da 0 a 6 anni. Ricordo che insieme a quei servizi pubblici, insieme ai servizi degli asili comunali, insieme ai nidi e alle scuole materne comunali e statali, esiste un mondo che è quello paritario, delle scuole paritarie, con circa 75.000 alunni, 992 scuole nel nostro territorio.

Il 12 per cento della popolazione scolastica frequenta le scuole paritarie, scuole indispensabili in alcuni territori, altrimenti non ci sarebbe neanche la possibilità di avere un servizio, come ad esempio alcune scuole materne in piccoli paesi. In quelle scuole, oggi, a molti è stata data la possibilità di andare in cassa integrazione, per fortuna, però ricordo che molti genitori si troveranno a non poter più pagare rette a causa della crisi economica che sta arrivando, che è qui ed ora.

Questo metterà in crisi un sistema già da settembre. Ed è per questo che è fondamentale, oltre che pensare ai bambini che vanno negli asili, alle famiglie a cui per fortuna è stata data la possibilità di non pagare la retta in questo periodo di difficoltà oggettiva, le famiglie delle scuole paritarie non possono essere trattate diversamente dalle altre famiglie. Sono famiglie che molte volte, appunto, non avranno neanche più la possibilità ad oggi, molte sicuramente a settembre, di poter accedere a quel servizio.

Da qui credo che occorra una riflessione seria, profonda e approfondita sul ruolo che moltissime associazioni e cooperative hanno nel sostenere un servizio che è in tutto e per tutto pubblico e che aiuterà sempre di più in un momento di crisi il pubblico a offrire determinati servizi. Io ringrazio, in questa occasione, il lavoro che i corpi intermedi hanno ricominciato a fare, cioè a essere un punto fondamentale di raccordo tra questa Regione e i cittadini. Ecco, noi insieme a loro torniamo ad avere esattamente questo compito, cioè a fare bene il nostro lavoro, a provare a portare istanze fondamentali, a provare a portare alle orecchie di chi, non per cattiva volontà, forse non può giustamente arrivare da tutte le parti, in tutti i comuni, in tutte le città. Ed è per quello che il funzionamento di tutti i Consigli comunali è fondamentale. Che la democrazia ricominci a funzionare è altrettanto fondamentale.

È vero, ci siamo oggi incontrati per la prima volta per parlare di Coronavirus ma, presidente, ci sono ancora molti Comuni che sono in grossa difficoltà a fare i Consigli comunali, anche se le strumentazioni ci sono. Non è solamente una mancanza di democrazia, ma è anche una mancanza di ascolto, perché oggi i cittadini molte volte, oltre ad aver riscoperto corpi intermedi, associazioni di categoria, persone a cui chiamare nel momento del bisogno, hanno la necessità di ricominciare a sperare che un politico possa ascoltare e portare le istanze.

Mi sarebbe piaciuto, in questa seduta, provare a costruire un documento insieme a tutta l’opposizione, ma è chiaro che le condizioni in cui oggi ci troviamo sono condizioni difficili per poter immaginare insieme una proposta comune per fare un passo in più, per sollecitare una politica più attenta, più capace di ascoltare. Oltre a noi, c’è il compito fondamentale della Giunta e alla Giunta chiedo di informare ALPAI, sempre, di tutte le attività che si stanno facendo. Ci sono canali istituzionali, ci sono tantissime modalità per comunicare le cose che si stanno facendo e per provare, almeno in questo tempo, a fare insieme anche all’opposizione un pezzo di strada e ascoltare le sollecitazioni che ci sono.

Io auguro veramente a tutti un buon lavoro. Noi abbiamo un compito storico, quello di ricominciare a ricostruire un pezzo di società. Guardate, presidente e colleghi consiglieri, io non so quanti di voi - credo tutti - abbiano vissuto nella propria vita un dolore profondo come la mancanza di una persona cara. Tutti, più o meno. Soprattutto in questo momento ci viene spesso da pensare che cosa vuol dire per le persone che hanno cari all’ospedale non poterle neanche accompagnare nell’ultimo momento. Noi non abbiamo vissuto quello. La cosa che mi ha sempre colpito, nei momenti più tristi, al di là della riflessione sulla morte e sulla vita, è sempre il fatto che il giorno dopo non si può aspettare. Bisogna inevitabilmente ricominciare a vivere, che vuol dire accompagnare i figli a scuola, andare a fare la spesa e provare a ricominciare a ricostruire un pezzo di vita. Oggi noi abbiamo questo grande compito: provare a ricostruire.

Grazie al presidente, grazie ai colleghi consiglieri. Auguri a noi per il lavoro che abbiamo e auguri al presidente e alla Giunta, con cui spero di poter collaborare il prima possibile.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera.

Adesso passo la parola al consigliere Barcaiuolo, si prepari il consigliere Taruffi.

Prego, consigliere Barcaiuolo. Ha sette minuti a disposizione per il suo Gruppo. Le restano sette minuti. Prego.

 

BARCAIUOLO: Grazie, presidente. Un saluto ai colleghi consiglieri e ai membri della Giunta presenti.

Il presidente Bonaccini, oggi, nella sua informativa ha parlato, credo non a torto, di guerra vera e propria rispetto a un’emergenza sicuramente non prevista e non preventivabile. Noi crediamo e vogliamo con forza non essere disertori e combattere in prima linea a tutti i livelli, a livello regionale e anche a livello nazionale, nei confronti di questa vera e propria sfida del nostro tempo.

Per fare questo è evidente che il coinvolgimento deve essere un coinvolgimento diverso rispetto a quello che c’è stato da inizio legislatura ad oggi.

Mi rendo conto delle difficoltà che hanno fatto, di fatto, combaciare l’inizio della legislatura con questo drammatico problema, ma è chiaro che riunirci oggi dopo più di un mese e riunire oggi l’unico organo democraticamente eletto qual è l’Assemblea legislativa ovviamente oltre alla carica monocratica del presidente lo ritengo e lo riteniamo un ritardo difficilmente accettabile, così come le comunicazioni che in questo mese si sono susseguite a volte esclusivamente nella Conferenza dei Capigruppo e spesso anche in quella Conferenza dei Capigruppo in modo successivo a quanto alcune ordinanze della Regione fossero state comunicate alla stampa.

Detto questo, è chiaro che oggi noi ci saremmo aspettati o io mi sarei aspettato dal presidente Bonaccini, oltre che ai numeri e comunque a una ampia e sicuramente legittima relazione di quello che è stato fatto in questo tempo, qualcosa in più su alcuni aspetti anche numerici su cui è evidente che un interrogativo forte c’è.

Mi riferisco, ovviamente, alla percentuale di mortalità che ci vede sopra la media nazionale rispetto al numero dei contagiati e ci vede di gran lunga sopra ad altre regioni che, a parte la Lombardia, noi siamo secondi come media nazionale di deceduti con l’11,52 per cento di quelli che sono stati contagiati rispetto comunque a un sistema di tamponatura e di tamponi probabilmente ancora insufficiente, come è stato giustamente riportato in alcuni interventi precedenti. Rispetto a questo vorrei capire e chiedo verosimilmente al presidente e al commissario, oltre che all’assessore alla sanità, se questi numeri implicano il fatto che il nostro sistema sanitario sta avendo un carico che inizia a far fatica a reggere o seppure questi dati sono da prendere comunque con le molle e vanno inquadrati in altri tipi di contesti.

È chiaro che la sfida che ci aspetta davanti – è stato giustamente detto in tanti degli interventi precedenti – è una sfida epocale. C’è un’emergenza sanitaria che va combattuta con forza, ma sono convinto che con fatica e nonostante gli errori che sono stati commessi, perché non possiamo non dimenticare che il Governo italiano in una propria delibera già il 30 gennaio parlava di stato di emergenza che sarebbe durato sei mesi e soltanto il 24 febbraio operava la prima restrizione con le prime zone rosse e poi un susseguirsi di altri dieci decreti del presidente del Consiglio dei ministri a cui sono spesso seguite ordinanze regionali che andavano a correggere o a contestualizzare meglio il tema.

Non è, ovviamente, tema di oggi cercare o sollevare polemiche da questo punto di vista perché credo veramente che dobbiamo tutti guardare nella stessa direzione a prescindere da quelle che siano le nostre visioni del mondo e le nostre priorità, perché sicuramente il tema sanitario è, come detto, fondamentale, ma sono convinto che si potrà superare, ma ciò che ci aspetterà subito dopo e che già oggi vede le proprie deficienze che si sviluppano quotidianamente in ogni territorio è un sistema economico, è il tessuto connettivo della nostra società che rischia realmente di non reggere.

Per questo non sono sufficienti i 25 miliardi del Cura Italia, non saranno sufficienti gli eventuali altri 25 miliardi per ora annunciati, vedremo, e a questo seguiranno reazioni, serve un qualcosa di più, serve che l’Europa faccia quello che non ha mai fatto e da destra noi siamo sempre stati europeisti convinti e abbiamo sempre criticato chi in questi ultimi anni ha cercato di essere euroinomane, cioè a condividere a prescindere e senza nessuna criticità tutto ciò che veniva detto dall’Europa, che spesso non rappresentava l’Europa, ma semplicemente gli interessi di alcuni Paesi.

Chiudo citando alcune particolarità su cui la Regione può e deve intervenire. È stato detto che i tamponi, i dispositivi di protezione, le mascherine per i sanitari, per le forze dell’ordine, per la Polizia municipale, per i lavoratori delle aziende di trasporto, un interrogativo sui posti letto anche in prospettiva di un eventuale aumento di casi di ricoveri ospedalieri e il problema in parte forse risolto della certificazione di quelle aziende che vogliono convertire la propria produzione appunto in DPI, la domanda sulla sanificazione delle strade. Poi, è stato giustamente detto dall’intervento che mi ha preceduto della consigliera Castaldini, c’è il problema anche degli enti locali.

Come Regione abbiamo sicuramente il dovere di dare un input da questo punto di vista, siamo in tempo, tra l’altro, di approvazione di bilancio. Sono troppi i Consigli comunali che in maniera difforme sono convocati, chi convocando i Consigli comunali normalmente, chi in remoto e chi con modalità mista. Non si riesce a capire quale sia la linea. Credo che la Regione abbia anche questo compito e credo che attraverso anche il CAL possa sicuramente intervenire con urgenza in questo perché è evidente che il tema dell’approvazione dei bilanci comunali, anche in vista degli eventuali aiuti che negli stessi Comuni possono arrivare per coloro i quali sono colpiti e saranno ancora di più colpiti da questa crisi epocale, è assolutamente fondamentale. 

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere. Passo la parola al consigliere Taruffi. Si prepari la consigliera Bondavalli.

Prego, consigliere Taruffi.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

Io ovviamente parto, come hanno fatto molti colleghi e come credo sia doveroso e indispensabile in questo momento, dal ringraziamento che tutti vogliamo e dobbiamo rivolgere a tutto il personale sanitario, della protezione civile, ai lavoratori delle Forze dell’ordine, del volontariato, ai farmacisti e a tutte le persone che lavorano in settori strategici, che sono rimasti aperti e che tutti i giorni stanno continuando a lavorare.

Voglio rivolgere anche un pensiero alle persone decedute e ai loro familiari. Credo che siamo di fronte a numeri per certi aspetti davvero impressionanti, quindi non possiamo che unirci al dolore di quelle famiglie e di quelle persone.

Siamo in una situazione – da qui volevo partire – di una gravità e di una complessità che non ha paragoni nella storia recente delle nostre democrazie occidentali, per gravità e per complessità, per settori coinvolti, per dinamiche che questa pandemia ha prodotto e sta producendo.

Mi fa piacere, e lo dico non polemicamente, ma solo come nota a margine, che i toni utilizzati da tutti i consiglieri che sono intervenuti, da tutti i Gruppi, siano stati molto sul merito delle questioni e abbiano palesato una consapevolezza della gravità del momento, a differenza di quanto, ad esempio, abbiamo ascoltato nell’ultimo Consiglio, quando qualche collega, che oggi peraltro si è dimesso, era intervenuto, proprio il 28 febbraio scorso, denunciando quasi uno stato di polizia, come se fossimo tutti preda di una sorta di illusione generalizzata.

In qualche modo credo sia anche giusto ricordare questo, quello che succedeva anche solo un mese fa nella nostra aula, nella prima e purtroppo sino ad oggi l’unica occasione in cui ci siamo potuti incontrare.

Sono partito dalla gravità della situazione, dalla complessità che oggi non sfugge a nessuno perché tra i colleghi che sono intervenuti, dopo dirò qualcosa su questo punto, ho sentito, anche da Michele Barcaiuolo, che mi ha preceduto, osservazioni, ovviamente tutte legittime, sul merito delle questioni e sulle modalità con le quali la Giunta è intervenuta.

In via generale, credo che errori, contraddizioni anche negli atti e imprecisioni fossero inevitabili, viste la complessità e la difficoltà della situazione a cui siamo di fronte. Lo dico perché quando in una democrazia evoluta, in una democrazia complessa, in una società articolata e complessa devono essere assunte decisioni così gravose, così complesse, così difficili in pochissimo tempo, fronteggiando una cosa che nessuna società occidentale, nessuna democrazia occidentale ha mai dovuto affrontare, è impensabile che non ci siano anche errori umani. Siamo di fronte a una prima volta assoluta per tutti e credo che questo dovrebbe essere il patrimonio col quale tutti quanti proviamo a misurarci.

Partiamo anche da una riflessione generale, nei pochi minuti che proverò a utilizzare voglio svolgere questo ragionamento, e parlando di democrazie occidentali non possiamo non fare riferimento a quella che è la casa comune europea, e dire alcune cose semplici. Così com’è, l’Unione europea non serve più a nessuno, perché così è se, di fronte al dramma che stiamo vivendo, la situazione drammatica che riguarda le imprese, i lavoratori e le famiglie, riguarda la salute, il bene primario, quello che sta al di sopra di tutti gli altri, l’Unione europea balbetta, non riesce ad assumere una posizione comune. Addirittura, se nella drammatica riunione di ieri, vediamo che alcuni Paesi, a partire dall’Austria del sovranista Kurz (giusto per avere, anche in termini politici, qualche riferimento), assumono le posizioni che abbiamo visto, ecco che allora dobbiamo dire che effettivamente quel tipo di atteggiamento, quel tipo di posizionamento sta distruggendo l’Europa. O l’Europa riesce a ricostruirsi un’identità politica fondata su altre basi, oppure effettivamente la pandemia lascerà sul terreno, oltre che purtroppo tanti decessi delle persone, anche il cadavere dell’Europa, perché così non serve effettivamente più a nessuno.

Parliamo del Governo italiano, e poi arriverò alla Regione, però voglio spendere due parole anche su questo. Il 30 gennaio il Consiglio dei ministri ha deliberato la richiesta di stato di emergenza, lo ha fatto per un arco temporale di sei mesi, lo ha fatto rispettando le leggi, lo ha fatto sulla base di quella che in quel momento era l’indicazione che arrivava dall’Organizzazione mondiale della sanità. Quindi, l’intervento dal mio punto di vista è stato quanto mai tempestivo. 

Dopodiché, i decreti che si sono succeduti, nella condizione che richiamavo prima, hanno sostanzialmente cercato di tradurre in una società democratica, per la prima volta in un Paese occidentale, provvedimenti che solitamente conosciamo come assunti da Paesi che non hanno un proprio fondamento nella democrazia. Quindi, non era semplice tradurre in termini veloci e in termini molto immediati quei provvedimenti.

Ricordo che qualcuno alla fine di febbraio, mentre si assumeva la gravità della situazione, qualche altro rappresentante che siede in Parlamento, al Senato particolarmente, chiedeva, al contrario, di liberare tutto, di riaprire tutto, di togliere lacci e lacciuoli e far correre la società. Per dire che cosa abbiamo detto e da dove siamo passati.

In questo contesto voglio rivendicare con forza che nella Finanziaria approvata dal Parlamento a dicembre, dopo tanti anni, ci sono 4 miliardi in più, sono stati messi 4 miliardi in più al finanziamento del sistema sanitario nazionale, 2 miliardi per il personale e 2 miliardi per le infrastrutture e le tecnologie.

Visto che oggi è patrimonio comune che la sanità pubblica sia un fondamento su cui poggiare gli investimenti futuri e sia un patrimonio indissolubile e assolutamente straordinario, tutti oggi abbiamo aperto i nostri interventi ringraziando il personale sanitario e tutte le strutture sanitarie, chi lavora nelle strutture sanitarie, voglio ricordare che noi veniamo da trent’anni di tagli sulla sanità, trent’anni in cui si è proceduto verso la privatizzazione del sistema sanitario, si è provato in alcuni casi a smantellare, addirittura, il sistema sanitario. Per fortuna non si è riusciti, per tante ragioni: per merito dei corpi intermedi, per merito anche di qualcuno che si è opposto con forza. Però oggi, che è patrimonio comune che la sanità pubblica debba essere rilanciata, voglio rivendicare che questo Governo, tanto bistrattato, nella Finanziaria di dicembre 4 miliardi in più li aveva messi proprio per finanziare il servizio sanitario nazionale, con una manovra assolutamente in controtendenza rispetto, ripeto, agli ultimi venticinque o trent’anni.

Ovviamente, non voglio dire con questo che non ci siano stati errori o che le cose non potessero essere gestite, anche da un punto di vista comunicativo, in modo diverso, però credo che alcuni puntini vadano precisati. Arriviamo alla Regione. Voglio ringraziare, per il lavoro che ha fatto, il presidente Bonaccini e per quello che ha fatto e sta facendo la Giunta. Qualcuno si è lamentato del mancato coinvolgimento rispetto al rapporto con l’organo esecutivo della Regione. Ricordo che siamo l’unica Regione, delle quattro del nord più coinvolte, che ha istituito, attraverso un accordo tra Capigruppo e Presidenza, due incontri settimanali, nei quali facciamo il punto della situazione, rivolgiamo domande e abbiamo risposte. Le altre Regioni questo atteggiamento da parte della Presidenza, da parte del presidente, del sottosegretario semplicemente se lo sognano. Basta che parliate con i vostri colleghi per saperlo. Voglio ringraziare, dicevo, per il lavoro svolto, per la tempestività con la quale sono intervenuti e anche, in certi casi, per aver in qualche modo spinto anche il Governo ad assumere provvedimenti un pochino più restrittivi rispetto, ad esempio, alla circolazione delle persone.

Un’osservazione, però, la voglio fare. Riguarda il tema, di cui ho parlato in apertura, del mondo del lavoro. Secondo me, si poteva e si doveva chiudere prima e di più i settori produttivi. Ci sono migliaia e migliaia di lavoratori che per settimane hanno continuato ad uscire di casa andando sul proprio posto di lavoro, anche in ambiti non essenziali e non strategici. Su questo credo che una riflessione sarebbe opportuno farla, con tutta la consapevolezza della difficoltà del momento e con la piena consapevolezza che emettere un’ordinanza di sospensione per le attività produttive può, in certi casi, addirittura essere devastante per l’attività produttiva stessa e per la rete di quell’attività. Però oggi abbiamo di fronte a noi una situazione in cui, ancora una volta, dobbiamo affermare con forza che il bene primario è quello della salute di tutti, ovviamente anche e soprattutto dei lavoratori.

Ho voluto ricordare questi passaggi perché, di fronte ai numeri che abbiamo in Regione, a ieri 10.800 contagiati, oltre 1.100 decessi, 300 ricoverati in terapia intensiva, senza uno sforzo, senza la prontezza, senza la capacità con cui il sistema sanitario regionale e il sistema di Protezione civile hanno risposto, noi oggi saremmo di fronte, probabilmente, ad una situazione ancora più drammatica. Il sistema sanitario, pur con le tantissime difficoltà che tutti conosciamo, sta reagendo e ha reagito. La situazione dal punto di vista, ad esempio, della terapia intensiva è diversa da altre regioni a noi vicine: è ancora fortunatamente sotto controllo, anche grazie allo sforzo straordinario che è stato assunto per ampliare posti letto, in particolar modo di terapia intensiva.

Credo che il rapporto con la sanità creato anche in questa Regione vada rimesso in discussione. Adesso stanno arrivando anche accordi con la sanità privata da questo punto di vista, però credo che per tutti quanti noi, in Italia e in Emilia-Romagna, dove pure abbiamo le eccellenze che conosciamo, la stella polare debba essere, d’ora in poi, sempre più e con certezza assoluta la sanità pubblica. Quindi, tutte le risorse che noi possiamo investire le dobbiamo mettere lì, a finanziare la sanità pubblica, perché in questa crisi i fondamentali stanno emergendo, la sanità pubblica, i servizi pubblici e il lavoro, come ricordavo prima.

Voglio ringraziare anche per il lavoro che è stato fatto, così provo anche a dare non una risposta, ma un passaggio rispetto alle considerazioni che ha svolto la consigliera Castaldini sul lavoro che è stato fatto sul welfare. Il tavolo a cui si faceva riferimento in realtà esiste, c’è un lavoro di coordinamento che l’assessore e vicepresidente Schlein sta facendo proprio con quel mondo, che ovviamente più di altri soffrirà una volta che la crisi sarà passata. Siamo ben consapevoli di quanto sul sociale sarà necessario investire e soprattutto riorganizzare anche da un punto di vista complessivo quel settore e quell’ambito.

Chiudo con un passaggio che mi sta molto a cuore. Oggi abbiamo insediato le Commissioni e, quindi, abbiamo ridato piena agibilità alla Regione, lo abbiamo fatto in un momento molto complicato e molto difficile, però era fondamentale farlo perché, se l’emergenza può essere gestita con ordinanze e con atti che spettano al presidente o alla Giunta, è chiaro che la prospettiva e anche la ricostruzione da un punto di vista sociale ed economico che questa epidemia lascerà non possono che passare da provvedimenti che devono avere la forza di legge. Quindi, servono leggi regionali, dobbiamo mettere in campo probabilmente misure speciali, straordinarie. Dovremo riorganizzare, probabilmente, le poste di bilancio che abbiamo approvato nella previsione di bilancio per il 2020, perché questa crisi cambia tutto. È inutile girarci intorno: sarà ancora lunga, sarà difficile, non dobbiamo farci illusioni, e sarà molto complicato uscirne cercando di risolvere i tanti problemi che avremo di fronte e che questa epidemia lascerà sul terreno.

Concludo, quindi, ribadendo la necessità dell’importanza dell’operatività della Regione negli organi e della funzionalità della rappresentanza democratica, alla quale ovviamente, come ben sapete, sono molto sensibile, con un’annotazione. Oggi siamo in una condizione di transizione tra una legislatura e l’altro, abbiamo avviato la nostra legislatura con la crisi della quale purtroppo stiamo parlando anche adesso, quindi voglio chiudere dicendo questo: pensate che cosa sarebbe successo a questa Regione se oggi fossimo, ad esempio, in esercizio provvisorio, cioè se non avessimo approvato il bilancio di previsione 2020 a dicembre dell’anno scorso, ma fossimo andati a votare prima e fossimo oggi nella condizione di dover oltretutto gestire questa crisi con l’esercizio provvisorio, che avrebbe voluto dire l’impossibilità di adottare le misure straordinarie a cui il presidente ha fatto riferimento, l’impossibilità di andare oltre ai dodicesimi di spesa per ogni mese, la necessità in queste condizioni di approvare il bilancio. Lo dico a futura memoria, perché ogni tanto anche fra di noi dobbiamo ricordarci - nei prossimi mesi ne avremo grande necessità - che uno dei servizi più grandi che possiamo fare come esponenti politici eletti dai cittadini è avere sempre in mente che prima della politica, prima delle convenienze politiche e qualche volta di partito ci sono le Istituzioni. Il servizio migliore che possiamo fare è preservare le Istituzioni, cercando di dare continuità, perché non sappiamo quello che potrà accadere domani. Quindi, quando facciamo le nostre scelte, dobbiamo sempre pensare al domani e a quello che potrebbe succedere. Pertanto, nei prossimi mesi dovremo ragionare e legiferare esattamente con questo stesso principio che richiamavo, perché saranno mesi molto difficili, molto duri, e penso che non sarà breve, e penso che avremo un ruolo importante nella misura in cui sapremo spiegare ai cittadini quello che sta succedendo e quello che succederà, e soprattutto, e concludo, se avremo la capacità e la forza di mettere in campo misure straordinarie, perché quella che stiamo vivendo è una guerra, quindi per superare le guerre serve una ricostruzione, e la ricostruzione si fa solo con uno spirito unitario.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Taruffi.

Passo la parola alla consigliera Bondavalli, a seguire il consigliere Tagliaferri.

 

BONDAVALLI: Grazie, presidente. Solo per dire che rinuncio al mio intervento, ma chiedo che venga lasciato agli atti di questa seduta.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie a lei, consigliera.

Consigliere Tagliaferri, prego.

 

TAGLIAFERRI: Ai fini di snellire i lavori di questa Assemblea così complessa, comunico che anch’io rinuncio all’intervento orale e che ho già inviato il mio intervento via e-mail alla Direzione generale, affinché venga inserito interamente nel verbale di questa Assemblea.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Perfetto. Sarà fatto. Grazie a lei.

Adesso passo la parola alla consigliera Gibertoni. Io, oltre alla consigliera Gibertoni, ho altri due consiglieri, quindi altri tre interventi, Gibertoni, Tarasconi e Rossi.

Prego, consigliera Gibertoni. Ha sei minuti. Prego.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente.

Io vorrei rilevare…

 

PRESIDENTE (Petitti): La sentiamo un po’ piano. Non so se si può alzare il volume.

 

GIBERTONI: …quella che deve andare, e concordo, a tutte le famiglie, a tutti i cittadini e a tutti gli operatori che sono in prima linea da settimane, se non da mesi, che sono coloro che stanno affrontando nel modo più complesso e con la dedizione che contraddistingue il sistema sanitario di questa regione un’emergenza, che a mio avviso è stata sottovalutata nelle prime fasi - non è vero che non era del tutto prevedibile, ma è stata oggettivamente sottovalutata - e soltanto adesso in qualche modo si è corso ai ripari, però non in modo sufficiente.

Io approfitto di questi cinque o sei minuti che mi restano per andare subito al punto e in particolare rilevare alcune criticità, che peraltro sono già scritte, quasi tutte, all’interno di una qualche decina di atti che io ho già inviato alla Giunta e protocollati, a cui però non ho mai avuto nessuna risposta. Immagino che ci siano i tempi, certo, però alcune cose sono davvero urgenti.

Io ho ricevuto molte segnalazioni di persone o di fondazioni o di associazioni che sono al corrente di ingenti quantitativi di dispositivi di protezione individuale pronti per l’importazione, ma non riescono ad accedere a numeri informativi o a informazioni sia a livello nazionale che più direttamente a livello regionale, e dicono che al telefono non gli viene risposto. Non gli risponderebbe il numero regionale e neanche il numero nazionale. Loro hanno bisogno di informazioni tecniche concrete sulle certificazioni, sulle possibilità di importazioni, sulle destinazioni eccetera.

Stessa cosa per quanto riguarda le riconversioni. Io le chiedevo che fossero subito, ma si sono avviate diverse settimane dopo, qualcuna si è avviata. Probabilmente non sono ancora sufficienti. Anche lì, ci sono diversi tecnici che sarebbero in grado di aggiungere alle riconversioni che già si fanno ulteriori produzioni di DPI ma non hanno la possibilità di mettersi in contatto per capire tutta una serie di circostanze che potrebbero aiutarli nel convertire la produzione della loro azienda o nell’intervenire presso un’azienda per poterli aiutare. Come hanno fatto altre Regioni, credo che anche la Regione Emilia-Romagna possa essere più chiara oppure fornire un contatto, anche tramite me, se volete farmi sapere cortesemente cosa posso dire a queste persone, oppure un contatto più ampio, che potrebbe essere un bando oppure un sistema informativo più efficiente.

Tra le criticità che invece mi sento di ricordare vi sono quelle che riguardano le persone con disabilità gravi, disabilità cognitive, ad esempio. Penso agli autistici, persone che delle volte non hanno consapevolezza di ciò che sta effettivamente accadendo nella sua complessità e per i quali la gestione quotidiana è molto complicata perché, per esempio, la partecipazione alle attività dei centri diurni significava non il riempimento del tempo libero ma un fatto terapeutico molto importante. Quindi l’assenza della gestione delle persone con disabilità gravi ha gravi ricadute di disagio sulle stesse persone e a volte rende la vita molto difficile anche ai loro familiari, che non hanno aiuti per gestire a sufficienza questo problema.

Alla chiusura dei centri diurni si aggiunge anche la mancata attivazione di assistenza domiciliare adatta ed efficace per questi tipi di disagio.

Le strutture che ospitano gli anziani, è stato detto ma credo che non si ripeta a sufficienza perché continuiamo a vedere contagi, anziani che continuano a contagiarsi e a volte ad essere contagiati dagli stessi operatori sanitari che sono presenti nelle strutture, e addirittura muoiono. Succede in una situazione che grida vendetta ed è di grande dolore e secondo me ho ragione a dire che ci sono persone in condizioni gravi che sono state effettivamente abbandonate. Non dico che sia stato fatto apposta, però sono state abbandonate. Io credo che questo sia qualcosa su cui agire direttamente. Non va avviata una riflessione ma va avviata un’azione importante e di immediato riscatto per una situazione di condanna di questo tipo: chiusi in una struttura senza il sufficiente aiuto e con il virus da debellare.

Circa i tamponi, io propongo che i tamponi vengano fatti a chiunque si sposti per lavoro. Se noi continuiamo semplicemente… I tamponi ovviamente vanno fatti anche agli operatori sanitari, siamo in forte ritardo. E questo io l’ho detto, è scritto negli atti più volte. Però io credo che, al di là delle autocertificazioni, chi si sposta non per la spesa quotidiana, ma chi si sposta in ambienti di lavoro per necessità e perché non può fare diversamente perché la propria azienda e la fabbrica o l’organismo dove lavora non gli dà la possibilità del telelavoro, a queste persone deve essere fornito un tampone. Accanto all’autocertificazione, bisogna che portino la risultanza del fatto che sono risultati negativi al Coronavirus.

Questo è importantissimo. Tanti studi sono ancora aperti, oltre a fabbriche, aziende e ovviamente i servizi essenziali, ma anche liberi professionisti, che delle volte devono andare a lavorare per forza perché sono considerati servizi essenziali, magari a torto. In questo caso è importantissimo attivarsi immediatamente.

L’attivazione dell’assistenza domiciliare, anche infermieristica, specifica per i casi sospetti di COVID non è una realtà operante su tutto il territorio regionale. E poi sembra che i medici di medicina generale non ricevano i dati di tutti i soggetti che, per un motivo o per l’altro, devono rimanere al loro domicilio. Quindi, torniamo a soggetti fragili, anziani e cronici in quarantena o in auto-isolamento che hanno fatto una segnalazione all’azienda ASL...

 

PRESIDENTE (Petitti): Consigliera Gibertoni, sta terminando il tempo. Un altro minuto.

 

GIBERTONI: Mi avvio alla conclusione. Un altro minuto, va bene.

L’emergenza ha evidenziato l’incapacità totale di passare, a mio avviso, da una sanità centrata sui pazienti ricoverati in ospedale a un sistema calibrato sull’assistenza. Cosa voglio dire, quindi, in sintesi? Bisogna implementare in ogni modo possibile la territorialità. I servizi di territorio integrati con i servizi sociali, con i servizi centralizzati presso gli ospedali adesso devono essere la nostra strategia. Soltanto così possiamo cercare di non abbandonare parte, porzioni o frazioni della nostra cittadinanza che non erano in qualche modo state giustamente monitorate o giustamente servite.

In tutto questo, il quadro che non vedo l’ora di poter aprire in videoconferenza e poi in aula è quello dei tagli alla sanità, che sono, peraltro, una grave responsabilità del PD in Regione Emilia-Romagna, che ha tagliato per anni e anni, inconsapevole oppure semplicemente obbedendo a ordini che venivano da leggi nazionali, sbagliatissime, e che ha impoverito e disservito la sanità pubblica, perché probabilmente non ha pensato che delle volte bisogna anche guardare oltre il proprio mandato e non pensare soltanto alla propria poltrona del momento.

Siamo, quindi, in questa condizione. Corriamo dietro l’emergenza. Scegliamo di nuovo la strategia giusta.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Gibertoni.

Consigliera Tarasconi, prego.

Si prepari la consigliera Rossi.

Prego, consigliera Tarasconi.

 

TARASCONI: Grazie, presidente.

Anch’io rinuncio al mio intervento e deposito l’intervento scritto.

 

PRESIDENTE (Petitti): Benissimo. Grazie, consigliera.

Consigliera Rossi, prego.

 

ROSSI: Anche io deposito il mio intervento previsto per l’aula di oggi.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Rossi.

Consigliera Soncini, prego.

 

SONCINI: Grazie, presidente.

Anch’io rinuncio all’intervento. Lo lascio agli atti. Finisco di scriverlo e glielo mando immediatamente.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Bene. A questo punto, non ho altri consiglieri prenotati a parlare.

Vi ringrazio per gli interventi, per il lavoro e per il contributo a questa seconda Assemblea, ai lavori anche straordinari di questa seconda Assemblea.

Ci riaggiorniamo presto per definire i lavori della prossima Assemblea.

Grazie a tutti. Buona serata.

 

La seduta ha termine alle ore 17,00

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Amico Federico ALESSANDRO, Michele BARCAIUOLO, Stefano BARGI, Fabio BERGAMINI, Gianni BESSI, Stefania BONDAVALLI, Massimo BULBI, Stefano CALIANDRO, Valentina CASTALDINI, Maura CATELLANI, Andrea COSTA, Palma COSTI, Gabriele DELMONTE, Marco FABBRI, Michele FACCI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Marco LISEI, Andrea LIVERANI, Francesca MALETTI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Marco MASTACCHI, Lia MONTALTI, Matteo MONTEVECCHI, Antonio MUMOLO, Emiliano OCCHI, Simone PELLONI, Emma PETITTI, Silvia PICCININI, Giulia PIGONI, Marilena PILLATI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Ottavia SONCINI, Valentina STRAGLIATI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Silvia ZAMBONI, Marcella ZAPPATERRA.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il sottosegretario alla Presidenza Davide BARUFFI;

gli assessori: Barbara LORI, Alessio MAMMI, Irene PRIOLO, Paola SALOMONI

 

OGGETTO 81

Comunicazione del Presidente della Giunta, ai sensi dell’art.76 del Regolamento interno dell’Assemblea, su “Aggiornamento in merito a situazione emergenziale legata alla diffusione della sindrome da Covid-19”

 

Interventi scritti

 

BONDAVALLI: grazie presidente, voglio iniziare questo intervento ringraziando tutti coloro che stanno sostenendo questa emergenza con il loro incessante impegno quotidiano. Mi riferisco allo straordinario lavoro che hanno svolto e svolgono medici, infermieri, paramedici e volontari del soccorso; ma non voglio dimenticare i ricercatori che studiano il coronavirus per trovare cure efficaci e lo straordinario sistema della nostra Protezione Civile; ringrazio inoltre la Polizia Locale, le Forze dell’Ordine, gli Amministratori, i volontari e tutti quei cittadini – e sono davvero la maggioranza – che stanno tenendo una condotta responsabile, consapevoli che le misure adottate servono e sono utili a limitare il contagio e i cui sacrifici, ragioni e difficoltà nella gestione della vita quotidiana si possono comprendere; come sono evidenti le paure e le incertezze del mondo del commercio e delle imprese, oltre alla drammatica situazione in cui versa il settore del turismo e della cultura. Sono imprese che rappresentano l’ossatura fondamentale della nostra Regione, un mondo che uscirà profondamente mutato da questa crisi e che ha bisogno di risposte tempestive perché nessuno deve perdere il posto di lavoro e nessuna impresa deve chiudere.

In generale, la sfida a questa emergenza ci mette tutti dinanzi ad un pericolo nuovo per la nostra società, una società che ha paura ma fatica ad esserne consapevole, che vuole reagire ma stenta a comprendere. Io resto convinta che, pur tra le comprensibili primarie incertezze, la politica si sia trovata di fronte ad un nemico nuovo per questa generazione; un nemico che ha impattato in un mondo impreparato - dal punto di vista economico, sociale e sanitario – ad affrontarlo. Tuttavia, ogni giorno ci troviamo a cercare di risolvere tante difficoltà: questa Regione, con un quotidiano e straordinario lavoro del presidente Bonaccini, dei suoi collaboratori e della sua Giunta, ha già deciso diverse e nuove misure a sostegno di famiglie, lavoratori e imprese, ma adesso la priorità resta quella di bloccare il contagio e non far saltare la rete sanitaria. Per questo c’è bisogno anche che il Governo garantisca alle Regioni risposte immediate, a partire dalle esigenze essenziali, come quella dei dispositivi di protezione individuale, il cui fabbisogno quotidiano non è ancora assicurato nella sua compiutezza.

Fatta salva la necessità di assicurarli a tutto il personale medico e infermieristico, esigenza ad oggi soddisfatta, non di minore importanza risulta garantirla a tutto il comparto sociosanitario, con particolare riferimento alle Case Protette per anziani. Esse infatti, diffuse in modo capillare in tutto il territorio regionale, ospitano le persone che, in ragione della loro età, risultano le più esposte al virus. Ne consegue che gli operatori che agiscono nelle Cra necessitano delle massime protezioni possibili. È di certo importante in questa direzione il ruolo esercitato dalla Regione nello stimolare la riconversione di una parte del tessuto imprenditoriale interno alla produzione in particolare di mascherine, ma assicurare la necessaria protezione ai soggetti fragili e a chi lavora per loro è un tassello fondamentale per limitare la propagazione del virus e per tutelare la vita di ospiti e operatori di quelle strutture.

Le società complesse recano sempre con sé anche ambiti di fragilità, ma una società evoluta, pur se in una condizione di grave emergenza come quella attuale, deve saper conservare la lucidità per occuparsi in via prioritaria di coloro che si trovano in condizione di debolezza. Per questo, accanto agli anziani, un’attenzione particolare deve essere riservata al delicato mondo delle diverse abilità. La necessaria disposta chiusura nell’emergenza di scuole e centri semi residenziali o socioccupazionali mette in difficoltà persone che, nell’interruzione della quotidianità dei propri progetti di vita, rischiano di compromettere gli equilibri raggiunti. Senza dimenticare il peso della difficoltà che ricade sulle rispettive famiglie. Penso ad esempio alle situazioni di autismo. Così, nel riconoscere l’importante lavoro che l’Assessorato della Vicepresidente Schlein sta svolgendo a riguardo, mi sento di sostenere che ogni azione che possa essere messa in campo per la salvaguardia e il benessere di queste fragilità debba essere compiuta. È infatti un elemento che definisce il grado di maturità di una comunità. Così come concorre alla stessa finalità la capacità delle istituzioni, indistintamente, maggioranza e minoranza, di saper arricchire, a maggior ragione in una prova così severa come quella che stiamo vivendo, il dibattito in modo sì plurale, ma evitando polemiche e discussioni di parte. È reale la necessità assoluta di farsi guidare unicamente da un atteggiamento costruttivo, ponendo sul tavolo un confronto di idee possibile per trovare la migliore delle soluzioni per il bene delle nostre comunità. È questo che si aspettano da noi i cittadini che rappresentiamo.

Un ultimo ma sentitissimo pensiero va a tutti coloro che hanno perso i propri cari in questa emergenza, senza nemmeno poterli assistere o salutare: a loro va il mio abbraccio e tutta la mia vicinanza. Grazie.

 

TAGLIAFERRI: Presidente, colleghi, la politica e lattività istituzionale e amministrativa non possono fermarsi, tanto meno il confronto tra esecutivi, maggioranze e opposizioni in Parlamento come in Assemblea legislativa, soprattutto in momenti come lattuale.

Viviamo circostanze emergenziali. C’è chi le ha paragonate a una situazione bellica a cui devono corrispondere provvedimenti eccezionali.

La preoccupazione è che si possa andare oltre e che si possano configurare sbandamenti che in qualche modo limitino o erodano diritti e libertà fondamentali fissati dalla Costituzione. Libertà e diritti fino a ieri non negoziali e che al più presto dovranno tornare tali. Ma nel frattempo si devono anche dare garanzie ai cittadini che questi sacrosanti principi democratici saranno preservati almeno attraverso il dibattito, il confronto politico tra tutte le forze rappresentative della comunità regionale.

Un confronto importante, meditato e approfondito.

Per questo sono convinto che lAula consigliare come il Parlamento debbano rimanere aperti e attivi, dove aperto non significa porte spalancate, ma significa attività legislativa, dibattito, confronto, controllo.

Siamo tutti daccordo che la salute pubblica oggi è al primo posto, ma questo non significa che dobbiamo mettere al secondo posto principi basilari della nostra identità di democrazia parlamentare, basata su principi e diritti, dove le decisioni, soprattutto quelle fondamentali, sono frutto di accordi e discussioni. Posso anche capire che nellemergenza possa rendersi necessario assumere decisioni subitanee da parte degli esecutivi. Ma non deve diventare una comoda scusa o una pericolosa abitudine.

Perchéé in questo caso, ci si dovrebbero assumere anche le responsabilità di errori che sono già stati compiuti ma che sembra, leggendo comunicati e dichiarazioni, non abbiano padri.

Proprio per questo ritengo che sarebbero necessarie occasioni di confronto più frequenti tra il Presidente della Regione e i gruppi politici in Assemblea sui temi che più coinvolgono i nostri concittadini, per spiegare e capire la ratio, lopportunità e soprattutto lutilità e gli obiettivi di certe decisioni, di certi pronunciamenti, di certe ordinanze che sembrano lontane anni luce dalla realtà che la gente, gli operatori sanitari, il tessuto imprenditoriale, i lavoratori stanno vivendo sulle proprie spalle.

Egregio Presidente Bonaccini, non prenda esempio dal premier Conte, è il modello sbagliato.

Ma non prenda esempio neppure dal Capo dello Stato, che in queste settimane brilla per levanescenza più che per la presenza vicino agli italiani che sono smarriti, impauriti, preoccupati per il futuro e avrebbero necessità di essere rassicurati, accompagnati, capiti.

Si è accorto, presidente, che il modello tanto decantato della sanità emiliano romagnola, nellemergenza attuale, ha mostrato segni di debolezza strutturale che preoccupano, si è accorto che chi opera nella sanità non può contare neppure sui minimi presidi di sicurezza, che chi è più debole fra i nostri concittadini non ha tutele?

Si è accorto, signor Presidente, che la nostra rete commerciale, i nostri imprenditori, le partite IVA, i professionisti sono in ginocchio?

Tra decreti emanati dal Presidente del Consiglio e ordinanze a sua firma c’è un accavallarsi di misure anche in contrasto fra loro che stanno mandando in tilt i nostri concittadini, che sono pur detentori di diritti e non mascalzoni a cui imporre regole e divieti senza alcuna spiegazione e certezza.

Purtroppo, signor Presidente Lei non ha avuto laccortezza e la lungimiranza di avere il benché minimo confronto con le parti politiche che rappresentano i cittadini emiliano-romagnoli.

Certo Lei non ci fa mancare i soliti proclami dove si sollecita la collaborazione delle opposizioni. Collaborazione che nella realtà non è mai cercata o, addirittura, è rifiutata quando proposta con le migliori intenzioni. Lo ribadisco. Non prenda ispirazione dal cerchio magico di Conte & company che va avanti senza ascoltare le forze di opposizioni e le categorie economiche, con la tipica arroganza dei parvenudella politica. Ma torniamo al tema molto amaro del crollo del modello del sistema sanitario dellEmilia- Romagna di fronte alla prima vera emergenza, pur con tutto il rispetto e la riconoscenza che dobbiamo avere per la professionalità dei singoli operatori.

E voglio ringraziare, oltre ai medici, agli infermieri e ai farmacisti, i sindaci e gli amministratori locali, le forze dell’ordine, le forze armate, le polizie locali, gli istituti di vigilanza, la protezione civile, la Croce Rossa e le pubbliche assistenze, e tutti i volontari che si stanno prodigando, a sprezzo del pericolo, per fronteggiare questa tragica emergenza.

Tornando al sistema sanitario, quando andava tutto bene, Presidente, il modello di questa regione è stato esaltato e osannato e guai a criticarne i già evidenti limiti. Avete difeso i tagli draconiani ai posti letto, alla chiusura di reparti e di interi ospedali, avete giustificato i tagli agli organici, avete assunto decisioni discutibili e, di fronte a qualsiasi perplessità e critica

Oggi tutto vi torna indietro, ma non ci sembra che siate altrettanto disposti ad assumervene le responsabilità. Anzi continuiamo a vedere unarroganza incredibile, una indisponibilità a rispondere, si apprende di direttive che non stanno né in cielo, né in terra.

Eppure hanno ragione a protestare i professionisti della sanità lasciati senza i dovuti dispositivi di protezione individuale o muniti di dispositivi che non proteggono sufficientemente dal contagio virologico e che non sono parametrati ai diversi livelli di esposizione delle professioni sanitarie che vengono quotidianamente a contatto con pazienti affetti da Covid-19 nei vari reparti ospedalieri o a domicilio o nelle case di riposo con la conseguenza di una escalation di contagi proprio fra i sanitari.

Alla prima emergenza, pur di ampia portata come questa, abbiamo pagato severamente le politiche di tagli indiscriminati a risorse umane e materiali.

Ma non si sente neppure minimamente responsabile per ciò che sta accadendo nelle case di riposo, le prime strutture da mettere in sicurezza contestualmente alle strutture ospedaliere?

Anche a Piacenza il virus ha colpito per ora due strutture, eppure come accaduto in Romagna gli strumenti per proteggere ospiti e operatori sono arrivati dopo che era scoppiata lemergenza del contagio.

I metodi sono sempre gli stessi. Un esempio per tutti quello che vede al centro il direttore dellAsl Unica della Romagna che ha inviato a migliaia di dipendenti una mail dove li si diffidava dal criticare sui social la situazione di mancanza di DPI. Dopo che è scoppiato lo scandalo sulla stampa nazionale ha inviato una seconda mail per minimizzare ma tra le righe è rimasta la minaccia.

C’è addirittura un blackout informativo nei confronti di intere fasce di popolazione, pensiamo per esempio alle famiglie con disabili gravi o gravissimi che non stanno ricevendo risposte da questa Regione. Altro che tutele, qui non c’è neppure la minima attenzione.

Questo per dire che lobiettivo del sistema sanitario appare più quello di fare quadrato intorno alle dirigenze, di minimizzare o nascondere la disorganizzazione imperante e la carenza di materiali, anziché superare le difficoltà avendo come stella polare la tutela dei dipendenti e lottimizzazione delle risorse a favore dei cittadini, in particolare i più deboli.

Ed è sul fronte sanitario che il cosiddetto modello Italiapromosso da Conte sembra non dare i risultati promessi e sperati. Eppure, avevamo l’opportunità di seguire gli esempi di Singapore e di Israele.

Bene ha fatto quindi, a livello locale, il sindaco di Piacenza a prevedere una campagna generalizzata di esami attraverso i tamponi, cominciando dai casi sospetti. Era certamente questo il metodo migliore da applicare ovunque, anche solo a campioni significativi di popolazione, per capire quale fosse leffettiva portata del contagio e obbligare allisolamento solo chi era contagiato.

Ma neppure la Regione Emilia-Romagna ha pensato di seguire questa strada di buon senso, se è vero come è vero che abbiamo letto solo il 17 marzo una sua dichiarazione, signor Presidente, dove si legge abbiamo deciso di fare molti più test tampone in Emilia-Romagna, per scoprire eventuali positivi al Coronavirus anche fra chi non ha sintomi. Partiremo a farlo da chi lavora nella sanità regionale e proseguiremo sugli altri cittadini, penso ai lavoratori, secondo un piano modulato sulle varie province che ho chiesto al commissario ad Acta allemergenza, Sergio Venturi, di concerto con lassessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini, di presentarmi entro la giornata di domani". Siamo al 27 marzo, come procede questo piano? Sapete dirci dove e a quante persone avete fatto questi test?

E passiamo allaltro punto dolente. Laltra emergenza non meno importante e vitale di quella sanitaria. Parlo dellemergenza economica. Presidente, allapparenza Lei, seguendo lesempio di Conte, ha emesso ordinanze senza tenere in alcun conto i problemi reali delle persone e delle attività.

Già oggi intere categorie di lavoratori, professionisti, imprenditori, partite IVA sono in ginocchio. Il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia ha dichiarato che si prevede la chiusura del 70 % del tessuto produttivo. Ciascuno di noi può immaginare cosa significhino questi dati.

A fronte di queste prospettive, il premier Conte produce decreti incomprensibili, confusi e allapparenza senza una logica. A Roma come qui a Bologna sembra non ci sia la percezione di quello che può accadere. Non so se riuscite a capire che c’è leffettivo pericolo di default, che se non si procede con robuste iniziative a favore del tessuto economico rischiamo danni devastanti.

Robuste iniziative che certamente non significano svendere il Paese o infilarlo nella ghigliottina del MES, con le sue pesanti condizionalità. Presidente ci dica cosa vuole mettere concretamente sulla bilancia per la ripresa economica della regione. Non vogliamo promesse. La gente non vuole promesse, ma concretezza. Le decisioni assunte in totale solitudine da Bonaccini sono le stesse di Conte, proibizioni, promesse non mantenute finora.

Servono provvedimenti eccezionali. Ci presenti proposte, le valuteremo e se di buon senso le condivideremo. Una gliela propongo fin da oggi: una legge regionale che aiuti le zone più colpite, come Piacenza, sul piano economico perché saranno davvero poche, anzi pochissime le aziende che avranno la forza di ripartire. Presidente, Le chiedo più coraggio e chiarezza, autentica chiarezza, e poi risorse, risorse copiose e vere per tutelare aziende, lavoratori autonomi, posti di lavoro e sostenere le famiglie. Non pannicelli caldi, non promesse, perché i sacrifici richiesti ai cittadini abbiano davvero un senso.

 

TARASCONI: buon pomeriggio a tutti. Non posso non aprire questo mio intervento dicendo, con il cuore in mano, che sono vicina ad ogni singola persona che sta soffrendo per questa epidemia: un flagello per la nostra terra, per il nostro Paese e per il mondo intero. Siamo coinvolti tutti, siamo toccati tutti. Io sono di Piacenza, la più colpita tra le città della nostra regione; ho perso tanti concittadini, conoscenti, amici, e non c’è retorica quando dico che sono davvero vicina ad ogni malato e ad ogni famigliare che con fatica e dolore sta sostenendo giorno dopo giorno i propri cari in difficoltà.

Oggi, nel ruolo di Questore dell’Ufficio di Presidenza e quindi nel mio ruolo di rappresentante istituzionale dell’Assemblea Legislativa, ci tengo a dire con forza che è assolutamente necessario affidarsi a un dialogo costruttivo tra il Governo centrale e i Presidenti delle Regioni. Un dialogo di cui, in questa fase cruciale, deve far parte la comunità scientifica.

Fase cruciale, appunto. È quella che stiamo vivendo proprio in queste ore ed è determinante non abbassare la guardia nonostante i sacrifici che tutti i cittadini stanno affrontando ormai da settimane. La vita di tutti noi è cambiata: le abitudini, il lavoro, lo studio, lo svago, le relazioni sociali. Siamo tutti frastornati da limitazioni che fino a poco tempo fa sembravano impensabili, fantascientifiche.

Ma non ci è concesso mollare, non ci è concesso perdere di vista l’obiettivo comune: fermare i contagi, uscire da questa emergenza.

Le rinunce prendono significato di fronte al bene comune, alla salute di tutti, dei nostri famigliari, dei nostri anziani.

Ognuno di noi, singolarmente e come comunità, sta giocando la partita della vita, e questa volta non in senso figurato.

Il mio richiamo è dunque al rispetto assoluto delle regole che sono state imposte per il bene di tutti. È un richiamo doveroso al senso di responsabilità di ogni singolo cittadino. Dobbiamo tenere duro.

Un richiamo a cui mi sento di aggiungere una raccomandazione rivolta a tutti i cittadini e di cui noi membri delle Istituzioni dobbiamo farci carico: attenzione alle fake news! La rete internet è invasa da bufale e falsità di ogni genere che rischiano di generare una pericolosa confusione. Potenziamo e promuoviamo le fonti ufficiali anche tramite i canali digitali. È indispensabile.

Ritengo che sia dunque fondamentale remare tutti nella stessa direzione senza che la frustrazione e il dolore di questo particolare periodo storico ci spingano a innescare e alimentare polemiche politiche che, oggi, risulterebbero sterili e dannose.

Forse sono stati commessi degli errori, forse è stato sottovalutato il pericolo che incombeva; ci sarà tempo e modo di discuterne. Ora però siamo in trincea e non possiamo permetterci di perdere anche un solo minuto. Sono convinta che le istituzioni e tutte le forze in campo, di maggioranza e di opposizione, oggi come nei periodi di guerra, debbano stringersi costruttivamente in una collaborazione operativa per amore del Paese del popolo, concentrandosi esclusivamente sulla soluzione dei problemi quotidiani e di quelli che verranno. Esistono due fronti di emergenza. Il primo è il fronte sanitario, che è ora all’apice e richiede il massimo della concentrazione: la salute delle persone è la priorità assoluta.

Il secondo fronte è economico-sociale ed è destinato purtroppo a rimanere aperto ben oltre il superamento della crisi attuale, ben oltre la vittoria sull’epidemia che speriamo arrivi il prima possibile.

Occorre programmazione e occorre metodo. Sia per gestire oggi l’emergenza sanitaria in pieno corso, sia per non rischiare domani di venire travolti dalle conseguenze che il coronavirus produrrà sull’economia e la vita sociale dell’Emilia-Romagna e del Paese intero.

La regia deve essere una sola: l’eccessiva frammentazione rischierebbe di portarci in un pantano dal quale difficilmente usciremmo. Al contempo credo che saranno fondamentali i lavori di un tavolo politico e di un tavolo tecnico che diano il loro contributo al processo decisionale. Al tavolo politico devono sedere amministratori, organizzazioni d’impresa, parti sociali; in sintesi coloro che hanno aderito al Patto per il Lavoro. Il tavolo tecnico, i cui lavori sono già in corso, è composto da un gruppo misto di consulenti e tecnici della Regione che si occupa di delineare le azioni chiave per la ripresa. Accennavo ai due fronti aperti, quello sanitario e quello economico. Sul fronte sanitario, la battaglia è ancora ampiamente in corso e chi la combatte in prima linea (medici, infermieri, operatori sociosanitari, barellieri, autisti, e tanti altri) ha bisogno di una strategia concreta ed efficace. La prima esigenza riguarda i Dispositivi di Protezione Individuale. Ed è un’esigenza che si sta rivelando sempre più urgente non solo negli ospedali, come è ovvio che sia, ma anche nelle Residenze sanitarie assistenziali, negli Hospice, nelle Case di riposo per anziani, nei Centri sociosanitari dove sono presenti intere comunità di anziani e disabili; categorie - come purtroppo ben sappiamo - particolarmente a rischio.

Finché queste strutture reggono l’impatto, finché si riesce a contenere il contagio di massa in questi luoghi, l’impegno enorme di tutti i protagonisti di questa guerra non verrà vanificato. Ma se il virus dovesse far breccia (come purtroppo è già accaduto nel Piacentino), il rischio è quello di un ulteriore colpo durissimo al sistema sanitario già provato. Questa è una priorità assoluta della quale ritengo che la Regione debba farsi carico.

Le difficoltà nel reperire adeguati dispositivi di protezione individuale sono purtroppo note ma è urgente attivare ogni canale possibile, anche con aiuti economici, affinché ogni operatore sul campo possa svolgere il suo lavoro, già difficilissimo, in condizioni di sicurezza. Non bastano dunque mascherine chirurgiche, ma servono mascherine FFP2, servono camici impermeabili, occhiali, visiere e calzari non solo negli ospedali anche per chi opera in strutture a rischio. E sempre in queste strutture ad alta densità di ospiti particolarmente deboli devono essere intensificati i tamponi in modo da poter contenere il più possibile nuovi focolai di contagio con un potenziale “effetto domino” che risulterebbe drammatico nella fase in cui ci troviamo ora.

Ospedali e strutture ad alto rischio, dunque, ma non solo. Ritengo che sia importantissimo attivare una strategia di quarantena mirata e controllata su soggetti anche con sintomi lievi da rilevare con un sistema di diagnostica leggera grazie anche all’autodiagnosi, grazie alla rete dei medici di famiglia e grazie a equipe di medici e infermieri mobili sul territorio in grado di visitare a domicilio chi dovesse segnalare al proprio medico condizioni di salute sospette. Un’iniziativa, quest’ultima, già messa in campo dall’Asl di Piacenza e destinata ad essere replicata in altri territori della Regione e non solo.

E fin qui ho parlato degli ammalati e di chi è in prima linea per curarli. Ma sono convinta che questa emergenza stia mettendo a dura prova chiunque, anche coloro che per fortuna stanno bene ma si trovano isolati nelle proprie abitazioni, spesso con famigliari ricoverati e nell’impossibilità di assisterli fisicamente, nell’impossibilità anche solo di vederli. Questo è un dramma nel dramma.

Serve un aiuto per queste persone. Si potrebbe pensare di attivare un numero di telefono o comunque un canale di comunicazione, anche online, dedicato a chi necessita di assistenza psicologica. Non è un tema da sottovalutare.

Poi c’è il fronte economico-sociale: un’altra battaglia che dovremo necessariamente vincere per far sì che la nostra regione esca da questo incubo più forte che mai. E anche su questo fronte, la programmazione e il metodo sono determinanti.

Occorre preservare e proteggere il tessuto economico dell’Emilia-Romagna. In gioco c’è un intero patrimonio di competenze, di eccellenze e di posti di lavoro che fanno di questo territorio un punto di riferimento per tutto il Paese. I provvedimenti di chiusura che si sono resi necessari con l’aggravamento della situazione sanitaria stanno mettendo in serissima difficoltà le imprese emiliano-romagnole ed è preciso dovere delle Istituzioni mettere in campo ogni strumento per tutelarne le produzioni, i servizi, le attività e, di conseguenza, per tutelarne i dipendenti e le loro famiglie. Stessa attenzione va rivolta al popolo dei professionisti e dei lavoratori autonomi il cui fatturato, a fronte di limitazioni sempre più stringenti nelle ultime settimane, si è ridotto drasticamente quando non addirittura azzerato.

È assolutamente obbligatorio fornire a industriali, piccoli imprenditori, professionisti, partite iva, artigiani e a chiunque contribuisca alla crescita del Paese con i propri investimenti e il proprio lavoro, strumenti semplici e rapidi e quindi la possibilità concreta di preservare le proprie attività a fronte delle drastiche misure adottate per tutelare la salute pubblica.

Questo è il dovere delle istituzioni. È una situazione senza precedenti e come tale va affrontata. Ribadisco quindi il mio invito a evitare ogni speculazione politica su questa tragedia umanitaria ed economica perché andrebbe contro lo scopo fondamentale delle Istituzioni stesse: proteggere e tutelare i cittadini.

In questo tempo terribile, nel quale tanti si sono resi conto del ruolo e importanza delle persone competenti, la nostra responsabilità è ancora maggiore. I nostri concittadini guardano alla Regione e ai suoi amministratori aspettandosi autorevolezza e azioni competenti per uscire dal dramma. Dobbiamo essere consapevoli di questa responsabilità ed essere all'altezza delle aspettative.

Chiudo con un pensiero rivolto a tutte le vittime di questa epidemia e in particolare a quelle della mia città, Piacenza, che ieri (giovedì 26 marzo), per l’ennesima volta, ha vissuto una giornata campale: 29 morti per questo maledetto virus. In tutto sono 422 i miei concittadini che non ce l’hanno fatta. Tra loro, tanti amici, tante persone a cui volevo bene. Davvero, restiamo a casa, teniamo duro: ne usciremo.

 

SONCINI: gentile presidente Petitti, assessori, colleghi, Presidente Bonaccini, grazie della sua relazione. Grazie del lavoro prezioso che avete svolto in queste settimane, in questi mesi, per affrontare una crisi che non ha precedenti nella storia della Repubblica. Rivolgo un solo pensiero alle famiglie che con dignità stanno affrontando una situazione di grande dolore per la perdita dei lori cari. È infinita gratitudine al nostro sistema sanitario, a quanti si stanno prodigando ormai da settimane per alleviare le sofferenze degli ammalati: i medici, che hanno pagato con la vita in alcuni casi la professione, che è missione, gli infermieri, il personale sanitario, i volontari.

Grazie anche a tutti i sindaci e amministratori locali per le azioni messe in campo per la tenuta sociale. Il nostro lavoro è fare sì che le comunità rimangano comunità e non si disgreghino. Il riverbero dal punto di vista sociale su questa emergenza è enorme. Il sostegno a persone più fragili, anziani, persone con disabilità e persone senza fissa dimora non deve mancare. Vanno ringraziate le cooperative sociali, le onlus, i singoli cittadini e tutte quelle realtà di volontariato che si danno da fare, penso alle consegne di generi di prima necessità, ai farmaci, ai banchi alimentari e alle Caritas (abbiamo in Italia un +30% di fabbisogno alimentare da parte di indigenti da inizio epidemia). I piani di intervento individuale da realizzare a domicilio e in situazione di garanzia vanno mantenuti e questo sta accadendo per diversi centri diurni e onlus che mostrano la capacità di affrontare l’emergenza con reattività e flessibilità. Questo riguarda anche i servizi di assistenza domiciliare per persone anziane e disabili o situazioni particolari in cui il caregiver si ammala. C’è un’ottima capacità dei gestori e una grande collaborazione istituzionale. Un sistema sociale che non si ridimensiona ma si riorganizza e reagisce e inventa nuove risposte a nuovi bisogni. Il coordinamento regionale dei centri servizio per il volontariato con la Regione Emilia-Romagna ha avviato una rilevazione di iniziative di associazioni. Ci sono tante situazioni di ragazzi con disabilità ai quali deve essere consentito, per motivi di salute, l’uscita da casa, oggi è già possibile quando appunto il movimento rientra negli interventi di assistenza. Naturalmente dei presidi sanitari devono essere dotati anche i volontari ed operatori impegnati in attività di assistenza a persone che si trovano in fragilità.

La sanità pubblica ha retto bene in un momento di difficoltà inedito. Le trasformazioni avvenute negli ospedali e sul territorio sono diverse. Molti reparti sono stati trasformati in reparti di medicina per degenza e per le dimissioni a seguito del Covid, con un grande sforzo del personale che ha dovuto trasformare la propria specialità e competenza e la collaborazione con la sanità privata. Non solo, in Emilia-Romagna è stato ristrutturato e attivato un nuovo padiglione Covid all’ospedale Sant’Orsola e l’Ospedale da campo di Piacenza che funziona come pre-triage. Come Regione avevamo già un numero alto di posti in terapia intensiva. A tutti i pazienti con patologie cosiddette tradizionali ma comunque rilevanti vengono garantiti gli interventi chirurgici urgenti.

Il medico di medicina generale è un filtro fondamentale per evitare eccessi di invii al pronto soccorso e si prende la responsabilità o di seguire solo telefonicamente o visitare a domicilio o inviare al PS o inviare ad ambulatori Covid. È importante arrivare subito a prendersi carico dei pazienti affetti da Covid attraverso la rete dei MMG che vanno immediatamente equipaggiati con presidi sanitari di protezione e devono poter contare su uno strumento essenziale: il saturimetro. La Regione si è già mossa, capofila la trincea di Piacenza, nella quale da ieri sono attive le prime “unità speciali” di continuità assistenziale: i team sanitari, dotati di dispositivi di sicurezza e dotati di un ecografo palmare, andranno a domicilio di persone positive o sospette positive segnalate dai medici di famiglia. L’obiettivo è quello di intercettare precocemente e il più rapidamente possibile casi che possono evolvere verso insufficienza respiratoria da coronavirus. Si chiama il medico di famiglia che continua ad essere il riferimento principale della persona e che può segnalare i casi più critici specie tra gli anziani e i soggetti più a rischio. Anche a Medicina, squadre di medici e infermieri iniziano con una sperimentazione di unità mobili a tappeto su abitanti che sono positivi al Covid o hanno sintomi lievi. Saranno curati a casa con una terapia farmacologica precoce antivirale, con l’obiettivo di evitare che i pazienti si aggravino e che sia necessario il ricovero in ospedale. Se il test andrà bene potrà essere un’altra misura da estendere a tutto il territorio regionale.

Vi è il grande tema delle forniture dei dispositivi di protezione individuale che deve essere una priorità del Governo poiché è un tema di sicurezza nazionale e ci deve essere chiarezza su ciò che serve che è diverso in base al luogo di utilizzo e all’intervento che si fa. Fondamentale ovunque per proteggere il personale sanitario da quello ospedaliero a quello territoriale (MMG e Ambulatori Covid), i farmacisti e nelle strutture sociosanitarie, Cra e residenze per persone disabili, Hospice, case della carità e case-famiglia. Il governo intervenga subito poiché il Covid non aspetta.

Dicevo delle Cra che sono luoghi ad alto rischio, i medici anche lì sono in prima linea come gli infermieri, gli operatori ed il personale e sarà rinforzato il supporto medico con una equipe esterna composta da palliativista, geriatra e infettivologo che si coordina con il medico di struttura. Diversi sono gli elementi di rinforzo nell’assistenza in struttura: 1) ingresso chiuso ai visitatori. 2) individuazione di una Cra Covid per distretto oppure di una zona rossa nella struttura dove accogliere le persone positive o in attesa di tampone 3) un assistente sanitario pubblico che dà suggerimenti di ordine pratico al personale che si occupa di assistenza 4) Bandi per guardie mediche (quindi uno stesso pool) da dedicare alle Cra e una pronta disponibilità infermieristica. 5) limitazione dei nuovi ingressi e una quarantena precauzionale obbligatoria.

Vorrei ricordare anche chi lotta contro il coronavirus nei laboratori e mi riferisco ai ricercatori: le squadre di ricercatori dello Spallanzani di Roma e del Sacco di Milano che hanno isolato per la prima volta il virus italiano e i ricercatori e clinici della Università di Modena e Reggio Emilia e della Azienda ospedaliera universitaria con lo studio sugli anticorpi presenti nel sangue dei pazienti di Covid. Sono squadre di ricercatori precari anche loro dimenticati fino a ieri nella corsa al ribasso dei finanziamenti alla ricerca. Bisognerà ricordarsi di tutto questo dopo, anche perché parlando di bambini per i quali è stato attivato un percorso ad hoc, i pediatri ci ricordano che il sistema immunitario dei bambini risponde bene. Sulle ragioni di questa resilienza ci sarà da fare ricerca come sul perché le donne sono meno colpite degli uomini.

Sui tamponi la comunità scientifica deve chiarire il tipo di tampone da usare e a chi effettuarlo. La Spagna ha rispedito indietro tamponi con validità del 30% e quindi insicuri al 70%. Oggi il Dott. Brusaferro (ISS) ha dichiarato che i test rapidi non sono ancora affidabili e quindi non è consigliato l’utilizzo. Le cose stanno migliorando grazie all’avvio di nuovi laboratori. Ad oggi: 1) i tamponi sono fatti direttamente nelle Cra con specialisti, ad ospiti e operatori con sintomi. Si sta valutando di effettuarli quando si entra in struttura 2) Ora si inizia il drive-in per coloro che sono a domicilio in quarantena. Si fa il tampone in auto e questo velocizza i tempi d’esecuzione e le risposte. Restiamo in attesa di capirne la affidabilità perché avere falsi negativi potrebbe essere molto rischioso. 3) Vengono fatti i tamponi agli operatori sanitari sintomatici. Si sta parlando anche dell’opportunità di fare i tamponi a tutti i sanitari che entrano a lavorare in ospedale. La Regione sarà pronta, una volta avute le necessarie risposte da parte dell’OMS, a procedere.

Siamo in una difficoltà che nessuno di noi poteva immaginare alcune settimane fa. Siamo in un'altra vita, in un altro mondo. Credo che questo, per noi colleghi di maggioranza e di opposizione, debba diventare un elemento da tenere presente È una sfida senza precedenti quella a cui siamo difronte che chiede un senso di responsabilità, non per confonderci, non perché ognuno nasconda le sue idee, ma perché ognuno dia il suo contributo propositivo. Rendere operative le commissioni oggi significa riaffermare la centralità della democrazia nel nostro sistema istituzionale. Fermare una pandemia in una democrazia è più difficile, ma proprio per questo non possiamo rinunciare a lavorare grazie alla collaborazione dei cittadini che dimostrano un alto senso di cittadinanza, accettando la compressione delle libertà individuali con responsabilità, e che ringraziamo per le numerose donazioni che sono una testimonianza straordinaria di partecipazione solidale a questo momento.

L’impatto demografico non si ferma alla mortalità. Diversi studi dicono che ci attende una riduzione della fecondità già molto bassa in Italia per la perdita di reddito, il rallentamento dell’accesso al lavoro, la posticipazione delle scelte di autonomia, l’incertezza sul dopo. Se vogliamo il bene delle nuove generazioni, se vogliamo una spinta per una ripartenza vitale dopo l’emergenza, è necessario proseguire e mettere a punto un piano sulla natalità, per ridare fiducia e speranza ai nostri cittadini a partire dalla nostra Regione.

 

Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno

 

Nel corso delle sedute sono pervenuti i sottonotati documenti:

 

Interrogazioni

 

137 - Interrogazione a risposta scritta in merito ai decessi, tra casi sospetti e positività accertate (Covid-19), nelle strutture protette per anziani della regione. A firma del Consigliere: Tagliaferri

138 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da intraprendere per il corretto trattamento dei rifiuti nell'ambito dell'emergenza Coronavirus. A firma della Consigliera: Gibertoni

142 - Interrogazione a risposta scritta circa le problematiche che affliggono il settore turistico, duramente colpito dall’emergenza sanitaria relativa al Covid-19. A firma dei Consiglieri: Rancan, Marchetti Daniele, Borgonzoni, Stragliati, Montevecchi, Facci, Bergamini, Liverani, Occhi, Catellani, Rainieri, Pompignoli, Bargi, Pelloni, Delmonte

143 - Interrogazione a risposta scritta per sapere perché non sia stata accolta l’offerta di Federfarma e Assofarm di contribuire professionalmente e gratis a coprire necessità di distribuzione di farmaci, eventualmente anche al domicilio dei pazienti gravi. A firma del Consigliere: Tagliaferri

144 - Interrogazione a risposta scritta sul trasferimento di reparti dall’Ospedale di Mirandola a quello di Carpi a causa dell'emergenza Covid-19. A firma del Consigliere: Barcaiuolo

145 - Interrogazione a risposta scritta sulla direttiva regionale che chiede al personale sanitario positivo al covid-19 e asintomatico di tornare, in modo volontario, a lavorare. A firma del Consigliere: Barcaiuolo

146 - Interrogazione a risposta scritta circa l'utilizzo, nei reparti Covid-19 dell’Ausl di Bologna, di sacchi per i rifiuti al posto dei gambali solitamente utilizzati. A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

147 - Interrogazione a risposta scritta circa l’accesso al credito delle imprese duramente colpite dall’emergenza Covid-19. A firma dei Consiglieri: Bargi, Facci, Occhi, Marchetti Daniele, Rancan, Bergamini

 

 

LA PRESIDENTE

I SEGRETARI

Petitti

Bergamini - Montalti

 

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