Espandi Indice

29.

 

SEDUTA DI MARTEDÌ 6 OTTOBRE 2020

 

(POMERIDIANA)

 

(La seduta si svolge in modalità mista (telematica e in presenza)

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

INDI DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile sul sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 1117

Interpellanza circa il ripopolamento della fauna selvatica e la relativa filiera di produzione carni. A firma della Consigliera: Gibertoni

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

GIBERTONI (Misto)

MAMMI, assessore

GIBERTONI (Misto)

 

OGGETTO 1082

Interpellanza circa l’eventuale proroga della tariffa promozionale di Trenitalia denominata “Junior” a seguito del ritardo nella sua applicazione. A firma della Consigliera: Gibertoni

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

GIBERTONI (Misto)

CORSINI, assessore

GIBERTONI (Misto)

 

OGGETTO 1095

Interpellanza sul mancato ripristino della piena funzionalità nell’ospedale del Comune di Vergato (BO) e sui provvedimenti che la Giunta intende adottare per evitare disservizi e disagi alla popolazione di questa area montana. A firma dei Consiglieri: Facci, Marchetti Daniele

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

FACCI (Lega)

DONINI, assessore

PRESIDENTE (Petitti)

FACCI (Lega)

 

OGGETTO 1187

Proposta d’iniziativa Giunta recante: “Documento di Economia e Finanza Regionale - DEFR 2021-2023”. (27)

(Relazione e discussione)

PRESIDENTE (Petitti)

SABATTINI, relatore della Commissione

CATELLANI, relatrice di minoranza

BERGAMINI (Lega)

TAGLIAFERRI (FdI)

OCCHI (Lega)

LISEI (FdI)

ZAMBONI (EV)

POMPIGNOLI (Lega)

TARUFFI (ERCEP)

FACCI (Lega)

PRESIDENTE (Rainieri)

BONDAVALLI (BP)

MARCHETTI Daniele (Lega)

SABATTINI (PD)

CALVANO, assessore

BESSI (PD)

CASTALDINI (FI)

BARCAIUOLO (FdI)

PRESIDENTE (Rainieri)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

La seduta ha inizio alle ore 14,46

 

PRESIDENTE (Rainieri): Dichiaro aperta la seduta pomeridiana n. 29 del giorno 6 ottobre 2020.

Ha giustificato l’assenza l’assessore Lori.

 

A seguito dell’appello svolto dal Presidente Rainieri risultano presenti i consiglieri:

 

  1. BARCAIUOLO Michele
  2. BERGAMINI Fabio
  3. BESSI Gianni
  4. BONDAVALLI Stefania
  5. BULBI Massimo
  6. CATELLANI Maura
  7. COSTA Andrea
  8. COSTI Palma
  9. DAFFADÀ Matteo
  10. GIBERTONI Giulia
  11. IOTTI Massimo
  12. MALETTI Francesca
  13. MASTACCHI Marco
  14. MONTALTI Lia
  15. MONTEVECCHI Matteo
  16. MORI Roberta
  17. MUMOLO Antonio
  18. PARUOLO Giuseppe
  19. PICCININI Silvia
  20. PIGONI Giulia
  21. PILLATI Marilena
  22. POMPIGNOLI Massimiliano
  23. RAINIERI Fabio
  24. ROSSI Nadia
  25. SABATTINI Luca
  26. SONCINI Ottavia
  27. TAGLIAFERRI Giancarlo
  28. TARASCONI Katia
  29. ZAMBONI Silvia
  30. ZAPPATERRA Marcella

 

PRESIDENTE (Rainieri): Man mano che i colleghi entreranno, li aggiungiamo alla lista dei presenti.

 

Svolgimento di interpellanze

 

PRESIDENTE (Rainieri): Riprendiamo i lavori con lo svolgimento delle interpellanze.

 

OGGETTO 1117

Interpellanza circa il ripopolamento della fauna selvatica e la relativa filiera di produzione carni. A firma della Consigliera: Gibertoni

 

PRESIDENTE (Rainieri): Partiamo dalla n. 1117, circa il ripopolamento della fauna selvatica e la relativa filiera di produzione carni, a firma della consigliera Gibertoni.

Per la Giunta risponde il sottosegretario? Okay.

Do la parola alla consigliera Gibertoni intanto. Prego.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente.

L’oggetto delle domande che con questa interpellanza ho posto alla Giunta è, a nostro avviso, a mio avviso, la funesta tradizione dei ripopolamenti nell’ambito della fauna selvatica. In particolare, quello che contesto con l’interpellanza è il far credere a più riprese che ci sarebbero emergenze dovute alla sovrappopolazione, a volte è vero, però se si va a vedere perché c’è quella sovrappopolazione si vede che le cause non sono animali, sono cause rimane. È un dato ben noto come dietro la presenza addirittura in crescita veloce, quella che poi porterà a quelle emergenze vere di alcune specie della fauna selvatica, c’è appunto questa pratica, quella del ripopolamento, dell’immissione di fauna selvatica all’interno di popolazioni già esistenti, di nuclei già esistenti. Così come anche la consuetudine del foraggiamento artificiale, che tenta di migliorare le condizioni nutritive, ma influisce sui pesi corporei, sulle relazioni, sulla riproduzione.

Mi sono sentita e ritengo doveroso segnalare come sia paradossale che, da un lato, si sperperino risorse economiche per studi, censimenti e valutazioni, e l’abbiamo visto con il calendario venatorio di quest’anno che non sono mai completati, sono una sorta di eterna tela di Penelope, per cui si procede per ogni anno ad approvare di volta in volta calendari venatori a fronte di censimenti della nostra fauna selvatica che sono sempre carenti di dati effettivi. Quindi, immagino che si proceda per intuito oppure appoggiandosi sui dati dell’anno precedente, un po’ come fanno mondi più aziendali. Però, in realtà questo non funziona nelle scienze della natura.

È abbastanza evidente, infatti, come il sovrappopolamento di alcune specie della fauna selvatica rappresenti non a caso – qui arriviamo al punto, perché si arriva a immissioni e ripopolamenti che non sono necessari – una metodologia per creare l’emergenza, perché questo costituisce una possibilità di monetizzazione, una risorsa, quindi, e non certo un problema. Causare un problema per fare l’interesse di qualcuno.

Negli ultimi anni si è fatto, infatti, un uso improprio esagerato dei ripopolamenti e il ricorso ad animali da allevamento ha aggravato la situazione causando inquinamento genetico, alta mortalità degli individui immessi, quindi una spirale che andava contro qualunque buonsenso, anche conservazionista, e che si autoalimenta. Le specie predatrici vengono, a loro volta, aumentate, con conseguente necessità di ricorrere al loro contenimento, quindi di dire ai cacciatori: “Sparate, potete uccidere questa fauna perché, vedete, siete soltanto dei bravi controllori che si occupano dell’emergenza che causa la natura”. Quindi, c’è un percorso logico completamente sfalsato e, a mio avviso, completamente amorale che non trova riscontro nei dati scientifici e che, però, continua a perpetrarsi come fosse qualcosa che semplicemente si è sempre fatto.

Con l’interpellanza la mia domanda alla Giunta è questa: rilevato che noi abbiamo un obiettivo di sovrappopolamento che è indotto, perpetrandosi questo uso ripetuto anno dopo anno e senza alcuna ragione logica, quindi si continua ad aumentare il numero di abbattimenti di capi della fauna selvatica di conseguenza attraverso la caccia, nello stesso tempo si crea reddito attraverso però un processo di logica, ripeto, completamente sfalsata e amorale e cito agli abbattimenti avvenuti nell’ultimo triennio di cinghiali, 76.480 capi, un’ecatombe, soltanto nella regione Emilia-Romagna, di caprioli 33.375 capi, a cui bisognerebbe aggiungere, ovviamente, quelli che non sono censiti perché derivano da attività illegali che non escludiamo per nulla.

Chiedo alla Giunta come si ponga, anche se intuisco un po’ la risposta, visto che c’è un uso che parla da sé e non mi pare che si intravedano modifiche, integrazioni, variazioni rispetto a questo uso. Però, chiedo come si ponga di fronte a questo percorso logico, a mio avviso, del tutto e amorale ed inutile.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie. Chiedo all’assessore Mammi se è collegato con noi. Assessore?

 

MAMMI, assessore: Sono qua.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Prego, a lei la parola. Può collegare anche il video?

 

MAMMI, assessore: Non capisco perché non si collega il video. Sto schiacciando “sì”, ma non parte il video.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Se vuole dare comunque la risposta, poi vediamo se riusciamo a mettere a posto la sua telecamera. Grazie.

 

MAMMI, assessore: Premesso che la Regione Emilia-Romagna ha vietato il ripopolamento con cinghiali ungulati fin dal 1995, anno di entrata in vigore del primo Regolamento degli ungulati. Il foraggiamento del cinghiale è stato vietato con la legge nazionale del 2016 ed è considerato un reato di rilevanza penale. La pratica dei ripopolamenti con piccola selvaggina stanziale, con l’entrata in vigore del recente Piano faunistico venatorio, deve sottostare a criteri che, se applicati correttamente, rendono questa forma di gestione molto più compatibile che negli anni passati.

Quanto alla filiera delle carni, è bene sottolineare che vige l’obbligo di conferire ad appositi centri di lavorazione tutti i capi abbattuti in piano di controllo, ai sensi dell’articolo 19, in quanto, non essendo attività venatoria, la fauna non è di proprietà di chi l’ha abbattuta. Tale norma discende dal pacchetto igiene sul consumo alimentare. Diverso, invece, è il discorso del cacciatore, che per legge è proprietario della fauna che abbatte. Pertanto, se ne utilizza le carni per autoconsumo non è tenuto a nessun obbligo sanitario particolare, ma se la carne viene consumata da altri soggetti deve, naturalmente, essere sottoposta a ispezione sanitaria. Questo avviene nei centri di lavorazione selvaggina presenti, in numero peraltro molto esiguo, sul territorio regionale.

Spero di essere stato chiaro.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore.

Passiamo la parola alla consigliera Gibertoni, per tre minuti.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente.

Ribadisco quanto già detto e quanto avremo modo, credo, ancora di ripeterci in altre occasioni. Mi limito a dire che voi non potete non vedere il problema. È impossibile non vederlo. Sta diventando un problema esplicito e non più nascosto. Per cui, purtroppo, non è più sufficiente nascondersi dietro normative, che, dove ci sono, sono incomplete. Soprattutto non si può non vedere che c’è una mancanza di controlli e una carenza di controlli che fa proprio il gioco del percorso totalmente illogico e amorale che dicevo.

Dai dati che dicevo prima, il caso dei caprioli e il caso dei cinghiali, che sono dati comunque incompleti, ma che mi ha fornito la stessa Regione, quindi il suo Assessorato, emerge un numero di abbattimenti che, secondo me, va oltre ogni possibile intento di contenimento. 76.000 cinghiali non è più intento di contenimento. Anche se non si frequentano i boschi o se non si parla con le persone che vivono sugli Appennini o che conoscono bene la situazione, leggere i dati, leggere i numeri, e ci sono tutte le risorse in Regioni che lo possono fare benissimo, porta a concludere che stiamo cavalcando un’illogicità, che a mio avviso delinea una linea politica fortemente sbilanciata verso gli interessi di una parte soltanto. Oltre al fatto che, ovviamente, stiamo parlando di caccia, di uccisioni, di tradizioni che potrebbero essere già serenamente dimenticate, ma che, in più, qui non è che si fanno a fine di sport – già è orrendo dover accostare sport e caccia come concetti – si fanno a fine di monetizzazione, a fine di fare impresa, senza alcun rischio di impresa. Si fa impresa a costo zero, sulla pelle delle normative, sulla pelle degli animali.

Quindi, l’assessore mi conferma, con la sua risposta succinta, che la linea della Regione evidentemente deve essere questa, sennò non si spiegherebbe che il dato di realtà là fuori parla in un modo così evidente e continua a parlare anno dopo anno.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

 

OGGETTO 1082

Interpellanza circa l’eventuale proroga della tariffa promozionale di Trenitalia denominata “Junior” a seguito del ritardo nella sua applicazione. A firma della Consigliera: Gibertoni

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo all’interpellanza 1082 circa l’eventuale proroga della tariffa promozionale di Trenitalia denominata “Junior” a seguito del ritardo nella sua applicazione, a firma della consigliera Gibertoni. Risponderà l’assessore Corsini.

Consigliera Gibertoni, prego.

 

GIBERTONI: È un piccolo tema, ma che riguarda tante famiglie, che ci hanno fatto questa segnalazione questa estate. Infatti, questa interpellanza è il seguito di una mia prima interrogazione sullo stesso tema, dove […] dà la risposta, e si tratta semplicemente di una cosa che, se vogliamo, è piccola, forse è piccola per chi non ne ha bisogno, chi non la usa, ma è fortemente simbolica.

È una tariffa di Trenitalia, che si chiama tariffa “Junior”, è un’offerta di Trenitalia, quindi un’offerta proposta a livello nazionale, è un biglietto di corsa semplice che consente a un ragazzo di età fino a quindici anni di viaggiare gratuitamente se accompagnato da un genitore oppure da un viaggiatore pagante sopra i venticinque anni. Questa promozione è valida per viaggi in seconda classe, sempre, su tutti i treni regionali, regionali veloci e metropolitane di Trenitalia, tutta l’estate. Quindi, avrebbe facilitato in un periodo di crisi economica e di pandemia o di faticosa uscita dalla pandemia, avrebbe alleggerito economicamente per quelle famiglie che preferiscono spostarsi, per viaggi di istruzione, vacanze e tempo libero, con il treno, quello che molto spesso noi tutti invitiamo sempre a fare, però poi non li facilitiamo.

La cosa incredibile è che la Regione Emilia-Romagna, che per tanti versi si dichiara più avanzata di altri territori – si dichiara –, qui dove bastava spingere un bottone per ottenere qualcosa che avrebbe soddisfatto tanti cittadini, che l’avrebbero applicata subito prenotando le vacanze e potendo viaggiare con il figlio minore di quindici anni gratis, mi risponde alla prima interrogazione “sì, si poteva fare, ma c’è stato un errore tecnico che ha ritardato l’applicazione della tariffa ‘Junior’ di un mese”. Si parla di un errore tecnico che ritarda un’applicazione di una tariffa che viene utilizzata in tante altre regioni e che Trenitalia offre a livello nazionale come opzione. Noi, che siamo in grado di svolgere i Consigli regionali a distanza, inauguriamo le app con cui possiamo fare il voto segreto tramite web o smartphone, dobbiamo pensare che non siamo in grado di rimediare a un errore tecnico che favorirebbe molte più persone di quelle che sono sedute qui dentro e permetterebbe ai loro figli di viaggiare gratis.

Io sono rimasta lì. Quindi, assessore, chiedo come mai intanto una Regione dice che per un mero errore tecnico, che sarebbe stato doveroso, secondo me, ammettere o almeno chiarire per rispetto a tutte quelle persone che non capivano come mai andavano allo sportello e dicevano “A me non risulta che lei possa prenotare la tariffa Junior”; visto che comunque si parla tanto di mobilità sostenibile, insomma non ripeto cose che aprirebbero parentesi dolorose, amare, si parla di mobilità sostenibile, si parla di buoni intenti, di buone intenzioni, però poi c’è un errore tecnico che blocca una cosa che non costava nulla, che non costava nulla fare. Quindi, chiedo all’assessore un aggiornamento su un mero errore tecnico e propongo in questa interpellanza un gesto riparatore nei confronti dell’utenza: di attivare immediatamente se non è già stato fatto, poi di prolungare fino al 31 dicembre di quest’anno, utilizzando magari questi mesi per valutare se rendere l’offerta permanente nel tempo.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Assessore Corsini, prego.

 

CORSINI, assessore: Grazie, presidente.

Premesso che Trenitalia TPER aveva diritto alla promozione commerciale denominata Junior, occorre fare nuovamente un preliminare ed essenziale inquadramento in merito ai servizi ferroviari e alle offerte commerciali proposte dalla società.

Si ricorda, infatti, che il contratto di servizio sottoscritto nel 2016 tra Ferrovie ed Emilia-Romagna e la società allora denominata Società ferroviaria provvisoria Emilia-Romagna, regola i rapporti e gli obblighi derivanti dall’affidamento del servizio di trasporto pubblico ferroviario regionale. In particolare, con rinvio alla documentazione posta agli atti della procedura, la società ha assunto specifici obblighi in materia di garanzia minima di produzione dei servizi di trasporto ferroviario e dei servizi automobilistici sostitutivi, nonché relativamente al sistema tariffario.

Trenitalia TPER, a prescindere da eventuali promozioni commerciali, ha sempre garantito la produzione dei servizi di trasporto in conformità ai predetti obblighi contrattuali, nonché in applicazione delle disposizioni emergenziali adottate nel corso di questi ultimi mesi caratterizzati dall’emergenza sanitaria dovuta al virus Covid-19.

Allo stesso tempo la società ha applicato ai servizi prodotti il sistema tariffario concordato con l’ente affidante. Ciò premesso, si ricorda che l’attivazione di offerte speciali o promozionali rientra ai sensi del contratto nella discrezionalità dell’impresa affidataria. In tale prospettiva deve, quindi, essere inquadrata la scelta di Trenitalia TPER di aderire, con effetti sul sistema del trasporto pubblico ferroviario regionale, all’iniziativa commerciale proposta da Trenitalia Spa nell’ambito del trasporto ferroviario regionale di cui la stessa conduce la gestione.

Occorre considerare, venendo al merito del quesito, che la società risulta essere soggetto giuridicamente autonomo rispetto a Trenitalia Spa, seppure da quest’ultima partecipata. Ciò determina che, mentre per l’attivazione delle offerte commerciali nelle regioni la cui titolarità è affidata a Trenitalia il soggetto promotore dell’iniziativa risulta essere la medesima Trenitalia Spa, nel caso dell’Emilia-Romagna, stante l’alterità soggettiva, l’estensione delle promozioni comporta e richiede adempimenti tecnici e burocratici ulteriori. Più specificamente, l’attivazione della promozione commerciale necessita di uno sviluppo informatico ad hoc, che naturalmente richiede la relativa contrattualizzazione, nonché un procedimento di avviamento.

Tali adempimenti e procedimenti tecnici erano stati valutati da Trenitalia TPER in termini temporali con una sottostima del tempo necessario per la loro positiva conclusione. Pertanto, la promozione junior non è stata attivata. Vale la pena ad ogni buon conto rimarcare che la società ha comunque attivato con successo promozioni commerciali, quali ad esempio ‒ ne cito tre ‒ Estate Insieme, con cui si poteva viaggiare per quattro fine settimana dalle 12 del venerdì alle 12 del lunedì su tutti i treni regionali, senza limiti, a soli 49 euro; Estate Insieme Versione XL, con cui si poteva viaggiare tutti i weekend dell’estate dalle 12 del venerdì alle 12 del lunedì su tutti i treni regionali, senza limiti, al prezzo di 149 euro; le promozioni Plus 3 e Plus 5, riconfermate, che consentivano viaggi illimitati per tre o cinque giorni a partire da 40 euro. Infine, ricordo il progetto su cui la Regione Emilia-Romagna ha investito e investirà importanti risorse, il Progetto Grande, che consente la gratuità fino a 14 anni, con l’estensione nel prossimo anno fino a 19 anni, su tutte le tratte casa-scuola dei ragazzi, oggi fino a 14 anni e domani fino a 19 anni, anche sul servizio di trasporto pubblico ferroviario.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore.

Consigliera Gibertoni, ha quattro minuti. Prego.

 

GIBERTONI: [...] le ricadute sul nostro trasporto ferroviario. Cosa c’è da calcolare? Più gente sale sui treni più siamo contenti, uno perché la mobilità sostenibile la professiamo e lo dovremmo fare anche nella pratica e, due, perché le compagnie dovrebbero essere contente di vendere più biglietti, di non lamentarsi che i vagoni sono mezzi vuoti.

La svolta green non passa da queste cose qui. Nella pratica, nella vita quotidiana delle famiglie, dei cittadini, delle persone che sentono che un trasporto pubblico di livello, vicino alla persona, esiste, passano da qui, passano primariamente da qui, se la svolta green è vera e concreta. Diversamente, va bene questo, va bene dire che c’è un mero errore tecnico, non si sono assunte le persone in tempo oppure non sono state in grado di risolvere il mero errore tecnico, e la tariffa “Junior”, nonostante si fosse promesso di attivarla pure in ritardo, ma entro il 20 luglio, non è stata neppure attivata. Lei, però, assessore, non mi ha detto quando verrà attivata. Mi pare di capire che o non lo sa o non ve ne siete più di tanto interessati. Però, questa è una risposta che andava data ai cittadini, non a me. Io non rientro nella tariffa “Junior”. Ai cittadini andava data, alle famiglie andava data. Sono loro che si chiedono come mai, se vanno in una regione limitrofa, possono attivarla e in Emilia-Romagna gli viene negata senza motivo. Quindi, sul quando non ha risposto, e io non capisco il motivo.

Sul fatto che non possiate parlare o che siate in mondi separati, quando evidentemente è opportuno dirlo, e invece mondi che si parlano, mondi che interloquiscono e che sono allineati sul verde e sull’ambiente, quando diversamente sarà opportuno che sia così, è ovvio che non ha una consequenzialità tale che io possa credere alla sua risposta. Sicuramente è un limite mio.

Sulla tariffa “Grande”, lei saprà che già tanti genitori si sono lamentati del fatto addirittura che la Regione aveva promesso una cosa diversa: si aspettavano viaggi liberi. Invece, si sono trovati solo con il percorso casa-scuola e soprattutto con una scelta netta. Quindi, loro si sono trovati con una promessa molto ridimensionata, mal pensata, molti di loro – queste sono le segnalazioni che mi arrivano – in cui l’abbonamento è valido soltanto nella città di residenza, bisogna scegliere in anticipo il bus o il mezzo, o bus o treno, Star, TPER o Seta. Quindi, è molto meccanico, è una casistica molto limitata, che non incentiva al tempo libero, non incentiva ad altro.

Se poi questi abbonamenti vengono addirittura regalati a pioggia a chi non li usa, allora mi vien da dire che non stiamo capendo quali sono le esigenze a seconda dei territori e a seconda delle tipologie, perché viene dato anche a tutti quei bambini dei centri sopra i 50.000 abitanti, benissimo, la Regione avrebbe pagato alle compagnie di trasporto migliaia di abbonamenti gratis, benissimo, ma senza sapere sempre se verranno utilizzati. Vi dico che la tariffa “Junior” sarebbe stata utilizzata ed è stata un’occasione persa, un’occasione di lavorare perché venisse implementata in Emilia-Romagna e di rispondere a quelle persone. Gli abbonamenti andrete poi a controllare se verranno utilizzati, in modo che i fondi vengano distribuiti, le opportunità vengano distribuite nel modo giusto.

In generale, quando si parla di svolta green, tutte queste cose dovrebbero essere già a sistema, tutte queste cose dovrebbero essere già improntate all’intermodalità, che peraltro nella tariffa “Grande” non c’è, non è sufficiente. Quindi, si continua a percepire che non vengono capite le necessità, e non capire le necessità provoca uno spreco di soldi pubblici, oltre a provocare l’impossibilità di soddisfare quelle esigenze. Quindi, è un altro cortocircuito a mio avviso illogico, che poi rischia di autoalimentarsi se non si ascoltano quelle che, secondo me, sono effettivamente proposte di buonsenso. Che cosa vi costava?

Concludo così. Cosa vi costava? Secondo me, nulla. Molto di più dare una risposta che difficilmente riesco a dire che abbia capo e coda, con rispetto per l’assessore e per chi l’ha scritta. Che cosa vi costava? Molto di meno che dare questa risposta, secondo me. Si sarebbe risolto un problema e si sarebbe fatta un’ottima figura.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Gibertoni.

 

OGGETTO 1095

Interpellanza sul mancato ripristino della piena funzionalità nell’ospedale del Comune di Vergato (BO) e sui provvedimenti che la Giunta intende adottare per evitare disservizi e disagi alla popolazione di questa area montana. A firma dei Consiglieri: Facci, Marchetti Daniele

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo ora all’interpellanza numero 1095, sul mancato ripristino della piena funzionalità nell’ospedale del Comune di Vergato, Bologna, e sui provvedimenti che la Giunta intende adottare per evitare disservizi e disagi alla popolazione di questa area montana, a firma dei consiglieri Facci e Marchetti Daniele, a cui risponderà l’assessore Donini.

Consigliere Facci, prego.

 

FACCI: Grazie, presidente.

Chiaramente questa interrogazione è superata dal fatto che l’azienda sanitaria recentemente ha provveduto al ripristino dei servizi presso l’ospedale di Vergato.

A questo punto, più che chiedere alla Regione, ovviamente, di fare in modo di ripristinare il servizio in quel territorio, viene da chiedere di fare una riflessione più ampia. La riflessione più ampia riguarda il rapporto della Regione, del servizio sanitario con i territori di periferia, i territori di montagna, come ampiamente ricordato nel programma di mandato che in premessa di questa interrogazione ho richiamato e come più volte esplicitato dal presidente Bonaccini e anche dall’assessore Donini.

Non mi starò a soffermare sul fatto che questa riapertura è avvenuta con colpevole ritardo, perché voglio ricordare che l’assessore è venuto in Commissione Sanità non più tardi del mese di giugno a rispondere a delle sollecitazioni o comunque nell’ambito di una informativa e a precisa domanda da parte del sottoscritto, ma anche da parte del collega Marchetti, era stata rappresentata l’imminente riapertura del pronto soccorso di Vergato alla fine del mese di giugno, primissimi giorni di luglio. Siamo ai primi di ottobre e possiamo dire che ciò è avvenuto non più tardi di una settimana fa.

È chiaro che il problema posto rimane nella sua finalità di fondo, nella sua denuncia di fondo, cioè non c’è attenzione alla montagna. Ovviamente, la richiesta di riapertura viene superata dal fatto già accaduto. Però l’interrogazione rimane nella sua essenza in piedi perché riteniamo ‒ e spero, ovviamente, di avere dall’assessore Donini una risposta diversa ‒ che vi sia stata negli ultimi tempi, nonostante l’annunciato cambio di passo da parte del presidente, da parte della Regione, rispetto ai servizi sanitari in montagna, riteniamo vi sia tuttora una sottovalutazione delle criticità di quei territori.

Ovviamente, il nostro compito è quello di pungolare questa Amministrazione e, in questo caso, l’Assessorato alla sanità perché effettivamente venga garantita pari dignità nell’ambito sanitario a tutti i cittadini, a quelli dei territori montani e periferici. Qualcosa si sta muovendo, devo essere obiettivo. Non sto dicendo che non si sta facendo nulla, ma credo che il colpevole ritardo con cui oggi vi state muovendo su questo fronte meriterebbe una maggiore celerità e una maggiore capacità operativa sui territori.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Assessore Donini, prego.

 

DONINI, assessore: Quanto tempo ho?

 

PRESIDENTE (Rainieri): Otto minuti.

 

DONINI, assessore: Grazie, presidente.

Ringrazio i consiglieri Facci e Marchetti. Nell’enunciazione dell’interpellanza, giustamente, il consigliere Facci ha fatto notare che il tema sollevato dall’interpellanza è stato risolto e quindi ha, in qualche modo, avviato più che altro uno stimolo di riflessione, per il quale non basterebbero certamente otto minuti. Ci vorrebbe sicuramente molto più tempo.

Parto dallo stimolo e poi leggo la risposta all’interpellanza.

Sicuramente nelle zone più periferiche, in particolare nelle zone montane, dobbiamo investire con decisione nei servizi sanitari territoriali e ospedalieri pubblici, cosa che mi fa piacere che si accorga stia in qualche modo avvenendo, anche grazie a una rinnovata attenzione più generale al tema della salute pubblica e, quindi, anche alle zone più vulnerabili del nostro territorio.

È chiaro che, quando si intende investire negli ospedali del territorio montano, nelle case della salute, nelle dotazioni anche semplicemente di medici di medicina generale, spesso ci si viene in qualche modo a scontrare con una difficoltà che non è tanto di volontà politica sia da una parte che dall’altra, sia a livello locale che a livello regionale o nazionale, quanto con una difficoltà oggettiva per le difficoltà anche di reperimento del personale disposto a esercitare la professione sanitaria in quelle zone.

Quindi, credo che lei sia d’accordo con me, anche perché era presente, assieme a me, al sopralluogo che abbiamo fatto negli ospedali in questione, Porretta, Vergato e più in generale nelle zone di montagna, che occorre una riflessione più a 360 gradi di come rendere quelle zone più capaci di attrarre non solo mezzi e risorse, ma anche professionalità, in un’offerta che sia non solo sanitaria, ma più generale.

Non voglio divagare, ma voglio leggere la risposta al quesito che mi ha posto.

L’ospedale di Vergato ha garantito un contributo fondamentale durante la fase più critica della crisi epidemica. La situazione emergenziale impose il riassetto delle aree di degenza del pronto soccorso, pur senza mai limitare l’erogazione degli altri servizi assistenziali. Sono sempre stati attivi gli ambulatori dei medici di medicina generale, la continuità assistenziale, la dialisi, l’oncologia, la radiologia, il punto prelievi, il laboratorio analisi. Devo dare atto ai professionisti che lavorano, che abbiamo incontrato nell’ospedale di Vergato, di aver assicurato non solo una quantità di prestazioni davvero encomiabile anche in quella fase temporale, ma anche una qualità clinica assolutamente encomiabile.

La ripartenza dei servizi già in atto dalla fine dell’estate ha coinvolto Regione, Azienda USL di Bologna, CTSS, Comitato distretto sociosanitario dell’Appennino bolognese, in un continuo confronto e stimolo per garantire servizi adeguati e potenziati. I posti letto per le cure intermedie sono aumentati di dieci unità e saranno incrementate le agende dei prelievi settimanali oltre all’attività di pronto soccorso h24, cominciata qualche giorno fa, con due mesi di ritardo per la difficoltà di reperire personale. Attualmente, come durante tutta la fase di emergenza pandemica, la gestione delle emergenze è garantita sul territorio del distretto attraverso la rete del servizio 118, formata da due ambulanze con infermiere presso l’ospedale di Vergato, due ambulanze con infermiere presso l’ospedale di Porretta, un’ambulanza diurna con infermiere e una notturna con soccorritori presso la postazione di Gaggio Montano, un’ambulanza con soccorritori presso la postazione di Castel d’Aiano, un’ambulanza con soccorritori presso la postazione di Sasso Marconi, un’automedica presso la postazione territoriale di Marano di Gaggio, un elisoccorso h24 con base a Bologna, un elisoccorso diurno con verricello con base a Pavullo nel Frignano e nelle ore diurne attraverso l’attività di pronto soccorso di Porretta e Vergato.

Nel 2019 presso il pronto soccorso di Vergato si sono registrati – questa è una conferma di quello che lei diceva, perché i numeri poi sono anche indicatori di un monte prestazionale riguardevole – 8.646 accessi, che devono essere relativizzati rispetto alla popolazione residente nel territorio, ovviamente, anche le distanze della popolazione dei territori montani, di cui il 78 per cento nelle ore diurne.

L’80 per cento dei pazienti che ha fatto ricorso al pronto soccorso nelle ore notturne si è presentato direttamente presso la struttura, principalmente codici verdi e bianchi, che ovviamente con il Covid poi sono spariti, non solo lì, ma dappertutto, mentre il 10 per cento dei cittadini ha utilizzato la chiamata tramite il servizio 118. È garantita, quindi, una copertura abbastanza capillare dell’intero territorio di Vergato e dei comuni dell’Appennino, con interventi tempestivi che registrano un tempo medio di dieci minuti dalla chiamata.

Grazie.

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, assessore Donini.

Consigliere Facci, le restano quattro minuti.

 

FACCI: Grazie, ma sarò più breve. Condivido le riflessioni che ha fatto l’assessore rispetto alla difficoltà che sul territorio vi è stata e tuttora vi è nel reperire personale sanitario. Questo, però, è il punto di partenza e testimonia, naturalmente, una criticità più grande, quella che tutto il territorio ha la necessità di essere reso non dico appetibile, ma essere in qualche modo messo nelle condizioni di poter gestire una quotidianità da parte di chiunque, a maggior ragione da parte di professionisti che verosimilmente devono venire da altri territori.

Se da parte della Regione vi è veramente questa consapevolezza che i territori di montagna, per non essere privati dei servizi essenziali, devono avere condizioni di accesso e garanzie ‒ diciamo così ‒ che possiamo in qualche modo trovare ovunque, allora faremmo già un passo avanti.

La dichiarata volontà da parte della Regione di invertire la rotta rispetto al passato, cioè investire nei territori di periferia, è sicuramente un annuncio positivo. Noi diciamo da tempo che andava fatto. La Regione ci arriva oggi. Forse ci arriva dopo una grande disgrazia, quale l’epidemia da Covid. Però ci arriva. Quindi, non possiamo che essere contenti rispetto a questo.

Ovviamente auspichiamo che non siano i soliti slogan, che non siano le solite misure spot, di facciata, ma ci sia un ragionamento organico. Parliamo di infrastrutture, parliamo di opportunità di lavoro, parliamo di sviluppo del turismo, parliamo di servizi scolastici, parliamo di welfare e, chiaramente, parliamo anche della sanità. Allora troveremo sicuramente insegnanti che vanno nelle scuole, troveremo sicuramente medici che vanno negli ospedali, infermieri che vanno negli ospedali, e così via.

Se il buongiorno si vede dal mattino, debbo dire che da parte della Regione, in questo momento, c’è, effettivamente, una sorta di dichiarata volontà di invertire la marcia.

Auspico, assessore, e concludo, che questi provvedimenti siano... Anche quello che lei ha dichiarato, tutte le misure che verranno adottate, la riapertura dei famosi “punti parto”. Il presidente ha dichiarato anche l’altro giorno in sede di incontro in Città Metropolitana che da parte della Regione ci sarà questo impegno, impegno che noi chiedevamo da almeno 5-6 anni. A Porretta Terme, in verità, un po’ di più. Comunque, siamo arrivati a un punto di condivisione e speriamo naturalmente che ci siano i passi consequenziali, le risorse necessarie e i provvedimenti giusti.

Debbo dire che molti provvedimenti che sono stati messi in campo finora sulla montagna sono stati decisamente insufficienti, penso al bando per le giovani coppie, penso ai contributi che dovevano arrivare e non sono arrivati. C’è ancora moltissimo da fare. Però, assessore, io le riconosco, come le ho sempre riconosciuto, la buona fede e l’impegno. Spero naturalmente che si possa andare avanti in una strada che porti i cittadini della montagna a non sentirsi cittadini di serie B.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Abbiamo concluso con le interpellanze.

 

OGGETTO 1187

Proposta d’iniziativa Giunta recante: “Documento di Economia e Finanza Regionale - DEFR 2021-2023”. (27)

(Relazione e discussione)

 

PRESIDENTE (Petitti): A questo punto riprendiamo i lavori dall’atto amministrativo 1187: proposta di iniziativa della Giunta recante “Documento di Economia e Finanza Regionale - DEFR 2021-2023”.

Ricordo che la Commissione Bilancio, Affari generali e istituzionali ha espresso parere favorevole nella seduta del 23 settembre scorso, con la seguente votazione: 28 voti a favore, 18 contrari e nessun astenuto.

Ricordo che il relatore di Commissione, consigliere Luca Sabattini, ha preannunciato di svolgere relazione orale, e così anche la relatrice di minoranza, consigliera Maura Catellani.

Ricordo anche che su questo oggetto insistono dieci proposte di emendamento a firma dell’assessore Calvano.

A questo punto apriamo il tempo per la discussione. Passo la parola al relatore della Commissione, consigliere Luca Sabattini. Prego, consigliere.

 

SABATTINI, relatore della commissione: Grazie, presidente. Buon pomeriggio, colleghi.

Ci apprestiamo a vivere un autunno e un inverno ancora molto delicati. L’emergenza da Covid-19 non è terminata e in questa fase il trend dei contagi è in crescita un po’ ovunque nel mondo, con alcune situazioni, anche in Europa, decisamente preoccupanti.

L’Italia, anche in una condizione migliore rispetto alla media dei Paesi europei, non può essere in allerta a fronteggiare questa situazione, mettendo a frutto le competenze e le conoscenze acquisite in questi mesi.

È evidente come oggi, in attesa di un vaccino per tutti, nessun Paese possa dirsi al sicuro e tanto meno essere in grado di trarre le conclusioni o dare un giudizio finale su come sia gestita un’epidemia che è ancora in corso.

In un contesto di grande mutevolezza e fragilità le Istituzioni europee stanno giocando un ruolo centrale nell’individuare una strategia comune per uscire dalla crisi sanitaria, economica e sociale.

Mai come in questi mesi abbiamo visto l’Europa, tra mille difficoltà, seguire con maggior chiarezza una strada di unità e di esprimere la volontà di superare le divisioni.

Fino a non molto tempo fa sarebbe stato quantomeno improbabile ascoltare un discorso come quello che la presidente della Commissione europea ha pronunciato recentemente.

Ha parlato di un’Europa della sanità unita, che introduce tutti gli strumenti per gestire con prudenza, agire con responsabilità e unità e continuare a proteggere le vite. Per questa Europa non basta trovare un vaccino, ma dobbiamo garantire che i cittadini europei e di tutto il mondo possono avervi accesso.

Il nazionalismo dei vaccini mette a rischio le vite. Solo la cooperazione può salvarle. Questa, credo, è l’altezza da cui, anche come Regione, dobbiamo osservare i problemi e coglierne la portata, con la consapevolezza che non esiste un interruttore premuto il quale i problemi magicamente possono scomparire, ma serve una strategia integrata che metta al centro le persone, le peculiarità territoriali e culturali con il fine di migliorare le condizioni sia dei cittadini che del territorio stesso.

Lo stiamo facendo anche in questi giorni nella discussione che sta andando nelle varie Commissioni sulla Sessione europea ribadendo, però, come la miglior strategia europea non possa comunque dispiegare i suoi effetti senza un ruolo centrale dei differenti livelli territoriali. Il coinvolgimento dei territori, delle Regioni e dei Comuni non può limitarsi alla traduzione pratica di ricette calate dall’alto. Non tutti i territori sono uguali e la stessa ricetta non va bene ovunque.

Per essere resilienti agli shock e alla velocità con cui dispiegano i loro effetti occorre un diverso protagonismo dei territori; un protagonismo che sia evidente anche nella decisione delle direzioni da intraprendere.

In questo quadro complessivo si colloca il DEFR 2021-2023, un documento che rientra nel processo di programmazione nazionale, pertanto collegato al Documento di economia e finanza nazionale, con il quale la Regione dà avvio alla programmazione economica finanziaria della XI legislatura.

Il DEFR riassume le strategie e traduce le linee di mandato approvate pochi mesi fa in azioni misurabili e concrete, definendo gli obiettivi politico-strategici della Giunta, collegandoli alle missioni e ai programmi di bilancio.

I contenuti programmatici del DEFR costituiscono la base di riferimento per l’intera azione amministrativa, orientando le future azioni della Regione e anticipando nelle linee strategiche il bilancio 2021, che ci apprestiamo a discutere tra poche settimane.

È un documento complesso e molto utile. Invito chi non lo ha ancora fatto, in alcune sue parti, a leggerlo, soprattutto sulle analisi di contesto. Dà una direzione complessiva di analisi del contesto territoriale, ma anche della direzione da intraprendere. Infatti è composto da tre parti principali. La prima fornisce le informazioni in ordine al contesto nel quale si colloca l’azione amministrativa, delineando gli scenari economici di riferimento, il quadro istituzionale e le indicazioni sull’articolazione organizzativa della Regione, sul personale, sul sistema delle partecipate. Nello specifico, in questa prima parte troviamo approfondimenti sul sistema di governo locale, sulla finanza territoriale, sullo scenario demografico e sui principali indicatori socioeconomici, sempre più importanti per cogliere i bisogni in trasformazione e, di conseguenza, elaborare le strategie necessarie.

L’analisi comparativa dei vari istituti internazionali colloca il nostro Paese tra quelli che sicuramente stanno pagando un prezzo molto importante dal punto di vista del calo del PIL e della domanda interna, ma avrà auspicabilmente un rimbalzo sulla maggior parte dei settori industriali, anche se al momento abbiamo una grande incognita, lo vediamo anche sul dibattito che vi è sulla stampa, soprattutto sui giornali economici, su quanto sarà la rapidità della curva di rimbalzo. I dati della nostra regione sono sicuramente migliori di quelli del resto del Paese, come lo sono stati in questi mesi di riapertura, anche probabilmente contrariamente ad alcune aspettative che si avevano, considerando che questo è un territorio fortemente vocato alla esportazione. Affrontando una pandemia mondiale, si pensava anche a dati addirittura peggiori.

I dati di fine primavera facevano presagire contrazioni ancora più pesanti. Qualche segnale incoraggiante nella manifattura, invece, esiste, anche se non ci fa stare assolutamente tranquilli, considerando anche come le analisi aggregate, come quelle che troverete nella parte delle analisi di contesto, spesso scontino quella semplificazione che compensa le debolezze con le eccellenze, senza considerare le ovvie disuguaglianze degli effetti.

La seconda parte del DEFR comprende un excursus sugli obiettivi strategici, organizzati per deleghe politiche. Per ciascun obiettivo sono descritte le finalità, i contenuti, i destinatari, gli impatti sul sistema delle Autonomie, e sono esplicitati i risultati attesi in un’articolazione temporale che può essere riferita al breve periodo o ad altri anni e al bilancio dell’intera legislatura.

La declinazione degli obiettivi con le relative azioni e il corrispondente indicatore rispondono anche, credo, a una volontà di rendere sempre più compiutamente leggibili e trasparenti le politiche regionali, nonché all’intenzione di agevolare anche la capacità di verifica delle stesse politiche.

Il documento – io vengo dalla scorsa legislatura – è ogni anno migliorato e anche in questa direzione spero che anche la discussione che andremo a fare e le attività che faremo nel corso di questo esercizio possano anche migliorare ulteriormente questo documento.

La terza parte, infine, riporta gli indirizzi strategici relativi a tutte le società partecipate e controllate e agli enti strumentali della Regione.

Tra gli elementi di novità di questo documento vorrei sottolineare anche all’attenzione dell’Assemblea la decisione della Giunta di individuare all’interno del DEFR gli obiettivi di cambiamento – è una novità – per la predisposizione del piano anche delle performance.

Gli obiettivi di campionamento costituiscono la prima declinazione degli obiettivi strategici in obiettivi tecnici, proprio nella logica di potenziare anche questo elemento di accountability. Anch’essi sono assolutamente misurabili e prevedono indicatori specifici e risultati attesi.

L’introduzione della sezione sugli obiettivi al termine della seconda parte permette di favorire, appunto, una maggiore integrazione tra la pianificazione strategica e il ciclo delle performance e di semplificare il processo individuando un unico momento decisionale politico e di ridurre i tempi di individuazione degli obiettivi di cambiamento.

Il DEFR che ci accingiamo a discutere è un documento che si colloca in una fase sociale ed economica, come abbiamo detto, molto particolare. Gli strascichi della pandemia da Covid-19 che ci ha colpito in questi mesi e che è ancora in essere fa sentire pesantemente la sua presenza, che ovviamente non era prevista alcuni mesi fa.

Per questa ragione, il documento non solo apre, nella sua parte introduttiva, con un focus proprio sulla pandemia, ma mette anche in fila tutte le azioni messe in campo in questi mesi, anche in una forma di riassunto complessivo che fa vedere su quanti campi e quante azioni ha messo in campo in questi primi mesi l’Amministrazione regionale.

L’impatto della pandemia sulle misure stringenti obbligatorie messe in atto per contrastarla, sui consumi, sulle produzioni, sullo spostamento delle merci e sulle persone, sulla nostra sanità, sul sistema di istruzione sul lavoro hanno quindi condizionato inevitabilmente l’impostazione di questo documento. I pilastri su cui si fonda il documento in oggetto sono il rafforzamento del sistema sanitario pubblico quale motore di innovazione economica e giustizia sociale, lo sviluppo e il consolidamento del sistema educativo e formativo quale fattore centrale per la ricostruzione e la coesione del Paese e rilanciare appunto lo sviluppo e la crescita fondata sulle persone.

Il grande tratto distintivo anche di questo mandato è l’investimento forte sul capitale umano, tratto che vuole essere anche elemento strategico di competitività di un territorio tutto, oltre alla sostenibilità economica, sociale e ambientale come paradigma di sviluppo che unisce qualità ambientale a tutela della salute da un lato e competitività del sistema produttivo e qualità del lavoro dall’altro.

Altro pilastro è l’innovazione come generazione di nuove opportunità. Tante sono le azioni previste all’interno del DEFR nei vari Assessorati, sempre ovviamente inserite in questa analisi comunque di strategia di sistema, proprio nell’ottica di riattivare il tessuto economico produttivo e sociale.

Ultimo, ma non ultimo come pilastro fondamentale, ovviamente, è la lotta alle disuguaglianze sociali, economiche, culturali e territoriali. Erano infatti gli elementi centrali già presenti nel programma elettorale, articolati poi all’interno delle linee di mandato.

Ho tenuto a sottolinearli proprio perché è vero che la pandemia ha inciso fortemente sia nell’azione politica che nella costruzione del Documento di economia e finanza regionale, ma non vi è dubbio che i pilastri sono quelli che già erano previsti sia nelle linee di mandato che nel programma elettorale con il quale questa maggioranza si è presentata alle elezioni, proprio perché l’emergenza sanitaria e la pandemia sono stati principalmente un grande acceleratore di fenomeni che già erano in corso.

C’è un’altra novità, che credo sia giusto sottolineare, in questo documento: la centralità che assume per la prima volta anche l’Agenda 2030, il collegamento delle strategie legate all’Agenda 2030, i 17 obiettivi. Per l’Emilia-Romagna si tratta di una sovrapposizione non solo formale, ma di un impegno concreto nel percorso di definizione della propria strategia complessiva di sviluppo sostenibile. L’obiettivo strategico contenuto nel DEFR, strategia regionale di sviluppo sostenibile, esprime nei fatti tale impegno, con l’intento di sistematizzare e integrare politiche settoriali della regione in una visione integrata della sostenibilità nelle sue tre dimensioni chiave che citavo prima: quella ambientale, quella economica e quella sociale.

A questo proposito, non si può non citare, ovviamente, il nuovo Patto per il lavoro e per il clima e il percorso verso il raggiungimento della neutralità carbonica come obiettivo strategico trasversale a tutte le deleghe, da condividere con tutti gli attori del sistema territoriale regionale, che è anche uno dei tratti distintivi di come le Istituzioni si rapportano con tutto il territorio regionale, che è stato anche tratto distintivo dello scorso mandato.

Altrettanto trasversale è l’obiettivo, che ci interessa sottolineare, del Patto per la semplificazione, che ci vedrà impegnati per tutta questa legislatura e che richiede un assoluto contributo e protagonismo, credo, anche dell’Assemblea legislativa. Semplificare significa principalmente essere in grado di accedere alle opportunità e di raccogliere la sfida della digitalizzazione. Da come la Pubblica amministrazione riuscirà a semplificarsi dipenderà il suo essere in grado di rendersi maggiormente efficace, innovativa e al passo con la velocità del mondo.

In una stagione di incertezza, l’evoluzione veloce degli eventi, sia a livello globale che a livello nazionale, conseguentemente, collocano questo documento in una fase diversa, dando un protagonismo anche a una discussione che faremo tra poche settimane, che è quella sulla nota di aggiornamento al DEFR. Ieri vi è stata la prima approvazione in Consiglio dei Ministri. Ovviamente da lì dipenderà anche la discussione, la nota di aggiornamento che faremo come Regione.

Ci tengo, in conclusione, a ringraziare anche tutti i Gruppi di minoranza, anche proprio in questo ragionamento, dove abbiamo anche cercato di fare una discussione assolutamente ordinata in Commissione, fermo restando che questo è un documento approvato a fine giugno, con un’evoluzione dei fatti che, ovviamente, rendono alcune parti da aggiornare. Credo che il veicolo della nota di aggiornamento sarà quello più fattivo.

Ci tengo a ringraziare, oltre a tutti i Gruppi, anche la fattiva collaborazione dell’Assessorato nella dottoressa Simoni Arianna e nell’assessore Calvano, e la piacevole scoperta della collaborazione con la relatrice di minoranza, dottoressa Catellani.

Credo che abbiamo cercato di svolgere al meglio il compito di analizzare un documento così complicato, in una fase come questa.

Per concludere, credo che la notevole quantità e qualità di obiettivi strategici contenuti nel DEFR rappresenti, tra le altre cose, la dimostrazione che come Regione Emilia-Romagna siamo in grado di percorrere la strada giusta per essere attori di una ripartenza diversa e maggiormente incisiva. Ma, visto il ruolo di locomotiva che la nostra regione ha svolto negli ultimi anni, abbiamo anche una responsabilità maggiore nei confronti del Paese, quella di dimostrare se saremo capaci di essere anche lungimiranti.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Sabattini.

Abbiamo sforato i dieci minuti di 6-7 minuti, quindi anche lei, consigliera Catellani, ha il tempo, vista l’importanza del tema, di parlare più a lungo. Prego.

 

CATELLANI, relatrice di minoranza: Grazie, presidente.

Ringrazio prima di tutto il collega relatore di maggioranza, Luca Sabattini, perché, al di là di quelli che sono gli inevitabili scostamenti politici rispetto a questo documento corposo, mi ha offerto una premurosa e professionale collaborazione sull’analisi tecnica di questo documento. Ringrazio anche l’assessore Calvano per la sua puntualità nella presentazione.

L’ho già anticipato durante l’udienza conoscitiva, ne abbiamo parlato tutti: è chiaro che il Covid è il protagonista di questo documento, come lo è di tutto ciò che oggi tocchiamo.

La pandemia è stata una disgrazia sanitaria, sociale ed economica, e il lockdown è un castigo di cui porteremo l’eredità avanti per lungo tempo.

I dati che sono emersi durante la lettura del quadro conoscitivo, come anticipato dal collega relatore di maggioranza, sono nefasti. Si parla chiaramente di forte flessione del PIL regionale, degli indicatori della domanda interna, degli investimenti e dei consumi. Ma altrettanto preoccupante è il fatto che questa pandemia ha generato degli impatti sulle variabili macroeconomiche che portano a dare molto più spazio alle valutazioni soggettive piuttosto che non alle valutazioni oggettive, che in questo periodo forse più che mai è un aspetto negativo, perché la scelta e la strategia politica dovrebbero, invece, abbracciare quello che è il risultato economico.

Le relazioni degli assessori, che sono la parte centrale di questo documento, sono state abbondanti, financo molto, molto interessanti, però, purtroppo, tranne la relazione dell’assessore all’agricoltura, che ci ha concesso anche un parallelo sulla strategia e i valori strettamente economici, nelle altre relazioni questo non ci è stato permesso. È chiaro che quando si chiama qualcuno a votare, in questo caso parlo dell’opposizione, occorre mettere nella condizione di capire la strategia come si va anche a consumare, non soltanto nei tempi, ma anche nei modi.

Del DEFR si legge che è il Documento di programmazione delle Regioni ed è anche il presupposto del controllo strategico, controllo strategico che devono eseguire giustamente tutti coloro che fanno parte dell’Assemblea.

Nel momento in cui la parte centrale di questo documento è l’insieme dei percorsi, delle scelte, degli orizzonti politici della Giunta è molto difficile, se non si danno gli strumenti anche economici per valutare le strategie, dare un voto e dare un voto chiaramente favorevole.

Il richiamo dell’assessore Calvano allo straordinario Piano degli investimenti di 14 milioni ha fatto una grande eco, ed è corretto anche richiamare questa eco, ma la domanda è ancora una volta sul come.

Soltanto alcuni passaggi sulle relazioni degli assessori. Semplificazione amministrativa. È fondamentale. È stata ridondante durante tutta la campagna elettorale, per tutti i partiti che si sono affacciati alle ultime elezioni regionali. Però, non è certamente un’esigenza che nasce da questo funesto 2020. L’esigenza della semplificazione amministrativa è ormai antica. Allora, ci si aspetta da un’Amministrazione è che qua da diverso tempo che non si parli ancora di iniziare a individuare, ma chi si arrivi a delle concretezze più immediate.

Spesso nelle relazioni degli assessori io ho trovato termini come avvio, individuazione, definizione di strategie, monitoraggi, rafforzamento e predisposizioni. Tutto molto dettagliato, molto dialogato, ma purtroppo troppo prospettico.

Scuola. Un passaggio brevissimo. L’inizio della scuola è stato molto, molto faticoso eppure ci si è lavorato tanto anche all’interno delle Commissioni.

Sanità. Ci si augura che questo Covid non ci riporti a qualche mese fa, perché laddove ciò fosse avremmo un grossissimo problema che è ancora l’andare a regime con ciò che è ordinario, e ancora non siamo a regime, e anche sulla sanità abbiamo lavorato tantissimo.

Occupazione e imprese. Di occupazione si parla ancora cercando di dire che occorre potenziare l’attività dei centri per gli impieghi. Non è questo. Occorre, probabilmente, rivedere completamente sin da ora e ripensare sin da ora tutto il mondo del lavoro. L’economia, l’abbiamo detto tante volte, non si fa con i finanziamenti a pioggia. Si fa, invece, con delle politiche attive, che permettano una ripresa. La ripresa delle attività delle aziende permette ricchezza e permette occupazione.

Ho sentito in qualche intervista interessante di assessori parlare più e più volte del concetto di fare una politica diversa ed essere politici migliori. Talvolta mi piacerebbe chiedere “diversa da cosa” e “migliori di chi”, visto che qua seduti ad amministrare ci siete comunque sempre voi. Piacerebbe talvolta evitare i proclami. Faccio soltanto un lieve passaggio su Bazooka. Rispetto all’occupazione, gli stakeholders, ad esempio, sono stati molto, molto puntuali e hanno fornito, a nostro avviso, grandissimi spunti. Leggo: estensione della cassa integrazione; riduzione del carico fiscale; taglio dell’IRAP; forme contrattuali più flessibili; favorire strumenti di finanziamento chiari e stabili nel tempo; favorire il rapporto pubblico e privato; favorire la formazione a tutti i livelli; rafforzamento delle imprese sui mercati esteri con fondi regionali per l’export; scelte stabili in politica industriale. Stabilità, chiarezza, semplificazione. È questo che, in realtà, chiede il nostro tessuto economico.

Tutto questo, però, deve partire da noi, dall’Assemblea. Non può partire soltanto dalla Giunta. Ecco perché oggi abbiamo portato in quest’aula il tema di una società, del nostro territorio, che è la Goldoni, perché è corretto esserci, perché è corretto condividere anche con l’Assemblea, perché è l’Assemblea che deve dare i criteri e i confini nei quali poi la Giunta, che è l’organo esecutivo, deve andare a muoversi. Non è il contrario.

Semplificazione bandi. Anche su questo tema siamo tornati tante volte. Non è possibile ridurre il bando a un semplice “click day”, perché significa svilire l’eccellenza di chi partecipa al bando. Better Regulation, tempi certi, procedure omogenee per tutti gli iter autorizzativi.

Il ricorso ai fondi europei. Se ne è parlato anche durante la Sessione europea. Brava, Emilia-Romagna. Se è brava è giusto dirlo. Riesce ad assumere almeno il 60 per cento di quelli che sono i fondi europei, ma il restante 40 per cento? Domandarsi sempre e sempre di più cosa manca nella capacità attrattiva, perché non riusciamo ad arrivare al 100 per cento.

Partecipate. Mi avvio alla chiusura. Le partecipate sono l’ultima parte di questo DEFR. Questo è quello che ho sentito. È interessante perché mi è stato detto che questa volta il documento, il DEFR sulle partecipate è stato abbondante. Quindi, l’ho affrontato intanto partendo dal TUSP, che è il padre delle società in house. Il TUSP dice che la cosa fondamentale per le partecipate è cercare di spiegare il perché, motivare il mantenimento delle partecipate, circostanza suffragata ancora di più da moltissime sentenze della Cassazione che dubitano sulle caratteristiche e sulla valenza di queste società. Non lo dico io, lo dice la Cassazione. Quindi, mi sono approcciata alla lettura delle partecipate pensando che ci fosse questo tipo di spiegazione. Le partecipate sono una mera elencazione, elencazione tale per cui ad esempio – prendo un esempio – sulle fiere o si vanno a prendere le delibere di Giunta e si confrontano con quelle che sono le note della Corte dei conti, l’ultima delle quali dovrebbe essere di luglio 2020, oppure è molto difficile capire il percorso di scelta delle partecipate.

Il DEFR si articola, per l’appunto, in tre parti. Il quadro conoscitivo, che è il quadro più oggettivo, che ci libera dei dati che arrivano sulle percentuali, dati che ci hanno permesso di valutare la situazione della regione, la situazione italiana e anche la situazione europea, dati funesti – lo abbiamo visto – ma dati concreti.

La parte centrale, che dovrebbe essere la parte delle strategie, la parte che dovrebbe essere fatta di concerto con l’Assemblea, è invece semplicemente una trasmigrazione delle linee programmatiche degli assessori qui inserita. Nelle Commissioni sono stati rarissimi gli interventi. Qualche assessore è intervenuto e ha dato qualche spiegazione, qualche altro assessore era presente ed è uscito, perché probabilmente aveva impegni pregressi. Quindi, oggi ci troviamo davanti a un documento che, in realtà, non è l’espressione delle valutazioni dell’Assemblea – vediamo come andrà oggi, vedremo che cosa succederà con la nota di aggiornamento – ma è semplicemente un documento dettato dalla Giunta. Io non vorrei che si continuasse, come per le partecipate, muovendoci con delibere di Giunta e con un’Assemblea che, giocoforza, con maggioranza e opposizione, viene qui a votare qualcosa già di preconfezionato. Forse il ruolo dell’opposizione è proprio questo, forse è il ruolo che ci vogliamo ritagliare noi.

Ci apprestiamo, quindi, a quella che sarà la nota di aggiornamento. Cercheremo di essere collaborativi e propositivi e anche di fare sintesi, riportando il ruolo che, secondo noi, l’Assemblea deve avere anche in documenti così articolati e corposi come il DEFR.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Consigliere Bergamini, prego.

 

BERGAMINI: Signor presidente e gentili colleghi consiglieri, buon pomeriggio.

In tema di DEFR vorrei soffermarmi su un oggetto in particolare che in quest’aula, durante la precedente legislatura, non è stato affrontato o quanto meno non è stato approfondito con la giusta attenzione, quello del lavoro per i detenuti.

Quando parliamo di lavoro dei carcerati, parliamo di una quota irrisoria di soggetti sottoposti a limitazione della libertà individuale, che hanno effettivamente la possibilità di essere effettivamente rieducati attraverso il lavoro.

Il decreto legislativo n. 124 del 2 ottobre 2018 ha introdotto notevoli cambiamenti nell’ordinamento penitenziario sul tema del lavoro. Tuttavia, nelle varie realtà in cui dovremo vedere i risultati, anche in termini culturali di questo cambiamento, non troviamo sempre risultati incoraggianti.

L’incontro con il Garante dei diritti, delle persone sottoposte a limitazione della libertà personale è stato esemplificativo per certificare quanto già si evince dall’esterno. Parliamo, infatti, di uno sparuto numero di persone carcerate, che ha accesso al lavoro, alcune decine in tutto, a fronte di una popolazione carceraria assai numerosa.

I disordini dell’inizio della pandemia sono un segnale di un malessere affatto latente all’interno di strutture sovraffollate, con personale in servizio insufficiente sia in termini di Polizia penitenziaria che di educatori; personale a cui vanno i miei personali ringraziamenti per le condizioni di lavoro cui spesso sono costretti a vivere.

Esistono percorsi per consentire ai carcerati di studiare e acquisire titoli di studio all’esterno, ma non vi può essere, a mio avviso, una vera rieducazione se non c’è una cultura del lavoro di una massima occupazione anche per la popolazione carceraria, perché il tema del lavoro non può essere approcciato soltanto da pochi individui, cosa che, invece, succede allo stato attuale.

Tra coloro che stanno lavorando abbiamo notizie di detenuti che trovano opportunità attraverso aziende che si occupano di assemblaggio nel bolognese, attraverso i servizi di smontaggio di lavatrici ed elettrodomestici per conto di Hera, con alcune limitate esperienze di sartoria.

L’idea di poterci avvicinare realmente ad una professione all’interno del carcere rimane un miraggio per la maggior parte. Le persone con limitazioni della libertà personale sono adibite normalmente ad operazioni di pulizia, cucina o addetti alla cucina, distribuzione di pasti e così via. L’emergenza Covid ha comportato la sanificazione degli ambienti frequentati dai detenuti con conseguenti costi a carico del sistema, ma in questa circostanza i detenuti stessi non erano in possesso delle adeguate competenze per poter procedere in autonomia.

Le attività di disinfezione, i servizi di ristorazione e le manutenzioni delle aree verdi e degli immobili sono, tuttavia, alcune tra quelle che possono essere meglio adattate ad una popolazione carceraria che ha la possibilità, se il sistema gliene darà modo, di pagare il proprio debito con la collettività per non essere quindi soltanto un costo.

Le aziende che offrono possibilità di lavoro all’interno delle carceri o comunque a persone detenute devono credere in tale opportunità. La società deve comunque poter contare sul sostegno dell’Istituzione regionale.

I nostri istituti di pena non devono balzare alle cronache unicamente per le rivolte, l’affollamento delle celle di detenzione o la promiscuità di alcune situazioni, ma devono diventare gradualmente un modello in cui tutti possono dare il loro contributo attraverso il lavoro.

Grazie per l’attenzione.

 

PRESIDENTE (Petitti): Il consigliere Tagliaferri è collegato. Prego.

 

TAGLIAFERRI: Presidente, mi sentite?

 

PRESIDENTE (Petitti): Sì.

 

TAGLIAFERRI: Grazie.

Come ben sappiamo, l’emergenza Covid ha messo in ginocchio il nostro apparato economico produttivo nella gran parte dei suoi settori. Anche l’Emilia-Romagna inevitabilmente ha subìto gli effetti di questo difficile momento che abbiamo vissuto.

La ripresa della pandemia, frutto anche di colpevoli scelte della Regione, come per esempio accelerare in maniera demagogica la riapertura delle discoteche, degli stadi, dei Palazzetti dello sport, in deroga alle nome statali, solo per sfidare il Governo Conte in una logica tutta interna alla convenzione dentro il PD, rischia di dare una mazzata definitiva al nostro Paese e alla nostra Regione.

I numeri che adesso vi andrò a leggere dimostrano come siano scellerati e fuori dalla storia toni ottimistici che da mesi la macchina della propaganda della Giunta va diffondendo tra i cittadini, con il risultato che la popolazione, convinta di essere fuori dal tunnel del Coronavirus, ha allentato le norme di autotutela, con i risultati che stiamo osservando.

Prometeia stima, infatti, un calo del PIL dell’Emilia-Romagna pari al 7 per cento per il 2020, che sono circa 11 miliardi in meno, a cui seguirà un lento percorso di recupero dei livelli del 2019, che dovrebbe realizzarsi non prima del 2024.

Segnali negativi arrivano anche dal fronte dell’occupazione. Il tasso di disoccupazione nel 2020 è stimato al 6,7 per cento, registrando, così, un aumento di più di un punto percentuale rispetto al 2019.

Va poi sottolineato, con la fine delle misure pubbliche di tutela, il forte rischio di aumento del numero dei disoccupati, con conseguenti problemi di emergenza sociale. Punto importante su cui focalizzare l’attenzione è anche la forte vulnerabilità dell’Emilia-Romagna, maggiore rispetto al resto delle regioni italiane, in termini di commercio internazionale e di esportazione.

La nostra Regione, che nel 2019 ha contribuito alle esportazioni nazionali per il 13,9 per cento, ha una propensione all’export di quasi il 40 per cento contro una media nazionale del 26 per cento. L’export negli ultimi anni ha rappresentato il principale traino dell’economia regionale. Le stime circa l’impatto del lockdown su questo settore indicano una riduzione a fine anno che potrebbe arrivare fino al 10 per cento, ovvero oltre 6 miliardi in meno in un solo anno.

Ecco, dunque, che il tema della ripartenza dovrà essere al centro dell’agenda politica nei prossimi mesi e si dovranno individuare le aree strategiche su cui investire, essendo non solo in grado di riaccendere il motore economico in tempi celeri, ma anche in grado di garantire uno sviluppo nel breve, medio e anche lungo termine.

La pandemia ha messo in evidenza alcune fragilità dell’attuale modello di produzione internazionale fondato su un’elevata frammentazione produttiva su scala globale. In particolare, Confindustria sottolinea, criticandolo, il forte rapporto di dipendenza che lega la nostra regione alla Cina. Non c’è settore, infatti, che non sia stato messo in difficoltà a causa della mancanza di elementi primari necessari per il processo produttivo causata dai ritardi logistici nelle esportazioni e nelle importazioni.

Ecco, dunque, tra le opportunità dei prossimi mesi deve esserci un necessario ridimensionamento della dipendenza dalla Cina, attuabile attraverso incentivi al rientro delle produzioni e dei componenti base del processo produttivo delle nostre aziende. Cruciale, nei prossimi mesi, sarà investire per accelerare il processo di infrastrutturazione digitale del territorio e implementare i piani finalizzati al rafforzamento dei processi di digitalizzazione delle imprese, specie per rendere competitive quelle realtà aziendali che hanno deciso di continuare a operare in territori svantaggiati come il nostro Appennino.

Occorrerà, inoltre, rafforzare le nostre imprese sui mercati esteri, magari attraverso la promozione di un Fondo regionale per l’export e azioni specifiche di formazione e supporto a favore delle imprese non esportatici. Al tempo stesso, servirà lavorare affinché aumenti l’attrattività economica dell’Emilia-Romagna.

Dai dati del Ministero dell’economia e delle finanze emerge che, rispetto a Lombardia e Veneto, l’Emilia-Romagna presenta le più aliquote di addizionale IRPEF. Per aiutare i nostri imprenditori si potrebbero iniziare proprio riducendo il carico fiscale, come è stato fatto in Veneto, dove l’addizionale IRPEF presenta per tutti gli scaglioni di reddito un’aliquota fissa pari all’1,23 per cento, che è più bassa dell’aliquota emiliano-romagnola per redditi fino a 15.000 euro, pari all’1,33 per cento.

Altro tema di fondamentale importanza è la manutenzione del territorio. Proprio in questi giorni il ministro dell’ambiente Costa ha sottolineato come i soldi per contrastare il dissesto idrogeologico ci sono, ma i Comuni fanno fatica a spenderli. È, dunque, compito della Regione intervenire a sostegno degli Enti locali per risolvere un problema che ormai da acuto sta diventando strutturale.

Il nostro territorio cade letteralmente a pezzi, così come sono in crisi le infrastrutture. Di quelle promesse non si vede traccia, di quelle esistenti non possiamo che registrare, come avvenuto sabato scorso al ponte Lenzino a Piacenza, che la mancata manutenzione le fa crollare.

Dobbiamo aspettare un ponte, un ponte Morandi emiliano-romagnolo, perché vi diate finalmente una mossa e cominciate a costringere ANAS, Ferrovie e quanti ne hanno il dovere, a mettere mano a ponti, strade e viadotti?

L’ultimo punto, ma non per importanza, su cui vorrei focalizzare l’attenzione è quello della demografia e della natalità nella nostra regione. Nel panorama italiano l’Emilia-Romagna si è sempre collocata tra le regioni a più bassa fecondità, tanto che il numero medio di figli per donna è sempre stato al di sotto del livello di sostituzione anche per in periodo di elevata fecondità come gli anni Sessanta.

Il numero di nati in Emilia-Romagna è in diminuzione dal 2010. I dati per il 2019 confermano il trend decrescente. Occorre investire in energie e risorse per bloccare questa tendenza.

Per riuscirci servono sostegni alle famiglie, alle giovani coppie, agli imprenditori che devono assumere personale femminile perché, è bene ricordarlo, una donna non può essere costretta a scegliere se lavorare o mettere al mondo un bambino. Insomma, gli spunti sono tanti e il lavoro che ci aspetta è davvero grande. 

Fratelli d’Italia è pronto a fare la sua parte per difendere gli imprenditori, le famiglie e i lavoratori emiliano-romagnoli con proposte serie e concrete. Il tempo delle chiacchiere è finito. Ora servono i fatti.

Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere.

La parola al consigliere Occhi.

 

OCCHI: Grazie, presidente.

Come altri miei colleghi hanno sottolineato già, questo documento programmatico è ovviamente molto ampio e prevede obiettivi sfidanti per questa Regione e per questa Giunta.

Cercherò di focalizzarmi sugli obiettivi che sono più vicini all’ambito di competenza mio, ovvero quello dell’ambiente e delle infrastrutture. Però, vorrei fare un passaggio iniziale su quelle che sono le premesse di questo DEFR, che fa molto affidamento sui fondi che arriveranno dal Recovery fund, di cui una parte si articola anche a livello regionale, che è presente nel DEFR.

Le procedure del Recovery fund hanno già subito un forte rallentamento a livello europeo, perché il tanto annunciato cambio di paradigma verso un’Europa più solidale comincia già a mostrare le prime crepe. Appare oggi difficile, quindi, che i soldi, i fondi promessi saranno già direttamente utilizzabili nel 2021, come era stato annunciato dal Governo e sperato anche da questa Regione. Purtroppo, è più probabile che si arrivi all’applicazione, al trasferimento nel 2022. Questo non fa altro che dimostrare che le posizioni nostre, della Lega, che ritenevano i meccanismi del Recovery fund troppo cervellotici e complessi, erano corrette e che sarebbe stato più utile, per esempio, e rapido dare la possibilità a ogni singolo Paese di emettere titoli di Stato per finanziare i propri interventi di resilienza, titoli che sarebbero stati acquistati dalla Banca centrale europea, dando ad ogni Paese la possibilità di pianificare e spendere più rapidamente in base ai propri fabbisogni di crescita e di ripresa post Covid, così come stanno facendo tutti gli Stati fuori dall’Unione europea.

Chiuso questo preambolo, che però dà il senso della difficoltà che avremo di fare i conti senza l’oste in merito ai fondi, passo a parlare di semplificazione. Il Patto per la semplificazione promesso dal presidente Bonaccini potrà realizzarsi esclusivamente con il concorso anche dell’apparato amministrativo tecnico e burocratico della Regione, ed è quello che chiedono le associazioni di categoria, le associazioni dei professionisti, gli Ordini professionali: è necessario rinnovare anche le competenze all’interno di questi apparati. Infatti, l’evoluzione tecnologica porta con sé sempre una maggiore richiesta di specializzazione. Ritengo, infatti, che il principale problema sia sempre stata la distanza tra il mondo del lavoro, la produzione delle imprese e i cosiddetti “apparati amministrativi”. Generalmente questa carriera amministrativa avviene sempre all’interno della Pubblica amministrazione. Bisognerebbe iniziare a ragionare sulla necessità di un continuo interscambio tra il mondo pubblico e il mondo privato. Generalmente io ho osservato che la risoluzione dei problemi è molto più rapida quando vi sono professionisti che hanno svolto, per esempio, attività nel pubblico, ma anche viceversa.

Nel DEFR vi sono continui rimandi verso obiettivi sfidanti sulla resilienza, la ripresa delle imprese e la crescita della loro competitività, ma l’estrema complessità normativa, sia per realizzare piani e programmi sia per ricevere aiuti e contributi da parte delle aziende, fa subire alle piccole aziende una concorrenza sleale da parte di aziende che, magari, avendo disponibilità di capitali provenienti da attività illecite, e questo lo abbiamo visto, possono permettersi consulenti alto-pagati, cosa che il piccolo imprenditore difficilmente riesce a fare. E invece è successo. In questa Regione, dunque, per portare a termine questi obiettivi ambiziosi, sarà necessario verificare anche l’efficacia dei provvedimenti normativi e delle leggi regionali.

Tra l’altro, parlando di imprese, non ho trovato nulla sul cosiddetto reshoring delle imprese nel periodo post Covid, ovvero il rientro delle aziende che avevano delocalizzato, fare un sistema di incentivi per far tornare le aziende all’interno della nostra regione, magari proprio quelle che producono, quelle che sono specializzate in materie strategiche, per esempio, per la nostra regione. L’abbiamo visto durante l’emergenza della pandemia, che purtroppo pare non sia ancora finita.

Ci sono obiettivi altrettanto sfidanti sulle energie rinnovabili. Ecco, io voglio dire questo: tra le energie rinnovabili si annovera l’idroelettrico, che è forse l’energia rinnovabile più performante di tutte. La potenza teorica di un impianto idroelettrico arriva all’80-90 per cento, che è il valore più elevato tra le energie rinnovabili. Questo per dire che bisogna anche puntare sui bacini artificiali, di cui abbiamo parlato più volte, che hanno anche altri vantaggi nella lotta al dissesto idrogeologico. Non mi dilungo ancora, la diga di Vetto e le valutazioni, per esempio, su altri invasi.

Io mi chiedo: come pensa la Regione di potenziare la dotazione delle fonti rinnovabili senza l’idroelettrico, che avrebbe capacità notevolmente superiori al fotovoltaico, all’eolico? Ecco, ragioniamo anche sugli obiettivi che si è data la Regione e su come realizzarli andando al 2030. Ricordo che per progettare e realizzare degli invasi ci vogliono quindici anni. Credo che questa sia la volta buona. Questa legislatura, questi cinque anni devono essere il momento clou per far partire questo tipo di progetti.

Passiamo alla riforestazione, specialmente quella di pianura. Anche qua spero che vi sarà un raccordo con le esigenze della nostra agricoltura e dei nostri agricoltori, perché riforestare la pianura cosa intende? Ricostruire delle foreste di pianura? Credo che le necessità della nostra agricoltura debbano venire prima o, comunque, ci debba essere un raccordo con chi l’agricoltura la vive e la lavora.

Allo stesso modo, la riqualificazione delle aree abbandonate è molto importante. Ci sono, per esempio, i capannoni sfitti oppure le cascine abbandonate. Anche qua, ci vogliono incentivi, ci vogliono anche meccanismi di una rapida conversione anche delle destinazioni d’uso per vedere queste aree rigenerate o, comunque, riutilizzate.

La rigenerazione urbana, di cui si parla tanto, dovrà fare i conti comunque con la frammentazione della proprietà edilizia e della mancanza di liquidità delle nostre famiglie. Come si fa a chiedere di riqualificare degli interi edifici, penso, per esempio, ai condomini, senza avere fondi, con famiglie magari o pensionati che non potranno certo avere la forza economica di partecipare a questo tipo di interventi condominiali?

Rifiuti. Si parla di aumento ancora della raccolta differenziata. Noi, però, vediamo che la raccolta differenziata da un certo punto di vista viene gonfiata, ovvero la raccolta differenziata massima dovrà essere compatibile con la merceologia dei rifiuti prodotti e della loro riciclabilità. Se la merceologia dei prodotti non è riciclabile ed è magari riciclabile al 50-60 per cento sappiamo benissimo che per arrivare a una raccolta differenziata dell’80 per cento un buon 30 per cento tornerà negli inceneritori. Quindi, è inutile continuare a sforzare la popolazione, i cittadini verso azioni che poi nella realtà non portano agli obiettivi che si volevano dare, anche quello di abbassare il livello tariffario per imprese e cittadini. Direi, invece, che bisogna cambiare anche qua paradigma, verificare effettivamente cosa è riciclabile e cosa no. Anche nello smaltimento rifiuti bisognerà partire da una vera collaborazione tra le multiutility, ma anche le piccole imprese di smaltimento rifiuti, perché noto con dispiacere che molte delle grandi multiutility stanno cominciando a reinternalizzare al loro interno delle filiere che prima erano peculiarità di piccole imprese con le quali non dovrebbero entrare in concorrenza, ma invece dovrebbero essere compatibili e unite insieme, perché comunque, per esempio, l’edilizia, ma anche altri settori post Covid per la resilienza dovranno avere bisogno di sistemi di smaltimento di rifiuti. Quindi, anche le piccole filiere come, per esempio, quella legata all’edilizia, devono essere sostenute.

Parliamo, per esempio, delle acque. Vi sono progetti in cui si parla di aumentare la disponibilità delle acque. Anche qua mancano riferimenti agli invasi, fondamentali per riequilibrare il bacino idrico, il bilancio idrico.

Gli invasi, non c’è nulla da fare, sono la cosa più importante, perché sono dei sistemi di accumulo molto più grandi, anche considerando quelli che potranno essere gli obiettivi raggiunti eventualmente con la diminuzione delle perdite dalla rete.

Finisco sulle infrastrutture. Mancano infrastrutture importanti come la Tirreno-Brennero, manca ancora una volta, colpevolmente, ne sono elencate tante. Queste non ci sono.

Piano area, limitazione dei centri e circolazione dei centri urbani. Attenzione, anche qua, la crisi è del commercio. Nel post Covid, chiudendo ancora in maniera maggiore i centri storici, si rischia di penalizzare le attività dei commercianti.

Ultima cosa sull’aria. Si parla di attenzione alla produzione di ammoniaca in agricoltura. Anche qua, chiedo che in questa fase di ripresa vi sia una convinta e continuativa collaborazione con le imprese agricole e con gli agricoltori. Si parla di andare a cambiare la loro modalità di attività. Credo che sarebbe un grosso problema per queste aziende.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Consigliere Lisei, prego.

 

LISEI: Grazie, presidente.

Ovviamente confrontarsi su questi documenti è sempre un pochettino complicato, forse anche più complicato che su documenti come il bilancio che, a differenza di questo documento, contiene dei numeri precisi dai quali si può evincere in maniera specifica dove l’Amministrazione intende investire, come e con che tempi intende investire.

È evidente che su documenti di questo tipo, che sono fondamentalmente una serie di auspici e dichiarazioni di intenti rispetto alla trasversalità delle tematiche e delle competenze che ricadono sull’ente, è complicato, perché ogni tema meriterebbe un approfondimento specifico.

Ringrazio alcuni colleghi che mi hanno preceduto perché hanno già trattato alcune tematiche più nello specifico. Condivido buona parte delle cose che sono state dichiarate anche da chi mi ha preceduto e dal collega Occhi.

Evidentemente ci confrontiamo con un documento che deve partire, però, e lo dico con grande onestà, da un punto di partenza che per noi è indispensabile. Questo documento è stato redatto da chi già governava questa Amministrazione. Non è un tema marginale e indifferente. Chi governava aveva l’onere e l’onore, in alcuni casi, di doversi far carico delle precedenti promesse. Oggi credo che all’interno di questo documento vengano riproposte una serie di promesse che non solo non sono state realizzate in passato, ma che mi pare ad oggi di non vedere realizzate neanche nel presente. Il primo tema su tutti ‒ ho già avuto modo di discuterne in un’altra occasione ‒ è il tema della semplificazione complessivamente, tema che in teoria non dico che avrebbe un costo zero a livello di impatto amministrativo, ma che sicuramente costerebbe meno che tanti finanziamenti, tanti bandi e tante risorse che giustamente vengono messe in atto. E il tema semplificazione è quello che viene richiamato trasversalmente da tutti gli operatori della maggior parte dei settori.

Oggi se continuiamo a parlare di semplificazione, evidentemente c’è qualcosa che non è andato. Per carità, non solo nella Regione Emilia-Romagna, non è andato complessivamente nel nostro Paese. Ma se la politica oggi continua a parlare di semplificazione è perché purtroppo non è stato conseguito alcun risultato. Come ho detto anche in altre circostanze, purtroppo – lo dico forse anche con il timore riverenziale di chi ho alle spalle – a volte la semplificazione viene vissuta non come semplificazione per l’utente finale, ma come semplificazione per chi è all’interno delle tecnostrutture. Noi dobbiamo guardare a una semplificazione per l’utente. E lo dico a maggior ragione in una fase nella quale alla parola “semplificazione” e alla parola complessiva “aiuti” bisogna affiancare la parola “tempestività”.

Oggi la pandemia non richiede solo provvedimenti tempestivi rispetto alle misure sanitarie. La tempestività deve essere rapportata anche alle misure che vogliamo mettere in atto. E non è una cosa marginale. Non è una cosa marginale quando si realizza un bando, promettendo delle risorse, e queste risorse magari arrivano, nella migliore delle ipotesi, a distanza di mesi. In alcuni casi, in alcuni bandi del passato le risorse sono arrivate magari complessivamente e definitivamente a distanza di anni.

La nostra società non si può più permettere questa roba. Non ci possiamo permettere che il bando “Sport” chiudeva la presentazione delle domande a giugno, la pubblicazione della graduatoria doveva essere a settembre e a ottobre ancora non c’è la graduatoria del bando “Sport”. Non se le può permettere neanche l’Amministrazione, ma la politica in generale. Come ho detto, anche qua in altre circostanze oggi, proprio perché siamo in una fase di difficile recessione economica, probabilmente è anche più difficile e potrebbe essere più difficile di quella rappresentata all’interno di questo documento, perché questo documento fotografa una situazione che oggi è già vecchia, perché oggi stiamo già parlando della possibilità di introdurre ulteriori misure restrittive, che avranno delle conseguenze. Oggi stiamo parlando e ci stiamo confrontando su dati che vedono un aumento di contagi e purtroppo rischiamo davvero di confrontarci con una realtà nelle quali le ricadute economiche sono ancora più pesanti di quelle su cui oggi stiamo trattando questo documento.

Ebbene, oggi queste misure e le misure che portiamo e mettiamo in campo devono essere realizzate rispettando i tempi e le promesse che sono state fatte, sennò deludiamo le aspettative di chi già è in grande difficoltà.

Dopodiché, è evidente che all’interno di questo documento si parla di tante cose, in alcuni casi in modo molto generico, per carità, stiamo parlando di un DEFR. Come ho detto prima, è anche difficile confrontarsi su alcune affermazioni di principio che sono contenute, perché molte sono condivisibili.

Il tema è come verranno attuate effettivamente. Su alcuni temi mi piacerebbe confrontarmi. Tra l’altro, in sala c’è l’assessore Calvano con il quale ci siamo già confrontati sul tema delle Unioni; Unioni che all’interno di questo documento sono più volte citate e da cui si evince che si vuole ulteriormente spingere sulle Unioni.

Le notifico, perché ormai le sto facendo la cronistoria giornaliera delle difficoltà che vivono le Unioni, ma ormai lo sa anche lei, che qualche giorno fa i Comuni di Budrio e di Castenaso hanno ritirato la delega sulla Polizia municipale nell’Unione Terre di Pianura. Lo dico perché è l’ultima. Poi, purtroppo, ne vediamo tutti i giorni.

Le dico oggi quello che le ho detto quando ne abbiamo discusso l’ultima volta, che sulla riorganizzazione territoriale, purtroppo, secondo me, bisogna rivedere alcune cose. Non le dico, come lei ha detto furbescamente, “voi volete ritirare i finanziamenti alle Unioni”. Non si tratta di ritirare i finanziamenti alle Unioni. I finanziamenti alle Unioni sono funzionali ed erano funzionali a realizzare un percorso ed un risultato finale. Nel momento in cui quel risultato finale, di riordino territoriale non si raggiunge, quei finanziamenti non sono stati utili a raggiungere l’obiettivo. Magari sono stati utili a fare qualcos’altro, probabilmente sono stati utili ai Comuni per realizzare alcune infrastrutture o dare alcuni servizi, ma le Unioni, la riorganizzazione territoriale ha un obiettivo specifico. Diversamente, è semplicemente un modo diverso di recepire e percepire le risorse da parte dei Comuni che non possono più percepirle, perché anche all’interno di questo documento in molte circostanze si fa espresso riferimento alla possibilità di accedere ai finanziamenti soltanto se si fa parte delle Unioni e quindi è semplicemente un modo differente di accedere a delle forme di finanziamento che oggi eroga lo Stato, domani erogano le Regioni e invece di metterle sui Comuni le mettono sulle Unioni. Oggi i Comuni sono in grande difficoltà.

Oggi, purtroppo, e ne parlavo anche qua con qualcuno fuori da quest’aula, i Comuni non si muovono più sulle esigenze dei cittadini, se il cittadino ha un’esigenza cercano di soddisfare quell’esigenza. No, oggi i Comuni si muovono dove ci sono i soldi.

L’Unione europea fa un bando su quel tema? Cerco di raggiungere quel finanziamento e quindi faccio un progetto in base al finanziamento, non all’esigenza del cittadino. Questo ha delle conseguenze sull’organizzazione complessiva del territorio, perché non sempre i finanziamenti, le opere realizzate o i servizi realizzati sono quelli che necessitano al cittadino. Non voglio qua citare alcuni casi.

All’interno del documento si parla di sicurezza. Dico un altro tema. Ripeto, potremmo parlare di mille temi. Sul piano della sicurezza, ovviamente, per le competenze limitate che ha la Regione, per carità, non si può fare chissà che cosa. Credo che la Regione possa impiegare determinati investimenti e possa impiegare determinate risorse sia per valorizzare il ruolo delle Polizie municipali sul territorio sia per valorizzare il ruolo di qualcosa che, purtroppo, con una legge regionale oggi è stato perso: gli assistenti civici. Dico che è stato perso perché si è burocratizzata la possibilità di fare l’assistente civico e di fare il volontariato. L’ho vissuto nella realtà del Comune di Bologna. Aveva più di 300 volontari e oggi ne ha a malapena 150, perché se vuoi fare il volontario un’ora per il tuo Comune, anche stare di fronte a una scuola, devi partecipare all’associazione, l’associazione deve garantire un determinato numero di ore, devi avere un patentino, devi superare un esame, devi fare gli esami del sangue, devi fare una serie di robe che dici: va beh, volevo fare un’ora di volontariato di fronte a una scuola, non è che volessi fare chissà che cosa. Per carità. Però si chiedono misure sempre più stringenti. Le associazioni di volontariato, molte che fanno certe attività, anche di presidio dei parchi, hanno detto: va beh, ragazzi, se non ne avete bisogno ditelo, ci arrangiamo. E oggi di fronte alle scuole dobbiamo metterci un agente di Polizia municipale che magari poteva stare altrove a fare un controllo della sicurezza. Lo dico perché purtroppo è quello che si è realizzato.

Sulla sicurezza, ad esempio, che è un tema che mi sta a cuore, e perdonatemi se l’ho portato in quest’aula, si potrebbe fare molto di meglio. Glielo dico perché quando ne ho parlato in Consiglio comunale dicevano che era colpa della Regione. Ne ho parlato qua. Mi direte che è colpa dello Stato, però il tema degli assistenti civici, del volontariato per noi è particolarmente importante.

Così come è particolarmente importante il tema dei trasporti. Su questo mi divide, probabilmente, un mondo rispetto ad alcuni colleghi in aula, alcuni che rispetto molto perché sono assolutamente coerenti nella promozione della mobilità non inquinante, come piste ciclabili ed altro, li vedo venire qua in bicicletta; altri la sostengono e vengono in macchina, come me, quindi sono inquinanti. Per me, ad esempio, alcune risorse andrebbero investite in maniera più calibrata, anche perché sicuramente il tema delle infrastrutture complessivo è una sfida importante. Ci sono tante infrastrutture che aspettiamo da mille anni e che non sono mai state realizzate, non per colpa nostra, ma che oggi, se fossero state realizzate, aiuterebbero molto in certi settori, in particolare in un momento nel quale i trasporti sono e diventeranno fondamentali anche nella ripresa economica e in un momento nel quale ‒ come ci dicono anche molte relazioni che ci sono state presentate dagli operatori di settore ‒ la nostra Regione pagherà conseguenze molto più care di altre perché, a livello economico complessivo, si sta molto meglio che in altre regioni. Ci sono anche regioni dove si sta meglio. Diciamo che siamo una regione fortunatamente del nord e, quindi, una regione che fortunatamente ha dati economici non drammatici. Ma chi ha di più nella crisi è quello che rischia di rimetterci di più. Quindi, dovremmo avere un livello di attenzione, una soglia di attenzione rispetto a quello che facciamo molto più alta di quella che hanno e avranno in altre regioni. Per carità, non dico che ognuno deve pensare alla sua realtà, ma qua ovviamente stiamo discutendo all’interno della nostra regione, quindi l’aspettativa e i livelli di aspettativa che ci sono da parte dei cittadini sono assolutamente alti, che credo sia anche una di quelle caratteristiche che ci ha consentito e ci consente di mantenere livelli amministrativi – qua lo dico fuori dagli schemi dei partiti – tendenzialmente di un buon livello qualitativo per il centro-nord. Su questo credo che ci misureremo nel prossimo tempo.

Mi auguro, e concludo, avendo rubato più tempo di quello che ho a disposizione, ma è un documento del quale si potrebbe parlare davvero di tante cose, che i risultati e i dati economici saranno meno impattanti di quelli sui quali oggi purtroppo ci confrontiamo.

Apprezzo, e chiudo qua visto che ne ho dette tante, l’equilibrio, visto che parliamo anche purtroppo di dati sanitari in peggioramento, con il quale il presidente sta trattando in generale il tema delle misure da portare per l’emergenza sanitaria.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Presidente, intervengo brevemente, perché è già stato detto che è un documento complesso che meriterebbe ben altri approfondimenti, però un passaggio non posso non farlo. Sicuramente non lo troverete una novità. Visto che domani il Parlamento europeo – già oggi ne sta discutendo – voterà la legge per il clima, una legge che inasprirà ulteriormente i limiti di riduzione delle emissioni climalteranti, ci tengo a fare questo passaggio.

È vero che questo è un documento che riporta soprattutto dei titoli, una programmazione, delle buone intenzioni, il tema della sostenibilità viene ripetuto in più pagine, attraversa un po’ la filosofia del documento, ma poi bisognerà arrivare, come è già stato detto, alla traduzione nel bilancio in poste e risorse, e da lì si misurerà veramente cosa conta di più e cosa conta di meno.

Quindi, visto che la Regione Emilia-Romagna giustamente si è candidata a essere un modello di svolta verde tenendo conto, appunto, delle nuove necessità che ci vengono anche dall’Europa, accompagnate, però, dalla disponibilità di risorse.

Solo che queste risorse, che io trovo generalmente, a differenza di chi mi ha preceduto, nei bandi che vengono proposti vanno verso destinazioni nel segno della sostenibilità. L’Europa è molto più avanti del nostro Paese, e meno male anche per questo che siamo in Europa, perché la legislazione europea ha sicuramente aiutato il nostro Paese ad essere migliore nelle questioni che riguardano l’ambiente.

Basti pensare a tutta la normativa europea per quanto riguarda i rifiuti e l’economia circolare. Ed è su questa strada che si deve continuare, ed è una strada che non è più sostenuta da qualche fanatico, cosiddetto fanatico ambientalista. Se uno guarda ai risultati del sondaggio IPSOS su sostenibilità e ambiente, che sono stati diffusi il 6 agosto scorso, il 72 per cento degli italiani considera il cambiamento climatico un problema più serio sul lungo periodo della pandemia Covid-19 e per oltre l’80 per cento il Governo Conte dovrebbe considerare il problema ambientale prioritario per il rilancio dell’economia. Quindi, sono ben consapevole che la prova cui è stato sottoposto il sistema economico e sociale di questa Regione, oltre che del Paese, dalla pandemia, è stata una prova dura e inedita. Però, da questa si può uscire o ripristinando gli standard di prima, che forse sono anche corresponsabili come si è visto per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico con la diffusione del virus, oppure rinnovati e quindi anche più forti, una resilienza, come la definisce Enrico Giovannini, una resilienza trasformativa, cioè che ci aiuta ad andare avanti. Non è la resilienza che semplicemente ripristina lo status quo ante, ma è una resilienza che è capace di resistere allo stress, in questo caso sanitario ed economico, a cui è stato sottoposto il Paese e la nostra Regione per uscirne più forte.

A questo devono ispirarsi, quindi, le successive decisioni, quelle sì che saranno poi più pragmatiche, legate alla definizione del bilancio. Lì vedremo veramente quali sono le priorità e se queste priorità davvero vanno nel segno della risposta all’emergenza climatica.

C’è, infatti, il rischio che l’ansia da abbattimento dello stesso PIL, che non è certo un indice che misura la felicità, però è l’indice che si usa per misurare lo stato di salute dell’economia, che la caduta del PIL spinga a ripristinare quello che si faceva prima. Invece con coraggio bisogna guardare al futuro tenendo conto che il messaggio che ci arriva dall’Unione Europea è un messaggio che guarda al futuro, nel senso della capacità di essere innovativi, competitivi in campo anche ambientale e nella risposta ai cambiamenti climatici. Sennò passeremo da un’emergenza all’altra, mentre va accolto questo passaggio come possibilità di miglioramento.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Consigliere Pompignoli, prego.

 

POMPIGNOLI: Grazie, presidente, della parola.

Solo alcune osservazioni. È già stato detto tanto dai miei colleghi in merito alle note critiche rispetto a questo DEFR. Alcuni passaggi, però, li vorrei sottolineare, soprattutto per quanto riguarda le attività poste in essere e la programmazione posta in essere da questa Regione all’interno del DEFR.

Come abbiamo visto, l’oggetto del DEFR che ci apprestiamo a votare è arrivato in Commissione I poco tempo fa. Abbiamo fatto tutta una serie di attività di Commissione, l’udienza conoscitiva. In udienza conoscitiva sono emerse da parte degli stakeholders che abbiamo comunque sentito delle perplessità e delle criticità che credo debbano essere prese in considerazione da parte di questa Regione, di questa Giunta, tenuto conto di una serie di fattori importanti. È vero, siamo in un periodo particolare, siamo in un periodo delicato, in un periodo nel quale il Covid ha smontato tutti gli obiettivi che questa Regione si era data prima di questa emergenza sanitaria. Siamo di fronte a un periodo in cui potremmo andare a sfruttare le risorse che l’Europa ci darà come Regione Emilia-Romagna, in modo da proiettare la nostra Regione veramente ai vertici nazionali e anche europei.

Credo che queste osservazioni, di cui condivido il contenuto, penso a quelle di CNA e a quelle di Confindustria, abbiano dato delle direttive e delle direttrici su cui affrontare e spendere queste risorse. Parlo principalmente, e credo che sia importante, e qui mi rivolgo all’assessore Calvano, di andare a mettere innanzitutto mano e capire esattamente come la Regione intende mettere mano al riordino istituzionale. Ha parlato prima, il consigliere Lisei, della problematica legata alle unioni, che non funzionano. Questo è un dato oggettivo penso sotto gli occhi di tutti. Quindi, bisogna capire effettivamente qual è l’intenzione dell’assessore in questo caso di riferimento, ma della Regione su come modificare questo tipo di unioni. Stesso ragionamento, come abbiamo visto nel corso dello scorso mandato, per le fusioni, che sono andate per la maggior parte male. Penso un sette a zero o un sette a uno. Non ricordo esattamente quali siano stati i risultati dei referendum. Però, anche queste – qui mi rivolgo anche al consigliere Taruffi, con il quale molto spesso abbiamo dibattuto sulle fusioni – dovranno essere comunque riviste. Quindi, occorre dare una traiettoria su quelle che saranno le linee di indirizzo che questa Regione vorrà dare, anche per capire da un certo punto di vista quali saranno le strategie messe in campo dalla Regione Emilia-Romagna per sollecitare quelle funzioni che la Regione stessa ha, modificandole ovviamente in senso positivo, rendendoci partecipi ovviamente rispetto a queste modifiche.

Sono anche a riferire questo. Io sento parlare molto di risorse, stanziamenti di risorse, 500 milioni, ad esempio, pochi giorni fa, se non ieri, promessi alla Provincia di Forlì-Cesena, che sono risorse veramente importanti, 12,5 milioni a Piacenza, 13 milioni da un’altra parte. Però, mi sembra di capire che queste risorse, questi stanziamenti, questi fondi siano sempre gli stessi che girano. Si parla di investimenti importanti, ma non si comprende esattamente tempi e modi in cui queste risorse vengono destinate e sulla base di quali progetti.

Questa è un po’ una nota dolente rispetto a quello che è anche il DEFR, che è un documento di 450 pagine corposo, analitico, ma un po’ come un libro dei sogni, nel senso che vengono individuate alcune traiettorie, ma è molto vago nella sua definizione. Risorse che girano e non si capisce se sono risorse già stanziate su progetti già vecchi oppure sono risorse che verranno stanziate dalla Regione Emilia-Romagna, quali risorse effettivamente vengono messe in campo. Si parla – io parlo del mio territorio – dell’ospedale di Cesena e di 156 milioni di investimenti, che però non sono investimenti della Regione Emilia-Romagna, sono comunque risorse che vengono da altre parti.

Quindi, bisogna avere chiaro qual è l’obiettivo su cui si vuole andare, avere chiare le strategie e i pilastri sui quali la Regione Emilia-Romagna vuole investire e su queste basi cercare di capire, anche attraverso il contributo ovviamente delle opposizioni, la reale necessità che questa Regione ha.

Penso, soprattutto, alle imprese. Un sostegno alle imprese deve essere assolutamente preso in considerazione con risorse importanti. Stiamo parlando soprattutto di piccole e medie imprese che rivestono quasi il 94 per cento di questa Regione. Quindi, attraverso partecipazione di finanziamenti anche a fondo perduto. Però, quello che manca, effettivamente, è un obiettivo. Quello che manca è effettivamente la strategia. Quello che manca è la certezza rispetto agli stanziamenti che vengono messi in campo sulla base di progetti. Quali? Va bene promettere risorse, va bene promettere stanziamenti, va bene promettere finanziamenti a fondo perduto, però vogliamo capire dove vengono investite queste risorse, perché da questo documento molto spesso non si comprende la direttrice che la Regione vuole prendere. Su questo c’è un punto interrogativo.

È chiaro ed è stato detto che stiamo parlando di un DEFR già vecchio. Aspettiamo la nota di aggiornamento a breve e su quella poi ci confronteremo, quindi anche riguardo a quello che è occorso in questi ultimi mesi. Da lì vedremo se, effettivamente, qualcosa cambierà rispetto, invece, a quanto è emerso da questo DEFR.

Quindi, chiarezza espositiva, chiarezza distanziamento, chiarezza dei progetti che devono essere investiti e dal di qui capire se effettivamente quello che stiamo facendo è la reale necessità dei cittadini emiliano-romagnoli o stiamo stanziando risorse un po’ a pioggia, che, ovviamente, come sempre, non risolvono i problemi che attualmente ci sono a livello regionale.

Da questo punto di vista ci rivedremo con la nota di aggiornamento e capiremo effettivamente quali saranno le reali strategie di questa Regione.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie. Non ho altri iscritti a parlare. Mi confermate? È giusto? Non ci sono, neanche in collegamento.

A questo punto chiedo se ci sono…

Prego, consigliere Taruffi.

 

TARUFFI: Grazie, presidente. Vorrei fare alcune considerazioni. Molto è già stato detto. Tra l’altro, la relazione introduttiva del relatore Sabattini è stata molto esaustiva da questo punto di vista, come è sua consuetudine, d’altra parte. Il lavoro che abbiamo svolto in Commissione, anche grazie agli aggiornamenti e al proficuo confronto con l’assessore Calvano, credo sia stata un’occasione per approfondire e per analizzare un documento sul quale vorrei spendere solo due parole, anche solo per inquadrare, sottolineare a me stesso e a noi tutti il contesto nel quale si inserisce questo documento.

È evidente a tutti che stiamo affrontando una fase del tutto straordinaria. La pandemia è ancora in corso. Purtroppo stiamo vedendo un aumento di contagi che nei Paesi vicini all’Italia ha raggiunto quote che sono ben sopra quelle di sicurezza. Anche nel nostro Paese, nelle ultime settimane, i numeri sono aumentati in modo piuttosto significativo. Parto da qui perché è del tutto evidente che tutti i documenti di economia e finanza, sia regionali che nazionali, sui quali ci dovremo misurare, sui quali il Parlamento nelle prossime settimane sarà chiamato a esprimersi, non possono non tener conto di una variabile così importante e così straordinaria.

Prima si faceva riferimento, giustamente, per certi aspetti, in alcuni degli interventi che si sono susseguiti, ai dati economici che riguardano anche i livelli di disoccupazione, che sono cresciuti nella nostra regione rispetto ai risultati conseguiti negli anni precedenti, in particolar modo rispetto anche al 2019. È chiaro che questi dati stanno in un contesto che è esattamente quello che provavo a richiamare. Pandemia ha voluto dire crisi sanitaria, difficoltà sanitaria, emergenza sanitaria, che è diventata, in brevissimo tempo, emergenza economica e sociale. È a questo che noi dobbiamo provare a orientare le risposte di un documento di prospettiva, che evidentemente non può che cogliere anche la fase nella quale viviamo, ponendo, tracciando, indicando un orizzonte verso il quale muovere, che non può ovviamente limitarsi a auspicare un ritorno alla cosiddetta “normalità”. Probabilmente la normalità è stata una parte dei problemi, ed è evidentemente stata una parte dei problemi soprattutto se guardiamo al tema della disuguaglianza, allo scarto crescente che c’è stato negli ultimi anni ‒ parlo, ovviamente, non solo a livello italiano, ma anche a livello europeo ‒ tra la fascia più debole e la fascia più ricca della società, uno scarto che è aumentato in modo significativo e che questa crisi, la crisi pandemica ha messo ancora più in evidenza, perché è vero che siamo tutti colpiti, ma non è vero che siamo colpiti tutti allo stesso modo, non è vero che i territori e che le fasce sociali sono colpite tutte allo stesso modo dalla crisi. Chi è entrato nella crisi data dal Covid in difficoltà oggi lo è ancora di più, sia per quanto riguarda gli strati sociali che per quanto riguarda i territori.

Ora, questo non può non avere ricadute immediate e significative sui documenti di economia e finanza che andiamo a discutere, sull’orizzonte verso il quale muovere, come dicevo. Quindi, da un lato la lotta alle diseguaglianze, che vuol dire sostegno al lavoro, alla tutela dei posti di lavoro, all’occupazione, ma anche le occasioni e le opportunità di nuova e buona occupazione, innanzitutto, e transizione ecologica dall’altro, quindi individuare le forme e i modi attraverso i quali avviare un processo che è inevitabile ed è forse la prima delle emergenze alle quali dobbiamo mettere mano. Lo dico perché, nei prossimi mesi, avremo un’occasione come Paese e quindi anche come Regione – perché immagino che il confronto non mancherà da questo punto di vista tra il Governo centrale e le Regioni – e dovremo utilizzare nel miglior modo possibile e orientare un’occasione straordinaria come quella derivante dalle risorse che l’Unione europea mette a disposizione dell’Italia attraverso quello che qui chiamiamo Recovery plan e che in Europa, forse non a caso, chiamano Next Generation EU, la nuova generazione dell’Unione europea, verso la quale dovremo tendere e non solo dovremo tendere, ma verso la quale dobbiamo dare risposte.

Ecco, io credo che la discussione che dovremo affrontare in quest’aula, anche per quanto ci compete, nei prossimi mesi, debba essere a questa altezza. Dobbiamo avere la responsabilità di sapere che viviamo una fase straordinaria e che ad una fase straordinaria tutti noi siamo chiamati a dare risposte straordinarie, quindi provando anche a fare lo sforzo di uscire dal piccolo cabotaggio nel quale tutti – io per primo, ovviamente, non mi esento da questa responsabilità – spesso siamo infilati, per guardare a un orizzonte un po’ più alto. Le straordinarie risorse che avremo a disposizione e la modalità attraverso la quale verranno impiegate decideranno del destino probabilmente di un’intera classe politica, della quale noi non siamo parte altra.

Ecco, di fronte a questa sfida e di fronte alla complessità di questa sfida credo che il senso di responsabilità dovrebbe prevalere su tutto e credo che provare a impostare una discussione che riguarda appunto l’architrave – perché questo è il Documento di economia e finanza – su cui muovere questa discussione, meriti forse un profilo diverso dalla singola problematica, dal singolo territorio, e lo dice chi non perde occasione, l’ho fatto anche stamattina, per richiamare l’attenzione e la necessità della Giunta nel confronto con il Governo, ad esempio, e cito solo un passaggio, per estendere, come dicevamo stamattina, gli sgravi fiscali che il Governo giustamente ha previsto per le aree del Mezzogiorno d’Italia, di estendere quegli sgravi e cioè la decontribuzione per i lavoratori a carico delle imprese, per i lavoratori, anche alle aree interne dell’Appennino, perché è così che si promuove o si prova a promuovere il sostegno concreto alle attività, alle imprese e le opportunità di lavoro.

Dicevo, pur essendo io tra quelli che non perdono mai occasione per segnalare e ribadire i problemi di un territorio, di un’area o di determinate fasce della nostra società, credo che in questo caso siamo tutti chiamati a una discussione un pochino più ampia con un orizzonte un pochino più alto, perché non credo che ci ricapiterà spesso, e lo dico come Paese, come sistema Paese, l’opportunità di investire 209 miliardi che, ovviamente, sono anche in parte prestiti che dovremo restituire, ma che rappresentano un’occasione straordinaria, non credo che ci capiterà così frequentemente di poter accedere a misure così straordinarie, mentre credo che per tutto il corso di questa legislatura dovremo fare i conti con quelle che sono le conseguenze che lascia sul terreno la pandemia, che probabilmente, ci auguriamo tutti, nei prossimi mesi forse qualcosa in più, è difficile pensare che prima di un anno o un anno e mezzo da adesso le condizioni possano risolversi in modo così immediato. Significa che questa legislatura probabilmente passerà dovendo noi occuparci di come risistemare il tessuto regionale, contribuire a risistemare il tessuto sociale economico del nostro Paese in un arco di tempo che non è qualche mese.

Credo, quindi, e vado a concludere, che la discussione che avviamo oggi e che proseguiremo anche in sede di approvazione del bilancio debba avere questa ambizione, perché se è vero, come diceva qualche collega prima, che è attraverso le poste di bilancio che decidiamo le politiche concretamente, quali politiche, quali sono le priorità di questa Regione, è anche vero che in quella discussione io penso che dovremmo avere bene in mente qual è l’idea di Emilia-Romagna che vogliamo esprimere non per il 2021, non per il 2022, ma forse per il 2030, e anche forse qualcosa più in là, perché è là che dovremo provare a costruire, per quel periodo dovremo provare a ricostruire il tessuto economico e sociale del nostro Paese, perché ‒ e concludo ‒ la pandemia, al netto di qualche slogan e di qualche battuta, più o meno infelice, di qualche leader politico, italiano o straniero, non è qualcosa di passeggero, non è qualcosa che si può circoscrivere in una parentesi. Sta cambiando in profondità alcune modalità di relazionarsi tra le persone e le modalità di produzione e di spostamento. Sta avendo un impatto molto significativo sull’intero sistema economico. Una cosa così non si risolve con una parentesi, ma si risolve con politiche di lungo periodo, esattamente quelle che in questo Paese, fortunatamente, quella classe politica riuscì ad adottare ad esempio dopo la seconda guerra mondiale.

Credo che non siamo e non saremo in una situazione molto distante da quella, cioè la ricostruzione del Paese.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Taruffi.

Consigliere Facci, prego.

 

FACCI: Grazie, presidente.

I miei colleghi sono già intervenuti ampiamente sul DEFR, quindi mi limiterò solo a fare un’osservazione, che riguarda, però, un aspetto che ritengo importante, non dico centrale, ma sicuramente importante nel contesto dell’atto complessivo che andiamo oggi a discutere e poi a sottoporre al voto. Mi riferisco alla questione ambientale, all’importanza dell’ambiente, alle tematiche per l’ambiente, che sono indubbiamente, oggi, in qualche modo tornate all’attenzione dell’opinione pubblica e sono tornate, giustamente, alla nostra attenzione. Se vogliamo, uno dei motivi per i quali sono tornati alla nostra attenzione è anche che si è riscoperto il territorio in senso ampio, anche a seguito della epidemia, con tutto quello che ne è conseguito.

Sulle tematiche ambientali noi abbiamo un processo che sicuramente oggi siamo in ritardo nell’affrontare, che è quello del nuovo PAIR. Il nuovo PAIR 2021-2030 è un piano che avrebbe dovuto già oggi ricevere un’impostazione di fondo, per permetterci anche di valutare l’adeguatezza di misure e l’adeguatezza di iniziative che in un qualche modo anche lo stesso documento di oggi intende impostare. Lo dico perché non sarà sfuggita l’importanza della nota che ci è arrivata nella giornata di ieri da parte dell’assessore Priolo, la quale ci comunica di fatto, con un atto che sarà adottato dalla Giunta, di prorogare l’attuale PAIR, in scadenza a fine dicembre, di un altro anno. Non sarà sfuggito a nessuno di voi come questa comunicazione di proroga vada di fatto ad agganciarsi a quella che è stata la modifica apportata alla legge regionale 25 del 2016, che è stata fatta pochi mesi fa, dove appunto la Giunta si è intestata la facoltà di adottare disposizioni di proroga e di integrazione in materia di pianificazione ambientale, previa informativa nella Commissione competente.

Ora, l’informativa nella Commissione competente vogliamo pensare che non sia questa fredda nota che l’assessore Priolo trasmette ai membri della III Commissione, perché di fatto ci dice che in virtù di quella norma proroghiamo la durata del PAIR fino al 31.12.2021.

Tutto questo per dire che sulle politiche ambientali c’è un problema, con tutta evidenza. Non farò della facile ironia nel ricordare come solo pochi giorni fa molte associazioni ambientaliste abbiano criticato l’operato della Giunta Bonaccini, perché, per esempio, su alcune misure del PAIR, specie quelle che riguardano le limitazioni che noi riteniamo essere eccessive alla circolazione di veicoli, la proroga sia stata, a nostro avviso, corretta.

Quindi, non contestiamo la scelta di prorogare l’entrata in vigore di misure restrittive che già erano previste, contestiamo il fatto che non c’è chiarezza, che non c’è chiarezza su quale deve essere il percorso da parte della Regione, di quale vuole essere il percorso della Regione in materia di ambiente.

Il fatto che si parli già di integrazione della pianificazione ambientale, non solo di proroga, ma di integrazione, è ovvio che noi ci aspettiamo prossimamente di essere coinvolti quantomeno nella fase della conoscenza di quelle che saranno le intenzioni, di quelle che sono le intenzioni dell’Amministrazione regionale, ma noi riteniamo che oggi comunque questo processo sia tardivo, sia comunque un processo in ritardo. Allora, ne approfitto parlando adesso del documento che comunque deve disegnare l’impostazione futura della prossima della Regione nel prossimo periodo. Su questa materia noto come ci sia una scelta politica di spostare la decisione più avanti. Che ci siano, come ho detto, problemi all’interno della maggioranza su quali sono le scelte migliori direi che sia oggettivo. Poi, non so dire chi tira più per la giacca l’altro, passatemi ovviamente i termini, ma indubbiamente il problema c’è, altrimenti si sarebbe arrivati al termine del 2020 con un’impostazione di nuovo PAIR già in fase di definizione. Anche perché il processo di adozione non è un processo immediato, non è un percorso che si fa in poche battute. È vero che è stata abrogata la legge regionale n. 20 del 2000 che stabiliva quali dovessero essere i passaggi, ma la legge regionale n. 24 del 2017, comunque, richiama una serie di ulteriori passaggi che testimoniano come questo sia un percorso lungo. Allora, che si arrivi oggi, a ottobre, quindi a pochi mesi dalla fine dell’anno, a non avere ancora un’idea precisa di quali dovranno essere le modifiche, credo che sia un fatto significativo.

Verosimilmente la Giunta avrà, forse, anche le idee più chiare di noi. Verosimilmente. In ogni caso noi oggi non conosciamo quali saranno le verosimilmente necessarie modifiche che dovranno essere introdotte. Comunque non le conosciamo.

Credo che su questo una riflessione vada fatta. Ne approfitto parlando adesso di questo documento. Al di là di quelli che sono i numeri, le aspettative, l’Europa che deve dare e non sappiamo come e in che termini... Sicuramente arriverà una messe di denari, ma in ogni caso credo che occorrerebbe già oggi avere le idee chiare su quale deve essere una impostazione da parte della Amministrazione regionale. Quest’oggi non c’è, e testimonia le difficoltà oggi, attuali, concrete della maggioranza ad avere una precisa politica in materia ambientale, di rispetto dell’ambiente, su tutte le sue forme, che non sono i 4,5 milioni di alberi che ci regalerà Bonaccini. È veramente un’offesa all’intelligenza delle persone pensare che noi risolviamo il problema con un albero a testa. È un’offesa alla nostra intelligenza. Specie a quelli che di alberi ne hanno tanti intorno, ma li vedono perdere a causa del dissesto idrogeologico o dell’incuria che c’è nella manutenzione. Quindi, non ci prendiamo in giro. La politica ambientale si fa con precise azioni, precise linee, precise linee di indirizzo. Questo oggi manca. Questo oggi non c’è, se non ‒ ripeto ‒ solo degli spot.

Invito l’aula a una riflessione su questo, fermo restando che torneremo certamente a parlarne. Prendiamo atto che ad oggi una politica precisa in materia di ambiente manca, con buona pace per chi siede nella maggioranza a rappresentare il movimento verde.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Facci.

Consigliera Bondavalli, prego.

 

BONDAVALLI: Grazie, presidente. Provo a essere molto breve perché molto è stato detto. Vorrei soffermarmi brevemente soltanto su alcuni aspetti di ampio respiro che stanno ovviamente nel DEFR, che costituisce – voglio ribadirlo – un passaggio che è rilevante. Nello svolgimento del percorso assembleare annuale, indica di fatto la direzione che la Regione Emilia-Romagna intende intraprendere. Non si può partire non richiamando l’elemento di contesto cardine che ha contraddistinto l’avvio di mandato, ovvero appunto la pandemia da Covid-19. Ed è inevitabile – lo abbiamo detto in più occasioni – che essa continui a costituire un fattore condizionante in relazione alla programmazione immaginata nella stagione precedente alla sua diffusione.

Io partirei da un dato saliente della programmazione finanziaria, ovvero il piano degli investimenti che ammonta a quasi 14 miliardi di euro nel triennio. È un fattore determinante, poiché una tale quantità di risorse può rivelarsi decisiva per sostenere l’ambito imprenditoriale e quello del lavoro. Essi rappresentano una delle principali preoccupazioni in relazione agli effetti del Covid-19 e che il Covid può lasciare sul terreno, a partire dalle stime preoccupanti sulla disoccupazione. Allora, generare e sostenere investimenti per attivare cantieri, conferire opportunità al mondo dell’impresa, garantire il più possibile occupazione: tutte azioni fondamentali per il mantenimento dell’equilibrio e della coesione sociale.

L’auspicio è che il Governo nazionale si decida quanto prima ad accogliere i fondi del MES che rappresentano, anche sul piano degli investimenti, un’occasione che è assolutamente da cogliere. MES, Recovery fund, piano investimenti della Regione: io credo che stia in questa triade di scelte e opportunità la possibilità per l’Emilia-Romagna di affrontare con forza l’uscita dalla pandemia, provando a ripartire con slancio, garantendo la tenuta di un sistema regionale che – non dimentichiamolo – nella stagione precedente il Coronavirus si era delineato e affermato come uno dei più strutturati e in salute a livello europeo.

Equilibrio sociale, quindi, ma anche cura sanitaria che va assicurata, con ogni sforzo possibile, a maggior ragione oggi. Allora, costituisce un dato oggettivo lo straordinario apporto assicurato dal sistema sanitario pubblico emiliano-romagnolo nella fase più acuta della pandemia e occorre ora, oggi, proseguire su questa strada.

Nel DEFR, a mio parere, vanno evidenziati l’adeguamento e l’innovazione della rete ospedaliera alle nuove necessità assistenziali e il potenziamento della medicina di territorio. È fondamentale procedere al completamento della programmazione e realizzazione delle Case della Salute e degli OsCo senza dimenticare la telemedicina.

Accanto all’ambito sanitario vi è quello della qualità ambientale, altro elemento fondativo del DEFR. Basterebbe far riferimento al Patto per il lavoro e per il clima per evidenziarne la rilevanza, però penso sia opportuno anche indicare nell’approvazione del nuovo Piano integrato dell’area regionale un traguardo essenziale per la salute, il benessere, la vivibilità delle comunità.

Tra le azioni finalizzate al suo perseguimento vi sono certo quelle che riguardano il sistema dei trasporti. Sottolineo il completamento dell’elettrificazione delle linee ferroviarie e la sostituzione di mezzi vetusti del trasporto pubblico locale con altri moderni e non inquinanti. Anche l’impulso all’intermodalità ferro-gomma e ferro-bici va visto in questa direzione.

Per quanto attiene nello specifico all’incentivazione all’utilizzo dei mezzi a due ruote un fattore importante è costituito dalla realizzazione di significativi tratti di piste ciclabili.

Resta la necessità di agire su un piano di approccio culturale alla mobilità contraddistinto da una visione intimamente connessa alla qualità ambientale. Allora, tutela della salute e salvaguardia dell’ambiente sono elementi cardine di questo DEFR, a maggior ragione nella complessa fase storica che stiamo vivendo.

Chiudo parlando di un altro pilastro importante, credo, quello relativo alle conoscenze e ai saperi. Se, infatti, nella nostra Regione vi è un riconoscimento assoluto dell’educazione e della formazione quali agenti in grado di eliminare le disuguaglianze sociali e assicurare al contempo l’equilibrio e la crescita delle comunità, nella stagione della ripartenza la loro valenza risulterà ancora superiore, convinta che gli apprendimenti possano, oggi più di ieri, fare la differenza.

Due sono, a mio giudizio, i contenuti rilevanti nel DEFR: l’alta formazione, la ricerca e il perseguimento della cosiddetta cittadinanza digitale. Il primo ambito è strettamente connesso alla formazione universitaria e a questo proposito, nel rispetto dell’autonomia dei singoli Atenei, è condivisibile l’indirizzo che porta a coniugare campi di formazione ed esigenze dei territori seguendo la ricerca dell’alto profilo formativo indispensabile per poter essere competitivi.

Sul terreno del digitale, invece, i mesi del lockdown hanno evidenziato la necessità di arrivare ad una raffinata, diciamo così, alfabetizzazione, a partire quindi dall’azzeramento del digital divide sino ad arrivare a una diffusa competenza in campo digitale di cui avvalersi in diversi ambiti.

Insomma, è fondamentale perseguire tutto quanto risulta prospettato su questo all’interno del DEFR, un Documento economico-finanziario regionale, dunque, denso di contenuti, denso di linee prospettiche, già orientato al superamento della stagione Covid, ma che deve necessariamente ancora fare i conti con essa, in grado di costituire, penso, un diario di bordo lucido ed efficace per affrontare le sfide future.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Si è prenotato il consigliere Marchetti Daniele.

 

MARCHETTI Daniele: Grazie, presidente.

Mi sentite?

 

PRESIDENTE (Rainieri): Sì, la sentiamo. Non la vediamo, ma la sentiamo. Prego.

 

MARCHETTI Daniele: Senza portar via troppo tempo, ho ritenuto opportuno comunque fare un intervento in occasione della discussione sul DEFR per quanto riguarda in particolar modo un punto che, a mio avviso, sta passando un po’ in secondo piano.

Oggi viene richiamato in continuazione, ovviamente, il Covid, la pandemia che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo tuttora. Soprattutto stiamo discutendo anche sulle ripercussioni che ci sono state a livello economico nella nostra regione, e non solo. Ci stiamo dimenticando, però, di ciò che abbiamo visto nel corso di questi ultimi anni e degli effetti che sono stati causati a livello territoriale dalle azioni che sono state portate avanti nella scorsa legislatura da parte della Regione Emilia-Romagna.

La sanità fu interessata da una riforma ‒ chiamiamola così, se così si può chiamare ‒ che portò ad una riorganizzazione pesante, che ha portato delle ripercussioni assolutamente forti a livello territoriale. Pensiamo, ad esempio, ai meno 815 posti letto, di cui abbiamo parlato più volte, ai decentramenti che ci sono stati, ai depotenziamenti delle strutture più periferiche, soprattutto quelle dell’area montana. Tutte azioni che, comunque, abbiamo pagato. La carenza di posti letto si è fatta sentire soprattutto nella fase emergenziale.

Credo che la sfida fondamentale per il futuro, per quanto riguarda la Regione Emilia-Romagna, non ne sento parlare tantissimo, sia proprio quella di invertire completamente la rotta rispetto a quanto è stato fatto in passato. Oggi sento parlare di potenziamento delle strutture come le Case della salute e gli ospedali di comunità, però non dobbiamo assolutamente trascurare l’organico – passatemi il termine – dei posti letto all’interno delle strutture ospedaliere che nel corso degli anni sono stati tagliati in maniera lineare, con dei decreti ministeriali che vengono richiamati anche nel DEFR, ma tutti nascondono il fatto che hanno portato a dei tagli pesantissimi per tutto il nostro territorio.

Non vorrei che si ricommettesse l’errore visto nella passata legislatura, dove siamo partiti, all’inizio del mandato, con delle riorganizzazioni messe nero su bianco, in maniera vaga, nei documenti di economia e finanza che abbiamo votato anno dopo anno, ma siamo arrivati alla fine con la confusione totale e senza avere una linea ben precisa della Regione.

Anche oggi, nel Documento di economia e finanza che è in esame e che verrà posto in votazione tra poco, si parla appunto di razionalizzazione. Io vorrei capire di che cosa stiamo parlando, perché spesso questa parola nasconde dei tagli. Un conto è se andiamo a tagliare le spese morte, quelle che si possono razionalizzare, efficientamenti; un conto è se si va a razionalizzare un sistema sanitario tagliando dei servizi.

Quindi, sarà assolutamente interessante capire che intenzioni ha la Giunta emiliano-romagnola oggi, perché si parla di un’elaborazione di uno studio di fattibilità – l’ho visto tra gli obiettivi che si è fissata la Giunta per quanto riguarda la sanità – e vorremmo capire in che modo e con quali contenuti si vuole portare avanti questo studio. Purtroppo, ripeto, in passato abbiamo visto azioni che hanno danneggiato il servizio sanitario a livello locale, quindi non vorrei rivedere lo stesso film già visto negli ultimi cinque anni. Gli errori che abbiamo commesso li abbiamo pagati, ne abbiamo visto i risultati e spero che non si ricommettano in futuro. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie. Non avendo altri interventi in discussione generale, chiedo al consigliere relatore di maggioranza Sabattini se vuole intervenire in replica.

 

SABATTINI: Molto velocemente. Innanzitutto ringrazio tutti i colleghi che sono intervenuti. Ci tengo però a ridire un concetto che ho provato a evidenziare nella relazione, ma probabilmente non con la dovuta capacità: il DEFR è un documento strategico. La pandemia l’abbiamo vista tutti e l’abbiamo richiamata tutti nei nostri interventi. Si colloca all’interno di un ragionamento strategico con il quale avevamo individuato gli assi su cui immaginare questo territorio, parlo ovviamente di quelli strategici di prima della pandemia. Con quelli poi noi ci siamo presentati anche alle elezioni. Quando parliamo di riconversione e investimenti sulla sostenibilità verde, già questo faceva parte della strategia principale. La centralità della sanità pubblica c’era già prima dell’avvento della pandemia. La centralità sul capitale umano e sulla formazione e sulla volontà di costruire professionalità che potessero rispondere anche alle esigenze di un sistema produttivo versatile, votato all’innovazione, c’era già prima della pandemia. La scelta strategica di puntare sull’innovazione, il candidare la Regione Emilia-Romagna come centro di calcolo, come luogo, come centro di calcolo principale anche all’interno dell’Europa vi era già prima. È chiaro che la pandemia è stata un grande acceleratore di tanti fenomeni che già avevamo, mi permetto di dire, letto, enfatizzando, ovviamente, elementi di grandissima difficoltà come sono stati, ovviamente, tutti gli shock, l’aumento delle disuguaglianze e quindi la velocità con cui mettere in campo alcune azioni e anche l’entità di queste azioni che sono diverse anche a frutto della pandemia. È per quello che è centrale anche il presentarsi pronti con una strategia chiara nel momento in cui vi saranno a disposizione ulteriori risorse. È quella la sottolineatura, secondo me, importante che fa anche un documento complesso, come avete sottolineato tutti, che sicuramente non pecca di mancanza di quali sono le fondamenta sulle quali poggiamo la nostra azione. È chiaro che manca la capacità e la valutazione di quante risorse avremo a disposizione, ma questa non ce l’avremo probabilmente neanche nelle prossime settimane. È una discussione, come avete richiamato tutti, che sta ben al di là del livello territoriale che rappresentiamo. Ancora di più, alcuni passaggi che in alcuni interventi si sono sottolineati meritano certamente non una discussione parziale, come si può fare in questa sede. Si può discutere se siamo d’accordo o non d’accordo su qual è la direzione tracciata, ma sul tema dei rifiuti mi sembra chiaro qual è la strategia della Regione.

Prendo un esempio su tutti. Noi abbiamo puntato sulla volontà di far cambiare anche un pezzo della cultura complessiva. Per produrre i veri cambiamenti non servono leggi. Serve cercare di generare una cultura che vada in una determinata direzione. Ed è per quello che abbiamo spinto, ad esempio, sulla tariffazione puntuale, sulla raccolta differenziata. Poi, è chiaro che da questo ne scaturisce anche una maggiore quantità di sovvallo, ma sta lì anche l’elemento di mettere in campo una pianificazione. Uso quello dei rifiuti che, come sapete, è un tema di cui mi sono occupato tanto. Vi sembra possibile che all’interno del nostro Paese siano pochissime le Regioni che hanno un Piano regionale strategico dei rifiuti? La Regione Emilia-Romagna su questo ha previsto, anche riconosciuta a livello europeo, una pianificazione puntuale che punta soprattutto complessivamente all’autosufficienza.

Questo è un documento, ovviamente, politico. Non c’è alcun dubbio. Non devo convincere la minoranza a votare un documento di un carico politico di questo tipo. Però credo che insieme ci possiamo riconoscere una cosa. La difficoltà dei bilanci regionali, che speriamo siano anche minori, per tutte le ragioni che ci siamo detti prima, ci porta spesso a dover ragionare su una quota di risorse a disposizione delle strategie molto contenuta. Ci sono una serie di risorse che sono già, fondamentalmente, destinate. Pensate a una percentuale del bilancio regionale, che per l’80 per cento è già vincolata alla sanità. Quindi, la nostra quota per le altre politiche è molto ridotta.

Credo che se il Paese tutto avesse una capacità strategica e programmatoria come l’abbiamo noi, probabilmente anche tanti tentennamenti nella discussione che stiamo vedendo, anche a livello nazionale, li avremmo già superati. Questo vuol dire che non vi siano problemi enormi davanti a noi? No, questo è certo. Tanti li avete anche evidenziati, e alcuni colleghi sottolineavano l’oggettiva necessità di fare una discussione ampia sull’organizzazione territoriale. È scritto nel DEFR che quella è una delle azioni che dobbiamo fare nei prossimi anni, è scritto nel punto dell’assessore Calvano. Quello è oggettivamente uno dei tantissimi problemi che dobbiamo affrontare.

Poi – e su questo chiudo – per discutere di strategia e di politica occorre avere anche proposte alternative, e questo credo che sia un po’ il compito delle aule di rappresentanza come la nostra, non evocare elementi di strategia, perché abbiamo la fortuna di avere una base sulla quale confrontarci, anche duramente, però abbiamo una base. Ci possono essere ovviamente idee diverse; abbiamo anche dato prova, secondo me, in tante fasi, di avere anche la capacità, credo tutta emiliano-romagnola, di trovare comunque un elemento di sintesi su alcuni aspetti. Credo che un po’ ci si aspetti anche questo dall’Assemblea legislativa e dalle sfide che comunque abbiamo davanti.

Ecco, ci tenevo a sottolineare questa roba, perché se le incertezze che abbiamo davanti sono sicuramente tante, e non sono solo quelle economiche ma ovviamente anche quelli che saranno gli effetti di questa pandemia, però noi possiamo dire – come mi è capitato di dire in qualche dichiarazione prima – che perlomeno le fondamenta e la direzione le abbiamo individuate e nel DEFR sono ben specificate. Adesso dovremo, con la responsabilità di tutti, cercare di rispettare i tempi delle tantissime azioni che abbiamo previsto all’interno di questo, completare tutte le pianificazioni, perché il consigliere Facci ha assolutamente ragione, però l’emendamento che abbiamo approvato in sede di collegato all’assestamento andava proprio in quella direzione, perché come sapete le pianificazioni di quel tipo hanno bisogno di un anno. L’anno della pianificazione era il 2020, che abbiamo ovviamente occupato in altro. Dall’altra parte credo che ci siano tutte le condizioni da una parte per fare politica e io mi auguro anche per poter discutere anche in modo animoso su una quantità di risorse che ci permetteranno da una parte di raggiungere gli obiettivi e dall’altra di poter dare quello slancio e continuare a essere per il nostro Paese la locomotiva che siamo stati in questi cinque anni, cercando di recuperare, nel più breve tempo possibile, quel passo indietro di due anni soprattutto, come ricordava qualcuno, sul tasso di occupazione e dall’altra parte, ovviamente, cercando di cogliere anche tutti quegli elementi di debolezza che anche la struttura demografica della nostra regione ci sta presentando sempre più velocemente.

C’è un sacco di lavoro da fare. È scritto in 450 pagine, ma ovviamente il lavoro da fare più importante credo che sia anche la responsabilità che abbiamo nei confronti di tutti i cittadini emiliano-romagnoli.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Catellani, per la replica. Non intende replicare. Benissimo.

Passo la parola all’assessore Paolo Calvano.

 

CALVANO, assessore: Grazie, presidente.

Innanzitutto ringrazio i due relatori, Sabattini e Catellani, perché c’è stato un lavoro loro insieme al sottoscritto, insieme all’Assessorato che spero abbia reso più leggibile il DEFR e ci abbia consentito tutti gli approfondimenti utili a questa discussione che, a mio avviso, è stata una discussione certamente arricchente e rispetto alla quale torno solo su alcune questioni.

Innanzitutto, con il DEFR, con questo DEFR del 2021, diamo avvio alla programmazione economica e finanziaria dell’attuale legislatura. È inevitabile che succeda questo con il primo DEFR. Si è incrociato oltretutto con la presentazione delle linee di mandato che abbiamo tardato di qualche mese a causa dell’emergenza. La nota di aggiornamento del DEFR si incrocerà inevitabilmente con il percorso di predisposizione del bilancio 2021-2023.

Quando ci sono documenti molto corposi, come è il DEFR e come sono altri, si cerca sempre un filo che provi a tenere insieme tutte le cose che ci sono scritte e proposte lì dentro. Il filo che trovo in questo è collegato inevitabilmente al Covid, nel senso che questa emergenza implica la necessità che le Istituzioni, chi è deputato al rispetto delle regole dica ai cittadini e crei le condizioni perché i cittadini possano rimanere fisicamente distanziati tra di loro. È uno dei modi con i quali si prova ad evitare il contagio. A fronte di cittadini, persone che sono costrette a rimanere fisicamente distanziate, credo che l’impegno delle Istituzioni debba essere quello, invece, di ridurre le distanze sociali. Ed è questo il filo che ritrovo all’interno, che abbiamo provato a descrivere all’interno del DEFR, cioè l’impegno a ridurre distanze sociali, che esistono, anche in una terra ricca come l’Emilia-Romagna, che sono state accresciute, purtroppo, dall’emergenza legata alla pandemia.

Ridurre le distanze sociali significa anche agire sul versante delle opportunità, un versante delle opportunità che ha richiamato la consigliera Bondavalli, così come lo ha richiamato il consigliere Taruffi nel momento in cui ha evidenziato quanto lo sforzo dell’Europa sia uno sforzo fondamentale per il futuro di questa Regione, del Paese e dell’Europa nel suo insieme e sia uno sforzo che non dobbiamo sprecare. Anche su questo credo che noi si debba fare di tutto per evitare di utilizzare risorse straordinarie per fare l’ordinario. Questa è la sfida che abbiamo. Dobbiamo fuggire dalla tentazione, che ogni tanto c’è negli amministratori, di usare risorse straordinarie per coprire buchi sulla spesa ordinaria.

Dobbiamo, invece, evitare che ci siano problemi sulla spesa ordinaria e usare i fondi straordinari per mettere in campo azioni straordinarie, alcune delle quali sono emerse nei vostri interventi, oltretutto in modo trasversale, all’interno dell’aula, e mi fa piacere. Quando si cita il clima, e lo sento citare da destra a sinistra come uno dei pilastri su cui intervenire, credo che quest’aula abbia fatto un passo avanti. E su questo l’azione della Giunta, attraverso il Patto per il lavoro e per il clima, credo che debba assolutamente innestarsi.

Per noi l’Europa – tornando ai fondi straordinari – è stata una grande opportunità. Noi abbiamo impegnato sulla programmazione 2014-2020 il 95 per cento delle risorse; abbiamo concesso l’85 per cento delle risorse; abbiamo pagato oltre la metà di quegli impegni. Significa oltre 3 miliardi di euro che hanno arricchito, potenziato e accresciuto la comunità emiliano-romagnola. Però l’Europa per noi non è solo FESR, non è solo FSE, non è solo PSR. L’Europa è un insieme di opportunità che incroceranno certamente il Recovery fund, che probabilmente – speriamo, magari – incroceranno anche i fondi del MES, ma che nel frattempo rappresentano una grande opportunità anche su un versante come quello della ricerca.

Quello che stiamo facendo nel Tecnopolo di Bologna, del resto, è proprio questo: dare una prospettiva nuova e alzare il livello degli investimenti pubblici su un versante strategico come quello della ricerca. Abbiamo inviato pochi giorni fa in Europa la richiesta del finanziamento Copernicus, su cui c’è uno stanziamento di 40 milioni di euro da parte del Governo, a cui si sono aggiunti 10 milioni di euro della Regione Emilia-Romagna, che abbiamo approvato nel momento in cui abbiamo approvato l’assestamento di bilancio. Anche quello può rappresentare una grande, nuova opportunità per questa terra, l’opportunità di attrarre qui persone da tutta Europa impegnate sul fronte della ricerca, con tutti gli spillover positivi che questo può determinare su un territorio.

Dicevo della necessità di un intervento straordinario a fronte di un’emergenza come quella del Covid. Lo vedremo anche quando andremo a discutere il bilancio 2021-2023. Cosa abbiamo fatto sul nostro bilancio? Ha ragione Sabattini quando diceva che le risorse libere del bilancio regionale, rispetto ai 12-13 miliardi che mobilitiamo, sono una minima parte, sono 1 miliardo 144 milioni, per stare al dato del primo gennaio 2020. Abbiamo arricchito quella dotazione di oltre 200 milioni di euro, andando a utilizzare risorse che erano ferme, a causa di vincoli legislativi e per tante altre ragioni, ma abbiamo aggiunto a 1 miliardo 144 milioni oltre 200 milioni. Abbiamo potenziato del 20 per cento gli interventi straordinari e quegli interventi hanno determinato a loro volta ulteriori ricadute, perché il finanziamento dato alle imprese agricole da un lato e alle imprese manifatturiere dall’altro sul versante dell’abbattimento dei tassi di interesse, ha determinato nuova liquidità per oltre 200 milioni. Cito questo come esempio di effetto delle politiche. Ce ne potrebbero essere altri. Siamo curiosi noi stessi di capire quanto le nostre politiche incidono sul PIL della Regione. Stiamo creando insieme a Prometeia strumenti che ci consentano di capire quanto gli investimenti pubblici incidano sull’andamento economico della nostra Regione, perché è giusto che ci dotiamo di strumenti che ci possano consentire l’accountability, che citava bene il consigliere Sabattini, delle nostre politiche. È uno sforzo che dobbiamo fare anche di trasparenza.

Il Covid ha determinato anche un’altra cosa, è stato un acceleratore – anche qui riprendo le parole del relatore – sotto tanti punti di vista; un acceleratore di investimenti, certamente sul versante sanitario, ma lo è stato anche nelle misure di semplificazione.

Vi cito due esempi, la tempistica di pagamento da parte di AGREA è migliorata in maniera radicale grazie alla digitalizzazione, anche grazie allo smart working e anche grazie a un’accelerazione delle procedure.

Cito un altro esempio. La ricetta rossa che ci arriva sul cellulare è stata un’accelerazione indotta dal Covid, ma eravamo probabilmente già pronti, avevamo già costruito le basi perché ciò potesse succedere. Il Covid ha determinato un’accelerazione. Ecco, dobbiamo fare in modo che quella accelerazione diventi lo standard, diventi ciò che succede in modo ordinario, perché semplificazione deve andare di pari passo con digitalizzazione e non sempre significa nuova normazione, non sempre significa nuova legislazione. A volte si può fare innovazione anche a legislatura vigente. Utilizzo le Unioni per fare questo esempio, perché propongo a Lisei un gioco interessante. Ogni volta che c’è un’Unione in cui alcuni Comuni tirano via un servizio, lui viene qua e io gliene cito una dove, invece, aumentano il numero dei servizi. Facciamo questo giochino con Lisei così capiamo alla fine chi si stanca prima.

Al di là delle battute, però, perché dico “innovazione a legislazione vigente”? In Valmarecchia i Comuni non andavano più d’accordo, non ritrovavano la ragione dello stare insieme. E nei momenti di crisi, vale per le persone, vale per i Comuni, è sempre un po’ complicato stare insieme. Però ci possono aiutare quelle situazioni. A legislazione vigente abbiamo creato un sistema di innovazione istituzionale, una nuova organizzazione di quell’Unione, e i due Comuni che avevano dichiarato l’uscita dall’Unione oggi stanno tornando in Consiglio a dire: rimaniamo dentro.

Abbiamo fatto innovazione istituzionale a legislazione vigente. Vuol dire che la legislazione va bene così? No. Vuol dire che, come abbiamo scritto nel DEFR, è inevitabile che dobbiamo mettere mano alla legge n. 21, è inevitabile che, cercando di capire cosa vuol fare il Governo nazionale sulle Province, si metta mano anche alla legge n. 13/2015, perché l’assetto istituzionale fa parte anche di quelle politiche di miglioramento dell’approccio della Pubblica amministrazione nei confronti dei cittadini e delle imprese e fa parte, deve far parte inevitabilmente di quei processi di semplificazione.

Sulle Unioni mi permetto un’altra considerazione. Può essere che rimarremo divisi in quest’aula rispetto alla bontà di questo strumento e di altri strumenti associativi, però, guardate, in un momento come questo qua, in cui sono state finalmente, per i Comuni, liberate un po’ di opportunità di assunzione, è arrivata Quota 100, quindi si sono liberati degli spazi nella Pubblica amministrazione, sapete cosa sta succedendo? Che nei concorsi dei piccoli Comuni non partecipa più nessuno, perché tutti vanno a cercare un posizionamento, magari migliore, in una grande realtà. È normale che sia così.

Se continuiamo così, il problema per molti Comuni sarà quello di avere gli spazi in dotazione organica, ma di non avere le persone che vanno a occupare quegli spazi. Oppure una selezione al ribasso nell’occupazione di quegli spazi. Può essere l’Unione, possono essere le forme associative, anche i processi di fusione, quindi di ingrandimento di quei Comuni, di estensione, un modo per rendere quelle realtà più attrattive, anche per le risorse umane che possono andare lì a impegnarsi a lavorare in quei territori? Io penso di sì. È un tema che ci dobbiamo porre. Guardate, ce lo dobbiamo porre anche sul versante della sanità. Anche lì si è aperta la stessa situazione in cui moltissime persone, tutti gli operatori tendono a concentrarsi per andare a lavorare negli hub, lasciando un po’ scoperti gli spoke. Questo è un altro di quei temi che c’è purtroppo nel rapporto tra centro e periferia.

Per concludere, questo è l’altro filo che, insieme alla riduzione delle distanze sociali, vorremmo provare a tirare attraverso questo DEFR e attraverso le misure che metteremo in campo. Viene percepita distanza, c’è distanza, purtroppo, da come si sta nelle periferie rispetto a come si sta al centro. Ecco, noi dobbiamo fare ogni sforzo possibile per far sì che chi vive in periferia si possa sentire al centro dell’attenzione di queste istituzioni. Credo che questo sia uno sforzo comune che possiamo provare a fare insieme. Abbiamo provato a farlo a partire dalle politiche di bilancio messe in campo in questa situazione emergenziale, spero che lo si possa fare, il più possibile insieme, anche nei prossimi passaggi. L’impegno da parte nostra ci sarà tutto.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore. È così conclusa la fase del dibattito generale.

Adesso siamo in dibattito generale sugli emendamenti. Ci sono dieci emendamenti iscritti, a firma dell’assessore Calvano. Ci sono dieci minuti per ogni consigliere per la discussione generale sugli emendamenti.

Se non ci sono interventi in discussione generale, passiamo alle dichiarazioni di voto congiunte sul provvedimento e sugli emendamenti, cinque minuti per Gruppo. Ricordo ai colleghi che se non ci sono dichiarazioni di voto metto in votazione… Consigliere Bessi, prego.

 

BESSI: Mi scusi, presidente, ho prenotato in ritardo. Il relatore di maggioranza e la relatrice di minoranza hanno svolto un ottimo lavoro, quindi anch’io mi associo, come Gruppo PD, al percorso fatto dalle Commissioni fino a oggi in aula. È chiaro che la mia dichiarazione di voto per il Gruppo del PD è facilitata dall’ottima relazione presentata dal collega Sabattini, che ha ben evidenziato quali sono gli asset strategici, le politiche presenti nel Documento economico-finanziario regionale, che rispondono chiaramente a un programma politico che questa maggioranza, il PD in particolare, ha presentato e ha chiaramente incrociato anche nella presentazione del Documento di programma pochi mesi fa.

Li cito solo una volta, sia il relatore di maggioranza sia l’assessore, ringraziandoli, per il lavoro puntuale e soprattutto per aver esposto, rispetto chiaramente alla situazione, ma anche rispetto alla legislatura precedente, alcuni degli aspetti che diventano fulcro di questo avvio di legislatura, perché il Documento economico-finanziario regionale che noi oggi votiamo è l’avvio chiaramente del percorso che riguarda molto gli aspetti strutturali dell’ente che possono sembrare anche solo che riguardano esclusivamente anche aspetti tecnici previsti dalla normativa nazionale, ma che diventano, secondo noi, invece pregnanti di un fare politica.

Dopo passerà chiaramente la nota che completerà questo percorso, il bilancio di previsione, poi andremo con i mesi successivi all’assestamento e poi si riprenderà per tutta la legislatura. Come è stato ben spiegato al centro della nostra azione, della nostra azione regionale c’è l’Unione europea in uno scenario che è stato ben definito. Quindi, non aggiungo altre considerazioni, se non chiaramente quelle di fare una brevissima riflessione, se n’è parlato, di come il Covid, la pandemia, non solo a livello nazionale ed europeo, ma a livello globale, ha chiaramente portato in evidenza il bisogno di politiche, di nuove politiche.

L’Unione europea, cito solo alcuni degli aspetti che ci toccano, in primis, infatti tra poco avremo anche la Sessione Europea, quindi toccheremo con mano questi aspetti, sta avendo un’accelerazione su alcuni temi, che fino a qualche tempo fa erano sicuramente non all’ordine del giorno. Basti pensare al congelamento del Patto di stabilità, all’intervento a sostegno della Banca centrale europea fino al prossimo giugno dell’acquisto dei titoli, agli strumenti straordinari messi in capo dall’Unione Europea al fianco, chiaramente, dei fondi strutturali e al dibattito nuovo, ultimo, in corso in questi giorni sulle politiche antinflazionistiche che la stessa Banca centrale europea ha aperto, anche viste le prese di posizione di banche come la Federal Reserve su questi punti.

Noi ci troviamo a essere un territorio, una Regione dentro questa logica, che è quella definita del “locale globale”, che riguarda domande di politica. Anche qui è stata ben individuata una parola chiave, quella dell’accelerazione. Non riguarda solo la fase politica o la società, ma riguarda ognuno di noi, ogni singola persona, al di là della sua carica pubblica o del suo lavoro, della sua dinamica quotidiana.

Al di là del punto sulle risorse, che sia Sabattini che Calvano hanno evidenziato nelle loro relazioni, sul piano economico, torno a una considerazione che ho presentato durante la Commissione bilancio al momento del voto di questo importante documento, che riguarda un po’ tutti noi. Credo che la responsabilità che dobbiamo sentire, al di là della nostra appartenenza, del nostro percorso politico... Dobbiamo essere pronti e preparati a questo tipo di eventi, a questa capacità che dobbiamo mettere in campo, al tipo di formazione che ci riguarda, alla responsabilità politica. Credo che questa responsabilità vada esercitata, come stiamo facendo, come è stato fatto oggi...

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliere Bessi, la invito...

 

BESSI: Grazie. Vado a concludere con il voto favorevole al Documento di programmazione economica della Regione Emilia-Romagna.

Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie a lei.

Consigliera Castaldini, prego.

 

CASTALDINI: Grazie, presidente. Ringrazio anche i relatori di maggioranza e di minoranza e l’assessore.

Io non ho scelto di intervenire in aula perché comincia a salire sempre di più un dubbio dopo questi mesi di lavoro insieme, quello che lascia sullo sfondo la perplessità o almeno lascia intravedere la possibilità di un rischio. Sicuramente parliamo di politiche molto interessanti, parliamo anche di un futuro che ci vede protagonisti, ma che non vede protagonista la politica. Lo dico perché, mentre sullo sfondo troviamo un documento che dovrebbe avere un ruolo strategico fondamentale, dall’altro si giocano partite fondamentali dal punto di vista politico. Ne cito due, dove sistematicamente noi – intendo noi minoranza ma anche noi Assemblea legislativa, perché questo dramma, secondo me, lo sta vivendo profondamente anche la maggioranza – siamo un po’ tappezzeria di sfondo; sicuramente bella tappezzeria, ma questo siamo.

A me non preoccupa tanto la telefonata nel pomeriggio per dire chi voto come vicepresidente in qualche ruolo che mi interessa marginalmente; onestamente, poi mangio e dormo con tranquillità lo stesso. Quello che mi preoccupa fortemente è che da quando sono ragazzina e ho creduto profondamente in questo mestiere era quello di collaborare per il bene di tutti. Ecco, ci sono due partite fondamentali che si chiamano Patto per il lavoro e Recovery fund a cui noi tendenzialmente non abbiamo detto ancora una parola e non abbiamo visto ancora una palla. Vorrei non dirlo a noi stessi – è normale, siamo minoranza – ma alla maggioranza, cioè questi sono i temi che faranno la svolta e la storia della Regione Emilia-Romagna; questi sono i temi di cui in teoria noi dovremmo parlare giorno e notte. Va benissimo, c’è sicuramente un documento molto interessante e molto corposo – 458 pagine che, do notizia, non ha scritto la politica, ma hanno scritto altre persone che lavorano per la politica – ed è assolutamente necessario.

Ma la mia speranza – ed è il motivo del mio voto contrario a questo documento – è che adesso si cominci a fare sul serio, cioè che le cose contenute dentro questo DEFR diventino anche esempio, proposte di legge. Sono sei mesi che non vedo proposte di legge. Pensavo di poter imparare a fare il consigliere regionale, credo che si possa cominciare, partendo da temi fondamentali come questi (legge sulla disabilità, legge sugli anziani), a immaginare un mondo diverso da quello che abbiamo visto fino ad oggi, perché per forza questo mondo dovrà essere diverso. Ecco, il mio compito, con il mio voto a sfavore di questo documento, è nella speranza, nel futuro, di cominciare a fare sul serio il nostro mestiere. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliere Barcaiuolo, mancano cinque minuti; vuole intervenire oppure…?

 

BARCAIUOLO: Se andiamo avanti fino al voto, sì, se no…

 

PRESIDENTE (Rainieri): Io vado avanti fino alle 18, quindi lei ha tutto il tempo per intervenire.

 

BARCAIUOLO: Allora, intervengo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Nel senso che ha cinque minuti di tempo per il Gruppo, quindi può intervenire. Però se lei ritiene, se i Capigruppo sono d’accordo, posso anche sospendere qualche minuto prima.

 

BARCAIUOLO: Va bene, allora andiamo a domani.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Andiamo avanti?

 

BARCAIUOLO: Se non si chiude né la discussione né il voto, andiamo a domani.

Rispetto alla sua affermazione, rispondo così. 

 

PRESIDENTE (Rainieri): Non si vota, nel senso che i Capigruppo hanno deciso che alle 18 si chiude l’aula. Quindi, alle 18 noi chiudiamo. Domani mattina ci sono altri interventi prima del voto. Per cui, io le chiedo, se lei vuole intervenire, la faccio intervenire…

 

BARCAIUOLO: Rinuncio e mi prenoto per domani mattina.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Benissimo. Non avendo altre iscrizioni, chiudiamo l’Assemblea, che riaprirà domani mattina alle ore 9,30, con le dichiarazioni di voto.

Buona serata.

 

La seduta ha termine alle ore 17,56.

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Federico Alessandro AMICO, Michele BARCAIUOLO, Fabio BERGAMINI, Gianni BESSI, Stefania BONDAVALLI,  Stefano CALIANDRO, Valentina CASTALDINI, Maura CATELLANI, Andrea COSTA, Palma COSTI, Matteo DAFFADA’, Gabriele DELMONTE, Marco FABBRI, Michele FACCI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Marco LISEI, Francesca MALETTI, Francesca MARCHETTI, Marco MASTACCHI, Lia MONTALTI, Matteo MONTEVECCHI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Emiliano OCCHI, Giuseppe PARUOLO, Simone PELLONI, Emma PETITTI, Silvia PICCININI, Giulia PIGONI, Marilena PILLATI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Ottavia SONCINI, Valentina STRAGLIATI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Silvia ZAMBONI, Marcella ZAPPATERRA.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il presidente della Giunta Stefano BONACCINI;

il sottosegretario alla Presidenza Davide BARUFFI;

gli assessori: Paolo CALVANO, Vincenzo COLLA; Andrea CORSINI, Raffaele DONINI, Mauro FELICORI.

Ha comunicato di non poter partecipare alla seduta l’assessore Lori.

 

 

LA PRESIDENTE

I SEGRETARI

Petitti

Bergamini - Montalti

 

 

Espandi Indice