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79.

 

SEDUTA DI MARTEDÌ 8 GIUGNO 2021

 

(POMERIDIANA)

 

La seduta si svolge in modalità mista (telematica e in presenza)

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

INDI DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile sul sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 3182

Interpellanza in merito all'adeguamento, da parte della Regione, della normativa ai contenuti delle Linee Guida Nazionali per la Valutazione di Incidenza (VIncA) - Direttiva 92/43/CEE “HABITAT”. A firma della Consigliera: Gibertoni

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

GIBERTONI (Misto)

LORI, assessore

GIBERTONI (Misto)

 

OGGETTO 3184

Interpellanza sul ruolo della Regione Emilia-Romagna nella progettazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e sulla eventuale definizione di progetti specifici per il territorio regionale. A firma del Consigliere: Barcaiuolo

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

BARCAIUOLO (FdI)

BARUFFI, sottosegretario

BARCAIUOLO (FdI)

 

OGGETTO 3504

Comunicazione della Vicepresidente Schlein sulla strategia regionale Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

(Continuazione discussione e conclusioni)

PRESIDENTE (Rainieri)

CASTALDINI (FI)

MASTACCHI (RCPER)

ZAMBONI (EV)

SCHLEIN, vicepresidente della Giunta

 

OGGETTO 2623

Risoluzione sulla modalità di somministrazione della pillola Ru486 in day hospital e per promuovere nella Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome e nella Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome l’adozione di orientamenti comuni per l’applicazione degli indirizzi nazionali. A firma dei Consiglieri: Piccinini, Amico

(Continuazione discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Rainieri)

AMICO (ERCEP)

MONTEVECCHI (Lega)

STRAGLIATI (Lega)

PICCININI (M5S)

ZAPPATERRA (PD)

PRESIDENTE (Petitti)

AMICO (ERCEP)

PELLONI (Lega)

BARCAIUOLO (FdI)

COSTI (PD)

PICCININI (M5S)

STRAGLIATI (Lega)

PELLONI (Lega)

TARUFFI (ERCEP)

 

OGGETTO 2799

Risoluzione per impegnare il Presidente e la Giunta regionale a consentire la somministrazione della terapia al plasma iperimmune ai ricoverati in ospedale che ne facciano espressa richiesta, assumendone anche la responsabilità. A firma dei Consiglieri: Rancan, Pelloni, Stragliati, Marchetti Daniele, Bergamini

(Discussione e reiezione)

PRESIDENTE (Petitti)

MARCHETTI Daniele (Lega)

MALETTI (PD)

 

OGGETTO 3013

Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi presso il Governo Italiano per evidenziare la necessità di urgenti variazioni della disciplina ETS (Emission Trade System, il sistema voluto dalla Commissione Europea per raggiungere gli obiettivi di riduzione di CO2) e all'adozione di misure nazionali di compensazione sui costi indiretti degli ETS che includano il settore ceramico. A firma dei Consiglieri: Pigoni, Rontini, Soncini, Sabattini, Costi, Bondavalli, Fabbri, Tarasconi, Rossi

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Petitti)

PIGONI (BP)

COSTI (PD)

OCCHI (Lega)

PIGONI (BP)

PRESIDENTE (Petitti)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazioni elettroniche oggetti 2623 – 2799 - 3013

Emendamenti oggetto 2623

Comunicazioni ai sensi dell’art. 69 del Regolamento interno

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

La seduta ha inizio alle ore 14,35

 

PRESIDENTE (Rainieri): Dichiaro aperta la seduta pomeridiana n. 79 del giorno 8 giugno 2021.

Ha giustificato la propria assenza l’assessore Donini.

Passiamo all’appello.

 

A seguito dell’appello svolto dal Presidente Rainieri risultano presenti i consiglieri:

 

  1. AMICO Federico Alessandro
  2. BARCAIUOLO Michele
  3. BERGAMINI Fabio
  4. BONDAVALLI Stefania
  5. BULBI Massimo
  6. COSTA Andrea
  7. DAFFADÀ Matteo
  8. FABBRI Marco
  9. FELICORI Mauro
  10. GIBERTONI Giulia
  11. MALETTI Francesca
  12. MASTACCHI Marco
  13. MONTALTI Lia
  14. MORI Roberta
  15. MUMOLO Antonio
  16. PARUOLO Giuseppe
  17. PETITTI Emma
  18. PICCININI Silvia
  19. PIGONI Giulia
  20. POMPIGNOLI Massimiliano
  21. RAINIERI Fabio
  22. RONTINI Manuela
  23. ROSSI Nadia
  24. SONCINI Ottavia
  25. TAGLIAFERRI Giancarlo
  26. TARASCONI Katia
  27. TARUFFI Igor
  28. ZAMBONI Silvia
  29. ZAPPATERRA Marcella

 

PRESIDENTE (Rainieri): Con 29 presenti riprendiamo i nostri lavori d’aula.

 

Svolgimento di interpellanze

 

PRESIDENTE (Rainieri): Riprendiamo i lavori con lo svolgimento delle interpellanze.

 

OGGETTO 3182

Interpellanza in merito all’adeguamento, da parte della Regione, della normativa ai contenuti delle Linee Guida Nazionali per la Valutazione di Incidenza (VIncA) - Direttiva 92/43/CEE “HABITAT”. A firma della Consigliera: Gibertoni

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo all’interpellanza 3182 in merito all’adeguamento, da parte della Regione, della normativa ai contenuti delle linee guida nazionali per la Valutazione di incidenza, direttiva 92/43/CEE “Habitat”, a firma della consigliera Gibertoni, a cui risponderà, immagino, il sottosegretario.

Consigliera Gibertoni, prego.

L’assessore Lori è collegata. Okay.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente. Buongiorno.

Procedo con l’esposizione della domanda, che è il cuore di questa interpellanza. Riguarda, sinteticamente, il mancato recepimento da parte della Regione delle linee guida di incidenza per più di un anno. Nel momento in cui ho depositato questa interpellanza erano già passati più di 15 mesi e la Regione proseguiva con un atteggiamento inerte e non ottemperante rispetto a questo obbligo importante, peraltro concordato anche con tutte le altre Regioni, che impedisce di applicare pienamente la direttiva Habitat.

Questa non corretta applicazione di alcune disposizioni di questa direttiva è già al centro di un’indicazione di irregolarità che ci viene dall’Unione europea, dalla Commissione in particolare, che mi ha lasciato molto perplessa. Un così lungo interregno di inerzia e di passività rispetto all’applicazione di queste norme, che sono norme che, invece, tra l’altro, consentirebbero anche una piena e maggiore partecipazione dei cittadini e dell’opinione pubblica, mi è sembrato davvero un brutto indicatore.

In particolare, non soltanto la procedura di valutazione di incidenza tiene conto degli obiettivi di conservazione, ad esempio del nostro ambiente (in particolare parliamo dei siti della Rete Natura 2000), ma le autorità nazionali competenti danno un loro accordo soltanto dopo aver avuto la certezza che l’integrità di questo sito non verrà pregiudicata e in molti casi anche previo parere dell’opinione pubblica, quindi una serie di circostanze virtuose che la Regione si è permessa di ignorare per molti mesi.

Questo con rischi anche giuridici, perché i risvolti derivanti da questa mancata applicazione potrebbero essere anche onerosi, infatti si potrebbe trasformare tranquillamente in un’infrazione indicata giustamente dalla Commissione europea e, poiché la piena responsabilità dell’applicazione della Direttiva Habitat, come sapete, è in capo alle Regioni, in caso di infrazione sarebbe lo stesso Stato centrale a potersi rivalere nei confronti di una Regione inadempiente come l’Emilia-Romagna.

Quando ho depositato l’interpellanza, mi risultava che le procedure di valutazione di incidenza fossero ancora espletate secondo le procedure precedenti, senza tener conto in nessun modo di quanto previsto dalle linee guida che abbiamo citato sulla valutazione dell’incidenza, mancando anche tutta una serie di possibilità che potevano essere date tramite l’adempimento tempestivo di queste linee guida, ossia, ad esempio, la pubblicizzazione dell’avvio della procedura di Valutazione di incidenza online, la pubblicazione dello studio, la possibilità per il pubblico di presentare osservazioni online in tempi definiti, la pubblicazione delle valutazioni di incidenza approvate e la creazione da parte della Regione di un apposito sito, di un archivio regionale che raccolga tutte le valutazioni di incidenza.

Quello che chiedo quindi all’assessore o a chi risponderà alla mia interpellanza da parte della Giunta è se e quando intenda provvedere al recepimento uniforme delle linee guida, quali siano le ragioni di un ritardo di almeno 15 mesi da parte della Regione Emilia-Romagna e se si possano considerare legittimi e quindi corretti dal punto di vista amministrativo quei procedimenti relativi alle valutazioni di incidenza approvati dai vari soggetti competenti in questo lasso di tempo.

Grazie, ascolto la risposta.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Prego, assessore Lori.

 

LORI, assessore: Eccomi. Buongiorno, presidente.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Buongiorno. Può alzare un po’ il volume?

 

LORI, assessore: Mi sentite?

 

PRESIDENTE (Rainieri): Meglio.

 

LORI, assessore: Okay, perfetto.

Do lettura della risposta all’interrogazione della consigliera Gibertoni. Noi ormai da diversi mesi lavoriamo sulla definizione e soprattutto il recepimento delle linee guida nazionali che sono dal 4 giugno di quest’anno pienamente attuative attraverso una diversificazione delle competenze in materia di valutazione di incidenza ambientale, così come è stato definito in questi tavoli di lavoro che si sono svolti e che hanno portato alcune Regioni al recepimento, altre arriveranno. In particolare, la Regione Emilia-Romagna ha deciso di riformare l’attuale sistema delle competenze in materia di gestione dei siti Natura 2000 e quindi anche di competenza nella valutazione di incidenza al fine di poter semplificare le procedure e rispondere ad alcune delle criticità evidenziate a livello comunitario.

Questa riforma, che modifica la legge vigente regionale, la n. 7 del 2004, è stata presentata all’Assemblea legislativa lo scorso 19 marzo, a seguito dell’espletamento dell’iter di Commissione approvato dall’aula il 25 maggio, quindi recentemente. Con questa modifica, a cui, tengo a precisare, hanno preceduto diversi confronti con quelli che sono ad oggi gli enti competenti per la gestione e il rilascio di queste procedure, quindi diciamo che l’atto di modifica della normativa è stato l’atto conclusivo che oggi ci porta al recepimento della norma. Come dicevo, è stato approvato il 20 maggio. Attraverso questa modifica normativa gli enti gestori dei siti Rete Natura 2000 sono la Regione Emilia-Romagna per tutti i siti Rete Natura 2000 interamente esterni alle aree protette, quindi i parchi nazionali, i parchi interregionali, i parchi regionali, le riserve naturali, i paesaggi naturali e seminaturali protetti e le riserve statali. Sono esclusi i siti marini.

Oltre alla Regione Emilia-Romagna, gli enti gestori delle aree protette, quindi gli enti parco e le riserve naturali per tutti i siti Rete Natura 2000 interamente ricompresi o parzialmente ricompresi nell’ambito delle aree protette e i siti marini.

In materia di Valutazione d’incidenza, il nuovo assetto normativo prevede che le autorità VIncA siano gli stessi Enti gestori dei siti Natura 2000. A questo consegue che le Valutazioni di incidenza, a partire, come dicevo, dal 4 giugno, non saranno più effettuate dai Comuni, dalle loro Unioni o dalle Province, ma solo dalla Regione o dagli Enti gestori delle aree protette, per i territori di rispettiva competenza.

È, quindi, intenzione della Regione modificare nelle prossime settimane anche l’attuale direttiva in materia di VIncA (mi riferisco alla delibera di Giunta regionale n. 1191/2007), in modo da poter recepire completamente le linee guida nazionali in materia di Valutazione d’incidenza.

Con questo successivo provvedimento, che naturalmente sarà conseguente alla modifica della norma regionale di riferimento, verranno definite nel dettaglio le nuove procedure, le tempistiche, la modulistica e la modalità per l’effettuazione delle Valutazioni di incidenza ambientale.

In merito all’elaborazione della direttiva e dei suoi allegati, è stato costituito un gruppo di lavoro con gli Enti gestori delle aree protette nazionali, interregionali e regionali, e si sono tenuti diversi incontri di coordinamento con le altre Regioni e con il MiTE, in modo tale da favorire un costruttivo confronto e anche un’auspicata omogeneizzazione, in quanto anche le altre Regioni stanno elaborando analoghe normative e direttive su questa materia.

Infine, si informa che è in fase di realizzazione anche il portale web regionale, dove tutte le Valutazioni di incidenza, compresi gli screening, saranno inserite dalle rispettive autorità VIncA e potranno essere consultate sia dai soggetti pubblici che dai cittadini interessati.

Credo sia evidente lo stato dell’arte rispetto al recepimento delle linee guida nazionali sulle VIncA, le attività in corso, che consentiranno a breve di poter completare il pieno recepimento, in modo da ottenere un pieno adeguamento alle indicazioni anche comunitarie.

In merito alla legittimità degli atti intercorsi dall’approvazione delle linee guida nazionali, avvenuta nel dicembre 2019, e il loro pieno recepimento, si può affermare che fintanto che non saranno definiti con specifico atto modulistica, portale web e modalità di applicazione della legge regionale n. 4/2021 di recentissima approvazione resteranno vigenti le precedenti procedure definite con la delibera di Giunta regionale del 2007, che naturalmente, appena ci saranno le condizioni, quindi il frutto di questa consultazione interdirezionale, ma anche tra le Regioni e provvederemo naturalmente ad aggiornare.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore.

Consigliera Gibertoni, prego.

 

GIBERTONI: Grazie.

Trovo la risposta non soddisfacente ed è una risposta anche implausibile o comunque non completa, e tra l’altro devo rilevare che ne sto notando molte, con uno scarto anche rispetto alla scorsa legislatura, di risposte che sono sul piano della implausibilità o comunque della non completezza, e questo mi desta perplessità.

Cerco di articolare in pochi punti il motivo per cui ritengo questa risposta del tutto insoddisfacente e anche incompleta. La modifica normativa che è stata approvata dall’Assemblea legislativa riguarda il soggetto preposto, come penso l’assessore saprà, allo svolgimento della VIncA, ma non concerne la modalità del suo svolgimento, che deve essere ancora adeguata al decreto che ha approvato la relativa direttiva ministeriale a fine 2019.

Da oltre 18 mesi, quindi un anno e mezzo, la Regione, anche perché la direttiva è stata approvata dalla Conferenza Stato-Regioni a novembre del 2019, era a conoscenza della direttiva, ma non si è ancora attivata per dare completa e dovuta applicazione, e questo era il nodo della mia domanda e quello che mi lascia forti perplessità.

Il mancato adeguamento alla direttiva nazionale limita la possibilità per i cittadini di partecipare (questa non è una questione di poco conto, è una questione centrale rispetto alle dichiarazioni che si fanno rispetto alla partecipazione dei cittadini, che contrastano con fatti di questo tipo) attraverso specifiche osservazioni, ad esempio prima della conclusione della procedura di VIncA, al procedimento di approvazione delle VIncA, che non a caso è stato sollecitato dalla Commissione a partire dal 2015 attraverso l’avvio di una vera e propria pre infrazione. Anche questa, secondo me, non è una questione marginale.

Un ultimo punto con cui mi sento di doverosamente contestare la correttezza della risposta dell’assessore Lori, è che, se la Regione si fosse attivata per tempo, si sarebbe potuta approvare la nuova direttiva regionale sulla VIncA, in contemporanea con la norma di legge, la quale, modificando la legge regionale 7 del 2004, ha rivisto i soggetti che sono tenuti alla sua approvazione. Così facendo, si sarebbe permesso di dare maggiore certezza ai vari soggetti pubblici e privati che operano all’interno dei siti Rete Natura 2000, mentre invece a questo punto bisognerà attendere ancora molto tempo prima che questa certezza possa essere fornita.

Quando dico che c’è un’incuria che io noto è in questo tipo di dettagli, che dettagli non sono, ma che anzi diventano poi questioni fondamentali e dirimenti. All’apparenza sono questioni tecniche, in realtà sono questioni davvero fondamentali e non di contorno. Con questo chiudo la mia risposta. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera.

La invitiamo la prossima volta ad accendere la luce, se non c’è un blackout a casa sua, sennò la vediamo veramente poco.

 

OGGETTO 3184

Interpellanza sul ruolo della Regione Emilia-Romagna nella progettazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e sulla eventuale definizione di progetti specifici per il territorio regionale. A firma del Consigliere: Barcaiuolo

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo all’interpellanza 3184 sul ruolo della Regione Emilia-Romagna nella progettazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e sulla eventuale definizione di progetti specifici per il territorio regionale, a firma del consigliere Barcaiuolo, a cui risponderà il sottosegretario Baruffi.

Consigliere Barcaiuolo, prego.

 

BARCAIUOLO: Grazie, signor presidente.

Si tratta di una interpellanza depositata il 20 aprile scorso, che cercava e cerca di fare chiarezza – è l’obiettivo anche della discussione odierna – rispetto al ruolo che Regione Emilia-Romagna ha avuto, ha o avrà all’interno, ovviamente, del cosiddetto PNRR, che, come sapete, fa parte del più ampio programma Next Generation EU.

In modo particolare, mi riferisco a quello che in Conferenza Stato-Regioni già dal 3 novembre scorso alla presenza dell’allora ministro Provenzano aveva chiesto rispetto all’interlocuzione con il Governo, ovvero l’avvio di accordi per la riprogrammazione dei programmi operativi FESR-FSE dal 2014 al 2020, i nuovi Piani di sviluppo e coesione, alla luce degli accordi stipulati con lo stesso Ministro nel corso dell’estate 2020, che devono con urgenza portare al recupero delle spese per l’emergenza sanitaria che, evidentemente, le Regioni della nostra Nazione hanno avuto in questo anno e oltre di pandemia; un impegno sulla questione relativa alla […] al subappalto previsto dall’attuale Codice degli appalti, in contrasto palese con le direttive dell’Unione europea, e un coinvolgimento puntuale sulla preparazione del nuovo ciclo di programmazione 2021-2027.

Su questo fronte, tra l’altro, è ancora attivo un gruppo di lavoro interregionale coordinato dalla Regione Umbria e sono stati presentati alcuni progetti che coinvolgono contemporaneamente diverse regioni.

Purtroppo al 13 gennaio 2021 risultava che la nostra Regione non aveva inviato alcun documento del Governo sull’utilizzo delle risorse legate appunto al Next Generation EU.

Su questo l’interpello odierno, che si snoda in tre domande, ovvero quale sarà il ruolo di Regione Emilia-Romagna nella progettazione del PNRR (a questo punto possiamo dire anche “quale è stato”), se la Regione abbia definito progetti specifici per il nostro territorio da portare al vaglio dei tavoli di confronto proposti al fine di ricevere finanziamenti tramite PNRR. Ricordo che tra questi una missione in particolare, quella che personalmente mi sta più a cuore, ovvero quella delle infrastrutture per la mobilità sostenibile, è chiaro che non può andare avanti senza un coinvolgimento diretto dei territori che lo riguardano. E, in caso affermativo, quali progetti sono stati presentati da Regione Emilia-Romagna.

Io qui mi fermo. Nella replica avrò modo, spero, di dichiararmi soddisfatto.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Sottosegretario, a lei La parola.

 

BARUFFI, sottosegretario: Grazie, presidente.

In riscontro all’interpellanza in oggetto, preciso quanto segue. Il piano Next Generation Italia presenta un ammontare complessivo di risorse pari a oltre 235 miliardi di euro, provenienti dal dispositivo per la ripresa e la resilienza, dal REACT-EU e dal nuovo Fondo nazionale complementare.

Le risorse del PNRR, garantite dal Recovery, specificamente sono pari, quindi, a 191,5 miliardi, dei quali 68,9 hanno natura di sovvenzioni a fondo perduto e 122,6 sono prestiti.

A queste risorse si aggiungono, come dicevo, i 13 miliardi previsti dal cosiddetto REACT, mentre, con riferimento alle risorse nazionali aggiuntive, il Governo ha deciso di costituire un fondo apposito di bilancio con una dotazione complessiva di circa 30,6 miliardi di euro, destinato a finanziare specificazioni che integrano e completano il piano, per il quale è stato varato anche di recente, cioè il 6 maggio 2021, il decreto n. 59, che in questo momento è all’esame del Parlamento.

Come già più volte in precedenza ho comunicato, sia attraverso risposte ad atti di sindacato ispettivo dei consiglieri sia attraverso comunicazioni in aula e in Commissione, le Regioni e le Province autonome non hanno potuto avanzare proposte progettuali rispetto al piano. È di tutta evidenza che, pur riconoscendo la necessità di un vero e proprio piano nazionale, restava a nostro avviso la necessità di un più diretto e fattivo coinvolgimento delle Regioni e degli Enti locali nella definizione del piano stesso. Così non è stato, né con il precedente Governo né con questo, se non altro per ragioni di tempi, stante la scadenza del 30 aprile scorso, ricordata anche dall’interrogante, sia a causa della crisi di Governo intervenuta a inizio anno.

La Regione Emilia-Romagna, al pari di tutte le altre, ha dunque unicamente potuto partecipare a un’interlocuzione con il Governo attraverso la Conferenza delle Regioni, nell’ottica di promuovere una condivisione degli obiettivi del piano e di favorire una successiva collaborazione istituzionale sull’utilizzo delle risorse, anche al fine di poter poi selezionare progetti utili e finanziabili in tale ambito.

Un primo passaggio di condivisione circa l’architettura della governance a presidio del piano e delle misure di semplificazione per l’attuazione dello stesso si è svolto alla vigilia dell’adozione da parte del Governo del decreto legge 77, consentendo di migliorarne obiettivamente i contenuti.

Infine la Regione Emilia-Romagna aveva condotto un lavoro istruttorio interno nei mesi scorsi, in particolare nell’autunno 2020, al fine di predisporre proposte e progetti utili e coerenti con quelle che allora erano le linee guida licenziate da Governo e Parlamento per la predisposizione del PNRR.

La scelta operata dal Governo di non accogliere proposte regionali in tal senso ha reso comunque inutile il perfezionamento degli stessi, riprova ne sia il fatto che le Regioni che hanno comunque ritenuto di rendere pubblico nei mesi scorsi un proprio piano regionale non hanno poi ricevuto riscontro, né hanno visto accolte le proprie proposte almeno in quella sede.

Ciò non toglie che tale lavoro che abbiamo condotto ha consentito un’ottima base di partenza per i documenti strategici che la Giunta regionale ha poi licenziato e che sono oggi all’esame dell’Assemblea rispetto alla programmazione dei fondi 2021-2027, e le stesse elaborazioni progettuali, piuttosto coerenti con il PNRR presentato dal Governo Draghi, costituiranno senz’altro un'efficace base progettuale per un impiego diretto delle risorse che il Governo vorrà destinare ai territori.

A questo proposito mi permetto di evidenziare come anche le recenti visite di esponenti di Governo (ricordo quella del presidente del Consiglio piuttosto che nella giornata di ieri quella del Ministro del lavoro, ce ne saranno altre nel corso delle prossime settimane, il ministro della salute piuttosto che quello della trasformazione tecnologica) stanno diventando delle occasioni molto preziose per recuperare parte di questo lavoro e poter anche consentire utilmente al Governo di calibrare quelle che saranno le predisposizioni dei bandi o delle richieste di avanzamento di progetti da parte dei territori e di poter valorizzare le eccellenze che ogni territorio ha in campo.

Aggiungo anche che abbiamo condotto nei mesi scorsi un’interlocuzione con alcuni territori, che proseguirà nel mese di giugno e nel mese di luglio, anche con visite sui luoghi da parte della Giunta, dove stiamo provando a raccogliere le istanze e le esigenze che maturano dai territori. Questo consentirà, laddove fosse la Regione Ente di programmazione, di poter tarare, sulla base delle necessità rappresentate, questi interventi, o viceversa, laddove dovremo agire con risorse della programmazione europea, di poter tenere conto delle indicazioni progettuali che vengono poste dai territori. Sono occasioni molto importanti per far emergere le proposte ormai in sintonia con quello che è il Piano predisposto e considero quindi il lavoro che è stato condotto utile e credo che avremo modo, nel corso delle prossime settimane, di poterne apprezzare insieme anche la portata.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliere Barcaiuolo, prego.

 

BARCAIUOLO: Grazie, signor presidente.

Sottosegretario Baruffi, all’inizio della sua risposta stavo per preparare a lei la tessera di Fratelli d’Italia, perché ovviamente un’opposizione così forte al Governo Conte e al Governo Draghi solo da questi banchi era avvenuta. Prendo da un lato con soddisfazione le pesanti critiche che lei ha rivolto ai due Governi di sinistra che si stanno succedendo in questa parte centrale di legislatura. È altresì vero, però, che un’altra cosa è emersa con chiarezza, il fatto che Regione Emilia-Romagna ha stabilito e ha deciso di non tentare di influenzare la costruzione del PNRR, cosa che non hanno fatto molte altre Regioni italiane i cui progetti, quantomeno sulla carta, rimangono dando senso a un’azione più politica, a un’idea di visione che, ovviamente, quei territori hanno cercato di portare avanti. Senza successo, è vero, ma d’altronde se questo PNRR ha avuto prima la bollinatura della Commissione europea che la discussione e l’approfondimento nel nostro Parlamento, che sarebbe l’unico organo sovrano democraticamente eletto che rappresenta i nostri cittadini, beh, questo, oggettivamente, non mi stupisce.

Credo che questo Piano di investimenti che, come ha giustamente ricordato lei, per larghissima parte altro non sono che prestiti misurati tra l’altro e quantificati in base esclusivamente a parametri negativi: quanto più stai messo peggio tanto più ti presto dei soldi, perché qualcuno si è anche vantato dell’azione del precedente Governo rispetto alla quantità dei fondi del PNRR. Invece, è esattamente il contrario. È la dimostrazione di quanto l’Italia fosse, rispetto ad alcuni parametri, messa oggettivamente male.

Tuttavia, mi chiedo e mi sarei aspettato anche in questa risposta, pur nel quadro che è oggettivo, delineato dal sottosegretario Baruffi, qualche orizzonte, qualche specificità in più rispetto a quello che ha descritto, in modo particolare per alcune infrastrutture che il nostro territorio aspetta da decenni (il termine “lustri” sarebbe riduttivo), in cui ovviamente non si vede mai muovere una pietra.

Finisco con una piccola battuta rispetto al finto interessamento, mi perdoni, di alcuni ministri che hanno visitato il territorio, che mi sembravano più occupati a dare l’endorsement a un candidato piuttosto che a un altro (anzi, no; in realtà sempre a quello; alle primarie di Bologna) che a fare qualcosa, invece, per i nostri territori. Su questo, galateo istituzionale vorrebbe che almeno i ministri... Ovviamente, ripeto, nulla di illegittimo, ma quantomeno sanzionabile dal punto di vista del galateo istituzionale. Almeno i ministri non entrassero a gamba tesa in competizioni interne, che peraltro non ci riguardano e, quindi, comunque guardiamo con rispetto dall’esterno.

È chiaro che, complessivamente, la risposta del sottosegretario non mi può soddisfare, pur riconoscendo la ricostruzione reale dei fatti, ma è cosa ben diversa rispetto a un analitico approfondimento precisamente chiesto all’interno dell’interpellanza, all’interno della quale mi auguro che... No, scusate. Mi auguro, invece, che in futuro anche lo sviluppo del PNRR possa far sì che la nostra Regione provi a indicare alcuni tipi di priorità, visto che ancora il margine rispetto soprattutto alle grandi opere ci può essere, perché questo prevede la costruzione del PNRR, che per ora è una grandissima scatola i cui contenuti in larga parte vanno ancora riempiti. Vi invito fortemente a prendere carta e penna e a tentare di riempire queste scatole con qualche contenuto che possa venire incontro alle esigenze e agli obiettivi che gli emiliano-romagnoli hanno.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

 

OGGETTO 3504

Comunicazione della Vicepresidente Schlein sulla strategia regionale Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile

(Continuazione discussione e conclusioni)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo all’oggetto 3504: comunicazione della vicepresidente Schlein sulla strategia regionale Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Siamo nella fase della discussione generale. Ricordo che sono dieci minuti per Gruppo.

Erano iscritti, prima della pausa, il consigliere Amico e la consigliera Bondavalli, che non vedo.

 

(interruzione della consigliera Castaldini)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Prego, consigliera Castaldini.

 

CASTALDINI: Presidente, capiamo almeno in che verso andrà la discussione. C’è stata una richiesta dei consiglieri della Lega di poter guardare il documento che è stato presentato oggi in aula, anche per fare un discorso un po’ più corposo e più efficace, perché alle segreterie adesso non è ancora arrivata la mail.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Non è arrivato nulla nemmeno alla Presidenza, quindi si continua nella modalità che è stata accolta nella Capigruppo, quindi, se non ci sono interventi, io chiudo la discussione.

Prima era sull’ordine dei lavori, adesso vuole intervenire sul documento, allora prego, consigliera.

 

CASTALDINI: Premessa importante, ovvero che questo è un tema fondamentale, perché i 17 punti che vengono trattati saranno il tema principale da qui alle future politiche, soprattutto per quanto riguarda anche i fondi legati all’Europa.

Noi è un anno e mezzo che non abbiamo ancora nessuna strategia regionale, oggi ci viene presentata per la prima volta per lo sviluppo sostenibile regionale. Oggi questa Assemblea è chiamata a confrontarsi su un documento che noi non abbiamo, che ancora non c’è e che nessuno ci ha fornito in anticipo, con grande rammarico.

Altre importanti Regioni l’hanno già approvato da tempo, l'Emilia-Romagna dovrebbe aver avuto sei mesi di proroga perché è andata al voto (non ne siamo certi, ma immaginiamo che sia così), quindi io sono certa che questo ritardo si trasformerà in una grande opportunità per la Regione Emilia-Romagna checché ne dicano altri colleghi che ho sentito intervenire, perché oggi, per la prima volta, l’assessore Schlein ha aperto la possibilità di un confronto.

Purtroppo ho colto una data iniziale, quella del 21 giugno...

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliera Castaldini, la invito a mettersi la mascherina.

 

CASTALDINI: Mi scusi, perché stavo bevendo, è per questo.

Il 21 giugno e poi ci sarà un confronto con le parti, che c’è stato sicuramente per il Patto per il lavoro e per il clima, e anche questo confronto vorrei capire meglio come si delinei e soprattutto un punto fondamentale, cioè come verrà coinvolta l’Assemblea legislativa.

Vorrei anche capire meglio e con più chiarezza le tante domande che abbiamo posto sul perché, di fronte a un documento fondamentale come il DSR, la Giunta ci dice che non si può aprire un confronto che c’è già stato. Invece, in questo specifico caso si riaprirà con stakeholder e attori interessati.

Vorrei provare a focalizzare il mio intervento su quello che dovrebbe essere il perno di questo documento, cioè sulla sostenibilità.

“Sostenibilità” è una parola molto interessante. La lingua italiana ci aiuta molto. Spero che nel documento che emergerà non ci sarà la forzatura di far coincidere la sostenibilità con la sostenibilità ambientale tout-court, perché così non è.

La lingua italiana, appunto, è molto chiara sul termine “sostenibile”. Sostenibile è ciò che sta in piedi nel tempo e quindi da una parte ci deve essere, per quanto attiene la sostenibilità, il sostenere ciò che è esistente, ciò che c’è, la terra, l’ambiente, quello che noi vediamo, ma la sostenibilità deve avere anche una forza nel tempo, cioè si devono sostenere le cose affinché possano durare, possano emergere e la politica deve avere esattamente la tutela di salvaguardia nel tempo. Quindi, per farlo ci vuole un’agenda concreta, un’agenda che non metta insieme tanti punti facendoli apparire all’occhio di chi li legge uguali. Non ci può essere, io credo, in un tempo come questo, la tutela degli animali e dell’acqua insieme alla tutela della cultura. Sono due aspetti molto diversi. È per quello che ci piacerebbe o ci sarebbe piaciuto leggere prima il documento per capire quali sono le priorità, che cosa significa sostenibile nel tempo, sostenere culturalmente queste due ipotesi per la Regione Emilia-Romagna.

Potrei dire, ad esempio, che da domani una legge imponesse a Bologna di avere solo macchine elettriche. Mi piacerebbe, vorrei, ma so che quella macchina elettrica la può avere o la può comprare solamente l’1 per cento della popolazione. Un conto è che cosa desidero io, un conto è che cos’è veramente attuabile in politica. Lo stesso vale per l’industria, non c’è differenza. Dobbiamo capire che la sostenibilità ha bisogno di un tempo, ci sono dei desiderata, ma sapere qual è il tempo che l’Emilia-Romagna si dà per rendere sostenibile le nostre aziende è veramente importante, perché altrimenti si rischia, nel leggere un’Agenda così importante, che emergano più che altro ossessioni, ossessioni irrealizzabili, parole ridondanti che abbiamo sentito tante volte, che però non durano nel tempo.

A me spiace moltissimo, perché non sono abituata a lavorare così, non poter entrare nel merito di un’Agenda che cambierà il passo e che detterà il passo ad aziende, persone, cose da qui al 2030. Ho bisogno della concretezza dell’azione dell’Emilia-Romagna, di capirla. Si apre un dialogo. Benissimo. Da sempre sostengo la necessità di coinvolgere i corpi intermedi in una discussione così importante.

Vi dico ancora una volta una cosa, e vi prego. Così è stato per il DSR, così è stato per il Patto per il lavoro e per il clima, che è passato in Commissione ‒ ci mancherebbe ‒ dove noi abbiamo dato delle opinioni e abbiamo raccontato almeno quali sono per noi le nostre priorità. Vi chiedo ancora una volta di prevedere che anche l’Assemblea legislativa, quindi non solo l’opposizione, ma tutta l’Assemblea legislativa, soprattutto chi è maggioranza di questa Assemblea, possa avere voce in capitolo, possa valutare, possa avere organi veri di valutazione. Altrimenti si rischia che siano lavori autoreferenziali, che rischiano poi di sfociare nel tempo in ossessione invece che in politiche concrete.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliere Mastacchi, prego.

 

MASTACCHI: Grazie, presidente.

Ringrazio la vicepresidente Schlein per la comunicazione fornita in merito alla strategia regionale dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Ciò che posso rilevare in generale è che gli obiettivi più specifici sono particolarmente ambiziosi. Il quadro generale si riferisce a un’Agenda vasta e complessa. Ritengo ci siano alcuni punti da sottolineare con l’obiettivo di migliorarli. Inoltre, sarebbe auspicabile un chiaro quadro di verifica e monitoraggio delle azioni che intendiamo intraprendere.

Il Covid-19 ha gettato il mondo in una crisi sanitaria, economica e sociale senza precedenti e sta rendendo il percorso verso gli obiettivi dell’Agenda 2030 ancora più arduo. La pandemia ha fatto peggiorare quasi tutti gli indici. È, quindi, urgente rigenerare i nostri sistemi sociali ed economici e gli ecosistemi naturali dai quali dipende la nostra vita. Serve, però, la partecipazione di tutti e il coinvolgimento anche delle Amministrazioni locali, sulle quali inevitabilmente ricadranno le scelte che verranno assunte in questa fase e il peso della declinazione, nei fatti, delle politiche intraprese.

Lo slogan “non lasciare indietro nessuno” può avere diverse interpretazioni e declinazioni nei fatti; non solo tra Paesi ricchi e Paesi poveri, comunità ricche e comunità povere, ma anche tra diverse potenzialità che contraddistinguono anche territori ricchi come quelli dell’Emilia-Romagna, quindi fra territori con maggiori potenzialità rispetto a quelli che ne hanno minori.

Ogni singola azione che intraprenderemo in conseguenza dell’azione dell’Agenda 2030 deve tenere conto anche di questo, anche nella nostra Regione ci sono territori più deboli che devono essere tenuti in debita considerazione quando si approvano le linee d’intervento e i conseguenti provvedimenti di dettaglio.

Mi soffermo solo su alcuni punti dei 17 obiettivi. Obiettivo 6, Disponibilità e gestione sostenibile dell’acqua: ho già sottolineato in quest’aula la necessità di un progetto complessivo da parte della nostra Regione, diretto a sviluppare un miglior utilizzo della risorsa idrica, portando a compimento i vari invasi progettati negli anni sul nostro territorio e mai realizzati, recuperando anche tutti quei bacini oggi in stato di abbandono. Questo, oltre a contribuire a produrre energia da fonti rinnovabili, in coerenza con gli obiettivi di riduzione della produzione di energia da combustibili fossili, laddove, come ho già detto più volte, l’energia idroelettrica almeno a mio parere è la più pulita in assoluto, ed è quella che dà all’ambiente anche tanti ulteriori vantaggi, energia che aiuterebbe concretamente anche l’equilibrio ambientale, mantenendo il deflusso minimo vitale delle acque ed evitando in molti casi le problematiche legate alle alluvioni in pianura, per non parlare dell’impatto positivo che questo avrebbe sull’agricoltura di qualità, presente nella nostra Regione, agricoltura che per irrigare oggi utilizza le acque del Po, che sono tutt’altro che acque di buona qualità.

Auspico quindi che questa sia l’occasione per operare in tal senso, riprendendo la discussione su questo argomento.

Obiettivo 7, Energia pulita. Alla luce degli obiettivi dell’Agenda 2030, che agli impegni assunti dall’Assemblea in quest’Aula, come quello di continuare ad attivarsi verso politiche energetiche regionali, maggiormente indirizzate all’introduzione crescente di fonti energetiche rinnovabili, ai piani di risparmio e di efficienza energetica, politiche come quelle che ho citato nel punto precedente, assunte anche a seguito di una mia risoluzione, come quelle di proseguire in una strategia ambientale per modificare alla radice la qualità dell’aria, siano quanto mai attuali e auspico che i tempi siano ormai maturi per concretizzare tale scelta.  Credo che questa sia davvero l’occasione giusta e importante per farlo.

Obiettivo 11, Città sostenibili, e aggiungerei i territori, perché le città sono un pezzo del territorio, non sono tutto. Proprio su questo commento che ho fatto è di recente approvazione il Piano territoriale metropolitano di Bologna, che ha aperto una inedita stagione urbanistica per tutelare il suolo, garantire la sicurezza, assicurare inclusione e vivibilità, attrarre investimenti sostenibili e rafforzare la coesione territoriale, attività di pianificazione che credo presto si concretizzerà anche nelle altre province della Regione per poter rendere finalmente e pienamente attiva alla legge n. 24/2017.

Questo è diventato uno strumento molto rigido e, in alcuni casi, ha sconfinato, superando il proprio ruolo e in parte invadendo anche quello dei Comuni, normando attività che la Costituzione riconosce, appunto, in capo ai Comuni stessi.

È uno strumento che si pone l’obiettivo di tutelare l’ambiente, ma in alcuni casi lo fa più in chiave ideologica che pratica, rischiando di disincentivare la presenza dell’uomo in quei territori dove questo è fondamentale per la tutela del territorio stesso. Un esempio è la presenza degli agricoltori in montagna che garantisce un presidio di dettaglio che l’ente pubblico, nelle sue più diverse e svariate declinazioni, non sarà mai in grado di garantire, ma non solo gli agricoltori. Infatti, la legge di incentivo alle giovani coppie che scelgono di vivere in montagna, attivata dalla nostra Regione, che sta avendo tanto successo, va proprio in questa direzione. Devono essere create le condizioni normative per permettere gli insediamenti abitativi, dei servizi, eccetera.

Il progressivo irrigidimento delle norme di tutela ambientale disincentiva progressivamente la presenza dell’uomo in montagna, causando, paradossalmente, l’effetto contrario per le quali sono nate. Anche il fatto che questo strumento di pianificazione per timore di carico urbanistico fuori dai centri abitati disincentivi l’abitare in campagna contribuisce a questo. Qualcosa ancora può essere fatto per migliorare la situazione, come ad esempio garantire la possibilità di effettuare piccoli ampliamenti delle proprie abitazioni, per adeguare le esigenze dei nuclei familiari già insediati nel territorio e contrastare così lo spopolamento e l’abbandono delle aree remote e marginali, chiarendo meglio anche l’intreccio di norme che oggi ancora non rendono chiaro cosa succederà nel momento in cui scadranno i termini per realizzare i PUG e cosa si può o non si può fare in termini di recupero del patrimonio dei fabbricati ex rurali presenti sul territorio.

È inevitabile che la pandemia rallenti il percorso verso gli obiettivi, ma molto più grave sarebbe se la crisi sociale ed economica portasse ad accantonarli del tutto.

La pandemia richiede una maggiore collaborazione e cooperazione fra tutti gli attori, dagli organismi multilaterali e sovranazionali alle organizzazioni della società civile, alle Amministrazioni locali. Solo allora la realizzazione dell’Agenda 2030 avrà un esito positivo.

La buona notizia è che di soluzioni ce ne sono tante. Dobbiamo solo capire dove dobbiamo andare, come finanziare e come verificare gli obiettivi che intendiamo raggiungere.

Riprendo solo tre sottolineature dell’intervento della vicepresidente. Si mette massima attenzione a non produrre provvedimenti ideologici, non applicabili o addirittura, in alcuni casi, dannosi nella loro applicazione concreta. Questo è un po’ un riassunto di tutto quello che volevo dire sopra. E lo slogan “non lasciare indietro nessuno”, quindi condivisione e coinvolgimento dei territori, sia sugli obiettivi, giustamente, ma anche nel controllo dei risultati futuri. Sottolineo sempre, come conclusione, un’attenzione particolare per le piccole comunità locali, le aree interne e la montagna.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

Ringrazio la vicepresidente Schlein per l’informativa, con cui abbiamo appreso che la Giunta e le varie direzioni competenti stanno lavorando per predisporre l’Agenda 2030, declinata su base regionale. È chiaro che qualsiasi discussione approfondita richiederà di disporre di questa declinazione, cioè di vedere come i 17 obiettivi dell’Agenda saranno riflessi sulla situazione socio-economica e ambientale della nostra Regione.

È inutile sottolineare l’importanza dello strumento Agenda 2030, che intreccia obiettivi sociali, di giustizia sociale, con obiettivi ambientali, di equità, con obiettivi di tutela del clima, di sviluppo sostenibile. Quindi, è uno strumento assolutamente fondamentale, che dovrà essere coerente e, viceversa, gli altri strumenti essere coerenti con questo quando si parla di nuovo Piano per la gestione dei rifiuti, nuovo Piano energetico, Piano dei trasporti.

L’ingrediente fondamentale perché queste operazioni riescano a produrre risultati è quello della coerenza. Bisogna che tutto si tenga e che un documento, con i propri obiettivi, non smentisca l’altro. Quindi, in attesa di conoscere puntualmente quanto la Giunta con gli uffici sta predisponendo, io rimanderei una discussione più approfondita al momento in cui disporremo di una traccia di questo documento.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Se non ci sono altri interventi in discussione generale, prego, vicepresidente.

 

SCHLEIN, vicepresidente: Grazie, presidente.

Volevo ringraziare molto per gli interventi, perché c’è un equivoco di fondo che mi aiuta a chiarire cos’è la strategia regionale Agenda 2030 e cosa non è.

Questa mattina ho aperto spiegando che stiamo costruendo una strategia, che ha l’obiettivo duplice di fotografare il posizionamento della Regione Emilia-Romagna rispetto ai 17 obiettivi e ai 169 target dell’Agenda 2030, già approvata dalle Nazioni Unite nel 2015, e, dall’altro, quello di declinare in che modo collegare le varie linee di intervento e i vari obiettivi strategici che ci siamo già dati nel programma di mandato e nel Patto per il clima e per il lavoro, per far capire come quelli contribuiranno, man mano che portiamo avanti queste azioni, al raggiungimento dei 17 obiettivi di cui sopra.

Questa mattina avevo messo in premessa (ho spiegato quali sono le ragioni politiche per cui la Regione ha ritenuto di dotarsi di una strategia regionale per l’Agenda 2030) con quali interlocutori esterni e interni abbiamo intrapreso questo percorso, cosa vuole contenere con il posizionamento e i target intermedi, oltre che gli indicatori di misurazione dei progressi.

Non abbiamo quindi voluto venire qui a presentare già il documento, ma il percorso e la metodologia che abbiamo scelto, perché ritenevamo e riteniamo ancora utile coinvolgere e condividere con l’Assemblea anche il percorso della metodologia che stiamo utilizzando per fare questa operazione, che, come diceva anche ora il consigliere Mastacchi, è un’operazione complessa, perché è complessa la strategia.

Se si prendono sul serio le cose, poi bisogna fare sul serio dei percorsi, dotandosi di metodologia adeguata, altrimenti il rischio è quello che diceva poc’anzi la consigliera Zamboni, e cioè quello di avere dei documenti che non siano allineati o che addirittura contraddicano quelli già in essere o, ancora peggio, quello che prima segnalava la consigliera Castaldini, e cioè un proliferare di documenti che poi non portano risultati concreti. Allora, ci tengo a precisare ulteriormente che noi abbiamo preferito procedere ad informare l’Assemblea ancor prima di completare e assumere questo documento.

Stamattina pensavo di essere stata già ripetitiva, ma questo mi aiuta a rispiegarlo ancora. Questo non vuole essere un documento che si aggiunge a quelli che ci sono già, su cui abbiamo fatto un’ampia discussione politica. Non siamo per la moltiplicazione dei pani e dei documenti, siamo per fare una cosa che sia utile, che fino a qui mancava. Gli obiettivi strategici e le linee di intervento sono stati già descritti dal programma di mandato che il presidente ha presentato in quest’aula e dal Patto per il lavoro e per il clima su cui abbiamo voluto coinvolgere, come ricordava stamattina qualche consigliere dell’opposizione, non solo la maggioranza, ma anche l’opposizione. Quindi, quelle sono le linee che abbiamo condiviso e che porteremo avanti.

Alla strategia spetta di fare cosa? Di dire come misuriamo se quelle linee di intervento e quegli obiettivi strategici sono efficaci nel contribuire al raggiungimento degli obiettivi a cui tutti i governi dell’ONU, l’avete ricordato, si sono impegnati. Quindi, non è un lavoro di definizione politica. Il documento è in fase di elaborazione. Ci si sta lavorando con ASviS e con le Università proprio perché è un lavoro tecnico e complesso che coinvolge queste realtà esterne, ma naturalmente anche tutte le Direzioni e gli Assessorati. Ricordo che ci sono già un centinaio di indicatori nazionali selezionati da ASviS che valgono per tutte le Regioni. Noi vogliamo fare ancora di più individuando anche alcuni indicatori regionali che possono aiutarci a misurare i progressi che stiamo facendo sulle nostre azioni.

Quindi, come ho detto stamattina in premessa, ma anche in conclusione, noi puntiamo a completare questo documento, questa strategia entro l’estate. E allora potremo insieme, finalmente, vederla e naturalmente condividerla qui e anche, naturalmente, con il resto della Regione. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

 

OGGETTO 2623

Risoluzione sulla modalità di somministrazione della pillola Ru486 in day hospital e per promuovere nella Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome e nella Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome l’adozione di orientamenti comuni per l’applicazione degli indirizzi nazionali. A firma dei Consiglieri: Piccinini, Amico

(Continuazione discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo ora agli atti di indirizzo, con la risoluzione numero 2623 sulla modalità di somministrazione della pillola Ru 486 in day hospital e per promuovere nella Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome e nella Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome l’adozione di orientamenti comuni per l’applicazione degli indirizzi nazionali. È del 9 febbraio 2021, a firma della consigliera Piccinini.

Su questo documento insistono due emendamenti a firma dei consiglieri Mori, Piccinini e Costi. Nella seduta del 27 maggio si è aperta la discussione generale.

Siamo nella fase del dibattito generale.

Come ho appena detto, si erano iscritti quattro consiglieri. Non vedo, in questa fase almeno, prenotazioni.

Consigliere Amico, sta cercando di prenotarsi? Prego.

 

AMICO: Grazie, presidente.

Ero rimasto alle prenotazioni precedenti. Ero un po’ più avanti. Approfitto di essere in aula per riprendere la discussione che avevamo interrotto nella precedente seduta su questa importante risoluzione.

In Emilia-Romagna le interruzioni volontarie di gravidanza nel 2019 sono state 6.501, il numero più basso di interventi annuali di sempre. Il dato in calo rispetto al 2018 (meno 5,4 per cento) conferma, dunque, la tendenza in riduzione che ha caratterizzato più di un decennio, in particolare dal 2004, quando le interruzioni volontarie di gravidanza furono quasi 12.000 (11.839).

L’interruzione di gravidanza è una delle conquiste civili più dibattute, che continua a rimanere sotto attacco, senza tempo e senza esclusione di colpi. La pillola abortiva Ru486 arriva in Italia il 10 dicembre 2009, dopo l’approvazione dell’AIFA (l’Agenzia italiana del farmaco). Il 12 agosto 2020, il ministro della salute, Roberto Speranza, ha annunciato le nuove linee di indirizzo per l’interruzione di gravidanza farmacologica, permessa fino a 63 giorni, nove settimane compiute di età gestazionale, ed estesa alle strutture ambulatoriali pubbliche, nonché a consultori e day hospital.

Una delle tante conseguenze della pandemia è stata la difficoltà delle donne di accedere alle interruzioni di gravidanza in molti ospedali, nonostante l’aborto sia per legge un servizio indifferibile ed essenziale. Infatti, nelle prime fasi della crisi sanitaria molti ospedali hanno sospeso, trasferito o limitato i servizi di interruzione volontaria di gravidanza.

In questo contesto, l’aborto farmacologico rivela la sua importanza, in quanto si pone come garante dell’accesso all’aborto sicuro senza che la donna sia obbligata a ricorrere a un ricovero ospedaliero. A differenza dell’aborto chirurgico, infatti, che prevede un ricovero e un pre-ricovero, la terapia medica permette un più facile accesso all’interruzione volontaria di gravidanza. Il ricovero deve essere un’opzione valutata dal medico, come l’intero percorso da seguire per arrivare all’interruzione volontaria di gravidanza, non un obbligo. Non esiste, infatti, in letteratura alcun dato che giustifichi un ricovero ospedaliero per l’interruzione farmacologica.

Nell’ultimo anno Paesi come la Francia e l’Inghilterra hanno sperimentato in varie forme l’aborto farmacologico o telemedico identificandolo come uno strumento efficace per aumentare l’accesso all'aborto e tutelare la salute delle donne e delle persone incinta durante l’emergenza sanitaria vissuta per via del Covid-19.

Telemedicina significa assistenza medica in forma telematica. Essa permette al medico di offrire cure mediche al paziente in modalità online a distanza, grazie all’uso delle moderne tecnologie. Il Ministero definisce la Ru486 una procedura medica che si basa sull’assunzione di almeno due principi attivi diversi, il mifepristone, meglio conosciuto con il nome di Ru486, e una prostaglandina, a distanza di 48 ore l’una dall’altra.

La posizione ufficiale, ovvero che si tratta di una procedura medica, dovrebbe da sola bastare ad escludere margini di confusione e zone d’ombra, ma così non è. L’aborto farmacologico è una pratica sicura, safe, anche per l’Organizzazione mondiale della sanità, la quale ha incluso entrambi i farmaci abortivi nella lista delle medicine essenziali, stilata dalla medesima organizzazione.

Nonostante la sicurezza dell’aborto farmacologico sia attestata dalla più autorevole letteratura scientifica internazionale, la possibilità di accedere a questa pratica tramite pillola in Italia è fortemente ostacolata. Ben oltre le ragioni di una scelta, abortire o no, c'è la narrazione del diritto all’interruzione volontaria di gravidanza che, invece di essere riconosciuto e valutato esclusivamente come un servizio medico garantito dal Sistema sanitario nazionale, viene spesso considerato quasi solo un problema morale, confinato alla voce "trauma personale" e quindi necessariamente correlato alle parole dolore, vergogna, colpa, ferita, perdita.

Il fatto che esista una legge che riconosce a tutte le donne il diritto di interrompere volontariamente una gravidanza senza rischi ed in modo sicuro non ha fatto sì che la società ne accettasse e interiorizzasse in modo naturale anche il racconto connesso, ovvero la possibilità che a rivendicare il diritto all’aborto sia una donna autodeterminata e consapevole, che con serenità esprime la scelta migliore per se stessa.

Ostacolo dei diritti garantiti dalla legge 194 del 1978, infatti, non è solo il massiccio ricorso all’obiezione di coscienza, ma la retorica del dolore connessa alla volontà di abortire. La condanna morale e la conseguente mancanza di supporto sociale diventano uno strumento persuasivo pericoloso, utilizzato da chi vuole rendere illegale l'aborto e da chi, cavalcando l’onda della vergogna, promuove una narrazione che fa della donna la protagonista di un assassinio o la vittima di un trauma psicologico che la lascerà profondamente turbata.

Il superamento dello stigma può essere facilitato anche attraverso l’abolizione di un linguaggio recriminatorio e colpevolizzante, la cui presunzione è quella di decidere a monte le emozioni provate dalle donne, come se l'aborto dovesse essere sempre sofferto, traumatico e non includesse la possibilità di una scelta compiuta in uno stato di libertà e autonomia, nel pieno desiderio di autodeterminarsi.

Occorre lavorare sui nuovi linguaggi che possono diventare strumento culturale, con cui contrastare e abbattere l’egemonia della narrazione tragica dell’aborto. La stessa letteratura scientifica e, di riflesso, il personale medico, individua l’interruzione volontaria di gravidanza come trauma e inquadra la sindrome post abortiva come percorso doloroso e obbligatorio per tutte le donne che fanno richiesta di un servizio medico, che ancora oggi non può contare su un adeguato supporto professionale a sostegno di un bisogno legittimo.

Statisticamente è quasi del tutto impossibile che una donna che si rechi in ospedale abbia l’opportunità di trovare sia un medico obiettore che un non obiettore nello stesso turno. La media nazionale di ginecologi obiettori supera il 70 per cento, un dato che la dice lunga anche sulle enormi difficoltà incontrate dai non obiettori nel farsi carico della mole di lavoro che riguarda l’interruzione di gravidanza.

I numeri dell’obiezione in Italia, regolata dall’articolo 9 della legge n. 194, che nel 1978 ha depenalizzato l’aborto, sono tra i più alti in Europa.

Per questo serve una proposta legislativa sull’obiezione di coscienza. Se, infatti, un diritto riconosciuto sin dal 1978 continua a rimanere di difficilissimo esercizio, ciò accade anche per via della nutrita schiera di medici i quali, seppur dentro a ospedali pubblici laici, praticano l’obiezione in maniera massiva. Essere parte di una democrazia non significa disporre di libertà illimitate, senza assumersi alcuna responsabilità nei confronti degli altri, a maggior ragione se si sceglie di diventare un medico del servizio pubblico. L’obbligo vaccinale per il personale sanitario si è reso necessario per la tutela della collettività di fronte a una situazione eccezionale come quella della pandemia. Lo stesso principio dovrebbe valere per i ginecologi, in modo da tutelare tutte quelle donne che devono interrompere una gravidanza e hanno diritto di farlo nel rispetto della loro dignità e salute. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliere Montevecchi, prego.

 

MONTEVECCHI: Grazie, presidente.

Ho letto e riletto con attenzione questa risoluzione presentata dalla collega Piccinini, ma, a prescindere da come la si possa pensare, in una maniera o nell’altra, seppure con sforzo non sono riuscito a comprenderne l’effettiva utilità. Poi mi spiegherò meglio, ma intanto è l’occasione per ribadire la nostra posizione in merito.

La richiesta posta nell’impegno di questa risoluzione di non consentire passi indietro rispetto alla somministrazione della pillola Ru486 in day hospital, ovviamente, si capisce, è solo una mera contro risposta all’interrogazione a mia prima firma, presentata proprio in occasione della Giornata per la vita, per chiedere alla Giunta regionale di valutare di bocciare le nuove linee guida ministeriali di Speranza del 12 agosto 2020, recepite dalla Regione Emilia-Romagna il 22 settembre 2020, che prevedono la somministrazione della Ru486 direttamente in day hospital (quindi niente più ricovero ospedaliero ordinario di tre giorni), che prevedono la somministrazione della Ru486 direttamente nei consultori e con tempi più estesi, ovvero fino alla nona settimana di gravidanza.

Mi chiedo che cosa significhi chiedere di non consentire passi indietro. Non si sta chiedendo sostanzialmente nulla nel primo punto, mentre nel secondo leggo che vi è l’effettiva richiesta di promuovere, nella Conferenza dei presidenti delle Regioni e delle Province autonome e nella Conferenza dei presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome, l’adozione di orientamenti comuni per l’applicazione puntuale e coordinata degli indirizzi nazionali. Anche questa richiesta mi sembra assurda, per il semplice fatto che parliamo di linee guida che non hanno alcuna valenza di legge. Da ciò deriva il fatto che non siano assolutamente obbligatorie nella loro adozione. Figuriamoci andarle a promuovere come orientamento comune.

Tra l’altro, parliamo di linee guida ministeriali che vanno addirittura oltre la legge n. 194. Ricordo che l’articolo 8 della legge n. 194, attualmente in vigore, prevede che tutto l’iter dell’interruzione di gravidanza debba essere svolto esclusivamente presso ospedali o presso istituti ed enti indicati dalla legge, perciò non certamente nei consultori per poi abortire a casa, come prevedono le nuove linee guida ministeriali.

Faccio anche notare che l’articolo 3 della determinazione del direttore generale dell’AIFA n. 1460 del 24/11/2009 prevedeva i seguenti vincoli nel percorso di utilizzo (li leggo): “L’impiego del farmaco deve trovare applicazione nel rigoroso rispetto dei precetti normativi previsti dalla legge 22 maggio 1978, n. 194. A garanzia e a tutela della salute della donna, in particolare deve essere garantito il ricovero in una delle strutture sanitarie individuate dall’articolo 8 della citata legge n. 194/78”. Inoltre, si fa anche riferimento all’attento monitoraggio, onde ridurre al minimo le reazioni avverse segnalate, quali emorragie, infezioni ed eventi fatali. Guardate un po’: la nuova determinazione dell’AIFA n. 865 del 12 agosto 2020 va a modificare la determinazione del 2009 che ho letto poc’anzi, sopprimendo il citato articolo 3 della medesima e consentendo anche l’uso della Ru486 fino al sessantatreesimo giorno di età gestazionale.

Vorrei sottolineare come non si comprenda come possa essere cambiata la posizione dell’AIFA, quando la legge di riferimento, la 194, è la stessa e nel frattempo non ha subìto alcuna mutazione. Non a caso, le precedenti linee guida del Ministero della salute del 2010 prevedevano il ricovero di tre giorni in ospedale, con la seguente motivazione: "per un’attenta sorveglianza sanitaria, in modo da ricevere un’assistenza immediata se si verifica un’emorragia importante".

Il nostro voto dunque sarà contrario, perché vogliamo tutelare la salute delle donne, il nostro voto sarà contrario perché non vediamo tutto ciò come passi in avanti, visto che si parla di non consentire passi indietro, anzi vogliamo mettere in guardia da un preoccupante e progressivo processo di desacralizzazione della vita umana e di banalizzazione dell’aborto, sempre più in voga negli ultimi anni, poiché non più visto come un dramma dalla narrazione mainstream, ma ridotto ad una banale pratica fai da te, da eseguire direttamente a casa, e questo noi non potremo mai e poi mai condividerlo!

Un plauso va a quelle regioni come Marche e Piemonte, che hanno avuto il coraggio di non adeguarsi a queste linee guida ministeriali e che, anzi, hanno preso in buona parte le distanze da queste linee guida, stabilendo che la pillola abortiva Ru486 non verrà somministrata nei consultori.

Ricordando le parole, che faccio mie, pronunciate dal nostro segretario federale Matteo Salvini in Senato, il nostro modello sono i Centri di Aiuto alla vita, non le pillole abortive regalate per strada a chiunque, perché abbiamo un’idea diversa di futuro. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie. Consigliera Stragliati, prego.

 

STRAGLIATI: Grazie, presidente.

Intervengo per esprimere con convinzione il mio voto contrario, come quello già annunciato dai colleghi che mi hanno preceduto, sia alla risoluzione della collega Piccinini che agli emendamenti delle colleghe Mori e Costi, in quanto ritengo che la tematica trattata sia davvero molto delicata e che la trattazione della stessa non possa essere derubricata alla discussione di una risoluzione.

Non stiamo parlando di somministrare una semplice aspirina o del paracetamolo. Ci rendiamo conto che stiamo parlando di somministrare vere e proprie bombe farmacologiche che determinano in primis la morte del feto e poi, in seconda battuta, l’espulsione di quella che viene definita camera gestazionale? Badate bene, gli effetti di questi farmaci, come già descritto dai colleghi in precedenza, sono effetti molto forti. Si parla di emorragie, si parla di contrazioni addominali paragonabili a quelle del parto. Tutto ciò non si risolve nel giro di qualche ora. Gli effetti proseguono per diversi giorni. La letteratura scientifica ci dice anche che nel 30 per cento dei casi questi farmaci non hanno l’effetto sperato e la donna deve comunque sottoporsi, per abortire, a un intervento chirurgico definito “raschiamento”, che non è un intervento di poco conto.

Chiedo alle colleghe che hanno presentato questa risoluzione se hanno mai avuto modo di confrontarsi con donne che hanno assunto prostaglandine. Io sì. Per lavoro faccio la psicologa, lavoro in tutela minori e spesso, purtroppo, mi sono dovuta confrontare anche con minorenni che hanno assunto queste sostanze. Vi assicuro che il leitmotiv della narrazione di queste donne era lo stesso, aveva lo stesso filo conduttore: mi sono spaventata tantissimo, avevo dolori addominali fortissimi, ho chiamato l’ambulanza, sono andata in pronto soccorso, pensavo di morire. Non si tratta, ripeto, di effetti che si risolvono nel giro di qualche ora. Queste bombe farmacologiche sono farmaci molto pesanti e, per quanto mi riguarda, pensare di somministrarli in consultorio, come se si trattasse di un farmaco di poco conto, un farmaco leggero, per me è una cosa aberrante.

Rispetto alla ratio della risoluzione degli emendamenti proposti, mi sembra davvero irrispettoso nei confronti di una donna e del feto che porta in grembo pensare di somministrare una pillola abortiva in contesto consultoriale, come se fosse una procedura da poco, come se avesse poco valore. Ricordo alle colleghe che già dopo le prime 5-6 settimane di gravidanza si avvertono durante l’ecografia i primi echi fetali, ovvero il battito cardiaco del feto, significa una vita pulsante nel grembo di una donna. E voi proponete di fare l’aborto in consultorio? Ma dove sta il rispetto per la vita e per la salute della donna? Dove sta?

Ritengo che su temi etici come questo l’Assemblea legislativa abbia una responsabilità ancora maggiore, in quanto gli atti di indirizzo politico che vengono approvati in questo consesso sottendono messaggi ben precisi. In questo caso, che messaggio volete dare alle donne, in molti casi minorenni? Non ti preoccupare. Hai commesso un errore, una gravidanza indesiderata. Non preoccuparti, tanto c’è la pillolina che ti danno in consultorio, così abortisci nel giro di poco tempo, anche velocemente.

Anziché trasmettere alle nuove generazioni questi messaggi, che io considero aberranti, insegniamo ai giovani ad amare correttamente, a non sprecare determinate esperienze. Insegniamo ai giovani, nelle scuole, progetti di educazione all’affettività. Insegniamo ai giovani quella che Goleman ha definito “intelligenza emotiva”, il riconoscimento e la gestione delle emozioni. Facciamo prevenzione, così magari agiamo anche sulla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili.

Parliamoci chiaro, colleghi e colleghe. Non esiste un aborto semplice. Anche una donna che sceglie di interrompere la gravidanza ha degli effetti psicologici importanti. Non trascuriamo gli effetti psicologici di questa scelta. I sensi di colpa vi assicuro che si fanno sentire anche negli anni a venire.

Pertanto, sono assolutamente contraria al messaggio che voi volete veicolare con l’approvazione di questa risoluzione, così come sono contraria alla decisione dell’AIFA di vendere alle donne, anche minorenni, la pillola del giorno dopo senza prescrizione medica. L’AIFA, con determina n. 998 dell’8 ottobre 2020, ha stabilito che la pillola del giorno dopo può essere acquistata sia dalle maggiorenni che dalle minorenni senza l’obbligo di prescrizione medica.

Ritengo che ‒ per quanto mi riguarda ‒ si debba fermare questa deriva priva di valori e che si debba fare tutto il possibile per tutelare in primis la vita e la salute delle donne.

Vorrei oggi rivolgere un pensiero particolare a tutte le donne che un figlio lo avrebbero tanto voluto, ma che purtroppo non hanno avuto questo privilegio. Talvolta la natura è crudele e sceglie, seleziona. Il mio pensiero va a loro. Ne ho incontrate tante e con loro sono molto solidale.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Stragliati. Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Io ero già intervenuta nell’ultima seduta in discussione generale, però ci tengo a precisare alcune inesattezze che sono state dette dal collega Montevecchi, che legge la legge un po’ come gli pare, perché se vogliamo leggere l’articolo 8, bisogna leggerlo dall’inizio alla fine, non solo quello che ci fa comodo o quello che ci interessa.

Nella parte finale, che leggo esplicitamente così che sia chiaro a tutti, si dice infatti che "nei primi 90 giorni gli interventi di interruzione della gravidanza dovranno altresì poter essere effettuati, dopo la costituzione delle unità sociosanitarie locali, presso ambulatori pubblici adeguatamente attrezzati, funzionalmente collegati agli ospedali e autorizzati dalla Regione", quindi che la legge neghi il fatto di potere assumere la pillola abortiva in regime ambulatoriale è una dichiarazione priva di verità, perché - ripeto - la legge, se è legge, va letta tutta, non solo quello che ci pare o quello che ci fa comodo leggere.

Purtroppo lo abbiamo visto anche per la pandemia, ad un certo punto siamo diventati tutti virologi, oggi mi sembra che siamo tutti medici in quest’Aula, citando addirittura articoli di giornali come se facessero testo e se avessero una qualche valenza di tipo scientifico. Al contrario, la letteratura scientifica, così come l’OMS, ci dice che la somministrazione della Ru486 anche in regime ambulatoriale è sicura.

La risoluzione (così spiego anche questo, ma mi sembrava di essere stato anche abbastanza chiara nel mio intervento precedente) chiede di non fare passi indietro, certo, e questo lo rivendico, proprio in virtù di quello che hanno fatto altre Regioni che venivano citate prima. Quello significa fare passi indietro e, se me lo consentite, penso che siano timori legittimi, e la volontà di rimarcare una posizione che questa Regione deve tenere dal mio punto di vista, una posizione sicuramente politica, ma anche scientifica, perché non si può, secondo le proprie credenze, secondo la propria impostazione e le proprie sensibilità, mettere in discussione ciò che la scienza ha già consentito, e l’esperienza del Covid questa questione dovrebbe anche avercela già insegnata. Purtroppo mi pare che, ancora una volta, non sia così e me ne dispiace. Mi dispiace perché io ritengo profondamente sbagliato e lesivo dei diritti delle donne ciò che stanno facendo sia la Regione Piemonte che la Regione Marche. A maggior ragione, ancora con più forza, io chiedo che questa Regione passi indietro come quelli non ne faccia. Lo rivendico e spero che questa risoluzione venga approvata e si dia un segnale forte in senso contrario a quello che stanno facendo quelle due Regioni. Sono assolutamente convinta. Davvero spero che da questa Regione, ma io non ho dubbi che sia così, si facciano scelte molto più lungimiranti, molto più rispettose delle donne, del corpo delle donne, di ciò che si sta facendo nelle regioni già citate.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie. Consigliera Zappaterra, prego.

 

ZAPPATERRA: Grazie, presidente.

È un tema certamente molto difficile da affrontare. È difficile da affrontare per noi in quest’aula ed è soprattutto un passaggio difficile per le donne. Fatico ad accettare, pur nella legittimità di tutte le posizioni, i toni rispetto ai quali in quest’aula ci sarebbe chi dà con leggerezza la pillola del giorno dopo piuttosto che favorisce l’aborto farmacologico così, come fosse l’aspirina per un’influenza. Io suggerisco di stare sempre molto attenti a come ci si approccia a questo tema, perché nessuno di noi lo sta affrontando così.

I discorsi che sento in quest’aula sulla sicurezza delle donne, sul diritto alla vita, mi fanno pensare che molti dei presenti oggi pensino che la sicurezza delle donne, il diritto alla vita venissero garantiti meglio prima della legge n. 194. Qualche discorso mi fa pensare che qualcuno pensa davvero che le donne fossero più sicure prima dell’approvazione della legge n. 194, che è stata certamente un passo avanti per le donne e per la loro libertà di autodeterminazione.

Sono invece molto convinta che dovremmo andare avanti anche dal punto di vista culturale nell’affrontare questi temi. Siamo in uno Stato di diritto, non in uno Stato etico, quindi l’etica e la morale, per le quali viene sempre spostata l’asticella a seconda della responsabilità di ognuno e del contesto nel quale si vive, non devono essere chiamate in causa in un momento e in un’Istituzione in cui noi abbiamo il dovere innanzitutto di far attuare una legge. Lo diceva bene la collega Piccinini prima, come la collega Mori che è intervenuta l’altra volta e come molti altri che sono intervenuti.

Le linee di indirizzo sulla Ru486 sono state aggiornate, credo, l’anno scorso. È previsto l’aborto farmacologico senza ricovero. Questa decisione ‒ il provvedimento del ministero della salute ‒ è arrivata dopo il parere favorevole del Consiglio superiore di sanità e la delibera di AIFA, che ha rimosso le limitazioni all’impiego della pillola abortiva. Sono, loro, tutti enti non preoccupati di tutelare la sicurezza delle donne? No, perché se vogliamo arrivare a discutere di una legge sulla quale tutti si esprimono e danno pareri senza tenere la sicurezza delle donne come priorità, penso che dovremmo discutere d’altro. Non è questo il tema.

Di sicuro il tema vero di fondo è che chiedere l’ospedalizzazione è un modo per opporre resistenza alla piena realizzazione della legge. Siamo un Paese che purtroppo, lo dico con rammarico, evidentemente non ha ancora digerito, metabolizzato la 194 sull’interruzione di gravidanza e alla prima occasione che periodicamente si presenta si cerca sempre di rimettere tutto in discussione. E sempre sulla pelle delle donne, dimenticando il dolore e la difficoltà di una scelta comunque difficile e sofferta e facendosi scudo della sicurezza delle donne proprio per giustificare la mancata attuazione delle leggi.

Questo è davvero inaccettabile, tenuto conto dell’impegno che dovremmo ancora mettere per l’attuazione di quella legge. Sappiamo tutti che in Italia c’è ancora il 70 per cento di medici obiettori. È già complicato farla rispettare quella legge, perché la media parla del 70 per cento di obiettori negli ospedali pubblici, ma ci sono punte anche maggiori in alcune regioni. Quando parliamo di difficoltà di attuare quella legge, lo sappiamo, perché siamo di fronte al fatto che i medici non sono disponibili. Non possiamo far finta di niente.

La pillola abortiva ‒ come viene chiamata ormai abitualmente ‒ oltre a rispettare la privacy delle donne fino in fondo consentirebbe di rispettare anche la legge con più facilità, nonostante gli obiettori. Diciamocelo. Ognuno ha la sua legittima opinione su come garantire la sicurezza delle donne, ma vorrei che queste opinioni fossero suffragate da dati certi. Altrimenti rientriamo nel campo dello Stato etico più che dello Stato di diritto. I dati certi ci dicono che il problema della sicurezza esiste solo parzialmente, certo, come con l’assunzione di qualunque farmaco, adesso abbiamo il tema delle conseguenze sui vaccini, nessuno dice che è sicuro al 100 per cento, ma tutti i dati che circolano in Europa, dove ormai quasi tutti praticano l’aborto farmacologico, come del resto molte Regioni italiane, sono dati tali da non giustificare il ricovero di tre giorni, anzi casomai il contrario, e lo diciamo soprattutto in epoca post-Covid.

Cosa c’entra il Covid sull’aborto? Sì, c'entra, perché durante la pandemia molti medici hanno insistito sulla necessità, davanti ad ospedali sovraffollati e dedicati ai malati di Covid, di usare più spesso la Ru486, perché, non necessitando del ricovero, era il metodo più sicuro per le donne. Adesso i reparti sono riaperti, ma è comunque meglio tenere i letti per le emergenze, lasciando le donne libere di scegliere privacy e ambulatorio, senza contare che i tre giorni di ricovero, oltre ad essere inutili dal punto di vista sanitario, costerebbero alla sanità pubblica senza dare un miglior servizio alla donna.

Parliamo di queste cose, sono i medici che ci dicono questo, è la comunità scientifica, è il Consiglio superiore di sanità, è l’AIFA. La collega Piccinini diceva prima che o qui siamo tutti medici o altrimenti decidiamo di basare le nostre opinioni non sulle conoscenze scientifiche, ma piuttosto su opinioni del tutto personali, le opinioni del tutto personali sono legittime, però qui siamo in un altro ambito, ed è una discussione che vale per i vaccini come per la Ru486.

Diminuiscono gli aborti, cresce l’uso della pillola del giorno dopo. Credo anch’io, come è già stato detto da altri colleghi, che si debba davvero riattivare la legge sui consultori, aumentare la presenza sul territorio per dare più informazione, mezzi e conoscenze per la prevenzione, più servizi alle donne, in modo che siano loro finalmente a decidere, ma non facciamoci paravento dei problemi che ci possono essere nell’utilizzo della pillola abortiva in alcuni casi, non facciamoci scudo della sicurezza delle donne per cercare di fermare, di stoppare o di rendere più difficile l’accesso ad un diritto che viene garantito da una legge.

Di questo dobbiamo discutere, dobbiamo avere il coraggio di discutere quello, e ricordiamoci sempre che qualche collega prima diceva "prendono la pillola a casa", ma prima della 194 dovevano organizzarsi per conto proprio a risolvere il problema drammaticamente a casa, in solitudine, senza una rete a disposizione, questa è la differenza se si vuole tutelare la salute delle donne, la sicurezza delle donne e anche il loro diritto di decidere, oltre che la privacy.

Se volete, di questo possiamo discutere. Il resto mi appassiona veramente poco.

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Zappaterra.

Io non ho altri in dibattito generale.

A questo punto passiamo al dibattito sugli emendamenti.

Qualcuno vuole intervenire? Non ci sono iscritti a parlare sugli emendamenti.

A questo punto passiamo alle dichiarazioni di voto congiunte sugli emendamenti e sulla risoluzione.

Consigliere Amico, prego.

 

AMICO: Grazie, presidente.

Per dichiarare il voto favorevole agli emendamenti presentati dalle colleghe Mori e Costi, così come alla risoluzione presentata dalla collega Piccinini. È evidente, e il dibattito di oggi lo dimostra, che il tema è delicato, ma si presta anche a storture ideologiche. Come ricordava prima chi mi ha preceduto, è necessario ancorare la scientificità delle pratiche mediche. Non si tratta, quindi, di somministrare aspirina, si tratta di accompagnare all’autodeterminazione delle donne nelle loro scelte, di inserirle all’interno di una rete che anche in Emilia-Romagna è piuttosto ricca di opportunità, di consulenza, di accompagnamento. Si tratta di rendere esigibile una legge - anche nel mio intervento lo ricordavo – la cui esigibilità è resa difficile dall’alto numero delle obiezioni di coscienza. Quindi, io credo che il merito di questa risoluzione sia quello di determinare una posizione da parte della Regione, a favore della capacità di autodeterminarsi delle donne e della loro libera scelta.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Amico.

Consigliere Pelloni, prego.

 

PELLONI: Grazie, presidente.

Il nostro voto sarà contrario sia sulla risoluzione – mi riferisco a chi mi ha preceduto, ma anche agli interventi che ci sono stati nella scorsa seduta del 27 maggio – che sugli emendamenti, in quanto riteniamo che lo strumento sia assolutamente sbagliato. Un tema così importante, di questa portata, non doveva essere trattato tramite una risoluzione. Quindi, viene di conseguenza logico che anche gli emendamenti di un atto tecnicamente sbagliato, sia nel metodo che nel merito, non possano trovare approvazione.

Anche se sono già stati completi gli interventi dei miei colleghi Stragliati e Montevecchi, ribadisco una cosa, che forse è sfuggita, e l’ho fatto nell’intervento che feci il 27 maggio. La risposta all’interrogazione del primo firmatario Montevecchi e altri, tutti i componenti della Lega, parla dell’offerta dell’Emilia-Romagna. Se si cita l’articolo 8, che noi abbiamo letto bene, i poliambulatori devono essere funzionalmente collegati agli ospedali e adeguatamente attrezzati. Quindi, noi la legge l’abbiamo letta bene. Visto che sono rari i casi citati dalla legge in Emilia-Romagna... Tanto è vero che la risposta dell’assessore Donini rispetto all’offerta e alla proposta che viene fatta oggi in Emilia-Romagna è di un’offerta sperimentale, cito testualmente.

Visto che si è parlato di diritto alla salute, prioritariamente abbiamo parlato di diritto alla vita, però ovviamente abbiamo ben chiaro che le posizioni sono molto diverse tra il nostro Gruppo e i Gruppi di maggioranza, che il diritto alla vita evidentemente lo mettono in secondo piano, visto che si è parlato e ci concentriamo sul tema del diritto alla salute, qual è la priorità della maggioranza in Emilia-Romagna? Un’offerta sperimentale?

Oggi noi abbiamo a che fare, in Emilia-Romagna, con una delle pillole che forse vengono date come fossero aspirine e in un’offerta sperimentale. L’offerta sperimentale serve proprio a bypassare la norma. Altrimenti anche l’assessore non l’avrebbe definita così. È sperimentale perché molti consultori, se non la stragrande maggioranza, non sono funzionalmente collegati agli ospedali, non hanno tutto il personale qualificato che prevede la 194. Proprio per quel motivo la definisce un’offerta sperimentale, proprio per poter bypassare un termine e un limite di legge. Peccato che quella legge serve a tutelare prevalentemente il diritto alla salute delle donne, quindi ripeto e ribadisco che l’articolo di giornale che citai di un medico, di una donna, di una mamma che ha passato quello che forse chi ha parlato prima di me non ha passato, perché altrimenti non ne parlerebbe con tanta faciloneria, e un medico dice "credo che dietro ci siano ragioni economiche", quindi passare da un regime ospedaliero a un regime neanche ambulatoriale, ma a un regime consultoriale, quindi quasi da farmaco da banco, perché questo è il messaggio che si dà, ha detto bene la collega Stragliati, il messaggio che si dà è che questo sembra quasi un farmaco da banco, ci siano solo dietro ragioni economiche, non etiche, non di salute e non di diritti.

Il voto quindi sarà contrario sia sulla risoluzione che sugli emendamenti. Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie. Consigliere Barcaiuolo, prego.

 

BARCAIUOLO: Grazie, signor presidente.

Siamo in dichiarazione di voto e io già nella scorsa Aula, quando si era iniziato a discutere questa risoluzione, avevo fatto un intervento ben preciso, rimarcando quelli che sono i limiti per noi, per Fratelli d’Italia, rispetto a queste tematiche.

Non vi nascondo che, da quando sono in quest’Aula, questo è sicuramente il punto in cui mi sento sideralmente più lontano da chi propone qualcosa, perché evidentemente, quando si toccano quelli che per me sono valori indisponibili, è chiaro che le visioni del mondo, oltre alla dinamica di come questi valori si possono sviluppare, si palesano in posizioni che sono fortemente differenti.

È uno dei momenti in cui non sono contento di vivere in Emilia-Romagna, è uno dei momenti in cui preferirei vivere in quelle regioni che danno alla tutela della vita una priorità diversa, ed è per questo che evidentemente il nostro voto non potrà che essere contrario sia alla risoluzione che agli emendamenti, sebbene alcuni di essi possano "mitigare" quella che per me è la rudezza inaccettabile della mozione originaria.

Non tornerò su quello che avevo appunto approfondito nel corso dell’intervento, però alcune cose non posso non rimarcarle, anche perché nel corso del dibattito per l’ennesima volta ho sentito una sorta di attacco addirittura agli obiettori di coscienza. Questo per me è francamente inaccettabile, a prescindere da come la si veda sulla questione, che per me, ripeto, rientra nei diritti indisponibili, rientra nel fatto che probabilmente un’aula come questa (o anche aule più importanti di questa) si dovrebbe interrogare sul problema principale che abbiamo davanti, che è quello della denatalità; dovrebbe interrogarsi su come mettere in condizione di far nascere più vite possibili e non di discutere su come interrompere più facilmente delle gravidanze proprio all’interno della legge n. 194.

Credo che la famosa direttiva di Speranza sia palesemente in contrasto con la legge n. 194, motivo per il quale appoggio totalmente l’amico Maurizio Marrone, assessore in Piemonte, sul fatto che quel tipo di direttiva si possa impugnare. Mi auguro che anche la Corte costituzionale su questo possa prendere una posizione ben chiara, perché è evidente, le ho citate, le ho lette nel corso dell’intervento principale, nel corso del dibattito, quel tipo di direttiva e questo tipo di mozione sono palesemente, per quanto mi riguarda, contrarie all’articolo 1 e all’articolo 2 della legge n. 194 e qualcuno cerca di stravolgere perfino il significato di quella legge che, in maniera esplicita, dice che l’aborto non potrà mai essere usato come pratica per il controllo delle nascite.

Ditemi voi che cos’è una pillola data in sede ambulatoriale o peggio a casa se non questo. Mi pare talmente palese perché io posso riconoscere e rispettare, così come pretendo rispetto sulle visioni diverse, faccio più fatica a chi vuole piegare le leggi a proprio uso e consumo cercando di scavalcare quello che il legislatore ha deciso e non ha per ora modificato. Se veramente la pensate così, come ho detto in corso di dibattito, fatevi promotori della modifica della legge n. 194 a cui io sarei contrario, perché queste due cose non possono stare insieme. Quindi, il voto di Fratelli d’Italia sarà contrario alla risoluzione e agli emendamenti che, ripeto, intervengono su di essa.

 

PRESIDENTE (Petitti): Consigliera Costi, prego.

 

COSTI: Grazie, presidente.

Ho ascoltato attentamente il confronto sia di oggi, ma ho ascoltato e ricordo molto bene anche il dibattito che si è svolto nella seduta dell’Assemblea precedente.

Parto da una riflessione da cui era partito il consigliere Barcaiuolo la volta precedente. La legge n. 194/78 dice delle cose molto precise (norme per la tutela sociale della maternità sull’interruzione volontaria della gravidanza) e prevedeva ‒ e prevede ‒ la depenalizzazione.

La volta precedente, giustamente... Il consigliere Barcaiuolo è troppo giovane. Beato lui. Io, invece, sono abbastanza vecchia per aver partecipato, aver vissuto anche quei periodi e per poter affermare che questa è una legge realizzata nel 1978 dopo una sentenza della Corte costituzionale che diceva cose molto importanti rispetto proprio alla tutela della salute della donna. Quindi, è una legge che è stata condotta certamente da molti soggetti, da persone, da donne, da movimenti di tutte le ispirazioni. È una legge, comunque, che ha fatto una scelta precisa, che è stata la scelta per la vita, per la maternità, la scelta della salute della donna come persona, riconoscendo l’autodeterminazione delle donne rispetto a un tema così importante.

Io ho ascoltato la volta precedente ‒ ho ascoltato prima anche la collega Stragliati ‒ la lettura della lettera che il consigliere Pelloni ha fatto. Vi devo dire che tutte le volte che sento che una donna pone dei disagi mi pongo sempre con molta attenzione. Ci possono essere dei problemi, ci sono stati, vanno risolti, e le donne vanno sempre messe in condizione, come si dice, di non dover vivere dei disagi.

Vorrei ricordarvi che sono abbastanza vecchia per aver ascoltato, per aver letto, per aver conosciuto perché la legge n. 194 è stata approvata anche con un largo consenso e perché poi non è stata abrogata. È stata una scelta per abbattere quella piaga pazzesca che erano gli aborti clandestini. Abbiamo dato voce ‒ perché questo è quello che abbiamo fatto ‒ a tutte quelle persone che purtroppo sono morte, sono rimaste menomate e sono state incarcerate. Sì, consigliera Stragliati. Guardi, io ho conosciuto anche donne che sono state incarcerate dopo essere state... Ci tengo a dirlo. Sa, io non mi permetterei mai di dire alle colleghe se sono consapevoli o se sanno. Io lo so. L’ho vissuto. Ho vissuto anche questi drammi di donne che, oltre ad aver subìto, sono anche state incarcerate, sono anche state colpevolizzate, quando anche su questa parte sappiamo che c’era una fiorente economia, visto che prima si è detto che il tema è economico. Certo, all’epoca c’era un fiorente processo economico, dove le uniche vittime erano le donne, e quello che le donne raccontavano e che hanno vissuto (quelle che sono sopravvissute, perché molte sono anche morte) è qualcosa di inenarrabile.

Allora, io difenderò sempre questa legge, la difenderò sempre, perché è una legge di civiltà, è una legge che ha posto al centro la tutela della salute delle donne, all’interno, come si dice, di uno Stato di diritto, che ogni qualvolta si fanno delle scelte prevede chiaramente delle attenzioni, che sono più che dovute, però vengono assolutamente fatte.

Quello che stiamo facendo oggi (ringrazio la consigliera Piccinini, con la consigliera Mori abbiamo cercato di arricchire ulteriormente, e ringrazio tutti quelli che sono intervenuti in questo dibattito difficile) è proprio continuare a garantire il più possibile un diritto alle donne, ma un diritto che ha significato in questi anni l’abbattimento dell’aborto. Diciamolo questo, diciamolo, perché in questa Regione sono stati costruiti servizi, è stata costruita una rete, che ha permesso di fare prevenzione, di prendere in carico le donne.

Questo è un ulteriore passaggio, per me è un passaggio importante, che è perfettamente in questo indirizzo che noi sosteniamo e che continueremo a sostenere, così come sosterremo tutte le politiche che devono essere portate per rafforzare i consultori e tutti quei servizi che devono essere posti a tutela della salute delle donne.

Noi sappiamo benissimo che stiamo parlando di un tema doloroso, nessuno di noi è al di fuori di questa logica, ma in uno stato di diritto ci è permesso oggi di fare questo dibattito, è permesso agli operatori sanitari di fare l’obiezione di coscienza, è vero, in uno Stato etico questo non sarebbe permesso, per cui io difenderò sempre questo stato di diritto, difenderò questa nostra Costituzione, che pone con chiarezza quali sono i diritti delle donne, e lavorerò e continuerò a lavorare assieme al mio Gruppo e a questa maggioranza perché questi servizi siano implementati, per permettere alle donne di fare delle scelte consapevoli e per prevenire.

Nessuno di noi vuole non prevenire, ma sono le politiche oscurantiste, è la cultura oscurantista che non permette di fare anche le operazioni di prevenzione. Per cui noi votiamo gli emendamenti e votiamo con convinzione questa risoluzione.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie. Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Naturalmente io accolgo l’emendamento delle colleghe e voterò a favore. Però, mi permetto di dire due cose, intanto sulle dichiarazioni del collega Pelloni, perché sembra che nessuna discussione qui dentro sia legittima, quando le stesse discussioni sono state fatte anche in altre Regioni e addirittura anche in alcuni Comuni su ordini del giorno proposti dal centrodestra. Non ho capito perché adesso qui dobbiamo mettere il bavaglio.

L’ho detto in premessa, questo è un tema sicuramente difficile, è una scelta non facile da parte di nessuno, quindi io non credo che ci sia qualcuno che possa affrontare questo momento pensando di prendersi una caramellina e via o un’aspirina e via. Lo sappiamo. Siamo donne e lo sappiamo di che cosa si sta parlando. Io davvero faccio fatica a credere che ci sia qualche donna qui dentro o qui fuori che possa pensare che un aborto sia come prendere un’aspirina. Lo dico sinceramente. È un momento importante della propria vita, è una scelta anche dolorosa e non va affrontata come se uno si prendesse una medicina e via.

Dopodiché, io davvero credo che alcune prese di posizione siano anche a volte pericolose. Lo dico anche a fronte di quello che è capitato qualche mese fa nel Comune di Ravenna dove sono apparsi dei manifesti da parte dell’associazione Pro Vita & Famiglia dove, ancora una volta, si criminalizzavano le donne, si colpevolizzavano. All’interno di questi manifesti campeggiava una scritta in cui si diceva: “Prenderesti mai del veleno? Stop alla pillola abortiva Ru 486. Mette a rischio la salute e la vita della donna e uccide il figlio nel grembo”.

È una cosa allucinante. Allucinante. Auspicherei che si mettesse anche fine a una sorta di terrorismo nei confronti delle donne, che minano la propria autodeterminazione con le solite retoriche che ci colpevolizzano e colpevolizzano le donne stesse. Bisognerebbe anche smetterla con questa retorica. Mi fa anche sorridere chi dice che allora, siccome noi non abbiamo mai provato, e faccio riferimento a Pelloni, allora non sappiamo di che cosa stiamo parlando. Io vorrei chiedere al collega Pelloni che cosa ne sa lui di che cosa prova una donna in questi momenti. Come si permette di giudicare, anche?

Peraltro, vorrei sottolineare ‒ e qui concludo ‒ anche l’ultimo aspetto. Si parla del problema delle nascite. Come diceva correttamente la collega Costi, il numero degli aborti in questi anni è diminuito, però, parallelamente, il numero delle nascite non è aumentato. Anche queste cose dobbiamo tenerle in considerazione, evitando ancora una volta di fare della demagogia.

Davvero rimando al mittente tutte quelle affermazioni che suonano integraliste, suonano come lezioni patriarcali, primitive. Non so neanche io come definirle. Credo che anche in queste discussioni si debba avere molto rispetto del principio di autodeterminazione delle donne, di loro stesse e ‒ lo ribadisco ancora una volta ‒ anche dei loro corpi e della possibilità di decidere in autonomia, senza essere obbligate, come si sta facendo, come si è scelto in altre regioni, a pratiche che, al contrario, espongono le donne a rischi maggiori rispetto a strade alternative che possono essere perseguite con meno rischio.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): La Lega ha già fatto l’intervento. Considera Stragliati, per fatto personale?

 

STRAGLIATI: Sì. Grazie, presidente.

Intervengo per fatto personale perché la consigliera Costi mi ha citato durante il suo intervento, peraltro travisando le mie dichiarazioni. Io non sono intervenuta citando la legge n. 194. Mi sono attenuta alla risoluzione presentata dalla consigliera Piccinini e agli emendamenti. Sinceramente, avevo fatto un altro tipo di considerazione.

Chiedo che non mi vengano attribuite frasi che io non ho mai pronunciato. Ho solo fatto riferimento al fatto che io ho avuto modo, per questioni professionali, di confrontarmi personalmente con donne che hanno assunto prostaglandine, quindi ho avuto un’esperienza diretta rispetto anche agli effetti di queste sostanze. Scusi, consigliera Costi, cerchiamo di rimanere nel merito.

Io non ho fatto riferimento alla legge n. 194. Ritengo, quindi, che ci debba essere da parte della maggioranza rispetto della diversità di opinioni da parte dell’opposizione. Altrimenti non veniamo più in aula. La maggioranza presenta i propri atti di indirizzo politico, l’opposizione non viene e non fa nulla.

Ci vuole rispetto, cosa che invece oggi non ho avvertito, perché durante il mio intervento c’era un gran brusio dall’altra parte, che io ho sentito molto bene, facevo anche fatica ad intervenire tranquillamente, quindi ritengo che su tematiche di questo tipo ci voglia la massima collaborazione e il massimo rispetto. Da parte dell’opposizione nei confronti della maggioranza questo rispetto c’è stato, cosa invece che non ho avvertito da parte della maggioranza nei confronti dell’opposizione.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Immagino che Pelloni si sia iscritto anche per fatto personale, ma a quel punto, se interveniamo tutti per fatto personale, riapriamo gli interventi di tutti.

Un attimo, io sto invitando tutti. Dico solo che sono già intervenuti...

Per fatto personale, consigliere Pelloni.

 

PELLONI: Grazie, presidente.

Sarò brevissimo, perché non sarà una replica, ma sarà solo per chiarire dopo l’intervento della consigliera Piccinini, il suo secondo intervento tra l’altro, in cui aveva sminuito quello che ho letto, che è una lettera che di fatto è un articolo.

Io non mi permetterei mai di giudicare colleghe e colleghi e mettere sul personale questioni che sono sia etiche che politiche, ribadisco e difendo comunque quanto ho letto, quindi la posizione che ha assunto questa donna, questo medico, con assoluto rispetto, quindi lungi da me giudicare colleghi o mettere sul personale questioni politiche od etiche.

Ribadisco il fatto che ho letto la posizione di una donna, di un medico, che ha passato questo calvario.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Altri per fatto personale? Le dichiarazioni di voto sono finite.

A questo punto passiamo alle votazioni degli emendamenti. Abbiamo due emendamenti alla risoluzione, partiamo con il primo emendamento, a firma Mori e altri.

Dichiaro aperta la votazione.

Dichiaro chiusa la votazione.

 

Votanti 40

Favorevoli 24

Contrari 15

 

È approvato.

 

Consigliere Taruffi, prego.

 

TARUFFI: Solo per aggiungere il mio voto favorevole.

 

PRESIDENTE (Petitti): Va bene, un voto in più tra i favorevoli.

Passiamo all’emendamento 2, sempre a firma Mori e altri.

Dichiaro aperta la votazione.

Dichiaro chiusa la votazione.

 

Votanti 39

Favorevoli 25

Contrari 13

 

È approvato.

 

Passiamo al voto della risoluzione 2623, a firma delle consigliere Mori, Piccinini e Costi.

Dichiaro aperta la votazione.

Dichiaro chiusa la votazione.

 

Votanti 37

Favorevoli 22

Contrari 13

 

È approvata.

 

OGGETTO 2799

Risoluzione per impegnare il Presidente e la Giunta regionale a consentire la somministrazione della terapia al plasma iperimmune ai ricoverati in ospedale che ne facciano espressa richiesta, assumendone anche la responsabilità. A firma dei Consiglieri: Rancan, Pelloni, Stragliati, Marchetti Daniele, Bergamini

(Discussione e reiezione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo adesso alla risoluzione 2799: risoluzione che impegna il presidente e la Giunta regionale a consentire la somministrazione della terapia al plasma iperimmune ai ricoverati in ospedale che ne facciano espressa richiesta, assumendone anche la responsabilità, a firma dei consiglieri Rancan e altri.

Dibattito generale.

Chi vuole intervenire? Consigliere Marchetti Daniele, prego.

 

MARCHETTI Daniele: Grazie, presidente.

Con questa risoluzione che abbiamo depositato come Lega intendiamo affrontare un tema che in questo momento sta passando un po’ in secondo piano per via, ovviamente, della campagna vaccinale, che sta dando i suoi primi frutti in un momento in cui i contagi stanno diminuendo fortemente.

È estremamente importante, però, mantenere alta l’attenzione sul tema delle cure e delle terapie. In questo caso, in particolar modo parliamo della terapia al plasma iperimmune, un tema che abbiamo affrontato più volte qui in Assemblea e in Commissione, con alcune informative, con alcuni approfondimenti, con una miriade di atti ispettivi presentati.

Abbiamo sempre detto che non esistono terapie miracolose. Ogni terapia deve essere ritagliata sul caso specifico del paziente. Abbiamo parlato diverse volte, ad esempio, del cortisone. C’è stato il momento in cui parlavamo dell’idrossiclorochina. Il plasma iperimmune è stata una di quelle esperienze che comunque ha dato parecchi frutti e buoni risultati.

È un dibattito rimasto aperto per molto tempo all’interno di questa Assemblea. Ci sono stati molti tentennamenti da parte anche della Regione Emilia-Romagna. Dopo diverse aperture, infatti, la terapia con il plasma iperimmune nella nostra Regione faticava a decollare e prendere il via, eppure un protocollo è stato previsto anche a livello regionale, ma ciò nonostante si sono riscontrate parecchie difficoltà a livello locale.

Pare ovviamente ormai fuori tempo, qualcuno ci potrebbe dire, tant’è che le premesse di questo documento richiamano una situazione difficile, quando c’era un sovraccarico di pazienti all’interno delle strutture ospedaliere, le terapie intensive erano in affanno. Oggi fortunatamente il quadro è migliorato nettamente anche grazie agli interventi e il cambio di passo che si è registrato a livello nazionale, soprattutto con il cambio netto per quanto riguarda la struttura commissariale e l’attività del generale Figliuolo.

Questo però non vuol dire che dobbiamo accantonare il tema delle terapie, perché, passata l’estate (ovviamente ci auguriamo tutti che ciò non avvenga), è presumibile che un aumento dei contagi potrebbe verificarsi, quindi dobbiamo essere pronti, farci trovare pronti per quella evenienza e avere tutte le cartucce pronte da sparare, perché, come dicevo prima, non abbiamo la soluzione miracolosa in tasca e nessuno ce l’ha, però il plasma iperimmune ha dato buoni risultati su parecchi pazienti, soprattutto in altre Regioni, perché qui in Emilia-Romagna sinceramente, a parte alcuni casi sperimentali, non è mai stato messo in campo più di tanto.

Noi oggi, con questa risoluzione, impegniamo la Giunta regionale a mantenere un impegno, ma soprattutto a rafforzare quella iniziativa che purtroppo spesso è rimasta soltanto sulla carta. Noi vogliamo mettere nelle condizioni i pazienti, qualora fosse necessario (ci auguriamo tutti di no, ma non possiamo assolutamente escluderlo), di poter beneficiare di questa terapia, una terapia che viene grazie alla solidarietà di quei donatori che sono guariti dal Covid, è un percorso sicuro, perché stiamo parlando di donatori che devono soddisfare comunque determinate caratteristiche. Quindi è una pratica totalmente sicura per chi ne ha bisogno.

Ripeto, abbiamo visto nel corso di questi ultimi mesi diverse promesse, abbiamo sentito tante parole da parte della Regione Emilia-Romagna, però non abbiamo mai visto una iniziativa realmente concreta in questa direzione.

Sostanzialmente non abbiamo mai sposato una cura in particolare, perché non è compito nostro. Più di una volta ne abbiamo parlato all’interno di quest’aula, ma abbiamo sostenuto però tutte quelle esperienze che nel nostro territorio, ma soprattutto in altri territori regionali, comunque hanno portato dei benefici. Tante volte ci siamo sentiti dire dai banchi della maggioranza che le indicazioni dell’AIFA, che le indicazioni dicevano tutt’altro: una rigidità che però sinceramente non abbiamo visto in altri casi e l’abbiamo evidenziata anche ieri in Commissione Sanità quando si è parlato degli open day vaccinali.

Durante questi open day vaccinali in sostanza sono stati inoculati dei vaccini che vengono indicati dall’AIFA e dall’EMA per soggetti under 60 e sono stati inoculati anche a pazienti di giovane età, certamente sotto la loro responsabilità. Io non voglio demonizzare questa iniziativa. Credo fortemente nei vaccini, però vorrei vedere questa elasticità anche per quanto riguarda le terapie domiciliari e per quanto riguarda le terapie ospedaliere per curare il Covid.

Altre Regioni si sono mosse in questa direzione senza seguire alla lettera quelle indicazioni troppo rigide, perché non possiamo sicuramente basare il tutto, nuovamente, sulla vigile attesa e sulla tachipirina.

Noi crediamo fortemente che sia necessario, come Regione Emilia-Romagna, prevedere dei protocolli sicuri, basandoci sull’esperienza dei professionisti della nostra sanità, quindi non con percorsi campati in aria, ma mettendo a disposizione del nostro servizio sanitario e soprattutto dei cittadini queste cure, come in questo caso, appunto, il plasma iperimmune.

Oltretutto, ovviamente, essendo percorsi talvolta definiti anche sperimentali, assumendosene anche la responsabilità. Credo che sia assolutamente doveroso continuare a spingere in questa direzione. Ripeto: oggi, fortunatamente, stiamo vivendo una situazione migliore. Mi auguro che non ci sarà bisogno, un domani, di dover tornare sul tema delle cure. Però con il ritorno dell’autunno e dell’inverno è presumibile un aumento, seppur ci auguriamo tutti lieve, dei contagi. Ci dobbiamo far trovare pronti. Questa è l’indicazione che noi, con questa risoluzione, vogliamo dare alla Regione Emilia-Romagna. Purtroppo, fino ad oggi, abbiamo sentito molte chiacchiere per quanto riguarda il plasma iperimmune, ma di azioni concrete ne abbiamo viste poche.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Consigliera Maletti, prego.

 

MALETTI: Grazie, presidente.

Oggi in Emilia-Romagna ci sono 99 casi positivi, ci sono 386 persone ricoverate, diciotto in meno di ieri, per fortuna, e nei reparti di terapia intensiva ci sono 70 persone ricoverate, due in meno di ieri.

Purtroppo oggi ci sono stati sette decessi. Questo che cosa vuol dire? Che, come diceva anche il collega Marchetti, la pandemia non è finita. Non è finita. Dobbiamo dire “grazie”. “Grazie” a livello nazionale, “grazie” alla Regione Emilia-Romagna, a tutti gli operatori sanitari, a tutti i volontari che hanno permesso in questi mesi di fare i punti vaccinali, di andare a casa, al domicilio delle persone per le vaccinazioni e anche di aver fatto gli open day, con qualche ‒ come abbiamo detto anche ieri ‒ problema organizzativo. Certo. Però abbiamo dato la possibilità, in questa settimana, a migliaia di persone di vaccinarsi.

Non ci siamo limitati alle vaccinazioni, seppur fondamentali e necessarie. Sono stati fatti diversi protocolli. La Regione Emilia-Romagna ha finanziato un insieme di protocolli di ricerca che si sono svolti nei nostri ospedali, ai quali hanno lavorato professionisti, con risultati molto buoni. Questo ha permesso, rispetto anche alle persone che si sono ammalate, anche gravemente, che hanno contratto la malattia l’anno scorso, già quest’anno, anche se i numeri erano molto diversi da oggi, di avere delle cure adeguate. Per questo anche il numero dei decessi è calato drasticamente.

Rispetto all’utilizzo del plasma, rispetto a queste cure, per la donazione di plasma iperimmune sono state identificate come arruolabili due popolazioni distinte, pazienti che hanno sviluppato recentissime infezione da SARS Covid 2, che sono stati precedentemente ospedalizzati o in quarantena fiduciaria a domicilio e che ora sono guariti. La selezione e il giudizio di idoneità alla donazione in aferesi del paziente dal donatore, convalescente o guarito, candidabili alla donazione di plasma immune è affidata esclusivamente ai medici operanti nei servizi trasfusionali del territorio regionale, accreditati e autorizzati alla specifica attività sanitaria, e poi donatori periodici volontari di plasma, che hanno contratto l’infezione da Covid-19 in forma asintomatica o paucisintomatica e che ne sono guariti, arruolati fra tutta la popolazione dei donatori che si presentano all’aferesi periodica a chiamata.

Entrambe le popolazioni di possibili donatori di plasma iperimmune devono possedere i requisiti previsti dal decreto ministeriale 2 novembre 2015, che regola l’idoneità alla donazione di sangue ed emocomponenti in aferesi senza alcuna eccezione, che, in base allo stato dell’arte della letteratura scientifica mondiale, la terapia con plasma iperimmune non è ad oggi considerata un trattamento consolidato e convenzionale nella malattia Covid 19, che nessuna società scientifica ad impronta clinica né il Comitato tecnico-scientifico nazionale ci sono ad oggi ancora espressi con linee guida che precisino le condizioni standardizzate e on label di appropriatezza descritta, né i dosaggi, né gli elementi di valutazione rischio/beneficio per il paziente, che l’uso della terapia rimane tuttora confinato alle sperimentazioni cliniche approvate dai comitati etici delle aziende sanitarie.

Oltre a questo, AIFA l'8 aprile 2021, con il comunicato n. 641, ci dice che "si è conclusa l’analisi dei dati dello studio clinico randomizzato e controllato chiamato Tsunami, promosso da Istituto Superiore di Sanità e AIFA e coordinato dall’Istituto superiore della sanità, sul ruolo terapeutico del plasma convalescente nei pazienti che hanno sviluppato malattia Covid 19".

Questo studio cosa dice? Che nel complesso Tsunami non ha quindi evidenziato un beneficio del plasma in termini di riduzione del rischio di peggioramento respiratorio o morte nei primi 30 giorni.

Questo ci porta a dire e a ribadire che la prescrizione del trattamento con plasma iperimmune rimane e deve rimanere in capo al personale medico, che ha la responsabilità della cura di un paziente, in questo caso di un paziente Covid. Inoltre, ogni singola richiesta di tale terapia deve essere sottoposta alla valutazione del Comitato etico di ogni singola azienda sanitaria dove queste persone ammalate sono ricoverate, oppure dell’azienda USL per la quale questi pazienti sono al domicilio, che però sono nel territorio di competenza di quell’azienda.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Altri in dibattito generale? Io non ho altri in dibattito generale.

A questo punto passo alle dichiarazioni di voto sulla risoluzione 2799.

Consigliera Maletti, prego.

 

MALETTI: Grazie, presidente. Il Partito Democratico voterà contro a questa risoluzione. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Altri in dichiarazione di voto? Non ho altri in dichiarazione di voto.

A questo punto metto in votazione la risoluzione 2799, a prima firma Rancan.

Dichiaro aperta la votazione.

Dichiaro chiusa la votazione.

 

Votanti 38

Contrari 24

Favorevoli 14

 

È respinta.

 

OGGETTO 3013

Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi presso il Governo Italiano per evidenziare la necessità di urgenti variazioni della disciplina ETS (Emission Trade System, il sistema voluto dalla Commissione Europea per raggiungere gli obiettivi di riduzione di CO2) e all’adozione di misure nazionali di compensazione sui costi indiretti degli ETS che includano il settore ceramico. A firma dei Consiglieri: Pigoni, Rontini, Soncini, Sabattini, Costi, Bondavalli, Fabbri, Tarasconi, Rossi

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Petitti): Passiamo, adesso, alla risoluzione 3013: risoluzione che impegna la Giunta ad attivarsi presso il Governo italiano per evidenziare la necessità di urgenti variazioni della disciplina ETS e all’adozione di misure nazionali di compensazione sui costi indiretti degli ETS che includano il settore ceramico, a firma dei consiglieri Pigoni e altri.

Prego, consigliera Pigoni.

 

PIGONI: Grazie, presidente.

Infrastrutture, Cersaie 2021, transizione energetica sono i temi caldi nell’agenda del settore ceramico, un distretto produttivo fondamentale nella nostra regione, e non solo, come ha dimostrato la recente visita del premier Mario Draghi in un’importante azienda leader del comparto a Fiorano Modenese lo scorso 1° giugno. Il premier ha giustamente celebrato una delle eccellenze del made in Italy e ha lodato il distretto ceramico, capace di produrre circa il 90 per cento della ceramica italiana. Draghi ha sottolineato come nel primo trimestre di quest’anno questa industria sia cresciuta di quasi il 9 per cento, molto di più della produzione manifatturiera, grazie alla stretta collaborazione tra le imprese, all’internalizzazione e all’innovazione.

Nel 2018 il settore ha fatto investimenti per quasi il 10 per cento del fatturato, un esempio davvero virtuoso se si considera che, in media, le imprese italiane spendono intorno al 3 per cento. La leadership mondiale della ceramica italiana è un dato di fatto, numeri alla mano. Viene, infatti, esportato l’85 per cento della produzione, per un valore di oltre 4,5 miliardi di euro. Si tratta di circa un terzo del commercio internazionale del prodotto.

Il presidente del Consiglio ha sottolineato, infine, che il nostro territorio è tra quelli che hanno mostrato la migliore capacità di rispondere alla crisi, non solo a quella pandemica dell’ultimo anno, ma, più in generale, alla lenta crescita dell’ultimo decennio. Tra il 2010 e il 2019 il PIL dell’Emilia-Romagna è cresciuto del 6,9 per cento, a fronte di un aumento del PIL nazionale dello 0,8 per cento.

Questi numeri confortanti devono essere preservati e consolidati da azioni e interventi pubblici. Di questo hanno discusso nei giorni scorsi anche Giovanni Savorani, presidente di Confindustria Ceramica, e il presidente Bonaccini all’interno delle consolidate relazioni con la Regione Emilia-Romagna da parte dell’associazione nazionale di categoria che ha sede a Sassuolo. Savorani ha giustamente ricordato come l’importanza delle scelte che si stanno facendo in sede europea e nazionale su temi fondamentali per la competitività dell’industria ceramica italiana richieda uno sforzo straordinario da parte di tutti.

La richiesta del mondo produttivo è che la revisione delle linee guida europee in termini di ETS tra le altre cose tenga conto anche dei costi indiretti ed elimini le distorsioni presenti, un passaggio fondamentale per evitare i rischi di una delocalizzazione produttiva.

Dalle decisioni che verranno prese - ha ricordato il presidente Savorani - dipenderà molto della capacità della nostra industria di continuare a creare sviluppo ed occupazione di qualità nei nostri territori.

La leadership mondiale di prodotto e anche di processo (ricordiamo infatti che, oltre alle piastrelle ceramiche, esportiamo in tutto il mondo anche macchine e tecnologie di produzione) è sicuramente messa in pericolo da una serie di difficoltà e intralci che impongono una riflessione seria. Mentre i competitor internazionali si dimostrano infatti sempre più agguerriti, lo scorso anno la pandemia ha colpito duro, incidendo molto sul livello di competitività del distretto produttivo che orbita intorno a Sassuolo.

Ora diversi mercati internazionali paiono fortunatamente in ripresa, ma proprio per questa ragione occorre che le istituzioni si occupino di tutelare le nostre imprese, per permettere loro di giocare una partita ad armi pari con i propri competitor internazionali.

È quindi quanto mai opportuno che la politica e il mondo imprenditoriale dialoghino insieme per il bene della collettività, che significa saper coniugare lavoro ed efficienza, quindi competitività delle aziende, con l’attenzione all’ambiente. In questo senso, le aziende ceramiche del distretto di Sassuolo hanno dimostrato sempre più consapevolezza e attenzione al tema della sostenibilità ambientale, dedicando molte risorse a tutti gli aspetti, aggiornando costantemente gli impianti produttivi con tecnologie a basso impatto, ridotti consumi energetici, minori emissioni in atmosfera, maggiore attenzione al riciclo e allo smaltimento.

Ci sono però a livelli istituzionali nei quali questo enorme sforzo per essere stato invisibile. L’Emission Trade System, il sistema voluto dalla Commissione europea per raggiungere gli obiettivi di riduzione di CO2, ha previsto infatti la possibilità per i settori esposti alla concorrenza internazionale e al rischio di delocalizzazione produttiva di usufruire di misure compensative, quali il recupero dei maggiori costi dell’energia elettrica dovuti al meccanismo stesso. Purtroppo la ceramica risulta tra i settori esclusi tra quelli ammessi alla compensazione dei costi indiretti relativi all’ETS, una decisione relativa al decennio 2021-2030 destinata a minare competitività, redditività e sopravvivenza della nostra industria ceramica.

Visti i dati indubbiamente positivi relativi alle performances ambientali delle aziende emiliano-romagnole, ritengo che vada attuata senza indugi ogni possibile azione nei confronti di Governo e Unione europea per valutare l’efficacia del sistema ETS per il settore ceramico, verificando l’esclusione del settore dalle compensazioni dei costi indiretti ETS.

Non si tratta, peraltro, di un problema solo italiano. In Spagna, a Castiglion della Plana, esiste infatti un distretto gemello di quello italiano che ha problematiche analoghe. Questi due distretti ceramici sono i più importanti insediamenti della filiera ceramica europea e realizzano complessivamente un fatturato nell’ordine dei 9 miliardi di euro, generando un’occupazione diretta superiore ai 35.000 addetti che si raddoppia almeno considerando l’indotto.

I produttori ceramici italiani e spagnoli condividono l’obiettivo della neutralità climatica e sono consapevoli delle necessità, adempiendo a regole adeguate e di muoversi verso la transizione ecologica. A questo proposito, la Regione Emilia-Romagna ha già attivato un confronto con la Comunidad Valenciana e le rispettive associazioni industriali ceramiche sulle questioni inerenti l’ETS, da cui è scaturita una comune posizione politica su questo tema.

Si è lavorato congiuntamente per ottenere le opportune misure di tutela, stringendo un patto per chiedere all’Europa di mettere le imprese al riparo dai sovra costi generati dal sistema di quote di emissione di CO2. In sostanza, il settore ceramico italiano non deve essere penalizzato dai costi della direttiva Emission Trade. È invece importante che venga compreso nella lista prevista dalla stessa direttiva ETS dei settori ammessi alla compensazione dei costi indiretti, per poter affrontare le sfide della transizione energetica in Europa, evitando di favorire produzioni ceramiche realizzate in altre aree con maggiori emissioni di carbonio, di fatto, vanificando l’impegno europeo contro il cambiamento climatico.

Tutte le importazioni di ceramica prodotte al di fuori dell’Unione europea non sono infatti sottoposte al sistema ETS, con conseguente vantaggio concorrenziale che ritengo profondamente ingiusto. L’ETS dovrebbe inoltre essere un sistema di applicazione flessibile, che consideri cioè la situazione economica del momento, arrivando ad essere ridotto o sospeso qualora le aziende si trovino in una situazione di difficoltà straordinaria. È quindi necessario salvaguardare in ogni modo il settore ceramico, rimarcando i valori di salubrità e durabilità dei prodotti ceramici per un’edilizia sostenibile.

In caso contrario, il rischio concreto è vedere compromessa la competitività e la capacità di investire delle nostre imprese, con un conseguente pericolo di perdita di posti di lavoro.

So che la Giunta è in contatto con il Governo e con le Istituzioni europee per trovare una soluzione che metta al primo posto la tenuta occupazionale del settore, della sua competitività e capacità di investire.

Resta ferma la volontà condivisa di proseguire verso una transizione ecologica secondo gli obiettivi del Patto per il lavoro e per il clima, un processo graduale che va accompagnato con adeguate misure per evitare eccessive penalizzazioni a imprenditori e aziende.

La Regione, inoltre, ha confermato il proprio impegno per uno sblocco delle infrastrutture da troppo tempo attese in questo territorio. Recentemente è stata inviata una nuova lettera al Governo e al ministero delle infrastrutture, chiedendo che vengano velocizzate le procedure in modo da aprire il prima possibile i cantieri.

Questa risoluzione chiede che la Giunta regionale continui ad attivarsi presso il Governo italiano e le Istituzioni competenti per evidenziare anche in sede europea la necessità di urgenti variazioni della disciplina ETS e per sollecitare un’azione coordinata. È, a mio avviso, necessario che il Governo italiano agisca con l’obiettivo di giungere all’adozione di misure nazionali di compensazione sui costi indiretti degli ETS che includano il settore ceramico.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Pigoni.

Altri su questa risoluzione? Consigliera Costi, prego.

 

COSTI: Grazie, presidente.

Ringrazio anche la collega consigliera Pigoni. Noi abbiamo già affrontato in quest’aula i problemi e le opportunità del distretto ceramico, che rappresenta ‒ lo sappiamo ‒ un unicum a livello regionale, ma certamente rappresenta un unicum anche a livello nazionale. Un distretto che si concentra, con la maggior parte delle imprese, tra Sassuolo e Casalgrande, ma che è presente anche in altre parti del territorio, anche con una tradizione storica molto lunga, quale quella di Faenza.

È un distretto che, come diceva la collega Pigoni, è ritornato alla ribalta proprio in questi giorni rispetto alla visita del premier Draghi, che ha risottolineato ‒ non avrebbe potuto, credo, fare altro ‒ la validità, l’importanza, ma soprattutto la grande capacità di innovare e di ricercare di queste imprese.

Ricordo che il ceramico fa parte di una filiera, quella delle costruzioni e dell’edilizia. Noi sappiamo anche quanto questa filiera sia fondamentale proprio nel processo di rilancio del nostro Paese e della nostra regione, anche in un’ottica green, cosa che queste imprese stanno oggettivamente affrontando.

Per questo ho sottoscritto, assieme ad altri del mio Gruppo, questa risoluzione, anche perché, come vi dicevo prima, in Emilia-Romagna si concentra il 90 per cento dell’industria ceramica nazionale, 18.000 dipendenti diretti, altrettanti nell’indotto, compete in mercati internazionali e sappiamo tutti che generano fatturati di parecchi miliardi, quasi tutti nella nostra Regione.

Come dicevo prima, è un distretto che, nonostante le crisi che ha subìto nel corso degli anni, ha saputo investire soprattutto negli ultimi 5-6 anni in ricerca e innovazione, ha saputo raccordarsi con la rete alta tecnologia della Regione, e tengo a sottolineare questo aspetto, perché è un esempio concreto di come il nostro sistema funziona in accordo con le nostre imprese, ha saputo investire in formazione con le università, ma non solo, e ha puntato ad alcuni temi che sono importantissimi anche per il futuro, quali la qualità, la salubrità, la sostenibilità del prodotto e anche del processo, perché ha dedicato molta attenzione, e poi ha investito moltissimo sul tema della bellezza, che è uno degli orgogli del made in Italy.

Le imprese hanno investito moltissimo, perché hanno investito quasi il 10 per cento del giro d’affari annuo, soprattutto in tecnologie 4.0, in processi green, sono riuscite in questa operazione di fare un’industria ceramica più efficiente, circolare, altro tema importante che riguarda il futuro su cui abbiamo discusso e discutiamo anche in questi giorni.

Oggi è un'economia circolare a riduzione delle emissioni, sono una realtà misurabile, perché si riutilizza il 100 per cento delle acque reflue, il 99,5 per cento degli scarti di produzione, e questo permette di coprire con materiali di recupero l’8,5 per cento del fabbisogno di materie prime minerali.

Il settore ceramico ha attivato inoltre il meccanismo regionale dei sottoprodotti, introdotto con una DGR del 2016. Lo stesso vale per le emissioni, frutto di un impegno ambientale che viene da lontano, che ha dato luogo a riduzioni significative delle emissioni del comparto, ha abbassato la concentrazione degli inquinanti emessi, oggi mediamente inferiori del 35 per cento rispetto ai valori limiti di legge, ormai prossimi ai limiti tecnologici degli impianti di abbattimento.

I risultati di questo processo green sono tangibili, sono scritti nero su bianco nell’accordo territoriale volontario per il mantenimento delle emissioni nel distretto ceramico di Modena e di Reggio Emilia.

Con questo piano, che ha validità fino al 2024, si persegue l’obiettivo di uniformare e semplificare le procedure autorizzative ambientali e contiene gli impegni per le imprese, che vanno oltre le previsioni normative nazionali e le BAT, cioè le migliori tecniche disponibili identificate dalla UE.

A fronte di questo sforzo verso processi e prodotti sempre più sostenibili e di qualità, e soprattutto verificati, perché noi abbiamo un sistema di controlli certo, diventa incomprensibile che proprio il settore ceramico più avanzato, assieme a noi, lo citava anche la collega, ci sono anche gli spagnoli, che sono leader mondiali che condividono l’obiettivo della neutralità carbonica che da anni ci lavorano, utilizzando le migliori tecnologie possibili, siano oggetto oggi di penalizzazioni, quali l’esclusione dalla compensazione dei costi indiretti relativi all’ETS, il sistema voluto dalla Commissione europea per raggiungere gli obiettivi di riduzione della CO2.

Anche in questo caso, come in altri casi che abbiamo già affrontato in questa Assemblea, come per esempio le etichettature alimentari, si crea uno squilibrio nella concorrenza.

Le importazioni extra UE non sono sottoposte alle regole ETS, con evidenti vantaggi competitivi. Il nostro sistema produttivo non può ottenere le compensazioni dovute ancora più gravi in questo momento di pandemia e di sconvolgimento del commercio mondiale.

La giusta direzione intrapresa dal distretto sulla sostenibilità ambientale e sociale, perché qui c’è anche un tema di qualità e quantità degli occupati, crediamo debba essere sostenuta dalla Regione, attivandosi appunto presso il Governo, affinché venga modificata la disciplina ETS, si raggiungano misure nazionali di compensazione sui costi indiretti, che includano il settore ceramico; un settore che, ripeto, deve poter continuare ad investire in ricerca, innovazione, formazione, internazionalizzazione, per continuare ad essere leader mondiale per prodotti e processi unici; prodotti e processi unici che sono ad altissimo contenuto di conoscenza e, ripeto, sempre più ambientalmente sostenibili e salubri.

Vorrei ricordare, visto che tutti in questo periodo ci siamo occupati del virus, che uno degli ultimi ritrovati è stata proprio la sfida per i materiali antivirus, quindi anti-Covid, consapevoli inoltre dello straordinario primato del distretto di essere leader nel mondo nella produzione delle macchine per ceramiche. Anche questo è un connubio fondamentale ed è uno degli altri elementi che ci rende particolarmente strategici. Per questo le regole della concorrenza non possono creare svantaggi competitivi che rischiano, ripeto, di penalizzare un settore manifatturiero impegnato su investimenti virtuosi.

Sostenere il settore in questo sforzo per confermare le posizioni acquisite sui mercati mondiali credo che sia il modo migliore per rafforzarne anche il radicamento territoriale e le opportunità di lavoro che il settore riesce a garantire, continuando inoltre a contribuire al benessere e alla coesione sociale della nostra Regione.

Pertanto, noi convintamente abbiamo sottoscritto e convintamente sosteniamo questa richiesta alla nostra Giunta, che oltretutto ne è ben consapevole e che certamente opererà in questa direzione.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Costi.

Consigliere Occhi, prego.

 

OCCHI: Grazie, presidente.

Noi sicuramente siamo favorevoli a questa risoluzione, e lo dico da subito. Tutti vogliamo il bene del nostro sistema imprenditoriale. I miei colleghi hanno sicuramente parlato dell’eccellenza del nostro territorio, dell’eccellenza del distretto ceramico. Si parla, quindi, di produzione, di materiali anche legati all’edilizia e alla ripartenza. Sapete bene che i costi delle materie prime o, comunque, delle materie di produzione dedicate all’edilizia si stanno incrementando. Avere una filiera forte a livello internazionale, un distretto forte a livello internazionale è importante. Questo ce lo siamo detti. Lo avete detto. Bene.

Avete citato tutte le eccellenze, avete citato tutta la grande capacità imprenditoriale, di sviluppo, di studio, di innovazione anche nel settore ambientale, quelle che sono le peculiarità del nostro territorio, che conosciamo benissimo. Come le conosciamo anche nel campo della zootecnia, nel campo del gusto e della cultura. Bene.

Però qui è stato, secondo me, poco sottolineato un passaggio, ovvero il convitato di pietra: l’Unione europea, la Commissione europea. È lei che ha preso questa decisione. Io cito una interrogazione proprio della nostra europarlamentare Mara Bizzotto a Margrethe Vestager, che risponde, a domanda secca, se c’è intenzione, per quale motivo il settore delle ceramiche è stato escluso dai meccanismi di compensazione, i cosiddetti “carbon leakage”, il rischio che vengano delocalizzate delle produzioni all’estero per colpa del costo maggiore delle emissioni di CO2, ma anche per costi indiretti che si generano su tutta la filiera, quindi anche dell’energia, di produzione energetica. Bene. È stato detto che il settore ceramico, con tutte le nostre caratteristiche, è stato tagliato fuori, perché? Per una semplice ‒ chiamiamola così ‒ formuletta, per un algoritmo: invece che essere di una soglia di inclusione di un chilogrammo di CO2 per euro, il nostro distretto, il distretto ceramico, il mondo della ceramica, il settore è su 0,548 kg invece che un chilogrammo. Per questo motivo è stato escluso, e non è prevedibile una revisione ulteriore nel breve termine di questa esclusione.

A questo punto, Margrethe Vestager in un certo senso decreta la parola fine a questo processo, almeno nel breve termine, perché sono stati appena aggiornati questi elenchi dei settori, quindi l’ennesima mazzata alla nostra produzione nazionale.

Questo per dire cosa? L’abbiamo detto anche tante altre volte, attenzione quando si fanno dei salti in avanti, quando la Commissione europea propone dei nuovi meccanismi, propone dei nuovi salti in avanti, delle nuove modalità per raggiungere degli obiettivi. Noi ci dobbiamo sempre porre il tema (l’abbiamo fatto più volte in quest’Aula e nelle Commissioni): questi obiettivi sono obiettivi esclusivamente di miglioramento ambientale, di miglioramento della produzione energetica verso forme di produzione che producono meno CO2, oppure sono dei sistemi che vanno a tagliare le gambe a Paesi e produzioni di Paesi considerati concorrenti? Paesi manifatturieri come l’Italia, che fa concorrenza su tanti settori.

Quando diciamo "attenzione, le misure proposte dalla Commissione europea e a volte ratificate anche dai Parlamenti, vanno in quale direzione?", è qui che bisogna controllare, bisogna verificare che vi sia compatibilità, vi sia un’adeguatezza rispetto al nostro sistema nazionale, alle nostre caratteristiche, per esempio caratteristiche orografiche quando parliamo di emissioni non solo di CO2, ma anche di PM10, di inquinanti dell’aria, di condizioni particolari, quando parliamo delle condizioni sempre del terreno per esempio dell’Emilia-Romagna per quanto riguarda le produzioni zootecniche, che non devono essere paragonate a quelle di Paesi che hanno sterminate produzioni e disponibilità di terreno.

Quando vanno a fare delle regole, dobbiamo stare attenti che non siano regole fatte apposta per spazzare via interi settori, e in questo caso sembra chiaro che non c’è attenzione verso questo settore, non c’è stata, e nelle parole di Margrethe Vestager non ci sarà.

Speriamo che questo meccanismo di ETS, che nacque proprio per rispettare gli impegni di Kyoto, dell’abbassamento della CO2, speriamo o almeno non dico speriamo, ma verifichiamo, vediamo cosa accadrà durante questa estate, quando dovrebbe essere proposto il meccanismo, il cosiddetto CBAM, il meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera, che anche qui forse andava introdotto subito, insieme al sistema ETS, che fondamentalmente sono dei dazi verso quei prodotti che provengono da Paesi che sono meno interessati alla diminuzione della produzione di CO2, delle emissioni di CO2 e quindi fanno concorrenza sleale ai nostri prodotti.

Questo è un altro meccanismo che dovrebbe prendere piede nei prossimi mesi, dal momento che le nostre produzioni, per quanto riguarda il carbon leakage e la possibilità degli aiuti di Stato, quindi una compensazione di una perdita di valore, di una perdita di denari anche delle nostre aziende, non è stata presa in considerazione, nonostante fossero stati fatti tutti i passaggi all’interno delle varie strutture europee. Credo che tutti sapessero dell’importanza del nostro comparto ceramico, come anche quello spagnolo, comunque eccellenze europee. Anche qua, come al solito, non si capisce per quale motivo bisogna indebolire un settore che, se ragioniamo di Europa unita, dovrebbe essere quindi un settore anche europeo. Stiamo parlando ormai di competizione Europa-Cina e anche Europa-Stati Uniti nell’ambito di un sempre ritrovato atlantismo, però, comunque, sono sempre Paesi che dovrebbero essere concorrenti dal punto di vista economico. Invece, i concorrenti ce li abbiamo in casa. È sempre questo il vecchio tema che abbiamo sempre posto su quella che deve essere la Comunità europea, la Commissione europea, l’unione di intenti europea. Qui vediamo ancora una volta come definirla matrigna, definirla disinteressata ai nostri problemi, anche perché non stiamo parlando, e l’avete detto, di un settore che non ha fatto i propri compiti a casa. Li ha fatti eccome. Ha cercato di evolversi, ha cercato di andare incontro anche a una nuova sensibilità ambientale. Ci poniamo ancora la domanda: interessa ragionare su una sensibilità ambientale all’Europa? Interessa davvero raggiungere dei risultati comuni o interessa tagliare le gambe a dei settori di Paesi considerati ancora competitor? Non dico nemici, ma quasi, perché a volte sembra che i nostri partner europei considerino il nostro Paese un nemico a cui tagliare le gambe, specialmente in settori in cui facciamo paura, settori in cui siamo più forti. Perché siamo più forti. Siamo più forti in tanti settori.

Noi sicuramente sposiamo il senso di questa risoluzione. Tra l’altro, anche nell’ultima Sessione europea sono stati inseriti degli emendamenti, ma credo che su questa problematica, su questo tema, come Assemblea legislativa, a parte alcune frange più estremiste, credo che la parte più industrialista, la parte che crea sviluppo sia d’accordo su questo tipo di risoluzione.

Il tema, però, e le domande vanno poste, credo, a migliaia di chilometri da qui. La battaglia non è finita. Anzi, nei prossimi anni sarà sempre più difficile. Anche in tema di ricostruzioni post-pandemia l’Italia dovrebbe avere un ruolo centrale, vorremmo che avesse un ruolo centrale. A qualcun altro forse questo dà un po’ fastidio.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie.

Altri in dibattito generale?

Dichiarazioni di voto? Consigliera Pigoni, prego.

 

PIGONI: Grazie, presidente.

Sono francamente dispiaciuta per l’intervento del consigliere Occhi, più nei toni che, ovviamente, nel succo della votazione, perché ha espresso, mi pare d’aver capito, un voto favorevole alla risoluzione. Devo dire che un po’ mi sento anche rincuorata perché torno a riconoscere la Lega come partito. Effettivamente un giorno è il primo partito europeista e il giorno dopo torna a parlare di Europa come di una matrigna disinteressata. Non è così. Lo abbiamo visto, credo, in tanti settori. Abbiamo visto molto bene anche nell’ultimo periodo quanto l’Europa ci serva e quanto più forti le nostre imprese, le nostre aziende possano essere insieme. È così anche per le nostre Istituzioni, per i nostri Paesi.

È chiaro. Ci sono dei limiti. Quello che abbiamo raccontato oggi, questa scelta sull’Emission Trade System, è vero, ha dei limiti oggettivi. Stiamo cercando di chiedere proprio questo con questa risoluzione, che le Istituzioni si facciano portavoce anche nelle sedi opportune.

Né io né lei, consigliere Occhi, sediamo in Parlamento europeo, in Commissione europea. Siamo qui, siamo in Consiglio regionale, un grande onore per entrambi, credo e spero. Quello che possiamo fare è cercare di portare la voce delle nostre imprese, del nostro territorio e chiedere alla Giunta regionale dell’Emilia-Romagna di fare in modo che su questa ingiustizia, che rischia di essere penalizzante per le nostre imprese, si possa intervenire nel più breve tempo possibile. Ovviamente, quindi, voteremo a favore di questa risoluzione e ringrazio le forze politiche che si sono espresse a favore della stessa.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie. Non ho altri in dichiarazioni di voto.

A questo punto mettiamo in votazione la risoluzione 3013, a prima firma Pigoni.

Dichiaro aperta la votazione.

Dichiaro chiusa la votazione.

 

Votanti    30

Favorevoli 30

 

È approvata all'unanimità.

 

Sono le ore 17,30. Chiudiamo la seduta.

Buona serata a tutti.

 

La seduta ha termine alle ore 17,30

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Federico Alessandro AMICO, Michele BARCAIUOLO, Stefano BARGI,  Fabio BERGAMINI, Gianni BESSI, Stefania BONDAVALLI, Massimo BULBI, Stefano CALIANDRO, Valentina CASTALDINI, Maura CATELLANI, Andrea COSTA, Palma COSTI, Matteo DAFFADÀ, Marco FABBRI, Michele FACCI, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Francesca MALETTI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Marco MASTACCHI, Lia MONTALTI, Matteo MONTEVECCHI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Emiliano OCCHI, Giuseppe PARUOLO, Simone PELLONI, Emma PETITTI, Silvia PICCININI, Giulia PIGONI, Marilena PILLATI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Ottavia SONCINI, Valentina STRAGLIATI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Silvia ZAMBONI, Marcella ZAPPATERRA.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il presidente della Giunta Stefano Bonaccini;

il sottosegretario alla Presidenza Davide BARUFFI;

gli assessori: Paolo CALVANO, Mauro FELICORI, Barbara LORI; Elena Ethel SCHLEIN.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Raffaele DONINI, Paola SALOMONI.

 

Votazioni elettroniche

 

OGGETTO 2623

Risoluzione sulla modalità di somministrazione della pillola Ru486 in day hospital e per promuovere nella Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome e nella Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome l’adozione di orientamenti comuni per l’applicazione degli indirizzi nazionali. A firma dei Consiglieri: Piccinini, Amico

 

Titolo: 2623 - votazione Emendamento 1 (a firma consiglieri Mori, Piccinini, Costi)

 

Presenti al voto:42

Favorevoli/Si:25

Contrari/No:15

Non votanti: 2

Assenti: 8

 

Favorevoli/Si


Amico Federico Alessandro; Bessi Gianni; Bondavalli Stefania; Bulbi Massimo; Caliandro Stefano; Costa Andrea; Costi Palma; Daffadà Matteo; Fabbri Marco; Felicori Mauro; Maletti Francesca; Marchetti Francesca; Montalti Lia; Mori Roberta; Mumolo Antonio; Piccinini Silvia; Pillati Marilena; Rontini Manuela; Rossi Nadia; Sabattini Luca; Soncini Ottavia; Tarasconi Katia; Zamboni Silvia; Zappaterra Marcella; Taruffi Igor

 

Contrari/No


Barcaiuolo Michele; Bargi Stefano; Bergamini Fabio; Castaldini Valentina; Catellani Maura; Delmonte Gabriele; Facci Michele; Lisei Marco; Liverani Andrea; Marchetti Daniele; Mastacchi Marco; Montevecchi Matteo; Pelloni Simone; Rancan Matteo; Stragliati Valentina

 

Non votanti

Petitti Emma; Pigoni Giulia


Assenti


Bonaccini Stefano; Gerace Pasquale; Gibertoni Giulia; Occhi Emiliano; Paruolo Giuseppe; Pompignoli Massimiliano; Rainieri Fabio; Tagliaferri Giancarlo;

 

Titolo: 2623 - votazione Emendamento 2 (a firma consiglieri Mori, Piccinini, Costi)

 

Presenti al voto: 40

Favorevoli/Si:25

Contrari/No: 13

Non votanti: 2

Assenti: 10

 

Favorevoli/Si


Amico Federico Alessandro; Bessi Gianni; Bondavalli Stefania; Bulbi Massimo; Caliandro Stefano; Costa Andrea; Costi Palma; Daffadà Matteo; Fabbri Marco; Felicori Mauro; Maletti Francesca; Marchetti Francesca; Montalti Lia; Mori Roberta; Mumolo Antonio; Piccinini Silvia; Pillati Marilena; Rontini Manuela; Rossi Nadia; Sabattini Luca; Soncini Ottavia; Tarasconi Katia; Taruffi Igor; Zamboni Silvia; Zappaterra Marcella

 

Contrari/No


Barcaiuolo Michele; Bargi Stefano; Bergamini Fabio; Castaldini Valentina; Facci Michele; Lisei Marco; Liverani Andrea; Marchetti Daniele; Mastacchi Marco; Montevecchi Matteo; Pelloni Simone; Rancan Matteo; Stragliati Valentina

 

Non votanti

Pigoni Giulia; Petitti Emma


Assenti


Bonaccini Stefano; Catellani Maura; Delmonte Gabriele; Gerace Pasquale; Gibertoni Giulia; Occhi Emiliano; Paruolo Giuseppe; Pompignoli Massimiliano; Rainieri Fabio; Tagliaferri Giancarlo

 

 

Titolo: 2623 - votazione risoluzione

 

Presenti al voto:38

Favorevoli/Si:23

Contrari/No: 13

Non votanti: 2

Assenti: 12

 

Favorevoli/Si


Amico Federico Alessandro; Bessi Gianni; Bondavalli Stefania; Caliandro Stefano; Costa Andrea; Costi Palma; Fabbri Marco; Felicori Mauro; Maletti Francesca; Marchetti Francesca; Montalti Lia; Mori Roberta; Mumolo Antonio; Piccinini Silvia; Pillati Marilena; Rontini Manuela; Sabattini Luca; Soncini Ottavia; Tarasconi Katia; Taruffi Igor; Zamboni Silvia; Zappaterra Marcella; Rossi Nadia

 

Contrari/No

Barcaiuolo Michele; Bergamini Fabio; Castaldini Valentina; Catellani Maura; Facci Michele; Lisei Marco; Liverani Andrea; Marchetti Daniele; Mastacchi Marco; Montevecchi Matteo; Pelloni Simone; Rancan Matteo; Stragliati Valentina


Non votanti

Petitti Emma
; Pigoni Giulia;

 

Assenti

Bargi Stefano; Bonaccini Stefano; Bulbi Massimo; Daffadà Matteo; Delmonte Gabriele; Gerace Pasquale; Gibertoni Giulia; Occhi Emiliano; Paruolo Giuseppe; Pompignoli Massimiliano; Rainieri Fabio; Tagliaferri Giancarlo


OGGETTO 2799

Risoluzione per impegnare il Presidente e la Giunta regionale a consentire la somministrazione della terapia al plasma iperimmune ai ricoverati in ospedale che ne facciano espressa richiesta, assumendone anche la responsabilità. A firma dei Consiglieri: Rancan, Pelloni, Stragliati, Marchetti Daniele, Bergamini

 

Titolo: 2799 - votazione risoluzione

 

Presenti al voto:39

Favorevoli/Si:14

Contrari/No: 24

Non votanti: 1

Assenti: 11

 

Favorevoli/Si


Barcaiuolo Michele; Bargi Stefano; Bergamini Fabio; Castaldini Valentina; Facci Michele; Lisei Marco; Liverani Andrea; Marchetti Daniele; Mastacchi Marco; Occhi Emiliano; Pompignoli Massimiliano; Rainieri Fabio; Rancan Matteo; Stragliati Valentina

 

Contrari/No


Amico Federico Alessandro; Bondavalli Stefania; Bulbi Massimo; Costa Andrea; Costi Palma; Daffadà Matteo; Fabbri Marco; Felicori Mauro; Maletti Francesca; Marchetti Francesca; Montalti Lia; Mori Roberta; Mumolo Antonio; Paruolo Giuseppe; Pigoni Giulia; Pillati Marilena; Rontini Manuela; Rossi Nadia; Sabattini Luca; Soncini Ottavia; Tarasconi Katia; Taruffi Igor; Zamboni Silvia; Zappaterra Marcella

 

 

Non votante

Petitti Emma;


Assenti


Bessi Gianni; Bonaccini Stefano; Caliandro Stefano; Catellani Maura; Delmonte Gabriele; Gerace Pasquale; Gibertoni Giulia; Montevecchi Matteo; Pelloni Simone; Piccinini Silvia; Tagliaferri Giancarlo

 

 

OGGETTO 3013

Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi presso il Governo Italiano per evidenziare la necessità di urgenti variazioni della disciplina ETS (Emission Trade System, il sistema voluto dalla Commissione Europea per raggiungere gli obiettivi di riduzione di CO2) e all'adozione di misure nazionali di compensazione sui costi indiretti degli ETS che includano il settore ceramico. A firma dei Consiglieri: Pigoni, Rontini, Soncini, Sabattini, Costi, Bondavalli, Fabbri, Tarasconi, Rossi

 

Titolo:3013 - votazione risoluzione

 

Presenti al voto: 32

Favorevoli/Si: 31

Non votanti: 1

Assenti: 18

 

Favorevoli/Si

Amico Federico Alessandro; Barcaiuolo Michele; Bergamini Fabio; Bondavalli Stefania; Costa Andrea; Costi Palma; Daffadà Matteo; Delmonte Gabriele; Fabbri Marco; Facci Michele; Felicori Mauro; Liverani Andrea; Maletti Francesca; Mastacchi Marco; Montalti Lia; Mori Roberta; Mumolo Antonio; Occhi Emiliano; Paruolo Giuseppe; Pelloni Simone; Pigoni Giulia; Pillati Marilena; Rainieri Fabio; Rontini Manuela; Sabattini Luca; Soncini Ottavia; Stragliati Valentina; Tarasconi Katia; Taruffi Igor; Zappaterra Marcella; Bessi Gianni


Non votante

Petitti Emma


Assenti


Bargi Stefano; Bonaccini Stefano; Bulbi Massimo; Caliandro Stefano; Castaldini Valentina; Catellani Maura; Gerace Pasquale; Gibertoni Giulia; Lisei Marco; Marchetti Daniele; Marchetti Francesca; Montevecchi Matteo; Piccinini Silvia; Pompignoli Massimiliano; Rancan Matteo; Rossi Nadia; Tagliaferri Giancarlo; Zamboni Silvia

 

Emendamenti

 

OGGETTO 2623

Risoluzione sulla modalità di somministrazione della pillola Ru486 in day hospital e per promuovere nella Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome e nella Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome l’adozione di orientamenti comuni per l’applicazione degli indirizzi nazionali. A firma dei Consiglieri: Piccinini, Amico

 

Emendamento 1, a firma delle consigliere Mori, Piccinini, Costi

 

«Al secondo capoverso del “Considerato che” il periodo dopo le parole: “L’Emilia-Romagna sta assicurando, anche in questo ambito,” è sostituito dal seguente:

“l’accessibilità informata alle metodiche attraverso la rete dei consultori per la tutela della salute delle donne e per il pieno esercizio dei propri diritti”.»

(Approvato)

 

Emendamento 2, a firma delle consigliere Mori, Piccinini, Costi

 

«Nell’”Impegna se stessa e la Giunta, per quanto di competenza” il primo punto del dispositivo è sostituito dal seguente:

“. A garantire la somministrazione della RU486 secondo l’implementazione prevista dalle Linee di indirizzo ministeriali sull’interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine, al fine di rendere più appropriate e sicure le metodiche, nonché sempre più qualificata e di prossimità la rete consultoriale a supporto di scelte informate e consapevoli sulla procreazione responsabile”.»

(Approvato)

 

Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno

 

Nel corso delle sedute sono pervenuti i sottonotati documenti:

 

INTERROGAZIONI

 

3526 - Interrogazione a risposta scritta circa il mancato accoglimento nei centri estivi dei bambini diabetici a causa della mancanza di personale infermieristico per la somministrazione e controllo delle terapie.  A firma del Consigliere: Tagliaferri

 

3528 - Interrogazione a risposta scritta circa il tracciamento del trattamento dei fanghi, compresi quelli che vengono trasformati in fertilizzanti. A firma della Consigliera: Piccinini

 

3529 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere per il rifinanziamento delle indennità (produttività e salario accessorio) previste per gli infermieri. A firma del Consigliere: Tagliaferri

 

3530 - Interrogazione a risposta scritta circa l'aumento delle morti sul lavoro e le azioni che è possibile attuare per combattere questo fenomeno ormai endemico sul territorio regionale. A firma della Consigliera: Gibertoni

 

3532 - Interrogazione a risposta scritta circa la riapertura dei locali da ballo e notturni. A firma del Consigliere: Barcaiuolo

 

3535 - Interrogazione a risposta scritta circa gli strumenti e le azioni che la Giunta può mettere in campo per predisporre un programma di interventi di dragaggio dei porti regionali. A firma dei Consiglieri: Montalti, Zappaterra, Fabbri

 

3536 - Interrogazione a risposta scritta circa l'intenzione di istituire un percorso di regolamentazione che riconosca l'arte urbana, sostenendola, valorizzandola e tutelandola come patrimonio artistico e culturale delle nostre città. A firma del Consigliere: Amico

 

RISOLUZIONI

 

3527 - Risoluzione per scongiurare la chiusura del presidio estivo di Polizia di Stato ubicato a Cesenatico (FC). (07 06 21). A firma del Consigliere: Pompignoli

 

3531 - Risoluzione per impegnare la Giunta a valutare l’adozione di un nuovo bando o l’integrazione del bando in essere, per ristorare anche le Associazioni Sportive Dilettantesche e le Società Sportive Dilettantistiche non iscritte al Registro delle Imprese. (08 06 21). A firma dei Consiglieri: Tarasconi, Zappaterra, Costa, Rontini, Rossi, Paruolo, Mori, Sabattini, Costi, Marchetti Francesca, Daffada', Mumolo, Bulbi, Fabbri, Pillati

 

INTERPELLANZE

 

3533 - Interpellanza riguardante la situazione di disagio in cui versano gli agenti di Polizia Penitenziaria.

A firma dei Consiglieri: Rancan, Stragliati

 

3534 - Interpellanza circa attività svolte e compenso percepito da Stefano Accorsi, nominato Ambasciatore delle Città d’Arte e del Cineturismo dell’Emilia-Romagna per il triennio 2020-2022. A firma del Consigliere: Barcaiuolo

 

(Comunicazioni prescritte dall’articolo 69 del Regolamento interno n. 10 prot. NP/2021/1798 del 09/06/2021)

 

I PRESIDENTI

I SEGRETARI

Petitti - Rainieri

Bergamini - Montalti

 

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