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81.

 

SEDUTA DI MARTEDÌ 29 GIUGNO 2021

 

(POMERIDIANA)

 

La seduta si svolge in modalità mista (telematica e in presenza)

 

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ZAMBONI

 

INDI DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile sul sito dell’Assemblea

OGGETTO 3167

Interpellanza circa l'impossibilità di svolgere tirocini universitari per gli studenti dei corsi di laurea in medicina e professioni sanitarie. A firma della Consigliera: Castaldini

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Zamboni)

CASTALDINI (FI)

DONINI, assessore

CASTALDINI (FI)

 

OGGETTO 3307

Interpellanza sul “Calendario venatorio regionale. Stagione 2021-2022”. A firma della Consigliera: Gibertoni

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Zamboni)

GIBERTONI (Misto)

MAMMI, assessore

PRESIDENTE (Rainieri)

GIBERTONI (Misto)

 

OGGETTO 3337

Interpellanza per sapere quali siano le motivazioni che hanno determinato la scelta di separare le due linee elettriche nel Comune di Monterenzio, nello specifico la linea 132Kv e la linea 380Kv, all’altezza del traliccio 14F invece che mantenerle parallele e suddividerle solo dopo l’area urbanizzata. A firma del Consigliere: Mastacchi

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

MASTACCHI (RCPER)

COLLA, assessore

MASTACCHI (RCPER)

 

OGGETTO 3361

Interpellanza in merito al proliferare, su tutto il territorio regionale, di strutture destinate alla logistica, con particolare riguardo all’Hub di Altedo – San Pietro in Casale. A firma della Consigliera: Gibertoni

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Rainieri)

GIBERTONI (Misto)

LORI, assessore

GIBERTONI (Misto)

 

OGGETTO 3255

Proposta d'iniziativa Giunta recante: "Approvazione del Documento Strategico regionale per la Programmazione unitaria delle politiche europee di sviluppo (DSR 2021-2027)”. (44)

(Continuazione discussione)

PRESIDENTE (Rainieri)

BARUFFI, sottosegretario

LISEI (FdI)

PICCININI (M5S)

BONDAVALLI (BP)

MONTALTI (PD)

PRESIDENTE (Zamboni)

MORI (PD)

TAGLIAFERRI (FdI)

AMICO (ERCEP)

PRESIDENTE (Rainieri)

TARUFFI (ERCEP)

ZAMBONI (EV)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

 


 

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ZAMBONI

 

La seduta ha inizio alle ore 14,48

 

PRESIDENTE (Zamboni): Dichiaro aperta la seduta pomeridiana n. 81 del giorno 29 giugno 2021.

Procediamo con l’appello nominale.

A seguito dell’appello svolto dalla Presidente Zamboni risultano presenti i consiglieri:

 

  1. AMICO Federico Alessandro
  2. BARGI Stefano
  3. BERGAMINI Fabio
  4. BESSI Gianni
  5. BONDAVALLI Stefania
  6. BULBI Massimo
  7. CALIANDRO Stefano
  8. CASTALDINI Valentina
  9. CATELLANI Maura
  10. COSTA Andrea
  11. COSTI Palma
  12. DAFFADÀ Matteo
  13. DELMONTE Gabriele
  14. FABBRI Marco
  15. FELICORI Mauro
  16. GIBERTONI Giulia
  17. LISEI Marco
  18. LIVERANI Andrea
  19. MALETTI Francesca
  20. MARCHETTI Francesca
  21. MASTACCHI Marco
  22. MONTALTI Lia
  23. MONTEVECCHI Matteo
  24. MORI Roberta
  25. MUMOLO Antonio
  26. PARUOLO Giuseppe
  27. PELLONI Simone
  28. PICCININI Silvia
  29. PIGONI Giulia
  30. PILLATI Marilena
  31. POMPIGNOLI Massimiliano
  32. RONTINI Manuela
  33. ROSSI Nadia
  34. SABATTINI Luca
  35. STRAGLIATI Valentina
  36. TAGLIAFERRI Giancarlo
  37. TARASCONI Katia
  38. TARUFFI Igor
  39. ZAMBONI Silvia

 

PRESIDENTE (Zamboni): Bene, con 39 presenti, abbiamo il numero legale, quindi possiamo riprendere i lavori.

 

Svolgimento di interpellanze

 

PRESIDENTE (Zamboni): Riprendiamo con lo svolgimento delle interpellanze.

 

OGGETTO 3167

Interpellanza circa l’impossibilità di svolgere tirocini universitari per gli studenti dei corsi di laurea in medicina e professioni sanitarie. A firma della Consigliera: Castaldini

 

PRESIDENTE (Zamboni): La prima interpellanza riguarda l’impossibilità di svolgere tirocini universitari per gli studenti dei corsi di laurea in medicina e professioni sanitarie, a firma della consigliera Castaldini.

Risponderà l’assessore Donini.

Può intervenire.

 

CASTALDINI: […]? Domanda. Sennò posso anche aspettare e far andare avanti i miei colleghi. Non è un problema per me. Anche online va benissimo. Però, era per capire se avevo un interlocutore.

 

(interruzione)

 

CASTALDINI: Va bene. Allora, comincio con lo svolgimento della domanda nel momento in cui… Perfetto.

Assessore, ho voluto discutere questa interpellanza nonostante su alcuni punti, come lei ben saprà, è superata. È stata depositata oltre due mesi fa grazie a una sollecitazione di alcuni studenti tirocinanti, però vorrei sottolineare alcuni aspetti, anche per non dover dire “l’avevo detto”, che in politica è sempre brutto.

A inizio aprile gli studenti della Facoltà di Medicina e Chirurgia, quindi non solo medici, ma anche professionisti sanitari come infermieri, ostetriche, tecnici di radiologia e fisioterapisti ci avevano fatto notare che da un anno non potevano più svolgere i tirocini perché non vaccinati contro il Covid e impossibilitati a vaccinarsi, perché non erano in una categoria a suo tempo prioritaria.

In questi due mesi è successo che le strutture ospedaliere chiaramente hanno in un certo qual modo equiparato i dipendenti agli studenti, permettendo il tirocinio a chi avesse almeno avuto una dose, la somministrazione della prima dose e allo stesso tempo aprendo canali per la vaccinazione degli studenti all’interno dei percorsi per gli ospedalieri.

Dopo quel momento di emergenza, però, non si è più fatto niente e ad oggi chi dovrà cominciare il tirocinio a brevissimo non ha ancora un programma vaccinale specifico, anche perché siamo in un momento in cui stiamo guardando con grande attenzione a quello che sta accadendo, soprattutto per quanto riguarda le varianti, ed è necessario che il processo vaccinale cominci e soprattutto per quella fascia di età di cui le parlavo questa mattina.

Come lei ben saprà, infatti, tra i 12 e i 29 anni la percentuale di vaccinati è ancora bassissima e oltre il 90 per cento non ha completato il ciclo vaccinale con la seconda dose.

L’altro punto è quello di consentire agli studenti di poter prestare tirocinio in attività di Contact tracing. Questa è un po’ strana come richiesta, gliela faccio non perché voglio essere visionaria, ma credo che quei tamponi che oggi, per fortuna, in Emilia-Romagna sono un numero bassissimo vadano guardati con estrema attenzione da tenere in considerazione.

L’altro aspetto, cioè tamponare chi in questo momento sta frequentando gli ospedali secondo me ha un senso soprattutto per la variante delta. Primo aspetto.

Secondo. Ricordo che fra due giorni scadono i bandi per il personale a tempo determinato Covid, e quindi questa forza lavoro è fondamentale per gli ospedali della nostra Regione.

Io la ringrazio molto, nella speranza, oltre a chiedere quello che ho provato a mettere in fila, anche di sollecitare una visione sempre di futuro. Grazie, assessore.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Grazie, consigliera Castaldini.

La parola all’assessore Donini per la risposta.

 

DONINI, assessore: Mi ha dato la parola, presidente? Mi sente?

 

PRESIDENTE (Zamboni): Sì, la sentiamo.

 

DONINI, assessore: Mi hanno dato adesso l’audio. Grazie, presidente, grazie, consigliera Castaldini. Anche in questo caso, l’interpellanza spazia su vari argomenti, cerco di essere più preciso possibile.

Le misure e le prescrizioni a tutela della salute e della sicurezza a cura del datore di lavoro o del medico competente si estendono anche agli studenti di medicina e delle professioni sanitarie, che frequentano come tirocinanti delle strutture di cura e di assistenza. Questo provvedimento si giustifica ovviamente in ordine anche al fatto che si tende ad assicurare l'assenza di circolazione del virus nelle strutture di cura e di assistenza.

La valutazione della temporanea sospensione dei tirocini è stata una scelta organizzativa autonoma delle aziende sanitarie per salvaguardare la sicurezza dei pazienti e di coloro che, a diverso titolo, operano all’interno delle strutture di cura e di assistenza.

Con riferimento all’eventuale svolgimento di attività professionali da parte degli studenti in tirocinio, non è in previsione una legge che preveda il coinvolgimento di studenti tirocinanti nell’attività di screening, attività vaccinale e contact tracing. Quello che lei adesso chiedeva potrebbe essere oggetto di una riflessione più approfondita.

Il tirocinio ha natura formativa e non può assumere valenza sostitutiva del lavoro dipendente di un laureato abilitato, ovviamente, in coerenza alla disciplina dell’attività didattica, alle tutele e agli obblighi contributivi e previdenziali.

Per quello che riguarda poi... Faccio il paio con quello che diceva stamattina la consigliera Castaldini, cioè la sua preoccupazione per la fascia di età 12-19 anni. Le voglio assicurare, consigliera Castaldini, che tutti coloro che ‒ ad ora, almeno ‒ si volevano prenotare in questa fascia si sono prenotati. Comunque sia, noi garantiremo la vaccinazione con priorità proprio a questa fascia, per il semplice motivo che ricordava lei stamattina: se si vaccinano a luglio e poi hanno il richiamo ad agosto, è chiaro che quando comincerà la scuola saranno vaccinati.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Grazie, assessore.

La parola, adesso, alla consigliera Castaldini per la replica. Le ricordo che ha quattro minuti a disposizione.

 

CASTALDINI: Ne userò molti di meno, presidente.

Io sono parzialmente soddisfatta. Sono contenta dell’apertura rispetto al contact tracing su certe categorie. Sono anche soddisfatta della priorità che si dà, come ha segnalato l’assessore, a chi in questo momento ha un ruolo dentro gli ospedali.

Ribadisco la mia preoccupazione e la necessità di comprendere qual è la falla nella comunicazione su quella categoria. Ritengo che più noi riusciamo, anche senza aspettare lo Stato, ma come Regione Emilia-Romagna, a far comprendere l’importanza del vaccino, la ripresa a settembre delle scuole e delle università e soprattutto la conquista di libertà, che ormai evidentemente si sono dimenticate, ma che sono fondamentali per riprendere una socialità pensando alla dispersione scolastica, pensando alle situazioni delle nostre università... Questo è un compito istituzionale, è un compito della politica.

Per cui, assessore, utilizziamo il mese di luglio, io dico sempre anche il mese di agosto, perché non è che proprio si può andare in ferie, ma casomai scaglionati si potrebbe continuare a lavorare, ma questo è un appello che ho sempre fatto negli ultimi miei vent’anni di politica, però ritengo che questi mesi siano mesi fondamentali per arrivare ad avere un senso compiuto della vaccinazione a fine agosto. Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Grazie, consigliera Castaldini.

 

OGGETTO 3307

Interpellanza sul “Calendario venatorio regionale. Stagione 2021-2022”. A firma della Consigliera: Gibertoni

 

PRESIDENTE (Zamboni): Passiamo adesso all’oggetto 3307: interpellanza sul calendario venatorio regionale, stagione 2021-2022, a firma della consigliera Gibertoni, alla quale risponderà l’assessore Mammi.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente.

Con questa interpellanza riprendo alcune di quelle che, secondo me, sono le maggiori storture del calendario venatorio di quest’anno. Le ho cercate di sintetizzare per punti, che credo siano già noti all’assessore Mammi.

In particolare c’è la questione di cui abbiamo già discusso, sempre tramite interpellanza l’anno scorso, delle due specie minacciate, Moriglione e Pavoncella, la cui conservazione a questo punto è in grave rischio. Questo viene sostenuto da diverse Istituzioni e addirittura cito nell’interpellanza che nel 2019 l’allora Ministero dell’ambiente aveva cercato di richiamare le Regioni a questa primaria necessità di conservazione della specie, sennò non si può parlare di nessun tipo di rispetto.

Per quanto riguarda, quindi, in particolare il prelievo venatorio identificato e concesso con il calendario di quest’anno, ancora una volta Moriglione e Pavoncella non sono stati esclusi, però a questi ho aggiunto, con grande allarme, il fatto che per altre specie, che sono anche loro minacciate, la caccia è consentita in grandissimi numeri anche quest’anno nel calendario venatorio. Tra queste cito ad esempio… Le persone all’esterno non sempre lo sanno, quelli che seguono in modo distratto.

I cittadini tendono a credere delle volte che la caccia si faccia soltanto ai cinghiali, quindi quando vengono a sapere che vengono cacciati degli animaletti come il Moriglione e la Pavoncella, che non si capisce neppure che cosa ci trovi un cacciatore, animali che pesano un etto, quindi è davvero incomprensibile, ma poi la volpe con una forma di crudeltà... Abbiamo citato la caccia in tana che è veramente difficile da comprendere in una regione moderna, poi l’allodola e cito qui il merlo e tutta una serie di altre specie che purtroppo sono ancora una volta comprese in questo calendario venatorio.

Nell’interpellanza ricordo, come faccio da anni e in modo gravemente inascoltato, che si continua a consentire l’utilizzo di fucili caricati con munizioni a pallini a piombo, che contengono quindi piombo per caccia, con la sola esclusione di quelle aree che sono all’interno delle zone umide naturali e artificiali, però di fatto non c’è stata un'auspicabile sostituzione di queste munizioni.

Ritengo particolarmente clamoroso che la Direzione generale e l’assessore alla sanità, che occupa la responsabilità politica sulla sanità in Emilia-Romagna, si giri dall’altra parte davanti a un problema del genere, perché parliamo veramente di mettere a rischio la salute non soltanto degli animali, ma dell’ambiente e dei cittadini. Questa è una cosa gravissima, secondo me è davvero inaccettabile continuare a utilizzare munizioni a piombo e mi rifiuto di credere che chi si occupa di sanità non comprenda questo punto.

Le diverse specie di uccelli che sono in cattivo stato di conservazione vorrebbero contare su piani di gestione e di conservazione importanti, mentre abbiamo visto che molto spesso quando si parla di calendari venatori le discussioni vengono liquidate in un tempo assolutamente insufficiente rispetto all’importanza del tema e anche rispetto al fatto di quanto questo tema sia sempre più sentito fuori dal palazzo.

Per questo ho presentato anche un progetto di legge quest’anno che, se il Regolamento viene rispettato, dovrebbe essere calendarizzato questo autunno e dovrebbe portare il calendario venatorio ad essere discusso anche in aula, quindi a non limitarsi ad essere liquidato in poche ore in Commissione, a volte senza neppure ottenere risposte che si chiedono nell’ambito della Commissione, per cui poi si chiude lì e per un anno non se ne può più parlare senza ottenere risposte su una serie di punti.

Ecco perché ho riproposto questa interpellanza e in ogni caso io mi auguro che dall’anno prossimo il calendario venatorio possa contare su due necessari passaggi che renderebbero merito all’importanza del tema. Mi pare che l'interpellanza sia chiara anche perché sono temi che ho già sottoposto nei mesi all’assessore, anche in occasione del calendario venatorio dell’anno scorso, quindi ascolterò la sua risposta. Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Grazie, consigliera.

La parola all’assessore Mammi per la risposta.

 

MAMMI, assessore: Grazie, presidente.

Naturalmente la nostra Regione nell’approvazione del calendario venatorio, così come in tutte le disposizioni riguardanti la gestione faunistica, ha posto una grande attenzione alle esigenze conservazionistico-gestionali delle differenti specie oggetto di prelievo e agli obiettivi definiti dal proprio Piano faunistico venatorio, anche in relazione alle tradizioni venatorie regionali.

Di conseguenza, il calendario venatorio regionale 2021-2022 ha seguito, come per tutte le annate precedenti, l’iter di consultazioni, valutazioni, pareri previsti per legge, compreso il parere di ISPRA, pervenuto con protocollo 12810 del 17 marzo 2021. Vorrei precisare che non c’è stato alcun condizionamento di lobby o gruppi particolari nella costruzione di questo importante atto programmatorio. Tutto è avvenuto seguendo l’iter tradizionale, nel rispetto delle norme, della dialettica, del confronto tra tutti i soggetti interessati, acquisendo i pareri giusti e necessari previsti dalla legislazione.

Fatte queste premesse, alcune precisazioni rispetto alle singole specie e agli argomenti posti nell’interrogazione in relazione al calendario venatorio vigente. Per quanto riguarda la tortora selvatica, in data 23 aprile 2021 la Commissione Ambiente ed Energia della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha raggiunto un accordo sulla proposta del Ministero della transizione ecologica sul Piano di gestione nazionale per la tortora selvatica. È stato espresso all’unanimità delle Regioni un parere favorevole al Piano, esclusivamente a condizione che venga prevista la possibilità di esercitare il prelievo della specie in preapertura, per un massimo di tre giornate. Il calendario venatorio regionale ha, pertanto, confermato la caccia in preapertura, dal 1° al 30 settembre, con un carniere giornaliero di 5 e stagionale di 20 capi.

Quanto all’affermazione secondo la quale ogni anno verrebbero abbattute centinaia di migliaia di tortore, si ritiene opportuno osservare che, al contrario, i dati da monitoraggio oscillano intorno ai 10.000 capi annuali, quindi nell’ordine di alcune decine di migliaia nell’ultimo quinquennio.

Per quanto riguarda il moriglione e la pavoncella, in attesa che vengano approvati i Piani nazionali di gestione anche per queste specie, la Regione Emilia-Romagna ha ritenuto opportuno non sospendere l’esercizio venatorio, consentendone il prelievo a partire dalla terza domenica di settembre fino al 31 gennaio, un periodo che, a quanto ci dicono anche gli uffici preposti e i tecnici che hanno le competenze adeguate in materia, è compatibile con il periodo di fine riproduzione e dipendenza e inizio migrazione prenuziale. Questa decisione è motivata anche da dati relativi a censimenti invernali degli uccelli acquatici effettuati da AsOER in Emilia-Romagna, aggiornati al 2020, dove si rileva una presenza abbastanza stabile per entrambe le specie, nonostante il generale calo europeo.

Per quanto riguarda l’allodola, a fronte del decremento a livello europeo della specie è stato approvato a livello nazionale un Piano di gestione nazionale che permette l’attuazione dell’attività venatoria sostenibile sul territorio italiano. Noi abbiamo, quindi, recepito semplicemente questi obiettivi, che sono presenti all’interno del Piano nazionale e li abbiamo inseriti nel nostro Piano faunistico venatorio regionale, che è stato approvato, come saprete, nel 2018.

Per quanto riguarda la volpe e per precisare alcune delle cose che vengono sostenute e scritte nell’interpellanza, il prelievo della volpe è riportato all’interno del tesserino venatorio, come per tutte le specie cacciabili. I tesserini vengono letti a fine stagione venatoria. I dati che ne derivano permettono la quantificazione del prelievo effettuato. I dati confermano che, pur non essendo posti limiti al prelievo stagionale per la volpe, la caccia risulta essere estremamente limitata, con gli abbattimenti costanti nel tempo e anche da molti anni.

Per quanto riguarda il cinghiale, l’utilizzo della braccata risulta essere in linea con quanto proposto all’interno del documento tecnico redatto da ISPRA per la gestione del cinghiale e prevede un legame tra tipologia ambientale e metodo di attuazione del prelievo venatorio. È all’interno di queste indicazioni di ISPRA che ci muoviamo e costruiamo i nostri atti regolatori e normativi. La nostra Regione è consapevole, ovviamente, anche del potenziale impatto della braccata se questa non viene effettuata secondo una corretta tecnica venatoria, penso alla tracciatura preventiva a cani adeguati quindi anche al numero di cani e di partecipanti.

La nostra Regione nell’allegato tecnico al proprio Regolamento ungulati ha previsto importanti prescrizioni sul numero di cani utilizzabili durante le azioni di caccia e anche, ovviamente, dell’organizzazione nella quale deve essere effettuata questa tecnica, che è ben regolata con attenzione.

Per quanto riguarda le giornate di caccia aggiuntive, valutando la serie storica dei dati degli abbattimenti dell’ultimo quinquennio, si può affermare che le due giornate aggiuntive non impattano in maniera significativa sul prelievo della specie, così come evidenziato nelle premesse della delibera di approvazione del calendario stesso e che richiamo e invito ovviamente a leggere.

Per quanto riguarda poi gli abbattimenti accertati, vi sono ormai numerose sentenze della Corte costituzionale, da ultimo la n. 40 del 2020, che confermano, per molteplici motivazioni alle quali si rimanda, che sia correttamente utilizzabile il termine “abbattimento accertato” e che tale prescrizione non abbassa il livello di tutela della fauna cacciabile di competenza statale.

Per tutte queste ragioni che, come ho cercato di richiamare, hanno molte motivazioni tecniche e scientifiche, non riteniamo necessario modificare il calendario venatorio, che ha un solo obiettivo, quello di consentire lo svolgimento dell’attività venatoria come prevista nel nostro Paese e di consentirla nel rispetto delle norme nazionali e comunitarie.

Grazie.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliera Gibertoni, ha tre minuti.

 

GIBERTONI: Ho ascoltato la risposta, non mi aspettavo certo un miglioramento oppure un adeguamento a tempi più moderni.

Sulla tortora nessuno ha detto quello che lei ha sostenuto adesso, al contrario quello che c’è scritto nell’interpellanza è che potenzialmente le uccisioni consentirebbero di arrivare allo sterminio della specie, ma sono io stessa che ho scritto che stiamo parlando di decine di migliaia di esemplari, ma potenzialmente quello che voi consentite potrebbe effettivamente arrivare ad uno sterminio, che poi non ci si arrivi non è una giustificazione per dire che questo è un atto programmatorio di civiltà.

Per quanto riguarda la questione delle munizioni che contengono piombo, non ho sentito la risposta, mi scusi, ma forse mi è sfuggita o forse semplicemente non l’ho avuta, e non si capisce perché si continui a utilizzare munizioni che contengono piombo in Emilia-Romagna. Su questo mi piacerebbe che ci fosse una valutazione politica non soltanto del suo assessorato, ma anche di quello alla sanità, che non può girarsi dall’altra parte davanti a una questione così grave per animali, per esseri umani e per l’ambiente, anche perché parliamo ovviamente di un materiale che si degrada nell’ambito di decine se non centinaia di anni, non stiamo nel biodegradabile.

Questo è un calendario su misura delle istanze dei cacciatori e ne prendo atto. Non immaginavo che sostenere ragioni che mi sembrano davvero di civiltà minima potesse arrivare a un’inversione a U rispetto a quello che la Regione purtroppo ha intrapreso come linea davvero a favore, come mi pare di vedere, quasi esclusivamente delle istanze della caccia, peraltro anzi con un peggioramento graduale.

Tra l’altro, stiamo parlando di un mondo che, per fortuna, è in fase graduale di superamento, quindi ormai la speranza è quella che il mondo della caccia pian piano sia in una fase di superamento, adesso partono anche le raccolte firme per i futuri referendum per l’abolizione della caccia, invito tutti ad andarli a firmare, invito anche l’assessore a leggere le ragioni del referendum, a informarsi e a cercare magari di portare avanti qualche istanza nell’ambito della caccia all’altezza di tempi più contemporanei.

Assessore, una Regione che sostiene, come fate in vari punti di questo atto programmatorio e su determinate specie, che la pressione venatoria non causa in nessun modo nessun tipo di rilevanza negativa non solo non ha basi scientifiche, ma non è credibile, non è plausibile. Sembra un po’ una presa in giro che venga messo nero su bianco quello che io capisco sia il libro dei sogni di un cacciatore, ma che non è la verità. Non è la verità. Questo noi continueremo a testimoniarlo. Questa non è la verità. E ci auguriamo che presto non sia più la realtà.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

 

OGGETTO 3337

Interpellanza per sapere quali siano le motivazioni che hanno determinato la scelta di separare le due linee elettriche nel Comune di Monterenzio, nello specifico la linea 132Kv e la linea 380Kv, all’altezza del traliccio 14F invece che mantenerle parallele e suddividerle solo dopo l’area urbanizzata. A firma del Consigliere: Mastacchi

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo all’interpellanza 3337, per sapere quali siano le motivazioni che hanno determinato la scelta di separare le due linee elettriche nel Comune di Monterenzio, nello specifico la linea 132Kv e la linea 380Kv all’altezza del traliccio 14F, invece che mantenerle parallele e suddividerle solo dopo l’area urbanizzata, a firma del consigliere Mastacchi.

Consigliere Mastacchi, prego.

 

MASTACCHI: Grazie, presidente.

Stiamo parlando di una nuova linea che sta per essere realizzata nelle nostre vallate, che partirà da Bologna fino a raggiungere la Provincia di Firenze, attraversando nove Comuni emiliano-romagnoli e tre toscani. I Comuni interessati sono Castenaso, San Lazzaro di Savena, Zani Emilia, Pianoro, Monterenzio, Loiano, Monghidoro, San Benedetto Val di Sambro, Castiglione dei Pepoli, Firenzuola, Barberino del Mugello e Calenzano.

Nello specifico, stiamo parlando della posizione che tocca il Comune di Monterenzio nella località San Benedetto del Querceto, la centrale elettrica denominata “Querceto”. Negli anni passati c’è stata una grandissima attività di discussione per determinare dove questa nuova linea doveva passare. Ci furono assemblee infuocate. Alla fine i cittadini uscirono con dei buoni risultati, potendo togliere i pali dalle zone vicine ai centri abitati e spostandoli in zone meno abitate.

Qui stiamo parlando, invece, di un tema molto puntuale e specifico, quindi di un singolo palo che verrà posizionato prima che le due linee si separino. Una delle due domande attiene proprio alla motivazione per cui le due linee sono state separate. Comunque, quella che nel tratto abitato, anziché deviare e allontanarsi dal paese, verrà interrata vede l’ultimo palo, il famoso paolo 15F, posizionato proprio di fronte alle prime case della zona abitata. Chiaramente c’è molta preoccupazione perché sappiamo bene che le linee ad alta tensione ‒ è dimostrato scientificamente ‒ hanno campi elettromagnetici che provocano effetti negativi sulla salute. Poi ci sono chiaramente anche degli impatti negativi dal punto di vista della valutazione patrimoniale degli immobili e tutte le attività conseguenti. Le due domande sono le seguenti: qual è la motivazione per cui le due linee sono state separate e, in particolare, se non è possibile chiedere all’azienda realizzatrice dell’infrastruttura se non sia il caso di arretrare di qualche decina di metri il palo prima dell’inizio della parte interrata, per poterlo appunto allontanare dalle abitazioni visto che basta un piccolo intervento di modifica del progetto a risolvere tutta la problematica che è stata evidenziata. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Assessore Colla, prego.

 

COLLA, assessore: Grazie, presidente.

Ringrazio il consigliere Mastacchi per l’interpellanza molto puntuale.

Mi permetto di rispondere in forma puntuale e di consegnare poi il testo scritto alla Presidenza, considerato che l’oggetto, ovviamente, non è solo il palo, ma stiamo parlando di un corridoio strategico. Tra l’altro, è un corridoio di valenza europea, perché veramente unisce il pezzo sud e nord.

In merito alla richiesta relativa al traliccio – entro subito nel merito – alta tensione F-15 del Comune di Monterenzio si evidenzia quanto segue. Il traliccio in questione è stato autorizzato con decreto interministeriale n. 239, n. 173, n. 324 del 2020 e del 24 novembre 2020, decreto di autorizzazione a Terna S.p.A. per un elettrodotto aereo a 380Kv tra le stazioni elettriche a 380Kv di Colunga e quelle di Calenzano.

Il procedimento relativo all’autorizzazione dell’elettrodotto Colunga-Calenzano è stato attivato dalla società Terna ai sensi dell’articolo 1 del decreto-legge del 29 agosto 2003, n. 239, Disposizioni urgenti per la sicurezza e lo sviluppo del sistema elettrico nazionale e per il recupero di potenza di energia elettrica convertito con modificazioni nella legge 27 agosto 2003.

Il procedimento è stato avviato nel 2009, quindi siamo andati a conclusione della delibera presa poche settimane fa. Il provvedimento è del 2009.

Il progetto complessivo, composto da più interventi che interessano il territorio della Regione Emilia-Romagna e della Regione Toscana, è stato assoggettato a procedura di Valutazione di impatto ambientale di competenza del Ministero dell’ambiente, con sospensione del procedimento autorizzativo fino all’espletamento della VIA.

Durante l’iter di Valutazione ambientale il progetto è stato depositato per l’osservazione dei cittadini nei seguenti periodi: dal 10 dicembre 2009 all’8 febbraio 2010, 60 giorni consecutivi alla data di pubblicazione dell’avviso di deposito. In più, sono stati messi negli Albi pretori e ne è stata data evidenziazione ai quotidiani nazionali, quali Avvenire, Il giornale, La Repubblica di Firenze e di Bologna.

La Regione Emilia-Romagna ha inoltre dato avviso di avvenuto deposito sul proprio sito web. In seguito alle numerose osservazioni dei cittadini pervenute, sono state avanzate numerose richieste di modifica del tracciato, che hanno comportato la ripubblicazione dell’avviso di deposito del nuovo progetto modificato il 17 ottobre 2011 al 16 dicembre 2011, altri 60 giorni. Anche lì la pubblicazione sul quotidiano Corriere della Sera e altri quotidiani.

Il procedimento di VIA si è concluso positivamente con il decreto di compatibilità ambientale del 17 novembre 2014. È stata inoltre apportata una serie di modifiche progettuali e spostamenti al fine di ottimizzare specifici aspetti geologici, idraulici e di occupazione dei fondi interessati e habitat protetti, per le quali la società ha attivato sempre presso il Ministero dell’ambiente una procedura di valutazione.

A valle di tutte le verifiche ambientali effettuate è stato riavviato il procedimento autorizzativo ministeriale sul progetto revisionato nel gennaio 2020. Il progetto revisionato è stato oggetto di ulteriore consultazione pubblica, Terna ha provveduto alla pubblicazione dell’avviso pubblico sia sugli Albi pretori dei Comuni interessati che su tutta la stampa nazionale.

In seguito all’emergenza Covid, che impediva di fatto gli spostamenti ai cittadini, la società Terna, anche su richiesta del MISE, ha provveduto a richiedere una nuova pubblicazione. A seguito delle pubblicazioni del progetto revisionato, sono pervenute quattro osservazioni, che sono state contro dedotte da Terna e valutate nel procedimento autorizzativo.

Relativamente al traliccio d’interesse dell’interpellante, si evidenzia che lo stesso rientra nell’intervento F del progetto complessivo, intervento F, variante in ingresso alla CP Querceto dell’elettrodotto 132Kv. Relativamente a tale traliccio non è stata formulata nelle sedi opportune alcuna osservazione.

Da informazioni acquisite presso Terna è emerso che in data 8 gennaio 2020, presso i locali del Comune di Montereggio si è svolta una giornata informativa, Terna Incontra, organizzata da Terna in collaborazione con il Comune ed espressamente dedicata a tutti i cittadini interessati dal progetto, al fine di favorire la conoscenza e la consapevolezza del processo stesso e facilitare in tal modo la partecipazione dei medesimi, anche sollecitata da noi.

In occasione di questa giornata preventivamente pubblicizzata da Terna e con la collaborazione del Comune di Monterenzio, i tecnici sono a disposizione dei cittadini dalle ore 10 alle ore 19, offrendo la possibilità di confronto diretto.

In merito all’esposizione dei campi elettrici e magnetici dell’abitazione più vicina, la società ha precisato che il tracciato dell’elettrodotto 132Kv, in particolare il posizionamento del sostegno 15F, è il risultato degli studi e dei sopralluoghi effettuati per tener conto del terreno di tutti i vincoli presenti.

Questo è il punto. Arrivo direttamente alla conclusione. Il testo è più dettagliato e complesso. La soluzione del cavo interrato sulla rete 132Kv è stata valutata anche in base ai criteri di affidabilità del sistema elettrico che ne hanno permesso l’interramento, garantendo gli stessi standard di sicurezza. L’eventuale prosecuzione del parallelismo in aereo con elettrodotto a 380Kv, oltre ad andare contro il criterio condiviso nei tavoli tecnici di concertazione e di riduzione della pressione infrastrutturale dell’area, avrebbe comportato anche la diversa localizzazione dei sostegni 380Kv, nonché la presenza di ulteriori sostegni 132Kv in un’area geomorfologicamente sensibile.

Questo è il tratto della valutazione. Consegno il testo al presidente.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore.

Consigliere Mastacchi, ha cinque minuti.

 

MASTACCHI: Grazie, assessore, della risposta.

Alcune considerazioni. Al netto di tutte le attività di divulgazione che sono state correttamente fatte, credo anche correttamente pubblicizzate, sappiamo bene che il cittadino tipico medio non ha molta dimestichezza con gli Albi pretori, con le attività di comunicazione fatte nella modalità istituzionale. Chi di voi ha fatto il sindaco sa bene che, purtroppo, sono canali di comunicazione che non sempre arrivano a destinazione. Infatti, il cittadino che segnala questa problematica ha saputo di questo intervento puntuale davanti alle finestre di casa sua solo nel momento in cui ha ricevuto da parte dei tecnici di Terna la richiesta per fare le prime attività di insediamento del traliccio.

Condivido la risposta data da Terna in merito allo sdoppiamento delle linee e all’interramento. Chiaramente l’interramento è una soluzione più definitiva, quella che toglie d’impaccio tutte le difficoltà che i cittadini vivono sotto le linee elettriche. Per cui il fatto che da quella posizione la linea venga interrata è assolutamente positivo.

La richiesta invece che il cittadino faceva e che io condivido come scelta era quella di prolungare addirittura di poche decine di metri perché non è necessario un prolungamento dell’interramento molto importante, poche decine di metri di arretramento dell’ultimo traliccio o addirittura l’interramento dal traliccio precedente risolverebbe in toto la problematica dei campi elettromagnetici, allontanandola dall’abitato.

Sarebbe una soluzione risolvibile probabilmente con un intervento di modifica progettuale in fase di esecuzione. Chiederei all’assessore di fare sue le mie richieste e di valutare assieme a Terna se questo tipo di attività può essere realizzata, magari durante l’esecuzione dei lavori. Non credo che prolungare uno scavo di 50 o 100 metri per Terna sia una problematica così importante.

Per cui, la ringrazio della risposta ancora una volta e le chiedo di fare sua la mia richiesta e di rivolgerla a Terna.

Grazie.

 

OGGETTO 3361

Interpellanza in merito al proliferare, su tutto il territorio regionale, di strutture destinate alla logistica, con particolare riguardo all’Hub di Altedo – San Pietro in Casale. A firma del Consigliere: Gibertoni

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo all’interpellanza n. 3361 in merito al proliferare su tutto il territorio regionale di strutture destinate alla logistica, con particolare riguardo all’hub di Altedo, San Pietro in Casale, a firma della consigliera Gibertoni.

Risponderà l’Assessore Lori.

Consigliera Gibertoni, prego.

 

GIBERTONI: Buongiorno, assessore Lori.

Il tema dell’hub di Altedo è già stato oggetto di miei diversi atti, quindi ho già avuto modo di ricevere alcune risposte da parte del suo Assessorato. Insomma, mi permetto di prevenirla perché lei legittimamente mi dirà che non ci sono competenze da parte della Regione, però, assessore, il tema di questo hub non riguarda soltanto quel Comune, non riguarda neanche soltanto la Provincia di Bologna, la Città metropolitana di Bologna, ma è un tema che riguarda davvero tutta la nostra Regione. Perché lo dico? Lo dico perché, come avrete avuto sicuramente modo di notare, in piattaforma logistica questa Regione sta andando verso la direzione di creare un po’ una sorta di business preferenziale nell’ambito delle piattaforme logistiche.

Prima che l’Emilia-Romagna venga indicata come la Regione dei tortellini e delle piattaforme logistiche, credo che sia il caso di ricordare anche gli impatti negativi, fortemente negativi, perché le piattaforme logistiche non sono innocue, come possiamo immaginare. Non sono innocue dal punto di vista dell’inquinamento, del trasporto non sostenibile, ma soprattutto non sono innocue quando non vengono fatte nel modo giusto, perché magari vengono costruite dove non c’è un collegamento ferroviario, quindi non si può ragionare in termini di interporti, di intermodalità e trasporto su ferro.

L'hub di Altedo purtroppo è una di queste cattive pratiche e lo è in un territorio come quello della ex Provincia di Bologna, oggi Città metropolitana di Bologna, in cui dal 1990 e il 2020 si sono consumati 250 ettari di suolo l’anno, per un totale di 7500 ettari complessivi, quindi in trent’anni si è perso il 2 per cento del territorio della Provincia di Bologna, cosa clamorosa.

Nel frattempo la coscienza è aumentata, abbiamo raggiunto e delle consapevolezze, che però sono soltanto sulla carta. Per quanto riguarda la legge regionale, infatti, è vero che promette uno stop al cemento, per il momento non gli effetti, ma si vede in compenso venire avanti una cementificazione molto forte, molto preoccupante, esercitata in modo scorretto, sbagliato, una proliferazione di piattaforme logistiche. Io parto dal caso di Altedo, perché è un caso simbolicamente molto interessante, negativamente molto interessante e significativo, però pensiamo a tutte quelle che potrebbero essere costruite, per cui c’è un’escalation sicuramente, sembra che piattaforma logistica chiami piattaforma logistica, quindi andiamo in quella direzione e prendiamone atto, ma vediamo però come mai la politica stia ferma davanti ad impatti negativi così importanti, soprattutto quando l’altra parte, invece, dichiara di voler migliorare l’aria, come chiede l’Europa, come ci chiede la salute, e di incrementare il traffico su gomma, quando in realtà con questo tipo di piattaforma si incrementa soltanto quello su gomma e non certo quello su ferro, che invece la Regione dovrebbe voler incrementare, ma incrementa, oggettivamente quello su gomma.

Per questo motivo un’inerzia della Regione su questo è a livello politico poco comprensibile, accettabile e non convince neanche la tesi della Regione che i quattro poli logistici, che sono individuati nell’ambito del PUMS della Città metropolitana di Bologna, raggiungano un impatto sulla qualità dell’aria dei nuovi interventi che avrebbe consentito l’approvazione.

Mi pare veramente che si continui ad agire con uno sdoppiamento di visioni e uno sdoppiamento di intenti, per cui si continua da un lato a professare istanze che sono sicuramente quelle che ci vengono richieste dai cittadini, dal territorio, da tutti noi, e dall’altro a praticare esattamente il contrario.

Ascolto la risposta dell’assessora.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Assessore Lori, prego.

 

LORI, assessore: Grazie, presidente.

Come è già stato anticipato dalla consigliera, sono stati diversi i quesiti, le interrogazioni, anche, che hanno riguardato questo tema. In particolare, la richiesta è molto specifica e riguarda una dimensione che ha a che fare, naturalmente, con l’attuazione delle norme, ma anche con un orientamento politico. Si diceva, appunto, quale può essere, quale potrà essere l’orientamento prendendo ad esempio il polo logistico dell’hub di Altedo nel Comune di San Pietro in Casale, rispetto al quale abbiamo già più volte specificato che queste progettualità spesso non sono nemmeno note alla Regione, perché rientrano nell’ambito pianificatorio di competenza, così come la legge regionale prevede. La Regione entra in campo esclusivamente quando è necessario intervenire sugli strumenti sovraordinati.

È evidente che la situazione non è sempre direttamente “controllabile”, perché ci atteniamo ai dispositivi di legge, di una legge importante che, come è possibile verificare anche dai dati che sono disponibili sul sito, nella Sezione Territorio, sta comunque registrando significative riduzioni rispetto al tema del consumo di suolo.

Con riguardo al quesito specifico dell’interrogazione presentata, si evidenzia come l’Assessorato, e più in generale la Giunta, allo stato attuale ritenga di dover assolvere al proprio ruolo nel rispetto dei limiti oggi contenuti nelle leggi vigenti. Non ci sono discrezionalità su questo. Quindi, l’impegno, ed è quello che stiamo facendo, anche attraverso le strutture tecniche, è quello di assolutamente rispettare i livelli pianificatori, così come previsto, sottolineando l’aspetto della competenza e garantendo naturalmente l’adempimento di tutte quelle verifiche, anche inerenti agli aspetti legati alla sostenibilità ambientale, territoriale e paesaggistica, che sono previste e che competono, naturalmente, dal punto di vista dell’apporto, laddove previsto dalle norme, alla Regione.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Gibertoni, prego.

 

GIBERTONI: Ho ascoltato la risposta dell’assessore Lori.

Assessora, lei avrà letto nella mia interpellanza che io cito la Regione Lombardia, che invece qualche cosa l’ha fatta. Che cosa ha fatto? Ha introdotto nella VIA ulteriori categorie gli esami legate alla logistica. Questo perché la Regione Emilia-Romagna non lo fa?

La scelta di non seguire in questo l’esempio virtuoso della Regione Lombardia, di fatto, ve lo confermo, è una forma di dumping al ribasso, che non si giustifica nemmeno nell’ipotesi di riuscire a diminuire il consumo di suolo, cosa che tra l’altro non appare possibile perché se noi ci diamo un obiettivo di 25 ettari l’anno e solo l’hub di Altedo ne consuma tre volte tanto, questo per non citare il fatto che, secondo le previsioni del PUMS della Città metropolitana di Bologna già abbiamo un consumo di suolo di 15-16 anni nello stesso territorio concentrato in pochissimo tempo, c’è un incremento, c’è una irresponsabilità che io credo – la Regione qui non vede, non sente, non sta, perché si trincera dietro delle norme e non fa neppure una valutazione politica, cosa che invece potrebbe tranquillamente fare e non migliora la valutazione di impatto ambientale, come ha fatto la Regione Lombardia, cosa che potrebbe fare anche in Emilia-Romagna – porti a zero la credibilità. Questo si rifletterà anche sulla legge n. 24.

Il fatto di professare sulla carta lo zero consumo di suolo e gli slogan che conosciamo e poi assistere come semplici spettatori che nulla possono fare a qualcosa che succede a pochi chilometri dal Palazzo regionale secondo me è il più eclatante esempio negativo che mi possa venire in mente riguardo al rispetto del suolo.

Ho capito che la risposta è che la Regione continuerà a essere un semplice spettatore al proliferare della Regione Emilia-Romagna come tortellini e piattaforme logistiche. Quindi, non soltanto non si vuole impedire questo, ma non si vuole neanche indirizzare a fare piattaforme logistiche fatte bene, seriamente con la destinazione poi all’intermodalità su ferro. Non ho altro da dire.

La risposta è totalmente insoddisfacente.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Abbiamo così concluso.

 

OGGETTO 3255

Proposta d’iniziativa Giunta recante: “Approvazione del Documento Strategico regionale per la Programmazione unitaria delle politiche europee di sviluppo (DSR 2021-2027)”. (44)

(Continuazione discussione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Riprendiamo i lavori di stamattina, ovvero la discussione generale sull’oggetto 3255.

Ha chiesto la parola il sottosegretario Baruffi.

 

BARUFFI, sottosegretario alla Presidenza: Grazie, presidente.

Provo a essere rapido, ma ci tenevo intanto a ringraziare i relatori di maggioranza e di minoranza per il lavoro che hanno svolto in questo quasi un mese e mezzo, molto impegnativo, tutte le Commissioni che si sono riunite, sia quelle in sede referente che quelle in sede consultiva, perché è venuto un contributo dal dibattito di tutte le Commissioni, in particolare, naturalmente, nella II. Ringrazio la presidente Rontini per come ha accompagnato, con spirito collaborativo, la composizione di questo lavoro.

Voglio ringraziare anch’io (non l’ho fatto in Commissione e lo faccio adesso) per il lavoro tutti i tecnici della Giunta e dell’Assemblea che hanno accompagnato la predisposizione di questi documenti, senza di loro la Giunta non avrebbe potuto abbracciare la complessità di cui si occupano tanto il DSR quanto l’S3, su cui dirà successivamente il collega Vincenzo Colla.

Io parto da un elemento: ci sono cose che ci hanno visto convergere nel lavoro di questo mese e cose che confermano giudizi politici differenti, a partire dal giudizio che diamo sulla programmazione del settennato che si è chiuso. Faccio discendere il mio giudizio da due fatti, che credo siano incontestabili. Il primo è che la Regione Emilia-Romagna, come e più di tutte le altre Regioni anche più virtuose di questo Paese, ha dimostrato ancora una volta di saper programmare, impegnare e spendere le risorse che sono venute dall’Europa.

Credo che questo, nel tempo in cui il Paese è chiamato ad una sfida eccezionale, cioè mettere insieme la programmazione del nuovo quadro finanziario pluriennale e la sfida straordinaria di Next Generation, rappresenti un elemento essenziale per dire come ci posizioniamo dentro questa sfida e se le istanze che da un lato stiamo ponendo al Governo per poter essere parte attiva anche nell’impiego delle risorse del PNRR, dall’altro lato, per come ci rivolgiamo all’assemblea, per misurare la credibilità degli obiettivi che fissiamo nel DSR siano buoni o meno.

Credo che poter certificare che questa Regione sa utilizzare pienamente le risorse sia un fattore abilitante, per usare un’espressione che ho sentito tante volte qui.

Il secondo elemento ha a che fare con i risultati raggiunti. Vi invito a leggerli per come hanno inciso nella complessità sociale, economica e territoriale di questa Regione. Venivamo da una crisi molto profonda, quella del 2008, che ha investito il pianeta, quindi non era un fattore domestico, però questa Regione ha saputo, in particolare negli ultimi cinque anni, anche utilizzando queste risorse, acquisire risultati, alcuni dei quali non erano propri della nostra storia dell’Emilia-Romagna. Prima Regione per crescita, prima Regione per crescita dell’occupazione, per generazione di valore aggiunto e di produttività, per export saldo commerciale. E poi è diventata una Regione sempre più attrattiva, non solo di studenti, quindi anche di talenti, ma anche di capitale, investimenti, che è un altro elemento che non aveva caratterizzato la storia dell’Emilia-Romagna, pur positiva e dinamica.

Credo ‒ merito dell’Amministrazione precedente; io non facevo parte di quell’operato, di quel lavoro ‒ sia stata svolta un’ottima attività da questo punto di vista. Rappresenta per noi, anche per il sottoscritto, impegnato anche in prima persona nell’attività di programmazione, un esempio molto, molto alto, molto sfidante, anche molto impegnativo con cui misurarsi.

Ho sentito giudizi che non condivido. Se noi riuscissimo, nel mutato quadro, nelle mutate condizioni, nelle mutate sfide, a fare altrettanto bene, faremmo, credo, un buon lavoro. Io mi do questa asticella.

Naturalmente il quadro è mutato, lo so bene anch’io. Il quadro è mutato, le sfide sono mutate, la pandemia e le sue conseguenze ci costringono a misurarci dentro uno scenario straordinariamente complesso e con sfide anche nuove. Ci sono grandi opportunità e grandi rischi. I numeri, le proiezioni che vengono fatte per il nostro Paese per quest’anno sono positivi. Naturalmente vanno conquistati e confermati giorno per giorno, anche rispetto all’andamento della pandemia e alla nostra capacità di mettere in sicurezza e in protezione il Paese e i cittadini.

Credo anche che, se l’Emilia-Romagna può partire avvantaggiata in questo meccanismo di ripresa, il nostro compito sia quello di lavorare sui fondamentali. Anche su questo, brevemente, voglio ribadire quanto detto in Commissione. Poi credo che ci tornerà anche l’assessore Colla quando affronteremo l’S3. Il primo elemento che esiste è una coerenza profonda tra la strategia messa in campo dall’Unione europea, in particolare con il Next Generation, il Governo italiano con il PNRR e il progetto che noi abbiamo portato prima in quest’aula, il programma di mandato. Siamo partiti da lì per poi arrivare alla fine dell’anno scorso al patto, che oggi decliniamo come prima verticalità, così le abbiamo definite, nel DSR. Credo che questa sintonia sugli assi fondamentali rappresenti la possibilità non solo di svolgere ‒ ed è il compito che ci siamo dati con questo documento, che proveremo in qualche modo a riscontrare nei Programmi operativi regionali ‒ una capacità di concentrazione di risorse, di integrazione degli interventi, ma anche la capacità di segnare con esattezza, con nettezza quelli che sono gli obiettivi.

Se penso che questo lavoro lo abbiamo fatto in un’attività anche di concertazione sociale, oltre che di confronto istituzionale molto forte, con il Patto per il lavoro e per il clima, credo che questo rappresenti un elemento che darà forza al nostro percorso. Abbiamo costruito su fondamenta buone.

Le tre questioni fondamentali poste dalla strategia europea e assunte dalla Regione, il tema della transizione ecologica, della trasformazione digitale e del contrasto, del superamento dei divari e delle diseguaglianze rappresentano scelte che trovano una declinazione molto, molto puntuale dentro il documento.

Credo che, andando a riguardare, non lo farò in modo analitico, naturalmente, anche gli obiettivi strategici che abbiamo fissato prima nel programma di mandato e poi nel Patto, mi riferisco in particolare alla prima sfida, quella educativa, cioè per costruire una Regione della conoscenza e dei saperi, provando a mobilitare tutta la filiera e tutta la società dai nidi fino alla formazione terziaria, contenga una tensione innovativa, non scontata in una Regione che ha segnato, credo, risultati positivi, perché già oggi ha conseguito gli obiettivi target dell’Europa dal punto di vista dei servizi all’infanzia, si è vista giustamente, io credo, riconoscere come modello benchmark anche per quanto riguarda la costruzione degli ITS a livello nazionale. Ieri abbiamo presentato al ministro Colao anche nelle nostre università e come insieme stanno lavorando e progettando anche numeri positivi, da questo punto di vista. Quindi, noi non riteniamo che questo sia sufficiente e quindi stiamo lavorando su tutti i livelli, ripeto, dai nidi, passando per la formazione, il sistema dell’accreditamento fino alla formazione terziaria, quindi quella universitaria o quella professionalizzante, per accrescere la qualità di sistema con l’obiettivo di offrire conoscenze e saperi a tutta la nostra comunità.

C’è quello della transizione ecologica. Provo a essere rapido anche qui. Uno sforzo che non ha precedenti dal punto di vista dell’assunzione di impegni che sono ribaditi anche all’interno del DSR, in coerenza con quelli fissati nel programma di mandato e nel Patto di legislatura, e che anche in questo caso mobilitano tutta la società, dai comportamenti individuali dei cittadini e quindi il concorso che chiediamo anche nei comportamenti dei singoli al raggiungimento di questi obiettivi… Penso al fatto che un mese fa abbiamo discusso in quest’aula del documento preliminare alla nuova pianificazione per quanto riguarda la materia dei rifiuti piuttosto che del recupero delle aree inquinate, fino alla costruzione degli strumenti più forti, innovativi, di eccellenza per il Paese, per lo studio dei cambiamenti climatici e per dare gambe e strumenti alla lotta al cambiamento climatico, che è la priorità che abbiamo assunto, in un consesso europeo, oltre che mondiale, e che ci diamo.

Ancora, welfare. Abbiamo discusso, credo che nel DSR, anche con il vostro contributo, siano venuti elementi che hanno migliorato il testo, qualificato, puntualizzato gli obiettivi in materia di sanità e in materia di prossimità dei servizi, in materia di conciliazione, sono stati accolti emendamenti di maggioranza e opposizione che hanno giustamente puntato a meglio precisare quello che doveva essere il tratto di attenzione, oltre che di investimento di risorse per la programmazione prossima e, naturalmente, non per ultimo, il tema del lavoro, dell’impresa, delle opportunità per posizionare nuovamente il nostro sistema regionale ai vertici della catena di specializzazione e di creazione del valore a livello internazionale.

Di questo parlerà con più attenzione giustamente l’assessore Colla, però è una strategia di posizionamento, laddove immaginiamo di mettere la nostra Regione nei prossimi sette anni, riconoscendola per com’è, ma guardando anche quanto e cosa si sta muovendo nel mondo intorno a noi rispetto alle performances degli altri territori e all’innovazione che viene prodotta su scala globale.

Su ciascuno di questi punti siete intervenuti, in particolare nei lavori della Commissione, portando un contributo. Credo che questa, al netto di come giustamente voteranno tutti i Gruppi, sia stata la parte più utile del lavoro fatto insieme, perché siete intervenuti su ogni questione che noi abbiamo individuato come rilevante, dall’infanzia al successo formativo, dalla sanità alla disabilità, dall’economia circolare alla sicurezza del territorio, dalla prossimità alle aree periferiche, dal rapporto tra la formazione e le imprese e tra le imprese e la ricerca, tutti ambiti su cui la Commissione è intervenuta per qualificare il testo.

Chiudo con questo: avete dato un contributo anche rispetto alla governance, io penso che sia utile, lo avete rimarcato, lo hanno fatto i relatori, perché questo ci costringe reciprocamente a tenere maggiormente al centro delle scelte che andremo a fare non solo nelle prossime settimane, ma nei prossimi anni la responsabilità tra gli obiettivi che abbiamo indicato e le risorse che andiamo a posizionare, tra i progetti che mettiamo in campo e i risultati attesi che dobbiamo portare a casa e su cui dovremo essere misurati.

Le risorse sono crescenti e cresciute. Quanto vi avevo annunciato in Commissione si è poi realizzato. Quindi, già per la parte dell’FSE e del FESR noi potremmo contare nel prossimo settennato su 2 miliardi e 48 milioni di euro. Sono 780 milioni in più della programmazione precedente. Sapete che per la parte dell’agricoltura, invece, c’è una programmazione biennale, a cui seguirà successivamente l’altro quinquennio. Ci saranno le risorse degli FSC. Questo comporta anche scelte di bilancio coerenti, perché naturalmente accresce il nostro vincolo di compartecipazione per accrescere il finanziamento di queste scelte. Noi lo faremo sulla base del perimetro, degli indirizzi e degli obiettivi fissati qui in Assemblea con il DSR, sulla base del rapporto di partenariato che abbiamo costruito dentro il Patto per il lavoro e per il clima e da domani, sì, lo confermo, con il coinvolgimento diretto degli Enti locali che debbono essere protagonisti di questa nostra sfida. Nessuno degli obiettivi ambiziosi che noi abbiamo fissato è traguardabile senza il concorso di tutti i Comuni e di tutte le Province dell’Emilia-Romagna. Questa Regione ha fatto da sempre la scelta di rendere il territorio protagonista.

Abbiamo in somma attenzione il coinvolgimento delle parti sociali, ma sappiamo qual è il compito delle Istituzioni. Sia per l’attivazione degli investimenti sia per l’attivazione dei servizi, per noi i Comuni sono l’elemento di protagonismo necessario che serve a tenere i cittadini ancorati alle Istituzioni e le Istituzioni al servizio dei cittadini.

L’impegno che abbiamo assunto in Commissione ‒ e lo confermo anche qui in aula ‒ è che da domani il coinvolgimento diretto degli Enti locali sarà il primo impegno per poter andare, poi, dentro questi indirizzi, verso la definizione dei POR.

Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliere Lisei, prego.

 

LISEI: Grazie, presidente.

Ringrazio anche i relatori per il lavoro che hanno fatto in Commissione e il presidente di Commissione. Ringrazio anche per l’intervento che c’è appena stato.

Partiamo dai presupposti, quelli che ci sono stati enunciati. Ovviamente questo documento era atteso, è stato atteso e ambisce a delineare il quadro strategico con il quale utilizzeremo le risorse messe a disposizione dall’Europa. In particolare, è strettamente connesso al PNR e anche, ovviamente, agli altri fondi.

Premesso che a noi piacciono poco i toni trionfalistici con i quali tendenzialmente si autocelebra la bravura di questa Regione, siamo i primi in questo, siamo i primi in quell’altro, ma ci piace e ci piacerebbe di più rimanere sulla sostanza, dico molto sommessamente che le classifiche lasciano il tempo che trovano, perché in alcune classifiche magari siamo primi, in altre classifiche magari siamo un pochettino più lontani, non siamo sempre i primi della classe o, come molto più banalmente ha ricordato qualche collega prima di me, purtroppo, in alcuni casi, siamo i primi in una classe di somari. Non vuol dire sedersi sui risultati. Devono essere uno sprono a migliorare continuamente le proprie performance amministrative. Ogni tanto mi preoccupa un po’ questa autocelebrazione dell’essere primi, perché magari ci sediamo un attimo e ci troviamo il giorno dopo seduti. È per questo che cerchiamo di dare impulso nel…

Noi siamo contenti di essere primi, presidente. Meglio primi che ultimi, però i primi a volte si trovano ultimi a un certo punto, se non si guardano attorno.

Il compito dell’opposizione è quello di tenere alta la vostra attenzione, di evitare che qualcuno ci sorpassi. Lo dico perché all’interno di questo documento, che ha l’ambizione di far ripartire dopo una lunga crisi pandemica e ha l’ambizione di tracciare le strategie che verranno attuate dalla Regione, purtroppo scontano innanzitutto un problema essenziale che c’è in questi documenti. Lo dico francamente, faccio fatica ad affrontarli. Probabilmente non ho le stesse competenze di altri colleghi che calcano da più tempo di me quest’aula, ma purtroppo scontano di individuare degli obiettivi, dei titoli sui quali ci vogliamo impegnare e magari non indicano come poi debbono essere raggiunti, perché il come, e lo dissi anche quando ebbi modo di intervenire sul Patto per il clima e per il lavoro, molte volte fa la differenza.

Anche il Governo precedente ci diceva che voleva combattere la disoccupazione. Se poi la combatte con il reddito di cittadinanza non va bene.

Possiamo discutere di voler combattere il sovraffollamento delle carceri, se lo fai con l’amnistia e l’indulto magari non ci va bene. Magari se lo fai ampliando le strutture esistenti, ci può andar bene. Oppure, come spesso capita, anche all’interno di questo documento, c’è la volontà di contrastare le disuguaglianze. Bisogna capire quali disuguaglianze e che priorità hanno le disuguaglianze. Lo dico proprio perché all’interno di questo documento il tema della disabilità viene poco citato, assieme ad altre tematiche che dirò tra poco, perché è evidente che ci sono delle parti del documento che a me personalmente nella lettura risultano poco comprensibili, perché non capisco come verranno attuate e quali siano le modalità con cui verranno attuati gli obiettivi.

Faccio un esempio, posso andare a prendere la parte che riguarda l’Appennino e le aree interne, il miglioramento dei servizi, e chi è contrario al miglioramento dei servizi? Completamento delle infrastrutture di comunicazione, ma quali, dove, perché, quali sono le priorità? Salvaguardia e valorizzazione delle risorse territoriali. Sono asserzioni talmente generiche che è difficile che qualcuno sia contro, il problema è che, come capita spesso, anche nei budget limitati, nonostante qua parliamo di risorse importanti, che impegneranno il futuro dei nostri figli, perché non sono risorse che ci vengono date gratuitamente, il problema è capire come utilizzare queste risorse che sono limitate, quindi indicare quali sono le priorità, come si vogliono realizzare, su cosa si vuole puntare, cosa che spesso in questo documento non si fa, in tanti passaggi.

Ci sono alcune parti di questo documento che non condividiamo. Non condividiamo una spinta importante sul gender, così come non condividiamo la spinta importante che c’è nello sviluppo delle partnership, perché, come abbiamo avuto modo di discutere in alcune circostanze, non sempre la partnership tra pubblico e privato produce risultati positivi ottimali, spesso produce purtroppo risultati negativi, perché unisce il peggio dell'uno al peggio dell’altro.

Ci sono alcuni punti che vengono trattati in maniera molto marginale o buttati lì in modo approssimativo, e alcuni temi che vengono quasi ignorati. Questo mi dispiace perché, anche prendendo il documento, leggendo quante volte una parola viene citata, spesso si capisce su cosa sia focalizzato il documento e mi ha sorpreso non poco che la parola più utilizzata in questo documento sia digitale, per carità l’importanza della digitalizzazione c'è tutta, e vedere magari citata soltanto due volte la parola “natalità”: 123 contro due volte. Anche perché poi questi fondi da dove nascono? In gran parte nascono dal Next Generation. Noi parliamo di Next Generation e ignoriamo completamente il problema della natalità, che nel 2020 ha avuto il tasso più basso dal dopoguerra. Tema sul quale, invece, secondo noi, bisognava investire. Bisognava trattarlo in maniera più specifica.

Così come il tema della sicurezza urbana, anche questa citata a malapena due volte e completamente esclusa da questo documento strategico, che, secondo noi, invece, riveste un’importanza strategica per la città e per l’evoluzione della città. Si parla spesso di sicurezza ambientale, territoriale, idraulica. Per carità. Anche diverse volte ho sentito interventi che in gran parte condividiamo, però viene completamente ignorata la sicurezza urbana.

Così come si parla molto poco di sostegno alla nostra filiera agroalimentare produttiva, quello che in Italia rappresenta un po’ il made in Italy, o come si intendono valorizzare le tipicità e le eccellenze locali, che sono una forza trainante della nostra regione. Non basta soffermarsi e non basta il digitale a risolvere tutti i problemi che ci sono. Così come non basta utilizzare... Ho visto che c’è la moda di utilizzare “Valley”. Abbiamo la Data Valley, la Food Valley, la Sport Valley. Qualsiasi cosa si rende un po’ più, non dico... Sennò dico una parolaccia. Mi verrebbe da dire “sburona”. Dicendo “Valley”. Noi siamo Data Valley, Food Valley. Però poi non si declinano tutte queste Valley in strategie, a nostro avviso, puntuali.

Così come mi ha sorpreso, anche nella trattazione del tema delle aree interne dell’asse dell’Appennino, la pressoché totale assenza di un tema secondo noi centrale per consentire quella coesione di cui spesso si parla all’interno di questo documento, ovvero la parola “infrastrutture”. Sulle infrastrutture... La banda larga... Tutto quello che è digitale è previsto. Lo abbiamo detto. La parola “digitale” è la parola più utilizzata all’interno di tutto il documento. Però, rispetto alle aree montane, alle aree interne, sulle quali questo documento, peraltro, punta in maniera significativa, io credo che se non si vuole ragionare per avvicinare… Questo lo possono fare soltanto delle infrastrutture che noi continuiamo a concepire solamente in chiave urbana, ma l’avvicinamento anche rispetto ai tempi di percorrenza di molte di queste aree, le aree montane e le aree interne, è un tema che praticamente è ignorato da questo documento. Invece, secondo noi, era centrale. Lo dice chi sta in questa zona, che ha visto tante opere incentrate sulla città di Bologna e poche opere incentrate sull’area montana.

Queste tematiche, a nostro avviso, sarebbero dovute entrare in maniera importante all’interno di questo documento, perché, diversamente, questo documento diventa un po’ una delega in bianco a realizzare una cesura tra quelli che sono gli obiettivi e quello che è il modo di realizzarli.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Intanto, in premessa, ringrazio il relatore Marco Fabbri per la disponibilità e l’ascolto verso tutte le forze politiche. Grazie anche al sottosegretario, perché c’è stato un confronto ancora prima che questo documento venisse approvato dalla Giunta. Per quanto riguarda la mia forza politica, la forza politica che rappresento, sono stati anche accolti alcuni suggerimenti. Questo Documento Strategico Regionale è l’atto con il quale la Regione orienta i fondi europei e nazionali destinati all’Emilia-Romagna. È un atto di programmazione integrata e unitaria di risorse molto ingenti. Si tratta di quelle assegnate alla Regione da politiche europee, per così dire ordinarie, come la PAC o la politica di coesione, cui concorrono il Fondo europeo per lo sviluppo regionale, il Fondo sociale europeo, il Fondo di coesione e altri fondi come il FEAMP che è il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca.

Si tratta anche di politiche straordinarie, direttamente connesse sia alla straordinarietà della crisi manifestatasi negli ultimi due anni con la pandemia da Covid-19, sia alla sfida che, oltre a quella sanitaria imposta dal contagio, viene proposta dalla necessità di contrastare i cambiamenti climatici in corso.

Il DSR, infatti, esattamente come il quadro finanziario pluriennale europeo, tiene conto di uno strumento assolutamente straordinario: il Piano per la ripresa, il Next Generation EU, per il triennio 2021-2023, vale a dire le risorse che si traducono a livello nazionale nel PNRR, risorse per la cui entità e flessibilità di destinazione occorre ringraziare innanzitutto l’ex Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e il suo Governo.

Il DSR interviene quindi rispetto ad una programmazione di sette anni dal 2021 al 2027 e si interconnette strettamente con gli interventi sostenuti dal PNRR dal 2021 al 2023, ma con capacità di spesa fino al 2026, 7 anni, quindi, ma che in realtà sono molto di più. Credo che questo punto ci debba essere chiarissimo. Con questo DSR non stiamo solo orientando la programmazione strategica della Regione per i 7 anni da oggi al 2027, non stiamo solo compiendo un’operazione tutto sommato analoga a quella delle precedenti programmazioni dei fondi europei o di altre risorse nazionali ed europee collegate, come nel 2014 o nel 2027 per i 7 anni precedenti, stiamo definendo oggi e qui quello che sarà fino al 2050 e anche oltre, quello che sarà in Emilia-Romagna, ma non solo, senza dubbio nel bacino padano e in generale nel nostro Paese e in Europa.

La sfida che abbiamo di fronte è infatti sia quella legata alla crisi da Covid 19, quindi alla pandemia, sia alla necessità di rispondere ai cambiamenti climatici in corso e di farlo modificando alla radice questo modello di sviluppo. Per questo la valenza temporale del DSR non è quella del 2027, comunque molto rilevante, ma quella del 2030, del 2035, del 2050, vale a dire le scadenze entro le quali devono essere assolutamente raggiunti gli obiettivi indicati dal Green New Deal europeo e dalla legge europea per il clima.

In altri termini, con il DSR, anche con gli orientamenti e le misure e le azioni che il Documento Strategico regionale individua, dobbiamo percorrere con decisione e costanza, senza se e senza ma, la strada di un nuovo modello di sviluppo sostenibile e conseguentemente giusto, giusto e come tale sostenibile.

Il documento che oggi arriva in aula segue un percorso molto articolato, che ha affrontato discussioni affrontate in 6 Commissioni e che riflette la complessità del processo attraverso il quale è stato redatto anche nel sistema di governance, che deve tener conto del confronto con gli enti locali, con le parti sociali, con gli altri soggetti firmatari del nuovo Patto per il clima e per il lavoro.

Sotto questo profilo il DSR si presenta come un documento maturo, che cerca di dare conto dell’esigenza di orientare in modo unitario le consistenti risorse europee, oggi disponibili anche per la nostra Regione, e di farlo rispetto alla stella polare della transizione ecologica. È chiaro che questo è un documento di programmazione strategica, saranno poi le singole misure attuative e prima ancora i programmi operativi dei fondi ad indicare la capacità di corrispondere davvero agli obiettivi sfidanti del DSR.

Rispetto a questo testo ho ritenuto necessario proporre comunque alcuni emendamenti, uno in particolare che tiene conto anche dell’esito di confronti che io stessa ho svolto in questi ultimi tempi in uno dei luoghi simbolo del lavoro della nostra regione, proprio per questo emblematico di come dovrà essere la Regione che ci aspettiamo, ovvero competitiva, equa, sostenibile anche per le prossime generazioni.

Parlo di Ravenna e del suo porto, una delle vie di accesso delle merci in Emilia-Romagna e, in generale, in tutto il bacino padano. Uno snodo che può ambire ad essere anche una delle principali vie per l’export delle produzioni del bacino padano e anche il terminal dell’Alto Adriatico per il traffico passeggeri. Ravenna e il suo porto sono, sotto questo profilo, un luogo nel quale l’Emilia-Romagna si gioca il futuro, indicando con chiarezza quale sviluppo, quale modello di impresa, di logistica vuole costruire.

L’emendamento, infatti, consiste sull’impegno che deve essere assicurato alla scelta di integrazione in tutta la filiera logistica, scegliendo con chiarezza l’investimento sul trasporto delle merci su ferro, spostando container dalle strade, dagli automezzi pesanti alimentati con motori endotermici, dalla coesistenza forzata e il pericolo del traffico leggero alla ferrovia. In questo campo, nella logistica, nell’integrazione e nell’unitarietà della programmazione, non significa solo trasporto su ferro, ma anche integrazione degli operatori e della stessa presenza pubblica.

Ho poi voluto presentare altri due emendamenti all’ultimo minuto, e mi scuso per questo anche con il relatore di maggioranza, però fanno seguito ad alcune dichiarazioni che ho dovuto leggere proprio nelle ultime ore di una collega in particolare. Riguardano il tema dell’energia, ovvero scongiurare il pericolo che si continui a puntare sulle fonti fossili. Il problema lo abbiamo affrontato anche stamattina durante il question time. Soprattutto sul documento che esamineremo e che fa seguito a questo c’è la strategia di specializzazione all’S3. Però, a seguito del question time, dove ho cercato di far emergere delle criticità che avevamo già sollevato anche in Commissione rispetto all’idrogeno blu, al CCS, le risposte che abbiamo avuto non sono state convincenti.

Credo serva fare ancora un passo in più, confrontarci finché è possibile, prima di arrivare all’approvazione di quel documento. Lo dico ‒ ripeto ‒ anche alla luce della disponibilità del sindaco di Ravenna a trovare un’intesa su queste tematiche. Il tempo, secondo me, lo abbiamo ancora. Dobbiamo sfruttarlo al meglio per trovare una quadra su questi temi.

Mi dispiace, però, leggere proprio in queste ore alcuni comunicati che cercano di fare dei passi e dare dei giudizi affrettati, nascondendo il fatto che il problema dentro quei documenti c’è ed esiste, cioè il fatto che all’interno del documento che tratta del tema della ricerca di fondi 2021-2027, che punta ancora sulla tecnologia del CCS c’è e ce lo dobbiamo dire. Non possiamo dire che va tutto bene semplicemente perché la Regione oggi dichiara di non mettere dei fondi propri regionali su quel progetto, perché, per quanto mi riguarda, lo stesso principio vale anche se i fondi sono europei, anche se trattano della ricerca. Il problema è il medesimo.

Quindi, non possiamo dire, e lo dico rispetto a delle dichiarazioni che sono state fatte, che il problema non esiste e che ci dobbiamo rallegrare del fatto che la Regione non metta dei fondi propri, perché anche orientare i fondi europei significa fare delle scelte. Le scelte devono essere, dal mio punto di vista, ambiziose, perché, come dicevo stamattina, qui è in gioco il futuro delle nuove generazioni e il futuro dell’ambiente in cui viviamo.

Ne approfitto, anche se faremo una discussione sicuramente complessa e complicata nell’oggetto che tratteremo, quindi l’S3, prossimamente, a questo punto direi domani, però l’invito davvero è a non fermarsi sulle proprie posizioni e cercare di avere un confronto franco, serio e sincero rispetto anche alle ricadute che questo può avere sui territori.

Al di là degli aspetti politici che esistono, che ci sono e che vanno affrontati, ci sono anche delle ricadute sul territorio. L’Europa ci ha detto ieri in maniera chiara che l’idrogeno blu non deve rientrare dentro i fondi del PNRR, tanto per citare uno dei due problemi. Questa è la linea che dobbiamo seguire anche qui in Regione, che si tratti di fondi regionali o che si tratti di fondi europei. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Bondavalli, prego.

 

BONDAVALLI: Grazie, presidente.

Approfitto per ringraziare il relatore di maggioranza, Marco Fabbri, per il grande lavoro, l’importante lavoro che è stato fatto peraltro insieme al relatore di minoranza, ai consiglieri, grazie al lavoro del sottosegretario prima in modo particolare per il metodo che è stato scelto fin dal principio.

Questo è un atto – è stato detto – di assoluta rilevanza per la programmazione regionale, per la sua natura strategica di quadro di riferimento per un utilizzo coordinato dei fondi europei di diversa derivazione.

È chiaro che la pandemia da Covid-19 ha profondamente influito sulla definizione dei contenuti di questo atto, avendo approfondito alcuni dati di contesto già presenti, a partire dalle differenze esistenti sul piano sociale, di genere e territoriali; lo stesso quadro che caratterizza naturalmente anche la nostra Regione ai vertici nazionali e non solo per indicatori generali sulla qualità della vita, ma con sotteso un accrescimento degli elementi di indebolimento dell’equilibrio sociale.

Ritengo essenziale il fatto che la programmazione disposta dal DSR risulti indirizzata a ricomporre i differenziali che possono insidiare la tenuta della coesione delle comunità. La ripartenza, infatti, deve essere necessariamente complessiva e deve essere per tutti.

Le conseguenze determinate dalla pandemia sul piano sociale e sul piano economico, infatti, esigono da un lato azioni a breve termine, ma devono allo stesso tempo prevedere una prospettiva di medio e lungo termine, indispensabile per determinare trasformazioni di carattere strutturale proprie della natura strategica di questo atto.

Considero fondamentale che la traiettoria del DSR sia indirizzata al perseguimento dei quattro macro obiettivi individuati nel Patto per il lavoro e per il clima, a loro volta coerenti con i contenuti del programma di mandato di questa Giunta. Il legame diretto tra Documento strategico e patto consente peraltro, sul piano del metodo a cui prima facevo riferimento, una programmazione dei fondi europei rispettosa della dimensione partecipativa, sulla base della quale il patto stesso è stato delineato.

Anche prima il sottosegretario Baruffi ha ribadito l’importanza di questo confronto, di questa partecipazione e del coinvolgimento diretto degli Enti locali, non dimenticando certo la duplice direttrice, rappresentata dalla necessità di produrre un’accelerazione rispetto alla trasformazione dell’economia regionale in chiave di sostenibilità, la cosiddetta transizione ecologica, e della sfida alla digitalizzazione. Questi sono due elementi essenziali per la ripartenza, e la prospettiva anche di questa Regione.

Esiste un’esigenza prioritaria, però, che riguarda il ripristino degli squilibri. Il timore fondato è che alcuni dati sociali da rafforzare già prima del 2020, l’anno in cui la pandemia ha preso il via, possano risultare oggi ancora più fragili, e il primo fronte di cui occuparsi è sicuramente quello che riguarda il mercato del lavoro, che tra il 2014 e il 2019 aveva registrato il 6,3 per cento in più di occupati, pur con una diminuzione del settore dei lavoratori autonomi.

Il modello di sviluppo post pandemia dovrà provare ad assicurare il recupero dei posti perduti durante l’emergenza sanitaria. In particolare, sarà proprio importante adoperarsi sul divario di genere. Risulta oggettivo il dato di una marcata ricaduta sul tasso di disoccupazione femminile degli effetti causati dal Covid-19.

Credo che un’analoga considerazione vada fatta in riferimento al divario generazionale, tenendo conto che già nel 2019, rispetto alle fasce anagrafiche 15-24 anni e 25-34 anni, il dato regionale risultava migliore rispetto alla media italiana, ma superiore ai riferimenti europei e che nel 2020 gli occupati under 24 sono calati quasi del 10 per cento.

Per assicurare la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva indicata nel DSR, risulterà fondamentale fronteggiare, ad esempio, la dispersione scolastica, alla quale la pandemia, con le forti limitazioni determinate alla scuola in presenza, non ha certamente arrecato un contributo positivo. E poi bisognerà occuparci dei NEET, i giovani non inseriti in un percorso scolastico formativo, ma neppure iscritti a un’attività lavorativa.

A riguardo di tutto questo ambito risulta funzionale ed appropriato il primo obiettivo strategico nel Patto per il lavoro e per il clima fatto proprio dal Documento strategico regionale, ovvero quello riferito alla conoscenza e ai saperi. L’investimento in educazione, istruzione, formazione e ricerca può davvero oggi risultare decisivo per produrre lavoro di qualità e contrastare precarietà e squilibri.

Per concludere, c’è anche un equilibrio da recuperare sul piano delle aree geografiche in cui è articolata la nostra Regione. Si riferisce a questo il tema dello sviluppo territoriale integrato, indicato proprio nel DSR, che si pone l’obiettivo di recuperare il valore della prossimità attenuando le distanze territoriali. La ricerca di un equilibrio relativo ai quattro ambiti principali dell’Emilia-Romagna tra aree interne, coste e Via Emilia, diviene davvero l’oggetto da concretizzare per perseguire gli obiettivi di questo mandato, che chiaramente condividiamo pienamente nella sua sostanza, grazie al percorso che è stato fatto e al lavoro che è stato fatto. Mi fermo qui.

Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Montalti, prego.

 

MONTALTI: Grazie, presidente.

Intanto penso che il metodo sottolineato da tanti colleghi, sia di maggioranza che di opposizione, sia uno degli elementi che ha caratterizzato questo percorso, ma credo anche che sia uno degli elementi, e questo è l’auspicio emerso anche nel dibattito nelle varie Commissioni, che deve caratterizzare tutto lo sviluppo delle politiche e delle strategie individuate all’interno del DSR. Perché il metodo? Perché noi ci accingiamo oggi a discutere e poi ad approvare quello che è il quadro strategico della programmazione dei fondi europei della nostra Regione da qui ai prossimi sette anni.

In realtà, l’orizzonte di queste politiche, come anche tanti altri colleghi hanno sottolineato, è un orizzonte molto più vasto ed è evidente che questo tipo di politiche può raggiungere, può essere realizzato, concretizzato e può raggiungere gli obiettivi che noi auspichiamo solo se il percorso è un percorso largamente condiviso, condiviso dagli stakeholder, condiviso dal mondo economico, condiviso dagli Enti locali, condiviso, e questo è un elemento importantissimo e fondamentale, dalla comunità emiliano-romagnola, dai cittadini emiliano-romagnoli. Allora, voglio subito mettere l’accento su un elemento che è stato un po’ uno degli aspetti che hanno caratterizzato il lavoro fatto dai consiglieri regionali e dall’Assemblea, l’aspetto della governance.

L’Assemblea legislativa, che è la voce forte della comunità regionale, viene tradotta dentro al DSR come uno degli elementi, dei pilastri portanti, proprio per far sì che durante tutto il percorso di sviluppo di queste politiche ci sia una continua attività di monitoraggio, di controllo, di rafforzamento delle politiche, di confronto su quelli che sono gli obiettivi fondamentali del DSR.

Non è un elemento scontato, perché il rischio, quando si lancia una grande strategia, è quello poi di non avere dei passaggi che possano non solo valutare l’effettiva efficacia e la messa a terra della strategia, ma anche continuare nel percorso di miglioramento che è fondamentale per far sì che le politiche e la programmazione europea, che hanno un orizzonte temporale lungo, siano effettivamente efficaci.

Quindi, questo elemento della governance, che noi abbiamo cercato di inserire con grande convinzione, con un ruolo importante dell’Assemblea, è uno di quegli elementi che possiamo definire in qualche modo identitari di questo Documento strategico.

Pensando allo sforzo grande di visione, che non è una definizione autocelebrativa, ma è riconoscere che dentro questo documento strategico l’impegno che abbiamo messo rispetto alla visione, quindi rispetto all’immaginare il percorso di ripresa, ricostruzione, crescita dell’Emilia-Romagna e da qui ai prossimi anni, è uno sforzo che percorre tutti gli elementi, i pilastri di questa ripartenza e ricostruzione post Covid. Li cito per titoli, anche se nel documento corposo ci sono puntuali approfondimenti.

La ricerca e l’innovazione, che viene esplosa all’interno del documento dell’S3, della strategia di specializzazione intelligente, il tema delle competenze del nuovo sistema della formazione, da cui passa la possibilità di portare il sistema economico e sociale emiliano-romagnolo verso questo nuovo orizzonte, il tema della competitività delle imprese, con una grande attenzione al sistema delle piccole e medie imprese, perché il sistema economico emiliano-romagnolo è fatto da tantissime piccole e medie imprese, che hanno bisogno quindi di una visione di filiera per essere accompagnate rispetto a politiche fondamentali.

La transizione digitale è uno dei grandi titoli della nuova programmazione che dovrà essere concretizzata in una svolta che accompagni tutti, che non lasci indietro nessuno, e poi la svolta verde. Sapete che è un tema su cui in questa Assemblea, anche negli anni passati, abbiamo battagliato, abbiamo portato proposte, in questa nuova strategia europea che vede il Green Deal come uno dei pilastri centrali per la crescita e lo sviluppo di questa nuova Europa, l’Emilia-Romagna si deve inserire come Regione cardine, come Regione che trasforma il progetto nella svolta verde nel proprio Patto per il lavoro e per il clima. È una grande azione politica che stiamo portando avanti, che ci può davvero vedere protagonisti sullo scenario europeo, ma, oltre che essere protagonisti, ci interessa veramente portare in maniera concreta il cambiamento a livello sociale ed economico della nostra regione.

L’economia circolare, che è parte della svolta verde, ma che stiamo cercando di interpretare come uno dei pilastri nuovi dell’economia emiliano-romagnola che in maniera trasversale accompagna il sistema economico ad un grande cambiamento.

E poi la sfida fondamentale della coesione, dell’inclusione e della protezione sociale. L’abbiamo visto negli anni delle grandi crisi economiche e sociali. L’abbiamo visto durante il Covid. Senza la coesione sociale non ci può essere ripartenza, non ci può essere un cambiamento positivo, non ci può essere crescita vera. Senza coesione sociale il rischio è che noi ci perdiamo per strada i pezzi più fragili della società. La coesione sociale è anche uno degli elementi veramente identitari della nostra Regione. Quindi, è fondamentale che dentro al DSR si parli in maniera forte di coesione sociale. Sarà fondamentale tradurre anche in maniera innovativa questo tema della coesione sociale dentro la programmazione che andremo a fare, dentro il POR-FESR, dentro il POR-FSE, che probabilmente sarà anche il programma deputato a tradurre le politiche di coesione sociale in maniera concreta.

La nostra vera sfida rispetto alla coesione sociale deve essere anche quella di provarci ad immaginare, dicevo, politiche innovative, quindi di andare a cercare altri strumenti di programmazione, altre risorse per dare gambe ai nostri percorsi, alle nostre politiche, che guardino ai servizi piuttosto che all’innovazione in sanità, che ci verrà sempre più richiesta.

Per esempio, in questo scenario il quadro del PNRR sicuramente potrà essere uno degli elementi dentro cui collocare la nostra Regione e l’obiettivo di riforme che dentro il DSR ci siamo dati, parlando di politiche sociali, parlando di politiche sanitarie, di territorio.

E poi un elemento fondamentale, anche questo importantissimo, è quello che riguarda la protezione e la valorizzazione del territorio, da più punti di vista. Quello ambientale, perché abbiamo capito che la lotta al cambiamento climatico è una lotta che ci chiama costantemente e quotidianamente a tutelare il territorio, a mettere in campo politiche importanti sul tema del dissesto idrogeologico. Ma tutela del territorio e valorizzazione del territorio significa anche sostenere le politiche culturali. La nostra è una regione di grandi bellezze che vanno valorizzate. Così come sostenere le politiche in campo turistico, che sempre di più sono uno degli elementi portanti della nostra economia, ma anche di valorizzazione delle nostre comunità.

Allora, andando a concludere, credo che l’impegno che ci prendiamo oggi, che ci prendiamo guardando al futuro, è proprio questo, da un lato, quello di cercare da adesso, con il DSR che va vissuto come un primo passo nella direzione di una nuova fase delle politiche regionali, l’impegno è di concentrarci e valorizzare i territori, tutti i territori. Ci sono anche degli strumenti molto nuovi e molto interessanti previste all’interno del DSR per far sì che la programmazione sia sempre più vicina, così come il fatto che, lavorando come sistema regionale, e questa è una delle parole chiave che abbiamo dentro al DSR, si possa non solo pensare alla nostra programmazione, quindi alla parte di programmazione, che è compito diretto della nostra Regione, penso in particolare ai fondi strutturali, ma soprattutto si possa avere l’ambizione, con un progetto chiaro, con una strategia chiara, di rivolgersi, quindi di dare gambe alle nostre politiche, alle nostre progettualità attraverso i programmi nazionali ed europei.

Ci aspetta dunque un grande lavoro, ma io credo che i mesi che abbiamo passato, riflettendo insieme, confrontandoci insieme su questo Documento strategico, abbiano creato le fondamenta giuste per avviare questo percorso, per farlo bene e soprattutto per farlo insieme.

 

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ZAMBONI

 

PRESIDENTE (Zamboni): Grazie.

La parola alla consigliera Mori.

 

MORI: Grazie, presidente.

La Regione Emilia-Romagna vanta ottime performance di spesa dei fondi europei e di realizzazione dei progetti, ponendosi in cima alla classifica nazionale per stato di avanzamento dei programmi e velocità di spesa; un’efficienza istituzionale di sistema che si fonda su una visione non trionfalistica e/o autocelebrativa, ma su una visione chiara di sviluppo e di società, nonché su un’idea chiara di come realizzarla insieme, semplicemente.

Oggi noi contribuiamo, dunque, non solo a capitalizzare e rinsaldare questa nostra capacità che ha sempre supportato sviluppo sostenibile e innovazione, ma a cogliere le sfide del Next Generation EU per una trasformazione sociale ed economica fondata sul nostro primo valore aggiunto che, insieme al tema della coesione che la collega Montalti ha sottolineato, vorrei dire che è l’inclusione: l’inclusione delle differenze, delle diversità e delle fragilità, che costituiscono una grande ricchezza per ogni società che le sappia valorizzare. Quella è la sfida.

Lo abbiamo ricordato in diversi passaggi chiave in quest’aula, da ultimo con l’approvazione della legge europea e in occasione della sessione europea. Di particolare rilevanza in questo periodo di ripartenza sono tutte le azioni in grado di intercettare le risorse dall’Europa e nazionali su una linea di sviluppo che colmi i gap, divenuti insostenibili, e aumenti ora e in prospettiva la resilienza sociale. Trasformazione dunque per un nuovo umanesimo, innovazione al servizio del principio di uguaglianza, centralità della persona e dei diritti per un benessere collettivo duraturo.

Lo riaffermiamo con forza in questa sede di approvazione del nostro documento strategico, il cui successo dipenderà dal reale superamento dei divari tra centro e periferie, così come dalla riduzione delle disuguaglianze che impediscono di esprimere appieno competenze e potenzialità. Gli strumenti si stanno definendo e affinando con coerenza e concretezza - vorrei sottolinearlo – attorno all’obiettivo di rimuovere gli ostacoli e promuovere i talenti per un protagonismo paritario delle donne e delle nuove generazioni, due leve di sviluppo imprescindibili. Lo raggiungeremo grazie ad un’azione integrata, che impedirà quell’impoverimento sociale e occupazionale acuito dal Covid, che le statistiche ci hanno confermato e continuano a registrare.

Ecco perché stiamo orientando il DSR, il programma di specializzazione intelligente, su obiettivi innovativi e strategici, inserendo Women New Deal come un asse portante, che, insieme alla costituzione del recente Fondo regionale per l’imprenditoria femminile Women New Deal e la valutazione dell’impatto di genere ex ante, cerca davvero di fare dell’empowerment femminile e della parità un progetto di crescita strutturale del Paese, che, come ormai dimostrato, si traduce anche in una ripresa della natalità, che spesso è rafforzata dalla sicurezza sociale diffusa.

Gradualmente, ma in modo inesorabile irrobustiamo la nostra strategia di inclusione, che si ispira l’Agenda 2030 dell’ONU per lo sviluppo sostenibile del pianeta, ove elemento imprescindibile è il perseguimento dell’uguaglianza sostanziale, a fronte di una disuguaglianza di genere (l'abbiamo detto tante volte, ma repetita iuvant) che è fra tutte la più profonda e dunque da combattere in modo sistematico.

Dal punto di vista intersezionale, del divario sociale, economico e culturale. Questa è la vera sfida, l’intersezionalità, lo sforzo dell’integrazione, della collaborazione, della cooperazione. Non esistono politiche neutre, misure neutre, azioni neutre, esiste la società piena di contraddizioni e spigoli, che devono essere affrontati con appropriatezza, in modo adeguato, integrato, appunto intersezionale. Una delle leve più potenti per fare il salto di qualità che vogliamo nella coesione sociale e nella competitività territoriale.

Con il Documento Strategico orientiamo, perciò, risorse adeguate per irrobustire tutte le reti di prossimità a supporto delle donne e delle famiglie, comprese le strutture per l’assistenza sanitaria, territoriale, domiciliare e per la telemedicina. Come abbiamo imparato a tutti i livelli dalla pandemia, non c’è futuro sviluppo sostenibile senza un welfare accessibile, a misura di persone, senza una buona e piena occupazione per tutti e tutte come elemento fondante l’autodeterminazione.

In particolare, crediamo fortemente che sia stato importante porre in testa al Documento Strategico l’assunto che la transizione ecologica e la transizione digitale devono essere accompagnate da politiche di coesione e di equità, partendo dalla strategia per la parità di genere 2020-2025, con cui l’Europa si fa garante della parità di genere per prevenire e contrastare la violenza, le discriminazioni, le disuguaglianze strutturali tra donne e uomini, mediante princìpi di multidimensionalità.

Attraverso l’attuazione, quindi, del pilastro europeo dei diritti sociali, l’istituzione della Garanzia europea per l’infanzia si rafforza l’investimento sui sistemi educativi, formativi e di inclusione per il pieno esercizio dei diritti di cittadinanza.

Ecco dunque che, con l’inserimento del Women New Deal, in coerenza con i nostri strumenti di pianificazione e di programmazione, abbiamo pure ribadito l’obiettivo sfidante e non banale di integrare la dimensione di genere nell’elaborazione politica, normativa, strategica, progettuale e programmatica, per contribuire a migliorare le condizioni di equilibrio tra uomini e donne, evitando quell’incremento, anche inconsapevole, delle disuguaglianze e migliorando così quella governance complessiva delle politiche in ottica di genere per il progresso della società.

La Regione Emilia-Romagna si è dotata, a questo scopo, è utile ribadirlo, perché prossimamente verrà regolamentato, del Gender Impact Assessment, ovvero la valutazione dell’impatto di genere ex ante delle leggi, per verificare in che modo le opzioni legislative di Public Policy, apparentemente neutre rispetto al genere, possano influenzare in modo differente, invece, donne e uomini, consentendo di uscire dal recinto delle frammentarie misure specifiche per le donne, partendo dal nucleo operativo di impatto. Quel “noi” che noi siamo abituati, appunto, a usare nelle nostre strategie di sistema.

Tutto questo impegno, questa passione, questa competenza consapevole e mirata, questa ossessione la mettiamo a disposizione prima di tutto non del gender, ma del lavoro, della soggettività, dell’autonomia delle ragazze e delle donne dell’Emilia-Romagna, ma soprattutto per rifondare una nuova alleanza, un’alleanza ispirata al riconoscimento e al rispetto reciproco contro ogni discriminazione e violenza.

Un pensiero, a tal proposito, va a Chiara Gualzetti e a tutte le altre vittime a cui è stato negato il futuro. Sicuramente per loro e per tutte non smetteremo di fare la nostra parte.

Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Grazie, consigliera Mori.

La parola al consigliere Tagliaferri.

 

TAGLIAFERRI: Presidente, colleghi, con l’approvazione del Documento strategico regionale per la programmazione unitaria delle politiche europee di sviluppo, nome, devo dire, oltremodo arzigogolato per descrivere le linee guida nella gestione dei fondi europei, noi oggi iniziamo a stringere il cappio della verità sulle tante edulcorazioni o narrazioni propinateci dalla Giunta e avallate dalla maggioranza che guida la Regione.

Non avendo il tempo per entrare nel singolo dettaglio di ogni specifico aspetto, rilevo la tendenza a presentare con un nuovo nome una gestione dei fondi europei che sostanzialmente ricalca lo schema usato in passato, come se i problemi, le incertezze, i ritardi, gli imbarazzi, gli errori che questi due anni di pandemia non ci fossero stati.

Ecco quindi che in maniera a volte un po’ strisciante, in altri casi con voce più stentorea, ritorniamo al solito teatrino: in Emilia-Romagna tutto va bene, tutto è stato accuratamente previsto e attuato. Ma non vi pare oltremodo ridondante, cari colleghi della maggioranza, che dopo due anni di emergenza totale continua, che ha fatto comprendere anche ai più sbadati tra noi la fragilità e l’inefficienza di tantissimi modelli programmatori e organizzativi, abbiamo ancora a che fare con documenti che io chiamo “pangemici”, che trattano in poche pagine ogni possibile area di criticità o sviluppo? Per fare un esempio, che dire delle poche paginette destinate alla sanità in epoca attuale?

Ecco, sulla base di ciò si arriva inevitabilmente a sminuire di qualunque contenuto realmente programmatorio operativo il documento che non so quanto inconsciamente diviene solo l’ennesimo documento di marketing sulla bontà di governo di questa Regione rispetto al buio che lo circonda.

Non credo che la complessità dei fenomeni che ci troviamo ad affrontare possa essere risolta in documenti come questo, che rischiano di essere solo ed unicamente delle belle enunciazioni del tutto prive di concretezza. La prova è il tipo di documento su cui discutiamo: un atto di Giunta già ben preordinato e confezionato, su cui è praticamente impossibile intervenire e su cui, in altri termini, non mancherà il mio convinto voto contrario. E non tanto per posizioni preconcette, ma perché trovo del tutto inaccettabile un iter del genere con le enunciazioni trionfalistiche contenute in questo documento.

Nel corso del dibattito è emerso un tema. Spesso discutiamo di documenti fotocopia rispetto al passato e questo vuol dire o che c’è il massimo di lassismo nella scrittura dei sopracitati, oppure che non si ha più voglia di progettare e realizzare cose nuove.

Non è possibile che si ripetano sempre gli stessi obiettivi, perché significa che in passato non si è stati capaci di raggiungere, vuol dire che questa Amministrazione arranca e non è in grado di essere in sintonia con la società emiliano-romagnola. È questo che si aspettano i cittadini dell’Emilia-Romagna, ai posteri l’ardua sentenza. Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Grazie, consigliere.

La parola adesso al consigliere Amico Federico.

 

AMICO: Grazie, presidente.

Anch’io voglio ringraziare chi nel corso di questi mesi ha accompagnato la discussione all’interno delle Commissioni di questo documento strategico, quindi sia il consigliere Fabbri come relatore di maggioranza, ma altrettanto il sottosegretario Baruffi e gli uffici che hanno supportato, anche nella costruzione non solo della discussione, ma anche delle modifiche, delle implementazioni che come consiglieri abbiamo presentato nel corso dell’iter all’interno della Commissione II, che hanno consegnato alla discussione di oggi un documento sicuramente arricchito e ulteriormente tridimensionale.

Un documento che cerca di inquadrare la modalità attraverso cui questa Regione vuole intraprendere un percorso di impiego dei fondi strutturali europei in un ambito di crescita di disponibilità, ma soprattutto in un ambito non solo di ripartenza, dopo la dinamica che abbiamo vissuto fino ad oggi della pandemia, ma anche in un ordine di orientamento politico chiaro, preciso e netto, laddove le due questioni fondamentali che la pandemia ci consegna, ma che non sono  esclusivamente legate ad essa, cioè la necessità di una transizione ecologica accompagnata da un cambiamento sociale profondo e quindi dal supporto delle trasformazioni sociali in essere, disegnano l’orizzonte all’interno del quale il documento si inserisce.

In particolare, relativamente alla ricerca, al supporto e allo sviluppo di un lavoro più stabile, più giusto, più di prospettiva, laddove nel corso di questi anni, anche l'Emilia-Romagna purtroppo ha vissuto di precariato, di frammentazione. Un esempio tra tutti a cui assistiamo, sia per quanto riguarda i lavori stagionali all’interno del turismo, sia quelli legati all’ambito dell’agricoltura, laddove si impiega ancora oggi, anche in queste terre, del caporalato; un lavoro e una prospettiva di ordine sociale che ha come punto nevralgico, per quanto riguarda lo sviluppo e la costruzione di una società diversa, sicuramente l’ambito giovanile, così come quello femminile, senza dimenticare una trasformazione che è da lungo tempo in atto, anche all’interno dell’Emilia-Romagna, che non può essere trascurata e che deve trovare un modo, anche qui, inclusivo, assieme a tutte le differenze che anche prima sono state indicate, legato al tema delle migrazioni, che sono comunque presenti sul nostro territorio e che vanno in una qualche maniera intrecciate con le trasformazioni demografiche in atto.

Un documento conseguente al Patto per il lavoro e per il clima che segna questa legislatura e che mi spinge a soffermarmi su alcuni degli aspetti in esso contenuti. In particolar modo, per quanto riguarda la Regione della conoscenza, la Regione dei diritti e dei doveri, credo che, per esempio, anche introdurre all’interno di quelle che sono le attività destinatarie dei fondi strutturali, introdurre ‒ dicevo ‒ anche l’opportunità per quanto riguarda sia le imprese che le infrastrutture culturali sia un passaggio centrale e importante che sta nell’accompagnamento non solamente dei bisogni delle persone, ma anche dei desideri, e che significa accompagnare un accesso a quella che è una cultura in una chiave emancipativa che non è solo ed esclusivamente l’elemento di intrattenimento, ma di sviluppo economico, di sviluppo sociale, di sviluppo della persona nel suo complesso.

Così come, per quanto riguarda l’aspetto più legato ai diritti e ai doveri, l’interazione che si viene a determinare in una serie di misure che sono state più volte richiamate, anche quest’oggi, dalla prossimità ai servizi sociali, alla riformulazione di quelle che sono le condizioni attraverso le quali noi possiamo accompagnare i cittadini emiliano-romagnoli a un benessere complessivo, credo che si identifichi anche nell’intreccio tra quello che è il lavoro che svolge chiaramente con priorità il pubblico, che ha anche un intreccio positivo con quello che chiamiamo terzo settore, per generare una Regione più inclusiva, più equa e più sociale. Quell’interazione ci consentirà, credo, di mantenere l’obiettivo della prossimità dei servizi, delle relazioni con le persone; un’interazione con il terzo settore che non è solamente fatto di associazione, ma è fatto anche di imprese, soprattutto imprese sociali, imprese cooperative, che è allo stesso tempo un elemento di sviluppo e di costruzione del benessere sia materiale che immateriale delle persone. Quello che noi abbiamo vissuto negli anni passati in termini di investimenti dal punto di vista pubblico, di risorse per quanto riguarda l’ambito dei servizi, l’ambito della sanità, credo che debba essere ancora una volta e sempre più rimarcato come un elemento non tanto di spesa improduttiva, ma come un elemento di spesa produttiva vera e propria in quanto coinvolge decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori che hanno bisogno di essere accompagnati, anche al di là dell’elemento strettamente di carattere salariale, che chiaramente traguardano una attività anche propria e singola, che non è solo ed esclusivamente prestazionale, ma che ha a che fare con l’elemento, la cura e il benessere delle persone e che, quindi,  presuppone anche una scelta non solo di carattere materiale, ma anche di carattere ideale da parte di questo.

L’abbiamo visto, in particolar modo, per quanto riguarda coloro che hanno operato nel corso di questi mesi nell’ambito della sanità, ma lo sappiamo anche per quanto riguarda i vari operatori sociali all’interno delle CRA, così come dei centri diurni per disabili, eccetera. Se noi saremo in grado, così come descritto all’interno del DSR, di orientare le risorse ingenti, anche provenienti dall’Europa, specifiche per quanto riguarda la Regione Emilia-Romagna, certamente in relazione con il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma soprattutto quelle specifiche proprio della Regione Emilia-Romagna in una chiave di implementazione di questi ambiti sia per quanto riguarda un accrescimento dei valori da riconoscere agli operatori, sia per la ridefinizione di quelli che sono i perimetri di raccordo e di rapporto tra i soggetti pubblici e i soggetti del privato sociale, credo che noi otterremo, nel corso dei prossimi anni, anche la possibilità di elevare i nostri standard qualitativi dei servizi, elevare gli standard qualitativi che hanno a che fare con le persone, sia per coloro che debbono ricevere questi servizi, ma soprattutto anche per coloro che questi servizi li praticano. Quando parliamo di servizi alla persona, servizi di cura, parliamo di personale e io credo che anche nelle forme di innovazione e di rapporto noi avremo molto da fare, forme che costruiranno la cornice attraverso la quale questi fondi potranno essere utilizzati al meglio e potranno rispondere, rispetto a quanto riportato da chi mi ha preceduto, sulle valutazioni di impatto sia ex ante, sia ex post delle nostre azioni. Diventa prioritario in questo frangente di misurazione, rendicontazione, trasparenza e capacità di coinvolgimento dei cittadini, che tutti possano concorrere alla nuova fase.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Zamboni): Grazie, consigliere Amico.

La parola adesso al consigliere Taruffi, che sta per raggiungere la postazione.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

Aggiungo solo alcune considerazioni alle parole del collega Amico, che ha svolto un’analisi puntuale per quanto ci riguarda del testo in discussione.

Parto da un ringraziamento perché, oltre che ovviamente al relatore di maggioranza e al sottosegretario Baruffi, che ha seguito e accompagnato tutto il percorso in Commissione, vorrei estendere un ringraziamento sincero e sentito a tutta la struttura, agli uffici, non solo per il lavoro di programmazione che stanno facendo e che ci stanno aiutando a fare in questo momento, in questo frangente, in questo percorso così delicato e così importante. ma anche e soprattutto per il lavoro che è stato fatto dal 2014 ad oggi.

Ovviamente non partiamo mai da zero, abbiamo sempre alle spalle un lavoro che, per quanto riguarda la struttura tecnica dirigenziale della nostra Regione, è un lavoro di prim’ordine, e se l’Emilia-Romagna è una delle Regioni che spendono meglio e più in fretta i fondi europei, è anche e soprattutto grazie alla struttura tecnica che ci accompagna, che lavora e che assicura alle scelte politiche una capacità che non è secondaria rispetto al risultato e soprattutto è di prim’ordine rispetto a tutte le altre Regioni. Qui discutiamo e spesso ci animiamo giustamente su alcuni punti, su alcuni aspetti, però dobbiamo avere la consapevolezza piena del fatto che, se l’Emilia-Romagna ha la capacità di spesa che ha e la capacità di finalizzare le risorse europee che ha dimostrato di avere in tutti questi anni è perché a lavorare tutti i giorni c’è una struttura tecnica, che sono dipendenti pubblici... Spesso vengono denigrati e additati come fannulloni. C’è qualche Ministro della Repubblica che si è spesso esercitato in queste definizioni. Vorrei ricordare a tutti che la capacità che esprimiamo dipende anche e soprattutto dal lavoro della nostra struttura.

I fondi di programmazione che dal 2014 al 2021 abbiamo finalizzato nel modo che ricordavo ci danno la possibilità oggi di impostare un lavoro in un mondo cambiato completamente dalla pandemia, di fronte a sfide globali completamente diverse, che chiedono uno sforzo e un surplus di impegno da parte di tutti. Il documento che abbiamo di fronte è un documento articolato, molto complesso, che tocca tanti aspetti e che io credo possa essere riassunto nei tre capisaldi, che poi danno anche il titolo in parte ai capitoli del documento stesso: lotta alle disuguaglianze, coesione territoriale... Perché sappiamo bene che una parte delle disuguaglianze oggi deriva, ovviamente, non solo dalla pur fondamentale, purtroppo, disuguaglianza economica che si è acuita nei mesi della pandemia, ma dipende anche dal luogo in cui è dato vivere, nascere e crescere. Una disuguaglianza territoriale di opportunità che anche nella nostra regione esiste, ancor più a livello nazionale, ma anche nella nostra regione.

Quindi, lotta alle disuguaglianze, coesione territoriale, transizione ecologica e transizione digitale sono i grandi capisaldi su cui si gioca la sfida non solo della nostra Regione, non solo del nostro Paese, ma sicuramente dell’Unione europea e forse del pianeta stesso.

Siamo inseriti in un contesto economico, quello che conosciamo. La pandemia, come dicevo, ha cambiato tutto e ha cambiato anche le letture tradizionali di chi per anni ha vaticinato il mercato come unica soluzione a tutti i mali. Abbiamo visto che non è così, che l’intervento dello Stato, il ruolo dello Stato anche in economia è fondamentale, è stato fondamentale ed è ancora oggi fondamentale per dare una mano concreta alle imprese, alle famiglie, alle lavoratrici e ai lavoratori per affrontare il periodo di crisi che abbiamo conosciuto. Un ruolo, quindi, decisivo, il ruolo fondamentale che lo Stato, e le articolazioni dello Stato, deve svolgere e può svolgere in una fase come quella di oggi, in cui siamo chiamati a operare, è riassunto nel Documento strategico regionale nella parte di specializzazione di intelligenza e quindi di ricerca sulla quale poi ci confronteremo domani e su cui pure alcuni rilievi abbiamo mosso in Commissione e probabilmente continueremo a muovere anche nelle prossime ore.

Però, il documento è un Documento strategico, articolato e complesso, che delinea il quadro degli interventi nei quali pensiamo di indirizzare gli interventi pubblici della nostra Regione e, attraverso la Regione, quelli che arrivano dall’Unione europea, che hanno un ruolo fondamentale, non solo per l’ammontare complessivo delle risorse di cui parliamo, 5 miliardi circa tra pubblico e privato, che possono essere orientati, ma anche per il segno e per l’opportunità che abbiamo di indirizzare, alla luce degli insegnamenti drammatici che la pandemia ci ha lasciato, la ripresa.

Non a caso i finanziamenti di cui parliamo, la programmazione delle risorse di cui parliamo si intreccia con il Piano nazionale, deve intrecciarsi con il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che deve avere questa come finalità.

Chiudo con un’ultima considerazione, che credo sia altrettanto importante perché, voglio sottolinearla con forza in questo passaggio, ci ricorda la caratteristica fondamentale di questa Regione, la capacità cioè di tenere insieme i soggetti che abbiamo accompagnato e ci hanno accompagnato nella stesura del Patto per il lavoro e per il clima, i soggetti del mondo reale, che rappresentano la nostra Regione, le forze economiche e sociali della ricerca, le rappresentanze degli Enti locali che sono all’interno di quella schiera numerose di soggetti, le rappresentanze del mondo ambientale, gli ambientalisti, che all’interno del Patto per il lavoro e per il clima hanno condiviso e stanno condividendo un percorso di cui il documento che discutiamo oggi è parte integrante.

Lo dico ben sapendo – l’ho detto in Commissione e lo ripeto oggi – che il contributo che possono dare, che danno e che stanno dando i soggetti che stanno nel Patto per il lavoro e per il clima, è un contributo fondamentale che è caratterizzante, ripeto, del modo di agire e di programmare della nostra Regione. Non è ovviamente in nessun modo – non può esserlo, d’altra parte, e sarebbe sbagliato se così fosse – sostitutivo delle prerogative, del ruolo che dobbiamo svolgere noi come consiglieri regionali, che svolgono le forze che stanno in seno all’Assemblea, che sono elette da tutti i cittadini e da tutte le cittadine della nostra Regione, un contributo prezioso che non è sostitutivo ma che - voglio sottolinearlo ancora - rende la nostra Regione davvero un unicum rispetto alle altre Regioni italiane.

Non mi sembra che esistano altre realtà che stanno producendo una modalità di uscita dalla crisi come quella a cui stiamo lavorando noi, di cui vedremo i risultati, perché non stiamo dicendo che va tutto bene e avanti così, stiamo dicendo che abbiamo individuato un percorso e questa Regione sta lavorando ad un modello di interrelazione che ha salde radici nella nostra Regione, che è caratterizzante dello stile di lavoro di questa Regione, che sicuramente sarebbe utile come modello anche per il Paese.

Tenere allo stesso tavolo i soggetti che sono all’interno del Patto per il lavoro e per il clima, provare a condividere con loro strumenti di programmazione e documenti strategici, raccogliere soprattutto le osservazioni che arrivano da quest’aula è infatti un lavoro complesso, articolato, che però rende l’Emilia-Romagna quella realtà che conosciamo, così diversa da tutte le altre.

È un bene prezioso, è una responsabilità che abbiamo tutti, e io credo che insieme dobbiamo indicare una strada non solo per i 4,5 milioni di cittadini che rappresentiamo, ma anche per dare un contributo concreto al Governo e al nostro Paese per indicare una strada, un modello e una possibilità di lavoro e di coesione che tenga insieme interessi distinti e differenti tra loro.

Grazie.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

Il mio intervento sarà brevissimo, perché sono già state spese parole che io condivido, è già stata definita la natura di questo documento, che non a caso si chiama strategico perché indica gli assi di intervento per favorire la ripartenza della nostra Regione in chiave post pandemica, ma a 360 gradi.

Deve essere una ripresa che non ci riporta al prima della pandemia, ma che ci deve proiettare in una dimensione diversa, quindi gli assi di intervento devono essere la transizione ecologica, la transizione energetica, quindi diverse forme di trasporto. Io ho presentato un emendamento che è stato approvato, in cui chiedevo che il trasporto pubblico locale fosse definito con mezzi a trazione elettrica. Poi è stato emendato con “mezzi prevalentemente a trazione elettrica”. Quello che ci ha insegnato la pandemia è davvero che niente deve essere più come prima. Ma non può essere solo una frase. È una frase che va tradotta in scelte, che va tradotta in finanziamenti, che va tradotta in priorità nell’uso delle risorse. Sennò ci raccontiamo un film diverso da quello che abbiamo descritto. Ci raccontiamo il film di una ripartenza che ci riporta con l’orologio a dove eravamo prima. Invece lo scossone che ci ha dato questa pandemia va interpretato e va colto a favore del cambiamento, un cambiamento di qualità.

Sono già stati ricordati i temi della transizione ecologica. Tema dell’equità sociale. Noi, come Europa Verde, abbiamo presentato un emendamento che richiama l’attenzione sui giovani stranieri di seconda e terza generazione che arrivano a rappresentare il 18 per cento della fascia giovanile residente nella nostra regione. Quindi, quando si parla di coesione sociale bisogna tenere presente anche queste persone. Anche di fronte a episodi di razzismo, che sembrano tanto fuori luogo in una regione come la nostra, ma che anche la nostra regione vede rappresentati.

Si è parlato di una ripresa che veda le donne non più come condannate sempre a subire le conseguenze delle crisi. L’abbiamo visto a dicembre: 104.000 posti di lavoro perduti; 99.000 riguardavano le donne, che sono state le più colpite dalla pandemia per la tipologia delle professioni che svolgono e sono state anche quelle che ci hanno rimesso di più in termini di lavoro. Questa Regione ha fatto una scelta molto importante da questo punto di vista, che anche come Europa Verde avevamo sostenuto: inserire lo strumento della Valutazione d’impatto di genere come strumento preventivo per valutare la ricaduta delle politiche a seconda del genere, proprio per arrivare a colmare quel gap di genere; e non colmarlo più solo a parole, ma attraverso un’analisi preventiva degli investimenti e delle priorità che ci diamo.

Se guardiamo, invece, alle attività produttive, che sono sicuramente uno degli assi portanti di questo Documento strategico, il rilancio dell’economia, come Europa Verde ci siamo concentrati su un tema a noi caro, che è quello dell’agricoltura biologica. In questo caso abbiamo chiesto che ci sia uno sforzo a favore della promozione e della costituzione dei bio-distretti. Ho presentato un progetto di legge per fare dei bio-distretti non solo una sorta di consorzio di produttori di biologico, ma una chiave di volta per creare delle comunità come si usa oggi, con un termine abusato, che forse è venuto anche a noia, resilienti anche dal punto di vista sociale, quindi comunità dove non solo si produce biologico, ma dove il turismo è sostenibile, dove si creano anche Comunità energetiche, quindi dei tasselli di questo sviluppo ecologico radicato in territori, anche quelli svantaggiati della montagna, che forse da questo tipo di sviluppo possono trarre nuova attrattività in termini, appunto, di sviluppo del turismo locale.

Andando a concludere, penso che questo Documento lo valuteremo anche in corso d’opera. Oggi approviamo i settori ai quali destinare le risorse per la ripartenza, ma dovremo continuare a monitorare poi il prosieguo dei lavori. Non si conclude tutto con la votazione sul DSR. Siccome è stata inserita, opportunamente, quella sorta di cabina di regia che poi seguirà l’applicazione del DSR, dovremo vigilare perché davvero tutte le aspettative che abbiamo posto nell’identificare, nell’individuare le priorità vengano rispettate in corso d’opera.

Quindi, siamo al primo tempo del film. Dobbiamo continuare a seguire come saranno anche i tempi successivi, perché ci sia coerenza tra una ripartenza che sia davvero verso qualcosa di nuovo, pur nella consapevolezza delle complicazioni che sono legate alla transizione.

La transizione non è un percorso miracolistico, però va costruito con coerenza, senza disperdere risorse. Penso, ad esempio, al tema energetico. Se ne parlerà soprattutto domani. Questa è una Regione che ha coperto i propri consumi energetici nel 2018 con un 12 per cento di fonti rinnovabili e in termini di rinnovabili ha coperto circa il 25 per cento della produzione di elettricità.

Se pensiamo che il Patto per il lavoro e il clima dà come obiettivo al 2035 il 100 per cento di energia da fonti rinnovabili, ci rendiamo conto di quanto siamo lontani da questo obiettivo, e questo obiettivo va raggiunto anche con le scelte che si faranno, con gli investimenti. a 360 gradi del DSR, con le devoluzioni di risorse dell’S3, perché non possiamo pensare di aver buttato il pallone in tribuna, dandoci come obiettivo nel patto il 2035 e poi chi vivrà vedrà.

Questo obiettivo va costruito fin da oggi, basti ricordare che la Commissione europea ha stabilito che il 40 per cento degli obiettivi al 2030 deve essere raggiunto al 2025. L’Emilia-Romagna, che è una delle Regioni più sviluppate e quindi come tale è anche tra i maggiori emettitori in Italia, perché abbiamo un sistema economico sviluppato, un sistema produttivo sviluppato sia dal punto di vista industriale che dal punto di vista agricolo, deve dare un contributo e fare uno sforzo in questo senso, e lo deve fare anche dotandosi di politiche opportune di adattamento ai cambiamenti climatici.

Su questo bisogna intervenire sia con la ricerca che con gli investimenti, perché i cambiamenti climatici sono in corso, basta vedere i dati di aumento della temperatura, siamo arrivati nella stagione invernale ad aumenti superiori alla media stagionale di oltre tre gradi, quindi un aumento pazzesco. Certo, questo ci aiuta magari a tenere più basso il riscaldamento, ma per dare il senso della direzione del cambiamento, quindi bisogna attrezzarsi per adattarsi ai cambiamenti climatici, che non vuol dire rassegnarsi, ma vuol dire avere risposte efficaci dal punto di vista sanitario, cioè di contrasto alle ondate di calore, dal punto di vista irriguo, perché si passa da periodi di siccità a periodi di piogge tropicali, quindi ci vogliono risposte che tengano conto dei cambiamenti che sono già in corso.

Anche a questo devono servire i fondi europei di cui in questi giorni stiamo decidendo la destinazione.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie.

Consigliere Fabbri, visto che non ci sono i tempi per un suo intervento completo e poi eventualmente il collega dell’opposizione non ha il tempo di replicare nella stessa giornata, se siete d’accordo chiuderei l’Assemblea di oggi per riaggiornarci domani mattina alle ore 09,30.

Consigliere Fabbri? Okay. Benissimo.

Concludiamo l’Assemblea, che riprenderà domani mattina.

Grazie.

 

La seduta ha termine alle ore 17,19

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Federico Alessandro AMICO, Michele BARCAIUOLO, Stefano BARGI, Fabio BERGAMINI, Gianni BESSI, Stefania BONDAVALLI, Massimo BULBI, Stefano CALIANDRO, Valentina CASTALDINI; Maura CATELLANI, Andrea COSTA, Palma COSTI, Matteo DAFFADA’, Gabriele DELMONTE, Marco FABBRI, Giulia GIBERTONI, Marco LISEI, Andrea LIVERANI, Francesca MALETTI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Marco MASTACCHI, Lia MONTALTI, Matteo MONTEVECCHI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Simone PELLONI, Silvia PICCININI, Giulia PIGONI, Marilena PILLATI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI; Matteo RANCAN, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Valentina STRAGLIATI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Silvia ZAMBONI.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il Presidente della Giunta Stefano Bonaccini;

il sottosegretario alla Presidenza Davide BARUFFI;

gli assessori: Paolo CALVANO, Vincenzo COLLA, Raffaele DONINI, Mauro FELICORI, Barbara LORI, Alessio MAMMI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Andrea CORSINI e Paola SALOMONI e i consiglieri Emiliano OCCHI e Ottavia SONCINI.

 

I PRESIDENTI

I SEGRETARI

Rainieri - Zamboni

Bergamini - Montalti

 

 

 

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