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139.

 

SEDUTA DI GIOVEDÌ 28 APRILE 2022

 

(ANTIMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile nel sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 5090

Comunicazione del Presidente della Giunta, ai sensi dell'art. 76 del Regolamento dell'Assemblea, su: "Autonomia differenziata: Art.116, comma 3 della Costituzione".

(Discussione e conclusioni)

(Risoluzioni oggetti 4910 e 5117 – Abbinate)

PRESIDENTE (Petitti)

BONACCINI, Presidente della Giunta

RANCAN (Lega)

BARCAIUOLO (FdI)

ZAPPATERRA (PD)

PICCININI (M5S)

PELLONI (Lega)

FACCI (Lega)

CASTALDINI (FI)

COSTI (PD)

ZAMBONI (EV)

RANCAN (Lega)

BONDAVALLI (BP)

PIGONI (BP)

TARUFFI (ERCEP)

PICCININI (M5S)

RANCAN (Lega)

ZAPPATERRA (PD)

PRESIDENTE (Petitti)

BONACCINI, Presidente della Giunta

PRESIDENTE (Petitti)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Comunicazione ai sensi dell’art. 69 del Regolamento interno

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE PETITTI

 

La seduta ha inizio alle ore 10.00

 

PRESIDENTE (Petitti): Buongiorno a tutti e a tutte.

Dichiaro aperta la seduta antimeridiana n. 139 del giorno 28 aprile 2022.

Hanno giustificato la propria assenza la consigliera Montalti e gli assessori Corsini, Felicori, Mammi e Priolo.

 

OGGETTO 5090

Comunicazione del Presidente della Giunta, ai sensi dell’art. 76 del Regolamento dell’Assemblea, su: “Autonomia differenziata: Art. 116, comma 3 della Costituzione”

(Discussione e conclusioni)

(Risoluzioni oggetti 4910 e 5117 – Abbinate)

 

PRESIDENTE (Petitti): Si inizia dal seguente oggetto, comunicazione n. 5090: comunicazione del presidente della Giunta, ai sensi dell’articolo 76 del Regolamento dell’Assemblea, su “Autonomia differenziata: Art. 116, comma 3 della Costituzione”.

Ricordo che abbiamo stabilito nella Conferenza dei presidenti dei Gruppi assembleari i tempi della comunicazione del presidente, i venti minuti, i quindici minuti per Gruppo, complessivamente per ogni Gruppo, poi abbiamo anche la replica del presidente della Giunta di altri venti minuti, le dichiarazioni di voto di cinque minuti e poi, ovviamente, il tempo per la votazione delle eventuali risoluzioni, come sempre per alzata di mano.

A questo punto, partiamo dalla comunicazione del presidente. Passo la parola al presidente Stefano Bonaccini. Prego, presidente.

 

BONACCINI, presidente della Giunta: Grazie.

Presidente e colleghi, ho accolto la sollecitazione a riferire in aula e ho chiesto che la discussione fosse calendarizzata proprio per oggi per poter intervenire personalmente, rientrato questa notte dalla missione in Nouvelle Aquitaine, vista la rilevanza di un tema sul quale ho chiesto esplicitamente un mandato agli elettori nel 2020, cioè la possibilità di vedere attuata la Costituzione per quanto dispone al terzo comma dell’articolo 116 e di veder quindi riconosciute alle nostre Regione ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia; un percorso che fu avviato, ricorderete, nella precedente legislatura e approdato ad una prima significativa tappa il 28 febbraio 2018 con la stipula dell’intesa preliminare con l’allora governo Gentiloni.

Arrivammo a quel passaggio dopo un percorso piuttosto intenso, avviato in modo differente dalle tre Regioni coinvolte: noi, attraverso un accordo raggiunto al Tavolo del Patto per il lavoro insieme a tutte le rappresentanze istituzionali, economiche e sociali. Quel patto non lo condividemmo, lo scrivemmo insieme e con un mandato assembleare, cioè dell’Assemblea legislativa di allora, molto forte, perché qui in aula non ci fu alcun voto contrario. Le altre due Regioni, ricorderete, ci arrivarono dopo il referendum consultivo.

Anche l’approccio di partenza, a ben vedere, era oggettivamente piuttosto diverso. La richiesta di maggiore autonomia in Veneto e Lombardia era, almeno in quel momento, generalizzata e su tutte le materie previste dalla Carta. Non a caso il quesito referendario era generale. La nostra richiesta si fondava invece su un progetto specifico, cesellato materia per materia, funzione per funzione, indicando obiettivi di miglioramento circostanziati. Da una parte si partiva, quindi, chiedendo più autonomia in quanto tale, come fine in sé; dall’altra, nella nostra proposta, più autonomia come mezzo, come strumento per fare determinate cose.

Ancora, da un lato si invocava il trattenimento delle risorse sul territorio come residuo fiscale, a volte persino ad invocare i nove decimi del gettito. Da parte nostra si prospettava, viceversa, la possibilità, a parità di risorse, di poter ottenere maggiori economie attraverso l’efficienza e maggiore sviluppo attraverso la programmazione di politiche, investimenti, servizi di qualità. Queste differenze mi hanno sempre fatto dire che la nostra proposta, pur specifica e calibrata per il sistema territoriale dell’Emilia-Romagna, ha, però, il pregio di poter essere sostenibile, riproducibile e replicabile per le altre Regioni, e che farebbe bene anche al resto delle Regioni che non utilizzassero la riforma perché – mi si perdoni l’espressione – costringere lo Stato a programmare a determinati costi standard, fabbisogni standard, livelli essenziali delle prestazioni sarebbe, comunque, un passo avanti per l’Italia, non solo e non tanto per l’Emilia-Romagna in sé.

A mio avviso, i passi successivi, nel bene e nel male, ci hanno dato ragione. Pressoché tutte le forze politiche in Parlamento, in modo trasversale, hanno, infatti, mostrato una forte resistenza alla devoluzione di funzioni al di fuori di un percorso codificato che mettesse in salvaguardia non solo l’unità del Paese, ma anche la necessaria solidarietà tra territori e l’ambizione di determinare diritti minimi omogenei per tutti i cittadini, ovunque abitino.

È così che molte velleità iniziali e proposte oggettivamente ultronee sono via via cadute nel corso di questi quattro anni, nel confronto con quattro successivi Governi di segno politico molto diverso, nessuno dei quali ha concesso una sola virgola di autonomia. Lo considero, comunque, un bene che si sia arrivati a una più omogenea ed equilibrata discussione. Oggi nessuno – fateci caso, andate a prendervi tutte le interviste – parla più di residui fiscali – io, noi non ne abbiamo mai parlato – o di reclutamento autonomo degli insegnanti. Noi non vogliamo quella funzione. Non ci interessa che gli insegnanti siano dipendenti di questa o quella regione. Un insegnante, nato a Bolzano, a Bologna, a Roma o a Palermo, l’importante è che faccia bene il suo mestiere. O, come vedete, trasferimento alle Regioni delle Sovrintendenze: non se ne sente più parlare.

Purtroppo, però, anche molte richieste ragionevoli hanno trovato un muro non solo in un certo conservatorismo politico, anche questo piuttosto trasversale in Parlamento, ma soprattutto da parte delle strutture ministeriali a mettersi in discussione, a farsi misurare, anche solo a discutere e distinguere le funzioni e i costi. Questo lo considero, naturalmente, un male. Ce ne accorgemmo quasi subito, quando con l’allora Roberto Maroni e Luca Zaia, le loro strutture, i nostri dirigenti, i loro dirigenti avviammo confronti, partecipammo a confronti sia tra noi Regioni nelle nostre sedi, spostandoci volta a volta, sia nei confronti tematici.

Credo che un contributo significativo per sciogliere talune, anche legittime resistenze del primo tipo sia venuto anche dalla nostra proposta di definire, attraverso una legge-quadro, la cornice entro cui inserire le proposte di autonomia che, ai sensi della Costituzione, debbono essere avanzate dalle singole Regioni, negoziate con il Governo e da ultimo approvate dal Parlamento a maggioranza, come sapete, qualificata.

Si tratta di dare un ordine, un criterio, un procedimento all’autonomia, di codificare anche – aggiungo – una modalità positiva di coinvolgimento del Parlamento. Questo l’ho sempre detto, ci sono le audizioni bicamerali (ne ho svolte tre) in cui mi hanno audito rappresentanti di Camera e Senato di tutti i Partiti.

Coinvolgimento del Parlamento affinché le Camere non siano chiamate solo al termine del percorso a prendere o lasciare in blocco (peraltro, ricordo sempre che, per ogni intesa comunque votata dal Parlamento, significherebbe che oltre nove decimi di coloro che devono decidere di votare per una Regione come la nostra, un pochino meno per la Lombardia, ancora di più per altre Regioni più piccole della nostra, sono comunque parlamentari che non sono eletti o rappresentanti dei territori singoli coinvolti), né viceversa siano chiamate al termine del percorso ad alterare unilateralmente quanto è stato viceversa negoziato tra Governo e Regione, perché questo sarebbe il vero rischio.

Da qui la possibilità e la necessità, invece, di coinvolgere il Parlamento nella fase ascendente, affinché possa esprimersi prima sui contenuti delle pre-intese, e dare quindi modo a Governo e Regioni di tenerne conto a valle nelle stesse intese.

A me pare una sacrosanta tutela sia per il Parlamento che per le Regioni, l’ha proposta per prima la ministra Gelmini, quando sono stato Venezia a sottoscrivere l’accordo con il presidente Zaia per oltre mezzo miliardo di euro di investimenti tra PNRR e oltre di fondi europei, abbiamo, insieme ai giornalisti, in conferenza stampa, detto che potevamo essere favorevoli ad una proposta del genere.

Così come è essenziale che anche i Consigli, nel nostro caso l’Assemblea legislativa, siano pienamente coinvolti nella fase ascendente del negoziato. È quanto abbiamo fatto qui, se ricordate, nella passata legislatura, con ben sei risoluzioni che hanno accompagnato l’evoluzione sia della nostra proposta sia dello stato del negoziato. Infine, non da ultimo, anche per esplicita previsione costituzionale è essenziale che gli enti locali siano pienamente coinvolti. A me pare tanto più importante qui in Emilia-Romagna e per due specifici ordini di ragioni.

Le Autonomie locali sono un soggetto essenziale del governo territoriale dell’Emilia-Romagna. Arrivo a dire che, se esiste una particolare cultura politica autonomista in questa terra, è rinvenibile nei Comuni ben prima e di più che nella stessa Regione Emilia-Romagna. È appunto nel DNA della nostra regione, così come quando diciamo Emilia-Romagna, ben prima dell’ente Regione, noi intendiamo un sistema territoriale regionale fatto di Istituzioni anzitutto, ma anche di rappresentanze economiche e sociali.

Per questo la proposta di autonomia, originale in sé nel dibattito italiano, elaborata “nel” e “col” patto, non è mai stata autonomia della Regione, ma autonomia per il sistema regionale. È un altro punto fermo, a mio parere, che definisce e qualifica il nostro progetto.

Mi sono soffermato su questi aspetti, non per fare la cronistoria, ma perché ritengo che la nostra iniziativa politica e istituzionale tragga forza e ragione proprio da questa fisionomia della proposta, che considero non solo pienamente costituzionale, cioè coerente con il dettato peraltro della Carta, ma positiva per noi e aggiungo, a mio parere, per il Paese.

Inutile dire che la pandemia, il suo impatto sul sistema sanitario prima e poi su quello economico e sociale hanno fortemente modificato l’agenda, le priorità, le necessità a tutti i livelli, a partire da quello del Paese. Ci mancherebbe altro non riconoscerlo e vederlo. Se posso dire, hanno fatto emergere anche alcune evidenze su cui dovremmo riflettere, a mio parere, bene tutti insieme.

Ad esempio, la necessità di coniugare un forte sistema sanitario nazionale in grado di corrispondere ad uno shock di portata globale. Si pensi alle misure assunte addirittura su scala europea sia per il contenimento del virus che per la produzione e distribuzione dei vaccini, con l’altrettanto forte necessità di rafforzare la gestione regionale, l’infrastruttura territoriale, i servizi di prossimità nelle comunità e la domiciliarità. Anzi, abbiamo detto, e nel PNRR è contenuto, che sempre più dovremmo andare verso una sanità pubblica che sia di risposta territoriale, vicino a casa o addirittura a casa delle persone.

Mettere in contrapposizione queste esigenze significa, a mio parere, negare la complessità. Non credo di dover convincere nessuno in quest’aula, dove ci siamo confrontati nel merito – e lo riconosco a tutte le forze politiche – tante volte, ma abbiamo avvertito bene, in questi due anni, il rigurgito centralistico che una parte della politica ha espresso, a livello nazionale anche il partito a cui sono iscritto, mi permetto di dire quella parte che, in genere, si è misurata molto poco con la gestione concreta della pandemia, né col Governo, più in generale, dei problemi del territorio. Me l’avete sentito dire più volte: se qualcuno venisse da Roma in Emilia-Romagna a dire che la sanità regionale non deve essere più gestita in Emilia-Romagna, ma gestita direttamente dal centro, io credo troverebbe non la mia opposizione, che sarebbe naturale, credo anche la vostra, ma troverebbe l’opposizione, a mio parere, della stragrande maggioranza degli emiliani e dei romagnoli.

Anche la reazione alla pandemia ci ha insegnato qualcosa. Penso alla portata storica dell’iniziativa europea di NextGenerationEU e soprattutto al PNRR approntato dal nostro Governo. Non è oggi il momento di parlare di questo. Lo abbiamo fatto e lo rifaremo anche in questa Assemblea. Abbiamo costruito un percorso, peraltro, dedicato e particolare. Ma mi preme evidenziare come anche in questo caso si sia generata una tensione tra obiettivi nazionali e gestione territoriale del piano. Da un lato, la necessità sacrosanta di definire obiettivi nazionali – ci mancherebbe altro – per interventi strutturali, anzitutto per colmare gap strutturali in termini territoriali di genere, di infrastrutture materiali e immateriali, di diritti e opportunità, e per accelerare la transizione ecologica e la trasformazione nel nostro Paese. Peraltro, un Paese che viaggia oggi a troppe velocità diverse è un Paese che dispiega poco e bene il proprio potenziale. Ricordo sempre che la Germania è diventata la Germania di oggi, così forte, quando, dopo la caduta del muro di Berlino, l’Ovest ha teso la mano all’Est, molto più povero, debole e in difficoltà per ragioni di quello che era accaduto nel dopoguerra in quel Paese. Dall’altro – lo dico senza polemica, ma non senza preoccupazione – la difficoltà di concepire un concorso attivo nella programmazione degli interventi e nel perseguimento degli obiettivi da parte dei sistemi territoriali, delle rappresentanze economiche e sociali, come se il fare bene e presto rendesse necessaria una concentrazione di prerogative e funzioni al di fuori di ogni vincolo costituzionale e di ogni valutazione sull’appropriatezza.

Credo che il confronto sull’autonomia, al pari di quello sul riordino del governo territoriale che il Governo si accinge a promuovere, dovrebbe fare i conti con queste esperienze, così come con la necessità e la difficoltà di affrontare in questa fase, a proposito di emergenze, misure e investimenti adeguati sul fronte energetico. Ho chiesto al ministro Cingolani, ad esempio, e da ultimo, di essere con noi la prossima settimana qui per lavorare insieme e per dare una mano, e ci mettiamo a disposizione, come Emilia-Romagna, rispetto alla situazione e ai problemi oggi evidentissimi.

Alla luce di tutto questo ritengo che il tema dell’autonomia meriti di essere riconsiderato, la riflessione aggiornata, la proposta innovata, alla luce del percorso intrapreso dal 2017 e dei negoziati intercorsi con i quattro successivi Governi, delle difficoltà riscontrate nel negoziato, delle resistenze legittime e per certi aspetti, come ho già detto, giustificate da un lato, ma anche di quelle che considero invece sbagliate e strumentali dall’altro, delle trasformazioni che ho brevemente citato e che conoscete bene, della necessità che la nostra proposta sia funzionale anche a dare risposta a questi problemi pressanti.

Sono cose che ci siamo detti anche con gli altri presidenti di Regione. Le comuni esperienze, che probabilmente hanno rimosso alcune differenze iniziali e magari fatto maturare anche qualche valutazione più condivisa, ma anche il confronto con il Governo, anzitutto con la ministra delegata, Mariastella Gelmini, mi fanno dire che possiamo riprendere un filo, dobbiamo riprendere un filo, dobbiamo farlo subito, liberandoci possibilmente tutti, compreso me, da alcune scorie ideologiche.

Non è sbagliato discuterne ora anche in Assemblea, certo, sarebbe prematuro dire che ci sono le condizioni per un rilancio efficace, che pure auspico il prima possibile, e anche per questo avevamo chiesto di soprassedere nella passata seduta dall’assumere atti unilaterali. Lo dico nel nostro interesse, se vogliamo arrivare a un’autonomia il più possibile condivisa e accettata anche dal Governo e dal Parlamento.

È aperto un confronto tecnico, lo stiamo svolgendo, e ora spetta al Governo, in primo luogo, dirci con chiarezza cosa intenda fare, posto che la legislatura volge ormai al termine e il tempo residuo (per questo lo dicevo) va ben dosato. Se dovessi dire – pensateci – c’è parecchio della nostra impostazione, della proposta peculiare che l’Emilia-Romagna ha avanzato e che potrebbe essere messa a fattore comune in questa fase, dalla necessità di una legge-quadro, per procedimentalizzare il percorso e per codificare in modo più compiuto e condiviso il coinvolgimento di Parlamento e Assemblea, alla condivisione di un progetto territoriale con i Comuni, le Province e quindi gli Enti locali e tutte le rappresentanze, dal modo più esigente e responsabile di affrontare il tema delle risorse fino alla codifica della funzione cruciale, che può svolgere il sistema delle conferenze, per meglio raccordare la comune responsabilità nella distinzione di funzioni di Stato, Regioni ed Enti locali, e peraltro avevo sempre detto: noi non chiediamo un euro in più di quello che già ci arriva. Anzi, usando un paradosso, ma per farmi capire meglio anche al bar, ho sempre detto, ci dessero un euro in meno di quello che oggi arriva, a noi andrebbe bene ugualmente e firmo subito. Basta che ci lascino gestire alcune materie, la gestione di quelle risorse definite prima a livello anche di livelli essenziali, di prestazioni e fabbisogni standard e, soprattutto, che ci permettano, da un lato, di programmare, che è indispensabile per fare bene e fare meglio, e dall’altro, permettetemi, per quanto burocrati siamo anche noi, soprattutto semplificare e sburocratizzare.

Naturalmente c’è anche del nuovo, come dicevo, perché non siamo perfetti. Non avevamo mica previsto tutto. Ho detto del mutato contesto in soli due anni e delle sfide dirompenti che siamo chiamati ad affrontare come Europa, come Paese e, ovviamente, come Regione Emilia-Romagna. In questo quadro, ad esempio, trovo che sia più convincente e produttivo concentrare i nostri sforzi, la nostra proposta sui temi che possono rafforzare, dicevo, la capacità di governance territoriale, semplificazione, programmazione e investimento, anziché continuare a lacerarsi ideologicamente su materie più complesse e delicate e, avete visto in questi anni, divisive, che non hanno portato a nulla pur cambiando i governi e quasi tutte le forze politiche, tranne una, va detto, siano state lo stesso al governo del Paese.

Faccio anche qui un esempio concreto. La nostra proposta in materia di scuola si è concentrata su due aspetti molto specifici e distinti: da un lato, l’edilizia scolastica perché vogliamo rafforzare, lo dicevo poc’anzi, le nostre prerogative di programmazione, a fianco di quelle proprie degli enti locali. Ho sempre pensato che se avessimo affrontato gli investimenti di edilizia scolastica finanziati dal PNRR con le modalità qui sperimentate nella ricostruzione post sisma… Verrà il presidente Mattarella tra poche settimane a, purtroppo, celebrare il decennale di quel terremoto, di quei due drammatici terremoti. Se avessimo usato le modalità qui sperimentate in quella ricostruzione, oltre 500 scuole, oltre 100 costruite ex novo, oltre 400 ristrutturate e messe in sicurezza, oggi noi saremmo già ai cantieri aperti, anziché alle graduatorie ministeriali regione per regione, provincia per provincia.

Dall’altro, la nostra proposta verte sulla possibilità di co-programmare e co-determinare gli organici per meglio calibrare fabbisogni di insegnanti e personale nel territorio, perché, ho sempre detto, chi meglio di noi, in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale, può sapere di quanti insegnanti c’è bisogno ed evitare, come accade ancora oggi, che molti studenti inizino l’anno su alcune materie e di fronte – adesso al di là dello smartworking, ma vale anche in quel caso – non abbiano l’insegnante che lo porterà a fine anno scolastico, ma magari lo vedono dopo alcuni mesi.

Nessuno qui ha mai proposto la regionalizzazione della scuola, siamo contrari, dell’Ufficio scolastico regionale, del reclutamento e della contrattualizzazione degli insegnanti. L’ho già detto prima: noi siamo contrari. Rispetto ad altre proposte, ma da subito dicemmo che questo per noi era persino un errore.

È vero, c’è chi lo ha fatto e temo che, alla fine, quella proposta abbia persino rallentato, frenato lo stesso percorso dell’autonomia, perché avete visto che polemiche ha scatenato un po’ ovunque, peraltro trasversali agli stessi schieramenti. Questa, comunque, è una mia opinione, legittima, come le altre.

Ma al netto di queste differenze, pur sostanziali, sono il primo a dire ora che potremmo senz’altro togliere la materia dell’istruzione per fermare una discussione che ha finito per non farci fare un solo passo avanti né in materia di scuola né di autonomia regionale. Potrei fare altri esempi, non c’è il tempo, ma credo si sia capito il senso.

Tuttavia, come ho detto, e vado a concludere, a differenza di altre volte non sono qui oggi a chiedervi di dare alla Giunta un mandato su una piattaforma organica o predeterminata. Sono, invece, qui a proporvi di offrire al Governo una nostra disponibilità a predeterminare insieme alcuni elementi di garanzia e di cornice, che ho anche indicato: legge-quadro; coinvolgimento in fase ascendente di Parlamento e Consigli regionali; determinazione dei livelli essenziali di prestazione; accordo con tutte le Regioni sul quadro finanziario, affinché nessuna, nessuna, al Nord, al Centro, come al Sud, che voglia o meno chiedere l’autonomia, sia preoccupata di ricevere meno in futuro rispetto a quanto riceve oggi.

Se condivisi, questi potrebbero sbloccare l’impasse. E io credo che su queste questioni che sto proponendovi come offerta al Governo di discussione, a mio parere, in Parlamento ci potrebbe essere una maggioranza più consistente di prima.

Avanziamo anche la disponibilità a formulare insieme un progetto innovativo, ricalibrato in alcuni obiettivi rispetto al mutato contesto, attraverso la concertazione istituzionale e sociale che abbiamo già sperimentato. Ma è anzitutto al Governo che io oggi chiedo quali iniziative intende assumere a fronte di questo. Altrimenti, diverrebbe solo l’ennesima proposta di un confronto che va avanti da anni e che rischia di diventare inconcludente.

Ho rappresentato queste cose ai miei colleghi presidenti di Regioni e alla ministra Gelmini, mi pare ci sia consapevolezza e anche una certa condivisione. È giusto discuterne anche qui e occorre che ciascuno faccia la propria parte, noi come sempre ci siamo, ci vogliamo stare, ci vogliamo essere, e questo confronto nel merito siamo pronti a portarlo nelle Commissioni, qui, al Tavolo del Patto per il lavoro e per il clima e, ovviamente, anche alla discussione pubblica.

Grazie, chiedo scusa se ho rubato qualche minuto in più.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, presidente Bonaccini.

Partiamo con il dibattito, con gli interventi dei Gruppi. Il primo che si è iscritto a parlare è il consigliere Rancan. Prego, consigliere.

 

RANCAN: Grazie, presidente. Buongiorno.

Ringrazio ovviamente per la convocazione di questa seduta straordinaria, da noi richiesta per fare il punto su un tema molto delicato, che è uscito per troppo tempo dell’attualità della nostra Regione, ma che sicuramente oggi ha bisogno di una bella rinfrescata, ma soprattutto ha bisogno che sia ripreso il prima possibile il percorso per l’autonomia della nostra Regione.

Questo parte da una nostra risoluzione che abbiamo presentato nell’aula precedente, dove però, anche ascoltando anche le parole del presidente Bonaccini, dove veniva detto in questa sede e viene detto in questa sede anche poco tempo fa che era difficile prendere degli impegni rispettivamente a quella risoluzione, rilevo anche però il fatto che, leggendo testualmente l’impegno della risoluzione, si chiedeva solo di continuare il percorso di autonomia differenziata confermando gli atti precedenti assunti in materia, con la richiesta al Governo e Parlamento di un’accelerazione dell’iter.

Nulla di così trascendentale o vincolante, quindi, se non andare a riconfermare quello che era stato fatto fino ad ora, stante anche una sorta di imbarazzo politico-istituzionale che abbiamo percepito nella maggioranza, e questo deve essere chiaro perché questa richiesta viene da questo.

Abbiamo ascoltato le parole del presidente Bonaccini e la questione dirimente che mi permetto di sottolineare maggiormente è quella che viene detto “gettiamo la palla al Governo e al Parlamento”. Su questo faccio una riflessione perché, se da un lato sappiamo che la legge-quadro può essere utile partendo anche da un’esperienza come quella dell’Emilia-Romagna e anche da quelle di Veneto e Lombardia che metto insieme, per fare scuola anche ad altre Regioni che vorrebbero chiedere più autonomia, però mi chiedo allo stesso tempo, mi faccio anche una sorta di esame di coscienza e dico: cosa vogliamo fare noi, però realmente? Bene dare la parola al Parlamento, ma quali sono le azioni reali che la nostra Regione e la Giunta vuole assumere per arrivare alla conclusione del percorso dell’autonomia differenziata?

Capisco tutto. Capisco tutti i temi, ma se da un lato abbiamo chiesto quest’aula, dall’altro vorremmo sapere anche magari cosa si intende fare da parte del governo di questa Regione per arrivare a quell’obiettivo, che non può essere solamente dire, okay, tocca al Parlamento, perché è completamente sbagliato.

Detto questo, poi si sono sviscerati e si sono toccati, anche nella comunicazione del presidente, vari temi, come per esempio quello del residuo fiscale, residuo fiscale dove ovviamente vi è stato un dibattito aperto e importante anche nei mesi e negli anni passati. Residuo fiscale, dove però, secondo noi, qui in Emilia-Romagna è necessario anche parlare di residuo fiscale, perché, magari per evitare termini difficili, pensiamo e diciamo cos’è il residuo fiscale. Sono quelle tasse che i nostri cittadini pagano al Governo centrale e che non tornano in servizi.

Ora dico, siccome fino a qualche anno fa il residuo fiscale pro capite della nostra regione era circa 3.500 euro all’anno, se non sbaglio, all’incirca, io penso che parlare di residuo fiscale sia fondamentale, quando si ricomincia a parlare di autonomia della nostra Regione, perché significa parlare delle tasse dei nostri cittadini e di servizi che queste tasse devono finanziare, devono portare sulla nostra regione per investimenti sulla nostra regione.

Quindi, secondo noi, per il futuro, siccome l’autonomia è un tema dirimente e deve essere un tema dirimente per il futuro della nostra regione, anche dopo le difficoltà che abbiamo attraversato, anche dopo questa guerra che sicuramente mette in difficoltà vari ambiti, noi sappiamo che per imprese, cittadini e famiglie l’autonomia sicuramente sarebbe qualcosa di utile e fondamentale per il prosieguo nel futuro, che però deve essere portato avanti, secondo noi, con concretezza, buon senso e coerenza, che è quello che tutti noi dobbiamo darci come obiettivo. Poche parole e molta concretezza. Questo è quello che mi sento di dire.

Ovviamente io ho letto anche quelli che sono stati i report della Giunta riguardo l’ultimo atto che è stato approvato da questa Assemblea, cioè la risoluzione che è stata approvata nel giugno del 2021 sull’autonomia, viene detto e giustamente viene specificato che ci deve essere un coinvolgimento dell’Assemblea, speriamo quindi che si possa anche andare a ridiscutere in questa sede tutto l’impianto che è stato messo, per avere maggior coinvolgimento tra tutti noi, per poter parlare eventualmente di deleghe e di ciò che si può andare a modificare, per andare a parlare anche con Enti locali direttamente, cosa che la risoluzione prevedeva e che oggi non è stata attuata, nel senso che noi volevamo un coinvolgimento reale degli Enti locali nel percorso di autonomia.

Secondo me e secondo noi, il nostro faro deve essere coerenza, concretezza e buonsenso, ma soprattutto coinvolgimento del territorio, coinvolgimento degli Enti locali, coinvolgimento di tutti i portatori di interesse, ma avendo chiaro cosa si vuol fare. A me oggi manca l’elemento che mi fa dire “questo è quello che la Regione Emilia-Romagna vuol fare”, a me questo elemento manca.

Sicuramente – e qui chiudo per dare spazio anche ad altri, perché il tempo per i Gruppi è poco – noi sull’autonomia ci siamo e ci siamo sempre stati, vorremmo capire come si può andare a fondo nel dibattito, nel senso che va bene portare avanti il tema, ma serve anche – lo ripeto – la concretezza per quagliare (permettetemi il termine), serve anche un dialogo costante, perché va bene dire che ci sono state le sei risoluzioni precedentemente approvate dall’Assemblea, però rispetto al coinvolgimento costante sui vari passaggi (certo, noi li abbiamo da altre fonti, da altre parti istituzionali) sicuramente qualcosa è mancato.

Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Rancan.

Consigliere Barcaiuolo, prego.

 

BARCAIUOLO: Grazie, presidente. Grazie al presidente della Giunta per la sua relazione.

Oggi in questo dibattito si sta giustamente, comprensibilmente e anche legittimamente discutendo di come usare quella parte di Costituzione del Titolo V che va a disciplinare il cosiddetto regionalismo, quindi in particolare gli articoli 116 e 117.

Ricordo – è una premessa non scontata, anzi dovrebbe esserlo – che nei princìpi generali c’è l’articolo 5, che parla di Italia una e indivisibile, e sapete benissimo che la prima parte della Costituzione va in maniera assolutamente chiara, per tutta la dottrina costituzionale, a far scendere a cascata anche la seconda e la terza parte.

Gli articoli 116 e 117, così come formulati, sono figli di una riforma fatta a strettissima maggioranza nel 2001. Forse uno dei più grandi errori, vista la portata che quella riforma ha avuto nella nostra Nazione, compiuti nella cosiddetta “Seconda Repubblica”. Una riforma fatta male, perché è passata dal disciplinare quelle che erano le materie di competenza regionale (il vecchio articolo 117) al ribaltare la situazione, dicendo quelle che erano le materie di competenza statale, facendo sì che il residuo fosse di competenza regionale, con l’errore più grande di mettere le cosiddette “materie concorrenti”, quelle che negli ultimi vent’anni hanno intoppato la Corte costituzionale di ricorsi da parte della Regione nei confronti dello Stato nazionale o da parte dello Stato nazionale nei confronti delle Regioni, quando chiunque andasse a legiferare su queste materie concorrenti.

Io credo, quindi, che prima di tutto andrebbe fatta una seria riflessione sull’architettura costituzionale che disciplina oggi il nostro regionalismo, un regionalismo che nasce imperfetto, perché la cosiddetta “autonomia differenziata”, ahimè, esiste già, e sono quelle cinque Regioni a Statuto speciale che, forse comprensibilmente, secondo me mai giustamente, sono figlie di determinate dinamiche sociopolitiche, per le quali alcune Regioni, le cosiddette “ex Regioni a Statuto speciale”, hanno potuto godere di regimi assolutamente differenti. Secondo me, già in quel caso il famoso articolo 5 ha iniziato a vacillare.

Un vecchio brocardo federalista sostiene che si decide meglio ciò che è più vicino. Io credo che si decida meglio ciò che è più controllato. Sono realmente convinto ‒ in questo il presidente Bonaccini ha fatto un passaggio nel suo intervento, e non ho problema a riconoscerlo ‒ che l’Italia, più che l’Italia delle 20 Regioni, è l’Italia degli 8.000 campanili e delle 100 cattedrali, è un’Italia in cui l’identità territoriale ricade molto di più sul Comune o sulla Provincia, per motivi storici e per motivi identitari, e molto meno sugli Enti regionali. Perché così è. Basta che facciamo una riflessione sul nostro sistema elettorale, in cui ognuno di noi è chiamato a raccogliere voti nella propria Provincia, perché in quel luogo, in quello spazio geografico ha non solo contatti e conoscenze, ma ha già un ecosistema che fondamentalmente racchiude tutto, a tutti i livelli, sia dal punto di vista delle associazioni di categoria, dell’organizzazione statale, dell’organizzazione della giustizia, dell’organizzazione scolastica, molto meno questo livello regionale. Tant’è – e non è un caso – che se voi pensate agli organi d’informazione molto funzionano sul livello provinciale, non funzionano per nulla a livello regionale, perché mancando questo tipo di identità e di percezione da parte dei cittadini evidentemente manca anche l’interesse di seguire su una zona e un’area così vasta la sussidiarietà e la territorialità, che evidentemente, invece, è racchiusa in ogni cittadino.

L’articolo 116 ha un’altra problematica, ed è quella che ha rallentato, ad oggi, quella specificità che era stata appunto prevista, ovvero quella di determinare eventualmente altre materie aggiuntive a quelle previste dall’articolo 117 della Costituzione, affinché ogni Regione potesse averne qualcosa in più su cui poter avere capacità e potestà legislativa. Perché non funziona? Perché quel tipo di riforma prevede un doppio passaggio parlamentare, a maggioranza assoluta, non dei presenti, ma dei componenti, ed è evidente che, per come è disegnato il nostro Parlamento e per come sono disegnati tutti i partiti, in maniera assolutamente trasversale, ci sono parlamentari che probabilmente rispetto a questo tipo di sbocco non sono convinti, a torto o a ragione. Ed è il motivo per il quale il passaggio parlamentare, ad oggi, nonostante le pressioni che ci sono state, come è stato giustamente ricordato, da Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia, non ha avuto uno sbocco parlamentare che potesse riuscire a far sì che la cosiddetta “autonomia differenziata” potesse in qualche Regione avere sbocco.

Anche su questo io invito a una riflessione, perché noi continuiamo a parlare di tutta una serie di tecnicismi con le regole che abbiamo. Io resto convinto che andrebbero radicalmente cambiate queste regole, andrebbe cambiato tutto il Titolo V della Costituzione, se si vuole andare verso una sussidiarietà vera – parola che mi piace sicuramente più di altre – e verso la capacità dei territori di poter governare alcune funzioni e alcune materie.

Anche su questo dobbiamo essere chiari. Io resto assolutamente contrario che, ad esempio, il turismo venga gestito a livello regionale. Noi ci presentiamo alle fiere mondiali con venti stand diversi e i nostri concorrenti, e mi fermo semplicemente al bacino del Mar Mediterraneo, si presentano come nazione, ovviamente battendoci da questo punto di vista in modo organizzativo ed evitando di fare concorrenza all’interno dei nostri territori. La mancanza di un Ministero del turismo su questo evidentemente, proprio per lasciare dei potentati regionali che giocano a spartirsi le briciole è un altro degli errori che sono stati fatti.

Sono d’accordo con il presidente Bonaccini quando parla dell’organizzazione scolastica, perché se è vero, come è vero, che la scuola deve essere gestita a livello nazionale non tanto nell’organizzazione e nel reclutamento degli insegnanti, perché credo che la sussidiarietà reale da un punto di vista organizzativo si possa svolgere sicuramente al livello territorialmente più basso, ma quando si inizia a parlare (qualcuno ne ha parlato) di programmi scolastici differenziati, attenzione, qui non solo facciamo le barricate, ma – non solo metaforicamente – bisognerà passare sui nostri corpi se qualcuno pensa a programmi scolastici diversi da territorio a territorio!

Sulla sanità tanto si è detto, io sono convinto che l’organizzazione sanitaria regionale abbia una sua funzione, sono altresì convinto che per tutta una serie di cosiddetti “costi standard” si sia fatto ancora poco, perché chi gestisce peggio e male la sanità ovviamente ha solo da perdere in sprechi e sperperi, che in alcune Regioni italiane si sviluppano danni, però, in merito al richiamo al periodo massimo della pandemia fatto dal presidente della Giunta, noi siamo stati anche quella nazione in cui, a distanza di poche decine di chilometri, venivano prese decisioni diverse in una situazione assolutamente analoga, e questo è oggettivamente altrettanto folle, altrettanto folle!

Da questo punto di vista, credo che il regionalismo sanitario in alcuni aspetti abbia dimostrato il suo fallimento.

 

PRESIDENTE (Petitti): Colleghi, chiedo solo un po’ più di silenzio in aula. Grazie.

 

BARCAIUOLO: Grazie, presidente.

Dopodiché noi non restiamo contrari al fatto che altre materie possano essere trattate a livello regionale. Restiamo, come ho già ampiamente detto, perplessi sul modo in cui si può arrivare a questo, ma non chiudiamo alla possibilità che alcune materie possano essere gestite a livello regionale. Certo, bisogna andare a vedere quali, bisogna andare a vedere perché, bisogna andare a vedere quali tipi di sviluppi possano avere, ma è chiaro che tutto questo deve avere un contro-bilanciamento proprio per richiamare quell’articolo 5 che ho citato in precedenza, e il contro-bilanciamento, come in qualsiasi Stato federale o di regionalismo marcato, non può essere quello dell’elezione diretta del capo dello Stato o del capo del governo o meglio di entrambi o meglio se entrambi racchiusi nella stessa figura, perché il presidenzialismo è il punto di caduta fondamentale e necessario per l’aumento delle autonomie territoriali. Senza questo, Fratelli d’Italia non può lasciare un via libera a un’apertura di differenziazioni territoriali, di cui forse si intravede l’inizio, ma non si può avere contezza del termine di questo percorso.

Quindi, noi restiamo aperti e non chiusi sulla possibilità che anche Regione Emilia-Romagna, a norme vigenti, possa formulare proposte per ampliare le materie di propria competenza. Questo, secondo noi, deve andare di pari passo con una riforma costituzionale complessiva, perché la riforma del 2001 resta una riforma monca, fatta male, che, ripeto, in questi vent’anni ha avuto l’unico effetto di intoppare la Corte costituzionale di ricorsi reciproci tra Governo e Regioni e viceversa, e di analizzare meglio realmente quelle che sono le identità territoriali da cui la sussidiarietà vera può portare dei vantaggi per i cittadini, e non sempre le Regioni garantiscono questo.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Barcaiuolo.

Proseguiamo col dibattito. Passo la parola alla consigliera Zappaterra. Prego.

 

ZAPPATERRA: Grazie, presidente.

Anche noi siamo soddisfatti di poter riprendere il filo di una riflessione su un tema importante iniziato nel 2018. Speriamo di non riprenderlo solo perché i colleghi hanno percepito differenziazioni alla maggioranza, perché questa è un’affermazione che sentiamo ad ogni Assemblea, però la maggioranza lavora, va avanti, vota, decide anche con posizioni a volte diverse, ma sempre in modo compatto.

È importante riprendere la riflessione oggi anche perché, alla luce di questi primi interventi, la sensazione è che i colleghi che non erano presenti nella passata legislatura e che non hanno partecipato come noi in quest’aula all’approvazione dell’intesa preliminare non abbiano capito qual era il reale progetto della Regione Emilia-Romagna, forse non hanno neanche letto bene l’intesa che abbiamo approvato. Ho sentito un’impostazione ‒ il collega Rancan c’era anche l’altra volta ‒ da parte del collega Barcaiuolo che non è certamente quella sulla quale abbiamo riflettuto. Questo lo voglio dire.

Quindi, bene aggiornare questa discussione oggi, anche con l’obiettivo di fare passi avanti consapevoli. Dobbiamo essere consapevoli tutti che la chiarezza di idee su quello che volevamo come Regione Emilia-Romagna non ci è mai mancata, ma anche consapevoli che non può essere l’Emilia-Romagna, da sola o con altre due o tre Regioni, a portare avanti l’autonomia differenziata. O riconosciamo tutti che, anche dal punto di vista della competenza (non dal punto di vista della necessità politica), c’è un pieno coinvolgimento del Governo, di tutte le forze politiche che lo sostengono e del Parlamento, una larga condivisione, altrimenti non la raccontiamo giusta ai cittadini se lasciamo passare il messaggio che dobbiamo decidere noi cosa dobbiamo fare, pensando che questo possa risolvere il tema dell’autonomia differenziata.

Lo voglio dire perché questo è un passaggio importante per non alimentare aspettative che comunque non saremmo in condizioni da soli, come Regione, per quanto forti, per quanto decisi, di soddisfare.

Penso che, rispetto a come è partita la discussione sull’autonomia differenziata, come Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, nel 2018 abbiamo innanzitutto assolto ad un dovere, che era quello della piena rappresentanza di tutto il territorio regionale. Abbiamo approvato un documento con dei contenuti molto chiari. Lo abbiamo approvato all’unanimità. Non abbiamo chiesto il ricorso alle urne ai cittadini, chiedendo ai nostri territori cosa pensavano, perché siamo riusciti, dopo un lungo percorso di confronto con i territori, con le Autonomie locali e con tutti i Gruppi assembleari, ad assumere una posizione unitaria.

Credo che questo sia un aspetto importante da valorizzare e, soprattutto, da tenere presente per i prossimi passaggi che avremo, anche alla luce della comunicazione fatta dal presidente. Posto che l’accento che noi abbiamo sempre posto al progetto dell’Emilia-Romagna, di autonomia differenziata, e questo è emerso dal dibattito pubblico...

 

PRESIDENTE (Petitti): Colleghi, chiedo un po’ più di silenzio in aula. Grazie.

 

ZAPPATERRA: ...dobbiamo tenerlo presente adesso.

Ai princìpi costituzionali di unità e indivisibilità della Repubblica l’Emilia-Romagna non ha mai rinunciato. Sono princìpi nei quali ci riconosciamo pienamente. Il nostro progetto di autonomia differenziata è pienamente coerente con quei princìpi, nella consapevolezza che un progetto così importante non può essere portato avanti contro i princìpi costituzionali o contro altre Regioni o contro altri pezzi importanti di questo Paese. Il vantaggio del nostro progetto di autonomia differenziata e dei contenuti dell’intesa preliminare il presidente, nella sua comunicazione, lo ha chiarito benissimo. Noi non abbiamo portato avanti contenuti in un progetto tarato sulla capacità dell’Emilia-Romagna, abbiamo portato avanti un progetto e dei contenuti condivisibili per un’impostazione utile anche alle altre Regioni, e abbiamo sempre puntato su questo. Abbiamo sempre cercato di fare una proposta che fosse una proposta di sintesi nella quale tutti si potessero riconoscere. Certo, se il nostro territorio è peculiare, non in tutti i contesti regionali probabilmente il confronto è come quello che si svolge da noi, a partire dal Tavolo del Patto per il lavoro e per il clima. Ma anche prima del Patto per il lavoro la concertazione è sempre stata un punto fondamentale. Noi non abbiamo mai chiesto, a differenza di qualcun altro che sull’autonomia differenziata da questo punto di vista ha insistito, come diceva bene il presidente, maggiori risorse a scapito dello Stato o a scapito di altre Regioni, perché se continuiamo su questo tema è chiaro che il Paese lo dividiamo e l’autonomia differenziata non farà mai un passo avanti.

Abbiamo sempre chiesto maggiore autonomia con l’obiettivo e come strumento per fare cose specifiche, per snellire l’azione amministrativa, per un principio di sussidiarietà che è utile al territorio e a costruire soluzioni e per avere una capacità programmatoria e un’efficienza di governo certamente più accentuata. Il residuo fiscale, che è certamente uno dei temi sui quali tra noi e i colleghi di minoranza poniamo accenti molto diversi, è stato uno dei nodi della discussione, che mi fa dire, per fortuna, che sul residuo fiscale abbiamo tenuto una posizione che non era di avere più risorse, ma che a parità di risorse, se avessimo avuto noi le disponibilità, avremmo potuto spenderle molto meglio e in modo più efficace. Del resto, mi pare che, a seguito di tutta la discussione che è seguita all’intesa preliminare del 2018, non si parli più di residuo fiscale, di reclutamento degli insegnanti, piuttosto che di trasferimento dalle Regioni alle Sovrintendenze. Sono temi completamente decaduti dal dibattito.

Qual è il problema? Che, mentre questi temi sono divisivi e non ci hanno consentito di fare passi avanti, non si è riusciti a fare passi avanti neanche su alcune funzioni che avrebbero potuto essere maggiormente condivise. Questo penso sia il punto politico: pensare di riprendere il progetto, l’intesa come l’avevamo scritta nel 2018, per quanto in modo lungimirante, chiedendo al Governo di fare la legge-quadro come punto di partenza, penso che non si possa dire che non deve essere aggiornata, nel frattempo sono passati due anni (ne sono passati molti di più) impegnativi della pandemia e anche lì l’impatto determinato sul sistema sanitario e sul tessuto socio-economico è innegabile da parte di chiunque, non possiamo far finta di niente.

Le conseguenze della pandemia rispetto al NextGenerationEU ci stanno anche qui impegnando fortemente, abbiamo fatto un gruppo sul PNRR perché problematiche ce ne sono, il piano di riforme e di investimenti sul quale il Paese adesso è impegnato è all’ordine del giorno della cronaca quotidiana, in questi ultimi mesi abbiamo anche il conflitto in Ucraina, quindi non possiamo riprendere da dove abbiamo lasciato, pensando di andare avanti esattamente nello stesso modo.

Ha senso che vengano rivalutati obiettivi e priorità, e che vengano rivalutate anche le misure più efficaci per corrispondere meglio ai bisogni delle nostre comunità, quindi quello che vogliamo fare il presidente l’ha detto in modo molto chiaro: noi riteniamo sia necessario procedere d’intesa con il Governo e con il Parlamento, proprio per arrivare ad una legge-quadro che consenta di fare realmente le cose che ci servono.

Mi terrò qualche minuto eventualmente per le repliche alla fine del dibattito, però credo davvero che ci siano le condizioni, alla luce del mutato accordo con gli altri presidenti di Regione e con la ministra per gli affari regionali con la quale si sta collaborando, e che il tempo sia maturo per avviare la legge-quadro, senza la quale rischiamo di parlare di autonomia differenziata senza poter concludere niente.

Io penso che ci debba essere l’impegno del presidente della Giunta (è un impegno al quale ha sempre corrisposto, quindi rischia di essere un impegno rituale, ma lo voglio dire) ad andare avanti nel confronto con il Governo per la legge-quadro. È importante che le Commissioni assembleari competenti di questa Assemblea così come l’Assemblea tutta vengano coinvolte nei prossimi passaggi, così come dobbiamo aggiornare la discussione anche con i territori e il Patto per il lavoro.

Io penso che non abbiamo molto altro da inventarci, penso che nessuno possa negare che non siamo più allo stesso punto del 2018, sono cambiate le priorità, sono cambiati anche i problemi. Da questi bisogna partire per costruire un’autonomia differenziata, che sia quella che ci consenta di dare le soluzioni migliori alle nostre comunità.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Zappaterra.

Consigliera Piccinini, prego.

PICCININI: Grazie, presidente.

Ringrazio ovviamente il presidente Bonaccini per la sua relazione. Io vorrei partire da una premessa, perché bisogna che ci diciamo perché oggi siamo qua. Stiamo facendo una discussione su cui evidentemente qualcuno vuole fare un punto politico e mettere un cappello politico o una bandierina rispetto a una discussione che francamente mi trova un po’ in imbarazzo e che non ha stretta rispondenza con l’attualità o con il contesto che stiamo vivendo, un contesto, lo si è detto bene prima, che è stato completamente stravolto da una pandemia mondiale che ha cambiato gli scenari, che ha cambiato le priorità, che ha cambiato le necessità e deve cambiare anche la nostra visione.

Abbiamo toccato con mano un virus che non ha confini, tanto meno regionali. Abbiamo scoperto che viviamo in un contesto interconnesso e abbiamo scoperto che serve essere pronti, come Paese, su tutta una serie di questioni. Penso, per esempio, a un tema, quello sì di stretta attualità, che riguarda la crisi energetica che stiamo vivendo, la mancanza di politiche energetiche che il nostro Paese ha da lungo tempo. Faccio riferimento ovviamente a un altro evento che ha sconvolto e che sta sconvolgendo anche la nostra quotidianità, che è la guerra che la Russia e che Putin ha scatenato contro l’Ucraina e che in questo momento ci mostra come serve ragionare non solo come sistema Paese, ma addirittura a livello europeo, quindi guardare certe questioni non più in maniera individualista, ma in maniera più complessiva e globale.

Per quanto riguarda e vengo allo specifico del percorso che questa Regione ha voluto intraprendere sull’autonomia differenziata, è agli atti e noi abbiamo sempre avuto qualche dubbio soprattutto per quanto riguarda la forma. Abbiamo fatto anche alcuni interventi rispetto alla sostanza, però io credo che oggi dobbiamo aggiornare quel dibattito che risale al 2017 e al 2018 con l’intesa. Oggi, alla luce, appunto, degli stravolgimenti con cui siamo stati chiamati a fare i conti, la pandemia prima, la guerra poi, e rispetto appunto alle sfide che abbiamo davanti oggi, non mi posso più accontentare di etichette o di titoli, quindi affrontare una questione come quella dell’autonomia differenziata per sintesi, titoli che non vanno, poi, ad approfondire quelle che sono le vere questioni rispetto agli obiettivi che noi dobbiamo darci, anche come Regione.

Apprezzo, però, le parole di chiarezza che sono venute dal presidente Bonaccini per quanto riguarda la scuola, che, quindi, non rientra in questo percorso. Non mi accontento, però, del tema delle semplificazioni. Dire “semplificazioni” vuol dire tutto e non vuol dire niente.

Come dicevo prima, abbiamo delle sfide davanti. C’è un dibattito, a cui accennavo prima, quello di che cosa vogliamo fare per far fronte alla sfida energetica che abbiamo. Se “semplificazioni” significa dire “corriamo ancora sulle fonti fossili” non mi trova d’accordo. È vero che abbiamo un problema di contingenza, che si risolve differenziando... Alla luce anche delle decisioni che la Russia sta prendendo ‒ lo avete visto ‒ nei confronti della Polonia, nei confronti della Bulgaria, e che rischia di coinvolgere anche il nostro Paese se Putin decidesse di chiudere i rubinetti del gas. Questa è la contingenza che il Governo sta affrontando, differenziando gli approvvigionamenti, ma in prospettiva non può continuare a dipendere da Paesi che ci mettono, anche qui, a rischio di scompensi geopolitici, come quelli che stiamo vivendo oggi.

Dobbiamo guardare in prospettiva. In questo senso, torno a quello che dicevo prima: se parliamo di semplificazioni, dobbiamo farlo con degli obiettivi. Siccome questa cosa non è oggi declinata, io non posso assumermi la responsabilità di condividere una cosa su cui non si entra nello specifico e non si dice chiaramente quello che vogliamo fare. Quindi, non è solo il tema di “chiediamo più autonomia differenziata”, ma soprattutto come intendiamo farla cadere a terra sul nostro territorio. Non sono questioni banali, dal mio punto di vista. Sono questioni assolutamente dirimenti e decisive, che non vengono dopo rispetto al tema dei residui fiscali, eccetera. Anzi, vengono assolutamente prima, rispetto a quello che dicevo: non siamo più nella condizione del 2017, non siamo più nella condizione del 2018, abbiamo delle sfide importanti davanti e dobbiamo dirci con chiarezza come vogliamo mettere a terra le competenze che stiamo chiedendo a livello nazionale e soprattutto dobbiamo dirci che le richieste del 2017 vanno attualizzate. Non possono essere più portate avanti, ma vanno assolutamente, dal mio punto di vista, riviste. Oggi non facciamo questo, oggi è un dibattito general generico – la voglio dire così –sulle questioni più di carattere generale, perché qualcuno aveva l’esigenza di marcare un punto politico, io credo, però, che la discussione debba essere tutt’altra, e lo deve essere perché dobbiamo affrontare anche i problemi nel concreto. Non esistono solo le questioni di opportunità politica, esistono le questioni che interessano i cittadini, che interessano le persone, che interessano le nostre imprese, che interessano la nostra comunità. Quindi, la discussione di oggi la facciamo, ma mi sembra decontestualizzata da tutto quello che sta assolutamente succedendo nel mondo e nel nostro Paese.

Un po’ – lo dico sinceramente – mi preoccupa il fatto che adesso vogliamo tornare addirittura a discutere nelle Commissioni e continuare, forse anche in maniera ideologica, ad affrontare il tema dell’autonomia differenziata, se non lo facciamo nell’ottica in cui dicevo prima. Cioè, o lo facciamo rivedendo le nostre priorità e aggiornando la discussione, oppure sarà solamente un esercizio di politica che noi facciamo per accontentare qualcuno, ma che non servirà nel concreto ai cittadini, alla gente, alle imprese, come dicevo prima, e alla risoluzione dei problemi concreti.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Piccinini.

Consigliere Pelloni, prego.

 

PELLONI: Grazie, presidente. Cercherò di essere brevissimo, anche perché anche altri miei colleghi vorrebbero intervenire.

Essendo stato uno studente della professoressa Maria Cristina Guerra e avendo studiato sui libri del professor Vandelli, che sedeva in quei banchi qualche anno fa, desidero far presente che noi abbiamo una Costituzione che è anche figlia del lavoro del professor Vandelli e dei suoi concetti di autonomia. Magari c’è chi parla di federalismo, autonomia, decentramento, sussidiarietà, chiamiamoli come vogliamo, ma bisogna che riportiamo la discussione nei termini di legge visto che siamo Assemblea legislativa, appunto, dalla riforma del 2000 e del testo che abbiamo oggi.

Dell’articolo 5 ha parlato il mio collega, sì, c’è la prima parte che è già l’articolo 5, quindi i primi 12 articoli della Costituzione mi hanno insegnato che sono praticamente intoccabili, quasi il Vangelo della Costituzione, quasi dogmatici. L’articolo 5 prevede che “la Repubblica è una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali, attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo”, questo lo dice la Costituzione, già all’articolo 5. “Adegua i principi e i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento”, altrimenti anche noi, come Assemblea legislativa, avremmo poca ragione d’essere se non esistesse questo tipo di articolo.

Andiamo all’articolo 116, perché dobbiamo fare chiarezza, altrimenti facciamo una partita a chiacchiere. L’articolo 116, al comma terzo recita “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia concernenti le materie di cui al terzo comma dell’articolo 117 e le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo alle lettere l), limitatamente all’organizzazione della giustizia di pace, n) e s), possono essere attribuite ad altre Regioni con legge dello Stato su iniziativa della Regione interessata, non delle Regioni, sentiti gli Enti locali, nel rispetto del principio di cui all’articolo 19”, che è quello che disciplina l’autonomia tributaria e amministrativa.

La legge è approvata dalla Camera a maggioranza assoluta dei componenti sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata”, quindi, presidente, oggi, proprio perché questa Assemblea, oltre che avere carattere legislativo, deve a nostro avviso essere pragmatica, questo discorso a un certo punto deve chiudersi e deve chiudersi con un documento.

Oggi, la maggioranza eterogenea che la supporta, presidente, è in grado di produrre un documento con le materie istruzione sì, istruzione no? Non è qua oggi la discussione, anzi doveva essere già stata fatta. Oggi ci vuole un documento che presentiamo al Governo, su cui chiederemo un voto.

Poi, visto che bisogna trovare la maggioranza assoluta del Parlamento, è logico ed è pragmatico cercare la massima condivisione e togliere gli elementi divisivi, ma dopo anni noi dobbiamo essere in grado, o la maggioranza deve essere in grado di produrre un documento che presenterà al Governo, perché è solo su iniziativa di questa Regione che il Governo si muove, non il contrario, ma lo decide la Costituzione. Se noi aspettiamo che sia lo Stato a dirci quali saranno le materie che delegherà maggiormente alle Regioni, cioè che dal famoso terzo comma usciranno dal terzo comma e diventeranno di esclusiva competenza regionale come per le Regioni a Statuto speciale, aspettiamo altri cinque anni. Questo è il vero tema.

Oggi noi dovremmo sospendere forse la seduta, produrre un documento, trovare una sintesi su quel documento per delegare ovviamente l’esecutivo della Regione, da trattare anche singolarmente, e quindi avere un documento definitivo. Oggi, e vado anche in linea con quello che ha detto il collega Barcaiuolo, il maggior contenzioso nato tra Stato e Regioni è proprio sul comma terzo dell’articolo 117. Quindi, meno materie rimarranno nell’articolo 117, dove lo Stato disciplina a livello generale e la Regione più in maniera di dettaglio, meno contenziosi avremo. Quindi, quanto prima faremo questo, quanto meno avremo contenziosi.

Chiudo perché, appunto, voglio lasciare spazio anche al mio collega. Chiudo dicendo che i Paesi più moderni e più efficienti, che hanno affrontato meglio la crisi e affronteranno meglio la crisi economica, sono quelli dove hanno un ampio decentramento soprattutto dal punto di vista fiscale, perché consente a quei territori di avere la responsabilità di gestire più vicino al cittadino i centri di spesa. Quindi, c’è maggior controllo della spesa e quindi c’è maggiore efficienza.

Questo è agli atti. I Paesi occidentali, e non solo, quelli più efficienti hanno un ampio decentramento, hanno un’ampia autonomia o un ampio federalismo. Questo è nelle cose. Poi, se vogliamo tornare al modello napoleonico, liberi di farlo, ma pensavamo che avessimo condiviso un percorso diverso.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Pelloni.

Consigliere Facci, prego.

 

FACCI: In un minuto e quarantasette secondi faccio fatica.

Presento, come abbinata a questa discussione, chiedo che sia inserita, la risoluzione 4910, che già tra l’altro è iscritta ai lavori di questa due giorni ed è una risoluzione che, tra l’altro, va nel senso che il presidente stesso ha richiamato, perché nella nostra risoluzione, a firma di tutti i colleghi della Lega, richiamiamo addirittura il programma di mandato della Giunta Bonaccini: il concorso attivo a definire una legge-cornice nazionale, la legge-quadro che diceva il presidente, la riattivazione del negoziato col Governo, il nuovo accordo con Province e Comuni per rafforzare la declinazione territoriale di progetto.

Fondamentalmente altro non facciamo se non chiedere con forza... L’Assemblea legislativa chiede con forza che questo impegno prosegua, con una accelerazione dell’iter di tutto quello che è stato il progetto avviato fin dal 2017. Non aggiungiamo nient’altro, se non chiedere coerenza. Chiedere coerenza a una maggioranza, a una Giunta, che ‒ lo voglio ricordare ‒ non ha fatto, come le altre due Regioni, il passaggio dal voto popolare. Lo ha imposto come volontà politica, a dimostrazione di una ferma e precisa volontà.

Dall’intervento della collega Zappaterra non ho capito se questa volontà, per quanto riguarda la maggioranza, c’è ancora. Ho visto una sorta di messa in discussione di una serie di passaggi precedenti, da quelle che sono state, fino a ieri, le dichiarazioni rilasciate dal presidente, ma anche quello che ci ha detto oggi in aula, il fatto che si vuole comunque andare avanti coinvolgendo maggiormente Governo e Parlamento. Una legge-quadro non può, naturalmente, che essere espressione del Parlamento. Bene. Noi con questa risoluzione chiediamo che l’impegno prosegua, con una richiesta forte. Se questo non dovesse essere, allora verrebbe, naturalmente, da tirare le conclusioni che c’è stato, in quest’aula, un passo indietro o quantomeno uno stop e una riconsiderazione delle priorità degli emiliano-romagnoli, cittadini, imprese e famiglie.

Auspichiamo, naturalmente, che in realtà il percorso non venga interrotto e che, quindi, ci sia un comportamento consequenziale da parte dell’Assemblea legislativa.

Presidente, chiedo, quindi, l’abbinamento della risoluzione 4910. Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Va bene, consigliere Facci.

Continuiamo con il dibattito. Consigliera Castaldini, prego.

 

CASTALDINI: Ringrazio molto, presidente e colleghi consiglieri, per questa occasione di dibattito politico...

 

PRESIDENTE (Petitti): Un po’ di silenzio. Grazie.

 

CASTALDINI: Parlo con me stessa.

Un dibattito su un tema molto interessante e dirimente. Credo che la prima domanda da farsi sia una domanda politica, cioè perché la Lega sollecita un tema, che mi trova totalmente concorde, e il presidente fa una relazione, in realtà, con parole molto simili sicuramente al mio partito e al partito che rappresento, agli intendimenti del ministro Gelmini e, almeno credo, per chiunque si sieda in quest’aula, la riflessione politica deve condurre poi a un’analisi anche politica e del perché in questo momento si decide di parlare di un tema che sembra lontano, lo richiamava la consigliera Piccinini, ma in realtà è fondamentale. D’altronde, di fronte a una guerra, di fronte a una pandemia, di fronte a risorse europee, abbiamo un’unica responsabilità, l’unica responsabilità che ci spetta, quella di far riforme sensate, di fare riforme e di farle tendenzialmente in fretta. Ha ricordato giustamente, il consigliere Barcaiuolo, che abbiamo sempre parlato di riforme, che ci vuole un contesto più ampio e che una tale riforma dovrebbe essere incardinata in un ambito più allargato, che coinvolga Roma. No, io non la penso più così. Ho vissuto un’epoca politica molto ampia, ringraziando Dio la mia esperienza politica è di vent’anni, ho partecipato attivamente anche a dibattiti sulla modifica della Costituzione, ma io oggi credo profondamente che ogni spazio di autonomia e di libertà per gestire meglio il proprio territorio sia fondamentale. Perché lo dico? Non per conoscenza eccessiva, non perché saccente, ma semplicemente perché la realtà si è incaricata di darci questa indicazione, passando attraverso questi due anni.

Io, allora, rispetto all’appello che sia la Lega che il presidente Bonaccini fanno in quest’aula, rispondo “sì” ad alta voce, ma faccio un passo in più. Del resto, se il richiamo del presidente Bonaccini – questa è una frase che mi è sempre piaciuta tantissimo – è quello di “possiamo riprendere un filo, liberandoci da scorie ideologiche”, per me questo è proprio il punto fondamentale. Se tutti dicono “evviva” rispetto al fatto che il presidente Bonaccini, ormai tanto tempo fa, ha detto “escludiamo la scuola”, no, è questo il punto, perché onestamente io non mi faccio dettare la linea politica, con tutto il rispetto, dai sindacati, che da sempre in questa regione, e solo in questa regione, hanno detto “via la scuola da un dibattito fondamentale”, fondamentale. Ma non per avere un’autonomia, come si pensava dieci anni fa o nei dibattiti ideologici che hanno sempre accompagnato il mio agire politico, ma se l’autonomia è pagare meglio i nostri insegnanti, capire quali sono le funzioni legate al territorio e al mondo del lavoro, io dico: riapriamolo anche qui il dibattito, anche su questo tema, perché è il tema. D’altronde, se le riforme sono fondamentali per la politica, c’è un altro aspetto sostanziale, che è la cultura. Come vogliamo investire dal punto di vista culturale, come vogliamo aiutare una situazione scolastica molto critica, sempre più critica, perché vediamo quotidianamente le situazioni di disagio, la disabilità nelle scuole, il fatto che siamo l’unica Regione ancora che non aiuta all’interno di scuole paritarie, ad esempio (qui sarebbe bello di parlare di autonomia) i ragazzi con disabilità.

Allora, sì, lo dico ad alta voce, c’è bisogno di riforme, anche piccole, anche minime, che aiutino in piccola parte a guardare in maniera più concreta i nostri territori, i Comuni, come diceva il presidente Bonaccini, però facciamolo bene, non escludiamo certi temi per accontentare qualcuno, anzi includiamo certi temi per accontentare la politica, che in questo momento ha il compito storico di spendere bene i soldi del PNRR, di fare in fretta e di utilizzare bene il tempo.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Castaldini.

Altri in dibattito generale? Consigliera Costi, prego.

 

COSTI: Grazie, presidente.

Grazie anche al presidente Bonaccini per la relazione che ci ha fatto, che ci permette di ritornare su un tema, che per questa Regione è stato fondamentale ed importante nella passata legislatura e che mi preme anche sottolineare quanto sia stato oggetto di confronto di dibattito, di approfondimento.

Oggi sento dire che noi abbiamo scelto una strada molto autoreferenziale, ma credo che la strada che abbiamo scelto come Regione per dibattere un tema delicato e complesso, che comunque ha accompagnato la storia della Repubblica, il rapporto tra centro e periferia, tra autonomie, tra parti dello Stato, sia stato invece un dibattito che ci ha portato ad una proposta molto completa, molto ragionata e soprattutto molto attenta a ciò che la Costituzione ci permette e soprattutto a ciò che serve a questa Regione.

Lo dico perché credo che l’obiettivo che ci siamo posti sia stato quello di lavorare per migliorare le risposte ai cittadini e alle imprese, per un benessere collettivo che è sempre stato obiettivo di questa Regione, e che ci siamo mossi sempre in un solco che ha visto la storia della Repubblica, perché, è vero, l’articolo 5 dice cose ben precise, dice che siamo uno Stato unitario, ma dice quello che ha ripetuto prima Pelloni e che non sto a ripetere.

Vorrei, però, ricordare che questo articolo è stato seguito anche da norme, da leggi che sono state fondamentali. Nel 1970 sono state costituite le Regioni e dopo abbiamo avuto tutti gli anni Novanta, quando c’è stata tutta la parte che ha valorizzato le autonomie locali. Penso alla 142, penso al decreto Bassanini che era chiamato il federalismo a Costituzione invariata. Dopodiché siamo arrivati al Titolo V che ha cercato di prendere atto di una situazione che comunque si era già profondamente modificata nel corso degli anni e meno male. Meno male, perché l’articolo 5 dice cose molto, molto particolari.

Io credo che il percorso che noi abbiamo fatto nel 2017, 2018, 2019 sia un percorso profondamente valido, poi sono percorsi che, come dice l’articolo 117, devono avere dall’altra parte qualcuno che condivide. Ci vuole un’intesa. Ci vuole un accordo e questo è stato fortemente cercato, fortemente. Si è lavorato tantissimo sia sul piano tecnico che sul piano politico e vorrei ricordare che questo è stato anche un lavoro che il presidente Bonaccini ha portato avanti anche in modo molto forte, anche come presidente della Conferenza delle Regioni, sapendo che non è vero che tutte le Regioni erano d’accordo.

C’è anche questo aspetto. Non è vero. Su questo tema in questo Paese ci sono opinioni diverse e ci sono posizioni politiche diverse anche tra le stesse Regioni. Quindi, io credo che questi due anni ci hanno portato e ci hanno bloccato rispetto a questa operazione, in cui io personalmente mi identifico completamente. Vengo da una storia che mi porta a dire che le autonomie locali, quindi Regioni, Comuni, devono avere il loro potenziamento proprio per essere più corrispondenti ai bisogni che oggi ci sono, però ripeto, questi due anni sono stati due anni dove ci siamo occupati di altro.

Quindi, io credo che sia giusta la proposta che viene ribadita oggi e che poi partiva già dall’epoca. Questi sono passaggi che si fanno se comunque c’è un quadro complessivo condiviso da Parlamento, Governo e Regioni. Non è possibile farlo diversamente, ma non è possibile proprio perché, ripeto, è un tema che non ci trova tutti uniti, lo diceva prima il presidente, all’interno degli stessi partiti, ma anche all’interno delle stesse Regioni e all’interno del Parlamento.

Questa credo che sia la fatica che oggi occorre riprendere, sulla quale occorre assolutamente impegnarsi. Il documento – adesso non mi ricordo – era un documento enorme quello che facemmo, dove c’era scritto tutto, di tutto e di più e credo che sia giusto che oggi lo riguardiamo anche alla luce di quanto è successo e soprattutto delle possibilità e delle opportunità che si possono aprire.

Credo che oggi sia giusto e corretto continuare un percorso che abbiamo iniziato, soprattutto a livello nazionale, e cercare il più possibile di condividere con il Parlamento, con il Governo e con le altre Regioni. Credo sia questo. Tutte le forze politiche che siedono qua bisogna che siano coerenti anche in Parlamento rispetto alle impostazioni che abbiamo sentito oggi. Da parte di questa Regione la volontà c’è sempre stata.

Questo è stato un processo, una proposta che è stata portata avanti quasi all’unanimità. Credo che le Assemblee legislative, a proposito del ruolo, non abbiano mai discusso tanto come dell’applicazione dell’articolo 116. Questa è stata una Assemblea che ha discusso tantissimo. Ha discusso con gli Enti locali. Ha ragione il presidente: noi non abbiamo fatto una proposta per la Regione. Abbiamo fatto una proposta di maggiore autonomia, il che significa maggiore capacità di programmazione, maggiore capacità di incidere rispetto ai processi per un sistema di autonomie. Credo che questo debba essere lo spirito che ci deve continuare a guidare.

Dopo, ripeto, avremo i momenti, avremo le sedi in cui continuare a discutere nel merito, perché comunque gli atti ci sono, i documenti ci sono. Ci sono anche i confronti che sono stati fatti a livello nazionale e governativo. È ripresa una nuova stagione. Io sono molto contenta e molto felice. Il Covid ci ha detto altre cose. Credo che, sulla base di questo, sia molto importante capire che cosa possiamo arricchire. Però chiedere oggi che si arrivi con un nuovo documento credo sia un pochettino ‒ da parte mia ‒ pretestuoso.

Grazie mille.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Costi.

Altri in dibattito generale? Consigliera Zamboni, prego.

 

ZAMBONI: Grazie, presidente.

Ringrazio innanzitutto il presidente Bonaccini per avere condiviso lo stato dell’arte del lavoro che la Regione Emilia-Romagna ha fatto, di concerto con il Governo, per arrivare a una proposta che fosse una proposta quadro per il Paese, quindi non una gestione à la carte del regionalismo.

Non è un mistero né una notizia il fatto che Europa Verde non ha condiviso l’avvio di questo percorso, non eravamo nemmeno presenti in Assemblea e al tempo non avevamo apprezzato l’avvio di questo percorso, anche perché vi avevamo letto una sorta di riflesso condizionato rispetto alle iniziative intraprese da Veneto e Lombardia, pur sottolineando e apprezzando – lo ribadisco oggi – la differenza della proposta che allora era nata dall’iniziativa dell’Emilia-Romagna rispetto a quanto, invece, aveva caratterizzato le iniziative di Veneto e di Lombardia. Quindi, da subito abbiamo notato, e si riconferma oggi proprio dalla relazione del presidente Bonaccini, alcune caratteristiche chiave di totale differenza, a cominciare dal “no” al cosiddetto “residuo fiscale”. Quello che – dice il presidente Bonaccini – chiede l’Emilia-Romagna non è di avere un euro in più, ma di poter spendere meglio le risorse che abbiamo. Naturalmente va riconosciuto all’Emilia-Romagna il merito di essere in grado di raccogliere anche a livello europeo le risorse e di essere sempre in grado non solo di raccoglierle, ma anche poi di spenderle, a differenza di altre Regioni, che sappiamo lasciano non investite preziose risorse che servirebbero al benessere dei loro cittadini.

Così come è stata caratteristica dell’iniziativa dell’Emilia-Romagna lavorare per arrivare ad una cosiddetta “legge-quadro” o “legge-cornice” come antidoto a una sorta di autonomia differenziata à la carte, dove, appunto, sulla base di trattative bilaterali ognuno decideva qual era il suo menu, e questo chiaramente in contraddizione con un ordinamento dello Stato che deve essere ordinario. Del resto, purtroppo i percorsi di riforma dell’ordinamento dello Stato in questo Paese hanno subìto la pressione delle contingenze elettorali del momento. Ricordiamo, appunto, la riforma del Titolo V della Costituzione nel 2001, ribadita poi dal referendum, o anche la stessa cancellazione delle Province, anch’essa avviata e portata a termine sotto la pressione della polemica contro la casta, particolarmente agitata da una forza politica. Non è così che si fa la riforma dello Stato. Aver eliminato le Province può avere eliminato alcuni eletti, però ha eliminato forse un centro di programmazione e di pianificazione territoriale, che era un utile cuscinetto tra Comune e Regione.

L’altro punto che differenzia la proposta della Regione Emilia-Romagna nella quale Europa Verde si identifica è il fatto che il Parlamento debba essere coinvolto fin dal percorso ascendente di questo cammino.

Un’altra architrave che riteniamo fondamentale non solo per un corretto percorso di autonomia differenziata, ma per ribadire che questo percorso si inserisce in un quadro di solidarietà ed è anche uno strumento essenziale per garantire pari soddisfacimento dei diritti base dei cittadini è la questione dei LEP. I LEP devono essere visti come un obiettivo che serva a garantire ai cittadini di tutte le Regioni quella qualità base di un servizio, che oggi vediamo avere invece tonalità molto diverse.

La Regione Emilia-Romagna è terra di ricevimento del cosiddetto “turismo sanitario”, qui l’assistenza sanitaria ha tali livelli che attira cittadini di altre Regioni. Noi, però, attraverso i LEP, dobbiamo finalmente arrivare a garantire a tutti i cittadini di tutte le Regioni pari soddisfacimento dei diritti per esempio ad un’assistenza sanitaria soddisfacente.

L’altro punto interessante nella relazione del presidente Bonaccini è sicuramente l’accenno al fatto che l’istruzione non entrerà nel menu dell’autonomia differenziata. La Regione Emilia-Romagna quindi ha chiesto l’autonomia, ma per quanto riguarda l’edilizia scolastica, non chiede di diventare gestrice del personale scolastico, se non dal punto di vista del coordinamento del personale, ma non certo perché diventi dipendente della Regione.

Fatte queste precisazioni sul percorso di autonomia dell’Emilia-Romagna, i Verdi – ripeto – non c’erano quando è partito, però in questi due anni e mezzo abbiamo notato che tale percorso ha preso una piega che va nella direzione del mantenimento di un quadro di solidarietà e di un inquadramento all’interno di linee generali, che adesso naturalmente starà a Governo e Parlamento definire, però con il coinvolgimento di nuovo delle Regioni, quindi bene che anche l’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna sia coinvolta.

Oggi, però, non c’è solo una necessità di meglio gestire e di essere messi in condizione di meglio gestire le risorse che si hanno e meglio pianificare. Non può sfuggire che contemporaneamente abbiamo visto una sorta di centralizzazione di alcune funzioni nelle mani del Governo che vanno in direzione opposta. Se la pandemia giustamente ha richiesto uno sforzo nazionale per far fronte a un evento così devastante per tutto il Paese sul piano sanitario ma anche su quello economico, la stessa pandemia, però, ha dimostrato che il Governo a un certo punto ha smesso di riconoscere lo sforzo individuale fatto dalle Regioni per rispondere alla lotta alla pandemia. Mi riferisco al fatto delle spese straordinarie che hanno subito e hanno dovuto affrontare le Regioni, a cominciare dalla nostra, e che oggi non trovano una copertura da parte dello Stato.

L’altro elemento di centralizzazione che lascia perplessi riguarda sicuramente la gestione delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, una gestione che è stata, appunto, centralizzata nelle mani del Governo e che ha visto, per esempio, non realizzarsi un programma che, secondo Europa Verde, era fondamentale e che era quello di risanamento del bacino padano, una delle aree più inquinate d’Europa, non d’Italia, che avrebbe sicuramente beneficiato di queste risorse nel quadro, appunto, di un progetto di valenza nazionale, perché il bacino padano è una delle regioni che più concorrono al benessere dell’intero Paese.

Da ultimo, vorrei richiamare una petizione che è stata avviata, una petizione che è stata avviata per chiedere l’abolizione di una risoluzione che, appunto, ha avviato il percorso dell’autonomia. I promotori di questa petizione, coi quali ho potuto interloquire nei giorni passati, rimproverano anche una mancanza di informazione alla cittadinanza. Oggi i cittadini sicuramente sono sotto la pressione del caro energia, sono sotto la pressione anche emotiva di quanto sta accadendo in Ucraina, con tutte le conseguenze comunque che ci saranno anche sul piano economico e probabilmente il percorso di autonomia non è in cima ai loro pensieri.

Questo percorso, però, è avviato e la Regione Emilia-Romagna l’ha incardinato all’interno delle Istituzioni regionali. Sarebbe opportuno ‒ questo lo chiedo esplicitamente al presidente Bonaccini ‒ incontrare i promotori della petizione per spiegare loro quali sono le coordinate del progetto di autonomia differenziata a cui sta lavorando la Regione e vedere di trovare un chiarimento sui punti che ancora rendono scettici, per non dire contrari, questi cittadini che, comunque, si sono dati da fare, hanno raccolto delle firme e chiedono, in fondo, che ci sia un processo di discussione pubblica su un tema così rilevante come quello dell’autonomia.

Ripeto: oggi non credo che i cittadini emiliano-romagnoli e le cittadine emiliano-romagnole siano particolarmente interessate a questo iter. Probabilmente lo è il sistema imprenditoriale, che vede la possibilità, magari, di trovare percorsi agevolati. Però, se vogliamo veramente coinvolgere la cittadinanza, trovo che la richiesta che fanno i promotori della petizione, di una maggiore pubblicizzazione, di una maggiore discussione pubblica, vada presa sul serio. Per questo, spero anche che il presidente abbia l’occasione di incontrarli.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Zamboni.

Consigliere Rancan, prego.

 

RANCAN: Chiedo scusa, volevo chiedere dieci minuti di sospensione, se possibile.

 

PRESIDENTE (Petitti): Va bene. Concessi dieci minuti di sospensione.

 

(La seduta è sospesa alle ore 11,36 è ripresa alle ore 12,04)

 

PRESIDENTE (Petitti): Proseguiamo con il dibattito generale sulla comunicazione del presidente della Giunta, che – lo ricordo – riguarda l’autonomia differenziata, l’articolo 116, comma 3, della Costituzione.

Chi si iscrive a parlare in dibattito generale? Consigliera Bondavalli, prego.

 

BONDAVALLI: Grazie, presidente.

È una giornata, penso, molto significativa, molto importante. L’autonomia differenziata, secondo quanto previsto dall’articolo 116, comma terzo, della nostra Costituzione, costituisce uno di quegli obiettivi che sul piano istituzionale e politico sono invocati da tempo, però sappiamo non ancora concretizzati.

Questa è una ulteriore occasione per riprendere subito il filo, per riprendere subito un ragionamento e un percorso per lavorare insieme qui e anche a livello nazionale.

Mossa da intenti di natura non radicale, fondati sulla volontà di una declinazione che non mette minimamente in discussione l’unità del Paese, la Regione Emilia-Romagna ha proposto per prima che il Parlamento approvi una legge-quadro, mediante la quale fissare le condizioni preliminari e procedurali di attuazione dell’articolo in questione, il 116, comma terzo, della Costituzione.

Come si diceva prima, come diceva molto bene la collega Zappaterra, l’Assemblea legislativa ha approvato diverse risoluzioni di indirizzo, finalizzate proprio a chiedere alla Giunta regionale di proseguire l’iter avviato sul tema. Questo è un percorso che porta con sé un tratto distintivo (qui lo voglio dire e anche sottolineare perché è una scelta politica di metodo che questa Regione porta avanti su questo tema, ma più in generale sulle proprie politiche), ovvero la condivisione, il consenso espressi in questo caso dalle autonomie territoriali, dalle forze economiche e sociali, firmatarie del Patto per il lavoro, oggi divenuto per il lavoro e per il clima.

La condivisione è ancora elemento di metodo essenziale nella nostra Regione, e noi qui abbiamo percorso questa strada. L’informativa di oggi (per questo ringraziamo il presidente della Giunta Bonaccini) costituisce l’occasione intanto per fare il punto della situazione, il punto del percorso e soprattutto della strada e del momento in cui ci troviamo, ma anche e soprattutto per ribadire con chiarezza la necessità di perseguire l’obiettivo autonomia differenziata, passando dall’approvazione di una nuova legge-quadro, nell’ambito di un confronto e di una condivisione costanti con il Governo e la Conferenza delle Regioni.

Di autonomia c’è necessità in un processo di innovazione istituzionale che non richiede, anche qui è bene ribadirlo, risorse finanziarie ulteriori. Anzi, mira a ricercare una maggiore fluidità degli iter amministrativi che riguardano le materie incluse nel procedimento, accompagnata da opportuna funzionalità alle esigenze specifiche del territorio.

Poi, e questo, credo, è l’altro elemento essenziale, c’è la necessità di aggiornare la proposta di autonomia della nostra Regione, lo ha detto molto chiaramente il presidente, viste anche le resistenze, le difficoltà del negoziato, ma alla luce anche di significativi elementi di contesto che indubbiamente, dal 2017 alla stretta attualità, si sono modificati: dall’emergenza sanitaria, con i conseguenti NextGenerationEU e PNRR, messi in campo rispettivamente dall’Unione Europea e dal Governo; la definizione delle transizioni ecologica e digitale come obiettivi prioritari e sottese agli atti di programmazione di cui questa Regione si è dotata; sino alla guerra in corso in Ucraina e agli effetti che produce.

Tanto dal 2017 è accaduto di sostanziale, ragione per cui ritengo convincente la proposta di privilegiare in questa fase, quali materie di autonomia, quelle inerenti la governance territoriale, rafforzando gli strumenti di semplificazione e di programmazione, oltre, naturalmente, che di investimento. Allo stesso tempo è giusto rinviare ad altro tempo la sottoposizione dell’autonomia a materie quali, ad esempio, l’istruzione, ambito che oggettivamente sappiamo ha suscitato dibattito e posizioni differenti.

Da ultimo c’è una questione di metodo e c’è anche, come poi appare nei fatti, la necessità di un coinvolgimento dell’Assemblea nonché degli enti locali e dei firmatari del Patto per il lavoro e per il clima, che deve continuare. È un dialogo che è già stato evidentemente aperto, ma che deve proseguire su questa strada. Io lo ritengo davvero essenziale anche per determinare la possibilità di una definizione di autonomia il più condivisa possibile.

Avanti però e dunque nel percorso, tenendo al centro quanto messo in evidenza dall’intervento del presidente per creare le condizioni affinché il Parlamento raccolga e porti a realizzazione un obiettivo che sarebbe sicuramente di portata storica e che soprattutto servirebbe a questa Regione e al Paese.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Bondavalli.

Altri in dibattito generale? Consigliera Pigoni, prego.

 

PIGONI: Grazie, presidente. Buongiorno a tutti i colleghi. Grazie, ovviamente, al presidente Stefano Bonaccini per questa comunicazione così importante di questa mattina, che ci ha dato l’opportunità di ragionare insieme di autonomia differenziata.

Ci accorgiamo ogni giorno di come siano assolutamente necessarie Istituzioni pubbliche e procedure tecniche chiare, rapide, funzionali e al passo coi tempi, per poter dare risposte concrete e in tempi utili alle necessità dei nostri cittadini, a volte davvero necessità urgenti, necessità drammatiche, come ci hanno ricordato in maniera brutale l’emergenza pandemica degli ultimi anni e purtroppo ora l’emergenza guerra, con tutte le conseguenze nefaste che ben sappiamo.

Ecco perché credo sia opportuno per la nostra Regione, da sempre, come sappiamo, in prima fila anche sotto questo profilo, sul fronte di un contributo davvero riformista e propositivo, aggiornare la propria proposta di autonomia alla luce del nuovo contesto economico, del nuovo contesto sociale, del nuovo contesto politico, dando priorità alle competenze e alle funzioni più idonee a migliorare la capacità di governance del sistema territoriale e alle funzioni più idonee a migliorare quello che accade sui nostri territori, ma anche del sistema Italia nel suo complesso, ad incrementare l’efficacia delle politiche sul territorio e a potenziare gli strumenti di semplificazione, programmazione ed investimento.

Le lungaggini, le divergenze politiche o gli ostacoli di sorta che rallentano il processo, in questa fase più che mai, devono essere scansati ed allontanati. Trovo, quindi, opportuna anche la previsione di rimandare la trattazione di quelle materie delicate e complesse che hanno impedito, ad oggi, un percorso politico rapido e una soluzione positiva. Capisco bene che in particolare sui temi a grande impatto finanziario ci possano essere visioni e sensibilità differenti anche all’interno dell’ampia compagine governativa. Sull’istruzione sono d’accordo sul fatto che debba essere materia statale. Io, ad esempio, penso che si debba ragionare scorporando gli istituti professionali, l’istruzione professionale, facendo un ragionamento serio sugli istituti tecnici, però è chiaro che questo non è il momento per impantanarci su questo punto specifico, quindi sono d’accordo, rimandiamo questo tipo di materie a tempi migliori, ma evitiamo di bloccare tutta la macchina.

Stimoliamo, quindi, con determinazione il percorso verso l’attuazione dell’articolo 116, comma terzo...

 

PRESIDENTE (Petitti): Colleghi, chiedo un po’ più di silenzio, per cortesia. Grazie.

 

PIGONI: …in collaborazione con il Governo e con la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, cominciando con la condivisione della nuova legge-quadro, perché è stato evidenziato a più riprese come il tema del regionalismo differenziato non possa prescindere, nelle determinazioni del nostro Parlamento, dalla preoccupazione per gli elementi di fragilità e di disequilibrio tra le aree della nazione.

Da qui, quindi, la richiesta di una contestualizzazione dei percorsi di autonomia differenziata entro un quadro di principi e norme di portata generale. Questa è senz’altro una preoccupazione non soltanto legittima, ma sicuramente anche giusta.

Teniamo quindi insieme, come da nostro consolidato modus operandi, tutti i pezzi. Dobbiamo garantire la partecipazione costante al percorso degli Enti locali e delle forze economiche e sociali firmatarie del Patto per il lavoro e per il clima, ma anche, ovviamente, la partecipazione attiva delle nostre Commissioni assembleari competenti, assicurando quindi il pieno coinvolgimento della nostra Assemblea.

Siccome poi, come abbiamo visto, occorre davvero una sintonia e collaborazione istituzionale che, oltre a Regioni e Governo, tenga conto anche della fondamentale attività e del ruolo centrale del Parlamento, reputo corretto anche il richiamo a un adeguato coinvolgimento preventivo del Parlamento sin dalla fase negoziale.

Siamo quindi convinti che una maggiore autonomia della Regione Emilia-Romagna su alcune tematiche chiave ci consentirebbe di essere ancora più efficaci nel definire politiche e azioni per il nostro territorio. La conseguenza dovrà essere accelerare sul fronte degli investimenti pubblici e privati, a cominciare dai due grandi temi di transizione ecologica e di transizione digitale, che avranno a disposizione ingenti risorse stanziate dall’Unione Europea e dal Governo, nonché dalla nostra Regione stessa.

Non stiamo, quindi, parlando di un tema di palazzo, di questioni burocratiche o di potere, di architettura istituzionale. Nessuno ha intenzione di apporsi al petto medagliette o fare il primo della classe. Semplicemente è l’Emilia-Romagna che vuole continuare a fare, di più e meglio di quanto non abbia fatto finora, l’Emilia-Romagna.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliera Pigoni.

Ora passo la parola al consigliere Taruffi. Prego.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

Io credo che la discussione di oggi sia stata in ogni caso una discussione utile perché su questo tema ci siamo confrontati più volte nella precedente legislatura e ci siamo confrontati anche qualche mese fa in Commissione. È un tema sul quale noi non abbiamo mai negato che esistano sensibilità anche differenti. Lo ricordo anche nel corso della scorsa legislatura, della precedente legislatura quando avviammo, nell’autunno del 2017, il percorso con le prime risoluzioni che votammo.

Ricorderete, lo ricorderanno, immagino, i consiglieri di maggioranza che allora erano presenti, che avanzammo diverse richieste per circoscrivere e per meglio definire il perimetro dell’azione di quella iniziativa, iniziativa che si collocava in un contesto che aveva visto promuovere su questo tema due referendum dalla Regione Lombardia e dalla Regione Veneto per, appunto, chiedere ai propri cittadini cosa ne pensassero del tema. Anche allora, se ricordate, in aula ci confrontammo sulle diverse modalità, che peraltro erano figlie anche di una diversa impostazione rispetto al tema delle richieste di autonomia, dicevo, ci confrontammo anche sui metodi, sul percorso, sulle procedure che erano state avviate, non nascondendo le differenze che esistevano sia sul metodo che sul merito.

Per stare nella discussione, che ho definito utile, ma sulla quale due parole dopo le voglio spendere, io penso che noi dobbiamo essere convinti che l’attivazione di qualsiasi processo di autonomia differenziata non possa che svolgersi all’interno di un quadro definito da princìpi generali, che il Parlamento deve definire, attraverso l’approvazione della legge-quadro, all’interno del quale devono essere ordinati i processi e che, se lasciati alle sole contrattazioni tra Governo e singole Regioni, corre il rischio di produrre una situazione di scarsa chiarezza e di difficile gestione, così come, peraltro, questi anni ci hanno dimostrato.

Non solo, quindi, la legge-quadro, che secondo noi deve essere l’eventuale punto di inizio di un eventuale percorso rispetto al tema della richiesta di autonomia, ma anche e soprattutto la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, tema che ha a che fare direttamente con le risorse che lo Stato deve stanziare, sia per le Regioni che chiedono di avviare questo processo, sia per le altre, perché l’elemento fondamentale dell’identificazione dei livelli essenziali delle prestazioni ha a che fare con la definizione del quadro delle regole e soprattutto del quadro economico per tutte le Regioni. Quindi, identificare quale sia il livello essenziale delle prestazioni e mettere le risorse a fianco di queste vuol dire elemento di garanzia per tutto il Paese, in un percorso che non può che essere quello, ovviamente come definisce anche la Costituzione, ma che vogliamo ribadire con forza, di unità e di sussidiarietà nazionale, unità nazionale che, ovviamente, nessuno può mettere in discussione, anche in alcuni accenti che abbiamo sentito. Il tema dei residui fiscali è un tema che, ovviamente, per noi non c’è, non c’è mai stato, non ci deve essere, non ci sarà, e quindi archiviamo.

In questo quadro, quindi, e solo in questo quadro e alla luce di questo quadro, non possiamo non tenere conto però di quello che è successo in questi anni e di quello che sta succedendo non solo in Italia, ma in Europa e nel mondo, degli eventi che hanno travolto le nostre società e quindi anche le Istituzioni democratiche.

Mi riferisco evidentemente alla pandemia, mi riferisco alla crisi energetica che stiamo vivendo, che colpisce famiglie e imprese, e soprattutto alle misure che dovremo adottare per fronteggiare questa difficilissima situazione, ricordando a tutti ovviamente che l’elemento di principale preoccupazione che deve riguardare chiunque si occupi della cosa pubblica, ma non solo, oggi è il tema della pace.

Voglio infatti ricordare a tutti che, mentre discutiamo e chiediamo di discutere di alcuni temi che hanno una definizione quantomeno regionale, non possiamo non avere ben presente che oggi la priorità numero uno, la discussione che riguarda la sfera politica, la sfera pubblica di tutti noi è quanto sta avvenendo alle porte dell’Europa e il rischio di nuovi conflitti mondiali. Questo è il tema che preoccupa la società, che preoccupa le persone, è questo il tema, non altro, questo è il tema principale. Sentiamo parlare di ipotetiche guerre, di utilizzo di armi atomiche, peraltro (lo voglio dire perché in ogni occasione credo sia giusto dirlo) la discussione di queste settimane, di questi mesi ha sdoganato alcuni tabù della nostra società, della società occidentale, la guerra mondiale, l’utilizzo di armi atomiche erano cose che non potevano essere citate nel dibattito pubblico, oggi non solo vengono citate, ma nei talk show vengono discusse.

Di fronte a questo, la politica, le Istituzioni, tutte le articolazioni dello Stato non possono far finta di nulla e continuare a discutere di quello che abbiamo discusso fino a ieri, perché sarebbe semplicemente fuori dalla storia. Io credo che noi abbiamo quota parte la responsabilità di portare avanti iniziative che abbiano a che fare con questo livello di complessità, così come è stata la pandemia, che ancora peraltro non è finita, ma quello che abbiamo di fronte interroga il genere umano, interroga il futuro del genere umano, quindi noi non possiamo continuare le discussioni che abbiamo avviato nel 2017 e nel 2018 proseguendole come se nulla fosse, perché sarebbe, appunto, sbagliato. Questi elementi non possono essere espunti dalla discussione. Devono, io credo, farne parte in modo integrale e devono anche spingerci a rivedere e a rimodulare le priorità e gli interventi che abbiamo pensato.

Da questo punto di vista, per arrivare alla discussione e al tema più cogente della discussione che stiamo affrontando in quest’aula oggi, da un lato, io ho colto nelle parole del presidente della Giunta regionale un aspetto che sicuramente condivido, quando dice con chiarezza, nei passaggi che ha fatto stamattina, in alcuni elementi, rimoduliamo, riaggiorniamo la proposta, da un lato, e togliamo, sfiliamo il tema dell’istruzione e della scuola, che è stato un tema divisivo.

È stato un tema divisivo sul quale, peraltro, anche noi abbiamo mosso osservazioni nel corso di questi mesi, nel corso di questi anni di dibattito, indicando quello, non solo quello ma anche quello, come un elemento di fragilità dell’impianto, che poteva in qualche modo essere un elemento di preoccupazione. Quindi, oggi registriamo positivamente il compimento di questo lavoro e anche le parole spese dal presidente della Giunta.

Al tempo stesso, così come credo sia stato chiaro e inequivocabile il passaggio sul tema del residuo fiscale, ancorché è stato oggetto più volte di interventi anche da parte dello stesso presidente, io credo che sia sempre giusto aggiungere e sottolineare una volta di più che non si sta parlando in nessun modo di un percorso che possa mettere in discussione, dal punto di vista della tenuta economica e delle risorse che vengono distribuite alle Regioni, quelle che oggi sono più in difficoltà, perché esiste una questione nazionale anche su questo.

Le diseguaglianze tra il Nord e il Sud del Paese esistono e noi, quota parte, ciascuno di noi è chiamato a contribuire a ridurle, a risolverle, perché è così che l’Italia è più forte: riducendo le disuguaglianze, anche e soprattutto quelle che esistono tra Nord e Sud del Paese. Dopodiché è ovvio che su alcune materie ci può essere la possibilità, così come assegna la Costituzione, e la potestà di immaginare che la gestione diretta da parte della Regione di alcune competenze possa produrre migliorie, efficacia, un’azione amministrativa più snella. Di questo parliamo, non di altro. Però, nel registrare, come dicevo, positivamente anche il passo sulla scuola e, quindi, il fatto che venga espunto dalla discussione il tema dell’istruzione, io credo anche sia giusto fare nel momento in cui… Ed è per questo che ho detto che è stata utile questa discussione, perché se facciamo lo sforzo di aggiornare un attimo i calendari anche della programmazione dei lavori delle varie Istituzioni non possiamo tacere il fatto che mancano nove mesi allo scioglimento delle Camere. Mancano nove mesi. In nove mesi il Parlamento, così com’è stato scelto dagli elettori e dalle elettrici nel 2018, nei prossimi nove mesi in una situazione che è quella che richiamavo, cioè gli strascichi della pandemia anche dal punto di vista sociale e dal punto di vista economico, a cui si sommano i problemi ingenerati, oltre che dal punto di vista, come richiamavo, del tema fondamentale della pace e della guerra, ma anche il portato economico che la guerra scatenata dalla Federazione Russa nei confronti dell’Ucraina sta generando e genererà nei prossimi mesi per tutti i comparti della nostra economia, a partire ovviamente dal tema energetico, io credo che il Parlamento e il Governo saranno prioritariamente impegnati, come credo tutti quanti noi, a discutere su quel livello, su quel tema, su quel declivio. Quindi, penso che difficilmente nei prossimi nove mesi succederanno cose particolarmente innovative da questo punto di vista.

È giusto, però, che noi affrontiamo e proseguiamo la discussione che abbiamo avviato, non senza nascondersi i punti di vista e le sensibilità diverse che abbiamo avuto e che abbiamo sui temi, in un quadro che è quello della discussione di merito, a cui io anche, se volete un po’ in modo desueto, continuo a essere affezionato. Quindi io, quando discuto di autonomia differenziata, discuto soprattutto, per non dire unicamente, dei testi di merito e delle competenze di cui stiamo discutendo noi, mentre spesso assisto a un dibattito che è scollegato dal merito stretto. Ancorché, tra l’altro, se proprio dovessimo discutere del funzionamento delle Istituzioni in punta di piedi, vorrei sottolineare che tra gli strascichi che ha lasciato la pandemia c’è stato un accentramento di potere decisionale nelle figure apicali degli Esecutivi, che è un tema di cui discutere, perché le modalità attraverso le quali abbiamo affrontato la pandemia e quindi il ruolo che hanno avuto il presidente del Consiglio, i presidenti delle Regioni nell’assumere decisioni importanti, che riguardavano la generalità della vita di tutti noi, è un tema non secondario, perché poi, quando si affermano certi processi, è difficile tornare indietro.

Siccome sappiamo già oggi che il ruolo dei Parlamenti e delle Assemblee elettive nei confronti degli Esecutivi è un ruolo subalterno, se aggiungiamo anche un’accelerazione nel potere decisionale sostanziale delle figure apicali che rivestono il ruolo di guida degli Esecutivi, ecco allora che incominciamo forse a dover ridiscutere un pochino degli assetti complessivi anche da questo punto di vista.

Lo dico perché, quando parliamo di riforme generali delle Istituzioni, penso che le condizioni materiali della vita non possano essere espunte dal dibattito, e le Istituzioni si stanno piegando rispetto a questo schema, con tutto quello che questo comporta.

Ecco allora che – vado alla conclusione –, oltre a guardare in controluce questi aspetti, penso che le priorità del Paese, le priorità su cui sarà chiamata a confrontarsi la politica, saranno chiamati ad assumere decisioni i Governi a tutti i livelli, a partire dal Governo nazionale, oggi abbiano a che fare con le cose che richiamavo nel mio intervento, e penso che quest’aula quota parte debba stare in questa discussione, per non correre il rischio di fare finta che la realtà non esista, per non essere come quelli che in Unione Sovietica continuavano a battere i testi delle lettere quando fuori c’era la rivoluzione, sono entrati ad un certo punto e hanno detto “è finita, non c’è più l’Unione Sovietica”.

Per non correre il rischio di essere quelli che fanno una discussione fuori dalla storia, dobbiamo tener conto che oggi il Paese, l’Europa è chiamata ad un livello di discussione che dalla pandemia alla guerra va in un’altra direzione, va nella direzione di un lavoro che sta e deve stare mani e piedi nella realtà. Lo dico a tutti noi, a me per primo.

In questo quadro, in questo contesto – lo ribadisco – con le declinazioni che ho provato a dare e con il contributo che ho provato a portare rispetto al nostro punto di vista su questo tema ripeto, oggi valutiamo positivamente il passaggio centrale per noi di oggi che è quello sulla scuola, tema sul quale abbiamo lavorato, sul quale abbiamo provato a far sentire le nostre ragioni e penso che oggi, da questo punto di vista, sicuramente da questo punto di vista, si sia registrato un passaggio positivo, ferme restando le cose che ho detto, e davvero concludo, all’inizio e cioè i passaggi che per noi continuano a essere fondamentali, preliminari a tutti a tutto il resto, cioè la definizione da parte del Parlamento della legge-quadro e dei livelli essenziali delle prestazioni, quadro all’interno del quale poi svolgere i passaggi tra Regione, Regioni interessate e Governo centrale in un quadro che, ripeto, deve essere quello definito, che anche il presidente ha richiamato, di unità nazionale, per noi ovviamente indiscutibile.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, consigliere Taruffi.

Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente. Intervengo sull’ordine dei lavori per capire.

Oggi abbiamo sospeso la seduta, non ho capito per quale motivo. Non è stata motivata anche la ripresa dei lavori. Adesso mi trovo…

 

PRESIDENTE (Petitti): Colleghi, per favore, un po’ di silenzio.

 

PICCININI: …l’emendamento del collega Barcaiuolo che fa riferimento alla risoluzione del collega Facci, la 4910. Ieri ricordo che abbiamo iniziato a discutere le risoluzioni e questa è stata saltata a piè pari. Quindi io vorrei capire oggi che cosa ci troviamo di documenti, su cosa andremo a discutere.

Visto che – è una questione di Regolamento – è stata convocata questa seduta appositamente, io chiederei di concludere anche con la votazione delle risoluzioni.

 

PRESIDENTE (Petitti): Consigliere Rancan, prego.

 

RANCAN: Grazie, presidente. Sull’ordine dei lavori.

Semplicemente è stata richiesta l’iscrizione di questa risoluzione a seguito del dibattito della comunicazione, come richiesta del consigliere Facci. Oltretutto, ricordo alla consigliera Piccinini, che forse non ha ben presente cosa è successo nelle sedute passate, che sulla risoluzione in oggetto era già cominciato il dibattito. Ovviamente non si può esaurire con il tempo di dibattito, secondo noi, della comunicazione la trattazione della risoluzione perché, essendo già iniziato un dibattito con dei tempi previsti dal Regolamento, è giusto che si possa dibattere con quei tempi previsti dal Regolamento. Quindi, sicuramente noi accogliamo anche di buon viso, poi guarderemo anche nel merito, l’emendamento presentato dal collega Barcaiuolo, però non vedo questa questione particolare. È tutto secondo regolamento, è tutto secondo trasparenza.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Consigliera Zappaterra, prego.

 

ZAPPATERRA: Grazie, presidente.

La collega Piccinini pone un tema vero, nel senso che ieri probabilmente nel corso dell’aula, essendo anche come capigruppo tutti impegnati su altri fronti, abbiamo difettato di comunicazione nel giustificare il passaggio ad un’altra risoluzione. Probabilmente, anche perché consapevoli che avevamo la seduta oggi specifica sull’articolo 116, visto il tema, abbiamo dato tutti per scontato che avremmo abbinato tutte le risoluzioni alla discussione di oggi.

Io segnalo un problema, al netto di quanto già detto dal collega Rancan: siccome il dibattito non è ancora finito, noi una risoluzione la depositeremo prima della fine del dibattito, tuttavia, considerato che la Capigruppo all’unanimità ha deciso di chiudere la seduta alle ore 13, mi permetto di dire che vedo molto complicato finire la discussione sulla comunicazione del presidente e fare un ampio dibattito anche sulle due risoluzioni e sull’emendamento del collega Barcaiuolo.

Mi sento di dire che, considerato che non esauriamo il tema oggi, anzi sappiamo perfettamente che il percorso sarà lungo, penso che non ci saranno problemi ad approfondire la discussione e a votare le risoluzioni in una prossima occasione.

 

PRESIDENTE (Petitti): Perfetto. C’è stato questo elemento di chiarezza, questa nuova richiesta che è pervenuta. È evidente che, a questo punto, abbiamo adesso le conclusioni, la replica del presidente rispetto al dibattito. Visti i tempi, credo sia opportuno che le risoluzioni proseguano il loro percorso perché entro le ore 13 non c’è il tempo, ovviamente, di continuare con l’approfondimento e gli interventi nel merito.

A questo punto passo la parola al presidente Bonaccini per le sue conclusioni. Prego.

 

BONACCINI, presidente della Giunta: Grazie, presidente.

Io ho ascoltato il dibattito e ancora una volta ringrazio per i toni. Tra i tanti difetti che ho non mi riconosco quello di giocare a nascondino. Avessimo voluto, con la Giunta precedente, evitare di trovarci in un dibattito sull’autonomia, che ovviamente avrebbe visto anche una discussione politica complicata, sia perché nel Paese, da quando in Costituzione erano introdotti gli articoli che venivano richiamati dal consigliere Barcaiuolo, nessuno aveva mai avuto accesso alla stessa autonomia o a parte di essa, così come ricorderete che noi siamo stati la prima Regione a guida Centrosinistra che in Italia si è imbarcata in questa discussione. Ovviamente l’abbiamo fatto con un approccio differente (ne richiamavo alcuni contenuti), devo dire e ribadisco che il fatto che oggi (il mio non è un giudizio di merito, è una presa d’atto) non si discuta più da tempo di residui fiscali è il motivo per cui, se quella discussione avesse seguito quella linea, noi avremmo avuto certamente un dibattito che avrebbe dovuto accompagnare il rischio della secessione di alcuni territori, quando ne trattieni pressoché la totalità delle tasse che trasferisci al centro, e, dall’altra, il fatto che ci sarebbero state nelle stesse forze politiche, come è stato, è evidente, lo sappiamo tutti, a livello nazionale, opinioni differenti dal punto di vista soprattutto geografico.

Il fatto che noi non abbiamo mai approcciato quella parte e che oggi questa parte venga espunta significa che avevamo ragione o, quantomeno, al di là delle ragioni e dei torti, avevamo visto giusto. Così come in diverse materie, rispettando la legittima richiesta di alcune Regioni di chiederle tutte (lo prevede la Costituzione), erano legati, come veniva richiamato, ad esempio, anche qui dal consigliere Barcaiuolo o dai consiglieri di maggioranza e dalla stessa Piccinini rispetto al tema della scuola, elementi che non ci convincevano, da un lato per ciò che la scuola, da un punto di vista nazionale, ricava, oppure il turismo, proprio per le ragioni per cui abbiamo sempre detto noi siamo presenti – l’assessore Corsini potrebbe essere più preciso di me – in quasi trenta fiere internazionali, ma ciò che al mondo si deve vendere è l’Italia, non le singole Regioni.

Anche questo, però, è un dibattito opinabile, nel senso che noi, convinti di queste ragioni, abbiamo lavorato per non inserirle, e, nonostante questo, ricorderete la determinazione con la quale, insieme alle Giunte di Lombardia e di Veneto, insieme a diversi Ministeri, abbiamo lavorato per mesi e mesi, direi per anni e ancora oggi si continua a lavorare per cercare una dimensione di avvicinamento, perché quello che mi preoccupa oggi è che un dibattito che, al di là di dover tener conto (ci mancherebbe) di diverse sensibilità e opinioni, rischia di essere un dibattito per piantare ognuno di noi ha una propria bandierina, ma non fare nessun passo in avanti. D’altra parte lo dico anche alla Lega, che sa che l’autonomia e la sua richiesta io l’avevo scritta persino nel programma. Quindi ci credo, ci crediamo. Vorremmo arrivarci.

la Lega stessa sa che, anche quando ha fatto parte di due differenti Governi in questa legislatura, non si è riusciti a garantire un briciolo di autonomia e, siccome questa legislatura ha davanti un tempo, dal mio punto di vista auspicabile, che arriva all’inizio del prossimo anno e cioè si completa proprio per le condizioni che diversi di voi hanno richiamato di un momento così drammatico per il mondo, per l’Europa, per il nostro Paese, a causa di una guerra e, affianco della guerra, di un rischio di una nuova recessione data dal costo del gas, dell’energia, delle materie prime, quindi, dal mio punto di vista, c’è bisogno di un governo nel pieno funzionamento, che possa esprimere le proprie legittime funzioni, è evidente però che non mancano cinque anni, ne manca al massimo uno o meno di uno.

Noi abbiamo il dovere, almeno io così lo ritengo, di dover provare insieme al Governo, a cui, ribadisco, va chiesto da parte, secondo me, di tutte le forze presenti in quest’aula, sia chi condivide, chi non condivide, che faccia chiarezza su un percorso, che peraltro a me pare la ministra Gelmini ha indicato e che ha visto alcuni di noi che erano pronti per le intese a dire “Bene, mettiamole da parte se questo può diventare un ostacolo, e coinvolgiamo di più e meglio il Parlamento, addirittura con una legge-quadro”.

Questo mi pare l’obiettivo al quale dovremmo tendere, se vogliamo sbloccare questa situazione che rischia di nuovo di essere d’impasse, nonostante ci sono gli atti, le riunioni, i documenti. Noi stiamo continuando a lavorare. Cerchiamo di mettere a sistema quelle materie. Lo dico perché lo stesso Tavolo di lavoro sulla scuola del Governo e del Ministero fa dire che quello è un argomento che rischia di essere solo divisivo e non fa fare un solo passo in avanti per cercare invece, su altre materie condivise, di arrivare a una sintesi che possa finalmente far arrivare un po’ di autonomia ai territori.

Vedete, io non ho problemi a indicare cosa fare. Anzi, io ho detto chiaramente prima che la nostra proposta c’è. È una proposta che c’è da tempo. È quella che è modificata meno, se ci pensate, rispetto alle altre Regioni. Quando proposi i LEP per la prima volta, quattro anni fa, in audizioni bicamerali e proposi di andare al coinvolgimento del Parlamento, al di là della legge-quadro, proprio per evitare un pregiudizio da parte di parlamentari di diversi territori trasversali agli schieramenti, che legittimamente, a mio parere, rischiavano, però, di portare un dibattito tutto ideologico e non di merito. Quindi, al di là di mandare una proposta, che abbiamo e abbiamo pronta, quello che vi chiedo è di dire al Governo, tutti insieme, che siamo pronti a sederci, fatto salvo che quelle che sono le prime opportunità che ho indicato adesso possano essere perseguite proprio per cominciare a vedere la luce in fondo al tunnel per chi desidera che l’autonomia, dal nostro punto di vista, un’autonomia solidale, possa essere garantita e approvata.

Lo dico perché fino ad oggi non siamo riusciti a sbloccare nulla, al di là delle migliori intenzioni di ognuno di noi. Noi vorremmo invece – ed è questa la richiesta che da quest’aula deve venire, a mio parere, questa mattina in questo dibattito – che il Governo non solo batta un colpo, ma indichi persino i tempi e, quindi, le date per un percorso che porti verso l’autonomia. Noi sappiamo perfettamente che, se vogliamo sbloccarne una parte, che può essere una parte comunque considerevole, c’è bisogno della buona volontà di tutti. Eviterei forzature che un minuto dopo rischierebbero persino di metterci in condizione di dover accettare ciò che non vorremmo chiedere.

Se noi, invece, siamo determinati a dire che questo percorso che abbiamo intrapreso alcuni anni fa noi vogliamo perseguirlo e portarlo avanti, è evidente che qualcuno ci dovrà rispondere. Se proviamo a dare sponda a chi nel Governo, con buona volontà, ha proposto un percorso che possa sbloccare la situazione e coinvolgere tutti quanti, io credo che noi dobbiamo assecondare questo percorso. D’altra parte, è quello che ci siamo detti anche tra presidenti. Ripeto, il presidente Luca Zaia, in conferenza stampa con me, ha detto che era d’accordo sulla legge-quadro. Ho visto che persino la Regione Lombardia ha corretto una posizione che all’inizio sembrava più tranchant. In ogni caso ci sono altre Regioni che sono pronte a sedersi al tavolo e a discuterne. Io ne ho discusso con il presidente Giovanni Toti, che ha fatto un percorso coincidente con quello della regione Emilia-Romagna, pur avendo una maggioranza di Centrodestra, che non ha previsto il referendum, ma che, come noi, ha chiesto comunque di attivare quel tavolo. La Regione Toscana sta perseguendo, anch’essa, quella strada. Quindi, ci sono altre Regioni che potrebbero essere davvero interessate a un lavoro che aggrega e può persino crescere nelle prossime settimane, nei prossimi mesi.

Io penso davvero che possiamo e dobbiamo fare così, e a chi chiede giustamente, come avete chiesto un po’ tutti, coinvolgimento di questa Assemblea legislativa, guardate che il coinvolgimento vuole esserci e vuole esser pieno, al pari del coinvolgimento degli Enti locali, che mi pare invece da altre parti siano stati coinvolti un pochino meno, perché noi peraltro, quando approvammo il testo che portammo in Assemblea legislativa, sul quale, come ricorderete, non ci fu un solo voto contrario, passammo dal Patto per il lavoro e per il clima, all’interno del quale ci sono tutti i presidenti delle Province e tutti i Sindaci dei Comuni capoluogo.

Noi vorremmo la prossima settimana o quella successiva ritornare dopo la discussione di oggi al Tavolo del Patto per il lavoro e per il clima, vorremmo coinvolgere tutte le parti sociali, nessuna esclusa, affinché nessuna di quelle parti, al pari dei consiglieri regionali e dei loro Gruppi consiliari di appartenenza, possa dire di non essere stata coinvolta, come peraltro abbiamo sempre fatto, perché ogni volta che c’era una novità siamo andati a discuterla e a condividerla anche con il sistema regionale, che ci ha visti in questi anni perseguire e più o meno sempre decidere insieme le scelte strategiche più importanti per la nostra Regione, come da ultimo abbiamo fatto sia sul PNRR che, soprattutto, sul Documento strategico regionale e la programmazione dei fondi europei del settennato 2021-2027.

Credo che oggi, anche con punti di vista differenti, ci accomuni però l’idea che la proposta che abbiamo avanzato sia una proposta che non deve interrompersi, e questa mi pare una cosa molto positiva, ci accomuna il fatto che oggi più nessuno dica “o così o niente”, ma tra le diverse sfumature mi pare di aver colto, chi più, chi meno, che si cerchi una ragionevole intesa o accordo, per cercare quantomeno di sbloccare questa situazione, perché noi stiamo discutendone qui da anni, aveva coinvolto la mia Giunta regionale prima e ha coinvolto questa, ma soprattutto aveva coinvolto l’Assemblea legislativa di prima e l’Assemblea legislativa di adesso.

Vedete, togliere l’istruzione, come il gruppo tecnico della ministra ci ha chiesto di fare, non è un cedimento. Peraltro, io ho sottolineato prima che non è che noi vorremmo togliere l’istruzione perché non ci siano alcune cose in quella richiesta che noi non condividiamo. Anzi, abbiamo detto che sul tema dell’edilizia scolastica, gli investimenti, sul tema degli organici, il funzionamento della scuola, noi vorremmo venisse consegnata un po’ di autonomia perché crediamo che potremmo fare bene e fare meglio. Questo peraltro, al netto di alcune contrarietà, era quello che su questi due punti anche Lombardia e Veneto assolutamente condividevano o noi condividevamo ciò che avevano detto Lombardia e Veneto.

Noi non siamo d’accordo sull’altra parte, che è quella anche principale e rispetto alla quale dire “espungiamola per ora e per un attimo”, rispetto anche alle due proposte che noi abbiamo fatto, perché sul resto noi non siamo d’accordo, non l’abbiamo chiesta e non la chiederemo mai, è perché vorremmo invece dare un contributo a sbloccare la situazione, proprio perché vorremmo arrivare a un’autonomia differenziata, ripeto, solidaristica, che sia sussidiaria e che, attraverso il coinvolgimento del Parlamento e la definizione dei livelli essenziali di prestazione, permetta a tutte le Regioni, ribadisco, anche a chi l’autonomia non la chiederà mai, di avere la certezza di quanto gli spetta ogni anno dallo Stato.

Io credo che sia questo il motivo per cui alla fine, a mio parere, se riusciamo a evitare contrapposizioni, possiamo dare una mano tutti insieme, ognuno con le proprie articolazioni e diversità, a questo lavoro e a questo ragionamento. Vedete, si diceva e concludo che la maggioranza è articolata. Certo. Certo. Non abbiamo mai fatto mistero di punti di vista anche differenti su singoli aspetti, pur avendo votato sempre a favore e insieme, di documenti importanti. Ma vedete, nelle stesse, chiamiamole, opposizioni oggi, nella stessa opposizione di Centrodestra ho sentito oggi sfumature differenti.

È normale che sia così perché stiamo parlando di un argomento che, per il semplice fatto che non sia stato mai ottenuto da chi lo chiedeva in questo Paese, mette in campo delle difficoltà che sono oggettive, ma, a mio parere, in questa Regione, per come è abituata a lavorare, per come siamo abituati anche tra noi a discutere, e questo io lo rivendico nella serietà e anche nel rispetto reciproco, possiamo invece ottenere e sbloccare qualcosa.

Poi, una volta che noi ottenessimo lo sblocco di un percorso per alcune materie, espungendo quelle più divisive, con un’idea che sappiamo essere differente nella richiesta o meno, ma che sblocca questa situazione, è chiaro che dopo si tornerà un dibattito nel quale ognuno cercherà di mettere in luce e in campo la propria parte.

Noi ci crediamo, vogliamo crederci e certamente vogliamo fare tutto quello che serve per non lasciare nulla di intentato e per non lasciar perdere questa occasione, che – lo ripeto – essendo a fine legislatura come sempre rischia di impantanarsi in un dibattito che diventa persino estenuante, ma poco produttivo.

Per questo, e concludo, chiedo al Governo italiano, chiedo ai Ministeri preposti di convocare il prima possibile, nelle prossime settimane, un incontro, una riunione tra le Regioni che hanno fatto richiesta di autonomia differenziata, pur nella diversità delle loro proposte, a cui aggiungere quelle che si sono aggiunte successivamente, e andare a una verifica delle questioni che oggi mi pare molto chiaramente ho posto e che – lo avete visto – la maggioranza di Centrosinistra è pronta ad affrontare, ma ho visto che ci sono diversi punti, non pochi, mi pare, anche di convergenza.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Petitti): Grazie, presidente.

Annuncio che su questo argomento è pervenuta un’altra risoluzione, a firma della consigliera Zappaterra ed altri, che ovviamente vi verrà inviata.

A questo punto le risoluzioni saranno calendarizzate. Sono le ore 12,56, per cui non c’è il tempo, ovviamente, per dibatterle.

Dichiaro chiusa la seduta.

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 12,56

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Federico Alessandro AMICO, Michele BARCAIUOLO; Stefano BARGI, Fabio BERGAMINI, Gianni BESSI, Stefania BONDAVALLI, Massimo BULBI, Stefano CALIANDRO, Valentina CASTALDINI, Maura CATELLANI, Andrea COSTA, Palma COSTI, Matteo DAFFADÀ, Gabriele DELMONTE, Marco FABBRI; Michele FACCI, Pasquale GERACE, Giulia GIBERTONI; Marco LISEI, Andrea LIVERANI, Francesca MALETTI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Marco MASTACCHI, Matteo MONTEVECCHI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Emiliano OCCHI, Giuseppe PARUOLO, Simone PELLONI, Emma PETITTI, Silvia PICCININI, Giulia PIGONI, Marilena PILLATI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Ottavia SONCINI, Valentina STRAGLIATI, Giancarlo TAGLIAFERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Silvia ZAMBONI, Marcella ZAPPATERRA.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il sottosegretario alla Presidenza Davide BARUFFI;

il Presidente della Giunta Stefano Bonaccini.

gli assessori Paolo CALVANO, Vincenzo COLLA, Andrea CORSINI, Raffaele DONINI, Barbara LORI, Paola SALOMONI, Elena SCHLEIN.

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Mauro FELICORI, Alessio MAMMI, Irene PRIOLO e la consigliera Lia MONTALTI.

 

Comunicazione ai sensi dell’art. 69 del Regolamento interno

 

Nel corso delle sedute sono pervenuti i sottonotati documenti:

 

INTERROGAZIONI

 

5108 - Interrogazione a risposta scritta circa la situazione di degrado in cui versa la fermata Policlinico della linea ferroviaria Modena-Sassuolo. A firma del Consigliere: Barcaiuolo

 

5111 - Interrogazione a risposta scritta circa l'applicazione delle norme relative al riscaldamento e al raffreddamento degli uffici della Pubblica Amministrazione. A firma del Consigliere: Tagliaferri

 

5112 - Interrogazione a risposta scritta in merito alle modalità di rilascio delle autorizzazioni alle gare cinofile. A firma dei Consiglieri: Bargi, Rainieri, Occhi, Facci, Liverani, Delmonte, Pompignoli, Catellani, Rancan, Montevecchi

 

5113 - Interrogazione a risposta orale in commissione in merito al contributo concesso alla società Silk-Faw Automotive Group Italy s.r.l., relativo al programma di investimento approvato dalla Regione Emilia-Romagna con deliberazione n. 2235/2021 e alla sottoscrizione dell'Accordo Regionale di Insediamento e Sviluppo. A firma dei Consiglieri: Catellani, Delmonte

 

5114 - Interrogazione a risposta scritta in merito a un'invasione di insetti verificatasi nel Policlinico di Modena che ha causato, nella giornata del 26 aprile, la chiusura di due sale operatorie del Reparto di Ostetricia e Ginecologia. A firma del Consigliere: Barcaiuolo

 

5116 - Interrogazione a risposta orale in commissione relativa all'istituzione del monitoraggio pubblico del Programma GOL (Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori). A firma della Consigliera: Castaldini

 

RISOLUZIONI

 

5109 - Risoluzione per impegnare la Giunta ad avviare un confronto con Società Autostrade per l'Italia al fine di poter individuare il luogo più adatto del tratto A14 ricadente in territorio romagnolo ove poter installare cartellonistica stradale che riporti la dicitura "Benvenuti in Romagna". (26 04 22). A firma dei Consiglieri: Marchetti Daniele, Liverani, Montevecchi, Pompignoli

 

5117 - Risoluzione sugli ulteriori sviluppi del percorso finalizzato al conseguimento di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia in attuazione dell'articolo 116, comma III, della Costituzione. (28 04 22). A firma dei Consiglieri: Zappaterra, Gerace, Tarasconi, Pigoni, Pillati, Costi, Bondavalli, Maletti, Rossi, Daffada'

 

INTERPELLANZA

 

5115 - Interpellanza relativa alle locazioni attive di Palazzo Ratta Pizzardi e Villa Aldrovandi Mazzacorati a Bologna. A firma dei Consiglieri: Facci, Marchetti Daniele

 

(Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno n. 7 prot. NP/2022/953 del 28/04/2022)

 

 

LA PRESIDENTE

 

IL SEGRETARIO

Petitti 

Bergamini

 

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