Testo
Verbale n. 10
Seduta del 18 aprile 2011
Il giorno 18 aprile 2011 alle ore 10.00 si è riunita presso la sede
dell'Assemblea Legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50, la
Commissione Bilancio Affari generali ed istituzionali, convocata con
nota prot. n. 11847 dell'11 aprile 2011.
Partecipano alla seduta i Consiglieri:
Cognome e nome Qualifica Gruppo Voto
LOMBARDI Presidente PDL - Popolo della 5 assente
Marco Libertà
FILIPPI Vicepresidente PDL - Popolo della 1 assente
Fabio Libertà
VECCHI Vicepresidente Partito Democratico 4 assente
Luciano
BARBATI Componente Italia dei Valori - 4 assente
Liana Lista Di Pietro
BIGNAMI Componente PDL - Popolo della 3 presente
Galeazzo Libertà
BONACCINI Componente Partito Democratico 2 presente
Stefano
DEFRANCESCHI Componente Movimento 5 Stelle 2 presente
Andrea Beppegrillo.it
FERRARI Componente Partito Democratico 2 presente
Gabriele
MANFREDINI Componente Lega Nord Padania 4 presente
Mauro Emilia e Romagna
MAZZOTTI Componente Partito Democratico 2 assente
Mario
MEO Componente Sinistra Ecologia 2 assente
Gabriella Libertà - Idee Verdi
MONARI Componente Partito Democratico 3 presente
Marco
MONTANARI Componente Partito Democratico 2 presente
Roberto
MONTANI Componente Partito Democratico 2 assente
Daniela
MORICONI Componente Partito Democratico 2 presente
Rita
MUMOLO Componente Partito Democratico 2 presente
Antonio
NOE' Componente UDC - Unione di 1 assente
Silvia Centro
PARIANI Componente Partito Democratico 3 assente
Anna
POLLASTRI Componente PDL - Popolo della 2 presente
Andrea Libertà
SCONCIAFORNI Componente Federazione della 2 assente
Roberto Sinistra
La consigliera Paola MARANI sostituisce la consigliera Montani.
E' presente il consigliere Giovanni FAVIA.
E' altresì presente la Vicepresidente della Giunta e Assessore alle
Finanze, Europa, Cooperazione con il sistema delle autonomie,
Valorizzazione della montagna, Regolazione dei servizi pubblici
locali, Semplificazione e trasparenza, Politiche per la sicurezza
Simonetta Saliera.
Presiede la seduta: Mauro MANFREDINI
Assiste la Segretaria: Claudia Cattoli
Resocontista: Laura Sanvitale
AUDIZIONE
Esame abbinato dei progetti di legge (testo base ogg. 1117):
1117 - Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: Misure per
l'attuazione coordinata delle politiche regionali a favore della
prevenzione del crimine organizzato e mafioso, nonché per la
promozione della cultura della legalità e della cittadinanza
responsabile (delibera di Giunta n. 259 del 28 02 11) - pubblicato
sul Supplemento Speciale BURERT n. 60 del 03.03.2011 - TESTO BASE
e
1078 - Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Favia e
Defranceschi Norme per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni
mafiosi, criminali, illegali e per la promozione dell'educazione
alla legalità (18 02 11) - pubblicato sul Supplemento Speciale
BURERT n. 56 del 23.02.2011
Relatore consigliere Antonio MUMOLO
Partecipano:
Daniele Borghi Referente regionale Associazione
Libera
Roberta Bussolari Referente regionale Associazione
Libera
Sandro Chiaravallotti Segretario regionale
Emilia-Romagna
SIAP (Sindacato Italiano
Appartenenti Polizia)
Felice Citriniti Segretario generale regionale
SIULP (Sindacato Italiano
Unitario Lavoratori Polizia)
Lucia De Lorenzo AGCI Emilia-Romagna
Sergio Donati Confcommercio Emilia-Romagna
Pietro Filippini Segreteria regionale SILP CGIL
Emilia-Romagna
Carlo Germi Segretario nazionale FICIESSE
(Associazione Finanzieri
Cittadini e Solidarietà)
Lalla Golfarelli Direzione operativa CNA
Emilia-Romagna
Stefano Lenzi Unioncamere Emilia-Romagna
Riccardo Mattioli COISP (Coordinamento per
l'Indipendenza Sindacale
delle Forze di Polizia)
Filippo Ottaviani Direttivo provinciale SILP-
CGIL
Stefano Paoloni Segretario nazionale SAP
(Sindacato autonomo di Polizia)
Gianni Pedrazzini Segretario regionale CISL Emilia-
Romagna
Gianni Pollastri Segretario provinciale UGL
Polizia di Stato
Michele Rava Segreteria provinciale Piacenza
SIAP (Sindacato Italiano
Appartenenti Polizia)
Pierpaolo Romani Coordinatore nazionale Associazione
Avviso pubblico
Francesco Scarlino Segretario regionale
Assiociazione Finanzieri
Giuseppe Schena Sindaco di Soliera (MO) e
componente Comitato direttivo
nazionale Associazione Avviso
pubblico
Gianni Tonelli Presidente nazionale SAP (Sindacato
Autonomo Polizia)
Davide Urban Direttore Confcommercio
Emilia-Romagna
Francesco Zanoni Confcooperative - Alleanza
Italiana Cooperative
Franco Zavatti CGIL regionale Emilia-Romagna
Il consigliere MANFREDINI dichiara aperta la seduta e introduce
l'audizione con le categorie economiche, le organizzazioni sindacali
e le associazioni, che fa seguito a quella già svolta nella seduta
del 12 aprile scorso con le istituzioni e gli organismi competenti.
La Prima Commissione ha infatti concordato di svolgere queste
consultazioni per acquisire informazioni, osservazioni e proposte in
vista del prossimo esame dei progetti di legge presentati in tema di
politiche regionali per la prevenzione del crimine organizzato e
mafioso e per la promozione della legalità.
Dopo aver giustificato l'assenza del presidente per sopravvenuti
impegni istituzionali, cede la parola al consigliere relatore per
una illustrazione preliminare.
Consigliere Antonio MUMOLO - Relatore della Commissione
Ringrazio tutti i presenti. Prima di passare ai vostri interventi,
svolgo solo alcune brevi osservazioni. Questa legge sulla
prevenzione della criminalità e delle infiltrazioni mafiose è molto
importante per la Regione Emilia-Romagna e prima di presentarla
abbiamo ascoltato categorie economiche, magistratura, associazioni
delle Forze dell'ordine ed abbiamo predisposto il progetto di legge
che è stato presentato e poi inviato a tutti voi in occasione
dell'invito alla consultazione. Pensiamo infatti che questa
normativa possa essere ulteriormente migliorata, per cui abbiamo
stabilito due tornate di audizioni: la prima con la magistratura,
gli ordini professionali, l'Abi, l'Ufficio scolastico regionale e la
seconda giornata con le categorie economiche, le organizzazioni
sindacali dei lavoratori, le associazioni della Forze dell'ordine e
della Polizia, le associazioni Libera ed Avviso pubblico . Siamo
certi che da questi incontri possano arrivare contributi utili per
migliorare il testo prima della discussione in Commissione e poi in
Aula.
Pensiamo che l'Emilia-Romagna sia un territorio sano, ma non indenne
dalle infiltrazioni mafiose e con questa legge regionale vogliamo
mantenere alta l'allerta di tutta la comunità rafforzandone i suoi
anticorpi.
Sostanzialmente, la legge si compone di una prima parte che si
occupa del monitoraggio e della prevenzione, di una seconda parte
che riguarda la velocizzazione delle procedure necessarie per
l'attribuzione dei beni sequestrati ed infine la parte dello
start-up.
Per il monitoraggio e la prevenzione abbiamo istituito
l'osservatorio regionale all'interno dell'Amministrazione, per
raccogliere in maniera sistematica dati ed elementi di conoscenza,
incrementando l'attività di studio dei fenomeni di infiltrazione
mafiosa in campo economico e del lavoro, cercando altresì di attuare
un coordinamento con altri soggetti che già operano in
Emilia-Romagna. Questo coordinamento ha lo scopo, rispetto al
fenomeno delle infiltrazioni, di mettere in rete le diverse
esperienze positive esistenti in Enti locali, Comuni, Asl, Inps,
Inail, sindacati, associazioni economiche, Agenzia delle entrate,
ecc., al fine di incrociare tutti questi dati in un luogo unico
perché in tal modo è più facile scoprire anomalie e segnalarle.
Abbiamo pensato di creare un centro di documentazione, un ufficio
interno alla Giunta e all'Assemblea legislativa aperto ai cittadini
per raccogliere materiale e conoscenze e per organizzare iniziative,
così come abbiamo pensato ad un rapporto costante e continuo con le
scuole di ogni ordine e grado per attività di promozione e di
percorsi di sensibilizzazione al fenomeno e di educazione alla
legalità.
Infine abbiamo pensato di istituire una giornata per la memoria, il
21 marzo di ciascun anno, dedicata all'impegno regionale rispetto
alle mafie. Prevediamo nella legge anche l'adesione all'associazione
Avviso pubblico .
Per velocizzare le procedure per l'assegnazione dei beni sequestrati
e confiscati, abbiamo previsto la formazione di un ufficio e risorse
regionali per la consulenza ai sindaci dei piccoli Comuni
interessati ai beni sequestrati, che non hanno uffici preposti.
Abbiamo altresì pensato, mentre discutevamo ancora la legge, che può
succedere che nel momento in cui vengono assegnati questi beni hanno
necessità di essere ristrutturati, o non avere ad esempio impianti a
norma, se occupati dalle famiglie dei mafiosi devono essere liberati
dagli occupanti, e ciò comporta una spesa che spesso i piccoli
Comuni - anche per via del patto di stabilità - non possono
sostenere. Attraverso un fondo che deve servire anche per lo
start-up, è possibile attingere risorse e utilizzare in maniera
veloce quel bene. L'anno scorso, a dicembre, all'interno della legge
finanziaria regionale, abbiamo approvato un fondo di 1 milione di
euro e vedremo se sarà sufficiente.
La legge prevede altresì rapporti stabili con il volontariato ed
associazioni di imprese, organizzazioni sindacali dei lavoratori.
Prevede inoltre la formazione della Polizia locale, il sostegno alle
vittime di mafie per il tramite dell'apposita Fondazione
emiliano-romagnola, le azioni culturali anche nei confronti
dell'usura.
Ed infine, una cosa assolutamente innovativa che non è contemplata
nelle altre leggi regionali (in realtà sono poche le leggi regionali
in Italia che si occupano di lotta alla criminalità), la clausola
valutativa, con la quale vogliamo valutare l'efficacia di tale
legge, prevedendo che ogni due anni la Giunta venga a riferire alla
Prima Commissione quali sono stati gli effetti che ha essa prodotto.
Vi ringrazio per essere intervenuti numerosi e darei inizio alla
nostra audizione.
Anche il consigliere MANFREDINI ringrazia per la partecipazione,
presenta i consiglieri della Prima Commissione che assistono
all'audizione e procede con le richieste di intervento.
Dott. Francesco ZANONI - Confcooperative, Alleanza italiana
Cooperative
Buon giorno, parlo a nome delle tre associazioni cooperative: AGCI
- Confcooperative Emilia-Romagna - Legacoop Emilia-Romagna e quindi
dell'associazione dell'Alleanza italiana Cooperative costituita a
gennaio di quest'anno. Su questi due progetti di legge abbiamo
trovato unità di condivisione piena. Innanzitutto premetto che i due
progetti di legge, specie quello di iniziativa della Giunta
regionale, sono opportuni, anzi facciamo un plauso, oltre che un
apprezzamento, dando tutta la nostra disponibilità a collaborare al
suo miglioramento e a dare attuazione alla futura legge. Infatti in
molti settori dell'economia, soprattutto nell'edilizia, dove di
recente la Regione ha legiferato per contrastare fenomeni di
illegalità e di lavoro nero, ma anche nel settore dei servizi delle
cooperative, lamentiamo carenza anche di strumenti per contrastare
fenomeni criminali e criminosi che molte volte sono limitrofi alle
infiltrazioni mafiosi e al particolare oggetto cui si occupa la
legge regionale in discussione. Perciò sosteniamo tali interventi
legislativi, avendoli auspicati anche in passato e quindi ci
rendiamo disponibili a dare il nostro contributo anche con proposte
di emendamenti più puntuali e successive a questa audizione.
È necessario concentrarsi sulle azioni della prevenzione primaria,
ed in particolare su alcune azioni che vanno a rendere meno fertile
il terreno sul quale le infiltrazioni mafiose possono intervenire.
In specie, per il sistema delle cooperative, facciamo riferimento a
tutto il settore degli appalti pubblici e non solo con riguardo al
settore dell'edilizia, nell'ambito del quale con la legge regionale
n. 11 del 2010 si è già intervenuto. Crediamo che gli enti pubblici
debbano dare il buon esempio nel cercare di promuovere comportamenti
che vadano a scoraggiare gli appalti al massimo ribasso, oppure i
comportamenti delle stazioni appaltanti che affidano lavori o
servizi alle imprese che non applicano i contratti collettivi
nazionali di lavoro delle associazioni maggiormente rappresentative.
La Regione Emilia-Romagna può fare da tramite come ente
istituzionale e promuovere accordi con enti pubblici che vadano in
questa direzione. Pensiamo magari ad una modifica nell'art. 3, o
anche in un articolo successivo a questo.
Per ciò che riguarda poi l'art. 4, suggeriremmo come integrazione
anche un riferimento al ruolo della cooperazione sociale, nonché
alla legge regionale n. 7 del 1994, prevedendo accanto al ruolo
delle associazione di volontariato e alle altre associazioni anche
quelle della cooperazione sociale. Quindi crediamo sia opportuno
integrare il primo comma dell'art. 4.
Sull'art. 7, riteniamo sia più opportuno intervenire per un maggiore
ruolo delle associazioni rappresentative delle imprese e per un
allargamento dell'oggetto ad altri comportamenti illegali e
illeciti, non solo con riferimento all'usura, ma ad esempio anche al
lavoro nero, all'evasione fiscale da parte delle imprese,
all'inosservanza delle norme in materia di sicurezza, che sono tutti
comportamenti favoriscono l'infiltrazione mafiosa. Il protocollo di
Confindustria della Regione Sicilia di cui si è tanto parlato, i
codici etici presentati dalle associazioni ed altri comportamenti
che queste possono promuovere danno una grossa mano al
raggiungimento degli obiettivi.
Sempre su tale articolo, riteniamo possa insistere un collegamento
con l'Osservatorio istituito dalla legge regionale sulla
cooperazione n. 6 del 2006 e che prevede, anche per nostra proposta,
la possibilità di utilizzarlo da parte delle associazione
cooperative della regione per intercettare le false cooperative, che
sono una fetta del problema, anche se sappiamo bene come il lavoro
esternalizzato possa essere oggetto di strumentalizzazione da parte
della criminalità. L'Osservatorio sulla cooperazione potrebbe
collegarsi con quanto disposto in altre parti sugli Osservatori ed
anche in questo articolo per ciò che concerne il ruolo delle
associazioni.
Infine, sempre sull'art. 7, pensiamo sia importante anche il
coinvolgimento delle Camere di Commercio e comunque con il sistema
camerale di Unioncamere, sempre promuovendo accordi, in quanto la
Regione anche con questo progetto di legge ha cercato di utilizzare
gli strumenti a sua disposizione.
Sull'art. 8, crediamo importante un riferimento alla cooperazione
sociale (cito la legge nazionale Pio La Torre) e in particolare
all'insediamento delle cooperative sociali nella gestione dei beni
affidati agli Enti locali per il loro ripristino e messa in opera.
Sull'art. 10, abbiamo notato che si parla di cultura della legalità
e della cittadinanza responsabile nel settore dell'economia. Questo
però lo abbiamo percepito e inteso come imprese, ma occorre che,
accanto al concetto di economia come impresa e sistema
imprenditoriale, vada rilevato e integrato anche il coinvolgimento
delle categorie professionali quali notai, avvocati, commercialisti,
che comunque rappresentano una funzione anche di filtro nel momento
in cui si costituiscono le imprese. Del resto da parte degli stessi
professionisti in altri territori sono già stati messi in atto
codici etici per fare da sponda alle associazioni imprenditoriali,
agli enti pubblici, a chi controlla e ha funzione repressiva.
Esistono già sperimentazioni anche locali da questo punto di vista
per il coinvolgimento dei professionisti, perché crediamo sia una
funzione fondamentale.
In conclusione, auspichiamo che il progetto di legge di iniziativa
del Movimento 5 Stelle ogg. 1078 sia unito al progetto della Giunta
regionale per alcuni aspetti che sono per noi più positivi, con
particolare attenzione però all'istituzione dei marchi di qualità,
perché non vorremmo correre il rischio di avere delle certificazioni
di qualità etiche o simili che finiscono per essere pezzi di carta.
Infine sottolineo un esempio di quello che secondo noi è un
comportamento virtuoso da parte della stessa Regione: stiamo
lavorando con Intercent-ER e con l'assessorato di riferimento sulle
linee guida circa la sostenibilità sociale negli acquisti pubblici.
Chiaramente parliamo di responsabilità sociale, che è qualcosa di
superiore e di ulteriore rispetto alla legalità. Nelle linee guida,
l'assessore regionale alle attività produttive si è già speso
dichiarando che vorrebbe che Intercent-ER e la Regione dicessero no
agli appalti al massimo ribasso, ma accade che magari ci siano
imprese che hanno la responsabilità sociale certificata, ma solo
formalmente applicano contratti di lavoro regolari. Non bisogna
certamente confondere la legalità con la responsabilità sociale, ma
non dobbiamo nemmeno semplificare troppo. In tutto questo
Intercent-ER è un esempio virtuoso della Regione che può fungere da
traino per tutta la pubblica amministrazione. Ci rendiamo
disponibili per dare ulteriori spunti alla Commissione. Vi ringrazio
dell'attenzione.
Dott. Pierpaolo ROMANI - Coordinatore nazionale Associazione Avviso
Pubblico
Buongiorno a tutti. Saluto i componenti della Commissione, la
Vicepresidente della Giunta, i presenti. Avviso Pubblico è una
associazione nata nel 1996 per mettere in rete tutti gli
amministratori locali delle diverse forze politiche che fanno
progetti concreti sui temi della lotta alle mafie e della legalità.
Questo significa fare i bandi di appalto in un certo modo, sostenere
percorsi per le scuole - stiamo collaborando anche con
l'associazione Libera - aprire sportelli di prevenzione sul
fenomeno dell'usura e dell'estorsione.
Attualmente l'associazione ha superato i 190 Enti locali soci, 35
dei quali sono in Emilia-Romagna. Aderiscono anche le Province di
Parma, Modena, Ferrara e i Comuni capoluogo di provincia come
Bologna, Reggio Emilia, Piacenza. L'associazione si è dotata di
gruppi di lavoro: uno sul tema degli appalti, uno sul tema dei
Comuni sciolti per infiltrazione mafiosa, uno sulla corruzione, uno
sul tema dei giovani e la cultura.
Inoltre abbiamo lanciato due progetti: il primo è chiamato legami
di legalità e si prefigge di creare dei gemellaggi fra Comuni del
Nord, del Centro e del Sud, non solo viaggi da una parte all'altra
dell'Italia, ma anche scambio di lavori tra politici, tra
funzionari, lavori con le scuole, coinvolgimento delle associazioni;
il secondo progetto è rapporti internazionali , il modello su cui
si basa la nostra associazione riscuote successo anche al di là
dell'Italia e il gruppo di lavoro si propone di allargare agli Enti
locali stranieri le nostre attività.
Farò una rapida considerazione sulle proposte di legge, poi passerò
la parola a Giuseppe Schena, sindaco di Soliera e membro del
Comitato direttivo di Avviso pubblico . Noi giudichiamo
positivamente la proposta di legge della Giunta e ci auguriamo che
dei due testi ne nasca uno soltanto.
Il progetto dà l'idea che la Regione comprende che il fenomeno delle
mafie esiste, che è un problema che non riguarda più soltanto il
Mezzogiorno d'Italia e oggi dobbiamo attrezzarci non solo per
contrastare, ma anche per prevenire. L'infiltrazione nei territori
centro-settentrionali è innanzitutto di carattere economico, ma
iniziamo anche a vedere che questi gruppi criminali trovano nei
nostri territori persone, anche all'interno delle pubbliche
amministrazioni, che non li denunciano, ma anzi danno loro una mano.
L'ultimo Comune sciolto per mafia è stato in provincia di Imperia,
Bordighera, nell'ultimo mese, leggendo i giornali, vedete quello che
è successo in Lombardia, in Veneto e la settimana scorsa nella
provincia di Mantova, iniziamo ad avere degli amministratori locali
che si incontrano con persone legate al mondo mafioso. Questo deve
farci alzare le antenne.
Allora la cosa importante da fare è lavorare sulla prevenzione. Come
Avviso pubblico stiamo facendo due corsi per amministratori locali
e funzionari della pubblica amministrazione per spiegare cos'è il
fenomeno mafioso, come si presenta e quali possono essere gli
indicatori da seguire, per essere voi a chiedere alle forze
dell'ordine e alla magistratura di porre attenzione su determinate
dinamiche che avvengono nel vostro territorio. Con l'Università di
Pisa stiamo preparando una griglia di indicatori che aiuti a
verificare quello che succede nella propria regione.
Il secondo punto del progetto di legge che giudichiamo positivamente
è che si è partiti dal censire l'esistente, dall'integrarlo e dal
sistematizzarlo. Se le mafie sono criminalità organizzata, il
contrasto alle mafie non può essere disorganizzato, deve essere anzi
organizzato meglio. Significa lavorare sul filone
educativo-culturale, bene l'attenzione sulle scuole e sulle
Università, perché dalle Università arrivano gli imprenditori, i
professionisti, i politici.
Il secondo filone è la raccolta delle buone prassi. Ci sono in
Italia sindaci che fanno buone cose, le stiamo raccogliendo e le
mettiamo a disposizione nel centro di documentazione che sarà creato
qui nella regione Emilia-Romagna. Anche la legge nella sua
attuazione pratica deve tenere conto di una logica sistemica, ognuno
fa il suo pezzo specifico, ma qualcuno tira le fila in una cornice
ben definita rispetto alle conoscenze, rispetto alle azioni di
prevenzione e di contrasto. Per noi è importante il principio che
deve passare, che la legalità conviene, non basta dirlo a parole,
bisogna trovare anche delle misure che rendano reale questo
principio.
Codici etici ce ne sono tantissimi in giro, la Commissione Antimafia
ne ha fatti tre dal 1991, ancora oggi abbiamo persone che stanno
sedute in certi posti in cui di fatto non dovrebbero stare. Lo
stesso possiamo dire per i marchi di qualità. Benissimo i codici
etici, alcuni sono ragionati, pensati, ma per quanto riguarda gli
Enti locali noi tendiamo a ragionare su dei regolamenti, su
disposizioni che vincolino, su cui misurare se le cose vengono
applicate oppure no.
Per noi è importante che si sia prestata attenzione alla Polizia
locale, perché ha un ruolo importante nel controllo del territorio.
Leggendo alcune inchieste si percepisce come le indagini siano
partite spesso da segnalazioni fatte dalla polizia locale.
Per quanto riguarda i beni confiscati, prendere un bene a un mafioso
e utilizzarlo per scopi sociali è simbolicamente fondamentale. Come
Avviso pubblico abbiamo chiesto al legislatore nazionale che se un
Comune usa fondi per ripristinare un bene confiscato, quindi che era
stato acquistato con denaro frutto di azioni che hanno calpestato i
diritti delle persone, ed usa quel bene per farne un luogo dove i
diritti vengono riconosciuti, quelle spese non vengano imputate nel
calcolo del patto di stabilità. Ci troviamo davanti a una situazione
delicata da questo punto di vista, pensiamo anche che il 50% delle
aziende confiscate finiscono per chiudere, alcune perché nascono
come lavatrici di denaro, altre perché manca la capacità manageriale
di conduzione. Rendere conveniente la legalità, significa premiare
gli imprenditori che hanno denunciato, e magari sono stati costretti
a lasciare le loro terre ma hanno il know-how che permetterebbe di
far funzionare nuovamente la loro azienda.
Chiudo con tre considerazioni e assicurando il sostegno di Avviso
pubblico nell'attuazione di questa legge.
Sostenere le vittime è importante, sono i primi testimoni e danno
informazioni fondamentali per colpire questi gruppi criminali che
aggrediscono sempre più con un'ottica sistemica. Sostenere le
vittime dà un vantaggio notevole per la diffusione della cultura
della legalità.
Nelle regioni centrosettentrionali esiste la sindrome del pendolo
rispetto alle mafie, da un lato verso la convinzione che la mafia
non esiste, oppure che è nel comune vicino, oppure è di poco conto.
C'è rischio di sottovalutazione e negazione. Dall'altra parte invece
è l'opposto, è tutta mafia e quindi se è tutto mafia niente è mafia.
Dobbiamo invece attrezzarci a distinguere la mafia da quello che non
lo è, per rispondere a ciò che è mafia.
Chiudo dicendo che le risorse sono fondamentali. Gli Enti locali
stanno subendo tagli importanti che vanno a incidere soprattutto
sulla spesa sociale, mentre essa è centrale per fare azioni che
sottraggano consenso sociale alle mafie. Noi siamo convinti che il
discorso delle risorse che mancano sia valido fino a un certo punto,
pensiamo che le risorse ci siano e che i politici onesti devono
mettersi insieme e andarsele a riprendere. Se mettiamo insieme il
fatturato delle mafie, dell'evasione fiscale, della corruzione
scopriamo che le risorse a favore delle legalità ci sono.
Siamo disponibili a dare la nostra collaborazione alla Regione.
Grazie.
Dott. Giuseppe SCHENA - Sindaco di Soliera (Mo), componente Comitato
direttivo nazionale Associazione Avviso Pubblico
Buona giornata, grazie dell'opportunità. Aggiungerò solo qualche
considerazione a quanto il coordinatore ha già chiarito. Voglio
partire dalla conclusione del titolo del progetto di legge,
cittadinanza responsabile , riferendomi al tessuto istituzionale,
sociale ed economico che ha costituito in questa regione una sorta
di anticorpo nel passato.
Da qualche tempo mi dedico a questi temi e ho rivisto una serie di
rapporti, tra cui uno del CNR di una dozzina di anni fa, che faceva
un quadro di questa regione e della sua realtà economica e sociale,
affermando che qui c'era una sorta di barriera, un vissuto del
passato che aveva creato gli anticorpi. Teniamo in conto questo, ma
facciamo bene a considerare che bisogna rivitalizzare questi
anticorpi, che è necessario prendere atto di un cambiamento avvenuto
dal punto di vista generazionale, ma anche del tessuto economico,
culturale e sociale. Le nostre province e il nostro territorio non
sono gli stessi di 15 anni fa.
Il progetto di legge quindi era inevitabile, Avviso pubblico
ritiene che di criminalità e giustizia sia necessario parlare in un
quadro di riferimento nazionale, sia dal punto di vista legislativo,
sia dal punto di vista dell'applicabilità, ma è indispensabile che,
nel percorso di prevenzione e di riduzione del danno, vi sia il
coinvolgimento delle Regioni e degli Enti Locali.
Una risposta attesa da parte nostra è che la Regione Emilia-Romagna
si dotasse di una legge sulla promozione della legalità. Faccio tre
riferimenti che ritengo siano decisivi.
Il primo punto è legato alla prevenzione primaria e secondaria, dove
questi strumenti e queste risorse sono fondamentali e devono essere
utilizzati in stretto coordinamento con Enti Locali e
associazionismo. La legge fa bene a istituzionalizzare questi
rapporti, che non possono essere fuori da un percorso di
coordinamento fra le attività di prevenzione e riduzione del danno.
La seconda cosa è l'utilizzo dei beni confiscati e l'attenzione alle
vittime. La Regione dovrebbe chiarire che i beni confiscati non sono
solo quelli frutto di condotte che si riferiscono ad attività
mafiose e di crimine organizzato, ma anche alla corruzione. Dal 2007
esiste una legge che prevede la confisca e l'utilizzo dei beni
derivati da attività di corruzione, legge che è inapplicata. Sarebbe
utile che in questa regione vi fosse un preciso riferimento anche a
questa tipologia di frutto del reato. E' decisivo che all'art. 8 si
preveda che annualmente vi sia un piano per gli interventi utili a
praticare l'utilizzo dei beni confiscati e che questo sia un
elemento fondamentale nell'impianto della legge.
Chiudo con un riferimento ad Avviso pubblico . Mi fa piacere,
apprezziamo che la Regione aderisca, ma il fatto che debba farlo
attraverso una legge mi porta a pensare che a volte l'utilizzo dei
beni confiscati e i rapporti delle vittime con gli Enti locali siano
appesantiti dalla necessità di fare determinati percorsi. Siamo
convinti che sul tema legalità e promozione della legalità, il
livello regionale e locale sarà decisivo. Per questo, come
associazione, dobbiamo strutturarci sul territorio in modo più pieno
di quanto fatto fino ad oggi e sono convinto che dovremo tenere con
la Regione Emilia-Romagna relazioni assolutamente durature e
continue.
Vorrei chiudere con una sorta di provocazione, se me lo consentite.
In una audizione tenutasi presso la Camera dei Deputati il
presidente Campinoti presentò una serie di proposte che Avviso
pubblico aveva elaborato e che metteva nella disponibilità della
Commissione Antimafia e della Commissione parlamentare. Tra queste
si faceva riferimento al fatto che si facesse una sorta di
previsione che i condannati per reati relativi a mafia, corruzione e
crimine organizzato potessero essere esclusi dai percorsi di
rappresentanza istituzionale e politica già in primo grado. E'
evidente che non dobbiamo sconvolgere il dettato costituzionale, la
sentenza è tale solo quando è passata in giudicato, ma credo che
prevedere all'interno di una legge di questo tipo meccanismi
incentivanti a disposizione dei gruppi consiliari di forze politiche
che escludono già dalla rappresentanza istituzionale e politica
persone condannate in primo grado sarebbe una buona cosa, perché gli
amministratori, i rappresentanti delle istituzioni, non sono
cittadini qualunque. Grazie.
Dott. Gianni TONELLI - Presidente nazionale SAP (Sindacato Autonomo
Polizia)
Ringrazio la Commissione che ci ha dato questa opportunità. Io
rappresento il Sindacato Autonomo di Polizia, che in questa regione
conta il maggior numero di iscritti e mi faccio interprete della
comunità che rappresento. Abbiamo letto i due progetti di legge e
posso fare alcune considerazioni che nascono dalla nostra categoria.
E' indispensabile che vi sia un percorso educativo nelle scuole. La
cultura della legalità ha dei tramiti che sono le istituzioni. In
questo senso molte volte le forze dell'ordine sono chiamate per
svolgere un ruolo primario di contatto.
Ho riscontrato però, nelle giovani generazioni - non voglio
analizzare da dove possa derivare - una forte ostilità, trovo le
platee divise a metà, tutto ciò che è istituzione viene visto con
grande diffidenza e antipatia. L'ostilità è il primo nemico per
l'educazione, perché il messaggio di vicinanza si deve basare su un
canale privo di ostacoli, se c'è diffidenza il messaggio non potrà
mai arrivare, non verrà mai recepito. Mi sono trovato in difficoltà
e ho cercato di comprendere, ma spesso una ostilità da parte di un
certo gruppo esisteva nei confronti delle istituzioni, quando si
parla non tanto e soltanto degli uomini in divisa, perché le
istituzioni nella divisa trovano maggiore identificazione, ma tutto
ciò che nasce da istituzioni è visto con disfattismo, viene
considerato aprioristicamente negativo. Questo è un male, perché la
lotta alla cultura deviata necessita di recuperare il rapporto con
le giovani generazioni, altrimenti rischieremo di seminare il grano
nella sabbia e non riusciremo a raccogliere nulla.
Il testo base all'art. 1 sostiene la necessità di coinvolgere le
amministrazioni statali e gli enti pubblici nel contrasto alla
criminalità, è un passaggio indispensabile e ciò che è stato molte
volte lasciato ai singoli Comuni deve essere avocato e coordinato
dalle Regioni.
I cosiddetti patti per la sicurezza devono trovare un punto di
coordinamento locale, altrimenti rischiamo di dare libero sfogo o
dare un vantaggio ai soggetti più forti che possono avere sul
territorio una competenza che travalica le altre. Chi si pone il
problema di combattere la criminalità deve conoscere questi aspetti,
per progredire. Ad esempio Bologna e Imola, che è il 54esimo Comune
d'Italia: il nostro apparato è stato organizzato secondo un
principio storico-amministrativo ormai obsoleto, secondo il quale le
città che avevano avuto un certo ruolo nei secoli precedenti lo
hanno mantenuto nel tempo, con tutta la macchina che si è
sviluppata, istituzioni militari e di sicurezza. Imola ha 70.000
abitanti e un circondario di 130.000, ha 200 operatori tra Polizia
di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza, addetti al controllo del
territorio. Castel San Pietro Terme ne ha 740, quindi i criteri
vanno rivisti. La Regione non deve abbandonare i Comuni, perché
Imola è una città, parliamo di infiltrazioni mafiose, ma se non
riusciamo a controllare il territorio nemmeno dal punto di vista
della criminalità spicciola, quella predatoria, gli scippi, i
borseggi, le piccole rapine, figuriamoci se possiamo fare uno sforzo
per prevenire le infiltrazioni della criminalità organizzata e del
riciclaggio del denaro, che sono invisibili e silenti. I singoli
Comuni non possono singolarmente essere in grado di intervenire
senza il coordinamento regionale.
Il sindaco del Comune di Bologna può avere la forza per addivenire a
un patto con il Ministero dell'Interno per la sicurezza, ma il
singolo Comune difficilmente avrà l'energia per farsi ascoltare.
Certo, non è competenza delle Regioni, tuttavia la matrice dei
problemi nell'apparato della sicurezza ha un nome: 7 forze di
polizia, 5 dello Stato e 2 degli Enti locali e in alcune Regioni
come il Friuli 3. Questo significa buttare energie, uomini e mezzi.
Si dice non ci sono uomini , ma se si fa un ragionamento
complessivo è una sciocchezza , in quanto abbiamo un operatore di
polizia ogni 180/190 abitanti, mentre in Francia e in Germania è uno
ogni 280, in Inghilterra uno ogni 390. Non ci sono risorse, si dice,
sono stati fatti tanti tagli e questo è indiscutibile, però in
Italia noi spendiamo più di tutti gli altri Paesi, facendo
riferimento sempre a Francia e Germania, Paesi omogenei al nostro.
Noi spendiamo 500 euro pro capite ogni anno per la sicurezza, in
Francia e Germania 420, ma non è che hanno meno mezzi o sono in una
condizione di difficoltà, è una questione di razionalizzazione.
Chiaro che avere 7 apparati logistici, organizzativi, significa
buttare risorse ed energia.
Non è competenza della Regione, ma gli amministratori locali devono
farsi interpreti perché il danno è per tutta la comunità. Una
metafora che uso sempre è che continuiamo ad andare in erboristeria
per curare una peritonite. Sono processi lunghi e di riforma, ma
bisogna ragionare partendo da questi problemi.
La politica a sostegno delle vittime è da collegarsi al Memorial
day, è fondamentale sostenere nella cultura collettiva tutti coloro
che mettono a rischio la propria vita o la propria condizione,
compresi gli operatori. Devono avere un sostegno adeguato.
Non è un caso che ogni anno in tal senso, con la nostra
organizzazione, siamo alla 19esima edizione, con il patrocinio della
Presidenza della Repubblica, su tutto il territorio nazionale
promuoviamo una serie di manifestazioni, dibattiti e convegni in
occasione dell'anniversario della strage di Capaci, per mantenere
vivo il concetto che le vittime non possono essere abbandonate.
Altrimenti il messaggio è devastante, come è devastante il fatto che
se un collega, durante un arresto, viene ferito e portato al pronto
soccorso, deve pagarsi il ticket. Ci sono Comuni che hanno avocato a
sé questa spesa, è un simbolo, ma se le vittime sono abbandonate a
se stesse, se un sistema non è riconoscente, come possono accettare
le vittime della mafia o i familiari di chi ha pagato anche con la
vita la lotta alla criminalità di trovarsi abbandonati dal sistema
che hanno cercato di servire? Il messaggio è il disfattismo. Non
esiste più il dovere civico di collaborare. Il sistema deve
corrispondere la lealtà e la fedeltà con la stessa forza.
Il tema dell'Osservatorio poi è importantissimo. L'Osservatorio deve
essere agile e snello, per avere informazioni e indicazioni. Come
sindacato mi rendo disponibile a fungere da collettore, di porre
quesiti e interrogare colleghi su questioni su cui desiderate un
ausilio tecnico.
Nella stessa direzione va anche il progetto dei consiglieri Favia e
Defranceschi, sul fatto di coinvolgere le Camere di Commercio, le
associazioni di categoria. Nove anni fa a Imola organizzammo proprio
in questo senso un convegno con Ascom e CNA e la sollecitazione ai
piccoli imprenditori era proprio questa: la vostra attività ha
intorno un mondo che interferisce e se nella vostra attività ci sono
soggetti che in maniera criminale intervengono in quel settore, voi
ne avrete un danno. Le associazioni di categoria devono essere
sollecitate, a parole sono sensibili, ma concretamente ci si ferma
di fronte alle energie che si considerano quasi sprecate.
Per quanto riguarda infine l'art. 3, relativo alle scuole, noi con
la Regione Valle d'Aosta ogni anno realizziamo iniziative, incontri
con le Forze dell'ordine. Servono energie, è un'attività di
volontariato, ma è uno dei punti su cui dover investire per il
futuro del nostro Paese. Grazie.
Dott. Franco ZAVATTI - CGIL regionale Emilia-Romagna
Buongiorno a tutti. Esprimo il contributo del sindacato
confederale, anche perché abbiamo già avuto modo di indicare la
ragione della nostra forte adesione allo spirito, agli obiettivi ed
alle linee del progetto di legge regionale della Giunta in un
incontro con la vicepresidente Saliera circa un mese fa, e perché
sto constatando una convergenza, interessante e costruttiva, su
alcuni punti ed osservazioni che ho già sentito nel corso degli
interventi che mi hanno preceduto.
Quindi tralascio tutti gli aspetti già sottolineati sull'assetto
della proposta di legge, sull'ambito che si pone non riguardo al
versante del contrasto attivo, ma della prevenzione. Non a caso i
termini chiave nel corso degli articoli sono quelli di concorrere
allo sviluppo della convivenza civile, alla promozione della cultura
della legalità, alla collaborazione con altri enti ed istituzioni,
privati, associazioni, volontariato, accordi di programmi, tutti
aspetti questi e definizioni che denotato il taglio della normativa
proposta.
Farò alcune osservazioni e valutazioni propositive dal punto di
vista dell'organizzazione sindacale confederale, quindi sul lavoro e
sulla legalità del lavoro e partirei, se mi è consentito, da una
osservazione sul titolo della legge che dà un po' l'imprintig
Misure per l'attuazione coordinata delle politiche a favore della
prevenzione ecc... e aggiungerei di azioni di sostegno al recupero
dei beni e delle imprese sequestrate . Questo è un aspetto
fondamentale, ripreso nel testo degli articoli della legge e
pertanto credo che sia significativo richiamarlo fin dal titolo.
Così come, laddove si fa riferimento, sia nella relazione che negli
articoli - ad esempio l'8 ed il 10 -, ai beni sequestrati, direi di
proporre sempre la definizione di beni ed imprese sequestrati e
confiscati in quanto sono due tipologie che implicano problematiche
profondamente diverse.
Per quanto riguarda poi l'art. 7 (Interventi per la prevenzione
dell'usura), ritengo che il testo della relazione di accompagnamento
al progetto di legge sia molto più esaustivo rispetto a quello
dell'articolo. Inoltre nel titolo o non si cita una tipologia,
l'usura appunto, oppure nel corso dell'articolo stesso credo sia il
caso segnalare le tipologie che almeno nel nostro territorio sono o
presenti o emergenti come l'estorsione, le forme di illegalità
economiche, il gioco d'azzardo, la tratta delle persone e aggiungo
il caporalato quale fenomeno illecito del brutale sfruttamento della
manovalanza più debole attraverso il ricatto, già positivamente
ricompreso nella relazione illustrativa ma trovare un recupero anche
nell'articolato.
Condividiamo inoltre molto l'aggiunta (lettera c, al comma 1 bis)
concernente la promozione di specifiche azioni per la prevenzione
del riciclaggio e del reinvestimento dei capitali, e forme di
sostegno alla diffusione dei codici etici da assumere da parte delle
associazioni, categorie economiche e professionali, questo è un dato
di fatto su cui occorre che tutti lavorino, è un tema, un settore di
lavoro, valido per tutti. La scarsa propensione di alcune categorie
professionali alla segnalazione e alla denuncia è un dato di fatto
da cui bisogna partire. Quindi bene i codici etici con un adeguato
sostegno.
All'art. 8, azioni finalizzate al recupero e riutilizzo dei beni e
delle imprese confiscate, si potrebbe fare una integrazione, un
rafforzamento per la continuità produttiva delle imprese sotto
sequestro. I lavoratori dipendenti perdono il posto di lavoro quindi
da iniziali alleati nell'iniziativa giudiziaria di sequestro,
rischiamo di trovarli dalla parte opposta. E' necessario evitare la
chiusura, la liquidazione che avviene in nove casi su dieci. Il tema
è quello di inventare forme di sostegno, ridurre i tempi fra
sequestro e confisca, che sono lunghissimi. Agevolare le imprese
sequestrate gravate di mutui e ipoteche, che sono motivo di
strozzatura nella totale indifferenza del sistema bancario. Gli Enti
locali hanno responsabilità nell'assicurare la continuità delle
licenze per la prosecuzione dell'attività, perché bar, tabaccherie e
pizzerie dapprima sequestrate sono poi chiuse perché sono scadute le
licenze, se non c'è la sensibilità per garantirne il rinnovo.
Da ultimo, per quanto riguarda la partecipazione ad Avviso
pubblico , noi vorremmo che fossero previsti anche i diritti di
costituirsi parte civile nei procedimenti giudiziari di particolare
rilievo. Grazie.
Dott. Pietro FILIPPINI - Segreteria regionale SILP CGIL
Emilia-Romagna
Buongiorno, grazie per l'invito e per l'opportunità che ci avete
offerto. Rappresento il sindacato dei lavoratori di polizia per la
CGIL, sono componente della segreteria regionale. Molte cose sono
state già dette, ma vorrei fare qualche riflessione. La nostra
valutazione è assolutamente positiva ed esprimiamo un grande
apprezzamento, è molto importante mantenere alta l'attenzione su
questi problemi.
In tutto il progetto di legge lo spirito è quello che si basa sullo
scambio delle informazioni, dei dati, delle notizie, sulla cultura
della legalità, cioè investire in progetti di formazione e
sensibilizzazione e sul sostegno alle vittime. Perché sono
importanti? Un giornalista, Giuseppe Fava, ucciso negli anni 80
dalla mafia, scrisse che gli elementi necessari perché possa vivere
la mafia, sono la miseria, l'ignoranza e la paura. Si cerca di
mettere a fuoco lo scambio di informazione fra pezzi della società,
non solo fra i soggetti preposti al contrasto al crimine
organizzato, ma anche fra le associazioni di categoria, gli Enti
locali, gli amministratori. Questo squarcia il velo sulle attività
criminali mafiose e le rende più vulnerabili.
Il sostegno alle vittime è fondamentale, abbandonarle significa
rafforzare organizzazioni criminali che possono anche gestire in
maniera efficace il controllo del territorio in alternativa allo
Stato, questo lo vediamo soprattutto in alcune regioni del
Mezzogiorno.
La cultura della legalità è una cosa che condividiamo e su cui
bisogna puntare perché le organizzazioni criminali mafiose si
infiltrano in modo da rendere indefiniti i limiti tra legalità e
illegalità, fra lo Stato e l'antistato. Ciò rende insidiose queste
organizzazioni. Vi possono essere comportamenti disdicevoli, ma non
illegali e bisogna spiegarlo ai giovani, che non sono contro lo
Stato, ma vogliono comprendere le dinamiche di questi fenomeni, che
sono complesse e particolari.
Anche noi pensiamo che rispetto alla relazione di accompagnamento al
progetto di legge, in qualche caso il testo degli articoli sia
riduttivo. Pensiamo che il reato di usura non sia l'unico che indica
sofferenza, ce ne sono altri, quelli estorsivi, ad esempio
l'imposizione di forniture, di servizi, di manodopera sia ad imprese
edili sia commerciali. Chi si aggiudica un appalto al massimo
ribasso non ha problemi economici ed è alto il rischio di una
infiltrazione. Le mafie non hanno l'interesse ad avere un ritorno in
termine di guadagno. Se interi gruppi migrano da una parte all'altra
del Paese, il primo obiettivo è quello di creare una rete di
conoscenze, ad esempio con amministratori pubblici ed Enti locali,
pezzi di società che possono rivelarsi utili per una strategia al
momento non comprensibile. Sono disposti a lavorare in perdita. Ci
sono inserimenti di manodopera di persone e di capitali considerati
a costo zero. Intanto io mi radico da qui a 20 anni in
quell'ambiente e prendo i contatti con le persone giuste, poi mi
organizzo meglio. C'è un filo doppio con le attività criminali, la
tratta delle persone, lo sfruttamento della prostituzione e reati
come spaccio di stupefacenti e traffico di armi, sono reati i cui
proventi possono essere reinvestiti in condizioni favorevoli.
Riteniamo, per quanto riguarda l'adesione della Regione ad Avviso
pubblico , che il Presidente della Regione possa costituirsi parte
civile nei procedimenti contro le organizzazioni criminali, per
rafforzare il procedimento e dare un segnale.
Pensiamo che lo scambio di informazioni sia importante. All'art. 14
si parla di una raccolta di dati sulla criminalità, riteniamo che si
possano trasmettere anche alla DDA (Direzione distrettuale
antimafia) del Tribunale di Bologna e ad organismi investigativi.
Questo esalterebbe l'efficacia dell'attività di prevenzione.
Pensiamo che gli esiti di controlli della polizia municipale, che ha
grandi capacità di conoscenza e controllo del territorio, o anche di
organismi di controllo sanitari e previdenziali nelle attività
commerciali e nei cantieri, non tali da allarmare le autorità di
polizia, dovrebbero essere segnalati, per aiutare a prevenire e
capire se qualcuno tenta di infiltrarsi o di proporsi per fornire un
proprio servizio.
Noi rinnoviamo la nostra disponibilità al confronto e a partecipare
a iniziative sul tema e offrire il contributo di esperienza e
conoscenza su questo fenomeno. Grazie.
Dott. Sandro CHIARAVALLOTTI - Segretario regionale Emilia-Romagna
SIAP (Sindacato Italiano Appartenenti Polizia)
Grazie a tutti. Siamo un sindacato che si impegna con diverse
iniziative nelle scuole e soprattutto con le associazioni, in quanto
come poliziotti dobbiamo fare capire alla società civile che il
nostro lavoro si vanifica se non c'è una cultura della legalità. Si
catturano latitanti con molti sacrifici ma poi la mafia si rigenera.
Nelle scuole i ragazzi criticano la politica, dobbiamo spiegare che
le istituzioni non sono malate, eventualmente lo sono le persone che
le rappresentano. Dobbiamo fare capire ai ragazzi che quando gli si
dice che il futuro appartiene a loro non li prendiamo in giro,
dobbiamo stimolarli ad appropriarsi del presente e ricordare loro
che chi ha lottato per l'unità di Italia aveva solo 20 anni. Vi
ringrazio e manderò l'intervento scritto.
Dott. Daniele BORGHI - Referente regionale Associazione Libera
Vorrei fare alcune considerazioni di carattere generale, con la
premessa che apprezziamo il testo della legge presentato dalla
Giunta regionale e condividiamo il percorso che ha portato alla
presentazione di questo stesso testo. Per quanto riguarda
l'educazione alla legalità nelle scuole, come Libera andiamo
quotidianamente nelle scuole e sul tema del valore della legalità
come strumento per raggiungere la dignità delle persone abbiamo
sempre trovato il massimo ascolto, sensibilità e adesione da parte
dei ragazzi. Il numero delle scuole che chiedono di lavorare con noi
aumenta ogni anno. Il presente per quei ragazzi, se confortato dalla
dimostrazione di buone pratiche, ci deve far pensare che siamo sulla
strada giusta e da qui possiamo partire per realizzare quella grande
rete che desideriamo costruire a partire da oggi e quindi vedere il
nostro futuro e le nostre azioni in positivo.
Molti di voi sono intervenuti sull'art. 7, per cercare di integrare
le tipologie in aggiunta all'usura. Siamo partiti anche noi pensando
di aggiungere il racket, ma mi chiedo se sia meglio fare l'elenco di
tutte le attività criminogene, oppure parlare genericamente di
attività criminali di stampo mafioso, così da evitare di
dimenticarne qualcuna o creare confusione nell'applicazione della
legge.
Per quanto concerne poi l'art. 8, la norma parla dei beni confiscati
e assegna ai Comuni la possibilità di utilizzare il fondo messo a
disposizione per la ristrutturazione dei beni sequestrati. La
precisazione che chiediamo è la seguente: sulla base della legge n.
109 del 1996, i beni possono essere tenuti dallo Stato, dati ai
Comuni, oppure assegnati alla società civile, quindi il Comune usi
quei fondi per ristrutturare il bene che può trattenere ai fini
sociali, oppure metterlo a disposizione della società civile, a
favore quindi di chi non avrebbe le possibilità economiche di
intervenire.
L'ultima osservazione è una richiesta di delucidazioni sulla
struttura regionale: noi crediamo, e questa audizione è già una
prima esperienza positiva, che la nostra sia una battaglia da
combattere tutti insieme, altrimenti non potremo vincere. Il segnale
che vogliamo dare con questa legge, che costituirà un volano per
mettere in moto tante altre iniziative e proposte nei prossimi anni,
è quello di una comunità forte. Se finora alcuni più di altri si
sono occupati di contrasto alla criminalità, ora mettendoci insieme,
cerchiamo di alzare un muro enorme per contrastare e debellare la
presenza delle organizzazioni malavitose. La criminalità deve sapere
che, con questa legge, ci sarà chi studia, chi riflette e chi
periodicamente - vengo al punto - si confronta sulle cose da fare,
valuta le buone pratiche che ognuno di noi applica e decide di
attuare negli anni successivi delle strategie e delle prassi comuni.
In supporto a questa legge, quindi, ci deve essere la possibilità di
un confronto periodico attivato probabilmente da questa struttura
regionale. Tutti coloro che si occupano di contrasto alle mafie,
quindi le istituzioni, le associazioni, la magistratura, le forze
politiche, chi ha responsabilità specifiche e quindi riceve e dà
informazioni, dovrebbe trovarsi intorno a un tavolo per verificare
quanto è stato fatto, mettere all'ordine del giorno quello che
sarebbe interessante fare e distribuire i compiti.
All'art. 10 si dovrebbe quindi specificare con più determinazione
che la struttura regionale deve convocare periodicamente le
antenne sul territorio per contribuire tutti insieme, quando fra
due anni la clausola valutativa imporrà la verifica delle cose
fatte, a che si possa dire è andata bene, continuiamo su questa
strada . Grazie.
Colonnello Carlo GERMI - Segretario nazionale FICIESSE (Associazione
Finanzieri Cittadini e Solidarietà)
Sono il segretario nazionale dell'Associazione Finanzieri,
Cittadini e solidarietà. È un'associazione nata nel '99 con lo scopo
di far crescere la democrazia nei corpi militari e nelle forze
armate e diffondere la legalità tra i cittadini. Legalità che noi
intendiamo in maniera ampia, soprattutto come legalità fiscale. Il
nostro campo è infatti soprattutto economico e quindi negli
interventi che facciamo come associazione nelle scuole ai ragazzi
noi cerchiamo soprattutto di inculcare il concetto che pagare tutti
significa pagare meno . Ma ci occupiamo anche di legalità da un
punto di vista più generale e quindi di contrasto alla criminalità
organizzata e alle mafie. Quando siamo venuti a conoscenza di questa
iniziativa della Regione Emilia-Romagna, abbiamo subito colto
l'occasione per presentarci qui, come è successo in altre regioni,
ad esempio la Lombardia, per dare il nostro contributo come tutte le
altre associazioni.
Rispetto a quanto detto finora - che condivido - faccio soltanto
un'osservazione. Sono convinto che il settore della prevenzione sia
il settore primario per il quale debba entrare in vigore la legge di
un Ente territoriale. Parlo da operatore di una Forza di polizia che
ha sempre cercato per carattere di fare della prevenzione un punto
fondamentale, eppure nel corso della mia carriera non ci sono
riuscito, nel senso che le Polizie e le Istituzioni si occupano
principalmente di contrasti e di controlli, ma non abbastanza di
prevenzione. Non si è ancora capito che si potrebbe fare molto di
più se una parte delle forze occupate nei contrasti e nei controlli,
si occupassero invece di prevenzione ed educazione. Forse non è
scritto abbastanza chiaro nelle norme, nei regolamenti, nelle varie
leggi che disciplinano cosa devono fare queste istituzioni. Per
questo motivo è importante che la normativa oggi in discussione si
occupi nella sua prima parte di prevenzione.
Forse è una osservazione sbagliata, ma mi sembra di percepire, tra
l'art. 4 e l'art. 5, una certa valenza superiore attribuita alle
istituzioni, mentre la mia esperienza è che la prevenzione è fatta
soprattutto dal volontariato e se non ci fossero le associazioni non
ci sarebbe prevenzione. A mio parere vi sarebbe dovuto essere un
articolo unico, comprensivo di istituzioni ed associazioni, mentre
l'art. 5 parla solo degli enti ed istituzioni e va a specificare in
tre lettere a), b) e c) cosa essi possono fare. Si tratta di
attività che possono fare benissimo, e che peraltro hanno fatto
finora, anche le associazioni.
Oltre a questo, all'art. 7, se si dovessero fare delle integrazioni,
forse sarebbe opportuno mettere anche l'evasione fiscale, ma capisco
che la norma è specifica e quindi bisognerebbe anche cambiare il
titolo, oppure lasciare ad un'altra disposizione questo aspetto che
ritengo, per la mia esperienza, veramente importante. L'evasione
fiscale è infatti un cancro nella società italiana, combatterla e
vincerla sarebbe uno dei punti che farebbero veramente fare un passo
avanti al nostro Paese.
Ultimo punto: sono d'accordo con il collega del SAP che parlava
delle sette Forze di polizia. È veramente una cosa scandalosa e che
andrebbe modificata. Secondo me col federalismo fiscale e con la
possibilità di intervento delle Regioni, si dovrebbe cercare di far
capire che un'unica forza di polizia ben diretta ed articolata
potrebbe fare molto meglio il lavoro che oggi fanno sette corpi di
polizia diversi. Grazie.
Dott. Gianni PEDRAZZINI - Segretario regionale CISL Emilia-Romagna
Faccio una rapidissima premessa e poi alcune proposte, che secondo
che me sono operative e fondamentali, richiamando alcune parole
chiave. Devo ribadire che, come già detto in occasione dell'incontro
con la vicepresidente sulla presentazione di queste norme, noi ci
siamo proprio, come sindacato della CISL e come rappresentanti dei
lavoratori vogliamo proprio partecipare. Perché non solo
condividiamo quanto detto da chi mi ha preceduto, il responsabile
della finanza, che ha detto del grande valore delle associazioni sul
territorio, quindi della rappresentanza fatta dai soggetti che sono
direttamente coinvolti. In questo caso sto parlando ovviamente del
sindacato e sto parlando dei nostri referenti che sono poi le
imprese.
Ma anche perché noi riteniamo che questo faccia molto cultura.
Quando parliamo di queste cose è fondamentale la norma, ma ancora
più fondamentale è l'educazione personale, cioè avere la convinzione
che la legalità è un qualcosa che si matura dentro. La norma è utile
se ovviamente c'è questo processo di crescita personale verso la
legalità.
Per questo mi sento di dire qui che quello che oggi serve, - e mi
aggancio all'intervento precedente, cioè alla questione della forte
evasione fiscale, di tutte le cose più negative, come ad esempio la
questione degli appalti (sono stato trent'anni sindacalista nel
settore dell'edilizia, quindi capisco di cosa si sta parlando quando
ragioniamo di queste cose), o come ad esempio la questione
dell'intermediazione finanziaria (abbiamo visto i dati e sono
spaventosi) - è tentare di fare processi anche diversi. Lo dico da
sindacalista: purtroppo noi siamo stati toccati (è finito anche sui
giornali, ma lo richiamo a voi che siete i rappresentanti delle
istituzioni) e siamo stati anche vittime. Alcuni sindacalisti sono
stati minacciati e si sono trovati in una condizione pesante e non è
facile essere nella condizione di vittime, perché si mette a
repentaglio non solo la propria vita e la propria serenità, ma anche
la vita delle proprie famiglie.
E' una battaglia che si deve fare insieme e si deve vincere insieme,
quindi dentro la norma, questa attenzione forte al valore delle
associazioni e alla questione della responsabilità che ciascuno si
deve assumere per le proprie competenze e al valore dei ruoli che
vanno sempre esercitati, diventa una cosa fondamentale. Se non
funziona la rete ciascuno di noi con le proprie competenze e i
propri ruoli fa fatica ad esserci.
La terza cosa che mi sembra importante - il dibattito di questa
mattina è stato molto interessante e mi è piaciuto e secondo me è
foriero anche di un'attenzione doversoa - è la questione di
responsabilità sociale di impresa. Io credo che bisogna partire da
qua. Poi è stata citata anche la questione dei codici etici, dei
marchi di qualità, ecc. ma teniamo in considerazione il senso di
tutte queste proposte: se noi capiamo il senso, nella norma, lo
possiamo mettere.
Perché lo dico? Perché vuol dire che c'è tutta una filosofia di
fondo che coinvolge le rappresentanze sindacali, dei lavoratori e
delle imprese, dentro ad una modalità di essere e di operare. Dò per
scontato che su questa norma ci sia un'azione di insieme, cioè che
la norma legislativa raccolga il meglio non solo delle esperienze,
ma anche di ciò che si ritiene utile per raggiungere il risultato.
Allora valorizzare le imprese ok , cioè quelle imprese che hanno
comportamenti positivi, che valorizzano la loro trasparenza, che
tutelano i diritti dei lavoratori, che rispettano i contratti ecc.,
io credo che sia una cosa fondamentale. Mettiamola in serie con le
proposte che sono state dette e fatte a suo tempo e che sono anche
state raccolte dalle leggi, ad esempio dalla legge regionale 11 del
2010 sull'edilizia. Perché questo ci permette di indicare ed
individuare in continuità anche con questa legge le positività dei
nostri intenti.
La quarta cosa è valorizzare la bilateralità, cioè gli enti
bilaterali sono strumenti importanti, sono degli osservatori, si
stanno facendo in tutta la contrattazione e possono essere recepiti
ed essere uno strumento che fa da supporto all'Osservatorio, perché
noi crediamo - parlo dell'esperienza dell'edilizia, che ho visto
essere stata richiamata ovviamente dalle diverse proposte regionali
- e lo diciamo con forza come sindacato della CISL, che quello possa
essere uno strumento importante.
Ultimissima cosa che mi preme ricordare: io condivido e sono proprio
d'accordo che questa sia una legge in progress . Il fatto che si
dica che noi facciamo la sperimentazione e quindi di conseguenza
vediamo, mi trova proprio d'accordo come sindacato a dire: noi ci
siamo per un confronto costante, per vedere se riusciamo ad ottenere
risultati, per vedere se tutti insieme possiamo fare sempre di più e
sempre meglio. È il senso da dare ad una norma che sicuramente entra
in una dimensione in costante evoluzione perché le mafie e le
illegalità hanno una loro storia: un conto era parlarne negli anni
'70, un conto è parlarne in questi tempi. Grazie.
Dott. Felice CITRINITI - Segretario generale regionale SIULP
(Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Polizia)
Sono il segretario regionale del SIULP, che è il sindacato di
polizia maggiormente rappresentativo sul territorio nazionale. Una
premessa: ringrazio per l'invito rivolto ai sindacati di polizia,
perché credo che sia una delle poche occasioni in cui siamo stati
coinvolti. Ci sembra che questa sensibilità sia utile perché
sicuramente noi facciamo parte di quella fetta di lotta alla
criminalità che esula dalle competenze della Regione. Per questo
motivo vorremmo dare un contributo.
La lotta alla criminalità si fa, come voi avere scritto nella
proposta di legge, su più versanti: l'informazione, la formazione,
la rete e la repressione. La repressione esula dall'ambito regionale
e compete a noi. Partirò dalla fine: la clausola di valutazione è
particolarmente importante, perché la voglia di partecipazione,
l'associazionismo, i sindacati sia dei lavoratori che delle imprese,
hanno un interesse ed una volontà spiccata nel partecipare a questa
lotta che va nell'interesse di tutti. Farò un esempio per farmi
capire: è stato da poco costituito presso ogni Questura un ufficio
patrimoniale, cioè un ufficio deputato a raccogliere informazioni di
carattere patrimoniale. In alcune Questure dell'Emilia-Romagna non è
ancora attivo. A Bologna ci sono tre persone e voi potete immaginare
cosa succede quando uno ha queste energie: niente. Perché allora
sono partito dalla fine: perché gli intenti indicati nella legge
secondo me ci sono tutti. Se prendiamo anche il secondo progetto di
legge, esso fa un'analisi attenta della questione degli appalti. Mi
sono chiesto, non essendo del settore, se poi è così semplice
realizzarlo. Forse il testo base è più equilibrato, lascia degli
spazi in più. La clausola valutativa, dicevo, è importantissima
perché si rischia di mettere insieme tante cose e poi non di non
avere i risultati.
L'Osservatorio della Giunta, la cabina di regia, è anche questo un
elemento importantissimo. È evidente, noi qui abbiamo sentito
Libera , Avviso e il rappresentante delle Cooperative, che sono
gli strumenti perché è da lì che arrivano le informazioni. Sono
tutti questi soggetti che possono dare informazioni alla politica
per poi indirizzare degli interventi mirati, però c'è sempre
quell'ultimo fattore che è la repressione.
Allora educare, andare nelle scuole a tal proposito il SIULP si
mette a disposizione sia per quanto riguarda un'eventuale attività
di informazione, sia per quello che può essere il confronto anche a
livello tecnico, ma la questione di tutte queste informazioni poi la
deve valutare qualcuno. La documentazione e le informazioni vanno
raccolte, ma poi qualcuno le deve valutare. Mi sembra che ci sia
tanta carne al fuoco, perché il coinvolgimento com'è giusto che sia,
credo, è totale. Vedo che avete abbracciato il tutto possibile:
dalle associazioni di volontariato ai sindacati, alle associazioni
di categoria, a quelle dei lavoratori, alla Croce rossa. Non avete
trascurato nessuno e se dovesse funzionare, voi avrete una marea di
informazioni. Il mio suggerimento, banalissimo peraltro, è quello di
fare attenzione a creare questo organismo che sia poi in grado di
sfruttare appieno le informazioni e poi la politica farà gli
interventi che riterrà nel tempo storico che valuta.
Faccio un altro esempio per farmi capire: la norma, essendo norma di
legge regionale, è chiaro che opera sulla generalità. Mi ero fatto
degli appunti che poi in realtà sono stati superati dalla
discussione. Vi faccio soltanto un esempio: Camera di Commercio e
ABI. Fra le informazioni, la valutazione è molto importante perché?
Avere il rapporto tra gli sportelli bancari e le finanziarie, che
nascono e muoiono, è importante. Questo non si può scrivere nel
testo di legge però l'organismo deputato a coordinare queste cose,
bisogna che faccia attenzione poi a non raccogliere i dati in
maniera asettica, tenerli lì e fare una relazione biennale e basta.
Bisogna che i dati vengano analizzati e forniti a chi poi li possa
utilizzare anche come strumento di repressione. Voi avete la
possibilità, secondo me, anche di chiedere i dati. Ci sono gli
organismi statali, perché la lotta alla mafia la fa lo Stato e non
la Regione - la Regione fa giustamente quello che si propone come
obiettivo di fare - a cui potete chiedere informazioni, che vi diano
la possibilità di individuare quali parti del territorio regionale
sono a rischio in quel momento, per poter poi fare maggiori
interventi in quella direzione. Ripeto: si tratta di far funzionare
nel modo migliore quello che voi avete indicato.
Mi ero segnato tante cose, ma il tempo è tiranno. Noi siamo a
disposizione, come tutti i colleghi dei sindacati di polizia.
Grazie.
Dott. ssa Lalla GOLFARELLI - Direzione operativa CNA Emilia-Romagna
Che il tema sia caldo e che sia difficile concentrarlo anche in
una proposta di legge regionale è ormai un dato evidente. Io a
questo però voglio aggiungere un tema: la funzione anticorpale che
noi abbiamo bisogno di mettere in campo credo che debba essere
considerata in primo luogo non delegabile. Quando parlo di funzione
anticorpale parlo di quella funzione che obbliga chicchessia quando
ha un ambito associativo, un ambito di responsabilità a guardare in
primis nella nostra organizzazione, nella nostra forma concreta.
Per quanto riguarda CNA, ciò significa che stiamo proponendo una
modifica al codice etico, che è quello che informa la nostra
struttura statutaria, la nostra struttura regolamentare, in modo che
sia assolutamente più utile a non consentire presenze di persone nei
nostri organismi dirigenti che abbiano un qualsiasi tipo di supposto
legame con situazioni di criminalità organizzata. Per
un'associazione di impresa fare affermazioni di questo tipo non è
banale quando le traduce in norma. Ci sono già altre associazioni
che si sono mosse in questo modo: uno, perché questo incide
profondamente nei corpi delle associazioni; due, perché questo dà un
segnale pubblico molto rilevante rispetto ai nostri associati.
A questo aggiungo un tema cui qualcuno già prima accennava: la
mafia, le associazioni mafiose radicano nella povertà In una realtà
come la nostra, radicano nell'aspirazione alla ricchezza facile, nel
disprezzo delle relazioni umane e nell'avidità. Torniamo all'inizio,
diciamoci la verità: non è la povertà che fa radicare eventuali
scambi di tipo mafioso o profondamente illegali. Certo ci sono nuove
forme di povertà che possono incontrare elementi potenti di
organizzazioni mafiose, pensiamo al racket. Noi però dobbiamo essere
capaci di essere, anche in questa proposta, molto forti. Deve essere
una proposta che non solo sfida il proprio controllo con la
valutazione, ma che sin dall'inizio si misura con le competenze
regionali e con le competenze degli Enti locali, ma anche con la
rete di relazione, soprattutto economico e sociali presenti nella
nostra regione, individuando alcuni punti di forza forse ancora più
potenti.
Molte cose già le hanno dette già i colleghi di Avviso pubblico ,
altre però io vorrei sottolinearne quattro.
La prima: penso che siamo tutti d'accordo che un sistema di
acculturazione diffusa che parta dalle scuole, dai giovani, dalle
Università è una cosa rilevantissima, anche da noi, perché tutto si
è sfrangiato. Eppure io penso che oltre a questo, perché questo non
diventi un dire al limite della formalità, e, entrati poi nel mondo
del lavoro, nel mondo delle relazioni economiche, si perde e ci
rimane in mano un alone e non un elemento di forza, noi abbiamo
bisogno di dire che prevenzione primaria bisogna farla anche dentro
i corpi sociali ed economici, valorizzando chi lo fa, mettendo in
rete le esperienze, fornendo competenze. Proprio perché parliamo di
una cosa durissima. Non basta avere un sentiment - come si dice -
positivo, comprensivo, una cultura diffusa. Certo è indispensabile,
ma è indispensabile anche sapere che cosa bisogna guardare. Bisogna
sapere quali sono gli elementi segnale , così da comunicare e
mettere a disposizione strumenti che consentano di attivare un vero
sistema di allerta.
Allertare, allertare al proprio interno, e dal proprio interno
all'esterno, ma anche un sistema di allerta che faccia parlare, e su
questo la Regione ha la potestà, fra di loro e con la Regione -
questa è la mia interpretazione di Osservatorio - i sistemi di
modificazione locale, che pian piano producono una modificazione
profonda del tessuto economico sociale di un'intera regione. Bisogna
accorciare la catena del sistema di allertamento, perché non
possiamo neanche pensare che quando parliamo di mafia e di
'ndrangheta noi dobbiamo parlare davvero di mafie perché il sistema
di mafie, di scambio economico è molto diffuso, si traduce in molte
cose diverse e un Osservatorio non può essere un luogo statico per
raccogliere i dati. Non credo che ci serva, forse penso che c'è
anche chi è più abile a farli, ma penso che abbiamo bisogno di un
sistema di rete che mette a sistema degli elementi segnali che
producono profonda modificazione economica e sociale: intere aree
acquisite con denaro incerto. Forse i nostri sindaci, accuratamente
messi in condizione di esaminare lo stato nascente, potrebbero
evitare di trovarsi un quarto di paese in queste condizioni.
Insomma, quello che dico è che questa legge dovrebbe mettere in
campo delle azioni che si avvalgono di beni, competenze, che sono
trasferiti, assumendosi la responsabilità di costituire una banca -
la chiamo così - di saperi, che consenta agli amministratori, ma
anche a chi come noi si occupa di economia reale o lavora con le
imprese, aiuti a non arrivare tardi, quando l'insediamento è troppo
strutturato.
Questo implica che noi abbiamo la forza di parlare con precisione
con il sistema bancario, con il sistema delle polizie che fanno
controllo finanziario, leggere con cura quanto avviene nei sistemi
degli appalti di ogni genere, facendo in questo modo una prevenzione
che certamente è prevenzione secondaria, non è prevenzione primaria.
Contando che rispetto alla prevenzione primaria non si parli solo di
giovani generazioni, ma di tutti noi là dove siamo, perché tutti noi
là dove siamo abbiamo bisogno di aprire una riflessione interna,
associativa dentro questi temi, fornendo quindi anche un aumento del
sentimento del non considerare irrilevante qualcosa che può accadere
e che magari accade e che viene considerato con superficialità e che
invece può essere l'inizio di una catena drammatica.
L'altra questione che volevo porre è questa. Credo che bisognerebbe,
proprio per evitare una ripetitività non utile e non efficace, avere
la consapevolezza che è meglio fare una cosa sola ben fatta,
mettendo in rete le differenti esperienze, piuttosto che produrre
un'infinità di esperienze che non si parlano l'una con l'altra.
Allora se l'Osservatorio deve essere - non sono sicura di questo -
un osservatorio capace di mettere in rete tutto quello che già si
osserva in questa regione, perché di osservatori ne abbiamo una
marea, anche a livello economico e quindi se dobbiamo estrarre delle
informazioni non è tanto importante avere un luogo nuovo, quanto
avere una rete e una capacità di mettere in comunicazione una serie
di informazioni. Se quello è Osservatorio va bene, se invece è un
ennesimo luogo dove ogni tanto si può acquisire qualche
informazione, poi sta lì e muore o perlomeno non si attiva, credo
che questo non ci sia fino in fondo utile. Perché credo che il tema
sia pressante, noi che rappresentiamo le piccole imprese riteniamo
che una situazione nella quale la tensione, che è contemporanea da
un lato della crisi e dei mutamenti indotti da quest'ultima e
dall'altro lato della pressione economica, che significa
acquisizione di imprese, appalti maldestri, eccetera, possa portare
davvero ad una degenerazione della nostra economia. E per noi che
siamo piccoli legalità vuol dire competitività. Per noi non è
possibile competere in alcun modo in un sistema dove l'illegalità
organizzata, è potente, è grande, si avvale della complessità. Per
noi che invece ci avvaliamo della semplicità, della trasparenza,
della visibilità, forse anche della qualità, beh, per noi è un
problema davvero colossale.
Allora la richiesta che vi faccio è che davvero questa forma di
norma, questa proposta di legge consenta di fare poche azioni utili,
poche azioni utili, ribadisco. E quando parlo di sistema di allerta
lo dico nella consapevolezza che in questo sistema di allerta noi
dobbiamo avere delle porte, nelle quali le imprese, le persone, che
pensano di dover comunicare con l'autorità e non sempre trovano la
strada dell'autorità di polizia, ma ha bisogno di colloquio, di
comprensione, sappia dove infilarsi.
Ecco, se trovo, non diciamo genericamente c'è il Comune - per chi ha
fatto questa esperienza abbiamo in testa questa idea, come residenti
in questa regione -, ma dobbiamo anche immaginare un sistema che
funzioni, che sia funzionalizzato, proprio perché si fa una cosa
nuova che non c'era e quindi immaginiamoci una costruzione nella
quale dalla organizzazione dell'informazione, da una cabina di
regia, dalla possibilità che le persone possano mettere in comune le
proprie informazioni senza avere paura di farlo. Ecco, io penso che
possiamo trovare delle energie, forse anche la soluzione o soluzioni
parziali a problemi che riguardano anche la nostra regione. Penso
che non possiamo sfuggire a questo. Grazie.
Dott. Gianni POLLASTRI - Segretario provinciale UGL Polizia di Stato
Grazie. Sono qui anche in rappresentanza della segreteria
regionale dell'UGL, Confederazione di cui faccio parte. Innanzitutto
colgo un momento di apprezzamento sia per il testo legislativo nelle
sue varie dimensioni che per gli interventi dei relatori che mi
hanno preceduto. Sono stati interventi importanti, io cercherò di
dare un supporto tecnico da tecnico della materia. Da 17 anni mi
occupo di indagini di criminalità organizzata e quindi cercherò di
non invadere il campo di chi si occupa di prevenzione primaria o
secondaria perché la questione è stata ben sviscerata.
Cercherò di dare un contributo piuttosto alla funzione complementare
che la Regione svolge dopo la riforma del Titolo V della
Costituzione rispetto allo Stato nella gestione del territorio e
nella prevenzione, in questo caso anche delle forme di criminalità.
Ebbene, vanno chiarite alcune cose: chi fa che cosa, cioè chi è che
fa il contrasto alla mafia e chi la previene e chi la reprime?
Il contrasto alla mafia lo fanno le Forze di polizia, la repressione
delle condotte illecite e mafiose la magistratura e in alcune
dimensioni l'autorità di pubblica sicurezza attraverso alcune misure
preventive che caratterizzano il nostro sistema giuridico ovvero del
doppio binario: se non riesco a punirti perché hai commesso un
reato, ma sei una persona potenzialmente pericolosa sulla base dei
dati oggettivi, ti applico una misura di prevenzione di sicurezza.
Ebbene questo lavoro chi lo fa in regione? Lo fanno per legge le
strutture specializzate per il contrasto alla criminalità
organizzata, vale a dire: le sezioni di criminalità organizzata
della Polizia di Stato, il ROS dei Carabinieri e il GICO, SCICO
della Guardia di Finanza. Altri non lo fanno, anche perché tutti i
reati di competenza individuati dall'art. 51 del Codice di procedura
penale sono di competenza delle Direzioni distrettuali Antimafia.
Quindi cosa succede? Tutti i fatti di natura mafiosa che si svolgono
in regione sono collocati in un ufficio specifico che è la Direzione
distrettuale antimafia che si avvale per la sua attività di questi
uffici.
Mi fa piacere che la Regione Emilia-Romagna abbia sottolineato
questo problema, che abbia cercato di affrontare il tema con un
progetto di legge perché sinora il focus dell'attenzione sui
problemi era dedicato alla polizia di prossimità, al cosiddetto
poliziotto di quartiere, alle forme di devianza marginale.
L'attuale sezione di criminalità organizzata della Polizia di Stato
si è ridotta di un terzo rispetto a cinque anni fa e per i prossimi
anni probabilmente calerà ancora. Dalle 32 unità iniziali
dell'originario centro per il coordinamento sulla criminalità
organizzata si è passati alle venti di oggi e con i pensionamenti si
passerà ad ancora meno se non ci saranno rimpiazzi, ma sembra che i
momenti non siano dei migliori perché le Forze di polizia in
generale risentono del turnover, la gente va in pensione,
soprattutto le qualifiche apicali, ed è difficile rimpiazzarle.
Calcolate che per formare una persona specializzata in indagini di
criminalità organizzata non basta un piccolo corso, non bastano
cinque giorni, servono anni di esperienza, di lotte sul campo,
occorre conoscere i personaggi, avere la finezza del percepire
l'investigazione e bisogna avere degli strumenti rapidi operativi a
disposizione. Vale a dire bisogna essere interfacciati e su questo
vi daremo anche della documentazione scritta, su cose apparentemente
banali, perché sono dell'idea che per esperienza la lotta alla
criminalità organizzata si fa con cose semplici: i collegamenti alle
banche dati delle anagrafi, il sistema di rete e di comunicazione
vuol dire questo, il sistema di gestione e catalogazione
precodificato sulle ispezioni amministrative nei cantieri edili, ma
non solo, nei cantieri stradali, nei laboratori.
La criminalità organizzata in regione non ha la connotazione della
criminalità meridionale. In che senso? In molti casi è quasi sempre
per natura di estrazione meridionale, ma non si comporta nello
stesso modo, perché manca di un carattere fondamentale
dell'associazione mafiosa: il controllo del territorio. Le
associazioni mafiose in regione, e in seguito vi elencherò alcuni
casi, non hanno il controllo del territorio, il controllo lo
esercitano al Sud, molto spesso lo dirigono da qui, ma non si
comportano come si possono comportare in Calabria, Sicilia, Campania
o in altre regioni ad infiltrazione mafiosa.
La criminalità mafiosa qui investe, compra, specula più che negli
appalti nel commercio, compra ristoranti, esercizi bar, compra
negozi di abbigliamento. Questo svolge, in generale è subdola,
silenziosa e chi è emissario di una associazione mafiosa non si
presenta con i tratti tipici del mafioso. Quando abbiamo concluso
anche le recenti operazioni, quelle che ci hanno portato al
sequestro di un albergo, di una villa, di una casa, di un'agenzia
immobiliare in mano a personaggi legati alla cosca mafiosa dei
Mancuso, abbiamo letto lo stupore nelle facce dei vicini di casa,
come sempre: ma quello era un mafioso?!! Benché in un caso fosse
veramente pacchiana l'esternazione dello status di alcuni personaggi
(tant'è che uno di questi aveva le bambine che venivano portate a
scuola con l'auto blu, cioè la mattina arrivava la NCC, prendeva le
bambine e le portava a scuola e andava a riprenderle e le riportava
a casa), di questo non c'è stato nessun tipo di segnalazione.
Le segnalazioni delle ultime grandi operazioni, compresa quella che
due anni fa portò all'arresto della cosca Bellocco e al blocco di
una guerra di mafia qui in provincia di Bologna, perché i personaggi
giravano in agosto col giubbetto antiproiettile sotto la camicia
(tenevano le pistole nascoste dietro il forno in casa) sono state
condotte perché sono partiti i controlli sulle persone pericolose.
Perché nel nostro Paese, secondo l'ordinamento vigente, è l'autorità
di pubblica sicurezza che ha il compito di controllare le persone
pericolose e di prevenire il crimine. Quindi non va dimenticato che
se si costituisce una rete, va rivalorizzato il ruolo e la funzione
di prevenzione, nonché la responsabilità nella prevenzione
dell'autorità di pubblica sicurezza. Bene ha fatto il collega Felice
Citriniti a dire che all'ufficio Misure di prevenzione patrimoniale
della Divisione anticrimine ci sono solo tre persone. Le Divisioni
anticrimine da noi sono svuotate di contenuti, il controllo delle
persone pericolose è decaduto. Ma prima di arrivare in DDA i reati
devono essere prevenuti e devono essere perseguiti. Tante volte non
si riesce a capire la differenza sottile, ma fondamentale tra
indagine e investigazione perché, mentre l'indagine è la
ricostruzione di un fatto, un reato per uno scopo processuale, cioè:
è successo un fatto, dobbiamo stabilire chi lo ha commesso, lo
dobbiamo punire, quindi ripristiniamo l'ordinamento,
l'investigazione è qualcosa di più importante, di più sottile, è
qualcosa che non si monetizza subito, è la ricerca di informazioni
sul territorio allo scopo di poter dare risposte immediate e
tempestive alla manifestazione di un fenomeno grave.
Quindi, se questo progetto di legge ben strutturato, che ha
importantissimi obbiettivi, che sono quelli del controllo di
feedback, cioè del ritorno sull'azione, sono quelli della diffusione
di un sistema di legalità, vuole effettivamente trovare espressione
nella concretezza della vita quotidiana, deve cercare di
ristimolarli e rivalorizzarli nel rapporto con le autorità di
pubblica sicurezza.
Ben venga l'istituzione di un centro DIA, ma dalla statistica che fu
fatta anni addietro sull'azione di contrasto alla lotta alla mafia
emerse che il 90% delle attività erano condotte dai commissariati e
dalle squadre mobili provinciali, cioè da uffici statali con una
possibilità di relazione interprovinciale e interregionale, con
sensori attivi sul territorio e con personale specializzato ben
formato. Le indagini della DIA meno importanti rimangono comunque in
misura minore per questioni legate a possibilità strutturali ed
economiche.
Un piccolo passaggio. La mafia non è però solo meridionale, perché
una delle poche indagini concluse e portate a termine per
associazioni di stampo mafioso cinese è stata fatta dalla polizia
dell'Emilia-Romagna. Si trattava di associazione di stampo mafioso
(art. 416 bis), certificato da DDA e dai Tribunali di questa
regione, legato alla tratta di esseri umani, di caratura
internazionale. Si parlava di arrivi in Serbia con passaporti
informatici falsi, passaggi per l'Italia, ma con capitali
reinvestiti e reimpiegati tra l'Emilia e la Lombardia; dove?
Nell'acquisto di attività commerciali tutte in nero e nel
favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
Altra indagine recente è quella sulla cosca dei Bellocco di Ozzano.
Peraltro, uno dei figli dei soggetti arrestati qui, era a capo della
rivolta di Rosarno, ha investito nel settore agroalimentare. La
proposta di legge è ben fatta, ben scritta, si percepisce la mano di
una persona che ha avuto grande esperienza nel meridione, ma qui le
cose sono un po' diverse, proprio perché nella nostra regione manca
l'elemento del controllo del territorio. I Bellocco di Rosarno
avevano preso casa a Granarolo e avevano aperto un grosso centro di
smistamento al CAAB di Bologna. La rivolta di Rosarno, che vide
protagonista in negativo uno dei loro figli, che era qui e che era
stato arrestato giù, era una lotta legata al controllo della
manodopera per la raccolta delle arance, vale a dire al fatto che,
una volta ribellatisi gli stranieri che venivano a raccogliere le
arance per i costi marginali eccessivamente ridotti nella produzione
agricola, serviva l'imposizione mafiosa per costringere la gente
praticamente a lavorare gratis. Quindi questa cosa doveva essere
capitanata, ma va ricordato che Bologna ha il CAAB, che è uno dei
più grossi centri di smistamento agroalimentari non solo della
regione, ma anche del Nord Italia. Quindi l'attenzione anche al
settore agroalimentare non andrebbe diminuita.
Il rapporto con le Polizie municipali è un rapporto sicuramente
fondamentale, come dicevo, visto che l'infiltrazione è soprattutto
nel settore del commercio. La legislazione del '75 ha tolto
all'Autorità di pubblica sicurezza provinciale il controllo delle
licenze commerciali. La legge Bersani poi ancora di più ha ampliato
queste competenze da parte dei Comuni. Ormai il controllo di polizia
commerciale viene svolto esclusivamente dalle Polizie municipali, ma
con un'ottica diversa, con un'ottica legislativa differente: non
quella del contrasto alla criminalità, ma quella con una funzione di
ordine pubblico, cioè di regolare svolgimento dell'attività
commerciale all'interno di un'area territoriale definita. Ebbene
queste notizie, queste informazioni, che servono a implementare le
investigazioni, cioè quell'accumulo di dati in funzione di un
qualcosa sul quale si dovrà intervenire, devono essere raccolte
nello stesso modo, gestite nello stesso modo, inviate nello stesso
modo.
Calcolate un fatto: i rapporti nostri delle Sezioni crimine
organizzato con le Polizie municipali sono costanti, sono costanti
ma anche silenziosi. Perché è vero che mentre la lotta alla mafia di
tipo primario viene fatta attraverso un'azione pubblica, il
contrasto alla criminalità mafiosa di per sé, proprio per la
capacità di radicamento, di permeazione che hanno le associazioni
mafiose, deve essere fatta in maniera particolarmente riservata e
silenziosa. Andrebbero individuati a livello diciamo di comandi o di
Unione di Comuni alcuni soggetti che intrattengano relazioni e
agevolino l'attività di richiesta, riservata, di questi uffici
specializzati delle varie forze di Polizia quando debbono muoversi
sul territorio. E' una forma molto importante.
Ultima cosa che volevo sottolineare e che è emersa anche in un
convegno recente dell'Associazione Nazionale Magistrati la scorsa
settimana, patrocinato dalla Regione, è la funzione degli uomini
cerniera : gli ultimi arresti sono della scorsa settimana, di
mafiosi e con sequestri patrimoniali in regione. Ebbene, gli uomini
cerniera erano fondamentali. Purtroppo delle dodici ordinanze
richieste solo una è stata concessa, ma i soggetti erano di tutto
rispetto, c'erano anche diversi professionisti, un avvocato, quali
persone raggiunte da avvisi di garanzia. C'erano delinquenti storici
locali già impegnati nel riciclaggio di denaro per altri reati
(esplosioni e furti nei bancomat) che erano impegnati nel
riciclaggio ed erano stati ricercati per la loro affidabilità
criminale per il riciclaggio di denaro proveniente da cosche
mafiose.
E su questo dato darei una particolare attenzione: cioè parlare solo
di mafia è riduttivo, proprio in funzione del fatto che se
l'associazione criminale mafiosa non può essere riconosciuta tale un
po' per virtuosità culturale delle Procure nel riconoscere
l'associazione in regione, molto perché manca la caratteristica
prevista dall'art. 416 bis - il controllo del territorio -, che non
hanno necessità di effettuare. A questo punto diventa molto più
importante perseguire e contrastare reati corollario, perché i reati
corollario alla fine sono quei reati che vengono realizzati in
funzione dell'associazione mafiosa, ma sono considerati reati
ordinari dall'ordinamento e su questi, se non si pone il focus e
l'attenzione dovuta, si rischia quasi di favorire il sistema, perché
la cosa interessante che emerge dai dati è che di segnalazioni
bancarie non se ne fanno perché, detta come va detta, - lo diceva lo
stesso Procuratore di Bologna che è a capo della DDA- il denaro non
puzza , non fa schifo a nessuno e sono in pochi a rinunciare a cosa
fare davanti al sospetto che vi sia qualcuno di illegale dietro.
Gli uomini cerniera si muovono in questo ambiente, sanno chi sono le
persone più predisposte ad evadere il fisco, ad accettare affari
dubbi purché di buona portata e sicuramente non sono persone
colorite, ma quelle che si possono vedere in strada dall'aspetto
normale del professionista, girano in giacca e cravatta, però se
viene proposto un buon affare non si tirano indietro. Su questi
soggetti la penetrazione formativa e culturale di primo livello può
essere un po' più difficile, perché molte volte l'impasse nel
denunciare, nel tirarsi fuori da certe situazioni è quello di
decidere di stare nel giro o di rimanerne completamente fuori, vale
a dire di fare la scalata professionale o di esserne completamente
esclusi. Su questo condivido quanto detto dal rappresentante
dell'associazione dei Comuni: è molto più importante un sistema
regolamentare e sanzionatorio che non un codice etico, perché il
codice etico è vero che impone delle norme primarie, di primo
livello, ma sostanzialmente se non ha un sistema di pesi e misure
difficilmente riesce a incidere su soggetti che fanno della regola
del vantaggio una questione di vita.
In ultima analisi, i beni sequestrati. L'esperienza del Sud dice che
sono di difficile ricollocazione, la gente tante volte ha un po'
timore, ha un po' paura, difficilmente si propone per prendere i
beni sequestrati alla mafia. È uno dei problemi che esistono nel
Mezzogiorno. Tanti dicono: io vado a casa del mafioso e se un domani
questo poi in un modo o nell'altro me la vuole riprendere? Ebbene,
siccome questa è opera delle Forze di polizia, ricordo che sono
stati versati tre miliardi di euro nella lotta al contrasto alle
associazioni mafiose. Questa non vuol essere lamentela, però la
Sezione crimine organizzato non vi sto a dire come è messa in
termini di mezzi e di veicoli, non naviga nell'oro, come tutte le
Forze di polizia, quindi sarebbe anche bello se tra tutti i
destinatari fossero incluse queste ultime. Faccio un esempio: non
avrebbe senso dare sul piano economico e gestionale un bene ad
un'associazione, magari di portata molto limitata, come la villa che
è stata sequestrata l'altro giorno in un paese, quando magari si
deve costruire la caserma dei Carabinieri e quell'abitazione
potrebbe assolvere fortemente a questa funzione e dare un certo
contributo alla sicurezza del Paese, perché è vero che la sicurezza
si fa con le norme, ma si fa anche con le persone e con le
strutture.
Quindi l'accesso privilegiato anche per alloggi, strutture, caserme
delle Forze di polizia dei beni confiscati non sarebbe un dispregio
nel contrasto alla mafia, anzi, tenuto conto che anche le strutture
dello Stato pagano affitti, concorrono comunque alla fiscalità
generale sia locale sia nazionale, pertanto cercare di destinare
loro alcuni proventi non sarebbe sicuramente un errore.
Vi ringrazio dell'opportunità. La mia associazione si rende
disponibile a tutti i livelli a partecipare ad eventi di formazione
primaria, a portare esperienza e conoscenze, nei confronti delle
persone che hanno un'idea vaga e quasi romanzata dell'infiltrazione
mafiosa. Grazie.
Dott. Davide URBAN - Direttore Confcommercio Emilia-Romagna
Nel fare questo intervento, parto da un'iniziativa che si è svolta
lo scorso 8 aprile, patrocinata dalla Regione e dall'Associazione
Nazionale Magistrati alla quale abbiamo partecipato come
Confcommercio Emilia-Romagna. In seguito a questa iniziativa, è nata
la proposta avanzata dalla nostra associazione di categoria di
presentare una proposta di modifica al progetto di legge in
discussione che abbiamo inoltrato sia al presidente della Prima
Commissione, sia al consigliere relatore del progetto di legge avv.
Mumolo.
Sostanzialmente il tema è questo: vedendo il ruolo che già svolgono
e che possono svolgere le organizzazioni di rappresentanza del
terziario, crediamo che all'art. 4 del testo, oltre alle
associazioni di volontariato e di promozione sociale, così come
indicate, i soggetti che possono collaborare attivamente in azioni
ed iniziative legate al contrasto delle attività criminali, possono
essere anche le organizzazioni economiche.
Come abbiamo ricordato nel corso del convegno dell'8 aprile, mi
preme sottolineare anche oggi che la nostra organizzazione,
attraverso i suoi strumenti operativi, non ultimo il consorzio di
garanzia, svolge azioni in tal senso, ad esempio nella prevenzione
all'usura e rispetto anche a tutta la normativa antiriciclaggio. Al
riguardo, allora, possiamo dare un contributo attivo ed educativo,
in qualche misura, nei confronti di chi vuole avviare un'attività di
impresa o nei confronti di quegli imprenditori che già svolgono
un'attività di impresa, per evitare loro di incorrere in situazioni
pericolose dal punto di vista lavorativo e anche dal punto di vista
delle relazioni. Pertanto la disponibilità della nostra
organizzazione è del cento per cento.
Noi siamo disponibili a collaborare con la Regione nello svolgere
tutte le iniziative che si riterranno opportune per contrastare i
fenomeni di criminosità e a tal fine proponiamo che formalmente le
organizzazioni del terziario maggiormente rappresentative,
Confcommercio in modo particolare, possano essere a pieno titolo tra
i soggetti che partecipano alla legge. Faccio questo intervento
evidentemente a nome dell'organizzazione che rappresento, tuttavia
sottolineo che la Regione e la Commissione, nell'iter di valutazione
della normativa, potrebbero ritenere che tale disponibilità sia da
allargare a tutto il sistema imprenditoriale. E' chiaro che noi
interveniamo per il nostro comparto, ma può essere che l'interesse
generale della Regione ritenga opportuno che il settore coinvolto
non sia solo quello del terziario ma anche altri. Ci tengo tuttavia
a sottolineare che la proposta nasce dal nostro comparto, da
Confcommercio e dal terziario, poi dopo siamo disponibili a
confrontarci con l'ente Regione. Grazie.
Vicepresidente Simonetta SALIERA - Assessore regionale alle
Politiche per la sicurezza
Questa è la seconda audizione che la Commissione svolge e per la
Giunta regionale è molto interessante poter ascoltare le varie
osservazioni. Volevo entrare brevemente su alcuni temi, perché i
tempi che la Commissione si è data sono tempi veloci, in quanto
l'intenzione è di approdare quanto prima alla discussione in
Assemblea legislativa. Per quanto riguarda la Giunta, posso dirvi
che nell'ascolto sia di stamattina che di martedì scorso, ci
sentiamo di offrire un lavoro al relatore e so che il relatore
stesso sta lavorando agli emendamenti sul testo del progetto di
legge per andare incontro ad una serie di ragionamenti svolti
assolutamente condivisibili. Il testo di legge offriva molti spunti
e nei mesi scorsi si era lavorato con le diverse associazioni, ma
non per questo lo ritenevamo un testo chiuso.
Penso sia assolutamente opportuno rafforzare il rapporto di rete e
nella relazione di accompagnamento alla legge questo viene detto, ma
forse va rafforzato anche all'interno degli articoli, laddove
sappiamo che lo strumento base della legge è l'accordo e l'intesa.
Sappiamo anche che è uno strumento molto flessibile, perché
nell'accordo e nell'intesa ci può stare e ci sta, nei nostri
intenti, una rete forte tra il sistema degli Enti locali e delle
istituzioni regionali, il sistema dello Stato, ma ci sta
assolutamente il rapporto con la scuola e anche con tutto il mondo
delle organizzazione delle imprese del terziario del mondo del
lavoro, del sindacato e delle associazioni del volontariato.
Rendere quindi più visibile tutto questo, sicuramente lo valuteremo
rispetto all'art. 4, ma precisare che il rapporto fondamentale per
quelle finalità di prevenzione e quindi anche formazione non
riguarda solo l'ambito scolastico, ma può riguardare anche il mondo
del lavoro e dell'impresa, penso che sia una cosa alquanto utile,
perché è ciò che è avvenuto nella discussione di questi giorni.
Quindi anche un accenno alla collaborazione, sempre attraverso
accordi e convenzioni, con il mondo delle associazioni delle
imprese, delle organizzazioni sindacali, del volontariato e anche
delle associazioni ambientaliste, nonché tutto il settore dello
Stato per tutto ciò che riguarda specificatamente la materia
ambientale. Una precisazione opportuna, questa, perché nella
discussione è un tema emerso piuttosto fortemente, così come lo è
quello di una formazione specifica, cioè formare anche i dipendenti
delle istituzioni.
Noi avevamo precisato la formazione sulle Polizie locali, se vi
ricordate, perché si tratta di un punto di riferimento fortissimo
nella loro attività quotidiana amministrativa. Quindi riuscire a
dare formazione affinché loro nella loro attività possano mandare
una certa tipologia di informazione, è assolutamente utile, ma anche
intervenire nella formazione del dipendente pubblico sicuramente può
aiutare, anche al fine del contrasto alla corruzione o altri reati
connessi ad attività illecite che possono invece esserci anche in
buona fede, nel senso che il saper leggere - come qualcuno di voi ha
detto - aiuta molto, ma non sempre si è abituati a questo.
L'art. 7 ha fatto discutere sul tema dell'usura e altre tipologie.
Forse dobbiamo fare riferimento all'insieme. Quando diciamo
fattispecie criminogene è quello l'aspetto fondamentale, cioè
individuare un corpo di azioni senza elencarle ma indicando che
tutte sono oggetto di prevenzione.
Ci sono poi altri aspetti: l'Osservatorio ad esempio, più volte
preso in causa. Noi vorremmo istituire, come è previsto in legge,
una struttura all'interno della nostra organizzazione regionale.
Quindi è la nostra struttura che si forma all'interno del settore
della sicurezza e diventa punto di riferimento anzitutto per le
politiche settoriali, ai diversi comparti della Regione come ad
esempio le attività produttive dove è stata approvata a fine anno
una legge specifica per la cantieristica. Pensiamo ad esempio a
tutto l'aspetto del sociale, a quanto attiva in termini di
prevenzione, di aiuto, nella nostra società regionale. È punto di
riferimento di politiche già attive, ma che vengono in qualche modo
messe in rete. È un punto di connessione nel ricevere dati, ma è
anche un punto di connessione, e qui rafforzeremo il rapporto
diretto col sistema associativo di cui abbiamo detto prima.
Deve essere un rapporto costante con il volontariato, ma soprattutto
con le organizzazioni del mondo del lavoro, delle imprese sul
territorio, in modo che si possano selezionare quali reti attivare e
quali progetti individuare: pochi e importanti, pochi e decisivi o
tanti e decisivi, lo valuteremo, però quello è il luogo in cui dalle
informazioni, dal mettere in rete, un sistema sa fare proposte,
anche alla politica, ma finalizzate alla prevenzione.
Così come stiamo valutando il tema della costituzione in giudizio.
Oggi l'Assemblea legislativa in qualsiasi momento può decidere di
costituirsi in giudizio, quindi è una possibilità che c'è, magari la
riaffermiamo. Sono questi alcuni elementi che mi sento di dirvi, fin
da oggi, che sicuramente nella discussione della Commissione il
relatore presenterà, nella formulazione più intensa e approfondita
su questi aspetti.
Un altro aspetto sul quale avevamo prestato molta attenzione è
quello dei beni confiscati. Per noi la precisazione era insita a
tutti i soggetti che possono ricevere i beni. Ma una serie di
ulteriori precisazioni che aiuti la comprensione è benvenuta,
talvolta noi stessi quando ragioniamo pensiamo che sia già
abbastanza evidente, ma esplicitare ancora aiuterà a costruire
meglio la rete e ad utilizzare meglio i diversi processi e ad avere
molta più chiarezza.
Ringrazio tutti per l'apporto dato alla discussione.
Il consigliere MANFREDINI ringrazia gli intervenuti e ricorda che la
documentazione e i lavori della Commissione sono pubblicati sul sito
internet dell'Assemblea legislativa.
La seduta termina alle ore 13,15.
Approvato nella seduta del 3 maggio 2011.
La Segretaria Il Presidente
Claudia Cattoli Mauro Manfredini