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43.
SEDUTA DI LUNEDÌ 25 LUGLIO 2011
(ANTIMERIDIANA)
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
INDI DEL VICEPRESIDENTE MANDINI
INDICE
Comunicazioni prescritte dall'art. 68 del Regolamento interno
PRESIDENTE (Richetti)
Risoluzioni oggetti 1608 - 1617 - 1620 - 1637 (da 269 a 272)
(Annuncio)
Interpellanze oggetti 1614 - 1624 (70 - 71)
(Annuncio)
Interrogazioni oggetti 1605 - 1606 - 1607 - 1609 - 1610 - 1611 - 1612 - 1613 - 1615 - 1616 - 1619 - 1621 - 1622 - 1623 - 1625 - 1626 - 1627 - 1628 - 1629 - 1630 - 1631 - 1632 - 1633 - 1634 - 1635 - 1636 - 1638 - 1639 - 1640 (da 1075 a 1103)
(Annuncio)
Risposte scritte ad interrogazioni oggetti 1368 - 1369 - 1373 - 1384 - 1399 - 1411 - 1428 - 1438 - 1440 - 1444 - 1445 - 1454 - 1461 - 1476 - 1479 - 1484 - 1490 - 1506 - 1515 - 1530 - 1539 - 1540 - 1579 - 1582 (914 - 915 - 919 - 928 - 937 - 944 - 955 - 959 - 961 - 965 - 966 - 974 - 977 - 985 - 987 - 990 - 995 - 1010 - 1016 - 1025 - 1032 - 1033 - 1055 - 1057)
(Annuncio)
Cordoglio per le vittime dell'attentato di Oslo e per la morte di un militare italiano in Afghanistan
PRESIDENTE (Richetti)
OGGETTO 1482
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Legge finanziaria regionale adottata a norma dell'art. 40 della L.R. 15 novembre 2001, n. 40 in coincidenza con l’approvazione della legge di assestamento del bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2011 e del bilancio pluriennale 2011-2013. Primo provvedimento generale di variazione» (20)
(Relazione di maggioranza, relazione di minoranza, discussione e conclusioni)
OGGETTO 1483
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Assestamento del bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l’esercizio finanziario 2011 e del bilancio pluriennale 2011-2013 a norma dell'art. 30 della L.R. 15 novembre 2001, n. 40. Primo provvedimento generale di variazione» (21)
(Relazione di maggioranza, relazione di minoranza, discussione e conclusioni)
(Ordine del giorno oggetti 1482-1483/1 - Presentazione) (37)
(Ordine del giorno oggetti 1482-1483/2 - Presentazione) (38)
PRESIDENTE (Richetti)
VECCHI Luciano, relatore di maggioranza
PRESIDENTE (Mandini)
LOMBARDI, relatore di minoranza
SCONCIAFORNI (Fed. della Sinistra)
ALESSANDRINI (PD)
NOÈ (UDC)
POLLASTRI (PDL)
VILLANI (PDL)
MANFREDINI (Lega Nord)
BIGNAMI (PDL)
BARBATI (Italia dei Valori)
FAVIA (Mov. 5 Stelle)
FILIPPI (PDL)
NALDI (SEL - Verdi)
SALIERA, vicepresidente della Giunta
Allegato
Partecipanti alla seduta
Allegato B
Risoluzioni, interpellanze ed interrogazioni annunciate
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
La seduta ha inizio alle ore 9,45
PRESIDENTE (Richetti): Dichiaro aperta la quarantatreesima seduta della IX legislatura dell'Assemblea legislativa.
Interpello i presenti per sapere se vi sono osservazioni sui processi verbali relativi alle sedute
- antimeridiana del 12 luglio 2011 (n. 40)
- pomeridiana del 12 luglio 2011 (n. 41)
- antimeridiana del 13 luglio 2011 (n. 42)
inviati ai consiglieri unitamente all’avviso di convocazione di questa tornata.
Se non ci sono osservazioni i processi verbali si intendono approvati.
(Sono approvati)
PRESIDENTE (Richetti): Giustifico l’assenza del consigliere segretario Maurizio Cevenini, che, per delega dell’Assemblea, oggi si trova alla deposizione delle corone al Sacrario dei caduti partigiani di piazza del Nettuno.
Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta odierna l’assessore Carlo Lusenti, che ha anticipato di non poter prendere parte nemmeno alla seduta antimeridiana del 27 luglio, e l’assessore Teresa Marzocchi.
Comunicazioni prescritte dall'art. 68 del Regolamento interno
PRESIDENTE (Richetti): Comunicazione, ai sensi dell'art. 68, comma 1, lett. k), circa le nomine effettuate dal Presidente della Giunta regionale, tramite l'adozione dei seguenti decreti dal 07/07/2011 al 20/07/2011
Numero 152 del 18/07/2011
Costituzione del Consiglio di Amministrazione dell’IPAB "Istituzioni Riunite" di Imola (BO).
Numero 153 del 18/07/2011
Surroga componente del Consiglio di Amministrazione dell'IPAB "Casa Protetta Vassalli Remondini" di Castell’'Arquato (PC)
PRESIDENTE (Richetti): Comunicazione ai sensi dell’art. 68, comma 1, lett. n)
Si informa, ai sensi dell’art. 68, comma 1, lett. n), che l’ordine del giorno relativo alla convocazione della tornata di lavori assembleari fissati per i giorni 25, 26 e 27 luglio è stato integrato con il seguente oggetto:
1570 - Proposta recante: "Individuazione delle aree e dei siti per l'installazione diimpianti di produzione di energia elettrica mediante l'utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili eolica, da biogas, da biomasse e idroelettrica. Proposta all'Assemblea legislativa" (delibera di Giunta n. 969 del 04 07 11).
Annuncio di risoluzioni, interpellanze, interrogazioni
e risposte scritte ad interrogazioni
PRESIDENTE (Richetti): Comunico che sono pervenuti alla Presidenza i sottonotati documenti:
Risoluzioni
1608 - Risoluzione proposta dai consiglieri Villani, Leoni, Alberto Vecchi, Filippi, Bartolini, Aimi, Pollastri, Lombardi, Bignami, Malaguti e Bazzoni per impegnare l'Assemblea e la Giunta ad avviare un confronto con i soci della Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati al fine di modificare l'art. 7 della L.R. n. 24/2003 per ricomprendere i reati colposi, come gli incidenti stradali e quelli sul lavoro, tra quelli per cui è consentito l'intervento della Fondazione. (269)
1617 - Risoluzione proposta dal consigliere Corradi per impegnare la Giunta ad aderire all'Associazione Europea delle Vie Francigene e destinare a tale progetto risorse adeguate per valorizzare la parte del tracciato che attraversa il territorio regionale. (270)
1620 - Risoluzione proposta dai consiglieri Mazzotti, Monari, Pariani, Fiammenghi, Casadei, Alessandrini, Costi, Ferrari, Zoffoli e Piva circa le azioni da porre in essere, sia in ambito nazionale che europeo, a tutela delle aziende agricole operanti nel settore orto-frutticolo, con particolare riferimento alla produzione ed alla commercializzazione di pesche, nettarine e susine. (271)
1637 - Risoluzione proposta dal consigliere Cavalli circa la situazione relativa ai piloni del ponte autostradale della A21, che attraversa il fiume Po a Castelvetro Piacentino (PC). (272)
Interpellanze
1614 - Interpellanza del consigliere Filippi circa la manifestazione denominata "Festa della Canapa" che si svolgerà a Felina di Castelnovo ne' Monti nel mese di luglio 2011. (70)
1624 - Interpellanza del consigliere Bartolini circa un compito assegnato presso l'istituto scolastico Anna Frank di Cesena. (71)
Interrogazioni
1605 - Interrogazione del consigliere Malaguti, a risposta scritta, circa la situazione relativa ai rifiuti speciali delle aziende agricole nel territorio ferrarese. (1075)
1606 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, circa la nomina del Direttore generale dell'Ospedale di Sassuolo (MO). (1076)
1607 - Interrogazione del consigliere Corradi, a risposta scritta, circa l'adesione della Regione Emilia-Romagna al concorso per la "Regione imprenditoriale europea 2013". (1077)
1609 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa le condizioni di lavoro del personale operante presso lo stabilimento TNT di Le Mose (PC). (1078)
1610 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa le procedure di nomina negli enti controllati dalla Regione Emilia-Romagna. (1079)
1611 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, circa la limitazione dell'inquinamento acustico connesso alla regolamentazione del traffico ferroviario. (1080)
1612 - Interrogazione del consigliere Corradi, a risposta scritta, circa il potenziamento dei progetti di sicurezza e delle Polizie municipali, con particolare riferimento alla situazione relativa a Parma. (1081)
1613 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, circa le procedure riguardanti il trasferimento di un dipendente al Comune di Castelfranco Emilia. (1082)
1615 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa la normativa e le procedure di iscrizione, variazione e cessazione delle imprese artigiane. (1083)
1616 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa il finanziamento dei bandi relativi ai contributi regionali per l'eliminazione delle barriere architettoniche nelle abitazioni dei disabili. (1084)
1619 - Interrogazione del consigliere Pollastri, di attualità a risposta immediata in Aula, circa i furti di imbarcazioni e dei loro propulsori verificatisi lungo il Po, con particolare riferimento al territorio piacentino. (1085)
1621 - Interrogazione del consigliere Filippi, a risposta scritta, circa le problematiche ed i danni causati dal sovrappopolamento di lupi nel territorio emiliano-romagnolo. (1086)
1622 - Interrogazione del consigliere Bernardini, a risposta scritta, circa le azioni da porre in essere contro l'abusivismo commerciale, con particolare riferimento alla situazione esistente nella riviera emiliano-romagnola. (1087)
1623 - Interrogazione del consigliere Bartolini, a risposta scritta, circa richieste, avanzate dal Servizio Tecnico di Bacino Romagna nei confronti di cittadini, in materia di pertinenze demaniali del demanio idrico. (1088)
1625 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa casi di furti di motori di natanti e di pesca di frodo lungo i fiumi. (1089)
1626 - Interrogazione del consigliere Bazzoni, a risposta scritta, circa la concentrazione di batteri escherichia coli in un tratto di mare antistante Lido di Savio (RA). (1090)
1627 - Interrogazione del consigliere Corradi, a risposta scritta, circa la chiusura della sede di Parma della ditta TAS S.p.A. (1091)
1628 - Interrogazione del consigliere Bernardini, a risposta scritta, circa la realizzazione di un centro giovanile per la musica, le arti e le attività espressive nel Comune di San Pietro in Casale (BO). (1092)
1629 - Interrogazione del consigliere Corradi, a risposta scritta, circa le richieste avanzate dal Consiglio Comunale di Castel Bolognese (RA) relativamente a problematiche sanitarie. (1093)
1630 - Interrogazione del consigliere Villani, a risposta scritta, circa i sistemi informatici utilizzati dalla società Terme di Salsomaggiore e Tabiano SpA. (1094)
1631 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa le cause di una moria di pesci avvenuta nel fiume Idice, nei pressi del ponte di Castenaso. (1095)
1632 - Interrogazione del consigliere Bazzoni, a risposta scritta, circa le procedure relative alla realizzazione dello Scalo merci di Faenza (RA). (1096)
1633 - Interrogazione del consigliere Carini, a risposta scritta, circa la situazione riguardante l'azienda TNT di Piacenza, e la tutela dei relativi lavoratori. (1097)
1634 - Interrogazione del consigliere Malaguti, a risposta scritta, circa la realizzazione dello Zoo di Ravenna. (1098)
1635 - Interrogazione del consigliere Villani, a risposta scritta, circa il sistema tariffario del servizio di trasporto pubblico locale e la tutela delle fasce di utenza più deboli. (1099)
1636 - Interrogazione dei consiglieri Manfredini, Cavalli, Bernardini e Corradi, di attualità a risposta immediata in Aula, circa affermazioni di un Assessore regionale in merito ai lavori dell'Assemblea legislativa. (1100)
1638 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa i disagi per gli utenti della linea Modena-Sassuolo, con particolare riferimento alla chiusura estiva delle biglietterie. (1101)
1639 - Interrogazione dei consiglieri Lombardi e Bartolini, a risposta scritta, circa i tempi delle procedure per nuove edificazioni relativi all'Ufficio Tecnico di Bacino Romagna. (1102)
1640 - Interrogazione del consigliere Favia, di attualità a risposta immediata in Aula, circa la raccolta ed elaborazione di dati in via telematica sull'attuazione delle previsioni urbanistiche da parte dei Comuni, con particolare riferimento alla conformità degli interventi privati e pubblici in materia di certificazioni e collaudi tecnico/amministrativi riguardanti la sicurezza e l'agibilità degli edifici. (1103)
(I relativi testi sono riportati nell'allegato B al resoconto integrale della seduta odierna)
È stata data risposta scritta alle interrogazioni oggetti nn.:
1368 - Interrogazione del consigliere Villani, a risposta scritta, circa la modificazione del servizio ferroviario nella tratta Fidenza - Cremona. (914)
1369 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa la fermata, nella stazione di Toscanella di Dozza, relativa alla linea Bologna-Bari. (915)
1373 - Interrogazione del consigliere Corradi, a risposta scritta, circa i tempi di attesa per la prenotazione di visite endocrinologiche presso il CUP di Parma. (919)
1384 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa il trattamento pensionistico previsto per i cittadini extracomunitari. (928)
1399 - Interrogazione del consigliere Naldi, a risposta scritta, circa la normativa e le procedure relative al riconoscimento della situazione di "grave patologia" nell'ambito di rapporti di lavoro. (937)
1411 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa il rinnovo del contratto tra Regione Emilia-Romagna e Trenitalia, con particolare riferimento alla tutela dei pendolari ed allo sviluppo del trasporto ferroviario non ad alta velocità. (944)
1428 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa il funzionamento degli ascensori relativi alla sala operatoria di chirurgia e di ortopedia del padiglione "Scarlini" dell'Ospedale Santa Maria Bianca di Mirandola (MO). (955)
1438 - Interrogazione dei consiglieri Favia e Defranceschi, a risposta scritta, circa il fenomeno del mobbing, con particolare riferimento a denunce depositate presso il Dipartimento di Sanità Pubblica del Servizio Sanitario Regionale dell'Emilia-Romagna dell'ASL di Bologna. (959)
1440 - Interrogazione del consigliere Malaguti, a risposta scritta, circa l'uso, in ambito sanitario ed ospedaliero, di traverse riutilizzabili. (961)
1444 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa il funzionamento di un ascensore adibito al trasporto dei malati presso l'ospedale di Carpi (MO). (965)
1445 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa i trattamenti sanitari obbligatori. (966)
1454 - Interrogazione del consigliere Bazzoni, a risposta scritta, circa l'annunciato piano di riduzione del servizio da parte delle Ferrovie dello Stato con particolare riferimento alla tratta Milano-Ancona via Ravenna, penalizzando Ravenna, candidata a Capitale della Cultura nel 2019. (974)
1461 - Interrogazione del consigliere Corradi, a risposta scritta, circa l'utilizzo delle risorse stanziate dal Governo per favorire ulteriormente la diffusione di defibrillatori, con particolare riferimento alle aree in cui si registra una incidenza maggiore di arresti cardiaci. (977)
1476 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa le iniziative regionali di sostegno alle Politiche Antidroga. (985)
1479 - Interrogazione della consigliera Pariani, a risposta scritta, circa le azioni da porre in essere al fine si sollecitare il Governo a sbloccare i fondi FAS. (987)
1484 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa le azioni da porre in essere a fronte dei danni causati da precipitazioni avvenute nel territorio piacentino nel mese di giugno 2011. (990)
1490 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa la diffusione e la cattura delle nutrie nel territorio regionale. (995)
1506 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa il finanziamento di interventi regionali in aree politicamente instabili, con particolare riferimento alla tutela ed all'incolumità degli operatori italiani coinvolti. (1010)
1515 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa l'attività svolta da agenzie di rating in relazione alla situazione della Regione Emilia-Romagna. (1016)
1530 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, circa la situazione del trasporto pubblico locale, con particolare riferimento alle province di Reggio Emilia, Modena e Piacenza. (1025)
1539 - Interrogazione del consigliere Villani, a risposta scritta, sul nubifragio che si è abbattuto in provincia di Parma il 12 giugno 2011. (1032)
1540 - Interrogazione del consigliere Piva, a risposta scritta, circa la bocciatura, in sede parlamentare, dell'emendamento al cd "Decreto sviluppo" riguardante lo stanziamento di fondi al settore pesca per permettere il fermo biologico. (1033)
1579 - Interrogazione del consigliere Villani, a risposta scritta, circa i compensi riguardanti una commissione giudicatrice dell'ARNI, poi divenuta AIPO. (1055)
1582 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa la situazione relativa al parcheggio retrostante la stazione ferroviaria di Piacenza. (1057)
Cordoglio per le vittime dell'attentato di Oslo e
per la morte di un militare italiano in Afghanistan
PRESIDENTE (Richetti): Come di consueto nel 2011 diamo inizio ai nostri lavori con lo svolgimento dell’Inno di Mameli.
In coda all’Inno, colleghi, vi chiederei di osservare insieme un minuto di silenzio innanzitutto per le 93 vittime del doppio atto disumano compiuto a Oslo, in Norvegia, in questi giorni.
A ciò purtroppo si aggiunge il cordoglio, che sento il dovere di esprimere a nome di tutti, per la morte di un militare italiano all’alba di questa mattina in Afghanistan, durante un’operazione congiunta tra militari italiani e forze afgane, nella zona di Bala Murghab.
In uno scontro a fuoco è rimasto ucciso un militare italiano e penso che anche questo debba essere motivo di silenzio, di riflessione e di cordoglio da esprimere, innanzitutto, alle famiglie del nostro militare ucciso.
(L'Assemblea, in piedi, ascolta l'esecuzione dell'Inno di Mameli
e poi osserva un minuto di silenzio)
OGGETTO 1482
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Legge finanziaria regionale adottata a norma dell'art. 40 della L.R. 15 novembre 2001, n. 40 in coincidenza con l’approvazione della legge di assestamento del bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2011 e del bilancio pluriennale 2011-2013. Primo provvedimento generale di variazione» (20)
(Relazione di maggioranza, relazione di minoranza, discussione e conclusioni)
OGGETTO 1483
Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Assestamento del bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l’esercizio finanziario 2011 e del bilancio pluriennale 2011-2013 a norma dell'art. 30 della L.R. 15 novembre 2001, n. 40. Primo provvedimento generale di variazione» (21)
(Relazione di maggioranza, relazione di minoranza, discussione e conclusioni)
(Ordine del giorno oggetti 1482-1483/1 - Presentazione) (37)
(Ordine del giorno oggetti 1482-1483/2 - Presentazione) (38)
PRESIDENTE (Richetti): Possiamo aprire i nostri lavori con l’ordine del giorno. Vi ricordo che siamo in sessione di bilancio.
L’oggetto 1482 si compone di 31 articoli, mentre l’oggetto 1483 si compone di 8 articoli.
I testi sono stati licenziati dalla Commissione Bilancio, affari generali e istituzionali nella seduta del 13 luglio. Il relatore della Commissione è il consigliere Luciano Vecchi, che ha presentato relazione scritta, mentre il relatore di minoranza è il consigliere Marco Lombardi, che ha presentato relazione scritta.
I tempi di contingentamento sono pari a 6 ore 30 minuti complessivi. Il relatore ha a disposizione 30 minuti, il relatore di minoranza 30 minuti, la Giunta 45 minuti; per i Gruppi, Partito Democratico 87 minuti, PdL - Popolo della Libertà 51 minuti, Italia dei Valori - Lista Di Pietro 30 minuti, Lega Nord Padania Emilia e Romagna 30 minuti, Federazione della Sinistra 24 minuti, Movimento 5 Stelle Beppegrillo.it 24 minuti, Sinistra Ecologia e Libertà - Idee verdi 24 minuti, UDC - Unione di Centro 21 minuti.
La parola al relatore di maggioranza, consigliere Luciano Vecchi.
VECCHI Luciano, relatore di maggioranza: Grazie, presidente.
Mi permetta di dire che abbiamo fatto bene ad aprire questa seduta con un minuto di silenzio. La dolorosa vicenda di Oslo mi ha toccato in modo particolare perché alcune famiglie di cari amici norvegesi sono state colpite direttamente.
La funzione principale dell’assestamento è quella di recepire i risultati della chiusura contabile dell’esercizio precedente. È inoltre occasione per apportare al bilancio tutte le variazioni che si rendessero necessarie. Tutte le variazioni debbono comunque essere fatte nel rispetto dei vincoli di equilibrio e devono essere conformi alla disciplina contenutistica e metodologica che presiede alla formazione del bilancio stesso.
L’assestamento di bilancio è un momento di valutazione complessiva della gestione attuata nella prima parte dell’anno finanziario dalla Regione e si traduce nella verifica degli andamenti delle entrate e delle spese intervenute, operando le rettifiche e le integrazioni necessarie al perseguimento degli obiettivi dell’ente, tenendo conto dei vincoli normativi e finanziari.
Il sistema Italia, dinanzi a un’espansione dell’economia mondiale dovuta principalmente alla crescita dei Paesi emergenti, non cresce a sufficienza. Mentre nell’area euro il PIL del 2010 è aumentato dell’1,8 per cento di media, in Italia è cresciuto solo dell’1,3 per cento. Sarebbero numerose le riforme e le scelte di politica economica da attivare, a partire dalla promozione di effettive politiche industriali, una riforma organica del fisco, aggredire la precarietà con nuove norme sul lavoro, intervenire con liberalizzazioni che abbassino i prezzi di beni e servizi e diano ossigeno al mercato e alla competitività.
Occorrerebbe agire su ricerca, occupazione e investimenti, e anche attraverso una serie di interventi puntuali, per esempio, per favorire il mantenimento delle detrazioni di imposta per le ristrutturazioni edilizie, per sostenere la green economy, per ridurre l’accisa sui carburanti e favorire la concorrenza, per sostenere il settore turistico-balneare.
Di fondamentale importanza sarebbe, più in generale, garantire il potere d’acquisto delle famiglie e promuovere una maggiore equità sociale, che contrasti l’aumento preoccupante della povertà, relativa e assoluta, nel nostro Paese.
Le autonomie territoriali italiane, e in maniera particolare i Comuni, a causa delle scelte centralistiche del Governo, versano in una situazione di gravissima difficoltà finanziaria, con pesanti ripercussioni sui servizi forniti ai cittadini, mentre altre forti difficoltà si annunciano per il 2012 visti i tagli già previsti.
La manovra triennale di finanza pubblica 2011-2013, legge n. 78, recepita successivamente nella legge di stabilità per il 2011, grava infatti in modo del tutto sproporzionato su Comuni, Province e Regioni. I vincoli del Patto di stabilità interno, che agiscono anche sui pagamenti ai fornitori, per esempio, sono stati inaspriti e molte amministrazioni locali non hanno potuto impiegare risorse che avevano a disposizione per effettuare investimenti infrastrutturali, creando così forte difficoltà in modo particolare al settore delle costruzioni.
Il decreto legislativo in materia di federalismo fiscale municipale rischia di aggravare la situazione e nell’immediato non ha fatto altro che dare la facoltà ai Comuni di istituire l’imposta di soggiorno e di aumentare l’addizionale comunale dell’IRPEF, con conseguente aggravio della pressione fiscale per le famiglie e le imprese.
Il rapporto 2011 della Corte dei Conti, nel mettere in evidenza la contrazione della spesa per investimenti che si è registrata nell’anno precedente, afferma il rischio che manovre di bilancio non sostenute da un’adeguata strategia di crescita esercitino effetti depressivi, i cui effetti sono già evidenti. Ne è testimonianza il fatto, a più riprese sottolineato nel rapporto, che il ridimensionamento dei programmi di spesa si sia concentrato soprattutto nelle amministrazioni locali.
Il rapporto della Corte dei Conti è particolarmente severo con il complesso della manovra operata dal Governo sulle autonomie territoriali sia sul versante della contrazione dei trasferimenti che delle regole del Patto di stabilità interno.
Il rapporto annuale dell’Istat sulla situazione del Paese nel 2010 indica che nel 2008 la spesa sociale media dei Comuni si attestava a 111 euro pro capite. Con i tagli effettuati per il 2011 ai fondi statali destinati agli interventi sociali si determineranno ulteriori condizioni di restrizione della spesa sociale, con il probabile aumento di bisogni non soddisfatti proveniente dai segmenti di popolazione più vulnerabile.
A dispetto dei dati macroeconomici, i quali segnalano, sia pure con discontinuità, una debole ripresa dell’economia, l’Italia sociale che esce dalla recente analisi dell’Istat è un Paese ancora fragile e sempre più impoverito. Il primo dato che balza agli occhi è proprio quello del rischio povertà che riguarda il 24,7 per cento della popolazione, cioè un italiano su quattro.
In questo quadro fitto di ombre sono soprattutto i giovani e le donne a farne le spese. I primi hanno visto calare di oltre mezzo milione il numero degli occupati nell’ultimo biennio, confermando l’Italia tra i Paesi con il più alto tasso di disoccupazione nella fascia tra i 15 e i 24 anni, mentre ammonta ormai a 2 milioni l’esercito degli scoraggiati e dei cosiddetti NEET, coloro che non studiano e non lavorano.
In questo contesto economico nazionale, caratterizzato da una fase di moderata e insufficiente ripresa, l’Emilia-Romagna chiude il 2010 con un aumento del PIL dell’1,5 per cento, recuperando solo parzialmente le flessioni del 2008 e del 2009. L’Emilia-Romagna è stata tra le Regioni italiane una di quelle che ha maggiormente risentito della recessione mondiale, soprattutto a causa della forte apertura verso il mercato estero e dato il peso del settore manifatturiero. Ma anche grazie al lavoro svolto in Regione, oggi leggiamo alcuni segnali positivi.
L’export è cresciuto dell’11,7 per cento; il settore del credito e i prestiti bancari sono apparsi in leggera risalita. Si è segnalata una riduzione dei tassi di interesse reali e i trasporti hanno stabilizzato la propria attività dopo il crollo del 2009. L’inflazione si è mantenuta costante sotto la soglia del 2 per cento annuo e anche il settore agricolo ha avvertito alcuni, pur timidi, segnali di ripresa.
La situazione complessiva, però, risente più di altre Regioni dell’assenza di politiche economiche nazionali di ampio respiro. Peraltro, la moderata ripresa del PIL ha segnalato zone d’ombra: non ha avuto un effetto significativo sull’occupazione, che è apparsa in calo; la ripresa industriale ha giovato maggiormente alle imprese di grandi dimensioni e orientate all’export rispetto alle piccole e medie imprese e a quelle artigiane; l’edilizia ha registrato un ulteriore calo di attività, mentre per il commercio si stima un aumento di appena lo 0,8 per cento.
Nel credito, alla moderata risalita dei prestiti, si è associato un nuovo flusso di sofferenze. Sono aumentati i protesti e i fallimenti e la compagine imprenditoriale è apparsa in ulteriore ridimensionamento soprattutto a causa dei cali di società di tipo personale, solo in parte compensati dall’aumento delle società di capitali.
Alla crescita del PIL si è inoltre associato un aumento della domanda interna in termini reali dello 0,7 per cento. Tutto questo ha comportato sia una moderata ripresa dei consumi sia un aumento degli investimenti fissi lordi. È in leggero incremento anche la spesa delle famiglie, perdurando però la debolezza delle vendite al dettaglio.
L’industria delle costruzioni chiude il 2010 negativamente, consolidando il trend negativo in essere dall’estate 2008. Per quanto concerne il turismo, è emerso un leggero ridimensionamento dei flussi di arrivi e presenze, mentre è continuata l’erosione del periodo medio di soggiorno.
La manovra di assestamento del bilancio regionale deve legalmente e finanziariamente muoversi nell’alveo delle mutate condizioni normative intervenute a livello statale. Tra le norme di rilievo vale la pena rimarcare il decreto legge n. 78/2010, col quale il Governo aveva apportato la manovra correttiva dei conti pubblici per gli anni 2011-2013.
Anche in quell’occasione, nel metodo, il Governo presentò il decreto d’urgenza, che venne adottato sia in assenza della preventiva approvazione della decisione di finanza pubblica sia della necessaria condivisione delle Regioni in sede di Conferenza permanente.
La manovra - che ricordo allora era di quasi 25 miliardi -, recepita negli strumenti di programmazione regionale, ha inciso pesantemente sulla finanza e sui bilanci delle Regioni, riducendo fortemente il Fondo sanitario regionale, inasprendo le regole del Patto di stabilità interno, cui si aggiungono i tagli ai trasferimenti dal bilancio dello Stato di 4 miliardi nel 2011 e di 4,5 a partire dal 2012 e la riduzione delle risorse statali a qualunque titolo spettanti alle Regioni, che per l’Emilia-Romagna per il 2011 ammontano a oltre 346 milioni di euro.
Successivamente con la legge di stabilità sono stati, in maniera parziale, reintrodotti alcuni trasferimenti che erano stati pressoché annullati dai tagli disposti con il decreto n. 78, come ad esempio il Fondo per il trasporto pubblico locale (475 milioni di euro) e la copertura statale per i primi cinque mesi dell’anno dell’abolizione dei ticket sulla specialistica. Peraltro, ancora oggi le Regioni attendono l’intero importo relativo al trasporto pubblico locale e la seconda tranche di copertura del finanziamento sui ticket per la salute.
Dopo il semestre europeo, con il Documento di economia e finanza 2011 il Governo italiano si è impegnato a raggiungere entro il 2014 un livello prossimo al pareggio di bilancio. Vale la pena ricordare che, anche in occasione della recente sessione comunitaria 2011 della nostra Assemblea legislativa, è stato sottolineato come sia prevalsa nell’Unione europea un’impostazione di politica economica recessiva, dannosa sia per l’Europa che per i fragili equilibri internazionali.
In questo quadro, la decisione del Governo italiano di accelerare i tempi del pur indispensabile rientro dal deficit di bilancio rischia di essere devastante dal punto di vista sociale ed economico e di ostacolare una ripresa economica che continua a essere tra le più lente e insufficienti d’Europa.
La manovra 2012-2014 recentemente approvata dal Parlamento rende permanenti i tagli della manovra precedente, grava in maniera insostenibile su Comuni, Province e Regioni e interviene pesantemente anche sul blocco degli organici e sulla sanità, la quale peraltro è oggettivamente il comparto che sta dando il contributo più forte alla riduzione reale della spesa. Quest’anno ha avuto, infatti, solo lo 0,8 per cento in più, ben al di sotto dell’inflazione sanitaria. Tra l’altro, nei Paesi OCSE la spesa dell’Italia per la sanità è al penultimo posto, mentre sarebbe necessario un nuovo Patto della salute che stabilisca col Governo quali sono i livelli essenziali di assistenza e i finanziamenti disponibili.
Il testo della manovra, che è ancora oggetto di valutazione analitica, prevede diversi cambiamenti rispetto al decreto originario, volti a raggiungere un significativo risparmio per le casse dello Stato sin dal prossimo anno. Nel suo complesso conferma l’assenza di un quadro certo con una prospettiva di lungo termine e insiste nel colpire la spesa sociale, e saranno i ceti più deboli a pagarne il prezzo maggiore.
Inoltre, come acclarato anche dalla Corte dei Conti, è recessiva perché non sostenuta da un’adeguata strategia di crescita e rende impraticabili una reale ristrutturazione in senso federale dello Stato e un’attribuzione agli enti locali e alle Regioni di risorse e di strumenti.
Le Regioni italiane, nel condividere la necessità di una manovra correttiva che consenta l’equilibrio dei conti pubblici e il conseguente pareggio di bilancio nel 2014, peraltro con l’impegno di un’approvazione rapida, così come è stato, hanno però sottolineato come la manovra approvata sia ancora una volta iniqua e ponga il peso maggiore dei tagli alla spesa pubblica sulle Regioni e sugli enti locali.
Infatti, le riduzioni di spesa sul sistema regionale a regime, cioè dal 2014, ammontano a oltre 11 miliardi di euro su un totale di 19. In sostanza, ben oltre la metà del riequilibrio dei conti pubblici è posto a carico di soggetti istituzionali che rappresentano solo il 16 per cento della spesa pubblica. I nuovi limiti sul Patto di stabilità interno per ciascun livello istituzionale inaspriscono quanto già stabilito dal decreto legge n. 78, mettendo a carico delle Regioni e degli enti locali, compreso il Fondo sanitario, un’ulteriore riduzione dei tetti e delle autorizzazioni di spesa e rendendo la manovra particolarmente iniqua e pregiudizievole per i livelli dei servizi erogati sul territorio.
La manovra avrà quindi ricadute pesanti sui servizi fondamentali, come sanità, trasporto pubblico locale, politiche per le imprese, e avrà gravi ricadute nella vita quotidiana dei cittadini.
Lo squilibrio dei tagli proposti dalla manovra grava quindi in modo insopportabile sulle Regioni e sugli enti locali. Con l’insieme della manovra, secondo quanto calcolato dalla CGIA di Mestre, nel 2014 si toccherà - a proposito di non mettere le mani nelle tasche degli italiani - il livello record di tassazione del 44,1 per cento.
Inoltre - e credo che sia il vero argomento di riflessione anche in questa Aula -, con questa manovra il Governo si è assunto la responsabilità di cancellare dall’orizzonte il progetto del federalismo fiscale. Infatti, se le risorse finanziarie necessarie per garantire servizi pubblici fondamentali subiscono una riduzione di tale portata, si darà un colpo gravissimo ai servizi pubblici garantiti dal nostro ordinamento da Regioni ed enti locali, e non sarà possibile determinare una sufficiente base finanziaria per far vivere e operare le autonomie territoriali.
Tra i provvedimenti introdotti, la scelta di ripristinare i ticket sanitari è una scelta gravissima, che tocca i cittadini più bisognosi e non contribuisce in alcun modo al finanziamento del Servizio sanitario nazionale, ma che semmai può dirottare la fornitura di determinati servizi verso il privato, che proprio a causa del ticket guadagnerebbe una posizione di privilegio sul mercato.
Le Regioni avevano proposto al Governo un riequilibrio della manovra che, a saldi invariati, consentisse di renderla gestibile sui territori, salvaguardando i servizi essenziali per i cittadini, e hanno suggerito di non limitare la manovra ai tagli, dato l’urgente bisogno anche di una spinta per la crescita, e cioè di strumenti che incentivino gli investimenti e l’occupazione.
Oggi con l’assestamento di bilancio chiudiamo il faticoso e articolato lavoro di programmazione finanziaria della nostra Regione, avviato col bilancio previsionale 2011 approvato lo scorso dicembre, nel quale abbiamo individuato quattro specifiche priorità: 1) salvaguardare il potere d’acquisto delle famiglie attraverso il consolidamento e il potenziamento degli interventi sullo stato sociale e le politiche di contenimento tariffario; 2) approntare strumenti utili a fronteggiare gli effetti della crisi economica, lavorando fianco a fianco con il sistema della rappresentanza istituzionale, economica e sociale, anche attraverso misure per i lavoratori, per la competitività del sistema produttivo, e finanziando interventi mirati in grado di ottimizzare l’effetto leva e valorizzare la sinergia con gli strumenti di altri soggetti (sistema Confidi e sistema bancario, con particolare attenzione alla green economy); 3) promuovere interventi a favore delle politiche di mobilità in un’ottica di sviluppo sostenibile, per le quali vale la pena ricordare che lo Stato è inadempiente, non avendo ancora trasferito i 475 milioni di euro per la mobilità su cui si è impegnato nell’intesa del 6 dicembre con le Regioni; 4) sviluppare investimenti infrastrutturali finanziati con la quota regionale del programma nazionale FAS.
Sono state quindi compiute scelte dolorose, ma si è cercato di mantenere come priorità il binomio coesione sociale e misure per gli investimenti. Di fronte alla mancanza di una politica industriale nazionale e allo smantellamento delle principali politiche pubbliche condotto dal Governo nazionale, si è cercato di rispondere con efficaci politiche concertate con le parti sociali e il sistema delle autonomie locali.
L’assestamento, quindi, da non considerare solo come fatto tecnico di aggiornamento dei dati derivanti dal conto consuntivo, rappresenta anche un momento di valutazione complessiva delle dinamiche, delle risorse e delle spese intervenute nella prima parte dell’anno. D’altro canto, l’assestamento rappresenta un momento di valutazione complessiva. Con questa logica, per rispondere all’attuale situazione di crisi, servono scelte di medio e lungo periodo per le quali la Regione nel 2009 ha sottoscritto con le istituzioni e le parti sociali un Patto contro la crisi, decidendo di investire sulle capacità e le competenze delle persone, cui oggi con l’assestamento si assicurano finanziamenti volti a rispettare gli impegni politici assunti.
La manovra di variazione, con riferimento specifico a quella di mezzi regionali propri, ammonta a complessivi 72,2 milioni di euro per le spese correnti e a 28,2 milioni di euro per le spese di investimento in conto capitale nel triennio 2011-2013.
Tra gli ambiti sui quali con questa manovra di assestamento si va a incidere con più determinazione vi è il virtuoso sistema sanitario regionale, nel quale, come già detto, la Regione continua a investire e a credere, nonostante i continui tagli da parte del Governo centrale, e in secondo luogo il sistema della montagna nel suo complesso, mantenendo vive le disponibilità, pur insufficienti, per la viabilità, le comunità montane, gli enti locali, la polizia locale e infine il superamento del digital divide. Il nuovo Piano di azione ambientale e le politiche contro la crisi e a sostegno dei lavoratori trovano nel presente assestamento di bilancio una nuova allocazione di risorse.
Relativamente agli incrementi apportati, ne citerò soltanto alcuni. Le voci più rilevanti sono rappresentate da 60 milioni di euro, già previsti in sede di predisposizione del bilancio preventivo, per integrare la disponibilità finanziaria derivante dall’erogazione di prestazioni sanitarie aggiuntive rispetto ai livelli essenziali di assistenza, al fine di garantire, in continuità con gli esercizi precedenti, una qualità elevata dei servizi e una posizione di eccellenza della sanità emiliano-romagnola rispetto alle altre Regioni.
In questo quadro, 8,5 milioni di euro vanno a sostegno del programma di investimenti per la realizzazione, ristrutturazione, acquisto e completamento di strutture, relativi impianti e attrezzature, nonché di tecnologia a destinazione sanitaria, anche al fine dell’adeguamento alle normative in tema di sicurezza e accreditamento del patrimonio sanitario e socio-assistenziale.
Un milione di euro va alle borse di studio a studenti universitari e un milione di euro all’edilizia universitaria. In questo modo, nonostante gli ingenti tagli nazionali di risorse per il diritto allo studio, la Regione riuscirà a garantire una copertura di circa il 75 per cento - e purtroppo non il 100 per cento, come è stato fino all’anno scorso - delle borse di studio agli aventi diritto.
Due milioni di euro sono previsti quale intervento integrativo regionale del POR FESR per promuovere la green economy attraverso il sostegno agli investimenti delle piccole e medie imprese. Quattro milioni di euro, come ho detto, sono destinati a interventi di ristrutturazione straordinaria delle strade, in maniera particolare nelle zone montane.
Due milioni di euro, poi, vanno a interventi urgenti per la messa in sicurezza del territorio, per la difesa del suolo e della costa e per interventi su opere di bonifica. Un milione e mezzo di euro va alle nuove comunità montane e alle unioni di Comuni derivanti dalla trasformazione di comunità montane soppresse.
Con l’assestamento vengono, inoltre, destinati 2,5 milioni di euro in parte corrente e 1,5 in spese di investimento per il settore della cultura e dello sport e per i progetti per i giovani. In questo vi è evidentemente una scelta, nella consapevolezza che la cultura e l’attenzione ai problemi delle giovani generazioni siano elementi imprescindibili di civiltà, nonché elementi fondamentali del sistema economico e del welfare emiliano-romagnolo.
Prosegue inoltre l’impegno della Regione per garantire a tutto il territorio l’accesso alla rete veloce Internet grazie al piano telematico per l’adeguamento del sistema informativo e informatico regionale, nella prospettiva del rinnovamento e della razionalizzazione dell’informatizzazione interna. Per questi interventi con l’assestamento vengono destinati ulteriori 9,5 milioni di euro per il triennio, di cui 7,5 destinati a ridurre il gap tra territori periferici e aree urbanizzate, intensificando la copertura a banda larga del territorio rurale e consentendo alle imprese e alla popolazione delle zone rurali di accedere alle tecnologie di informazione e comunicazione.
Infine, nel marzo di quest’anno la Regione Emilia-Romagna ha incassato il saldo relativo alla chiusura definitiva del programma operativo 2000-2006 (programmazione FSO Obiettivo3), introitando una maggiore entrata di 7 milioni di euro grazie a una gestione attenta delle economie di spesa e delle restituzioni e all’utilizzo di risorse regionali. Si è aperta quindi un’opportunità per far fronte ai problemi connessi alla crisi occupazionale ancora in atto: utilizzare tale maggiore entrata per azioni di politiche attive coerenti con la destinazione originaria delle risorse medesime. Tale finanziamento sarà destinato, metà quest’anno e metà nel prossimo esercizio finanziario, ad azioni volte all’inserimento dei lavoratori che, a seguito della crisi economica, sono stati espulsi dal mercato del lavoro e all’inserimento dei giovani che faticano a entrare nel mercato del lavoro stesso.
Sono state inoltre allocate risorse per 8,7 milioni di euro per consentire l’implementazione delle politiche regionali in campo ambientale, secondo le priorità programmatiche individuate nel Piano di azione ambientale per un futuro sostenibile 2011-2013.
Siamo, signor presidente e cari colleghi, di fronte a un assestamento di bilancio di entità molto più ridotta di quella degli anni passati. Questo ovviamente è derivato da un cambiamento profondo, che noi consideriamo ingiusto e inadeguato, della finanza a seguito di scelte nazionali.
Credo di dover comunque sottolineare l’impegno di questa Regione affinché le scelte prioritarie e fondamentali nell’interesse dei cittadini, delle imprese e del territorio siano mantenute. È ovvio che quelli che io definisco i tragici mutamenti che si verificheranno nei prossimi anni, a norme invariate, dovranno spingerci a una riflessione profonda per riuscire a utilizzare ancor meglio le risorse disponibili e per riuscire a mobilitarne altre al fine di promuovere una crescita sostenibile, la convivenza civile e un futuro per questa nostra Regione.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MANDINI
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Luciano Vecchi.
La parola al consigliere Lombardi per la relazione di minoranza.
LOMBARDI, relatore di minoranza: Grazie, presidente.
Lo scorso anno, in occasione della manovra estiva dello Stato, il ritornello che ci sentivamo ripetere in questa Aula dalla maggioranza era il seguente: se Berlusconi dice che va tutto bene, perché poi Tremonti predispone una manovra così dura? Significa che Berlusconi mente agli italiani perché la crisi interna è invece pesante.
Nella relazione di accompagnamento all’assestamento 2010 ebbi modo di affrontare l’argomento dicendo che il rigore della manovra statale non era dettato dalla necessità di fronteggiare una crisi interna presente, ma dal timore di dover affrontare una crisi interna futura, provocata da speculazioni internazionali legate alla credibilità del nostro ingente debito pubblico e al fatto che, avendo anche molti altri Paesi europei incrementato il loro debito pubblico, era aumentata l’offerta complessiva di debito sul mercato finanziario globale.
Oggi mi domando cosa sarebbe accaduto se avessimo seguito i consigli di chi ci spingeva a mettere in campo misure anticicliche, anche in deficit, per stimolare la crescita. Saremmo da tempo nelle condizioni della Grecia, con la disoccupazione alle stelle, gli stipendi dei lavoratori tagliati e con i servizi pubblici essenziali sotto il livello di un Paese civile, e ovviamente, come avviene in questi casi, con le piazze in fiamme.
Per fortuna il nostro Governo ha tenuto la barra dritta, non ha ceduto alle pressioni dei gruppi di potere forti o meno forti e, nonostante l’infezione finanziaria che aggredisce i mercati e la nostra debolezza per un debito pubblico di cui non siamo responsabili, ce la stiamo cavando. Ma ce la stiamo cavando perché l’equilibrio di bilancio è un obiettivo assoluto e imprescindibile di questo Governo.
Pareggio di bilancio e patto sui contratti di lavoro, decisi le scorse settimane a poche ore di distanza l’uno dall’altro, danno l’idea di un’Italia che, come sempre, nei suoi momenti difficili reagisce in positivo, avendo la forza di intervenire su due dei suoi nodi strutturali importanti.
Per il debito pubblico, che è uno storico handicap dell’Italia, il fatto che il bilancio dello Stato sia già in avanzo primario consente di affermare che una volta raggiunto il pareggio di bilancio, proprio per suo effetto, il debito si ridurrà strutturalmente.
Con i nuovi contratti di lavoro le imprese italiane tornano a inserirsi con successo nel trend della globalizzazione. Questo vale soprattutto per la media e la grande impresa, che senza la modernizzazione delle relazioni industriali sarebbero spiazzate nella competizione globale.
A proposito, poi, del tanto enfatizzato apporto responsabile dell’opposizione in Parlamento, visto che noi in questa Regione abbiamo una certa pratica nell’elargire responsabilità istituzionale, vorrei solo notare che, mentre Obama prova a ottenere dalla sua opposizione repubblicana una sostanziale condivisione della manovra, comprensiva di pesanti tagli alla sanità e al welfare, Berlusconi e Tremonti hanno semplicemente ricevuto dalla responsabile opposizione di sinistra del nostro Paese la disponibilità a chiudere in tempi celeri la discussione sulla manovra, come se facesse un piacere a Berlusconi e non al Paese che rischia di essere aggredito dalla speculazione.
Se questo è il merito con cui si misura la responsabilità istituzionale di una opposizione, propongo al presidente Villani di inoltrare una nota al Presidente Napolitano in merito alla nostra attività di questi ultimi anni, pretendendo per noi lo stesso apprezzamento che il Presidente della Repubblica ha riconosciuto all’opposizione parlamentare.
Nel merito della manovra di finanza pubblica l’obiettivo del pareggio di bilancio è per l’Italia, pur in questa difficilissima congiuntura, un obiettivo credibile, e tale credibilità si fonda sull’esperienza degli ultimi anni e su autorevoli giudizi positivi.
Tutte le leggi finanziarie approvate nella presente legislatura hanno, infatti, centrato gli obiettivi per i quali erano state concepite, e talvolta li hanno superati, come ad esempio nel 2010 quando il rapporto deficit/PIL è sceso al 4,6 contro il 5 per cento dell’obiettivo. Inoltre, le correzioni dei conti pubblici italiani operati dal 2008 a oggi hanno consentito di ridurre il deficit pubblico per oltre cinque punti di PIL.
Ecco perché la manovra approvata, osteggiata solo dalla sinistra italiana, è stata giudicata positivamente dalla Commissione europea, dall’OCSE, dalla Banca Centrale Europea e dal Fondo monetario internazionale.
In particolare, la manovra dello Stato per il periodo 2012-2014 si articola come segue: tagli selettivi, con l’introduzione della spending review a livello dei singoli ministeri, ciascuno dei quali potrà autonomamente e responsabilmente definire i risparmi di propria competenza; nessun taglio per università, cultura e ricerca; contrasto all’evasione fiscale e previdenziale (tenendo conto che: dal 2008 al 2010 ciò che è già stato effettivamente riscosso nel contrasto all’evasione fiscale e previdenziale è stato pari a 26,6 miliardi di euro; nel settore previdenziale, secondo il rapporto INPS, sono emersi 77000 lavoratori in nero, e il recupero dei crediti contributivi è stato pari a 17,27 miliardi di euro; nel settore fiscale si è passati da 6,4 miliardi del 2007 a 10,6 miliardi del 2010); migliore utilizzo dei fondi europei (per l’effettivo utilizzo nel Mezzogiorno di tali fondi è stato introdotto un nuovo strumento di progettazione e controllo misto Stato-Regioni).
La riforma federalista, in particolare il federalismo demaniale, comporta un conferimento agli enti territoriali di un enorme stock di asset immobiliari, per cui anche alla Regione non resterà che adoperarsi per valorizzarli al meglio.
Per tutti i soggetti interessati, politici e amministrativi, viene introdotto un nuovo e unico criterio di livellamento alla media europea.
Da ultimo, è appena il caso di accennare in questa sede alla riduzione del Fondo sanitario, con possibilità per le Regioni di riequilibrarlo introducendo i ticket. Rispetto al ticket per i codici bianchi del pronto soccorso nulla da dire, in quanto la nostra Regione, come altre, li aveva già applicati; per i ticket sulle visite specialistiche giova ricordare che si tratta in realtà di un mancato rinnovo dell’accordo successivo all’introduzione dei ticket avvenuta nel 2007 con il Governo Prodi, accordo in base al quale in questi anni il Governo Berlusconi si assumeva l’onere dalla mancata introduzione dei ticket sanitari. Si ritorna in pratica alla possibilità per le Regioni di introdurre questo strumento o di farsi carico, nel proprio bilancio, del relativo onere.
Per l’Emilia-Romagna, in teoria, tale onere potrebbe essere di 28 milioni di euro, non una cifra folle per chi ha deciso di offrire ai propri cittadini non meglio precisati servizi aggiuntivi oltre i livelli essenziali di assistenza per 200 milioni di euro nel 2010 e 150 milioni di euro quest’anno, che in assestamento vengono portati a 210, superando i 200 milioni di euro.
In realtà, tali somme sono servite più per ripianare deficit di gestione che per aumentare la qualità dei servizi. Una gestione più efficiente del nostro sistema sanitario, come ad esempio nel caso da noi sollevato dell’affitto dei laboratori di Pievesestina, potrà tranquillamente far emergere le risorse necessarie per graduare al meglio il costo dei ticket per fasce di reddito o di patologia dei nostri concittadini, tenendo conto inoltre che, da studi ministeriali o di ASL del nord, la percentuale degli esenti dovrebbe oscillare dal 25 al 50 per cento della popolazione.
Per quanto attiene ai provvedimenti tesi a muovere la crescita economica, il decreto Sviluppo già emanato introduce un complesso, ma coerente insieme di misure che ridisegnano e semplificano il quadro normativo in materia di crescita e sviluppo delle imprese (soprattutto delle giovani imprese), di attività di ricerca, di innovazione tecnologica, di infrastrutture, di banda larga e di avvio delle liberalizzazioni.
In conclusione, per chiudere il capitolo della manovra, una classe dirigente responsabile e matura, al di là delle legittime critiche di merito, dovrebbe far fronte comune contro quella irresponsabile finanza internazionale che sta tentando un’immorale speculazione sul nostro Paese, speculazione che mira a creare le condizioni per un aumento degli interessi pagati sul debito pubblico, per una svendita dei nostri gioielli di famiglia (ENI, ENEL, Finmeccanica eccetera) mascherata da privatizzazioni, come è avvenuto in passato anche con il Governo Prodi, magari per giungere a una svendita delle nostre riserve auree, visto che molti dimenticano che l’Italia ha la quarta riserva di oro del mondo, dopo il Fondo monetario internazionale, gli Stati Uniti d’America e la Germania, con le sue 2451 tonnellate di metallo prezioso.
Nel merito dell’assestamento 2011 al bilancio regionale, va anche qui fatta una doverosa premessa. In questo clima di antipolitica che percorre il Paese, in parte giustificato ma molto indotto per interessi assai meno nobili di quanto si vorrebbe far credere ai cittadini, noi la nostra parte l’abbiamo fatta sia in termini di riduzione di emolumenti, sia in termini di abolizione di benefit, sia in termini di razionalizzazione complessiva dei costi di funzionamento dell’Assemblea legislativa, operazioni che sono culminate con la restituzione, proprio con questa manovra di assestamento, di un milione di euro alla disponibilità del bilancio generale della Regione.
Lo dico perché, da un lato, per quanto possibile dobbiamo cercare di fare la nostra parte per recuperare alla politica la sua credibilità e, dall’altro, perché credo che a ognuno di noi non faccia piacere essere accomunato indistintamente tra i "papponi" di Stato. Ma lo dico anche come monito perché ognuno di noi, pur nell’ambito dei rispettivi ruoli istituzionali, non si lasci prendere dalla moda del momento di rilanciare sempre sul terreno del populismo e del qualunquismo, perché l’unico esito di un tale atteggiamento non è la propria salvezza personale, ma solo la vana speranza, come mi suggeriva un amico qualche giorno fa riprendendo una frase di Churchill, di essere mangiato per ultimo dal coccodrillo.
Viceversa potremmo migliorare la nostra immagine pubblica non solo promuovendo maggiormente le nostre buone pratiche in tema di riduzione dei costi della politica, ma anche dando alla Giunta un chiaro orientamento su come utilizzare il nostro risparmio di un milione di euro; tenendo conto della cifra, potremmo ad esempio segnalare il rifinanziamento della legge sugli oratori o sugli altri centri di aggregazione giovanile e il sostegno all’intervento verso le imprese per superare il ritardo nei pagamenti della pubblica amministrazione.
Venendo poi all’esame dei dati evidenziati in assestamento, si possono fare immediatamente alcune considerazioni. Il recupero degli Stati Uniti, enfatizzato nella prima parte della relazione all’assestamento, non solo non c’è, ma anzi proprio da quel Paese giungono diversi segnali di preoccupazione che contribuiscono a creare incertezza nell’economia mondiale.
Sempre nella relazione di accompagnamento all’assestamento si legge che l’Emilia-Romagna è una delle Regioni italiane che ha maggiormente risentito della recessione mondiale, soprattutto a causa della forte apertura delle sue aziende verso il mercato estero. A tal proposito c’è però da chiedersi la portata e la valenza degli interventi pubblici di questa Regione in tema di sostegno all’innovazione e all’internalizzazione delle imprese, visti i risultati non certo brillanti della nostra economia proprio in quel segmento.
Altro dato che si ricava dai numeri dell’assestamento è che le manovre del Ministro Tremonti hanno imposto un rigore contabile, oltre che sostanziale, che, se ha fatto bene alla nostra virtuosa Regione, mi immagino cosa possa aver fatto dal punto di vista della pulizia del bilancio a Regioni meno meritevoli. Forse ci stiamo incamminando a essere un Paese normale.
Anche nel nostro bilancio si sono certamente ridotti sia i residui attivi, nonostante il permanere di ingenti crediti nei confronti dello Stato, che i residui passivi, nonostante il limite alla spesa imposto dal Patto di stabilità. Le entrate di competenza, rideterminate in maniera superiore alle attese per 229 milioni di euro, dimostrano che la Regione non ha poi avuto tutta questa riduzione di operatività, recuperando almeno in termini di competenza gran parte dei famosi tagli di 398 milioni di euro previsti nel dicembre scorso. Ecco perché, quindi, le drammatiche previsioni del bilancio 2011, così enfatizzate allora, andrebbero riviste oggi almeno con la stessa enfasi.
Rimane invece problematica la situazione della cassa, comunque sotto controllo vista la nostra disponibilità a regime. È vero che il fondo iniziale di cassa è stato sensibilmente ridotto da 900 milioni a 325 milioni di euro, ma tale riduzione significa semplicemente che la crisi ci ha imposto di utilizzare il fondo cassa e probabilmente in futuro ci costringerà ad avere una cassa più bassa che in passato. Di questo se ne potranno lagnare i nostri uffici regionali, perché dovranno operare un monitoraggio più assiduo sui flussi finanziari, ma non se ne accorgeranno né i nostri cittadini, né le nostre imprese.
La Giunta ha poi singolarmente proseguito nella sua strategia di riduzione dei mutui con un ulteriore impegno di 42 milioni di euro, consolidando il proprio bilancio esattamente come fa il Governo. Ma a differenza del Governo, che ha stringenti obblighi internazionali e un servizio del debito pubblico imponente, la Giunta dell’Emilia-Romagna ha scelto di sacrificare a questo obiettivo la possibilità di ampliare le possibilità di sostegno alle imprese e ai cittadini di questa Regione.
In pratica non si comprende perché dai banchi della maggioranza di quest’Aula si pretenderebbe che il Governo alimentasse la crescita anche in deficit e poi, un secondo dopo, si plaude al fatto che il presidente Errani e la vicepresidente Saliera, in maniera assai prudente, pur potendo indebitarsi per sostenere lo sviluppo delle nostre aziende locali, riducono il nostro indebitamento semplicemente per fare bella figura con le agenzie di rating.
L’avanzo di amministrazione è sempre alto, con i suoi 3,3 miliardi di euro, seppure lievemente inferiore a quello dello scorso esercizio, dimostrando con ciò che le ristrettezze dello scorso anno non ci hanno certo messo in ginocchio. Inoltre, la nostra normale entità di disponibilità di cassa ci dovrebbe tranquillizzare in merito all’utilizzabilità dell’avanzo, e quindi dovremmo, con una certa serenità, superare anche i tagli previsti per il prossimo anno.
Ciò che poi non dobbiamo mai dimenticare è che il Patto di stabilità per le Regioni già da anni - e non da poco tempo - prevedeva tetti di spesa prestabiliti per gli anni 2011, 2012 e 2013, sulla base delle corrispondenti spese finali nel triennio 2007-2009. Quindi, una volta protestato al momento della sua introduzione, appare assai strumentale richiamare ogni anno i tagli previsti come fossero una novità dell’ultima ora, introdotta non si sa bene per quale motivo.
Allo stesso modo, appare strumentale invocare maggiori trasferimenti non avendo poi la possibilità di spenderli per i limiti imposti dai tetti di spesa.
In conclusione, quest’anno più che in passato si è voluto far passare questo assestamento come un semplice aggiustamento tecnico, quasi irrilevante, perché obbligato dalle ristrettezze con cui il Governo ha penalizzato le Regioni. Senza negare la realtà dei fatti, e con più obiettività di chi la propone, vorrei confutare questa tesi.
La Regione Lombardia non ha certo un bilancio di cinque volte superiore all’Emilia-Romagna, ma ha approvato un assestamento per 500 milioni di euro, di cui 134 per spesa corrente e 366 per parte investimenti. E siccome contemporaneamente all’assestamento ha approvato anche il rendiconto 2010, da lì si evince che la Lombardia ha rispettato il Patto di stabilità per un euro, dimostrando una grande capacità di monitoraggio della spesa, che si traduce in una maggiore disponibilità dei fondi regionali a vantaggio dei cittadini e delle imprese di quella Regione.
L’Emilia-Romagna è molto più prudente, forse troppo, anche perché non dimentichiamo che una Regione non è un’azienda, dove il merito si misura con la capacità di produrre utili, ma un soggetto istituzionale pubblico, dove la buona amministrazione si misura con la capacità di tenere i conti in ordine spendendo tutti i soldi stanziati nell’interesse dei cittadini. E la prudenza di questa Regione si dimostra anche da un recente episodio di cui tutti i membri della Commissione Bilancio sono stati testimoni.
Il nostro assestamento è stato presentato in Commissione come una manovra da 104 milioni di euro, di cui 72 milioni di euro per spesa corrente e 28 milioni per spese di investimento. Se a ciò aggiungiamo che le somme per spesa corrente sono quasi interamente esaurite da ciò che la Giunta chiama "prestazioni aggiuntive in sanità", pari a 60 milioni di euro, si potrebbe essere portati a ritenere che, raschiando il barile, la capacità di manovra della nostra Regione in assestamento è solo di 12 milioni di euro.
Improvvisamente, però, a fronte di un inatteso finanziamento del Governo in agricoltura, il nostro assessorato ha deciso di stanziare a sua volta 3 milioni di euro. Così da un momento all’altro, individuando tra le pieghe del bilancio alcune economie, sono emersi dal cilindro dell’assessore Rabboni quei 3 milioni di euro aggiuntivi, che praticamente risultano essere il 25 per cento delle somme previste dall’assestamento, esclusa la sanità.
Mi sembra una bella capacità di manovra per chi dipingeva l’assestamento come uno strumento praticamente vincolato dalle ristrettezze e dalla crisi. E mi chiedo cosa penserebbero gli operatori del turismo della nostra Regione o le aziende che lottano per tornare competitive o il mondo del non profit, che per mesi si sono sentiti dire che erano i tagli di Tremonti che impedivano a Errani di essere generoso come avrebbe voluto, se queste considerazioni sulla facilità con cui si sono trovati 3 milioni di euro nelle pieghe del bilancio fossero adeguatamente riprese all’esterno di quest’Aula.
Come al solito, anche questa manovra finanziaria è priva di fantasia, ripetitiva e troppo inutilmente prudente, fino al punto di far sospettare che, invece di cercare di compensare il rigore obbligato della manovra statale, come fa la Lombardia, ci si adoperi per aumentare i disagi dei nostri cittadini e delle nostre imprese, incolpando il Governo per mero tornaconto politico.
Come recitava una famosa canzone di Lucio Battisti, troppo spesso la saggezza è solamente la prudenza più stagnante. E anche questo assestamento, con la scusa di essere saggio e prudente, in realtà è stagnante, e quando l’acqua è stagnante puzza. Questo assestamento, volendo dimostrare a cittadini e imprese che la Regione non ha possibilità di manovra per le imposizioni di Tremonti, puzza tremendamente di strumentalità e lotta politica.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Lombardi.
È aperta la discussione generale congiunta su entrambi gli oggetti.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Sconciaforni. Ne ha facoltà.
SCONCIAFORNI: Condividendo molte delle cose che sono state dette in apertura dal relatore, non mi soffermerò sull’analisi delle cifre di questa manovra correttiva che ci stiamo accingendo a votare. Credo che il relatore abbia spiegato molto bene sia il senso sia l’indirizzo che si è dato, individuando, come questa Regione fa da tempo, alcune priorità fondamentali, come quelle del sistema sanitario, la tutela del quale è un’esigenza e una sensibilità molto forte di questa Regione.
Agganciandomi ad alcune riflessioni fatte da entrambi i relatori, vorrei però inquadrare il ragionamento su questa manovra all’interno della più generale manovra finanziaria che il Governo ha appena varato. È evidente che ormai sarebbe quasi ipocrita non parlarne. Stiamo discutendo di cosa ci accingiamo ad affrontare. Anche la Regione Emilia-Romagna, che pure è stata una Regione all’avanguardia rispetto al mantenimento, alla tutela e al rilancio di una serie di servizi fondamentali, si troverà in una difficoltà enorme, forse oggi non ancora quantificabile, a causa del taglio pesantissimo che anch’essa subirà per via della manovra finanziaria approvata dal Parlamento e voluta dal governo Berlusconi.
Alcune riflessioni su questa manovra le voglio fare, anche perché questo ci aiuta a inquadrare cosa dovremo tentare di fare qui, ben coscienti che, quando la quantità di fondi a disposizione viene ridotta così drasticamente, ragionare sul da farsi diventa veramente complicato.
La prima cosa che colpisce, o che almeno ha colpito me, è che la manovra varata da questo Governo e, diciamolo pure, benedetta dal Presidente della Repubblica è stata voluta e approvata così rapidamente per arginare la speculazione. Questo è stato il senso della manovra finanziaria voluta da questo Governo, una manovra che doveva arginare gli attacchi speculativi che anche l’Italia, dopo la Grecia, il Portogallo e l’Irlanda, stava subendo.
Io credo che niente di più falso sia mai stato detto con questa solennità. Questa manovra finanziaria del Governo nazionale non ha nulla a che vedere con il tentativo di arginare la speculazione. Anzi, sotto certi aspetti, questa manovra finanziaria non farà altro che rilanciare gli assalti della speculazione. E non è un caso, infatti, che due giorni dopo l’approvazione della finanziaria del Governo da parte della Camera ci sia stato l’ennesimo assalto, con un crollo, qui in Italia, della borsa di più del 3 per cento.
La speculazione non è una maledizione divina, né un incidente della storia. Sono manovre economiche gestite e volute dal grande capitale finanziario, da grandi banchieri e da grandi finanziarie, che in questa manovra hanno trovato "ciccia". Questo Governo ha messo su un piatto d’argento, a disposizione della speculazione finanziaria nazionale e internazionale, una ulteriore torta da potersi accaparrare.
Questa manovra finanziaria non arginerà e non risolverà il problema del debito, e tanto meno risolverà il problema della crescita. Due caratteristiche salienti della manovra finanziaria del Governo sono l’essere una misura anti-popolare, che colpisce pesantemente e prioritariamente i soggetti sociali più deboli di questo paese, come lavoratori, famiglie con molti figli, famiglie dove il capofamiglia svolge un lavoro dipendente o è un operaio - questi sono i soggetti che saranno massacrati da questa finanziaria -, e in più l’essere una finanziaria recessiva che, tagliando pesantemente la domanda interna, taglia l’offerta e ogni possibilità di crescita.
L’unico modo per provare a diminuire il debito pubblico è quello di stimolare la crescita e con essa il gettito fiscale. Ma tutto questo non avverrà perché la manovra taglia le gambe alla domanda interna. Siccome la nostra economia non è votata all’esportazione, come per esempio l’economia tedesca, ma basa molta della sua produzione nell’ambito del mercato interno, tagliare le gambe al mercato interno significa tagliare le gambe alle possibilità di ripresa di questo Paese.
Le misure della finanziaria nazionale sono vergognose perché, come dicevo, e il caso dei ticket è emblematico, colpiscono tutti in maniera indifferenziata. Colpire in maniera indifferenziata significa colpire prevalentemente i soggetti più deboli, quelli che fanno già oggi fatica ad arrivare alla fine del mese o che già oggi non hanno più il lavoro perché l’hanno perso per via della crisi a cui assistiamo.
L’altra cosa grave della manovra finanziaria, che avrà ricadute pesanti anche sui nostri territori, non è solo il fatto di tagliare i trasferimenti, benché per l’ennesima volta, dopo anni di tagli pesanti, ci sarà un taglio dei trasferimenti alle Regioni e agli enti locali, quanto il fatto che vi è una fortissima incentivazione alle privatizzazioni. Con questa manovra il Governo bypassa l’obbligo e introduce semplicemente un forte stimolo alle privatizzazioni, prevedendo migliorie, laddove si privatizzi, rispetto al Patto di stabilità interno.
La conseguenza immediata è che i Comuni, le Province e le Regioni vengono incentivati, pena ulteriori tagli, a privatizzare quel poco di pubblico che ancora permane, quei pochi servizi pubblici che ancora permangono. E questo all’indomani di un referendum nel quale 27 milioni di italiani, cioè la maggioranza assoluta della popolazione italiana, si erano espressi chiaramente contro le privatizzazioni, non solo dell’acqua. Va ricordato che l’abolizione dell’articolo 23-bis non è solo l’abolizione della privatizzazione del ciclo dell’acqua, ma era il tentativo di arginare la volontà di privatizzare tutti i servizi pubblici locali.
Questa è la gravità della manovra, che non argina la speculazione, colpisce i soggetti più deboli, è fortemente recessiva, impedisce la crescita futura del Paese e, anzi, prepara future manovre che, con la scusa di limitare la speculazione, metteranno a disposizione del capitale speculativo ulteriori risorse, capitali e aziende da privatizzare.
Se si fosse voluto veramente arginare la speculazione, alcune misure concrete, forse non esaustive o sufficienti, ma sicuramente più incisive di quanto si stia facendo adesso - cioè nulla -, si sarebbero potute adottare già da questa manovra. Il punto grave è che né il Governo e neppure l’opposizione parlamentare hanno avuto la volontà di introdurre una serie di norme, queste sì, contro la speculazione, norme che non sono frutto di chissà quali invenzioni, ma che sono già attuate e praticate in altri Paesi, anche dell’Unione europea.
Uno degli strumenti principali di cui si serve la speculazione finanziaria nazionale e internazionale è, per esempio, la cosiddetta vendita allo scoperto. Si tratta cioè di scambiare al prezzo di oggi titoli che non si posseggono e che si promette di vendere dopo una settimana o un mese, puntando sulla speculazione al ribasso di quegli stessi titoli, che verranno quindi acquistati a un prezzo più basso e venduti al prezzo stabilito originariamente. La speculazione ricava il suo profitto e la sua rendita nel differenziale.
È uno dei principali strumenti attraverso cui la speculazione agisce rispetto ai debiti sovrani dei vari Paesi. Perché non si è pensato di introdurre la norma che, per esempio, è già presente in Germania? In Germania il Governo e la Banca centrale tedesca hanno stabilito che le vendite di titoli allo scoperto non si possono fare. In Italia invece vendere allo scoperto è possibile ed è uno degli strumenti di cui la speculazione si serve per poter agire e creare quel dissesto a lei utile per realizzare profitti.
Non si è fatto questo, così come non si è pensato minimamente di introdurre una tassa minima, la cosiddetta Tobin tax, sulle transazioni finanziarie di capitali speculativi. Nessuna forma di tassazione rispetto a questo tipo di operazioni è stata preventivata. Sono tutte misure semplici e peraltro già sperimentate in altri Paesi, che tuttavia non si sono volute realizzare perché è evidente che l’intento di questa finanziaria voluta dal Governo non è né quello di arginare la speculazione né quello di ridurre il debito, bensì privatizzare e colpire pesantemente i soggetti più deboli.
Devono essere loro a pagare questa crisi. Nessuna tassa per i ricchi e per le ricchezze presenti è stata minimamente impostata o prevista. Nessuna volontà di colpire i patrimoni e le ricchezze presenti in questo Paese è stata messa in conto, così come non è stata messa in conto alcuna idea o volontà di tagliare le enormi spese militari che questo Paese sostiene. La spesa militare dell’Italia è tra le più alte del mondo; siamo tra i primi cinque o sei Paesi al mondo, e si continua a non voler tagliare queste spese.
Presentare questa finanziaria come l’unica cosa possibile da fare è una assoluta falsità. Le misure alternative per arginare la speculazione, per rilanciare la crescita, per tutelare i soggetti più deboli ci sono e si possono realizzare. Il punto è che non c’è la volontà politica di farlo, perché si vuole continuare a colpire i soggetti più deboli.
Questo è il quadro politico ed economico nel quale ci muoviamo e nel quale evidentemente anche la Regione Emilia-Romagna si sta muovendo. Segnali in controtendenza questa Regione continua a darli, nonostante tutto. La volontà di non applicare i ticket è uno di questi importanti segnali.
È però evidente che ciò che ci troveremo di fronte a partire dal bilancio preventivo del prossimo anno rischia di rendere ininfluenti, inefficaci e assolutamente non sufficienti le misure, pur coraggiose, che la Regione ha adottato fino a oggi. Rischiamo davvero di non avere più i fondi per garantire la tutela, il livello e la qualità dei servizi che fino a oggi l’Emilia-Romagna ha garantito. Credo che questo sia il problema principale.
La soluzione non è facile da trovare perché non dipende da noi la decisione e lo storno dei fondi necessari, che sono scelte del Governo centrale. È però evidente che questa Regione si troverà di fronte a una situazione di una gravità che non ha mai vissuto e che non ha mai dovuto affrontare. Questo richiederà, pur nelle ristrettezze che dovremo anche noi fronteggiare, misure forse coraggiose e l’individuazione di priorità, puntando non solo alla tutela dei servizi sociali, ma anche a misure che garantiscano lo sviluppo produttivo.
Dovremo cercare, ad esempio, di arginare quelle aziende nazionali e multinazionali che troppo spesso, anche nella nostra Regione, arrivano, beneficiano di finanziamenti pubblici e poi, in base ai loro calcoli economici, decidono di trasferirsi, lasciando a casa centinaia di lavoratori.
Da questo punto di vista la Regione dovrà compiere scatti in avanti per tutelare sicuramente i servizi sociali e la rete di protezione sociale, ma anche per garantire un livello di qualità e di sviluppo produttivo che tenga fuori i "pescecani" e chi pensa di utilizzare l’Emilia-Romagna come una riserva di caccia, dove riscuotere fondi, comprare marchi e poi rivenderli, lasciando a casa centinaia di lavoratori, come troppo spesso succede.
Ci aspetta, quindi, un lavoro non facile da affrontare e che, secondo me, deve preoccuparci sin da oggi.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Sconciaforni.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Alessandrini. Ne ha facoltà.
ALESSANDRINI: Non ho molte cose da dire. Mi pare abbastanza evidente che stiamo ragionando di un assestamento che purtroppo non mette a disposizione risorse importanti. Qualcuno l’ha definito poco più che tecnico, ed effettivamente non poteva che essere così.
D’altra parte, credo che sia il frutto dei tagli coi quali abbiamo affrontato il bilancio di previsione 2011. Non dimentichiamo che si è trattato di quasi 350 milioni di euro. Infatti, quello è stato un bilancio di previsione molto difficile, come tutti ricordiamo. Non abbiamo puntato giustamente sui tagli lineari, però abbiamo dovuto compiere anche noi scelte difficili.
Abbiamo deciso di mantenere il pareggio nella sanità; abbiamo deciso comunque di finanziare il fondo regionale per la non autosufficienza; abbiamo messo a disposizione risorse per il trasporto pubblico locale e abbiamo anche cercato di dare un aiuto concreto a tutto il grande capitolo dell’economia e del lavoro. Chiaramente abbiamo tagliato in settori meno strategici, ma non per questo non importanti.
Di fatto, l’assestamento ci mette a disposizione circa un centinaio di milioni, poco più di 70 per la spesa corrente e 28 per gli investimenti. La maggior parte di queste risorse sia per investimenti sia per spese correnti sono stati destinati, credo giustamente, alla sanità.
Credo giusto sottolineare un’altra scelta importante a proposito degli investimenti, e cioè quella che riguarda i bandi di gara per ridurre il cosiddetto divario digitale nell’ambito delle aree rurali, che come è noto sono abbastanza svantaggiate. Si tratta di un’anticipazione che di fatto verrà rimborsata dai fondi europei in base al Piano di sviluppo rurale. Anche il sistema più complessivamente inteso della montagna ha trovato attenzione nell’assestamento.
Penso che noi tutti in questa Regione abbiamo compreso che non basta, purtroppo, essere virtuosi e lungimiranti nell’utilizzazione delle risorse pubbliche. Non basta perché chiaramente le risorse sono molte di meno. Credo che il problema fondamentale e determinante per questa situazione sia dato dal fatto che l’Italia continua a essere, al di là delle manovre, un Paese che non cresce a sufficienza, quando invece altre aree del mondo stanno galoppando e alcuni Paesi della nostra Europa stanno comunque camminando, se non correndo abbastanza speditamente.
Purtroppo si continua a non affrontare il tema delle riforme e quindi a non compiere scelte chiare e nette per quanto riguarda le politiche economiche. Sarebbe stata veramente necessaria una riforma del sistema fiscale piuttosto che sentirci propinare alcune questioni legate alle aliquote, senza peraltro avere un punto di riferimento minimamente certo. Non si aggrediscono le gravissime storture che imperano nel mondo del lavoro e in particolare la precarietà, e non si interviene a sufficienza sul tema delle liberalizzazioni per cercare di abbassare i prezzi di beni e servizi a carico dei cittadini e degli imprenditori.
Le continue manovre realizzate nel nostro Paese, se non stiamo attenti, finiranno per uccidere il Paese reale, ma non risolvono i problemi della crescita. Il federalismo fatto in questo modo e in questo contesto diventa una chimera oppure solo un mezzo per aumentare la pressione fiscale, di cui credo non ci sia certamente bisogno, se vogliamo investire risorse nella ripresa.
Questa Regione ha provato, invece, a investire nella ripresa, che è comunque stata moderata e anche insufficiente. Abbiamo chiaramente cercato di contenere i danni, ma senza l’azione convinta dello Stato da soli non abbiamo e non possiamo avere la forza di decollare pienamente su un tema così importante come quello dell’economia.
La manovra 2012-2014, come affermato anche da chi mi ha preceduto, sarà probabilmente il colpo di grazia, se non interverranno cambiamenti. Rende permanenti i tagli che abbiamo conosciuto per il 2011 e il 2012 e non è sostenuta, come ormai sanno anche i muri, da una strategia per la crescita, che obiettivamente sarebbe la medicina più importante per uscire da questo stato di grandissima difficoltà.
Come sappiamo tutti e come sapete anche voi, amici dell’opposizione, il riequilibrio dei conti pubblici è a carico di chi pesa per poco più del 16 per cento della spesa pubblica complessivamente intesa. Credo che nemmeno questo sia sinonimo di equità e di giustizia.
Le ricadute più pesanti ancora una volta saranno sui servizi fondamentali, come quelli che riguardano la sanità, il trasporto pubblico locale e le politiche per le imprese, e si cancella di fatto dall’orizzonte il federalismo fiscale.
In conclusione, io penso che in buona sostanza sarà effettivamente sempre più difficile mantenere il binomio che finora siamo riusciti a salvare in questa Regione e che è dato, appunto, da coesione sociale e misure per gli investimenti. Se non ci sarà una netta inversione di rotta, questo binomio probabilmente verrà messo in discussione. Credo che questo sia il limite e l’errore più grande che possa capitare a una società. Grazie.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Alessandrini.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Noè. Ne ha facoltà.
NOÈ: Grazie, presidente.
La manovra di assestamento e la relazione esplicativa che ci è stata fornita non offrono in realtà molti spunti per una riflessione politica. Considererei questa relazione un mero atto tecnico, soprattutto perché forse non ci sono stati dati elementi sufficienti per comprendere se l’assestamento di bilancio ha un contenuto politico o se invece è una semplice rimodulazione di entrate e spese alla luce dell’andamento reale nel corso dell’anno.
Ritengo che il momento della riflessione sul bilancio della Regione, soprattutto per i tempi che ci attendono, debba essere svolto in occasione dell’approvazione del bilancio di previsione. Vorrei comunque cogliere l’opportunità della discussione di oggi per aprire in anticipo alcune riflessioni sulla situazione generale dei conti pubblici e su come la Regione Emilia-Romagna stia affrontando in realtà il mutato contesto di finanza e di economia.
Partirò da un’osservazione su un punto che, a mio avviso, non è mai stato chiarito dalla Giunta regionale, non solo nell’ambito di questo primo anno di esperienza, ma anche facendo riferimento al mandato precedente.
È sempre stato elemento di vanto il fatto che la Regione Emilia-Romagna abbia un debito bassissimo, forse il debito più basso in Italia rispetto alla sua popolazione. Ebbene, questa politica di "zero debiti" in certi casi l’ho trovata forse un po’ ossessiva. La conseguenza è stata che, pur avendo un bilancio apparentemente solido, con una buona capacità di accesso al credito, tale virtù non è mai stata messa al servizio dei cittadini favorendo una politica di investimenti, che in questa Regione sono stati assolutamente minori che in altre come la Lombardia, il Veneto e la stessa Toscana.
Parliamo di 700-800 milioni di debito, un quarto del debito del Comune di Milano. Però Milano ha fatto tante altre cose. Un debito basso, tenuto basso perché sono stati fatti pochi investimenti, connota, secondo me, un atteggiamento non virtuoso, ma forse poco coraggioso.
Certamente ogni ragionamento deve essere fatto in funzione dei limiti che sono posti dal Patto di stabilità, ne sono pienamente consapevole. Si può avere una disponibilità economica di investimento senza avere in realtà altrettanta possibilità di spesa. Tuttavia, in questo momento di crisi economica, se la Regione avesse dato risorse per investimenti a suo tempo, sarebbe stato saggio sfruttare, chiaramente senza eccessi, la capacità di indebitamento di un buon bilancio.
La domanda, quindi, è: bilancio sano o apparentemente sano? Questo è il secondo punto su cui vorrei cominciare una riflessione che potrà essere meglio sviluppata, come dicevo prima, in sede di approvazione del bilancio previsionale. I numeri sicuramente suggeriscono che il bilancio della nostra Regione è buono, sano e solido, ma secondo me risente ancora di alcuni difetti sostanziali. Penso, ad esempio, al ritardo nel pagamento dei crediti nella sanità.
Le aziende AUSL non pagano i fornitori con tempi in linea con quelli di altre Regioni che hanno bilanci sani come quelli della nostra Regione, e nuovamente penso al Piemonte, alla Lombardia, al Veneto, ma soprattutto alla Toscana. Secondo me, nella nostra Regione permane una lentezza cronica che ci tiene strutturalmente lontani da altre Regioni. Il tema fondamentale è, quindi, la gestione della liquidità.
La Regione Emilia-Romagna è l’unica Regione che non ricorre a strumenti finanziari innovativi per finanziare il debito a breve. La Regione Emilia-Romagna è l’unica Regione che non ha una finanziaria regionale per intervenire con strumentazioni che favoriscano liquidità, per esempio, alle imprese o che potrebbero aiutare a gestire meccanismi di fondi rotativi, strumenti tecnici diffusissimi e che altre Regioni hanno già messo in campo da tempo. Secondo me in questa Regione c’è poca innovazione finanziaria, un’innovazione finanziaria che sia sana e non creativa, un uso saggio degli strumenti che la legislazione e il mercato offrono.
Oppure questa lentezza nasce da altri problemi più profondi, meno spiegabili e forse anche inconfessabili. Come ricorderanno alcuni colleghi, abbiamo assistito nel 2010 e nel 2011 allo scoppiare di casi eclatanti a Forlì, a Ferrara e in alcune zone dell’alta Emilia, casi di cattiva gestione, di conti alterati, che avevano come unico campanello d’allarme bilanci apparentemente sani, ma un ritardo patologico nell’onorare i propri impegni.
Tutto è stato spiegato, certo. Ci hanno detto che non c’è mai stata sottrazione di fondi, bensì un’errata rappresentazione contabile dei movimenti. Ma la situazione generale permane e quindi, a mio parere, su questo tema è necessario approfondire.
Sappiamo ormai da tempo, almeno dall’adesione dell’Italia al Trattato di Maastricht, che a causa della sofferenza del bilancio dello Stato saranno sempre meno le risorse finanziarie trasferite alle Regioni, quindi anche alla nostra, e che le riduzioni dei trasferimenti accentueranno lo stato di crisi del sistema di welfare. Allora mi domando se l’amministrazione regionale, oltre a chiedere giustamente una diminuzione dei tagli previsti dalla legge finanziaria, abbia in realtà predisposto delle strategie. Questa è la parola chiave. Ci stiamo preparando a individuare modalità per far fronte a questa riduzione di risorse statali in prospettiva, e tuttavia inevitabile?
Ritengo necessario rendersi conto che il sistema di welfare è stato realizzato sulla base di risorse certe che arrivavano dallo Stato, ma da uno Stato che non è più sostenibile. Le alternative che ci troviamo di fronte sono due: o ridurre progressivamente i servizi offerti o modificare il sistema stesso.
In primo luogo, è necessario che tutte le risorse disponibili siano riallocate sulla base di priorità definite con riferimento all’effettivo impatto che la spesa produce in termini di aumento del benessere sociale. Un’efficace allocazione delle risorse può essere fatta solo a partire da una seria analisi della spesa, quella che oggi viene chiamata, anche a livello di bilancio statale, spending review, che mette il decisore politico effettivamente in condizioni di capire come siano utilizzate le risorse a disposizione e quale sia l’efficacia degli interventi proposti.
A partire da questa analisi occorre abbandonare, secondo me, la logica del budget incrementale predisposto a partire dalla spesa dell’anno precedente per passare poi alla formazione di un budget a base zero, in cui vengono rimesse in discussione tutte le spese che si sono stratificate nel corso degli anni e che a volte finanziano interventi che sono inefficaci, inutili, anacronistici o nel peggiore dei casi di altra natura.
Le dico una cosa, assessore. Io ho una cartina di tornasole e fintanto che in questo bilancio continuerò a vedere stanziamenti a sostegno dell’associazione degli emiliano-romagnoli all’estero, quando ci sono priorità veramente serie, non me la sentirò mai di riconoscervi l’effettivo sforzo di eliminare tutte le risorse che oggi hanno un peso inferiore. Questa per me è una cartina di tornasole importante. È una sensibilità che, a mio avviso, deve essere assolutamente riscontrata in futuro.
In secondo luogo, è ormai indispensabile abbandonare un sistema di welfare incentrato su servizi e prodotti erogati direttamente dal soggetto pubblico per costruire, invece, un vero sistema di sussidiarietà in cui il soggetto pubblico pianifica, progetta, regola e controlla l’offerta dei servizi, ma in cui la produzione e l’erogazione dei servizi sono garantiti dal soggetto più efficiente, pubblico o privato che sia.
Il problema è che per garantire i livelli attuali di offerta dei servizi è indispensabile ridurne i costi. Il soggetto pubblico, a mio parere, si deve trasformare da produttore di servizi a pianificatore e controllore di altri soggetti che erogano servizi, di cui esso è garante di fronte a tutti gli utenti.
Infine, ci sono alcuni provvedimenti che devono essere adottati nell’immediato e che riguardano l’aumento dell’efficienza della macchina amministrativa pubblica. Lei, assessore, è della Provincia di Bologna. Non possiamo permettere che si verifichino casi come quelli che stanno avvenendo nel Comune di Bologna, in cui l’amministrazione comunale viene a conoscenza di una sottrazione di 17 milioni di euro dal proprio bilancio da parte di ATC da una relazione della Corte dei conti e dalla guardia di finanza, e non invece dalla segnalazione dei propri uffici. Se le risorse sono scarse non possono essere impiegate male da amministratori o da dirigenti inadeguati.
Con riferimento al bilancio regionale, la relazione evidenzia come oltre la metà delle risorse del bilancio, circa 7 miliardi di euro, sia immobilizzata come residuo. Soprattutto in questo momento di crisi in cui le imprese e i cittadini stanno scontando gli effetti della mancanza di liquidità, occorre che l’amministrazione regionale si attivi con tutti gli strumenti finanziari disponibili per smobilizzare tali risorse, che attualmente sono crediti che il mondo produttivo e il mondo cittadino vantano nei confronti dell’Emilia-Romagna. Grazie.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliera Noè.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Pollastri. Ne ha facoltà.
POLLASTRI: Grazie, signor presidente.
Alcune brevi riflessioni, assessore, per "contestare" l’impianto di questo provvedimento.
Sottolineo, infatti, che in più passaggi vi è una riedizione del sovvenzionamento ai soliti capitoli cari alla Giunta regionale. La Giunta destina risorse verso centri di spesa i cui risultati, assessore, sono quanto mai dubbi. Un esempio è il sistema informativo regionale, nei cui confronti abbiamo valutato un aumento di spesa di denaro pubblico, ma i cui risultati stentano a venire.
Vi è poi il tema, toccato forse anche da altri colleghi, degli 800 mila euro in più per la promozione turistica andati all’APT, invece che alle Province, che di fatto svolgono un’azione di promozione in loco sicuramente più efficace. Vi sono 26 mila euro per il sostegno a Itaca; forse saranno pochi, ma l’utilizzo appare incerto. Vi sono, poi, progetti per appalti pubblici che, a nostro avviso, potrebbero partire ed essere gestiti direttamente dall’amministrazione regionale. Vi è infine il sostegno, che abbiamo già criticato esattamente un anno fa, come risulta dai documenti che ho rivisto, alla Fondazione Toscanini, a cui in ogni finanziaria la Giunta regionale non manca mai di dare un contributo.
Si tratta di alcuni casi in cui noi non vediamo obiettivi certi. Le ristrettezze di bilancio richiederebbero di chiarire come verranno spese queste risorse e con quali finalità, finalità che, come ripeto, sotto il profilo politico mi sento in quest’Aula di criticare.
In altri casi, invece, riteniamo che il sostegno finanziario sia stato insufficiente. L’esempio è quello del settore bonifiche, dove a fronte di interventi di compensazione necessari vengono concessi solo ulteriori 150 mila euro. È quindi una questione di scelte.
Un altro punto sono i 30 mila euro a vantaggio dei cassintegrati disoccupati per lavori di pubblica utilità. Fin dall’inizio, fin dal mandato amministrativo, avete sempre sbandierato il tema del sostegno al lavoro, e allora a mio avviso, assessore, questi 30 mila euro stanziati sono pochi.
Vi è poi il tema della sicurezza sul lavoro, un altro tema di bruciante attualità di cui abbiamo discusso. Ad esso viene destinato poco, ma per controlli ai quali già i Comuni e le AUSL devono ottemperare per legge.
Si è poi introdotto un contributo per le strade comunali demaniali, e questo è positivo. Bisogna essere obiettivi nell’evidenziare luci e ombre. Però, anche qui si è messa a disposizione una cifra insufficiente per i costi enormi che comporta il recupero delle strade. Come sappiamo, questo è un tema presente nell’agenda politica di tutto il Paese. La sicurezza stradale e la prevenzione degli incidenti stradali dipendono per prima cosa dall’avere strade ben tenute e ben manutenute.
Vi è poi il tema del recupero degli immobili di valore storico. I 400 mila euro stanziati per il recupero dei luoghi verdiani per il futuro bicentenario, ormai prossimo, non ci sembrano, assessore, una cifra di grandissima portata. Comunque, so che il Governo su questo è intervenuto pesantemente.
Per altre situazioni, come le strutture di accoglienza per nomadi e per stranieri, le risorse ci sono. Sull’esempio della Lombardia, come diceva bene il collega Lombardi, non dobbiamo continuare con questa litania. Se si vuole, nelle pieghe del bilancio, per certe scelte politiche le risorse si riescono a reperire.
Vorrei fare una considerazione finale. Si è aperta, assessore, la via del federalismo, che comporterà tagli ai trasferimenti nei settori concorrenti o di competenza regionale, cedendo alle Regioni competenze che dovranno essere gestite. Sotto questo aspetto lei ci aveva consegnato un documento che ho analizzato, ma questa strada deve essere interpretata e anticipata.
Concludo con una nota positiva. È stato deciso di lasciare alle Province le risorse per l’indennizzo dei danni faunistici, cosa che credo concretamente accada, senza che questi fondi arrivino qui a Bologna per poi ritornare alle Province generando un inutile passaggio di denaro e una perdita di tempo.
Vi è infine la decisione - argomento sul quale auspichiamo la presentazione di un disegno di legge ad hoc - di riutilizzare le cave dismesse per realizzare laghi irrigui o a fini di pesca, una proposta che era contenuta anche in un mio progetto di legge sulla pesca giacente in Commissione. Grazie.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Pollastri.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Villani. Ne ha facoltà.
VILLANI: Prendo la parola perché vedo che nell’Aula c’è un certo imbarazzo. Mi preme sottolineare che esiste questo stato d’animo evidentemente diffuso tra i consiglieri della maggioranza, ma anche tra i banchi della Giunta, dal momento che l’ordine del giorno reca relazione di maggioranza, relazione di minoranza, eventuale relazione della Giunta e quindi discussione generale congiunta.
Io capisco questo stato d’animo. In realtà questa è una manovra di assestamento che certifica un dato politico e non è, come qualcuno ha cercato di dimostrare, un aggiustamento tecnico. Certifica il dato politico di una Regione che in questi ultimi mesi è stata capofila delle Regioni che chiedevano con insistenza al Governo del Paese di finanziare a debito la crescita.
Avendo fatto questa operazione a livello nazionale, è chiaro che ci si aspettava che la Regione mostrasse lo stesso coraggio richiesto a un Governo nazionale, che deve affrontare, in una situazione di instabilità finanziaria globale, il terzo debito pubblico del mondo, e credo che abbia fatto bene ad affrontarlo in termini restrittivi, altrimenti questo Paese avrebbe fatto una brutta fine.
Questo coraggio nella manovra di assestamento non c’è. Ecco il dato politico vero, di cui si fa carico il presidente Errani insieme alla sua Giunta. Se pensiamo che, a fronte di un aggiustamento di 106-107 milioni di euro, 60 milioni continuano ad andare dove sono sempre andati in tutti gli aggiustamenti di bilancio - sono ormai dieci anni che frequento quest'Aula -, e cioè al comparto della sanità, e che 28 milioni sono per investimenti, è chiaro che il coraggio richiesto al Governo nazionale e a Tremonti è venuto meno. Anzi, si evidenzia con un certo tremolio delle gambe una fragilità e una incapacità di dare una svolta a questo dejà vu, che ci fa dire che siamo alle solite.
Credo che l’imbarazzo che aleggia tra i banchi della maggioranza sottenda questo concetto del tutto evidente, che noi oggi certifichiamo. In questo assestamento di bilancio non ci sono soldi per la crescita delle imprese e per altri settori del welfare che avrebbero necessità, al di fuori del contesto della sanità. Tuttavia, vengono mantenuti, come giustamente è stato evidenziato dal collega che mi ha preceduto, tutti quei centri di spesa clientelari che serve mantenere in questa geografia regionale della clientela: la Fondazione Arturo Toscanini, per quanto meritoria e benché abbia compiuto in questi anni anche un percorso di adeguamento rispetto agli enormi buchi di bilancio che abbiamo sempre sottolineato, oppure la Fondazione Itaca. Si arriva in Assemblea o si prefigura una fondazione della logistica, come se ci fosse bisogno di un ulteriore carrozzone.
Si mantengono sostanzialmente tutti quei centri di spesa assolutamente improduttivi rispetto ai bisogni del contesto regionale, della comunità e dei singoli cittadini, ma che offrono come corrispettivo un patrimonio di consenso in un determinato ambiente e un patrimonio di voti nella parte della Regione dove quel centro di spesa si alloca.
Capisco questo grave e grandissimo imbarazzo. Sottolineo però che il mondo dell’impresa, nel suo associazionismo istituzionale e di rappresentanza, molto spesso va a braccetto col presidente Errani nei vari incontri e nei vari dibattiti dove si generano le solite chiacchiere, al di fuori di chi invece lavora nelle proprie imprese, produce e favorisce lo sviluppo di posti di lavoro. Ne tengano conto, perché sicuramente in questa manovra non si sono prese in considerazione le necessità delle imprese emiliano-romagnole.
Nelle pieghe del provvedimento, a ben guardare, si sarà tenuto conto di qualche impresa emiliano-romagnola, ma non certamente di ciò che era necessario e su cui in questi mesi si è svolto un grande dibattito: risorse per lo sviluppo come unico motore per creare lavoro e benessere per una comunità oggi adagiata su queste scelte retro, scelte di conservazione che non fanno intravedere un’ipotesi nuova di sviluppo per tutti gli emiliano-romagnoli.
Dato questo imbarazzo, si sono fatti degli sproloqui. Ho sentito poco fa l’intervento di un collega che parlava della solita congiura globale della speculazione. È notizia di oggi che proprio i mondi a cui faceva riferimento il consigliere Sconciaforni, cioè i presidenti dei più grandi istituti bancari e alcuni economisti di grido, magari ipotetici futuri Presidenti del Consiglio, si sono ritrovati nel salotto buono pochi giorni fa con l’ex premier Romano Prodi. Caro collega Sconciaforni, sono gli stessi mondi mutuati in una realtà più piccola nazionale. Sono quei mondi che lei attacca a livello globale, ma che sono satelliti e vicini alla maggioranza di centrosinistra eccetera eccetera.
Di fronte a queste dichiarazioni non potevo esimermi da una piccola chiosa. Rimane tuttavia il concetto che questa è una manovra regressiva, che non dà ossigeno alle imprese e che non ha neanche il coraggio, richiesto a tutti gli altri, di finanziare la crescita a debito. Anzi, è ulteriormente restrittiva, come ha ben sottolineato il collega Lombardi con dovizia di particolari anche più tecnicamente sostenuti rispetto a quanto possa dire io.
È del tutto evidente che, ad esempio, c’è la restrizione dei mutui e c’è una forte restrizione che mira a un imbellettamento contabile nell’ambito dei pochi soldi che rimangono al di fuori dei 60 milioni che come al solito vanno a finire nell’enorme buco della sanità, dove non si trova da anni una possibilità per usare adeguatamente le tante risorse che confluiscono nel settore.
È inutile continuare a ripetere, perché ormai lo sanno anche i colleghi che provengono dall’Emilia occidentale, ciò che succede, è successo e succederà all’ospedale di Cona, l’emblema della gestione della sanità in questa Regione. Non parliamo di Pievesestina, né dei bilanci delle varie aziende sanitarie locali e delle aziende integrate ospedali-università.
A Forlì qualcuno ha alzato l’angolo del tappeto. Io credo che, se in questa Regione qualcun altro alzasse un angolo del tappeto, ne vedremmo delle belle in questo pianeta, la cui qualità è oggi in netta diminuzione, ma che voi continuate a finanziare sottraendo risorse a settori trainanti per lo sviluppo e capaci di offrire un’ipotesi di futuro all’intera comunità emiliano-romagnola.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Villani.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.
MANFREDINI: Grazie, presidente.
Colleghi consiglieri, intervengo come di consueto a nome del mio Gruppo, rimarcando ancora una volta il carattere ben discrezionale e quindi tutto politico della manovra proposta, in forte dissenso dal preteso assestamento tecnico già rivendicato dal sottosegretario Bertelli in sede di Commissione.
Non comprendiamo tutto questo piangere contro i tagli necessari che il Governo ha dovuto imporre, quando abbiamo 7 miliardi di avanzo, che è certamente una cifra notevole e che poteva essere spesa come programmato in sede di bilancio di previsione. Evidentemente sono state tenute bloccate somme importanti che invece avrebbero potuto essere destinate a investimenti, progetti o spese per enti locali e imprese coinvolte nella crisi.
Dissentiamo non solo sulle tante scelte fatte dalla Giunta, ma anche sulla portata di questa variazione, pur sempre capace di movimentare circa 100 milioni di euro, soldi che valgono un ben diverso bilancio dal preventivo di dicembre.
Aggiungo poi che in sede di udienza conoscitiva, la spiacevole assenza dei tradizionali esponenti del mondo artigiano, che in passato hanno sempre fatto da inesauribile contro-canto e stimolo alle posizioni dell’Esecutivo, era un’assenza da scongiurare a tutti i costi.
Non per caso - mi sia permesso - abbiamo scorto un’insistenza più maniacale del solito su ricette assai di moda, ossia tecnopoli e internazionalizzazione, ricette che faranno tanto immagine nei salotti buoni della Confindustria e della speculazione finanziaria, ma che certo sono privilegiate, transitorie e di ignoto impatto socio-ambientale, tanto oggi come negli anni a venire.
Rivendico, invece, centralità e ben diverse esigenze di un artigianato emiliano e romagnolo capace di produrre un valore aggiunto di quasi 19 miliardi di euro, di minore export, ma di qualità duratura, di lavoro vero e un indotto diffuso di 143 mila imprese attive in questa onorata nostra terra, con un rapporto record ai vertici nazionali di 324 aziende ogni 10 mila abitanti, molto al di sopra della media nazionale.
Non sono invenzioni, ma dati desunti dall’ultimo rapporto Unioncamere.
E allora, signori della Giunta, vogliamo preservare questo tesoro? Vogliamo innanzitutto garantire sufficienti sostegni a quelle tante realtà familiari che sono ancora architrave dell’artigianato regionale? È soprattutto di questo che avrei voluto trovare traccia nella relazione e nei suoi allegati.
Non mi convincono, quindi, gli 11 milioni e passa, a senso unico, per tecnopoli e ricerca industriale, da sommare ai 30 milioni stanziati a dicembre senza che sia dato conto di un minimo di risultati. Ad ogni modo, nella relazione di bilancio si dà genericamente conto della situazione economica, glissando su rapporti buoni e cattivi, cioè oneri, quali la cassa integrazione industriale, e onori, come le ottime performance del resistente settore ceramico modenese, celebrato di recente dal Corriere della Sera.
Si tace anche dell’efficacia o meno dei fondi di garanzia per il credito, che spero abbiano ridotto il cancro dell’usura.
Si prosegue con l’immancabile cenno all’inasprimento del Patto di stabilità interno a seguito della nuova finanziaria statale: posso condividere questo passo quando si limitano i tetti di spesa per investimenti. Però, presidente Errani, viene voglia di calare la mannaia quando si storna l’ennesimo milione dai centri di accoglienza per darlo ancora ai campi nomadi, dopo vent’anni e passa di buchi nell’acqua, di decrepite clientele assistenziali, di demagogia populista senza fine, di ceto medio umiliato e capi famiglia che non riescono a mettere insieme pranzo e cena, alla faccia del Patto contro la crisi.
Passando oltre, si rinviene un cenno al trasporto pubblico locale, per il quale un decreto legge subordina l’erogazione a un minimo di razionalizzazione: la faccenda in alcune Province è problematica se non peggio, con doppi enti, passivi pesanti, gare fallimentari, scarsi introiti e parco bus obsoleto. Vorrei che si desse illustrazione di quel che si conta di ottenere con grandi accorpamenti tra Piacenza, Reggio e Modena, e quest’ultima interessata ad acquistare Parma, che forse è messa peggio di tutti. Non vorrei si creassero enti grandi, ma meno gestibili, buoni per cariche nuove e per accollare a "Pantalone emiliano" le malefatte specifiche di qualche Provincia.
Sul capitolo sanità, nella premessa si è infarcito di "attenta gestione delle spese e di rigorosa impostazione", ma poi - et voilà - con beneficio della AUSL di Modena viene nominato un nuovo super-mega direttore generale all’ospedale di Sassuolo, in aggiunta al presidente del Consiglio d’Amministrazione, chissà quanto adesso "coadiuvato". Anche la UIL è insorta contro questa vergogna, notando l’iniquo salasso per una struttura ospedaliera più piccola di quella di Carpi e forse anche di Mirandola. Un capolavoro di rovinosa spesa pubblica che farà scuola, avallato da viale Aldo Moro, dove si ha poco da far vanto di non avere aumentato i ticket sanitari. È inaudito e pazzesco.
Mi voglio adesso soffermare sul progetto di legge allegato che riassume bene la logica di questo assestamento. Ebbene, si comincia con la trionfale abbuffata pro "automazione e manutenzione del sistema informatico regionale", che la dice tutta su un ente ormai travolto, di volta in volta, da esborsi giganteschi di funzionamento interno. Non so quanto si possa derogare da un incremento complessivo di circa 10 milioni di euro, che va aggiunto ai 40 stanziati dal bilancio preventivo di dicembre.
Ho però l’impressione di una macchina vorace e fuori controllo, che permarrà tale anche quando questo ente sarà chiamato a grandi sacrifici per i suoi squilibri socio-sanitari. Un drammatico paradosso, non c’è che dire.
Poi, vi è il discutibile settore delle bonifiche, graziato da un aumento di oltre un milione, benché persista nell’incassare un tributo iniquo da Pantalone, basato infatti su di un beneficio non dimostrato. Il bello è che gli utenti tenuti a pagare variano da Provincia a Provincia, al pari di quell’altra oscura gabella imposta dai detestati consorzi fitosanitari ai soli agricoltori emiliani, come hanno ben rilevato i miei colleghi del Gruppo Corradi e Cavalli.
A ruota, vi sono ben 5 milioni per promozione turistica e, come osservato dal consigliere Filippi, ribadisco che sarebbe stato atto dovuto specificare la dislocazione di queste cifre per fugare ogni sospetto di favoritismi alla costa.
Ancora la Romagna e il bolognese sugli scudi per contributi straordinari di 800 mila euro per il recupero dell’ex area ospedaliera di Forlì e di mezzo milione per una residenza per anziani a Castiglione dei Pepoli. Non contesto certo le finalità, ma il metodo di stralciare dall’ordinario non mi persuade.
Andando avanti sull’articolato, vi è un milione per l’edilizia universitaria, per la quale, nella bozza di assestamento, fino a prova contraria, sono stati revocati ben 9 milioni disposti a preventivo, ma residuati. Ci vogliono spiegazioni, nel senso che, se si tratta di impedimenti dovuti al Patto di stabilità, allora è bene dirlo. Peraltro, si poteva prevedere anche a dicembre, o no? Che nesso vi era con i forti rincari a suo tempo stabiliti per le tariffe delle mense dei nostri atenei?
Comunque sia, senza chiarezza, il cittadino che paga e lavora ha orrore di artifizi contabili col denaro pubblico.
Invece, parla da solo l’ulteriore mezzo milione a quell’ente "sanguisuga" che è la Fondazione Toscanini, già omaggiata a Natale di ben 4 milioni. Cara Giunta, ci vogliamo dare un taglio, dopo che sulla stampa nazionale sono saltati fuori privilegi assurdi a non finire per i dipendenti come l’indennità per i frac indossati e quant’altro?
Con questo termino sull’antipasto dell’articolato, per passare alle portate delle spese in aumento.
Di nuovo telematica e Intercent-ER strappano un totale di 800 mila euro in più e dire che la prima aveva già assorbito la colossale cifra di 40 milioni a preventivo e senza progressi tangibili su telelavoro, tele-medicina, tele-scuola e via dicendo.
In tema di sicurezza, zero contributi ai volontari che, debitamente formati, possono ben coadiuvare le forze dell’ordine nel presidio del territorio, soprattutto in siffatti momenti di intensificazione dei furti. Non ci basta mezzo milione per la riqualificazione delle polizie locali: sono troppo pochi.
Da dettagliare gli oltre 9 milioni di residui sui 12 stanziati a preventivo per risparmi energetici di enti locali, ospedali ed enti parco: quali tempi ci sono per impiegare questi soldi? Prendo atto del fatto che il sottosegretario Bertelli si è, però, detto contrario ad accantonamenti di somme ingenti senza certezze di ragionevole impegno.
Bene, invece, gli almeno 3 milioni di contributi per investimenti innovativi all’artigianato, mentre giudico insufficienti i 60 mila euro in più a enti locali per la tutela e il recupero del paesaggio perché non mi sembrano in linea con gli obiettivi, ben foraggiati altrove, di promozione turistica.
Certo è che se residuano quasi 2 milioni per investimenti da fare per il recupero di risorse ambientali, mi chiedo quale attento monitoraggio e coordinamento regionale vi sia su queste spese nel segno della vigilanza sull’eventuale presentazione di progetti esecutivi da parte degli enti destinatari.
Scarsi sono, poi, i 300 mila euro a enti locali e aziende di trasporto per la mobilità di anziani e disabili, mentre non si hanno esiti sulla qualificazione dei servizi di trasporto pubblico, se persiste l’uso, in talune città, di mezzi inadeguati.
Mi auguro, invece, che serva il milione concesso per la sicurezza delle infrastrutture stradali in un territorio che, da Piacenza a Rimini, è ancora segnato da circa 20 mila sinistri l’anno.
Quanto a un settore delicato come la prevenzione del rischio sismico, i 100 mila euro aggiunti per studi e ricerche in tema mi paiono simbolici e non in linea con i 3 milioni pure stanziati per interventi di ripristino, tenendo conto che le strutture regionali di controllo sono il vanto dei nostri servizi tecnici decentrati. È un’attività da promuovere, che dovrà restare sempre pubblica perché non vi è alcuna alternativa privata possibile per il cittadino, a meno di pagare inverosimili polizze assicurative per casa propria.
Tornando alla sanità, contesto gli ulteriori 300 mila euro per il personale in avvalimento dell’Agenzia sanitaria e sociale, che si sommano agli incredibili 12 milioni messi a preventivo per tutti i comandati, con un’impennata di quasi 2 milioni rispetto all’anno prima. Mi si vuol dire quale reale attuazione viene data ai progetti di ricerca di questa nostra Agenzia?
Gran bella retromarcia per l’Esecutivo la somma di 1.700.000 residuata ed eliminata per canili e gattili, esborso abnorme che avevo fortemente avversato mesi or sono, reclamando di definire il punto dopo decenni di sprechi. Spiace dirlo ma, chissà, talvolta i tempi di crisi diventano provvidenziali e riportano alla ragione.
Comunque, c’è poco da inveire contro il Patto di stabilità a fronte di siffatte uscite.
In ambito scolastico si devono motivare ben 3 milioni di residui per facilitarne l’accesso e per contro un milione ancora elargito all’Agenzia regionale per il diritto agli studi.
Stessa solfa: a suon di residui e di incrementi! Anche per le iniziative culturali maggiorate di 1,5 milioni, ma con 1,7 milioni ancora da impegnare.
Sui contributi irrisori a Enti locali per investimenti in dotazioni tecnologiche per i giovani, colgo lo spunto per chiedere come mai, ad esempio, l’accesso ai servizi internet sia stato previsto a pagamento nelle biblioteche pubbliche di Modena, mentre altrove - Piacenza, Parma e Reggio - restano gratuiti. Questo è un mistero.
A corredo di questo, l’associazionismo sportivo e ricreativo viene compensato con la miseria di 50.000 euro in aumento, che mi paiono sintomatici di un Ente rinunciatario, formale, dedito più che mai alla politica dell’annuncio e della propaganda verbale, a meno che non si tratti di nuovi esuli benedetti, zingari, rifugiati, stranieri di ignota fedina di tutte le patrie.
Per questo esprimo una forte contrarietà a questo assestamento.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Manfredini.
Ha chiesto di parlare il consigliere Bignami. Ne ha facoltà.
BIGNAMI: Grazie, presidente. Nel dettaglio degli interventi di spesa che si sono realizzati con questo assestamento è stato già detto molto e credo che anche la relazione del consigliere Lombardi dimostri come vi sia stata, da parte della minoranza, una volontà di analisi del testo che credo sia stata anche superiore rispetto a quella della maggioranza. Senza nulla togliere, l’imbarazzo di cui parlava il consigliere Villani induce a ritenere questo.
Senza scendere nel dettaglio, se non con qualche sporadico richiamo, credo, assessore, che sarebbe stato opportuno, quand’anche non necessario, da parte della Giunta e da parte sua (che a mio parere da questo punto di vista ha tutte le risorse culturali, mentali e di apertura per farlo), iniziare a impostare un bilancio diverso da quello che noi abbiamo visto lo scorso anno e da quello che negli ultimi dieci anni ha contrassegnato l’attività della Regione. Un bilancio che muova dalla cultura e dalla filosofia del "meno Stato più società" in tutti i settori, anche quelli che oggi come oggi sono esclusi dal tetto e dai limiti imposti dal Patto di stabilità - penso, primo fra tutti, alla sanità - in un’ottica che forse può anche essere ben sintetizzata da quello che diceva la collega Noè, ossia di un budget non sviluppato su dati incrementali, ma di un budget zero, per fare il punto della spesa.
Credo che questo sarebbe stato opportuno, anche a dieci anni dall’attuazione di quella riforma molto discussa del Titolo V, combinata con un’alchimia parlamentare che, in effetti, ha lasciato forse più danni che risorse, e che a dieci anni, appunto, avrebbe meritato un check della situazione, anche con riferimento ai trasferimenti di funzioni - a cui nella relazione si fa riferimento - delle leggi Bassanini, la n. 59, la n. 127. Penso a tutti quei trasferimenti di funzioni che, pare leggere in filigrana nella relazione, oggi devono essere svolti con minori risorse in favore della Regione.
Ricordiamoci che l’allora Ministro della funzione pubblica Bassanini e l’allora Governo - se non mi sbaglio era il Governo Prodi - perorarono questo trasferimento di funzioni con la rottura del principio tra funzioni legislative e funzioni amministrative, non con la finalità di realizzare un trasferimento di cassa, di competenza o di meri trasferimenti erariali, ma con la funzione di raggiungere un’efficienza dello svolgimento di quelle funzioni amministrative che la Regione Emilia-Romagna sembra invece sempre ignorare. Dico "sembra" perché quando si propone, con una lettura un po' malinconica e un po' polemica, nella relazione di svolgere con molte meno risorse quelle funzioni che quattordici anni fa si svolgevano magari impegnando cento, sembra quasi si voglia dire che la Regione Emilia-Romagna rivendichi invece il diritto di poter svolgere quelle funzioni con le stesse risorse che quando le funzioni stesse vennero trasferite erano disponibili.
Al contrario, la funzione era proprio quella di garantire una maggiore efficienza parametrata rispetto al risparmio di spesa. È per questo che noi proponiamo alla Giunta, proprio alle soglie dell’attuazione di quella riforma sul federalismo fiscale che in parte già dovrebbe essere stata anticipata (fatti salvi i decreti attuativi, i piani regolamentari che dovranno essere attuati negli anni, prima ancora che nei mesi), di fare un check complessivo della situazione da quando, nel 1997, si avviò questo importante trasferimento, rinvigorito con il trasferimento di funzioni relative nel 2001, ad oggi, per capire dove la Regione oggi può impostare un ragionamento culturalmente diverso sulla gestione della cosa pubblica.
Quando vediamo che c'è un avanzo di oltre 3 miliardi rispetto al fabbisogno, questo dato ci preoccupa, perché la Regione non è chiamata a gestire su princìpi e criteri di imprenditorialità, ma su criteri di economicità, di efficienza - non devo insegnarglielo io, assessore - vale a dire con un saldo prossimo allo zero. La Regione Lombardia si è avvicinata abbastanza a questo obiettivo.
Il resto è sottrazione di spazio a una società che fuori richiede, invece, margini di manovra. Mentre noi parliamo ci sono uomini e donne che lavorano, che hanno una famiglia; ci sono ragazzi che cercano lavoro, che cercano di combattere per trasformare il proprio contratto in contratto a tempo indeterminato; troviamo tanti studenti che devono fare i conti con una crisi senza avere il polmone - diciamolo una volta per tutte - dell’apparato pubblico, che negli anni Settanta e Ottanta ha fatto da padrone, nel senso proprio di datore di lavoro o, con un termine che piacerebbe agli amici dell’estrema sinistra, di "padrone" del lavoratore, assumendo, assumendo, assumendo. Oggi ci troviamo, invece, nella situazione in cui dobbiamo restringere la spesa.
I nostri giovani, i ragazzi di 20-25 anni che escono dall’università sono esclusi da questo circuito per l’ingordigia di qualcuno che nelle generazioni precedenti ha ritenuto di dover assumere indiscriminatamente.
Serve più società, serve più coraggio, serve più determinazione su tutti i versanti. Ho parlato di spesa sanitaria, ma potremmo parlare anche di sicurezza. La Regione Veneto, la Regione Piemonte, la Regione Lombardia stanno immaginando percorsi anche di valorizzazione, sul piano della sicurezza, di settori privati.
Sul versante della parità scolastica, abbiamo votato una legge, che io mi auguro il Governo voglia impugnare - ma sappiamo che non lo farà, perché il presidente Errani è anche il presidente della Conferenza Stato-Regioni e ci sono equilibri che vanno al di là -, che mortifica la società sul versante della scelta educativa. Questa è l'ennesima dimostrazione di come oggi il centralismo romano sia diventato un centralismo regionale.
Mentre la Regione continua a perorare una scelta di policentrismo che si sviluppa da Piacenza a Rimini, in realtà abbiamo un centrismo plurale, dove la Regione incapace di compiere scelte cerca di promuovere, sul piano economico, azioni che sono, di fatto, assolutamente fallimentari.
Sorridevo nel leggere nella relazione, che è stata evidentemente cattivo profeta, che gli Stati Uniti fanno quasi da locomotiva della ripresa, quando proprio in queste ore rischiano il default finanziario. Sorridevo nel leggere, come ha detto giustamente il collega Lombardi, la proposta dello scorso anno di una Regione che doveva teoricamente contrastare il deficit, salvo poi - assessore, di questo gliene diamo atto - ridurre i mutui, a dimostrazione che evidentemente c'è qualcosa che non funziona fra la scelta dell’Esecutivo e la scelta dell'apparato legislativo. Altro che imbarazzo!
Il presidente Villani dimostra di essere un galantuomo nell’usare la parola "imbarazzo". C’è una vera e propria frattura tra le scelte esecutive e le scelte dell'organo consiliare. Noi da questo punto di vista stiamo dalla parte della scelta di riduzione, purché sia una riduzione finalizzata a lasciare che la società apra le ali. Meno Stato più società, più sussidiarietà, più positivismo antropologico, per dirla col Ministro Sacconi, vale a dire più fiducia nella gente.
In questo riteniamo che la Giunta regionale non stia facendo scelte coraggiose, ma al contrario scelte che dimostrano con chiarezza come si voglia, pur nel calo costante di risorse, perseguire quella linea politica che oggi non è più perseguibile.
Lo sapete perfettamente, io non credo che questa classe politica sia fuori dalla società, sia lontana dalla gente. Credo, anzi, che spesso ci siano stati - lo abbiamo visto anche la settimana scorsa - in Commissione dibattiti interessanti, ma rimane essenziale la determinazione di una scelta su segmenti che sono in crisi, e leggendo la relazione mi accorgo che di questo c’è consapevolezza. Tra questi l’edilizia, che è il volano dell’economia, soprattutto in questa fase.
Ho letto sorridendo una relazione del Partito Democratico. Noi abbiamo del tutto tarpato le ali alla ripresa dell’edilizia. Anche se finora le associazioni di categoria non hanno avuto il coraggio di farlo, temendo il partito, adesso iniziano a dirlo, nel segreto delle stanze, ma anche nelle assemblee.
Basta leggere la relazione di Confindustria per rendersi conto di come oggi manchi, da parte della Regione, una scelta strategica di sviluppo delle imprese anche sul versante dell’edilizia. È inutile che facciamo risoluzioni chiedendo di snellire ulteriormente le procedure, quando proprio quella relazione ci dice che sul piano della burocrazia questo elemento di criticità risulta essere il terzultimo rispetto al piano investimenti, alla ricerca e ad altre sensibilità che il mondo produttivo dimostra di avere.
I tempi contingentati non mi permettono di andare più a fondo, ma potrei parlare, ancora, del calo del turismo. La Regione, che pure afferma che il turismo è una priorità, dovrebbe dirci se, così come sull’edilizia, anche sul turismo si è fatto tutto ciò che si poteva fare. La risposta è negativa, perché si è ritenuto di fare troppo con lo Stato inteso come apparato pubblico e meno lasciando libertà di azione ai nostri concittadini.
Ho sempre ritenuto che l’Emilia-Romagna fosse una Regione dove si stava bene non "grazie" al governo delle sinistre, ma "nonostante" lo stesso. Questo ulteriore assestamento di bilancio dimostra che questa interpretazione, purtroppo, continua a essere assolutamente fondata.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Bignami.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Barbati. Ne ha facoltà.
BARBATI: In sede di assestamento di bilancio credo che sia importante evidenziare che noi abbiamo di fronte un bilancio sano e solido, come la stessa opposizione ha ammesso. Credo che questo non sia poco.
Bisogna anche evidenziare che la manovra finanziaria appena approvata dal Governo della Lega e del PdL ha continuato a prevedere tagli pesantissimi a carico della Regione e degli Enti locali, non ha mai risolto il problema del Patto di stabilità, nonostante i loro Sindaci continuino a lamentarsi di questo vincolo degli Enti locali e del fatto che le Regioni devono inventarsi soluzioni per poter continuare a fornire servizi.
Il bilancio di assestamento è, dunque, un atto politicamente fondamentale, non è solo un atto contabile. Esso è la sede migliore per analizzare come le risorse a disposizione sono state destinate in questa Regione, quindi è un atto di grande visione politica e non meramente mirato a far quadrare un bilancio.
È con estremo imbarazzo - parola sentita più volte dall’opposizione - che si deve evidenziare che sembrano parlare a Sparta perché Atene - cioè il loro Governo - risponda: quello che continuano a dire contro questa Regione è esattamente quello che dovrebbero dire al loro Governo. È quindi abbastanza imbarazzante sentire i loro interventi, perché si chiedono iniziative che forse questi colleghi non riescono a far fare al loro Governo nazionale, che fa esattamente il contrario di quello che loro chiedono che questa Regione faccia.
Questa Regione non ha bisogno di essere indirizzata diversamente rispetto allo sguardo e al futuro che finora ha dato nei confronti della società emiliano-romagnola. In primo luogo, è presente, anche nel bilancio di assestamento, il fatto che la crisi continua a mordere questa società nel suo complesso; il tasso di disoccupazione è più alto rispetto agli anni passati e la domanda sociale è in crescita.
Su quello che avrebbe fatto il Governo nazionale da questo punto di vista stendiamo un pietoso velo, però noi non possiamo rinunciare, come Regione, visto che abbiamo anche settori importanti, di eccellenza, di cui andiamo fieri, come la nostra sanità, a conservare questi primati. Certo, è sempre più difficile, perché purtroppo i tagli orizzontali del Ministro Tremonti ovviamente non aiutano non solo l’Emilia-Romagna, ma tutte le Regioni italiane a definire delle priorità.
Questa Regione continua a definire come priorità la sanità e il welfare, che credo siano le uniche cose che, in questo momento, possono sostenere le nostre famiglie e i cittadini.
In base a questo, credo che, nell’ambito di un bilancio di assestamento, non si potesse fare di più. Preannuncio, dunque, il mio voto positivo.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliera Barbati.
Ha chiesto di parlare il consigliere Favia. Ne ha facoltà.
FAVIA: Leggendo la prima parte della relazione scritta dal consigliere Luciano Vecchi, relatore di maggioranza, malgrado la stessa sia datata 19 luglio 2011, sembra di leggere un documento per certi versi quasi archeologico.
Talune affermazioni sulla situazione economica italiana - cito testualmente: «Occorrebbe agire su ricerca, occupazione e investimenti […], per favorire il mantenimento delle detrazioni di imposta per le ristrutturazioni edilizie, per sostenere la green economy, per ridurre l’accisa sui carburanti e favorire la concorrenza, per sostenere il settore turistico-balneare. Di fondamentale importanza sarebbe, più in generale, garantire il potere di acquisto delle famiglie e promuovere una maggiore equità sociale, che contrasti l’aumento preoccupante della povertà relativa e assoluta […]» - fanno sorgere il dubbio che il dibattito che si sta svolgendo oggi in quest’Aula sia non datato, ma fuori tempo massimo, anche perché più o meno la retorica e le parole che accompagnano i bilanci sono sempre le stesse.
Oggi discutiamo ancora di come reagire ai danni provocati alla finanza regionale dal decreto-legge n. 78/2010 poi confluito nella legge di stabilità per il 2011, quando ci è piovuto addosso il peso ulteriore della nuova manovra correttiva. L’ISTAT ci rende noto, proprio in questi giorni, che sono ormai 8.272.000 - quasi mezzo milione in più del 2009 - gli italiani in condizioni di povertà relativa che vivono con meno di 496 euro a testa.
Nel prosieguo della relazione si dà conto della scelta, compiuta a livello nazionale, di addossare buona parte del peso dei tagli sugli Enti locali, e sulle Regioni in primo luogo. Inoltre, sono di questi giorni le notizie secondo cui la nostra Regione non applicherà il ticket di 10 euro sulle ricette di visite ed esami specialistici, anche se su questo, come abbiamo denunciato nei giorni scorsi, abbiamo assistito al gioco delle tre carte: alcune Regioni hanno detto sì, altre hanno detto no al ticket, però verificando la situazione specifica di ogni Regione ci si rende conto che si parlava di niente. È la classica dimensione propagandistica nazionale.
Se consideriamo che questo assestamento è relativo a 72,2 milioni di euro per spese correnti e 28,2 milioni di euro per spese di investimento, ovvero che stiamo parlando di meno di mezzo punto percentuale al bilancio regionale, viene da domandarsi se, fatto salvo l’obbligo di approvazione, entro i termini di legge, dell’assestamento di bilancio, non fosse necessario programmare almeno una giornata in cui la Giunta regionale relazionasse sull’impatto della recente manovra correttiva, decreto-legge n. 98 del 6 luglio 2011, e su come essa intende procedere, ad esempio, sulle materie prima elencate.
Siamo d’accordo con il giudizio del relatore di maggioranza, il consigliere Vecchi, che con questa ulteriore manovra ci si accanisce sui redditi medio-bassi e sui pensionati e che la stessa è di tipo recessivo. Vorremmo discutere, però, di cosa può fare la Regione, vorremmo discutere del vero nucleo del bilancio regionale, che è la spesa del settore sanitario.
Ripensando, ad esempio, al recente caso della cardiologia di Modena, oltre alle conseguenze sulla salute delle persone, vorremmo conoscere le ricadute economiche e i costi dell'abuso nell’utilizzo di costose protesi quali gli stent.
Ciò che certamente possiamo fare, anche nell’ambito di questa discussione, è riacquistare credibilità nei confronti dei cittadini emiliano-romagnoli, cercando e tagliando tutti gli sprechi, spese inutili o privilegi che pesino a qualsiasi titolo sul bilancio regionale. È a questo che sono finalizzati i nostri emendamenti.
Inoltre, ripresenteremo l’emendamento sull’adeguamento delle tariffe di cava relative alle concessioni estrattive che abbiamo già presentato a dicembre, in occasione del bilancio per l'anno 2011, giacché la risoluzione approvata a marzo dalla maggioranza impegnava la Giunta a proporre una riscrittura della legge regionale n. 17/91, che a tutt’oggi, previo l’incasso della notizia nel programma Report, è lettera morta.
Come dice il consigliere Lombardi, la Regione ha fatto il suo compito. In merito ai costi della politica, però, noi riteniamo che la Regione abbia fatto un compitino, poiché quello che è stato fatto ha prodotto sicuramente una grande ricaduta, un grande ritorno in termini di comunicazione per l’Emilia-Romagna a livello nazionale, ma in realtà è una misura ancora di scarsa sostanza. Le riduzioni effettuate sono state molto leggere, in una condizione, invece, in cui in Italia si è abituati a vedere la casta della politica come detentrice di privilegi e sprechi, ormai così entrati nel nostro DNA che quando li si va a toccare in maniera consistente si grida all'assalto alla democrazia.
Noi, a partire dall’uso delle macchine di servizio, proponiamo una serie di emendamenti in coda alla finanziaria che asciughino ulteriormente i costi di questa Regione.
Non è solo un fatto contabile, ma anche di messaggio che dobbiamo dare ai cittadini. Come ha detto anche la consigliera Noè, abbiamo enti costosi, come la Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo. Se siamo d'accordo sul fatto che c'è un contesto di povertà diffusa, grave, sul fatto che siamo in recessione e via discorrendo, tutte queste spese, che non posso definire superflue, ma sicuramente non prioritarie, vanno tagliate, concentrando tutti i nostri sforzi sulla qualificazione e, quindi, su una crescita intelligente, non necessariamente materiale, della nostra economia e sui servizi sociali.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Favia.
Ha chiesto di parlare il consigliere Filippi. Ne ha facoltà.
FILIPPI: Grazie, presidente. Con questo assestamento di bilancio il presidente Errani e la sua Giunta avrebbero dovuto dare risposte concrete ai cittadini e non fare solo attacchi al Governo nazionale e dare qualche risposta ad alcuni ‘amici’ e autoincensarsi, come ha rilevato il collega Luciano Vecchi. Non è più il tempo di rispondere solo a una parte dei cittadini, trascurando l'altra, e autolodarsi per meriti che, come è già stato detto, non sono della Giunta dell'Emilia-Romagna, ma dei cittadini emiliano-romagnoli che continuano a rimboccarsi le maniche ogni mattina.
Quante volte abbiamo sentito la Giunta, attraverso i media e i giornali, disperarsi e stracciarsi le vesti per i tagli di Tremonti e del Governo Berlusconi? Avete parlato di servizi soppressi, avete descritto situazioni catastrofiche, molto più di quello che già non sono, e poi presentate un documento di assestamento senza guardare al di là del naso.
Con questa manovra ci saremmo aspettati un riequilibrio a favore delle zone più deboli del nostro territorio. Ci saremmo aspettati un po' più di coraggio. Invece, nulla o quasi nulla. Non avete previsto il taglio nemmeno di un euro, ad esempio, per l'Istituto Cervi, entità notoriamente politicizzata, che percepisce ogni anno milioni di euro di soldi pubblici utilizzati principalmente per pubblicizzare la sinistra e le sue manifestazioni.
Leggo sul giornale che oggi, 25 luglio 2011, si ricorda il 25 luglio del 1943, quindi si organizza per la serata una grande pastasciutta antifascista, ospite d'onore sarà il vignettista Vauro Senesi. E chi paga? Qui ci sono i soldi dei cittadini emiliano-romagnoli.
(interruzioni)
E la Regione? La Regione continua a finanziare. Non avete volutamente fatto alcun taglio a quei numerosi centri di spesa clientelare, che sono improduttivi e costosi per i cittadini, ma forse in cambio restituiscono consenso politico.
Non avete tolto un euro alla Toscanini, anzi anche in questa manovra è stato inserito un capitolo ad hoc: ben 500.000 euro in più. Non so dove spende i soldi questa orchestra. Diamo ogni anno milioni di euro a un'orchestra, della quale sinceramente non ho visto alcun frutto. Forse dovremmo guardarci dentro e probabilmente scopriremmo che la colpa è anche nostra.
Nel frattempo, avete tagliato alcuni servizi importanti e avete eliminato - mi spiace che non ci sia il collega Vecchi Luciano - completamente i fondi della montagna. Non ci sono più fondi per la montagna.
Avete tagliato settori vitali come quello energetico e quello delle imprese. Non abbiamo finanziato le imprese.
I cittadini devono sapere come la Regione investe e devono sapere come vengono spesi i soldi delle loro tasse. Ad esempio, la situazione delle strade provinciali in montagna è disastrosa. Si sa che la montagna ormai è disabitata e che vi abitano poche persone, ovviamente ci sono pochi voti, ma i chilometri di strade sono tanti.
Ci sono situazioni relative a strade della mia provincia che questa Giunta regionale già conosce, perché ho presentato diversi emendamenti al riguardo. Una parte consistente del territorio risulta totalmente inadeguata, non conforme nemmeno ai parametri minimi sulla sicurezza stradale. Cito qualche esempio: i tratti di strada provinciale che collegano Villa Minozzo alle frazioni Febbio, Civago, Gazzano sono pericolosi; le strade che collegano il crinale, Busana, Collagna, Ligonchio e Ramiseto, ormai non sono più percorribili.
Urgono lavori di manutenzione. La Provincia e la Regione hanno il dovere di garantire una viabilità adeguata. È importante sistemare le strade, anche per l'economia locale. Occorrono delle strategie, ma questa Giunta non ne ha.
In questi mesi ho più volte chiesto alla Giunta di intervenire, ho presentato atti ispettivi, ma ho sempre ottenuto risposte vaghe e dispersive. La viabilità dell'Appennino è fondamentale per lo sviluppo commerciale, imprenditoriale e turistico dell'intera regione. L’abbandono di un territorio è causa di costi ben più alti alla collettività. Sistemiamo almeno le strade per dare ai residenti, la maggioranza dei quali è costretta a usare l'auto tutti i giorni per andare a lavorare nelle zone della ceramica del modenese o per andare in città, la possibilità di rientrare a casa la sera.
Pochi mesi fa avevo denunciato, attraverso un’interpellanza, la situazione della strada provinciale che collega il Comune di Casina al Comune di Vezzano, in particolare del tratto tra Casina e il santuario di Carobbio, dove si verificano movimenti franosi che hanno già causato gravi incidenti stradali. Occorrerebbero poche decine di migliaia di euro, eppure sono cinque, sei, sette anni che è presente in quella zona un segnale di frana, ma nessuno provvede.
Per quanto riguarda la provinciale Casina-Albinea, dai giornali sono state pubblicate lettere di alcuni ragazzi, i pochissimi che abitano in quelle zone, che tutti i giorni sono costretti a prendere la macchina. Nessuna risposta, però, è giunta da parte della Provincia, che se gestisce 100.000 euro, li investe dove ci sono i soldi, cioè nel Comune di Correggio, di Castelnovo di Sotto, di Guastalla, di Cavriago, dove abitano decine di migliaia di persone. Sistemare una strada a Ligonchio, il paese di Iva Zanicchi, dove abitano settecento persone vuol dire non prendere voti.
Continuate ad andare avanti solo con la logica di prendere un voto in più, ma non è una strategia che vi porterà lontano.
Io mi sono limitato a citare solo alcuni esempi che conosco bene, ma credo che la situazione non sia migliore in altre province della nostra regione. L’assessore ha sempre risposto alle mie richieste in modo evasivo, direi in modo inutile. Ci saremmo aspettati un assestamento di bilancio più attento alle esigenze dei cittadini, un bilancio più attento alle imprese, che invece sono state dimenticate in questa manovra.
Ho presentato un solo emendamento, con il quale chiedo di tagliare 400.000 euro dei 500.000 euro destinati alla Fondazione Toscanini per convogliarli nell’ambito della manutenzione stradale.
Sappiamo che la cattiva manutenzione delle strade è la prima causa di incidenti stradali, in cui si fanno male i nostri figli, i nostri ragazzi, e sappiamo che questi incidenti stradali gravano sulle casse delle UUSSLL per milioni e milioni di euro. Alla fine questi incidenti stradali gravano, dunque, sui costi della Regione, perché gli ospedali e le UUSSLL sono finanziati dalla Regione. Una migliore sistemazione delle infrastrutture stradali sarebbe certamente un risparmio, se vogliamo indiretto, ma comunque certo da parte di questa Regione.
Ho proposto un solo emendamento, un piccolo passo in avanti nella direzione che questa Giunta deve compiere. Non possiamo continuare a finanziare Enti inutili. Le imprese, gli artigiani, i commercianti, le persone che lavorano hanno bisogno di transitare su strade che funzionino. Non possiamo dare l'impressione di essere una Regione da terzo mondo. Ci attendiamo un segnale positivo da questa maggioranza e un maggior coraggio nell'andare incontro alle esigenze dei cittadini.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Filippi.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Naldi. Ne ha facoltà.
NALDI: Signor presidente, gli interventi dei consiglieri del centrodestra che ho ascoltato sono esercizi di equilibrismo notevolissimi, perché per continuare a sostenere le stesse considerazioni dell'anno scorso e forse anche dell'anno prima, in cui non ero presente, ignorano completamente la situazione nazionale. Sembra che non esista e, quindi, stanno camminando praticamente sul nulla. In ciò sono molto bravi.
Vorrei consigliare al consigliere Filippi di aggiornare il repertorio: si tratta sempre delle stesse strade e della stessa Toscanini.
(interruzioni del consigliere Filippi)
La pregherei, anche per il nostro reciproco ascolto, di introdurre elementi nuovi, perché la questione sta diventando effettivamente scontata. Se parlate sempre della stessa situazione, si corre il rischio di perdere interesse, mentre io vorrei mantenere l'interesse nei confronti di ciò che lei afferma.
Vorrei arrivare all'argomento più specifico. La manovra di assestamento, come è già stato ricordato dal relatore, si sviluppa in un momento ancora molto difficile per l'economia italiana. Vorrei aggiungere altri elementi ancora di carattere macroscopico.
Gli indicatori più recenti sulla congiuntura internazionale evidenziano un rallentamento nella ripresa mondiale e, per alcune aree geoeconomiche, un peggioramento delle aspettative di crescita per il 2011. A giugno il Fondo monetario internazionale ha abbassato le stime di crescita per il 2011 di Stati Uniti e Giappone, mentre gli indicatori anticipatori dell'OCSE segnalano un rallentamento anche nelle grandi economie emergenti di Cina, Brasile, India e Russia. Nelle maggiori economie avanzate gli indicatori sul clima di fiducia delle imprese dallo scorso marzo segnalano un deterioramento delle attese dovuto al calo della crescita nelle economie emergenti, alle rinnovate incertezze sui mercati finanziari e ai timori sulle prospettive economiche degli Stati Uniti, che corrono addirittura il rischio di default.
Si tratta di una situazione assolutamente inedita nel panorama, almeno in quello del dopoguerra. Nell'area dell'euro il tasso di crescita del prodotto interno lordo per il 2011, acquisito alla fine del primo trimestre dell'anno, si attesta allo 0,5 per cento per l’Italia e la Spagna, contro l’1,5 per cento per la Francia e l'Unione europea nel suo insieme e il 2,7 per cento per la Germania, l'unico Paese che segna veramente un incremento consistente.
Tutto ciò dà poi luogo al fatto che in Italia il livello dell'attività resta ancora di oltre cinque punti inferiore rispetto al primo trimestre del 2008, prima della crisi, mentre altri Paesi hanno recuperato molto di più, la Francia quasi del tutto e la Germania del tutto.
La debolezza relativa della ripresa in Italia origina, quindi, da un andamento meno favorevole, sia della componente interna, sia di quella estera della domanda. La debolezza della componente interna è arrivata a un tale punto che preoccupa anche la Confindustria. Essa, in una recente analisi, ha sostenuto che bisogna compiere sforzi per aumentare la domanda interna.
Bisognerebbe chiedere alla Confindustria come si fa ad aumentare la domanda interna, se la sua principale preoccupazione è quella di mantenere i salari sotto l'inflazione e il lavoro precario ancora in maggior misura di come è oggi. Si fa fatica ad aumentare la spesa interna, se le persone guadagnano ancora di meno e il lavoro è ancora più precario.
La Confindustria sostiene che bisogna tagliare ancora di più le pensioni. C’è una piccola incongruenza: non si capisce bene come pensano di agire, ma il tema è stato sollevato anche da loro. In particolare, la stazionarietà del reddito disponibile delle famiglie ha rilevato per il primo trimestre del nuovo anno un nuovo calo del potere d'acquisto e le prospettive di moderazione per il futuro determinano un vincolo stringente all'espansione dei consumi interni. Questa è la contraddizione che stavo cercando di sollevare.
L’evoluzione dell'attività produttiva ha mantenuto nella prima parte dell'anno un andamento incerto. Nell'industria, dopo la netta battuta d'arresto della ripresa che ha caratterizzato l'ultima parte del 2010 e l'inizio del 2011, la dinamica è tornata positiva, ma con un ritmo molto moderato e aspettative a breve termine che restano improntate alla cautela. Il tasso di disoccupazione, al netto dei fattori stagionali, nel primo trimestre del 2011 ha toccato l’8,2 per cento, con una riduzione di 0,2 punti rispetto al trimestre precedente, mentre a maggio si è attestato all'8,1.
I problemi connessi con la mancanza di lavoro hanno continuato a coinvolgere diffusamente i giovani: il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni è stato pari, in maggio, al 28,9 per cento, un livello di tre volte e mezzo superiore rispetto a quello complessivo.
Queste statistiche non rendono conto fino in fondo della situazione reale. Non dimentichiamo che, per le modalità attuali di conteggio degli occupati, la stessa persona che cambia tre volte all'anno un lavoro precario viene contata tre volte, il che fa sì che i disoccupati o i precari, in realtà, siano molti di più di quelli che vengono segnalati dalle statistiche.
Anche in Emilia-Romagna siamo ancora in mezzo a questa crisi. Ci sono alcuni segnali incoraggianti, ma forse non c'è la differenza che esisteva nel passato rispetto al resto del Paese. Ciò deriva dal fatto che l’attuale crisi continua a essere soprattutto una crisi industriale. Difatti, nel comparto industriale le indagini congiunturali della Banca d'Italia segnalano per il 2011 la prosecuzione della crescita del fatturato, ma anche un calo di investimenti.
Vorrei rilevare, per esempio, che è giusto insistere sulle preoccupazioni riguardo al settore edile, ma tale settore, se vuole trovare nuove ragioni di sviluppo, deve cambiare. Non può continuare a basare le proprie aspettative sulle grandi opere, ma deve, invece, riqualificarsi, soprattutto sulla riqualificazione - scusate il bisticcio - delle opere e degli edifici esistenti.
D’altra parte, se permettete anche un accenno personale, io ho alcuni amici che lavorano nel settore dell’edilizia e che compiono ristrutturazioni, si sono specializzati, sono qualificati e hanno molto lavoro, non sono affatto precari, disoccupati o scarsi di lavoro. Sono le grandi imprese che ancora non hanno saputo riqualificarsi in questi settori. Questo è un passaggio che noi dobbiamo assolutamente compiere e aiutare le imprese a compiere.
La Federazione del commercio mondiale, quindi, potrebbe affievolire la ripresa dell’export, l’unico elemento che in questi mesi è stato significativamente più positivo in Emilia-Romagna rispetto alle altre Regioni d’Italia.
Dal lato della domanda interna anche l’andamento dei consumi dovrebbe continuare a risentire delle incertezze sulla ripresa del mercato del lavoro. L’evoluzione del quadro congiunturale descritto, l’indicatore sulla qualità del credito e le valutazioni delle banche relative alla prima parte dell’anno sono concordi nel suggerire per il 2011 una moderata espansione della domanda di prestiti. Le condizioni di offerta non dovrebbero mostrare, invece, un sostanziale allentamento.
Vorrei aggiungere che la cassa integrazione ordinaria è diminuita, nel corso degli ultimi sei mesi, ma che, al tempo stesso, bisogna essere consapevoli del fatto che esiste una quota hard di lavoratori che corre il rischio di perdere definitivamente il lavoro e di essere espulsa dai processi produttivi.
Noi siamo in questo contesto e con esso dobbiamo soprattutto fare i conti. Se non facciamo i conti con quanto sto per riferire, siamo qui a parlare di nulla, dopo la manovra correttiva recentemente approvata dal Governo, che dovrebbe consentire di raggiungere l’equilibrio dei conti pubblici e il conseguente pareggio di bilancio nel 2014. Già si parla di una nuova manovra correttiva, perché pare che quella appena varata non sia sufficiente.
Io vorrei ricordare ai colleghi del centrodestra presenti in quest’Aula che questa manovra aumenta il prelievo fiscale e mette ripetutamente le mani in molte tasche degli italiani, soprattutto di quelli più poveri, di quelli a reddito medio-basso, attraverso l’eliminazione di molte detrazioni contributive e fiscali, l’intervento sui ticket e il mantenimento della macchina pubblica esattamente così com’è, senza alcun intervento capace, allo stato, di ridurne i costi.
Allo stesso tempo, per esempio, il Governo non interviene su una delle voci più consistenti di spesa, quella militare, né sulla spesa corrente, né su quella di investimento militare. Al di là delle chiacchiere che continua a proporre la Lega sul fatto che bisogna ridurre da una parte e dall’altra, le spese militari vengono mantenute assolutamente inalterate, sia quelle correnti, sia quelle di investimenti.
La manovra approvata dal Governo, quindi, oltre che intervenire pesantemente sulle condizioni di vita ed economiche dei cittadini, soprattutto di quelli a reddito medio-basso, pone il peso maggiore dei tagli alla spesa pubblica sulle Regioni. Infatti, la riduzione di spesa sul sistema regionale a regime ammonta a 9.140 miliardi di euro su un totale di 18.700. In sostanza, quasi il 50 per cento è posto a carico di soggetti istituzionali che rappresentano solo il 16,25 per cento della spesa pubblica.
Io non so come facciate voi, in questa situazione e con questi dati, a ironizzare sul fatto che ci sarebbe una melanconia da questa parte dei banchi. Secondo voi dovremmo anche stare allegri con questa situazione, quando le certezze sono determinate da questi tagli, che voi - dico voi, perché la responsabilità di governo è la vostra - avete programmato?
Bisogna fare i conti con questa realtà, purtroppo e, quindi, dovendo già fare i conti con i tagli che sono stati apportati e sapendo che non è finito il tempo delle vacche grasse e che la nottata è ancora molto lunga, è evidente che bisogna approcciarsi con tutto il realismo necessario alla situazione vigente.
In questo contesto il fatto che, su una manovra di assestamento di circa 100 milioni di euro, 72 siano per spesa corrente e 28 per spese e investimenti nel settore sanitario, secondo noi, è un aspetto molto positivo, perché abbiamo un sistema sanitario che rappresenta ancora un’eccellenza e io penso che dobbiamo assolutamente difendere questa situazione di eccellenza. È un aspetto determinante per l’equilibrio sociale della nostra Regione.
Al tempo stesso apprezziamo il fatto che vengano, per quanto possibile, destinate risorse ad aumentare le spese di investimento per il settore della cultura, dello sport e per i progetti per i giovani, così come condividiamo il fatto che si mettano a disposizione risorse delle politiche regionali in campo ambientale, secondo le priorità programmatiche individuate nel Piano di azione ambientale.
Vorrei concludere svolgendo una considerazione: in questa situazione, che non ho mancato anch’io di descrivere come molto difficile e problematica, credo che ci sia una sfida nella sfida, per i prossimi mesi e per i prossimi anni, quella di trovare le risorse per sperimentare nuovi aspetti, nuove forme di welfare a sostegno dei giovani nella lotta contro la precarietà.
A mio parere, si tratta di una sfida assolutamente decisiva per dare un segnale ai giovani di questa Regione e alla politica al servizio delle questioni concrete nel nostro Paese. Grazie.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Naldi.
Se i consiglieri che hanno svolto le relazioni di maggioranza e di minoranza non hanno intenzione di puntualizzare alcuni aspetti, ha facoltà di intervenire la vicepresidente Saliera.
SALIERA, vicepresidente della Giunta: Buongiorno a tutti.
Il quadro generale descritto nella relazione del relatore ha inquadrato molto bene la situazione, a livello sia europeo, sia nazionale. Via via tutti gli altri interventi, compreso quello del relatore di minoranza, hanno approfondito diversi aspetti da differenti punti di vista.
In queste ore di discussione è emerso un quadro piuttosto reale della situazione. Io mi soffermerei solo su alcuni aspetti e sostanzialmente sull’assestamento, perché alcuni interventi l’hanno definito stagnante o comunque non coraggioso.
L’assestamento è conseguente ai ragionamenti e all’impegno che abbiamo utilizzato nell’elaborare il bilancio di quest’anno. La discussione è stata la più ampia con le Autonomie locali, con tutte le organizzazioni imprenditoriali e con le forze sociali. Si è valutato, a fronte di tagli di trasferimenti consistenti, che avete sottolineato anche voi, di compiere scelte selettive e, quindi, di invertire le non scelte che si erano compiute l’anno scorso con la manovra estiva e riaffermate per avviare processi produttivi di crescita, di sviluppo, di domanda interna.
Noi, nella discussione, non chiusi in una stanza, ma in una discussione vera e approfondita, abbiamo scelto di investire e di sostenere le politiche per l’innovazione, per l’internazionalizzazione, per l’occupazione, per la scuola, per il sociale. Tale assestamento insiste ancora su queste priorità.
Voi vedete, a fronte dei tagli, un assestamento che investe nuovamente sull’università e sull’edilizia universitaria, sulla green economy, sull’ambiente, sulle strade, sull’occupazione, sulla montagna. Se valutate quanto si investe nelle manovre del Governo per la montagna, vedrete che si tratta di zero euro, sia per la gestione delle Comunità montane, sia come investimenti.
Di che cosa parliamo? Gli unici denari sono quelli che la Regione destina. Ricordo, perché bisogna ricordarli, i miliardi previsti come tagli. Quest’anno sono 4 miliardi 346 milioni in meno per la Regione, che diventeranno 4,5 miliardi nel 2012, ma con la manovra diventano 5,3, il che significa altri 64 milioni di tagli ulteriori rispetto ai 390 del 2012. A livello nazionale si parla di 6 miliardi 100 milioni per le Regioni, con un aumento di 128 milioni ancora di tagli.
Parliamo della sanità. La manovra 2011-2014 non prevede 8 miliardi, il che significa 600 milioni in meno per la Regione Emilia-Romagna? A proposito dei 381 milioni, la seconda tranche per i ticket nel 2011, che equivalgono a 27 milioni per la Regione solo nella seconda parte dell’anno, non sono forse previsti?
Parliamo di tutti i tagli lineari sui Ministeri, dei quali vedremo alla fine quale sarà la ricaduta sulle diverse politiche e sulle politiche di settore, che nella manovra complessiva, compresa l’ultima, sono oltre 11 miliardi?
Parliamo anche del debito. Nell’elaborazione del bilancio non abbiamo affermato che non occorrono tali manovre. Occorrono, invece, ma ci sono scelte e scelte. Nel 2008 la percentuale del debito sovrano corrispondeva al 106 per cento del PIL, mentre nel 2011 siamo al 120 per cento.
Dove hanno influito tali manovre? Sicuramente nella non crescita, nel non avviare politiche per l’occupazione, nel far sì che chi è povero si impoverisca di più e, quindi, abbia necessità maggiori, abbia più bisogno. C’è più richiesta di politiche.
Mi vien da svolgere una considerazione. A volte mi sembra che le manovre assomiglino ai serpenti: cambiano pelle, ma rimangono sempre velenose per chi ha meno. Se pensate alla manovra ultima, certamente si chiede una solidarietà ai redditi più alti, ma a quali redditi, a quelli oltre i 90 mila euro? La si chiede alle pensioni, ma non ai redditi da lavoro e da impresa.
Si afferma, in merito alla clausola di salvaguardia, che, se si attiva la manovra fiscale, il che sembra uno slogan - che cosa significa 20, 30 e 40? - entra la salvaguardia dei tagli lineari sulle detrazioni. Ciò non ha un significato per la nostra società e per le nostre comunità?
Sulle detrazioni sono convinta che bisogna agire, ma non certamente con tagli lineari.
Quando si parla di "politiche per la famiglia", sapete quanto incidono le detrazioni per le famiglie numerose e come cambia la vita, se si agisce sulle detrazioni? Solo l’idea di aver pensato a un taglio lineare e non selettivo è propria di una società che, per quanto mi riguarda, non condivido.
Ancora una volta non c’è una vera riorganizzazione delle articolazioni dello Stato, oltre al fatto di non incidere sulla spesa dello Stato. Non c’è un’idea forte di rinnovamento istituzionale. Lascio tutto ciò che avete affermato sull’attuazione del federalismo, che effettivamente, nell’immediato, dà la possibilità solo di aumentare le tasse sui servizi e sul livello quotidiano, sempre su di essi.
Avete chiesto coraggio e innovazione. Sono d’accordo sull’innovazione, ma credo che occorrerà aprire. Questa Regione ha fatto molto, lo si vede dai dati a livello nazionale. Non ho bisogno di stilare l’elenco, ma dobbiamo ancora approfondire, ragionare, trovare strumenti nuovi. Bisogna aprire, certo, e non solo pubblico, ma la storia dell’Emilia-Romagna non è solo pubblico.
Per esempio, ognuno fa o non fa anche per innovare o per trovare alcune soluzioni. Ricordo la legge sul Patto di stabilità regionale, che è stata anche osteggiata, non capita, non compresa in alcuni casi, ma capita molto bene dal mondo delle imprese, dagli Enti locali. È stata tanto capita che nell’ultima manovra è stata ripresa quasi interamente sul 2012.
I concetti di Patto territoriale unico sono all’interno della manovra e, quindi, non si tratta di innovare, di ragionare, di portare esempi su come possiamo operare meglio? Non sto mettendo in discussione le manovre, ma rilevo che il Patto, quando i saldi devono migliorare, o per noi peggiorare, va poco in là. Quando l’obiettivo è quello che la capacità di spesa sul territorio sia diminuita costantemente per poterla avocare a sé come Stato centrale e come propria spesa, come propria potenzialità, qualcosa non va.
Tra Patto di stabilità, pagamenti e debito il nostro debito è calato: nel 2007 era di 256 euro pro capite, nel 2008 di 240, nel 2009 di 224 e nel 2010 di 206. Vale, però, la pena di indebitarci di più e non avere capacità di spesa?
Il Patto di stabilità, come sappiamo, diminuisce o peggiora. Il consigliere Lombardi, nella sua relazione, l’ha fatto ben presente: in termini di competenza diminuisce del 12,3 per cento per l’anno 2011, come media delle corrispondenti spese finali, del 14,6 per cento per il 2012, del 15,5 per cento per l’anno 2013; in termini di cassa la riduzione è del 13,6 per cento nel 2011, del 16,3 per cento nel 2012, del 17,2 per cento nel 2013.
Stiamo parlando, come obiettivo di competenza, nel 2009 di 2 miliardi 230 milioni, che diventano 2 miliardi 252 milioni nel 2010, 1 miliardo 981 milioni nel 2011, 1 miliardo 929 milioni nel 2012 e 1 miliardo 909 milioni nel 2013. Come cassa c’è un calo ancora notevole: da 2 miliardi 35 milioni del 2010 si passa a 1 miliardo 774 milioni del 2011, a 1 miliardo 719 milioni del 2012, a 1 miliardo 700 milioni del 2013.
Questa è la realtà. A settembre sarò naturalmente a disposizione dell’Assemblea per valutare quando e come si intenda ragionare sulle ricadute delle manovre e, contemporaneamente, come affrontarle, compiendo ancora una volta alcune scelte.
Grazie per l’ascolto.
PRESIDENTE (Mandini): Grazie, vicepresidente Saliera.
Per passare all’esame dell’articolato possiamo aspettare la seduta del pomeriggio. Intanto vi informo che sono stati presentati sull’oggetto 1482 dodici emendamenti e sull’oggetto 1483 un emendamento. In più ci sono due ordini del giorno.
Sull’oggetto 1482 ci sono nove emendamenti del consigliere Favia, uno del consigliere Defranceschi, uno dell’assessore Mezzetti e uno del consigliere Manfredini, Corradi ed altri.
Sull’oggetto 1483 vi sono l’emendamento del consigliere Filippi, l’ordine del giorno della consigliera Noè e un ordine del giorno dei consiglieri Manfredini, Bernardini, Cavalli ed altri.
A questo punto aggiorniamo i lavori alle ore 15.
La seduta è tolta.
La seduta ha termine alle ore 12,51
ALLEGATO
Partecipanti alla seduta
Numero consiglieri assegnati alla Regione: 50
Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Carlo LUSENTI e Teresa MARZOCCHI.
Enrico AIMI, Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Thomas CASADEI, Stefano CAVALLI, Maurizio CEVENINI, Roberto CORRADI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Fabio FILIPPI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Sandro MANDINI, Mauro MANFREDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Silvia NOÈ, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Roberto PIVA, Andrea POLLASTRI, Matteo RICHETTI, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Alberto VECCHI, Luciano VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI, Damiano ZOFFOLI.
Hanno partecipato alla seduta:
il presidente della Giunta Vasco ERRANI;
il sottosegretario alla Presidenza Alfredo BERTELLI;
gli assessori: Patrizio BIANCHI, Donatella BORTOLAZZI, Sabrina FREDA, Paola GAZZOLO, Maurizio MELUCCI, Massimo MEZZETTI, Gian Carlo MUZZARELLI, Alfredo PERI, Tiberio RABBONI, Simonetta SALIERA.
I PRESIDENTI
I SEGRETARI
Mandini - Richetti
Cevenini - Corradi
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