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81.
SEDUTA DI LUNEDÌ 23 APRILE 2012
(ANTIMERIDIANA)
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
INDICE
Comunicazione prescritta dall'art. 68 del Regolamento interno
PRESIDENTE (Richetti)
Annuncio di risoluzione, interrogazioni e risposte scritte ad interrogazioni (art. 68 Regolamento interno)
PRESIDENTE (Richetti)
SESSIONE COMUNITARIA
OGGETTO 2466
Relazione per la sessione comunitaria dell'Assemblea legislativa per l'anno 2012, ai sensi dell'art. 5 della L.R. n. 16/2008
OGGETTO 2615
Risoluzione proposta dal Presidente Lombardi, su mandato della I Commissione, recante: "Sessione comunitaria 2012. Indirizzi relativi alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla fase ascendente e discendente del diritto dell'Unione Europea"
(Discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Richetti)
LOMBARDI, relatore
MANFREDINI (Lega Nord)
VECCHI Luciano (PD)
VILLANI (PDL)
NOÈ (UDC)
DONINI (Fed. della Sinistra)
FAVIA (Mov 5 Stelle)
ERRANI, presidente della Giunta
PITTELLA, vicepresidente del Parlamento europeo
Annuncio di interrogazioni e di risoluzione (art. 69 Regolamento interno)
PRESIDENTE (Richetti)
Allegato
Partecipanti alla seduta
Allegato A
Atti esaminati nel corso della seduta
Allegato B
Risoluzioni e interrogazioni annunciate
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RICHETTI
La seduta ha inizio alle ore 10,26
PRESIDENTE (Richetti): Dichiaro aperta la ottantunesima seduta della IX legislatura dell'Assemblea legislativa.
Diamo comunicazione dell’assenza della consigliera Meo, che non sarà presente ai lavori di oggi, così come il consigliere Naldi. È giustificato per l’assenza anche il consigliere Riva, che è stato colpito da un grave lutto familiare.
Diamo inoltre comunicazione delle assenze degli assessori Bianchi e Bortolazzi, che si giustificano per i lavori della seduta odierna.
Comunicazione prescritta dall'art. 68 del Regolamento interno
PRESIDENTE (Richetti): Nel periodo trascorso dall'ultima tornata delle sedute assembleari sono stati presentati i seguenti progetti di legge:
2617 - Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: "Disposizioni per la bonifica" (delibera di Giunta n. 432 del 16 04 12).
2618 - Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: "Partecipazione della Regione Emilia-Romagna all’Associazione Rete politecnica regionale" (delibera di Giunta n. 435 del 16 04 12).
Annuncio di risoluzione, interrogazioni e risposte scritte ad interrogazioni
PRESIDENTE (Richetti): Comunico che sono pervenuti alla Presidenza i sottonotati documenti:
Risoluzione
2633 - Risoluzione proposta dal consigliere Corradi per impegnare la Giunta ad attivare un numero verde per il sostegno e la presa in carico delle persone, in particolare piccoli imprenditori, in gravi difficoltà a causa della crisi, al fine di informare e supportare detti soggetti nei rapporti con la Pubblica Amministrazione, Equitalia, banche e servizi sociali, attivando inoltre servizi di assistenza psicologica nelle ASL.
Interrogazioni
2624 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa la chiusura della Scuola dell'Infanzia nella frazione di Riola Ponte, nel Comune di Grizzana Morandi (BO).
2625 - Interrogazione del consigliere Bignami, di attualità a risposta immediata in Aula, circa le azioni poste in essere relativamente al progetto relativo allo "Studio della efficacia e della sicurezza del trattamento con angioplastica venosa sui pazienti affetti da sclerosi multipla".
2626 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la situazione relativa all'azienda BredaMenarinibus.
2627 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa il rispetto delle tradizioni e delle radici cristiane, con particolare riferimento alla benedizione pasquale nelle scuole e negli edifici pubblici.
2628 - Interrogazione del consigliere Bazzoni, a risposta scritta, circa la collaborazione con le Associazioni degli utenti per la redazione del programma attuativo per l'assistenza domiciliare ai malati di sclerosi laterale amiotrofica (SLA).
2629 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa la predisposizione, da parte dell'ASL di Piacenza, di una struttura destinata all'attività libero-professionale "intramoenia".
2630 - Interrogazione del consigliere Bazzoni, a risposta scritta, circa le tariffe relative agli esami TAC PET svolti da strutture convenzionate con l'AUSL di Ravenna.
2631 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, circa i provvedimenti, i dati e gli esami relativi all'inquinamento da combustione di biomasse e da ozono, e le azioni da porre in essere per ridurlo.
2632 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa il trasferimento del reparto di Otorinolaringoiatria dell'ASL di Imola.
2634 - Interrogazione del consigliere Favia, a risposta scritta, circa le procedure relative alla locazione, da parte dell'AUSL di Piacenza, di spazi esterni per lo svolgimento di attività intramoenia.
(I relativi testi sono riportati nell'allegato B al resoconto integrale della seduta odierna)
È stata data risposta scritta alle interrogazioni oggetti nn.:
2322 - Interrogazione dei consiglieri Zoffoli e Pagani, a risposta scritta, circa l'ipotesi di un ridimensionamento dell'assistenza pediatrica di base previsto nelle bozze del nuovo patto per la salute 2013-2015.
2334 - Interrogazione della consigliera Donini, a risposta scritta, circa i tempi di attesa per lo svolgimento di densitometrie ossee, con particolare riferimento alla Provincia di Ferrara.
2336 - Interrogazione del consigliere Lombardi, a risposta scritta, circa l'insediamento di un impianto di lavorazione e recupero di biomasse in zona Casarola a San Clemente (RN).
2375 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa l'accordo di programma siglato dal Comune di San Giorgio di Piano (BO) per la costruzione di una scuola elementare e di una caserma.
2392 - Interrogazione del consigliere Bazzoni, a risposta scritta, circa la redazione del Piano Attuativo locale riguardante la sanità, con particolare riferimento alla situazione esistente a Faenza (RA).
2410 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa la compartecipazione degli utenti disabili e delle loro famiglie alle spese relative ai servizi socio-riabilitativi.
2413 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa il servizio di supporto psicologico alle pazienti del reparto di Senologia dell'Ospedale di Piacenza.
2425 - Interrogazione del consigliere Bartolini, a risposta scritta, circa la compartecipazione dei disabili ai costi dei servizi socio-sanitari, con particolare riferimento alle indicazioni proposte dall'ANFFAS e da altre associazioni.
2441 - Interrogazione del consigliere Villani, a risposta scritta, circa il funzionamento dell'apparecchiatura ecografica presso l'ambulatorio di endocrinologia dell'AUSL di Parma in Via Pintor.
SESSIONE COMUNITARIA
OGGETTO 2466
Relazione per la sessione comunitaria dell'Assemblea legislativa per l'anno 2012, ai sensi dell'art. 5 della L.R. n. 16/2008
OGGETTO 2615
Risoluzione proposta dal Presidente Lombardi, su mandato della I Commissione, recante: "Sessione comunitaria 2012. Indirizzi relativi alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla fase ascendente e discendente del diritto dell’Unione Europea" (Discussione e approvazione)
PRESIDENTE (Richetti): Possiamo procedere con lo svolgimento dell’ordine del giorno che per i lavori di oggi prevede, in sede esclusiva, la sessione comunitaria.
Chiamo gli oggetti 2466 "Relazione per la sessione comunitaria dell'Assemblea legislativa per l'anno 2012, ai sensi dell'art. 5 della L.R. n. 16/2008" e 2615 "Risoluzione proposta dal Presidente Lombardi, su mandato della I Commissione, recante: "Sessione comunitaria 2012. Indirizzi relativi alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla fase ascendente e discendente del diritto dell’Unione Europea".
Prima di dare la parola al presidente Lombardi, relatore di questa parte di sessione, desidero ricordarvi che i due oggetti vanno in trattazione congiunta e in discussione unica comprendente le dichiarazioni di voto.
La Conferenza dei Capigruppo ha determinato in sette minuti il tempo per l’intervento a disposizione per ogni Gruppo. Concluderà la discussione generale il Presidente Errani. Infine, il Vicepresidente del Parlamento europeo, Gianni Pittella, che ha accettato il nostro invito, chiuderà nella maniera più autorevole possibile la nostra sessione comunitaria e di conseguenza i nostri lavori.
Desidero ringraziare tutti voi, i numerosi intervenuti, tra l’altro in un momento per la nostra Assemblea di grande importanza.
A nome di tutta l’Assemblea legislativa rivolgo un caloroso benvenuto al Vicepresidente Gianni Pittella e mi sento di esprimere un doveroso ringraziamento anche al Presidente della I Commissione, all’Ufficio di Presidenza, per la conduzione dei lavori fin qui svolta.
È una sessione comunitaria che ha definito in modo nuovo le modalità di coinvolgimento dei diversi stakeholders, dei diversi soggetti portatori di interessi. Rivolgo un ringraziamento anche per la piena sintonia con cui hanno lavorato in relazione all’Ufficio di Presidenza.
Sessione comunitaria, fase ascendente e discendente appaiono termini tecnici, per i più poco comprensibili, a volte, ma riconducibili ad un obiettivo ambizioso, non sempre semplice ma chiaro: incidere realmente, come Parlamento regionale, sulle decisioni europee, partecipare alla definizione delle politiche e delle strategie generali.
I sistemi regionali - questa è la nostra convinzione - debbono potere e sapere partecipare al sistema decisionale europeo in modo più incisivo.
Siamo ormai abituati - e alcuni forse addirittura ossessionati - a sentirci dire "l’Europa ci chiede", "l’Europa dispone". Ebbene, questa è l’occasione, secondo noi, per cominciare a dire anche cosa noi chiediamo e cosa ci aspettiamo dall’Europa. Dobbiamo sapere e sentire nel nostro vissuto quotidiano che l’Europa non è un’entità estranea ed astratta, ma è necessario, come Assemblea regionale, inserire con sempre più coscienza e consapevolezza attivamente nei processi decisionali, rendere concreta la sussidiarietà e attuare il diritto europeo, affinché i provvedimenti non siano calati dall’alto, ma mediati dalle istanze delle comunità che noi rappresentiamo.
L’Assemblea regionale lavora da anni a questo scopo; i meccanismi e le procedure sono stati sperimentati e funzionano. In questo senso, un ringraziamento non formale va alle persone, ai collaboratori, ai servizi dell’Assemblea che di questo si occupano, e lo fanno con grande serietà e competenza.
Di conseguenza resta da fare per noi il salto definitivo che implica sempre maggiore consapevolezza politica, un rafforzamento delle strutture tecniche che la supportano, ma soprattutto un collegamento reale e costante con il "mondo esterno": Enti locali, cittadini, imprese e associazioni devono essere il nostro riferimento.
L’Assemblea può e deve diventare la loro voce in Europa, essere in grado di fare la "sintesi" delle richieste e delle esigenze del territorio, e trasferire alla Giunta regionale questo patrimonio di indirizzi, informazioni e bisogni.
Il quadro generale è in forte evoluzione; molte Regioni si sono attrezzate e altre lo stanno facendo. A livello europeo, nazionale e regionale, sono molti i soggetti ad inserirsi attivamente nei processi decisionali, valutare la sussidiarietà ed attuare il diritto europeo.
Adesso però è il momento della chiarezza; tutti questi impulsi devono essere riordinati e trovare la loro esatta collocazione nel quadro definito dalla nostra Costituzione e dal Trattato di Lisbona. Non tutti possono fare tutto; se si vuole realmente incidere in Europa i ruoli devono essere chiari e gli obiettivi definiti. Quello che bisogna costruire adesso è un sistema efficace nell’interesse del nostro Paese.
Serve un ripensamento profondo del sistema istituzionale e del regionalismo, che deve da una parte recuperare maggiore rappresentanza nella partecipazione dei cittadini, e dall’altra essere la porta di accesso all’Europa, intervenendo nei processi decisionali, non solo in fase consultiva.
Noi, colleghi, siamo qui per svolgere pienamente il nostro ruolo di Parlamento regionale. Questo è il nostro impegno e il nostro obiettivo.
Bisogna che anche l’Europa faccia fino in fondo il suo, di compiti e di ruoli. Non ci può essere funzionalità e corrispondenza se dall’altra parte c'è un’interlocuzione difficile, che a volte rischia di essere percepita come fumosa.
In questo senso guardiamo con grande attenzione alle prospettive di collaborazione tra i diversi livelli parlamentari che il Trattato di Lisbona offre, laddove riconosce esplicitamente, per la prima volta, il ruolo delle Assemblee regionali nel processo decisionale europeo.
In questo senso, voler diventare ambiziosamente - lo dico con grande chiarezza - una porta d’accesso all’Europa, alle sue opportunità e alle sue prerogative è una scelta che tenta un po’ di ribaltare anche la logica, il sentimento, la concezione con cui oggi si guarda a livello comunitario, e vuole essere un cambio di prospettiva che fa passare dall’essere una scelta a volte un po’ imposta a un’opportunità che dobbiamo saper cogliere con tutti i mezzi a nostra disposizione.
Questo è il senso del dibattito, della discussione e dei provvedimenti che oggi assumiamo.
Ringrazio il Presidente Errani, la Giunta, che anche attivamente e fattivamente, nel rapporto con la Commissione, ha supportato questo processo. Ringrazio ancora - e non solo formalmente - il Vicepresidente Pittella, perché è per noi un grande onore poter concludere questa discussione con il suo intervento.
Apriamo formalmente la nostra discussione, dando la parola al relatore, consigliere Marco Lombardi, per la relazione.
LOMBARDI, relatore: Grazie, presidente.
Presidente Pittella, illustri invitati, egregi colleghi, dopo gli anni pioneristici della prima introduzione all’interno dell’ordinamento regionale e quelli dell’affinamento della procedura, siamo oggi giunti alla fase della compiuta maturità della nostra sessione comunitaria.
Maturità piena senz’altro raggiunta dalle nostre strutture tecniche, sia della Giunta che dell’Assemblea legislativa, maturità buona, patrimonio comune di noi consiglieri, maturità sufficiente ma ancora da migliorare per quanto attiene alla società civile emiliano-romagnola a cui dobbiamo far comprendere con ancora più decisione il ruolo della Regione nel processo di formazione del diritto europeo.
L’enfasi che abbiamo voluto dare a questa sessione "solenne" va esattamente in questa direzione.
La crisi e gli stringenti impegni economici a cui l’Europa ci richiama corrono il rischio di far percepire ai cittadini solo gli aspetti negativi dell’Unione, e se a ciò aggiungiamo che spesso le direttive o le raccomandazioni europee sembrano calate in maniera incomprensibile sul nostro Paese e sulla nostra Regione, è facilmente comprensibile come il processo di integrazione europea, che è l’unica prospettiva praticabile per uscire dalla crisi e sostenere la ripresa, possa trovare resistenze ingiustificate ma assolutamente plausibili.
Tutto il procedimento di adeguamento dell’ordinamento regionale a quello europeo e di partecipazione alla fase ascendente della formazione del diritto europeo, che parte e si perfeziona nella sessione comunitaria, mira a combattere queste resistenze.
Ecco perché abbiamo dedicato particolare attenzione nel focalizzare, all’interno del Programma della Commissione europea, alcuni precisi argomenti di competenza regionale e di particolare interesse per la nostra comunità locale.
Ecco perché abbiamo dedicato particolare attenzione al coinvolgimento più ampio possibile di portatori di interessi rappresentati da associazioni, da comitati ma anche da semplici cittadini.
Ovviamente non è stato facile, e molto dobbiamo ancora fare per far comprendere ai nostri interlocutori che su determinati argomenti la Regione Emilia-Romagna può contribuire in maniera fattiva alla formazione della posizione del Governo italiano nei negoziati con l’Unione europea; né è stato semplice convincere gli stakeholders che in alcune materie possiamo essere degli interlocutori più vicini, più attenti, più sensibili ed al fine più efficaci di altri livelli istituzionalmente sovraordinati.
Doverosamente segnalate criticità e dubbi, va però qui affermato con legittimo orgoglio che molto abbiamo fatto ed in varie occasioni le osservazioni provenienti da questa Regione hanno contribuito a formare la posizione dell’Italia su vari argomenti.
Questi evidenti risultati e l’impegno che abbiamo messo nell’incentivare la partecipazione dei cittadini al procedimento, hanno consentito di costruire la sessione comunitaria 2012 per la prima volta nei tempi previsti dall’articolo 5 della legge regionale n. 16 del 2008, con una solennità istituzionale che ne denota l’importanza e con una pubblicità certamente utile all’affermarsi di un’immagine di Europa più vicina ai cittadini e più capace di dare risposte ai loro bisogni ed alle loro aspirazioni.
Il panorama italiano ed europeo rappresenta un contesto in evidente evoluzione. Sono infatti già sedici le Regioni italiane che hanno stabilito con legge il proprio modello organizzativo, i rapporti tra la Giunta e l’Assemblea, gli strumenti per esercitare la funzione di indirizzo e di controllo, oltre a quella legislativa, per il caso di adeguamento dell’ordinamento regionale agli obblighi derivanti dall’appartenenza all’Unione europea.
Anche sul piano concreto, nel corso dell’anno 2011 si è assistito a un interesse sempre maggiore delle Regioni alla partecipazione al processo decisionale europeo, impegno non estraneo all’avvio dei negoziati relativi al nuovo periodo di programmazione finanziaria 2014-2020, e l’introduzione dei nuovi strumenti di governance economica nell’ambito del cosiddetto semestre europeo.
Inoltre, nel 2011, le Assemblee regionali hanno proseguito nella reciproca collaborazione presso la Conferenza dei Presidenti che svolge attività di coordinamento tra le Commissioni consiliari competenti in materia europea, con lo scopo di favorire, anche in questo contesto, lo scambio di buone pratiche e di informazioni con le altre Assemblee regionali.
Con la stessa finalità, inoltre, l’Assemblea prosegue a fornire il proprio contributo ai lavori consultivi del Comitato delle Regioni nell’ambito della Rete per il monitoraggio della Sussidiarietà.
La prassi ha inoltre dimostrato come il raccordo tra Giunta e Assemblea sia ormai diventato un elemento cruciale del buon funzionamento del sistema. Solo curando fin dall’inizio lo scambio continuo di informazioni tra l’uno e l’altro organo regionale è possibile apportare un contributo utile, intervenendo a rafforzamento della posizione unitaria e puntando concretamente al raggiungimento del risultato voluto.
A questo fine, in attuazione dell’Intesa assunta tra la Giunta e l’Assemblea nel 2010, ed in ossequio a precisi orientamenti europei, si sta lavorando alla predisposizione di un’apposita sezione del sito internet dell’Assemblea legislativa accessibile al pubblico, che costituirà il punto di raccolta unitario delle informazioni sulle attività di partecipazione regionale alla fase ascendente.
L’ultimo elemento su cui soffermarsi rispetto agli sviluppi più recenti del sistema riguarda l’attenzione verso l’opinione dei portatori di interessi del nostro territorio sui temi che la Commissione europea ha posto al centro della propria agenda legislativa, per i quali si è chiesto di segnalare priorità e possibili impatti, nell’ambito di un’apposita audizione svolta dalla I Commissione in funzione preparatoria dell’esame del programma legislativo e di lavoro della Commissione europea oggetto della sessione.
Ulteriori elementi di riflessione sono stati acquisiti, infine, lo scorso 12 aprile in occasione di un incontro dell’Ufficio di Presidenza della I Commissione con i docenti di diritto dell’Unione europea delle Università degli Studi presenti nella Regione Emilia-Romagna.
Come detto, nell’ambito delle attività preparatorie della sessione comunitaria 2012, il 20 febbraio si è svolta in I Commissione l’audizione degli stakeholders, strumento di partecipazione previsto dalla legge regionale n. 16 del 2008 e introdotto su impulso della VI Commissione nell’ambito dei lavori della sessione 2011, che ha consentito ai legittimi portatori di interessi di fare osservazioni rispetto all’individuazione da parte della Regione delle priorità più significative nell’ambito del programma di lavoro della Commissione europea per il 2012.
Anche in questo caso si è puntato sull’operatività, quindi per facilitare i partecipanti è stata preventivamente inviata una scheda di supporto contenente una selezione del tutto indicativa delle iniziative rientranti nella competenza legislativa regionale ritenute di maggior impatto per il sistema regionale.
Erano presenti alla seduta, tra gli altri, rappresentanti di Enti locali, Università, APT, Coldiretti, Confservizi, Confcooperative Emilia-Romagna, Unione Nazionale Consumatori.
In particolare, l’ANCI Emilia-Romagna si è soffermata sull’iniziativa relativa all’Agenda digitale europea, suggerendo di rendere l’Agenda digitale locale uno strumento cogente per l’Unione dei Comuni, e sulla proposta della Commissione europea relativa all’efficienza energetica, auspicando un maggior utilizzo presso le amministrazioni pubbliche dei contratti a rendimento energetico garantito.
Confcooperative Emilia-Romagna ha mostrato interesse per le iniziative della Commissione europea relative all’attività di promozione ed informazione per i prodotti agricoli e alle iniziative che potrebbero influire sulle politiche regionali di internazionalizzazione delle imprese, contribuendo a rimuovere gli ostacoli di accesso al mercato per gli esportatori e investitori europei nei Paesi terzi, soprattutto nel settore agroalimentare. Inoltre, considerata l’importanza dell’imprenditoria sociale per il tessuto produttivo regionale, Confcooperative ha sottolineato l’opportunità di monitorare le iniziative che dovrebbero dare seguito alla Comunicazione della Commissione europea sull’imprenditoria sociale presentata nel corso del 2011, rilevando la mancanza di un riferimento esplicito nel programma di lavoro della Commissione europea 2012 agli impegni previsti nella citata comunicazione.
Di questi suggerimenti si tiene conto fin d’ora, in quanto riferiti ad iniziative dell’Unione europea di interesse per il territorio emiliano-romagnolo, per prendere parte attivamente alle decisioni legislative europee che sono ad esse conseguenti.
Prima di entrare nel merito di questa sessione comunitaria, ritengo opportuno rammentare i primi risultati concreti già raggiunti. Nella IX legislatura la partecipazione alla fase ascendente dell’Assemblea regionale ha avuto un evidente salto di qualità, dimostrando nei fatti che è possibile incidere sulla formazione degli atti dell’Unione europea e partecipare alla definizione delle politiche europee già al momento della definizione delle strategie generali.
In questo senso è stata fondamentale l’attività che ha dato seguito agli indirizzi formulati nel corso delle ultime due Sessioni comunitarie 2010 e 2011. Le iniziative segnalate nella sessione 2010 sono state per la maggior parte Comunicazioni della Commissione europea che delineavano la strategia di azione che l’Unione europea si proponeva adottare in futuro nei vari settori, nel quadro della più generale strategia cosiddetta «Europa 2020» e della sua attuazione attraverso le Iniziative faro.
Si ricorda in questa sede la formulazione di osservazioni su iniziative come: l’Unione dell'innovazione; Youth on the Move; il Libro bianco verso uno spazio unico europeo dei trasporti; La PAC verso il 2020; Il ruolo della protezione civile e dell’assistenza umanitaria; Sviluppare la dimensione europea dello sport; Strategia per la parità tra donne e uomini 2010-2015; Legiferare con intelligenza nell'Unione europea. Su tutte queste Iniziative "strategiche" sono state formulate e inoltrate al Governo osservazioni a sensi della legge n. 11/2005.
A seguito degli indirizzi della sessione comunitaria 2011 le attività dell’Assemblea sono passate dalla valutazione delle macro-strategie all’analisi degli atti legislativi europei di attuazione delle stesse, con l’attivazione degli strumenti e delle procedure che regolano la partecipazione alla formazione del diritto europeo della nostra Regione. Ad esempio, la Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sull’efficienza energetica è stata la prima proposta di atto legislativo sulla quale contemporaneamente è stata effettuata l’analisi di merito con le osservazioni trasmesse al Governo e, in quanto atto legislativo, è stata effettuata anche la verifica del rispetto del principio di sussidiarietà e proporzionalità, applicando per la prima volta il Protocollo n. 2 sull’applicazione dei princìpi di sussidiarietà e proporzionalità allegato al Trattato di Lisbona, in ossequio al cosiddetto early warning system.
Alcune delle osservazioni contenute nella Risoluzione della I Commissione oggetto n. 1660 del 2011, sono state recepite dalla 14a Commissione del Senato e sono poi confluite nella Risoluzione finale adottata dalla 10a Commissione del Senato del 14 dicembre 2011.
Nell’ottobre del 2011 la Commissione europea ha presentato il pacchetto di misure sulla nuova Politica agricola comune, sulle quali la Commissione I ha approvato la Risoluzione oggetto n. 2006 del 2011. Anche in questo caso è stata effettuata la valutazione di merito e la verifica del rispetto del principio di sussidiarietà e proporzionalità, e anche in questo caso alcune delle osservazioni contenute nella Risoluzione della I Commissione sono state recepite dalla 14a Commissione del Senato in sede di analisi delle proposte di regolamento. In particolare, è stata ripresa la valutazione sulle previsioni delle proposte di regolamento che escludono dal cosiddetto greening le colture arboree, di cui la Regione contesta l’eccessiva rigidità e la reale efficacia in termini di tutela dell’ambiente, sottolineando, viceversa, il rischio di penalizzare fortemente i Paesi dell’area mediterranea.
Sempre nell’ottobre del 2011 la Commissione europea ha presentato un altro importantissimo pacchetto di misure sulla nuova Politica di coesione sulle quali la Commissione I ha approvato la Risoluzione oggetto n. 2050 del 2011, effettuando anche in questo caso la valutazione di merito e la verifica del rispetto del principio di sussidiarietà e proporzionalità. La 14a Commissione del Senato, nel parere dell’1 febbraio 2011, ha recepito alcune delle istanze contenute nella nostra Risoluzione, soffermandosi in particolare sulla valutazione della cosiddetta "macrocondizionalità economica" che, non attenendo di per sé alle regole di gestione e spesa efficiente delle risorse, ma a questioni che regolano i rapporti tra Stati membri, non può essere una variabile imputabile alle Regioni, che rischiano tuttavia di restarne penalizzate indipendentemente dalla loro "virtuosità".
Si consideri infine che la sola Assemblea della Regione Emilia-Romagna tra il 2010 e il 2011 ha trasmesso al Governo, per il tramite della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee, un totale di 19 Risoluzioni su altrettanti atti e proposte legislative europee.
Venendo ora alla sessione comunitaria 2012, per avere un quadro complessivo del procedimento gioverà ricordare che lo scorso anno l’Assemblea legislativa concluse i lavori della sessione comunitaria 2011 approvando gli indirizzi relativi alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla fase ascendente e discendente del diritto dell’Unione europea.
Nel corso dell’anno, a seguito della ricezione formale delle iniziative e delle proposte legislative indicate nella sessione, è stata valutata l’opportunità di formulare osservazioni al Governo e di procedere al controllo della sussidiarietà ai sensi del Protocollo n. 2 allegato al Trattato di Lisbona, da inviare direttamente al Parlamento, in riferimento a molteplici atti segnalati.
In applicazione dell’articolo 38 del Regolamento interno, su questi atti la I Commissione assembleare ha acquisito il parere delle competenti Commissioni ed approvato la Risoluzione da inviare al Governo, alla Camera e al Senato. Dando seguito all’impegno assunto nella sessione 2011, le stesse Risoluzioni sono state inviate inoltre anche al Parlamento europeo, al Comitato delle Regioni, anche tramite il Network Sussidiarietà, ed alle altre Assemblee legislative regionali italiane ed europee, al fine di favorire la massima circolazione delle informazioni sia orizzontale che verticale, la collaborazione, il confronto, lo scambio di buone pratiche per intervenire precocemente nel processo decisionale europeo.
Quanto alla partecipazione alla fase discendente, la Risoluzione approvata nella sessione 2011, individuava il contenuto minimo per la eventuale legge comunitaria regionale 2012 nelle disposizioni per il recepimento regionale della direttiva 2006/123/CE (cd. "Direttiva Servizi"), ai fini dell’ulteriore avanzamento del percorso di adeguamento dell’ordinamento regionale, e della direttiva 2011/24/UE, concernente l’applicazione dei diritti dei pazienti relativi all’assistenza sanitaria transfrontaliera, relativamente agli aspetti di competenza regionale.
A questo proposito, il rapporto conoscitivo della Giunta ha precisato come il quadro normativo a livello nazionale sia al momento ancora in evoluzione e pertanto, per nessuna delle due direttive, si sia ritenuto opportuno intervenire quest’anno con lo strumento della legge comunitaria regionale, in quanto le eventuali norme così introdotte avrebbero potuto successivamente richiedere un’ulteriore revisione a seguito degli interventi statali.
Un ultimo punto riguarda il seguito dato dalla Giunta all’impegno a corredare i provvedimenti regionali che intervengono in settori interessati da atti e iniziative dell’Unione europea, dei riferimenti utili a ricondurre tali interventi agli atti legislativi vincolanti dell’Unione europea, alle strategie, alle indicazioni generali contenute nelle Comunicazioni della Commissione europea, così da garantire maggiore continuità ai lavori delle Commissioni assembleari.
Tale impegno ha trovato attuazione in occasione della presentazione da parte della Giunta regionale del Progetto di legge di riforma della procedura di valutazione dell'impatto ambientale e del nuovo Piano regionale integrato dei Trasporti.
Nel corso del 2011 i lavori delle Commissioni assembleari e l’approfondimento circa le possibili iniziative dell’Unione europea di interesse per la Regione hanno evidenziato alcuni temi generali di particolare rilievo ed impatto concreto sulle politiche della Regione. In particolare: le prospettive dei negoziati attualmente in corso sulla politica di coesione e sulla PAC per il periodo 2014-2020, il Patto di stabilità, le politiche in materia di turismo e gli aspetti connessi alla disciplina delle concessioni demaniali per finalità turistico-ricreative, la partecipazione dei cittadini, la parità di genere.
La nuova Politica di coesione è un tema di enorme rilievo per tutte le Regioni italiane. I negoziati tra lo Stato italiano e l’Unione europea si stanno muovendo su due direttrici fondamentali: il compromesso finanziario che determinerà l’esatto ammontare delle risorse a diposizione degli Stati membri, e quindi delle Regioni, e la conclusione del processo legislativo di approvazione delle proposte di regolamento che ridefiniranno il quadro giuridico e procedimentale nel nuovo periodo di programmazione 2014-2020.
La Politica di coesione, in un momento di crisi economica e di politiche di risanamento dei bilanci da parte degli Stati membri, deve rappresentare un’occasione irrinunciabile di investimento in crescita e sviluppo. Con l’approvazione della Risoluzione oggetto n. 2050/2011 la nostra Assemblea ha evidenziato le principali criticità collegate al pacchetto di misure presentate dalla Commissione europea, ribadite dalla Giunta regionale nei vari contesti di confronto con le altre Regioni, con il Governo e con l’Unione europea.
Quanto alla nuova Politica agricola comune (PAC), è emersa l’importanza di continuare a monitorare il negoziato, tutt’ora in corso, sulle proposte legislative presentate dalla Commissione europea nel 2011, e di intervenire, con tutti gli strumenti a disposizione della Regione, per superare le criticità sottolineate dall’Assemblea nella Risoluzione oggetto n. 2006/2011.
Particolare attenzione va posta al superamento di alcune previsioni che, se mantenute nelle versioni definitive dei Regolamenti sulla PAC, penalizzeranno fortemente il sistema agricolo dell’Italia in generale e, a cascata, quello del nostro territorio. Tra le tante questioni sollevate e ancora oggetto di negoziato con l’Unione europea, si sottolinea l’importanza di una definizione appropriata, all’interno del nuovo quadro finanziario pluriennale, dell’ammontare delle risorse da destinare alla nuova PAC, nonché la scelta, da parte della Commissione europea, del parametro della superficie quale unico criterio previsto per l’effettuazione dei pagamenti diretti, che penalizzerebbe fortemente quelle realtà agricole che, come la nostra, hanno puntato sulla valorizzazione della qualità dei prodotti e dei processi di produzione.
Fondamentale per le politiche di crescita dell’Unione europea rimane la revisione del Patto di stabilità. Oggi esso, anziché mettere a disposizione risorse per la crescita, rappresenta una forte criticità che penalizza le imprese, l’occupazione e lo sviluppo.
Il turismo, recentemente entrato a pieno titolo tra le competenze dell’Unione europea, è stato un tema di particolare interesse nell’ambito dei lavori delle Commissioni, sollecitato dalla prossima presentazione da parte della Commissione europea di un’iniziativa legislativa che istituirà il "marchio europeo del turismo". Dai lavori è emersa l’importanza di inserire la politica del turismo nell’ambito degli obiettivi di coesione sociale, economica e territoriale, e la richiesta che, ai diversi livelli istituzionali, si presti particolare attenzione alle diverse possibilità di sostegno al settore turistico da parte di tutti i fondi europei, tenuto conto dei negoziati attualmente in corso e in vista dei prossimi Programmi operativi regionali.
Rispetto all’iniziativa legislativa che la Commissione europea ha preannunciato in materia di turismo, ci si è soffermati sulla stretta connessione con il tema oggetto del Pacchetto "Occupazione", cogliendo l’occasione della sessione comunitaria dell’Assemblea legislativa per segnalare che le iniziative europee in materia di turismo dovranno perseguire l’obiettivo di sostegno e promozione delle peculiarità territoriali dell’offerta turistica in Europa. A questo proposito è stata sottolineata l’esigenza di mantenere viva l’attenzione sul tema delle concessioni demaniali a finalità turistico-ricreative, affinché la disciplina attualmente in via di formazione, nel rispetto dei princìpi di concorrenza e libera prestazione dei servizi, costituisca l’occasione per individuare gli spazi per definire, valorizzare e promuovere le eccellenze del tutto peculiari della nostra offerta turistica a livello regionale.
Sul principio generale della partecipazione, enunciato dalla legge regionale n. 16 del 2008, in riferimento alle procedure da questa disciplinate, sono emerse indicazioni di ulteriore avanzamento rispetto alle precedenti Sessioni comunitarie. La sessione di quest’anno ha dato seguito all’indirizzo emerso dai lavori della scorsa sessione, ed è stata preceduta dall’audizione degli stakeholders e dal confronto con i docenti dell’Università della nostra regione.
La sfida che ci attende è quella di proseguire nel coinvolgere sempre di più la società civile, i cittadini, le imprese del nostro territorio all’interno di questo processo, individuando modalità e strumenti per ampliarne la partecipazione anche successivamente alla chiusura della sessione comunitaria dell’Assemblea, in particolar modo in occasione dell’esame di singole proposte e iniziative presentate dalla Commissione europea ai fini della partecipazione regionale alla fase ascendente.
È già iniziata un'opera di sensibilizzazione affinché le Commissioni competenti attivino procedure di consultazione del pubblico sui temi oggetto di interesse per la Regione, così da individuare la posizione regionale anche sulla base delle esigenze segnalate dai soggetti interessati.
A tal proposito va ricordato che la dottrina interessata al diritto europeo è concorde nell’individuare proprio il livello regionale come quello più adatto - più dei Comuni e più dello Stato - a questo tipo di confronto con la società civile.
In questo ambito, inoltre, si inserisce un'importante novità per tutti i cittadini europei, cui è bene dare rilievo proprio in occasione della sessione comunitaria. Il 1 aprile di quest'anno è entrato in vigore il Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sull'iniziativa legislativa dei cittadini europei, uno strumento introdotto dal Trattato di Lisbona, volto a rafforzare la cittadinanza e il funzionamento democratico dell'Unione.
In applicazione del Regolamento, i cittadini europei potranno presentare una proposta legislativa all'Unione europea nelle materie di competenza, e sarà la Commissione europea a darvi seguito in quanto titolare dell'iniziativa legislativa. I cittadini dovranno però essere informati dell'esistenza di questo strumento, sapere in cosa consista e come funzioni concretamente la procedura.
L’Assemblea regionale, che già nel 2009 si era attivamente interessata a questo strumento, prendendo parte al processo decisionale in fase ascendente, potrebbe ora svolgere un ruolo importante di comunicazione e di informazione verso i cittadini. Uno spazio autonomo va dedicato al tema della parità, alla luce del quale è stato condotto l'esame del programma di lavoro della Commissione europea da parte della Commissione assembleare.
In conclusione, al termine di questa mia relazione sento il dovere e il piacere di ringraziare il Vicepresidente Pittella per la sua disponibilità, che ci ha permesso di rendere plasticamente visibile la solennità che volevamo dare a questa sessione, non per un'anacronistica e inutile autocelebrazione, ma per comunicare nella maniera migliore possibile al di fuori di quest'Aula ciò che stiamo facendo nell'interesse dei cittadini emiliano-romagnoli.
A tal proposito, seppure in modo irrituale, mi rivolgo agli organi di informazione, perché ci aiutino a diffondere in maniera appropriata ed efficace questi nostri lavori, per inserirli a pieno titolo nel tessuto sociale ed economico della nostra Regione.
In conclusione, mi sembra di poter affermare con legittimo orgoglio istituzionale - istituzionale perché in questa affermazione accomuno ovviamente chi mi ha preceduto alla Presidenza della I Commissione, l'attuale Vicepresidente Vecchi, che ha messo a disposizione la sua preziosa esperienza al Parlamento europeo, tutti i membri della Commissione, l'intera Assemblea legislativa e soprattutto le strutture tecniche - che assieme abbiamo svolto un buon lavoro, tecnicamente utile alla nostra comunità e culturalmente utile alla crescita di quel sentimento europeista, tanto necessario all'affermazione di quell'Europa dei popoli che tutti auspichiamo.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Lombardi, per la relazione ricca ed esaustiva.
Dichiaro aperta la discussione generale comprensiva anche delle dichiarazioni di voto, come anticipato all'inizio. Invito tutti i Gruppi a segnalare la propria volontà di intervenire.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Manfredini per il Gruppo Lega Nord. Ne ha facoltà.
MANFREDINI: Grazie, presidente. Mi unisco ai ringraziamenti per tutti coloro che in questi anni hanno approfondito le dinamiche comunitarie sia nella fase discendente che in quella ascendente e l'impatto di queste sui lavori dell'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna qui appositamente riunita oggi.
La risoluzione che ci accingiamo a votare è già stata positivamente discussa e licenziata dalla I Commissione e quindi come Gruppo della lega Nord non potremo che confermarla. Giunti al quarto anno di sessione comunitaria, tuttavia, ritengo di dover sottolineare come molto debba ancora essere fatto per renderle efficaci e soprattutto utile alla società civile emiliano-romagnola, a cui dobbiamo sempre fare riferimento.
L’enfasi che si è voluta dare a questa quarta sessione può essere un modo per far percepire ai cittadini questa attività, ma non dimentichiamo che essa sarà comprensibile quanto più semplice, concisa, chiara e concreta potrà essere in futuro. Ritengo infatti che, come ho già dichiarato in altre occasioni, il procedimento regionale della sessione comunitaria possa essere migliorato sotto il profilo della semplificazione e che la politica europea debba essere tradotta a livello regionale con maggior velocità ed efficienza, per rispondere ai concreti bisogni delle persone e delle famiglie, abbandonando per quanto possibile i meri esercizi teorici, che servono più che altro a far ripartire relazione e illustrazione generali del sistema.
Di fronte a un Paese che registra una pressione fiscale reale di oltre il 55 per cento, un indebitamento da capogiro, un tasso di disoccupazione preoccupante, occorre inevitabilmente ripensare ai meccanismi di programmazione e assegnazione dei fondi europei, occorre quindi ripensare con maggiore efficacia, sia nella fase ascendente che discendente, perché è indispensabile poter intervenire tempestivamente, risolvere i problemi e non farci trovare impreparati di fronte alle aziende, alle famiglie e ai giovani, che faticano sia a laurearsi che a trovare un’occupazione. È inoltre fondamentale avere un reddito che consenta di mettere su casa.
Come consigliere di questa Assemblea rilevo come su alcuni temi la Regione Emilia-Romagna, pur registrando buoni livelli, si sia affiancata ad altre Regioni, ma sia ancora lontana da molti obiettivi europei, per cui c'è ancora molto da fare, così come emerso nei lavori della Commissione. Mi riferisco ai seguenti settori: il turismo come destinatario dei fondi strutturali è settore da potenziare, la PAC e le colture di qualità, la parità di genere, tema affrontato dalla Commissione pari opportunità di cui sono componente, l'abbattimento del digital divide, l'accesso all'occupazione, l'aumento dell'istruzione anche universitaria, dato che si registrano almeno 20 punti percentuali in meno da quanto richiesto dal Piano strategico Europa 2020, che punta a rilanciare l'economia dell'Unione europea nel prossimo decennio grazie a un 40 per cento di laureati collocati nella fascia di età tra i 30 e i 34 anni.
Concluse queste segnalazioni, ringrazio per la presenza il Vicepresidente Gianni Pittella, e mi auguro che in modo positivo si faccia carico di trasmettere al Parlamento europeo le esigenze e le speranze emerse nella sedute di oggi, in particolare le osservazioni del Presidente Lombardi, già discusse in Commissione e da noi tutti condivise. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Manfredini.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Luciano Vecchi per il Gruppo Partito Democratico. Ne ha facoltà.
VECCHI Luciano: Grazie, presidente. Mi permetta di ringraziare lei e il Presidente Lombardi per aver accolto l'idea di tenere con modalità quasi "solenni" la sessione comunitaria 2012 della nostra Assemblea Legislativa. Un saluto particolare all'amico, onorevole Gianni Pittella, recentemente rieletto trionfalmente primo Vicepresidente del Parlamento europeo, che ci onora della sua presenza e al quale chiediamo di essere latore del nostro dibattito e delle nostre deliberazioni.
Con questa sessione intendiamo compiere un salto di qualità nel nostro lavoro su tutto quanto riguarda l'Unione europea, sia sugli aspetti generali che sulla capacità di intervenire efficacemente nella formazione del diritto dell'Unione europea.
Lo facciamo ovviamente consapevoli dei limiti oggettivi che ha una singola Regione e, ancor di più, una singola Assemblea Legislativa, ma ci muoviamo anche con l'orgoglio di far parte di una Regione che ha saputo dotarsi già da qualche anno di strumenti tra i più avanzati in Italia e in Europa e che ora, con le iniziative che ha giustamente ricordato il relatore, cerca di coinvolgere l'intera società regionale in un'azione di dibattito e di proposta.
Tre sono le finalità che ci proponiamo: la prima è contribuire alla costruzione di un processo di integrazione europea che sia reale, democratico ed equo; la seconda è cercare di far pesare meglio, anche in sede comunitaria, le specificità, i valori e gli interessi legittimi del nostro territorio, dei nostri cittadini, delle istituzioni e delle imprese emiliano-romagnoli; la terza è quella di estendere la platea dei soggetti coinvolti nel processo di consultazione e quindi di presa delle decisioni.
Questa nostra quarta sessione comunitaria avviene in una fase delicatissima e cruciale della storia delle nostre società e dell'intera Europa. Noi pensiamo che non vi sia risposta convincente per il presente e per il futuro dei nostri cittadini senza l'Europa, ma siamo anche convinti che occorra una svolta nel nostro continente.
L’Unione europea non può essere soltanto il gendarme di politiche di austerità e mercatiste, ma deve ritrovare quello "spirito di Lisbona", necessario per promuovere equità sviluppo sostenibile e inclusivo. Quello che significa e i valori che rappresenta non possono essere ostaggio di un approccio, di un’"ideologia" nazionalista e populista, oggettivamente euroscettica, che ha per esempio strangolato la Grecia, che ha imposto un’austerità senza crescita, dove si sono bloccate le iniziative per una forte politica industriale infrastrutturale, dove non si è completato il mercato interno, ma si sono adottati strumenti quali la direttiva Bolkenstein, che rischiano di produrre distorsioni del mercato stesso a danno dei più deboli.
Ribadiamo quindi il nostro convincimento che l'Unione europea, le sue politiche e le sue decisioni debbano giocare invece un ruolo fondamentale per garantire uno sviluppo equilibrato e sostenibile per tutti i Paesi e i cittadini europei. Vogliamo quindi maggiore coerenza ed incisività delle politiche comuni, per garantire democraticità nei processi decisionali, la necessaria solidarietà e coesione interna e per promuovere la crescita economica e sociale.
In questo quadro appare indispensabile assumere decisioni di fondamentale importanza per la governance economica, che abbiamo richiamato nel corso di questi mesi in molte nostre risoluzioni adottate peraltro all'unanimità, quali la creazione di un'agenzia europea indipendente di rating, la promozione dello strumento degli eurobond per promuovere gli investimenti comuni, la tassazione delle transazioni finanziarie speculative, l'adozione di norme che favoriscano l'accesso al credito per cittadini e imprese, ma anche la promozione di standard sociali che invertano la tendenza allo smantellamento dei diritti e della qualità del lavoro e della vita dei nostri cittadini.
Per salvaguardare il processo di unificazione e rigenerare l'economia sociale di mercato nell'Unione europea, si rende quindi necessaria una profonda revisione delle politiche economiche, definita dalla maggior parte dei Governi europei negli ultimi anni spesso anche a causa dei vincoli imposti dal direttorio franco-tedesco.
È urgente un radicale riorientamento, un cambio di paradigma nella cultura economica europea prima ancora che delle singole policy, per costruire saldi legami tra sviluppo economico, equità sociale e riequilibrio territoriale e, per questa via, creare adeguate condizioni generali di benessere materiale, di progresso civile e di democrazia effettiva.
Per questa ragione non è in indifferente anche per il nostro territorio il dibattito e la decisione che noi sollecitiamo sul fatto che l'Unione debba dotarsi di un motore autonomo di domanda e abbandonare un’impostazione di politica economica restrittiva, dannosa sia per sé, sia per gli equilibri mondiali. Per questo abbiamo indicato quattro linee programmatiche importanti: la creazione di un'agenzia europea per il debito, un piano europeo di investimenti per l'occupazione, l'ambiente e l'innovazione, definire uno "standard retributivo" europeo per coinvolgere anche i Paesi in surplus nel processo di aggiustamento delle bilance commerciali, e una più equilibrata distribuzione del reddito da lavoro sia primaria che secondaria (sostenuta da interventi di welfare e fiscali), capace di restituire potere d'acquisto e sicurezza alle famiglie.
Il lavoro che abbiamo svolto nel corso di questi mesi e che il Presidente Lombardi richiamava correttamente ha voluto agire nella nuova fase dell’Unione europea, in cui si apre uno scenario nuovo di opportunità e di rischi, al quale occorre far fronte rafforzando i meccanismi esistenti e dando prova di ulteriore capacità di innovazione.
Abbiamo ricordato come nel corso di questi anni verranno assunte a livello europeo - credo ce ne parlerà il Presidente Pittella - decisioni essenziali che riguardano il bilancio, la programmazione dei fondi strutturali e i caratteri di politiche decisive come la Politica Agricola Comune. Si vanno inoltre definendo i caratteri delle tre principali agende politiche europee (Europa 2020, Piano di ripresa economica e l'azione per il clima/energia).
Abbiamo quindi scelto di affinare gli strumenti a nostra disposizione, quelli previsti dalla legge n.16 del 2008, per cercare di intervenire con efficacia nella fase ascendente e persino prima, lavorando sul programma di lavoro della Commissione europea, e per cercare di promuovere un approccio sia dal punto di vista della definizione delle regole che dal punto di vista dell'accesso alle risorse che possa garantire benefici ai soggetti operanti nel nostro territorio.
Da questo punto di vista è evidente che, come e speriamo più che nel passato, una presenza forte del sistema istituzionale e territoriale dell'Emilia-Romagna nelle politiche europee per la ricerca, l'innovazione e la formazione professionale, l’internazionalizzazione, è decisiva.
Sono questi obiettivi ambiziosi ma necessari per svolgere pienamente il nostro ruolo, per costruire un futuro di equità e benessere per i nostri cittadini.
Dato che questa è anche una dichiarazione di voto, ovviamente il Gruppo del Partito Democratico voterà a favore della proposta di risoluzione presentata dall'Ufficio di Presidenza della I Commissione. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Luciano Vecchi.
Ha chiesto di intervenire per il Gruppo del Popolo della Libertà il consigliere Villani. Ne ha facoltà.
VILLANI: Grazie, presidente. La solennità di quest'occasione e ovviamente la presenza di un autorevole esponente del Parlamento europeo, l’onorevole Pittella, che ringrazio per essere qui con noi, non mi esimono dal fare alcune considerazioni preliminari al merito di cui oggi siamo chiamati a discutere.
In primo luogo, la decisione inizialmente dovuta dalla prassi, il gentleman agreement, e poi formalizzata dallo Statuto di destinare la Presidenza della I Commissione all'opposizione ha evidentemente consentito di affrontare alcuni temi di natura istituzionale come questo, sottraendoli al contrasto politico contingente e consentendo quindi di svolgere un buon lavoro nell'interesse dei cittadini e delle imprese dalla nostra Regione.
In secondo luogo, la meticolosa istruttoria perfezionatasi in questa legislatura e particolarmente in questo ultimo anno ha permesso di raggiungere un risultato importante a livello non solo di conoscenza della materia, ma anche e soprattutto di partecipazione collettiva.
Tale partecipazione non è meno importante dei rilievi tecnici che noi abbiamo indicato esaminando il programma di lavoro della Commissione europea per il 2012, perché essenziale per un duplice risultato: da un lato quello di contribuire all’individuazione di osservazioni pertinenti e fondate sulle esperienze di coloro che operano sul campo e dall'altro quello di riavvicinare le istituzioni europee ai cittadini del nostro Paese, spesso scettici di fronte a direttive che paiono troppo svincolate dal nostro contesto nazionale. Penso ai grandi temi sui flussi migratori, allo squilibrio tra le regole molto rigide per alcuni e non per altri, agli strumenti per affrontare la grave crisi economica che attanaglia non solo il nostro Paese, ma l'intero continente.
Dico questo perché è evidente che già questi pochi anni di applicazione della nostra legge regionale in tema di rapporti con l'Unione europea hanno contribuito a far sapere per ora più ai soggetti organizzati e alle forme associative della nostra comunità, ma in futuro speriamo anche a una platea più ampia di destinatari, che l'Europa è lontana e matrigna solo se noi siamo distratti o - peggio - disinteressati.
La sessione comunitaria e il suo seguito previsto dalla legge regionale n.16 del 2008 ha contribuito invece a individuare, monitorare ed infine segnalare osservazioni, che, riprese nelle linee ufficiali del Governo italiano, hanno contribuito a formare la posizione del nostro Paese in Europa con un contributo da parte nostra, che non crediamo irrilevante.
Proprio per questo mi permetto di segnalare l'opportunità di implementare e perfezionare il rapporto con la società civile, gli stakeholders e le Università, e allo stesso tempo mi pare opportuno, anche in relazione all'esiguità dei tempi entro cui esprimere osservazioni e indicazioni data alle Commissioni regionali competenti per il merito, in ordine alle necessità di svolgere audizioni e approfondimenti anche prima dell'invio dell'atto formale normativo europeo, già al momento dell'inizio del suo iter presso il Parlamento e presso la Commissione .
Come detto dal relatore, che ringrazio per il proficuo lavoro svolto, abbiamo già raggiunto risultati, che ci hanno permesso di influire sulla fase ascendente del diritto europeo. Siamo quindi incentivati a proseguire su questa strada. Altro resta da fare, ma credo che la strada sia tracciata.
Entrando nel merito della sessione comunitaria 2012, mi preme riprendere alcuni temi già ricordati e relativi alla cosiddetta fase ascendente. In primo luogo faccio mie le preoccupazioni emerse nel corso dell'audizione pubblica in tema di imprenditoria sociale, in quanto va certamente segnalato con determinazione il fatto che il programma della Commissione europea 2012 sembra non riprendere le indicazioni annunciate in tal senso nella stesura precedente.
Deve essere inoltre attentamente monitorata la nuova politica di coesione, in quanto gli atti che ne conseguono percorrono trasversalmente tutte le politiche dell'Unione e conseguentemente determinano entità e modalità di erogazione dei fondi. Inserire o non inserire determinati settori nell'ambito delle politiche di coesione significa quindi determinare in maniera positiva o negativa la nostra possibilità come Paese, e per quanto ci riguarda come Regione, di attingere alle ingenti risorse europee, per metterle a disposizione dei cittadini e del mondo delle nostre imprese.
Molto è già stato detto anche in tema di politiche agricole, ma mi preme soffermarmi su questo argomento per l'importanza che ha rispetto alle attività economiche della nostra regione. Per noi significa uno stretto rapporto con l'industria alimentare, così importante e così presente in Emilia-Romagna. La tipicità e la particolarità delle nostre colture (anche quelle di nicchia), la necessità di tracciare la filiera dei prodotti vanno assolutamente inserite nel contesto europeo, che viceversa pare essere più attento a modelli di sviluppo economico diversi dal nostro, mettendo in pericolo - anche in questo caso - la possibilità di accedere a finanziamenti.
Pensiamo anche a un altro dato dolente, che segnaliamo con forza: l'entità delle contraffazioni dei prodotti agroalimentari made in Italy, che hanno ormai creato vere e proprie agromafie, provocate dall’inadeguatezza dei controlli e da pratiche commerciali improprie, che devono essere perseguite con azioni maggiormente incisive a livello europeo.
Parlare di turismo limitandoci a discutere di marchio europeo del turismo è molto riduttivo e oserei dire forse inutile, se non riusciremo a inserire questo settore fra le priorità dell'Europa sia per quanto riguarda la coesione e l’integrazione interna, sia per intervenire nel mercato mondiale, così affamato di turismo e di prodotti turistici, che solo la nostra storia e la nostra arte possono offrire.
Quanto alla richiesta di revisione del Patto di stabilità, ciò risponde alla considerazione che l'Europa non può essere solo banche e finanze, ma deve essere anche sviluppo, crescita, solidarietà e sussidiarietà, indispensabile per rilanciare e innovare un modello economico evidentemente maturo.
In questa direzione, le indicazioni che vengono dalla risoluzione proposta dal Presidente della I Commissione, che oggi ci accingiamo ad approvare e per la quale ovviamente annuncio il voto favorevole del Popolo della Libertà, che richiama la necessità di una maggiore sensibilità delle banche europee al credito e l'opportunità di rivedere il rapporto con le agenzie internazionali di rating, come è già stato detto, fino a giungere a ipotizzare la nascita di un’agenzia europea autonoma, mi sembrano segnali forti in questa direzione, così come crediamo sia giunto il momento di rilanciare il Progetto Eurobond.
Sono di queste ore le dichiarazioni del capo economista del Fondo monetario internazionale, Olivier Blanchard, il quale stimola la Germania affinché riprenda questo progetto così importante per tutto il continente. Tra le iniziative faro, segnalo particolare attenzione rispetto agli strumenti, che attraverso diverse articolazioni trattano della mobilità dei giovani in ambito scolastico e lavorativo. Credo che questo sia da perseguire per costruire l'Europa del futuro. Ciò costituisce una prospettiva per coloro che oggi paiono penalizzati nel loro ingresso nel mondo del lavoro. Trattando anche il tema dell'abbandono scolastico, contribuisce ad attrezzare meglio i nostri giovani alla competizione globale
Allo stesso modo, tutte le iniziative che mirano alla creazione e all'implementazione delle reti trasportistiche telematiche sul territorio europeo contribuiranno all'integrazione europea, allo sviluppo economico e alla nascita di maggiori opportunità per tutti.
Per ciò che attiene poi alla cosiddetta "fase discendente", dobbiamo notare come vada proseguita l’azione regionale per adattare il nostro ordinamento ai princìpi cardine di una sanità transfrontaliera con al centro i pazienti, come è stato sottolineato anche nella relazione del collega Lombardi, e come particolare attenzione vada prestata dalla nostra Regione al lavoro di recepimento - per quanto ovviamente di nostra competenza - della direttiva servizi, con tutti i risvolti che ne derivano in tema di concorrenza e di libertà economica.
Si attendono quindi tempi interessanti e credo di grande responsabilità non solo personale, ma collettiva. Dobbiamo - e mi pare che lo stiamo facendo - appropriarci sempre di più dei meccanismi e delle procedure che ci permettono di incidere sul livello europeo. Dobbiamo diffondere nella nostra comunità regionale l'idea che la Regione possa essere un riferimento vicino e autorevole per portare le istanze del territorio in Europa, e questo sia per un interesse concreto dei nostri operatori e delle nostre comunità, sia per contribuire a ridare autorevolezza e credibilità alla politica in generale e al nostro ruolo di consiglieri regionali in particolare, contribuendo a creare un'unica patria giuridica nella pluralità delle patrie politiche.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Villani.
Ha chiesto di intervenire per il Gruppo Unione di Centro la consigliera Noè. Ne ha facoltà.
NOÈ: Grazie, presidente. Credo di poter dire che, in questi anni in cui ho frequentato la I Commissione sia nel mandato precedente che in questo, l'esperienza vissuta durante questa Commissione mi ha permesso di maturare una maggiore consapevolezza di quello che sta facendo l'Europa.
Credo però che sarebbe più opportuno ed efficace che questa consapevolezza che ho avuto modo di approfondire nel mio operato fosse maggiormente condivisa con altri livelli istituzionali, che sarebbe opportuno, al di là dei nostri percorsi di audizione, realizzare un coinvolgimento di altri livelli istituzionali. Penso ad esempio agli stessi Comuni, alla mia città laddove si parla anche di città metropolitana.
Sono molto grata per l'operato e soprattutto lo stile con cui questa Regione ha interpretato questo ruolo interattivo con l'Europa, sono grata quindi a chi l'ha rappresentata nel precedente mandato e soprattutto oggi al Presidente Lombardi e al Vicepresidente Vecchi, perché con il passare degli anni mi rendo conto di quanto sia invece importante una interazione fra noi.
In questo intervento mi piacerebbe sottolineare, vicepresidente, un'anomalia che purtroppo ci accompagna nella nostra operatività: la legge n.11 del 2005 di Buttiglione non ci consente di essere coinvolti come prevedeva. Credo che la riforma su cui oggi si sta lavorando (anche se da parecchio tempo ci si sta lavorando) dovrebbe cercare prioritariamente di rafforzare questo rapporto di maggior collegamento nella fase ascendente anche con le Regioni.
Se potessi sintetizzare in una frase l’evento di oggi, le lancerei un appello, chiedendole di rendersi portavoce di questa volontà come Regione laboriosa e forse anche come Regione all'avanguardia di fare il proprio dovere, di essere partecipe in questo senso. Se posso dare un consiglio alla nostra Regione, al di là del coinvolgimento dei vari livelli comunali, in questa Regione in cui in tante Province sono presenti delle università sarebbe opportuno coinvolgere tutti i dottorandi, che, anche grazie a borse di studio finanziate dalla Regione, possono vedere praticamente quello che teoricamente stanno studiando, dando contestualmente l'opportunità ai nostri funzionari, attraverso il loro studio, di approfondire una serie di temi, sui quali abbiamo bisogno di avere maggiore supporto.
Credo che ci sia bisogno di una sussidiarietà non solo verticale, ma anche orizzontale. Faccio quindi un appello di questo genere. Ho verificato in prima persona, nel mio piccolo, quando sull'applicazione della direttiva Bolkenstein in materia di demanio marittimo, che, come lei sa, prevede la sospensione di quel metodo che rinnova ancora le concessioni demaniali agli attuali concessionari, come consiglieri regionali abbiamo potuto constatare che finché c'era un'interlocuzione fra Stato e Regione abbiamo avuto modo con il nostro Presidente di poter interloquire, quando effettivamente c'era ancora un dialogo su questa materia, mentre nel momento in cui il Governo ha voluto avocare a sé la materia ci siamo ritrovati completamente fuori da questa discussione, con il rischio a breve dell’emissione di un decreto legislativo che sarà frutto semplicemente dell'ascolto da parte di un ministro delle varie categorie interessate, prescindendo invece da tutta una serie di tutele, che anche la nostra Regione aveva attuato precedentemente, tutele non solo di interessi più o meno legittimi, ma anche di interessi pubblici e di diritti degli stessi concessionari, degli stessi piccoli imprenditori che hanno creato un sistema riconosciuto a livello mondiale.
Ci dispiacerebbe, se effettivamente venisse tolta un’interlocuzione in sede di riforma, perché non vorremmo mai ritrovarci a dover trattare delle materie sulle quali noi non siamo stati adeguatamente coinvolti.
Concludendo, il mio messaggio, presidente, è di rendersi assolutamente portavoce di questo appello, di questo auspicio: noi vogliamo collaborare con voi, perché vogliamo rendere partecipi gli altri livelli istituzionali che sono con noi e soprattutto tutti i giovani universitari, che potrebbero contribuire a un maggior sapere su questa materia. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Noè.
Ha chiesto di intervenire per il Gruppo Federazione della Sinistra la consigliera Donini. Ne ha facoltà.
DONINI: Grazie, presidente. Ringrazio il Presidente Pittella per la sua presenza. Credo che sia un fatto importante creare in maniera concreta, attraverso il dialogo che oggi si sta sviluppando fra noi, quella relazione sempre più auspicabile tra la nostra dimensione, il Parlamento regionale, e il Parlamento europeo, consapevoli dei nuovi poteri del Parlamento europeo e della responsabilità che insieme alle varie realtà parlamentari e assembleari deve assumersi in questa fase, che è quella di far rinascere un'idea, una cultura, un senso di appartenenza, di cittadinanza europea, che parta dalla condizione reale nella quale vivono in questo momento le nostre comunità.
Dico delle banalità o delle cose che probabilmente fra noi sono scontate, ma ritengo che questa sia l'occasione per riformulare una serie di impegni e ancorarci di nuovo a una serie di princìpi.
Quale è lo scopo dell'Europa? Quello che ho letto e continuo a leggere ogni tanto nel Manifesto di Ventotene, scritto in un preciso momento storico nel 1942 da un uomo che era al confino, che era perseguitato, che aveva subito un tentativo di annientamento da parte del regime di allora, che per uscire da quella particolare condizione e per creare le occasioni vere perché quel «mai più» usato all'epoca si realizzasse: un'Europa di popoli, un'Europa di cittadini, un’Europa democratica in grado di lasciare nel Novecento le vicende della guerra, gli orrori e le devastazioni che l'intero continente aveva vissuto.
A distanza di qualche decennio, siamo in una condizione in cui questa Europa è in crisi, perché si è allontanata sistematicamente da quel tipo di princìpi e di finalità. Non voglio farla lunga e usare troppa enfasi, perché nel merito della nostra sessione comunitaria si sono già espressi colleghi consiglieri che hanno detto cose che condivido pienamente, ma in questo nostro esercizio trovo un tentativo vero, umile di riallacciare i fili e di tornare a lavorare perché l'Europa sia conseguente a quel tipo di obiettivo e di finalità, non l'Europa dei mercati, non l'Europa degli interessi forti, ma l'Europa in grado di far crescere in un progresso di civiltà le intere comunità locali.
Vorrei che davvero si riprendessero i fili, a partire, come diceva il consigliere Vecchi, dalla strategia di Lisbona del 2020, che nella fase più recente ha rappresentato uno dei momenti migliori dell’elaborazione europea, in cui sono state messe in ordine le priorità, si è deciso di investire su quelli che dovevano essere gli strumenti anticiclici di eccellenza, quelli che avrebbero potuto evitare la crisi endemica in cui siamo, una crisi alimentata perché favorisce sicuramente certe soggettività o certi poteri.
Riprendere un cammino democratico vuol dire consentire un riequilibrio di poteri, partendo anche da noi - lo dico qui con umiltà -, che cerchiamo di approcciarci di nuovo al tema, riappropriandoci di ciò che è doverosamente nostro, che è il potere decisionale ad esempio nell'ambito legislativo.
Non è stato facile esercitarsi, malgrado la legge n.11 del 2005 consentisse la partecipazione delle Regioni (ha ragione la consigliera Noè), non è stato facile risolvere una serie di problemi anche di rapporti tra Assemblee ed esecutivi, tra livelli regionali e livelli nazionali. In questa Regione l’abbiamo fatto partendo anche qui con umiltà dalla sperimentazione, dal fatto concreto: prima di arrivare alla legge n.16 del 2008, abbiamo sperimentato per esempio la nostra capacità di stare dentro al parere di sussidiarietà e di proporzionalità, abbiamo partecipato al network del Comitato delle Regioni che qui è stato citato.
Uno dei primi esercizi che abbiamo svolto è stato quello di esprimerci sulla sussidiarietà e sulla proporzionalità (poi abbiamo espresso anche pareri) sulla direttiva europea sulla sanità transfrontaliera. Quell'esercizio fu utile perché ci consentì di creare una relazione concreta con la XIV Commissione di Camera e Senato, di mostrare la nostra voglia di esprimerci su un tema così importante come quello del concorrere in una dimensione europea a realizzare quel diritto alla salute fondativo della nostra Costituzione.
Torno al tema più generale. Credo che questo esercizio ci possa consentire di divulgare meglio l'Europa e di spiegare che la politica è credibile laddove riesce a incidere nelle condizioni di vita materiale delle comunità e delle persone, a dire qualcosa che parli al futuro, non la politica resa silente di fronte a quelle che apparentemente sono le ricette prescritte da qualcuno esterno a noi: noi siamo quelli che con l'ascolto, con l'attivazione di tutta questa rete e con l'umile capacità di attivare quella forma di partecipazione che auspichiamo, avrebbero il diritto di partecipare a creare le condizioni, a dare le soluzioni, a dare le ricette che ci permettono di uscire da questo tipo di situazione.
Il tema è quello del contrasto alle nuove povertà, e vedo con molto interesse il dibattito sulla nuova politica di coesione. Presiedo anche la Commissione per le politiche sociali e sanitarie, che durante la sessione comunitaria come le altre Commissioni ha svolto un buon lavoro, supportata dal gruppo tecnico, nell'individuare gli oggetti che vogliamo siano al centro della nostra agenda politica nei prossimi mesi. Ci siamo impegnati, ci siamo dati i compiti e sarà doveroso per noi svolgerli.
Tra questi c’è anche quello di tenere costantemente monitorato lo stato dell'arte dei negoziati, quale nuovo Fondo sociale europeo nei prossimi anni, quali regole permetteranno davvero di sviluppare politiche di coesione efficaci, a partire dalla capacità di rimuovere le condizioni di svantaggio, che purtroppo stanno crescendo nel corso degli anni, così come cresce il divario nelle singole realtà nazionali tra chi può e chi può sempre meno.
Questo è un tema importante, cui vogliamo dare un nostro contributo, oltre a quelli che abbiamo elencato in questo documento di indirizzo, che auspico voteremo all'unanimità, perché anche da qui parte un importante messaggio all'esterno, che ci aiuta a raggiungere uno degli obiettivi che ci diamo: quello di informare e formare contestualmente chi ci ascolta, la cittadinanza emiliano-romagnola, di una serie di diritti e di una serie di doveri che insieme abbiamo e dobbiamo imparare a esprimere, stabilendo anche una disciplina nel modo con il quale si sta dentro a queste cose.
La disciplina è determinata anche dai tempi non sempre facili per il nostro sistema, ma che dovremo imparare ad attuare con rispetto. Vedo che il Presidente Richetti mi sta guardando e parto dal rispetto dei tempi concordati, per cui dichiaro il voto favorevole anche del Gruppo della Federazione della Sinistra a questa risoluzione.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliera Donini.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia per il Gruppo Movimento 5 Stelle. Ne ha facoltà.
FAVIA: Grazie, presidente. Intervengo rapidamente, visto che molti hanno toccato dei temi che non sono esattamente di competenza di questa Assemblea, ma che riguardano un dibattito molto importante oggi nel Paese, che è il dibattito sul senso dell'Europa. Sia il PD che il PdL hanno messo al centro delle proposte per costruire un'Europa, diversa da quella che conosciamo oggi, la costituzione di un'agenzia di rating europea e l'istituzione dell'eurobond. Ritengo che queste proposte bipartisan in realtà non risolvano il problema, perché qui c'è un problema di sistema, in cui l'economia è basata sul debito, gli Stati hanno perso il controllo e la sovranità monetaria, dove l'economia non è più uno strumento ma diventa la moneta, la finanza non è più uno strumento ma diventa un fine che ci soggioga.
In questo momento il coraggio manca, ma credo che nel giro di pochi anni ci sarà un grosso ripensamento del sistema complessivo e si dovranno fare i conti con ciò. Si dovrebbe avere il coraggio di ammettere che, fino ad oggi, abbiamo sbagliato, abbiamo perso democrazia, abbiamo perso politica, quella vera, e forse abbiamo lasciato il pensatoio ad entità come Bilderberg, l'Aspen Institute, la Trilaterale, come ricordava ieri Report, Trilaterale di cui il nostro attuale Presidente del Consiglio, ampiamente sostenuto dalla maggior parte dei partiti qui presenti, era un importante esponente.
Chiudo, comunque, questa piccola parentesi, perché il nostro operato deve essere concentrato sul governo del territorio e l'amministrazione regionale e non mi è mai piaciuta l’abitudine di portare qui dibattiti su cui non abbiamo alcun tipo di cogenza e di capacità.
Eliminando tutto ciò che è retorica e vanto, voglio andare al concreto di questa sessione comunitaria, che coinvolge i componenti di questa Assemblea. Sinceramente la vivo - ho letto anche i verbali delle Commissioni a cui non partecipo - non come una formalità, ma quasi. C'è sicuramente un grosso lavoro dei tecnici, che preparavano delle interessantissime relazioni, però ho l'impressione che i consiglieri la vivano come una prassi, come qualcosa da dover fare, non con una reale partecipazione.
Credo che ci sia anche un motivo (non lo dico polemizzando e il fine del mio discorso non è quello di dire che i consiglieri non lavorino o non si concentrino sugli atti): siamo effettivamente oberati da una serie di provvedimenti amministrativi e dobbiamo dare il nostro contributo, quindi leggere le delibere della Giunta che ci vengono periodicamente inviate, abbiamo le richieste dei cittadini, abbiamo le nostre proposte politiche, abbiamo risoluzioni che rimangono ferme per mesi e gli atti dell’Unione europea sono effettivamente pesanti da un punto di vista tecnico.
C'è quindi un grosso lavoro dei servizi, c'è una selezione dell'attività pre-legislativa a livello di politica europea, si passa alle Commissioni e poi si arriva qui, si fanno discorsi e si archivia il tutto. Era forse più coerente il sistema nel rapporto costi-benefici per quello che si ricavava - questo è terribile detto da me! - quando questo compito spettava alle Giunte, e condivido quello che diceva la consigliera Donini perché vorrei più centralità che consigli, però, se la centralità deve essere un passaggio poco più che formale, allora forse era meglio quando ci affidavamo direttamente ai servizi tecnici della Giunta, che sono in rappresentanza di un potere che è titolato a governare.
La nostra Regione ha seguito un'altra strada, che in via teorica è bellissima, quella della partecipazione, ma ne discuto il valore sostanziale. Basta vedere come i provvedimenti che oggi interessano la nostra comunità regionale ci siano passati sotto il naso.
Voglio chiudere con due punti secondo me importanti, prima di tutto il tema delle persone che abbiamo mandato al Parlamento europeo, i parlamentari italiani sia di destra che di sinistra, che, guardando le statistiche, appaiono molto meno attivi ad esempio di quelli tedeschi. Ritengo che questi parlamentari dovrebbero essere una cerniera per tutto ciò che accade nella Commissione. Sappiamo che ovviamente i poteri sono ben distinti, anche se potrebbero nel livello pre-legislativo far sentire la propria voce in tutto ciò che è la Commissione, il livello europeo e la società civile.
Poiché li mandiamo là per questo, credo che il primo compito sarebbe il loro. C'è anche il Comitato delle Regioni, che ha una composizione molto chiara e fa il suo lavoro, a cui noi giustamente attraverso le nostre Giunte dovremo dare il nostro contributo.
Quello che dovremmo fare oggi, che invece può avere una ricaduta sul territorio, per accrescere la consapevolezza e capire cosa accade sopra le nostre teste a livello europeo, come emerso anche nella Commissione di cui faccio parte, è promuovere le normative entrate in vigore dal 1 aprile scorso. Entrerà in vigore il Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sull'iniziativa dei cittadini europei, un nuovo strumento volto a rafforzare la cittadinanza e il funzionamento democratico dell'Unione e a sviluppare una reale democrazia partecipativa dell'Unione.
In Commissione abbiamo parlato di questo Regolamento perché è molto importante: i cittadini avranno la possibilità di agire - direttamente l'avranno più di noi - attraverso forme partecipate e di fare delle proposte. Poiché questa nuova norma è sconosciuta ai cittadini, come Regione Emilia-Romagna - questa è una proposta che faccio - dovremmo mettere in campo delle iniziative per far conoscere questo strumento a tutta la nostra comunità regionale, perché oggi i cittadini hanno uno strumento che possono e devono usare.
Spesso gli strumenti esistono, ma non vengono usati dai cittadini perché questi non li conoscono, ed è nostro compito farli conoscere, in quanto i cittadini dell'Emilia-Romagna, come quelli delle altre Regioni, hanno la possibilità di attivarsi per avere i fili del loro destino anche a livello europeo, e noi dobbiamo far conoscere questo strumento.
Spero che la Presidenza e anche la Giunta mettano in campo iniziative per fare del marketing, in senso buono a livello locale, far sapere alle associazioni, ai comitati, ai singoli cittadini che oggi c'è la possibilità di influire sulle politiche europee senza filtri di alcun tipo.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, consigliere Favia.
Chiude la discussione generale l’intervento del Presidente della Regione, Vasco Errani.
ERRANI, presidente della Giunta: Presidente, colleghe e colleghi, innanzitutto un ringraziamento al Vicepresidente Pittella per essere qui con noi e per il contributo che certamente ci darà, e un ringraziamento al Presidente Lombardi, al Vicepresidente Vecchi, alla Commissione e a tutta l'Assemblea legislativa.
Senza retorica e senza immaginare che abbiamo risolto tutti i problemi (del resto nessuno lo ha detto), credo che possiamo dire con sobrietà che si sta facendo un lavoro importante, serio, con una competenza inedita, e credo che questo vada a merito di tutta l'Assemblea.
Anche il fatto che questa discussione non abbia assegnato i posizionamenti delle diverse componenti politiche, ma abbia fatto uno sforzo per convergere su una posizione comune credo che sia un buon esercizio di democrazia.
Certamente dovremo fare di più, come tutti gli interventi hanno sottolineato, nel passaggio tra il lavoro di questa Assemblea, la relazione tra l'Assemblea e la Giunta e la società civile, nella consapevolezza di un lavoro nuovo che bisogna realizzare in riferimento ai percorsi ascendenti e discendenti per quello che attiene le politiche e il Governo delle politiche europee, perché non possiamo nasconderci (lo diceva Lombardi per primo) che il rischio oggettivo è quello di realizzare una progressiva distanza tra i cittadini europei e le politiche europee.
È questo un punto strategico, dunque tutto ciò che si muove nella direzione di un coinvolgimento delle forze di rappresentanza, dei cosiddetti stakeholders, ma soprattutto della società civile, utilizzando tutte le forme e gli strumenti nuovi di cui possiamo far conto, è qualcosa che deve far parte di un obiettivo condiviso, prioritario del nostro lavoro.
Detto questo, consentitemi alcune riflessioni che credo c'entrino con la discussione che stiamo facendo oggi. La prima riflessione di carattere generale, che è nelle nostre competenze e non fuori: noi tutti lavoriamo per un'Europa dei popoli e dunque il tema di una riflessione sulla fase che sta attraversando l'Europa è un tema centrale. Qui voglio dirla schematicamente, sottolineando due questioni.
La prima: nessuno di noi può pensare di non prendere atto che siamo di fronte a un processo di crisi del grande progetto europeo, perché a mio parere in Europa a un certo punto si è spezzato un percorso di riforma, che è rimasto a metà - ricordiamoci l'evoluzione della vicenda sulla Costituzione europea -, un percorso di Governance dell'Unione europea che non è stato completato, ha prodotto progressivamente due risultati che giudico negativi.
Il primo è un progressivo e robustissimo spostamento di potere da Commissione e Parlamento europeo, nonostante le norme e i provvedimenti che sono stati votati dal Parlamento europeo e Consiglio dei Governi, che ha di fatto riproposto la dialettica degli Stati e dei Governi che oggettivamente per un'Europa a ventisette è un vestito strettissimo e non può che aprire delle contraddizioni.
La seconda grande questione collegata alla prima è che le politiche di governo dei debiti, come con sottolineature diverse tutti avete evidenziato, propongono un’oggettiva contraddizione tra le politiche sulla stabilità dell'Unione europea e la strategia 2020 dell'Unione europea. C'è una distanza tra questi due capisaldi della politica europea, che ormai rappresentano una contraddizione oggettiva, sulla quale bisogna intervenire.
Sono lontano dalla retorica sull'Europa e cerco di proporre un approccio che stia lontano da una dialettica tra retorica ed euroscetticismo, che sta di fatto bloccando una politica innovativa di cui abbiamo assolutamente bisogno. Questo è il nodo che sta di fronte a tutti noi ai diversi livelli, cioè aprire una nuova fase europea.
Credo che non ci sia dubbio sul rischio di non aprire una fase sulla crescita. Da questo punto di vista Eurobond, agenzia di rating europea indipendente, nuove politiche sociali sono decisivi, se vogliamo uscire da questa dialettica per cui l'unica prospettiva rischia di diventare una rincorsa senza soluzione di continuità allo spread.
Credo che ciascuno di noi abbia questo problema, perché fino a un anno e mezzo fa spread era una parola sconosciuta, chi sono i mercati, cosa sono i mercati, qual è la funzione regolativa: è questa analisi che ci porta a dire che ci vuole non meno Europa, ma più Europa nella sua dimensione politica e nella sua capacità di costruire un mercato unico non semplicemente nel governo delle merci e della finanza, ma in una dimensione unitaria, federale, che sia in grado di avere una politica economica, una politica estera, una politica fiscale che siano unitarie.
Diversamente, come sappiamo, la dialettica tra la Grecia, la Germania e la BCE comporta problemi che non saremo in grado di risolvere.
Dentro questo elemento e questa riflessione, anch'io sono convinto che nel giro di poco tempo ci troveremo di fronte necessariamente a una situazione nuova, a una situazione profondamente nuova. Lavoriamo tutti perché in questa situazione nuova l'Europa svolga il ruolo di cui ha bisogno il mondo. Esiste anche questo piccolo particolare: un mondo multipolare ha bisogno di un'Europa che partecipi alle politiche globali in termini diversi.
I crismi di un modello economico e sociale che ha segnato la seconda parte del Novecento sono profondamente in discussione. Il mondo sta andando in altre direzioni, soprattutto le aree del mondo cosiddette in via di sviluppo e in crescita - ma, secondo me, anche questo termine va assolutamente rinnovato, perché non corrisponde più al vero - stanno andando in un'altra direzione. Da questo punto di vista c'è un salto culturale da compiere di grande significato.
Arriviamo a noi. La prima considerazione che voglio svolgere è che condivido una sottolineatura che ha svolto la consigliera Noè rispetto alla necessità di rivedere e di riformare la legge comunitaria nazionale per ridare maggior forza e vigore a un processo di partecipazione alla costruzione delle politiche europee che, come sappiamo, nei fatti fa capo al Parlamento europeo per un verso e sul rapporto tra i Governi per l’altro.
Siamo di fronte a scelte decisive. La Conferenza dei Presidenti delle Regioni italiane ha già chiesto una Conferenza Stato-Regioni straordinaria per discutere e condividere col Governo alcune iniziative europee per avere un ruolo fondamentale nelle scelte strategiche e vitali per il nostro Paese dal 2014 al 2020, ossia in tutte le politiche strutturali della nuova PAC.
Ci sono alcuni problemi e noi, come la stessa risoluzione sottolinea, dobbiamo partecipare a questa fase conclusiva sul Regolamento europeo, sulla definizione del bilancio europeo e sulle regole che determineranno le politiche di coesione e competitività, di formazione e di PAC. Dobbiamo assolutamente evitare che le tentazioni di alcuni Paesi mettano in discussione la possibilità di attuare politiche a un tempo innovative e di sostegno al sistema Europa e, aggiungo io, in particolare, per alcune caratteristiche del nostro Paese, all'Italia.
Ci sono alcune questioni fondamentali. La relazione con la macrocondizionalità è decisiva. Sappiamo bene che quelle che deriveranno dai fondi strutturali e dalla nuova PAC sono le risorse più importanti di cui disporrà l'Italia per politiche di crescita e di sviluppo. La macrocondizionalità non può avere un’impostazione preliminare che semplicemente, in modo economicistico, rischi di tagliare il contributo fondamentale in alcuni Paesi. Su questo punto la discussione è aperta ed è stato compiuto un passo in avanti importante, ma dobbiamo ancora essere sicuri che questo elemento trovi una sua risposta positiva.
Sui fondi strutturali il nostro obiettivo è la competitività. Dobbiamo evitare che alcuni Paesi europei ridisegnino nei Regolamenti i criteri su se stessi, in modo tale da penalizzare prima di tutto Paesi come l’Italia. Questo punto è decisivo e determinante.
Dentro questo aspetto è giusto porsi il problema di come le Regioni interpretino la nuova fase comunitaria, nonché la gestione dei fondi strutturali. Io rimango convinto che occorra compiere un salto di qualità. Non siamo più nelle vecchie programmazioni. Oggi perdere risorse significa riportare tali risorse nel bilancio europeo. Bisognerà, dunque, trovare strumenti di governance che, a fronte di chi non è in grado di assicurare l'efficienza e l'efficacia della gestione dei fondi strutturali, offrano la possibilità di una sostituzione.
Lo affermo con grande serenità e responsabilità. Nessun processo di autonomia può consentirci di disperdere quest’occasione. Bisognerà far funzionare le competenze, far circolare le esperienze più virtuose, costruire competenze che siano in grado di garantire efficienza ed efficacia e di costruire una relazione tra Patto di stabilità europeo, Patto di stabilità interno e investimenti.
Questa è la chiave per uscire da una situazione paradossale, all'interno della quale corriamo il rischio di trovarci di fronte a un blocco delle risorse europee, perché la programmazione rallenta e, se gli ultimi anni di programmazione europea ci faranno saltare il Patto di stabilità interno, si rimarrà in una situazione di difficoltà.
Bisogna davvero decidere di dotarsi di strumenti nuovi, trasparenti ed efficaci, in nome del ruolo che l'Italia deve svolgere nelle politiche strutturali e, nello stesso tempo, della capacità di dimostrare che è in grado di gestire tale fase.
Ci dovremo fissare anche alcuni obiettivi prestazionali, in quella che in Europa viene definita come l'analisi ex post, in relazione all'efficacia di queste politiche. Se si investono oltre 100 miliardi di euro e il PIL in una data area segna un meno, la politica non è efficace. Siamo tra i pochissimi Paesi europei che non sono riusciti a spostare nemmeno una regione dall'area della coesione, tranne quelle che erano già in phasing out. La Basilicata era entrata in phasing out nell'ultima programmazione e adesso vi è entrata pienamente. Già nell'ultima programmazione aveva i dati e in merito ci fu un dibattito molto complesso.
Da questo punto di vista sulla PAC occorre combattere una battaglia seria. Lo indica la risoluzione e l’hanno sostenuto diversi consiglieri. L'agricoltura sarà sempre di più un elemento strategico del futuro. È già chiaro che i due fattori fondamentali, con l'andamento demografico del mondo, saranno l'agricoltura per alimentazione e l’acqua. Dobbiamo evitare che la nuova PAC sia segnata da una scelta che non tiene conto delle specificità e delle particolarità delle diverse nazioni, non per una ragione ideologica o difensiva, ma perché, per come è questo Paese e per come è, per altri versi, la stessa Europa, non competeremo mai sulle grandi commodity, anche se le grandi commodity servono di più alla grande azienda multinazionale agroalimentare. Competeremo, invece, nel mondo sull’eccellenza e sulle grandi qualità.
La nuova PAC deve tenere conto di questo aspetto, così come deve tenere conto, e su questo punto non ha l'impostazione giusta, di un altro punto fondamentale, ossia delle crisi puntuali di mercato. Pensate per quanto ci riguarda, ossia per quanto riguarda l'Italia, all'ortofrutta. Non è possibile che si realizzi una politica che non tenga conto del fatto che in alcune fasi particolari queste produzioni, che sono fondamentali per l'Europa e per il nostro Paese, non generano reddito, rischiando di produrre un "abbandono" dell'agricoltura. Da questo punto di vista occorre assolutamente un intervento di correzione nell'impostazione della nuova PAC. Anche il Governo italiano, oltre a tutte le Regioni, è d'accordo su questa direzione.
Per quanto ci riguarda, noi continueremo nel nostro impianto e, per una volta, affermiamolo con un po' di orgoglio: questa Regione per prima, in modo pionieristico, partì, con la vecchia programmazione 2000-2007, con la Programmazione territoriale negoziata, una pratica che allora l'Europa non conosceva. La Commissione, in modo lungimirante, ci consentì di attuarla ed è diventata una pratica fondamentale per i nuovi sistemi, tanto che dobbiamo costruire, come noi abbiamo fatto con il DUP, programmazioni integrate tra FSE, Piano di sviluppo rurale e FESR, finalizzate ai territori, superando, come dispone giustamente anche la Commissione europea, la visione degli strumenti comunitari in termini verticali e separati. Il tema è quello di offrire una possibilità di crescita ai territori. È fondamentale ed è una questione di cui poi discuteremo.
Il Governo ha approvato recentemente il Programma nazionale di riforma e il DEF. Occorre che partecipiamo con grande attenzione a queste politiche, che sono propedeutiche e rappresentano il modo di partecipare dell'Italia alla politica comunitaria.
Voglio, infine, spendere solo due parole nel merito di alcune questioni, che sono già state sollevate dai colleghi.
In merito al turismo, finalmente - è una battaglia che questa Regione ha combattuto per tanti anni - si è aperta la possibilità di fare del turismo una politica europea. Sono d'accordo con chi ha affermato che non basta certamente il marchio europeo, ma bisogna che queste politiche entrino nel sistema complessivo di programmazione della politica europea. Bisogna promuovere politiche di compatibilità, politiche che investano sulle imprese, in forme non promozionali, ma sostanziali e strutturali.
Non serve a nulla una promozione europea, lasciatemi esprimere in questi termini. Ciò che serve è affrontare il credit crunch e costruire politiche infrastrutturali di rete. Pensate, per esempio, al tema dell’Agenda elettronica e al peso che ormai riveste il sistema elettronico nel turismo globale. Questo è ciò che ci serve, ossia politiche di investimenti in rete che sappiano contemperare le politiche di competitività e di competizione con le politiche e le specificità territoriali.
Ciò vale anche per la balneazione. Ho apprezzato la risoluzione, perché sfugge da un problema che questo Paese non di rado presenta, cioè quello, a un dato punto, se la curva è difficile, di buttarla in retorica e in propaganda. Noi dobbiamo arrivare rapidamente a una legge quadro sul tema della balneazione e della gestione delle concessioni, una legge quadro nazionale, così come a leggi europee e a leggi regionali. Diversamente, si può partecipare a tante assemblee, esprimere pareri positivi e fare alcune promesse, ma subiranno il colpo il sistema di imprese balneari e il turismo italiano.
Ho apprezzato molto, Presidente Lombardi e Assemblea, che responsabilmente insieme abbiamo svolto una precisa considerazione, importantissima soprattutto per i tempi che corrono, e i tempi corrono. L’impegno che il Governo italiano assunse con la Commissione era quello di essere a posto, alla fine del 2014, con tutto il nuovo impianto legislativo. Diversamente, riprenderebbe una pesantissima sanzione nei confronti dell'Italia e degli operatori. Apprezzo molto, quindi, questo lavoro.
Concludendo, noi, onorevole Pittella, siamo impegnati a partecipare fino in fondo a questo processo di innovazione della politica europea e vogliamo farlo stando, come stiamo, nelle reti delle Regioni europee. Siamo in tantissimi network. Vogliamo farlo partecipando al percorso ascendente e discendente, costruendo sempre di più un rapporto diretto con il Parlamento europeo e con un'unica intenzione, quella di rilanciare il progetto europeo e di fare in modo che i protagonisti di questo progetto siano sempre di più i cittadini e sempre di meno pochi decisori che magari sfuggono al controllo della democrazia.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie, Presidente Errani.
Apriamo la fase di voto, prima di dare la parola, per la chiusura dei nostri lavori, all'onorevole Pittella, nominando gli scrutatori - il consigliere Montanari, il consigliere Carini e il consigliere Cavalli - che mi coadiuveranno nelle operazioni di voto.
Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 2615 Risoluzione proposta dal Presidente Lombardi, su mandato della I Commissione, recante: "Sessione comunitaria 2012. Indirizzi relativi alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla fase ascendente e discendente del diritto dell’Unione Europea".
(È approvata all’unanimità dei presenti)
PRESIDENTE (Richetti): La risoluzione è approvata.
Il voto unanime è la miglior premessa all'intervento conclusivo dell'onorevole Vicepresidente, Gianni Pittella, a cui do immediatamente la parola.
PITTELLA, vicepresidente del Parlamento europeo: Grazie, Presidente Richetti. Grazie, Presidente Errani. Grazie, Presidente Lombardi. Grazie a tutti i rappresentanti dei Gruppi consiliari e a tutti i consiglieri presenti. Un saluto a tutte le Autorità, agli amici rappresentanti della comunità regionale e ai rappresentanti della stampa. Sono sinceramente molto fiero di essere qui e considero un privilegio per me parlare in quest’autorevole Assemblea legislativa.
Troppo spesso tutti noi lamentiamo, a ragion veduta, un grave vuoto comunicativo di approfondimento del dibattito politico e istituzionale nazionale sui temi dell’integrazione europea. Effettivamente, pur essendo l’Italia, con la sua opinione pubblica, tra i Paesi più convintamente europeisti, non riesce, tuttavia, a declinare questo sostegno in azioni mirate, puntuali e capaci, da un lato, di diffondere tra i cittadini le giuste informazioni sulle dinamiche dell'Unione e, dall'altro, di intervenire nei processi decisionali dell'architettura istituzionale comunitaria.
Per questo motivo plaudo sinceramente alla vostra scelta di tenere apposite sessioni comunitarie del Consiglio regionale. Siete all'avanguardia. Non è un attestato di piaggeria, né tanto meno di retorica. Siete all'avanguardia in Italia sicuramente, ma io posso affermare, dal mio osservatorio europeo, che siete all'avanguardia anche tra le Regioni d'Europa, come evidenzia la puntuale relazione che ha svolto il Presidente Lombardi.
Siete all'avanguardia anche perché avete svolto e state svolgendo questo lavoro, come ha ricordato alcuni attimi fa il Presidente Errani, coinvolgendo tutti gli attori del processo di formazione degli atti di indirizzo regionale, attraverso audizioni e incontri conoscitivi con associazioni sindacali e di categoria e con rappresentanti istituzionali.
Mi raccomando moltissimo: non dimenticate mai i giovani, perché i giovani sono i principali protagonisti di una svolta europeista e di un rilancio dell'Europa dei cittadini.
Si invera in tal modo nel concreto il principio di sussidiarietà, di proporzionalità e di partecipazione dal basso alla vita politica europea che rappresenta uno dei principali obiettivi sanciti nel Trattato di Lisbona. Era uno dei princìpi che maggiormente stavano a cuore di un mio carissimo amico e alto rappresentante del Parlamento europeo negli anni passati, un vostro corregionale che a me piace ricordare. Mi riferisco al compianto Renzo Imbeni.
Il Trattato di Lisbona ha confermato la partecipazione delle Regioni al processo decisionale dell'Unione anche tramite il Comitato delle Regioni, rafforzando il ruolo del Comitato delle Regioni, in termini sia di legittimazione a ricorrere davanti alla Corte di giustizia in presenza di atti considerati lesivi delle sue prerogative, sia di attivazione di meccanismi di controllo sul rispetto della sussidiarietà da parte del legislatore europeo.
Il Trattato di Lisbona, come avete ricordato tutti, introduce alcuni spunti che potrebbero valorizzare ulteriormente il ruolo delle Regioni. Penso all'obbligo di rispettare l'identità nazionale degli Stati membri, compreso il sistema delle autonomie locali regionali. Penso all'early warning sul rispetto del principio di sussidiarietà, meccanismo che richiede alla Commissione, come voi sapete, nella fase della proposta legislativa, di effettuare consultazioni e di tener conto della dimensione regionale e locale delle azioni previste.
Penso, inoltre, all'obbligo di accompagnare i progetti legislativi con schede sul rispetto dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità, tra le pieghe del Trattato di Lisbona, sia pure con alcuni limiti. Noi, almeno la maggior parte di noi, non volevamo il Trattato di Lisbona, ma la Costituzione europea, però abbiamo dovuto declinare su una subordinata, che è il Trattato di Lisbona. Pur con questi limiti, il Trattato di Lisbona lascia intravedere e delinea un modello di responsabilità e di governance condivise tra i livelli istituzionali anche sottostanti, nazionali e regionali.
Il maggior riconoscimento del ruolo delle Regioni nel processo ascendente del diritto europeo non è, tuttavia, del tutto soddisfacente. Molto va ancora fatto per attribuire alle Regioni e alle Assemblee regionali un maggior ruolo e un più pronunciato protagonismo.
Vorrei far presente al Presidente Errani che forse una nuova iniziativa che potremmo attuare, anche a fronte dei dossier cui egli faceva riferimento con grande perizia, sarebbe quella di prevedere un incontro periodico, semestrale o trimestrale, tra la Conferenza dei Presidenti delle Regioni e la deputazione italiana al Parlamento europeo.
Sono sicuramente d'accordo con la consigliera Silvia Noè: dobbiamo agganciare il lavoro che le Regioni stanno svolgendo sulla fase ascendente al lavoro che sta svolgendo il Parlamento nazionale, ossia la Camera e il Senato. Un maggior raccordo tra il lavoro vostro e quello di Camera e Senato nella pronuncia di parere rispetto alla fase ascendente dei programmi e delle direttive europee andrà sicuramente realizzato.
La previsione del parere dei Parlamenti nazionali sulle proposte europee era stata pensata, per la verità, come una sorta di trappola, perché si voleva da parte di alcuni trovare un sistema per intralciare il procedimento legislativo europeo e si pensava che, facendo leva sui Parlamenti nazionali, dove a volte si annidano istinti protezionisti e di difesa nazionalista, si sarebbe potuto usare questo grimaldello per impaludare e rallentare il processo decisionale europeo.
Io credo, invece, che lo strumento del parere dei Parlamenti nazionali e del sistema delle autonomie alla fase ascendente possa andare nella direzione opposta a quella per la quale era stato da alcuni immaginato, ossia nella direzione di un rafforzamento della parlamentarizzazione dell'Unione europea.
È stato asserito da voi, per ultimo dal Presidente Errani, che siamo di fronte ad alcuni dossier decisivi per l'Italia e per il sistema delle autonomie. Abbiamo di fronte, in particolare, il grande dossier delle prospettive finanziarie, nel quale occorrerà compiere una battaglia innanzitutto sul tetto di spesa.
Non è assolutamente acquisito che il tetto di spesa sia non inferiore all'1 per cento del reddito nazionale lordo. Ci sono alcuni Paesi che ancora l'altro ieri, per così dire, scrivevano lettere sostenendo che dobbiamo ridurre il tetto dall'1 per cento allo 0,80 per cento, in quanto non è detto che non ci sia da parte di alcuni Paesi la volontà di resistere rispetto al mantenimento di un sistema di mance e di accomodamenti.
Pensate soltanto - Luciano Vecchi sa di che cosa sto parlando e anche gli altri, di sicuro - al rebate britannico, il sistema escogitato più di vent'anni fa dalla signora Thatcher per farsi restituire il 75 per cento del contributo britannico al bilancio europeo. Dopo vent'anni e più noi restituiamo ancora il 75 per cento di quanto ci eroga il Regno Unito. È mai concepibile che anche nella nuova fase di programmazione si mantenga questo assurdo privilegio?
Ce ne sono anche altri, però, perché nella sorta di banchetto che si crea a Bruxelles da parte dei Governi, quando si stipulano gli accordi sul bilancio pluriennale, l’accordo si basa sul domandare quali sono le necessità dei Paesi. All’Inghilterra occorre mantenere il rebate? Va bene, manteniamolo. Alla Francia che cosa occorre? Occorre mantenere la politica agricola? Manteniamo la politica agricola. Ai Paesi dell'Est che cosa occorre? Sono state garantite loro alcune concessioni.
In questo negoziato il Parlamento europeo, il Parlamento italiano e il sistema delle Regioni italiane devono tenere una posizione comune. Per questo motivo insisto col Presidente Errani perché si attuino questa sinergia e questo raccordo con tutta la deputazione italiana al Parlamento europeo. Non possiamo demordere rispetto all'obiettivo di avere un bilancio adeguato e, all'interno del bilancio adeguato, una consistente politica di coesione e una consistente politica agricola, con regole e procedure. Tutto il discorso a cui il Presidente Errani faceva riferimento sui Regolamenti è fondamentale perché si eviti che qualcuno pensi di ritagliarsi il vestito a misura dei propri interessi.
Ci sono poi altri dossier. Anche il dossier Horizon 2020 è importante, con i temi di ricerca, Agenda digitale, istruzione, cultura.
Analogamente, è importante il tema di come si esce dalla crisi, con tutte le considerazioni che sono state svolte. Il consigliere Vecchi ha insistito molto sulla ricetta per la crisi, così come la rappresentante della sinistra unitaria e anche altri. Il tema di come si esce dalla crisi è fondamentale, ma ci tornerò alla fine del mio, non lungo, intervento.
Voi avete parlato anche del tema dei balneari. Probabilmente, se avessimo utilizzato bene la fase ascendente, non ci troveremmo a questo punto. Il problema è che si sta zitti o non si legge quando si assumono decisioni a volte capotiche, burocratiche, non considerando che ci sono situazioni acquisite in alcune realtà europee e pensando che l'Europa sia un tutt'uno omologabile.
Non è così: la ricchezza dell'Europa sta nella sua diversità. Non possiamo annientare la diversità. L’Europa è l'Europa delle diversità e la decisione europea ne deve tener conto, ma a volte non lo fa. A volte si decide in maniera assolutamente cieca, perché la decisione è assunta dai burocrati e non dai decisori politici.
Se, invece, attraverso il meccanismo della fase ascendente, noi fossimo stati attenti, avremmo potuto modificare la situazione, considerando che l'Italia ha una sua specificità assoluta ed evidente su questo tema. Ora si può rimediare, l’ha ben espresso il Presidente Errani, attraverso un accordo. La legge nazionale si vara d'intesa con le istituzioni europee. Si deve stipulare, quindi, un negoziato che favorisca un accordo tra il Governo italiano e la Commissione europea, che noi possiamo ovviamente sostenere. Abbiamo preso numerose volte posizione sul tema della balneazione in Italia.
Voglio dedicare l'ultima parte del mio intervento al tema della crisi. Molti di voi hanno sottolineato questo aspetto. La crisi è arrivata proprio nel momento in cui, a partire dall'attuazione del Trattato di Lisbona, bisognava compiere un passo in avanti sul tema dell'integrazione comunitaria.
Questa legislatura europea avrebbe dovuto essere una legislatura di ulteriori passi in avanti verso l'Europa politica, ma poi è arrivata la crisi, che ha prodotto tutto ciò che voi ben sapete: uno stato di prostrazione sociale drammatico e anche una forte irritazione nei confronti dell'Europa, un sentimento di insoddisfazione rispetto alle risposte che l'Europa ha fornito. Di quale Europa parliamo? La crisi ha sedimentato il potere intergovernativo, ha rilanciato quel potere intergovernativo e quella dimensione intergovernativa dell'Europa che erano stati bilanciati ed equilibrati dal Trattato di Lisbona.
Mentre il Trattato di Lisbona dispone, afferma e statuisce che il Parlamento europeo diventa co-legislatore al pari del Consiglio, nella pratica dell’attuazione delle misure e della decisione sulle misure anticrisi chi ha deciso? Chi ha deciso che il problema dell'Europa è l'austerità e non la scarsa crescita? Chi l’ha deciso? Chi ha deciso che, vista la premessa, cioè che la priorità è il debito e non la bassa crescita, bisogna agire attraverso una restrizione del Patto di stabilità, un avvitamento ulteriore delle viti, un taglio consistente della spesa pubblica, che si riflettono sul sistema e sul regime di tutele che abbiamo definito modello sociale europeo?
Chi ha deciso tutto ciò? Di certo non l'ha deciso il Parlamento europeo, di certo non l’hanno deciso le Assemblee regionali, di certo non l’hanno deciso alcuni Parlamenti nazionali. L’hanno deciso i Governi. Ciò che ha contato in questi ultimi tornanti è stato il sistema intergovernativo, che ha offuscato la portata innovatrice del Trattato di Lisbona e ha fornito alla crisi una risposta inefficace e deleteria.
Mi assumo tutta la responsabilità di ciò che affermo, perché non parlo in qualità di rappresentante di una forza politica, ma del Parlamento europeo. Il Parlamento europeo si è espresso ufficialmente e ripetutamente sul tema della crisi, individuando gli strumenti in grado per noi di affrontarla in maniera diversa ed efficace.
Noi abbiamo parlato di eurobond, non soltanto per mutualizzare il debito a livello europeo, ma anche per raccogliere le risorse necessarie per sostenere un Piano europeo di crescita sostenibile e di coesione. Abbiamo eseguito i calcoli: con l’emissione di eurobond si possono raccogliere sul mercato investitori mondiali e con 1.000 miliardi di euro all'anno finanziare un grande Programma europeo per la ricerca, la formazione, l'istruzione, le energie da fonti rinnovabili, l'Erasmus universale, la banda larga europea e le grandi reti infrastrutturali fisiche, che sono gli strumenti che servono all'Europa.
Se i bilanci nazionali non hanno espansibilità, non sono espansibili, perché hanno addosso la camicia di forza del Patto di stabilità, con quali risorse finanzieremo lo sviluppo? Solo attraverso il lancio di titoli di debito a livello europeo possiamo risolvere questo problema e non è vero che un debito contenuto e sorvegliato è un dato patologico. Un debito contenuto e sorvegliato è un dato necessario per non scaricare sulle generazioni future la nostra responsabilità di non aver creato le condizioni per la crescita e per lo sviluppo.
Il tema di come uscire dalla crisi è un grande tema che dobbiamo affrontare, ripristinando la vera priorità che è sotto i nostri occhi, la priorità dello sviluppo della crescita, della coesione e della tenuta sociale della Comunità europea. Io mi auguro che vi sia una svolta su questi temi e che ci sia anche l’occasione per riportare al centro l'altro grande asset, l'altro grande tema, che è la ripresa dell'Europa politica.
Concludendo, abbiamo tre temi nella nostra agenda. Il primo è utilizzare gli strumenti che esistono, come state facendo voi, per incidere pesantemente sui dossier che ci riguardano da vicino. Il secondo è correggere la politica economica europea di risposta alla crisi. Il terzo è riaprire il cantiere dell'Europa politica.
Io mi lancio in questa sede, consapevole dell'autorevolezza del prestigio di quest’Assemblea, nel sostenere che occorre riproporre in maniera seria, convinta e convincente l'obiettivo degli Stati Uniti d'Europa, la costruzione dell'Europa politica, che significhi politica estera e di difesa in capo all'Unione europea, politiche economiche e politiche fiscali in mano all’Unione europea, Ministro degli affari esteri e Ministro dell’economia e delle finanze a livello europeo, elezione diretta del Presidente della Commissione europea e sostanzialmente creare un'Europa che conti e che sia davvero in grado di incidere sulle sorti dei cittadini.
Per realizzare tutto ciò non bastiamo noi, decisori politici. Non bastiamo noi, serve un demos, un popolo europeo che creda di nuovo a queste questioni, occorre che nel cuore delle cittadine e dei cittadini, soprattutto dei giovani, alberghino questa speranza e questo moto, che portino questo demos e soprattutto le giovani generazioni a credere, a sperare e a lottare per questo tipo di Europa. Grazie.
PRESIDENTE (Richetti): Grazie davvero per questa riflessione, Presidente Pittella, nonché per lo slancio e la passione con cui l’ha espressa. Penso che le considerazioni che ci ha reso faranno parte anche del proseguimento dei nostri lavori.
Ringrazio tutti voi per questo contributo al dibattito, nonché chi ha assistito con diligenza ai lavori. Grazie davvero.
Annuncio di interrogazioni e di risoluzione
PRESIDENTE (Richetti): A norma dell'art. 69 del Regolamento interno, comunico che nel corso della seduta sono pervenuti alla Presidenza i seguenti documenti, contrassegnati dal numero d'oggetto che li precede:
2635 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, circa il Piano Regionale per l'accesso al lavoro dei giovani e per operazioni a sostegno delle strategie di sviluppo delle imprese.
2636 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa l'incremento del servizio di trasporto pubblico, anche ferroviario, tra Fidenza e Cremona.
2637 - Interrogazione della consigliera Moriconi, a risposta scritta, circa l'Ospedale A. Franchini di Santarcangelo di Romagna in relazione al Piano Sanitario Regionale.
2638 - Risoluzione proposta dai consiglieri Corradi, Ferrari e Villani per la realizzazione delle opere finalizzate alla messa in sicurezza idraulica dei territori dei comuni parmensi di Sala Baganza, Collecchio e Fornovo Taro colpiti dall'alluvione dell'11 giugno 2011.
(I relativi testi sono riportati nell'allegato B al resoconto integrale della seduta odierna)
La seduta è tolta.
La seduta ha termine alle ore 12,43
ALLEGATO
Partecipanti alla seduta
Consiglieri assegnati alla Regione: 50
Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Patrizio BIANCHI e Donatella BORTOLAZZI e i consiglieri Gabriella MEO, Gian Guido NALDI e Matteo RIVA.
Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:
Enrico AIMI, Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Stefano CAVALLI, Maurizio CEVENINI, Roberto CORRADI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Mauro MANFREDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Silvia NOÈ, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Roberto PIVA, Andrea POLLASTRI, Matteo RICHETTI, Roberto SCONCIAFORNI, Alberto VECCHI, Luciano VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI, Damiano ZOFFOLI.
Hanno partecipato alla seduta il presidente della Giunta Vasco ERRANI;
il sottosegretario alla Presidenza Alfredo BERTELLI;
gli assessori: Sabrina FREDA, Paola GAZZOLO, Carlo LUSENTI, Teresa MARZOCCHI, Maurizio MELUCCI, Massimo MEZZETTI, Gian Carlo MUZZARELLI, Alfredo PERI, Tiberio RABBONI, Simonetta SALIERA.
È inoltre presente il vicepresidente del Parlamento Europeo onorevole Gianni PITTELLA.
IL PRESIDENTE
I SEGRETARI
Richetti
Cevenini - Corradi
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