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153.

 

SEDUTA DI MARTEDÌ 19 NOVEMBRE 2013

 

(ANTIMERIDIANA)

 

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE AIMI

 

INDI DELLA PRESIDENTE COSTI

 

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è raggiungibile dalla Ricerca oggetti

 

OGGETTO 4183

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Rendiconto generale della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2012» (78)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza, discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Aimi)

VECCHI Luciano, relatore della Commissione

PRESIDENTE (Costi)

LOMBARDI, relatore di minoranza

MANFREDINI (Lega Nord)

ALESSANDRINI (PD)

POLLASTRI (PDL)

SALIERA, vicepresidente della Giunta

BARBATI (Italia dei Valori)

 

OGGETTO 4545

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Misure di adeguamento degli assetti istituzionali in materia sanitaria. Istituzione dell'Azienda USL della Romagna. Partecipazione della Regione Emilia-Romagna all'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico "Irst S.r.l."» (Testo Base) (79)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza e discussione)

OGGETTO 4662

Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Bartolini, Bazzoni e Lombardi: «Riordino degli assetti istituzionali in materia sanitaria. "Istituzione delle Aziende USL Bologna, Estense ed Emilia"»

(Abbinato)

PRESIDENTE (Costi)

PIVA, relatore della Commissione

BAZZONI, relatore di minoranza

BARTOLINI (PDL)

MANFREDINI (Lega Nord)

ALESSANDRINI (PD)

MEO (SEL-Verdi)

PRESIDENTE (Costi)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazioni elettroniche oggetti 4183 - 4545

Comunicazioni prescritte dall’articolo 68 del Regolamento interno

 

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE AIMI

 

La seduta ha inizio alle ore 9,53

 

PRESIDENTE (Aimi): Dichiaro aperta la centocinquantatreesima seduta della IX legislatura dell’Assemblea legislativa.

Interpello i presenti per sapere se vi sono osservazioni sui processi verbali relativi alle sedute

 

-          antimeridiana del 5 novembre 2013 (n. 151);

-          pomeridiana  del 5 novembre 2013 (n. 152);

 

inviati ai consiglieri unitamente all’avviso di convocazione di questa tornata.

Se non ci sono osservazioni i processi verbali si intendono approvati.

 

(Sono approvati)

 

PRESIDENTE (Aimi): Comunico le assenze alla seduta odierna. Ai sensi dell’articolo 65, secondo comma, del Regolamento interno, è assente il Presidente Vasco Errani; sono assenti per malattia i consiglieri Mandini e Monari. Anche il consigliere Carini ha comunicato di non poter partecipare alla seduta.

Sono pervenute a tutti i consiglieri le comunicazioni previste dall’articolo 68 del Regolamento interno.

 

(Le comunicazioni prescritte dall’articolo 68 del Regolamento interno sono riportate in allegato)

 

OGGETTO 4183

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Rendiconto generale della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2012» (78)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza, discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Aimi): Il testo n. 18/2013 è stato licenziato dalla Commissione "Bilancio Affari Generali e Istituzionali" nella seduta del 12 novembre 2013.

Il progetto di legge è composto da dodici articoli, il relatore della Commissione è il consigliere Luciano Vecchi, che ha presentato relazione scritta. Il relatore di minoranza invece è il consigliere Marco Lombardi, anche lui ha presentato relazione scritta.

Do quindi la parola al consigliere Luciano Vecchi. Prego.

 

VECCHI Luciano, relatore della Commissione: Grazie, presidente. Come sempre faccio in occasione delle relazioni di bilancio, rimando alla lettura della relazione scritta per avere un quadro completo ed esaustivo che riguarda anche le cifre, tanto più importanti quanto più siamo in sede di approvazione del consuntivo dell’esercizio precedente, quindi mi limiterò a una serie di considerazioni e informazioni che ritengo più utili per i colleghi e per chi segue i nostri lavori, sottolineando come evidentemente l’analisi del rendiconto dell’esercizio della Regione Emilia-Romagna per l’anno 2012 assume in questa circostanza un valore particolare. Ringrazio il presidente Lombardi, relatore di minoranza, per l’eccellente lavoro che ha svolto e per l’eccellente relazione che ha stilato, anche se arriva evidentemente a conclusioni diverse da quelle del sottoscritto. In maniera particolare emerge non soltanto dall’analisi dei dati del consuntivo e della relazione della Giunta ma anche dalla serie di atti correlati, in particolar modo quelli messi in campo secondo nuove procedure - ci tornerò tra un attimo - dalla Corte dei Conti come il bilancio e la gestione finanziaria della Regione Emilia-Romagna pur in una situazione molto difficile per la finanza pubblica, ma resa ancora più difficile dalla situazione nel Paese reale aggravata agli eventi sismici del maggio dello scorso anno, sia caratterizzato da un’alta virtuosità sia per quanto riguarda la gestione finanziaria in senso stretto sia per quanto riguarda il rapporto tra le risorse utilizzate e gli obiettivi raggiunti. Nel redigere la relazione quest’anno ho voluto mettere in rilievo nella parte iniziale, quella che ho chiamato anche un po’ impropriamente Abstract, quelli che sono alcuni punti essenziali che si evincono dalla lettura dell’insieme del testo e comincio dalla lettura degli stessi. In conclusione, fermi restando i rilievi indicati nella presente relazione, si conferma, come per i passati esercizi, il giudizio complessivamente positivo sulla gestione finanziaria della Regione Emilia-Romagna per l’esercizio 2012. È questo il giudizio finale contenuto nelle considerazioni conclusive della Corte dei Conti.

Il comparto delle amministrazioni regionali rappresenta il dieci per cento circa della spesa complessiva e il suo contributo alla riduzione del deficit dell’insieme delle amministrazioni pubbliche incide in media nella misura dell’1 per cento circa. L’effetto cumulato dalle misure di austerità adottate nell’ultimo quinquennio equivale a una riduzione della capacità di spesa del comporto regionale pari al 17 per cento. Ciò significa 29 miliardi di euro in meno rispetto al livello di spesa del 2009. Con il decreto-legge del 2010, n. 78, vi è stato un azzeramento delle risorse ex Bassanini con gravi ripercussioni sui settori dell’ambiente, della viabilità, dell’agricoltura, del fondo unico per le imprese, dell’edilizia, del trasporto pubblico a interesse regionale locale, compromettendo lo svolgimento di funzioni estremamente importanti dal punto di vista socio-economico. Nonostante tutto ciò nel 2012 la Regione Emilia-Romagna ha mantenuto invariata la propria leva fiscale e non ha aumentato la pressione fiscale. Nel corso del 2012 la Regione ha proseguito con l’azione di razionalizzazione non solo sulle spese di funzionamento ma anche nei diversi interventi regionali evitando la logica dei tagli lineari e concentrando le risorse per lo sviluppo economico, mantenendo un’attenzione particolare agli interventi di carattere sociale e socio-sanitario. Nell’esercizio finanziario preso in esame non è stato contratto nuovo indebitamento ed è stato rispettato il tetto previsto dalla legge stabilità. Infine la Regione Emilia-Romagna ha pienamente rispettato le regole fissate per il Patto di stabilità interno per l’anno 2012 contenendo la spesa soggetta a vincolo di crescita all’interno dell’obiettivo programmatico. Potrei fermarmi qua perché almeno dal punto di vista del senso politico sia formale sia sostanziale del rendiconto questa è stata la performance della Regione Emilia-Romagna nel 2012 come riconosciuto anche da un’analisi molto approfondita e molto critica dal punto di vista metodologico degli organi di controllo.

Ricordo a me stesso e ai colleghi che il rendiconto generale adempie all’obbligo istituzionale che deriva direttamente dall’articolo 68 del nostro Statuto e da due funzioni: la prima amministrativo-contabile di rendicontazione, funzione indispensabile e obbligatoria che permette di verificare il grado di attuazione delle previsioni di bilancio e di acquisire elementi conoscitivi utili per le future previsioni e decisioni. Il rendiconto però assolve anche a funzioni importanti ed essenziali di natura politica. Esso infatti illustra i risultati finali della gestione del bilancio regionale consentendo di verificare la politica regionale di bilancio attraverso il confronto tra le previsioni iniziali integrate dalle variazioni pervenute nell’anno e i risultati definitivi conseguiti sia in termini finanziari sia in termini patrimoniali.

Da queste considerazioni è facile evincere come le rilevazioni consuntive rappresentino un momento fondamentale del processo di pianificazione e controllo dell’ente pubblico poiché attraverso l’analisi e la valutazione degli scostamenti tra i risultati della gestione e l’attività programmata e dalla ricerca delle cause può derivare l’esigenza di riaggiornare i processi di programmazione e migliorare quello decisionale. Per quanto riguarda le risorse, il versante delle entrate anche nel 2012 è stato caratterizzato ancora una volta dall’incertezza sul sistema di finanziamento e dall’opacità del meccanismo perequativo nazionale che hanno reso ancor più difficoltosa l’individuazione delle risorse da destinare al finanziamento degli interventi e delle attività istituzionali.

Con l’emanazione del decreto legislativo 68/2011 si è avviato il processo di riforma del sistema di finanziamento delle Regioni che dovrebbe portare a una maggiore certezza delle risorse e alla programmabilità delle politiche di bilancio. La definizione però è rinviata ad atti normativi da adottare previo parere o intesa dalla Conferenza Stato-Regioni e in alcuni casi previo parere delle Commissioni parlamentari. Tuttavia, a causa della soppressione dei trasferimenti che costituivano la base finanziaria del processo di riforma verso il federalismo, l’intero processo per quanto riguarda le risorse non destinate alla sanità rischia di rimanere inattuato, quindi il sistema di finanziamento delle Regioni ancora per il 2012 è stato disciplinato al decreto legislativo del 18 febbraio 2000, n. 56.

Nel corso dell’anno sono risultati ancora di notevole impatto i tagli lineari adottato col decreto-legge del 2010, n. 78, il cosiddetto Decreto Tremonti, che ha ridotto le risorse statali a qualunque titolo spettante alle Regioni a Statuto ordinario in misura pari a 4.500 milioni di euro a decorrere dal 2012 a fronte di un totale di poco più di 5.100 milioni di euro di trasferimenti. Per la Regione Emilia-Romagna la riduzione dei trasferimenti statali è stata quindi di oltre 390 milioni di euro per il 2012. Con il decreto-legge del 2010, n. 78, vi è stato quindi un azzeramento delle risorse ex Bassanini con gravi ripercussioni, come abbiamo detto, in settori strategici di funzionamento dell’ente pubblico.

Un settore strategico particolarmente colpito dai tagli governati è quello del trasporto pubblico locale per il cui funzionamento mancano all’appello 307 milioni di euro annui derivanti dalla differenza tra il valore storico di 2.055 milioni di euro e i 1.748 milioni disponibili per il 2012. Vale la pena ricordare che le regioni hanno stimato peraltro la necessità di risorse in complessivi 2,5 miliardi di euro.

Forse nel momento peggiore in cui gli effetti della crisi finanziaria stanno colpendo anche nella nostra regione le fasce di popolazione più fragili, un altro settore particolarmente colpito dai tagli è quello dei servizi sociali, i quali devono fare i conti con i tagli dei trasferimenti statali agli enti locali attuati con le ultime manovre dei Governi e i pesantissimi vincoli posti dal Patto di stabilità. In questo contesto si inquadra il quasi integrale annullamento dei fondi nazionali destinati alle politiche sociali, quali il fondo nazionale per le politiche sociali e il fondo per le politiche della famiglia, che negli ultimi tre anni si sono ridotti di oltre il 70 per cento. Per il 2012 l’ammontare di tali fondi è risultato praticamente irrilevante ai fini della programmazione delle politiche regionali. Dal 2011 inoltre ricordo che non è stato rifinanziato il fondo nazionale per le non autosufficienze che per la Regione Emilia-Romagna prevedeva risorse pro quota di oltre 30 milioni di euro.

La spesa sanitaria nel 2011 è diminuita dello 0,6 per cento rispetto al 2010 e per il 2012 essa è stata rivista ulteriormente al ribasso per rendere strutturali i risparmi conseguiti nel 2011. L’incidenza della spesa sanitaria sul PIL è in continuo calo dal 2009 ed è tornata nel nostro Paese sotto la soglia del 7 per cento. Nel biennio 2012-2013 rimarrà invariata a fronte di un’inflazione programmata dell’1,5 per cento. Peraltro a causa del forte ritardo da parte del Governo nella definizione del riparto del Fondo sanitario nazionale per il 2012 le Regioni si sono trovate in difficoltà soprattutto per quanto riguarda i pagamenti ai fornitori. Nonostante tutto ciò, nel 2012 la Regione Emilia-Romagna ha mantenuto invariata la propria leva fiscale e non ha aumentato la pressione fiscale nei confronti di cittadini e di imprese. L’analisi delle risultanze del consuntivo rappresenta poi un appuntamento per riflettere in modo documentato sulla situazione economico-finanziaria della nostra Regione e sulla necessità improcrastinabile di attivare un confronto costruttivo tra Stato e Regione sul quadro della finanza regionale che continua a essere segnato, come dicevo, dall’incertezza sull’ammontare complessivo delle entrate sia con riferimento al breve periodo sia rispetto a una proiezione pluriennale. Alle Regioni continua a essere richiesto uno sforzo sempre più consistente nell’impostazione delle previsioni di entrata, previsioni che recano elevati margini di incertezza riferiti agli stanziamenti delle stesse rendendo difficile e complessa la costruzione dei bilanci e la garanzia degli equilibri.

Come sono state impegnate le risorse? Ovviamente rimando alla lettura dei dati e delle tabelle presenti nella relazione. Nel corso del 2012 la Regione ha proseguito con l’azione di razionalizzazione non solo sulle spese di funzionamento ma anche nei diversi interventi regionali evitando la logica dei tagli lineari e concentrando, come dicevo all’inizio, le risorse per lo sviluppo economico mantenendo un’attenzione particolare agli interventi di carattere socio-sanitario. Nonostante l’azzeramento e la riduzione di trasferimenti statali la Regione ha comunque perseguito i seguenti obiettivi: garantire la qualità e gli standard delle politiche socio-sanitarie e delle politiche di assistenza alla persona, consolidare gli interventi sullo stato sociale al fine di tutelare il potere di acquisto di salari, pensioni e redditi già duramente provati da una spirale inflazionistica pesante, ribadire in maniera forte l’importanza della scuola e della formazione avendo ben chiaro il valore dell’autonomia scolastica e dell’impegno nei progetti innovativi, mantenere e potenziare gli interventi a favore delle politiche di mobilità in un’ottica di sviluppo sostenibile e infine dare adeguato sostegno al sistema delle imprese per garantire un sufficiente accesso al credito e in tal modo creare un volano per sostenere la produzione e quindi la ripresa.

Dopo gli eventi sismici del maggio 2012 tutta la struttura regionale si è immediatamente attivata per avviare gli interventi urgenti per la messa in sicurezza di luoghi ed edifici per la realizzazione di opere provvisionali, il ripristino delle scuole danneggiate, la costruzione di strutture scolastiche prefabbricate laddove i danni non consentivano interventi immediati, l’emanazione di ordinanze per l’erogazione di contributi ai privati per riparare i danni delle proprie abitazioni, per ristrutturare e ripristinare le attività produttive, la messa in sicurezza del territorio e tanto altro. Naturalmente la prima azione è stata rivolta a dare assistenza alla popolazione colpita dal sisma. Sono state complessivamente quarantamila le abitazioni danneggiate, sono state oltre sedicimila le persone ospitate in campi di prima assistenza e alberghi, progressivamente ridotte a circa tremila in corrispondenza della chiusura avvenuta nel mese di ottobre. La struttura commissariale, in collaborazione con i Comuni, Provincia e Agenzie regionali di Protezione Civile nel periodo 10 - 28 ottobre, quindi solo pochi mesi dopo la produzione dei drammatici eventi sismici, ha disposto la chiusura di tutti i campi di assistenza in previsione dell’arrivo della stagione invernale con il trasferimento temporaneo di circa 2.200 persone in strutture ricettive. La prima misura messa in campo per sostenere le persone colpite dal sisma e trovare sistemazioni alternative è stato il contributo di autonoma sistemazione gestito dal Dipartimento della Protezione Civile fino a luglio e passato alla gestione commissariale dal primo agosto 2012, dato ad oltre quattordicimila famiglie. Ulteriori duecento - trecento nuclei familiari hanno avuto la possibilità di avere un alloggio in affitto e circa mille famiglie sono state alloggiate in moduli prefabbricati realizzati nei comuni maggiormente colpiti. Alla fine di ottobre 2012, dopo un lungo e costante lavoro del commissario Errani con il Governo i fondi totali stanziati con diversi provvedimenti ammontavano a circa 9 miliardi di euro per i prossimi anni oltre al credito di imposta per le ristrutturazioni, i costi della cassa integrazione ordinaria e straordinaria, le esenzioni ticket e gli interessi sulle anticipazioni bancarie. Sono state destinate ingenti risorse per le scuole pari a 149 milioni di euro, per la realizzazione di moduli prefabbricati a uso abitativo per 90 milioni, per interventi sulle strutture sanitarie per oltre 55 milioni, per la messa in sicurezza del territorio per 34 milioni, per il ripristino dei municipi per 39 milioni, per opere provvisionali per una trentina di milioni, per il recupero e potenziamento del patrimonio di edilizia residenziale pubblica per 40 milioni, destinando sia risorse del fondo commissariale sia risorse del bilancio regionale e infine sono partite le procedure per l’erogazione dei contributi per il ripristino e riparazione delle abitazioni con danni lievi o medio-gravi e per il ripristino e la ricostruzione delle attività produttive.

Anche quest’anno la Corte dei Conti ha giudicato positivamente la gestione finanziaria della Regione Emilia-Romagna per l’esercizio 2012. L’attività di controllo è stata espletata mediante richieste istruttorie sull’attendibilità e veridicità dei dati contenuti nel rendiconto generale. È stata scelta una metodologia di tipo sperimentale e sulla base dell’esperienza maturata in ambito europeo con la cosiddetta DAS (Declaration d’assurance) che la Corte dei Conti europea svolge annualmente. Secondo la nuova procedura che prevede un giudizio di parificazione da parte della magistratura contabile, la sezione regionale della Corte ha esaminato in relazione alla gestione finanziaria per l’esercizio 2012 il bilancio di previsione, la legge di assestamento, le variazioni di bilancio approvate sia con legge sia con delibera di Giunta, il progetto di legge e il rendiconto generale e il documento di politica economica e finanziaria che dall’anno 2000 la Regione adotta volontariamente pur non essendo previsto in nessuna disposizione di legge nazionale.

Per l’esercizio 2012 l’elemento di criticità più rilevante che ha inciso sulla programmazione annuale delle direzioni generali è stato appunto rappresentato dagli eventi sismici del maggio 2012. Nel 2012 la Regione ha osservato limiti previsti dalla disciplina del Patto di stabilità interno e ha fatto applicazione della disciplina del Patto di stabilità verticale in favore degli enti locali siti nel territorio regionale. Particolari disposizioni sono state adottate dalla Giunta regionale per i Comuni colpiti dagli eventi sismici di fine maggio 2012 al fine di concedere spazi finanziari in deroga agli obiettivi del Patto. Sempre nel 2012, la Regione non ha fatto ricorso ad anticipazioni di tesoreria. Nell’esercizio finanziario preso in esame non è stato contratto nuovo indebitamento e il limite all’indebitamento regionale previsto dalla Legge di stabilità è stato rispettato nell’esercizio di riferimento. Anche con riferimento al processo di riordino delle partecipazioni societarie regionali (modello di governance prescelto) misure di contenimento della spesa adottate dalla Regione il giudizio della Corte è stato positivo in aderenza alla relazione che la Giunta ha presentato all’Assemblea legislativa nel mese di febbraio 2012. Anche per quanto riguarda il riferimento alla gestione del personale regionale, che comprende il personale della Giunta e dell’Assemblea legislativa, i limiti di spesa e assunzionali posti dal legislatore statale sono stati rispettati. In relazione agli incarichi professionali a soggetti esterni gli impegni assunti nell’esercizio 2012 per le predette tipologie sono stati contenuti entro i rispettivi tetti di spesa.

Le Regioni e gli Enti locali partecipano al raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica assunti dal nostro Paese in sede europea attraverso l’assoggettamento alle regole del Patto di stabilità interno, che è lo strumento con cui Regioni ed Enti locali concorrono al rispetto degli impegni derivanti dall’appartenenza all’Unione europea. La disciplina del Patto di stabilità interno per le Regioni continua a essere basata sul controllo della spesa finale introdotto nel 2002. Fino all’esercizio 2010 a ciascuna Regione è stato richiesto per ciascun esercizio finanziario di ridurre di una determinata percentuale il complesso delle spese finali. A partire dal 2011 il risparmio richiesto alle Regioni è distinto in termini di competenze di cassa ma sempre calcolato sul complesso delle spese finali e deve essere tale da coprire il taglio di risorse effettuato nell’ambito delle manovre finanziarie di risanamento dei conti pubblici. Nel 2012 la Regione ha autorizzato il superamento dei saldi finanziari del Patto di stabilità di Comuni e Province per un importo di oltre 99 milioni di euro per gli impegni e 30 milioni per i pagamenti. Contestualmente la Regione ha proceduto sulla base della normativa vigente a rideterminare il proprio obiettivo programmatico per il medesimo importo. La distribuzione ai Comuni e alle Province di risorse utili ai fini del rispetto del Patto di stabilità interno non si esplicita in un trasferimento materiale delle stesse ma in autorizzazioni concesse dalla Regione agli Enti locali per effettuare pagamenti per opere e altri interventi di investimento già ultimati o in corso di realizzazione in superamento del proprio limite di Patto di stabilità interno. Inoltre nel 2012 la Regione ha autorizzato per un importo complessivo di 40 milioni di euro una distribuzione degli spazi finanziari in deroga agli obiettivi del Patto ai Comuni colpiti dal sisma.

Si tratta indubbiamente di un risultato positivo che ha permesso di soddisfare parte delle richieste espresse dal territorio e che ha soprattutto testimoniato la presenza di un elevato livello di responsabilità istituzionale e di fiducia complessiva nei confronti del sistema territoriale dell’Emilia-Romagna. La nostra Regione è stata vincolata a un’attenta gestione delle spese considerando che l’unica consistente componente di spese escluse dalle limitazioni del Patto è quella sanitaria. Nel corso del 2012 gli obiettivi di contenimento della spesa sono stati oggetto di condivisione in sede di comitato di direzione. Su queste basi sono stati definiti budget di spesa per ogni direzione generale della Regione costruite anche attraverso l’effettuazione di analisi in serie storica sulla capacità di impegno e pagamento di ogni settore. Tali budget sono stati oggetto di un monitoraggio puntuale e rigoroso oltre che di un costante confronto e supporto informativo verso le strutture regionali.

La Regione Emilia-Romagna ha pienamente rispettato le regole fissate, quindi per il Patto di stabilità interno, per l’anno 2012 contenendo la spesa soggetta a vincolo di crescita all’interno dell’obiettivo programmatico. Come per la gestione delle entrate, per meglio valutare l’andamento delle spese nell’esercizio 2012 è necessaria la distinzione tra gestione della competenza, gestione dei residui passivi e della cassa. La seconda parte del rendiconto generale, il conto generale del patrimonio, è il documento contabile che fornisce annualmente la situazione patrimoniale della Regione quale risulta in chiusura di esercizio per effetto della variazioni e delle trasformazioni prodotte nei suoi componenti attivi e passivi. Essa evidenzia un legame puntuale tra variazione patrimoniale e gestione del bilancio, una classificazione e quantificazione economica dei risultati della gestione patrimoniale dei flussi finanziari ad essa correlati e infine l’individuazione dei beni suscettibili di utilizzazione economica al fine di attribuire maggiore significatività ai beni di riferimento, tali beni che consistono nei fabbricati, nei terreni, nelle foreste, che sono stati ulteriormente distinti in base alla loro specifica destinazione.

Per le ragioni suddette, e rimandando a ulteriori informazioni e valutazioni contenute nella relazione scritta, il relatore di maggioranza invita l’Assemblea legislativa ad adottare il progetto di legge "Rendiconto generale della Regione Emilia-Romagna per l’esercizio finanziario 2012".

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE COSTI

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Luciano Vecchi.

Do ora la parola al consigliere Marco Lombardi, relatore di minoranza. Prego, consigliere.

 

LOMBARDI, relatore di minoranza: Grazie, presidente. Ringrazio anche io il Vicepresidente Vecchi e tutta la Commissione per la collaborazione avuta nel corso dell’esame del rendiconto.

Egregi colleghi, la nostra Regione per provare a salvarsi dal martellante e spesso impreciso e interessato coinvolgimento in un clima di generale discredito verso la politica e offrire un contributo alla pacificazione del Paese, deve appellarsi alla verità delle cose e dall’obiettività della loro rappresentazione, distinguendo con particolare cautela il momento e il luogo della polemica politica anche strumentale da quello del serio confronto dialettico.

È per questo quindi che il clima nazionale e regionale che stiamo vivendo mi impongono una doverosa premessa come Presidente della Commissione Bilancio e come Consigliere di opposizione. In conformità all’esito del giudizio di parificazione deliberato per la prima volta in modo formale e in sede giurisdizionale dalla Corte dei Conti regionale ribadisco anche io che stiamo discutendo del bilancio consuntivo di una Regione ben gestita dal punto di vista della tenuta dei conti pubblici che grazie all’attività combinata di chi governa e di chi controlla tiene al riparo i cittadini emiliano-romagnoli da brutte sorprese per quanto attiene ad esempio allo sforamento del deficit sanitario e all’indebitamento complessivo che, come è noto, comporterebbe un immediato innalzamento della pressione fiscale su base regionale.

Nel mio ruolo di relatore di opposizione in questa occasione, come in quelle passate, evidenzierò notevoli critiche in ordine a scelte di politica regionale fatte dal Presidente Errani e avallate dalla sua maggioranza, scelte che si collocano però appieno in un ambito di discrezionalità politica riconosciuta a chi vince le elezioni sulla base di un programma esposto agli elettori, così come vari saranno i rilievi che con questa relazione muoverò ad alcune abitudini nella redazione del bilancio che reputo sbagliate ma che senza dubbio rientrano all’interno di un’impostazione contabile corretta, seppure diversa da quanto avremmo fatto noi.

Ho ritenuto utile fare questa premessa in un’occasione formale come quella che stiamo affrontando in accordo anche con i miei colleghi del gruppo per offrire un contributo alla chiarificazione e alla normalizzazione di un confronto politico che può anche essere aspro ma che oggi più che mai non deve incentivare quel sentimento generalizzato di antipolitica e di discredito delle istituzioni imperante a ogni livello. Certo, mi piacerebbe che analogo atteggiamento fosse tenuto anche dal PD in sede nazionale sia in passato contro il Governo Berlusconi sia ora in tema di decadenza non di uno dei leader del centrodestra ma del leader incontrastato del centrodestra che gode da oltre quindici anni del consenso di milioni di elettori.

Veniamo al merito del consuntivo. Come di norma, anche il bilancio 2012 va inserito nel contesto del momento. Sul piano globale dobbiamo constatare come anche il 2012 si sia caratterizzato per una politica economica americana impostata sull’immissione di continui flussi di denaro garantiti dalla Federal Reserve per sostenere i consumi interni e quindi alimentare la ripresa anche a scapito di una lieve inflazione e di un significativo aumento del debito pubblico.

Questa strategia, se da un lato ha poi permesso una effettiva ripresa dell'economia reale, dall’altro ha portato a quella crisi del debito federale che si sarebbe evidenziata in tutta la sua gravità l'anno successivo. Il rallentamento della Cina e degli altri Paesi emergenti hanno comunque mantenuto alta la domanda internazionale e conseguentemente in segno ampiamente positivo il PIL mondiale. Il contesto europeo si è caratterizzato anche in questo esercizio, per l’esagerato timore tedesco di un aumento dell’inflazione in territorio euro, e per una sua richiesta di rigore sempre più sospetta perché rivolta più ai competitor industriali come noi che ai Paesi nordici produttori di servizi.

In Italia, il 2012 si è caratterizzato come l’anno del Governo Monti. Un grande rispetto internazionale pagato però a caro prezzo con la piena adesione al rigore imposto dall’Europa. L’altalenante andamento dello Spread evidentemente non dipendente dalle nostre manovre di bilancio, ma unicamente dalla benevolenza tedesca, o dai provvedimenti di Draghi, riproposizione dei tagli lineari di tremontiana memoria, prosecuzione dei tagli ai trasferimenti sia per le Regioni che per gli Enti Locali ed infine, ciò che io reputo assolutamente come la peggiore delle strategie di Monti, quella cioè che, per coprire la sua incapacità di tecnico con in più un Governo di larghe intese alle spalle, nel tagliare la spesa pubblica, fosse più facile riaccentrare il potere dello Stato, mettendo in discussione il ruolo stesso delle Regioni che la riforma del Titolo V della Costituzione aveva elevato al rango di legislatori con pari dignità rispetto al Parlamento.

In questi scenari si inserisce il bilancio 2012 e per discutere del suo rendiconto, partirei dalla gestione di competenza e gestione per cassa. Dall’esame del consuntivo 2012 emergono subito due dati che disegnano un trend negativo e pericoloso non tanto per la situazione di oggi, quanto per ciò che ci può riservare un futuro non troppo lontano. Per ciò che attiene alla gestione di competenza, emerge che le entrate accertate (al netto delle partite di giro) ammontano a 13.371 milioni di euro, mentre le uscite impegnate risultano essere state di 13.888 milioni di euro, con un saldo quindi negativo di 517 milioni di euro. È solo grazie all’applicazione dell’avanzo netto di amministrazione dell’esercizio 2011 pari a 941 milioni di euro che la gestione di competenza dell’esercizio 2012 si è quindi chiusa con un avanzo contabile di 423 milioni. Stessa cosa per la gestione di cassa. Le riscossioni sono state pari a 13 miliardi 130 milioni di euro, i pagamenti ammontano a consuntivo a 13 miliardi 565 milioni di euro, per cui anche in questo caso il saldo sarebbe negativo per 435 milioni di euro. Se a questo dato sommiamo però il fondo cassa di inizio esercizio pari a 659 milioni di euro, ecco che anche la gestione per cassa risulta in attivo per 224 milioni di euro. Il dato che però mi preoccupa è che sia il bilancio di competenza che di cassa hanno segni positivi solo grazie agli "aiuti" degli esercizi precedenti che a loro volta si assottigliano sempre più. Di fronte ad un trend che segnala progressive riduzioni sia dell’avanzo di amministrazione che della cassa, quali prospettive abbiamo per il futuro?

Per ciò che attiene la gestione residui, tali mie preoccupazioni sul futuro, sono ulteriormente rafforzate dall’esame dell’andamento dei residui nel bilancio consolidato 2012 che prevedendo residui attivi per 7 miliardi 715 milioni di euro e residui passivi per 7 miliardi 271 milioni di euro, presentano un saldo positivo per 444 che sommato al fondo cassa al 31.12.2012, pari a 224 milioni di euro, porta l’avanzo di amministrazione per il 2012 a 668 milioni di euro. Dal combinato disposto delle argomentazioni che precedono, si ricava che rispetto al consuntivo 2011, l’avanzo di amministrazione passa da 941 a 668 milioni di euro ed il fondo cassa iniziale passa da 659 a 224 milioni di euro. Mi pare di poter dire che anche qui si assottiglia pericolosamente quella "dote" su cui la Regione ha sempre potuto contare negli anni passati e che indusse il Ministro Tremonti ad "affamare la bestia" per obbligarla ad attingere da quel cospicuo tesoretto. Allora si poteva trattare di un provvedimento invasivo ma tutto sommato tollerabile, nel bilancio 2012 ed ancor più in quelli successivi cominciamo a mettere a repentaglio la possibilità di offrire sostegno e servizi alle imprese ed ai cittadini di questa Regione, e quindi le prospettive cominciano a preoccupare.

Altro motivo di allarme deriva dall’esame della struttura dell’avanzo di amministrazione, in particolare per ciò che riguarda la parte a destinazione libera, non soggetta cioè a economie vincolate o residui perenti. Rimando ai dati della relazione per vedere i numeri ma a voler essere pignoli anche gli esercizi precedenti lasciavano intravedere come le economie vincolate ed i residui perenti fossero superiori all’avanzo e che quindi in teoria questo saldo si presentasse negativo, ma nel 2012 tale pur ipotetico saldo negativo era di un importo ben maggiore rispetto al passato (8 milioni nel 2010 e 410 milioni nel 2012). Tale posta contabile potrebbe essere, pertanto, interamente assorbita per la copertura di diverse tipologie di spesa che l’amministrazione regionale è obbligata a sostenere in quanto derivante da vincoli di legge o in quanto finanziate da entrate a destinazione vincolata. Per quanto attiene agli accertamenti ed alle riscossioni, emerge che nel triennio 2010-2012 gli accertamenti di competenza sono stazionari registrando un lieve aumentano dello 0,17 per cento. In particolare, 9 miliardi 123 milioni nel 2010, 9 miliardi 266 milioni nel 2011 e 9 miliardi 339 milioni nel 2012. A parte notare come la capacità di riscossioni di questa Regione non migliori significativamente, come si vede le risorse a disposizione della Regione non calano, ma anzi crescono e, come ho segnalato più volte, invece di lamentarsi sarebbe più opportuno rivedere l’impostazione complessiva del bilancio regionale. Le riscossioni viceversa sono in forte calo (-12,27 per cento) soprattutto nel confronto con il 2010. In particolare, i dati della riscossione dell’addizionale IRPEF e dell’IRAP sono senz’altro anomali anche se visti nell’ottica del peggioramento della crisi economica in quanto la riscossione dell’addizionale IRPEF tra il 2010 e il 2012 presenta una notevole differenza passando da 1.540 milioni di euro a soli 175 milioni di euro con variazioni del 78 per cento tra il 2011 e il 2012. Per le entrate principali, come noto, tra le variazioni più significative si registrano l’imposta sul consumo gas +5,5 per cento, tributo per il deposito in discarica dei rifiuti solidi urbani -17,65 per cento, IRAP -0.7 per cento, accise sulla benzina -10,97 per cento.

L’analisi degli impegni di spesa consente di valutare quanta parte della spesa programmata si è tradotta in effettiva assunzione di obbligazioni giuridiche da parte della Regione, quindi in concreta possibilità di realizzazione degli interventi. Il rapporto complessivo tra impegni e stanziamenti definitivi, è in miglioramento rispetto al 2011 attestandosi al 78,58 per cento. In questo campo va ribadito e rivendicato, perché frutto di una decisione unanime di quest’Aula, la costante riduzione delle spese per gli organi istituzionali che passa da 38 milioni nel 2010 a 34 milioni nel 2012 e non sfigura certo di fronte ai 41 milioni di euro della Corte Costituzionale per soli tredici giudici. Sul terremoto, che ovviamente ha segnato profondamente l’esercizio 2012, in questa sede credo sia sufficiente ricordare le risorse destinate alla ricostruzione: 549 milioni la quota dell’Europa per l’Emilia-Romagna, 521 milioni la quota dello Stato, 16 milioni le erogazioni liberali dei privati, 47 milioni gli investimenti diretti della Regione (25 in investimenti e 22 in spese correnti).

I principali problemi emersi e di nostro interesse in questo contesto sono i ritardi nei pagamenti dovuti in alcuni casi ad eccesso di burocrazia non solo della pubblica amministrazione ma anche delle banche, ed in altri al doveroso contrasto alle infiltrazioni della criminalità organizzata. Tra le risultanze positive di questo rendiconto va annoverato il "comodo" rispetto del Patto di stabilità interno e la capacità della Regione di concedere ulteriori spazi di spesa a Province e Comuni per 72 milioni di euro attraverso il proprio Patto di stabilità regionale. In particolare, per quanto attiene il rispetto dei limiti di spesa imposti dalla finanza pubblica, il tetto di spesa è stato rispettato quanto ai pagamenti di 24 milioni di euro e quanto agli impegni di 31 milioni di euro. Dati senz’altro migliori degli esercizi passati in cui la prudenza prevaleva in maniera eccessiva penalizzando la possibilità di erogare risorse a cittadini ed imprese, dati che modestamente penso siano il frutto anche di una precisa e costante pressione dell’opposizione in tal senso, ma che dimostrano ancora come sia possibile un’ulteriore opera di riduzione che, vorrei ricordare, non è un semplice balzello contabile ma dà la possibilità alla Regione di mettere a disposizione risorse importanti ed essenziali per la ripresa economica.

Altro dato positivo, rilevato anche dalla Cote dei Conti, è costituito dal fatto che nel 2012 la Regione non è dovuta ricorrere ad anticipazioni di cassa. Se però guardiamo il trend degli ultimi tre esercizi, la drastica riduzione del saldo finale di cassa che emerge da questo bilancio, anche sotto questo aspetto desta qualche preoccupazione. Anche nel 2012 la Regione non ha fatto ricorso all’indebitamento e al 31.12.2012 la Regione ha in ammortamento mutui e prestiti per 856 milioni di euro, che sono 2 milioni in più del 1° gennaio 2012 solo perché in base al decreto legge del 2010, n. 78, la Regione si è dovuta accollare la quota di un vecchio mutuo statale per cui prima lo Stato trasferiva le relative risorse mentre dal 2012 non vi provvede più. E a tal proposito credo sia motivo di soddisfazione per tutti e soprattutto per chi è da più tempo su questi banchi notare come al nostro dato si contrapponga proprio in questi giorni il debito della Regione Lazio che ammonta a 24 miliardi di euro. In tema di indebitamento regionale va poi evidenziato un aspetto molto tecnico ma devo dire anche con una certa autocritica, troppo trascurato nelle relazioni passate. La Regione ha in essere una sola operazione di finanza derivata sottoscritta nel 2004 che si riferisce al mutuo di 516 milioni di euro contratto con la Cassa Depositi e Prestiti nel maggio del 2002 per il debito della sanità. Tale operazione ispirata a criteri di prudenza per il fluttuare dei tassi risulta però essere fortemente penalizzante per la Regione. Nel 2012 ad esempio a fronte di un onere per la Banca intermediaria di 4,76 milioni di euro pari agli interessi da questa versati alla Cassa Depositi e Prestiti, la Regione ha dovuto corrispondere la complessiva somma di 13 milioni 890 mila euro con un’evidente "perdita" di 9,13 milioni di euro. Alla luce anche degli atteggiamenti della BCE sui tassi di interesse e delle dichiarazioni di Draghi in merito ad un lungo periodo di tassi bassi, dobbiamo sopportare ancora a lungo una "emorragia" di queste dimensioni o si possono pensare anche soluzioni diverse?

Mi fa piacere notare infine come la Corte dei Conti individui tra le leggi regionali più rilevanti nel 2012 la sessione comunitaria e la legge di semplificazione che ci hanno visti impegnati con grande dedizione. In entrambi i casi come legislatori abbiamo fatto un buon lavoro e la menzione della Corte rafforza questo giudizio. Dobbiamo fare di più per comunicare all’esterno tali attività legislative, dobbiamo pretendere che i nostri interlocutori della società civile si impegnino a diffondere capillarmente tra i loro associati la portata positiva dei nostri provvedimenti e dobbiamo svolgere con maggior rigore una "moral suasion" sugli Enti Locali affinché la loro burocrazia si comporti secondo il principio di leale collaborazione e non come un freno al cambiamento che noi abbiamo tentato di porre in essere.

In conclusione, possiamo ragionevolmente affermare che forse il bilancio 2012 è il primo bilancio che denuncia un’effettiva, reale, sofferenza dei conti regionali determinata dalla crisi economica e dai tagli alla spesa pubblica, e non saranno certo migliori i dati assestati del 2013 e quelli previsti per il 2014. Di qui la necessità, da me più volte evidenziata anche in passato, di ripensare completamente al bilancio regionale superando le incrostazioni che anche in buona fede si sono create in passato, rendendo più selettivi gli interventi e più fantasiose le strategie di sviluppo. La strada obbligata è quella dei finanziamenti mirati e dei risultati misurabili in economia, dell’immissione di dosi massicce di sussidiarietà nel rapporto con la società civile, e del passaggio dalla cultura del sospetto verso i cittadini e le imprese a quella dei rigorosi controlli successivi per ciò che attiene la burocrazia.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Lombardi.

Apriamo il dibattito generale. Come da convocazione, sapete che i tempi sono contingentati per gruppo, per cui chiedo di attenersi al Regolamento.

Ha chiesto di parlare il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.

 

MANFREDINI: Grazie, presidente. Gentili Assessori, colleghi, abbiamo preferito basare il nostro intervento più che sui numeri su un intervento politico. A leggere tutta la documentazione del rendiconto emerge come quest’anno, in modo ancora più evidente degli scorsi anni, ci siano diversi punti di vista e opinioni sulla gestione del bilancio regionale e la relativa struttura organizzativa.

Già dalle relazioni presentate in Commissione e ancora di più dopo l’illustrazione della legge finanziaria regionale per il 2014, che è stata presentata ieri pomeriggio dalla Commissione, emergono chiaramente questi dati: drastica crisi economica che non accenna a mollare la presa su produzione interna, imprese che sono costrette a chiudere (ben 2.229 imprese hanno chiuso nei primi otto mesi del 2013), disoccupazione alle stelle e drammatiche prospettive occupazionali per i giovani, significativo aumento di persone scoraggiate che pur non avendo un lavoro nemmeno lo cercano, riduzione dei trasferimenti da parte dello Stato, l’emergenza terremoti in gran parte ancora da risolvere - a questo proposito ho già presentato un question time per la seduta di domani - stretta dal Patto di stabilità che impone sia tetti di spesa sia ulteriori tagli.

Una brutale sintesi che, anche a parere della Vicepresidente, così come è intervenuta ieri, lascia ben pochi spiragli di ripresa, più auspicata che fondata su elementi oggettivi di tipo economico e sociale.

D’altra parte la Regione fa il proprio mestiere e resiste tanto che nonostante i tagli nel 2012 la Regione Emilia-Romagna ha mantenuta invariata la propria leva fiscale e non ha aumentato la pressione fiscale, così come è stato preannunciato anche per l’esercizio finanziario 2014. Non è stato contratto nuovo debito, sono state pienamente rispettate le regole fissate per il patto fiscale interno contenendo la spesa soggettiva a vincolo di crescita all’interno degli obiettivi programmatici. Una gestione virtuosa così come dicono in tanti, eppure la minoranza, e qui anche il gruppo della Lega Nord, ha sempre messo in luce ambiti in cui si sarebbe potuto far meglio muovendo critiche anche aspre per sollevare la Regione a intervenire e a fronteggiare le carenze e inadempienze.

Quest’anno, in occasione del primo giudizio di parificazione, introdotto con il decreto del 2012, n. 174, molte criticità sono evidentemente emerse. È stato interessante leggere la memoria del pubblico ministero della Corte per un rafforzamento dei controlli e di una maggiore trasparenza dei conti pubblici quali garanzie democratiche delle istituzioni pubbliche. Lascia perplessi che lo stesso pm critichi fortemente la lettura separata delle funzioni della Corte dei Conti distinguendo le competenze del controllo collaborativo, così come abbiamo fatto fino all’anno scorso, dalle competenze giurisdizionali, vale a dire che le modalità seguite fin qui sono improvvisamente ritenute vecchie e inefficaci. Dallo svolgimento del dibattito della Corte sono poi emerse criticità e inefficienze della Regione come la mancanza di trasmissione dei dati contabili per cui occorrerà addirittura un protocollo di intesa tra la sezione regionale di controllo e la Regione al fine di stabilire le modalità di acquisizione dei dati contabili e di accesso alla strutture informatiche.

Francamente stupisce che con tutti gli investimenti e le strutture interne dedicate all’informatizzazione, ciò non sia stato possibile. Accertamenti a campione che hanno rilevato criticità, soprattutto inerenti alla parte spesa, ad esempio alla compravendita di un terreno che la Regione ha trasferito a un Comune, necessità di adeguare la nostra normativa alla scadenza del 30 aprile anziché al 30 giugno, gli aspetti di natura finanziaria. Molto è da fare sul versante delle società partecipate che attualmente ammontano a ventotto per un valore di quasi 93 milioni di euro. Se sulle società partecipate l’indicazione è di contenere le spese, la stessa debolezza appare sulla gestione del personale e soprattutto sul mancato rispetto dei controlli. Lascia fortemente perplessi che vengano mosse decise critiche di controllo di gestione, mancanza di contabilità analitica, contabilità economica, patrimoniale su tutto l’apparato regionale. Su questi aspetti la Corte esprime un giudizio negativo e vi include anche il controllo strategico e sistema di valutazione. Qui mi soffermo perché in più occasioni e a più riprese la Lega Nord ha proposto e insistito sulla necessità di investire e attuare analisi sulle politiche pubbliche e in altra occasione ha denunciato come i meccanismi di valutazione e di premialità dei dirigenti siano completamente avulsi da dati oggettivi e di raggiungimento degli stessi risultati.

Il collega Bernardini ha più volte evidenziato in sede della Sesta Commissione come le clausole valutative incluse in alcune leggi regionali producono esclusivamente relazioni compilative senza approdare mai a una chiara misurazione del tipo di risorse destinate dalla Regione in determinate attività e investimenti, raggiungono i risultati o sono esclusivamente risorse trasferite che non producono significativi effetti sulla società, l’economia e il territorio. La Corte denuncia che mancano analisi dei risultati conseguiti rispetto agli obiettivi strategici predefiniti, nonostante la Giunta si avvalga di risorse e personale di uno staff corposo per il controllo strategico.

Ci hanno infatti abituato a relazioni, discorsi, montagne di report, carte e di fotocopie e chili di premesse, quadri generali, paragrafi infiniti. Il tutto resta tuttavia incompleto e inefficacie, seppellito da burocrazia e parole che tutto sono tranne che semplificazione. Invito tutti a riflettere su questi aspetti ancora prima che sui numeri del rendiconto del bilancio. La Regione non è capace di semplificare e non è capace di sintetizzare e far capire ai cittadini cosa fa e cosa ottiene con le risorse spese. Su questo aspetto ho vissuto anche per quanto riguarda il terremoto e il labirinto delle pratiche per la ricostruzione, e chiedo il massimo impegno perché è la base di tutto e da qui si può ripartire.

Tenuto conto di quanto ho appena letto, il nostro voto - faccio anche la dichiarazione di voto - alla luce di quanto evidenziato dalla Corte dei Conti sarà contrario.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Manfredini.

Ha chiesto di parlare il consigliere Alessandrini per il gruppo del Partito Democratico. Ne ha facoltà.

 

ALESSANDRINI: Grazie, presidente. Concordo intanto con il relatore Luciano Vecchi quando dice che il bilancio consuntivo per il 2012 può e deve essere l’occasione oltre che per fare delle valutazioni di tipo contabile e amministrativo anche per fare delle valutazioni di tipo politico rispetto al programma annuale che la Regione ha svolto. Credo che sia l’occasione per una verifica degli effetti del governo dell’amministrazione regionale sui cittadini, sulle imprese e sui territori.

È ovviamente molto positivo secondo me che il rendiconto 2012 segnali intanto un avanzo netto di oltre 668 milioni e che questo avanzo sia accompagnato, al di là di alcuni suggerimenti, da un giudizio complessivamente positivo da parte della Corte dei Conti. Detto questo, a me interessa andare oltre, nel senso che mi interessa di più cercare di dare una lettura di quanto è accaduto nell’anno trascorso, in primo luogo giovandomi del punto di osservazione che permette il ruolo di un Consigliere regionale.

Dico subito che il 2012 è stato un anno che forse per certi versi bisognerebbe quasi dimenticare, se fosse possibile, anche per la nostra Regione, perché è stato un anno purtroppo ancora segnato da una profondissima crisi con tutti i principali indicatori, sia di ordine economico sia sociale, che hanno purtroppo davanti un segno negativo e in qualche caso anche in maniera pesante, è stato l’anno del terremoto che ha aggravato ulteriormente, e non poteva che essere così, la situazione e che ci ha visti impegnati però allo spasimo: dal Presidente nelle sue vesti di commissario, alla Giunta tutta, dall’Assemblea alle Commissioni, fino ai dirigenti delle varie strutture e tutti i collaboratori, e credo che questo lo abbiamo avvertito tutti che tutti si siano prodigati per cercare di affrontare questa situazione particolarmente difficile.

Tutti insieme hanno lavorato per alleviare la sofferenza di quei cittadini e quelle imprese che hanno visto distrutte le proprie case (alcuni), altri l’inagibilità delle case, dei capannoni e degli edifici pubblici e perfino la perdita di persone che sono rimaste sotto le macerie. Io credo che anche solo per questo lavoro svolto a cui si aggiunge chiaramente la legge regionale sulla ricostruzione e, non di poco conto, tutto l’aspetto che ha consentito di reperire le risorse finanziarie per dare avvio alla ricostruzione, il consuntivo 2012 meriterebbe, già per questo, un buon voto. Ecco, un buon voto che comunque migliora, secondo me, per come abbiamo impiegato le risorse finanziarie disponibili.

Diceva il relatore di maggioranza che sono state indirizzate queste risorse verso politiche socio-sanitarie e di assistenza alla persona investendo anche risorse proprie (in questo caso della Regione); verso politiche attente allo stato sociale per cercare di fare quello che in una situazione che noi stiamo attraversando da un po’ di tempo a questa parte è obiettivamente strettamente necessario, cioè per tutelare il potere di acquisto dei più deboli - con questa espressione credo che di comprendere tutti quelli che si trovano in queste condizioni - risorse verso la scuola e la formazione, verso le scelte sulla mobilità, verso le imprese e il lavoro. Vedete, io credo che valga la pena su tutto ricordare lo strumento per noi importantissimo che è il patto per la crescita intelligente e sostenibile e inclusiva, lo strumento che al di là di quello che rappresenta in sé, ha consentito e consente intanto di salvare diverse migliaia di posti di lavoro per le attività che abbiamo messo in campo ma soprattutto ha consentito, consente e credo che consentirà anche in futuro di rendere armonica una serie di leggi regionali e provvedimenti collegati al tema della crisi e quindi finalizzati a contenerla, contrastarla e superarla. Penso ad esempio alla legge sul Patto di stabilità regionale che ha permesso ai Comuni e alle Province di avere un po’ di respiro per pagare prima di tutto i fornitori, penso al piano straordinario per l’occupazione giovanile, penso al programma triennale regionale per le attività produttive, per la ricerca industriale e il trasferimento tecnologico con al centro tutti i sottoprogrammi che vanno dalla ricerca all’innovazione, dalla finanza all’internazionalizzazione, allo sviluppo del territorio e alla semplificazione e allo sviluppo digitale, ma penso anche al tema della legalità.

Non possiamo mai dimenticarlo, soprattutto perché abbiamo una realtà in questa regione da ricostruire estremamente importante e quindi penso a questa cosa con particolare attenzione agli elementi attuativi della legge che noi abbiamo fatto, la n. 11/2010, nel campo delle costruzioni, ma penso anche agli sforzi effettuati, ma anche ai buoni risultati che credo abbiamo ottenuto sul tema del credito per le imprese. Certo, non mi nascondo che ciò rimane tuttavia uno dei più importanti talloni di Achille delle nostre politiche e che non si potrà probabilmente risolvere adeguatamente questo problema se non saremo capaci di far assumere un’azione più forte e più decisiva al Governo nazionale soprattutto sul tema delle controgaranzie da offrire al sistema bancario perché oggi il sistema bancario le risorse le ha ma evidentemente è più selettivo perché le aziende fanno più fatica a rimborsare i prestiti e i mutui. Anche nel 2012 noi abbiamo continuato - lo diceva la relazione - a lavorare sulla diminuzione dei costi gestionali, di funzionamento della macchina amministrativa oltre alla diminuzione dei costi della politica e dei gruppi assembleari.

Voglio ribadire che proprio in questi giorni difficili, anche se ciò che è accaduto e che andrà accertato seriamente e serenamente non potrà più accadere per le modifiche che noi stessi abbiamo apportato nel corso di questa legislatura ai nostri regolamenti e ai budget dei gruppi, però credo noi tutti non dovremmo volere mai che qualcuno, soprattutto al centro, utilizzasse questi fatti per sotterrare definitivamente quello che abbiamo chiamato il tema dell’autonomia fiscale, delle istituzioni periferiche, anche se è un termine che non mi piace. In questi ultimi tempi da questo punto di vista credo che siano stati fatti purtroppo dei passi indietro, in questo caso da gigante, e soprattutto che qualcuno volesse mai costruire un neo-centralismo che di fatto mette in discussione l’istituto dell’autonomia regionale nel quadro delle autonomie dello Stato.

La nostra Regione non è solo quella che ha impiegato bene e correttamente le risorse e gli interventi a partire da quelli per l’economia e per il sociale - riflettiamo su questo - ma la nostra Regione è anche quella istituzione che nel 2012 ha prodotto una mole di iniziativa legislativa importante, come ad esempio l’anagrafe pubblica degli eletti, a proposito di trasparenza, oppure della disciplina per tutto quello che ha riguardato la procedura della valutazione di impatto ambientale, oppure dei servizi educativi per la prima infanzia e ancora della disciplina del referendum sulle leggi regionali, oppure la partecipazione alle reti internazionali scientifiche in ambito sanitario, la normativa per la ricostruzione delle aree terremotate - l'abbiamo detto prima - oppure il riordino amministrativo degli enti locali e il rafforzamento dell'associazionismo tra i Comuni; infine, tutto quello che riguarda il campo delle norme e la riduzione dei costi della politica.

E poi abbiamo anche realizzato diversi atti amministrativi che secondo me fanno un po' la differenza. Prima ho citato il Piano triennale regionale per le attività produttive, ma abbiamo anche realizzato la prima sessione assembleare per la semplificazione amministrativa nel campo dell'urbanistica e dell'antisismica; abbiamo messo a punto tutti gli atti - questo lo reputo importantissimo - previsti dalla legge 11 del 2010 sulla legalità e sulla sicurezza del lavoro nei cantieri e nelle costruzioni, come, per esempio, quello che abbiamo chiamato e che abbiamo definito "registro di merito", uno strumento che aiuta a tenere lontano dalla nostra Regione le imprese in odore di mafia e di criminalità organizzata.

Insomma, siamo una Regione, credo, che ha lavorato molto e che continua a lavorare molto anche in questi giorni difficili (è doveroso, per carità, e non è un'eccezione) e una Regione che utilizza questa occasione, quella del rendiconto del 2012, per fare delle valutazioni e un'occasione che ci dà la possibilità di riflettere e di prendere atto in qualche modo dei buoni risultati economico-finanziari per quello che riguarda il bilancio in sé, ma anche di quelli più specificatamente politico-amministrativi nell'interesse dei cittadini della nostra Regione, nell'interesse delle imprese, del territorio emiliano-romagnolo e dell'Italia intera. Credo che valesse la pena richiamare questi aspetti in occasione, appunto, della valutazione di un rendiconto di un bilancio consuntivo. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Alessandrini.

Ha chiesto di parlare il consigliere Pollastri. Ne ha facoltà.

 

POLLASTRI: Grazie, presidente. Ringrazio il relatore di maggioranza e il relatore di minoranza nonché la Commissione per il lavoro svolto. Questo documento è un documento amministrativo ma che ha anche naturalmente una valenza di natura politica. Dal punto di vista amministrativo, quindi tecnico, i conti tornano, assessore. Può sembrare scontato, ma con i tagli crescenti, le lentezze nei trasferimenti parte dei fondi statali e esigenze sempre nuove, soprattutto nel sociale, si richiedono investimenti importanti a fronte di un budget che rimane invariato.

La pressione fiscale è rimasta invariata, anche se volevo segnalare - e magari poi nella replica l'assessore mi dirà - qualche questione sull'avanzo di amministrazione. Si segnala la progressiva riduzione, se non ho colto male, dell'avanzo rispetto agli anni passati, cosa positiva perché denota che i soldi sono stati spesi e meglio degli anni precedenti in relazione ad una programmazione. Questo mi sembra un concetto fondamentale. Però negli anni passati l'avanzo era diventato un modo per compensare i residui passivi. È necessario, quindi, fare molta attenzione sempre sulla programmazione facendo in modo che con le riscossioni si paghino i fornitori ed è necessario, quindi, ridurre l'avanzo al minimo possibile investendo i fondi per investimenti non per garantire l'equilibrio di cassa, ma, appunto, un equilibrio che senza l'avanzo potrebbe degenerare in debito.

Sui residui attivi mi sembra che l'ammontare delle riscossioni sia in crescita rispetto agli anni precedenti. È certo che la crisi rende più difficile anche il pagamento delle tasse, ma bisogna sempre stare molto attenti e vigilare sul sistema di controllo e di riscossione coatta per limitare quella parte che rimane scoperta.

Sui passivi vi sono ancora diversi milioni di euro da pagare. Nonostante lo sforzo di aziende che vanno pagate, vi è della discrepanza tra situazione contabile sulla carta e la reale situazione di cassa. Credo, assessore, che questo sia dovuto al ritardo delle riscossioni e al rallentamento del trasferimento dei fondi, se non colgo male. Bisogna quindi lavorare incisivamente in questo senso. Non è solo una questione, teorica, ma anche pratica. Bisogna fare i lavori di investimento avendo realmente i soldi a disposizione, sennò si ritardano i pagamenti con le conseguenze che si registrano su fornitori e sulle imprese. Bisogna comunque andare avanti su questa strada. È necessario un nuovo patto molto forte con lo Stato, rispetto ai tempi di versamento dei trasferimenti è necessario dare un giro di vite sulle riscossioni.

Si nota che vi è una rivalutazione da parte della Regione anche sul tema più in generale del federalismo fiscale e si segnalano degli obiettivi di fondo in questo documento: il sostegno al socio-sanitario, alle imprese, al patto di stabilità territoriale, alla mobilità e alla scuola, che sono obiettivi importanti. La salute, il sociale, la scuola, le imprese sono investimenti nel futuro, è linfa che si dà agli enti locali. Il problema, quindi, non è nei fini, ma è entrare nel merito di come si realizzano questi obiettivi.

Sulla sanità occorre un positivo taglio dei costi e una riduzione delle spese, perché ovviamente questo è il settore di maggiore concentrazione della spesa, ottimizzando acquisti, ottimizzando la questione degli appalti e tagliando laddove si può tagliare, lasciando invariata la qualità e puntando sempre sul privato sociale.

Le imprese. Chiaramente c'è stato tutto il tema del terremoto e si è investito. Qui non apro il capitolo perché comunque sappiamo bene qual è stato lo sforzo e quali sono state le criticità sotto il profilo burocratico più che dell'azione politica. Chiaramente bisogna continuare ad investire perché senza imprese non vi è sviluppo.

Patto di stabilità. C'è da fare sempre di più per andare incontro ai bisogni delle varie comunità locali, dei vari Comuni.

Mobilità. Vanno bene gli investimenti, ma attenzione perché le aziende di trasporto segnalano sempre problemi di bilancio, questa ormai è una cosa cronica in tutte le province, quindi bisogna intervenire pesantemente perché le aziende di trasporto diventino più virtuose.

Scuola. Occorre favorire la qualità e puntare anche sulla sussidiarietà al privato.

L'ultima annotazione che faccio, che ritorna sempre ciclicamente quando discutiamo di atti contabili, di documenti contabili, è sulle partecipate, è stata fatta già da qualche altro collega. Sul possesso di capitali azionari e sul contenimento della spesa del personale si è agito, questo va riconosciuto, però bisogna imporre ancora maggior rigore nella gestione. Abbiamo avuto il dibattito e il caso, per esempio, di CUP, che mi sembra opportuno risegnalare anche in questa sede. Occorre, quindi, dare una giusta allocazione, distribuire bene il personale, fare assunzioni mirate laddove c'è difficoltà. Insomma, è necessario controllare molto la vita delle società partecipate.

Sostanzialmente è un po' la fotografia della situazione questo consuntivo, senza grandi, grandissime novità, però l'invito è per il futuro ad agire sempre con maggiore coraggio come richiedono le sfide che abbiamo di fronte.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie al consigliere Pollastri.

Non ho più nessuno iscritto per il dibattito generale.

Ha chiesto di intervenire in conclusione del dibattito generale la vicepresidente Saliera. Ne ha facoltà.

 

SALIERA, vicepresidente della Giunta: Grazie, presidente. Sul rendiconto, con il giudizio di parificazione, sia il parere espresso dalla Corte dei Conti che quello espresso dalla Procura della Corte dei Conti sanciscono, in modo, direi, definitivo, che i conti del 2012 sono in ordine. Ma esprimono anche un giudizio al di là del conto in sé, che riguarda come si è formato l'avanzo di amministrazione, come si sono formati i residui attivi, quali sono i residui passivi, nel senso che è un giudizio puntuale nel merito. Ovviamente si riscontra in tutto il giudizio che le risorse a disposizione della Regione sono molto calate e questo lo sapevamo già naturalmente e questo si riversa sulla formazione dell'avanzo di amministrazione e un po' su tutte le politiche. Ma proprio per questo dal 2010 si sono attivate misure politiche per riuscire, come avete potuto vedere anche dalle stesse relazioni, a diminuire tutte le spese di funzionamento. A livello del 2012 siamo arrivati a meno 51 milioni solo sulle spese di funzionamento; nel 2013 si è continuato con ulteriori 14 milioni. Tutto ciò che si è cercato di recuperare è stato finalizzato alle politiche attive sul territorio e di questo anche la Corte dei Conti ne dà atto. Si sono fatti interventi sulla formazione, l'avvio al lavoro, l'internazionalizzazione, l'innovazione nel sistema produttivo per creare nuovi posti di lavoro o comunque per contenere quella crisi a cui il paese e l'Europa sono soggetti da oltre cinque anni. È stato avviato tutto ciò che è stato possibile avviare come volano di lavoro in opere di manutenzione straordinaria, di creazione sempre di opportunità per le imprese.

Il 2012, come avete sottolineato, è stato, come anche il 2013, un anno che ha attraversato tutti i settori della Regione nel cercare di far sì che la popolazione che ha subito il sisma potesse ritornare ad una vita normale e anche di questo si dà atto nella relazione.

Soprattutto vorrei sottolineare alcuni aspetti. Sulle spese sul funzionamento si è operato con legge o con atti deliberativi in modo anticipato rispetto alle leggi nazionali, tant'è che per diversi parametri poi le leggi nazionali hanno preso come riferimento questa Regione. Nel definire, per esempio, gli aspetti relativi ai costi dell'amministrare (dall'indennità alle spese di missione) abbiamo operato già immediatamente dal 2010 con percentuali elevate di diminuzione su tutti i campi, dall'oltre 80 per cento dei costi delle consulenze al 70 per cento di altre voci, quindi non interventi di aggiustamento, ma interventi veramente forti perché avevamo la consapevolezza di immettere tutto ciò che potevamo, e ancora oggi ciò che possiamo, verso delle politiche attive.

Si è anche operato perché complessivamente la spesa pubblica potesse, nella diminuzione generale e magari poco condivisa dei tagli lineari a livello nazionale verso le Regioni, verso quello che rimane delle Province e verso i Comuni, fare sistema regionale per far sì che, in una politica forte di cooperazione, di aggregazione, il sistema Regione della pubblica amministrazione spendesse meno complessivamente per il funzionamento. Questo aspetto non va sottovalutato, non avviene in molte altre parti della nostra Italia, qui sta avvenendo. Che cosa vuol dire? Vuol dire Unioni dei Comuni e quindi esercitare in forma associata funzioni e anche servizi, quindi vuol dire risparmi amministrativi, risparmi amministrativi nei servizi informatici ed informativi non solo all'interno della Regione. L'anno 2012 è stato un anno cruciale per questo. Il 2013 stiamo continuando per far sì che la rete, non solo attraverso la rete della banda larga infrastrutturale, ma anche ciò che ci gira, sia un sistema assolutamente integrato che veda la decertificazione e la dematerializzazione su tutti i livelli. Ma questo vuol dire che la Regione non solo coordina, fa la strategia, ma immette anche risorse in questo sistema e cerca di far sì che la pubblica amministrazione nella sua interezza condivida questi percorsi. È un grandissimo processo politico culturale verso la semplificazione. Oltre alle politiche, quelle attive, che si vedono nei diversi capitoli, a sostegno del welfare in priorità, a sostegno delle politiche per lo sviluppo e per la crescita, per la cura del territorio, ci sono anche queste politiche che molte volte non hanno una visibilità di bilancio, ma che in termini di pochi anni ristrutturano e riorganizzano un sistema di spesa pubblica contenendo le spese di funzionamento e riversando complessivamente risorse, anche quelle poche che ci sono, verso le attività sul territorio. Cito, per esempio, le Unioni di Comuni che si stanno formando, alcune fusioni; l'ATO che si sta avviando, l'Atersir; il sistema regionale in capo agli enti locali per il governo e la regolazione nel settore dell'acqua e dei rifiuti; il sistema della sanità con l'aggregazione che si sta operando per unificare i centri, quei pochi centri di acquisti ancora da unificare, utilizzando Intercenter, che sta aumentando e qualificando la sua piattaforma verso, in particolare, la sanità con risultati molto positivi; cito la riorganizzazione degli Enti parchi, la riorganizzazione che si è attivata sui servizi e sulle aziende della mobilità. Sono tutti processi di riforma istituzionale, di riforma culturale, di riforma dell'uso delle risorse.

Avete fatto un accenno anche al patto di stabilità. Anche il patto di stabilità ha un'influenza notevolissima e si affianca alla politica di questi anni di questa Regione nell'essere a fianco delle imprese per la liquidità prevedendo capitoli e risorse (così come avete visto nel 2012, ma l'avete visto poi nel 2013 e in questi giorni nella discussione del bilancio 2014) per il sostegno all'accesso al credito. Ma contemporaneamente si tratta di fare politiche perché la liquidità possa non rimanere chiusa all'interno di ogni Comune, di ogni Provincia o della stessa Regione, ma possa fluire con la legge che voi avete approvato sul patto di stabilità regionale. Oggi si può dire che effettivamente quella legge è stata innanzitutto compresa e quindi si è potuto effettivamente esercitare un ruolo di regolazione, come previsto dalla legge, da parte di questa Regione. Già nel 2012 si vedevano gli effetti. Nel 2013, quando ragioneremo sul consuntivo, quegli effetti saranno raddoppiati. Questo ha comportato l'immissione di potenzialità di spesa bloccata di quasi 600 milioni in tre anni.

Avete accennato più volte nei vostri interventi al sistema delle partecipazioni. Sulle partecipazioni, oltre a rendere conto, a valutare e monitorare singolarmente attraverso la I Commissione, c'è in atto un processo che vede la riduzione del capitale investito negli anni, che vede alcune partecipate in liquidazione (un'altra liquidazione è partita nel 2012 e poi si è conclusa nel 2013 quando la partecipata è stata ceduta). Via via si procede in questo modo, nel senso che c'è anche in questo comparto delle nostre partecipazioni, delle nostre agenzie o società in house o finanche fondazioni e associazioni, un continuo, puntuale monitoraggio trasparente per poter comunque agire e valutare di giorno in giorno la validità e l'efficacia di ogni singola istituzione, con la massima serietà e la massima trasparenza.

Nonostante siano periodi veramente difficili sia per la crisi che stiamo attraversando, sia per la mancanza di risorse, sia per il fatto che non si intravedono ancora forti politiche di inversione verso uno sviluppo economico, una crescita economica di questo paese, e contemporaneamente non si vede un'inversione di tendenza rispetto ad un centralismo sempre più forte, la Regione, nel suo piccolo e nell'ambito della propria autonomia, sta cercando di attivare tutti quei processi virtuosi sia all'interno delle proprie attività, ma soprattutto anche in una forma di aggregazione e cooperazione e di cambiamento culturale di tutte le amministrazioni che sono nella nostra Regione.

Come sempre mi avete accompagnato in questo percorso sul bilancio, anche in questo caso per quanto riguarda il rendiconto. Il vostro aiuto per farmi capire diversi punti di vista lo ritengo assolutamente indispensabile. Grazie per la collaborazione.

 

PRESIDENTE (Costi): Ringrazio la vicepresidente Saliera.

Passiamo all’esame dell’articolato. Nomino scrutatori i consiglieri Paruolo, Alessandrini e Filippi.

Articolo 1.

Apro il dibattito generale. Nessuno chiede di intervenire in dibattito generale.

Dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 1.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Costi): L'art. 1 è approvato.

Articolo 2.

Apro il dibattito generale. Chiudo il dibattito generale.

Dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 2.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Costi): L'art. 2 è approvato.

Articolo 3.

Apro il dibattito generale. Chiudo il dibattito generale.

Dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 3.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Costi): L'art. 3 è approvato.

Articolo 4.

Apro il dibattito generale. Chiudo il dibattito generale.

Dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 4.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Costi): L'art. 4 è approvato.

Articolo 5.

Apro il dibattito generale. Chiudo il dibattito generale.

Dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 5.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Costi): L'art. 5 è approvato.

Articolo 6.

Apro il dibattito generale. Chiudo il dibattito generale.

Dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 6.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Costi): L'art. 6 è approvato.

Articolo 7.

Apro il dibattito generale. Chiudo il dibattito generale.

Dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 7.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Costi): L'art. 7 è approvato.

Articolo 8.

Apro il dibattito generale. Chiudo il dibattito generale.

Dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 8.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Costi): L'art. 8 è approvato.

Articolo 9.

Apro il dibattito generale. Chiudo il dibattito generale.

Dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 9.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Costi): L'art. 9 è approvato.

Articolo 10.

Apro il dibattito generale. Nessuno chiede di intervenire.

Dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.

Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 10.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Costi): L'art. 10 è approvato.

Articolo 11.

Apro il dibattito generale. Nessuno chiede di intervenire.

Dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.

Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 11.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Costi): L'art. 11 è approvato.

Articolo 12.

Apro il dibattito generale. Nessuno chiede di intervenire.

Dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.

Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 12.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Costi): L'art. 12 è approvato.

A questo punto passiamo alle dichiarazioni di voto sull’intero testo di legge.

Ha chiesto di intervenire la consigliera Barbati. Ne ha facoltà.

 

BARBATI: Grazie, presidente. Proprio con spirito collaborativo come è giusto fare, volevo sollevare, prima di esprimere il voto, un problema di cui ho risentito in questi anni. Io provengo da un Comune, quello di Reggio Emilia, che ha tentato, e forse è stato uno dei primi Comuni a farlo, di avviare un percorso partecipativo con i cittadini mettendo in rete i conti in maniera molto visibile. Un po' mi sarei aspettata questo passaggio, anche se mi rendo conto che i conti di una Regione sono più complessi. Anzi, me ne sono resa conto spesso quando, al momento di prendere in esame atti del bilancio, venivamo convocati dalla vicepresidente nell'ufficio e magari prendevamo atto di una serie di cifre che venivano spostate di qua e di là per quello che veniva mancare dallo Stato, ma con un'enorme difficoltà, anche per una persona che magari proprio non è così fuori da un discorso di bilancio, a comprendere veramente la sostanza e la qualità di un bilancio.

Vicepresidente, i conti sono in ordine, io su questo non ho nessun dubbio, ma se l'unico passaggio di trasparenza è quello che citava anche il consigliere prima, cioè l'anagrafe degli eletti, a me sembra proprio che siamo ancora molto indietro rispetto ad un percorso e ad una politica di cui molti partiti si sono riempiti la bocca e riempiti i programmi. Alcuni giorni fa si sono tenuti gli Oscar di bilancio della pubblica amministrazione del 2013 e, per esempio, alcuni enti locali sono stati citati proprio per la ricerca di fare una pratica di rendicontazione più alla portata di ogni singolo cittadino. Credo che questa esigenza, come Regione, anche alla luce di fatti che noi continuamente vediamo e che hanno coinvolto anche i Gruppi, sia diventata una necessità, perciò, pur prendendo atto e convintamente che questo bilancio (a parte che lo dica anche la Corte dei Conti o la Procura della Corte dei Conti) che questo bilancio è in ordine, io chiederei, almeno per i prossimi atti, che ci fosse uno sforzo che ci avvinasse un po' anche a quelle Regioni che già l'hanno fatto, a quelle Province che già l'hanno fatto. Ho visto che la Provincia di Bologna ha fatto un passetto avanti in merito alla trasparenza. Secondo me questa Regione dovrebbe fare lo stesso, lo dovrebbero fare anche i Gruppi assembleari.

Ma al di là di questo, credo che sia arrivato il momento in cui anche un bilancio complesso della Regione diventi più leggibile e più trasparente per qualsiasi cittadino di questa Regione, che comunque versa un contributo per le attività della Regione e quindi è bene che possa capire meglio come vengono investiti i fondi. Secondo me questo manca ancora e quindi rivolgo una preghiera alla vicepresidente, facciamo questo sforzo, ormai è necessario. Non basta, vicepresidente, che lei venga e ci dica: questa cifra è andata lì, quest'altra cifra è andata là. Vogliamo entrare - in questo momento parlo anche da cittadino - vogliamo entrare meglio sull'uso dei fondi della Regione e questa possibilità ce la può dare solo lei riuscendo a far diventare questo bilancio più partecipativo. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliera Barbati.

Se nessun consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione dell'intero testo di legge, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

Procedutosi alla votazione e alla verifica della regolarità della stessa da parte dei segretari e degli scrutatori, la presidente comunica il seguente risultato:

 

PRESIDENTE (Costi): Comunico l'esito della votazione:

 

Presenti

 

40

Assenti

 

10

Favorevoli

 

28

Contrari

 

12

Astenuti

 

--

 

PRESIDENTE (Costi): Proclamo approvata la legge riguardante: «Rendiconto generale della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2012.»

 

OGGETTO 4545

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Misure di adeguamento degli assetti istituzionali in materia sanitaria. Istituzione dell'Azienda USL della Romagna. Partecipazione della Regione Emilia-Romagna all'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico "Irst S.r.l."» (Testo Base) (79)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza e discussione)

 

OGGETTO 4662

Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Bartolini, Bazzoni e Lombardi: «Riordino degli assetti istituzionali in materia sanitaria. "Istituzione delle Aziende USL Bologna, Estense ed Emilia"»

(Abbinato)

 

PRESIDENTE (Costi): Il testo è il n. 4/2013 licenziato dalla Commissione "Politiche per la salute e Politiche sociali" nella seduta del 4 novembre 2013, unitamente all’estratto del verbale della seduta, ai sensi dell’articolo 39, comma 13, del Regolamento interno dell’Assemblea legislativa.

Ricordo che il testo è composto da 9 articoli.

Il relatore della Commissione, consigliere Roberto Piva, ha presentato relazione scritta.

Il relatore di minoranza, consigliere Gianguido Bazzoni, ha fatto riserva di chiedere l’autorizzazione alla relazione orale.

Il Consiglio delle Autonomie locali ha espresso parere favorevole.

A questo punto do la parola al relatore della Commissione, consigliere Roberto Piva. Prego, consigliere.

 

PIVA, relatore della Commissione: Grazie, presidente. Colleghi consiglieri, penso che ci sia soddisfazione, da una parte, e, dall'altra, la consapevolezza dell'inizio, anzi, del continuo di un percorso che la Regione ha avviato sul riassetto istituzionale. Questa volta parliamo di sanità e delle quattro Aziende sanitarie della Romagna che dal primo di gennaio, una volta approvata la legge, saranno rappresentate in un'unica Azienda sanitaria delle tre province, con oltre 1 milione di abitanti, con oltre 2 miliardi e 100 milioni di bilancio, quindi un fatto molto importante e significativo non solo in termini economici, ma anche verso la necessità di garantire ai nostri cittadini - romagnoli in questo caso, ma estendiamo il principio che già è forte nella nostra regione - sempre migliori servizi ad ogni livello nel settore socio-sanitario.

È da tempo che è in atto, sia a livello regionale che in seno alle Conferenze territoriali sociali e sanitarie dell’area della Romagna, una riflessione riguardante il nuovo assetto istituzionale e gestionale dei servizi sanitari ed un confronto sullo sviluppo progettuale delle forme di cooperazione tra le quattro attuali Aziende sanitarie, nella consapevolezza che l’impostazione delle politiche della sanità, su un bacino territoriale e di utenza significativo come quello romagnolo, è indispensabile per l’innalzamento del livello qualitativo dei servizi erogati.

Ricordavamo in Commissione come un po' da tutta la Romagna, sia dalla parte più vicina al capoluogo che da quella a confine con la regione Marche, fino a diversi anni fa il punto di riferimento per alcuni tipi di problemi di salute era Bologna, cioè ci si doveva in qualche modo, o in autostrada, o in treno, o accompagnati, o da soli, recare nel capoluogo della regione, che veniva individuato come unica zona e unico presidio dove poter risolvere alcuni tipi di problemi. In quest'ultimo decennio molto è cambiato, oggi i dati ci dicono che l'80 per cento delle richieste di sanità nelle quattro Aziende romagnole vengono esaudite, cioè vengono rispettate nei territori di prossimità, quindi i romagnoli per l'80 per cento si curano nel loro territorio.

Tale riflessione si inserisce in un contesto normativo ed organizzativo che, sia a livello nazionale che in ambito regionale, ha posto al centro delle politiche pubbliche processi e misure di razionalizzazione amministrativa e unificazione di enti e servizi pubblici, in particolare di piccole dimensioni, con la finalità di garantire il contenimento della spesa pubblica, l’adeguatezza delle funzioni gestionali e la conseguente liberazione di risorse economiche.

In sostanza, quattro piccole e medie Aziende messe insieme siamo certi che garantiranno una maggiore qualità, con standard e servizi sempre migliori.

La Romagna rappresenta una comunità che già da tempo ha sperimentato un sistema fortemente integrato di programmazione, gestione e produzione dei servizi sanitari e delle attività tecniche poste a loro supporto. Le quattro Aziende sanitarie hanno sviluppato in questi anni un grado di integrazione strutturale che è il più elevato della Regione. Hanno già realizzato alcune forme di consolidamento che hanno determinato il miglioramento della qualità tecnica del processo assistenziale attraverso la costituzione di gruppi professionali ad hoc con lo scopo di concertare le politiche di erogazione dei servizi e la realizzazione di forme di produzione coordinata di servizi in cui la gestione operativa è affidata ad una delle Aziende (ricordiamo la centrale operativa del 118, l'officina trasfusionale, il laboratorio di Pievesestina e il magazzino unico). Sono in atto, altresì, dei processi di concentrazione strutturale delle funzioni tecnico-amministrative.

Il servizio sanitario romagnolo è di grande qualità, economicamente sostenibile o comunque in equilibrio, gradito all’utenza per il livello di risposta che offre e con alcuni punti di qualificazione molto elevati. Occorre, quindi, garantire che la situazione del servizio sanitario romagnolo si mantenga positiva e non corra il rischio di non garantire il mantenimento dei livelli qualitativi e di accessibilità dei servizi.

Bisogna tener conto che le quattro Aziende sanitarie, come ricordavo prima, sono tutte piccole o medio-piccole. Ciò influisce anche in prospettiva sulla disponibilità delle risorse economico-finanziarie e sulla concentrazione di tecnologie, di competenze professionali, di volumi, di casistica. Unificare le quattro Aziende, pertanto, significa gestire più razionalmente le risorse.

Il modello romagnolo si è rafforzato cercando di capire come in quel territorio si possano mantenere la qualità e la quantità dei servizi sanitari, e l’impostazione valoriale che quei servizi li aveva fatti crescere rafforzandoli molto in quantità e qualità, e rendendo tutti i territori autosufficienti alla luce di un contesto e di un panorama nazionale di tagli.

L’integrazione delle attività delle Aziende ha dato luogo, inoltre, alla nascita e allo sviluppo dell’IRST, oggi IRCCS, Istituto di ricerca di carattere scientifico, di Meldola (cioè il nostro Istituto romagnolo dei tumori, riconosciuto, appunto, come IRCCS recentemente) quale nodo delle attività oncologiche afferenti alle Aziende sanitarie.

Sono pertanto maturi i tempi per completare le esperienze avviate e proseguire il percorso utile ad evitare ridondanze sul piano istituzionale, economico ed organizzativo pervenendo alla fusione delle attuali strutture aziendali nell’ambito di un disegno di governance che consenta l’allineamento e l’integrazione delle responsabilità di programmazione e vigilanza, da un lato, e di gestione ed erogazione dei servizi, dall’altro.

Nell’ambito del confronto avvenuto tra la Regione e le Conferenze territoriali sociali e sanitarie della Romagna è stato quindi condiviso l’obiettivo della costituzione dell’Azienda sanitaria unica della Romagna e la previsione di una Conferenza territoriale sociale e sanitaria unica, che, in rappresentanza della pluralità dei territori, senza mortificare le diverse aree e garantendo adeguate forme di rappresentanza democratica, ne detenga le funzioni di indirizzo, programmazione e vigilanza secondo il sistema disciplinato a livello regionale.

Proprio ieri a Rimini si sono riuniti i Sindaci dei 75 Comuni delle tre province e hanno approvato all'unanimità la "Carta guida", come la chiamano, cioè i principi e gli intenti verso questo nuovo percorso, un fatto estremamente positivo.

La realizzazione dell’Azienda unica persegue in particolare l’obiettivo di potenziare la qualità, l’omogeneità e l’appropriatezza dei servizi di tutela della salute nell’interesse delle persone e della collettività. I medesimi obiettivi di innalzamento del livello qualitativo dei servizi sono altresì perseguiti mediante lo sviluppo dell’Istituto scientifico romagnolo per lo studio e la cura dei tumori (l'IRST di Meldola), in un’ottica di piena integrazione con la costituenda Azienda unica e negli assetti del Servizio sanitario dell’Emilia-Romagna.

Si rende pertanto necessario procedere all'approvazione degli atti normativi utili alla costituzione dell’Azienda unica della Romagna, nonché al completamento della regolamentazione dell’IRST al fine di rafforzare la funzione di controllo pubblico e di garantirne l’integrazione negli assetti territoriali, disciplinandone le modalità di finanziamento idonee a supportarne lo sviluppo nel rispetto delle prerogative aziendali.

Il processo di riordino deve comunque farsi carico di non disperdere un patrimonio importante rappresentato dall’avvenuta piena identificazione delle popolazioni locali con i servizi e con il livello qualitativo raggiunto dagli stessi.

Nel percorso dell’approvazione del progetto di legge della Giunta regionale sono state acquisite le valutazioni di diversi soggetti interessati sentiti nell’udienza conoscitiva e al testo presentato sono stati apportati ed approvati alcuni emendamenti che hanno consentito di specificare meglio le garanzie in favore del personale operante nelle Aziende interessate alla fusione per promuovere il confronto tra i distretti, le Conferenze territoriali sociali e sanitarie, le comunità locali e gli organismi di rappresentanza dei cittadini.

Presidente, ho concluso. Penso che, così come ho sottolineato all'inizio, sia un atto molto importante, molto interessante, che credo possa essere seguito in tante altre zone, non solo nelle aree vaste della nostra Regione, ma anche da territori al di fuori della nostra Regione perché in realtà rappresenta un'innovazione e anche un guardare forse un po' più in là della situazione attuale, dove ancora, quando si parla di mettere in comune dei servizi, di lavorare in maniera più unitaria, magari rinunciando a volte a qualche piccola particolarità locale (la fusione di Comuni ne è un esempio), qualche volta troviamo ancora delle resistenze. E' chiaro che culturalmente va cambiato questo approccio e mi auguro che ci si riesca con il concorso non solo della Regione, ma, come ho citato prima, anche degli enti territoriali e di tutte le organizzazioni, non solo sindacali, ma anche delle parti sociali, che devono collaborare affinché il confronto continui sui servizi nei territori. Ripeto, stiamo approvando un atto molto, molto importante. Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Piva.

Metto in votazione, con dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi l’autorizzazione a svolgere la relazione orale per il consigliere Bazzoni.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Costi): Comunico l’esito della votazione

 

 

Presenti

 

34

Assenti

 

16

Favorevoli

 

34

Contrari

 

--

Astenuti

 

--

 

Il consigliere Bazzoni ha facoltà di svolgere la relazione di minoranza.

 

BAZZONI, relatore di minoranza: Grazie, presidente. Voglio iniziare questa mia relazione ricordando quanto fissato dalla legge 833 del 1978 di istituzione del Servizio nazionale: eguaglianza nell'accessibilità ad un ampio spettro di servizi uniformemente distribuiti; eliminazione di barriere geografiche; l'accesso deve essere garantito dalla programmazione territoriale dei servizi; la gratuità al momento del consumo deve assicurare la rimozione di eventuali barriere economiche all'utilizzo dei servizi. Voglio ricordare anche quale principio deve perseguire il Servizio sanitario nazionale nell'ambito delle sue competenze: il superamento degli squilibri territoriali nelle condizioni socio-sanitarie del paese (Capo I, articolo 2, lettera a).

La proposta di legge di costituzione dell'ASL unica della Romagna è sicuramente uno dei provvedimenti più importanti che varerà questa legislatura. Un'ASL che copre 5 mila chilometri quadrati, che coinvolge ancora 1 milione e 100 mila abitanti e che diverrà un'Azienda di governo della sanità tra le maggiori del paese, un'Azienda che ricomprende un'area geografica dove esistono almeno quattro centri urbani di medie dimensioni ciascuno fondato su relazioni territoriali diverse, trama territoriale particolare che ha plasmato l'attuale sistema sanitario.

L'assessore ha sostenuto che negli ultimi vent'anni in Romagna il Servizio sanitario ha avuto un importante sviluppo tanto da invertire il trend della mobilità passiva e vi è stata una buona gestione finanziaria. E' vero però che esiste un'Azienda con difficoltà di bilancio e già la presenza di un disequilibrio in una delle quattro Aziende è un elemento critico. Le quattro Aziende ad oggi hanno una struttura non omogenea e ognuna di queste ha fatto percorsi e scelte diversi. In alcune Aziende sul versante dei bilanci si è lavorato e tagliato molto, per esempio a Ravenna, dove fino a dieci anni fa l'ASL aveva più di un piede nel fallimento per sprechi inenarrabili fotografati e stigmatizzati in una relazione di un ispettore ministeriale, con buona pace del governo regionale della sanità. In altre Aziende invece questo lavoro non è stato fatto, così come non vi è una mappatura omogenea nei posti letto e della presenza di piccole strutture.

Partendo dall'esperienza di Ravenna, sappiamo che il risanamento delle ASL non è affatto indolore per la qualità dei servizi offerti ai cittadini e per la professionalità del personale. Ci auguriamo, quindi, che non vi siano fattori gestionali, ad oggi sconosciuti o sottaciuti, che nelle maglie del tempo facciano poi emergere criticità di bilancio.

Si è parlato dell'esistenza in questi territori, sul versante sanitario, di un'integrazione strutturale forte che è la base per un ragionamento sul futuro. Credo che si debba, oltre agli assunti, spiegare, a chi è tenuto a votare questa proposta di legge, i dati che la sorreggono relativi ai servizi già integrati (la centrale del 118, il laboratorio analisi di Pievesestina) e dimostrare, cifre alla mano, quanto è costato il processo di integrazione, in quanto tempo si sono generati risparmi, in quanto tempo si sono previsti, come si è misurata l'efficienza di questi nuovi sistemi integrati anche in termini di qualità ed equità del servizio svolto.

Si è fatto presente che in Romagna non vi è un triennio clinico della Facoltà di Medicina. Rammento che in Romagna le Facoltà esistenti sono nate da una forte volontà e spinta del territorio e delle istituzioni più prossime ai cittadini. Se oggi la situazione data è questa, è assai opportuno che la Regione Emilia-Romagna si attivi con atti e fatti affinché venga colmato un gap di sviluppo strategico di un terzo del suo territorio che oggi è più che mai evidente ed odioso tanto da essere annoverato tra i fattori che rendono necessaria la modifica di un sistema sanitario. Un percorso fattibile e auspicabile, per esempio, con la clinicizzazione per i corsi di laurea in alcune specialità valorizzando le eccellenze sanitarie presenti in Romagna.

Si parla di costi burocratici che oggi sono quadruplicati e vanno eliminati. Noi concordiamo e a tal proposito facciamo presente che questo tipo di accentramento potrebbe essere di dimensioni ancora più importanti e ambiziose in un'ottica di efficientamento dei costi. Infatti, se è vero com'è vero che vi è un solo ufficio buste paga di grandissime aziende nazionali, potrebbe esserci anche un solo ufficio buste paga per tutta la sanità regionale, così come si parla di centro unico di acquisti; ottimo, esiste già ed è l'Intercenter, purtroppo non scevro da problematiche. Stiamo parlando, quindi, solo di step intermedi utili ed utilizzati per giustificare questa operazione. A tal proposito credo che un progetto così ambizioso non possa prescindere dalla verifica delle condizioni strutturali della Romagna, della mobilità e delle infrastrutture, perché inevitabilmente un riassetto organizzativo andrà ad incidere sulla mobilità dei cittadini utenti e dei lavoratori e, rischia di diventare un elemento di non equità rispetto alla fruizione del sistema sanitario.

Si è sostenuto che vi è stato un ampio confronto su questa tematica. Io invito l'assessore a verificare sia le modalità di confronto sul territorio che sono state assolutamente disomogenee, talvolta con documenti votati ed altre con Consigli comunali "irrituali" all’interno dei quali non si è votato alcun documento ma si è preso atto degli intenti già assunti dai sindaci, sia a verificare il contenuto dei documenti che sono stati fatti circolare sul territorio. Sta di fatto che non si è voluto innescare un vero processo democratico chiedendo ai Consigli provinciali e comunali interessati di esprimersi su questa proposta di legge. Parlando poi dei sindacati, alcuni hanno lamentato la mancanza di invito ai tavoli di confronto ed altri hanno chiesto, formalmente, di continuare un confronto. Ma evidentemente da parte della Giunta vi era la volontà di terminare velocemente un dato percorso.

Altro assunto è che trattasi di una legge istitutiva e non organizzativa. E se questo corrispondesse a verità, già il titolo sarebbe stato diverso. Ma soprattutto si sarebbe dovuto preliminarmente modificare la Legge Regionale n.29 del 2004. L’innesto di questa proposta di legge sulla Legge regionale n. 29 dimostra tutti i limiti di quest'operazione, tanto da mettere in crisi il famosissimo e molto propagandato "modello emiliano-romagnolo di governo democratico della sanità". A meno che l'obiettivo di questa legge sia proprio quello di approntare il phasing out dal modello emiliano-romagnolo e, quindi, l’unica ASL della Romagna è il primo passo verso un modello maggiormente accentratore. Se non è così, allora si è avuta solo fretta di creare una casa senza voler gettare le fondamenta, perché le difficoltà di questa proposta di legge sulla governance sono evidenti ed insidiose.

Per prima cosa non dimentichiamo che stiamo lavorando in un contesto istituzionale di riferimento che non è modificato e che quindi non si presta a questo tipo di operazione; mi riferisco all'unificazione delle Province. Noi vediamo uno scollamento tra il territorio e il livello decisionale. Vediamo limiti e compressioni alle responsabilità legate alla salute pubblica dei sindaci, un problema, questo, che rischia di emarginare i territori e concentrare troppo potere nelle mani di un Direttore generale espressione della Giunta regionale. Si corre il pericolo che allentati i vincoli con il territorio il Direttore generale si senta messo in condizioni - e quindi autorizzato - a rivolgersi solo al proprio datore di lavoro: la Regione Emilia-Romagna. Tale considerazione nasce anche dalla constatazione di come funzionano oggi - o non funzionano - le conferenze territoriali sociali e sanitarie in una Regione dove vi è un'omogeneità politica di governo pressoché totale, che rischia di essere autoreferenziale estromettendo da un processo partecipativo i cittadini ed i loro rappresentanti più prossimi.

La norma della governance è una fotografia di come funziona o, per meglio dire, "non funziona" il sistema delle conferenze sociali e sanitarie oggi. Tanto che se oggi, invece, si fa analizzare la portata normativa della legge a dei manager, questi stigmatizzerebbero come, da un punto di vista aziendalistico, questo assetto di bilanciamenti e contro-bilanciamenti rischia di paralizzare l’attività manageriale del Direttore generale responsabile della sostenibilità dei bilanci e delle spese, ma mero esecutore della volontà di altri.

Tutto ciò dimostra come la legge in questione sia un compromesso inefficace e al ribasso, che non ha il coraggio di volare alto, tanto da avere dentro di sé delle contraddizioni e delle disomogeneità. Un altro esempio è dato dal trattamento riservato alla vendita del patrimonio, argomento utilizzato come esca per le comunità locali che, un qualsiasi Direttore generale sa come dribblare senza alcuna difficoltà.

Questo assetto farraginoso rischia di portare almeno tre anni di caos che potrebbero consumarsi in una fase di paralisi del progetto se non si ha il coraggio di scegliere un Direttore generale che sia un innovatore, un leader. Ed anche questo aspetto mette in luce la debolezza di un progetto che rischia di essere legato solo alle capacità di chi andrà a gestire questa azienda.

La proposta di legge così come presentata non ci consente di esprimere un giudizio compiuto e non possiamo non notare come si evitino alcune responsabilità politiche demandandole al Direttore generale che, a sua volta, in una prima fase deve democraticizzarle richiedendo conforto ai Direttori generali oggi in carica in un valzer di caduta delle responsabilità.

Considerato che il Direttore generale sarà espressione della Giunta e che i Direttori generali oggi in carica sono espressione della Giunta, non è corretto rimandare a domani ciò che si può e si deve fare oggi; ad esempio in tema di sede dall’ASL della Romagna. Abbiamo capito che il balletto serve per acquietare il malcontento serpeggiante che si agita tra i sindaci, tanto che gli stessi hanno redatto un documento politico a tal proposito. Noi abbiamo sostenuto fin dall'inizio che è quanto mai necessario responsabilizzare i sindaci e mantenere inalterate le funzioni e le competenze delle Conferenze territoriali sociali e sanitarie, come previsto dalla legge n. 29 del 2004. La stonatura più evidente si ha nell’istituzionalizzazione dell’organo della Presidenza. Onestamente riteniamo fosse più opportuno lasciare che, in base alla vecchia legge, si lasciasse spazio all'autonomia dei sindaci nel darsi il metodo di governo che ritenevano più opportuno in seno alla Conferenza sociale-sanitaria.

In questa fase istitutiva non si è avuto il coraggio di prevedere delle verifiche intermedie, ad esempio sulla gestione dei distretti e delle loro funzioni. Non rivedere i distretti in un tempo congruo mantenendo invariati i legami con l'istituzione delle Province, è un non-senso se vi è la volontà vera di creare un organismo omogeneo che garantisca un servizio sanitario di qualità, equo, e che garantisca serietà ed agilità nella risposte ai cittadini senza costi aggiuntivi. Vediamo con favore la scelta effettuata sull’IRST. Anche qui vorremmo più coraggio, garantendo a tutti cittadini romagnoli la possibilità di beneficiare delle cure promananti da un centro di eccellenza senza empasse burocratici. Allo stesso tempo vogliamo sia chiaro che il riferimento per l’IRST è la Regione Emilia-Romagna. Si devono assolutamente, a fronte di un impegno di 7 milioni di euro, evitare moltiplicatori di spesa per continuare a garantire soprattutto la ricerca. La storia dell’IRST ci spinge anche a sottolineare come qui non si colga l'opportunità di dare dignità al privato accreditato in una fase di programmazione, consapevoli che svolge il 25 per cento di attività e pesa per il 15 per cento sul bilancio sanitario.

Il dottor Carradori ci ha spiegato che "in sanità non si approntano piani industriali" - "che non si è tenuti dalla legge", io gli rispondo! - che quest'operazione avrebbe la potenzialità per mettere in crisi il bilancio regionale e, convinto di ciò, credo che si debbano lasciare comportamenti farisaici, fare uno sforzo oltre la legge e mettere i consiglieri regionali in grado di dare un giudizio compiuto su un nuovo assetto così importante e quindi valutare costi e tempi.

Ricordo come questo sforzo lo fanno oramai tutti. Non si capisce perché una Regione come la nostra, che ha così tante competenze e così tanta qualità al suo servizio, non possa portare a sostegno di una propria proposta numeri e tempi, anche in considerazione di un giro economico diretto ed indotto pari a 3 miliardi di euro. Credo, però, che il valore della rassicurazione sia onestamente una richiesta minima. È come vedere le bozze del progetto quando si compra una casa! Certo, questo significherebbe anche che un'architettura c'è già, ed un piano esiste. E so bene che così facendo si rompe l'incantesimo verso i territori.

Vi è infine la "questione romagnola", così come mi piace chiamarla. Secondo il nostro parere questo modello deve essere esteso a tutta la Regione Emilia-Romagna, altrimenti non può giustificarsi una rivoluzione del genere solo per una parte del territorio di una Regione composita come la nostra.

Sono gravi le considerazioni dell'assessore che, rispetto a questa sollecitazione, ha sostenuto: "che il panorama emiliano della sanità è talmente complesso da non poter essere soggetto a questo modello di gestione della sanità". Farei presente che in Romagna il territorio vede la presenza di mare e monti, vede una condizione peculiare che è quella legata alla presenza turistica nel periodo estivo e vede una conformazione di bacini di riferimento assai articolata se si prendono in considerazione le storie dell'aggregazione urbana e non solo.

Rimandiamo, quindi, al mittente quanto sostenuto, perché privo di fondamento e di equità, a meno che non siamo disposti ad accettare che la Romagna è una "Regione" che ha dei confini definiti e che quindi deve ricomprendere, in questo percorso di ristrutturazione o riprogettazione sanitaria, tutto il territorio romagnolo e quindi anche Imola.

Per concludere, ricordo i punti salienti che hanno motivato questo lavoro. Primo: modello di gestione sanitaria ed istituzione di una macro ASL da estendere a tutta la Regione. Due: senza una revisione della legge n.29 del 2004 mantenere inalterati i poteri delle Conferenze territoriali sociali e sanitarie senza altri centri di concentrazione del potere decisionale. Tre: evitare in ogni piega della legge la possibilità di sprechi di denaro pubblico. Quattro: assicurare l'equità del servizio sanitario per i cittadini. Cinque: partendo dall'esistente, esigere investimenti riguardanti il potenziamento e l'implementazione della qualità del servizio sanitario. Sei: assicurare l'equità dei fattori produttivi inerenti il servizio sanitario per i territori coinvolti. Sette: riequilibrare fattori di sviluppo territoriale che, ad oggi, rendono il territorio romagnolo privato di opportunità e di interesse. Otto: costruire un sistema sanitario slegato dalle vecchie logiche di suddivisione del territorio, per creare un modello integrato che sia equamente accessibile anche tenendo presenti i fattori riguardanti la conformazione del territorio e delle infrastrutture. Nove: considerare i luoghi di cura esistenti nell'ASL unica della Romagna come potenziale da sfruttare e sul quale investire in un'ottica di prossimità e specializzazione. Dieci: verificare l’effettiva sostenibilità economica del progetto di risparmio inerente lo snellimento dell’apparato burocratico. Undici: dare dignità al privato accreditato in fase di programmazione, consapevoli che svolge il 25 per cento di attività e pesa per 15 per cento sul bilancio sanitario.

Grazie Presidente.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie consigliere Bazzoni.

Abbiamo finito la presentazione a cura di entrambi i relatori, della Commissione e di minoranza. A questo punto apro la fase del dibattito generale. Ricordo anche che sono pervenute sei proposte di emendamento che sono già in distribuzione, per cui quando arriveremo all'articolato sarete, consiglieri, in grado di averle già valutate.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bartolini. Ne ha facoltà.

 

BARTOLINI: Grazie, presidente. Questo è un argomento per cui dire che lo seguo da mesi, è poco; forse da anni! Io credo che come legislatori dovremmo porci un obiettivo: mantenere quel livello di qualità dei servizi che nella nostra Regione, e in particolare in Romagna, abbiamo la fortuna di avere. Frutto anche di scelte giuste e lo dico io che sono all’opposizione, ma davvero sono state scelte lungimiranti che hanno portato il nostro sistema sanitario a punti di eccellenza e non solo in ambito nazionale. Io ricordo sempre che all’EXPO internazionale di Shanghai l’eccellenza della sanità italiana era rappresentata da un filmato sull’ospedale Morgagni e Pierantoni di Forlì. Questo, a dimostrazione che lì ci sono oggi delle punte di eccellenza che in tutta Italia ci invidiano. La mia preoccupazione principale, quindi, è quella di far sì che rimangano queste punte di eccellenza e che non si facciano dei passi indietro. Cito, per esempio, quello che stamattina un primario mi diceva all’ospedale di Forlì, ossia che un primario di chirurgia oncologica è andato in pensione e non viene sostituito perché questa nuova ASL unica della Romagna non si capisce precisamente cosa sarà e quindi questo ruolo non viene integrato. Ma si capisce benissimo che, quindi, il primariato non sarà più lì. Il rischio dunque qual è? Quello di uno smantellamento di certi servizi efficienti e di particolare prestigio ed eccellenza che noi abbiamo la fortuna di avere, che rischiano di non poter avere continuità con questo nuovo carrozzone, questa nuova mega struttura, una delle più grandi se non la più grande d’Italia, che si vuole andare a creare. Perché, vedete, la valutazione che va fatta è politica. Ed ho diverse argomentazioni - che poi vi dirò - che mi portano ad essere preoccupato per questo. Premetto che mentre Forlì ha dei punti di eccellenza, vedo altre realtà limitrofe - per esempio Ravenna - che hanno una migrazione di propri pazienti - a doppia cifra - proprio verso le strutture sanitarie di Forlì e Cesena. Cosa che invece non hanno quelle di Forlì e Cesena verso Ravenna o verso altre strutture. Io, quindi, credo che se un potenziamento andava fatto, doveva essere effettuato là dove non c’erano queste punte di eccellenza. La mia preoccupazione è che creando questa nuova grande e mega struttura, ci sia il rischio - se non la certezza - che noi la chiameremo ASL unica dalla Romagna ma di fatto sarà l’ASL "di Ravenna allargata". Una ASL politicamente meglio rappresentata - cito solo, da rappresentante del territorio forlivese e cesenate, che la Provincia di Forlì-Cesena è l’unica Provincia che non ha un assessore nella Giunta regionale e paga molto questo prezzo - e quindi il rischio è che questo livellamento, all’interno del territorio romagnolo, della sanità, ci possa essere e che ci possa essere verso il basso e non verso l’alto.

Vedete, io non sono contrario a riassetti istituzionali quando questi sono fatti in maniera seria, quando ci sono dei piani industriali, quando ci sono delle proiezioni che mi danno, numeri alla mano, delle certezze o comunque delle argomentazioni fondate su quello che sarà il futuro - in questo caso sanitario - nel nostro territorio. Io però raccolgo le perplessità, non solo dell’apparato medico, ma anche di tanti esponenti politici, di ex sindaci anche della mia città e che non sono certamente dalla mia parte politica, che hanno però perplessità fondate. Parlo, per esempio, dell’ex sindaco Rusticali che era primario nell’ospedale di Forlì e che manifesta, anche pubblicamente, svariate perplessità su quello che sarà il futuro del sistema sanitario in Romagna.

Quello che mi preoccupa maggiormente sotto il profilo politico - perché è una scelta politica, ripeto, non basata su piani industriali che scientificamente mi dicono che cosa diventeremo, bensì su valutazioni politiche che spesso portano a delle sperimentazioni visto che di fatto sarà tale; e vi spiegherò il perché! - è che questo progetto di legge che è uno dei più importanti, se non il più importante per gli effetti che avrà, di questa legislatura e da parte di questa Giunta, prevede la creazione di una mega azienda sanitaria - se non la più grande, una delle più grandi d’Italia - con 15 mila dipendenti, due miliardi di euro diretti di gestione e tre con l’indotto, tutto nelle mani di un’unica figura: il Direttore generale. Non raccontiamoci più le favole, lo sappiamo benissimo che il Direttore generale non sarà espressione delle Conferenze socio-sanitarie territoriali! Perché se così fosse, se veramente le Conferenze socio-sanitarie territoriali funzionassero, non si spiegherebbe perché sindaci - come il sindaco Balzani di Forlì - rimproverano il Presidente Errani dicendo "non succeda mai più che impari le cose di quello che avviene in Regione tramite l’opposizione"; nella fattispecie, tramite il sottoscritto! Perché anche gli stessi presidenti delle Conferenze socio-sanitarie territoriali non sanno quello che accade, non hanno la cognizione delle cose. Quando c’è la nomina dei Direttori generali, lo sanno anche i bambini che queste non passano dalle Conferenze socio-sanitarie se non per la ratifica. Il tutto avviene a decisione assunta là dove il potere conta: nella Giunta regionale dove, ripeto, non sono neanche rappresentate tutte le realtà territoriali presenti.

Presidente, io però a questo punto aspetterei l’assessore Lusenti che non vedo presente!

 

PRESIDENTE (Costi): Consigliere, c’è comunque la Giunta, c'è il sottosegretario Bertelli, per cui credo che si possa andare avanti. Prego consigliere.

 

BARTOLINI: Io credo che dovrebbe essere più rispettoso anche nei confronti di chi non la pensa come lui!

Mi viene spesso riferito che questa è una legge istitutiva e non organizzativa. Questo allora è ancora peggio! Perché vuol dire che noi faremo un salto nel vuoto e daremo una delega in bianco - una cambiale in bianco - a chi dovrà decidere per 2 miliardi di euro e direttamente per il tramite di un’unica figura quale può essere un mega Direttore generale di fantozziana memoria che verrà nominato dall’apparato politico che guida questa Regione.

L’assessore Lusenti - che vedo rientrare - mi risponde, in una interrogazione, "che questa scelta è stata motivata dal mutato assetto legislativo". Ricordo che quando lui mi scrisse questo, sembravano imminenti la creazione delle nuove Province e che quindi ci sarebbe stata la Provincia unica della Romagna, previsione che con la caduta del Governo Monti è stata congelata. E in altre occasioni mi viene detto "che questa è un’opportunità a cui non si può mancare perché ci sono delle piccole realtà che non possono più reggere la sfida del momento, visto che hanno dei numeri molto limitati". Allora io rifaccio la domanda che da oltre un anno rivolgo a ripetizione: poiché reputo - ed io mi auguro che l’intera Assemblea reputi - che i Romagnoli non sono "figli di un Dio minore" e che hanno una propria dignità certamente non inferiore rispetto a quella degli emiliani, io chiedo all’Assemblea intera "perché solo in romagna"! Perché solo da noi? Perché questo ruolo di sperimentazione fa diventare delle cavie i cittadini del territorio romagnolo? Ci dicono: "perché voi siete piccoli". Bene, allora io vado a vedere nella cartina dell’Emilia-Romagna e mi accorgo che l’ASL di Forlì è sì una delle più piccole con 188.000 abitanti, se però fosse aggiunta a quella di Cesena insieme farebbero quasi 400.000 abitanti al pari di altre ASL come Ferrara, Piacenza, Parma.

Prendo una ASL a caso: "Imola", 132.000 abitanti, quasi la metà di Cesena, quasi la metà di Forlì. Non viene toccata da questa legge e rimane identica e con la stessa situazione attuale. Ad una domanda dei sindaci in Conferenza socio-sanitaria territoriale rivolta al presente assessore Lusenti: "ma perché Imola non viene toccata"? Risposta: "ma sapete, ad Imola ci sono le elezioni comunali per cui non è il momento"! Me l’hanno detto i sindaci - e non della mia parte politica - che questa è stata la risposta!

Ma questo denota un’altra cosa: che la decisione non è partita - come ci volete far credere - dai sindaci che, alla fine, la ratificano in quanto rispondono al partito, all’apparato e rispondono alle città capoluogo che sono quelle che contano. E a ruota ci vanno dietro anche i piccoli comuni, compresi quelli dove c’è qualche sparuto sindaco di centrodestra che viene spesso ricattato e al quale, in Conferenza socio-sanitaria territoriale, spesso gli si dice "vuoi mantenere il tal ambulatorio? Non ti mettere di traverso al progetto che abbiamo in essere"! Quindi: "perché Imola"? Nessuno mi ha risposto in commissione, nessuno mi risponderà neanche in questa sede. Perché Imola con 132.000 abitanti, la più piccola della Regione, rimane autonoma? Ci diranno: "perché la Conferenza socio-sanitaria territoriale l’ha chiesto". Ma perché non viene fatta chiedere anche da quella visto che la mente pensate è altrove?

Ed allora io dico, e concludo, che siamo contrari a salti nel vuoto. Non siamo contrari a cambiamenti a livello istituzionale o a delle modifiche istituzionali. Voglio riprendere delle riflessioni fatte in commissione da qualche collega di sinistra. Il collega Naldi non credo sia politicamente a me vicino, ma faceva giustamente delle riflessioni e chiedeva in commissione se c’è un bilancio sull’unificazione della ASL Bologna a distanza di dieci anni. Non è stata data risposta! Saranno necessarie misure di razionalizzazione? Non si sa! Facciamo una delega in bianco a chi dovrà decidere? Vi faccio presente che addirittura la sede provvisoria - e sapete che in Italia il provvisorio spesso diventa definitivo - non la scelgono i sindaci ma i quattro Direttori uscenti, nominati politicamente dalla Giunta regionale e a tavolino decidono se sarà Ravenna o sarà Cesena, o sarà Pieve Sestina - dove io mi auguro - o sarà a Forlì logisticamente meglio posizionata rispetto a Ravenna. Però, perché una decisione importante come questa non deve essere assunta dalla parte politica? Si delega al Direttore generale di fantozziana memoria, direttamente nominato dalla Giunta regionale!

Anche il collega Naldi chiedeva "perché questa legge è solo istitutiva e non organizzativa", e poi "perché manca un piano industriale o riorganizzativo". Non ho sentito in commissione le risposte ai quesiti legittimamente posti dal collega Naldi, che aveva anche risensibilizzato la Giunta per avere risposte in questa direzione che non ha ricevuto.

Noi siamo contrari a salti nel vuoto, non vediamo pari considerazione all’interno della stessa Regione. Noi provocatoriamente abbiamo fatto un disegno di legge analogo in cui dicevamo, fatte salve le vostre motivazioni, quelle che vi hanno portato a dire che se non ci si unisce, non si rende la garanzia di una mantenimento della qualità dei servizi socio-sanitari a livello territoriale, "perché solo in Romagna"? Visto che si crea una ASL da 1 milione, avevamo proposto di farne altre tre da 1 milione! Avrebbe avuto una logica, avrebbe evitato il fatto che una sola parte dei cittadini di questa Regione siano utilizzati come cavia per valutare quali saranno gli effetti, probabilmente verranno trasmessi anche agli altri, ma non si capisce perché qualcuno deve fare da apripista.

Concludo: quando io vado nelle assemblee pubbliche, in più occasioni, a parlare di questi argomenti con l’aria di chi ti guarda, da soloni, dall’alto al basso, che la sa sempre più lunga di te e che ti dice "noi abbiamo una visione lunga, noi guardiamo avanti, voi siete dei conservatori e noi siamo degli innovatori", io vedo lo stesso sguardo che vedevo quando certi amministratori venivano a raccontarci che "grande era bello e bisognava andare in Hera. Perché se non creavano questo grande carrozzone non saremmo stati competitivi, non avremmo avuto il mantenimento dei servizi ed anzi, l’avremmo avuto a costi più bassi". Abbiamo visto come è andata! La mia preoccupazione è che qui non parliamo di rifiuti, ma parliamo della salute dei cittadini. Sulla salute non si scherza e fare delle sperimentazioni solo su una parte di cittadini credo che renda l’idea di quello che è il trattamento della Romagna da parte degli emiliani.

Io credo - e concludo - che noi non possiamo essere più considerati figli di un Dio minore.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Bartolini.

Ha chiesto di parlare il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.

 

MANFREDINI: Grazie, presidente. L’AUSL della Romagna accorperà, in nome della razionalizzazione, le attuali quattro AUSL romagnoli: Forlì, Cesena, Rimini e Ravenna. Nel complesso la nuova "AUSLona" - noi la chiamiamo così! - avrà 1.100.000 utenti per 2 miliardi di euro di bilancio complessivo. Numeri che la rendono la più grande che noi conosciamo.

Per la Giunta regionale tutto è pronto, tant’è che l’amministrazione ha già fissato una data di partenza: il primo gennaio del 2014. Ma in realtà di annunciato c’è ben poco visto che Direzione ed eventuale piano di riorganizzazione sono ancora ignoti. E non a caso i primi a protestare sono i diretti interessati, cioè i sindaci ed i medici. Il più agguerrito detrattore tra i primi cittadini è il Sindaco di Forlì Roberto Bazzani che, anche recentemente, è tornato a chiedere una modifica al progetto di legge per garantire una rappresentanza pesata dei territori ed evitare la potenziale asimmetria tra i distretti interprovinciale. In realtà a nome della vicenda AUSL e aeroporto, si sta consumando la guerra tra bande in casa PD. Ma critiche sono state espresse dagli stessi camici bianchi, il Presidente dell'ordine dei medici di Forlì, Michele Gaudio, ha parlato di salto nel buio. Tra le voci in circolazione, perché di voci si tratta, qualcuno dice che il quartiere generale della nuova maxi AUSL sarà a Pievesestina, alla periferia di Cesena dove da alcuni anni è attivo un centro analisi unificato per le attuali quattro AUSL romagnole. Ma sono voci e a due mesi scarsi all'avvio del progetto, territorio e politica attendono di capire se ci saranno tagli ai posti letto, qual è il destino delle chirurgie e quello delle lungodegenze. Manca anche lo straccio di un documento sui programmi assistenziali, come ha rilevato lo stesso Gaudio nei giorni scorsi, del resto in questi mesi non c'è stato alcun coinvolgimento, la partita dell'accorpamento è stata gestita interamente in casa PD, non senza problematiche e frecciate. Oggi ci troviamo con una scatola vuota in mano, sulla quale la Giunta chiede un voto quasi di fiducia che dalla Lega Nord non arriverà di certo.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie consigliere Manfredini.

Ha chiesto di parlare il consigliere Alessandrini. Ne ha facoltà.

 

ALESSANDRINI: Grazie, presidente. Abbiamo deciso di approdare alla istituzione di un'azienda sanitaria unica per tutta la Romagna non per rincorrere un problema e nemmeno un'emergenza ma per cercare di anticipare, questo sì, una possibile criticità, cercando di governare un processo e, ancora, cercando di giocare d'anticipo. Questa è la sfida, questo è il tema su cui bisognerebbe che provassimo a stare al merito e, infatti, al di là del fatto che la legge di stabilità nazionale possa  incrementare di 2 miliardi il fondo sanitario nazionale e che ci sia la disponibilità a cancellare, diciamo così, i ticket che sono già stati in precedenza previsti e, quindi, si possano obiettivamente gettare le basi per sottoscrivere prossimamente il patto per la salute tra lo Stato e le Regioni, premesso tutto questo, però le difficoltà finanziarie ci sono e permangono, amici della Minoranza. Le difficoltà sono ancora molto presenti, peraltro abbiamo sempre la spending rewiew che è sempre attuale, le notizie sono di questi giorni, dalla Sanità ci si aspetta un risparmio di 1 miliardo e quindi non è cosa di poco conto.

Quello della ASL unica della Romagna, quindi, è un processo difficile, nello stesso tempo molto sfidante che credo andava assunto, bisognava trovare il coraggio di assumerlo, cosa che sta avvenendo.

Ora con questa decisione noi non stiamo rincorrendo un problema perché credo sia fuori discussione per tutti che il sistema sanitario romagnolo sia di grande qualità; non è un'affermazione autoreferenziale perché tutti sanno che l'80 per cento della domanda viene trattata in condizione di prossimità e siamo molto attrattivi nell'ambito della Romagna sia dentro la Regione che fuori dalla Regione. Non è ovviamente questo il motivo per cui si determina la necessità di andare verso la ASL unica, siamo in questa condizione, indubbiamente, prima di tutto per la qualità delle prestazioni dei professionisti che operano in questi ospedali, per le condizioni di attività e di tecnologie che sono al loro supporto, ci mancherebbe, ma siamo in queste condizioni anche perché in passato sono state fatte delle scelte lungimiranti, e io spero che anche quella di oggi sia lungimirante per il futuro, lungimirante nel senso che abbiamo già fatto una prima azione importantissima (negli anni ’90) di riordino di tutta la rete ospedaliera e abbiamo lavorato tanto, anche se ancora tanto bisogna lavorarci, sul tema dell’appropriatezza delle cure. Ripeto, spazi di miglioramento certamente ancora ce ne sono.

Per mantenere questi livelli di qualità sanitaria serviva una svolta e questa svolta è arrivata con la decisione delle Istituzioni locali di costituire un'azienda unica della Romagna, incoraggiata, supportata, accompagnata dalla Regione che, lo dico soprattutto al collega Bartolini, ma non solo, e a quelli che la pensano come lui, che la Regione in Romagna non ha imposto nulla e non sta imponendo nulla, è inutile che continuiamo con questo disco che ormai è un po’ stonato, anzi io credo che noi dovremmo rivendicare il fatto che la ASL unica per la Romagna sia il primo importante, progetto romagnolo dopo diversi anni di sterilità progettuale. Questo è un dato che andrebbe sottolineato, che non si realizzava più un grande progetto di respiro romagnolo era dai tempi delle soluzioni che sono state approvate, poi si può essere d'accordo o meno, per temi, ad esempio, come la gestione dell'acqua o come la gestione dei rifiuti, certo poi ci possono essere delle opinioni diverse o il tema del trasporto pubblico locale o il tema dell'università, non possiamo mica dimenticarci che l'Università in Romagna è frutto di un'azione corale di tutte le istituzioni dalla Romagna, altrimenti probabilmente l’avremmo vista con il binocolo.

Ora sia chiaro, io non voglio essere blasfemo e non voglio paragonare, come giustamente diceva Bartolini, la sanità al tema dei rifiuti o a quello dell'acqua, però ho voluto dire questa cosa perché ritengo che l'approccio che c'è stato su questo tema, è stato un approccio assolutamente giusto sul piano strategico che è da valorizzare e di cui non dobbiamo certamente vergognarci. È vero, non dobbiamo avere paura a dire un'altra cosa e cioè che la scelta dell'ASL unica muove da due ordini di problemi di cui dobbiamo tenere conto, il primo è un dato di fatto, le nostre quattro ASL sono tra le più piccole della Regione e quindi sono più esposte, evidentemente, alle difficoltà finanziarie e alle difficoltà a effettuare gli investimenti, a partire da quelli tecnologici. Se altri non si pongono questo problema, sarà una loro responsabilità, se lo porranno quando sarà necessario, ma noi non possiamo preoccuparci di tutti. Intanto preoccupiamoci di quello che dipende in qualche modo da noi. Il secondo punto è che siamo coscienti che una nuova frontiera, che la nuova frontiera per mantenere in futuro una sanità di qualità e, soprattutto, sostenibile dal punto di vista finanziario, a partire dal tema degli ospedali, è quella prima di tutto dell'innovazione tecnologica, dell'innovazione metodologica, dell'innovazione organizzativa e dico, non senza una punta di spirito polemico verso quella parte di minoranza che ha confezionato il progetto di legge per la fusione a freddo delle ASL dell’Emilia, di Bologna, eccetera, che in Romagna noi giungiamo a questo appuntamento dopo aver realizzato un forte, fortissimo grado di integrazione strutturale, non ci si può dimenticare di questo, perché i laboratori già in funzione da anni sono una realtà, l'officina trasfusionale, il magazzino unico, la centrale unica operativa del 118 ed io ricordo quello che si diceva allora a proposito del 118, quando si faceva del terrorismo e si diceva che non sarebbero più arrivate le ambulanze, invece è il servizio che dà le migliori performance oggi.

In Romagna la minoranza da una parte denuncia una inesistente imposizione e poi dall'altra presenta un progetto di legge per imporla ad altri; non mi pare sia molto coerente!

Con l'azienda unica, almeno per chi ragiona fuori dagli schemi ideologici e senza dogmi, era da fare non perché necessariamente grande è meglio, dipende…., grande può anche essere peggio, non è certo questo il problema. Noi però siamo arrivati a un punto in cui i risultati dell'integrazione sperimentata nell'ambito di area vasta non andavano oltre e, invece, ci sono ancora margini e spazi di manovra, per dirne una, per sottrarre costi soprattutto alle attività non strategiche nell'ambito dei servizi amministrativi. Se prendiamo l'esempio dei costi di amministrazione generale, ci diceva in Commissione il direttore della sanità, ed è scritto nei documenti, che se è vero che siamo di fronte ad aziende sanitarie della Romagna che non hanno problemi di qualità e di sostenibilità, ma che una ha un costo procapite di 80 euro, il più basso, ed un’altra invece di 127 euro, il più alto, perché non dobbiamo provare a fare la ASL unica per cercare di recuperare quel range e di avere delle disponibilità in più da investire? Credo che sia abbastanza scontato questo. Quindi risparmiare, ma risparmiare per reinvestire nei servizi sanitari, nei servizi alla persona, migliorando ulteriormente l'offerta e credo che qualcosa di simile, oso pensare, si muoverà dopo la costituzione dell'ASL unica in Romagna, anche in altre realtà. Non credo che rimarrà tutto come prima, chi con maggiore o minore gradualità, qualcosa di diverso farà.

È vero che si tratta di una legge istitutiva e non organizzativa, l'Assessore ci ha detto che al momento non è prevista alcuna riforma delle leggi che regolano l'organizzazione della sanità in questa Regione però è quella meno centralizzata, perché da noi ormai sono dieci anni che vige il modello delle conferenze sociali, sanitarie territoriali, checché se ne dica è l’unica Regione in Italia che fa questo, non lo fanno in Veneto, in Toscana o in Lombardia e allora perché dobbiamo continuare a dire una cosa che, francamente, non corrisponde alla realtà?

Il progetto di legge anch'io credo che sia stato migliorato con gli emendamenti approvati nella Commissione sul tema della partecipazione e del ruolo dei distretti territoriali, sul tema delle risorse risparmiate per essere reinvestite in Romagna, sulle garanzie del personale, mi pare anche molto positiva la decisione unanimemente assunta proprio ieri da parte delle quattro conferenze romagnole di conformarsi per ciò che attiene alla stesura del regolamento, un argomento che ha generato molte polemiche ma che sono stati in grado i maggiori decisori del territorio di trovare la quadra e di trovare un punto di caduta unitario e unanime per quello che riguarda la nuova Conferenza socio sanitaria territoriale della Romagna, fissando, appunto, alcuni principi, quello della rappresentanza, cioè che si conta in base agli abitanti, quello della collegialità, le percentuali di maggioranza qualificata per approvare le cose importantissime, tipo il piano attuativo locale, le approvazioni di programmi generali oppure la modifica dei confini  del distretto socio-sanitario. Sono cose importanti ed era giusto che si trovasse una maggioranza qualificata e che fosse condivisa da tutti, ci mancherebbe!

Concludo il mio intervento ribadendo che mi pare molto positiva la soluzione che si è prospettata per l’IRST di Meldola e cioè i tre punti fondamentali: la maggiore pubblicizzazione dell'istituto, domani il capitale pubblico sarà di circa il 70 per cento; la valorizzazione delle funzioni di ricerca e di didattiche dell'Istituto; il riferimento per le casistiche veramente rare dell'istituto medesimo e, infine, lo status certo di azienda ospedaliera IRCS autonoma, finanziata direttamente dalla Regione. Credo che migliorerà il funzionamento di questa struttura, di questo istituto, oggi è vero, non poco complicato, farraginoso e con il finanziamento annuale che tutti gli anni in questa condizione era da ridiscutere. Una problematica che, credo, verrà risolta obiettivamente in modo molto diverso, con più certezza e con più trasparenza per tutti.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie consigliere Alessandrini.

Ha chiesto di parlare la consigliera Meo. Ne ha facoltà.

 

MEO: Grazie, presidente. Effettivamente quello di oggi è un dibattito molto pieno, è un dibattito molto pieno perché riguarda due fattori a mio parere, il primo sicuramente sono i modelli organizzativi, ogni volta che ovviamente si mette mano a qualche modello organizzativo di qualsiasi tipo, sia con leggi che con regolamento, è ovvio che si aprono alcune dinamiche anche di tipo territoriale, anche se da emiliana occidentale trovo che ciò che il consigliere Bartolini ha detto sullo squilibrio tra Emilia e Romagna sia quantomeno ribaltabile in almeno il 99 percento dei casi. Non è però questo che mi preoccupa, assolutamente. L'altro aspetto che noi oggi tocchiamo, e questo sì mi preoccupa fino in fondo, il primo mi preoccupa relativamente, nel senso che ci può essere una fiducia generale sul sistema che mette in moto una serie di intelligenze, di possibilità che aiuti a costruire comunque dal punto di vista tecnico alcune cose, ma è dal punto di vista sostanziale ed economico che mantengo alcune perplessità, anche significative. È ovvio che noi ci muoviamo in una situazione che è una situazione molto complicata, abbiamo una riduzione del finanziamento del fondo sanitario nazionale di 30 miliardi, quasi 31 e si corre quindi evidentemente il rischio di ledere un diritto universale che è quello alla salute e alle cure, inficiando in questo modo anche la garanzia dei livelli essenziali di assistenza. Io so che in questa Regione si fanno degli sforzi per evitare questo, ma la preoccupazione di fondo di fronte a questi tagli, e anche se oggi appare scongiurato un ulteriore taglio, inizialmente previsto nella legge di stabilità, è chiaro che qui stiamo parlando di tagli che vanno nel tempo a incidere sulla garanzia dei livelli essenziali di assistenza; questo sì, questo ci preoccupa. Ci preoccupa in maniera proprio sostanziale. Ed è per affrontare completamente gli effetti del razionamento economico e finanziario con l'istituzione dell'ASL unica di Romagna, che si è impostata, sostanzialmente, un'operazione di tipo manageriale che cerca di perseguire l'obiettivo del riequilibrio con interventi sul piano organizzativo, regolamentare e gestionale, tentando di salvaguardare il principio fondante dei Piani attuativi locali, ossia la centralità della persona in quanto titolare del diritto alla salute e partecipe alla definizione delle prestazioni, questo è un altro punto sul quale tornerò, nell'organizzazione dei servizi ma anche nella loro valutazione.

In quest'ottica di superamento della parcellizzazione, diventerà però inevitabile ridefinire il ruolo delle strutture ospedaliere, questo lo dobbiamo sapere, ce lo dobbiamo dire, e dell'assistenza primaria e di ciò che rappresenta, purtroppo, il principale indicatore per misurare il successo della nuova azienda sanitaria di Romagna che con più di 1 milione e 100mila abitanti e un valore di produzione di circa 2 miliardi e 200 milioni di euro si qualificherà tra le più grandi del paese.

Come si misurerà, quindi, questa efficienza? Su cosa andrà a pesare? Già abbiamo visto necessariamente attraverso i tagli, attraverso le cose che significa la ricaduta sul territorio di tutto questo, riteniamo questa una scelta eccessivamente a senso unico, che costringerà a organizzare la nuova azienda sanitaria della Romagna, tenendo conto soltanto in minima parte delle caratteristiche dimensionali, geografiche e demografiche, istituzionali e socio-economiche dei singoli territori. Quello che ci preoccupa, e ci preoccupa molto, è che in questo quadro anche esperienze comuni che hanno portato alle realizzazioni di progetti importanti come il laboratorio di analisi unico di Pieve Sestina, l'officina trasfusionale, la centrale unica del 118 e l’IRCS di Meldola, ma tutti questi livelli di eccellenza, che pure esistono, dove navigano? Dove sono? Che cosa significano nella rete vera dell'assistenza sul territorio? Sono cattedrali di eccellenza ma devono essere inserite in un tessuto assolutamente significativo di punti di assistenza diretta. Questo perché, ovviamente, se noi ci guardiamo intorno nella nostra Regione e guardiamo questa cosa non tanto dal punto di vista organizzativo e gestionale ma anche dal punto di vista sostanziale della salute dei cittadini, non possiamo che vedere come alcuni rischi, alcuni fattori di rischio, nonostante le buone volontà che io voglio riconoscere a questa Regione, sono in crescita, sono in crescita anche esponenziale. Lo IARC di Lione ha recentemente sancito come le polveri sottili, ad esempio, sono uno degli elementi sicuramente pericolosi per la nostra salute perché sono una delle cause di tumori per l’uomo. Le polveri sottili purtroppo nella nostra Regione sono in aumento e non solo sono in aumento, ma saranno in aumento perché le polveri sottili sono provocate, fra le altre cose, ovviamente da tutte le attività di combustione, dai forni inceneritori agli impianti di combustione a vario titolo, ma ci sta anche il traffico veicolare e oggi se io mi guardo intorno vedo ancora programmazione di nuove autostrade, tipo la Tirreno - Brennero, tipo la Orte - Mestre che ci attraverserà nel Ferrarese, tipo la Cispadana piuttosto che sistemi su ferro che questi problemi non li provocano.

Tutto questo insieme di cose mi fa immaginare un futuro, non voglio essere troppo pessimista da questo punto di vista, però voglio ricordare anche che queste cose esistono e che devono fare parte veramente di una responsabilità collettiva molto diffusa. Faccio un esempio che c'entra relativamente, non vorrei che qualcuno dicesse che io penso che l'Emilia-Romagna sia come la Campania, non penso assolutamente questo, però mi ricordo quando sui territori che oggi noi chiamiamo della terra dei fuochi, trent'anni fa c'era chi diceva che lì comunque si correvano dei rischi mortali per la salute dei cittadini. Sono passati trent'anni, oggi il problema esiste. Non credo che l'Emilia-Romagna sia paragonabile a questo però credo anche che i dati che oggi ci dicono sulle polveri sottili devono fare parte in modo assolutamente consapevole e diffuso del nostro bagaglio decisionale, anche quando assumiamo e soprattutto quando assumiamo, decisioni che riguardano la diffusione e la strutturazione del nostro servizio sanitario. La certezza è che intanto si tagliano posti letto nel pubblico, non ho capito bene come funzionerà nel privato, ma questo anche mi interessa molto perché il sistema che fino ad oggi noi abbiamo difeso è un sistema diverso, ad esempio, da quello della Regione Lombardia da questo punto di vista e io mi auguro che continui a rimanere così. La certezza è comunque che c'è lo svuotamento progressivo degli ospedali di medie dimensioni diffusi sul territorio, con reparti di eccellenza costruiti nel tempo con ingenti risorse, anche locali, ed è assolutamente auspicabile una messa in rete dei servizi e delle specialità ma, nello stesso tempo, mi chiedo se sia sostenibile una centralizzazione inevitabilmente tecnocratica e sempre più lontana dalle necessità dei territori.

Sarebbe invece necessario non limitarsi a difendere l'esistente in termini di servizio, su questo sono d'accordo, ma in virtù di un possibile e migliore utilizzo delle risorse economiche, introdurre prestazioni, anche alla luce appunto di nuove epidemie sanitarie di vario tipo, introdurre prestazioni che oggi non sono presenti in Romagna.

Ultima cosa, non meno importante, le decisioni debbono essere assunte garantendo la partecipazione di tutte le comunità locali e quando parlo di comunità, io lo so quale sarà la risposta, la risposta sarà che si sono espresse, che i Sindaci hanno parlato e queste sono cose oggettivamente vere, e pure importanti però credo che oggi, e tanti fattori ci dicono questo, veramente anche troppi a mio parere, comunque questo livello di decisione e di partecipazione debba necessariamente su queste cose essere il più esteso e più puntiforme possibile, perché ciò che si lascia indietro oggi nei processi decisionali e di conoscenza ce lo ritroviamo domani come un punto invece dolente dove non siamo riusciti a capire, a spiegare o comunque a far partecipare i cittadini. Per cui è necessario garantire che le determinazioni fondamentali vengano assunte con maggioranze decisamente qualificate, considerando appunto ogni forma di rappresentanza. Tutto il processo costitutivo poi di organizzazione dell'assetto della nuova azienda va realizzato con il più ampio coinvolgimento di tutta la società civile, anche con le rappresentanze dei lavoratori, ma anche degli utenti e degli stessi operatori dei servizi. Va in ogni modo potenziato il ruolo dei distretti socio-sanitari, sono sicuramente nell'ambito territoriale nel quale vanno erogati i servizi di assistenza sanitaria primaria e integrati con i servizi sociali. I distretti sanitari rappresentano l'ambito principale di programmazione dei servizi socio-sanitari e di gestione dell'offerta. Chiediamo, pertanto, che questi distretti siano dotati per queste materie di un'autonomia programmatoria tecnica, economica e gestionale per garantire l'intera gamma dei servizi, in base alla quale articolare in piena sinergia quelli erogati dalla rete ospedaliera e dall'assistenza primaria. In questo modo si riuscirebbe a lavorare in rete in modo più efficace. La futura riorganizzazione della rete assistenziale e della rete ospedaliera dovrà avvenire, mi auguro, in modo graduale e con attenzione, su basi rigorose di riferimento, implementando sul territorio in prossimità dei cittadini tutti quei servizi alternativi al ricovero ospedaliero che oggi non sempre sono offerti in maniera soddisfacente. Nuclei di cure primarie, casa della salute, assistenza domiciliare integrata, sociale e sanitaria, devono garantire alla popolazione un'equa distribuzione e un'accessibilità di strutture e di servizi qualitativamente adeguati su tutto il territorio. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie consigliera Meo.

Se siete d'accordo, direi di terminare la seduta perché ho ancora iscritti i consiglieri Naldi, Donini e Mazzotti.

Ricordo che oggi pomeriggio si inizia alle ore 15 perché non sono previste interpellanze, per cui credo che sia giusto informare tutti i consiglieri. Alle 15 riprenderemo il dibattito sull'oggetto in corso di discussione.

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 12,58

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Enrico AIMI, Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Cinzia CAMORALI, Thomas CASADEI, Stefano CAVALLI, Roberto CORRADI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Mauro MANFREDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Silvia NOÈ, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Giuseppe PARUOLO, Roberto PIVA, Andrea POLLASTRI, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Luciana SERRI, Alberto VECCHI, Luciano VECCHI, Damiano ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta il sottosegretario alla Presidenza Alfredo BERTELLI;

gli assessori: Patrizio BIANCHI, Donatella BORTOLAZZI, Paola GAZZOLO, Carlo LUSENTI, Teresa MARZOCCHI, Maurizio MELUCCI, Massimo MEZZETTI, Gian Carlo MUZZARELLI, Tiberio RABBONI, Simonetta SALIERA.

 

Ha comunicato di non poter partecipare alla seduta per motivi istituzionali ai sensi dell’art.65, comma 2, del Regolamento interno, il presidente della Giunta Vasco ERRANI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta i consiglieri Marco CARINI, Sandro MANDINI e Marco MONARI.

 

Votazioni elettroniche

 

OGGETTO 4183 "Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Rendiconto generale della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2012»" (78)

 

Presenti: 40

 

Favorevoli: 28

Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Stefano BONACCINI, Thomas CASADEI, Palma COSTI, Monica DONINI, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Giuseppe PARUOLO, Roberto PIVA, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Luciana SERRI, Luciano VECCHI, Damiano ZOFFOLI.

 

Contrari: 12

Gianguido BAZZONI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano CAVALLI, Andrea DEFRANCESCHI, Fabio FILIPPI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Mauro MANFREDINI, Silvia NOÈ, Andrea POLLASTRI, Alberto VECCHI.

 

Assenti: 10

Enrico AIMI, Luca BARTOLINI, Manes BERNARDINI, Cinzia CAMORALI, Marco CARINI, Roberto CORRADI, Vasco ERRANI, Giovanni FAVIA, Sandro MANDINI, Marco MONARI.

 

Autorizzazione alla relazione orale:

OGGETTO 4545 "Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Misure di adeguamento degli assetti istituzionali in materia sanitaria. Istituzione dell'Azienda USL della Romagna. Partecipazione della Regione Emilia-Romagna all'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico "Irst S.r.l."»" (Testo Base)

 

Presenti: 34

 

Favorevoli: 34

Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Thomas CASADEI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MANFREDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Silvia NOÈ, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Giuseppe PARUOLO, Roberto PIVA, Andrea POLLASTRI, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Luciana SERRI, Alberto VECCHI, Damiano ZOFFOLI.

 

Assenti: 16

Enrico AIMI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Cinzia CAMORALI, Marco CARINI, Stefano CAVALLI, Roberto CORRADI, Vasco ERRANI, Giovanni FAVIA, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Mauro MALAGUTI, Sandro MANDINI, Marco MONARI, Luciano VECCHI.

 

Comunicazioni prescritte dall’articolo 68 del Regolamento interno

 

«Sono stati presentati i seguenti progetti di legge:

 

4715 - Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: "Misure urgenti per favorire l'attuazione del riordino territoriale, lo sviluppo delle Unioni ed il superamento delle Comunità montane" (delibera di Giunta n. 1606 del 11 11 13).

4716 - Progetto di legge d'iniziativa del consigliere Bignami: "Modifiche all'articolo 28 della legge regionale 30 luglio 2013, n. 15 (Semplificazione della disciplina edilizia)" (12 11 13).

4732 - Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: "Legge finanziaria regionale adottata a norma dell'art. 40 della L.R. 15/11/2001, n. 40 in coincidenza con l'approvazione del bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2014 e del bilancio pluriennale 2014-2016" (delibera di Giunta n. 1622 del 11 11 13).

4733 - Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: "Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2014 e Bilancio pluriennale 2014-2016" (delibera di Giunta n. 1623 del 11 11 13).

4738 - Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Naldi, Casadei, Pariani, Ferrari, Zoffoli, Grillini, Sconciaforni, Donini, Meo, Defranceschi, Mumolo, Barbati e Favia: "Norme per la promozione e il sostegno dell'economia solidale" (14 11 13).

4739 - Progetto di legge d'iniziativa della consigliera Marani: "Norme per il riconoscimento ed il sostegno del caregiver familiare" (14 11 13).

 

È stato presentato il seguente progetto di legge alle Camere:

 

4740 - Progetto di proposta di legge alle Camere, ai sensi dell'art. 121 della Costituzione, d'iniziativa del consigliere Manfredini: "Norme per la piena integrazione sociale delle persone sorde e riconoscimento della lingua dei segni (LIS)" (15 11 13).

 

Risoluzioni

 

4697 - Risoluzione sul pacchetto di misure sulla costituzione di partenariati pubblico-privato e pubblico-pubblico nell'ambito del programma Orizzonte 2020 (COM (2013) 494 final del 10.07.2013; COM (2013) 495 final del 10.07.2013; COM (2013) 496 final del 10.07.2013; COM (2013) 501 final del 10.07.2013; COM (2013) 503 final del 10.07.2013; COM (2013) 505 final del 10.07.2013; COM (2013) 506 final del 10.07.2013; COM (2013) 493 final del 10.07.2013; COM (2013) 497 final del 10.07.2013; COM (2013) 498 final del 10.07.2013; COM (2013) 500 final del 10.07.2013). Osservazioni della Regione Emilia-Romagna ai sensi dell'articolo 24, comma 3, della legge n. 234 del 2012 e esame di sussidiarietà ai sensi del Protocollo n. 2 allegato al Trattato di Lisbona (approvata dalla I Commissione assembleare "Bilancio affari generali ed istituzionali" in data 4 novembre 2013).

4700 - Risoluzione proposta dal consigliere Bignami per impegnare la Giunta a predisporre, anche per il personale volontario dei Vigili del Fuoco, il tesserino per viaggiare gratuitamente sui mezzi pubblici nel periodo di servizio, integrando a tal fine l'allegato A della propria deliberazione n. 2082/2004 (documento in data 07 11 13).

4723 - Risoluzione proposta dal Presidente Pagani, su mandato della Commissione regionale Turismo Cultura Scuola Formazione Lavoro Sport, circa le azioni da porre in essere per dare risalto alle celebrazioni della giornata mondiale dell'infanzia e diffondere la conoscenza ed il rispetto dei diritti dei minori come riconosciuti dalla Convenzione mondiale dei diritti dell'infanzia (documento in data 13 11 13).

4735 - Risoluzione proposta dai consiglieri Manfredini, Bernardini, Cavalli e Corradi per impegnare la Giunta ed il suo Presidente a porre in essere azioni rivolte al Governo ed alla Conferenza Stato-Regioni al fine di modificare le attuali disposizioni contenute nel DDL "Stabilità 2014" per ridefinire il contributo alla manovra di risanamento della finanza pubblica da parte degli EE.LL., dando rilievo alle gestioni virtuose e abbandonando il criterio della spesa storica, liberando in tal modo risorse bloccate dal patto di stabilità e permettendone l'utilizzo per perseguire obiettivi di spesa prioritari e strategici sulla base di parametri da definire a livello regionale (documento in data 14 11 13).

 

Interrogazioni

 

4698 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la situazione relativa alla vulnerabilità sismica di edifici del Comune di Argelato.

4699 - Interrogazione del consigliere Filippi, a risposta scritta, circa le procedure e la normativa riguardanti contributi ed anticipi relativi ai tecnici progettisti che hanno operato nell'ambito della ricostruzione conseguente al sisma.

4701 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa la possibilità di fruire gratuitamente, da parte dei cittadini emiliano-romagnoli, delle prestazioni di un qualsiasi Medico di famiglia della Regione.

4702 - Interrogazione del consigliere Sconciaforni, di attualità a risposta immediata in Aula, circa il miglioramento del servizio ferroviario riguardante la linea Porrettana, con particolare riferimento alla tutela dei pendolari.

4703 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa procedure concorsuali interne riguardanti l'AUSL di Imola.

4704 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, circa problematiche riguardanti la tratta ferroviaria Modena-Sassuolo.

4705 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa la contrarietà a progetti di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi nel territorio dei Comuni di Alfonsine e Lugo di Romagna, con particolare riferimento ad un progetto di stoccaggio di gas da realizzare in tali zone.

4706 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la fusione tra ATC e FER, con particolare riferimento alla situazione riguardante le figure dirigenziali.

4707 - Interrogazione dei consiglieri Bazzoni, Pollastri e Camorali, a risposta scritta, circa l'introduzione, nella Regione Emilia-Romagna, della terapia Esbriet per la cura della fibrosi polmonare.

4708 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa il futuro della Provincia di Piacenza, in relazione alla normativa contenuta nel "Decreto Delrio".

4709 - Interrogazione del consigliere Sconciaforni, a risposta scritta, circa la situazione relativa alla gestione, in relazione al Parco ATO3, delle Valli di Comacchio e del Delta del Po.

4710 - Interrogazione del consigliere Filippi, a risposta scritta, circa il programma "Rete regionale per l'Alta Tecnologia" e l'attivazione dei Tecnopoli emiliano-romagnoli.

4711 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa le azioni da porre in essere per contrastare l'incremento della criminalità, con particolare riferimento alle zone di Castel S. Pietro, Castel Guelfo e Osteria Grande.

4712 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa l'ipotesi di riordino dell'Area Medica dell'Ospedale Maggiore di Bologna.

4713 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa la situazione relativa al ponte medievale di Olina (MO), che presenta problemi di instabilità.

4714 - Interrogazione del consigliere Favia, a risposta scritta, circa l'inserimento del pirfenidone nel Prontuario farmaceutico regionale, al fine di curare i pazienti affetti da fibrosi del tessuto polmonare.

4717 - Interrogazione dei consiglieri Serri e Luciano Vecchi, a risposta scritta, circa la tutela dei lavoratori della azienda Ceramiche Progres di Serramazzoni.

4718 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa le franchigie riguardanti contratti assicurativi stipulati dal Comune di Vergato (BO).

4719 - Interrogazione del consigliere Bazzoni, a risposta scritta, circa le deficienze strutturali riguardanti il Porto di Ravenna.

4720 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa l'introduzione, in tutto il territorio regionale, di un programma per lo smaltimento e la raccolta degli oli vegetali.

4721 - Interrogazione del consigliere Grillini, di attualità a risposta immediata in Aula, circa le azioni da porre in essere per prevenire e contrastare la diffusione dell'HIV, con particolare riferimento ai fondi ministeriali residui erogati alla Regione ai sensi dell'Accordo n. 227 del 22/11/2012.

4722 - Interrogazione del consigliere Filippi, a risposta scritta, circa le problematiche connesse al trasferimento da Reggio Emilia a Correggio del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC).

4724 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa problematiche riguardanti il Canale Navile di Bologna.

4725 - Interrogazione dei consiglieri Lombardi e Aimi, a risposta scritta, circa notizie riguardanti la chiusura del Punto di Primo Intervento di Fanano (MO).

4726 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa le azioni da porre in essere per contrastare l'abusivismo commerciale e la contraffazione dei prodotti "Made in Italy".

4727 - Interrogazione del consigliere Favia, a risposta scritta, circa le azioni da porre in essere per determinare l'inserimento di prodotti provenienti da coltivazioni biologiche nei servizi di ristorazione riguardanti enti pubblici.

4728 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa la tutela dei lavoratori della azienda Giorgio Armani SpA sita a Baggiovara (MO).

4729 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa le prestazioni sanitarie svolte dalla "Casa della Salute" di Medicina.

4734 - Interrogazione del consigliere Zoffoli, a risposta scritta, circa l'inserimento nel Prontuario farmaceutico regionale del Pirfenidone, al fine di curare i pazienti affetti da fibrosi polmonare idiopatica (IPF).

4736 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa l'effettuazione di opere di primaria manutenzione, nel Comune di Monte S. Pietro, con particolare riferimento alla situazione di Via Pradalbino.

4737 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa l'attività svolta dalla sede della Regione Emilia-Romagna a Bruxelles, ed i relativi costi.

4741 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la candidatura di una dirigente del Comune di Cesena.

4742 - Interrogazione del consigliere Bartolini, a risposta scritta, circa le azioni da porre in essere per ottenere la fermata del treno "Italo" a Forlì.

4743 - Interrogazione del consigliere Luciano Vecchi, di attualità a risposta immediata in Aula, circa la situazione riguardante la popolazione colpita dal sisma che ancora risiede nei Moduli Abitativi Provvisori.

4744 - Interrogazione della consigliera Noè, di attualità a risposta immediata in Aula, circa le azioni da attuare per evitare sperequazioni fiscali a carico delle attività sociali riguardanti i servizi alla persona, con particolare riferimento alle ASP.

 

È stata data risposta scritta alle interrogazioni oggetti nn.:

4323 - Interrogazione dei consiglieri Serri e Luciano Vecchi, a risposta scritta, circa la nomina del nuovo comandante dei Vigili del Fuoco di Modena.

4332 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa l'esecuzione dei lavori riguardanti il Ponte dell'Allocco, nel Comune di Marzabotto (BO).

4343 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa le problematiche relative alla tratta ferroviaria riguardante le stazioni di Porretta Terme e Pracchia.

4344 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa l'estensione alle zone colpite dal sisma degli sgravi fiscali previsti, nella misura del 65%, per gli interventi antisismici.

4345 - Interrogazione del consigliere Manfredini, a risposta scritta, circa l'attività della Commissione Tecnico-Scientifica di valutazione delle relazioni tra l'attività di esplorazione e sfruttamento degli idrocarburi e gli eventi sismici che hanno colpito il territorio regionale.

4346 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, concernente il trasporto pubblico locale nella regione Emilia-Romagna e in particolare nella situazione della provincia di Piacenza.

4347 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, in merito alla situazione dell’Azienda Tper successivamente alla decisione di aumentare le tariffe per il trasporto ferroviario.

4352 - Interrogazione della consigliera Meo, a risposta scritta, relativa alla centrale idroelettrica in località Mazzi-La Para del comune di Verghereto (FC).

4373 - Interrogazione del consigliere Malaguti, a risposta scritta, relativa al servizio di trasporto pubblico nella tratta ferroviaria Bologna - Portomaggiore.

4375 - Interrogazione dei consiglieri Cavalli e Manfredini, a risposta scritta, circa il contrasto alla contraffazione dei prodotti alimentari e la tutela dei consumatori.

4380 - Interrogazione del consigliere Bernardini, a risposta scritta, circa il rischio di diffusione della poliomielite a causa degli sbarchi di clandestini provenienti da Paesi ove è fortemente presente la malattia.

4381 - Interrogazione del consigliere Favia, a risposta scritta, relativa al fenomeno di una frattura del terreno in Ferrara e al sistema informativo regionale in tema di problematiche del sottosuolo.

4398 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, relativa alla convenzione fra le Regioni Liguria ed Emilia-Romagna per la gestione della Diga del Brugneto.

4406 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa la riorganizzazione di reparti e strutture ospedaliere a Budrio, Bazzano, Loiano, Porretta Terme e Vergato.

4407 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa la riduzione o sospensione dei servizi forniti dal reparto di pediatria dell'Ospedale di Pavullo (MO).

4409 - Interrogazione del consigliere Alberto Vecchi, a risposta scritta, circa questioni riguardanti l'accreditamento di strutture operanti nel settore della cardiochirurgia.

4413 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa la qualità dell'acqua distribuita da Hera a Ravenna, le relative analisi ed i controlli posti in essere.

4416 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa la disciplina riguardante il rilascio delle cartelle cliniche, con particolare riferimento ai relativi costi ed alla digitalizzazione delle stesse.

4424 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa le procedure relative ad escavazioni e lavori di pulizia dell'alveo del fiume Po.

4428 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa la percorribilità della Via Francigena, con particolare riferimento al tratto piacentino del Po interessato all'attraversamento di itinerari storici e turistici.

4433 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa le procedure relative alla costruzione del Parco Canile di Casalecchio (BO).

4442 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa l'organizzazione territoriale dei servizi ospedalieri, con particolare riferimento agli ospedali minori.

4449 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa l'abbattimento di pioppi cipressini, nel Comune di San Pietro in Casale (BO).

4450 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa la zonizzazione posta in essere nel Comune di Cesenatico.

4452 - Interrogazione del consigliere Bernardini, a risposta scritta, circa le procedure relative al recupero ed alla riconversione dell'ex Hotel Piastrella di Lizzano in Belvedere.

4456 - Interrogazione del consigliere Bernardini, a risposta scritta, circa notizie-stampa riguardanti le liste di attesa e l'effettuazione di esami diagnostici presso l'organizzazione sanitaria regionale.

4462 - Interrogazione del consigliere Favia, a risposta scritta, sulle azioni da porre in essere a seguito delle notizie stampa relative alle liste d'attesa presso l'Ospedale Maggiore di Bologna.

4473 - Interrogazione del consigliere Bernardini, a risposta scritta, sull'inchiesta relativa alle liste d'attesa all'Ospedale Maggiore di Bologna.

4475 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa le procedure ed i controlli riguardanti le strutture ed i servizi dell'Ospedale Maggiore di Bologna, con particolare riferimento al servizio di Radiologia.

4477 - Interrogazione dei consiglieri Casadei, Mumolo e Monari, a risposta scritta, circa le azioni da porre in essere per tutelare i lavoratori disoccupati a seguito della chiusura di redazioni locali del quotidiano "L'Unità".

4480 - Interrogazione del consigliere Bartolini, a risposta scritta, circa la libertà di scelta nella cura da parte dei pazienti, con particolare riferimento a prestazioni endoscopiche relative alle AUSL di Cesena e di Rimini.

4495 - Interrogazione del consigliere Bernardini, a risposta scritta, circa le procedure riguardanti i lavori di riqualificazione e di bonifica del sito di Viale Berti Pichat, a Bologna, con particolare riferimento alla tutela della falda acquifera profonda.

4518 - Interrogazione della consigliera Camorali, a risposta scritta, circa notizie riguardanti la soppressione della struttura di Medicina Interna e Reumatologia dell'Ospedale Maggiore di Parma.

4522 - Interrogazione del consigliere Zoffoli, a risposta scritta, circa le azioni da porre in essere affinché le giornate di assenza nelle quali i lavoratori donano il sangue vengano conteggiate dall'INPS ai fini pensionistici.

4528 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, circa la dismissione della centrale nucleare di Caorso (PC) ed il trattamento delle relative scorie nucleari.

4529 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa la legislazione da adottare, a tutela dei cittadini, riguardante gli esercizi denominati "Compro oro".

4534 - Interrogazione del consigliere Filippi, a risposta scritta, circa le azioni da porre in essere per favorire l'esportazione dei prodotti industriali ed agricoli dell'Emilia-Romagna, con particolare riferimento a quelli provenienti da Reggio Emilia e Parma.

4542 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa il Commissario cui spetta la reggenza del Comune di Valsamoggia fino allo svolgimento delle elezioni.

4547 - Interrogazione della consigliera Donini, a risposta scritta, circa le azioni da porre in essere, in attuazione del "Patto per la crescita", al fine di ripristinare la legalità e il rispetto dei diritti dei lavoratori nell'ambito della logistica.

4558 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa l'acquisizione, nelle ASL, di personale precedentemente impiegato nella società CUP 2000.

4564 - Interrogazione del consigliere Bartolini, a risposta scritta, circa problematiche connesse all'entrata in vigore della L.R. n. 15/2013 riguardante la "Semplificazione della disciplina edilizia".

4567 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa le azioni poste in essere al fine di estendere la corsa dei treni che si fermano alla stazione di Porretta fino a quella di Pracchia.

4574 - Interrogazione del consigliere Filippi, a risposta scritta, circa le azioni relative alla messa in sicurezza del territorio reggiano, ed i relativi fondi, a fronte di situazioni di dissesto idrogeologico.

4577 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa l'attuazione, da parte della Regione Emilia-Romagna, delle prescrizioni disposte dal D.lgs. n. 33/2013 in tema di trasparenza dei siti web delle Pubbliche Amministrazioni.

4578 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa l'incidenza dell'aumento dell'IVA nel bilancio regionale, con particolare riferimento ai lavori previsti per la ricostruzione delle zone colpite dal sisma.

4579 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa la tutela degli acquirenti di immobili a seguito del fallimento delle imprese costruttrici degli stessi, e l'applicazione del D.L. 122/2005.

4588 - Interrogazione del consigliere Filippi, a risposta scritta, circa gli appalti pubblici aggiudicati ad una cooperativa nelle aree colpite dal sisma, ed i relativi importi.

4597 - Interrogazione della consigliera Noè, a risposta scritta, circa il contenimento ai livelli minimi e reali del costo delle tariffe dei taxi, con particolare riferimento all'eliminazione del pedaggio ora previsto per l'accesso all'Aeroporto Marconi di Bologna.

4600 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa disposizioni, in materia edilizia, contenute nell'art. 43 della L.R. n. 15/2013.

4607 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa la regolamentazione del posteggio delle autovetture nel piazzale antistante la sede della Giunta e dell'Assemblea legislativa, con particolare riferimento anche alla presenza di parcheggiatori abusivi.

4613 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa la pubblicizzazione delle iniziative riguardanti il "Bicentenario Verdiano".

 

La Giunta regionale, ai sensi dell’art. 118 comma 1 del Regolamento interno, non intende rispondere alla interrogazione sotto riportata ritenendone il contenuto estraneo ai propri compiti d’istituto:

 

4621 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa la mancata applicazione, ad automobilisti che devono pagare multe al Comune di Modena, dello sconto pari al 30% previsto dal "Decreto del Fare".

 

Comunicazione ai sensi dell’art. 68, lettera f) del Regolamento interno

 

- Si comunica che la Commissione assembleare "Politiche per la Salute e Politiche sociali", nella seduta del 12 novembre 2013, ha esaminato la petizione ogg. n. 4028 - Petizione popolare circa la pet therapy (Delibera dell'Ufficio di Presidenza di ammissibilità n. 80 del 22 05 13)", formulando una apposita relazione ai sensi dell’art. 121, comma 2 del Regolamento interno.»

(Comunicazione n. 67 prescritta dall’art. 68 del Regolamento interno - prot. 45598/2013)

 

 

I PRESIDENTI

I SEGRETARI

Aimi - Costi

Corradi - Meo

 

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