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157.

 

SEDUTA DI MARTEDÌ 3 DICEMBRE 2013

 

(POMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE COSTI

 

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è raggiungibile dalla Ricerca oggetti

 

OGGETTO 4523

Interpellanza del consigliere Filippi circa l'ampliamento della discarica di Poiatica (RE), anche alla luce delle richieste in merito formulate alla Regione Emilia-Romagna dal Comune di Carpineti.

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Costi)

FILIPPI (Forza Italia - PDL)

BERTELLI, sottosegretario alla Presidenza della Giunta

FILIPPI (Forza Italia - PDL)

 

Interpellanze oggetti 4513 - 4515 - 4516 - 4525

(Rinvio)

Interpellanza oggetto 4532

(Ritiro)

PRESIDENTE (Costi)

 

OGGETTO 4451

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Modifiche alla legge regionale 8 agosto 2001, n. 24 (Disciplina generale dell'intervento pubblico nel settore abitativo)» (Testo base) (81)

(Continuazione discussione e conclusioni)

OGGETTO 2099

Progetto di legge d'iniziativa del consigliere Bignami: «Modifiche alla L.R. Emilia-Romagna 8 agosto 2001, n. 24 recante - Disciplina generale dell'intervento pubblico nel settore abitativo»

(Abbinato)

OGGETTO 208

Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Lombardi e Bazzoni: «Nuove norme per la permanenza negli alloggi pubblici. Modifiche alla L.R. 8 agosto 2001, n. 24 recante: Disciplina generale dell'intervento pubblico nel settore abitativo»

(Abbinato)

OGGETTO 207

Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Lombardi e Bazzoni: «Nuove norme sull'assegnazione degli alloggi pubblici agli stranieri. Modifiche alla legge regionale 8 agosto 2001, n. 24 recante "Disciplina generale dell'intervento pubblico nel settore abitativo"»

(Abbinato)

(Ordine del giorno oggetto 4451/1 - Presentazione) (102)

PRESIDENTE (Costi)

LOMBARDI (Forza Italia - PDL)

MARANI (PD)

DONINI (Fed. della Sinistra)

GRILLINI (Misto)

NALDI (SEL-Verdi)

PRESIDENTE (Costi)

BERNARDINI (Lega Nord)

PRESIDENTE (Costi)

NOÈ (UDC)

PRESIDENTE (Costi)

FAVIA (Misto)

PRESIDENTE (Costi)

FAVIA (Misto)

BIGNAMI (Forza Italia - PDL)

PARIANI (PD)

PRESIDENTE (Costi)

FAVIA (Misto)

PRESIDENTE (Costi)

FAVIA (Misto)

BIGNAMI (Forza Italia - PDL)

MAZZOTTI (PD)

MUZZARELLI, assessore

PRESIDENTE (Costi)

 

OGGETTO 4730

Delibera: «Proroga al 31 dicembre 2014 del "Programma degli interventi per la promozione di attività culturali (L.R. 22 agosto 1994, n. 37). Obiettivi, azioni prioritarie, modalità di attuazione e procedure per il triennio 2010-2012" approvato dall'Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna con atto del 22 dicembre 2009 n. 270 e prorogato al 31 dicembre 2013 con deliberazione della stessa Assemblea legislativa n. 99 del 18 dicembre 2012.» (Proposta della Giunta regionale in data 11 novembre 2013, n. 1615) (146)

(Approvazione)

PRESIDENTE (Costi)

 

OGGETTO 4731

Delibera: «Proroga al 31 dicembre 2014 del "Programma degli interventi in materia di biblioteche, archivi storici, musei e beni culturali (L.R. 24 marzo 2000, n. 18) - Obiettivi, linee di indirizzo e procedure per il triennio 2010-2012" approvato dall'Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna con atto del 22 dicembre 2009 n. 269 e prorogato al 31 dicembre 2013 con deliberazione della stessa Assemblea legislativa n. 100 del 18 dicembre 2012.» (Proposta della Giunta regionale in data 11 novembre 2013, n. 1616) (147)

(Approvazione)

PRESIDENTE (Costi)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Ordine del giorno oggetto 4451/1

Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno

 

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE COSTI

 

La seduta ha inizio alle ore 15,04

 

PRESIDENTE (Costi): Dichiaro aperta la centocinquantasettesima seduta della IX legislatura dell’Assemblea legislativa.

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Bortolazzi, Lusenti, Marzocchi e Rabboni e i consiglieri Mandini e Mumolo.

Iniziamo con le interpellanze.

 

Svolgimento di interpellanza

 

PRESIDENTE (Costi): Visto che ci sono il consigliere Filippi e il sottosegretario Bertelli partirei dalla loro interpellanza:

 

4523 - Interpellanza del consigliere Filippi circa l'ampliamento della discarica di Poiatica (RE), anche alla luce delle richieste in merito formulate alla Regione Emilia-Romagna dal Comune di Carpineti.

 

Prego, consigliere Filippi.

 

FILIPPI: Grazie, presidente. Tre mesi fa in quest’Assemblea il Presidente della Regione Vasco Errani intervenendo sulla questione del ritiro delle deleghe all’Assessore regionale all’Ambiente dichiarava: "Questa Regione è già in Italia il territorio più avanzato per lo smaltimento dei rifiuti e saprà fare un ulteriore passo avanti dell’innovazione. Progressivamente le discariche non ci saranno più, come stabilito dall’Unione europea. Rimane un nostro obiettivo il 70 per cento della raccolta differenziata e si andrà verso la riduzione progressiva dell’incenerimento e della termovalorizzazione". Visto che il gruppo IREN, la potente municipalizzata, ha presentato nel Comune di Carpineti in provincia di Reggio Emilia un ampliamento della discarica nota col nome di Poiatica, progetto relativo al sesto lotto, il Comune di Carpineti, in merito a questa proposta di IREN ha dato parere favorevole a condizione che si evitino la formazione di invasi a monte della discarica al fine di limitare al minimo l’impatto ambientale e mettere in sicurezza tutta la zona da eventuali pericoli, ivi compresi i pericoli di frane.

Il Comune di Carpineti ha chiesto che la discarica abbia una superficie territoriale complessiva destinata a scarico di rifiuti inferiore a quella attuale, che venga conferito unicamente il materiale biostabilizzato pienamente conforme a questo stabilito dalla deliberazione della Giunta regionale n. 1147 del 30 luglio 2012. Il Comune di Carpineti ribadisce per quanto di competenza che l’ultimo lotto sarà l’ultimo in assoluto della discarica di Poiatica. In base a queste considerazioni che il Comune ha fatto, in base alle grosse quantità di metri cubi di rifiuti che arrivano a questa discarica chiedevo alla Giunta se l’ampliamento della discarica di Poiatica verrà realizzato o bloccato, anche in base alle dichiarazioni del Presidente Errani, se la Regione risponde positivamente a tutte le domande formulate dal Comune di Carpineti, le azioni che questa Giunta regionale intende attuare nel prossimo futuro nel campo delle discariche tipo quella di Poiatica, discariche a cielo aperto, e i tempi previsti per il superamento della discarica di Poiatica, quando si preveda materialmente, cioè se i tempi sono un anno, due anni ese è prevista una data di cessazione di questa discarica. Grazie, presidente.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Filippi.

La parola al sottosegretario Bertelli.

 

BERTELLI, sottosegretario alla Presidenza della Giunta: Grazie, presidente. Le risponderò schematicamente e brevemente a una serie di quesiti. Tuttavia, ho il dovere di dire che noi non facciamo per via di interpellanze il piano regionale dei rifiuti, e se lei ha un attimo di pazienza tra un po’ avrà tutto il tempo insieme all’Assemblea legislativa, per entrare nel merito in maniera dettagliata di un piano che sarà piuttosto consistente e corposo e che comunque rispetterà i principi che il Presidente ha ribadito recentemente in quest’Aula e che io ribadirò in questo momento.

La Regione Emilia-Romagna attraverso il piano dei rifiuti in corso di elaborazione, che abbiamo l’impegno a consegnare all’Assemblea entro quest’anno, intende attuare la propria strategia di gestione dei rifiuti in coerenza con quelle dettate dalla normativa europea e nazionale.

A tal fine l’impiantistica regionale di riferimento per la gestione dei rifiuti residui sarà coerente con la gerarchia dei rifiuti, con il principio di prossimità e garantirà l’equa ripartizione dei carichi ambientali e l’autosufficienza alla gestione dei rifiuti urbani e speciali prodotti sul territorio regionale. Lei sa che c’è un dibattito aperto da un collegato alla finanziaria che parla d’altro. La capacità di tutta l’impiantistica di riferimento sarà cioè commisurata alle esigenze di smaltimento dei rifiuti urbani e speciali prodotti sul territorio regionale.

Va sottolineato che, nell’ambito della citata gerarchia dei rifiuti, il conferimento dei rifiuti in discarica assume un ruolo necessariamente residuale e coerentemente il Piano regionale prevederà, come è già stato detto, sulla base di indicatori ambientali e prestazionali, la progressiva chiusura delle discariche presenti sul territorio regionale.

Nel rispetto di tale principio, occorre tuttavia osservare che una quantità, anche se marginale, di rifiuti non riciclabile e non recuperabile energeticamente, dovrà comunque essere smaltita in discariche e pertanto il Piano regionale, la cui approvazione è di potestà dell’Assemblea legislativa, e quindi anche lei potrà concorrere a questa definizione, individuerà le discariche di riferimento regionali nel rispetto di tutto quanto sopra esposto. Comunque, il piano prevederà, com'è già stato detto nel piano preliminare, da qui al 2020 la riduzione molto consistente degli impianti di discarica ma anche degli inceneritori.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, sottosegretario Bertelli.

La parola nuovamente al consigliere Filippi. Prego.

 

FILIPPI: Grazie, presidente. Chiaramente non sono per nulla soddisfatto della risposta, come al solito è arrivata una risposta generica, evasiva, parlando di piani regionali corposi e dettagliati che arriveranno in Aula, parlando di cose che devono arrivare, parlando di rispetto della normativa europea, parlando di progressiva chiusura e parlando di equa ripartizione delle discariche, ma io le ho fatto delle domande, Assessore, molto mirate. Ho chiesto quali sono i propositi del Presidente sulla discarica di Poiatica, cosa pensa di fare il Presidente Errani nel futuro per la discarica di Poiatica e ho fatto dei nomi e dei cognomi. Lei mi ha dato una risposta generica dicendomi tutto e niente. Le voglio solo dire che quindici giorni fa nel Comune di Carpineti i cittadini del paese hanno organizzato una grossa manifestazione nella quale si sono ritrovati in migliaia a sfilare contro questa discarica, non era mai accaduto che in un Comune governato dalla sinistra che i cittadini sfilassero contro il sindaco con anche dei cartelli che raffiguravano il volto della morte. Non solo, ma il Comune di Toano, che della discarica assorbe solo gli odori e non riceve nessuna royalty, in quanto la discarica è sita nel Comune di Carpineti, fa sapere che i toanesi hanno già dato la loro parte, sono stanchi e che non vogliono andare più avanti con la discarica di Poiatica, il sindaco del PD di Toano si è dissociato dal sindaco del PD di Carpineti, i sindaci tra di loro si sono attaccati con delle lettere piene di invettive, è scoppiato, quindi, anche un caso politico. Alla luce di tutto quello che è accaduto mi aspettavo da lei, Assessore, una risposta più dettagliata e precisa ma evidentemente non è stato in grado di darmela. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Filippi.

 

Interpellanze oggetti 4513 - 4515 - 4516 - 4525

(Rinvio)

Interpellanza oggetto 4532

(Ritiro)

 

PRESIDENTE (Costi): Ho ricevuto la comunicazione che l’assessore Lusenti non potrà essere presente ai lavori pomeridiani, per cui le interpellanze 4515, 4516, 4525 sono rinviate alla prossima seduta.

La consigliera Meo ritira l’interpellanza oggetto 4532.

Non vedo in Aula l’assessore Muzzarelli, però provvederò a far presente che occorre che gli assessori informino con anticipo delle eventuali assenze. Anche l’interpellanza 4513 è rinviata alla prossima seduta.

Aggiorniamo la seduta alle ore 15.30 con il dibattito sulla legge oggetto 4451.

 

(La seduta, sospesa alle ore 15,15, è ripresa alle ore 15,36)

 

PRESIDENTE (Costi): Riprendiamo la seduta pomeridiana.

 

OGGETTO 4451

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: «Modifiche alla legge regionale 8 agosto 2001, n. 24 (Disciplina generale dell'intervento pubblico nel settore abitativo)» (Testo base) (81)

(Continuazione discussione e conclusioni)

 

OGGETTO 2099

Progetto di legge d'iniziativa del consigliere Bignami: «Modifiche alla L.R. Emilia-Romagna 8 agosto 2001, n. 24 recante - Disciplina generale dell'intervento pubblico nel settore abitativo»

(Abbinato)

 

OGGETTO 208

Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Lombardi e Bazzoni: «Nuove norme per la permanenza negli alloggi pubblici. Modifiche alla L.R. 8 agosto 2001, n. 24 recante: Disciplina generale dell'intervento pubblico nel settore abitativo»

(Abbinato)

 

OGGETTO 207

Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Lombardi e Bazzoni: «Nuove norme sull'assegnazione degli alloggi pubblici agli stranieri. Modifiche alla legge regionale 8 agosto 2001, n. 24 recante "Disciplina generale dell'intervento pubblico nel settore abitativo"»

(Abbinato)

(Ordine del giorno oggetto 4451/1 - Presentazione) (102)

 

PRESIDENTE (Costi): Ricordo che è in esame la modifica alla legge regionale 24/2001 abbinata a tre progetti di legge presentati da consiglieri. Siamo in dibattito generale.

Nomino gli scrutatori per la seduta pomeridiana: il consigliere Paruolo, la consigliera Moriconi e il consigliere Pollastri.

Ha chiesto di parlare il consigliere Lombardi. Ne ha facoltà. Ricordo che ha venti minuti.

 

LOMBARDI: Grazie, presidente. Penso di usarne meno. Su questa vicenda non ho avuto modo questa mattina di ascoltare il relatore ma suppongo di sapere più o meno le cose che può aver detto visto che ho seguito questo provvedimento e che agli atti ci sono anche due progetti di legge miei abbinati. Con i miei progetti di legge si proponeva di ridurre la cifra necessaria per l’uscita dalla possibilità di rimanere all’interno delle case di edilizia pubblica. Questo ovviamente non per punire in qualche modo nessuno ma semplicemente per venire incontro a delle esigenze obiettive che poi in qualche modo espliciterò leggendo alcuni passi di un appello alla Regione Emilia-Romagna fatto da un tavolo provinciale indetto presso la Prefettura di Rimini alla presenza di tutti i Comuni della provincia di Rimini dal Comune di Rimini in giù, la Provincia, la Caritas e anche alcune associazioni sindacali.

Si chiedeva la riduzione di questo tetto massimo perché oggi la situazione che si è venuta a creare all’interno degli alloggi di edilizia pubblica impedisce qualsiasi tipo di turnover e siccome da un lato c’è una difficoltà del pubblico di intervenire con nuovi alloggi e dall’altro aumenta invece la necessità di una larga fascia di popolazione rispetto a questa esigenza in qualche modo il problema bisogna risolverlo e allora siccome è noto che le Province hanno messo in campo anche altri strumenti di sostegno all’affitto, quindi non è che chi esce dal circuito delle case popolari, ripeto, avendo il massimo del reddito consentito per l’uscita viene messo in mezzo alla strada ma c’è la possibilità del canone calmierato, c’è la possibilità di interventi a sostegno dell’affitto e quindi in qualche modo si poteva studiare una situazione che garantisse alcune situazioni esistenti senza penalizzare dall’oggi al domani nessuno, cosa che nessuno in quest’Aula vuole, tantomeno io come presentatore dei due progetti di legge.

Si poteva prevedere un periodo transitorio, si poteva prevedere che questa normativa potesse valere da oggi in avanti, quindi chi entrava oggi sapeva a cosa andava incontro in futuro senza andare a toccare magari le aspettative di coloro i quali erano entrati prima. Tutto questo per togliere dall’ingessatura questo comparto che del resto viene in qualche modo denunciato proprio dai gestori, perché molte di queste proteste o di queste critiche alla normativa vengono dalle ACER, vengono da coloro i quali gestiscono queste aziende oltre che da tutto il comparto che in qualche modo viene aiutato.

Citavo prima questo tavolo che si è costituito presso la Provincia di Rimini con la presenza della Provincia di Rimini, della Prefettura, delle organizzazioni sindacali, del Tribunale di Rimini, la Caritas, la Papa Giovanni, la Croce Rossa, l’ASL, quindi non pericolose, come spesso ci dite voi, associazioni di estrema destra ma mi riferisco a tutte le associazioni di volontariato e i Comuni presenti che denunciano che con le entrate in vigore della legge regionale 24/2001 e successive modifiche i limiti reddituali per l’accesso all’ERP e per la permanenza negli alloggi pubblici non fanno più riferimento al reddito imponibile bensì al sistema ISE e ISEE previsto dalla legge 109/98. I limiti di reddito attuali per l’accesso all’ERP sono 34.300 euro ISE e per l’uscita sono 51.462 euro. Tengo a precisare che questo reddito non è nemmeno il reddito effettivo ma è un reddito familiare depurato di alcuni altri elementi. Sostenere che una famiglia che ha questo reddito possa, aiutata dalle istituzioni, anche accedere a un canone diverso e uscire da questo sistema, rappresentava a nostro avviso la possibilità non per penalizzare qualcuno ma per dare la possibilità a chi veramente ha bisogno, perché proprio ieri parlavo con il Presidente di un ACER il quale mi diceva che effettivamente diventa imbarazzante oggi avere decine e decine di persone che si rivolgono tutti i giorni per chiedere un alloggio di questo tipo ed essere nell’impossibilità di dare una risposta, persone che versano veramente in stato di indigenza.

Ognuno di noi penso che venga sollecitato da casi di questo genere, quindi abbiamo ben presente dei casi molto particolari a cui bisognerebbe dare delle risposte. Capisco anche che chi oggi è dentro usufruisce di una situazione consolidata e di un diritto acquisito ma nessuno voleva andare a toccare dall’oggi al domani. Ricordo, e lo dico perché è bene che tra di noi in qualche modo cerchiamo di risolvere i problemi, che quando parlando con l’assessore Muzzarelli di questo problema mi ha fatto presente quali sarebbero stati gli esiti di un cambiamento repentino nell’indicazione che io avevo previsto nel mio disegno di legge, ne ho preso atto, quindi non si può sconvolgere la vita della gente dall’oggi al domani.

Certamente però tra sconvolgere la vita dall’oggi al domani e prevedere un lasso di tempo e prevedere che questa cosa valga di qui in avanti mi sembra che ci sia tutta una gamma di opportunità che noi con questa modifica di legge potevamo cogliere e non mi pare che invece l’abbiamo colta se non in una generica volontà. Capisco che il momento ci impedisce in qualche modo di essere autorevoli nella nostra azione di legislatori però mi pare che ci sia stato anche un cambiamento da parte della maggioranza rispetto a questo provvedimento. In un primo momento alcune cose erano state recepite ovviamente con tutte le cautele a cui facevo riferimento prima, poi di fronte a una protesta che mi è sembrata, anche avendo contezza di ciò che accade in altre province, limitata alla situazione bolognese mi pare che invece in qualche modo ci siamo ridotti a fare marcia indietro.

Non è certamente questo che stravolgerà le azioni di questa Regione ma mi pare che abbiamo perso un’occasione per dare delle risposte vere a coloro i quali versano in uno stato di bisogno.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Lombardi.

Ha chiesto di parlare la consigliera Marani. Ne ha facoltà.

 

MARANI: Grazie, presidente. Inviterei i colleghi al rispetto di una discussione che questa mattina ha avuto anche toni e argomentazioni che probabilmente escono da quelli che sono i contenuti e la finalità della manutenzione alla legge 24 ed entrano in una disputa che non porta a nulla rispetto a quello che è il significato del provvedimento che stiamo per discutere. Voglio dire che la manutenzione di questa legge è un provvedimento che riguarda l’utilizzo e la gestione del patrimonio di edilizia residenziale pubblica ma non può certo risolvere le problematiche relative all’emergenza abitativa. Dico questo perché la questione che è stata denunciata e che sottendeva anche all’appello del consigliere Bernardini è una questione che credo sia ben nota a tutti noi. La crisi economica, le questioni che riguardano l’impoverimento delle famiglie, una situazione di perdita di capacità del potere d’acquisto delle nostre famiglie ha fatto sì che quella famosa area grigia che ha visto l’allargarsi di tutti i problemi di carattere sociale, buttando in una condizione di difficoltà tante famiglie che prima non lo erano ha sicuramente reso il tema dell’emergenza abitativa come una delle questioni più gravi dal punto di vista del disagio sociale delle nostre comunità. Certamente questo tema non va analizzato rispetto all’efficacia che può avere la legge 24 per risolvere questi problemi ma questo tema va analizzato rispetto ai problemi che questo Paese ha, problemi che fanno sì che da anni non vengano erogati finanziamenti pubblici sulla casa, che da anni non si intervenga. Questa mattina veniva toccato il tema dal consigliere Pollastri del voucher per l’affitto, ma perché non dire che il fondo nazionale per l’affitto, che era quello che dava la possibilità di un contributo alle famiglie che erano sotto una certa soglia di reddito, è stato azzerato e quindi le politiche  per la casa da parte dei Governi che si sono succeduti sono state politiche assolutamente inadeguate e che hanno fatto sì che il nostro Paese continuasse a mantenere quel ruolo di fanalino di coda in Europa rispetto al patrimonio di edilizia residenziale pubblica e di provvedimenti legati alla casa per le popolazioni che sono in condizione di maggior disagio. Sarebbe stato più onesto, se si voleva toccare il tema dell’inadeguatezza della legge 24, valutare anche il panorama dei provvedimenti che la nostra Regione ha assunto nell’ambito delle sue potestà e nell’ambito delle sue risorse per fronteggiare questa grave emergenza abitativa. Per questo credo che il punto che nessuno di voi ha toccato, ma che è quello più significativo, che introduce la modifica che noi oggi discutiamo della legge 24, è quello che riguarda il tema della definizione di che cos’è l’alloggio sociale. Questa non è una semplice definizione ma è stato un provvedimento teso in qualche modo ad allargare queste opportunità di risposte al di fuori di quelli che sono i canoni di mercato a tutti quegli interventi che vanno sotto la voce di edilizia residenziale sociale e che sono i provvedimenti pianificatori che la nostra Regione ha assunto con la legge 20 e con la legge 6 dove, consigliere Pollastri, ha imposto ai privati negli interventi di nuovi insediamenti urbanistici una percentuale di edilizia residenziale sociale che vuol dire che ogni costruttore ogni certo numero di alloggi doveva prevedere una percentuale di alloggi che fossero o ceduti oppure affittati con un canone che fosse un canone concordato o calmierato, quindi al di fuori del canone di mercato. Questi sono i provvedimenti sui quali quel rapporto pubblico/privato che lei auspicava sono di fatto diventati provvedimenti sui quali si è improntata la pianificazione urbanistica della nostra Regione, proprio per tentare di costruire questa filiera dell’abitare e proprio per far sì che non si limitasse l’offerta di alloggi al di sotto dei canoni di mercato esclusivamente all’ERP ma si allargassero le potenzialità verso altri tipi di soluzioni che pur non essendo a canone sociale potessero comunque essere soluzioni che erano al di sotto dei canoni di mercato. Questo mi pare onestamente il ragionamento da farsi e quando si esamina la situazione della grande emergenza abitativa e delle difficoltà di un numero sempre maggiore di famiglie non si può  utilizzare il grimaldello degli extracomunitari come una spiegazione al fatto comunque che non si dia risposta a tutti coloro i quali hanno esigenza di casa perché i dati non sono quelli che il collega Bernardini ha oggi portato qui - ovviamente conosco i dati di Bologna,- ma i dati ad oggi di Bologna ci dicono che è il 12,88 per cento il numero di alloggi assegnati a cittadini extracomunitari. Questo vuol dire che dei 17.576 alloggi di cui dispone la città e la Provincia in edilizia residenziale pubblica 2.142 sono quelli che sono stati affidati e assegnati a cittadini stranieri e quindi una percentuale che è di poco al di sopra del 12 per cento. Questi sono i dati che certo non denunciano quell’allarme sociale rispetto al quale si incentiva una guerra tra poveri che non ha molto significato in un momento nel quale purtroppo la povertà tocca tante fasce di popolazione indipendentemente dalla loro etnia o dal colore della loro pelle. Venendo alla legge, toccherei anche le altre questioni che sono state toccate dai Consiglieri che mi hanno preceduto e che sono state oggetto di una discussione molto approfondita nella Commissione. Si è detto che l’utilizzo del patrimonio ERP è un utilizzo che oggi non corrisponde, dal punto di vista delle norme che ne disciplinano l’accesso e la permanenza, a criteri di equità. È evidente che ci sono tematiche che vanno viste come quelle dell’impoverimento delle nostre comunità e che quindi ci impongono di rivedere anche quelli che sono parametri che se ieri avevano un significato oggi alla luce delle condizioni odierne ne hanno un altro, perché siamo stati tutti ovviamente sensibili nelle discussioni in Commissione al tema che molti cittadini che oggi sono fuori dalla casa sono in condizioni reddituali più difficili anche dei cittadini che sono dentro. Abbiamo infatti affrontato con molta attenzione questo tema e ci siamo chiesti anche qual era lo strumento più idoneo per far sì che si potesse intervenire con dei criteri più equi, che potesse quindi accorciare questa forbice tra reddito di ingresso e reddito di uscita, oltre che vedere anche quali potevano essere le misure da assumere per intervenire. Questo lo si farà con un atto successivo, come dice questa delibera dell’Assemblea legislativa proposta dalla Giunta, sul tema dei canoni. Ebbene, perché si è deciso, consigliere Pollastri ma anche il Consigliere che è intervenuto dopo che ha posto lo stesso identico tema, di non applicare tout court quella che era una clausola nell’ambito di un articolo che avrebbe determinato una fascia che era legata sostanzialmente all’aumento del 20 per cento di reddito come unico strumento per valutare il reddito di permanenza nell’alloggio pubblico. Abbiamo cercato anche di argomentare questo in Commissione: l’applicazione tout court di questo strumento senza incrociarla e leggerla rispetto agli effetti che questa produce nel combinato disposto col quale oggi si fanno questi calcoli, che è quello dell’ISE e dell’ISEE, avrebbe creato delle differenze sostanziali tra cittadini a seconda del tipo di denuncia che da questi veniva fatta, fosse questa l’ISE o fosse l’ISEE, e quindi con delle nuove di fatto disuguaglianze e quindi anche nuove forme non eque se applicata tout court come prevista da questo articolo. Pertanto non si è sottaciuto a questo tema, non lo si è evitato e si è riportato invece in un articolo della legge, come già diceva il relatore nella sua introduzione, un articolo di carattere più generale che pone il tema della revisione del reddito di accesso e del limite di accesso e di quello di permanenza con quindi un principio che si è rimandato alla definizione della materia dei canoni. Questo al fine di far sì che in una discussione che vedrà coinvolta pienamente l’Assemblea si possa fare una valutazione più ponderata rispetto a un criterio che sia un criterio che partendo da questo principio della maggior rotazione nell’ambito degli alloggi pubblici, la piena attuazione di un principio secondo cui l’alloggio pubblico non può essere una rendita a vita ma un momento di aiuto per una famiglia o una persona che può essere anche in difficoltà transitoria e quindi il creare quella rotazione che ne possa di fatto consentire un uso che possa favorire fasce più larghe di popolazione di quelle che non vengono favorite oggi. Quindi questi sono i principi che oltre a essere contenuti nella legge 24 sono principi che abbiamo ribadito in un ordine del giorno sottoscritto dalla maggioranza e che è stato depositato in contemporanea alla legge. Volevo fare un ultimo riferimento, e poi concludo, rispetto ad alcune altre questioni che ho sentito in questa prima parte del dibattito. Si è posta la questione della residenza come una delle questioni sulle quali già nella legge si doveva intervenire per facilitare la presenza nelle graduatorie di cittadini che avessero anzianità di residenza nei nostri territori. Questa è una legge di principi che deve stabilire dei diritti delle persone, il tema della residenza è un tema vero che molti territori stanno affrontando e ciascun territorio e ciascun Comune a seconda delle condizioni anche di quel luogo, come la densità abitativa, le condizioni del patrimonio pubblico in termini di offerta, ecc. ha già disciplinato con misure, come sapete, che in taluni casi hanno consentito davvero nell’ambito del calcolo dei punteggi di poter tenere conto di questo, anche rispettando quella che è l’autonomia degli enti locali nell’assegnazione del loro patrimonio. Così come nell’ordine del giorno che abbiamo presentato abbiamo posto un altro principio, che credo la Giunta vorrà raccogliere nel formulare a questa Assemblea le proposte rispetto alla definizione dei canoni. È un principio secondo cui anche la stessa definizione dei canoni ha bisogno di essere rivista alla luce del rendere più semplice e nello stesso tempo più flessibile questo strumento. Voglio dire che sarebbe molto più facile che fasce rigide come abbiamo oggi, come ci chiedono anche gli enti locali, abbiano un riferimento in quello che viene definito il canone oggettivo e fasce di abbattimento che riescano a essere maggiormente corrispondenti alla progressione reddituale dell’assegnatario, così come non voglio eludere - un tema che è stato evocato dal consigliere Bernardini anche questa mattina - del come si fa a far sì che questo patrimonio possa essere utilizzato davvero da chi ne ha bisogno, sostenendo anche con i controlli quelle che sono azioni che possano in qualche modo contrastare anche tutte le forme varie purtroppo di infedeltà dichiarativa che oggi fanno sì che si rappresenti  in qualche modo lo stereotipo della casa pubblica assegnata a un cittadino che ha un’auto di grossa cilindrata. Ora è evidente che per fare questo serve un sistema di controlli che non sia solo di carattere formale o del reddito che si denuncia ma che stiano anche sui beni patrimoniali. Credo che ci sia una buona notizia, che tutti voi credo abbiate avuto, cioè che questa mattinata è stato licenziato dal Governo il provvedimento di definizione dei nuovi criteri per l’ISEE e quindi penso che anche nell’elaborazione di quelle che saranno le nuove modalità di assegnazione degli alloggi pubblici si potrà utilizzare uno strumento che è quello che servirà per l’accesso a tutti i servizi pubblici che i Comuni erogheranno. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliera Marani.

Ha chiesto di parlare la consigliera Donini. Ne ha facoltà.

 

DONINI: Grazie, presidente. Lo dico all’esordio del mio intervento perché non vorrei dimenticarmene e non lo dico per piaggeria: ritengo che il lavoro di costruzione della modifica della legge 24 sia stato un lavoro meritevole di un giudizio positivo. Ringrazio il relatore, la Presidenza della Terza Commissione, così come tutti i commissari per il lavoro di approfondimento e chiaramente ringrazio anche il servizio tecnico della Giunta che ha supportato questo lavoro di ricognizione.

L’hanno detto molti, non tutti, dei Consiglieri che mi hanno preceduto che il tema del diritto alla casa è un tema vero e il dovere imperativo della politica e delle istituzioni che rappresentano i voleri della politica è quello di dare una risposta a un bisogno che progressivamente nel corso degli anni, soprattutto di questi ultimi anni, è cresciuto e sta diventando insostenibile. È chiaro che c’è attenzione sugli aspetti di competenza delle Regioni, che sono tanti, su questo tema e il lavoro sulla legge 24 è stato un lavoro intenso, ma saremmo miopi e probabilmente faremmo e commetteremmo degli errori - qualche collega dal mio punto di vista li ha commessi - di valutazione se non tenessimo conto di un contesto più generale dal quale le politiche regionali possono avere derivazione.

Sono anni che in questo Paese c’è chi denuncia e c’è chi lotta per il diritto mai soddisfatto alla casa e all’abitare, sono anni che si promettono politiche di investimento nell’edilizia residenziale pubblica o nei programmi di edilizia residenziale sociale ma queste promesse puntualmente sono disattese. Proprio per contestualizzare la nostra discussione ai dati oggettivi in nostro possesso sulle politiche che questo Governo sta facendo in queste ultime settimane vorrei fare qualche considerazione. Nel combinato disposto dei decreti che riguardano l’IMU e nella Legge di stabilità leggiamo questi dati che sono cifre, e quindi in quanto tali oggettivi: 5 miliardi di euro sono l’importo complessivo smosso - uso un termine non proprio tecnico - per i due decreti sull’abolizione dell’IMU 2013. Inoltre l’abolizione dell’IMU per l’invenduto dei costruttori costa alla collettività 250 milioni di euro. Questo Governo, sempre nei decreti attuativi la rimozione dell’IMU e nella Legge di stabilità, annuncia 140 milioni di euro come misure per l’affitto in due anni (2014 e 2015), vale a dire 70 milioni di euro all’anno, di cui 100 milioni per il contributo affitti e 40 milioni per il fondo per la morosità cosiddetta incolpevole. Ricapitolando e leggendo i numeri, 5 miliardi 250 milioni vanno per chi possiede una casa, quindi la rendita, che di per sé non costituisce un indicatore della ricchezza oggettivamente delle persone, ma che non ha neanche questa e chi non è in quelle condizioni di poter accedere a un mutuo o all’acquisto di una casa a fronte di questi 5 miliardi 250 milioni ottiene sottoforma di sussidio per l’affitto 70 milioni di euro all’anno.

Direi che la situazione è molto sperequata e la forbice è insostenibile e già questo dato, se non bastassero anche altre considerazioni che vi risparmio, dimostra quanto siano sbagliate e ormai insopportabili sul profilo della giustizia sociale le politiche che da anni i governi che si sono avvicendati su questo tema hanno messo in campo. Si abbandonano sempre di più nella marginalità sociale e nel rischio vero di esclusione sociale con politiche anticostituzionali fasce sempre più ampie di popolazione e non si investe più da anni in questo Paese su un piano casa. Inoltre il Ministro Lupi in seguito alle grandi recenti mobilitazioni avvenute a Roma per rivendicare il diritto alla casa si era assunto l’impegno, il 31 ottobre alla Conferenza Stato-Regioni, di portare in Consiglio dei Ministri l’impegno per varare un pacchetto di misure sociali, ma questo pacchetto si è perso nelle nebbie e non ne abbiamo alcuna notizia. Inoltre le notizie che ci giungono sull’anticipo del contenuto di questo nuovo decreto che dovrà essere varato per risolvere non si sa bene come il pasticcio che è venuto fuori sul tema dell’IMU prima casa e sulla seconda rata dell’IMU 2013 in questo decreto annunciato pare, dalle indiscrezioni e dalle comunicazioni del Ministero in Conferenza delle Regioni, che l’idea che il Governo ha di investire sulla residenza sociale e pubblica è quella di dismettere il patrimonio pubblico con particolare riferimento alla possibilità di Regione ed Enti Locali di conferire il proprio patrimonio a fondi immobiliari. L’idea è quella di procedere attraverso un’operazione di finanziarizzazione di carattere speculativo per dare la risposta a un problema che è un problema concreto e ha numeri pesantissimi che è quello del diritto alla casa e del bisogno abitativo.

Do qualche numero a livello nazionale in quanto a livello regionale qualche indicazione l’ha già data il relatore nella sua relazione: il fabbisogno certificato dai Comuni, quindi è un dato ANCI, nel nostro Paese ammonta attualmente a circa 650 mila alloggi. Sarebbero necessari a livello nazionali 650 mila alloggi in più rispetto all’attuale dotazione del patrimonio pubblico per dare la risposta al bisogno, così come - un altro dato paradossale - pur essendo molto al di sotto della capacità di soddisfare il bisogno - lo dimostrano le graduatorie per l’ERP anche nei nostri Comuni in questa regione - a fronte di questa domanda che continua a essere inevasa attualmente noi abbiamo tra i 30 e i 40 mila alloggi ERP non assegnati e non assegnabili in quanto inagibili perché hanno bisogno di interventi di ristrutturazione. Questi sono i numeri del nostro Paese in questo momento.

In più - non ho la capacità di dare la risposta anche se questa domanda l’ho posta nel corso degli anni in molte situazioni, in molti contesti e a diversi interlocutori - risultano depositati ancora alla Cassa Depositi e Prestiti 1 miliardo 005 milioni di euro come fondi ex Gescal, fondi vincolati destinati alla realizzazione delle case popolari, e a questi andrebbero aggiunti altri 572 milioni di euro che lo Stato ha prelevato in passato ma che è costretto a restituire perché erano fondi vincolati alla Gescal, quindi un totale complessivo di oltre 1 miliardo 500 milioni che non si sa bene perché non può essere utilizzato e continua a essere in giacenza alla Cassa Depositi e Prestiti.

È il tema della macelleria sociale che si sta producendo in questi anni per via degli effetti della crisi. Il tema vero è che quando si riducono gli spazi per soddisfare il bisogno, perché sono pochi, e si amplifica enormemente la domanda il rischio oggettivo è quello di dover scegliere tra bisogno e bisogno e di scatenare la guerra tra poveri. È una situazione inaccettabile e insostenibile. A me dispiace di non vedere più il collega Bernardini, che stamattina è intervenuto e con molta enfasi ci ha riproposto le sue riflessioni che ci siamo sentiti fare anche in Commissione e che ha condensato in una serie di emendamenti che rappresentano esattamente questo rischio al quale facevo riferimento, cioè quello della guerra tra poveri, in questa ormai insopportabile, perché sbagliata da tutti i punti di vista (politico, della valutazione sugli effetti sociali ed economici) campagna contro lo straniero e contro il migrante che assume contenuti insopportabili ormai da ascoltare e che attiva risposte che hanno solo l’obiettivo di scaricare in rabbia e in rancore quello che è comprensibile come senso comune, che è l’indignazione per l’ingiustizia in cui sempre di più sono costretti a vivere moltissime persone nel nostro Paese.

Non si risolve il problema scaricando tutto in rabbia e in rancore e diffondendo in maniera orizzontale la logica del me la prendo con chi sta peggio di me. Perché non abbiamo inserito in legge i criteri che stabiliscono la possibilità di accedere all’ERP, criteri basati sull’anzianità di residenza? Semplicemente perché sono anticostituzionali e in quanto tali, con tanto di sentenze e di prese di posizione da chi ha il compito di sancire questi aspetti, ininseribili in una legge come la nostra perché noi valutiamo sulla base della condizione oggettiva e soggettiva delle persone sul loro stato di bisogno la possibilità di dare un certo tipo di risposta e non sulla base del da dove vengono, dove sono nati, perché questa è un’idea di società sbagliata. È inutile che vi dica che potremmo anche avere dei dati più validi, perché più corrispondenti al vero, sul contributo che i migranti danno al nostro Paese, sul fatto che una volta qui pagano le tasse e contribuiscono al benessere generale collettivo, ma vorrei soffermarmi su un aspetto che io ormai trovo insopportabile nella discussione: il modo di mistificare alcuni dati dando i numeri. Il collega Bernardini stamattina ci ha illustrato con dei numeri in valore assoluto la presenza, dal suo punto di vista insopportabile, di persone provenienti da altri Paesi in lista nelle nostre graduatorie ERP.

Peccato che si dimentica sempre, lui e come quelli che come lui sostengono con la stessa verve quelle tesi, di considerare un fatto che è a monte: qual è il discrimine per poter accedere all’ERP e fare domanda in graduatoria? Non possedere una prima casa. Fare il confronto con i dati assoluti italiani e migranti è fuorviante e sbagliato, perché se è vero che l’85 per cento dei cittadini emiliano-romagnoli, pur non essendo genericamente ricchi o privilegiati, posseggono una prima casa, per cui non possono fare domanda all’ERP, e quindi è solo il 15 per cento, del 20 per cento che vive in questa regione di popolazione migrante potenzialmente tutti, quindi il loro cento per cento, possono fare domanda all’ERP perché quasi nessuno di loro possiede una prima casa. Il confronto non si può fare quindi sui valori assoluti ma sulla platea reale di chi è nelle condizioni per accedere con la domanda alle prestazioni sociali e in questo caso alle graduatorie dell’edilizia residenziale pubblica. È una questione anche qui di matematica e se si applica questo criterio non mi scandalizzo affatto che le graduatorie siano per esempio 50 per cento italiani e 50 per cento migranti, e non è così, perché la percentuale dei migranti è inferiore al 50 per cento, ma se applicassimo un criterio di carattere matematico sarebbe coerente alla condizione sociale alla quale si fa riferimento anche un dato di questo tipo senza che nessuno si scandalizzi. Trovo che sia sbagliato, fuorviante, e non esprimo altri giudizi perché abbiamo avuto altre occasioni per occuparci di questo tema, porla come ce l’ha posta il collega Bernardini.

La legge regionale secondo me fa una serie di operazioni interessanti. L’ha già detto la collega Marani che crea in qualche maniera una relazione stretta tra l’edilizia residenziale pubblica e i suoi progetti e l’edilizia residenziale sociale cercando di infondere un principio al quale le amministrazioni locali devono iniziare a progettare meglio i loro interventi e sui quali la Regione deve continuare a investire facendo tutti gli sforzi possibili rivendicando anche politiche nazionali coerenti, che sono quelle di creare una filiera dell’abitare e iniziare a elaborare offerte flessibili che consentano a tanti sulla base delle specificità del loro bisogno di avere delle risposte.

L’ERP in sé - sono d’accordo anche io - non è la condizione per la vita ma affronta una particolare fase del bisogno, e io lavoro per una società capace di creare le condizioni perché le persone siano affrancate dal bisogno, liberate dal loro bisogno e possano, accompagnate, essere inserite in programmi che di mano in mano consentano a loro di guadagnare un’autonomia rispetto all’assistenza, per cui ci sono stata nella discussione che riguardava le condizioni relative al reddito per l’accesso, il reddito di permanenza, che è una discussione - trovo che la soluzione qui adottata sia una soluzione accettabile - che ci porterà ad affrontare di nuovo una discussione puntuale tra qualche mese in Commissione attraverso una delibera anche alla luce delle novità che saranno introdotte sugli strumenti per valutare le condizioni di reddito e le condizioni economiche delle persone, insieme, e qui lo aggiungo, a un di più di coinvolgimento e di partecipazione e di confronto che dobbiamo offrire in primis con le realtà che si occupano di questi temi attraverso i diversi sindacati e poi anche con ciò che sul territorio abbiamo che si occupa di diritto alla casa e all’abitare.

Aggiungo e, vado velocemente alle conclusioni, che in questa legge presento, annunciandoli e poi riservandomi eventualmente nell’esame dell’articolato il compito di illustrarli meglio, una serie di emendamenti. Su uno vorrei soffermarmi un attimo e vorrei tentare di fare un ulteriore appello a quest’Aula e in particolar modo alla maggioranza, a partire dal relatore, sul tema che appare all’articolo 21 di questa legge che interviene a modificare l’articolo 25 della legge regionale 24. È l’articolo che stabilisce i criteri con i quali è possibile accedere alle graduatorie di ERP, dà le indicazioni perché i Comuni facciano i loro bandi oppure scelgano la modalità della lista aperta, peccato che nella precedente legge 24 al secondo comma appare una formulazione della quale io chiedo la cassazione, ossia la parte in cui stabilisce che non possono essere assegnatari di alloggio ERP gli occupanti abusivi di un alloggio di ERP nonché coloro i quali hanno rilasciato l’alloggio occupato abusivamente per un periodo di dieci anni dalla data del rilascio.

È un intervento normativo punitivo, dal mio punto di vista sbagliato nei contenuti, anticostituzionale esattamente come abbiamo dichiarato anticostituzionale porre tra i requisiti per l’accesso il limite della residenza, perché è esattamente così, che serve a enfatizzare colpevolizzando un fenomeno che ha dei numeri ristrettissimi perché parliamo per esempio per la realtà bolognese, e non mi risultano altre realtà in giro per la regione, negli ultimi anni in quindici le occupazioni relativamente a un patrimonio di dodicimila alloggi di cui cinquecento attualmente sfitti perché inagibili. Sbagliato è sotto il profilo giuridico e ricordo che la Corte di Cassazione è intervenuta recentemente su questo tema stabilendo dei criteri di depenalizzazione di questo eventuale reato, sbagliato in una legge come questa, la n. 24, perché eventualmente ci sono già gli strumenti in altre leggi nazionali.

Credo che questo accanimento da parte soprattutto dell’ANCI e dei Sindaci a volere questa norma che potrebbe esporci anche a dei ricorsi sia ideologico e in quanto tale, come Aula, da rigettare. Mi riservo durante l’articolato la presentazione di alcuni emendamenti sull’articolo che riguarda l’alienazione del patrimonio. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliera Donini.

Ha chiesto di parlare il consigliere Grillini. Ne ha facoltà. Le ricordo che ha venti minuti e la prego di stare nei tempi.

 

GRILLINI: Grazie, presidente. Dovrei occuparne di meno, Presidente. Intervengo su un tema specifico a proposito di questa normativa condividendo molte cose che hanno detto i colleghi che sono intervenuti prima di me e quindi non sto a ripetermi, soprattutto in materia di opinioni generali. Intervengo sull’articolo 24 "Assegnazione e gestione degli alloggi" e segnatamente sulla questione famiglia, che cosa si intende per famiglia, per coppia e per convivenza. Io e altri colleghi abbiamo presentato due emendamenti, uno dei quali volto a estendere l’idea coniugale anche alle persone dello stesso sesso. Quando si dice "ai fini della presente legge per nucleo avente diretto si intende famiglia costituita dai coniugi" col primo emendamento si propone di aggiungere "anche dello stesso sesso". Questo perché su questa materia c’è un’evoluzione del diritto a livello internazionale molto forte e sappiamo tutti in tal senso cosa è stato deciso negli Stati Uniti e cosa dice il Presidente Obama su questa questione, cosa ha sostenuto il Presidente francese Hollande, il Premier inglese Cameron, che hanno sostenuto il diritto all’estensione del matrimonio civile anche alle coppie omosessuali. Nel nostro ordinamento questa cosa ancora non c’è e proprio in questi giorni è in discussione alla Commissione Giustizia del Senato una proposta di legge volta a introdurre il riconoscimento del matrimonio civile anche per le coppie dello stesso sesso.

Io stesso ho presentato il 15 febbraio di quest’anno la proposta di legge alle Camere come strumento di aiuto, di pressione e di incentivo a discutere il prima possibile di questa materia, però anche se non c’è la legge gli effetti dei matrimoni tra persone dello stesso sesso contratti all’estero cominciano a essere riconosciuti anche nel nostro Paese. Il provvedimento più eclatante è stato quello del Ministro Cancellieri durante l’esperienza al Governo Monti quando il Ministro era Ministro degli Interni che emise un provvedimento, a mio parere di straordinaria rilevanza, che però non ebbe un grande effetto mediatico ma fu rivoluzionario, cioè diceva che se c’è un partner extracomunitario in una coppia dello stesso sesso che si è sposato nei Paesi dove la legge lo consente - in Europa quasi dappertutto tranne nei Paesi dell’est - il partner extracomunitario in Italia di un italiano sposato all’estero ha il diritto al permesso di soggiorno. Quindi è un primo riconoscimento degli effetti giuridici anche sul nostro territorio nazionale.

D’altra parte il riconoscimento degli effetti giuridici è avvenuto anche per altre motivazioni, come l’asilo politico e altre vicende che non sto a sottolineare, soprattutto nel privato. Per esempio, se voi aprite le cronache locali di oggi, in prima pagina addirittura sul Repubblica nazionale, c’è la notizia dell’Università di Bologna che ha riconosciuto un congedo matrimoniale a una coppia gay formata da un ricercatore universitario e dal suo compagno uniti in matrimonio all’estero. Vi è la notizia recentissima di Parma dove le Lavanderie Riunite hanno accettato un accordo sindacale dove si riconoscono i congedi matrimoniali per le coppie dello stesso sesso che si sono sposate all’estero. Addirittura la Coop Adriatica ha varato un pacchetto in favore del riconoscimento dei diritti civili delle persone omosessuali e dentro questo pacchetto la Coop Adriatica riconosce i congedi matrimoniali per le persone sposate all’estero. Io penso che sarebbe importante, utile e di grande rilevanza se questo Consiglio approvasse un emendamento che interviene sul citato articolo 24 che dice "famiglia costituita da coniugi anche dello stesso sesso".

Questa Regione peraltro su queste materie è sempre stata all’avanguardia. Pensiamo che già oltre vent’anni fa, quando la Regione aveva sede in Viale Silvani, quando in un atto si usò per la prima volta il termine famiglie al plurale riconoscendo che ormai l’evoluzione in campo familiare imponeva un’idea pluralista del nucleo familiare stesso. In quel caso ci fu il "celeste", che non era ancora "celeste" ma era solo Formigoni, che insieme ai suoi amici di Comunione e Liberazione promossero un sit-in sotto la sede della Regione perché in una delibera della Regione era stato usato il termine famiglie al plurale, quindi c’è un primato assoluto della Regione Emilia-Romagna su questa materia. A me piacerebbe, essendo Consigliere regionale e sentendomi onorato di fare il Consigliere regionale al servizio dei cittadini, se per la prima volta la Regione Emilia-Romagna aggiungesse dopo la parte "dei coniugi" la parte "anche dello stesso sesso" continuando in questo primato di civismo che ha contraddistinto l’opera di questa Regione in tutta la sua storia. È vero che qualcuno ha detto che il quarto comma, sempre del citato articolo 24, parla di possibilità di accesso all’edilizia pubblica anche dei conviventi dove la convivenza abbia carattere di stabilità e sia finalizzata alla reciproca assistenza morale e materiale, tuttavia in questo comma c’è un margine di ambiguità perché si parla di convivenza more uxorio e purtroppo alcune sentenze interpretano la convivenza more uxorio come convivenza uomo donna, perché la parola uxorio porta a questa interpretazione. Per questo motivo ho ritenuto opportuno suggerire un emendamento che cita anche le coppie dello stesso sesso. Diamo un nome alle convivenze ed evitiamo di mettere la cosa sotto il tappeto. Questo fatto costituisce un grande elemento di discussione a livello nazionale, costituisce un elemento - è inutile nasconderlo - di diversa interpretazione tra destra e sinistra, e a volte mi viene da pensare che magari potrebbe persino essere quasi l’unico elemento di distinzione tra destra e sinistra ma non lo dirò e non c’è dubbio sulla questione dei diritti civili la separazione destra e sinistra si vede e si capisce se uno non è di destra se si schiera a favore dei diritti civili e quindi penso che anche questo secondo emendamento sia volto a chiarire una volta per tutte che questo diritto, per quanto riguarda l’assegnazione e la gestione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, riguarda anche le persone dello stesso sesso.

Recentemente, in Croazia si è svolto un referendum, dove ha votato un quarto dei cittadini, il 65 per cento dei quali ha detto di no all'introduzione della legge per il riconoscimento del matrimonio tra persone dello stesso sesso. Tuttavia, va detto che, anche in quel caso, la maggioranza di centro-sinistra che in questo momento governa la Croazia ha detto giustamente che è stato un referendum inutile, un referendum omofobo, venato da cattiveria verso le minoranze e, giustamente, il Capo di Stato croato ha detto che un paese si giudica da come tratta le proprie minoranze.

Permettetemi di dire che, in Croazia, in questo referendum, gli unici posti dove ha vinto l'ala liberale, che invece dice di sì a questa proposta di legge, sono stati l’Istria e la città di Fiume, dove si parla ancora italiano. Una volta tanto, quindi, consentitemi di dire che abbiamo avuto degli italiani un po' più avanti dei loro governanti, come forse è anche in Italia. Ho detto "forse" perché, a volte, sacche di conservatorismo reazionario ci sono anche nella cosiddetta società civile. Un altro referendum, da questo punto di vista, è stato invece vinto in Svizzera, addirittura con il 60 per cento.

Siamo, quindi, di fronte ad una evoluzione non solo del concetto di famiglia, ma siamo di fronte ad una evoluzione della società, che ormai, soprattutto in Occidente, nell'Occidente democratico, consente di affermare l'idea dell'uguaglianza, quell’idea che è alla base di qualunque lotta della sinistra storica, dal Settecento ai giorni nostri, quell’idea di uguaglianza secondo la quale non ci possono essere cittadini di serie A e cittadini di serie B, che tutti i cittadini devono avere gli stessi diritti e, nel caso dei cittadini omosessuali, devono avere il diritto all'accesso a tutti gli istituti giuridici esistenti, a tutti.

Pertanto, non si tratta affatto di una battaglia ideologica, si tratta di una battaglia di civiltà, di un discorso di civiltà. Ripeto, mi piacerebbe che, ancora una volta, la Regione Emilia-Romagna arrivasse per prima anche in questo campo. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Grillini.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Naldi. Ne ha facoltà.

 

NALDI: Grazie, presidente.

Io penso che, quando si usa il termine casta per accomunare una categoria di persone, si corra il rischio di determinare una barbarie che accomuna le persone che si comportano bene alle persone che non si comportano bene. Io penso che qui ne dovremmo sapere qualcosa di questa barbarie. Quando stamattina il consigliere Bernardini ha detto che bisogna rendere disponibili le case della casta, non so se si è reso conto dell'effetto comico che poteva produrre al di fuori di quest'aula questa sua affermazione. Infatti, probabilmente, i cittadini collegati in streaming hanno pensato che volesse rendere disponibili le case di Belsito, di Bossi, la sua, le nostre.

 

(interruzioni)

 

PRESIDENTE (Costi): Per cortesia, consigliere!

 

NALDI: Con questi discorsi assurdi, si può veramente raggiungere l'eterogenesi dei fini, perché, procedendo in questo modo, si butterebbero fuori dalle case gli italiani che le stanno abitando. Non so se questo è sufficientemente chiaro al collega Bernardini.

Ora, io penso che il mondo corre davvero il rischio di girare alla rovescia, secondo questa discussione. Se la casta è formata dagli assegnatari che hanno il reddito fisso, come i lavoratori dipendenti e i pensionati, allora veramente il mondo è tutto girato alla rovescia…

 

BERNARDINI: Parlavo dei furbi! Per fatto personale! Sta dicendo delle falsità!

 

PRESIDENTE (Costi): Consigliere Bernardini.

 

NALDI: Nei miei appunti avevo scritto, può venire a controllare…

 

(interruzione del consigliere Bernardini)

 

PRESIDENTE (Costi): Per cortesia, lasciamo terminare il consigliere che interviene in dibattito generale. Non interrompetevi, perché c’è ancora tempo per intervenire dopo.

 

BERNARDINI: Sei un bugiardo! Dice delle bugie! Dice delle palle!

 

PRESIDENTE (Costi): Consigliere Bernardini, questa mattina lei non è stato interrotto, quindi, per cortesia, lasci finire gli altri.

 

NALDI: Questo naturalmente non vale - avevo scritto sui miei appunti - per i furbastri o i truffatori che, come sappiamo, ci sono in ogni categoria. A tal proposito, vorrei ricordare le statistiche sulle dichiarazioni dei redditi che sono uscite circa due settimane fa, di cui però si è parlato solo per due giorni perché sono temi troppo impegnativi, ebbene, da queste statistiche risulta che i lavoratori dipendenti avrebbero dei redditi superiori agli imprenditori proprietari delle imprese in cui lavorano. Ora, i casi sono due: o i lavoratori dipendenti sono più ricchi dei loro padroni, oppure c'è qualcos'altro che non torna.

La settimana scorsa - guarda caso! - è uscita una statistica dell'Istat secondo la quale in Italia l’evasione fiscale ammonta a 120 miliardi di euro. Questo per dire che bisogna avere il coraggio di parlare delle cose vere. Bisogna avere il coraggio di parlare delle cose vere, perché è vero che, a volte, le case popolari sono abitate da persone che non dicono la verità a proposito del loro reddito, ma questa è un'altra cosa, e comunque non la si risolve definendoli tutti quanti come una casta di privilegiati, come ha fatto stamattina l'egregio collega, consigliere Bernardini.

 

(interruzione del consigliere Bernardini)

 

PRESIDENTE (Costi): Chiedo al consigliere Bernardini, per cortesia, di non interrompere.

 

(interruzione del consigliere Bernardini)

 

PRESIDENTE (Costi): Io ho già registrato la sua richiesta. Consigliere Bernardini, c'è libertà di espressione e libertà di parola. Ha appena finito di chiedermi…

 

(interruzione del consigliere Bernardini)

 

PRESIDENTE (Costi): Scusi, consigliere, questa mattina nessuno l'ha interrotta. Mi ha chiesto di poter parlare dopo. Adesso lasci parlare gli altri, per cortesia.

Prego, consigliere Naldi.

 

NALDI: Consigliere Bernardini, lei mi sta aiutando, ed io le sono grato di questo onore.

Il mondo va alla rovescia anche perché chi è stato al governo per 15 anni, come la Lega, ed in questa attività di governo …

 

(interruzioni)

 

… non ha investito un euro in edilizia popolare, anzi, in molti casi, ha fatto della vendita, della liquidazione o, meglio, della svendita delle case pubbliche, di enti pubblici, un modo per fare cassa, ché questo è avvenuto; che adesso chi è stato al governo per 15 anni e non ha fatto niente per combattere l'evasione nel nostro Paese venga a porre questi problemi in questi termini mi sembra veramente un modo per dire che il mondo va alla rovescia.

Quando il consigliere Bernardini - e qui condivido il suo sentimento - si scandalizza per quello che è avvenuto a Prato, ricordo che - adesso dico una cosa distensiva - tre anni fa consigliai al consigliere Cavalli un bel libro di Edoardo Nesi, "Storia della mia gente", che spiegava esattamente la situazione di Prato, dove, colleghi, governa da quattro anni un sindaco e una giunta di centro-destra, in coalizione con la Lega. Quattro anni non sono pochi, che cosa hanno fatto per contrastare questo fenomeno? Però, vedete, io penso che non c'è solo Prato, perché quando a Barletta è venuta giù sulla testa di una decina di operaie, di cui ne sono morte quattro, una fabbrica, i proprietari erano italiani e le ragazze morte erano italiane. Quando sono accaduti fenomeni analoghi nel Napoletano e Saviano ha denunciato quegli episodi, quella situazione di criminalità organizzata e di lavoro nero, questi è stato addirittura trattato dalla destra italiana come un anti-italiano, come uno che andava in giro a parlare male dell'Italia.

Pertanto, facciamo in modo che il mondo non vada alla rovescia, stiamo con i piedi ben aderenti alla realtà.

Ebbene, sulla base di questo, considero molto positivo l'obiettivo di questa legge, ossia una visione complessiva delle politiche pubbliche della casa, che naturalmente tiene conto delle ristrettezze nelle quali ci troviamo. Mi sembra opportuno un approccio alla filiera dell'abitare, ed è evidente la funzione innovativa e potenzialmente molto utile dell'edilizia residenziale sociale, in particolare, io dico, ed in tal senso ho discusso animatamente con l'assessore, se costituisce un'occasione per la riqualificazione dell'esistente, non per un ulteriore consumo di suolo.

È evidente che la disponibilità di edilizia residenziale sociale può consentire di gestire, limitando i traumi, una maggiore mobilità dell'edilizia residenziale pubblica, perché è vero, anzi è giusto, che il possesso di una casa ERP non sia considerato un diritto per la vita, ma soltanto per il periodo di bisogno, di bisogno reale, ed i possibili abusi sono sotto gli occhi di tutti. Il Comune di Bologna ha pubblicato dei dati che dicono di tante false dichiarazioni, però ci sono anche gli strumenti per operare. Se sono dichiarazioni false, se i redditi non sono corrispondenti a quelli dichiarati, se sono superiori alle soglie consentite, evidentemente, si dovranno prendere dei provvedimenti. Esiste, quindi, un problema di controlli. È vero che noi, in molti casi, facciamo delle leggi senza avere cura fino in fondo dei sistemi di controllo che dobbiamo mettere in atto effettivamente, ma questo avviene anche in altri campi. Stamattina qualcuno prima di me richiamava il caso - o forse l'ha fatto in commissione, forse mi sto confondendo - degli studenti universitari, figli di papà, che non pagano le tasse universitarie. È chiaro che, finché in Italia l'evasione fiscale rimarrà a questi livelli, alla fine, si corre il rischio che gli unici ad essere considerati ricchi siano i lavoratori dipendenti e i pensionati. Se voi mi dite che questa è la realtà della ricchezza in Italia, allora effettivamente mi confermate che il mondo va alla rovescia. Se un cittadino che prende 1200 euro di stipendio o di pensione viene considerato un privilegiato, il mondo va alla rovescia. Magari è una persona che può gradualmente uscire dalle case popolari, magari può avere accesso all'edilizia residenziale sociale, ma se qualcuno la definisce casta, io veramente mi indigno. Se consideriamo facente parte della casta un cittadino che guadagna 1100 euro al mese di pensione o di stipendio, io mi indigno, e il consigliere Bernardini può replicare finché gli pare, perché stamattina ha detto questo. È chiaro?

 

(interruzione del consigliere Bernardini)

 

PRESIDENTE (Costi): Consigliere Bernardini, le chiedo, per cortesia, di lasciare parlare il consigliere Naldi. Quando avrà terminato, poiché ha chiesto di intervenire per fatto personale, le darò la parola. Però, se interrompe un'altra volta, procederò con gli altri meccanismi previsti dal Regolamento.

 

NALDI: In commissione abbiamo affrontato il tema della decadenza dal diritto, perché era stata avanzata la proposta di considerare un nuovo limite di decadenza, con un nuovo criterio, considerando il 20 per cento in più del limite di reddito per entrare. Secondo me, si possono definire dei nuovi limiti di decadenza. Non credo, però, che possano essere definiti in modo così rigido, senza tenere conto del fatto, peraltro, che i limiti attuali di decadenza, nell'articolare diversamente il rapporto fra l'entrata e la decadenza (ISEE), tengono conto di una serie di situazioni, tengono conto per esempio dei redditi di una persona singola. Secondo me, questo è un criterio che è stato introdotto perché corrispondeva ad un particolare bisogno sociale che, a mio parere, è ancora vivo, di cui bisogna tenere conto.

Dopodiché, credo che siamo tutti d'accordo - almeno a giudicare dalla discussione fatta in commissione - che effettivamente bisogna incentivare la mobilità all'interno del settore dell'edilizia residenziale pubblica. Per cortesia, però, facciamolo senza assumere come pregiudizio il fatto che una famiglia avente due redditi da lavoro dipendente debba essere considerata privilegiata, perché questo significa davvero il rovesciamento del mondo. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Naldi.

In base all'articolo 77 del Regolamento, il consigliere Bernardini ha chiesto di intervenire per fatto personale. Ricordo al consigliere che ha tre minuti esatti per parlare, sarò tassativa.

Ricordo altresì che colui che con le sue affermazioni ha dato origine al fatto personale ha facoltà di parlare soltanto per precisare o rettificare il significato delle parole da lui pronunciate.

Prego, consigliere Bernardini.

 

BERNARDINI: Grazie, presidente.

Rimango sbigottito di fronte alle parole di un collega che ritengo persona intelligente.

Evidentemente, stamattina qualcosa non ha funzionato; evidentemente, da qui a lì, il fuso orario è diverso, perché le cose che ho detto sono diametralmente opposte.

Ho parlato di casta citando dei numeri ben precisi che identificano come ci siano degli aventi diritto o, meglio, gente che ha preso la casa pur non avendone i requisiti. Ho citato dei numeri, in base a controlli effettuati con incrocio dei dati con l'Agenzia delle Entrate, che dimostrano che vi è gente che occupa le case popolari senza averne diritto, perché non rientra nei parametri così come disciplinati.

Ebbene, ritengo che questa sia una casta. Non sono affatto imbarazzato nel pronunciare la parola "casta" perché, se lei lo è, io non lo sono. Io faccio il consigliere e lavoro quasi 24 ore al giorno, non so lei. Secondo me, dovrebbe essere lei a sentirsi in imbarazzo, da comunista, a difendere una legge come questa, che non tutela i bisognosi, ma che anzi va a confermare e andrà confermare quei dati che destano imbarazzo nel vederli e nel leggerli, che premiano non i cittadini italiani, ma premiano gli stranieri, come accade nel comune di Bologna che, purtroppo, ha quasi 12.327 alloggi popolari, su 19.000, quindi quando cito il comune di Bologna lo faccio non perché è Bologna, ma semplicemente perché rappresenta la stragrande maggioranza degli alloggi ERP in Emilia-Romagna. Ebbene, di fronte a questi dati, una persona come lei, che a parole dice di difendere i deboli, ma solo a parole, perché di fatto non ha modificato di una virgola una legge che - lo ribadisco - non va nella direzione di aiutare i veri bisognosi, le persone senza casa… mezz'ora fa, ho ricevuto due persone che dormono in macchina, e che dormono in macchina grazie al comune di Calderara di Reno che ha espropriato loro un appartamento a fronte di una situazione obbligata di Bologna 2. Di fronte a queste persone dovreste spendere due parole sensate, invece di difendere un’ideologia, come state facendo. Infatti, lei sta difendendo una ideologia che sta portando questo Paese allo sfascio.

Sicuramente, il tono delle mie parole non le piacerà, però questa è la verità nuda e cruda, partendo da dati oggettivi, veri, inconfutabili, resi dal comune di Bologna a fronte di un’interrogazione presentata da un consigliere comunale.

Se volete disconoscere la verità dei fatti, fatelo pure, continuate come state facendo. Vi dico solo che state innescando una guerra tra poveri, riducendo le periferie delle città - ho citato Bologna, ma il discorso vale anche per altre città non meno importanti - a veri e propri ghetti, con una concentrazione di immigrazione che non più sopportabile, neanche con gli aiuti che comunque le amministrazione tentano di porre in essere per arginare quello che ormai è un fenomeno sotto gli occhi di tutti.

Dopodiché, consigliere Naldi, lei viaggia in camper, mi auguro che magari…

 

PRESIDENTE (Costi): Consigliere Bernardini, è terminato il tempo a sua disposizione.

 

BERNARDINI: Faccia un gesto utile, offra il camper a disposizione.

 

PRESIDENTE (Costi): Consigliere Bernardini, la prego, il suo tempo è finito.

Colleghi, per cortesia, siamo in un'Aula assembleare, tutti possono intervenire, tutti possono esprimere liberamente la loro opinione. Siamo ancora in dibattito generale. Poi ci sarà il dibattito sui singoli articoli e sugli emendamenti. Vi chiedo un attimo di attenzione, ma soprattutto l’utilizzo di maniere civili e corrette fra di voi. Ve lo chiedo per piacere, perché è molto complicato dirigere un'Assemblea quando ci sono questi scambi di idee e di opinioni che non sono assolutamente opportuni.

Grazie, consigliere Bernardini. Se il consigliere Naldi intende brevemente replicare, gli do la parola, altrimenti vado avanti con il dibattito generale.

Ha chiesto di intervenire la consigliera Noè. Ne ha facoltà.

 

NOÈ: Grazie, presidente.

Io credo che basti guardare l'orologio, sono le 16.52, e basta ricordare un attimo i toni che hanno accompagnato gli interventi in aula, per rendersi conto che forse, con riferimento a questa legge, abbiamo perso un’occasione per scriverla con grande serenità. Si tratta di una legge molto importante, una legge di mandato, una legge che si occupa del diritto alla casa per tutti. Pertanto, credo che potrebbe essere una proposta molto sensata … Presidente, devo fare una proposta di un certo tipo, devo chiederle se effettivamente, con riferimento a questa legge, che - lo ripeto - è di una certa portata, che al momento attuale è emendata per 145 punti, se non sia il caso di rinviarne la discussione, proprio rinviando il progetto di legge in commissione. Perché quando un progetto di legge di questa portata si ritrova ad essere rimesso in discussione a questi livelli, io non credo che ci siano le condizioni per continuare serenamente, per arrivare alla votazione di un progetto con tutta la cautela e tutte le informazioni tecniche di cui i consiglieri hanno assolutamente bisogno, perché la materia è molto tecnica.

Credo che sarebbe assolutamente insensato proseguire, non so come, ad oltranza forse? Vorrei capire, infatti, quale iter procedurale vogliamo darci per una legge di questa portata. Questa è la stessa proposta che ho fatto nel corso dell'ultima commissione, dove effettivamente ci siamo ritrovati a discutere tutta una serie di passaggi nella piena consapevolezza che quei passaggi sarebbero stati oggetto di emendamenti da parte di tutte le componenti politiche, pertanto, vi chiedo, poiché finché eravamo in commissione avevamo l'opportunità di confrontarci con una maggiore elasticità e con l'ausilio dei tecnici, come possiamo partorire una legge di questa portata con 145 emendamenti, senza poterci avvalere dell'ausilio dei nostri consulenti del legislativo.

Io mi rifiuto, ma credo anche che rischierebbe di esporre tutti noi al rischio di licenziare un provvedimento che forse sarebbe irresponsabile. Chiedo pertanto di sapere, se è possibile dall'assessore, che sono certa mi starà ascoltando, come si intende procedere oggi, visto che manca solo un'ora alla conclusione dei lavori, con 145 emendamenti davanti. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliera Noè.

Ritorniamo alle procedure. L’assessore adesso non risponde perché non gli do la parola, ricordo però che il calendario di oggi è stato programmato, rispetto agli atti legislativi e agli atti amministrativi, anche oltre le ore 18.00, come peraltro è sempre previsto.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.

 

FAVIA: Presidente, io ho chiesto la parola sull'ordine dei lavori. Non so se è il mio turno in dibattito generale, però volevo intervenire solo sull'ordine dei lavori.

Presidente, mi rivolgo a lei perché l'assessore è competente fino a un certo punto, nel senso che, come Consiglio, sull'ordine dei lavori siamo sovrani, senza offesa per l'assessore che…

 

(interruzioni)

 

lo so, lo so, però le dico che non ho assolutamente alcun problema a stare qui, anzi più volte l'ho proposto in orari avanzati, ma per l'importanza della legge che forse è stata, non dico l'unica legge ma quasi, che ha avuto sei passaggi in commissione, iniziare alle 17.00 neanche la discussione dell'articolato, ma siamo ancora in discussione generale, secondo me, può svilire l'importanza di questo dibattito, senza considerare che potrebbe esserci un problema di numero legale. Pertanto, raccolgo la riflessione della consigliera Noè.

Le dico anche che è vero che la convocazione prevede la prosecuzione dei lavori anche oltre le ore 18.00, ma è anche vero che stamattina abbiamo avuto un problema che ha paralizzato l’aula e che ci ha fatto perdere metà giornata. Teniamo presente, quindi, che ci sono 140 emendamenti. Mi pare di capire, inoltre, che il consigliere Bignami abbia l’intenzione di chiedere il voto elettronico sulla maggior parte degli emendamenti.

 

BIGNAMI: No, però è una buona idea.

 

FAVIA: Pertanto, rifletterei, visto che non sussiste una cogenza amministrativa, anche se il tema è delicatissimo, e che siamo convocati fra due settimane, sull’opportunità di partire - chiedo quindi una sospensiva - con la discussione degli altri atti amministrativi iscritti all'ordine del giorno, perché poi abbiamo altri tre atti amministrativi. Sarebbe il caso di iniziare questa discussione di mattina, per fare un bell'esame dell'articolato, corretto, che vada in profondità, visto che il tema è importante, come abbiamo fatto in commissione.

Il consigliere Mazzotti si spaventa…

 

(interruzione del consigliere Mazzotti)

 

Sia civile, collega Mazzotti, perché, come dice la presidente, qui c'è troppa inciviltà.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Favia.

Pongo un tema di tipo procedurale: chiedo se il consigliere Favia ha formalizzato una richiesta di sospensiva rispetto a quest'oggetto, perché…

 

(interruzione del consigliere Favia)

 

PRESIDENTE (Costi): Sulla sospensiva è necessario che si pronunci l’Assemblea. Prego, consigliere.

 

FAVIA: Sì, ho fatto proprio un intervento sull'ordine dei lavori, e non in dibattito generale, ponendo la questione sospensiva, però cercando di mediare tra le posizioni, perché capisco anche la disponibilità che c’è stata da parte del consigliere Mazzotti in commissione, quindi non propongo il ritorno in commissione, ma propongo la sospensiva con riferimento alla prossima seduta, per cercare di trovare una via di mezzo.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Favia. Poiché il consigliere Favia propone la sospensiva per oggi, rinviando il progetto di legge alla prossima seduta, la procedura prevede un intervento a favore ed un intervento contro, per poi passare alla votazione d’aula.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Bignami. Ne ha facoltà.

 

BIGNAMI: Grazie, presidente.

Io interverrei a favore anche perché abbiamo 118 emendamenti, la cui finalità non è ostruzionistica, perché ne abbiamo altri 250 che potremmo presentare in un minuto, potremmo chiedere il voto elettronico su tutto, ma la finalità non è ostruzionistica. Infatti, il consigliere Mazzotti è buon testimone del fatto che in commissione abbiamo cercato di dare dei contributi che, se avessimo voluto fare ostruzionismo, li avremmo presentati in questa sede, anche con dei rilievi di carattere giuridico e normativo purtroppo molto ficcanti, perché alcuni passaggi della legge oggettivamente non erano all'altezza. In tal senso l’opportunità di un rinvio. Non mi spingo nel dire a quando, lascio alla Conferenza dei capigruppo la decisione su quando aggiornare il Consiglio. Credo che sia la soluzione migliore, perché se la maggioranza decide di forzare, è evidente che da questa parte si cercherà di resistere.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Bignami.

Ha chiesto di intervenire la consigliera Pariani. Ne ha facoltà.

 

PARIANI: Grazie, presidente.

Io non so se il mio intervento è proprio contro, sicuramente sono contraria ad interrompere così. Credo che dovremmo almeno chiudere la discussione generale, e che poi la Conferenza dei capigruppo dovrebbe valutare la nuova convocazione dell’Assemblea.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliera Pariani.

Chiedo al consigliere Favia se è d'accordo con questa proposta. Se è così, chiaramente, rinvieremo ai capigruppo la convocazione della seconda parte del dibattito, finendo la discussione generale oggi, chiaramente.

Prego, consigliere Favia.

 

FAVIA: Grazie, presidente.

Sono d'accordo. Se si decide di continuare, chiedo di intervenire in dibattito generale.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Favia.

Riprendiamo il dibattito generale, fino alla conclusione.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Favia. Ne ha facoltà.

 

FAVIA: Grazie, presidente.

Come abbiamo sentito, su questa legge gli animi si sono scaldati molto…

 

PRESIDENTE (Costi): Mi scusi, consigliere Favia. Chiedo ai consiglieri che vogliono intervenire in dibattito generale di iscriversi, perché qualcuno mi sta facendo dei segni, ma vedo che non è iscritto. Prego, consigliere Favia, proceda pure.

 

FAVIA: Grazie. Dicevo che, effettivamente, è una legge importante. Ma qual è la prima cosa che mi sento di dire? Abbiamo fatto quasi del drafting, abbiamo corretto dei buchi che c'erano nella legge, non abbiamo sostanzialmente cambiato l'impianto - ed è anche stato detto - della legge n. 24. Che cosa, secondo me, andava fatto? La situazione economica è cambiata. La necessità di case ERP, di edilizia residenziale pubblica, è aumentata tantissimo. Le norme, per com'erano congegnate, non consentivano, e non consentono ancora, un ricambio adeguato. È già stato detto e lo ripetiamo: la casa non è a vita, non è un regalo. L’ERP è un paracadute sociale, è una cosa dall’ERS, che deve essere usato finché permangono le condizioni di difficoltà, difficoltà seria. Aggiungo seria perché oggi la difficoltà è diffusa alla maggior parte della popolazione. Chi utilizza questo tipo di case deve utilizzare un servizio, che è pubblico, perché le case sono della collettività, quando può inserirsi in un contesto diverso, magari di edilizia residenziale sociale, lascia l’ERP a chi ne ha più bisogno.

Non è una guerra tra poveri, perché la guerra tra poveri, purtroppo, è nelle cose, è già nelle graduatorie. Non si tratta di una guerra tra poveri, si tratta di un principio. Il collega Naldi, in commissione mi ha risposto dicendo che, in questo modo, noi butteremmo fuori la commessa che lavora al supermercato. Io non sono d'accordo, perché oggi, con queste modalità, un reddito da 50 mila euro potrebbe rimanere nelle case ERP, già calcolato con i coefficienti, quindi non parlo di reddito puro. Secondo me, questo non è giusto. Io voglio utilizzare il nostro patrimonio pubblico di case per rispondere e per garantire una casa non solo per chi ha già raggiunto questo, che non è un privilegio, che è un giusto servizio che doveva ricevere, ma anche per chi è in condizioni estremamente peggiori. È un discorso brutto, lo capisco, ma dobbiamo cambiare l'approccio, vista la situazione economica del Paese e l'aumento di povertà. Ci deve essere più reptazione, bisogna abbassare l'asticella. È difficile da dire, ma il cambiamento della condizione economica impone l'abbassamento dell’asticella e un maggiore turn-over, con l'accompagnamento all’ERS, sia chiaro, non dobbiamo arrivare e mandare qualcuno fuori di casa. Ci sono tutte le condizioni per fare la cosa gradualmente e per accompagnare le persone nel percorso migliore. Ma la condizione di chi è in lista d'attesa è sempre in peggioramento, con vecchi assegnatari che non hanno fatto niente di male, che giustamente e correttamente sono lì, ma che devono capire che devono fare un sacrificio in più, perché la condizione fuori sta peggiorando. Io ho questa visione, poi non sarà condivisa, però buona parte della discussione sulla legge e dei miei interventi andava proprio in questa direzione, nella direzione del maggiore rinnovamento.

Devo dire un'altra cosa, presidente. Se sono state necessarie sei sedute di commissione, è stato non solo per la delicatezza del tema ma anche perché questa legge non era scritta bene. Sicuramente non passerà come un esempio di legge armoniosa. Lo dico senza puntare l'indice contro nessuno, però da piccole cose che potevano essere dei refusi a cose che non venivano direttamente ben comprese, ben esplicate, abbiamo fatto un lungo lavoro anche per questo.

Devo dire che la commissione ha lavorato bene, pur con punti di vista diversi, ha lavorato bene, affrontando tutte le questioni che venivano poste sul tavolo. Ovviamente, questi piccoli problemi hanno portato a delle sviste o delle cose fatte in fretta in commissione che, secondo me, vanno aggiustate. Alcuni degli emendamenti che ho presentato vanno proprio in questa direzione. Ne parlerò in maniera più appropriata in un secondo momento, ma quando parliamo di abuso, laddove per abuso intendiamo abuso edilizio, usiamo un termine non corretto perché io posso essere un assegnatario ERP, rifare il pavimento in casa mia, non commetto un abuso edilizio, ma faccio un'opera senza autorizzazione, quindi al livello civilistico violo il contratto che mi lega al comune che m'impedisce di fare interventi senza autorizzazione sull'appartamento, e quindi devo essere in qualche modo sanzionato, ma non si può parlare di abuso, perché l'abuso si può sanare, ma quelle sono case di proprietà del comune. Insomma, un piccolo ginepraio amministrativo che, in qualche modo, abbiamo corretto, ma che va ulteriormente perfezionato.

Ma vi è un altro punto centrale. In tal senso, voglio parlare a tutti i consiglieri per non vedere una storia già vista. Mi riferisco al tema di Acer, che mi ricorda molto la storia del CUP. Noi decidiamo di far fare alcune cose al CUP. Dopodiché, in alcune zone viene usato, in altre zone non viene usato, con riferimento alle Asl. In questo caso abbiamo ACER. Ebbene, ACER deve gestire o non deve gestire queste case? Ha delle competenze specifiche? Che costi ha ACER? Possiamo fare una legge chiara in questo neurodeliri italiano di fare le cose semplici, chiare, che funzionino? Se noi decidiamo - può anche non essere così - che le case le gestisce ACER, che ha dei costi, l'abbiamo creata, l'abbiamo portata avanti, le gestisce ACER. Qual è il problema? Vogliamo fare un confronto sui costi per verificare se conviene farle gestire ad ACER o meno? Facciamolo, ma a seconda del risultato, visto che i soldi in cassa sono pochi, che esce da questo benchmark, da questo confronto, decidiamo che cosa fare. Se ACER continua la sua esperienza, dobbiamo dargli la centralità di quest’esperienza. Non è possibile che ci sia un patrimonio dei comuni e un patrimonio di ACER, finendo col creare delle assurdità amministrative.

Abbiamo, inoltre, il tema delle utenze che, a volte, incidono più degli affitti, perché abbiamo un patrimonio obsoleto, che non è patrimonio pubblico, che non è ad efficienza energetica. Questa spesa incide tantissimo sugli assegnatari. Pertanto, a mio avviso, dobbiamo stabilire che i soldi che vengono, per esempio, dalle alienazioni vanno tutti sulla riqualificazione degli edifici pubblici. Le alienazioni non devono essere un modo per svendere il patrimonio pubblico o per fare dei regali a qualcuno, come è successo (in tal senso condivido l'emendamento presentato da altri consiglieri). Dobbiamo cercare di potenziare il patrimonio pubblico facendo una cosa: investendo nell'acquisto del patrimonio privato dei costruttori rimasto invenduto. Questo è entrato in legge, però a me sembra molto lettera morta. All'inizio noi scriviamo come incrementare il patrimonio ERP, diciamo una serie di cose, riqualificazione, rigenerazione urbana, poi parliamo di acquisto del patrimonio esistente e per fortuna - infatti ritirerò il mio emendamento - è stato fatto un emendamento con cui si vincolano gli interventi solo alla riqualificazione, senza andare a consumare altro territorio, perché di case ce ne sono anche troppe, però la domanda è: come facciamo questo intervento? Chi lo fa? Come lo facciamo?

In commissione è passata in maniera fumosa. Io avevo fatto una domanda sull’agenzia per l'affitto, quali potessero essere gli strumenti, le possibilità, i finanziamenti. Perché è inutile scrivere le cose in legge, se sono cose irrealizzabili. Invece, noi oggi potremmo dare respiro alle imprese che stanno fallendo, che hanno investito prima della crisi pagando gli oneri ai comuni, eccetera, eccetera. Certo, case che io non avrei mai costruito, ma case che ormai ci sono e che non si de-asfaltano, case che hanno già impermeabilizzato il suolo, rovinato paesaggio, ma che già ci sono, nuove. Cerchiamo di capire, in un momento di crisi del mercato, come potrebbe intervenire il comune in maniera vantaggiosa per le casse comunali, ma allo stesso tempo facendo arrivare liquidità a queste aziende esposte con le banche. Questo è il vero tema, ma è un primo esecutivo, amministrativo, non legislativo. Ebbene, mi sarei aspettato anche questo, perché questi immobili liberi sono parecchi. Un esperimento simile, dopo che ne abbiamo parlato, io l'ho rilanciato più volte, è stato fatto nelle zone del terremoto, dove qualcosa si è riusciti a fare, ma dovremmo estendere questo processo a tutta la Regione. Ricordo che venivo non dico deriso ma qualcosa di simile quando, all'inizio delle legislatura, ne parlai proprio in commissione.

Il giudizio di una legge che viene aggiornata, di una piccola ristrutturazione, che non incide e che non va a cambiare l'impianto della legge, io non ritengo che le cose vadano così bene per quanto riguarda le case popolari. Ritengo che le irregolarità siano troppe, effettivamente troppe. Ritengo che il patrimonio non sia curato e non sia rispettato come dovrebbe essere, quindi vanno assolutamente aumentati i controlli. Ritengo, inoltre, che le persone che occupano le case ERP siano persone che possono anche permettersi di andare o sull’ERS o sul mercato, come fanno tante persone in difficoltà che vanno al mercato. Consigliere Naldi - non ricordo chi lo diceva - se oggi guardiamo ai giovani, di amici che hanno la prima casa non ne ho tantissimi, sono tutti perlopiù in affitto, facendo una fatica terribile con gli stipendi che ci sono oggi, e parlo di persone con figli. La situazione è cambiata.

Ebbene, visto che fino a poco tempo fa nelle case popolari rimanevano persone con degli stipendi che comunque o, meglio, che innanzitutto avevano degli stipendi, circostanza che oggi non è più così scontata, non altissimi, ma comunque avevano dei redditi e delle entrate, secondo me, oggi non è etico che queste persone rimangano non nell’ERS - ripeto - ma nell’ERP. O diamo una ventata di giustizia e di equità rispetto a chi è fuori dal sistema ERP, altrimenti ci meriteremo il disagio, la frustrazione che c’è - eccome! - fuori da quest'aula sul tema delle case popolari. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Favia.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Bignami. Ne ha facoltà.

 

BIGNAMI: Grazie, presidente.

Direi che siamo arrivati al dunque, al dunque di una istruttoria lunga, in parte utile, ma che prosegue nella direzione errata che, da oltre due lustri, sta contrassegnando l'azione di questa maggioranza in tema di politiche abitative.

Sono quattro i temi di criticità che, a mio giudizio, insistono su questa legge. Il tema dell'immigrazione, il tema delle famiglie, il tema della gestione e il tema dell'inserimento di soggetti che, a nostro giudizio, dovrebbero essere - lo dico a chiare lettere - preferiti o, se lo volete in maniera più espressa, privilegiati in ordine all'assegnazione degli alloggi.

Parto dal tema degli immigrati. Nell'ordine del giorno che è stato presentato da parte della maggioranza con cui si invita la Giunta a sottoporre all'Assemblea o, meglio, si impegna la Giunta a sottoporre all’Assemblea un atto di cui, francamente, non si comprende perché non si siano riferiti gli elementi qualificanti nella stessa legge, si fa precipuamente riferimento alle condizioni del disagio economico che andrebbero a sommarsi ad una situazione di evidente, evidentissima discriminazione compiuta ai danni degli italiani. I dati parlano chiaro. Il comune capoluogo ha ricevuto per la formazione delle graduatorie ERP 5509 domanda, di cui 2200 da cittadini italiani, le altre da cittadini immigrati, pari a circa il 57 per cento delle richieste complessivamente pervenute in ordine alla realizzazione delle graduatorie stesse. Questo dato non è di per sé indicativo di un elemento di preferibilità da parte delle leggi e dei regolamenti, ma la declinazione concreta che viene data è una declinazione che, evidentemente, trova un'applicazione che, guardando i numeri, ne rivela l’evidente discriminazione. Sui primi 100, ben 67 sono immigrati. Tenete conto, colleghi, che grosso modo le assegnazioni riguardano circa 300 alloggi all'anno. Il 63 per cento sono cittadini immigrati. Nei primi 200 posti, sono il 69,5 per cento. Nei primi 300 posti sono il 69,4 per cento. Per vedere gli italiani salire nelle graduatorie dobbiamo andare a ribaltare la graduatoria stessa, e vediamo che man mano si scema arrivando al numero di 5509 gli italiani diventano circa la metà. Questo però, evidentemente, per quelle posizioni che non hanno alcuna possibilità di vedere assegnato l'alloggio. Se andiamo a vedere le nazionalità che hanno la possibilità, o dovrebbero avere la possibilità, di un’assegnazione, vediamo che 499 richiedenti vengano dal Bangladesh, 411 dal Marocco, 357 dalla Romania, 279 dalla Moldavia, 232 dalle Filippine, 190 dal Pakistan, 160 dall'Ucraina, 126 dall'Albania, 91 dal Perù, 90 dallo Sri Lanka.

Colleghi, o noi ci mettiamo in testa che questa è un'invasione, un'invasione finalizzata ad occupare sistematicamente quei servizi, la casa, i nidi, gli ospedali, che noi dobbiamo, come amministratore della cosa pubblica del popolo italiano, in primo luogo, vedere necessariamente, a costo di sentirci dare dei razzisti, ma dopo spiegherò perché quest'accusa è ridicola, dobbiamo inevitabilmente porre dinnanzi gli italiani. Guardate, quando dico porre dinnanzi già compio una trasgressione alla mia linea di principio, perché, a mio giudizio, la regola giusta che dovrebbe governare questa legge non sarebbe neanche dire "prima gli italiani" ma "solo gli italiani". E dico solo gli italiani perché se un cittadino immigrato vuole accedere a questi servizi, deve necessariamente diventare cittadino italiano, accedendo, prima che ai diritti, ai doveri.

Nella mia cultura, che è cultura di destra, prima dei diritti vengono inevitabilmente i doveri, e l’unico dovere che va adempiuto da parte di coloro che vogliono accedere a questi servizi non è pagare la prestazione, perché pagare la prestazione significa pagare la gestione del servizio, ma contribuire al costo sociale di realizzazione, di costruzione, di vera e propria realizzazione di quegli ospedali, di quei nidi, di quelle case, beni che non abbiamo costruito noi, ma hanno costruito i nostri padri, i nostri nonni, e che ci sono stati tramandati con la finalità che noi li si consegni integri ai nostri figli, ai nostri nipoti. È questo il principio dell'ereditarietà. Al contrario, noi stiamo dilapidando un patrimonio. Stiamo dilapidando un patrimonio dandolo in maniera indiscriminata a coloro che, venendo in Italia da situazioni in cui le case popolari neanche sanno che cosa sono, vi accedono indiscriminatamente in ragione di leggi come queste che sono fatte ad uso e consumo delle loro posizioni e delle loro necessità.

Abbiamo chiesto, negli emendamenti, di introdurre dei punti di preferenza per in base al numero di anni di residenza in Italia. Abbiamo chiesto che venga prodotto il certificato di nascita in Italia. Abbiamo chiesto che venga prodotto il certificato di cittadinanza italiana. Abbiamo chiesto che venga assegnato un punteggio maggiore a chi è italiano, strumento questo che è già in vigore in tante amministrazioni anche non governate dal centro-destra. Sappiamo qual è la sorte di questi emendamenti, perché vedete, colleghi, ed è anche per questo che non credo sia facilmente tacciabile l'opposizione di razzismo, noi non diamo una colpa agli immigrati che vengono in Italia e che chiedono asili, ospedali, pensioni, che chiedono casa, non gliene facciamo una colpa perché la colpa principalmente è vostra, è della cultura di sinistra che ha creato le condizioni perché essi credessero che quelli siano diritti dovuti e non invece frutto del sacrificio di un popolo e di una nazione che, in mezzo secolo, ha costruito quei beni.

La rinuncia alla nostra identità, alla difesa delle nostre tradizioni, dei nostri beni, delle nostre radici è figlia di una cultura di sinistra, in larga misura post-sessantottina, che ha determinato l'accessibilità indiscriminata in ragione del principio - sbagliato - che tutto fosse dovuto a tutti, e che per prima cosa si dovesse dare a chi non è italiano, in ossequio ad un malinteso principio di solidarismo sociale che, in realtà, è più che altro finalizzato ad aggredire le nostre istituzioni, le nostre radici, la nostra identità. È per questo che non ne faccio una colpa agli immigrati che chiedono queste cose.

La colpa - mi dispiace dirlo, ma è la verità - la si deve rivolgere ai Diliberto, ai D'Alema, ai Bertinotti, a coloro che siedono in quest'aula e che li rappresentano, e che non hanno mai voluto difendere la cultura e le tradizioni, creando le condizioni perché venissero depauperati i nostri patrimoni, laddove con la parola patrimoni intendo riferirmi all'etimologia del termine, a ciò che i nostri padri, donde la parola patrimoni, ci hanno lasciato.

A fianco alla parola patrimonio, però, c'è la parola matrimonio, e per matrimonio io intendo quello che si contrae tra un uomo e una donna, al fine - ci si augura per chi decide di sposarsi - di avere dei figli. Io ritengo inaccettabile l'etero-fobia che alimenta le posizioni e le parole di alcuni rappresentanti della sinistra, che non è meno grave dell’omofobia che alimenta posizioni estreme di altri, che però io qui non ho mai sentito pronunciare. L’etero-fobia è un male che va estirpato e distrutto, analogamente all’omofobia. Ma serpeggia in quest’aula, tra i banchi di sinistra, perché chi ritiene che possano esistere forme differenti di matrimonio vuole, in primo luogo, scimmiottare l'idea del matrimonio che - mi sia consentito - etimologicamente racchiude la parola mater, evidentemente perché vuole supplire a qualcosa che gli manca, nell’idea di poter livellare un'idea di concezione famiglia che è una, che è sacra, e che per noi non può essere equiparata a null'altro. Con ciò non diciamo che non possono esserci delle forme di regolamentazione civile e delle forme di regolamentazione normativa che consentano a situazioni di lunga e perdurante convivenza di essere - appunto - regolamentate e disciplinate, ma non si può affermare il principio in ragione del quale il matrimonio tra un uomo e una donna sia equiparabile ad altro. In tal senso, colleghi, sono sempre più intimamente convinto che non esista niente di più rivoluzionario del gesto di un ragazzo e di una ragazza che, sfidando questa legislazione oscurantista e medievale, qual è quella che voi volete approvare, decidono di sposarsi per avere dei figli, nonostante le regole, le leggi, le norme che voi sistematicamente ponete per impedire che la famiglia possa avere un prosieguo, una tutela e un avvenire. Questo è il vero gesto rivoluzionario, non quello enunciato da qualche rivoluzionario "in pantofole" anche qui quest’oggi. Ed è questo il vero gesto rivoluzionario che noi dobbiamo tutelare fino in fondo.

E lo dobbiamo fare anche favorendo il ricongiungimento delle famiglie di quelle persone che servono fedelmente la patria, giorno per giorno, ora per ora, per poche centinaia - non possiamo neanche dire migliaia - di euro al mese. Mi riferisco alle forze dell'ordine, alle forze di polizia, ai carabinieri, alla guardia di finanza, al corpo forestale dello Stato, agli agenti di polizia penitenziaria, ai vigili del fuoco, che si vedono sistematicamente sorpassati dagli extracomunitari nell'assegnazione degli alloggi, e che sono quindi costretti a vivere anche centinaia e centinaia di chilometri dalle loro famiglie. Chi si affretta a vedere le condizioni dei detenuti della Dozza dovrebbe andare a vedere qual è la situazione in cui vivono i nostri agenti di polizia penitenziaria che sono i veri detenuti, che non hanno le famiglie vicine, che devono vivere in camerate da cinque, sei, sette persone, senza bagni, senza televisione, e che sperano soltanto di poter tornare a casa loro, dai propri figli, dalle proprie mogli o dai propri mariti. Questo perché noi non abbiamo mai intrapreso, e questa legge colpisce ancor di più quel settore, politiche di difesa delle forze dell'ordine che, senza poter noi andare a mettere nelle loro tasche dei soldi in più in busta paga, però crei una condizione di favore normativo che consenta loro di mettere radici nella nostra città.

Questo probabilmente impedirebbe anche degli usi e degli abusi commessi  da ACER, perché, se vogliamo continuare ad essere ipocriti, facciamolo pure, ma personalmente mi sottraggo a questo gioco, mi sottraggo al gioco dell'ipocrisia, in ragione del quale noi tutti si finge vedere che ACER, a cui viene, anche mediante questa legge, data in convenzione diretta la gestione di tutto il patrimonio pubblico abitativo, ebbene, ACER continuerà nei suoi giochini, su cui speriamo che prima o poi si posi l'occhio attento della Procura, della Guardia di Finanza e dei Carabinieri, perché sappiamo tutti gli interventi che ACER fa, ed anche se è difficile recuperare le prove, che se le avessimo saremmo già andati a denunciare, e che ci consentirebbero evidentemente di scardinare un giochetto che arricchisce sempre i soliti. E nel momento in cui in questa legge si affermano i principi e i regolamenti che si affermano viene il dubbio che voi, pur sapendolo, intendiate avallarlo. Questo è il meccanismo complessivo della legge che noi contestiamo fermamente. Lo contestiamo e lo denunciamo in questa sede, lo denunceremo anche nei vari consigli comunale dove volete applicare questa legge. E lo dico con il rammarico di chi ha comunque cercato di contribuire ad un miglioramento impossibile, ma che vede anche non esserci al peggio mai fine. Nell'atto che voi volete presentare - ne parlavamo poc’anzi con la collega Noè - si individua una serie di criteri che, se ne aveste avuto il coraggio, avreste dovuto mettere in legge. E noi in commissione avevamo chiesto che si tagliassero quei requisiti oggettivi, a cui si faceva riferimento nella legge, proprio perché non vogliamo forme etero-dirette di normazione da parte dell'Assemblea legislativa.

Siamo razzisti? Siamo medievali? Siamo in qualche maniera tradizionalisti? Ben volentieri, piuttosto che essere anti-italiani come voi; piuttosto che essere eterofobi come molti di voi; piuttosto che essere contro le forze dell'ordine e contro le politiche familiari come molti di voi.

Ebbene, noi non abbiamo alcuna difficoltà a prenderci addosso quest’accusa.

Sia inteso, però, che, nonostante il solito refrain "siete indietro" costantemente pronunciato da parte vostra, insomma, tutto il bene del mondo, ma indietro siete voi, siete voi con questa cultura ancora ancorata al ’68. Sappiate che l'Italia e il mondo sono andati avanti, ed hanno maturato la coscienza in ragione della quale il vero razzismo non è potere dire a chi viene dalle nazioni meno fortunate "vieni dentro, ce n'è per tutti", ma è con criterio, rigore e severità poter dire a costoro "non ce n'è per tutti, e possiamo aiutare soltanto coloro che per primi rispetteranno le nostre regole e le nostre leggi". Questa è la vera solidarietà, non dire "accogliamo tutti indiscriminatamente", come questa legge intende favorire e fare, con dei business dietro sulle domande di presentazione, sui permessi di soggiorno, sulla concessione di alloggi a decine di persone. Dovete sapere, infatti, che noi abbiamo degli alloggi popolari in cui risultano 36 immigrati residenti, e questo viene fatto perché così quella persona immigrata residente matura un titolo per potere fare la domanda ed avere l'alloggio ACER. Immaginate voi che cosa potrebbe succedere ad un qualsiasi proprietario di casa italiano all'interno del cui immobile vi fossero 30, 25, 20, 15 residenti. I veri discriminati sono gli italiani, e finché voi non vi renderete conto che le vostre politiche, sciagurate, discriminatorie, razziste al contrario, favoriscono questi meccanismi, noi, sì, forse avremo gioco facile nel denunciare la vostra colpa, ma nel frattempo si disgregherà quel tessuto sociale che aprirà le porte - ve lo dico, colleghi - a quelle forme più becere e cattive di estremismo, perché quelle forme di estremismo sono la reazione a comportamenti indulgenziali, egualitaristi e falsamente solidaristici che voi state portando avanti. Ve ne dovrete assumere la responsabilità davanti agli italiani.

Noi non abbiamo alcuna intenzione di essere complici di questo scempio. Porteremo fino in fondo avanti la presentazione di emendamenti qualificati e qualificanti. Avremmo potuto presentarne centinaia, centinaia e centinaia, al fine di bloccare i lavori. Chiederemo il voto elettronico su una trentina di questi, perché vogliamo nome e cognome di chi voterà contro queste proposte. Poi il gioco democratico vi consente, se avrete la faccia, di presentarvi davanti agli italiani a dire che siete orgogliosi di avere votato questa roba che favorisce, ancora una volta, gli immigrati ai danni degli italiani. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Bignami.

È chiuso il dibattito generale.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Mazzotti, relatore della legge, dopo il quale, chiaramente, interverrà, a conclusione, l'assessore Muzzarelli.

Comunico ai capigruppo che - sta arrivando loro l'avviso - ci riuniremo alla fine della seduta, intorno alle 18.30.

Prego, consigliere Mazzotti.

 

MAZZOTTI: Grazie, presidente.

Il dibattito di oggi, come peraltro è accaduto in commissione nell'affrontare alcuni aspetti di questa legge, ha denotato, in maniera molto chiara, come una parte di queste normative, in particolare in relazione agli alloggi popolari, si presti molto bene ad una speculazione politica evidente.

Non entro nel merito di tutte le considerazioni che ho sentito nella discussione di oggi. Mi riconosco negli interventi dei colleghi di maggioranza, in particolare negli interventi della collega Marani e della collega Donini. Sottolineo solo un aspetto che è un'annotazione personale, che, confesso, dico anche con un po' di stupore perché pensavo che certe argomentazioni che qui ho sentito fossero superate, anche perché non esiste l'oggetto del contendere. Continuiamo a dipingere una situazione dell'edilizia residenziale pubblica che non è esattamente quella che è, continuiamo a pensare che sul tema dell'edilizia residenziale pubblica, nella gestione delle graduatorie, nella gestione dei canoni, avvengano delle discriminazioni e delle ingiustizie, quando invece - e basta riportare dei dati, dopo ne citerò qualcuno - siamo di fronte ad una situazione che denota la situazione sociale con i suoi drammi, con i suoi problemi che si presentano.

Il problema vero sul quale avrei avuto piacere di sentire lo stesso calore con il quale si è intervenuti oggi è la carenza del numero di alloggi, è la forbice che cresce tra la domanda e l'offerta, è il fatto che non sono stati fatti in questi anni e ancora non si vedono investimenti pubblici - ripeto: pubblici - per l'edilizia residenziale pubblica, è il fatto che su questo tema del diritto alla casa siamo ancora fermi a quando c'erano i fondi ex Gescal, che sono stati l'unico intervento che nel corso della storia della Repubblica italiana hanno determinato la realizzazione di alloggi pubblici. Invece no, invece la discussione che abbiamo fatto è una discussione che io considero surreale. Qui non c'è nessun diritto che viene calpestato, c'è la legge, che, nel merito, amplia alcune possibilità, rende più fluida la gestione di uno strumento che non viene cambiato sostanzialmente, perché resta in vigore, che è la legge 24. Di tutta la parte fondamentale di questa legge, dell'edilizia sociale in particolare, del tema dell'handicap che viene risolto nessuno dell'opposizione ha detto niente, mentre ci si concentra su degli aspetti che da questo punto di vista sono solo oggetto di speculazione politica.

In ogni caso, ripeto, il tema non esiste perché in questa legge non è stato affrontato l'argomento dei requisiti. I requisiti di accesso negli alloggi così come vengono descritti e proposti dall'opposizione in alcuni emendamenti sono incostituzionali. Abbiamo detto in Commissione e ripeto qui che al massimo, come succede in tanti Comuni, questo è compito dei regolamenti comunali. Il tema dell'anzianità di residenza e quant'altro può essere oggetto di regolamenti comunali e quei regolamenti comunali possono determinare nella graduatoria una attribuzione di punteggio che favorisce o sfavorisce certe determinate situazioni. Questo è oggetto di regolamenti comunali, sono i Comuni i proprietari degli alloggi ed è una scelta che ha fatto questa Regione, penso tra le poche in Italia, ed è la scelta giusta perché il bisogno sociale, la domanda di alloggi si determina nei territori, nei comuni, ed è in quella scala che si può valutare il rapporto tra la domanda e il bisogno di intervenire sui casi sociali. Questo tema non c'è in questa legge e viene affrontato da un atto successivo, sul quale mi immagino che impiegheremo lo stesso tempo che impieghiamo anche in questa norma perché dovremo indirizzare in quella sede quali sono gli orientamenti che riguardano anche questa materia e la discussione che abbiamo fatto qui è proprio identica a quella, la parte positiva, perché la parte che non si può inserire, quella non serve, appartiene ad una strumentalizzazione politica che io continuo a non comprendere.

Sulla questione delle assegnazioni i dati che sono in possesso di questa Regione sono questi, li ripeto per il verbale, anche se sono già nel verbale della Commissione: gli alloggi pubblici di edilizia residenziale pubblica dell'Emilia-Romagna sono 52.928; di questi, 45.427, pari a circa l'85 per cento, sono assegnati a nuclei italiani, 585 ad europei comunitari, 1.432 a extracomunitari europei, 5.454 ad altri extracomunitari. Questi sono dati nuovissimi, del 2011. Dirò di più: i numeri (non so dove li ha presi i suoi numeri il collega Bernardini) i numeri del Comune di Bologna...

 

MANFREDINI: Dal Comune di Bologna!

 

MAZZOTTI: Dal Comune di Bologna, bene. Il Comune di Bologna, su questi 52.980 alloggi, ne ha 12.383, sono il 23 per cento del totale e quindi non stiamo parlando dell'universo mondo, anche perché questa discussione, come giustamente ha sollevato nell'intervento il consigliere Lombardi, è una discussione che riguarda tutta la Regione, non riguarda solo il Comune di Bologna, e io lo ripeto anche in Aula, l'ho ripetuto in Commissione. Certe discussioni che si svolgono nel Consiglio comunale di Bologna sono legittimate lì, ma noi, qui, siamo in un'altra fattispecie, in un'altra istituzione che fa le leggi, che non si occupa dell'indirizzo della gestione degli alloggi.

Per quello che riguarda il Comune di Bologna, nel 2009 sono stati assegnati - pochi purtroppo, perché non c'è la mobilità - 753 alloggi, dei quali 223, il 29 per cento, a non italiani; nel 2010, 700 alloggi di cui 265 a non italiani; nel 2011, 777 di cui 301 a non italiani. I dati successivi non possono avere inficiato la percentuale perché purtroppo gli alloggi che circolano non superano mai il 10 per cento perché, e torniamo al dato di prima, purtroppo non ci sono alloggi e il tema è questo e il disagio sociale si manifesta su questi elementi.

Gli altri numeri che sono stati dati non so da dove vengano. Questi sono i numeri veri che confermano che la questione non si pone.

L'ultima cosa che voglio dire, per lasciare poi un po' di spazio all'assessore per il suo intervento, è relativa alla questione che ha posto, in questo caso giustamente, il collega Lombardi, che è una questione che è stata posta da molte parti del nostro territorio e che trova e ha trovato nella concertazione e nel sottoscritto un orecchio molto attento. Tant'è che la richiesta di fare in modo che la soglia di reddito, considerata eccessiva da molti, per la permanenza all'interno degli alloggi ERP venisse abbassata è stata avanzata da molti territori, non solo da Rimini, ma anche al tavolo di Ravenna per esempio, che è il mio territorio, che si è espresso in questi termini, cioè il tavolo formato da Comuni, dalla Provincia, da molte associazioni e anche dai sindacati.

Su questo tema ci siamo cimentati in una discussione importante che ci ha portato dapprima ad individuare una percentuale e un percorso di garanzia con una norma transitoria: meno 20 per cento più cinque anni di tempo per chi si trova in una situazione di decadenza. Poi c'è stata una discussione, non una manifestazione. Su questo vorrei essere chiaro. È chiaro che la dialettica democratica aiuta e penso che sia stato legittimo e anche giustificato l'intervento di una forza e di una componente sociale come sono le organizzazioni sindacali, ma una discussione sui numeri e anche l'uscita odierna del Governo con le nuove proposte di ISEE ci ha portato a promuovere, attraverso un emendamento, il mantenimento del principio e la sostituzione di quell'emendamento. Quello che posso e voglio dire come impegno, e che è anche ribadito nell'ordine del giorno della maggioranza, al collega Lombardi e agli altri è che quel principio che abbiamo istituito e che ci vedrà impegnati nella prossima discussione dell'atto che la Giunta dovrà predisporre su questa materia, impegna tutti noi, quando avremo approvato l'ordine del giorno, a fare in modo che venga recepito e che si affronti questa questione, anche magari introducendo (l'ordine del giorno lo dirà, lo discuteremo quando arriveremo a quel punto) una verifica per vedere se ci sono delle condizioni diverse di conteggio e di verifica dei canoni per gli alloggi residenziali pubblici.

L'ultima cosa. Nessuno di noi - lo dico al collega Favia, che è intervenuto ampiamente in discussione e in Commissione e che insieme ad altri ringrazio anche per l'intervento finale, per il contributo che hanno dato - ha mai pensato di dichiarare che negli alloggi di edilizia residenziale pubblica va tutto bene, che non esistono situazioni di difficoltà, siamo tutti ben consapevoli che non è così. Nel mio gruppo, molti, prima di essere consiglieri regionali, hanno fatto gli amministratori locali e sono stati a contatto e sono tuttora a contatto con il territorio e con le realtà. Qui nessuno vive dall'altra parte e nessuno non è a conoscenza delle situazioni di difficoltà, di disagio in cui si trovano le popolazioni e nessuno di noi pensa che non ci siano delle questioni, dei problemi aperti anche nelle assegnazioni e nelle rigidità dei regolamenti che regolano l'edilizia residenziale pubblica. Ma il tema è un altro, il tema è: noi dobbiamo lavorare per favorire - e questa legge dà un contributo, anche se non risolutivo - una maggiore integrazione di politiche sociali abitative e urbanistiche, e per sbloccare la vera questione che è quella della carenza di alloggi pubblici e di edilizia sociale, e dare una spinta in questa direzione. L'impegno c'è, io penso che l'impegno della Giunta ci sia stato in questi anni, l'impegno ci sarà ancora e vedrete che una volta che abbiamo approvato la legge e abbiamo superato anche questa fase para-ostruzionistica che con questi emendamenti ci è stata proposta, alla fine verrà fuori un testo di legge che migliora la legge 24 e non crea problemi ma li risolve. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Mazzotti.

Do ora la parola per l'ultimo intervento all'assessore Muzzarelli. Ricordo che dopo abbiamo all’ordine dei lavori, come avevamo già detto, due atti amministrativi, quindi vi chiedo di rimanere in Aula. Prego, assessore.

 

MUZZARELLI, assessore: Grazie, presidente. Inizio con un ringraziamento al relatore Mazzotti, alla Commissione e all'Aula per il dibattito. Avevo previsto che una legge delicata come questa ed importante come questa andasse maneggiata con cura perché è una legge eccitante di demagogie per chi vuole costruire barriere e guerre ideologiche sbagliate, e purtroppo così è stato. Forse potremmo invitare Papa Francesco, dovrebbe venire qui ad educare alla fratellanza quei fratelli, quei cittadini di una società che lavora, che paga, che assicura futuro alla nostra comunità in una nuova comunità che nelle regole e nella legalità deve rafforzarsi per il bene di tutti, superando una fase culturale pesante da troppo tempo, che ha educato ai diritti senza doveri, in una fase dove il disagio sociale aumenta e quindi deve aumentare la nostra responsabilità, che deve assicurare risposte certe per tutti i cittadini del nostro Paese.

Abbiamo affrontato questa discussione dopo una lunga fase di confronto proprio perché abbiamo preso atto che in questi anni, da un lato, le difficoltà aumentavano, dall'altro, venivano tagliate le risorse per il fondo per l'affitto, le risorse per gli investimenti nell'edilizia residenziale sociale e succedeva anche che, da quando non ci sono più i fondi Gescal, tutto si è complicato.

Ora con il Governo Letta alcune cose sono successe e vanno rimarcate. Come le banche hanno derubricato il settore dell'edilizia, il Governo ha ri-rubricato il tema della casa. Credo che sia un buon segnale. Sono stati ripristinati almeno i capitoli e qualche risorsa sul fondo per l'affitto, ci sono 600 milioni di investimenti per la casa. Credo, quindi, che dobbiamo impegnarci in questa direzione per cercare di ottenere il primo vero punto politico, che non ho ascoltato molto, se non ovviamente in alcuni interventi che hanno affrontato nel merito, approfondito non ideologicamente, ma nel merito concreto, questo punto, forse per esperienza amministrativa di chi è portato a stare più sul pezzo rispetto ad altri e quindi a trovare le condizioni per cogliere il punto politico.

L'Emilia-Romagna vuole rafforzare una strategia sulle politiche della casa e garantire una filiera dell'abitare per aiutare la crescita sociale ed aumentare le opportunità per la crescita della famiglia e della comunità. Filiera dell'abitare che vede nell'edilizia residenziale pubblica il primo punto, che non è un percorso di vita, ma un transito di sicurezza e che deve trovare l'impegno a livello nazionale e qui per aumentare il numero degli alloggi a disposizione di una società che ha più bisogno di alloggi ERP. Cosa che l'Emilia-Romagna ha fatto investendo 25 milioni di euro per acquistare alloggi da patrimonio già realizzato per assicurare risposte nelle aree del terremoto alle persone che ne hanno diritto.

Poi c'è l'edilizia residenziale sociale per aumentare l'affitto e su questo abbiamo investito 75 milioni di euro e abbiamo, nella legge, aumentato il ruolo delle ACER per consentire loro proprio di diventare riferimento non solo di strategia gestionale, ma anche braccio operativo dei Comuni, diventare anche agenzia della casa per i Comuni (l'esperienza del terremoto ha aiutato ad andare in questa direzione, l'ACER di Modena ha trovato 400 appartamenti) perché diventano punto di garanzia per il proprietario di un immobile che non se la sente di affittare al buio. L'agenzia della casa è il tramite, il collegamento, la garanzia perché quell'appartamento possa essere riconsegnato alla bisogna, visto che la proprietà privata è ancora un valore nella nostra Costituzione, in condizioni di garanzia e soprattutto per garantire a chi affitta di, a fine mese, prendere un po' meno, ma prendere regolarmente l'affitto.

Credo che il percorso che abbiamo messo in campo per le politiche dell'affitto (estendere il canone concordato per trovare le condizioni di calmierare i percorsi) sia una scelta che abbiamo voluto rafforzare perché la filiera dell'abitare per noi è importante. Aggiungo l'housing sociale e ovviamente gli impegni che abbiamo sviluppato per le giovani coppie, che hanno portato, per esempio, a 413 investimenti nella nostra regione, di cui 202 nelle aree del terremoto.

Abbiamo anche deciso, dopo questo primo aspetto che io considero politicamente rilevante per cercare di superare anche una discussione su dentro e fuori e accompagnare... e la delibera la dovremo fare perché dobbiamo assicurare equilibrio sociale in questo percorso e non: chi è dentro è dentro, chi è fuori guarda dalla finestra. Dobbiamo trovare le condizioni del percorso senza far mettere l'ansia o le preoccupazioni perché "se cresce socialmente, è meglio che non cresca perché sennò esce di casa", creando un problema culturale al nostro paese per cui "lavoro di meno perché così sto lì". No, devi continuare a crescere perché non ti abbandoniamo, ti accompagniamo. È un cambiamento culturale quello che stiamo cercando di mettere in campo, per continuare a crescere, per continuare a guardare oltre.

Rafforziamo il ruolo di coordinamento dei Comuni, il loro protagonismo, per assicurare l'acquisto delle case già costruite, case sostenibili, i piani di riqualificazione urbana. Abbiamo garantito il coordinamento dei Sindaci aggiornando la legislazione nazionale e incrociando il superamento delle Province. Abbiamo fatto una scelta politica, questa è la seconda, creando un impianto che consente ai Sindaci, dal Sindaco della città capoluogo agli altri, di fare loro il tavolo del protagonismo dove la Regione va e insieme si definiscono le strategie.

Abbiamo anche deciso di lavorare per aumentare i controlli. Anche questo è bene che lo evidenziamo, noi non abbiamo detto: mandiamo la Finanza; abbiamo detto: bisogna che i funzionari delle ACER diventino accertatori perché così possiamo avere l'autocontrollo della strategia e responsabilizziamo i territori perché nelle case ERP ci deve stare chi ha diritto di starci e deve uscire chi non ha diritto di starci.

Quindi, ufficiali accertatori, un impianto più rigido, condizioni di sperimentazione di rigenerazione energetica e di rigenerazione del patrimonio, condizioni per cercare di trovare uno spazio che consenta di cogliere non solo le innovazioni che abbiamo messo in campo, ma anche il percorso di intreccio tra i livelli di offerta. Penso, per esempio, al pacchetto che abbiamo rinnovato in Prefettura, a Bologna, qualche giorno fa, rispetto al tema del "salva sfratto", dove alla fine tutti i protagonisti erano lì ma il protagonista numero uno poi era la Regione che ha messo le risorse perché c'erano a rischio sfratto delle famiglie con minori che dobbiamo salvaguardare e questa l'abbiamo messa come una delle scelte prioritarie perché la riteniamo estremamente importante.

Dentro a questo impianto abbiamo anche inserito un altro passaggio, perché un conto è fare della teoria e un conto è fare delle leggi che consentano poi agli enti locali di applicare le strategie. Mi riferisco al fatto che se si decide di rigenerare un palazzo e renderlo energicamente sostenibile e antisismico, si può aumentare un po' l'affitto perché si risparmiano nel tempo le spese per l'energia e altro. Lo abbiamo inserito perché riteniamo che sia corretto dare un doppio contributo, anzi, tre contributi: il primo è quello della sicurezza dell'abitazione, il secondo è quello della bolletta e del portafoglio di quella famiglia e il terzo è quello di un contributo anche all'ambiente visto che se inquiniamo meno, e la casa inquina per il 40 per cento, è un contributo anche alla collettività e alla comunità. Quindi abbiamo deciso di intervenire proprio anche risparmiando suolo, con standard di sicurezza di tutti i tipi, energetici e ambientali, del territorio, e soprattutto di investire nella rigenerazione urbana.

Ho sentito parlare di periferie. Non si tratta di periferie ma di nuovi luoghi di comunità dove, nell'ambito della demolizione e ricostruzione di pezzi di città non più idonei per i criteri di sicurezza, si debbono trovare le condizioni di tutta la filiera dell'abitare, di tutta la comunità, di tutto il senso profondo della nostra città. Questo è quello che abbiamo fatto.

Vorrei anche dire che ho sentito toni molto accesi che speravo di non sentire perché il fascismo è stato seppellito per fortuna. Ho sentito un linguaggio, debbo dire, che è andato oltre, e bisogna usare i numeri e non dare i numeri per fare propaganda per altri scopi. Usiamo i numeri e non diamo i numeri. È chiaro che ognuno prende i numeri per il proprio verso, ma i numeri sono numeri. Essendo un ragioniere, so bene che i numeri sono numeri. Di fronte ai numeri complessivi, in Emilia-Romagna, il dato generale, su 53 mila abitazioni, è che il 90 per cento sono assegnate ad italiani. Possiamo girare, rimescolare, ridire, riguardare i dati, rivederli, rigirarli come una frittata ma il dato è questo.

Dopodiché c'è un trend che deve essere governato perché il trend del bisogno ovviamente porta a governare quel processo e il governo del processo ovviamente deve essere quello in entrata e in uscita. Per questo io ho sempre detto anche sui limiti: congeliamo i limiti, perché quello di congelare i limiti oggi è il punto di partenza per definire percorsi di uscita, quindi evitiamo di creare ulteriori problemi o fissiamo criteri che, tra l'altro, nell'autonomia comunale possono essere valorizzati. Il territorio regionale, sulla base delle pressioni, ha già deciso delle strategie anche comunali, perché credo che sia giusto così, e ha consentito non solo il superamento della permanenza, ma anche le condizioni di entrata. Per esempio io sono uno che ha sempre sostenuto e continua a sostenere che dobbiamo trovare le condizioni, all'interno delle nostre palazzine, di inserire una nuova comunità diversa perché devono contaminarsi per non creare nuclei di difficoltà - la dico così per capirci, lo voglio dire in modo elegante insomma, ma ci siamo capiti. Bisogna che facciamo questo sforzo, che è uno sforzo molto importante perché se negli ultimi otto anni Bologna ha assegnato solo 2.383 alloggi è un problema, dobbiamo aumentarli e vorrei che fosse chiaro questo messaggio. Dopodiché il 58 per cento mi pare che sia di italiani e il 37,85 di extracomunitari. Bisogna che noi su questo territorio lavoriamo per trovare equilibrio, equilibrio nella dimensione sociale, equilibrio di comunità, equilibrio di crescita. Il lavoro che abbiamo messo in campo è un progetto, è un progetto di comunità, e quindi, di fronte a questo senso profondo di comunità, dobbiamo lavorare. Abbiamo cercato di farlo, abbiamo provato a farlo con tutta la nostra forza. Credo che il testo che uscirà dall'Aula sarà non solo un testo di responsabilità, ma sarà anche un testo che aiuterà, in questo momento di difficoltà e di bisogno, ad aumentare la colpevolezza, la responsabilità, i controlli e ad assicurare percorsi certi per tutte le famiglie e per cercare di rispondere anche al tema delle coppie stabilmente conviventi.

Quindi, filiera dell'abitare per assicurare il luogo degli affetti, della qualità e della crescita secondo quello spirito, che è fondamentale e che è rappresentato dalla nostra Regione, della coesione sociale. Ripartire dalla coesione sociale vuol dire costruire una comunità integrata, una comunità responsabile, una comunità nuova che cammina insieme per il futuro. Credo che questo sia un impegno che noi dobbiamo prendere anche con questo provvedimento legislativo.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, assessore Muzzarelli.

Come deciso da quest'Aula, ci troviamo dopo con i Capigruppo per ricalendarizzare questo argomento e passiamo adesso agli atti amministrativi, come avevamo detto precedentemente.

 

OGGETTO 4730

Delibera: «Proroga al 31 dicembre 2014 del "Programma degli interventi per la promozione di attività culturali (L.R. 22 agosto 1994, n. 37). Obiettivi, azioni prioritarie, modalità di attuazione e procedure per il triennio 2010-2012" approvato dall'Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna con atto del 22 dicembre 2009 n. 270 e prorogato al 31 dicembre 2013 con deliberazione della stessa Assemblea legislativa n. 99 del 18 dicembre 2012.» (Proposta della Giunta regionale in data 11 novembre 2013, n. 1615) (146)

(Approvazione)

 

PRESIDENTE (Costi): La Commissione "Turismo Cultura Scuola Formazione Lavoro Sport" ha espresso parere favorevole nella seduta del 27 novembre 2013 con la seguente votazione: 23 voti a favore, nessun contrario, 7 astenuti.

Apro il dibattito generale. Nessuno chiede di intervenire in dibattito generale.

Apro le dichiarazioni di voto.

Se nessun consigliere chiede di parlare, si proceda alla votazione, per alzata di mano, del partito di deliberazione di cui all'oggetto 4730.

 

(L'Assemblea, a maggioranza dei presenti, approva il partito di deliberazione)

 

PRESIDENTE (Costi): L'Assemblea approva.

 

OGGETTO 4731

Delibera: «Proroga al 31 dicembre 2014 del "Programma degli interventi in materia di biblioteche, archivi storici, musei e beni culturali (L.R. 24 marzo 2000, n. 18) - Obiettivi, linee di indirizzo e procedure per il triennio 2010-2012" approvato dall'Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna con atto del 22 dicembre 2009 n. 269 e prorogato al 31 dicembre 2013 con deliberazione della stessa Assemblea legislativa n. 100 del 18 dicembre 2012.» (Proposta della Giunta regionale in data 11 novembre 2013, n. 1616) (147)

(Approvazione)

 

PRESIDENTE (Costi): La Commissione "Turismo Cultura Scuola Formazione Lavoro Sport" ha espresso parere favorevole nella seduta del 27 novembre 2013 con la seguente votazione: 25 voti a favore, nessun contrario, 7 astenuti.

Apro il dibattito generale. Nessuno chiede di intervenire in dibattito generale.

Apro le dichiarazioni di voto.

Se nessun consigliere chiede di parlare, si proceda alla votazione, per alzata di mano, del partito di deliberazione di cui all'oggetto 4731.

 

(L'Assemblea, a maggioranza dei presenti, approva il partito di deliberazione)

 

PRESIDENTE (Costi): L'Assemblea approva.

Chiudiamo la seduta pomeridiana.

Chiedo ai Capigruppo di trovarci immediatamente così acceleriamo anche questa parte.

Grazie, colleghi.

 

(Le comunicazioni prescritte dall’articolo 69 del Regolamento interno, inviate a tutti i consiglieri, sono riportate in allegato)

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 18,06

 

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50.

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Enrico AIMI, Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Cinzia CAMORALI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Stefano CAVALLI, Roberto CORRADI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Mauro MANFREDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Gian Guido NALDI, Silvia NOÈ, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Giuseppe PARUOLO, Roberto PIVA, Andrea POLLASTRI, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Luciana SERRI, Alberto VECCHI, Luciano VECCHI, Damiano ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta il sottosegretario alla Presidenza Alfredo BERTELLI;

gli assessori: Paola GAZZOLO, Maurizio MELUCCI, Gian Carlo MUZZARELLI, Alfredo PERI, Simonetta SALIERA.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Donatella BORTOLAZZI, Carlo LUSENTI, Teresa MARZOCCHI e Tiberio RABBONI e i consiglieri Sandro MANDINI e Antonio MUMOLO.

 

Ordine del giorno

 

OGGETTO 4451/1 - Ordine del giorno proposto dai consiglieri Marani, Donini, Mazzotti e Naldi sulla gestione del patrimonio abitativo pubblico.

(Presentato) (102)

 

«L’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna

 

Premesso che

 

La crisi economica ha significativamente aumentato il numero dei nuclei famigliari che vivono in condizioni di disagio abitativo, rendendo ancora più grave il problema della carenza di alloggi ERP, già insufficienti nel decennio scorso. L’emergenza abitativa si è trasformata oggi - per effetto della crisi, principalmente, ma anche per l’azzeramento progressivo dei trasferimenti statali - in emergenza sociale: sempre più diffuso il disagio abitativo di persone e nuclei familiari, che non sono in grado di accedere alla locazione di alloggi nel libero mercato. Occorre ripristinare gli investimenti pubblici, dopo anni di latitanza del Governo centrale, per incrementare l’offerta abitativa di edilizia residenziale pubblica e per soddisfare la domanda di alloggi in locazione a canone concordato o calmierato.

 

Per rispondere a questa emergenza, occorre rilanciare una efficace politica di interventi pubblici e privati nel settore abitativo, da attuarsi prioritariamente attraverso il recupero e l’efficientamento del patrimonio edilizio esistente, limitando il consumo del territorio e creando le condizioni che favoriscano una maggiore mobilità nell’utilizzo del patrimonio di edilizia residenziale pubblica. Occorre inoltre che si costruisca una filiera dell’abitare che consenta soluzioni di edilizia sociale a canone concordato o calmierato dando attuazione agli obiettivi individuati nella pianificazione urbanistica regionale. Per realizzare appieno l’obiettivo di incrementare il patrimonio di alloggi sociali è necessaria infatti una integrazione delle diverse forme di edilizia sociale, che garantisca unitarietà del sistema dell’offerta con criteri trasparenti nelle assegnazioni.

 

La drammatica situazione occupazionale e l’impoverimento delle famiglie impongono misure di equità nell’utilizzo del patrimonio di edilizia residenziale pubblica.

 

Evidenziato che

 

L’alloggio pubblico deve essere considerato quindi un’opportunità offerta dal sistema di Welfare per supportare situazioni di disagio abitativo e sociale anche transitorie.

 

La legge regionale 24/01 demanda ad un atto amministrativo successivo, da approvarsi da parte dell’Assemblea Legislativa regionale con il quale definire i limiti di reddito per l’accesso e la permanenza negli alloggi ERP e la determinazione dei canoni d’affitto.

 

Impegna la Giunta a sottoporre

all’Assemblea Legislativa un atto teso a:

 

- proseguire nell’impegno già assunto negli ultimi anni per ottimizzare la gestione del patrimonio abitativo pubblico rendendo disponibili le risorse economiche e gestionali necessarie a garantirne il pieno utilizzo, affinché nessun alloggio resti sfitto;

 

- perseguire l’equità favorendo i processi di mobilità nell’utilizzo degli alloggi ERP attraverso una riduzione della forbice tra il reddito di accesso all’ERP e quello di permanenza;

 

- applicare il canone concordato ai sensi della legge 431/98 per il periodo di permanenza nell’alloggio con reddito superiore ai limiti fissati;

 

- definire modalità più semplici di calcolo dei canoni e maggiormente flessibili nel determinare la progressione reddituale, superando così l’eccessiva rigidità delle attuali fasce. In particolare il canone oggettivo dovrà costituire il parametro di riferimento sul quale determinare gli abbattimenti in relazione alla situazione reddituale dell’assegnatario;

 

- mantenere una fascia di protezione per l’area di maggior disagio, adeguando gli strumenti di controllo per renderli maggiormente efficaci nel contrasto all’infedeltà dichiarativa.»

 

Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno

 

«Nel corso delle sedute sono pervenuti i sottonotati documenti:

 

Interrogazioni

 

4818 - Interrogazione dei consiglieri Manfrendini, Cavalli, Bernardini e Corradi, a risposta scritta, inerente la salvaguardia della produzione suinicola nazionale.

4820 - Interrogazione del consigliere Cavalli, a risposta scritta, relativamente alla situazione del servizio rivolto ai pendolari della tratta ferroviaria Cremona - Piacenza.

4822 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, per la salvaguardia del 'made in Italy' ed in particolare del 'made in Modena' con riferimento al settore alimentare.

4823 - Interrogazione dei consiglieri Manfredini, Cavalli, Bernardini e Corradi, a risposta scritta, sui disservizi che caratterizzano il servizio di trasporto pubblico lungo la linea ferroviaria Fidenza - Cremona in relazione al soggetto gestore Ferrovia Nord.

4824 - Interrogazione dei consiglieri Mazzotti e Fiammenghi, a risposta scritta, circa la crisi aziendale di Conserve Italia che opera nel settore dell'agroalimentare, con particolare riferimento all'annunciata chiusura dello Stabilimento di Massa Lombarda.

 

Risoluzioni

 

4817 - Risoluzione proposta dal consigliere Leoni per impegnare il Presidente dell’Assemblea Legislativa ad attivarsi presso il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministero dell’Agricoltura, affinché mettano in essere le procedure per la vendita, a un prezzo compatibile con le quotazioni del mercato e al fine della riduzione del debito pubblico, dei beni siti in località Piandelagotti del Comune di Frassinoro di proprietà del Ministero delle Politiche Agricole (documento in data 02 12 13).

4821 - Risoluzione proposta dai consiglieri Zoffoli, Alessandrini, Ferrari, Donini, Barbieri, Naldi, Barbati e Pariani per impegnare la Giunta a mettere in atto tutte le misure per prevenire e contrastare l'usurpazione del Made in Italy agroalimentare, con particolare riferimento al settore delle carni suine a tutela delle imprese agricole emiliano-romagnole (documento in data 03 12 13).»

(Comunicazione n. 64 prescritta dall’art. 69 del Regolamento interno - prot. 48434/2013)

 

LA PRESIDENTE

I SEGRETARI

Costi

Corradi - Meo

 

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