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146.

 

SEDUTA DI MERCOLEDÌ 26 LUGLIO 2017

 

(ANTIMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

INDI DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile sul sito dell’Assemblea

 

OGGETTO 4865

Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: «Disposizioni collegate alla legge di assestamento e prima variazione generale al Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2017-2019» (70)

(Continuazione esame articolato)

(Ordini del giorno 4865/1/2/3/4/5 - oggetti 5041 - 5042 - 5043 - 5044 - 5045)

 

OGGETTO 4866

Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: «Assestamento e prima variazione generale al Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2017-2019» (71)

(Ordini del giorno 4866/1/2/3/4/5 - oggetti 5046 - 5047- 5048 - 5049 - 5050)

PRESIDENTE (Rainieri)

FOTI (FdI)

BOSCHINI (PD)

FOTI (FdI)

MOLINARI (PD)

RANCAN (LN)

FOTI (FdI)

MOLINARI (PD)

BOSCHINI (PD)

FOTI (FdI)

BOSCHINI (PD)

PICCININI (M5S)

BOSCHINI (PD)

TARUFFI (SI)

PICCININI (M5S)

PICCININI (M5S)

BOSCHINI (PD)

DELMONTE (LN)

PARUOLO (PD)

DELMONTE (LN)

BOSCHINI (PD)

BERTANI (M5S)

BARGI (LN)

BOSCHINI (PD)

BERTANI (M5S)

FABBRI (LN)

PRODI (Gruppo Misto)

CALVANO (PD)

TARUFFI (SI)

BONACCINI, presidente della Giunta

BIGNAMI (FI)

PRESIDENTE (Saliera)

CALIANDRO (PD)

FOTI (FdI)

PRESIDENTE (Saliera)

FOTI (FdI)

PRESIDENTE (Saliera)

BERTANI (M5S)

BARGI (LN)

BIGNAMI (FI)

BERTANI (M5S)

FOTI (FdI)

BOSCHINI (PD)

BOSCHINI (PD)

BOSCHINI (PD)

FOTI (FdI)

BOSCHINI (PD)

FOTI (FdI)

PICCININI (M5S)

BERTANI (M5S)

BOSCHINI (PD)

BOSCHINI (PD)

BERTANI (M5S)

PRESIDENTE (Saliera)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazioni elettroniche oggetto 4865

Emendamenti oggetto 4865

 

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

La seduta ha inizio alle ore 10,01

 

PRESIDENTE (Saliera): Dichiaro aperta la centoquarantaseiesima seduta della X legislatura dell’Assemblea legislativa.

Aggiorno però l’inizio di un quarto d’ora, riprendiamo alle ore 10,15-10,20, perché so che ci sono problemi di traffico.

 

(La seduta, sospesa alle ore 10,02, è ripresa alle ore 10,21)

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

PRESIDENTE (Rainieri): Dichiaro aperta la seduta antimeridiana n. 146 del giorno 26 luglio.

Sono assenti i consiglieri Aimi, Mori, Cardinali e Poli, il sottosegretario Rossi e gli assessori Caselli, Venturi e Donini.

 

OGGETTO 4865

Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: «Disposizioni collegate alla legge di assestamento e prima variazione generale al Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2017-2019» (70)

(Continuazione esame articolato)

(Ordini del giorno 4865/1/2/3/4/5 - oggetti 5041 - 5042 - 5043 - 5044 - 5045)

 

OGGETTO 4866

Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: «Assestamento e prima variazione generale al Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2017-2019» (71)

(Ordini del giorno 4866/1/2/3/4/5 - oggetti 5046 - 5047 - 5048 - 5049 - 5050)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Riprendono i lavori della seduta pomeridiana di ieri, precisamente con la sessione di bilancio sull’assestamento e con l’esame dell’articolato del progetto di legge 4865, ricordando ai consiglieri che i lavori dell’Assemblea sono organizzati con i tempi contingentati. Pertanto, i consiglieri e la Giunta possono intervenire nel rispetto dei tempi complessivi assegnati, così come descritto nella convocazione della presente tornata, e concordati in Conferenza dei presidenti di Gruppo.

Riprendiamo dall’esame dell’emendamento 21.

Vi do un attimo la situazione dei tempi: relatore di maggioranza, 0 minuti; relatore di minoranza, 10 minuti; la Giunta ha ancora 31 minuti; il PD, 59 minuti; la Lega Nord 42 minuti; 5 Stelle, 15 minuti; Forza Italia 22; Sinistra Italiana 5; Fratelli d’Italia 15; l’Altra Emilia-Romagna 14; Gruppo Misto, 15.

Nomino scrutatori i consiglieri Marchetti Daniele, Marchetti Francesca, Lori Barbara.

Riprendiamo con l’emendamento 21, che istituisce un nuovo articolo, a firma del consigliere Foti.

Discussione generale. Consigliere Foti, prego.

 

FOTI: Soltanto trenta secondi per riportare in quest’Aula, sotto il profilo formale, la richiesta di abrogazione del comma 3 bis dell’articolo 43 del Testo unico in materia di organizzazione e di rapporti di lavoro nella Regione Emilia-Romagna, atteso che ai sensi della sentenza della Corte costituzionale rispetto a norma equipollente della Regione Molise in materia di dirigenza, ritengo opportuno, signor Presidente, stante anche la relazione allegata al giudizio di parificazione da parte della Corte dei conti, che la Regione Emilia-Romagna si conformi alla sentenza della Corte costituzionale.

Sotto questo profilo, l’abrogazione del comma 3 bis dell’articolo 43 dell’evocata legge risolverebbe il problema, ma sono certo che rimarrà il problema.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Consigliere Boschini, prego.

 

BOSCHINI: Chiedo scusa per un chiarimento, presidente, perché l’intervento del collega mi è sembrato sull’emendamento 8, cioè sul tema del…

 

PRESIDENTE (Rainieri): Siamo sull’emendamento 21…

 

BOSCHINI: Esatto, siamo sull’emendamento 21. Lei è intervenuto sull’emendamento 8, collega.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliere Foti, abbiamo votato l’articolo 8, ieri, abbiamo chiuso l’Aula con la votazione dell’articolo 8.

Dopo l’articolo 8, prima dell’articolo 9, c’è l’emendamento 21, a firma del consigliere Foti, per l’istituzione di un nuovo articolo.

Prego, consigliere Foti.

 

FOTI: Signor presidente, sotto questo profilo, chiedevo che fosse tradotto in norma, così com’è previsto per il calendario di tutte le altre Province e per tutti gli altri territori dell’Emilia-Romagna, il contenuto della delibera che ha assunto la Regione Emilia-Romagna per il tramite della Giunta, il 17 luglio 2017, allorquando, sulla base di una valutazione che è stata resa dall’Università Cattolica di Piacenza, si dice che il territorio collinare della provincia di Piacenza può provvedere alla raccolta del Tuber aestivum fino al 30 novembre 2017, in luogo del termine attualmente fissato dalla legge.

Ora, io so bene cosa mi si obietterà. Molto più semplicemente mi si obietterà che avendo provveduto, la Regione Emilia-Romagna, ad assumere questa delibera, il problema è risolto. È risolto, forse, in fatto, per un anno; non è risolto in diritto. È risolto in fatto per un anno perché ovviamente la delibera non può che insistere sul calendario dell’anno in corso, ma in realtà, per fare questo, ci si avvale di una norma di rinvio, e transitoria, la quale, al comma 1 dell’articolo 13 disciplina tutte quelle che sono le scadenze previste dai calendari delle ex Province –  o meglio, dai calendari delle Province che si occupavano del tema, perché le Province sono rimaste.

Il comma 3 consente che in deroga, la Giunta, sentite alcune organizzazioni specificatamente indicate, può provvedere ad una diversa formulazione dei termini di cui sopra. Allora mi si deve spiegare: se la questione è accertata, ed è accertata a tal punto – ma purtroppo non voglio fare il dibattito col collega Molinari, avrei avuto piacere che ci fosse stato l’assessore competente, se non altro per materia – che viene fatto proprio un rapporto dell’Università Cattolica di Piacenza, la quale dice che il periodo migliore per la raccolta di questo tipo di tartufo nella zona collinare di Piacenza è quello di cui alla deroga, per quale motivo non dobbiamo metterlo in legge, così com’è stato messo in legge, invece, il termine del 31 luglio? Questo è l’argomento.

Io capisco, se nella legge non fosse stato indicato alcun termine, di volta in volta la Regione, come è capitato in passato per le Province, annualmente adottava i calendari. Ma i calendari sono stati recepiti sic et simpliciter con l’unica eccezione del calendario in allora della Provincia di Piacenza.

Ogni anno dobbiamo fare una deroga che costa in termini amministrativi e di appesantimento del procedimento amministrativo, o ha senso introdurlo direttamente nel provvedimento legislativo? Questo solo io chiedo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Consigliere Molinari, prego.

 

MOLINARI: Serve per uscire dalla discussione locale, però facciamo fatica ad uscire, non si contesta al collega Foti il merito.

La discussione fatta anche con l’Associazione dei tartufai, che rispecchia una tradizione decennale, di metodo di raccolta del tartufo, è stata anche una discussione lunga, non condivisa indubbiamente da altri territori, ma ha portato la Giunta regionale, in attesa dell’avvio di tutte le operazioni collegate anche alla legge stessa, l’avvio della Consulta, l’avvio di tutte le operazioni previste anche all’interno della legge, a recepire su quest’anno la relazione dell’Università Cattolica, e di conseguenza, cosa positiva dal punto di vista anche delle associazioni locali e anche dal nostro punto di vista, le richieste del territorio, consentendo una deroga, o comunque una modalità diversa rispetto al resto del territorio, proprio perché diverse sono la metodologia e anche la tipologia dei tartufi e la presenza di tartufi nella provincia di Piacenza, con una minore presenza del tartufo bianco e il maggiore utilizzo del tartufo estivo, quello anche di minor pregio.

In questo modo, si è risolto un problema, è vero, con una deroga, ma l’obiettivo e la discussione avuta anche con l’assessorato è quello di procedere in breve tempo ad un discorso più omogeneo, in cui, al di là della forzatura di legge, definiamola così, si arrivi ad una relazione anche omogenea e scientifica su tutto il territorio, che porti a sostenere, anche con una valutazione complessiva, le richieste del territorio di Piacenza, che noi riteniamo legittime e comprovate scientificamente.

Le modalità con cui si andrà a regolamentare anche nei prossimi anni la raccolta sul territorio di Piacenza, le vedremo. Vedremo se riusciremo a trovare un meccanismo, lo avevamo detto anche in Commissione, all’interno dei successivi calendari e valuteremo se questa sarà una soluzione sostenibile nel futuro, valutando se necessario, e se impossibilitati a risolvere il problema, anche eventuali deroghe, o comunque eventuali emendamenti nell’anno successivo. Quindi, il lavoro che è stato fatto, comunque è un lavoro che ha riconosciuto le peculiarità del territorio piacentino, e noi di questo siamo soddisfatti. Siamo disponibili a ragionare insieme, anche con i colleghi della minoranza del territorio di Piacenza e con l’assessorato, per trovare una soluzione più strutturale che comunque, nel momento in cui la legge arriverà a regime, potrà essere meglio definita.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Molinari.

Consigliere Rancan, prego.

 

RANCAN: Grazie, presidente.

Giustamente, colgo favorevolmente l’invito da parte del collega di maggioranza in Regione, ma di minoranza a Piacenza, a discutere successivamente di questa cosa.

Questa è una misura totalmente condivisibile, della quale si era parlato già in fase di approvazione di legge per quanto riguardava la questione tartufi piacentini.

Serviva, in questo momento, sentire le esigenze sul territorio, le eventuali e comprovate esperienze e testimonianze, sia dell’Università Cattolica, sia delle varie associazioni tartufaie presenti sul territorio piacentino.

Per quanto riguarda questa manovra, sentire un “vedremo, parleremo, cercheremo”, sinceramente non soddisfa. Non soddisfa perché serviva una risposta concreta. Questa occasione poteva essere veramente un punto di svolta per tutto quello che è il territorio piacentino, sul quale tutti ci eravamo presi degli impegni. Ripeto: quando ci fu la discussione della legge sui tartufi, ci prenderemo tutti insieme un impegno di gestire e cercare di portare avanti insieme questa questione davanti a tutto il nostro territorio. Forse, in questa fase, serviva più coraggio, perché questa è una necessità che il nostro territorio ha da tempo e continuerà ad avere. Quindi, serve una stabilità, e serve sicuramente che questa manovra e che questo piccolo ma importantissimo punto venga approvato oggi. Mi spiace, quindi, se non sarà così, però comunque noi continueremo a combattere perché l’esigenza e la necessità che venga portato avanti questo punto è fondamentale per tutto il territorio piacentino.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Rancan.

Consigliere Foti, in discussione generale. Prego.

 

FOTI: Solo trenta secondi per fare notare una cosa al collega Molinari. Già la delibera della Giunta è limitativa rispetto a quello che era il calendario provinciale emanato allora dall’Amministrazione provinciale di Piacenza. Come lui sa, la delibera regionale parla di territorio collinare, mentre il calendario della Provincia di Piacenza non faceva questa distinzione e questa limitazione, parlando del territorio della Provincia di Piacenza. Quindi, non andava a circoscriverlo dal territorio collinare in su.

Io ritengo, lo dico molto chiaramente, che la Consulta che doveva essere costituita non è mai stata costituita, se ne dà atto nella legge. Noi abbiamo approvato una legge che era la fotocopia dei calendari delle Amministrazioni provinciali al di fuori di quella di Piacenza. Se anche dovessimo approvare questo emendamento, lo dico per il collega Molinari, nulla ha impedito che in caso contrario si applichi all’inverso l’articolo 13, comma 3, cioè riapplicare una limitazione, così come ha senso, perché in genere si dà il massimo dell’estensione e poi si applica la limitazione, non si dà un limite e poi si deroga al limite: questo in generale, anche secondo un procedimento logico- deduttivo.

In ogni caso, anche se venisse respinto questo emendamento, io sarei grato comunque se per il prossimo anno si arrivasse ad una definizione della questione. Una definizione legislativa, infatti, porta ad avere certezza di diritto; quanto alla “questua” sistematica alla Giunta di dover assumere un atto deliberativo, mi sembra quasi di dover andare con il cappello in mano a questuare un provvedimento il quale, tra parentesi, vorrei anche ricordarlo, vede la Giunta né più né meno affidarsi ai tecnici, perché non penso che nella Giunta ci sia qualcuno che si mette a discutere del tuber aestivum.

Quindi, avendo contezza di tutto ciò, mi auguro che questa decisione che, torno a ripetere, ha un profilo legislativo, perché questa è stata la strada che si è voluta seguire allora, cioè non di demandare di volta in volta e di anno in anno alla Giunta una delibera, ma di fissare dei termini eventualmente prevedendo le deroghe a quei termini.

Se scientificamente ci conviene e l’Università Cattolica ha sostenuto delle tesi esatte, sennò si vada a contrario, sostenendo tesi diverse, con equipollente valore scientifico, se si ritiene che l’Università Cattolica avesse ragione, allora non si vede per quale motivo non si debba, ovviamente, recepire in norma legislativa questo calendario, ma lo si debba comunque lasciare ad una serie di passaggi, collega Molinari, che costano alla Regione. Lo dico nel momento in cui vi preoccupate dei costi della politica, perché costano anche gli aggravamenti dei procedimenti legislativi e dei provvedimenti amministrativi.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Consigliere Molinari, prego.

 

MOLINARI: Replico al consigliere Rancan per quanto riguarda la frase “si attendeva una risposta concreta”, la risposta concreta è arrivata. Quindi, confermo di essere minoranza a Piacenza, però dal punto di vista dell’interesse e dell’attività di raccolta tartufi, la prima risposta concreta è arrivata. Non sono un tecnico, il consigliere Foti sottovaluta le conoscenze della Giunta per quanto riguarda la materia, ma sono sicuro che ci saranno anche delle esperienze, all’interno della Giunta, e delle competenze sull’argomento tartufo.

Da quello che ho appreso, la differenza tra pianura e collina è che in pianura è accertata una presenza di tartufo bianco che produce nel periodo di potenziale raccolta dello scorzone, quindi del tartufo estivo, con possibile danneggiamento dell’habitat. Colgo però l’invito del collega Foti per quanto riguarda la trasformazione e la messa a sistema di questo passaggio, che non diventi, su quello sono assolutamente d’accordo, una questua annuale, legata alla pressione del consigliere di destra, sinistra o di centro del territorio.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Molinari.

Se non ci sono altri piacentini interessati alla discussione, passiamo alle dichiarazioni di voto. Nessuno in dichiarazione di voto.

 

(Il consigliere Rancan chiede il voto elettronico)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Se nessun consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione dell’emendamento 21, a firma del consigliere Foti, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

Presenti

 

36

Assenti

 

14

Votanti

 

35

Favorevoli

 

8

Contrari

 

24

Astenuti

 

3

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 21 è respinto.

Art. 9.

Nessun emendamento.

Discussione generale.

Dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 9.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 9 è approvato.

Passiamo all’emendamento 8, a firma del consigliere Foti, che istituisce un nuovo articolo.

Discussione generale.

Consigliere Boschini, prego.

 

BOSCHINI: Grazie, presidente.

Dando per buona l’illustrazione che ha fatto precedentemente il collega argomento un attimo il tema perché, invece, per noi non è recepibile questo emendamento, la cui ratio, insomma, in parte, colgo anche se dall’intervento non si recepiva. Forse non aveva ancora carburato al cento per cento stamattina il collega Foti e io non ho colto fino in fondo tutte le motivazioni. Lui l’ha legato a elementi soprattutto giurisprudenziali, però è anche vero che ci sono solidi argomenti di legge per sostenere il principio secondo cui, in base all’articolo 43, comma 3-bis, i posti di direttore generale non sono ricompresi nella dotazione organica della Regione, perché di questo stiamo parlando.

Il consigliere Foti ci propone che il direttore generale sia nella dotazione organica della Regione. Su questo è chiaro che già dai tempi delle Bassanini, parlo degli enti locali, naturalmente, ma ci sono alcuni elementi di continuità amministrativa, quindi fin dai tempi della legge n. 127 del 1997 è esplicitamente previsto che la figura del direttore generale sia esterna alla dotazione organica per esempio dei Comuni e delle Province. Quindi, c’è questo elemento di riferimento negli enti locali molto preciso e che poi vincola, naturalmente, la natura di incarico a tempo determinato per quel che riguarda la figura del direttore generale.

Nella nostra legge sull’organizzazione e gestione del personale, la n. 43, sono tenute aperte due strade: l’incarico di direttore generale può essere dato a dirigenti regionali dotati della adeguata professionalità, questo fin dal 2002, oppure può essere conferito a persone esterne all’Amministrazione.

A questo – dice la legge – si provvede per chiamata diretta, quindi il principio dell’intuitu personae in qualche modo è abbastanza chiaramente individuato. Allora diventa, a mio avviso, abbastanza logica l’integrazione che fu fatta propria dai nostri colleghi nel 2002, prevedendo che il posto di direttore generale non fosse compreso nella dotazione organica. A maggior ragione perché la legge regionale ci dice che, quand’anche venisse scelto fra i direttori regionali, quindi fra le persone stabili in organico della Regione, il conferimento dell’incarico di direttore generale a dirigenti regionali determinerebbe immediatamente la risoluzione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato. Insomma, c’è una grande questione di diritto e di merito sulla figura dei direttori generali, ma è abbastanza evidente che il direttore generale si colloca in quel punto di snodo che sta fra la politica e l’Amministrazione e ha in questo la sua peculiarità, pur rimanendo, naturalmente, nell’orizzonte dell’Amministrazione.

Da questo punto di vista capisco le argomentazioni del collega e anche gli elementi di giurisprudenza che lui riporta, però mi sembra che la normativa regionale sia, da questo punto di vista, assolutamente coerente.

Siamo orientati, quindi, a mantenere questo tipo di impostazione.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Boschini.

Consigliere Foti, prego.

 

FOTI: Spero di aver carburato meglio adesso. Al di là dei carburatori e degli acceleratori, io ripeterò pedissequamente quanto ho letto ieri leggendo la parte della relazione collegata al giudizio di parifica della Corte dei conti, che mi sembra soggetto terzo nel nostro caso e che abbia la stessa quantomeno autorevolezza delle fonti non giurisprudenziali citate dal collega Boschini, anche perché è nota la differenza tra le Assemblee legislative e gli enti locali, perché è una distinzione che fa la Costituzione, non la faccio io.

Questa relazione recita: “A margine delle esposte considerazioni circa i dirigenti a tempo determinato, mette conto segnalare che nel sistema di cui alla richiamata legge regionale numero 43, le figure dei dirigenti generali sono collocate fuori dotazione organica, ai sensi dell’articolo 43, comma 3-bis di tale norma”. A tal riguardo, che dovrebbe significare “in proposito”, è doveroso richiamare la sentenza della Corte costituzionale, effettivamente non ero carburato e non ho citato la sentenza, adesso che sono carburato la cito, la numero 257 del 5 ottobre 2016, pubblicata nel dicembre 2016, chi ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 44, comma 1, lettera b) della legge regionale del Molise numero 8 del 2015 – la carburazione funzionava sulla legge regionale, perché ho citato esattamente la Regione Molise – nella parte in cui prevedeva che una serie di posti corrispondenti a figure funzionali dell’alta dirigenza regionale non fossero ricompresi nelle dotazioni organiche della Regione.

Fin qui è un commento. Poi non c’è un commento, perché dice “Considerato che tale sentenza si è resa pubblica solo nel termine del 2016, ovvero in prossimità della chiusura dell’esercizio finanziario, la sezione ritiene sussistano ora le premesse per lo sviluppo di un’attenta riflessione sul tema posto che conduca alla sua risoluzione prima del prossimo giudizio di parifica”.

Atteso che sono passati, ad oggi, sette dei dodici mesi attraverso i quali la riflessione doveva essere effettuata, penso che se non la effettuiamo in questa sede o in una sede successiva a ottobre o novembre ci troveremo la Corte dei conti che il prossimo anno ci dirà che è passato ormai un anno dall’avvenuta pronuncia della Corte costituzionale nell’ottobre 2016, con sentenza pubblicata nel dicembre 2016, e la Regione Emilia-Romagna dolosamente non provvede al riguardo.

Dopodiché, la democrazia è una questione di numeri e quindi so già come va a finire.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Consigliere Boschini, prego.

 

BOSCHINI: Non volevo darle del diesel. Anch’io sono un diesel.

Il tema del personale ci sta che debba essere riesaminato e andare a fine anno. Sicuramente il collega, che è attentissimo, ha già fatto mente locale e ho notato che ci sono altri passaggi fra gli articoli che voteremo oggi, che rimandano a interventi sul personale. Penso, per esempio, al tema della legge n. 5 e quindi del personale che la Regione ha in qualche modo distaccato e mantiene a seguito di deleghe date a Comuni ed enti locali. In un quadro complessivo autunnale, in modo più organico, il tema sarà da discutere.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Boschini.

Non avendo più nessun iscritto in discussione generale, passiamo alle dichiarazioni di voto. Nessun iscritto in dichiarazione di voto.

Metto in votazione l’emendamento 8, a firma del consigliere Foti, che istituisce un nuovo articolo, seconda stesura.

Se nessun consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione dell’emendamento 8, a firma del consigliere Foti, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

35

Assenti

 

15

Votanti

 

34

Favorevoli

 

10

Contrari

 

24

Astenuti

 

--

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 8 è respinto.

Art. 10.

Insistono tre emendamenti: l’emendamento 12, a firma dei consiglieri Piccinini e Bertani, l’emendamento 13, a firma dei consiglieri Bertani e Piccinini e l’emendamento 14, a firma dei consiglieri Piccinini e Bertani. 

Discussione generale.

Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Intervengo per chiedere il voto elettronico sui nostri emendamenti, che reintroducono quel famoso 15 per cento di utili che avete completamente eliminato dallo Statuto di BolognaFiere e invece noi lo vogliamo ripristinare in legge perché è un obbligo, secondo noi, sacrosanto.

Inoltre, volevo chiedere, sempre sull’articolo 10, il voto per parti separate, perché noi voteremo sicuramente contrari al comma 2 e al comma 3, dove si va a togliere un altro pezzettino di golden share dei pubblici, perché è vero che sono stati ripristinati gli articoli 7 e 8, ma li avete ripristinati un po’ come pareva a voi.

Tra l’altro, su questo, vorrei fare un appunto alla comunicazione e al comunicato che è uscito a seguito della Commissione, dove si è detto che la golden share dei pubblici è stata ripristinata. In realtà, non è così. A parte il fatto che quando si parlava di golden share si è sempre parlato in relazione alla nomina del presidente di BolognaFiere. In realtà, noi qui andiamo a fare tutto il contrario, cioè andiamo a togliere il veto dei pubblici sulle modifiche statutarie e sulle modifiche al patrimonio immobiliare. Quindi, quello che è uscito come comunicato dalla Commissione è una cosa non vera e tra l’altro adesso mi viene anche il dubbio che sulla nomina del presidente di BolognaFiere abbiate finito la lista di amici e parenti del PD e quindi adesso dovete aprire ai privati.

Su quello che si diceva ieri, invece, mi dispiace che il PD abbia sempre queste titubanze alle quali noi, poi, ovviamente, dobbiamo rispondere rassicurandoli, perché su quei 5 milioni che la Regione ha stanziato a fine 2016, a parte il fatto che se ne parlava in relazione al Piano industriale e lì noi abbiamo sollevato delle questioni, perché il Piano industriale non ci veniva fatto vedere, tant’è che abbiamo dovuto richiedere l’intervento della presidente dell’Assemblea legislativa e ci sono state consegnate ventisette slide.

Noi quel Piano industriale non l’abbiamo mai visto. L’Assemblea legislativa sulle questioni della Fiera è sempre tagliata fuori. Quindi, tutta la trasparenza che l’assessore Costi ogni volta ribadisce noi non la riscontriamo. In più, c’era la questione delle consulenze che non ci sono mai state fornite. Avevamo chiesto di mettere mano agli sprechi e ci veniva risposto che abbiamo risparmiato 300.000 euro dalla dismissione credo di qualche partecipata.

Nella Capigruppo non è mai stata toccata la questione sprechi. Abbiamo sollevato delle criticità sul piano della viabilità di cui il quartiere fieristico avrebbe bisogno. Anche qui non ci è mai arrivata nessuna risposta. Quindi, il voto contrario a quello stanziamento, e ricordo che siamo stati i primi come soci pubblici a intervenire, Comune e Camera di Commercio sono arrivati mesi dopo.

Quindi, il nostro voto contrario era ampiamente motivato. Poi la situazione si è dipanata ovviamente sempre sui giornali e oggi la situazione è completamente cambiata grazie alle modifiche che il PD ha voluto sullo Statuto di BolognaFiere.

Ricordo anche che stanziare quei 5 milioni non ci ha messo al riparo da nulla, perché avete svenduto la Fiera di Bologna apportando quelle modifiche, secondo noi vergognose, allo Statuto della Fiera. Quindi, dire che il Movimento 5 Stelle ha votato contro in ogni caso non ci mette al riparo assolutamente da nulla.

Tra l’altro, c’è un’altra questione che non è stata rilevata, che è quella delle tempistiche, che è molto importante. Siete intervenuti prima in Comune a Bologna mettendo mano allo Statuto e togliendo il veto dei pubblici sulla questione dei marchi e del patrimonio delle società. Poi siete arrivati in Regione facendo un passo indietro, ripristinando quei famosi articoli 7 e 8 sempre come pareva a voi e adesso vi vantate delle grandi modifiche. Intanto, lo Statuto di Bologna le modifiche le aveva già recepite e non ci tornerete più sopra.

Per quanto riguarda, invece, l’emendamento presentato in Commissione dal collega Taruffi, noi non ci stiamo rimangiando nulla. Io lo rivoterei oggi.

Dire che i pubblici anziché “possono” partecipare alle fiere della regione, “devono” partecipare io sono assolutamente d’accordo, però anche qui che non è che ci mette a riparo da nulla, nel senso che il “devono partecipare” si può esplicitare anche nella partecipazione dell’1 per cento.

Ripeto, come lo abbiamo votato in Commissione lo rivoterei anche oggi, con la differenza che oggi noi presentiamo un ordine del giorno in cui chiediamo un impegno concreto ai soci pubblici a non andare al di sotto del 51 per cento della maggioranza, e lo diciamo in maniera chiara, a differenza dell’ordine del giorno che avete presentato voi in cui si parla di quota di capitale pubblico che non scende al di sotto delle quote che garantiscono l’efficace indirizzo. Ma perché non l’avete scritto in maniera chiara? Sempre questi ODG fumosi.

In più, c’è la questione dei patti parasociali. Anche qui nell’impegno alla Giunta, quindi nel dispositivo, non c’è scritto niente dei patti parasociali. Dite semplicemente di promuovere, nel caso in cui le quote detenute dai soci pubblici dovessero scendere al di sotto della quota di controllo – e questa è un’ipotesi che io non voglio nemmeno considerare – l’elaborazione congiunta e l’adesione di tutti i soci pubblici di Fiere Internazionali di Bologna S.p.A. a impegni programmatici comuni per la guida e lo sviluppo della società. Questo è un impegno che si può prendere a prescindere dalla quota che i soci pubblici hanno o non hanno all’interno delle fiere. Vi siete venduti una cosa che non esiste. Questo ordine del giorno non vuol dire, come al solito, niente e io non mi sento di votare una roba che non dice niente: o lo dite in maniera chiara, e allora noi siamo assolutamente favorevoli a votarlo, nel dire che i soci pubblici devono avere la maggioranza delle quote, ma questo ordine del giorno questa roba qui non la dice e noi non lo voteremo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliera Piccinini, mi scusi, lei ha chiesto la votazione per parti separate, quindi il punto 1 e il punto 2 e poi i punti 3 e 4?

 

(interruzione della consigliera Piccinini)

 

Quindi, il comma 1 da solo. Il 2 e il 3 insieme e il 4 da solo.

 

(interruzione della consigliera Piccinini)

 

Grazie, consigliera Piccinini.

Consigliere Boschini, prego.

 

BOSCHINI: Grazie, presidente.

Ero più orientato a fare un intervento nel merito tecnico del dispositivo che stiamo per votare. Però, a questo punto, una battuta, quasi anche a titolo di convincimento personale sui temi politici che la collega Piccinini ha risollevato dopo che ieri comunque un dibattito politico è stato fatto e anche oggi vedo che ne è stato reso ampiamente conto sui giornali, comunque la faccio.

Magari non tutti qui condividono quello che sto per dire, ma io non credo che filosoficamente, strutturalmente e neanche normativamente, per promuovere il sistema economico emiliano-romagnolo nel mondo o attirare qui le imprese a interloquire con il nostro sistema sia necessario strutturalmente e filosoficamente l’intervento pubblico. Questo io non lo credo. Non credo che per vendere una macchina utensile e promuoverla nel mondo sia necessariamente fondamentale che ci sia il Comune o la Regione o per vendere una piastrella.

La penso diversamente se parliamo di sanità, se parliamo di acqua, cioè su temi dove effettivamente è in discussione il diritto fondamentale di un cittadino. Ma se parliamo di una promozione economica non credo che il pubblico debba necessariamente far parte della compagine. Però, prendo atto che ci sono momenti nella storia in cui il privato da solo non ce la fa. Quando la fiera, e lo sappiamo perché ce lo dicono i dati di diversi analisti del nostro territorio, in particolare Nomisma che citiamo anche in ordine del giorno, ci dicono che questa fiera ha un indotto che sfiora il miliardo per il nostro territorio, è evidente che noi non possiamo essere indifferenti rispetto a come va la Fiera di Bologna o la Fiera di Rimini eccetera.

Nel momento in cui ci rendiamo conto che una compagine privata ha delle difficoltà a mantenere gli investimenti complessi che la promozione può avere nel mondo, a maggior ragione in una fase di crisi dove le risorse sono state poche per tutti, eccetera, allora ci sta che il pubblico intervenga in una logica di supporto, non vorrei dire di supplenza.

Secondo me, noi siamo in questa fase. Però, riconoscendo che c’è un interesse legittimo verso il territorio, verso i redditi dei nostri cittadini da parte anche del pubblico, ci sta che anche strutturalmente noi siamo parte di questa compagine fieristica.

Non necessariamente, però, dobbiamo esserne gli unici detentori o dobbiamo esserne per forza gli azionisti di maggioranza. In questa fase è così.

Penso che sia stato opportuno che fosse così. Lo abbiamo sostenuto anche per ricapitalizzare e sostenere questa fase, ma, lo ribadisco, io non credo filosoficamente che noi dobbiamo essere per forza in maggioranza. Non stiamo parlando di acqua pubblica, non stiamo parlando di ospedali. Su quelli mi batterei esattamente sullo stesso argomento. Qui la cosa la vedo un pochino più sfumata.

Però, sia chiaro, non ho detto che non è importante essere nella fiera. In questo momento lo è, e lo è eccome, perché se non ci fossimo probabilmente la fiera avrebbe dei problemi, mentre oggi, invece, è significativamente in fase di ripartenza e di rilancio.

Tutto questo per dire che anche la normativa segue questo ragionamento che io ho fatto, che mi pare di buonsenso, laddove ci dice che non è che noi possiamo scrivere in una legge regionale tutto quello che ci aggrada e vincolare un soggetto che ha una finalità essenzialmente di mercato. Lo abbiamo ribadito con l’articolo 9, perché è una ripresa delle norme nazionali vincolarlo necessariamente ad una serie di elementi di tutela del pubblico, anche perché, lo dico con molta serenità anche alla collega Piccinini, se io fossi un investitore privato  e fossi interessato ad entrare in un ente che ha come compito quello di promuovere le macchine utensili che produco, ma entrando in quest’ente sapessi, per esempio, che l’ultimo dei Comuni, il Comune di Sozzigalli, che non esiste, così stiamo tranquilli, detenendo lo 0,01 per cento, un chip di un euro magari versato anni fa, ha la possibilità, attraverso quanto prevede, ad oggi, l’articolo 8, comma d), necessariamente dei soci di parte pubblica di poter esprimere il parere vincolante, quindi esprimere un veto su temi come, per esempio, la destinazione del patrimonio immobiliare, non possiamo dire che il padiglione A può essere trasformato da uffici a sede espositiva se lo 0,01 per cento del Comune di Sozzigalli non è d’accordo. Lei capisce che diventa difficile chiedere ad un privato di mettere risorse dentro un investimento di tipo fieristico.

Non solo. Se lo facessimo, andremmo contro un principio che non soltanto la giurisprudenza europea, che è sovraordinata rispetto alla nostra, che è legge ipso facto, lo ricordo, nell’ordinamento italiano e di tutti i Paesi europei, ma la stessa legge italiana dice che nelle società partecipate ognuno conta per la quota che ha e quindi non possiamo mantenere – ecco il senso dell’abrogazione della lettera d) del comma 3 – un passaggio che attribuisce un potere di veto al pubblico. Questo vuol dire che il pubblico se ne lava le mani, assolutamente.

Il pubblico mantiene un ruolo fondamentale, deve mantenerlo, lo dico con chiarezza. Nella fiera deve mantenerlo in questa fase, ma non potrà mai essere superiore a quella che è la sua effettiva proporzionalità. Noi abbiamo investito nella fiera. In questo momento deteniamo, come pubblici, insieme, più del 50 per cento, ed è giusto che contiamo più del 50 per cento, ma non che abbiamo un diritto di veto a prescindere dalla quota che deteniamo.

Io penso che questo ragionamento si possa condividere e argomentare in punta di diritto e in punta di logica. Ecco perché, ad esempio, il vostro emendamento 14 per noi è irricevibile, ma lo sono anche il 12 e il 13.

È interessante, e lo posso condividere, e lo condivido assolutamente dal punto di vista della filosofia, dire che se un ente fa degli utili deve reinvestirli nel miglioramento, nell’investimento strategico, ma, attenzione, sono io come Assemblea legislativa a dover stabilire che il 15 per cento degli utili della società Fiere, a capitale misto pubblico-privato, lo ribadiamo con questa legge, lo confermiamo in maniera chiara che deve essere a capitale misto pubblico-privato per i motivi che dicevo prima, ma devo dire io che è il 15 per cento e non perché il 14 e non perché il 16. Oggettivamente è difficile da sostenere questa cosa. Io sono presente nel consiglio di amministrazione, ci voglio essere, dico che come pubblico voglio giocare un ruolo fra l’altro preponderante perché in questo momento sono in una situazione di maggioranza e sarà lì che discuterò sulla base dei piani industriali, delle scelte, delle opportunità se quella volta l’investimento è del 15, è del 16 o è del 14 per cento. Stabilirlo per legge mi pare davvero complicato.

Quanto all’emendamento 13, faccio un po’ fatica a capire la logica. Sostituisce il numero 15 e dice che dobbiamo investire non il 15 per cento, ma una cifra congrua.

Ragazzi, l’italiano ha un senso. “Congruo” – l’ho controllato ieri sera sul dizionario Battaglia, che è il miglior dizionario che c’è – vuol dire adeguato al bisogno. Noi stiamo dicendo che un consiglio di amministrazione…

 

(interruzioni)

 

Adeguato al bisogno o coerente.

 

(interruzioni)

 

No, il Battaglia. I tre volumi del Battaglia in assoluto sono meglio del Devoto Oli. Su questo poi, quando vuole, collega, facciamo, fuori dal tempo, una discussione.

 

(interruzioni)

 

No, assolutamente. Non c’è dubbio. Vince il Battaglia sul Devoto Oli tutta la vita. Prenda il Devoto Oli e vedrà che dice la stessa cosa. Ma cosa vuol dire che gli investimenti devono essere congrui? Una cifra congrua deve essere destinata al miglioramento e all’investimento strategico? Sinceramente diventa problematico. Lo sarebbe per il 15, ma se questo tentativo di scrivere “congruo” è per evitare il numero, per invitarci a dire che anche sul numero non siamo d’accordo, almeno mettiamo un elemento culturali.

“Congruo” in una legge che cosa vuol dire? Vuol dire esattamente quello che ho detto io, cioè che non possiamo essere noi a decidere, ma deve essere il consiglio di amministrazione in cui saremo adeguatamente rappresentati. Il dispositivo che noi andiamo ad approvare e che quindi difenderemo è molto chiaro.

Nell’insieme dice che sulle decisioni strategiche servono i due terzi e noi diciamo in quell’ordine del giorno che manterremo la quota di indirizzo strategica. Non vi è chi non veda che nell’attuale Statuto e nell’attuale legge quella quota – l’ha detto ieri il mio segretario in un intervento – è la quota del 34 per cento. Poi da lì si sta anche sopra, tranquillamente, e si difendono anche le quote attuali se si ritiene che in questo momento è la scelta strategica da fare.

Quanto ai patti parasociali, chi conosce la legge Madia sa che quei patti sono assolutamente opportuni ed utili per coordinare e rafforzare il lavoro insieme del pubblico. Bisogna fare attenzione e sapere, niente lo vieta, che sopra al 50 per cento, cioè sopra la quota di controllo, la legge Madia trasforma il patto sociale in un effettivo controllo e quindi quella diventa una società pubblica a tutti gli effetti, che quindi, dal punto di vista degli appalti e di tutte le cose, ha dei tempi e delle modalità di gestione che io dubito siano coerenti con il bene della fiera, con il futuro della fiera e con la sua possibilità di rilancio snello e veloce. Niente vieta culturalmente di farlo, lo ribadisco.

Filosoficamente io penso che non sia indispensabile. Se lo è strategicamente per il bene dei cittadini emiliano-romagnoli noi quella partecipazione pubblica la tuteleremo nelle quote che saranno ritenute effettivamente strategiche.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Boschini.

Consigliere Taruffi, prego.

 

TARUFFI: Grazie.

Intervengo velocemente. Al di là dei convincimenti personali di ciascuno di noi, al di là di quello che qualcuno capisce o meno, è importante ciò che è scritto, perché le pubbliche amministrazioni lavorano per atti, non per convincimenti, non per incomprensioni.

Io leggo nel testo di legge che noi andiamo a confermare che la destinazione del patrimonio immobiliare dovrà essere approvata con maggioranza qualificata dei due terzi dei soci, così come la stessa maggioranza qualificata dei soci è altresì richiesta per il trasferimento e la cessione di marchi di beni inerenti l’esercizio di attività fieristiche per l’eventuale costituzione, acquisizione e cessione di partecipazione in società di capitali. Questo significa che sugli oggetti fondamentali che determinano l’indirizzo di un ente fieristico noi ribadiamo che per quelle decisioni serve una maggioranza qualificata dei due terzi dell’Assemblea dei soci. Punto numero 1. È scritto nella legge.

Punto numero 2. Per quanto riguarda l’ordine del giorno e il rapporto sui patti parasociali leggo “È inoltre opportuno, alla luce della funzione strategica di BolognaFiere eccetera eccetera, la stipula di adeguati patti parasociali”. Ovviamente, i dispositivi vanno letti congiuntamente e quindi le premesse sono importanti anche per gli impegni conclusivi, che ribadiscono la necessità, come peraltro riportando testualmente il testo, perché al di là di quello che ha scritto l’Ufficio stampa dell’Assemblea legislativa la rassegna stampa uscita oggi ha riportato testualmente l’ordine del giorno. Secondo me, non cogliere l’evidente scarto tra quello che si sta producendo qui, in un rapporto tra, lo dico chiaramente, il PD e la sinistra, e quello che, invece, si è prodotto in Comune a Bologna, non cogliere questa differenza e questo scarto, secondo me, vuol dire non cogliere un passaggio politico importante.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Taruffi.

Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Grazie, presidente.

Intervengo velocemente. Su quello che diceva il consigliere Boschini, “ognuno conta per la quota che ha”, siamo d’accordissimo. Peccato che noi abbiamo la maggioranza e non contiamo più niente, proprio perché i cosiddetti poteri speciali li avete tolti.

C’è un’altra frase che mi lascia alquanto preoccupata, quando il collega Boschini dice “in questo momento teniamo la maggioranza delle quote”. Quindi, io leggo che c’è o ci sarà la volontà, probabilmente, di lasciare ancora più spazio ai soci privati. Poi, vorrei ricordare che se la Fiera ha avuto dei problemi non è perché i soci privati non stavano facendo la loro parte, è perché avete sbagliato la maggior parte delle nomine dei presidenti. Questa cosa è sotto gli occhi di tutti. Non possiamo far finta di niente. Sono state fatte delle scelte sbagliate. Quindi, non venitemi a raccontare che adesso è necessaria la presenza dei privati perché sennò la fiera non va avanti. I problemi della fiera erano soprattutto legati a quelle nomine. 

Per quanto riguarda la questione dei due terzi, qui la notizia non è che prendiamo le decisioni con il 66 per cento e con la maggioranza dei due terzi, la notizia è che avete tolto il diritto di veto. Questa è la notizia che, ovviamente, non è uscita nemmeno sui giornali, proprio a riprova del fatto che qui vi riacquisto della golden share, come veniva scritto dall’ufficio stampa dell’Assemblea non c’è traccia. Anzi, si sta procedendo esattamente al contrario.

Infine, su quello che diceva il consigliere Taruffi e i patti parasociali che avete scritto nelle premesse, se vogliamo che la Giunta si prenda un impegno in questo senso lo scriviamo anche nel dispositivo. Funziona così. La Giunta non è che si muove e si attiva sulle premesse, si attiva sul “impegna la Giunta a”, quindi sul dispositivo.

Io, però, lo ripeto, non la prenderei nemmeno in considerazione l’ipotesi di stare sotto il 50 per cento, ma se vogliamo dire che la possibilità esiste e nel caso in cui dovesse avverarsi allora attiviamo i patti parasociali allora scriviamo nel “impegna la Giunta a” a leggere anche le premesse, perché questo è. Quindi, o lo scrivete chiaramente nel dispositivo o significa che la Giunta, rispetto a quel punto, non farà nulla. Mi sembra veramente di dovervi spiegare l’ovvio. Meno male che voi siete quelli che avete esperienza!

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Piccinini

Se nessun altro consigliere chiede di intervenire in discussione generale, si proceda alla votazione dell’emendamento 12, a firma dei consiglieri Piccinini e Bertani, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

38

Assenti

 

12

Votanti

 

37

Favorevoli

 

5

Contrari

 

24

Astenuti

 

8

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 12 è respinto.

Si proceda alla votazione dell’emendamento 13, a firma dei consiglieri Bertani e Piccinini, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

40

Assenti

 

10

Votanti

 

39

Favorevoli

 

5

Contrari

 

27

Astenuti

 

7

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 13 è respinto.

Si proceda alla votazione dell’emendamento 14, a firma dei consiglieri Piccinini e Bertani, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

38

Assenti

 

12

Votanti

 

37

Favorevoli

 

5

Contrari

 

22

Astenuti

 

10

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 14 è respinto.

Si proceda alla votazione del comma 1 dell’art. 10, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

38

Assenti

 

12

Votanti

 

37

Favorevoli

 

25

Contrari

 

7

Astenuti

 

5

 

PRESIDENTE (Rainieri): Il comma 1 dell’art. 10 è approvato.

Si proceda alla votazione dei commi 2 e 3 dell’art. 10, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

39

Assenti

 

11

Votanti

 

38

Favorevoli

 

25

Contrari

 

11

Astenuti

 

2

 

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliere Foti rettifica il voto?

 

(Il consigliere Foti dichiara voto contrario)

 

Consigliera Piccinini, prego.

 

PICCININI: Non è stato rilevato il mio voto contrario.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Va bene. Grazie, consigliera Piccinini.

I commi 2 e 3 dell’art. 10 sono approvati.

Si proceda alla votazione del comma 4 dell’art. 10, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

40

Assenti

 

10

Votanti

 

39

Favorevoli

 

26

Contrari

 

8

Astenuti

 

5

 

PRESIDENTE (Rainieri): Il comma 4 dell’art. 10 è approvato.

Art. 11.

Nessun emendamento.

Discussione generale.

Dichiarazione di voto.

Consigliere Boschini, per dichiarazione di voto, prego.

 

BOSCHINI: Volevo intervenire in dibattito generale, ma va bene lo stesso, presidente. Bisogna starle dietro. Va bene. Nessun problema.

Noi difenderemo il dibattito fatto in Commissione. Ricordo, in particolare, l’intervento, per esempio, del collega Delmonte, che era stato – mi pare – correlatore di minoranza della legge n. 5, l’impianto della proposta che facciamo. Qual è il tema? È come avviene il meccanismo – diciamo così – di definizione non tanto della pianta organica, quanto delle procedure concorsuali che ne possono derivare per quanto riguarda le farmacie comunali.

Richiamandolo in estrema sintesi, ogni Comune fa, ai sensi dell’articolo 4, che non è in oggetto oggi, la pianta organica e ne dà comunicazione alla Regione. Se in quella pianta, naturalmente, decide di opzionare, una farmacia ha, in base all’attuale definizione, un anno, dalla definizione di questo termine, per evitare che decada la titolarità della stessa. Attraverso il cambiamento che andiamo ad effettuare oggi, non ci sarà più il termine di un anno, ma questo termine può essere prorogato fino all’approvazione della prima graduatoria utile da parte della Regione.

Il successivo passaggio è quello, naturalmente, di prevedere che la Regione faccia – come del resto è già previsto attualmente dalla legge – periodicamente la graduatoria rispetto al conferimento delle sedi farmaceutiche vacanti. Ricordo che la discussione si è svolta attorno al fatto che questo termine viene portato, ora, a quattro anni, che possono sembrare tanti. Intanto, richiamo che non è scritto nella legge che la graduatoria della Regione debba essere fatta fra quattro anni. Ogni quattro anni non esclude che si faccia a breve. Questo, naturalmente, fa decorrere i tempi per i Comuni, a questo punto, a questo “a breve”, che non sto a definire meglio, e poi da quel “a breve” si potrà fare ogni quattro anni. Intanto, non vuol dire che necessariamente avremo, da qui in avanti, quattro anni di vacanza dentro i quali i Comuni possono, in qualche modo, avere questa prorogatio dei termini originariamente previsti in un anno.

In secondo luogo, mi pare che concretamente l’andamento stia giustificando – almeno questo mi pare di capire dagli elementi raccolti sul territorio dagli uffici – una certa maggiore esigenza di progressività nell’applicazione di quella legge. Non mi pare che, per esempio, ci siano fino in fondo le condizioni per quel ritmo serrato che, forse, si era previsto in base al principio di consentire in quelle graduatorie un giusto equilibrio fra il ruolo del privato, la sua possibilità di fare impresa anche in questo settore e, dall’altra, però, l’esigenza che, anche attraverso l’intervento del pubblico, possa essere garantito quello che è comunque un diritto all’accesso alla farmaceutica sul territorio.

Per fortuna, ci sono anche alcuni ammortizzatori possibili, non soltanto sotto forma di apertura della farmacia, ma anche di altre forme per dispensare i farmaci. Laddove non ci siano ancora le condizioni per fare, in tempi così brevi, le assegnazioni, tutto sommato mi pare che la norma di legge segua un criterio di logica. Ecco perché ci tenevo a dirlo rispetto al dibattito fatto in Commissione con il collega della Lega. Ci pare sia giusto e questo verrà fatto, da parte nostra, per tutelare e difendere la proposta della Giunta all’articolo 11.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Boschini.

Consigliere Delmonte, prego.

 

DELMONTE: Grazie, presidente.

Anch’io ci tengo a specificare la nostra posizione, che avevamo già tenuto in Commissione. È una posizione che riguarda un aspetto combinato delle due modifiche, ovvero quella dell’articolo 11 e quella dell’articolo 12 che, una volta combinate, porterebbero a un’eventualità: quella in cui l’apertura della sede farmaceutica assegnata al Comune possa essere prorogata – in un’eventualità particolare – fino a quattro anni. Facendo questa combinazione, è un’eventualità che non si può escludere e che, quindi, esiste.

Noi già in fase di approvazione della legge, l’anno scorso, avevamo richiesto che i tempi di apertura delle farmacie comunali, rispetto a quelle private, fossero uniformati, addirittura, nell’arco di 365 giorni, quindi nell’arco di un anno. Attualmente, invece, ci troviamo con un privato che deve aprire nell’arco di 180 giorni (sei mesi) e un Comune che, qualora passassero – come sarà – queste due modifiche, potrebbe trovarsi con una proroga fino a quattro anni, con una disparità molto evidente.

Da questo punto di vista, non si capisce nemmeno perché, se dobbiamo fare le graduatorie una volta ogni quattro anni, manteniamo il fatto che le piante organiche debbano essere fatte ogni due. Ci troviamo come piante organiche ogni due anni, quindi negli anni pari, e a indire i concorsi per l’assegnazione ogni quattro. Non si capisce perché dobbiamo far lavorare i Comuni per fare le piante organiche una volta in più rispetto a quando i concorsi, effettivamente, verranno indetti.

Da questo punto di vista, noi siamo concordi con gli emendamenti presentati anche dal collega Foti, che eventualmente abrogano l’articolo 12. Nel caso venissero respinti, voteremo contrario sia all’articolo 11 che all’articolo 12.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Delmonte.

Consigliere Paruolo, prego.

 

PARUOLO: Grazie, presidente.

Riprendiamo il dialogo che abbiamo già avuto con il collega Delmonte in occasione della legge sulle farmacie. Lui ha messo in luce quello che potrebbe essere un rischio. D’altra parte, la norma che stiamo votando cerca di dare una risposta ad un’altra eventualità: che cosa accadrebbe qualora la sede della farmacia restasse vacante e in attesa, proprio per le norme che abbiamo approvato nella legge sulle farmacie, del nuovo bando? Con questo intervento si dà la possibilità al Comune di intervenire in questo lasso di tempo.

Essendo la farmacia in quel momento scoperta e non essendo possibile dare una risposta ai cittadini di quel territorio nei termini, se non aspettando il prossimo concorso, attraverso questa norma si dà la possibilità di un tempo nel corso del quale far intervenire l’ente pubblico, il Comune, assumendola. Il collega Delmonte dice: “Se il Comune facesse il furbo e quindi ritardasse apposta usufruirebbe di questa finestra per avere tempi più lunghi”. Il ragionamento che lei propone lo si può prendere in considerazione, eventualmente, per mettere degli ulteriori correttivi e, comunque, presuppone una malafede da parte del Comune, che io non credo sia giusto presupporre nel momento in cui parliamo di un ente che, evidentemente, è lì a tutela dei propri cittadini.

In questo caso, si tratta di un intervento mirato semplicemente a dare una possibilità a una sede che non è stata assegnata attraverso le procedure previste dalla legge e che è in attesa che venga bandito il concorso per poter fare le graduatorie e capire chi andrà a gestire quella farmacia. In questo lasso di tempo, per dare un’ulteriore possibilità, che non garantisce che venga fruita, perché il Comune potrebbe decidere di non assumerne la gestione, diamo questa ulteriore finestra. Credo sia un miglioramento.

Non voglio dire che non si possano adottare ulteriori misure per cercare di venire incontro a eventuali casi particolari, però il tema posto dal collega Delmonte sarebbe un caso particolare rispetto al caso particolare. Qui già abbiamo il miglioramento di una situazione per intervenire in alcuni casi particolari. Lui dice: “E se poi il caso particolare configurasse una maggiore possibilità per i Comuni?”. Ragioniamoci, ma non bocciando questa opportunità, bensì facendo questo miglioramento e ragionando su eventuali correttivi, magari guardando anche la casistica, che credo, francamente, sarà ridottissima nei numeri. Vediamo in questi numeri ridotti se, effettivamente, attraverso questa norma che oggi introduciamo, abbiamo apportato un correttivo migliorativo, oppure se abbiamo dato la possibilità di avere un atteggiamento tartufesco – per stare a un altro tema di cui abbiamo parlato oggi in quest’Aula – da parte dei Comuni nell’usufruire di questa ulteriore possibilità.

Si tratta di un fine tuning che stiamo portando avanti, però credo sia uno step migliorativo quello che oggi votiamo, senza togliere la possibilità di ulteriori miglioramenti futuri.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Paruolo.

Consigliere Delmonte, prego.

 

DELMONTE: Grazie, presidente.

Intervengo solo per specificare che io non ho mai parlato di malafede dei Comuni. Io non l’ho detto assolutamente. Io ho solo detto che la combinazione di queste due modifiche ai due articoli potrebbe portare a questo caso. Come ente che deve legiferare in maniera corretta, era giusto anche considerare questo estremo caso.

Detto questo, evidenzio che in Commissione, giustamente, ci è stato detto che le domande fatte nella fase concorsuale di solito sono molte. Quindi, è molto raro il fatto che non ci sia una graduatoria valida attiva in questo momento.

In realtà, stiamo andando a legiferare una casistica che non dovrebbe esistere. Come è stato detto in Commissione, mi chiedo, a questo punto, perché lo facciamo. Se lo facciamo, facciamolo in modo da coprire tutte le casistiche. Non sto criticando il fatto che al Comune venga dato più tempo. Vado a criticare come non venga dato questo tempo a un privato che, invece, nell’arco di sei mesi deve assolutamente adoperarsi per aprire, quando – come sappiamo – le pratiche burocratiche o le possibilità economiche spesso non sono facilmente reperibili nell’arco di sei mesi. Questo aspetto lo avevamo già criticato in fase di approvazione della legge.

Da un lato, si vanno ad allargare le maglie per la parte pubblica fino, in un caso molto particolare, a quattro anni, mentre nel caso del privato in sei mesi o apri o perdi il diritto. Questa disparità andava, secondo me, corretta. Non lo facciamo in questo articolo. Speriamo di rifarlo. Su questa legge, che abbiamo approvato solo poco più di un anno fa, ci abbiamo messo le mani più volte e non si è mai arrivati a una definizione corretta. Andando avanti sempre con “fine tuning” si arriverà al fine tuning definitivo, spero, nell’arco di breve tempo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Delmonte.

Se non ci sono altri iscritti in discussione generale, passiamo alle dichiarazioni di voto. Nessun iscritto in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 11.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 11 è approvato.

Art. 12.

Insiste l’emendamento 3, a firma del consigliere Foti, che pone ai voti il mantenimento del testo.

Discussione generale. Consigliere Boschini, prego.

 

BOSCHINI: Presidente, intervengo solo per un chiarimento rispetto alla natura del citato emendamento 3. Si intende abrogativo? Quindi, voteremo sul mantenimento o meno dell’articolo? Perfetto. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Boschini.

Se non ci sono iscritti in discussione generale, passiamo alle dichiarazioni di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, il mantenimento del testo dell’articolo 12.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’articolo 12 è approvato. L’emendamento 3 si intende respinto.

Prima dell’articolo 13, abbiamo l’emendamento 16, a firma dei consiglieri Bertani e Piccinini, per l’istituzione di un nuovo articolo.

Dibattito generale.

Consigliere Bertani, prego.

 

BERTANI: Grazie, presidente.

Rapidissimamente. Il dibattito su questo tema si svolgerà soprattutto sulle risoluzioni. Si sta sollevando, ultimamente, in Regione il tema del dibattito sull’autonomia regionale. Ebbene, noi pensiamo che questo vada fatto coinvolgendo i cittadini, quindi sicuramente tramite l’indizione di un referendum consultivo. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

Consigliere Bargi, prego.

 

BARGI: Grazie, presidente.

È con un certo stupore, nel senso positivo del termine, che apprendiamo di questo imbarbarimento della politica regionale emiliano-romagnola. Così una volta si parlava di chi trattava temi quali autonomia e federalismo, in termini di barbari, di personaggi folcloristici, eppure dal presidente, fino alla ferma opposizione del Movimento 5 Stelle, vediamo che ci sono interventi di apertura, a nostro avviso un po’ tardivi, sulla scia di quanto sta avvenendo nelle Regioni vicine a noi a nord del Po, ma senz’altro molto positivi, per quanto ci riguarda.

È chiaro che, però, se si decide di trattare un argomento come questo, per noi molto serio, dobbiamo cercare di intavolare un percorso che, per forza di cose, non può essere buttato lì. Questo emendamento sicuramente, in linea di principio, lo voteremo, anche perché, se viene messo al voto, problemi tecnici non ne ha. Però, se uno va a prendere in mano lo Statuto della nostra Regione, per quanto riguarda l’indizione del referendum, trova che esistono tre casistiche per le quali si possono richiedere referendum consultivi, ovvero presentando 80.000 firme dei cittadini, con la richiesta da parte di dieci Consigli comunali che rappresentino almeno un quinto degli abitanti della regione o con quattro Consigli provinciali. Questo, probabilmente, sarebbe anche da rivedere come punto, vista la situazione attuale dell’ente provinciale. Non esiste la casistica in cui il presidente decide autonomamente di convocare un referendum.

Di certo non critichiamo la soluzione proposta dal Movimento 5 Stelle (ripeto, voteremo a favore), però forse bisognerebbe capire se questo emendamento va a cozzare con la norma statutaria della Regione. Altrimenti, parliamo di nulla. Noi ci impegniamo. C’è una nostra risoluzione. Non sto a parlarne adesso. Ci arriveremo entro la serata o, magari, nella prossima aula. Chiediamo proprio l’impegno all’Amministrazione di intraprendere tutte le iniziative necessarie per iniziare il percorso in grado di portare, a Costituzione vigente, a una maggiore autonomia della nostra Regione per quanto riguarda le materie ad oggi ottenibili a livello di Costituzione attuale. Chiaramente, il percorso del referendum è uno dei preferibili.

Il presidente Bonaccini ha detto: “Io parto senza bisogno di nessun referendum. Vado a intessere tavoli e rapporti con il Governo”. Secondo noi, sarebbe stato un passaggio importante. Visto che c’è una condivisione così ampia già all’interno dell’Aula, anche un passaggio attraverso la cittadinanza non potrebbe che riscontrare un segnale positivo da parte delle persone, anche per informarle meglio sull’argomento che stiamo trattando.

Noi sicuramente proporremo anche una richiesta di modifica allo Statuto, non tanto da inserire come articolo nell’assestamento. Magari si potrà ragionare in Commissione di quelli che saranno i numeri con cui eventualmente richiedere l’indizione di un referendum, affinché la Giunta possa indire direttamente il referendum consultivo a partire già da qui dentro e non con le modalità ad oggi previste, che chiaramente richiedono un impegno molto più massiccio di persone sul territorio.

Se questo emendamento non crea nessun tipo di contrasto con lo Statuto, per quanto ci riguarda, lo votiamo. Volevamo solo sottolineare questa incongruenza, che non vorremmo rendesse inefficace questo tipo di emendamento.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bargi.

Consigliere Boschini, prego.

 

BOSCHINI: Grazie, presidente.

Io non amo molto fare battute, perché credo che qui dobbiamo soprattutto lavorare, però sulla Fiera e, oggi, anche su questo tema, in effetti, fa piacere vedere che si sale sulle barche. Vuol dire che sono barche giuste. Questo fa piacere, perché vuol dire che sono temi importanti.

Già da qualche giorno il presidente Bonaccini ha detto sui giornali chiaramente qual è l’intenzione della Regione Emilia-Romagna.

Mi riferisco ai colleghi del Movimento 5 Stelle. Quindi, nessun problema. Guardavo là, però loro sono di spalle e non mi vedono.

Dicevo, ha detto chiaramente qual è la strategia della Regione Emilia-Romagna. Io vorrei stare un pochino più sul merito, però. Adesso non voglio fare tanti discorsi politici. Credo che questa proposta di emendamento sia borderline dal punto di vista dell’ammissibilità. Non voglio concentrarmi su questo, ma è borderline nel senso che nel collegato, per definizione, dovrebbero stare cose che non hanno impatto sul bilancio. Questo, invece, è un primo tema. Chi fa referendum spende soldi. Per consultare i cittadini può essere sempre – per l’amor del cielo – utile farli, però ricordo che la Costituzione italiana (non Giuseppe Boschini, ma la Costituzione italiana) all’articolo 116 il referendum non lo prevede. Avrebbe potuto prevederlo, ci mancherebbe, però non l’ha previsto. Questo mi conferma l’idea che il nostro padre costituente, di cui fra l’altro molti di noi negli ultimi mesi si sono fatti paladini e difensori, nel ‘48 – non è il ‘48 in questo caso; è la fine degli anni Novanta, più precisamente il 2001 per alcune modifiche – si è fatto l’idea che una serie di materie, in questo caso le materie concorrenti, in realtà anche alcune materie specifiche dello Stato, possono, senza un procedimento referendario, per legge ordinaria, essere messe a disposizione della Regione.

Mi soffermo su un aspetto del testo che propongono i colleghi del Movimento 5 Stelle: “La Regione Emilia-Romagna, in considerazione della sua specialità”. Questo è un punto, per me, veramente dirimente e inaccettabile. Lo è culturalmente. Io mi posso sentire speciale da cittadino emiliano-romagnolo (ci mancherebbe, lo sarò per tante cose; non io, sicuramente), ma non credo che la Regione Emilia-Romagna sia speciale. Non credo. Anzi, sarebbe interessante avviare in Italia un dibattito sulle Regioni a Statuto speciale. Alcune sono virtuose, ma altre lo sono un po’ meno.

Non so se dobbiamo inseguire il concetto della specialità delle Regioni. Anche nel dibattito lombardo-veneto questo tema è trattato un po’ ambiguamente. Qualcuno affronta per la via diritta il 116, cioè dicendo che può essere dato con legge dello Stato. Qualcuno cavalca un po’ l’idea della specialità. Io questa idea non riesco a condividerla. Anche perché è chiarissimo: il 116 serve a rilanciare un regionalismo ordinario. È un modo per arricchire alcune competenze previste dalla Costituzione, ma non dentro una logica di specialità. Quindi, se il presupposto del quesito che proponete è la specialità, noi veramente non riusciamo a seguirvi.

Dico di più. Mettere in un testo di legge il testo del quesito mi sembra ulteriormente un elemento un po’ particolare. Addirittura autorizziamo il presidente della Giunta regionale a indire un referendum, peraltro non previsto dalla Costituzione, che costa. Ho qualche dubbio che lo si possa mettere qua, perché dovremmo prevedere – autorizzandolo – anche le necessarie risorse, che forse potremmo spendere meglio per gestire alcune delle competenze che ci verranno date dallo Stato.

In più, nel testo mettiamo la specialità. Credo di aver argomentato a sufficienza. Convintamente a supporto dell’iniziativa che il presidente sta prendendo sul 116, siamo convinti che questo darà forza al sistema ordinario delle Regioni e non dobbiamo inseguire il tipo di proposta avanzata dal Movimento 5 Stelle.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Boschini.

Consigliere Bertani, prego.

 

BERTANI: Grazie, presidente.

Siccome ieri ci davano dei “fulminati”, oggi darei anche al collega Boschini del “fulminato”, nel senso che...

 

(interruzioni)

 

“Folgorato”. Scusatemi. Era una battuta anche questa.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Non è esattamente la stessa cosa, ma siamo sempre in tema di energia.

Prego.

 

BERTANI: Era una battuta. Non toglietemi i minuti per la battuta.

Fino a qualche mese fa voi eravate per riaccentrare tutto con quel referendum che avete perso. Quindi, oggi il cambiamento di rotta mi sembra che l’abbiate fatto voi. Ovviamente, la proposta di referendum va sicuramente argomentata e ben approfondita. Sulle Regioni a Statuto speciale convengo con il collega Boschini su alcuni aspetti, però non veniteci a dire che voi siete quelli delle autonomie e del regionalismo, perché fino a pochi mesi fa attribuivate di nuovo praticamente tutto al Governo centrale. Adesso non ho qui il manifesto – ce l’ho ancora – utilizzato in campagna elettorale, dove si mostrava come sarebbe cambiata la mappa delle competenze fra Regioni e Governo centrale.

Bene che oggi ci abbiate ripensato. Quella batosta sicuramente vi ha fatto cadere finalmente da cavallo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

Oggi tra trattori, cavalli e barche stiamo facendo il Motor Show, quasi.

Consigliere Fabbri, prego.

 

FABBRI: Grazie, presidente.

Intervengo anche per dare un po’ di serietà al dibattito che stiamo facendo su un tema così importante, come quello dell’autonomia. Volevo sottolineare un concetto. Siccome stiamo parlando di paternità sul tema dell’autonomia, un tema che, ovviamente, mi interessa fino a un certo punto, l’importante è portare a casa il risultato, mi stupisce un po’ che oggi, prima il presidente Bonaccini e poi il Movimento 5 Stelle, accolgano un tema presente nel mio programma elettorale da candidato alla Presidenza della Regione, un tema che non era presente, ovviamente, nei programmi elettorali – regolarmente depositati – sia del Movimento 5 Stelle che del Partito Democratico.

Siamo abituati a essere rincorsi su quello che diciamo. Basta soltanto ricordare il fatto che la Lega nasce con l’obiettivo di portare avanti un percorso di autonomia. Io rilancio in quest’Aula: magari tutte le Regioni fossero a Statuto speciale. Tutte le Regioni dovrebbero avere lo stesso diritto a auto-governare le proprie risorse che producono in loco.

Caro collega Boschini, siamo speciali. La specialità emiliano-romagnola è quella di lavorare, di produrre. Ha creato una classe imprenditoriale importante, che oggi paga buona parte della tassazione...

 

(interruzioni)

 

L’autonomia – l’ho sentita, collega Boschini – serve, appunto, a responsabilizzare l’amministratore locale per attribuirgli un centro di responsabilità importante su come va a gestire le risorse. Se lo Stato rimane centralizzato, ovviamente l’amministratore locale è demotivato nel cercare di amministrare bene. Se ai siciliani non vanno bene i propri amministratori, voteranno altri amministratori. Non è il tema dell’autonomia. È il tema dell’incapacità di una classe politica di amministrare una Regione.

A nostro avviso, questo tema deve essere portato avanti con serietà e pretendiamo serietà dal presidente Bonaccini su questo tema. Anche perché saltar fuori con il discorso dell’autonomia a due mesi dal referendum d’iniziativa che stanno portando avanti Lombardia e Veneto ci sembra una boutade di carattere elettorale. Ma ben venga. Vuol dire che il referendum veneto e il referendum lombardo servono a far cambiare l’ottica politica anche al Partito Democratico, che fino all’altro giorno rinnegava questo tema. Come si diceva prima, è inutile parlare di autonomia oggi quando il 4 dicembre scorso tante competenze si volevano centralizzare, invece che lasciarle in mano alle Regioni.

Facciamo le cose seriamente. Se vogliamo parlare di autonomia, dobbiamo capire anche che deleghe – lo chiedo in quest’Aula – il presidente Bonaccini vuole chiedere tra le 22, che l’articolo 116 della Costituzione dà la possibilità di prendere come responsabilità amministrativa. Quando capiremo questo, avremo dei dettagli più chiari. Se parliamo di referendum – come diceva, giustamente, prima il collega Bargi – votiamo questo emendamento del Movimento 5 Stelle sapendo che è inutile, perché finché noi non cambieremo lo Statuto di questa Regione non potremo, attraverso un voto d’Aula, riuscire a indire effettivamente un referendum.

Anche a nostro avviso, un atto, al netto del discorso di democrazia, darà la possibilità a quest’Aula, ovviamente scegliendo attraverso quali parametri arrivare alla possibilità di indire un referendum, di cambiare lo Statuto in modo tale da consentire, in caso di bisogno per problematiche e temi importanti, come quelli dell’autonomia, di indirlo.

Non stiamo parlando di fare una briscola al bar, ma di una cosa veramente importante che, se portata avanti bene, può dare dei risultati interessanti sicuramente dal punto di vista del bilancio di questa Regione. Siamo speciali, e lo ricordo ancora al collega Boschini, anche perché, a differenza di altre Regioni italiane, produciamo un residuo fiscale di 15 miliardi di euro all’anno. Vuol dire che il sistema socioeconomico emiliano-romagnolo dà allo Stato 15 miliardi di euro in più rispetto a quello che lo Stato dà indietro ai cittadini dell’Emilia-Romagna. È un dato su cui dobbiamo riflettere e su cui dobbiamo lottare. Se volete lottare insieme a noi, ci fa piacere. Cerchiamo, però, di farlo seriamente.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Fabbri.

Consigliera Prodi, prego.

 

PRODI: Grazie.

Quando si scrivono documenti o si fanno proposte politiche, invito ad aderire al testo costituzionale per il quale abbiamo, credo, tutti fatto una discreta lotta anche l’anno scorso. Se lo andiamo a leggere, l’articolo 116 non parla assolutamente di referendum. L’articolo 116 stabilisce: “Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia possono essere riconosciute o attribuite con legge dello Stato su iniziativa delle Regioni, sentiti gli enti locali”.

È ora di stigmatizzare lo strumento referendario usato quando non si ha la capacità politica di interloquire con le istituzioni preposte al governo del territorio. Questo è un atteggiamento di una demagogia pleonastica, perché usa le risorse pubbliche quando non sa usare gli strumenti politici che la Costituzione detta. Quindi, siamo in un ambito che non è nemmeno descritto dalla Costituzione. Non so neanche dove ci stiamo trovando, e questo mi sembra veramente il fallimento del percorso democratico che ci si dà quando si organizza il territorio in governi locali, enti locali, Regione. Dovrebbe essere chiaro a tutti.

L’idea anche solo di proporre referendum con questa dicitura è perlomeno peculiare, purtroppo, del momento politico che stiamo attraversando, dove ognuno si aggrappa a queste forme di quello che viene chiamato “populismo”. Noi usiamo le parole “demagogia pleonastica”, perché sembrano più attinenti.

Si dice “tutte le Regioni a Statuto speciale”. Questo è esattamente quello che bisogna combattere. Sono d’accordo con il collega Boschini, bisogna ripensare perché alcune Regioni sono ancora a Statuto speciale e, quindi, magari, ripensare al loro status, ma in un’idea di unità di Paese. Oppure continuiamo a rideterminare confini sempre più piccoli. Questo non è lo scenario che io, personalmente, mi auguro.

L’impostazione ideale, dato che l’applicazione del 116 sta diventando, forse giustamente, anche attuale, dovrebbe avvenire, secondo me, con una visione congiunta che abbia anche uno sguardo nazionale rispetto a cosa tutte le Regioni insieme possano pensare, non ognuna per sé, ma insieme nella procedura e nel pensiero. Auspico un nostro grande protagonismo nella Conferenza Stato-Regioni. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Prodi.

Consigliere Calvano, prego.

 

CALVANO: Grazie, presidente.

Durante la campagna referendaria, in previsione del referendum del 4 dicembre, non ho mai avuto l’opportunità di confrontarmi pubblicamente con i colleghi del Movimento 5 Stelle. Ho avuto, invece, l’opportunità di confrontarmi con il collega Fabbri. Perché richiamo quel confronto? Perché il collega Fabbri, con l’onestà intellettuale che lo accompagna, sa benissimo che in quel confronto che facemmo in quel di Berra – se non vado errato – ci fu una domanda esplicita su questo aspetto: ma voi non temete che il referendum e la riforma della Costituzione possa portare a un neocentralismo, quindi a una riduzione del ruolo delle Regioni? In quell’occasione, il sottoscritto, ma non come posizione personale, bensì come posizione del Partito Democratico dell’Emilia-Romagna, disse quanto oggi il presidente Bonaccini sta portando avanti, ovviamente con il plauso e la soddisfazione del Partito Democratico, cioè che, a fronte di una centralizzazione su alcune materie che quella riforma prevedeva, in Regione Emilia-Romagna si aveva l’intenzione di utilizzare l’articolo 116, che rimaneva immutato, per poter avere più spazi di autonomia, in quanto avevamo in quel momento della discussione – e abbiamo tuttora – bilanci in ordine e competenze certificate che ci consentivano di andare in quella direzione. Oggi stiamo dando ulteriormente corso a un dibattito partito proprio durante il confronto sul referendum del 4 dicembre.

Sempre nell’ambito del dibattito in quel referendum, l’ampio e variegato fronte del “no” – non so cosa dicesse la Lega da questo punto di vista, e me ne scuso – disse cose molto esplicite: “Una delle ragioni per le quali non possiamo votare favorevolmente a quel tipo di riforma costituzionale è che vengono mantenute le Regioni a Statuto speciale”. Quante volte ce lo siamo sentito dire? Io un sacco di volte. A fronte di quella cosa, fummo costretti – quelli del “sì” – a dire: “Guardate, obiettivamente era una cosa da fare, però i vincoli parlamentari, i rapporti tra le Regioni, ad oggi, non ci consentono di arrivare lì”.

Sentir dire da parte di qualche forza politica che c’è bisogno di più Regioni a Statuto speciale a me spaventa, ma non tanto nelle affermazioni che fa il collega Fabbri, quanto, ad esempio, nel referendum voluto dalla Regione Veneto. Attenzione: i referendum chiesti dal Veneto e dalla Lombardia sono diversi. Sono diversi nel quesito e sono diversi nell’obiettivo. Quello della Regione Veneto chiede, sostanzialmente, di dare alla Regione Veneto una sorta di specialità rispetto a tutte le altre Regioni, aumentando ulteriormente le Regioni a Statuto speciale. Quello della Lombardia fa un’operazione che credo si definisca “tautologica”, del tipo: “Cari cittadini, mi autorizzate ad applicare la Costituzione?”. Il quesito della Lombardia è esattamente questo: possiamo applicare, nelle more dell’unità nazionale, il 116?

Con grande rammarico del Partito Democratico, il fatto che si possa applicare la Costituzione così com’è ce l’hanno già detto il 4 dicembre, non c’è bisogno di fare un ulteriore referendum. La Costituzione dice, al 116, che le Regioni possono avviare un’interlocuzione con il Governo per avere maggiori spazi di autonomia. La Regione Emilia-Romagna – ringrazio e plaudo al presidente Bonaccini per la scelta fatta – ha deciso di percorrere quella strada. La percorreremo con tutte le attenzioni del caso, credo con quel portato di relazioni che la Regione Emilia-Romagna ha nel proprio territorio e nel rapporto con il Governo e con l’obiettivo di arrivare in fondo ad un percorso lungo e articolato, un percorso che passerà anche per le volontà del Parlamento e del Governo stesso, di questo e forse anche di quello successivo. Mentre su questo ho delle certezze su come la vede rispetto alla richiesta dell’Emilia-Romagna, su quello futuro non lo so. Però, guardando quello che succede in questo Consiglio regionale, chiunque vada a governare sono certo che, di fronte alla richiesta dell’Emilia-Romagna, darà corso a quella richiesta.

Vedo il Movimento 5 Stelle che ha deciso di stare su questo tema e di portarlo avanti. La Lega ribadisce di esserne stata sempre convinta. Questo mi dà certezze che, a prescindere da chi vincerà le elezioni nel 2018, la richiesta dell’Emilia-Romagna potrà andare a buon fine.

Sul referendum mi permetto di dire una cosa. Se facessimo il referendum in Emilia-Romagna potremmo brindare al raggiungimento della quota 100, che sarebbero i milioni di euro spesi per fare tre referendum che sarebbero inutili. Sono inutili quelli della Lombardia e del Veneto. Il primo costa più o meno 50 milioni di euro; quello del Veneto, tenendo conto delle debite proporzioni, 20-25 milioni; quello dell’Emilia-Romagna costerebbe 20-25 milioni. Siccome stiamo discutendo in Parlamento di una riduzione dei vitalizi che porterebbe a 70-80 milioni di euro in meno, vuol dire che siamo tutti consci del fatto che quel tipo di risparmio ci aiuterebbe. Caricare i cittadini di spese inutili credo sia assolutamente inopportuno in questa fase, ma non perché non vada bene consultare i cittadini, bensì perché la Costituzione ci dice che ciò che l’Emilia-Romagna sta portando avanti – questo in risposta all’emendamento del Movimento 5 Stelle – è in linea con il dettato costituzionale.

Quindi, il nostro “no” all’emendamento portato avanti dal Movimento 5 Stelle si spiega nelle parole del collega Boschini, alle quali mi associo, e si spiega anche in una logica di opportunità politica che, in questo caso, a mio avviso, non sussiste e soprattutto rappresenterebbe un aggravio per i cittadini emiliano-romagnoli.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Calvano.

Consigliere Taruffi, prego.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

Prendo pochissimo tempo: sarò lapidario. Io penso che una discussione così importante e significativa come quella che viene introdotta con questo emendamento non possa essere affrontata in modo così estemporaneo, ma ritengo sia necessario, invece, fare una discussione complessiva e articolata, che deve impegnare questa Assemblea legislativa affinché definisca le linee di indirizzo, sulle quali il presidente della Regione dovrà poi lavorare all’interno della Conferenza Stato-Regioni, e non solo, su un tema importante ed estremamente significativo che concerne le risorse, l’autonomia e le competenze delle Regioni, in particolar modo della nostra.

Credo che questa Assemblea dovrà discutere, a settembre, delle linee di indirizzo, sulle quali il presidente poi dovrà e potrà muoversi, avendo come cardine e come punto di riferimento - e li voglio citare come titoli - due aspetti, il lavoro e la sanità. Io credo che su questo dovremo fare una discussione importante per chiedere maggiori competenze e maggiori risorse da destinare a questi ambiti, però ritengo che la discussione vada fatta in una cornice diversa, più ampia, più articolata e più dettagliata, perché l’Assemblea legislativa ha il dovere e il compito di dare indirizzi strategici su un ambito così importante. Non possiamo relegare questa discussione a un emendamento estemporaneo e forse anche non del tutto coerente con l’oggetto in discussione.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Taruffi.

Ha chiesto la parola il presidente della Giunta, Bonaccini. Prego.

 

BONACCINI, presidente della Giunta: Grazie, presidente.

Visto che è stato tirato in ballo il tema del referendum, vorrei esprimere alcune considerazioni. Innanzitutto, la Lega Nord ha legittimamente, in questi mesi, scelto la strada della richiesta di maggiore autonomia tramite consultazione referendaria. L’ha fatto in due delle tre Regioni di cui è alla guida e pone il tema - ci arriverò tra un attimo - di chiedere ai cittadini se sia utile avere maggiori forme e condizioni di autonomia. Dopodiché, però, non è specificato quali competenze e quali risorse. Però, è una scelta molto precisa, che io rispetto, ma che non condivido non sull’obiettivo da raggiungere, altrimenti non avrei detto e fatto quello che stiamo provando a fare, bensì nelle forme o nel percorso attraverso cui arrivarci.

Credo di capire l’imbarazzo del Movimento 5 Stelle, che su questi temi non ha mai detto nulla e che viene a chiedere oggi, non so perché, forse perché ho rilasciato un’intervista ai giornali nazionali e perché in Veneto e in Lombardia hanno indetto il referendum, una cosa della quale io non ne capisco i contorni. Legittimo, ma mi pare che il dibattito del Movimento 5 Stelle, rispetto anche ai dibattiti dei referendum in quelle due regioni, sia stato non lineare. Ma anche qui ci sta.

Vorrei sgombrare il campo da due critiche che ho sentito in questi giorni. La prima è che sarei diventato autonomista quando io sarei centralista. Ora, se si è votato “no” o se si è votato “sì” al referendum, erano opportunità, così come l’astensione, dettate dalla Costituzione. Mi pare che il risultato sia stato molto netto. Però, mi auguro che chi ha votato “sì” e chi ha votato “no” sia andato a votare sapendo che cosa votava, perché la maggiore centralizzazione di competenze era data su alcune materie, e ne cito alcune, le più importanti, infrastrutture, politiche energetiche, promozione del turismo all’estero, che io credo davvero il Paese debba avere come politiche nazionali, per evitare venti politiche energetiche regionali in un Paese che ha poche materie prime, infrastrutturazione in una parte del Paese che da cinquant’anni si discute, ma che spesso non è riuscita ad arrivare, la promozione all’estero del turismo dove ognuno di noi si mette il fiore all’occhiello per andare qui o là, ma è bene che l’Italia si promuova come Italia e via elencando. Abbiamo già votato, per cui è inutile che riapriamo questa discussione. Noi andremo a chiedere maggiore autonomia su altre competenze.

L’altro tema è quello che - lo dico al Movimento 5 Stelle, in quanto soprattutto voi avete rimarcato questo aspetto - si “scassava” la Costituzione se passava il “sì” al referendum. Io sto facendo un percorso che va ad applicare ciò che prevede la Costituzione italiana, perché attraverso il comma 3 dell’articolo 116 tento di aprire un percorso che non è mai stato portato a termine o esplorato da nessuno. Peraltro, vi ho detto che rispetto e nelle finalità persino condivido quello che i presidenti Maroni e Zaia stanno facendo. È pur vero che loro sono al governo di quelle Regioni da più anni di me, chi il doppio, chi il triplo, ma sono stati anche ministri della Repubblica italiana, e negli anni in cui erano ministri della Repubblica italiana non mi pare che quei Governi abbiano concesso autonomia a chicchessia Regione, che è normale, che ci sta. Oltretutto, lo stesso presidente Zaia continua a sostenere che tifa per l’Emilia-Romagna e auspica che riesca a ottenere ciò che lui sta cercando di ottenere per altra via.

In altre parole, dal punto di vista dell’obiettivo, è un obiettivo similare, laddove, però, per quanto mi riguarda l’unità nazionale è sacra e non dobbiamo aggiungere Regioni a Statuto speciale a quelle già esistenti. Quindi, l’Emilia-Romagna non chiederà mai di diventare una Regione a Statuto speciale. Quello che chiediamo e crediamo di poter ottenere è altro, nell’aprire naturalmente una trattativa con il Governo. Quasi certamente la prossima settimana avrò il primo incontro con il Governo, così come la prossima settimana convochiamo il tavolo del Patto per il lavoro, perché a tutte le parti sociali vogliamo sottoporre il percorso, che ho visto raccogliere pubblicamente interesse e anche “apprezzamento”. Comunque, in quella sede entreremo nel merito. Del resto, il giorno dopo che quel referendum fosse vinto - peraltro con quel quesito si fa fatica a non essere d’accordo - bisogna mettersi a sedere con il Governo e aprire tutta una discussione e una trattativa, perché, come sapete, poi si deve arrivare a una legge, che deve essere votata dal Parlamento, mi pare addirittura a maggioranza qualificata.

Io voglio accelerare, noi vogliamo accelerare, vogliamo stabilire le competenze, che non possono essere tutte, come qualcun altro legittimamente chiede, e trovare la forma anche per come non avere più risorse, perché si tratta, invece, eventualmente di trattenerne una parte alla fonte per gestire quelle parti di competenza. Questo è quello che proveremo a fare.

Stiamo lavorando - sono alcune settimane che lavoriamo in silenzio con la struttura tecnica - anche per capire come meglio presentarci. Intanto, abbiamo definito quattro macro aree: lavoro e impresa, formazione e ricerca, welfare e sanità, ambiente e territorio. Avrete visto che, ad esempio, più che parlare di cose generiche, che vengono bene, ma che poi nel merito bisogna andare a espletare, io ho fatto quell’esempio, che con Patrizio abbiamo esplorato, che rispondendo a un’emergenza e a una richiesta che viene fatta dal territorio, cioè ad esempio più tecnici specializzati, in un momento in cui va particolarmente bene per la nostra economia, la regione che cresce di più, la disoccupazione che scende molto più rapidamente di quello che pensavamo - e ho visto i numeri di alcuni istituti indipendenti -, se davvero andasse come qualcuno mi dice, avremmo di che gioire, perché continuerebbe a scendere in maniera molto robusta la disoccupazione. Ma vedremo. Bisogna essere prudenti e guardare di tre mesi in tre mesi.

Il tema di un politecnico che possa avere una finalità nella specializzazione di alcune competenze e farlo qui in regione con risorse che tratteniamo per giocare un ruolo è un tema di estrema importanza. Ieri stesso l’assessore Bianchi, anche se lo ripetiamo quasi sempre, sottolineava che vogliamo avere la competizione sulla qualità di quello che produciamo. Quindi, la nascita a settembre di questi due corsi di laurea unici al mondo, la biennale d’inglese, che porterà nel nostro territorio 150 studenti di tutto il mondo, il tema dell’automotive, dell’alta ingegneria specializzata, dopo l’accordo con le imprese dell’automotive, dalla Ferrari in giù, passando per Ducati, Lamborghini e Dallara, i quattro Atenei. Questa è la direzione che vogliamo intraprendere. Quindi, agiamo dentro a quel quadro di qualità e tendendo al lavoro e alla formazione qualificata. E mi si dia atto che non ho mai parlato solo di piena occupazione ma, semmai, di piena e buona occupazione. Non a caso, stiamo stabilizzando nel pubblico tutti coloro che possiamo. Però, c’è un tema che riguarda la qualità della vita, che per noi è anche welfare.

Questo è l’impianto. Ne discuteremo presto. Alla ripresa avremo di che discutere di queste materie. Comunque, sapendo che questo è un Paese che deve stare insieme, che non lo si può “scassare”, che non si può mascherare una secessione, non perché qualcuno lo voglia fare, ma lo dico rispetto a un tema di maggiore autonomia, a nostro parere sarebbe giusto che a quelli virtuosi e che stanno dimostrando di utilizzare bene le risorse pubbliche venga concesso un credito in termini di possibilità di spendere meglio ciò che può essere speso, soprattutto perché, se l’Emilia-Romagna corre velocemente, corre più velocemente anche il Paese.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, presidente Bonaccini.

Prego, consigliere Bignami.

 

BIGNAMI: Grazie, presidente.

Desidero intanto ringraziare i colleghi del Movimento 5 Stelle che hanno almeno avuto il merito di portare all’interno di quest’Aula un dibattito - e francamente sono stupito delle parole del presidente Bonaccini - che fino ad oggi non era approdato qui dentro. Anche la stessa intervista che lei ha rilasciato a la Repubblica, in cui afferma che in silenzio e sottotraccia ha parlato di questo tema, io credo che rappresenti un fatto molto grave, presidente. Intanto, senza andare a scomodare dottrina e giurisprudenza, mi basterebbe citare la sentenza della Corte costituzionale n. 496/2000 per ricordare che non è la Giunta che deve intraprendere l’iniziativa. Quindi, nel momento in cui lei ci dice che va a firmare qualcosa con il presidente Gentiloni, dimentica che c’è un dibattito dottrinale estremamente variegato in ragione del quale né il Governo né la Giunta regionale sono titolari dell’azione. D’altronde, come lei stesso ha ben ricordato, non è una maggioranza dei due terzi, ma è una maggioranza che richiede il voto favorevole dei componenti delle Camere, ma è una legge che deve ratificare l’intesa. Quindi, bisogna precisare su cosa, per chi, in che modo, con quale autonomia, su quali temi. Gli Enti locali: quali Enti noi vogliamo andare a sentire? C’è dibattito su questo. Non è che uno si può alzare una mattina e chiedere maggiore autonomia. Occorre seguire un percorso. C’è qualcuno che ritiene addirittura che la proposta d’intesa debba essere formalizzata dal Consiglio delle Autonomie locali.

Io non pretendo che questa Assemblea debba essere per filo e per segno notiziata di quello che viene fatto, ma su un tema così enorme c’era il dovere d’informare l’Assemblea, c’era il dovere di venire qua e dire: oh, ragazzi, sto facendo questo! Non apprenderlo da un articolo de la Repubblica o chissà dove. Su questo aspetto mi permetto di dire ai colleghi del Movimento 5 Stelle, ai quali rinnovo il mio ringraziamento, che parlare di specialità quando si parla di Costituzione richiama il primo comma dell’articolo 116, ma siamo lontani anni luce da quello scenario. Ma certo che la Regione ha delle peculiarità, che però vanno rappresentate e vanno in maniera eclettica mantenute in una discussione e in un dialogo interistituzionale e interno all’Assemblea, funzionale a individuare assieme quali competenze devono essere o non essere sollevate o suscitate. È un aspetto non indifferente.

Mi viene da pensare che, sotto il mascherato tentativo di introdurre autonomie, si vuole realizzare quello che la dottrina come primo campanello d’allarme fa suonare, ovvero il depotenziamento delle funzioni e delle competenze degli Enti locali. Del resto, questo è uno dei primi aspetti che venne sollevato in occasione della discussione dell’articolo 116. Questo forse perché il Partito Democratico sta perdendo pezzi qua e là sul governo degli Enti locali? Noi non ci siamo. Lo dico prima. Forse perché iniziamo ad avere un po’ troppi capoluoghi o comuni sopra i 15.000 abitanti che sfuggono? Guardate che la revisione, sulla base dell’articolo 116, delle competenze e della distribuzione interna dell’articolo 117 va a toccare competenze - e lei parlava prima di istruzione - che attengono all’attività degli Enti locali. Che cosa significa questo? Che volete sviluppare un nuovo accentramento? Quello che viene chiamato, sempre dalla giurisprudenza costituzionale, un policentrismo? Invece che un federalismo, vogliamo avere tante realtà che vanno a realizzare un sostanziale accentramento nella Regione di competenze che dovrebbero andare agli Enti locali? Su questo noi non ci siamo.

Presidente, non è mia intenzione esasperare troppo un tema che, comunque, viene introdotto marginalmente, pur con un intervento dei colleghi del Movimento 5 Stelle su questo aspetto, ma voglio dirle, con tutto il rispetto che le porto, che non ci è piaciuto, per quegli elettori che hanno votato Forza Italia, apprendere dai giornali che lei sta intraprendendo questa iniziativa. Non ci è piaciuto. Lei aveva il dovere istituzionale di venire in aula e dire: intraprendiamo questo percorso. Lei ha detto una cosa politicamente grave: da tempo stiamo lavorando. Non ci è piaciuto. Abbiamo fatto non dico finta di niente, ma sicuramente non avremmo sollevato il tema in seno all’assestamento. Tuttavia, anche quello che lei ha detto quest’oggi non solo non ci convince, ma neppure ci porta a poter esprimere preventivamente un assenso rispetto a un’eventuale ricerca di ampliamento di competenze che la Regione dice di voler realizzare, quando non sappiamo non solo e non tanto quali competenze lei intende andare a riprendere, perché in qualche maniera l’ha anche espresso, ma soprattutto quale percorso, quali sono gli Enti locali che verranno interessati, chi andrà a parlare d’intesa. Lei dice che il presidente Gentiloni le ha dato l’okay. Ma non è il presidente Gentiloni che approva questa roba. Non è il presidente Gentiloni, ma il Parlamento.

Dobbiamo costruire un progetto d’intesa, poi l’intesa, poi il tutto deve passare dal voto delle Camere: in sei mesi? Non mi sembra molto credibile. Poi, se proprio vogliamo dirla tutta, può anche essere che il prossimo Governo voglia rivedere quell’intesa. Chi ci dice che sia dello stesso colore politico. È nel gioco democratico che questo non avvenga. E non parliamo di un’elezione che si terrà tra tre anni, ma tra sei mesi.

Ecco perché, pur ringraziando i colleghi del Movimento 5 Stelle, su questo emendamento ci asterremo, ritenendo doveroso, e in questo auspicando quello che lei ha detto, a settembre un dibattito in quest’aula, che attualmente non è programmato. E mi rivolgo ai colleghi Capigruppo: attualmente non è programmato. E, se non è programmato, significa che nessuno aveva intenzione di portarlo in Aula. Auspichiamo in tempi molto rapidi, visto lo stato d’avanzamento di cui lei quest’oggi ci ha parlato, la convocazione di un’assemblea per parlare con chiarezza di questi temi perché, con tutto il rispetto, non credo che si possa andare a un ampliamento delle competenze di cui all’articolo 116 solo per un politecnico. Lo dico banalizzando. Credo che ci siano tanti altri temi. Lo dico banalizzando. E credo che ci siano temi su cui il centrodestra possa portare ben più di una proposta e di un contributo.

In conclusione, confidando che sia stato più un allungo politico, anche utile evidentemente a tappare qualche fallatura, e volendo sperare che il retropensiero che ho affacciato in questo mio intervento sia un retropensiero infondato, dichiaro che su questo emendamento ci asterremo, auspicando che la Capigruppo convochi il presidente in Aula nella prossima programmazione - e lo dico rivolgendomi anche al Presidente - per poter fissare un’assemblea dedicata ai temi posti dal presidente Bonaccini.

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bignami.

La parola al consigliere Caliandro.

Poi si preparino i consiglieri Foti e Bertani.

 

CALIANDRO: Grazie, presidente.

Questo emendamento giustamente cattura l’attenzione dei colleghi, facendoli confrontare su un tema di respiro nazionale, intorno al quale tutti stiamo ragionando, seppur all’interno di un quadro ridefinito del nostro impegno amministrativo, che il nostro relatore Boschini ha avuto modo di affrontare nel corso di queste due giornate, lunghe, piene.

Pare, quindi, opportuno segnalare che correttamente il presidente Bonaccini, rappresentando anche il Consiglio in quanto consigliere di questa Assise, ha intrapreso un’attività che, portata avanti in maniera stanca dai Governi delle destre, in questo Paese non c’era mai stata, né negli incarichi amministrativi ministeriali né negli incarichi amministrativi di governatori delle stesse Regioni. Si è scelto in altre Regioni, evidentemente, di ricorrere a uno strumento molto diverso rispetto a quello per cui si è optato in questo caso, ovvero si è scelto di spendere dei soldi pubblici per fare una comunicazione politica che serviva ad altro.

È in ragione di questo che l’apprezzamento e le motivazioni per cui respingeremo l’emendamento si muovono lungo uno stesso canale. Da una parte, esprimiamo un apprezzamento perché per la prima volta il presidente Bonaccini introduce una modalità di discussione delle leggi delegate tale da consentire un’interazione con questa Assemblea. Dall’altra parte, invece, si cerca di tirare a campare rispetto all’esistente, dimostrando una totale incapacità di avere una programmazione che possa essere rispettosa dei ruoli di tutti.

Ebbene, nel rispetto dei ruoli di tutti, pare opportuno segnalare a questa Assemblea che la programmazione di queste due giornate di Consiglio prevede una risoluzione presentata dai consiglieri della Lega Nord proprio in merito all’articolo 116, una risoluzione che impegna la Giunta a dare corso, in tutte le sedi opportune, a ogni iniziativa istituzionale necessaria per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia per il trasferimento dell’articolo 116. Proprio per questo, come Gruppo Partito Democratico depositeremo, nel corso di questa giornata, la risoluzione che ho fra le mani per rispondere articolatamente a quella che è la nostra idea di delega. Qui non c’è una maggioranza silente o assente, ma c’è una maggioranza attiva, attenta, consapevole del fatto che, per portare a dama o dare lo scacco, occorre avere una pianificazione. Nascondersi, invece, dietro procedure e ritualità servirebbe a bloccare questo Paese come è stato bloccato fino adesso.

Penso, quindi, che questa discussione, come faremo nel corso della presentazione della nostra risoluzione, debba entrare nel merito. Invece, scorgo un atteggiamento dilatorio, inutilmente dilatorio, quello di attribuire a un’incapacità di rappresentare questa Regione e le volontà di questa Assemblea al nostro presidente. Lo dico non solo perché questo è ingeneroso nei confronti della massima figura di questo Ente, ma soprattutto perché occorre un’interazione tra il nostro ruolo di consiglieri e quello della Giunta per cercare di comprendere quali sono gli aspetti tecnici delle deleghe.

Se è vero che vogliamo arrivare a un federalismo fiscale capace di negoziare anche sui temi che sono stati messi in discussione, occorre che gli stessi vengano fotografati e selezionati per capire meglio come funzionano. Io ho molto apprezzato ciò che diceva il consigliere Boschini in ordine al concetto di Regioni a Statuto speciale, su cui ritorneremo dopo e ci confronteremo. Ma la specialità talvolta è anche il malgoverno. Noi, invece, che siamo specialisti, essendo la prima regione in Italia per il rilancio del nostro prodotto interno lordo e per le capacità e le qualità amministrative, vogliamo mantenere una specialità tutta nostra, quella di fare bene le leggi. Quindi, presidente Bonaccini, vada avanti.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Caliandro.

La parola al consigliere Foti.

 

FOTI: Signora presidente, intervengo per richiamo all’articolo 21 dello Statuto e all’articolo 20 del nostro Regolamento.

Signora presidente, debbo qui denunciare che siamo in una sessione anomala, perché una sessione seria di bilancio vedrebbe una Presidenza che esclude dall’ammissibilità degli emendamenti ciò che è estraneo a una sessione di bilancio, soprattutto perché si vìola un principio elementare di rispetto delle opposizioni e delle minoranze, le quali hanno tempi contingentati.

Io non voglio dire il giochetto che è stato fatto oggi, con compiacenze multiple, di lasciare al relatore di maggioranza, che pure ringrazio per tutte le risposte che puntualmente ci ha dato, anche i tempi del Gruppo di sua appartenenza, tra l’altro confondendo il ruolo di relatore di maggioranza con il ruolo di relatore del Gruppo di maggioranza. Del resto, se fosse vero quanto si dice, ma basterebbe aver letto un bigino di un’Assemblea legislativa, in tempi in cui ci si preoccupa da parte del Partito Democratico dei vitalizi dei parlamentari, ci si preoccupasse innanzitutto di mandare dei parlamentari che hanno saputo fare male il presidente magari di Assemblea legislativa a fare bene il presidente di Assemblea legislativa.

Questo emendamento - mi scusino i colleghi del Gruppo Movimento 5 Stelle - è chiaramente in violazione all’articolo 21 del nostro Statuto, il quale disciplina il referendum consultivo. Sarebbe sufficiente averlo letto - non dico capito - per comprendere che possono proporre il referendum consultivo esclusivamente alcune figure: 80.000 residenti nei comuni della nostra regione, dieci Consigli comunali che rappresentino almeno un quinto degli abitanti della regione, quattro Consigli provinciali. Al di fuori del resto, tutto quanto è spettacolo. Decidete voi se è farsa, commedia, discorso da bar dello sport e chi più ne ha più ne metta. Questo lo dico sotto il profilo istituzionale.

Quanto poi al merito, mi sia consentito dire che un tema del genere, al di là di quanto diceva prima il consigliere Caliandro, oggetto di risoluzioni, dove pure i tempi sono limitati, non può non rientrare in uno specifico dibattito che si apra con una relazione del presidente della Regione e che porti i Gruppi consiliari a poter esprimere le loro opinioni su una materia di questo tipo. Noi stiamo giocando con una riforma di tipo istituzionale con Gruppi che hanno venti minuti per una sessione di bilancio, signora presidente. Ma dove siamo! Ma volete spiegarcelo, o no? D’altronde, la Conferenza dei Capigruppo accondiscende al contingentamento dei tempi, che tra l’altro potremmo vedere, al di là dei precedenti, se si applica alle sessioni di bilancio così come malamente intese, ma rammento che l’articolo 20 parla di bilancio, mentre l’articolo 36 del nostro Regolamento disciplina i bilanci e, quindi, fa distinzione tra tempi contingentati per il bilancio e tempi riservati agli assestamenti di bilancio. Ma dato che qui c’è “madre precedenti” che governa, in Conferenza dei Capigruppo ci siamo dati questa autolimitazione, ma un’autolimitazione che aveva delle fonti giuridiche che a questo punto non possono essere che l’articolo 20, comma 3, del Regolamento. Ma se noi ci autolimitiamo nei tempi, è evidente che ci deve essere anche un’autolimitazione nei confronti degli emendamenti che sono estranei per materia. Del resto, non è che l’assestamento di bilancio è un vagone dove ci si mette tutto e il contrario di tutto. A maggior ragione, come in questo caso, la tagliola dell’ammissibilità o dell’inammissibilità deve essere una tagliola ben precisa e che funziona.

Io sono indignato di quanto sta accadendo, sono indignato, signora Presidente, che, mentre il PD a Roma fa a gara per dire chi taglia meglio i vitalizi, il PD a Bologna fa a gara per chiudere prima l’Assemblea legislativa e stare quarantacinque giorni in vacanza. Certo, perché oggi è convocata alle ore 13 una Commissione e sempre alle 13 l’Ufficio di Presidenza. C’è la smobilitazione perché entro domani bisogna aver concluso tutto, e la prima Assemblea legislativa andrà a settembre.

Io chiedo, quindi, la convocazione della Conferenza dei Capigruppo e contestualmente la sconvocazione delle Commissioni convocate in contemporanea con l’Ufficio di Presidenza, perché ho diritto di partecipare all’Ufficio di Presidenza e alle Commissioni, e aggiungo che questo carnevale deve finire. Fino ad oggi ho atteso pazientemente, ma adesso mi sono stufato. Non è possibile che alle stesse ore ci si trovi pacchi di decisioni importanti da assumere e, non avendo il dono dell’ubiquità, uno debba fare scelte tra ciò che è più importante o meno importante in senso lato. Come converrete, ho presentato solo emendamenti rigorosamente riferiti al testo, e mi scusi, relatore Boschini, se ci sono degli emendamenti nuovi sull’articolo 15 rispetto a quelli presentati in Commissione da parte mia, perché l’articolo 15, come lei sa, è stato presentato in Commissione dalla Giunta all’ultimo momento. Quindi, tra fare subemendamenti in quell’occasione, che diventava un’attività che determinava ulteriori ritardi dei lavori della Commissione, e presentarli oggi, sono stati presentati in questa sede. Ma i miei emendamenti sono rigorosamente riferiti al testo dell’Assemblea. Qui sono stati ammessi fior fiore di emendamenti che sono estranei già all’inizio, ma anche nel prosieguo a quello che è un iter legislativo corretto. Nella fattispecie, però, voglio ribadire che questo emendamento contrasta con un articolo dello Statuto, che ho specificatamente citato per dire che vi è l’improcedibilità dell’emendamento medesimo.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

Per riprendere l’andamento di discussione sul bilancio e, quindi, i tempi contingentati, voglio informare che ho lasciato il tempo in parte anche al di fuori del tempo contingentato su questo argomento al consigliere Foti e lo farò anche per gli altri interventi successivi qualora dovessero arrivare al limite, però contemporaneamente vorrei convocare per domani l’Ufficio di Presidenza e la Conferenza dei Capigruppo a mezzogiorno sull’argomento che ha investito la discussione, in modo da programmare…

 

(interruzioni)

 

Sull’articolo 116 e sull’argomento richiamato, dimodoché domani si possa definire la programmazione della discussione, insieme alla Giunta naturalmente, a settembre, ma anche prima. Per quanto mi riguarda, non ho preclusioni. Specificatamente sull’argomento relativo all’articolo 116.

Possiamo, quindi, proseguire la discussione sul bilancio, pregandovi di attenervi agli argomenti in questione. Ho in lista i consiglieri Bertani e Bargi.

Il consigliere Foti credo debba dire qualcosa sull’ordine dei lavori. Prego.

 

FOTI: Il mio intervento atteneva all’ammissibilità dell’emendamento in esame. Non è che fosse un fuor d’opera. Non ho parlato dell’articolo 116, ho parlato di un emendamento che è in contrasto con l’articolo 21 dello Statuto della Regione Emilia-Romagna e che, come tale, è improcedibile. Poi la democrazia è una questione di numeri, è cosa vostra, non è mia, per cui fate quello che volete.

 

PRESIDENTE (Saliera): Molti emendamenti, come sappiamo, non sempre sono così aderenti al bilancio. In questo caso la discussione è iniziata, siamo in dichiarazione di voto, l’emendamento è stato accettato, anche perché molti emendamenti vengono presentati all’ultimo minuto, quindi difficilmente si riesce a capire. Questa situazione evidentemente deriva anche dal modo di organizzare i nostri lavori, ragion per cui anche questo sarà argomento di discussione nella Conferenza dei Capigruppo.

Adesso concludiamo con le dichiarazioni di voto e il voto. Domani faccio partire la convocazione per l’Ufficio di Presidenza e la Conferenza dei Capigruppo, dove avremo modo di chiarirci.

Consigliere Bertani, prego, ha la parola.

 

BERTANI: Grazie, presidente.

I tempi contingentati mi costringono a chiudere essenzialmente la discussione che si è sviluppata in trenta secondi. Lo Statuto non prevede, ma non esclude la modalità che abbiamo proposto. Ovviamente, noi abbiamo inteso suscitare un dibattito che c’è stato e che deve proseguire, perché non è corretto che certi lavori si compiano nel silenzio oppure si svolgano consultando Confindustria, Legacoop e Cgil, escludendone i cittadini. Qualcuno ha detto che la democrazia è un costo inutile, il che sarebbe come a dire che con la cultura non si mangia, quindi su questi temi coinvolgere i cittadini non ci sembra che sia un errore.

Vorrei ricordare che il quesito in Regione Lombardia è stato proposto dal Movimento 5 Stelle. Certo, scaturisce da un dibattito originariamente nato e portato avanti giustamente dalla Lega come primogenitura, ma il quesito posto in Regione Lombardia è stato proposto dal Movimento 5 Stelle.

Sul resto, secondo me, il dibattito continua, sulle risoluzioni di oggi, seguendo il tracciato che prefigurava la presidente. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bertani.

La parola al consigliere Bargi.

 

BARGI: Abbiamo iniziato questa discussione con un intervento che sottolineava che stiamo votando qualcosa che, però, da Statuto non può essere votato, perché, qualora passasse questo emendamento, noi avremmo un collegato all’assestamento di bilancio che di fatto va a inserire qualcosa che non è previsto. Quindi, è in contrasto con lo Statuto. Noi votiamo qualcosa: poi si può fare o no.

Sul principio abbiamo detto che politicamente siamo d’accordo. È una strategia che abbiamo già adottato, come movimento, in altre due Regioni, è ovvio che siamo su questa strada. Però, di fatto non è che andiamo a votare qualcosa che poi in realtà non ha nessuna sostanza perché è in contrasto con la norma statutaria. Ho fatto subito questa precisazione.

Non voglio sviscerare un discorso che non c’entra nulla con il collegato di bilancio, ma è proprio per questo, collegandomi a quanto diceva il consigliere Bignami, vista l’importanza dell’argomento, che abbiamo depositato una risoluzione. Adesso arriveranno mille altre risoluzioni su questo tema e sono convinto che verrà bocciata la nostra e approvate le altre. Però, resta il fatto che abbiamo depositato questa risoluzione innanzitutto perché, stando a quanto detto dal presidente Bonaccini in quella intervista, l’Assemblea ha pur sempre una sua importanza. Certo, poi veniamo qua e parliamo al microfono per esaltare un po’ il nostro ego, e basta. Però, gli atti di indirizzo un valore dovrebbero averlo, dovrebbero guidare l’azione della Giunta. Quindi, l’Assemblea credo avesse tutto il diritto di esprimersi non solo in un dibattito, ma anche con un voto concreto e reale sull’indirizzo che poi la Giunta dovrebbe tenere. Non possiamo sentirci dire - mi sia permesso un brevissimo commento al riguardo - che nel sottobosco degli uffici stiamo mandando avanti tutto il percorso. No. Questa è la sede in cui, se non altro, si dà inizio a un percorso. E proprio per questo abbiamo depositato questa risoluzione, perché venisse qui dentro affrontato il tema.

C’è questo emendamento, che rimane una boutade, su cui adesso si è espressa tutta l’Aula. Chiaramente, le tempistiche sono quelle che sono, chiaramente siamo vincolati a un argomento che non è questo, ma è l’assestamento di bilancio…

 

BONACCINI: Provate a leggere a voce alta il quesito referendario delle Regioni.

 

BARGI: Il quesito referendario di chi? Della Lombardia e del Veneto?

 

BONACCINI: Andate a leggerlo nel merito.

 

BARGI: L’abbiamo letto. Ma cosa c’entra con questo discorso?

 

PRESIDENTE (Saliera): Vi prego di non colloquiare fra di voi.

 

BARGI: Guardi, presidente, se Stefano Bargi va al tavolo e porta a casa tutto, siamo più che d’accordo. Non è un problema. Le diamo tutto il nostro appoggio. Però, ci sembra corretto che un organo di rappresentanza della cittadinanza emiliano-romagnola, che è l’Assemblea, non la Giunta, possa esprimersi su questo argomento. Ci sembra. Poi, se non vogliamo far esprimere i cittadini con il referendum e non vogliamo far esprimere neanche l’Assemblea, non vorremmo che tutto questo fosse una canzonetta che ci cantiamo per le elezioni politiche del prossimo anno e poi rimanesse lettera morta.

Noi volevamo un atto pratico. Prima abbiamo anche sentito dire “Quando c’eravate voi al Governo non avete fatto devolution, federalismo fiscale”. Devolution bocciata con una campagna massiccia per il no, che prima si dice che non si poteva. Ricordo che chi oggi si veste con la casacca del PD allora sicuramente non faceva campagna per il sì.

Federalismo fiscale, decreti attuativi bloccati e nessuno va avanti. Quindi, di fatto, non è che noi quando eravamo al Governo non abbiamo fatto nulla. Abbiamo tentato in tutti i modi di fare. Non avevano i governatori delle Regioni, perché non appartenevano al nostro schieramento politico e non si è mai voluto, nemmeno nelle regioni del nord, puntare più di tanto sulle richieste di maggiore autonomia. Quindi, le difficoltà ci sono state, certo non per nostra volontà, ma perché ci è sempre mancata la forza elettorale per poter portare a casa questi risultati. Voi sicuramente qui in questa Assemblea, al giorno d’oggi, bisogna vedere in futuro, ce l’avete.

Ci auguriamo che possiate proseguire per questa strada. Però, ripeto, il tema dell’ammissibilità o no di questo tipo di emendamenti bisogna che noi lo affrontiamo, perché altrimenti non sappiamo cosa stiamo votando.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bargi.

Non ho più iscritti sull’emendamento 16.

Consigliere Bignami, prego.

 

BIGNAMI: Forse formalmente si possono ritirare gli emendamenti, ma mi permetto di consigliare al collega Bertani, vista anche la disponibilità che le opposizioni hanno rispetto a questo testo, di ritirare il medesimo per non creare anche una collocazione precedente rispetto a un tema, rispetto anche al quale, come ho poc’anzi detto, vi è un apprezzamento da parte, almeno per quanto riguarda Forza Italia, di chi parla.

Al contempo, saremmo costretti a non esprimere un voto favorevole rispetto all’emendamento stesso, quando, invece, crediamo che sul tema dell’autonomia sia importante cercare di confluire, vista anche l’operazione che avete fatto in Lombardia in ordine alla capacità di suscitare il tema, il maggior coinvolgimento possibile. Quindi, chiedo al proponente di ritirare l’emendamento.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bignami.

Credo che ci sia la necessità di dare un minuto al consigliere Bertani.

Consigliere Bertani, ha deciso se lo vuole o meno ritirare?

 

BERTANI: Grazie, presidente. Non lo ritiro.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bertani

Consigliere Foti, prego.

 

FOTI: Vorrei chiedere il voto elettronico. Inoltre, vorrei dire che non partecipo ad un voto contra legem. Ognuno si assume le sue responsabilità.

 

PRESIDENTE (Saliera): Sono io che non ho sentito, mi scusi.

 

FOTI: Ha il verbale.

 

PRESIDENTE (Saliera): Va bene. Grazie, consigliere Foti.

Se nessun consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione dell’emendamento 16, a firma dei consiglieri Bertani e Piccinini, con l’uso del dispositivo elettronico.

 

(Si procede alla votazione con dispositivo elettronico, a scrutinio palese,

con registrazione dei nomi)

 

PRESIDENTE (Saliera): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

30

Assenti

 

20

Votanti

 

29

Favorevoli

 

5

Contrari

 

23

Astenuti

 

1

 

PRESIDENTE (Saliera): L’emendamento 16 è respinto.

Si procede con l’emendamento 17, a firma Bertani e Piccinini.

Discussione generale.

Consigliere Boschini, ha la parola.

 

BOSCHINI: Grazie, presidente.

Forse anche per motivi di tempo, il collega Bertani non vuole più intervenire sull’emendamento 17, però ne avevamo già accennato l’altro giorno, ieri, parlando dell’articolo di quasi pari contenuto inserito e che abbiamo già votato soltanto per ribadire che per noi il parere è contrario, perché era la proposta entro il 30 giugno di ogni anno di intervenire seppure ai sensi dell’articolo 6-bis della legge 21 per noi configura una specie di procedura ordinaria di costante apertura della possibilità di ridefinire gli ambiti che non ci pare sia conforme alla legge. Ci sembra evidente che l’articolo 6-bis della legge n. 21 configuri una procedura che ha caratteristiche in qualche modo di straordinarietà, di occasionalità e per questo non possiamo dare un parere favorevole.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Boschini

Non ci sono altri iscritti in discussione generale sull’emendamento 17.

Procediamo con le dichiarazioni di voto. Non ci sono iscritti.

Procediamo con il voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 17.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’emendamento 17 è respinto.

Art. 13.

Non ci sono emendamenti.

Discussione generale.

Consigliere Boschini, prego.

 

BOSCHINI: Grazie, presidente.

Intervengo per illustrare un articolo che forse è passato un po’ sotto silenzio, ma che rappresenta un elemento di innovazione interessante. Mi sarebbe dispiaciuto che non rimanesse agli atti dell’Assemblea e magari, se ci fosse, anche all’attenzione dell’opinione pubblica rappresentata dalla stampa, l’argomento che stiamo per affrontare.

Stiamo sostanzialmente rendendo possibile e più semplice il pagamento dei tributi regionali, in particolare sto pensando alla tassa automobilistica, che è un tema che riguarda quotidianamente milioni di nostri concittadini.

Attraverso questo articolo rendiamo possibile un forte allargamento, un ulteriore allargamento delle possibilità di pagamento, in particolare attraverso l’utilizzo di servizi, come, per esempio, quello di Sisal Group. Quindi, parliamo di tabaccherie, edicole, bar, esercizi commerciali. Tutto questo mantenendo, però, la qualità dei servizi, la loro sostanziale gratuità per la Regione e soprattutto l’elemento fondamentale della sicurezza del pagamento, perché a queste tipologie di servizi vengono applicati gli stessi standard del sistema bancario per la gestione delle operazioni di pagamento.

Questo fa sì che senza andare ad avere una convenzione onerosa per quel che riguarda la Regione avremo una rete più diffusa, più sicura, più avanzata in termini tecnologici e che soprattutto facilita l’approccio dei cittadini al tema dei tributi. Questo è molto importante per aumentare la raccolta tributaria, per combattere naturalmente l’evasione.

Sappiamo che anche sulla tassa automobilistica il tema c’è. Mi sembra un elemento importante e di innovazione. Parliamo spesso di semplificazione. Penso che sia uno di quei temi su cui, quando si fa qualcosa di buono lo si debba rimarcare e mi auguro che su questo magari anche le opposizioni abbiano voglia di condividere con noi il fatto che è importante essere riusciti a ampliare ulteriormente le modalità di pagamento, coinvolgendo di più tabaccherie ed esercizi. Mi sembra una cosa a favore dei cittadini e spero che potremmo essere d’accordo tutti.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Boschini.

Non ho nessun altro prenotato per la discussione generale.

Dichiarazione di voto. Nessun iscritto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 13.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’art. 13 è approvato.

Art. 14.

Non ci sono emendamenti.

Discussione generale.

Consigliere Boschini, prego.

 

BOSCHINI: Anche qui, presidente, intervengo per richiamare alcuni elementi che mi preme siano chiari rispetto a questo articolo. Una legge ormai del 2001, legge regionale n. 5, atteneva a un tema importante: quando la Regione delega, in particolare verso le Province, e in alcuni casi anche verso i Comuni, proprie competenze come si fa a facilitare il lavoro degli enti locali che ricevono materie delegate dalla Regione. Andiamo indietro negli anni, siamo quasi a vent’anni fa. Parliamo di materie come, per esempio, la formazione professionale oppure la gestione da parte delle Camere di commercio degli Albi delle imprese eccetera.

Naturalmente nel momento in cui la Regione incaricava enti locali di svolgere funzioni che, per Costituzione o per legge, sarebbero della Regione era giusto, e questo faceva la legge n. 5, che la Regione si facesse carico economicamente, con un importo basato sul costo medio del personale, quindi con caratteristiche anche forfettarie, dei costi che questi enti andavano a sostenere.

Sostanzialmente il personale rimaneva dipendente della Regione, ero assegnato di volta in volta alla Provincia o al Comune per svolgere funzioni attinenti all’agricoltura o alla formazione professionale, turismo, eccetera. Sappiamo che negli ultimi anni questo meccanismo della delega della Regione verso questi enti e si è profondamente modificato per effetto delle norme nazionali per esempio della cosiddetta legge Delrio, per la stessa legislazione regionale. Richiamiamo sicuramente la legge regionale n. 13 sul riordino degli enti locali. Oggi siamo piuttosto in una situazione inversa. Non è tanto e non è più la Regione a delegare quanto molte di queste funzioni sono magari rientrate o nelle agenzie o direttamente a volte nella stessa Regione. Non è sempre così, non è così per tutte le funzioni.

In alcuni casi, per esempio, mi viene in mente la formazione professionale, esistono ancora centri comunali pubblici che quindi, in qualche modo, hanno ancora, in parte, casistiche di questo personale. C’è da dire che, però, in molti casi stiamo parlando anche di numeri ormai esigui, perché capirete che essendo una norma del 2001 da allora parte di questo personale andato in pensione, è andato in quiescenza, le situazioni individuali si sono modificate.

Il senso di questo articolo, però, non è che la Regione non si fa più carico di queste cose perché le leggi sono cambiate, e pure sono cambiate. Il senso è che ancora per il 2017, onde evitare naturalmente di generare problematiche a bilanci già approvati negli enti locali, la Regione si fa carico di questi impegni assunti, anche se, lo ribadisco, gli elementi normativi sono ormai allineati su questo aspetto.

Tuttavia, e così ribadiamo anche una cosa che dicevo prima in anticipo al consigliere Foti, su questo tema che è inerente il personale c’è l’evidenza, e questo sicuramente lo dico e rimane agli atti, della necessità di un intervento normativo. Quindi, nelle more del riassetto complessivo di questi finanziamenti e di questi elementi di gestione anche del personale, stabiliamo che per il 2017 ce ne facciamo ancora carico, ma sappiamo anche che questa situazione non potrà essere mantenuta, così com’è oggi, in futuro. Occorre fare un percorso corretto in Assemblea e nel dialogo con gli altri enti locali per arrivare naturalmente alla risoluzione di quello che è un elemento un po’ complicato ormai normativamente, ma che è modificato e quindi è bene riprenderlo sicuramente a mano.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Boschini.

Non ho altri prenotati in discussione generale.

Dichiarazione di voto. Nessuna dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 14.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’art. 14 è approvato.

Art. 15.

Sull’articolo 15 ci sono cinque emendamenti: l’emendamento 4, presentato da Fratelli d’Italia, dal consigliere Foti, l’emendamento 5, presentato da Fratelli d’Italia, dal consigliere Foti, l’emendamento 6, presentato da Fratelli d’Italia, dal consigliere Foti, l’emendamento 7, presentato da Fratelli d’Italia, dal consigliere Foti, l’emendamento 20, presentato dal Movimento 5 Stelle, firmato dai consiglieri Piccinini e Bertani.

Discussione generale sia sull’articolo che sugli emendamenti.

Il consigliere Foti ha chiesto la parola.

 

FOTI: Chiedo soltanto che al comma 3 dell’articolo 15, anziché “impegni” si inserisca “obblighi”, perché, a mio avviso, in una convenzione disciplinata da legge non si può che parlare di obblighi.

Parallelamente, chiedo anche che l’elenco puntuale degli immobili assegnati sia trasformato in “elenco puntuale degli immobili affidati in gestione”, atteso che alla prima riga del comma 3, non a caso, si parla di beni immobili di proprietà regionale che sono affidati in gestione. Se non altro per usare e non introdurre termini tra loro discordanti.

Al comma 5 ritenevo fosse utile precisare che proprio perché vengono ceduti dei beni a titolo gratuito – è solo una precisazione – ammesso che vi fossero spese relative alla formalizzazione dei singoli atti di cessione, le stesse fossero a carico dell’agenzia posto che già la Regione si spoglia di un proprio bene.

Quanto all’emendamento ultimo, cui lei faceva riferimento, signora presidente, contrassegnato dal numero 7, chiedevo semplicemente che fosse aggiunto un comma 8 nel quale si prevedesse, da parte della Regione, un formale atto di trasferimento dei beni mobili e immobili oggi utilizzati dall’Assemblea legislativa in capo alla stessa con una convenzione che ne disciplini gli obblighi relativi.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

La parola al consigliere Boschini. Prego.

 

BOSCHINI: Grazie, presidente.

Intervengo sul merito degli emendamenti. Intanto stiamo parlando di un articolo che, sostanzialmente, va a ridefinire e in questo caso ancora sistemare, come in parte il precedente, l’elemento del passaggio patrimoniale e quindi i beni mobili e immobili che deve conseguire necessariamente la manovra che è stata fatta per esempio con la legge n. 13 rispetto alla creazione di una serie di enti sub regionali dotati di autonomia patrimoniale com’è l’Agenzia regionale per la Protezione civile, l’Agrea, eccetera, eccetera. Sono citati e quindi non li ripeto. Sono nati, fanno il loro mestiere ed è giusto, quindi, che il patrimonio funzionale rispetto a questo mestiere non rimanga alla Regione, ma venga loro attribuito.

In questo contesto, il consigliere Foti, che è sempre molto preciso e puntuale, e che spesso ci richiama anche ad una corretta legislazione dal punto di vista tecnico, ci propone alcuni miglioramenti terminologici. Io lo apprezzo perché credo che far le leggi bene sia una cosa importante e la considero una valutazione non di disturbo, anzi di proposta e di ordine bipartisan.

Rispetto al numero 4 il parere potrebbe essere un “ni”, nel senso che è vero che probabilmente il termine “obblighi” è più netto, però non è che il termine “impegni” non abbia valore giuridico. Anzi, essendo in un contesto di tipo contrattualistico, si parla proprio di parti, il concetto di impegni giuridicamente vincolanti o giuridicamente validi è parte della giurisprudenza e della terminologia giuridica.

Per cui, tendenzialmente, confermeremmo il termine “impegni” anche perché mi sembra comunque più comprensivo del termine “obblighi”.

Accettiamo, invece, la proposta di emendamento 5, perché “affidati in gestione” ci sembra effettivamente più corretto. Per quanto riguarda l’emendamento 6, sinceramente, non è scorretto, ci sta, però è già nell’ordine della normativa, che la cosa è a titolo gratuito. Quindi, sinceramente, non lo ribadiremmo.

Per quanto riguarda l’emendamento 7, invece, proprio perché il collega Foti è tanto preciso e per rispetto alla sua precisione che – ribadisco – apprezzo, esattamente come l’ho apprezzata prima quando ci richiamava sul problema del 116 (anch’io avevo definito borderline quella proposta dei colleghi del Movimento 5 Stelle), quando ci richiama ad applicare il Regolamento non lo si può non condividere, a me sembra che questa proposta di emendamento sia fuori rubrica, nel senso che là parliamo di agenzie regionali, qui andremo a parlare di Assemblea. Sinceramente, proprio per il rispetto che devo a quest’Aula, non mescolerei le cose. Là parliamo di enti strumentali della Regione. Vuoi mai che, neanche incidentalmente, passasse l’idea che qui siamo un ente strumentale rispetto alle attività che deve svolgere la Giunta. No.

Pur capendo che sotto c’è una logica di sistemazione, è anche vero, però, che l’autonomia dell’Assemblea legislativa non è esattamente equiparabile all’autonomia patrimoniale degli enti strumentali. Uno preciso come il collega Foti lo potrebbe anche ritirare. La dico male, ma ci starebbe.

L’ultimo, invece, proposto dai colleghi del Movimento 5 Stelle, sto parlando del 20, è stato riproposto. Ribadisco quello che ho già detto in Commissione, così andiamo in pausa. Io non concepisco, davvero, e sono anche un po’ perplesso della cultura istituzionale che c’è sotto. Mi permetto di dirlo senza polemica. Qui stiamo dando dei beni a degli enti. Li usano loro ed è giusto, anche giuridicamente, che siano responsabili loro e che siano affidati a loro. Non stiamo facendo un favore o un piacere. Non stiamo dando un benefit all’agenzia regionale per il lavoro – cosa che, fra l’altro, non capisco perché dovrei dare; non ho alcun motivo per farlo, anzi – o all’Agenzia regionale per la Protezione civile, alla quale, invece, lo darei anche più volentieri. No. Non stiamo facendo questo, per cui non c’è motivo per condizionare questo passaggio, che è di legge ed è dovuto, al fatto che, poi, loro siano più trasparenti su come gestiranno questi o altri passaggi della loro vita amministrativa. Loro trasparenti lo devono essere a prescindere. Ci sono norme che regolano quella trasparenza.

Per cui, condizionare il passaggio di beni strumentali, che è atto dovuto e, secondo me, che ripulisce anche le responsabilità della Regione, perché ognuno è responsabile delle sue sedi, delle sue macchine, delle sue cose, e condizionarlo a un’esigenza di trasparenza... Io la posso anche condividere questa esigenza di trasparenza. Capisco anche cosa c’è sotto. Qualche volta, magari, qualche agenzia può fare di meglio. Prima citavo, per esempio, un caso. Si può fare di meglio, in alcuni casi, nella trasparenza delle agenzie, però non la possiamo condizionare come se fosse un ricatto: ti do la caramella se tu fai il bravo. Anche perché non stiamo dando una caramella.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Boschini.

Consigliere Foti, prego.

 

FOTI: Mantengo l’emendamento 4 e l’emendamento 5.

Quanto all’emendamento 6, era stato scritto anche per avere una risposta, che qui è stata data. Il consigliere relatore Boschini dice – evidentemente, ne ha preso contezza anche dagli uffici – che ogni atto di trasferimento non ha costi per l’ente Regione, quindi è inutile specificarlo. A questo punto, l’emendamento contraddistinto dal n. 6 lo ritiro.

Quanto all’emendamento 7, precisato che il legame che avevo trovato era esclusivamente entro il termine di cui al comma 7, cioè entro il 31 dicembre 2017, per fissare un termine, posso convenire con lui, comunque, che sotto il profilo della tecnica legislativa sarebbe stato meglio un articolo a parte. A me interessava sapere più che altro non il parere tecnico del consigliere Boschini, ma cosa ne pensasse la Giunta. Quindi, lo ritiro.

Mi limito solo ad osservare, però, che è una situazione imbarazzante che l’Assemblea legislativa sia ospitata nei locali della Regione senza che ne siano disciplinati in alcun modo i rapporti. Sicché, se piove da un tetto nell’area che interessa l’Assemblea legislativa, dobbiamo chiedere a qualcuno altro di intervenire. Nel frattempo, due persone abili e dotate di buona volontà portano un secchio per impedire che l’acqua cada. Non mi sembra un aspetto irrilevante, anche per la dignità dell’istituto dell’Assemblea legislativa.

Dopodiché, è pertinente il fatto che, sotto il profilo della tecnica legislativa, non è la migliore collocazione. In omaggio alla tecnica legislativa, ritiro anche l’emendamento 7.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

La parola alla consigliera Piccinini.

 

PICCININI: Ripeto quello che ho già detto in Commissione. Questa è un’operazione delicata che, secondo noi, richiede trasparenza prima e dopo l’affidamento della gestione di questi beni mobili e immobili.

Rispetto a tutte queste agenzie, se il consigliere Boschini riesce a trovare facilmente gli atti, gli faccio i complimenti. È vero che la trasparenza viene rispettata, ma tutti questi dati non sono fruibili e noi siamo, sostanzialmente, coerenti con quello che chiediamo da sempre, anche con un nostro progetto di legge, cioè mettere a disposizione dei cittadini in modo facile, semplice, fruibile e trasparente tutti gli atti. Mi sembra una cosa di buon senso. Non c’è nessun retropensiero dietro.

Stiamo semplicemente chiedendo trasparenza e fruibilità di tutti questi documenti.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Piccinini.

Non ho più iscritti in discussione generale.

Dichiarazione di voto. Nessun iscritto in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 4, a firma del consigliere Foti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’emendamento 4 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 5, a firma del consigliere Foti.

 

(È approvato all’unanimità dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’emendamento 5 è approvato.

L’emendamento 6 è stato ritirato.

L’emendamento 7 è stato ritirato. 

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 20, a firma dei consiglieri Piccinini e Bertani.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’emendamento 20 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 15 nella sua interezza.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’art. 15 è approvato.

Direi di continuare per finire almeno questo testo.

Abbiamo l’emendamento 18, che istituisce un nuovo articolo.

 

(interruzioni)

 

Chiedo all’Assemblea se possiamo fermarci per gli ultimi. Abbiamo tre votazioni. Almeno si chiude la prima legge, prima di iniziare con la seconda.

Emendamento 18, che istituisce un nuovo articolo, a firma dei consiglieri Bertani e Piccinini.

Discussione generale. Il consigliere Bertani ha la parola.

 

BERTANI: Intervengo anche per dire che la presidente della II Commissione penso ci stia aspettando. Comunque, intervengo.

 

(interruzioni)

 

Chiedo scusa. Avevo già la mente in Commissione. Torno qui.

L’emendamento riguarda l’Associazione ex consiglieri e gli spazi che, come Assemblea, concediamo. Mi è stato detto che sono illiberale perché vorrei abolire le associazioni. Io non voglio abolire nessuna associazione, ma mi sembra che ospitare un’associazione che raccoglie firme all’interno dei locali dell’Assemblea legislativa per fare ricorso contro i provvedimenti legislativi non sia più utile, proprio perché quella associazione aveva il mandato sicuramente di portare l’esperienza degli ex consiglieri, ma non mi risulta che gli ex consiglieri abbiano mai organizzato, all’interno di questi locali, niente di utile riguardo ai consiglieri attuali o verso i cittadini. Potevano sicuramente fare interventi, ad esempio, sul decentramento amministrativo, sul regionalismo, visto che molti di loro hanno partecipato negli anni Novanta e all’inizio del Duemila a quei dibattiti, ma non mi sembra di aver visto nulla. Invece, utilizzano questi locali per farci ricorso. Secondo me, questi locali, se li vogliamo dare ad associazioni e a comitati per raccogliere firme per referendum e petizioni, va benissimo, però li diamo a tutti e non solo a loro. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bertani.

Il consigliere Boschini ha la parola.

 

BOSCHINI: A me dispiace tediare i colleghi, però gli argomenti che stiamo affrontando sono importanti. Quindi, un minuto lo devo spendere. Poi, magari, toccherà alla presidente valutare se siamo in grado di riprendere allo stesso orario previsto nel pomeriggio.

L’ho già detto in Commissione e lo ribadisco qui: mi è chiaro quello che ha detto il collega Bertani. Chiarissimo. Nessuno dice – ci mancherebbe altro, c’è libertà di associazione in questo Paese, garantita dalla Costituzione – che qualcuno pensa di chiudere l’Associazione degli ex consiglieri, però qui si dice, sostanzialmente, che, abrogando parte della legge n. 11/2013, quindi il Testo unico sul funzionamento dell’Assemblea legislativa, viene meno la possibilità per gli ex consiglieri di riunirsi qui e di farlo con quel minimo di supporto tecnico-organizzativo necessario per le finalità di quell’associazione.

Capisco il contesto in cui matura questa norma. Lo sappiamo tutti, è inutile girarci attorno. Inoltre, è argomento di attualità a livello nazionale. Sul tema dei vitalizi, fra le decisioni assunte da questa Assemblea e questa associazione o, meglio, alcuni dei rappresentanti, dei membri di questa Associazione, c’è stata una diversità evidente di vedute, che ha portato, da parte di ex consiglieri, a firmare anche ricorsi avversi agli atti assunti sul tema dei vitalizi da parte di questa Assemblea. Mi è chiaro il contesto in cui matura questa considerazione. In Commissione lo ha anche ribadito il collega Bertani.

Sinceramente, posso essere dispiaciuto che gli ex consiglieri facciano questo atto, anche perché, secondo me, politicamente sbagliano, però, da cittadini italiani, hanno il diritto, se ritengono che una loro prerogativa non sia stata correttamente considerata e mantenuta, di fare ricorso secondo gli strumenti che il diritto – siamo in uno Stato di diritto, vivaddio – consente.

Sono dispiaciuto. Non lo condivido assolutamente. Io sono stato il relatore della legge che è intervenuta su questo argomento. Con tanti altri colleghi abbiamo condiviso di lavorare ulteriormente sul tema dei vitalizi. La faccio breve: non vorrei mai che sembrasse una ritorsione. Assunto questo, mi auguro che gli ex consiglieri, con il loro portato di esperienza (l’ho visto anch’io nel poco tempo che sono stato qua: si imparano tante cose), che possano tornare utili alla collettività in tanti modi, non soltanto a questa istituzione, ma anche alla collettività civile e siano ancora capaci, attraverso quel minimo – credo molto vicino al costo zero – di supporto organizzativo che siamo in grado anche per il futuro di assicurare loro, di mettere a servizio le competenze maturate attraverso un servizio istituzionale alla nostra collettività. Questo per me è il senso di questi articoli.

Io mi auguro che in primis l’Associazione ex consiglieri sappia utilizzarli e valorizzarli in quel senso. Per questo motivo, sono favorevole a mantenerli. Ci muoveremo in questa direzione.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Boschini.

Non ho altri iscritti in discussione generale.

Dichiarazione di voto. Nessun iscritto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 18, a firma dei consiglieri Bertani e Piccinini.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’emendamento 18 è respinto.

Emendamento 19, a firma dei consiglieri Bertani e Piccinini, che istituisce un nuovo articolo.

Discussione generale. Consigliere Boschini, prego.

 

BOSCHINI: Grazie, presidente.

Intervengo solo per motivare. Chiedo di nuovo scusa. Penso che qui ci sia un tema da non sottovalutare. Il tema, che può sembrare tecnico, è come la Regione lavora alla costruzione del diritto comunitario. Siamo tutti consapevoli che c’è qualche problema o qualche elemento di miglioramento su come interveniamo nella costruzione del diritto comunitario.

Da questo punto di vista, penso che se ci fosse qualche iniziativa legislativa volta a riragionare su questo elemento saremmo assolutamente favorevoli a prenderla in considerazione. Però, in questa logica, pensare che ogni emendamento o subemendamento al progetto di legge comunitaria debba essere accompagnato da un parere di conformità a cura degli uffici dell’Assemblea legislativa, secondo me, configura un problema, non perché la conformità degli uffici sia un problema. Ci mancherebbe. Sotto gli aspetti amministrativi, è assolutamente necessaria. Però non vorrei mai che passasse il principio che possiamo presentare un emendamento se questo è valutato conformemente da un ufficio amministrativo, di cui ho il massimo rispetto. Però io sono votato e loro no, e questo fa una differenza piuttosto grossa, almeno nella mia testa. Anche nella Costituzione Italiana fa una differenza molto grossa.

Il giorno in cui non sarò più votato rispetterò la loro competenza molto di più che non la mia. Però il mandato è mandato e questa Assemblea ha l’autodichia, come qualsiasi Assemblea eletta dal popolo italiano.

Da questo punto di vista, credo sia bene dotarci di tutte le strumentazioni tecniche, di cui ho il massimo rispetto, ma non subordinare, in qualche modo, il tutto a un parere di conformità.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Boschini.

Consigliere Bertani, prego.

 

BERTANI: Grazie.

La legge comunitaria ha ben normato cosa debba contenere. Quindi, autodichia o non autodichia, capita che entrino emendamenti che nulla c’entrano. Ovviamente, i consiglieri non sottostanno a un parere tecnico, ma un parere tecnico può aiutarli a capire, visto che pare che nell’ultima sessione comunitaria non l’abbiano capito, se quell’emendamento rientra fra quei commi che prevede la stessa legge comunitaria, che è una legge alla quale sottostiamo. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bertani.

Non ho altri iscritti.

Dichiarazione di voto. Nessun iscritto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 19, a firma dei consiglieri Bertani e Piccinini.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’emendamento 19 è respinto.

Art. 16.

Discussione generale. Nessun iscritto.

Dichiarazione di voto. Nessun iscritto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 16.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’art. 16 è approvato.

Si riprende nel pomeriggio alle ore 15.

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 13,21

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Mirco BAGNARI, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Gianni BESSI, Galeazzo BIGNAMI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il presidente della Giunta Stefano BONACCINI;

gli assessori: Patrizio BIANCHI, Andrea CORSINI, Palma COSTI, Paola GAZZOLO, Elisabetta GUALMINI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta il sottosegretario alla Presidenza Andrea ROSSI, gli assessori Simona CASELLI, Raffaele DONINI, Massimo MEZZETTI, Emma PETITTI, Sergio VENTURI e i consiglieri Enrico AIMI, Alessandro CARDINALI e Roberto POLI.

 

Votazioni elettroniche

 

OGGETTO 4865 “Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: «Disposizioni collegate alla legge di assestamento e prima variazione generale al Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2017-2019»” (70)

 

Votazione emendamento 21 a firma del consigliere Foti

 

Presenti: 36

 

Favorevoli: 8

Stefano BARGI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Matteo RANCAN.

 

Contrari: 24

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 3

Andrea BERTANI, Silvia PICCININI, Raffaella SENSOLI.

 

Non votanti: 1

Fabio RAINIERI.

 

Assenti: 14

Enrico AIMI, Piergiovanni ALLEVA, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Alessandro CARDINALI, Giulia GIBERTONI, Lia MONTALTI, Roberto POLI, Massimiliano POMPIGNOLI, Valentina RAVAIOLI, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Luciana SERRI.

 

Votazione emendamento 8 a firma del consigliere Foti

 

Presenti: 35

 

Favorevoli: 10

Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Raffaella SENSOLI.

 

Contrari: 24

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Non votanti: 1

Fabio RAINIERI.

 

Assenti: 15

Enrico AIMI, Piergiovanni ALLEVA, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Alessandro CARDINALI, Giulia GIBERTONI, Lia MONTALTI, Roberto POLI, Massimiliano POMPIGNOLI, Matteo RANCAN, Andrea ROSSI, Luca SABATTINI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Luciana SERRI.

 

Votazione emendamento 12, a firma dei consiglieri Bertani e Piccinini

 

Presenti: 38

 

Favorevoli: 5

Andrea BERTANI, Giulia GIBERTONI, Silvia PICCININI, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Contrari: 24

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Silvia PRODI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 8

Stefano BARGI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Massimiliano POMPIGNOLI, Matteo RANCAN.

 

Non votanti: 1

Fabio RAINIERI.

 

Assenti: 12

Enrico AIMI, Pergiovanni ALLEVA, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Alessandro CARDINALI, Gian Luigi MOLINARI, Marco PETTAZZONI, Roberto POLI, Giorgio PRUCCOLI, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Luciana SERRI.

 

Votazione emendamento 13, a firma dei consiglieri Bertani e Piccinini

 

Presenti: 40

 

Favorevoli: 5

Andrea BERTANI, Giulia GIBERTONI, Silvia PICCININI, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Contrari: 27

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Stefano BONACCINI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Silvia PRODI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 7

Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Tommaso FOTI, Daniele MARCHETTI, Massimiliano POMPIGNOLI, Matteo RANCAN.

 

Non votanti: 1

Fabio RAINIERI.

 

Assenti: 10

Enrico AIMI, Piergiovanni ALLEVA, Alessandro CARDINALI, Alan FABBRI, Andrea LIVERANI, Marco PETTAZZONI, Roberto POLI, Giorgio PRUCCOLI, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA.

 

Votazione emendamento 14, a firma dei consiglieri Bertani e Piccinini

 

Presenti: 38

 

Favorevoli: 5

Andrea BERTANI, Giulia GIBERTONI, Silvia PICCININI, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Contrari: 22

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Stefano BONACCINI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 10

Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Tommaso FOTI, Daniele MARCHETTI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Matteo RANCAN, Igor TARUFFI, Yuri TORRI.

 

Non votanti: 1

Fabio RAINIERI.

 

Assenti: 12

Enrico AIMI, Piergiovanni ALLEVA, Alessandro CARDINALI, Alan FABBRI, Andrea LIVERANI, Gian Luigi MOLINARI, Marco PETTAZZONI, Roberto POLI, Giorgio PRUCCOLI, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Luciana SERRI.

 

Votazione articolo 10, comma 1 (I parte)

 

Presenti: 38

 

Favorevoli: 25

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Stefano BONACCINI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Silvia PRODI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Contrari: 7

Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Tommaso FOTI, Daniele MARCHETTI, Massimiliano POMPIGNOLI, Matteo RANCAN.

 

Astenuti: 5

Andrea BERTANI, Giulia GIBERTONI, Silvia PICCININI, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Non votanti: 1

Fabio RAINIERI.

 

Assenti: 12

Enrico AIMI, Piergiovanni ALLEVA, Alessandro CARDINALI, Alan FABBRI, Andrea LIVERANI, Gian Luigi MOLINARI, Marco PETTAZZONI, Roberto POLI, Giorgio PRUCCOLI, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Luciana SERRI.

 

Votazione articolo 10, commi 2 e 3 (II parte)

 

Presenti: 40

 

Favorevoli: 24

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Stefano BONACCINI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Contrari: 13

Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Silvia PICCININI, Massimiliano POMPIGNOLI, Matteo RANCAN, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Astenuti: 2

Igor TARUFFI, Yuri TORRI.

 

Non votanti: 1

Fabio RAINIERI.

 

Assenti: 10

Enrico AIMI, Piergiovanni ALLEVA, Alessandro CARDINALI, Alan FABBRI, Gian Luigi MOLINARI, Marco PETTAZZONI, Roberto POLI, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Luciana SERRI.

 

Votazione articolo 10, comma 4 (III parte)

 

Presenti: 40

 

Favorevoli: 26

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Stefano BONACCINI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Enrico CAMPEDELLI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Contrari: 8

Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Massimiliano POMPIGNOLI, Matteo RANCAN.

 

Astenuti: 5

Andrea BERTANI, Giulia GIBERTONI, Silvia PICCININI, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Non votanti: 1

Fabio RAINIERI.

 

Assenti: 10

Enrico AIMI, Piergiovanni ALLEVA, Alessandro CARDINALI, Alan FABBRI, Gian Luigi MOLINARI, Marco PETTAZZONI, Roberto POLI, Andrea ROSSI, Simonetta SALIERA, Luciana SERRI.

 

Votazione emendamento 16, a firma dei consiglieri Bertani e Piccinini

 

Presenti: 30

 

Favorevoli: 5

Andrea BERTANI, Giulia GIBERTONI, Silvia PICCININI, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI.

 

Contrari: 23

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Stefano BONACCINI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Enrico CAMPEDELLI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Astenuti: 1

Galeazzo BIGNAMI.

 

Non votanti: 1

Simonetta SALIERA.

 

Assenti: 20

Enrico AIMI, Piergiovanni ALLEVA, Stefano BARGI, Paolo CALVANO, Alessandro CARDINALI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Roberta MORI, Marco PETTAZZONI, Roberto POLI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Andrea ROSSI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI.

 

Emendamenti

 

OGGETTO 4865 “Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: «Disposizioni collegate alla legge di assestamento e prima variazione generale al Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2017-2019»” (70)

 

Emendamento 1, a firma del consigliere Foti:

«Al comma 3 bis di cui all’articolo 5 comma 1 del presente progetto di legge sono apportate le seguenti modifiche:

a)      Le parole “più di una volta” sono soppresse;

b)      dopo le parole “non trova applicazione” sono integrate le parole “, per una sola volta,”.»

(Respinto)

 

Emendamento 2, a firma del consigliere Foti:

«All’articolo 6, comma 1, del presente progetto di legge le parole “non ancora definiti” sono così modificate “per i quali sia divenuto efficace l’atto che dichiara la pubblica utilità”.»

(Respinto)

 

Emendamento 3, a firma del consigliere Foti:

«L’articolo 12 del presente progetto di legge è abrogato.»

(Respinto)

 

Emendamento 4, a firma del consigliere Foti:

«All’articolo 15, comma 3, del presente progetto di legge la parola “impegni” è così modificata “obblighi”.»

(Respinto)

 

Emendamento 5, a firma del consigliere Foti:

«All’articolo 15, comma 3, del presente progetto di legge la parola “assegnati” è così modificata “affidati in gestione”.»

(Approvato)

 

Emendamento 6, a firma del consigliere Foti:

«All’articolo 15, comma 5, del presente progetto di legge dopo le parole “legge regionale 10 aprile 1989, n. 11)” sono integrate le seguenti parole “Le eventuali spese relative alla formalizzazione dei singoli atti di cessione sono a carico dell’Agenzia.”.»

(Ritirato)

 

Emendamento 7, a firma del consigliere Foti:

«All’articolo 15 del presente progetto di legge, dopo il comma 7 è integrato il seguente comma:

“8. Entro il termine di cui al comma 7 la Regione provvede con formale atto al trasferimento dei beni mobili e immobili oggi in uso all’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna in capo alla stessa, disciplinando con apposita convenzione gli obblighi relativi.”.»

(Ritirato)

 

Emendamento 8, seconda stesura, a firma del consigliere Foti:

«Emendamento istitutivo di nuovo articolo

Dopo l’articolo 9, del presente progetto di legge è integrato il seguente articolo:

“Articolo 9 bis

(Modifiche all’articolo 43 della legge regionale n. 43 del 2001)

All’articolo 43 della legge regionale 26 novembre 2001, n. 43 (Testo unico in materia di organizzazione e di rapporti di lavoro nella Regione Emilia-Romagna), il comma 3bis è abrogato.”»

(Respinto)

 

Emendamento 9, a firma del consigliere Cardinali:

«Nel Titolo IV, prima del Capo I, è aggiunto il seguente:

“Capo 0I

Norme in materia di ambiti territoriali ottimali

“Art. 7-bis quater

Riapertura termini per modifica degli ambiti territoriali ottimali di maggiori dimensioni

1. In presenza delle condizioni e dei criteri previsti ai commi 1 e 2, dell’articolo 6-bis della legge regionale 21 dicembre 2012 n. 21 (Misure per assicurare il governo territoriale delle funzioni amministrative secondo i principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza), i comuni interessati alla ridelimitazione dell’ambito di appartenenza di cui a tale legge dovranno presentare le loro proposte entro il 15 novembre 2017; tali proposte saranno valutate dalla Giunta che, in caso di accoglimento e previo parere del Consiglio delle Autonomie locali, provvederà a modificare e integrare il Programma di riordino territoriale entro il 31 dicembre con apposita deliberazione, con efficacia dal 1° gennaio 2018”.”»

(Approvato)

 

Emendamento 10, a firma dei consiglieri Bertani e Piccinini:

«L’articolo 5 è abrogato.»

(Respinto)

 

Emendamento 11, a firma dei consiglieri Bertani e Piccinini:

«L’articolo 6 è abrogato.»

(Respinto)

 

Emendamento 12, a firma dei consiglieri Piccinini e Bertani:

«All’articolo 10, dopo il comma 1 è inserito il comma 1-bis con la seguente formulazione:

“1-bis. Alla lettera c) del comma 3 dell’articolo 7 della legge regionale n. 12 del 2000 dopo la parola: “parte” è inserita la seguente: “, ordinariamente non inferiore al 15,”.»

(Respinto)

 

Emendamento 13, a firma dei consiglieri Bertani e Piccinini:

«All’articolo 10, dopo il comma 1 è inserito il comma 1-bis con la seguente formulazione:

“1-bis. Alla lettera c) del comma 3 dell’articolo 7 della legge regionale n. 12 del 2000 dopo la parola: “parte” è inserita la seguente: “congrua”.»

(Respinto)

 

Emendamento 14, a firma dei consiglieri Piccinini e Bertani:

«Il comma 3 dell’articolo 10 è abrogato.»

(Respinto)

 

Emendamento 15, a firma dei consiglieri Bertani e Piccinini:

«Nel comma 3 bis dell’articolo 13 della legge regionale 19 dicembre 2002, n. 37 introdotto dall’articolo 5 del progetto di legge oggetto 4865, dopo le parole “reiterazione del vincolo” sono introdotte le seguenti:

“in ordine alla persistenza delle ragioni di diritto pubblico sottese alla necessità della reiterazione e alla ponderata valutazione degli interessi coinvolti, che inducano ad escludere profili di eccesso di potere e ad ammetterne l’attuale sussistenza dell’interesse pubblico,”»

(Respinto)

 

Emendamento 16, a firma dei consiglieri Bertani e Piccinini:

«Nel Titolo V, prima del Capo I è inserito il seguente:

“Capo 01

Referendum Consultivi

Articolo 12 - bis

Indizione di referendum consultivo

1. Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato a indire un referendum consultivo per conoscere la volontà degli elettori della Regione Emilia-Romagna sul seguente quesito: “Volete voi che la Regione Emilia-Romagna, in considerazione della sua specialità, nel quadro dell’unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione e con riferimento a ogni materia legislativa per cui tale procedimento sia ammesso in base all’articolo richiamato?”.»

(Respinto)

 

Emendamento 17, a firma del consigliere Bertani:

«Nel Titolo V, prima del Capo I è inserito il seguente:

“Capo0II

Norme in materia di ambiti territoriali ottimali

Articolo 12 - ter

Termini per la modifica degli ambiti territoriali di maggiori dimensioni.

Modifica dell’articolo 6-bis della legge regionale n. 21 del 2012

1. Nella legge regionale 21 dicembre 2012, n. 21 “Misure per assicurare il governo territoriale delle funzioni amministrative secondo i principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza” il comma 3 dell’articolo 6-bis è modificato secondo la seguente formulazione:

“3. I Comuni interessati a presentare proposte di ridelimitazione degli ambiti territoriali ottimali cui appartengono possono, alle condizioni e in base alla disciplina dettata dall’articolo 6-bis (Modifica degli ambiti territoriali ottimali di maggiori dimensioni), commi 1 e 2, della legge regionale n. 21 del 2012, presentare proprie proposte entro il 30 giugno di ogni anno. Tali proposte saranno valutate dalla Giunta regionale che, in caso di accoglimento, previo parere del Consiglio delle Autonomie locali, provvederà a modificare ed integrare il Programma di riordino territoriale entro il 31 dicembre del medesimo anno con apposita deliberazione, con efficacia dal 1° gennaio dell’anno successivo.””.»

(Respinto)

 

Emendamento 18, a firma dei consiglieri Bertani e Piccinini:

«Nel Titolo V, dopo il Capo III è inserito il seguente III-bis:

“Capo III-bis

Funzionamento e organizzazione dell’Assemblea legislativa

Articolo 15 - bis

Modifiche alla legge regionale n. 11 del 2013

1. Nella legge regionale 26 luglio 2013, n. 11 (Testo unico sul funzionamento e l’organizzazione dell’Assemblea legislativa: stato giuridico ed economico dei Consiglieri regionali e dei Gruppi assembleari e norme per la semplificazione burocratica e la riduzione dei costi dell’Assemblea) sono abrogati:

a) il comma 4 dell’articolo 31 (Associazione ex consiglieri);

b) L’articolo 32 (Supporto organizzativo e attività dell’associazione ex consiglieri).”.»

(Respinto)

 

Emendamento 19, a firma dei consiglieri Bertani e Piccinini:

«Nel Titolo V, dopo il Capo III è inserito il seguente III-ter:

“Capo III-ter

Partecipazione della Regione alla formazione a all’attuazione del diritto comunitario

Articolo 15 - ter

Modifiche alla legge regionale n. 16 del 2008

1. Dopo il comma 1 dell’articolo 9 della legge regionale 28 luglio 2008, n. 16 (Norme sulla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla formazione e attuazione del diritto comunitario, sulle attività di rilievo internazionale della Regione e sui suoi rapporti interregionali. Attuazione deli articoli 12, 13 e 25 dello Statuto regionale) è inserito il seguente 1-bis:

1-bis. Ogni emendamento o subemendamento del progetto relativo alla legge comunitaria è corredato dal parere di conformità alle disposizioni del comma 1 curato dagli uffici dell’Assemblea legislativa. Tale parere è messa a disposizione dei Consiglieri”.»

(Respinto)

 

Emendamento 20, a firma dei consiglieri Piccinini e Bertani:

«All’articolo 15, dopo il comma 7 è aggiunto il seguente:

7-bis. L’attuazione dei commi 2, 3, 4, 5, e 6 è subordinata per ciascuno dei soggetti di cui al comma 1 all’adozione di misure dirette alla completa e tempestiva pubblicizzazione di tutte le informazioni relative alla propria attività, prevedendo la pubblicazione, mediante facile accesso nella home page sul proprio sito istituzionale, ove esistente, e su quello della Regione di tutti i provvedimenti adottati dai propri organi, e dalla dirigenza per i quali non sussistano divieti o limiti di pubblicizzazione. In tali casi la pubblicazione avviene assicurando la non intelligibilità di dati personali non pertinenti, di dati sensibili o giudiziari, ovvero dei dati identificativi delle persone fisiche destinatarie dei provvedimenti di concessione di sovvenzioni, contributi, sussidi e attribuzioni di vantaggi economici qualora da tali dati sia possibile ricavare informazioni relative allo stato di salute ovvero alla situazione di disagio economico o sociale degli interessati.»

(Respinto)

 

Emendamento 21, a firma del consigliere Foti:

«Emendamento istitutivo di nuovo articolo

Dopo l’articolo 8 del presente progetto di legge è integrato il seguente articolo:

“Articolo 8bis

(Modifiche all’articolo 13 della legge regionale n. 24 del 1991)

All’articolo 13, comma 1, della legge regionale 2 settembre 1991, n. 24 (Disciplina della raccolta, coltivazione e commercio dei tartufi del territorio regionale e della valorizzazione del patrimonio tartufigeno regionale), al termine della lettera c) sono integrate le seguenti parole: “Limitatamente all’ambito omogeneo sub-regionale costituito dalla provincia di Piacenza, in ragione delle peculiarità di presenza e di periodo di maturazione, la raccolta del Tuber aestivum è consentita dal 15 giugno al 30 novembre per tutte le zone”.»

(Respinto)

 

Subemendamento 22, a firma del consigliere Boschini:

«All’emendamento 9 le parole: “Nel Titolo IV, prima del Capo I, è aggiunto il seguente:

“Capo 01

Norme in materia di ambiti territoriali ottimali

“art. 7-bis quater”””

Sono sostituite dalle seguenti:

“Nel Titolo II, dopo il Capo III, è aggiunto il seguente:

“Capo IV

Norme in materia di ambiti territoriali ottimali

“Art. 7-bis”””.»

(Approvato)

 

 

I PRESIDENTI

I SEGRETARI

Rainieri - Saliera

Rancan - Torri

 

 

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