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Legislatura IX - Commissione I - Resoconto del 10/06/2014 pomeridiano

     

     

     

    Resoconto integrale n. 21

    Seduta del 10 giugno 2014

     

    Il giorno martedì 10 giugno 2014 alle ore 15,00 è convocata, con nota prot. n. AL. 2014.22363 del 04/06/2014, integrata con nota prot. n. AL.2014.22546 del 05/06/2014, presso la sede dell’Assemblea legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50, la Commissione Bilancio, Affari generali ed istituzionali.

     

    Partecipano alla seduta i Consiglieri:

     

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    LOMBARDI Marco

    Presidente

    Forza Italia - PDL

    4

    presente

    FILIPPI Fabio

    Vicepresidente

    Forza Italia – PDL

    1

    presente

    VECCHI Luciano

    Vicepresidente

    Partito Democratico

    4

    presente

    BARBATI Liana

    Componente

    Italia dei Valori – Lista Di Pietro

    2

    assente

    BARBIERI Marco

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    BIGNAMI Galeazzo

    Componente

    Forza Italia – PDL

    3

    presente

    BONACCINI Stefano

    Componente

    Partito Democratico

    2

    assente

    CAVALLI Stefano

    Componente

    Lega Nord Padania Emilia e Romagna

    1

    presente

    DEFRANCESCHI Andrea

    Componente

    Movimento 5 Stelle Beppegrillo.it

    1

    assente

    FERRARI Gabriele

    Componente

    Partito Democratico

    2

    assente

    GRILLINI Franco

    Componente

    Gruppo Misto

    3

    presente

    MALAGUTI Mauro

    Componente

    Gruppo Misto

    1

    presente

    MANFREDINI Mauro

    Componente

    Lega Nord Padania Emilia e Romagna

    3

    assente

    MAZZOTTI Mario

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    MONARI Marco

    Componente

    Partito Democratico

    3

    presente

    MONTANARI Roberto

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    MORICONI Rita

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    MUMOLO Antonio

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    NALDI Gian Guido

    Componente

    Sinistra Ecologia Libertà - Idee Verdi

    2

    assente

    NOE’ Silvia

    Componente

    UDC - Unione di Centro

    1

    assente

    PARIANI Anna

    Componente

    Partito Democratico

    3

    presente

    POLLASTRI Andrea

    Componente

    Forza Italia - PDL

    2

    presente

    SCONCIAFORNI Roberto

    Componente

    Federazione della Sinistra

    2

    assente

    Il consigliere Manes BERNARDINI sostituisce il consigliere Manfredini.

     

    E’ presente il Sottosegretario alla Presidenza Alfredo BERTELLI.

     

    Partecipano alla seduta: E. Cocchi (Dir. gen. Programmazione territoriale e negoziata, intese. Relazioni europee e relazioni internazionali), M. Diazzi (Dir. gen. Attività produttive, commercio, turismo), S. Bertini (Resp. Serv. Politiche di sviluppo economico, ricerca industriale e innovazione tecnologica), F. Bergamini (Resp. Serv. Programmazione, valutazione e interventi regionali nell'ambito delle politiche della formazione e del lavoro).

     

    Presiede la seduta: Marco LOMBARDI

    Assiste la segretaria: Claudia Cattoli

    Trascrizione integrale a cura della segreteria


    DEREGISTRAZIONE INTEGRALE CON CORREZIONI APPORTATE AL FINE DELLA MERA COMPRENSIONE DEL TESTO

     

     

    -          Approvazione del processo verbale n. 20 del 3 giugno 2014

     

    Presidente LOMBARDI

    Possiamo iniziare. Intanto vi propongo di votare il processo verbale numero 20 della seduta del 3 giugno 2014.

     

    La Commissione approva.

     

    Presidente LOMBARDI

    Poi avevamo già deciso un’audizione con i Sindaci per il progetto di legge sulla fusione dell’Alto Appennino reggiano, senza stabilire però la data, e direi che a questo punto se siete d'accordo potremmo decidere per lunedì 16 giugno alle ore 15.

     

    La Commissione concorda.

     

    5389 - Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: "Legge comunitaria regionale per il 2014" (delibera di Giunta n. 428 del 31 03 14)

    (Relatore consigliere Luciano Vecchi)

     

    Presidente LOMBARDI

    Bene, a questo punto passiamo all’esame del progetto di legge 5389, la legge comunitaria regionale, già illustrata le scorse volte anche riguardo agli emendamenti presentati; quindi a questo punto se non ci sono interventi in discussione generale provvederei alla votazione dell'articolato che è abbastanza corposo.

     

    Con distinte votazioni di uguale esito, la Commissione esprime parere favorevole su ciascun articolo ed emendamento.

     

    Presidente LOMBARDI

    Allora, c’è un nuovo emendamento n. 11? In attesa di distribuire l'emendamento 11, così se siete d’accordo potremmo votarlo e completare il testo della legge che andrà in Aula, magari possiamo illustrare questo emendamento? No? Va bene, sarà presentato in Aula e consideriamo conclusa la votazione sull'articolato. Passiamo all'esame dell'oggetto 5510.

     

    5510 - Proposta recante: "Approvazione del "Documento strategico regionale dell'Emilia-Romagna per la programmazione dei fondi strutturali e di investimento europei (SIE) 2014-2020. Strategia, approccio territoriale, priorità e strumenti di attuazione". Proposta all'Assemblea legislativa" (delibera di Giunta n. 571 del 28 04 14)

     

    Presidente LOMBARDI

    L'illustrazione al direttore Cocchi, distribuiamo pure i documenti di sintesi.

     

    Direttore COCCHI

    Per i fondi strutturali 2014-2020 ci troviamo in un contesto diverso rispetto a quello del passato ciclo di programmazione. C'è stato un aggiornamento del contesto amministrativo e sono stati definiti dei nuovi Regolamenti, che aggregano fra di loro in modo diverso i rapporti soprattutto fra Fondo Sociale Europeo e Fondo Regionale di Sviluppo e gli altri fondi, in particolare Cooperazione Territoriale e sistema dell’agricoltura FEASR. Nei documenti di sintesi mettiamo a disposizione il materiale specifico.

    In questo nuovo contesto non è obbligatorio da parte della Regione redigere un documento unitario, ma il comportamento amministrativo storico, il contesto complessivo in cui si viene a collocare il modello di organizzazione, soprattutto di programmazione della nostra Regione, ci ha portato a definire un quadro unico, che potesse agevolare non soltanto in termini di politiche, ma anche in termini di integrazione e collegamenti - anche se non strettamente richiesti dal Regolamento - a base geografica, a base territoriale, per avere una strategia omogenea e organica. Cosa voglio dire?

    I fondi strutturali prevedono 11 obiettivi, con la necessità di articolare all'interno di questi delle priorità tematiche da parte di ciascun fondo (FESR, FSE) e di riconcentrare i comportamenti tenendo conto di una serie di rigidità imposte dal Regolamento stesso.

    La fattispecie prevista dall’Amministrazione è stata quella di avere comunque un documento organico in analogia al DUP (documento unitario di programmazione) dello scorso ciclo 2007-2013. Infatti il modello che si è preferito è quello di avere comunque una strategia, di non dovere giustificare all'interno di ciascuno programma le coerenze con il resto della programmazione regionale, ma di avere un luogo omogeneo in cui sono riconosciute le strategie regionali, le modalità di indirizzo per l'utilizzo dei vari fondi, una priorità di attribuzione territoriale e una risposta rispetto alle priorità definite dall'Amministrazione per quanto concerne l'utilizzo dei vari fondi.

    Dico questo perché il meccanismo utilizzato dall'Italia nel passato ciclo di programmazione - che prevedeva un quadro strategico, il cosiddetto QSN (quadro strategico nazionale), in cui si inserivano i singoli programmi operativi regionali (POR) - in questo ciclo di programmazione non esiste. Lo Stato ha fatto un proprio contratto diretto con la Commissione europea, che è in corso di definizione, il cosiddetto Accordo di Partenariato e ha lasciato libere le Regioni di decidere che atteggiamento tenere.

    Quindi questo è il contesto, dal punto di vista della volontà e dell'operatività che ha portato a costruire il DSR (Documento Strategico Regionale). Gli elementi di riferimento invece, nel documento strategico, riguardano la possibilità di toccare tutta una serie di politiche, anche in una percezione di loro attribuzione su base territoriale e anche consapevoli di alcune rigidità introdotte dai Regolamenti.

    In estrema sintesi, in riferimento alle previsioni del piano territoriale, i macroambiti territoriali di riferimento riguardano l'assetto complessivo del sistema montano, del sistema della via Emilia, dell'asse del Po e della costa. A questi, è stato inserito un ulteriore ambito territoriale per tutta una serie di sue specificità e la necessità quindi di poter prevedere bandi o attività specifiche dal punto di vista amministrativo sul territorio del sisma, proprio perché per le modalità di intervento, le caratteristiche particolari e le attività già fatte negli ultimi due anni, necessita di una particolare attenzione. A titolo di esempio ricordo tutta l’attività fatta dal Fondo Regionale di Sviluppo per agevolare la continuità delle attività economiche momentaneamente espulse dai centri storici perché o pesantemente danneggiati o talvolta addirittura chiusi, e la necessità di poter prevedere un percorso di rientro nei prossimi anni, nel momento in cui sarà ripristinata completamente l’agibilità dal punto di vista della sicurezza e della qualità del costruito: ma le risorse del sisma prevedono i contributi per il ristoro del danno, non prevedono contributi per la cosiddetta città pubblica, o per le azioni di supporto economico. Quindi, la necessità di prevedere dei comportamenti personalizzati ha portato all'iniziativa di inserire questo ulteriore intervento.

    Il portato storico del piano territoriale si incrocia a sua volta con gli indirizzi di carattere generale posti a questo punto non solo dalla Commissione europea, gli 11 obiettivi tematici, ma anche i comportamenti previsti dal sistema nazionale con il documento “Metodi per l'utilizzo delle risorse comunitarie” del dicembre 2012, che introduce due ulteriori ambiti: le cosiddette aree interne e le politiche per le città. In questo modo, si cerca di avere all'interno del documento generale un punto di riferimento per i vari elementi di carattere territoriale che vengono portati.

    Ulteriore elemento, dal punto di vista invece delle tipologie di intervento, l'ammissibilità delle spese riguarda essenzialmente i fondi, alcune categorie di intervento e quindi si fa un riferimento per una maggiore coerenza fra possibilità e ammissibilità delle spese dei vari fondi e gli ambiti. In questo ulteriore passaggio, si fa riferimento all'operatività del Fondo di Coesione (l’ex FAS, oggi FSC) e quindi alla possibilità che all'interno di questo quadro generale vi sia anche un sistema secondo il quale per quegli interventi ove le infrastrutture diventano difficilmente realizzabili con i fondi, dove oggettivamente è indispensabile invece un forte intervento (pensiamo innanzitutto ai due sistemi per le grandi manutenzioni territoriali, quello dei trasporti, viabilità ferrovie e quant’altro e quello della difesa del suolo, quindi frane, messa in sicurezza del territorio), il Fondo Sviluppo e Coesione diventa l'elemento che viene individuato come potenzialmente più coerente e in grado di garantire delle politiche trasversali su tutto il territorio rispetto a quei particolari temi.

    Oltre a fare questo, il Documento strategico compie, come ultimo passaggio, un’imputazione di previsione delle risorse finanziarie e quindi, in coerenza con l'esito del lavoro svolto al Tavolo di partenariato di Governo e Regioni, quello che è l'ammontare complessivo delle risorse economiche, ripartite attraverso un accordo Stato - Regioni siglato in occasione della legge di stabilità 2013, valuta anche qual è il peso dei POR di ciascun fondo rispetto a quel tipo di riparto.

    Quindi non solo riassume gli indirizzi strategici (e nella sintesi che vi è stata messa a disposizione, alla fine, c'è il quadro sinottico in cui trovate le priorità e i vari strumenti maggiormente dedicati e coerenti per la loro realizzazione), ma anche le risorse finanziarie indicative, perché il negoziato con il Governo su FSC e con la Commissione sui fondi strutturali è in corso di definizione. Ma questi elementi sono indispensabili poi per consentire il lavoro e la possibilità di poter presentare i programmi operativi a Bruxelles.

    Infine segnalo anche alcuni emendamenti di aggiornamento al testo, che consegno al presidente della Commissione. Le modifiche si rendono necessarie per un motivo molto semplice: alla data in cui sono stati redatti i programmi il nostro livello di conoscenza dell'accordo di partenariato era di un certo tipo; essendo successivamente intervenuto un livello maggiore di conoscenza, ancorché a tutt’oggi non approvato l'accordo di partenariato fra lo Stato e Bruxelles, abbiamo ritenuto opportuno recuperare alcune diciture, alcuni aggiustamenti semplicemente per riallineare la coerenza tra i vari testi. La sostanza comunque è inalterata, non volevamo lasciare “refusi di lavorazione” nel documento generale, o disallineamenti rispetto ad alcuni atti intervenuti nel frattempo nell'elaborazione o nel quadro conoscitivo preliminare di cui si compone il DSR.

     

    Presidente LOMBARDI

    Ci sono richieste di intervento? Intanto, per capire bene, chiederei conferma sull'ultimo schema, dove si parla delle risorse: quindi il Fondo Sociale Europeo ha praticamente una disponibilità complessiva di 786 milioni di Euro?

     

    Direttore COCCHI

    Sì, queste somme sono aggiornate alla data odierna di conoscenza del rapporto che è in corso fra Stato e Bruxelles, in parte all'evoluzione di alcuni comportamenti interni allo Stato italiano, perché l'esatta definizione di alcuni PON, cioè i Programmi Operativi Nazionali, non è ancora perfettamente allineata. Nel caso specifico, ricordo la cosiddetta Garanzia Giovani, i cui livelli di coordinamento e cofinanziamento fra quota comunitaria e quota nazionale e quota regionale sono momentaneamente stabilizzati a un certo valore, ma potrebbero trovare piccoli aggiustamenti di qui all’approvazione definitiva dei programmi operativi: era cioè per mettere nelle condizioni i vari programmi di avere un punto di partenza il più consolidato possibile.

     

    Presidente LOMBARDI

    Siccome credo anche a nome dei colleghi che ci siamo un po' persi rispetto a tutte le modifiche intervenute anche sul patto di stabilità, chiedo: le cifre previste qui, di cofinanziamento regionale, sono all'interno del tetto di spesa della Regione? quindi dobbiamo rimanere dentro il patto di stabilità?

     

    Direttore COCCHI

    Purtroppo, alla data odierna, sì: per l'attuale meccanismo soltanto la risorsa comunitaria in senso stretto, la parte nostra purtroppo è dentro il patto.

     

    Presidente LOMBARDI

    Se non ci sono altre richieste, possiamo considerare esaurita l'illustrazione del Documento strategico. Prima di passare agli altri due oggetti, vi proporrei di affrontare il provvedimento oggetto 5528, approfittando anche della presenza della dottoressa Bergamini. Su questo provvedimento dovremo esprimere un parere in sede consultiva, visto che domani la Commissione V ha al proprio ordine del giorno il POR sul fondo Sociale Europeo e quindi ha bisogno del nostro parere consultivo. Va bene? Inviterei allora la dott.ssa Bergamini a procedere all’illustrazione.

     

    5528 - Proposta recante: "Approvazione Programma Operativo della Regione Emilia-Romagna. Fondo Sociale Europeo 2014/2020 - Proposta di adozione all'Assemblea legislativa regionale" (delibera di Giunta n. 559 del 28 04 14)

    (Sede consultiva: parere alla Commissione referente Cultura Scuola Formazione Lavoro Sport)

     

    Dott.ssa BERGAMINI

    Nell'impianto generale di programmazione, stiamo parlando del Programma Operativo Regionale Fondo Sociale Europeo, quindi del fondo strutturale che si rivolge a tutto il tema dell'investimento sulle competenze e sulle persone per l'occupazione, per elevare i livelli di istruzione e per sostenere e proporre l'inclusione attiva delle persone.

    Le risorse complessive per il POR FSE sono 768 milioni di Euro, ai quali per la prima fase di attuazione, che è il periodo 2014 – 2015, si affiancano le risorse di cui al Programma nazionale Garanzia Giovani, dove l'Emilia-Romagna è un organismo intermedio e che ha, in attuazione, con un proprio piano, un importo complessivo di 74 milioni di Euro. Le tengo insieme perché, pur essendo fondi differenti, in realtà è richiesta dalla programmazione comunitaria l’individuazione delle strategie di attuazione dei due fondi in maniera congiunta, per assicurare comunque che l'intervento straordinario finanziato con la Garanzia Giovani trovi un’attuazione per tutto il settennio di programmazione.

    L'impianto complessivo di programmazione del Fondo Sociale Europeo è stato definito a partire dal confronto rispetto ai benchmark europei e quindi i target di Europa 2020, che rispetto al tema del dato sul tasso di dispersione scolastica e cioè del numero dei giovani nella fascia tra i 18 e i 24 anni che hanno almeno una qualifica professionale e un diploma, e rispetto al target sul numero percentuale dei giovani che ha almeno un titolo di istruzione universitaria o anche di terziario non universitaria, vede ancora l'Emilia-Romagna indietro rispetto ai benchmark europei, nonostante sia già in linea con gli obiettivi del piano nazionale di riforma.

    Il terzo tema sul quale si concentra il nostro programma è tutto il tema dell'inclusione sociale, con riferimento chiaramente a quel target di Europa 2020 che è la riduzione del numero delle persone in condizioni di povertà.

    Quindi il dato di partenza è questo. Nella definizione della strategia complessiva, abbiamo avuto a riferimento l'impianto generale di programmazione, quindi l'infrastruttura educativa che è stata costruita in questi sette anni di programmazione. Il primo tema come strategie portanti è tutto il tema dell'istruzione e formazione professionale, che nella nostra Regione vede un’attuazione attraverso la legge regionale n. 5 del 2011, e quindi tutta l'offerta formativa che in sussidiarietà con l'istruzione professionale consente ai giovani nella fascia tra i 15 e i 18 anni di conseguire una qualifica professionale.

    Il secondo ambito di intervento ha a riferimento la Rete Politecnica e quindi tutta quell'offerta di terziario universitario che, programmato e in forte sinergia a partire dalla strategia regionale di specializzazione intelligente, e quindi a partire dall'individuazione dei sistemi di imprese, da un lato quelli che caratterizzano il nostro sistema produttivo (costruzioni, meccanica e agroindustrie) e dall'altro quella a più forte contenuto di innovazione e di sviluppo (industria della salute e industria culturale e creative), permettono di corrispondere e formare la fascia di competenze tecnico-professionali dopo il diploma, a partire dall'individuazione del nuovo segmento di terziario non universitario sul modello tedesco che è costituito dalle formazioni ITS.

    Il terzo elemento su cui lavoreremo anche nella nuova programmazione è tutto il tema delle alte competenze, quindi le competenze non solo tecnologiche ma anche organizzative, che sostanzialmente devono contribuire a creare le sinergie con tutta la rete della ricerca, quindi della ricerca ad alta tecnologia, con l'obiettivo di rendere disponibili percorsi per la creazione di nuove imprese, di permettere e sostenere il trasferimento tecnologico nelle imprese, di promuovere un'alta formazione per il conseguimento dei titoli anche universitari e post-universitari, tra i quali i master, i dottorati, anche nella forma dell'apprendistato in alta formazione, che devono guardare anche alla definizione, al finanziamento di dottorati di ricerca che possano davvero accompagnare la strategia generale e regionale, la strategia di specializzazione intelligente.

    Il quarto segmento di attenzione, è quello che viene definito “lavoro e competenze”, che contiene tutto quell'insieme di dispositivi e di azioni che devono permettere l'accompagnamento dai sistemi educativi formativi verso il lavoro, primo tra tutti il tema dei tirocini: quindi tirocini come modalità formativa che consente non solo una socializzazione con il lavoro, ma prioritariamente l'acquisizione di competenze lavorative in un contesto lavorativo, tutto il tema dell'apprendistato e in particolare l'apprendistato di primo livello, e quindi per il conseguimento di una qualifica professionale o di un diploma professionale, e l'apprendistato di terzo livello che è l'alto apprendistato per il conseguimento dei titoli dell'istruzione, della laurea, dei master e dei dottorati.

    Oltre a questo, vi sono tutte le azioni che, intervenendo sulle persone occupate e quindi attraverso i dispositivi di formazione continua e permanente nell'integrazione con i fondi interprofessionali, devono consentire di mantenere e innalzare le competenze del sistema produttivo e delle imprese, dove quindi la nostra Regione interviene sulle competenze dei lavoratori. In particolare, in questa tipologia di interventi, proprio nella complementarietà ed integrazione con i fondi interprofessionali, l'obiettivo è di intervenire sostanzialmente attraverso la formazione e quindi attraverso l'innalzamento delle competenze, per accompagnare in questa regione quei processi di innovazione che passano per alcune filiere produttive e per alcune aziende, anche attraverso processi di riorganizzazione e di riposizionamento delle imprese e delle singole filiere. Sostanzialmente la costruzione del nostro modello è questa.

    In questo quadro, un’attenzione particolare della nostra Regione è rivolta al tema dell'inclusione, e quindi il 20% delle risorse del Programma Operativo sono nell'asse “inclusione sociale”. Questa è stata una scelta, nel senso che il tetto del 20% di Fondo Sociale Europeo sull'asse inclusione sociale è un obbligo a livello nazionale. Vi sono Regioni che hanno situazioni di difficoltà maggiore, quindi hanno investimenti anche superiori al 20%. L’Emilia-Romagna ha scelto comunque, anche non a fronte di un obbligo, di avere una allocazione complessiva del 20% su questo asse. La scelta che è stata compiuta è quella di una concentrazione comunque delle risorse sul tema dell'inclusione attiva e quindi di tutti quei percorsi anche fortemente personalizzati che permettono una presa in carico congiunta dei diversi servizi, e che permettono di intervenire prioritariamente attraverso l’FSE per ridurre il gap di competenze per l'inserimento nel mercato del lavoro, in accompagnamento a tutte le altre misure, anche a valere sulle risorse dei servizi sociali e quindi su dispositivi ulteriori, ma che individuino l'inclusione lavorativa sostanzialmente il primo elemento, il primo requisito per consentire poi un’inclusione sociale.

    A tutt’oggi il programma è questo: mancano alcuni elementi, che sono quelli mancanti dal contesto nazionale e che riguardano sostanzialmente gli indicatori di risultato attesi, che stiamo definendo in un accordo tra tutte le Regioni e quello che si chiama performance framework e quindi gli obiettivi da raggiungere con le connesse premialità o non premialità, anche in termini finanziari.

    Il programma Garanzia Giovani che già ho menzionato è invece un programma specifico che si rivolge ai giovani nella fascia 15 - 29 anni e non sono inseriti né nei percorsi di istruzione, né nella formazione e lavoro e quindi NEET (Not in Education, Employment or Training), per rendere disponibili misure che vanno dalla presa in carico orientamento anche specialistico, alla messa in disponibilità di tirocini formativi che vedono quota parte dell'indennità di partecipazione al tirocinio a carico dell'Amministrazione e quindi riducendo l'onere a carico dell'impresa. Vedono anche l’attivazione di ulteriori misure. Sono tutti i percorsi di istruzione e formazione professionale per i giovani che non hanno percorsi lineari e quindi rischiano l'uscita dal sistema educativo prima dei 18 anni: l'apprendistato per la qualifica e quindi di primo livello per la qualifica e il diploma e l'apprendistato in alta formazione, il servizio civile - che nella scelta della Regione Emilia Romagna è il servizio civile regionale, e che quindi può avere l'applicazione di tutte le norme, le regole ed i vincoli definiti dalla nostra legge regionale -, fino alla messa in disponibilità di incentivi all'assunzione, che vanno nella direzione sostanziale di attivare queste misure, di attivare i giovani rendendo disponibili tutte quelle opportunità, attivando la partecipazione, la collaborazione delle imprese, riducendo gli oneri a carico delle imprese per quanto riguarda la loro contribuzione ai processi formativi, quindi ai tirocini, e incentivando l'assunzione dei giovani. Questo è il quadro complessivo sulla Garanzia Giovani. Il programma, che è un programma nazionale, è già iniziato. Stiamo concludendo i dispositivi attuativi ed è già iniziata la presa in carico dei servizi per l'impiego dei giovani che fanno l'iscrizione.

     

    Presidente LOMBARDI

    Grazie. Collega Pollastri.

     

    Consigliere POLLASTRI

    Ci riserviamo, anche come Gruppo di Forza Italia, di approfondire i documenti perché credo non sia facile per un Consigliere regionale in questa materia così complessa farsi un giudizio molto preciso e circostanziato.

    Ho colto con chiarezza dalla relazione della dott.ssa Bergamini qual è il futuro, l'obiettivo, il modello, nel principio dell'inclusione e quindi nelle misure di sostegno al mercato del lavoro e soprattutto le misure di sostegno a favore dell'occupazione giovanile, di formazione dei giovani, che è comunque nell’agenda di tutti i partiti e gruppi politici: quindi bene venga se questo modello avrà un riscontro e uno sviluppo. Ma io farei un passo indietro, ponendo una domanda al Sottosegretario: quali risultati abbiamo avuto sotto il profilo anche comparativo rispetto a altre Regioni o altri Paesi nel precedente settennato?

    Cioè, se dall’approvazione di questo Programma Operativo Regionale Fondo Sociale Europeo 2014 - 2020 auspichiamo tutti responsabilmente (anche una forza politica di minoranza e di opposizione come la nostra lo auspica su un tema così) che le misure siano valide e possono portare a un risultato positivo, ma nei precedenti sette anni quali indicatori abbiamo Sottosegretario, per dimostrare che le misure adottate abbiano funzionato? Quali risultati, se può dirmelo dottoressa, rispetto magari a Regioni più vicine a noi per popolazione, per territorio. Si riesce a fare una comparazione, eventualmente anche rispetto a piani analoghi adottati in altri Paesi?

     

    Sottosegretario BERTELLI

    I risultati che abbiamo raggiunto sono quelli che c'eravamo dati come obiettivi all'origine del piano. Difficile fare un raffronto con altre situazioni, perché noi siamo forse l'unica Regione che investe moltissimo in questo comparto. Come vedrete dalla suddivisione dei fondi a livello nazionale, 700 e passa milioni di Euro sono l'entità, 768 milioni di Euro per la precisione, che confermano che quanto abbiamo investito nella precedente programmazione è un’entità difficilmente raggiunta da altre Regioni. E mi sento di dire, facendo una sintesi, che sono risultati buoni, nel senso che abbiamo monitorato gli obiettivi fino a qui, anche perché la programmazione non è ancora completata, e siamo in linea con gli obiettivi che ci eravamo dati. Per ciò che riguarda sia le persone che sono state interessate dalla programmazione, sia quelle che, passando dalla programmazione, hanno ottenuto i diplomi o hanno avuto l'accesso all'occupazione, fino a qui il risultato complessivo è buono, nel senso che la nostra programmazione è riconosciuta a livello europeo come programmazione che dà risultati positivi, di ottimo livello. Comunque siamo nelle condizioni di fornire anche dei dati e delle cifre.

     

    Dott.ssa BERGAMINI

    Tutti gli anni restituiamo i dati in Comitato di sorveglianza, perché questo è un obbligo. Tutti i dati di attuazione sono disponibili. E’ la verifica che facciamo, perché oggetto di obbligo regolamentare, ogni anno al Comitato di sorveglianza, previsto dai Regolamenti comunitari, quest’anno il 18 di giugno: a giugno c'è l'appuntamento; dobbiamo restituire i dati di attuazione fisici e finanziari.

    Sul dato finanziario, siamo la prima Regione. Siamo stati confermati nell'ultimo Comitato come la Regione che ha i tassi maggiori di efficienza sia sull'impegno, che sul pagato e certificato. Ciò significa non solo una Regione che programma, ma anche una Regione dove l'attuazione è immediata. L'unico dibattito è sempre tra noi e Bolzano, che però ha chiaramente importi decisamente diversi. Sostanzialmente, siamo sempre in anticipo rispetto agli obiettivi di spesa previsti dai Regolamenti.

    L'altro tema è non solo la capacità di programmazione e successivamente di attuazione da parte degli enti, ma anche il tema dei dati effettivi. Noi abbiamo tutti i dati perché vengono richiesti dalla nuova programmazione: il numero di persone complessivamente coinvolte per singole misure, il numero di persone e quindi le percentuali delle persone che, coinvolte nei percorsi formativi, accedono alla qualifica finale e il tasso di occupazione al termine. Abbiamo tutti i dati disponibili, saranno presentati in Comitato di sorveglianza.

    E su questi dati e su una valutazione dei risultati si fonda anche la nuova programmazione. Quindi ciò che la Commissione europea richiede sulla nuova programmazione è di mettere in trasparenza i risultati conseguiti, porsi degli obiettivi di miglioramento: pertanto, se l'82% dei partecipanti ai percorsi di formazione superiore hanno conseguito il titolo, la Commissione ci chiede di definire qual è il target di miglioramento che ci poniamo, sia al termine della programmazione, sia a uno step intermedio, sia sui vari indicatori: prima di tutto il numero dei qualificati e poi il numero degli occupati. Questi sono quindi i target che ci vengono assolutamente imposti e che stiamo verificando. Sul tema percentuale di qualificati abbiamo comunque ottimi risultati. E’ chiaro che la Commissione ci chiede poi quali margini di miglioramento ci poniamo; sul tasso di occupazione ad esempio chiede se, rispetto agli esiti che avevamo nella scorsa programmazione, date le condizioni generali, le difficoltà del mercato del lavoro ci sono state anche sui dati occupazionali.

    Quando facciamo i raffronti con le altre Regioni, sono dati che ci pongono in una situazione decisamente migliore: infatti l'ultimo rapporto ISFOL sul dato occupazionale, sui percorsi di istruzione e formazione tecnica superiori, in cui siamo la Regione che ha conseguito i migliori risultati su programmazioni analoghe, sugli esiti occupazionali a sei mesi, a dodici mesi dalla conclusione dei percorsi di istruzione tecnica superiore, quindi le nuove fondazioni, siamo a livello nazionale sempre sulle posizioni più alte. Laddove c'è un possibile raffronto e vi sono delle valutazioni nazionali, riusciamo ad avere dei risultati assolutamente positivi.

    In questa programmazione ci siamo trovati ad affrontare da un lato tutto il tema della crisi, quindi dell'accordo nazionale e del patto, in cui sostanzialmente abbiamo fatto misure di formazione che dovevano accompagnare la cassa integrazione, quindi permettere una riqualificazione per il mantenimento dell'occupazione di queste persone. Questo è stato un impegno decisamente importante: è chiaro che il dato occupazionale tiene conto comunque di un dato di contesto di disoccupazione giovanile che questa regione non ha mai visto, quindi il raffronto con la quella precedente diventa difficile. Con le altre Regioni resta comunque un dato positivo, in questo caso abbiamo anche delle indagini congiunte.

     

    Presidente LOMBARDI

    Bene, esauriente la risposta? Possiamo votare il parere.

     

    La Commissione esprime, per quanto di competenza, parere favorevole.

     

    Presidente LOMBARDI

    A questo punto passiamo all'illustrazione dei due oggetti 5608 e 5511.

     

    5608 - Proposta recante: "Approvazione del documento "Strategia regionale di ricerca e innovazione per la specializzazione intelligente"" (delibera di Giunta n. 515 del 14 04 14)

    (Sede consultiva: parere alla Commissione referente Politiche economiche)

     

    5511 - Proposta recante: "Approvazione del Programma Operativo Regionale FESR dell'Emilia-Romagna 2014-2020 in attuazione del Reg.(CE) n. 1303/2013. Proposta di adozione all'Assemblea legislativa regionale" (delibera di Giunta n. 574 del 28 04 14)

     

    Presidente LOMBARDI

    La parola per l’illustrazione di entrambi i provvedimenti al direttore, dottoressa Diazzi.

     

    Direttore DIAZZI

    Buongiorno Presidente. I due punti sono strettamente connessi poiché la S3 (Smart Specialisation Strategy), l’adozione della strategia di specializzazione intelligente (ogg. 5608), è una delle condizionalità per poter poi approvare il Programma Operativo FESR, 2014 – 2020 (ogg. 5511). Quindi, se siete d'accordo, così come sono state iscritte all'ordine del giorno, chiederei al dott. Bertini - che ha lavorato peraltro insieme al gruppo di Siviglia, alla Commissione europea, alle altre Regioni, al Tavolo nazionale - di illustrarci la S3, che in estrema sintesi ci consente di capire - come chiede appunto la Commissione europea - di individuare le filiere fondamentali per innestare quel processo di crescita che la Strategia Europa 2020 chiede a tutte le Regioni e a tutta l'Europa. In sostanza, con la S3 andiamo a individuare quelli che secondo noi sono i drivers dello sviluppo, per una ripresa della crescita nella nostra regione, diciamo quali sono i meccanismi di maggiore governance dei processi di sviluppo attesi e cerchiamo anche di fare un quadro complessivo per comprendere, sia dal punto di vista della ricerca, sia dal punto di vista dell'innovazione, sia dal punto di vista dell’ICT - che è uno dei fattori trasversali per lo sviluppo -, quali sono le performances attese nella nostra Regione. A tal fine, avete in distribuzione un fascicoletto di slide molto utile perché, visto il linguaggio un po' tecnico, con questa sintesi avete un’idea di come sono le piattaforme, secondo noi. Le piattaforme possono interagire dentro la strategia del programma POR FESR che vediamo dopo. Quindi darei la parola al dottor Bertini.

     

    Dott. BERTINI

    Come diceva la dott.ssa Diazzi, questa strategia cosiddetta di specializzazione intelligente è un documento richiesto dalla Commissione europea come condizionalità per potere intervenire sull'Obiettivo 1 dei fondi strutturali europei, l'obiettivo della ricerca industriale e del trasferimento tecnologico. Sostanzialmente si tratta di un documento richiesto dalla Commissione europea per spingere le Regioni a fare un utilizzo ragionato e finalizzato dello strumento della ricerca e dell'innovazione, finalizzato verso i punti di forza della Regione, delle Regioni, per non disperdere risorse su obiettivi infiniti.

    Il nostro ragionamento è stato un po' il seguente. Partendo fortunatamente nel nostro caso da un’esperienza abbastanza consolidata, legata allo sviluppo della Rete ad alta tecnologia, il cui finanziamento sta andando a chiusura nei prossimi mesi e che ha dato già comunque ottimi risultati, perché i laboratori che abbiamo sostenuto con l'obiettivo di realizzare attività di ricerca industriale, oltre al finanziamento diretto della Regione e al loro cofinanziamento sui progetti stessi, hanno fatto ulteriore attività di ricerca su commessa verso le imprese per 130 milioni circa. Quindi la Regione ha finanziato finora questi laboratori per 82 - 83 milioni. Altrettante risorse sono state investite dai laboratori stessi come cofinanziamento e sono state fatte ulteriori attività di ricerca verso le imprese per circa 130 milioni. Quindi si tratta di un’esperienza che dal nostro punto di vista ha funzionato, sta funzionando e su questo possiamo costruire questa nuova strategia.

    Ciò che la caratterizza rispetto al passato, la differenza fondamentale è che i finanziamenti futuri - soprattutto quelli riguardanti la ricerca e sviluppo - avranno come riferimento non tanto le tecnologie, ma la destinazione della ricerca. Abbiamo quindi identificato gli ambiti in cui i progetti di ricerca potranno dare un concreto contributo a rafforzare la competitività della nostra regione. Abbiamo individuato gli ambiti portanti, i pilastri della nostra economia, non in senso settoriale stretto, ma in senso di sistema allargato e in una visione che è anche pervasiva di tutto il territorio regionale, e che in qualche modo ci identifica rispetto all'esterno. I pilastri sono: tutto il sistema agroalimentare, uno dei punti di forza storici della nostra regione, tutto il sistema della meccanica e motoristica, e anche il sistema delle costruzioni perché, benché le costruzioni in se stesse siano in forte crisi, tutte le industrie ad essa collegate rappresentano un pezzo importante della nostra industria, a partire ovviamente dalla ceramica. In questi ambiti abbiamo fatto un conteggio, considerando non solo la componente manifatturiera, ma tutti gli altri pezzi che vi ruotano attorno, da quelli terziari a quelli primari, e per esempio attorno all'agroalimentare ruota circa un milione di persone che lavora, quindi un settore estremamente importante per la nostra regione. E il ragionamento riguarda non una specializzazione in senso restrittivo e rigido, ma una specializzazione che punta invece a partire da queste basi per diversificare, per creare nuovi ambiti innovativi, anche di produzione, insomma per rilanciare su una base solida una serie di nuova attività produttiva in termini competitivi.

    L'altro punto contenuto nella richiesta della Commissione europea era di individuare anche delle risorse nascoste emergenti, cioè dei potenziali ambiti di sviluppo futuro non ancora espresso dalle Regioni, non ancora sufficientemente espresso. In questo ambito, abbiamo ragionato su due temi importanti sui quali comunque la Regione ha buone carte da giocare. Uno è il tema della salute, dell'industria della salute e del benessere, dove abbiamo già dei poli industriali importanti, una buona ricerca alle spalle e comunque molti, molti spazi in crescita. L'altro è un tema più difficile, ma a nostro avviso molto importante: è quello delle industrie culturali ricreative, è un ambito dove quanto meno c'è un altissimo interesse da parte di molti giovani. Ciò naturalmente implica anche tutto un rapporto con l'utilizzo delle tecnologie digitali o di altre tecnologie applicate a produzioni di carattere ricreativo e culturale. Questi due ambiti sono entrambi collegati a beni pubblici in evoluzione. Finora erano concepiti soltanto come costo, invece noi dobbiamo cercare di trasformarli come motore di sviluppo ulteriore. E sono ambiti dove viene tendenzialmente occupata forza lavoro di alto profilo educativo, sia in campo tecnologico, ma per certi aspetti anche in campo umanistico, sociale e artistico.

    Un'altra considerazione: su questi di cinque ambiti, tre più due, abbiamo fatto con ASTER un approfondito lavoro di tecnology foresight, cioè in ogni ambito abbiamo individuato quali sono i binari, le traiettorie tecnologiche principali per portare innovazione. Quindi, ad esempio, la chimica verde nel sistema agroalimentare, ecc.. Nel sistema agroalimentare infatti c'è forse più ricchezza da creare lavorando sul post - prodotto alimentare, che non sul prodotto alimentare in senso stretto, c’è un utilizzo di tutta una parte di merce che normalmente viene dispersa.

    L'altro elemento di priorità legato alla smart specialisation è molto importante, sarà l'elemento guida per i progetti di ricerca e sviluppo dei laboratori della rete. L'altro elemento che abbiamo considerato invece come finalizzare questa attività di ricerca e qui abbiamo fatto un ragionamento rispetto alle sfide sociali a cui dovranno rispondere le imprese in termini di innovazione. Quindi sostanzialmente noi daremo priorità a tutti quei progetti di ricerca che riguarderanno in qualche modo lo sviluppo sostenibile, in tutte le sue forme, dalla mobilità, all'energia, all'inquinamento etc., al tema del benessere dei cittadini, della salute e quant’altro e al tema della diffusione dello sviluppo della società dell'informazione. Nel testo troverete anche la descrizione degli strumenti che pensiamo di mettere in atto (sono ricompresi nel documento del POR): sono l'asse 1 del POR e l'asse 3 competitività. I fondi che direttamente dipendono in maniera vincolante da questa strategia sono quelli dell'asse 1, pari ad un volume di risorse di circa 145 milioni di Euro. Poi naturalmente questa strategia per essere efficace dovrà orientare alcune misure anche degli altri assi e, come diceva in precedenza la dott.ssa Bergamini, anche di altri fondi, in modo da fare integrazione: quindi sia il fondo sociale e in parte anche il fondo di sviluppo regionale, che comunque contiene misure sulla ricerca e sull’innovazione, di sviluppo agricolo.

     

    Presidente LOMBARDI

    Grazie. Presidente Grillini prego. Sì, credo che ci siano altri interventi, mi pareva di aver colto. Oggi c'è l'illustrazione, quindi avremo anche un’altra seduta per il dibattito, tuttavia anche durante l'illustrazione si possono comunque formulare domande e chiedere chiarimenti. Anche perché l'oggetto 5608 per noi è in sede consultiva, mentre la Commissione referente è proprio la seconda “Politiche economiche”, quindi il parere lo esprimeremo la prossima volta. Comunque già in questa fase se un consigliere vuole chiedere spiegazioni lo può fare già da ora. Collega Pollastri, prego.

     

    Consigliere POLLASTRI

    Grazie Presidente. Ho ascoltato con attenzione la relazione del funzionario preposto e mi sono posto una domanda, non precostituita, seguendo le vicende del mio territorio, quindi del Comune di Piacenza. Volevo capire se vi era un nesso tra le due questioni: l'Assessore allo sviluppo economico della Giunta di Piacenza ha annunciato che il Comune si sta attrezzando, sta aprendo un laboratorio, un ufficio per le imprese creative e per i giovani, per le start-up, per tutta questa serie di specializzazioni nuove. Volevo quindi capire se quanto sta facendo il Comune di Piacenza è collegato ad un’eventuale richiesta di bandi di finanziamento relativamente alle strategie di ricerca e innovazione, se cioè il Comune si sta già agganciando a questo tipo di finanziamento successivo, oppure se è qualcosa di scollegato e se si può precisare meglio quali sono le tipologie di imprese creative. Grazie.

     

    Dott. BERTINI

    Sì, il Comune di Piacenza ha risposto ad una manifestazione di interesse che comunque la Regione aveva già fatto l'anno scorso con fondi regionali del programma triennale, un asse 5 dello sviluppo territoriale, risorse regionali. Abbiamo fatto una call l'anno scorso, hanno risposto quasi tutti i Comuni capoluogo, più altri Comuni, e il tema era aperto alle imprese creative e alle imprese innovative. Abbiamo visto che questa domanda sulle industrie creative in realtà è prevalente; quasi tutte le città vogliono fare delle aree dove mettere al lavoro i giovani che si occupano di digitale applicato a vari settori della creatività, musica, audiovideo, applicazioni di digitali. Per cui abbiamo una serie di progetti, tra cui quello di Piacenza, che ci ha confermato come la scelta di mettere sulla smart specialisation il tema delle industrie culturali creative era azzeccato, nel senso che c'è una domanda forte in tutte le città nel senso di fare crescere questo tipo di imprese nei giovani.

     

    Consigliere POLLASTRI

    Se non ho colto male, il rapporto è quindi trilaterale, Regione, Comune, giovani imprenditori o imprese che direttamente possono fare domanda.

     

    Dott. BERTINI

    La Regione fa tutte e due le cose, finanzia sia strutture che possono fornire servizi di accompagnamento, di incubazione, di accelerazione allo sviluppo imprenditoriale, sia fa periodicamente dei bandi anche per sostenere direttamente le start-up: abbiamo chiuso l'ultimo il 31 marzo, più avanti ne riapriremo un altro.

     

    Presidente LOMBARDI

    Dott.ssa Diazzi, prego, sul POR FESR (ogg. 5511).

     

    Direttore DIAZZI

    La Smart Specialisation è una delle condizionalità del POR FESR; ve ne sono altre che vi illustreremo, anche perché il lavoro da fare per arrivare all’approvazione del programma è un lavoro ancora abbastanza intenso. Abbiamo distribuito la presentazione con le slides perché ci rendiamo conto che il provvedimento è veramente complesso. Si tratta della sintesi che abbiamo utilizzato nella predisposizione del programma POR FESR - che è stato adottato il 28 aprile dalla Giunta regionale - anche ai fini VAS. Infatti questo è un programma che deve essere sottoposto a Valutazione Ambientale Strategica, il che richiede 60 giorni di pubblicazione. Ed è stato adottato con le conoscenze del 28 aprile, affinché ci siano, soprattutto per i soggetti che intervengono sulla parte più propriamente ambientale e di impatto, le condizioni per poterlo esaminare e fare eventuali osservazioni: quindi la VAS si chiuderà ai primi di luglio, precisamente il 5 luglio, e pensiamo che si possa arrivare all’approvazione dell’Assemblea legislativa, proponiamo insomma, a metà luglio, in modo poi da riuscire a caricare il programma nel suo formato, così come richiesto in modo abbastanza vincolante dalla Commissione europea, anche in termini di numero di caratteri, indicatori, ecc., e quindi di essere presentato nei tempi previsti per la scadenza ultima all’UE, che è il 22 luglio.

    Ciò detto, la Giunta regionale sta lavorando alla programmazione già da un anno e mezzo, tant'è che con deliberazione della Giunta regionale n. 1691 del 18 novembre 2013 abbiamo avviato formalmente l'elaborazione dei Programmi Operativi Regionali, come già ha illustrato il collega Cocchi, consentendo alla Regione di avviare il confronto di partenariato e il raccordo con tutti i servizi competenti della Commissione europea e del Dipartimento alle politiche europee. Successivamente è stato istituito il Comitato regionale permanente, con il compito di sviluppare il Documento Strategico Regionale che vi è stato illustrato oggi nella sua sintesi; poi il Comitato ha dato vita anche ad un’azione coordinata fra tutte le direzioni per la redazione dei programmi e per la definizione del quadro di contesto di base propedeutico a tutti i programmi della nostra Regione e poi ancora agli indirizzi per la programmazione 2014-2020 adottati il 28 aprile. Questa programmazione regionale si integra quindi e ha bisogno della Smart Specialisation Strategy, del documento strategico regionale DSR, del documento dell'FSE e anche della strategia del FEASR, perché è molto chiaro il tema dell'integrazione ma anche della demarcazione con quanto fanno i colleghi dell'agricoltura. Il 6 maggio scorso è stata lanciata la consultazione e il 22 luglio dobbiamo chiudere.

    Trovate nelle pagine successive alcune slide di quella che è l'analisi swot, che dobbiamo peraltro completare rispetto ai confronti in corso con la Commissione europea e con il livello nazionale, dove sostanzialmente emergono una serie di criticità per un sistema pure ricco e capace di competere, come quello della regione Emilia-Romagna. In particolare, per quanto concerne la ricerca, che è un elemento trasversale a tutto il programma, ma anche il cuore del programma stesso, abbiamo ancora una distanza molto significativa dal target europeo per gli investimenti ricerca e sviluppo sul PIL; siamo più o meno intorno all'1,4%. Il programma di riforma nazionale prevede più o meno un 1,5%, quindi siamo vicini al programma nazionale, ma siamo molto lontani dal target europeo del 3%. Ovviamente questa rimane una questione rilevante, che sicuramente ha a che fare anche con un sistema di misurazione della ricerca in questo Paese molto complicato. Infatti abbiamo visto come ISTAT fa l'indagine, come fa a rilevare ricerca e sviluppo: è un rapporto diretto con le imprese, se l'impresa non risponde nessuno la richiama, quindi chiaramente c'è una mortalità naturale, visti gli adempimenti a cui sono sottoposti le nostre imprese. Tuttavia pensiamo che ci sia anche un problema ad esempio di mole della ricerca per quanto concerne la parte pubblica, che peraltro nella nostra regione è particolarmente basso, perché non abbiamo le grandi sedi degli istituti nazionali di ricerca, anche se abbiamo comunque presente ENEA, CNR, ma sono sedi distaccate e quindi il tema della ricerca pubblica nella nostra regione rimane abbastanza basso, mentre la parte privata deve appunto crescere maggiormente.

    Abbiamo un problema di bilancio tecnologico regionale, perché come sappiamo c'è un’importazione molto forte anche di tecnologia. C'è un tema dei servizi ad alto livello di contenuto di conoscenza: come ha già detto il dott. Bertini, questa è addirittura una delle filiere che ci prefiguriamo di poter sostenere maggiormente in questi anni. E c'è tutto il tema della rigidità istituzionale dell’attività di ricerca che avviene prevalentemente all'interno dell'Università; e un tema di attrattività dei talenti fin troppo noto (altri contesti, soprattutto europei e internazionali, sono sicuramente capaci di dare maggiore stabilità ai ricercatori, di riconoscere maggiormente questo loro ruolo). Quindi sulla ricerca, pur avendo avviato per fortuna con la legge regionale 7 approvata dall’Assemblea legislativa nel 2002, un percorso di costruzione della Rete della ricerca industriale che ha consentito di accreditare circa 90 strutture oggi coordinate all'interno del sistema ASTER - una prima rete di infrastrutture importante in questa regione che peraltro si sovrappone ai Poli per la formazione di cui parlava la collega prima -, abbiamo bisogno di rafforzare maggiormente le strategie, di avvicinarci al target europeo del 3%, cosa che riteniamo si possa in parte intraprendere anche con questa programmazione.

    Il secondo punto analizzato con questa succinta analisi swot è l’Agenda digitale. Come sapete, questo è un altro dei temi - l'Agenda digitale europea e l’Agenda digitale nazionale - che sono al centro dell'attenzione. Purtroppo la copertura della banda larga di seconda generazione è poco diffusa e abbiamo ancora un settore dell’ICT che comunque rappresenta nella nostra regione una forza già molto consolidata, tant'è che il dott. Bertini ha individuato l'ICT come una delle filiere dove maggiormente è necessario fare azione di sostegno, proprio per aumentare il numero delle applicazioni, anche se poi - come sapete - ci sono casi di successo (ad esempio Spaggiari, questo imprenditore che oggi è in borsa, lavora per Microsoft, oggi è noto in tutto il mondo ed è nato facendo l'università a Modena e facendo una piccola impresa). Esistono insomma casi di eccellenza, ma è chiaro che un conto è dire “ho dei casi di eccellenza”, un conto è dire “ho una chiara composizione della filiera che controllo e sulla quale faccio la parte innovativa”.

    C'è poi tutto il tema dell'energia che conoscete benissimo, e riguarda la parte di dipendenza energetica della nostra regione ed è l'avvio di un percorso anche per le rinnovabili più virtuoso, ma che ancora ha bisogno di un notevole sostegno da parte delle politiche pubbliche, per quanto concerne sia il patrimonio pubblico, sia le imprese private, sia le aree produttive, sia infine la mobilità sostenibile, che è uno dei temi affrontati all’interno della strategia europea.

    Per quanto riguarda poi i temi della competitività, sui quali la Commissione UE ha aperto anche alle questioni dell'internazionalizzazione, c'è un tema di ripresa degli investimenti produttivi. La Regione Emilia-Romagna ha perso un 25% della sua capacità produttiva negli anni della crisi in termini di investimenti fissi lordi, quindi c'è un problema di ricostituzione da un punto di vista numerico, ma in modo assolutamente diverso; si tratta di investimenti assolutamente diversi che verranno sostenuti, ma che devono continuare ad accrescere la piccola ripresa degli investimenti che oggi pare all'orizzonte. Insieme a questo, c'è il tema del credito e c'è naturalmente tutta la parte di sostegno all'internazionalizzazione, che per la prima volta appunto viene introdotta nei fondi strutturali.

    E poi c'è il rafforzamento del sistema turistico e dell’attrattività dei territori, dove facciamo perno sulla costituzione del distretto turistico, ma anche su tutto il sistema delle città, delle città d'arte e ancora la parte - per quanto concerne il concetto di aree interne di cui parleremo tra un attimo - dell'Appennino verde e del rafforzamento di tutta la parte appenninica, oltre alla parte del delta del Po che abbiamo già finanziato e costruito in questi anni, proprio grazie alle politiche a scala territoriale dei fondi strutturali europei. Le slide successive riguardano la S3 e sono quelle che vi ha illustrato il collega Bertini: le abbiamo incluse perché sono richiamate direttamente all'interno del programma.

    E arriviamo quindi al programma vero e proprio, dove il tema della strategia è quello di riprendere un percorso di crescita intelligente e sostenibile e inclusiva, nell'ottica appunto di Europa 2020; c'è un tema pertanto di competitività e di attrattività, di circolazione dell'innovazione, della creatività, di qualificazione del capitale territoriale e di immissione di un nuovo dinamismo nel sistema regionale. Che cosa ci attendiamo quindi? poi vedremo anche qualche dato quantitativo: una ripresa degli investimenti produttivi, un accrescimento del livello di internazionalizzazione del sistema, la costituzione di reti stabili di produzione a elevato contenuto di progettualità, di design e di servizio, e continuità nelle politiche di ricerca e sviluppo e dell'interconnessione fra la rete alta tecnologia e il sistema delle imprese.

    C'è poi la costituzione di tutta la parte delle reti tecnologiche - come vi dicevo prima in particolare dell’ICT e il raggiungimento dell'obiettivo della low carbon economy e degli obiettivi del 20 20 20 che la Commissione europea ci chiede appunto di perseguire. Insieme a questo abbiamo anche altri due obiettivi relativamente nuovi, ma che sono imposti dalla programmazione europea: uno riguarda il tema delle città, sul quale c'è un vincolo di destinazione di risorse proprio perché c'è l’Agenda urbana che deve essere realizzata; in più, noi abbiamo aggiunto il tema della coesione sociale territoriale, che è un tema che se volete in questa regione non ha avuto in questi anni fino alla precedente programmazione un ruolo così importante, ma non v'è dubbio che la crisi ha minato anche questi aspetti della nostra programmazione.

    Abbiamo dei vincoli nella destinazione delle risorse, li trovate nella slide successiva: le risorse complessive del FESR sono 481 milioni e 895 mila 272; ed è una dotazione che accresce significativamente il ruolo del FESR, che come sapete era di 348 milioni di euro: l’incremento di fondi della programmazione assegnati di fatto al FESR, di queste risorse aggiuntive, corrisponde tuttavia anche ad assi ed attività aggiuntive, in particolare tenendo conto che abbiamo il vincolo di destinare il 60% minimo delle risorse alla parte di ricerca e innovazione e il 20% minimo di risorse alla parte energetica della low carbon economy; e in più abbiamo un 5% delle risorse minime sulle aree urbane, quindi i margini di manovra sono abbastanza vincolati. La tabella indica gli Assi e le Risorse, evidenziando che la ricerca e l'innovazione al fine di favorire lo sviluppo di ricerca, innovazione, creatività e nuovi servizi innovativi (con riferimento all'Obiettivo Tematico 1) ha una dotazione finanziaria di 144 milioni e 568 mila 581 euro. A pagina 16 avete il quadro delle risorse, lo sviluppo dell’ICT e l'attuazione dell'Agenda digitale quale condizione abilitante nei processi di innovazione e di accompagnamento all'evoluzione del mercato: si tratta di circa 24 milioni, 94 mila, 763 Euro. La competitività e l’attrattività del sistema produttivo comprende gli interventi a sostegno degli investimenti e del credito, dell'internazionalizzazione, sono 120 milioni e 473 mila 818. La promozione della Low Carbon Economy è 96 milioni, 379 mila 054; la valorizzazione delle risorse artistiche, culturali e ambientali oltre 48 milioni; le città intelligenti, sostenibili e attrattive (Agenda urbana) 28 milioni, quasi 29.

    Complessivamente quindi sono i 481 milioni, più l'assistenza tecnica al 4%. Nelle parti successive in assistenza tecnica c'è tutto: i monitoraggi, i controlli in loco che devono andare al 100% e pensiamo di potere portare al 100%, tutta la parte di gestione di alcuni interventi da parte delle città, cioè tutte le campagne di promozione previste, quindi una cosa abbastanza complessa su sette anni.

    Nelle parti successive ci sono poi tutte le azioni previste per i singoli obiettivi specifici; queste azioni sono quelle già previste nell'Accordo di Partenariato nazionale, quindi noi potevamo solo prenderle e inserirle: ovviamente non le abbiamo inserite tutte, abbiamo prese quelle che ci paiono più significative. Tenete conto però che la Commissione europea sta chiedendo all'Accordo di Partenariato nazionale di semplificare questa parte, quindi molto probabilmente vi sarà un’ulteriore riduzione di queste parti. Comunque, nella ricerca e nell'innovazione c'è sia la parte della rete, sia la parte delle imprese, sia la capacità di stare dentro al sistema più ampio nazionale e comunitario. Per quanto riguarda l’ICT sono stati previsti interventi nelle aree produttive, azioni del progetto per quanto riguarda le applicazioni della pubblica amministrazione, in particolare a favore delle imprese e la parte diciamo dell'innovation labs che si collegano anche ai tecnopoli della ricerca.

    Nell'asse 3 sono previsti gli interventi per l’ICT, gli interventi per l'internazionalizzazione e i fondi di finanza a sostegno delle imprese, sia per quanto riguarda le nuove imprese, sia per quanto riguarda le garanzie pubbliche: questo è un tema particolarmente sentito, come sapete, i nostri Consorzi Fidi. Nella low carbon economy sono previsti interventi a favore delle imprese e a favore del pubblico; sono previsti interventi a favore della mobilità sostenibile e anche della costruzione di reti intelligenti, per il trasporto dell'energia etc.

    Per quanto riguarda la valorizzazione risorse artistiche, culturali e ambientali sono previsti interventi sia sulla parte dei beni ambientali, sia sulla parte dei beni culturali e su tutta la parte di promozione degli interventi stessi.

    Per quanto riguarda invece le città intelligenti, sostenibili e attrattive, insieme alle città sono state scelte alcune aree di intervento: una di queste è rappresentata dagli innovation labs, cioè i luoghi dove vengono sperimentate e sviluppate le soluzioni tecnologiche, come ad esempio quello di Piacenza. Un tema molto forte della mobilità sostenibile si lega con i temi ambientali e in particolare con le procedure di infrazione e con il forte bisogno che abbiamo sicuramente di procedere a una mobilità più sostenibile, sia per quanto riguarda gli standard, sia per quanto riguarda il miglioramento delle condizioni per i beni ambientali e culturali, perché questo elemento le città hanno voluto comunque ricomprenderlo. Le città sono state scelte con una certa metodologia e sono i nostri capoluoghi di provincia, l'asse è quello della via Emilia; quindi è molto complicato andare a selezionare dentro a queste città, perché non si può dire Piacenza sì e Parma no, o Modena no, Piacenza sì, perché lavoriamo su un arco di sette anni. Diciamo che la cosa che abbiamo tentato di fare insieme ai colleghi è quello di costruire un vero e proprio laboratorio urbano per le politiche urbane, per vedere come e in che modo è veramente possibile che dalle città nasca un input molto forte anche su tutta l’attuazione delle azioni previste negli altri assi. E questo è forse uno degli elementi maggiormente innovativi.

    C'è poi un tema di aree interne: domani abbiamo una conference call a livello nazionale, per comprendere meglio come dobbiamo definire questi progetti perché c'è anche un cofinanziamento nazionale aggiuntivo. Poi abbiamo messo una sintesi dove abbiamo cercato di capire anche con ERVET la suddivisione di questi 481 milioni: pensiamo siano attivabili circa 5 mila interventi con questo programma, è un grosso lavoro, la slide è la n. 30.

    4 mila imprese sono secondo noi quelle che verranno complessivamente coinvolte dal programma, quindi una mole considerevole fra ricerca e sviluppo, innovazione e internazionalizzazione. Si possono mettere in moto molte azioni anche attraverso i fondi di finanza, che come sapete intervengono direttamente con le imprese. Pensiamo di ragionare su un centinaio di progetti di ricerca promossi dai laboratori della rete, sia per candidarsi su Horizon cioè il programma europeo dove dobbiamo andare a prendere le risorse necessarie per potenziare la rete, e sia direttamente attraverso la rete.

    Vi sono poi tre strumenti di finanza innovativa. Pensiamo che per quanto concerne i soggetti pubblici fra il tema dell'efficientamento energetico e i temi di riqualificazione del patrimonio ambientale e culturale possiamo ragionare su un elevato numero di progetti. Poi abbiamo indicato quelli che secondo noi sono gli strumenti innovativi in termini di governance, e cioè i Forum della Smart Specialisation Strategy, che ci paiono abbastanza interessanti perché appunto questo adempimento sia anche uno strumento vero di politiche, il laboratorio urbano su cui vogliamo mettere molte energie e tutto il tema dell’assessment tecnologico che è un altro degli elementi di valutazione che vogliamo assolutamente portare avanti.

    Horizon, Cosme, Creative Europe sono i tre fari importanti per Europa 2020, quindi vorremmo assolutamente che questa programmazione servisse soprattutto per andare a competere su quelle risorse, così come ci interessa lavorare sui distretti tecnologici e ci interessa connetterci con la legge Sabatini e con tutte le misure del credito di imposta che speriamo che il nostro Paese adotti così come hanno tutti i Paesi avanzati.

    C'è poi un ulteriore riparto delle risorse, che ha la sola motivazione di mostrarvi come vi sia pieno rispetto della parte core che è stata richiesta. Infine è indicato il percorso di partecipazione al quale la Commissione europea tiene molto. Infine la tempistica che abbiamo individuato per arrivare all'invio del programma nei termini del 22 luglio. Sul nostro sito FESR Emilia-Romagna trovate tutti i materiali di supporto, il programma così come è costruito e l'analisi effettuata in questo anno e mezzo da ERVET, messa a disposizione di tutti, sia il programma stesso, sia il rapporto ambientale; via via caricheremo sul sito anche la documentazione relativa al tema delle condizionalità e tutto il lavoro che stiamo facendo per completare questo POR in via di conclusione nelle prossime settimane.

     

    Presidente LOMBARDI

    Collega Pollastri, prego.

     

    Consigliere POLLASTRI

    Grazie, ringrazio la dottoressa per la chiara e rapida illustrazione del provvedimento, che è un documento assolutamente apprezzabile ed ambizioso, perché si pone come avete calcolato 5 mila interventi, 100 progetti, 4 mila imprese coinvolte. E auspico che le vostre previsioni/simulazioni si avverino. Proprio ieri infatti a Piacenza un grande imprenditore in occasione di un convegno dell'associazione industriali diceva che ora l'innovazione, la ricerca, l'apertura verso nuovi mercati, ma soprattutto anche l'intervento pubblico ed il sostegno delle politiche pubbliche sulle imprese è di fondamentale importanza. Questo documento quindi contiene dei requisiti fondamentali per lo sviluppo delle nostre imprese e dei nostri territori.

    Ho notato, ma approfondiremo, anche la ripartizione dei fondi e volevo chiedere una questione in particolare, visto che interessa anche il piacentino, sull’Agenda digitale; è importante, perché avevamo già segnalato questo, Sottosegretario, con numerosi atti ispettivi in questi anni, e cioè che la zona del piacentino era poco raggiunta. E proprio sull’Agenda digitale tra le varie misure, i vari interventi, porrei una domanda politica, che richiede anche una risposta sotto il profilo politico, non certo dei funzionari. Qui investiamo in attuazione dell’Agenda digitale, condizione abilitante dei processi di innovazione, perché l'innovazione torna sempre come concetto motore per la competitività delle imprese, investiamo 24 milioni di Euro. Sottosegretario - non me voglia, è una domanda un po' provocatoria - ma Lepida, la società in cui la Regione ha messo milioni e milioni e milioni di Euro, in tutti questi anni, se ci sono ancora delle lentezze, dei divari per quanto riguarda i collegamenti e lo sviluppo del digitale, non le sembra che questa società partecipata non abbia raggiunto gli obiettivi che si era prefissata? Se dobbiamo continuamente nei programmi riproporre questo tema? C'è un nesso tra questo e quanto dobbiamo investire nell’Agenda digitale, quindi evitare che vi siano carenze nei territori? Le chiedevo se a fronte di questa forte iniezione di risorse siamo ancora un po' indietro rispetto al lavoro fatto dalla società Lepida. Lo dico perché sul punto avevamo fatto tantissime richieste. E’ una domanda, ma è anche una preoccupazione da parte mia. La Regione come lei sa e la Giunta di cui lei è Sottosegretario ha investito veramente tante risorse tramite Lepida e ci troviamo invece ancora in condizioni di "arretratezza", costringendoci a investire in questo obiettivo tematico ancora tantissimi milioni di Euro? Grazie.

     

    Presidente LOMBARDI

    Collega Vecchi, prego.

     

    Consigliere VECCHI

    Grazie Presidente. Non mi dilungo nei complimenti che ci si sono tutti, quindi li do per scontati. Solo una domanda molto puntuale. Rispetto all'individuazione delle aree urbane, che concorrono alla realizzazione dell’Agenda urbana, dai criteri selezionati emergono sostanzialmente - il che ha ovviamente una motivazione abbastanza evidente - i dieci capoluoghi di provincia. L’interrogativo allora è il seguente: vi sono almeno altre tre o quattro centri o aree che, diciamo pure, non sono né sede universitaria, né in qualche caso forse hanno nemmeno la dotazione completa di istruzione secondaria superiore - mi riferisco a Imola, Carpi, Faenza e probabilmente anche il distretto ceramico, Sassuolo -; essi hanno caratteristiche dal punto di vista della quantità e della densità abitativa simili a quelle dei capoluoghi, invece, anzi storicamente, per ragioni di non essere capoluogo di provincia sono penalizzati nella dotazione di altro tipo di infrastrutture. La domanda è semplice: in quale modo, dal punto di vista degli obiettivi dell’Agenda urbana che possano riguardare anche questi centri o queste aree, possono rientrare con altri strumenti, oppure se ne sono secondo questa programmazione esclusi.

     

    Consigliere GRILLINI

    Noi abbiamo, come avete sottolineato molto opportunamente, una grandissima sofferenza nel nostro Paese, cioè la scarsa capacità o la difficoltà di investimento nel settore della ricerca. Arriviamo quasi all'uno e mezzo nella nostra regione, secondo il piano definito a livello nazionale: in Europa siamo al 3%. Senza ricerca non c'è sviluppo, senza sviluppo non c'è occupazione, senza occupazione sappiamo qual è la condizione in cui ci troviamo. E di conseguenza anche noi soffriamo di questa cosa. Leggiamo i dati del buon utilizzo dei fondi strutturali europei e ne andiamo giustamente fieri in questa Regione; altre Regioni per esempio non sono riuscite a utilizzarli - peraltro detto per inciso ci dovrebbe essere un criterio secondo il quale chi non riesce a utilizzare dei fondi in questa situazione dovrebbe essere commissariato - e trovo sia un delitto il fatto che a volte non ci siano fondi, ma è un delitto ancora maggiore il fatto che quando ci sono non ci sia la capacità e la volontà di utilizzarli. E in Emilia-Romagna li utilizziamo tutti fino all'ultima lira. E’ ovvio che quando si dice 4 mila imprese coinvolte, dove il coinvolgimento si intreccia con l'innovazione, la creatività, l'intelligenza, la ricerca, ecc., se ci fossero più fondi, se ne utilizzerebbero anche di più. E se ce ne fossero di più si potrebbero implementare molti più progetti, molte più attività e per esempio fare molti più brevetti. L'innovazione vuole dire brevetti: fai i brevetti, poi i brevetti ovviamente devono essere concessi e quindi producono economia. E l'Italia è molto, molto indietro a questo riguardo. Ci sono Paesi che producono brevetti in gran quantità, noi siamo molto indietro proprio per l'incapacità di spingere sulla ricerca. In tutto questo ovviamente le ICT giocano un ruolo fondamentale. Talvolta non si riesce a fare capire perché sono centrali. Si è parlato molto ad esempio in questi giorni delle stampanti 3D che sono simboliche di questa nuova stagione delle ICT. Se hai l’ultrabroadband e in un’azienda c'è bisogno di un pezzo che in quel momento non si reperisce sul mercato e comunque c'è l'urgenza di questo pezzo, può essere fabbricato con una stampante 3D. In questo settore peraltro l’Emilia-Romagna si è giocata un certo ruolo: sembrano cose fantascientifiche, ma sono già assolutamente a portata di mano. E ciò significa riuscire a produrre, ad innovare e a produrre la differenza tra riuscire e non riuscire a produrre.

    Allora, da questo punto di vista, l'utilizzo efficiente dei fondi diventa decisivo, compreso in una materia che a me sta molto a cuore, sul campo della ricerca, e questo costituisce il mio elemento di domanda - poi l'approfondiremo anche in altra sede visto che il provvedimento arriva in Commissione referente “Politiche economiche” -, la ricerca biomedica. Sulla ricerca biomedica c'è un’attenzione particolare della popolazione, di tutti quanti, visto che riguarda la salute, per riuscire a trovare degli elementi nuovi sia sulle medicine, sia sulla tecnologia che serve poi negli ospedali per i trapianti, più in generale su tutto ciò che serve per la sanità. La nostra regione ha dei punti di eccellenza di produzione biomedica, come sappiamo, che sono stati danneggiati dal terremoto. Tuttavia ritengo che in Italia siamo molto, molto indietro rispetto a questo campo, dove tutte le cose più importanti arrivano ancora una volta dagli Stati Uniti. L'esempio è il nuovo medicinale con cui si cura in maniera definitiva l'epatite, che costa 70 - 80 mila Euro a cura, mille Euro a pastiglia, visto che devono recuperare ovviamente l'ammortamento della ricerca. Allora questo è un settore decisivo, ma temo che la ricerca biomedica non rientri nei progetti dei fondi strutturali: chiedo quindi se c'è, in che misura e soprattutto su cosa.

     

    Presidente LOMBARDI

    Bene. Conclude...

     

    Sottosegretario BERTELLI

    Se la dott.ssa Diazzi vuole dare qualche risposta alle cose più tecniche, volevo semplicemente dare una risposta politica.

     

    Presidente LOMBARDI

    Allora prima la parola alla dott.ssa Diazzi e poi conclude il sottosegretario Bertelli.

     

    Direttore DIAZZI

    Intanto per quanto riguarda la parte delle città, la questione delle città è una questione assolutamente controversa, perché nasce come Agenda urbana, con riserva di risorse del 5%. Ora è chiaro che si tratta di una riserva molto piccola di risorse, poiché, se davvero l’Unione europea avesse voluto dare un segnale ragionevole a chi si occupa di sviluppo, di lavorare molto sulle città, avrebbe dovuto dire: “destiniamo all’Agenda urbana il 50% dei programmi”, così da mettere in moto una mole di investimenti di un certo tipo. Tant’è vero che ieri i nostri valutatori, che fanno la valutazione ex ante, hanno formulato la seguente obiezione: il progetto delle città, se lo volete veramente fare, lo dovete fare aumentando ancora di più le risorse che avete messo sulle città. Vedremo quindi cosa succede, nel senso che se dico di voler agganciare la regione Emilia-Romagna, che è una regione con 10 città importanti, più le ulteriori 5 che si dicevano, dovrei mettere molte risorse in quei contesti, cercando da lì di fare delle nuove azioni, sociali, ICT, ecc., tutto ciò che serve per essere veramente una regione smart.

    Per contro, la Commissione europea ci dice: “dovete scegliere poche città: 2, 3, 4”, tant’è che ad esempio alcune Regioni come la Lombardia stanno facendo scelte che vanno molto sull’housing sociale solo contestualizzate a pochissimi ambiti urbani. Noi riteniamo che la scelta dei capoluoghi di provincia, anche sulla base di vari indicatori, sia una scelta abbastanza neutra e abbastanza difendibile. La seconda linea infatti significa portarsi dentro almeno altri 5 o 6 contesti territoriali. Ora può darsi che nel negoziato con loro che si terrà il 19 ci chiedano anche di aumentare le risorse se vogliamo tenere dentro tutte queste città. Cercheremo lì di capire qual è il punto di contatto. E’ ovvio che in questo laboratorio urbano che invece è nostro, cioè costruito dalla Regione Emilia-Romagna, avrebbe senso includere comunque anche queste ulteriori città, perché ci sono molti interventi e lo abbiamo anche detto. Il laboratorio urbano dovrebbe fissare quindi le priorità dell'asse, anche per gli interventi che non sono ricompresi nell’Agenda urbana. Che cosa succede, ad esempio, se decidiamo di fare la riqualificazione dei beni pubblici? A fini energetici è bene che il laboratorio urbano capisca se poi si spendono veramente queste risorse, se abbiamo i cofinanziamenti, come si integra con alcuni pezzi di rigenerazione urbana che loro vogliono fare. Quindi direi che la nostra ipotesi è la seguente: tenere per la Commissione europea un numero che già sembra enorme di ambiti urbani dove intervenire. Ma nel laboratorio urbano, inserire ed allargare comunque alle città che arrivano a 50 mila abitanti, in modo tale che - dai 30 mila ai 50 mila ne abbiamo diverse- ci consenta di permeare la regione di una strategia più ampia in questo senso. Ovviamente poi mille altre varianti sono possibili su questo tema.

    Per quanto riguarda invece la ricerca biomedica, effettivamente l'ambito della salute, del welness, è l'ambito principale che anche nella S3 viene da noi sostenuto. In che modo? Sia attraverso i laboratori di ricerca, sia attraverso il sostegno alle imprese: abbiamo svelato, attraverso l’occasione drammatica del sisma, che le multinazionali in quel settore intendono rimanere qui. Come sapete, è sempre stato per noi un grande dubbio (le multinazionali rimarranno in Emilia-Romagna o andranno? stanno andando via?) e la risposta che hanno dato l'indomani del sisma è: rimaniamo qui. Quindi il rilancio è stato fatto, ma insieme a quello vi è poi anche tutto il tema della protesica, tutta la questione ovviamente per dire dello IOR (Istituti Ortopedici Rizzoli), la parte anche delle scienze della vita e Chiesi stesso, pensiamo al rilancio fatto sull’industria farmaceutica che sembrava finita. Noi vogliamo scommettere moltissimo su questa filiera, ovviamente per quanto ci compete: si tratta di selezionare i progetti, finanziarli, mettere insieme le imprese con la rete.

    Però quello è uno degli ambiti dove noi scommettiamo maggiormente, anche perché - come ha detto l'assessore Lusenti anche nell'incontro della scorsa settimana nella conferenza dei Rettori dove era presente l’assessore Bianchi - il più grande laboratorio esistente in questa regione è la sanità pubblica, con i suoi ospedali, le sue sperimentazioni, il suo centro di eccellenza. Tenere dentro questo settore significa tenere dentro tutta questa parte. Ad esempio, abbiamo poi scoperto che ora non ci sono più studenti che frequentano fisica biomedica, di cui avremmo invece bisogno: quindi c'è un forte lavoro da fare, probabilmente, anche sugli orientamenti universitari, sugli indirizzi, proprio perché si può migliorare notevolmente questa parte; oggi ingegneria biomedica è a Cesena e da lì escono i migliori tecnici presi nella ricerca sviluppo delle nostre imprese; quindi dobbiamo potenziare moltissimo questa parte, vi assicuro che c'è ed è ben presente.

     

    Presidente LOMBARDI

    La parola al sottosegretario alla Presidenza Bertelli.

     

    Sottosegretario BERTELLI

    Grazie, alla domanda del consigliere Pollastri rispondo così. Lepida ha fatto finora un ottimo lavoro. Considero del tutto insufficienti i fondi che si sono messi nelle politiche dello sviluppo dell'ICT, a livello nazionale prima di tutto; a livello regionale li abbiamo messi, non sono sufficienti, soprattutto se abbiamo l'obiettivo di realizzare l'infrastrutturazione telematica - oltre a quella che poi dirò - in tempi che ci consentono di rimanere competitivi con gli altri territori. Cioè non possiamo investire pochi milioni di euro ogni anno, per poi metterci 15 anni per essere grado di trasformare questo nostro territorio con un’infrastrutturazione telematica all'altezza della competizione internazionale. Bisogna che lo facciamo in tempi molto più stretti di quanto non abbiamo fatto fino qui.

    Ma per farlo, bisogna mettercene molti in tempi rapidi. Il nostro problema è che ce li abbiamo messi solo noi. Nonostante tutte le grandi discussioni fatte sui piani nazionali che dovevano accompagnare queste infrastrutturazioni telematiche, in verità è stata la non autosufficienza: è stato il fatto che i fondi ce li abbiamo messi solo noi, a livello nazionale niente, per cui abbiamo arrancato e siamo arrivati fin qui in posizione buona, non ottima, perché ci abbiamo messo del tempo. Parlo delle risorse in Lepida, ma parlo anche delle risorse che come vi ricorderete abbiamo messo anche nei fondi strutturali, compresi i fondi di sviluppo rurale dove c'erano delle disponibilità di risorse per il digital divide nelle zone rurali. Non basta che ci sia la grande infrastruttura che collega tutti i Comuni e i centri pubblici, gli ospedali e così via: bisogna che si diffonda; bisogna arrivare nelle aree industriali, bisogna arrivare nelle aree che sono fuori da questa infrastrutturazione telematica. Lo stiamo facendo, ma ci siamo mettendo troppo tempo, perché nonostante si dica “sono tanti, non capiamo dove sono” in realtà invece sono troppo pochi e ce li stiamo mettendo in maniera talmente dilazionata che rischiamo di arrivare in fondo al percorso con un’infrastrutturazione che non sarà nemmeno più all'altezza dei tempi.

    In questi finanziamenti di cui stiamo parlando infatti non c'è l'infrastrutturazione della banda larga, c'è la banda ultralarga, perché quella che abbiamo già fatto, se vogliamo dare competitività alla imprese che si sono insediate sul nostro territorio e a quelle che dovranno insediarsi, comprese quelle agricole, dobbiamo dare quel contributo che consenta loro di mettersi subito all'altezza degli altri competitor internazionali. In conclusione, io la giudico così: buon lavoro che abbiamo fatto con Lepida, purtroppo da soli, e questo ci ha tenuto lenti nelle infrastrutturazioni. Non l'abbiamo fatto solo con i fondi regionali, l'abbiamo fatto anche con i fondi europei nella precedente programmazione. Lo faremo anche con questa, con l'obiettivo naturalmente di potenziare, stiamo parlando di banda ultralarga e di megabyte di potenza, di riferimento con i nostri interlocutori all'altezza dei tempi. I 24 milioni di questa programmazione sono quelli che ci consente l’ammontare complessivo dei fondi strutturali con quelle divisioni illustrate prima dal direttore.

     

    Direttore DIAZZI

    Tenete anche conto che noi con Lepida abbiamo una rete pubblica perfetta, tant’è che con quei 24 milioni interveniamo quando c’è fallimento di mercato, soprattutto per le aree produttive, essendo questo un programma rivolto alle imprese, lo abbiamo limitato alla parte delle aree produttive e a qualche grosso punto di interfaccia con le imprese, come può essere il SUAP dell'anno del 2020, che non può essere quello del 2007. Come diceva il sottosegretario, Lepida è stato il vero motore, perché anche noi sul pubblico siamo anche adeguati; il nostro grosso problema è che in alcune aree, anche dei nostri distretti produttivi, Telecom non ha investito; quindi laddove c'è fallimento di mercato creiamo una riserva per potere intervenire, che è uno dei compiti aggiuntivi dove dovremo poi selezionare gli interventi.

     

    Presidente LOMBARDI

    Bene, in questa seduta abbiamo svolto la fase dell’illustrazione; la prossima volta voteremo e magari chiediamo la disponibilità del direttore dott.ssa Diazzi ad essere presente, così da fornirci ulteriori delucidazioni. Grazie a tutti.

     

     

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