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Legislatura IX - Commissione I - Resoconto del 07/07/2014 pomeridiano

     

     

     

     

    Resoconto integrale n. 26

    Seduta del 7 luglio 2014

     

    Il giorno lunedì 7 luglio 2014 alle ore 14,30 è convocata, con nota prot. n. 26638 del 3 luglio 2014, presso la sede dell’Assemblea legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50, la Commissione Bilancio, Affari generali ed istituzionali.

     

    Partecipano alla seduta i Consiglieri:

     

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    LOMBARDI Marco

    Presidente

    Forza Italia - PDL

    4

    presente

    FILIPPI Fabio

    Vicepresidente

    Forza Italia – PDL

    1

    presente

    MONTANARI Roberto

    Vicepresidente

    Partito Democratico

    4

    presente

    BARBATI Liana

    Componente

    Italia dei Valori – Lista Di Pietro

    2

    assente

    BARBIERI Marco

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    BIGNAMI Galeazzo

    Componente

    Forza Italia – PDL

    3

    presente

    BONACCINI Stefano

    Componente

    Partito Democratico

    2

    assente

    CAVALLI Stefano

    Componente

    Lega Nord Padania Emilia e Romagna

    1

    presente

    DEFRANCESCHI Andrea

    Componente

    Movimento 5 Stelle Beppegrillo.it

    1

    assente

    FERRARI Gabriele

    Componente

    Partito Democratico

    4

    presente

    GRILLINI Franco

    Componente

    Gruppo Misto

    3

    presente

    MALAGUTI Mauro

    Componente

    Gruppo Misto

    1

    presente

    MANFREDINI Mauro

    Componente

    Lega Nord Padania Emilia e Romagna

    3

    presente

    MAZZOTTI Mario

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    MONARI Marco

    Componente

    Partito Democratico

    3

    presente

    MORICONI Rita

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    MUMOLO Antonio

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    NALDI Gian Guido

    Componente

    Sinistra Ecologia Libertà - Idee Verdi

    2

    assente

    NOE’ Silvia

    Componente

    UDC - Unione di Centro

    1

    presente

    PARIANI Anna

    Componente

    Partito Democratico

    3

    presente

    POLLASTRI Andrea

    Componente

    Forza Italia - PDL

    2

    presente

    SCONCIAFORNI Roberto

    Componente

    Federazione della Sinistra

    2

    presente

     

    Sono presenti l’Assessore ad “Agricoltura, economia ittica, attività faunistico-venatoria” Tiberio RABBONI e l’Assessore ad “Attività produttive, piano energetico, economia verde, autorizzazione unica integrata” Luciano VECCHI.

     

    Partecipano alla seduta: E. Cocchi (Dir. gen. Programmazione territoriale e negoziata, intese. Relazioni europee e relazioni internazionali), M. Diazzi (Dir. gen. Attivita' produttive, commercio, turismo), M. Schipani (Serv. Programmi, monitoraggio e valutazione).

     

    Presiede la seduta: Marco LOMBARDI

    Assiste la segretaria: Claudia Cattoli

    Trascrizione integrale a cura della segreteria

     


    DEREGISTRAZIONE INTEGRALE CON CORREZIONI APPORTATE AL FINE DELLA MERA COMPRENSIONE DEL TESTO

     

    Presidente LOMBARDI

    Iniziamo la nostra seduta. La “carne al fuoco” oggi è molta, però se manteniamo una certa attenzione su tutta la vicenda riusciamo probabilmente in tempi normali. Intanto vi propongo l’approvazione del verbale n. 25 del 1° luglio.

     

    Approvazione del processo verbale n. 25 dell’1 luglio 2014

     

    La Commissione approva il processo verbale.

     

    4919 - Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: "Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Busana, Collagna, Ligonchio e Ramiseto nella Provincia di Reggio Emilia" (delibera di Giunta n. 2060 del 23 12 13)

    (Relatore consigliere Marco Barbieri

    Relatore di minoranza consigliere Fabio Filippi)

     

    Presidente LOMBARDI

    Passiamo ora alla discussione sul progetto di legge d’iniziativa della Giunta per l’istituzione del nuovo Comuni mediante fusione dei Comuni dell’Alto Appennino reggiano. C’era già stata l’illustrazione del progetto di legge, abbiamo svolto l’audizione dei Sindaci, quindi darei la parola al relatore se ci sono delle precisazioni da fare, poi passiamo alla votazione dell’articolato e al conferimento del mandato al relatore per presentare la bozza per l’indizione del referendum. Vi dico subito che questa bozza verrà presentata in Aula, ma, come abbiamo fatto in altre occasioni, per dare la possibilità a tutti i colleghi di sapere cosa si voterà, la bozza della risoluzione vi è già stata inoltrata, quindi sapete di cosa si parlerà. La parola al relatore, prego.

     

    Consigliere BARBIERI

    Mi pare di dover fare solo qualche considerazione, rispetto al testo che avevamo, per le implicazioni che la legge 56 dell’aprile di quest’anno ha determinato, cioè intendo le disposizioni sulle Città metropolitane e Province e sulle Unioni e fusioni di Comuni, la cosiddetta “legge Delrio”. Rispetto a questo, vi sono alcune norme, alcuni punti che influenzano, per questo ci sono tre emendamenti, che certamente non stravolgono il testo, ma in qualche modo adeguano il testo…Perché questa normativa per alcuni versi, direi, è molto legata alla nostra esperienza (infatti la normativa nazionale la ripercorre in tanti aspetti) e mantiene e rafforza per alcuni dati il ruolo legislativo delle Regioni, quindi dà mandato alla Regioni di poter intervenire anche in modo diverso dando disposizioni dirette: invece mantiene sui temi di bilancio, sui temi concreti un’idea esclusiva del livello nazionale. Vi sono alcune questioni su cui la legge interviene, quindi all’articolo 3, comma 4, rispetto al nostro testo, c’è un ampliamento di tutti gli atti normativi - piani, regolamenti e strumenti urbanistici, bilanci dei Comuni - cioè si salvano tutti gli atti formali precedenti e in carico ovviamente a ogni ente, che sono legge per ogni Comune, ognuno per la propria comunità. All’articolo 7, comma 2, si prevede che, dal momento che decadono per effetto della legge i Sindaci e viene nominato il Commissario, quest’ultimo sia tenuto in alcuni casi a confrontarsi con un coordinamento dei Sindaci precedenti, almeno sui temi prioritari. Cioè si chiede che vi sia uno scambio continuativo, ma questo tipo di confronto è obbligatorio sull’adozione di varianti agli strumenti urbanistici e sui temi del bilancio, cioè il Commissario ha quest’obbligo. All’articolo 7, comma 3, si prevede che gli organi di revisione contabile, una volta che parte il processo, decadano automaticamente e diventino di tutti i Comuni, quelli del Comune con maggiore popolazione residente, quindi in questo caso sarebbe Busana. All’articolo 7, comma 4, si prevede che per l’esercizio provvisorio di bilancio si debbano fare i conti rispetto alla sommatoria dei bilanci precedenti: insomma, i conti dei Comuni precedenti vengono coordinati e sommati tra loro. All’articolo 7, comma 5, si specifica che i consiglieri comunali che hanno ruoli specifici, sia all’interno dei Comuni, sia all’interno di aziende, istituzioni e organismi, continuino a esercitare il loro mandato finché non viene istituito il nuovo Comune.

    Se il presidente è d’accordo, dico anche due parole sui tre emendamenti, che sono già stati distribuiti. Il primo emendamento è un elemento direi quasi migliorativo che il Governo ha fatto rispetto alla nostra legge, cioè prevedendo che nei Comuni dove la fusione viene in qualche modo concretizzata – noi avevamo messo che possono organizzarsi con azioni di decentramento rispetto ai Comuni esistenti – la legge nazionale invece dice “devono”. E questo è l’emendamento all’articolo 2, comma 1.

    C’è poi un emendamento all’articolo 6 riguardante la normativa finanziaria, in parte rispetto ai temi che vi ho accennato prima, in parte rispetto alle indicazioni già nostre delle UPB di riferimento in caso di fusione.

    L’emendamento 3 all’articolo 7 specifica che il coordinamento dei Sindaci che vi citavo prima è costituito senza costi aggiuntivi a carico del bilancio regionale. Ecco, sono tre emendamenti molto semplici, derivati dall’applicazione delle legge nazionale.

     

    Consigliere FILIPPI

    Solo per ricordare quello che abbiamo detto nell’audizione del 16 giugno, ovvero che qualora in uno dei quattro Comuni - Busana, Collagna, Ligonchio e Ramiseto – l’esito sia negativo la fusione non verrà fatta. Questo è quello che si era deciso in audizione e lo vorrei ricordare perché, purtroppo, abbiamo ancora diverse ostilità in alcuni Comuni, nonostante siano quattro Comuni poveri e giustamente qualche rappresentante delle amministrazioni abbia detto che si mettono insieme quattro debolezze per creare un Comune di 4.000 abitanti, quindi sarebbe comunque un ”comunello”. Colgo anche l’occasione per chiedere a questa Regione un impegno maggiore per la montagna, che si continua a promettere. Ma questi Comuni veramente sono stati abbandonati dalla popolazione in quanto non c’è più niente, quindi se continuiamo per questa strada, credo che tutta la nostra montagna (di Reggio, di Parma ecc.) verrà abbandonata con grave danno per il territorio di pianura, perché i problemi di valle si risolvono a monte. Grazie.

     

    Presidente LOMBARDI

    Grazie. Se non ci sono altre richieste, passerei alla votazione.

     

    Con distinte votazioni di identico esito, la Commissione esprime parere favorevole su ciascun articolo ed emendamento.

     

    Presidente LOMBARDI

    A questo punto vi chiedo di dare mandato al relatore per la redazione della bozza relativa all’indizione del referendum.

     

    La Commissione conferisce il mandato.

     

    5751 - Proposta recante: "Approvazione del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 dell'Emilia-Romagna in attuazione del Reg. (CE) 1305/2013. Proposta all'Assemblea legislativa" (delibera di Giunta n. 978 del 30 06 14)

    (Sede consultiva: parere alla Commissione referente Politiche economiche)

     

    Presidente LOMBARDI

    Passiamo al parere consultivo – perché referente è la Commissione II – sull’approvazione del Programma di sviluppo rurale 2014-2020. Assessore Rabboni, le daremmo immediatamente la parola, prego.

     

    Assessore RABBONI

    Grazie Presidente. Illustro brevemente, poi possiamo approfondire aspetti specifici nel corso della discussione, il Programma regionale di sviluppo rurale 2014-2020, così come è stato approvato dalla Giunta regionale per l’esame della Commissione, poi l’esame dell’Assemblea legislativa e il voto finale.

    Dico solo che il valore economico del Programma è un miliardo, 190 milioni di risorse pubbliche. Si tratta della cifra più importante mai destinata al settore agricolo con un programma regionale di sviluppo rurale, sono 131 milioni in più rispetto alla dote di risorse pubbliche dell’ultimo programma 2007-2013. E’ inutile che io sottolinei il fatto che con questo Programma puntiamo a un’ulteriore crescita di un settore che in questi anni di crisi non ha subito flessioni, ma ha continuato a crescere. Il valore della produzione agricola dal 2008 ad oggi è aumentato di dieci punti percentuali, l’agroalimentare vale in Emilia-Romagna 20 miliardi di fatturato annui e in quest’ultimo periodo ha trainato particolarmente l’export, risultando, secondo i dati ISTAT, che l’Emilia-Romagna nel 2013 è la prima Regione italiana per export agroalimentare, con il 16%.

    Le priorità del programma di sviluppo rurale sono quattro. La prima è crescere la competitività e la redditività delle filiere e delle imprese agricole. La seconda è contribuire a migliorare la qualità dell’ambiente rurale. La terza è ringiovanire il settore, in particolare il settore primario. Noi abbiamo una presenza di giovani imprenditori sulla platea regionale che è stata stimata dal censimento generale dell’agricoltura 2010 in una percentuale dell’8% e un’età media molto avanzata e questo aspetto si presenta quindi come uno dei grandi problemi di prospettiva. Da ultimo, e non per importanza, la quarta priorità è la montagna, rispetto alla quale occorre continuare a contrastare l’abbandono dell’agricoltura nei territori di montagna. Sempre il censimento generale dell’agricoltura 2010 ha messo in evidenzia un calo della superficie agricola di montagna del 21% rispetto al 2000. Noi ci proponiamo di contrastare questa tendenza, sia sostenendo le filiere produttive agroalimentari di montagna, sia sostenendo il territorio rurale di montagna e la dotazione di servizi nelle aree più marginali.

    In sintesi, il Programma regionale di sviluppo rurale finanzierà circa 10.000 progetti di investimento da parte delle imprese agricole, che restano il principale beneficiario dei fondi, e delle imprese di trasformazione. 29.000 è la previsione degli interventi formativi e di consulenza tecnico-professionale sempre a favore degli imprenditori agricoli, dei loro coadiuvanti e familiari. 200.000 sono gli ettari su cui il programma punta a intervenire con misure di carattere ambientale; in particolare, produzioni biologiche, produzione integrata e minimo utilizzo della chimica, tutela di determinati habitat ecc. Queste sono le grandissime linee.

    Per scendere un po’ più nel merito delle priorità che ho ricordato, per quanto riguarda la competitività delle filiere agroalimentari e in questo ambito delle imprese, il piano mette in campo 554 milioni di euro, che stimiamo attireranno investimenti per circa 1 miliardo di euro, essendo cofinanziamenti che mediamente non vanno mai oltre il 40% degli importi ammissibili. Si prevedono 6.600 progetti di investimento da cofinanziare. In questo ambito la novità è che privilegeremo le reti di impresa, dal punto di vista di reti orizzontali tra imprese del medesimo settore e altri partner territoriali, e i progetti di filiera dalla terra alla tavola. Naturalmente tra i progetti di filiera anche le filiere corte, la vendita diretta, i mercati agricoli ecc.. In questo ambito i giovani avranno una priorità trasversale nell’accesso ai bandi per i finanziamenti di investimento, cioè vengono prima degli adulti. Inoltre sono stati previsti 130 milioni riservati alla platea dei giovani agricoltori, gran parte dei quali sono destinati a sostenere progetti di startup per l’insediamento di giovani nella conduzione delle imprese agricole, anche di familiari, con un contributo di startup che può arrivare a 70 mila euro a seconda del progetto che viene presentato dal giovane che si vuole insediare nella responsabilità aziendale. Sempre in questo ambito devo ricordare un’altra novità, cioè il fatto che con questa programmazione diventano cospicue le risorse per progetti di innovazione e di trasferimento tecnologico. Sono previsti 96 milioni di euro con questa finalità.

    Per l’altra grande priorità, l’ambiente, sono previsti 527 milioni di euro, suddivisi in due grandi famiglie: la famiglia degli interventi a pagamento a superficie, laddove l’imprenditore agricolo metta in atto tecniche di minore impatto (quindi, come dicevamo, produzione biologica, produzione integrata, riduzione della chimica ecc.); la famiglia degli investimenti per efficientare i consumi energetici, cioè introdurre tecnologie e accorgimenti per ridurre il consumo di energia necessaria a parità di attività, ridurre con le nuove tecnologie il consumo d’acqua per l’irrigazione, ridurre le lavorazioni profonde dei terreni per contrastare l’erosione, ridurre anche le emissioni di CO2 in atmosfera, in particolare attraverso la riduzione del metano negli allevamenti zootecnici con la copertura dei lagoni, o fissare la CO2 al suolo attraverso un miglioramento della qualità degli interventi di forestazione. In questa seconda famiglia degli investimenti sono previsti 104 milioni di euro con finalità ambientale. Si prevede di finanziare 1600 progetti e per la forestazione sono previsti 35 milioni di euro per un pacchetto che è stato definito organico, in quanto interviene su tutte le fasi del ciclo forestale, compresa la valorizzazione della materia prima, con impianti per la cippatura ed altro ancora.

    Da ultimo, la montagna. Anche qui il piano riconosce ai territori e alle imprese di montagna una priorità trasversale. Giovani e montagna nei bandi vengono prima, avranno una priorità. Abbiamo previsto inoltre alcune specifiche misure di miglioramento della situazione in essere. E’ stata aumentata l’indennità compensativa per le imprese agricole di colina e di montagna. L’indennità compensativa è un provvedimento europeo che consente di riconoscere agli agricoltori di queste aree svantaggiate un indennizzo ad ettaro per compensare, sia pure parzialmente, lo svantaggio naturale e ambientale alla produzione agricola. 90 milioni. E’ stato introdotto per la prima volta in un programma di sviluppo rurale un intervento sul dissesto idrogeologico nelle imprese agricole, 50 milioni di euro finalizzati sia a prevenire con opere di regimazione il dissesto, sia a ripristinare episodi di dissesto che si siano verificati dentro l’impresa agricola. Quindi beneficiario di questi finanziamenti è l’agricoltore, singolo o associato.

    Sempre per la montagna, sono previsti alcuni interventi specifici per i servizi locali. Innanzitutto per i gruppi di azione locale (i GAL), che sono partenariato privato e pubblico di carattere locale che si costituisce e si candida a gestire questi finanziamenti. sono previsti 66,4 milioni di euro, cifra che da regolamento è stato necessario assegnare. Si passa quindi da 50 milioni a 66,4 milioni. I gruppi di azione locale intervengono per valorizzare e animare i territori più svantaggiati della media e alta montagna e dell’area del delta del Po e la previsione è che si finanzieranno oltre 1000 progetti proposti dai territori.

    A questo si aggiungono 26 milioni di euro, che verranno gestiti dalla Regione attraverso i bandi, per migliorare la dotazione di servizi locali negli ambiti di montagna. Circa 180 progetti con alcune novità, quella più importante riguarda il fatto che d’intesa con l’Assessorato alla sanità e ai servizi sociali si è ritenuto di destinare una quota di questa risorse alla realizzazione di poli socio-assistenziali per ogni distretto socio-sanitario di montagna, in modo tale che nelle aree di crinale o comunque più distanti dai servizi di base già presenti si possano promuovere luoghi di assistenza, in particolare per la popolazione anziana, ma non solo. Inoltre si finanzieranno sempre in questi territori interventi di recupero di edifici da finalizzare alla fruizione sociale, alla fruizione turistica o di altra natura aggregativa e sociale. Si prevedono altresì finanziamenti per realizzare centraline o caldaie per teleriscaldamento utilizzando la manutenzione del bosco, le ramaglie, la parte meno nobile del legname del bosco per riscaldare in un circuito chiuso gli edifici pubblici e non pubblici, di carattere sociale di quei territori. Questi interventi hanno anche la finalità di costruire una prima domanda importante che possa successivamente essere di stimolo alla filiera del calore nelle aree di montagna. Ci sono poi interventi sull’accesso alla banda larga nei territori più esterni e di collegamento informatico per gli edifici pubblici, in particolare le scuole, che potranno avvalersi di questi finanziamenti.

    Queste scelte, di cui ho richiamato i titoli portanti, sono state messe a punto nel corso di diversi mesi, tenendo conto dei Regolamenti europei sullo sviluppo rurale, tenendo conto dei contenuti, al momento stabiliti, per l’Accordo di partenariato tra l’Italia e l’Europa - qui c’è un problema, l’Accordo di partenariato non è ancora stato sottoscritto e può quindi mutare – e tenendo conto di una concertazione che abbiamo svolto con tutti i portatori di interesse. Trenta incontri nell’arco di sette/otto mesi che hanno coinvolto oltre mille soggetti rappresentanti del partenariato, degli interessi del territorio ecc..

    Infine – non lo avevo detto inizialmente - questo miliardo e 190 milioni di euro, che è il piede pubblico del Programma di sviluppo rurale, è l’esito del finanziamento di tre soggetti: l’Unione europea, per circa mezzo milione di euro; lo Stato per 400 e rotti milioni; la Regione per 202 milioni di euro. Le cifre esatte sono: 512 milioni 990 mila euro dall’Unione europea; 473 milioni 624 mila dallo Stato; 202 milioni 981 mila dalla Regione. Per noi questo significa raddoppiare il cofinanziamento annuale dell’ultimo programma regionale di sviluppo rurale. Diciamo che la Regione non ha mai messo tanti soldi sul piano di sviluppo rurale per l’agricoltura, ma l’agricoltura se lo merita perché continua a crescere, a dare lavoro, valore e reputazione. Questo è quanto.

     

    Presidente LOMBARDI

    Ci sono richieste? Prego, consigliere Grillini.

     

    Consigliere GRILLINI

    Sottolineo alcuni spunti, perché poi, siccome il PSR arriverà nella Commissione referente, vi sarà modo di approfondire ulteriormente. Credo che l’idea di utilizzare bene – perché credo si possa dire che questa Regione utilizza bene i fondi che ha a disposizione – una cifra così rilevante è un’ottima occasione per mettere mano a tutta una serie di criticità - che l’Assessore ha con mirabile sintesi elencato - esistenti sull’agricoltura anche nella nostra regione. Per esempio, l’abbandono dei terreni di montagna, tema a volte anche drammatico perché ci sono alcune zone dove mai c’è stato un tale abbandono e conseguentemente una tale perdita di valore dei terreni, che la gente non prende più neanche se glieli regalano.

    Secondo me, sarebbe bene da questo punto di vista nella Conferenza delle Regioni, nel rapporto Stato-Regioni, rivedere anche la tassazione di questi terreni, perché se il valore di mercato è crollato sarebbe bene non considerare a livello fiscale questi terreni come se fossero terreni di pianura. La tassazione non aiuta un ritorno alla montagna, un ritorno alla coltivazione, un ritorno all’abitazione, un ritorno della popolazione, non aiuta neanche a fermare l’esodo.

    Il problema della condizione della montagna è che la tendenza all’urbanizzazione, che è una tendenza che c’è in tutto il mondo - non so se avete sentito l’intenzione del segretario generale del partito comunista cinese di unificare le città attorno a Pechino, le tre grandi città, per dar vita a un conglomerato urbano di centoventi milioni di abitanti – quindi la tendenza a concentrarsi sulle aree urbane è una tendenza di carattere generale, però, visto che peraltro nell’area di Bologna abbiamo anche la Città metropolitana, che cito perché tra l’altro potrebbe essere l’occasione per sperimentare un rapporto nuovo tra area urbana e area montana, in modo tale che i servizi che si vanno a costruire rompano un po’ quella soluzione di continuità che c’è tra le due aree. Se noi riuscissimo – l’Assessore citava giustamente la questione dei servizi – a costruire servizi adeguati, condizione di abitabilità desiderabile, per esempio noi sappiamo che il digital divide si concentra in aree come quelle della montagna, per la banale ragione che il mercato non ha convenienza a investire in quel settore e anche se c’è Lepida che può fornire la fibra a un operatore, se quell’operatore non ha convenienza a investire lì, lì non ci sarà l’investimento. Quindi, chi lo fa l’investimento sulla banda larga? Non lo fa nessuno. Perché noi abbiamo, ahimè, un dominio del mercato che al momento è difficilmente superabile. Io ho proposto a suo tempo di istituire qui in Regione una società pubblico-privata che avesse la capacità di essere operatore laddove l’operatore non aveva convenienza a investire. Perché altrimenti, se noi teniamo ferma questa barra, ci saranno intere zone della nostra regione che non saranno mai coperte. A meno che uno non prenda il satellitare, visto che ci sono delle offerte, ma i satellitari non sono certamente in grado di essere ultrabroadband, arrivano a certo punto e poi si fermano lì, come noto, soprattutto in upload. Allora, rendere le zone di montagna attraenti, visto che abbiamo anche un progetto sull’attrattività, di cui dopo domani andiamo a votare l’articolato in Commissione politiche economiche, rendere attraenti le zone di montagna – si potrebbe proprio specificare l’attrattività – cioè fare in modo che anche per un giovane di diciotto, venti anni sia attraente andare a vivere, che so, a Vergato. Sta di fatto che se noi riusciamo a investire sull’attrattività anche delle zone di montagna… – perché non tutti amano “l’urbanesimo”, c’è una fetta di popolazione che vive bene anche in condizioni di relativa non dico solitudine, ma insomma di rarefazione, che è tipica della montagna.

    Sulla montagna bisogna rendere attraente anche l’investimento. Perché noi sappiamo qual è il problema, in montagna non abbiamo estensioni omogenee di terreno che consentono tramite la meccanizzazione di ridurre il costo di produzione e quindi di essere competitivi sul prodotto, abbiamo fazzoletti qua e là che si possono coltivare. Quindi c’è un problema di colture adatte, che vengono in montagna e non vengono altrove, quindi c’è un problema di convenienza delle colture di montagna. Non so se vi ricordate quella famosa pubblicità, “il gusto ci guadagna”. Allora, se questo è vero, io penso che l’investimento per il ritorno alla coltivazione dei terreni che adesso non sono più coltivati da questo punto di vista potrebbe tornare ad essere attraente e conveniente.

    C’è l’altra utilità, ossia che l’abbandono dei terreni di montagna non consente la sorveglianza idrogeologica, perché il contadino faceva le scoline, teneva dietro ai fossi, stava attendo a quel che succedeva in determinate zone. Alle volte ci si accorge di frane solo quando avvengono, mentre se c’era il contadino lo sapevamo subito che lì c’era un rischio frana. Io penso quindi che da questo punto di vista sia molto positivo questo Piano di sviluppo rurale, con la disponibilità di queste risorse. C’è un’altra questione, che forse è affrontata nel Piano – sono 800 pagine, quindi gli ho dato solo un’occhiata, darò un’occhiata più attenta per la sede referente – che è quello della sterilizzazione dei terreni. Noi abbiamo una pianura padana coltivata in maniera molto estensiva e quindi sappiamo che almeno un tempo c’erano degli incentivi per lasciare a riposo alcuni terreni, immagino che ci siano anche adesso. Perché è chiaro che se si continua a spingere sull’intensività, mano a mano la redditività dei terreni, come tutti sanno, diminuisce, perché si impoveriscono. Quindi bisognerebbe lasciarli riposare, bisognerebbe lasciare ricostruire l’humus, la concimazione naturale e via dicendo. Non so se il Piano faccia un cenno a questo tema, che trovo veramente importante, soprattutto anche in relazione a coltivazioni che non utilizzano gli strumenti per la massimizzazione del prodotto, che - parliamoci chiaro - sono i diserbanti, i concimi chimici, tutte quelle cose che delle volte ci portano sulle nostre tavole prodotti che non sanno più di niente. La principale lamentela, anche del sottoscritto, quando si va a far la spesa dal fruttivendolo è che si mangiano delle cose che per chi ricorda la propria infanzia non sanno più di niente. Sembra più plastica, che frutta e verdura. Allora a mio parere sarebbe bene, da questo punto di vista, avere un’attenzione alla biodiversità. Immagino che ci sia un riferimento anche a questa questione. Sappiamo che ci sono anche le banche della biodiversità per non perdere tutta una serie di varietà che non sono più coltivate perché non rendono più. Chi è che coltiva il melocotogno oggigiorno? C’erano centinaia di varietà di mele, adesso ne mangiamo tre, quattro, al massimo cinque. Concludo dicendo che quando si affronta un Piano di 800 pagine non c’è solo un sistema di distribuzione di fondi, c’è anche una politica di uso di questi fondi, che indirizza in una certa direzione anziché in un’altra, per dare valore alla nostra produzione agricola e immagino anche per aggiungere qualità, magari insieme alla qualità anche un po’ di sapore.

     

    Consigliere FILIPPI

    Grazie, devo farle alcune domande, Assessore. Innanzitutto vorrei capire bene cosa intenda per “copertura dei lagoni” e se lei se ne renda conto, perché dirlo è facile, ma dal lato pratico è una cosa pressoché impossibile, a meno che un’azienda agricola ci metta centinaia di migliaia di euro. Quindi vorrei capire cosa vuol dire, perché a scrivere le cose si fa presto, ma poi a mandare in difficoltà le aziende è un attimo.

    Inoltre, visto che l’USL pubblica sta chiudendo tutti i presidi in montagna, anche le guardie mediche dove prima fornivano assistenza in un solo Comune ora lo fanno in quattro Comuni, quindi tutti i servizi stanno diminuendo e lei ha parlato di servizi socio-assistenziali, chiedo chiarimento su questi centri. Cosa sostituiscono l’USL? Chiedo se l’agricoltura sostituisca l’USL, oppure spende soldi per l’USL per dire che sono spesi in agricoltura soldi che prima erano in sanità. Lo chiedo.

    Poi lei ha parlato, come al solito, dei progetti di filiera, ma in questi cinque anni non sono mai stati finanziati. Lo dico perché abito a Reggio Emilia e conosco gli agricoltori, non conosco un contadino di montagna che sia stato finanziato con 5.000 euro, non dico 50.000 euro. Quindi le chiedo, se è possibile questa volta…al di là del GAL, che a me del GAL non me ne frega niente se mi spendono 50.000 euro del GAL, che sono tutti soldi in stipendi…io chiedo se riprendiamo – credo che l’Europa ci mette in tiro per questo, perché mi pare di aver capito che l’Unione europea chiede all’Emilia-Romagna di spendere finalmente soldi per la montagna, quindi fino ad oggi la Regione Emilia-Romagna i soldi li ha spesi in malo modo, perché riguardo all’agricoltura in montagna – lo ha detto lei Assessore – il 21% del territorio è stato abbandonato, ma non è stato abbandonato perché la gente vuole scappare dalla montagna, è stato abbandonato perché non c’è redditività, non si riesce a dar da mangiare ai figli.

    Il primo punto all’ordine del giorno era relativo a quattro Comuni della montagna e io ho chiesto che venga data una mano a questi Comuni, che venti o trenta anni fa erano Comuni che avevano complessivamente venti/trentamila abitanti e oggi non arrivano tutti insieme a quattromila abitanti. Questa è la montagna dell’Emilia-Romagna. Questa è la politica che l’Emilia-Romagna ha fatto negli ultimi cinquanta anni. Io dico che è ora di darci una mossa, perché la montagna frana realmente, cioè è un territorio completamente abbandonato.

    Lo dico perché ci abito e ci vado, non la domenica come fate voi, a volte parlo anche con la gente, sento i suoi problemi. Quindi le chiedo se per cortesia mi specifica se finanziate il contadino dell’azienda agricola di montagna, colui che vive e lavora in montagna, non la filiera, né la cooperativa che va a lavorare in montagna, perché di quella non me ne frega niente e non rende niente. Chi rende è colui che vive sul territorio, che vi abita, che ci lavora e che ama il territorio. Tutti i soldi che diamo alle cooperative servono per dare stipendi, sicuramente non sono soldi dannosi, ma non rendono. Rende di più un’azienda agricola che lavora nel territorio e che crede nel territorio, piuttosto che cento cooperative che vanno su a lavorare. Quindi le chiedo un occhio particolare per i contadini che lavorano in montagna, poi se vuole dare una mano alle filiere lo faccia pure, ma prima delle filiere ci sono le aziende agricole che hanno presidiato il territorio per secoli. Io chiedo un po’ di serietà da parte di questa Regione perché sono anni che si parla di montagna e di progetti che facciamo per la montagna, poi…ripeto io le ho chiesto anche dei dati, lei mi ha fornito i finanziamenti agli agricoltori: li ho visti, 150 euro a un’azienda, 300 euro ad un’altra azienda, ma sono finanziamenti questi qui? Questi qui sono una vergogna, cioè se voi fate numero con quelli…insomma, io mi vergogno di quello che ha fatto la Giunta, perché io parlo con le aziende agricole. Io ci abito, Assessore, a differenza di lei. Lei, Assessore, deve stare calmo perché sono cinque anni che io e lei litighiamo, solo che lei non ha neanche il carattere di prendere delle iniziative...sì, io so leggere e anche scrivere e mi sono laureato anche in ingegneria al Politecnico di Milano e so fare anche i calcoli, a differenza sua. Io non ho nulla da guadagnare, non mi ripresento neanche alla candidatura del prossimo Consiglio regionale, quindi non sono qui per far campagna politica, sono qui per chiedere una mano al territorio. Questa Regione una mano fino ad oggi non l’ha data - non devo convincere nessuno qui perché siamo in venti, diciotto sono del vostro partito -, io chiedo solo una mano seria a un territorio a cui fino ad oggi è sempre stata negata da questa Regione. Mentre la Toscana, Regione rossa come l’Emilia-Romagna, ha aiutato il territorio di montagna e il Veneto ha fatto la stessa cosa, l’Emilia-Romagna non l’ha mai fatto. Chiedo che l’agricoltura si impegni seriamente, ma con dei fatti, Assessore, e il fatto stesso che lei si scaldi, che lei si ecciti, che lei si adiri, vuol dire che purtroppo in quello che dico ci sono molte cose vere. Grazie.

     

    Consigliere BARBIERI

    Io non sono assolutamente innervosito, però devo dire che sono contento di conoscere una montagna diversa da quella che conosce il collega Filippi, pur essendo territorialmente vicine. Ho anche il dubbio, consigliere, che lei non abbia ancora capito, dopo dieci anni, cosa siano i progetti di filiera, perché tutte le volte…e se c’è un problema, assolutamente evidente e banale, è che al produttore va circa il 10% del valore di un prodotto di consumo. Ciò vuol dire che o si interviene su questo o c’è un problema vero, perché la produzione agricola al consumo costa molto, ma il 90% del valore di questa produzione non va a chi produce. Allora, io penso che si capisca bene che in questa programmazione c’è stata concertazione, si capisce bene perché c’è un equilibrio e una politica – io sono per considerare ancora la parola politica come elemento positivo e non negativo – una logica politico-amministrativa di coinvolgimento di un territorio, di rafforzamento. Cioè i punti elencati, per di più su cose che mi sembra che se approfondissimo seriamente saremmo assolutamente d’accordo, perché la priorità alla montagna c’è, la priorità ai giovani c’è. Abbiamo cioè posto una serie di questioni che compongono un mosaico di azioni importantissimo, perché dai temi dell’energia, alla formazione, alla banda larga - tante cose sono peraltro state fatte anche fino ad oggi – al recupero degli spazi per fini turistici o per fini sociali, al tema del rapporto col dissesto, al tema delle opportunità assistenziali. Si tratta di reali esigenze delle aree rurali e di risposte adeguate e chiunque discuta con gli abitanti della nostra montagna e non solo sa che si tratta di elementi visti come priorità. Quindi, al di là delle polemiche, al di là che “va tutto a Ravenna” (c’è chi di solito dice che va tutto a casa di Errani - oggi hai saltato quel file lì, oggi mancava nel Filippi pensiero) non è sede competente, oggi abbiamo molto materiale all’ordine del giorno, però c’è da riconoscere appunto una concertazione che ha prodotto un lavoro di grande qualità. Un plauso quindi all’Assessorato per essere riuscito ad affrontare così tante sfaccettature e a dare risposte, sia nel valore, ma anche nella qualità, al mondo agricolo.

     

    Consigliere POLLASTRI

    Premetto, e l’assessore Rabboni lo sa, che sono abituato a leggere i documenti, ma in questo caso mi fido della sua relazione. Essendo il documento talmente corposo mi riservo di analizzarlo, magari con il supporto di qualche esperto del settore. Come in altre occasioni, quando la materia è troppo ostica e complessa, non avendo noi consiglieri tutta la strumentazione che può avere un Assessore…e questo è un provvedimento sicuramente molto vasto e difficile da approfondire. Ma mi richiamo ai punti che l’assessore Rabboni ha citato, quindi la competitività delle imprese agricole, la tutela dell’ambiente, il ringiovanimento del settore agricolo con bandi per imprese dei giovani e il recupero della montagna, su cui il collega Filippi è testé intervenuto dicendo che in realtà poi in tante zone non c’è questa incisività della politica agricola regionale. Questi quattro punti, però, mi fanno ben sperare, perché, come i colleghi avranno avuto modo in questi anni di valutare, nei miei interventi cerco sempre di essere costruttivo, non parto mai con un preconcetto o con una proposta negativa, ma la valuto e penso che Rabboni sia un assessore indubbiamente calato in queste cose. Però ci sono alcune domande che vorrei fare, soprattutto sul tema dei meccanismi di questo Piano.

    Lei ha indicato questi quattro filoni, ma poi concretamente i meccanismi di semplificazione burocratica per arrivare da questi fondi europei attraverso questo piano all’ultimo degli imprenditori agricoltori che dovrebbe fare un bando... Ho sentito - lei sa i rapporti che ho localmente con Coldiretti e con altre associazioni - che queste ultime lamentano spesso i tempi, le modalità e i meccanismi; non tanto la scelta delle politica agricola regionale, quanto piuttosto i tempi. Quindi le chiedevo questo: se dentro a questo Piano c’è anche una possibilità di semplificazione e di velocizzazione per arrivare al risultato finale; se l’agenzia AGREA ha ancora un ruolo di supporto all’assessorato all’agricoltura, se c’entra con questo piano. Pongo soprattutto un sollecitazione, questa sì, più che tecnico-procedurale di natura politica - voglio che passi questo messaggio al di là dei contenuti del Piano – ovvero che tutte queste risorse vadano effettivamente agli imprenditori agricoli, di piccole, medie e grandi dimensioni e non, come successo in passato, magari verso industrie di trasformazione del prodotto agricolo. Non so se anche questo è precisato, però dagli agricoltori questa questione è stata effettivamente sollevata, io l’ho seguita e ho raccolto questo tipo di segnalazione per quanto riguarda una problematica che c’è. Se è vero che anziché arrivare direttamente – adesso non so il quantum o i tempi - …però che molte risorse vadano in realtà non tanto all’agricoltore, all’imprenditore agricolo, ma all’industria che trasforma i prodotti agricoli.

    Quindi sostanzialmente queste due cose: sotto il profilo politico, fiducia e apprezzamento per i punti, perché se si concretizzeranno sono ben contento, ad esempio, se i giovani potranno sviluppare delle attività agricole; d’altra parte però le chiedo anche la burocrazia, i tempi e le procedure e soprattutto questa questione, che mi è cara (più che a me agli agricoltori), che le risorse finiscano tutte a loro e non anche ad altri settori non propriamente e strettamente agricoli. Grazie, Assessore.

     

    Consigliere MANFREDINI

    Grazie, Presidente. Assessore, sinceramente ho provato a valutare il Piano e ho fatto una cosa molto semplice, perché analizzare un piano di oltre ottocento pagine richiede il suo tempo. Tuttavia, noi abbiamo stampato quelle nel suo settore e poi ho fatto un piccolo “bignamino”, sono andato a esaminare nelle ultime tre pagine. Ho cercato di capire nei suoi quattro punti, nei filoni individuati, e abbiamo ventisei punti di forza…cioè ho provato a distinguere i pro e i contro per fare un bilancio e per capire quali siano le nostre speranze: abbiamo ventisei punti di forza, di opportunità ne abbiamo venti, mentre invece i punti di debolezza, che ci preoccupano di più, sono ventinove e di punti di minaccia addirittura ne abbiamo trenta. Cioè praticamente abbiamo 46 pro e 59 contro e abbiamo tanto da fare.

    E’ chiaro che come prima volta - mi sono reso conto anche io, avendo partecipato alla Commissione politiche economiche – i 150 milioni che ci sono in più è una bella cifra. Però chiaramente bisogna cercare di vedere, oltre ai punti di forza, le debolezze e minacce, che sono negative per la crescita della montagna e corrispondono a più del 60%. Una cosa, Assessore, che ho detto anche l’altra volta è il costo dei trasporti, perché le faccio un esempio, ho fatto fare un normale cancelletto, vivendo in montagna non potevo mica farlo fare da un fabbro di Modena e mi è venuto a costare di più, perché il ferro costa di più, c’è un trasporto in più. C’è un problema di viabilità. Cioè se un fabbro a Modena – sarà così anche nei vostri Comuni di residenza – si mette a fare la consegna – molte volte ci vanno loro perché sono anche comodi, fanno prima - …ma tutte le volte non può uno dalla montagna… Serve anche per il commercio, mi riferisco all’artigianato, che insieme all’agricoltura fa vivere la montagna, è un complementare molto importante, il trasporto ha un costo maggiore e non c’è nessuno sconto. Si registrano ritardi paurosi, occorre aspettare che i beni vengano consegnati. Per cercare di risparmiare le spese di trasporto magari serve del ferro oggi e invece viene consegnato dopo dieci giorni perché il corriere ha un carico previsto in quella data. Tutto questo è causa quindi di grossi disagi e ritardi.

    Un’altra cosa che mi pare di aver letto già in precedenti occasioni è il fatto che è considerato giovane agricoltore colui che non ha più di quarant’anni. Quarant’anni sembrano tanti se si pensa che una persona è destinata a lavorare fino ai 60/65 anni come succedeva una volta, ma qui l’Europa bisognerà pure che alzi, perché c’è gente in montagna che ha abbandonato il terreno e non riprende l’attività agricola svolta un tempo dal padre perché non può beneficiare di queste agevolazioni. Alzare la soglia anche solo di cinque anni sarebbe opportuno, anche perché un’impresa giovane può essere condotta anche da un settantenne, è l’impresa ad essere giovane, non il suo titolare. Occorre far superare questa impostazione, considerare un’impresa giovane non in base all’età anagrafica del suo intestatario, perché costui potrebbe essere anche un cinquantacinquenne disoccupato che non trova più lavoro e il cui padre ha lavorato 5/10 ettari di terra che lui non può più lavorare perché ha superato il limite di età. L’impresa deve considerarsi giovane se inizia ora la sua attività, perché se una persona decide di riprendere l’attività agricola svolta un tempo svolta dal padre, può sperare, laddove abbia figli, che questi ultimi possano continuare. Questo aspetto, a mio parere, lo si dovrebbe far capire al legislatore europeo.

    Altrettanto importante, Assessore, è la questione della viabilità, che coinvolge anche il settore turistico, sul quale anche si riscontrano molte criticità. Se da Carpi o Modena si prende l’autostrada con 100/120 km si arriva alle montagne del veronese, molto più attrezzate, mentre qui per arrivare a Fiumalbo, che dista solo 70 km, ci si impiega un’ora e mezza, se poi trovi un camion davanti che non puoi sorpassare...E allora c’è anche il problema della viabilità e occorre cercare di snellire i tempi perché oggi abbiamo tutti fretta e se dobbiamo stare in macchina impiegando un’ora e mezza per fare 60 km, io in un’ora e mezza arrivo in alta montagna. Grazie.

     

    Consigliere MONARI

    Intervengo perché ho sentito una preoccupazione abbastanza trasversale, al di là delle motivazioni politiche e soggettive, che hanno connotazioni diverse dal punto di vista anche culturale, preoccupazione che si ripete da molti anni a questa parte - chi come me è qui da più di una legislatura sono sicuro che ricorderà questa discussione – per quanto riguarda il disagio, in particolare delle zone territoriali della montagna e per le imprese che lavorano. In questo caso stiamo parlando con l’Assessore all’agricoltura, quindi stiamo parlando di un settore che, devo dire, non solo per quello che ci ha spiegato l’Assessore Rabboni, ma anche per quello che – e qui non c’entra niente la coloritura politica – ci viene raccontato dai settori di rappresentanza del mondo agricolo…l’impulso che è stato dato, non solo in questa legislatura, ma mi verrebbe da dire anche prima del 2010, anche nella precedente legislatura, l’impulso che è stato dato alle politiche agricole e alle politiche di settore, anche per quello che riguarda l’agricoltura di montagna – non per polemizzare con il collega Filippi, ma perché bastava, basta, basterebbe leggersi i bilanci che sono stati approvati dall’Assemblea legislativa e vedere le voci di investimento per i territori montani, non solo in agricoltura e non solo in questa legislatura. Quindi c’è sicuramente – e questo l’Assessore lo sa meglio di me – un sentimento positivo degli operatori del settore e di riconoscimento verso le politiche agricole che questa Regione ha messo in campo. E qui non c’entrano le sigle politiche, non c’entra la destra, non c’entra la sinistra perché le sigle di rappresentanza del settore, ovviamente, sono trasversali come sono trasversali le singole politiche nell’Assemblea legislativa. Quindi è un dato unanimemente riconosciuto.

    Se poi il collega Filippi – io non ho interrotto e ambirei ad avere lo stesso trattamento da parte del collega a non essere interrotto – si volesse riguardare i bilanci che, peraltro, sedendo nei banchi dell’opposizione avrebbe dovuto guardarsi bene per poter votare contro, ma mi rendo conto che non li ha letti, o non se li ricorda più… quindi se lei ha la bontà di andarsi a rivedere i bilanci approvati dall’Assemblea legislativa, dove lei come me sedeva, del 2005, del 2006, del 2007, del 2008, del 2009, del 2010, del 2011, del 2012, del 2013, vedrà che  - poi possiamo essere d’accordo che per il disagio di quei territori serve un plus, ma forse serve un plus che non può essere lasciato sempre e solo sulle spalle della Regione e delle Regioni. Ma questo mi sembra che sia stato abbastanza detto, lo diceva anche il collega Manfredini un attimo fa, perché esiste anche un corollario e un perimetro di responsabilità europea. Però se lei si va a vedere i bilanci, se ha la bontà di farlo, vedrà che gli sforzi di mettere un “più” nelle percentuali rispetto alle politiche attive per i territori della montagna… non solo l’assessorato all’agricoltura, poi l’assessore Rabboni, che sicuramente avrà il dato che io adesso non ho, ci dirà qual è l’incidenza in percentuale delle politiche agricole nei vari andamenti di bilancio (certo è che, se non mi ascolta e parla col collega Barbieri, facciamo fatica a capirci, sono tanti anni che non ci capiamo ma è perché non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire).

    Se lei, senza polemica, fa questa fatica, si renderà conto che molte delle cose che ha rinfacciato all’Assessore sono, quanto meno, strumentali e improprie. Glielo dico, collega, perché poi, “al netto” delle simpatie e antipatie personali tra consiglieri, assessorati, territori, mica territori ecc. – ché queste ci stanno e fanno parte, diciamo così, del côté – sulle politiche attive rispetto a queste iniziative che, peraltro, ci sono da sempre riconosciute, l’assessorato regionale all’agricoltura dell’Emilia-Romagna ha sempre marcato un punto anche di maggior attenzione, rispetto agli altri assessorati della Giunta. Quindi, da questo punto di vista, di critiche se ne possono fare tantissime, anche strumentali, anche preterintenzionali, però le critiche all’Assessore Rabboni e ai dirigenti dell’assessorato all’agricoltura in questo caso mi sembrano abbastanza infondate e soprattutto, oltre che infondate, anche ingenerose.

     

    Assessore RABBONI

    Rispondo subito al tema montagna e agricoltura: tre dati relativi al Programma di sviluppo rurale del settennato 2007-2013 che si sta concludendo, sono dati di qualche mese fa e sono al netto dei finanziamenti aggiuntivi per le aree del terremoto. Come sapete, noi abbiamo impegnato 130 milioni di euro esclusivamente per le aree del terremoto a seguito di uno stanziamento concordato in sede di Ministero e Regione. I tre dati sono questi: rispetto al Programma di sviluppo rurale 2000-2006 i beneficiari agricoli di montagna sono aumentati del 70%. Il budget a favore delle imprese dei territori di montagna, rispetto al 2000-2006 è aumentato del 35%. Il budget destinato a consuntivo al territorio e alle imprese agricole di montagna rappresenta in percentuale il 36% dell’intero budget del programma regionale di sviluppo rurale, pur rappresentando le imprese agricole del territorio di montagna il 24% del numero complessivo di imprese agricole della nostra regione e una quota di fatturato assai più bassa perché, naturalmente, il valore delle produzioni agricole agroalimentari di montagna purtroppo è molto più basso storicamente.

    Poli socio-assistenziali per distretto di montagna di cui ho parlato a proposito del nuovo programma di sviluppo rurale della montagna: è un’opportunità che mettiamo in campo d’intesa con l’assessorato regionale alla sanità, con l’obiettivo di migliorare l’accessibilità ad alcune prestazioni medico-infermieristiche e assistenziali per la popolazione più distante, che vive in luoghi distanti dai centri dei servizi.

    I lagoni. La copertura dei lagoni degli affluenti zootecnici non è un obbligo, né una misura generalizzata; è un’opportunità di co-finanziamento che rendiamo disponibile perché potrà consentire una riduzione delle emissioni in atmosfera e che è stata concordata con tutte le Regioni italiane del nord: Lombardia, Piemonte, Veneto e Friuli, perché con quelle Regioni condividiamo la criticità rappresentata da una forte concentrazione di allevamenti zootecnici.

    Per quello che riguarda la velocizzazione di cui parlava il consigliere Pollastri, noi accompagneremo, con la finalità di semplificare, aiutare, agevolare, velocizzare, il Programma regionale di sviluppo rurale nuovo con tre strumenti nuovi o relativamente nuovi.

    Il primo è il trasferimento dell’anagrafe agricola su supporto digitale. L’anagrafe agricola è lo strumento che deve vedere la presenza di tutte le imprese che ottengono o chiedono finanziamenti pubblici. Il fatto di trasferire su supporto digitale la documentazione che in origine è su supporto cartaceo, consentirà poi di usare la rete per far circolare tra i diversi soggetti pubblici e anche privati (leggi i centri di assistenza agricola) il profilo identitario dell’azienda senza dover più richiedere documentazione che attenga informazioni già presenti nell’anagrafe.

    Il secondo strumento riguarda la possibilità, che è già praticabile – viene praticata pochissimo – di presentare qualsiasi domanda di finanziamento sul PSR o anche su altro, direttamente dal proprio computer attraverso la firma digitale, sistema che abbiamo già installato e per il quale abbiamo anche avviato un’attività di promozione dell’acquisizione della firma digitale.

    Il terzo strumento riguarda il registro unico dei controlli, che è già operativo da questo mese e che mette in una banca dati unica i controlli di competenza della Regione, di AGREA, delle Province ma anche di ARPA e delle ASL in modo tale che ci possa essere una razionalizzazione nell’attività di controllo, sia a vantaggio delle imprese agricole, sia a vantaggio dell’impegno delle pubbliche amministrazioni, perché evidentemente il programma dei controlli che viene reso pubblico e anche le attività dei controlli svolti, mantenendo una validità semestrale, potranno essere assunti indifferentemente dai diversi soggetti.

    Per quello che riguarda poi i beneficiari agricoli, nel programma regionale di sviluppo rurale 2007-2013 i beneficiari agricoli sono stati in percentuale il 90%. Da Regolamento europeo, quindi per noi è un obbligo, è previsto che tra i beneficiari, ovviamente con una quota percentuale bassa, ci siano anche i trasformatori di materia prima agricola. La misura si chiamava (non so se si chiama ancora) “valorizzazione della materia prima”.

    Noi vogliamo la filiera perché è la filiera quella che genera il valore, cioè il mercato restituisce valore al prodotto che va al consumatore finale e bisogna risalire a chi ha attivato al filiera, cioè alla materia prima. Nell’attuale programma regionale di sviluppo rurale le risorse per la trasformazione singola o in progetti di filiera sono 120 milioni.

    Vengo ad un’altra questione: le ottocento pagine. Sono ottocento pagine perché questo è lo schema europeo, cioè noi abbiamo compilato un modulario che è unico per tutta Europa e, compilando quel modulario, sono venute fuori ottocento pagine, cioè non è “farina del nostro sacco”. Il problema che si pone per noi, per la prossima volta eventualmente, è che, probabilmente, noi alla Giunta e all’Assemblea legislativa avremmo dovuto sottoporre un documento di indirizzi e obiettivi essenziali e di ripartizione delle risorse, non tutta la parte tecnica più specifica che può essere considerata o un allegato o, volendo, una esecuzione affidata alla Giunta. Siccome abbiamo preso alla lettera lo Statuto (i programmi sono di competenza dell’Assemblea legislativa), abbiamo portato in Assemblea legislativa tutto il pacco; probabilmente di quelle ottocento pagine, ai fini della lettura politica delle scelte, ne bastavano venticinque, trenta, comprese le analisi dei punti di forza e dei punti di debolezza che ha ricordato il consigliere Manfredini.

    Comunque, tra le cose che noi dobbiamo osservare da regolamento europeo, c’è anche, per esempio, la questione di chi è il “giovane”. Da regolamento europeo, in tutta Europa, i “giovani” sono quelli che hanno meno di quarant’anni. Il richiamo ai regolamenti europei mi serve anche per dire che vediamo, approviamo questo programma, poi lo dobbiamo trasmettere a Bruxelles entro e non oltre il 22 luglio (in tutta Europa bisogna mandare i programmi entro il 22 luglio). Bruxelles, poi, si prende alcuni mesi per fare le osservazioni, per vedere cosa va, cosa non va, eventualmente chiederci modifiche e, infine, approvarlo. Quindi noi l’avremo approvato, sicuramente, non prima della fine dell’anno.

    A proposito dei giovani: voglio dire che l’osservazione che ha fatto il consigliere Manfredini noi, in qualche modo, l’abbiamo accolta perché abbiamo introdotto, sia pure con risorsa limitata, la possibilità di sostenere l’insediamento di un ultra quarantenne nella responsabilità di un’azienda con un incentivo, uno start-up di 15.000 euro; quindi qualche cosa che assomiglia l’abbiamo introdotto.

    Infine, sulla fiscalità di montagna, per la parte agricola, credo che il problema si ponga anche se l’IRPEF dell’azienda agricola, in montagna come altrove, è basato sul reddito dominicale che è legato al valore dei terreni, al tipo di produzione ecc. e al reddito agrario che già in qualche modo tiene conto del punto di partenza svantaggiato di quei terreni e, normalmente, in quasi tutte le zone di montagna, essendo zone con problemi di sviluppo, ci sono degli sgravi fiscali per i dipendenti. La tassazione sui dipendenti, il contributivo, è più bassa, è quella da zona svantaggiata. Tuttavia, come vedo (vivo in montagna), credo sia proprio un problema delle filiere agricole e agro-alimentari perché dove abito io ci sono aziende come ad esempio la Piquadro, ci sono aziende come la Saeco della Philips, aziende leader internazionali ecc. che hanno un problema di distanza rispetto ai nodi della grande viabilità, ma per aziende che operano sui mercati mondiali non sono quei 30 chilometri che fanno la differenza. Mentre le imprese agricole, ce lo dice il censimento dell’agricoltura, hanno effettivamente un problema di tendenziale azzeramento della redditività che va affrontato con questi aiuti, ma anche con altro, compresi i crediti di imposta o una differenziazione fiscale sulla quale… non è questa la sede, però credo che il problema esista.

     

    Consigliere FILIPPI

    Un ringraziamento all’Assessore che ha chiarito la faccenda dei lagoni, perché mi sembrava un po’ complessa la faccenda di coprire obbligatoriamente dei lagoni con dei costi che sarebbero impensabili per degli agricoltori, quindi grazie per la risposta.

    Per quanto riguarda i fondi concessi alle aziende agricole, ho chiesto più volte a lei e al suo assessorato di conoscere il nome e l’importo dei beneficiari, poi sono stato costretto a fare una domanda all’Ufficio di Presidenza dell’Assemblea, il quale mi ha dato l’elenco delle aziende beneficiarie e gli importi. E’ vero, sono moltissimi beneficiari perché ne conoscevo per quanto riguarda la mia provincia, ma non ho letto un importo superiore a 1.000 euro. Quindi a me viene da pensare che queste cose sono operazioni che si fanno per dire “abbiamo dato il 90% dei contributi”, ma la sostanza sono i quattro milioni e mezzo che date a Gran Terre, che date a Parmareggio, quelli sì che son soldi, ma non i 700 euro che date all’azienda di Valbona, quella è proprio un’offerta in chiesa. Il dato vero che è emerso oggi e che, ha detto lei, Assessore, in premessa, e che dice la sostanza di tutti gli interventi, è che il 21%, cioè oltre un quinto del territorio di montagna che alcuni anni fa era lavorato, oltre un quinto di questo territorio è stato abbandonato.

    Allora il territorio, Assessore, possiamo raccontare tutto quello che vogliamo fuori, ma non viene abbandonato perché ci sono dei grandi contributi, perché gira un sacco di soldi, perché ci si guadagna molto… viene abbandonato perché ci si rimette, quindi i nostri contributi fino ad oggi sono stati insufficienti. Spero che con questo piano, visto che mi pare di aver capito che anche l’Europa chiede una maggior attenzione per i territori di montagna, ci sia un lieve riequilibrio. Parlo di “lieve” riequilibrio, perché fino ad oggi l’equilibrio, per quello che intendo io “equilibrio stabile”, non instabile o indifferente (perché sono tre i tipi di equilibrio), io spero che un certo ri-equilibrio ci sia. Grazie.

     

    Assessore RABBONI

    Grazie del ringraziamento. Ci tengo però a ribadire che i dati, nel Programma di sviluppo rurale 2007-2013, quello che stiamo concludendo, sono quelli che ho ricordato, che, comunque sia, segnalano una nuova attenzione da parte del piano di sviluppo rurale verso i territori di montagna. E’ un dato inconfutabile. Poi ci sono sicuramente anche gli agricoltori che hanno preso mille euro, ma ci sono anche quelli che ne han presi molti di più. I mille euro, se uno ha partecipato a un corso di formazione o ha preso una consulenza da un professionista, ci sono anche in pianura. E’ il dato complessivo che è significativo ed è quello che ho ricordato.

     

    Dott.ssa SCHIPANI

    Per quanto riguarda la fornitura di dati, ovviamente siamo sempre disponibili e abbiamo ricevuto diverse richieste, ma dobbiamo seguire anche le procedure ufficiali per fornire l’elenco dei beneficiari a persone che ne fanno richiesta. Quindi, ogni qualvolta la richiesta segue il percorso ufficiale, noi la eseguiamo nel più breve tempo possibile anche con la completezza che possiamo fare. Di sicuro non siamo autorizzati, come struttura, a fornire dati dietro una richiesta telefonica e non motivata perché questo non è corretto da parte della pubblica amministrazione.

     

    Presidente LOMBARDI

    Bene, a questo punto pongo in votazione il parere relativo all’oggetto 5751 “Approvazione del programma di sviluppo rurale 2014-2020”.

     

    La Commissione esprime parere favorevole per quanto di competenza.

     

    5510 - Proposta recante: "Approvazione del "Documento strategico regionale dell'Emilia-Romagna per la programmazione dei fondi strutturali e di investimento europei (SIE) 2014-2020. Strategia, approccio territoriale, priorità e strumenti di attuazione". Proposta all'Assemblea legislativa" (delibera di Giunta n. 571 del 28 04 14)

     

    Presidente LOMBARDI

    Stiamo trattando l’oggetto 5510 relativo alla programmazione dei fondi strutturali e di investimento europei per il periodo 2014-2020. L’assessore Vecchi aveva già illustrato il documento strategico. Ci sono degli emendamenti, credo che ci possiamo limitare in questa fase all’illustrazione degli emendamenti, poi vediamo come votarli questi emendamenti e poi come votare complessivamente il documento. Prego, assessore Vecchi.

     

    Assessore VECCHI

    Grazie, Presidente. Sul merito degli emendamenti chiedo alla dott.ssa Diazzi, direttore generale, di dare contezza. Ricordo solo ai colleghi cosa sono gli emendamenti, quindi tralascio la presentazione che abbiamo fatto. Abbiamo emendamento non perché siano modifiche sostanziali ai documenti di programmazione, ma perché la complessità della definizione di questi documenti preliminari è data dal fatto che, mentre in passato dovevamo far riferimento soltanto ai regolamenti della Commissione europea, ora dobbiamo fare riferimento a questi, ma anche all’Accordo quadro di Partenariato fra Unione europea e Stato italiano, che ancora non esiste. E non esiste finché non ci sono tutti i documenti di programmazione delle Regioni. Quindi, è “il gatto che si morde la coda”. In realtà, è un processo costante e in questi giorni assolutamente febbrile di avvicinamento alla meta, devo dire più negli aspetti formali che in quelli sostanziali, di cui siamo in qualche modo vittima, anche perché come Regione Emilia-Romagna i compiti a casa li abbiamo fatti. Non è così per tutti gli altri soggetti e quindi soffriamo anche di questo. Chiedo alla dott.ssa Diazzi, se lei Presidente è d’accordo, di sintetizzare in un minuto perché ci sono emendamenti e a cosa si riferiscono, poi siamo a disposizione per i chiarimenti.

     

    Dott.ssa DIAZZI

    Grazie, Assessore. Grazie, Presidente. Avremmo concordato, perché altrimenti non sapevamo esattamente come muoverci, di approvare come emendamento l’allegato n. 1 alla delibera della Giunta recante il programma operativo regionale FESR dell’Emilia-Romagna 2014-2020…

     

    Presidente LOMBARDI

    Per chiarire, avevo detto che stavamo parlando dell’oggetto 5510. Siccome l’oggetto 5511 è abbastanza complesso, ripartiamo dal 5510 e darei la parola al dott. Cocchi.

     

    Dott. COCCHI

    Grazie, al fine di dare quel quadro di riferimento che richiamava poc’anzi l’Assessore, cioè un modello unitario di quelle che erano le intenzioni dell’Amministrazione per quanto riguardava l’utilizzo delle varie somme riconducibili ai fondi strutturali, ma più in generale alle politiche di coesione (che riguardano quindi i due fondi strutturali, il fondo regionale di sviluppo agricolo, il fondo di coesione nazionale, la cooperazione territoriale europea, quindi una famiglia di soggetti), l’Amministrazione regionale si è dotata di un documento strategico che potesse allocare, sia su base tipologica le singole politiche e le caratteristiche, sia su quella geografica, un coordinamento, un’allocazione di queste risorse nel modo più organico possibile e di poter mettere a disposizione queste informazioni.

    Il documento strategico regionale, che vi è stato messo a disposizione e distribuito anche in forma di sintesi, ha come momento di riferimento fondamentale appunto questa coerenza delle varie attività, quindi cercando di volta in volta di allocare la tipologia e l’ammissibilità delle spese più direttamente connesse con le varie esigenze tipologiche o territoriali. Dato che il documento in queste settimane ha visto alcune piccole evoluzioni, non tanto dovute a modifiche in termini di volontà dal punto di vista del coordinamento, ma cogliendo in questo processo in parte interno l’aggiornamento di alcuni dati, ad esempio, rispetto a una delle cinque aree fisiche e tematiche, quelle del sisma o alcune evoluzioni dei documenti nazionali e comunitari, visto che il rapporto diretto Stato italiano - Commissione europea attraverso l’accordo di partenariato e la Commissione è in corso, ponevamo alla Commissione anche alcuni emendamenti di natura meramente ricognitiva perché riguardano i documenti di base.

    Nel fare il documento strategico, inoltre, e per questo faccio riferimento a questo emendamento, è stato fatto anche il cosiddetto posizionamento della Regione, cioè tutta quella che è l’analisi complessiva dello stato delle attività riferibili alle politiche toccate dai fondi; sono state analizzate in via preventiva in modo organico, in maniera da avere una base comune e fosse possibile anche un confronto; poi ciascuna struttura (agricoltura che era qui prima piuttosto che le attività produttive o il fondo sociale) ha provveduto a fare la semplice integrazione delle ulteriori informazioni necessarie per supportare le proprie programmazioni. In questo modo avremo un documento che può evolversi anche nel tempo, in grado di rappresentare lo stato complessivo del sistema regionale, ma anche la sommatoria delle conseguenze di queste politiche. In questi giorni ci sono grosse polemiche sull’effettiva efficacia dei fondi. Noi abbiamo, come sistema regionale tutto, un meccanismo costante di monitoraggio, di verifica e di rappresentazione dell’esito di queste politiche e siamo in grado anche di confrontarle, quindi, in modo organico e non solo settorialmente.

     

    Presidente LOMBARDI

    Bene, grazie. Avete ricevuto il documento che riprende tutti gli emendamenti proposti: trattandosi di una relazione, non sono ovviamente sugli articoli ma sono richiamate alcune pagine ecc. Mi pare che se leggete, anche velocemente, i testi, sono alcune modifiche abbastanza comprensibili ed immediatamente percettibili. L’unica cosa che chiederei al dott. Cocchi (perché vi proporrei di votarlo in un’unica votazione, tutto questo documento che prevede tutte le modifiche), se ci potesse dare una spiegazione più approfondita sulla sostituzione dell’allegato 3, che è l’ultima parte, visto che le altre sono modifiche di alcune parole, di alcune cose immediatamente percettibili; così abbiamo un’idea più completa e votiamo complessivamente il documento.

     

    Dott. COCCHI

    Sempre nella logica dell’armonizzazione dei vari comportamenti, oggi la Giunta regionale ha adottato un atto che riguarda complessivamente le cosiddette condizionalità ex ante, come documento di supporto anche all’attività dei vari fondi strutturali. Una precisazione: la Commissione europea, in questo ciclo di programmazione, ha ritenuto indispensabile non avere soltanto uno stato passivo dei vari contesti territoriali, ma anche uno stato amministrativo (le cosiddette condizionalità ex ante) rispetto alle quali siano raggiungibili gli obiettivi e i contenuti di programmazione che vengono proposti. Faccio un esempio: non mi puoi chiedere di inserire soldi o in cassonetti per la differenziata, o in pale eoliche o in discariche se a monte non hai fatto una scelta che sia un piano di smaltimento che sia approvato e funzionante alla data, e rispetto al quale sia rinvenibile da qualsiasi controllore che la scelta politica dell’Ente è differenziata, pale piuttosto che… e quindi assumendosi anche la responsabilità del contesto da cui si parte.

    Noi, rispetto alla coerenza fra le politiche attivate e tutte le varie condizioni che venivano richieste per poterle esaminare, abbiamo dato una rappresentazione, con questo atto, in modo organico e omogeneo. Abbiamo previsto e aggiornato una serie di documenti (perché in queste settimane si sono anche maturate una serie di condizioni che lo consentono); abbiamo previsto, per alcune di queste, che essenzialmente riguardano i meccanismi di coordinamento delle procedure di appalto e quelli di verifica sugli aiuti di Stato, in modo da poterli rappresentare in modo organico, che entro il 2016 (data ultima che chiede la Commissione UE per essere nelle condizioni di poter adempiere a tutte le varie prescrizioni), abbiamo già messo in moto la macchina per essere sicuri che, o sono già realizzate alla data odierna o, in quei due casi specifici, vi è già un percorso deliberato e attivato. Noi contiamo di essere pronti ben prima della data ultima che chiede la Commissione per le varie condizioni; quell’aggiornamento prevede da una parte il punto stabile della situazione e l’impegno di onorare quei due punti che citavo prima, che sono in itinere.

     

    Presidente LOMBARDI

    Bene, con queste ulteriori delucidazioni vi chiederei di votare il documento che avete ricevuto: Emendamenti della Giunta Regionale al testo “Documento strategico regionale dell'Emilia-Romagna per la programmazione dei fondi strutturali e di investimento europei" e il testo stesso così modificato.

     

    Con distinte votazioni di identico esito, la Commissione esprime parere favorevole agli emendamenti e al provvedimento così modificato.

     

    5511 - Proposta recante: "Approvazione del Programma Operativo Regionale FESR dell'Emilia-Romagna 2014-2020 in attuazione del Reg.(CE) n. 1303/2013. Proposta di adozione all'Assemblea legislativa regionale" (delibera di Giunta n. 574 del 28 04 14)

     

    Presidente LOMBARDI

    Passiamo ora all’esame del POR FESR – oggetto 5511. Dò la parola all’Assessore Vecchi.

     

    Assessore VECCHI

    Darei, se d’accordo, la parola alla dott.ssa Diazzi semplicemente per dire nel contenuto gli emendamenti presentati, poi, essendo questa la quarta volta che ci si vede, restiamo a disposizione se ci sono domande.

     

    Presidente LOMBARDI

    Prego, dott.ssa Diazzi.

     

    Dott.ssa DIAZZI

    Abbiamo concordato, essendo un documento abbastanza complicato nei suoi allegati anche nel formato informatico che dobbiamo osservare durante l’invio, di proporvi, come deliberazione, di sostituire l’allegato 1 che è il POR FESR Emilia-Romagna che vi abbiamo presentato per i 481 milioni di euro, con alcune modifiche che ci hanno già chiesto in queste due settimane dalla Commissione europea. Alcune di queste sono richieste del sistema informativo, e cioè quella di scrivere più sinteticamente la strategia, estrapolare l’executive summary, che abbiamo messo come sintesi del programma operativo per i cittadini, ed estrapolare i grafici, le tabelle e l’analisi swap da mettere come allegato al programma. Poi di prendere, nella sezione 2, queste indicazioni che ci hanno dato sul ridurre il numero delle azioni (perché nell’Accordo di Partenariato le azioni erano molto ridondanti e fa parte anche delle osservazioni che hanno mandato in questi giorni allo Stato nazionale). Quindi ci hanno chiesto, quando uno era compreso nell’altro, di tenere solo il principale. Inoltre abbiamo introdotto qualche modifica per quanto riguarda i risultati. Sono stati poi inseriti i dettagli del piano di finanziamento per anni con la riserva che abbiamo portato (perché c’è il problema della riserva del 6% che abbiamo portato sull’annualità 2019-2020, così possiamo impegnare completamente le risorse sin dall’inizio) e poi abbiamo fatto qualche ulteriore modifica che riguarda sia l’inserimento nel nostro programma per quanto riguarda la sezione 4, sia la sezione 9, sintesi e integrazione della sezione, per adattarla alle richieste e al formato elettronico previste dal sistema informativo. Quindi non si tratta di emendamenti sostanziali.

    L’unica cosa un po’ rilevante è stato il fatto di dover ridurre, in parte, le sezioni. Per quanto riguarda, invece la 7, la 8, la 10, la 11 e la 12 restano invariate. Sono poi cambiate le numerazioni, o meglio dovremmo cambiare la delibera per quanto riguarda i documenti che sono già stati approvati dall’Assemblea legislativa, cioè il documento strategico regionale che è l’allegato 1a, che è già stato approvato, e l’1b, che è appunto il DSR che avete appena adesso deliberato. Pertanto, a questo punto, l’allegato 1 viene sostituito con i suoi allegati che sono l’allegato 1c (sintesi del programma operativo per i cittadini), 1d (bozza del rapporto di valutazione ex ante), 1e (grafici, tabelle, analisi swap) e poi abbiamo l’ulteriore allegato 2 che riguarda il rapporto ambientale, l’allegato 3 che è lo studio di incidenza e l’allegato 4 che è la determinazione, che inseriremo poi in sede di Assemblea. Lo studio di incidenza ce l’abbiamo, l’unica cosa è il parere motivato che, essendo scaduti oggi i termini, ci verrà inviato nei prossimi giorni, quindi non viene deliberato oggi ma viene presentato in Assemblea come emendamento.

    Abbiamo poi la dichiarazione di sintesi non tecnica, dovremo presentarla in Assemblea; quindi in Aula presenteremo l’allegato 3, l’allegato 4, l’allegato 5; mentre possiamo approvare l’allegato 2 (che è il rapporto ambientale), anche perché le osservazioni che sono arrivate non vanno ad incidere sul testo, e lo studio di incidenza perché non ha subìto modifiche. Quindi questi sono i documenti da approvare, poi daremo atto, nella delibera, che gli allegati 1a e 1b (che erano quelli della Smart Specialisation – Strategia regionale di ricerca e innovazione per la specializzazione intelligente -, cosiddetta S3 e del DSR) sono già stati approvati.

     

    Presidente LOMBARDI

    Colleghi, per capire meglio la votazione che andiamo a fare: votiamo due emendamenti, il primo emendamento sostituisce l’allegato 1, che è il POR sul FESR e i conseguenti allegati; l’emendamento 2 inserisce all’interno di tutta questa procedura il documento di valutazione ex ante.

     

    Con distinte votazioni di identico esito, la Commissione esprime parere favorevole agli emendamenti e al provvedimento così modificato.

     

    Presidente LOMBARDI

    Alcuni documenti di tutto questo pacchetto li abbiamo dunque già votati in precedenza e altri li voteremo in Aula (all. 1a e all. 1b originari). A questo punto abbiamo concluso in maniera sufficientemente ordinata i nostri lavori.

     

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