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Legislatura X - Commissione I - Resoconto del 25/01/2016 pomeridiano

    Resoconto integrale n. 4

    Seduta del 25 gennaio 2016

     

    Il giorno 25 gennaio 2016 alle ore 15,30 è convocata in audizione, con nota prot. n. AL.2016.2458 del 20 01 2016, presso la sede dell’Assemblea legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50, la Commissione Bilancio, Affari generali ed istituzionali.

     

    Partecipano alla seduta i consiglieri:

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    POMPIGNOLI Massimiliano

    Presidente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    3

    presente

    BERTANI Andrea

    Vicepresidente

    Movimento 5 Stelle

    2

    presente

    POLI Roberto

    Vicepresidente

    Partito Democratico

    6

    presente

    ALLEVA Piergiovanni

    Componente

    L’Altra Emilia Romagna

    1

    assente

    BARGI Stefano

    Componente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    2

    presente

    BESSI Gianni

    Componente

    Partito Democratico

    3

    presente

    BIGNAMI Galeazzo

    Componente

    Forza Italia

    2

    presente

    BOSCHINI Giuseppe

    Componente

    Partito Democratico

    3

    presente

    CALVANO Paolo

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    CARDINALI Alessandro

    Componente

    Partito Democratico

    2

    assente

    FOTI Tommaso

    Componente

    Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale

    1

    assente

    MARCHETTI Daniele

    Componente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    2

    presente

    MOLINARI Gian Luigi

    Componente

    Partito Democratico

    5

    assente

    MONTALTI Lia

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    MUMOLO Antonio

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    PICCININI Silvia

    Componente

    Movimento 5 Stelle

    3

    presente

    PRUCCOLI Giorgio

    Componente

    Partito Democratico

    2

    assente

    RANCAN Matteo

    Componente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    2

    assente

    SABATTINI Luca

    Componente

    Partito Democratico

    3

    presente

    SONCINI Ottavia

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    TARUFFI Igor

    Componente

    Sinistra Ecologia Libertà

    2

    presente

    ZOFFOLI Paolo

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

     

    Sono presenti i consiglieri: Enrico CAMPEDELLI in sostituzione di Gian Luigi MOLINARI, Alan FABBRI in sostituzione di Matteo RANCAN, Luciana SERRI in sostituzione di Giorgio PRUCCOLI e Marcella ZAPPATERRA in sostituzione di Alessandro CARDINALI.

    Sono altresì presenti i consiglieri: Stefano CALIANDRO (PD), Gabriele DELMONTE (LN) e Raffaella SENSOLI (M5S).

     

    Partecipano alla seduta: Dott. Roberto Nicastro (Pres. consiglio di amministrazione di Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara spa, Nuova Banca delle Marche spa, Nuova Banca dell’Etruria e del Lazio spa e Nuova Cassa di Risparmio di Chieti spa), Dott. Giovanni Capitanio (Amm. delegato della Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara spa) e Dott.ssa Maria Pierdicchi (Consigliere indipendente Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara spa, Nuova Banca delle Marche spa, Nuova Banca dell’Etruria e del Lazio spa e Nuova Cassa di Risparmio di Chieti spa)

     

    Presiede la seduta: Massimiliano POMPIGNOLI

    Assiste il segretario: Enzo Madonna

    Trascrizione integrale a cura della segreteria


    DEREGISTRAZIONE INTEGRALE CON CORREZIONI APPORTATE AL FINE DELLA MERA COMPRENSIONE DEL TESTO

     

    Audizione del dott. Roberto Nicastro (Presidente del consiglio di amministrazione di Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara spa, Nuova Banca delle Marche spa, Nuova Banca dell’Etruria e del Lazio spa e Nuova Cassa di Risparmio di Chieti spa) sulle misure previste dal decreto-legge n. 183 del 2015 (c.d. decreto salva-banche), con particolare riferimento alla situazione emiliano-romagnola di Carife e Banca Marche

     

    Presidente POMPIGNOLI – Presidente della Commissione assembleare I Bilancio Affari generali ed istituzionali

    Oggi la Commissione è convocata in audizione del dottor Roberto Nicastro. Direi di partire subito con la seduta, anche perché il dottor Nicastro mi ha rappresentato che ha impegni anche dopo, quindi diciamo che la Commissione durerà circa un’ora e mezza. Cederò la parola al dottor Nicastro per illustrare la situazione attuale delle nuove quattro banche. Sapete tutti che il presidente Nicastro è stato nominato da Bankitalia quale presidente dei consigli d’amministrazione di Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara, Nuova Banca Marche, Nuova Banca Etruria e Carichieti. L’audizione di oggi è volta a rappresentare la situazione attuale delle quattro banche, con particolare riferimento a Carife e Banca Marche che nel tessuto emiliano-romagnolo sono le banche che più rappresentano l’Emilia-Romagna, pertanto sono quelle che hanno sicuramente più correntisti in Emilia-Romagna. Su questo, il presidente Nicastro svolgerà l’informazione, poi lascerò la parola ai consiglieri che vorranno fare domande al presidente e successivamente le risposte. Cedo subito la parola a Lei, presidente Nicastro, per rappresentare lo stato dell’arte della situazione.

     

    Dott. Roberto NICASTRO – Presidente dei Consigli di amministrazione di Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara spa, Nuova Banca delle Marche spa, Nuova Banca dell’Etruria e del Lazio spa e Nuova Cassa di Risparmio di Chieti spa

    Grazie dell’invito, sono qui presente assieme anche a Giovanni Capitanio che è l’amministratore delegato di Nuova Carife e c’è con me anche la dottoressa Maria Pierdicchi che è il consigliere indipendente delle quattro banche.

    Come sapete, nel contesto molto peculiare di una risoluzione di banche, è stato adottato un meccanismo di governance diverso dal solito: sono stati creati dei consigli di fatto di tre persone, dove il presidente e il consigliere indipendente sono comuni a tutte e quattro le banche, mentre ciascuna banca ha un amministratore delegato. Questo proprio con l’obiettivo di accelerare al massimo le tempistiche. La nostra nomina è arrivata contestualmente al decreto e anche il nostro coinvolgimento personale, in particolare il mio e della dottoressa Pierdicchi, data pochissimi giorni prima del decreto e quindi in questo ambito credo sia abbastanza importante delineare ciò che il decreto è stato, anche per definire in maniera molto chiara ciò che ci compete, di cui possiamo parlare e ciò che in realtà non compete a noi, su cui magari si può provare a fornire una chiave interpretativa, ma che sostanzialmente è fuori dalla nostra competenza.

    Ricordo che il decreto di novembre è un decreto che nasce in un contesto in cui le banche - questo vale anche per Nuova Carife – si trovano in una situazione di stabilizzazione di processi, da un punto di vista manageriale, grazie all’operato dei commissari. Tuttavia è una situazione di banca sostanzialmente poco attiva, in quanto di fatto aveva a quel punto un’iniezione di capitale abbastanza vicina allo zero, e una situazione di liquidità anch’essa molto tirata. In quel momento era percepito come significativo il rischio di arrivare alla data dell’1 gennaio 2016, il famoso rischio bail in, e, aspetto particolarmente di rilievo, era a quel punto tramontata l’ipotesi forte (io l’avevo letta e vissuta dall’esterno), vale a dire la famosa ipotesi di intervento del Fondo interbancario di garanzia che sembrava sostanzialmente la soluzione “con la esse maiuscola”, o comunque quella più indolore: nel caso specifico di Ferrara era anche passata attraverso assemblee, attraverso un grado di formalizzazione importante. Quindi comprendo come sembrasse la soluzione che risolveva il problema.

    In realtà, in quel contesto, ciò che il decreto ha realizzato è stato sostanzialmente da una parte il mettere in sicurezza i circa 140 mila clienti della banca e mettere in sicurezza i circa 25 mila clienti, piccole imprese alle quali altrimenti la banca in bail in avrebbe dovuto revocare il fido, e in qualche modo mettere in sicurezza i circa 1.200/1.300 tra dipendenti e posti di lavoro indiretti che alla banca fanno riferimento. È abbastanza chiaro che questa operazione ha avuto un costo ed è la ragione per cui ancor oggi se ne parla, perché è un costo pesante, in particolare per gli obbligazionisti subordinati che si aspettavano qualcosa di non piacevolissimo nell’ambito dell’operazione del Fondo interbancario, ma certamente non una cosa così pesante come quella che si è verificata. Ovviamente ha avuto un costo anche per gli azionisti, anche se in quel caso, a onor del vero, va anche detto che gli azionisti già dal momento del commissariamento sapevano che le loro azioni valevano a quel punto molto poco. Tipicamente, quando una banca è commissariata, di fatto le azioni a quel punto valgono molto poco. Quindi questo è il quadro complessivo.

    In questo contesto, sono state create tre entità, perché ci sono per ogni banca “la banca ponte” che non sta all’interno, la banca buona (good bank) e le sofferenze che proprio in questi giorni sono in fase di trasferimento alla bad bank, e poi c’è invece una terza entità che in qualche modo possiamo chiamare anche vecchia banca, ma si chiama entità residuale perché non ha più la licenza bancaria, che in qualche modo è ciò che è rimasto del vecchio, il pezzo a cui afferiscono i diritti residui di una quota di obbligazionisti subordinati. Mentre, come sappiamo, azionisti e un’altra quota di obbligazionisti subordinati hanno visto l’azzeramento delle proprie quote.

    In questo contesto qual è il compito che è stato affidato al consiglio d’amministrazione? Il compito affidato è stato duplice.

    Primo, rimettere in attività le banche. Dicevo prima, i commissari sono intervenuti, hanno fatto una sorta di “pulizia”, hanno messo in piedi i processi creditizi, ma non potevano fare veramente ripartire le banche, perché mancava il combustibile, capitale e liquidità. Quindi la primissima cosa su cui abbiamo focalizzato le banche, e anche Nuova Carife, è proprio quella di tornare ad erogare mutui alle famiglie, affidamenti alle piccole imprese, in maniera tale che il territorio potesse immediatamente beneficiare dal punto di vista del credito di quella che era stata una significativa e importante assenza, che per un territorio come quello di Ferrara e della provincia di Ferrara è un aspetto molto delicato. Da questo punto di vista, devo dire grazie al lavoro estremamente fattivo e senza risparmiarsi di circa un migliaio di colleghi: stavo vedendo che sostanzialmente è già stato erogato, rinnovato il credito in forma di fidi, per quasi 200 milioni di euro da allora, numero significativo e importante che ha impattato circa 1.400 piccole e medie imprese: e sono stati erogati circa 450 mutui casa da allora. Quindi il primo obiettivo è quello di rimettere in pista il credito, rimettere in pista la macchina nei confronti della clientela lato credito, e questo si è avviato, in questa forma, oggi sono circa due mesi.

    Il secondo obiettivo è quello della cessione, del collocamento sul mercato.

    L’Unione europea ha condizionato il decreto al collocamento sul mercato: ovvero in questo momento le banche sono al 100% possedute dall’autorità di risoluzione, che di fatto è una branca di Banca d’Italia, e il Ministero dell’economia ha assunto un impegno nei confronti della Direzione generale Competition dell’Unione europea che avvenga la cessione nei tempi più rapidi possibili. Quindi il secondo mandato, la seconda missione che ci è stata affidata, è stata quella proprio di seguire e gestire il processo di cessione, che deve avvenire in tempi rapidi. È una cosa cogente, perché, ove non avvenisse, a quel punto teoricamente si potrebbe tornare con i rischi del pre-decreto. Da questo punto di vista, abbiamo avviato il processo di collocamento sul mercato, che ha la forma di un collocamento pubblico. Sostanzialmente questa è una sorta di quasi privatizzazione, quindi avete visto che martedì scorso è stato pubblicato un bando internazionale, a cui sono stati chiamati ad intervenire per esprimere interesse tutti gli operatori che possono avere le caratteristiche minime per essere in futuro potenzialmente autorizzati. Quindi questo è il primo sbarramento. Per stasera alle 18.00 avremo la primissima espressione di interesse. La stampa è estremamente interessata a questo: la realtà è che è un passaggio dovuto, da non sopravvalutare nei contenuti, nel senso che si tratta, dal punto di vista di potenziali compratori, semplicemente di esprimere un interesse a ricevere, in gergo si chiama il teaser, cioè il primissimo documento che descrive il complesso delle quattro banche, le entità che sono potenzialmente cedibili separatamente. Ma è proprio come il primissimo passo di un qualcosa che ci aspettiamo porti ad una cessione entro l’estate.

    In questo contesto non dimentichiamo assolutamente l’importante problematica dell’impatto che questo ha avuto sui risparmiatori. La prima cosa che abbiamo fatto è stata quella di mappare il fenomeno. Ancora il 12 dicembre abbiamo dato una prima fotografia del fenomeno. Quando lo vediamo nella prospettiva di Nuova Banca Carife, in particolare il focus è sui bondisti subordinati, per i quali il decreto è stato particolarmente sorprendente nel tipo di impatti.

    Nel caso di vecchia Banca Carife il fenomeno riguarda circa il 4% dei clienti, sono circa 4000 clienti come detentori di bond subordinati sui 100.000 come clienti diretti. Questo non include i clienti delle consociate che non hanno bond subordinati. Di questi 4.164 si è evidenziato che ve ne sono circa 187 che appaiono come particolarmente esposti, dove “particolarmente esposti” significa che, sulla base dei dati disponibili alle banche, si tratta di piccoli risparmiatori, se fotografati dalle banche, ovvero risparmiatori che hanno con la banca meno di 100 mila euro di risparmi (in qualche caso ne hanno anche presso altre banche, però ovviamente è un dato non disponibile, quindi la banca per adottare un approccio conservativo usa i dati che conosce) e che hanno oltre il 50% del patrimonio espresso in obbligazioni subordinate di vecchia Banca Carife. Sono quei clienti che in qualche modo si confrontano anche con le stime, che vedevamo soprattutto nei primi giorni post-decreto, di popolazione di risparmiatori potenzialmente sul lastrico. La cosa che è emersa è che abbiamo un quadro molto critico, ma fortunatamente è molto critico per un numero relativamente circoscritto di persone.

    Abbiamo all’altro estremo 3.700 risparmiatori che hanno un patrimonio di qualsiasi dimensione, ma una concentrazione all’interno tra l’1 e il 30%. Questa concentrazione ci sembrava un elemento di particolare importanza, perché dà molto il senso di quanto l’azzeramento impatta il patrimonio di una persona, nel senso che evidentemente è molto diverso a seconda che hai il 10% del patrimonio azzerato, piuttosto che, come nel caso di quelli più esposti, potenzialmente oltre il 50%. Poi 280 casi medi.

    Altro passaggio importante e di rilievo, è la mappatura dei tempi in cui le emissioni subordinate si sono realizzate. Sostanzialmente, fatto 50 milioni circa l’ammontare di emissioni subordinate che oggi sono nel portafoglio dei clienti, si tratta per 22 milioni di un’emissione del 2006 e per 29 milioni di un’emissione del 2008. Questo dato è rilevante, in quanto fotografa il fatto che si tratta di emissioni che sono successe molto in là nel tempo, e dà alcune chiavi di lettura. In particolare, evidenzia in maniera molto forte che la direttiva del bail in del marzo 2014 ha avuto nei fatti un effetto retroattivo su titoli che sono stati collocati in un periodo storico molto diverso da quello attuale, tra l’altro ante Lehman Brothers. Il che rende questo caso complicato, nel senso che è intervenuto l’azzeramento che ha comportato per i risparmiatori coinvolti le difficoltà e le conseguenze forti che sappiamo. Però, per esempio, a chi mi chiede se ci sono stati degli sportellisti in malafede che li hanno collocati, faccio fatica a dire che ci sono stati, perché quando sono stati collocati questi titoli, tutto il mondo li riteneva un pochino più rischiosi delle obbligazioni senior, ma sostanzialmente un titolo non a rischio molto elevato. Siamo prima di Lehman Brothers, siamo otto anni prima del decreto del bail in; molti, tra cui il sottoscritto, pensavano che obbligazioni di quel tipo non potessero avere un rischio significativo di saltare. Quindi mi sento di difendere le persone che nelle filiali complessivamente hanno collocato questi titoli; poi dappertutto vi sono le eccezioni, però i fenomeni, specie per chi arriva dopo, vanno letti in modo fattuale, e questi sono alcuni elementi. Tra parentesi, tanti dipendenti le hanno sottoscritte, a mostrare il quadro visto da loro.

    Cosa stiamo cercando di fare oggi rispetto a questa situazione? Sostanzialmente tre cose.

    Le prime due le ho già accennate: la missione di ripristinare e far ripartire il credito e far sentire in positivo l’impatto della banca in un contesto economico che è in una fase di bivio, nel senso che anche per la provincia e il territorio di Ferrara questo è un periodo in cui si tratta di capire se l’economia riesce a ripartire o meno. Sappiamo come è stato il passato, sappiamo quali sono le previsioni per il futuro, credo che parlare di una situazione di bivio dia un po’ il senso. Che poi non vale solo per Ferrara, ma per tanti pezzi del nostro Paese.

    In parallelo, ho parlato del discorso della nostra missione di portare a casa la cessione possibilmente verso un buon partner. Da questo punto di vista, sicuramente abbiamo da una parte un obiettivo assegnato, che è quello di cedere al massimo prezzo, questo in linea con il contesto anche un po’ pubblicistico in cui stiamo operando. Tuttavia, in questo ambito abbiamo anche evidenziato come il fatto che arrivino da parte dei partner degli impegni nei confronti del territorio, è una cosa che sarà valutata positivamente. Poi, fuor di metafora, siamo tutti persone molto pragmatiche, non sappiamo ancora se questa è un’operazione in cui noi potremo scegliere il partner o sarà il partner a scegliere noi. Dipende dalla quantità di operatori che si presenteranno nell’ambito del processo pubblico. Quindi, per quanto attiene i risparmiatori, abbiamo avviato già da prima di Natale una task force che sta predisponendo le carte in maniera da facilitare al meglio la procedura di accesso dei risparmiatori all’arbitrato predisposto dal Governo. Siamo partiti dai casi più esposti, nella convinzione che possano essere i primi ad essere esaminati, ma evidentemente questo viene fatto per tutti i risparmiatori, sapendo che la valutazione caso per caso terrà conto di situazioni molto diverse. Dobbiamo essere pronti con tutte le carte che li possono aiutare nell’ambito di questo processo: oltre ad essere risparmiatori che vanno aiutati in quanto tali, sono nostri clienti, quindi più riusciamo ad aiutarli e maggiormente è l’interesse della nuova banca.

    Altro aspetto su cui stiamo lavorando, è quello dell’imprimere per quanto possibile ulteriori accelerazioni agli aspetti di azioni di responsabilità. I commissari hanno lanciato azioni di responsabilità nel passato per un petitum, quindi per una quantità richiesta complessiva superiore a 100 milioni di euro. Come nuove banche, abbiamo anche espresso l’interesse a valutare, in contesti che abbiano rilievo penale, di costituirci parte civile, in quanto ovviamente le nuove banche si ritengono anch’esse danneggiate da quelle che sono le cause, da coloro che hanno causato il dissesto in passato. Dissesto che - questa è una cosa che vediamo abbastanza in comune tra le quattro vecchie banche - tende ad avere tre cause abbastanza comuni.

    Una prima causa, la maggiore forse come numeri, è purtroppo la forte crisi in cui il tessuto delle piccole imprese italiane è caduto: infatti quando uno vede i numeri, grossa parte delle famose sofferenze arriva dal mondo delle piccole imprese. Questo dato peraltro è comune a tutto il settore italiano.

    Poi, altro aspetto abbastanza comune alle quattro banche, è il fatto che sono banche del territorio che ad un certo punto sono andate a fare affari fuori dal territorio. E questo è un po’ un “peccato mortale” dal punto di vista della banca di territorio, perché quando sei sul tuo territorio, lo conosci al di là di quello che possono dirti i bilanci, hai più modi di comprendere chi restituirà o meno il credito che gli hai fatto. Quando invece vai fuori territorio, molto spesso vai a fare gli errori principali, perché tendi a fare credito a chi magari le banche del territorio lo rifiutano. Questa è una cosa abbastanza comune a quasi tutte e quattro le banche.

    In aggiunta c’è la percezione, ma questi sono temi su cui lavorano i magistrati, anche di possibili gestioni non responsabili o tali da incorrere nel codice penale: e in questi casi, noi stessi valuteremo la possibilità di costituirci come parte civile.

    Siccome penso che ci siano molte domande, non vorrei monopolizzare con la mia relazione il tempo che ci siamo assegnati. Restiamo invece a disposizione delle vostre domande nell’ambito di quelli che sono i nostri ruoli e competenze. Forse ci saranno domande a cui magari non saremo in grado di rispondere, perché il decreto poi è qualcosa che anche noi abbiamo assunto come preesistente e ovviamente le banche hanno certi compiti e non altri. Comunque, a vostra disposizione. Grazie.

     

    Presidente POMPIGNOLI

    Adesso passiamo alle domande. Il consigliere Fabbri è il primo a parlare. Io ringrazio il dottor Nicastro per aver accettato con prontezza l’invito, che è stato inoltrato i primi di gennaio; oggi è il 25, nell’arco di venti giorni siamo riusciti a fare questo tipo di incontro, quindi lo ringrazio per la speditezza e anche per quello che ha detto finora. Consigliere Fabbri.

     

    Consigliere Alan FABBRI

    Grazie presidente. Volevo fare una premessa, perché ho alcune domande che ho scritto per cercare di essere puntuale e preciso su un tema che è molto caro alla provincia da cui provengo e dove sono stato anche Sindaco, di tante persone che chiedono risposte. Spero che le domande riguardino un po’ il suo campo d’azione, e non è sicuramente nostra intenzione andare al di là di quelle che sono le sue competenze, quando invece le competenze di carattere politico ovviamente spettano a qualcun altro.

    Colgo l’occasione però, presidente, se mi è concesso, di far distribuire questo opuscolo che ho spedito al Presidente della Repubblica e anche al Prefetto di Ferrara, che fa un po’ la cronistoria di quello che è il caso Carife e dei dubbi e delle perplessità che ci sono dietro l’inserimento da parte del decreto legge n. 183 di una banca che, a nostro avviso, aveva caratteristiche molto diverse rispetto alle altre tre banche. Quindi se possiamo distribuirlo sia al dottor Nicastro che al dottor Capitanio, ma anche ai Consiglieri che accettano questo piccolo dossier.

    Innanzitutto anch’io mi sento di ringraziare il dottor Nicastro, perché ha risposto prontamente e positivamente all’invito dell’audizione di oggi, e siamo altresì contenti che abbia acconsentito alla diretta streaming attuale. La riteniamo una bella scelta di trasparenza. Certo una goccia nel mare, visto che si tratta di recuperare un rapporto con i cittadini bruscamente interrotto da un tradimento perpetrato dal Governo, che nello spazio di pochi minuti, in un Consiglio dei ministri convocato di domenica, il 22 novembre, ha sacrificato i denari di migliaia di emiliano-romagnoli e non solo. Parliamo di azionisti e di obbligazionisti subordinati che avevano investito i risparmi di una vita, e a volte di intere generazioni. È una considerazione a mio avviso doverosa in premessa e di carattere politico, che nulla attiene alla figura del dottor Nicastro, che anzi esprime una professionalità di altissimo livello, e a cui chiediamo in via prioritaria di predisporre tutte le azioni utili a risarcire tutti i risparmiatori traditi e di garantire una rappresentanza territoriale nei nuovi organismi che prenderanno le redini di Carife.

    Come dicevo prima, la vicenda Carife a nostro avviso ha degli elementi diversi rispetto alle altre tre banche che sono state vittime di quello che è capitato.

    In primis, l’ispezione di Bankitalia del 2009 che arriva dopo gli scandali dei fallimentari investimenti immobiliari tra cui l’operazione Aster Santa Monica, per cui cito le parole che ha usato l’ispettrice Marisa De Pasquale «poteva far saltare la banca».

    L’altra è la sentenza del tribunale di Milano, che nelle motivazioni recentemente espresse ha dichiarato Carife soggetto truffato, sancendo una provvisionale di 20 milioni di euro. Carife è stata oggetto di una truffa su larga scala per importi intorno ai 170 milioni di euro. Bankitalia non poteva non sapere lo stato della situazione Carife già dall’ispezione del 2009, da cui emersero criticità legate proprio a questi investimenti. Banca d’Italia non poteva non sapere, anche perché a decorrere dal giugno 2010 aveva posto Carife in regime di vigilanza rafforzata, comportando questo un rapporto stretto tra la vigilanza di Bankitalia e la banca stessa.

    Passo ora alle domande che sono un po’ corpose, se avrà pazienza e se riesce a dare una risposta.

    Una prima domanda che viene un po’ a tutti, è se dei 20 milioni di provvisionale a favore di Carife che la Corte d’appello di Milano ha confermato nella sentenza del settembre scorso sul caso Vegagest, gruppo Siano di Milano, a cui si aggiungono tutti i crediti in sofferenza delle cosiddette bad bank, quanto realisticamente sarà possibile incamerare. Allo stato attuale, la cessione dei crediti deteriorati delle bad bank non risulta ancora perfezionata: essa riguarderà esclusivamente le sofferenze o anche altre categorie di crediti? Della vecchia Carife che cosa è rimasto? Di contro, nella new bank qual è l’attivo che è stato conferito? Sono domande che secondo me servono per dare anche la possibilità agli obbligazionisti di capire se effettivamente qualcosa tornerà indietro.

    Più in generale, seconda domanda, gli eventuali plusvalori generati dalla cessione dei crediti in sofferenza potranno andare ai risparmiatori traditi? Vi state muovendo in questa direzione? Anche se non è una scelta magari prettamente legata al suo ruolo, credo che se vogliamo creare fiducia nelle persone che continuano ad avere i conti correnti all’interno della banca, ovviamente se uno è stato ingannato una volta sulle obbligazioni, se gli si dà la possibilità di avere indietro qualcosa rispetto a quello che gli è stato a nostro avviso “rubato”, la fiducia viene di più che se un amministratore non porta avanti politiche in questo senso.

    Terzo. Non ritiene che la svalutazione dei crediti in sofferenza della bad bank di circa l’83% apra a possibili speculazioni, così come quella dei crediti in bonis fatta al 4%, quando le migliori banche italiane sono sull’1%? Chiediamo inoltre chi abbia stabilito il valore dei crediti e chi all’interno della banca abbia lavorato alla valutazione, se esistono documenti che definiscono questo. Ed è possibile portarli ad una diffusione all’opinione pubblica? perché crediamo che anche questa sia una scelta di trasparenza.

    Altre osservazioni. So che Novo Banco in Portogallo, anch’essa una new bank come quelle che adesso Lei presiede, e nonostante ciò dopo anni delle obbligazioni senior sono state trasferite alla bad bank azzerandone il valore, che garanzia ha che ciò non possa avvenire anche per le nuove obbligazioni Carife? Praticamente la Novo Banco in Portogallo risulta che fosse una new bank come le quattro banche che presiede Lei. Dopo anni le obbligazioni senior sono state trasferite nella bad bank azzerandone il valore. Che garanzie ha quindi, Lei che è presidente, che non avvenga la stessa cosa, come è capitato in Portogallo, anche su queste quattro banche? Poiché Carife ha in portafoglio lo 0,33% del capitale di Bankitalia, dalla rivalutazione di questa partecipazione ne deriverebbe una quota di netto patrimoniale equivalente quasi a 320 milioni di euro: pensa che sussistano elementi ostativi ad un’operazione di questo tipo? Nel caso, questi soldi potrebbero essere utilizzati per risarcire tutte le azioni e gli obbligazionisti subordinati coinvolti? In quale banca sono allocate queste partecipazioni in Bankitalia? So che per avere i soldi, ci vuole comunque un decreto del Governo, però Carife ha lo 0,33% del capitale di Bankitalia e, a nostro avviso, dovrebbe essere calcolato per calcolare il netto patrimoniale della banca.

    Le obbligazioni secured sono escluse dal bail in, si può sapere se Carife ha emesso queste obbligazioni e a chi sono andate? Poi, al TAR del Lazio pendono due ricorsi, uno contro il commissariamento di Carife e uno contro il decreto del cosiddetto sfascia depositi o bail in: il 2 febbraio è attesa una prima decisione sull’eventuale sospensiva all’ultimo decreto, una decisione che, nel caso fosse così, aprirebbe scenari totalmente inediti, in piena fase di vendita della banca. Avete previsto delle possibili conseguenze della sospensiva? Come intende agire in questo caso? Gli eventuali acquirenti sono a conoscenza dei ricorsi? oggi si chiude anche la manifestazione di interesse da parte di varie banche, mettere sul mercato una banca che può incorrere in una sospensiva, mi domandavo se era stato avvisato il possibile acquirente.

    Poi, nell’invito a manifestare interesse, Bankitalia precisa che costituirà elemento positivo di valutazione la presentazione di offerte relative a tutti e quattro gli enti ponte che presentino particolare attenzione agli ambiti territoriali di riferimento dei medesimi. Quale progettualità industriale è stata condivisa tra i diversi enti ponte per coordinarne l’attività in previsione della possibile vendita in un unico blocco? e quali prospettive di salvaguardia occupazionale, con riferimento non solo alle eventuali sovrapposizioni territoriali, ma segnatamente all’eccedenza di personale negli uffici centrali dei singoli istituti? è prevista anche una revisione della parte dirigenziale delle banche? Quali analisi dei territori coperti dai diversi enti ponte sono state effettuate per consentire una valutazione consapevole dell’attenzione agli ambiti territoriali, che saranno proposti nell’offerta di acquisto?

    Qui praticamente chiediamo se ci può essere una clausola anche di territorialità, magari condivisa con gli enti locali, quindi dai Sindaci e da chi amministra anche la Provincia in questo periodo, che continua ad essere comunque nella fase di bando di cessione a qualche acquirente, una prerogativa essenziale per gestire comunque i soldi che vengono presi dalle casse dai ferraresi, se si può coinvolgere anche la parte politica locale in questa scelta. Quali clausole di ristoro introdurrete nel contratto di cessione per l’eventuale accertamento successivo di un’eccessiva sproporzione in difetto tra il prezzo di cessione e l’effettivo potenziale di recupero dei crediti ceduti?

    Lei oggi si sta muovendo in un quadro costellato di punti interrogativi, e non la invidio: una direttiva UE quella sul bail in anticipata di oltre un mese, contestazioni mosse all’Italia e non ad altri Stati, come la Germania, sugli aiuti di Stato, assimilazione tra banche in condizioni ovviamente ben diverse. Non ritiene che il primo dovere di chi assume le redini di questa difficile eredità, debba essere innanzitutto la chiarezza? Chiarezza da ricercare con ogni mezzo anche legale, e Lei in parte ha forse risposto anche prima. Intende considerare la peculiarità di Carife, la cui situazione al momento del suo indebito - a nostro avviso - inserimento nel decreto-legge 183 era ben diversa da quella delle altre banche, essendo Carife già dichiarata salva da Bankitalia, come esposto nell’assemblea territoriale del 30 luglio 2015, già oggetto di un aumento di capitale di 300 milioni deliberato e già inserito in un percorso di risanamento e già sorvegliata da Bankitalia da sei anni. Come intende ricreare fiducia nei nostri territori, scongiurando la fuga dei correntisti? Anche perché il fondo mutualistico interbancario aveva già dato l’okay per salvare gli obbligazionisti, e ovviamente vedersi il 22 novembre un decreto che azzerava tutto il lavoro fatto, può immaginare lo sconforto da parte delle persone che invece ci credevano.

    Non ritiene, con particolare riguardo alle sue risposte sui punti precedenti, che vi sia stato un atteggiamento dolosamente colpevole di mancata vigilanza reale da parte di Bankitalia, che è corsa ai ripari solo quando non poteva più celare la disfatta, tentando così di manlevarsi da responsabilità gravi che si radicano già nel 2009? In quel dossier che le ho consegnato vi sono i vari punti dei verbali degli ispettori di Bankitalia, dei commissari, di persone che erano coinvolte direttamente e che non sono intervenute adeguatamente - a nostro avviso - fin dal 2009.

    Ultima domanda, e non la prenda come una domanda di carattere personale, ma una domanda che va anche questa verso la trasparenza: è vero, dottor Nicastro, che le è stata riconosciuta la cosiddetta clausola di manleva per il suo incarico che ha assunto da novembre scorso, e che comunque gode di particolare protezione giudiziaria, tale per cui non sarebbe perseguibile per gli atti che compie nell’assolvimento del suo incarico? Nel caso, se fosse così, sono a chiederle le ragioni di questa scelta, e se non ritenga di dovervi rinunciare come gesto di trasparenza, di responsabilità e garanzia delle proprie azioni, che ovviamente farebbe piacere molto anche agli attuali correntisti, oltre che agli enti locali, e anche alle persone che sono state tradite dal decreto 183.

    So che sono domande corpose, però siccome ho la fortuna di averla qui, perché Lei ha accettato, gliele abbiamo fatte. Grazie.

     

    Presidente POMPIGNOLI

    Grazie consigliere Fabbri. Consigliere Mumolo.

     

    Consigliere Antonio MUMOLO

    Grazie presidente. Un ringraziamento in particolare al dottor Nicastro per essere qui e per la relazione svolta. Aggiungo un paio di domande a quelle del collega, così poi ha un quadro più chiaro delle nostre perplessità e forse anche una maggiore facilità nel rispondere per quello che può rispondere, perché è una situazione in divenire per tutti, quindi ovviamente è in divenire anche per Lei.

    Intanto per quanto riguarda quello che state già facendo, Lei ha detto che c’è una task force che sta esaminando le singole posizioni, che vanno esaminate ovviamente una per una, perché è chiaro che vi possono essere posizioni diverse. C’è la persona che magari ha investito tutto il suo trattamento di fine rapporto e non ha mai acquistato nessun titolo a rischio, c’è la persona che magari aveva obbligazioni, non delle azioni, ma che comunque avevano un profilo di rischio abbastanza elevato. Tuttavia vorrei sapere, in questa indagine che si farà persona per persona, se voi verificherete - immagino di sì, ma lo vorrei sentire - quando è stato modificato il profilo di rischio per ogni singolo correntista, per ogni singola persona che poi ha acquistato le obbligazioni. Infatti risulta da interviste, da dichiarazioni di vari dipendenti delle quattro banche che in realtà il profilo di rischio è stato modificato unilateralmente nel momento in cui sono state vendute le obbligazioni. Le persone che certamente hanno sottoscritto i moduli consegnati dalla banca, erano persone che si fidavano dell’addetto della banca che ha proceduto alla vendita, perché lo conoscevano da trent’anni, e hanno sottoscritto tutti quei moduli, però effettivamente non si sono resi conto di aver modificato il proprio profilo di rischio. Quindi questa è una cosa essenziale, perché voi vedrete dei documenti e sarà difficile riuscire a incontrare tutte le persone, prima, con questa task force: allora forse dovreste fare attenzione, guardando quei documenti, a qual era il profilo di rischio di quella persona prima dell’acquisto delle obbligazioni.

    Altra questione. Lei ha detto che all’epoca si ritenevano a rischio non elevato queste obbligazioni subordinate, le azioni illiquide. E’ vero che non c’era ancora Lehman, però c’era già stata l’Argentina e una serie di altre questioni relativamente ai bond, e siccome il nostro testo unico bancario, che Lei conosce sicuramente molto meglio di me, stabilisce che le banche hanno due obblighi: quello di informarsi e quello di informare; se l’obbligo di informare il cittadino correntista non è assolto, quella vendita può essere tranquillamente impugnata. Tantissime sentenze sui bond Cirio, Parmalat, Lehman e Argentina dicono sostanzialmente questo.

    E risulta, almeno sempre da quello che dicono i correntisti nelle varie assemblee che si sono tenute, gli acquirenti le obbligazioni, sembra che questo dovere non sia stato assolto fino in fondo, perché si può anche sostenere teoricamente che quelle obbligazioni effettivamente non avevano un rischio così elevato, però il dipendente della banca avrebbe dovuto spiegare che, acquistando quell’obbligazione, non avrebbe potuto rivenderla sul mercato, che avrebbe potuto rivenderla solamente alla banca, che avrebbe potuto tranquillamente anche non acquistarla e, se la banca avesse deciso di non acquistarla, quelli erano denari che sarebbero rimasti nel limbo. Non so quanta gente avrebbe acquistato quelle obbligazioni, se gli fosse stato spiegato che cosa significa obbligazione subordinata e cosa vuol dire azione illiquida. Anche questa è una cosa da verificare.

    Dico questo perché poi c’è il tema di chi risponde. Lei dice che anche i dipendenti hanno acquistato delle azioni, anche i dipendenti hanno acquistato delle obbligazioni. Questo è un fatto, è un dato. Però da questo a dire che non ci sono responsabilità delle singole persone che hanno venduto, dal punto di vista quantomeno strettamente civilistico e anche dal punto di vista penalistico mi sembra che vi sia una certa distanza. Infatti alcune di queste persone hanno rilasciato interviste dicendo che erano costretti a vendere quelle azioni e obbligazioni, che gli era stato richiesto di vendere, perché c’era un pericolo di sopravvivenza della banca, che dovevano venderle e non dovevano neanche spiegare tanto che cosa significava. Chi ha chiesto a queste persone di vendere, probabilmente sarà un responsabile.

    Probabilmente ci saranno delle responsabilità, e mi piacerebbe sapere (se ovviamente questa cosa è possibile) che cosa intende fare, Lei in quanto incaricato, perché Lei ci ha detto che si verificheranno anche le responsabilità: vi costituirete parte civile nei futuri processi penali, ma, anche dal punto di vista del diritto civile, nel momento in cui ovviamente saranno più chiari i presupposti, mi chiedo se riterrete di richiedere il risarcimento del danno in sede civile, oltre che in sede penale, ai responsabili che hanno chiesto di vendere con grande insistenza; sembra che ci siano anche molte email, anche dei documenti da cui risulta che c’era una grandissima insistenza nei confronti dei direttori di banca e nei confronti dei dipendenti della banca per vendere queste azioni illiquide e queste obbligazioni subordinate.

    L’ultima cosa. Lei dice che sono state vendute nel 2006 e nel 2008, la domanda è questa: è a vostra conoscenza, visto che state facendo questa indagine con la task force, che siano state vendute azioni illiquide o obbligazioni subordinate dopo che ci sono state varie ispezioni della Banca d’Italia e dopo che c’è stata l’attenzione della Consob rispetto alla situazione di queste banche? Io mi auguro che vada benissimo l’arbitrato, mi auguro proprio davvero che vada benissimo, che le persone che devono essere risarcite siano risarcite, però c’è anche in previsione un notevole contenzioso sia in sede civile che penale, e in sede civile bisognerà verificare chi sono i corresponsabili che hanno portato queste banche ad arrivare in quella situazione. E se c’è un’omissione di vigilanza, a me pare che una responsabilità debba essere ascritta anche a coloro che dovevano controllare e non hanno controllato. Se poi vien fuori che sono state vendute delle azioni illiquide, delle obbligazioni subordinate in seguito alle ispezioni, cioè dopo che c’era stata l’ispezione, credo che questo potrebbe diventare un ulteriore elemento per acclarare quella responsabilità quantomeno per omessa vigilanza. Mi fermo qui e la ringrazio davvero moltissimo per essere venuto qui oggi.

     

    Consigliere Paolo CALVANO

    Mi permetto di ringraziarla anch’io per la presenza, la disponibilità a rispondere a diversi quesiti che da quest’aula, e più in generale da questo territorio, emergono sulla vicenda banche.

    Non arriverò a farle domande molto tecniche, ma alcune questioni molto chiare che hanno a che fare con la vita di questo territorio. Questo territorio ha sofferto molto, nel ruolo che ricopre oggi e che hanno i suoi colleghi, serve questa consapevolezza, mi permetto di dirlo perché è un territorio che ha sempre avuto le sue difficoltà, che ha avuto anche la capacità di risolvere, di rilanciarsi e che rispetto ad una vicenda come questa ha sofferto davvero molto e sta soffrendo tuttora. E ovviamente questa vicenda non potrà che lasciare degli strascichi sull’economia del territorio. Parlo di quello di Ferrara, ma in parte ha toccato anche il pezzo della Romagna, se penso a Banca Marche. Quindi entrambi i territori.

    La responsabilità di questa sofferenza del territorio credo che sarà chiarita dagli esiti dell’azione di responsabilità che i commissari hanno intentato rispetto alle gestioni precedenti e credo che sarà molto utile, in tal senso, anche la Commissione d’inchiesta che il Parlamento dovrebbe mettere in campo a seguito di un’apposita legge. Spero che questa Commissione d’inchiesta agisca a trecentosessanta gradi, perché è ovvio che deve agire su tutti quelli che hanno gestito la banca, ma anche ovviamente a tutto il pezzo della vigilanza, perché è interesse di tutti, della vigilanza stessa, che sia fatta chiarezza sul fatto che la vigilanza abbia funzionato in modo adeguato. Quindi non entro nel merito del tema responsabilità, perché ci saranno i soggetti che saranno deputati a definire queste responsabilità. Prendo atto delle tre considerazioni che Lei ha fatto sulle possibili cause delle sofferenze che queste banche hanno avuto. Alcune delle quali possono avere dei rilievi anche di carattere penale. Le parlavo della sofferenza. Io ritengo che di questa sofferenza vi dobbiate fare davvero carico, in due modi in particolare.

    Il primo. Essendo partito il percorso di vendita di queste nuove banche, essendo nuove banche anche molto liquide, non ce lo possiamo negare, sono sicuramente banche appetibili sul mercato; lo capiremo dalle manifestazioni di interesse, ma per chi ha un po’ di attenzione su queste dinamiche, si intuisce che sono banche assolutamente appetibili. Io chiedo che questa appetibilità sia funzionale ad offrire delle garanzie sul territorio. E quali sono queste garanzie? Innanzitutto che la vendita di queste banche ad un soggetto forte, quotato, quello che sarà, abbia tra le clausole di salvaguardia (non so se si chiamino così tecnicamente, ma cerco di farmi capire) il tema dell’occupazione. Perché stiamo parlando, parlo del Ferrarese – non conosco l’effetto di Banca Marche sulla Romagna, e me ne scuso – stiamo parlando di una delle imprese più importanti della provincia di Ferrara, quasi mille dipendenti, e Ferrara è una provincia che non ha bisogno di nuova disoccupazione, anzi, avrebbe bisogno di un rilancio sul versante occupazionale.

    E qui vengo alla seconda richiesta, alla seconda attenzione che vi chiederei di avere, che è quella di non mettere in sofferenza le imprese più di quanto già lo siano. Ho ascoltato i dati sulle emissioni che avete fatto in termini di fidi e di mutui, credo che siano dati sicuramente importanti, perché vuol dire che state rimettendo sul territorio una liquidità, o consentendo ancora di utilizzare una liquidità che è fondamentale per le imprese. Però sono imprese che sono su un tessuto fragile, e che si aspettano dai soggetti di credito che sia credito non dico il più vantaggioso possibile (poi se riuscite a fare condizioni di mercato ottime, non potremmo che esserne contenti), ma che sia soprattutto una banca che non metta in difficoltà le imprese dalla notte al mattino successivo. Purtroppo abbiamo vissuto anche di questi momenti sul territorio, abbiamo avuto imprenditori chiamati la mattina che si sono sentiti dire che dovevano rientrare immediatamente dal fido e quant’altro. Credo che questa sia una delicatezza che alle nuove banche è assolutamente richiesta.

    Un’altra questione che lei ha citato e che non la riguarda direttamente, non riguarda la nuova gestione in particolare, però mi permetto di dirlo: il Governo attraverso un decreto ha messo a disposizione, attraverso la legge di stabilità, 100 milioni di euro per ristornare gli obbligazionisti, i risparmiatori o investitori, ma in questo caso parlerei di risparmiatori, che hanno messo i propri risparmi in queste obbligazioni, in particolare nelle obbligazioni secondarie. Serve grande attenzione davvero rispetto ai più bisognosi.

    Ci sono situazioni, Lei stesso ce le ha definite, molto diversificate tra di loro: rispetto a chi ha investito i propri risparmi lì, i risparmi di una vita e rispetto a quei risparmi è in una condizione sulla quale ha bisogno di un aiuto stabilito per legge attraverso quei 100 milioni, usiamoli al meglio per sostenere soprattutto queste situazioni. Poi sarà compito della politica (lo dico perché è una richiesta che il Partito democratico ha già fatto) capire che se servono più di quei 100 milioni sia il Governo che trovi le soluzioni per individuare questi 100 milioni. Noi saremo dalla parte di chi queste soluzioni cerca di trovarle. Mi sono permesso di fare queste raccomandazioni, che sono in realtà anche delle domande, come Lei potrà ben capire.

    Le aggiungo un’ulteriore domanda che è una curiosità, ma neanche questa troppo tecnica, ma che è utile al dibattito. Qualche forza politica, compreso il collega Fabbri, ritiene oggi (e dico oggi, non ieri) che bisognerebbe stralciare Carife dal decreto. Le chiedo, se le sue conoscenze sono in grado ovviamente di offrire una risposta, cosa succederebbe nel caso in cui il Governo in questo istante decidesse di tirare via Carife da quel decreto. Credo che sia una risposta doverosa, perché ci consente, rispetto al dibattito pubblico, di capire se la proposta avanzata da alcuni colleghi ha un senso, oppure se rischia di essere una proposta che rende ancora più drammatica la situazione per correntisti e dipendenti, che ovviamente dal primo decreto sono stati quelli maggiormente tutelati, così come detto dal Governo stesso. La ringrazio di nuovo per la pazienza e la cortesia.

     

    Presidente POMPIGNOLI

    Grazie consigliere Calvano. Dottor Nicastro, prego.

     

    Presidente NICASTRO

    Grazie. Rispetto alla lista spero di non dimenticare dei punti, mi farò aiutare per diversi temi dal dottor Capitanio. Mi scuso in anticipo rispetto a domande che magari richiedono una ricostruzione storica, che non sarò in grado di fare sulla base delle cose che ho compreso nei due mesi di tempo in cui mi sono applicato a questo mandato. Giovanni, sul tema Vegagest lascerei a te dire qualcosa, anche su quanto è possibile incamerare.

    Tema sofferenze e incagli, è stato toccato in due o tre interventi. Innanzitutto sono oggetto di cessione esclusivamente le sofferenze, quindi sostanzialmente pratiche creditizie che sono già ad un livello di contenzioso a contenuto giudiziario. Questo significa in positivo che le pratiche dove invece non siamo ancora arrivati a quel punto, in cui c’è ancora un dialogo tra banca e cliente, rimangono nella good bank e quindi sono oggetto invece di una dialettica di recupero che è ancora di natura commerciale, di natura potenzialmente bonaria rispetto a finire invece in un contesto giudiziario. Sul numero preciso dell’attivo conferito lascerei rispondere il dott. Capitanio.

    Tocco il tema delle plusvalenze. Il decreto sostanzialmente ha visto innanzitutto l’azzeramento di obbligazionisti subordinati, e poi l’iniezione di capitale a copertura perdite e a ricapitalizzazione della banca medesima. Un pezzo di questa iniezione complessiva è stato versato attraverso un anticipo dei versamenti al fondo di tutela e garanzia depositi da parte delle altre banche del sistema, un altro pezzo ci si aspetta venga raccolto attraverso la cessione. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che ci saranno delle plus o delle minus guardando insieme le good bank e la bad bank. Quindi alla domanda che cosa succederà ove vi fosse una plus, sul totale, spesso si parla delle plus sulla bad, ma bisogna guardare il totale, perché è sul totale che sono stati messi dei quattrini che sono rimessi al fondo risoluzione, che teoricamente quindi hanno il contribuente alle spalle. Se c’è una plus sul totale, si crea un plusvalore, se invece ci fosse una plus su un pezzo e una minus sull’altro, bisogna vedere come si sommano le cose. Quindi parliamo di plus sul totale. Sul totale, ho letto anch’io sui giornali - ma non ho più informazioni di voi - che il sottosegretario Zanetti, credo, abbia detto che è in valutazione il fatto che queste possano essere messe a disposizione dei risparmiatori. Come nuove banche, abbiamo per esempio invece avanzato l’ipotesi, stiamo capendo se è possibile proporre il fatto che per esempio i ritorni dalle azioni di responsabilità possano anch’esse essere messe a disposizione dei risparmiatori. È evidente che il trovare risorse può essere importante, perché ovviamente più risorse ci sono e maggiormente si può facilitare un indennizzo di tutti i risparmiatori che ne abbiano diritto.

    Per quanto attiene la svalutazione della bad bank, due o tre aspetti tecnici importanti.

    Innanzitutto sempre la normativa del bail in, e le direttive europee hanno richiesto che la bad bank, in particolare le sofferenze, vengano valutate secondo i cosiddetti principi contabili del valore di immediato smobilizzo, che è diverso dal principio contabile cosiddetto going concern, ovvero di quando stai valutando un credito e nell’ipotesi che la banca lo possa tenere sui libri per più tempo. Esco dal tecnicismo e vado un po’ sul pratico: se una banca ha un finanziamento oggi in sofferenza garantito da una casa, ovviamente è diverso se quel credito uno lo valuta dicendo la casa devo venderla domani mattina, o ho il tempo nella vita di una banca in cui posso tipicamente andare ad una cessione. Ecco che in questo caso la normativa europea ha previsto che le valutazioni fossero fatte con questo principio, e questo ha portato al famoso valore sintetico del 18%, che peraltro è oggetto in queste settimane di una valutazione da parte di una società di revisione che va a vedersi il portafoglio nel complesso, dopo che una stima è stata fatta in un weekend, nell’ambito di una soluzione, a questo punto c’è però proprio ex lege una valutazione che può andare a confermare o a variare. Ma tenete presente, è sempre una valutazione che, discendendo dalla normativa, deve essere fatta con il principio dell’immediato realizzo. E quindi questo spiega da cosa derivano.

    Io non credo che siano speculazioni, nel senso che oggi esiste una bad bank presieduta dalla dottoressa Pomodoro, ha un management team, a differenza delle good bank non ha tempistiche rigorose di cessione, come invece hanno le good bank, quindi penso ci siano tutte le condizioni per un lavoro ben fatto di massimizzazione e ottimizzazione del valore su quel fronte. Quindi chi ha lavorato alla valutazione, c’è stato questo lavoro fatto in ore nel famoso weekend e successivamente una serie di passaggi (alcuni in corso anche oggi), non appena avremo la possibilità di avere i bilanci certificati al 2015, ovviamente tutto questo darà la massima trasparenza. È tutto documentato, oggi siamo al 25 gennaio, tipicamente le banche riescono a presentare i bilanci a marzo/aprile, quindi in questo caso credo siamo su quei tempi lì: certamente non si può accelerare perché il lavoro, come potete immaginare, è ancora più complicato del solito. Però ovviamente tutto, in particolare lavorando in un contesto di risoluzione, deve essere rigorosamente trasparente.

    Per quanto attiene al tema delle obbligazioni senior e al confronto con il caso Novo Banco, quel caso lo conosco poco: mi pare di capire che sono state spostate delle obbligazioni anche differenziando in realtà tra obbligazionisti di retail e obbligazionisti istituzionali. Sulla domanda nuova Carife come si posiziona, nuova Carife oggi è una banca che ha una posizione di capitale robusta, almeno questa è una stima, ma sarà poi calcolata con precisione al 31 dicembre. Questa è una posizione liquida importante. Credo che questa sia la migliore delle garanzie rispetto alla rischiosità bassa delle obbligazioni senior che vengono emesse.

    Lascerei magari, altrimenti vi ritorniamo, su quante sono covered bonds su un portafoglio banca, cioè su obbligazioni se ho capito bene, secured che sono escluse dal bail in, non ce ne sono, quindi la banca non ne ha.

    Il tema del TAR 2 febbraio, sospensiva/conseguenze. Un’eventuale sospensiva rimette in discussione tutto, quindi non è un qualcosa su cui si possa costruire un piano B, perché è un qualcosa che, ove si verificasse, il 2 febbraio capiremo meglio.

    L’offerta complessiva, poi quale progetto industriale, quali tempi, salvaguardia occupazionale, clausole territoriali.

    Qui la normativa, e in particolare le condizioni poste dall’Unione europea, sono di una cessione in tempi molto ristretti, senza i quali salta tutto il meccanismo. Dove saltare il meccanismo, se lo guardiamo dal punto di vista degli obbligazionisti subordinati, potrebbe essere una cosa positiva; ma attenzione, a quel punto mette invece a rischio – e poi arrivo alla domanda sul capitale – tutti gli altri portatori di interesse. Quindi depositanti, piccole imprese, a quel punto anche obbligazionisti senior e via discorrendo. Questo è il secondo obiettivo, ma non certo ultimo in termini di importanza, che ci è stato assegnato. Da questo punto di vista, il desiderio di andare verso una cessione in cui gli aspetti anche di territorio siano molto ben considerati, è certamente un desiderio, tuttavia lo potremmo andare a misurare nella sua realisticità una volta che comprenderemo bene alla fine la composizione quali-quantitativa delle offerte che ci arrivano, dove chiaramente ci possono essere tematiche di tipo occupazionale.

    A noi viene in mente molto anche una tematica del fatto di garantire determinati rapporti ad esempio tra depositi e impieghi, ovvero il fatto che sostanzialmente quanto è raccolto sul territorio sia poi reimpiegato sul territorio. Questo è un altro aspetto molto importante. Sono aspetti che ci piacerebbe vedere nell’ambito delle offerte che ci faranno. A onor del vero, ripeto, non sappiamo oggi se potremo scegliere o saremo scelti. Certamente gli obiettivi sono di poter scegliere il più possibile. Da questo punto di vista, chiarezza, trasparenza sono il nostro obiettivo, cerchiamo il dialogo e di dimostrarvi in tutti i modi possibili tutti i numeri che usciranno, le occasioni in cui possiamo comunicare come le cose si verificano; speriamo siano testimonianza di questo che è un mandato implicito nel nostro lavoro.

    Situazione Carife passata. Qui onestamente non conosco abbastanza la storia per poter dare risposte a diversi dei suoi temi. Una cosa però mi sento di dirla e tocca anche un tema emerso in uno degli altri interventi, ovvero Carife è stralciabile dal decreto?

    La realtà è che questo autunno era una banca che aveva bisogno di un intervento straordinario, perché sostanzialmente non aveva più capitale. Aveva dei tassi di accantonamento complessivo che non erano sufficienti, anche nell’ipotesi in cui avessimo usato un going concern anziché solo i valori di realizzo, quindi ha bisogno di un intervento straordinario. Ripeto, così come tutti sul territorio, anch’io lo vedevo a distanza, allora, ma la speranza, la logica era che si andasse verso il famoso intervento del fondo, quindi c’era bisogno di un intervento, quell’intervento ove fosse stato approvato dalla Commissione europea oggi probabilmente non saremmo qui a parlarne. Però che di un intervento ci fosse bisogno, la risposta è sì. Senza l’iniezione di capitale, la banca sarebbe finita in questa china pericolosissima dell’arrivare al 1° gennaio con il famoso rischio bail in, perché non aveva capitale.

    Come ricreare fiducia. Dicevo prima, sono diversi i fronti su cui cerchiamo di lavorare: pensiamo sia molto importante che il territorio possa comprendere la positività del lavoro che oggi le persone stanno facendo dal punto di vista di far ripartire il credito, perché ovviamente è un tema molto importante, come pure le azioni che cerchiamo di fare nei limiti dei nostri spazi per i risparmiatori, per ottenere giustizia vanno assolutamente in questa direzione.

    Un punto importante che è venuto fuori un po’ in tutti gli interventi, che mi sento anche però molto di fare, è che le banche sono un animale molto strano, ma dalla discussione che abbiamo appena sentito, sono un enorme e complicato crocevia di interessi, perché sono aziende verso cui i depositanti, e chiunque gli dia dei quattrini, anche in forma di obbligazioni senior o subordinate, o addirittura di azioni, vuole sentirsi sicuro. Dall’altra parte abbiamo imprese, famiglie che desiderano avere credito, possibilmente quando fanno fatica a pagare, di ricevere più tempo per pagare, di ricevere credito anche in situazioni molto complicate. Abbiamo persone che ci lavorano, che desiderano avere sicurezza e serenità del posto. Non è facile da mettere insieme tutti questi aspetti.

    Lo evidenzio, perché credo da questo punto di vista che sia importante, nel valutare complessivamente l’operato, riuscire sempre a guardare la gestione della banca in modo equilibrato, con tutte le pressioni che le arrivano. Prendiamo il caso del finanziamento alle piccole imprese: in passato molto spesso le banche sono state accusate di non prestare quattrini, oggi arriva l’accusa che non sono abbastanza sicure. Poi i soldi vanno alle Poste, le Poste sono più sicure perché le Poste non prestano quattrini alle piccole imprese. Questo è un aspetto su cui credo un po’ tutti una qualche riflessione la dobbiamo fare, perché guardando le cose esclusivamente da un punto di vista, poi creiamo problemi agli altri portatori di interesse. Qui dobbiamo uscirne con un sistema il più possibile equilibrato, la normativa non sempre ci ha aiutato da questo punto di vista. Dimenticavo i contribuenti, perché poi ovviamente il desiderio è che quando ci sono le crisi, poi il contribuente non intervenga e non paghi. Certamente una delle cose che fanno un po’ effetto, è vedere la normativa del bail in che genera tutto un certo tipo di impatto, anche molto forte, in Italia, che poi è stato l’unico Paese quasi che non aveva ancora richiesto quattrini ai contribuenti per le banche italiane, il primo Paese a pagare. Cose che fanno molto ragionare, però ci sarebbe tempo altro che pomeriggi per discuterne.

    Rispetto alle posizioni dei risparmiatori, certamente il concetto del caso per caso è l’approccio assolutamente giusto. E in questo contesto pensiamo che temi come l’obbligo informativo è un obbligo che c’è a prescindere, è una delle cose che non potranno non essere valutate nell’ambito di un arbitrato, perché il cliente ha tutta una serie di diritti, la banca ha tutta una serie di obblighi e questi sono gli aspetti chiave che devono essere visti. Per esempio, da questo punto di vista, correttamente viene identificato il tema della cosiddetta riprofilazione, in gergo, ovvero il rischio che ci possa essere stato un cambio di profilo non corretto, non supportato poco prima del collocamento. È un altro degli aspetti credo molto importanti che vanno verificati in questo. Quindi non posso non condividere il fatto che l’analisi per l’arbitrato debba entrare in tutti questi temi. Ci sono delle leggi o c’erano delle leggi, quando il collocamento è stato fatto sul tipo di rapporto di informativa, di adeguatezza, di appropriatezza, di concentrazione, di modalità di profilazione e quelle sono cose che vanno assolutamente guardate. Come dicevo prima, credo che quando si andrà a vedere, si vedranno casi molto diversi. Si vedrà effettivamente la persona anziana, relativamente poco competente che non si capisce bene perché avesse quel profilo, alla quale magari gli sono stati venduti i prodotti, e magari invece persone giovani che di banca e di finanza ne sanno, che hanno portafogli e ovviamente sono casi totalmente diversi. Quindi vanno proprio visti caso per caso.

    Il ragionamento che facevo sul rischio era chiaramente un ragionamento di ordine generale. Quello che volevo dire, è semplicemente che la rischiosità di un’obbligazione subordinata al 2015 è molto maggiore, quasi un ordine di grandezza, rispetto ad una lettura al 2006/2008 ante Lehman e ante normativa. Che però già allora le obbligazioni subordinate fossero più rischiose delle obbligazioni ordinarie, è assolutamente così. Quindi il mio commento sulle singole persone e sulla buona fede è proprio legata al fatto che, in particolare, nel periodo 2006/2008 in cui le subordinate sono state collocate in Carife, in quel momento la banca non aveva un bisogno particolare di farlo, quindi non esisteva necessariamente una pressione forte per una vicinanza di un possibile dissesto, era una situazione di quel tipo. Proprio il fatto che tanti colleghi e dipendenti le abbiano, mi fa pensare, ripeto, sono valutazioni a distanza di anni basate su macro numeri, che buona parte dei colleghi fossero in buona fede. Poi nell’ambito dell’arbitrato, caso per caso - e ci sono tutte le carte a disposizione - si potranno fare delle valutazioni che non possono essere che fatte in modo analitico e situazione per situazione.

    Assolutamente condivido che il territorio non può non aver sofferto molto, e non solo, ed è tanti anni che in qualche modo sta soffrendo, perché ovviamente al momento di un commissariamento, già da quel momento effettivamente non c’è capitale, non c’è liquidità, i commissari lavorano al meglio per ripristinare lo stato di diritto, per mettere a posto, per ratificare, per realizzare gli adeguati accantonamenti, ma manca in quel momento la benzina importante che serve per poter continuare a fare credito. Ho risposto al discorso del fatto che gli incagli rimangono presso la banca e quindi le imprese che hanno bisogno oggi sono di fatto trattate anch’esse caso per caso da un punto di vista creditizio da parte della banca.

    Avevo toccato mi sembra il tema, ora non ricordo, della protezione giudiziaria? Forse non l’avevo toccato. Per dire che non c’è nessuna protezione giudiziaria particolare: l’unico punto, se ricordo bene, ma penso sia corretto e voi condividerete, è che il decreto ad un certo punto dice che il nuovo manager non può avere responsabilità per quanto è successo in passato. Credo vi sia un passaggio di questo tipo, ma sembra quasi pleonastico, penso sia abbastanza ovvio: questo mi pare l’unico passaggio in cui si fa questo tipo di ragionamento.

    Poi, per quanto attiene al fondo, l’attività che abbiamo fatto all’inizio di dicembre, mirante proprio ad identificare la concentrazione, aveva a mente l’opportunità e l’utilità di coniugare un aspetto di tipo legalistico, perché se c’è eccesso di concentrazione, potrebbe esserci anche un problema di non adeguatezza nel rapporto tra banca e risparmiatore: ma la concentrazione è anche un elemento che potenzialmente può generare problemi di forte bisogno per il risparmiatore. Da questo, la ragione di usare quello come il criterio primo su cui andare a segmentare i risparmiatori, così come evidenziato precedentemente. Quindi ovviamente queste sono decisioni del MEF, dell’arbitrato e dell’ANAC, ma è verosimile che i più bisognosi saranno anche i primi che saranno oggetto di attenzione. Certamente noi intanto ci siamo mossi, prima ancora di ricevere i criteri, a predisporre le carte esattamente per quel gruppo di risparmiatori. Proprio oggi in Consiglio vedevamo dei primi elementi.

    Credo di aver toccato più o meno tutti i punti, mi ero segnato quelli più importanti, ma ce ne sono alcuni che hanno invece numeri, e magari chiederei al dott. Capitanio di intervenire.

     

    Dott. Giovanni CAPITANIO – Amministratore delegato di Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara Spa

    Rispondo con i numeri, poi se ci sono dei chiarimenti, volentieri.

    4% degli accantonamenti di cui si parlava prima, bilancio al 31 marzo presentato in assemblea il 30 luglio, dove in quell’occasione abbiamo detto che questo importo, che è anomalo, teneva conto della svalutazione del credito nei confronti di commercio e finanza, che rappresenta una concentrazione del rischio rispetto ai crediti complessivi per circa 700 milioni di euro. Quindi la percentuale degli accantonamenti del bonis e degli incagli è assolutamente normale. C’è questa evidenza che è riportata nel bilancio.

    Sempre nel bilancio a quella data avevamo predisposto un impianto di aumento di capitale dedicato che proveniva da una delibera di maggio di 300 milioni di euro, ma in più parti era scritto che quei 300 milioni di euro servivano per la continuità dell’azienda. Per essere trasparenti, oltre a metterci la firma, siamo andati dai nostri revisori KPMG a chiedere una revisione volontaria, quindi l’abbiamo voluta noi, ovvero siamo andati a chiedere al professor Laghi, noto professionista italiano per quanto riguarda le valutazioni delle aziende, e gli abbiamo chiesto di farci la valutazione. E anche nelle loro valutazioni, questi sono i valori contabili: valore del capitale netto diviso il numero delle azioni uguale 0,27. Qualora ci sia l’aumento di capitale, l’azienda ha delle prospettive, qualora l’azienda non ritrovi questo aumento di capitale, non può più assicurare la continuità. Quindi ritornando a quello che è successo nei mesi successivi, non arrivando la soluzione prevista, sulla quale abbiamo lavorato per qualche mese, la soluzione che è stata trovata è stata l’unica che fosse a nostra disposizione.

    Per quanto riguarda Bankitalia, il valore incrementale è venuto fuori sul Sole 24 Ore in quei giorni in cui si parlava che tutto il sistema bancario voleva collocare e aggiornare il valore delle azioni di Banca d’Italia, qualora ne fosse in possesso. La caratteristica di questi titoli è che non hanno circolazione, cioè chi ce l’ha se li tiene in poche parole, anche se c’era una banca, Banca intesa che aveva dichiarato ai giornali che voleva vendere, che però non trovava acquirenti. Nel bilancio noi abbiamo 949 quote che sono iscritte a 23,725 milioni di euro post rivalutazione. Ogni quota vale 25 mila euro. Questi sono valori che ritrova sui quotidiani economici di quel tempo, dove ci è stata comunicata la giusta rivalutazione delle azioni che avevamo a livello storico.

    Per quanto riguarda le obbligazioni subordinate di cui si è molto parlato, continuo ad attirare l’attenzione che su 188 milioni di obbligazioni subordinate emesse tra il 2006 e il 2007 e il 2008, per 182 milioni sono state emesse tra il 2006 e il 2007, e 6,972 milioni a gennaio del 2008. Non esistevano i feed, esisteva a livello volontario una normativa di trasparenza che la banca ha osservato.

    Attività attuale di Carife nei confronti del territorio.

    Partendo dal presupposto che questa banca si è data come strategia il trovare liquidità nel mercato dove la banca ha dei punti di vendita, e l’unica cosa che chiede al risparmiatore è che i quattrini quando ce li chiede indietro, glieli restituiamo, la strategia è dare i quattrini al territorio dove noi operiamo, quindi significa non solo Ferrara, ma Modena, Parma, Reggio Emilia, Padova, Vicenza, Rovigo. La caratteristica di questi quattrini non deve essere altro che nel momento in cui li chiediamo indietro, ce il possano restituire, ovvero se c’è un piano d’ammortamento ci venga restituita puntualmente la rata, ovvero se c’è un pagamento, una scadenza di portafoglio, questo avvenga. Questa scelta strategica non è banale. Le operazioni che hanno fatto male a questa banca, sono soprattutto operazioni importanti rotonde, non fatte nel territorio. È vero che l’economia, è assolutamente vero, lo verifichiamo ancora oggi, che l’economia soffre perché il Paese sta ricercando delle posizioni positive a livello economico, ma è anche vero che se contestualizziamo quando quei quattrini sono stati, c’era una rincorsa al finanziamento a medio termine e per alcuni un finanziamento dei terreni, perché forse c’era una speculazione da parte di chi veniva finanziato, perché quei terreni non fossero più tali, ma fossero altre cose. Disgraziatamente oggi noi ci ritroviamo con gli stessi terreni con diverse margherite che nascono su quei terreni, però con i valori attualizzati. Voi sapete che il tribunale di Ferrara, visto che sto parlando con gente che sa quello che dico, il tribunale di Ferrara nel 2015 ha compravenduto on line a livello di tribunale 500 pezzi, che sono una enormità, a valori di contrattazione. Se c’è un’asta, c’è una base d’asta che addiviene da una valutazione di un perito e su quella base d’asta poi si ricerca l’incremento: i valori di 100 metri quadri a Ferrara in asta sono dai 50 ai 70 mila euro. Con questa base il patrimonio immobiliare oggetto delle nostre sofferenze ha un valore di perizia di un certo tipo, però se andiamo alla ricerca di monetizzarlo domani mattina, evidentemente i valori sono assolutamente diversi, ed ecco perché le valutazioni tra gestione commissariale e gestione della nuova banca passano attraverso delle valutazioni diverse dei cespiti.

    Che cosa è passato? Tutto. Ciò che non è passato sono una piccola parte dei prestiti. Cosa è passato dalla vecchia banca alla nuova? È passato tutto, comprese le sofferenze. Quello che non è passato sono una parte dei prestiti subordinati, ovvero lo scarto di valore tra il valore a nuovo del bene e il valore valutato in AS che, come ha detto bene prima il dottor Nicastro, hanno dei metodi di valutazione completamente diversi.

    Vegagest. Vegagest è una SGR (Società di gestione del risparmio) che detiene dei fondi di investimento. Abbiamo una quota di partecipazione che abbiamo azzerato come valore. Detiene soprattutto tre fondi di investimento, di cui uno è il fondo Calatrava che ha un terreno, più che altro io lo chiamo buco, sono andati sotto terra per parecchi metri in via Pirelli a Milano, che è stato oggetto di liquidazione: a libro stiamo aspettando dal liquidatore del fondo un valore molto simile al valore svalutato. Il fondo Aster ha la proprietà di un terreno in Segrate, dove c’è stato un dibattito abbastanza importante tra i rappresentanti del Comune di Segrate e il fondo per quanto riguarda la cubatura concessa. Contro una cubatura concessa fino all’anno scorso di un certo tipo, oggi il Comune ha deliberato uno spazio verso il verde notevolmente diverso rispetto alla valutazione precedente. Con questo tipo di scelta, un interlocutore importante di questa società che è un nominativo tedesco che si chiama Phoenix, specializzato nella costruzione e ristrutturazione di immobili, ha fatto un passo indietro in attesa che il Comune possa rivisitare questo tipo di impostazione. Dal punto di vista visivo vi raccontavo prima, dal punto di vista patrimoniale, il finanziamento che era stato dato a questa società è un finanziamento importante, che nella gestione è stato adeguato al valore attuale di quel terreno con la cubatura attuale, con la possibilità di costruire per le attuali delibere del Comune. È stato oggetto anche di presentazione da parte mia al consiglio d’amministrazione oggi, perché è la posizione più importante della nuova banca.

     

    Presidente POMPIGNOLI

    Gli ultimi cinque minuti, perché il dottor Nicastro deve andare via, anche perché tra tre quarti d’ora scade la manifestazione di interesse. Cedo quindi la parola alla consigliera Zappaterra.

     

    Consigliera Marcella ZAPPATERRA

    Grazie presidente. Cercherò di utilizzare meno dei cinque minuti per lasciare spazio anche al collega Taruffi. Anch’io mi associo ai ringraziamenti già fatti per la disponibilità a questo confronto istituzionale che non era scontato e che reputo un segnale di grande rispetto verso un’istituzione come quella di questa Regione che nel bilancio con i 200 mila euro ha fatto uno sforzo, anche questo non scontato, per dare una mano a Lei, alla governance che arriverà, a quello che sta facendo il Governo nella tutela dei risparmiatori e delle famiglie che stanno vivendo questo danno e di cui abbiamo parlato finora.

    Non faccio una domanda, ma mi associo all’auspicio già stato fatto con una riflessione più politica. Non mi addentro rispetto all’importanza dell’accertamento delle responsabilità giudiziarie, delle quali ha già parlato chi è intervenuto prima di me; poche parole solo per dire che Cassa di Risparmio di Ferrara per anni è stata la banca di riferimento del territorio, ha sostenuto il territorio attraverso il credito alle imprese e attraverso la Fondazione, ha sostenuto in modo importante le istituzioni locali, i Comuni, la Provincia. E questo va certamente riconosciuto.

    Va anche evidenziato tuttavia che da un certo punto in avanti in Carife si è interpretato nel modo peggiore il concetto di banca del territorio, che significa radicata sul territorio, che guarda anche alle province limitrofe, che compete sul mercato, che è una banca efficace ed efficiente, ma non di territorio, nel senso che deve essere strettamente governata dal territorio. Credo che da un certo punto in avanti, dietro un’interpretazione fuorviante del concetto di banca del territorio, si siano trincerate le giustificazioni per operazioni immobiliari, e non solo, di dubbia qualità: prestiti ad aziende non sane che forse hanno pregiudicato magari il credito ad aziende sane che avrebbero potuto crescere, e il tutto è stato deciso a Ferrara negli organi della banca a Ferrara.

    Credo che questo non debba più succedere, lo dico come auspicio e spero che la nuova governance se ne faccia carico. Abbiamo constatato in queste quattro banche, non solo in Carife, che distorcere il concetto di banca del territorio può distorcere anche l’erogazione di credito, mettendo a rischio la solidità dei bilanci, e in generale una gestione efficiente delle risorse, che poi va a discapito di cittadini, imprese e territorio. La recessione a Ferrara ha aggravato una situazione già di difficoltà per un territorio strutturalmente in difficoltà.

    Ora il tema è davvero quello di guardare al futuro del recupero della fiducia, per evitare la fuga dei correntisti e se è possibile per recuperarne. Apprezzo la sottolineatura che è stata fatta da Lei rispetto all’attenzione, al livello di attenzione alto per i bisognosi, però davvero noi chiediamo che la governance di Nuova Carife (se arriverà poi una manifestazione d’interesse ci daranno conto di chi si propone), noi chiediamo davvero che la nuova governance si faccia carico di far ripartire il credito, di dare sicurezza agli investimenti di azionisti e obbligazionisti e di dare sicurezza ai dipendenti. Quelle che Lei ha citato come tre condizioni molto complicate da tenere in equilibrio, credo siano però le tre condizioni che fanno di una banca magari scarsa, una banca efficace ed efficiente come tutti ci aspettiamo che la Nuova Carife sia. Quindi l’auspicio è che davvero la Nuova Carife e la nuova governance di Carife dia garanzie su questi tre elementi.

     

    Presidente POMPIGNOLI

    Grazie, consigliera Zappaterra. Consigliere Taruffi, prego. Dopo ha chiesto la parola il consigliere Fabbri, poi lasciamo andare il dottor Nicastro.

     

    Consigliere Igor TARUFFI

    Grazie presidente. Anch’io mi unisco ai ringraziamenti non formali al dottor Nicastro e a chi è venuto qui oggi per discutere con noi, a confrontarsi su una situazione così delicata e complessa, così importante per il territorio di Ferrara, ma non solo.

    Visto che non abbiamo tanto tempo, non sto a ripercorrere le tante cose che sarebbe opportuno dire, mi concentro su un aspetto che è quello che ha toccato nell’ultimo passaggio la collega Zappaterra, cioè la salvaguardia dei livelli occupazionali che nella discussione di oggi ho sentito per la verità solo accennati, sui quali invece gradirei, se possibile, una qualche espressione più puntuale e precisa, perché è una realtà molto importante dal punto di vista occupazionale, visto che nonostante ciò che dice qualcuno in questo Paese, il lavoro non si trova così facilmente, il Paese non è proprio così indirizzato sulla via del rilancio, credo che la difesa dei livelli occupazionali sia una delle priorità. Capisco che ve ne siano altre, capisco che ovviamente il tema dei risparmiatori, di come garantire gli obbligazionisti è altrettanto importante, però non vorrei che in tutto questo venisse meno l’attenzione per la salvaguardia dei livelli occupazionali, che deve essere la nostra bussola, lo dico dal punto di vista politico istituzionale, una delle nostre bussole d’azione in qualunque ambito ci muoviamo, perché la difesa di anche un solo posto di lavoro in questo momento è fondamentale.

     

    Consigliere FABBRI

    Intanto grazie per la pazienza che ha avuto nel rispondere a tutte queste domande sia il dottor Nicastro che il dottor Capitanio.

    Soltanto una riflessione di carattere politico, perché siamo ovviamente una Commissione composta da politici. Ovviamente anch’io auspico il fatto che il nuovo istituto bancario che riguarderà la provincia di Ferrara sia solido, forte e tutto il resto, però credo anche che, se vogliamo dare sicurezza ai risparmiatori, che continueranno nei prossimi anni a mettere le loro risorse all’interno della banca, bisogna risolvere il problema con chi invece è stato azzerato con il decreto della domenica del 22 novembre. Quindi una responsabilità se non diretta ai nuovi amministratori, comunque politica e morale di cui si devono fare carico, perché se vogliamo avere la possibilità di ritrovare fiducia da parte del territorio in questo istituto, una risposta in questi termini deve essere data.

    Volevo anche ricordare le principali problematiche su cui è incorsa la banca – e se oggi ci troviamo qui è anche per questo –, che fino al 2009 c’è stata una gestione poco legata al territorio, ma più investimenti che probabilmente favorivano amici degli amici in varie zone d’Italia, da Caltagirone passando ad altri istituti, come diceva prima il dottor Capitanio. Con comunque un coinvolgimento anche della politica ferrarese, che ha governato questi territori, quindi la Provincia di Ferrara, il Comune della città di Ferrara e di una parte politica che, come dice in questi giorni un autorevole esponente politico del Partito democratico, Marattin, il patto che c’era tra la politica locale ferrarese, quindi il Partito democratico di allora, o chi per lui, e alcune associazioni di categoria nella provincia di Ferrara, questo patto tacito ha portato fino al 2009 ad avere dei risultati negativi. Quindi ci sono delle responsabilità dirette, secondo me, politiche che vanno sicuramente appurate.

    Detto questo, e mi rifaccio perché sono stato citato da Calvano nel suo intervento, credo che il governo Renzi abbia mancato per quello che riguarda Carife di coraggio nel dire di no alla Comunità europea, quando già dal 30 luglio e prima il fondo interbancario (che ricordo è un fondo mutualistico privato, quindi non sono risorse di carattere statale) è stato assimilato invece ad un aiuto di Stato. Se ci fosse stato probabilmente qualche altro Presidente del Consiglio un po’ più autorevole rispetto all’attuale, non staremmo parlando dei danni che ha provocato il decreto-legge 183 ai risparmiatori italiani, e nella fattispecie a quelli ferraresi. Quindi tirare fuori oggi un argomento del tipo “se tiriamo fuori Carife da questo decreto cosa capita’” non è corretto, però la sinistra molto spesso è abituata a creare il problema per poi cercare di dare delle soluzioni ovviamente di parte loro. Il tema è perché il governo Renzi, il Partito democratico emiliano-romagnolo e il Partito democratico a Ferrara, quindi, compreso il ministro Dario Franceschini che ha votato il decreto 183 e a tutt’oggi non sappiamo che opinione abbia di questo decreto, non abbia fatto niente, abbia accettato supinamente il volere dei tedeschi e dei francesi su questo tema.

     

    Presidente POMPIGNOLI

    Dott. Nicastro, se vuol concludere, prego.

     

    Presidente NICASTRO

    Stiamo passano un po’ al prossimo passo, ovvero al momento complessivo del collocamento sul mercato, per cercare di mettere insieme alcuni dei punti emersi per dire due cose.

    Primo. Chi esprimerà interesse per l’acquisto di Nuova Carife, lo esprimerà sulla base di un forte interesse verso il territorio. Questo è un elemento importante di garanzia, perché alla fine il valore aggiunto che Nuova Carife può dare ad un gruppo bancario, ad un gruppo finanziario, è proprio il rapporto complessivo con il mondo delle famiglie e il mondo delle piccole imprese. Quindi chiunque sarà il partner o l’acquirente, in qualche modo non potrà non passare attraverso una forma di patto con il territorio. E questo credo sia un aspetto molto importante, può dare delle rassicurazioni. Penso sia molto importante che il territorio si faccia in quel momento trovare, perché come sempre quando devi fare un patto, sei hai di fronte qualcuno che ha voglia poi di farlo e metti in maniera chiara le aspettative, cosa puoi dare e fare, è una cosa. Se quello è un momento in cui anche le sofferenze passate condizionano quella discussione, probabilmente si parte male. In quel momento io non ci sarò, nel senso che una volta fatta l’operazione, noi usciremo dalle aziende, ci sarà qualcuno nuovo. Però in qualche modo quella è la banca vostra, è importante sentire questo aspetto, l’ho sentito riecheggiare in molti passaggi, quel momento sarà particolarmente importante di viverla come banca vostra, come banca del territorio.

    Per quanto attiene ai dipendenti, una cosa importante. Sottolineo quanto dicevo prima: i dipendenti con il perfezionamento dell’operazione di collocamento sul mercato, si trovano pienamente nell’alveo delle tutele del contratto. Quello è un contratto molto importante, perché in effetti qualsiasi operazione di potenziale ristrutturazione futura ove necessaria, si gestisce in un contesto molto tutelante, che vuol dire andare più attraverso le forme di prepensionamento, modalità soft, non assolutamente attraverso forme potenziali di ristrutturazione drastiche. Questo è molto importante, perché il contesto in cui stavamo prima era un contesto invece in cui con il rischio bail in poteva saltare completamente la tutela del contratto. E questa mi sembra una cosa molto importante. Vi ringrazio delle domande fatte, della possibilità di esporvi le cose che stiamo cercando di fare.

     

    Dott. CAPITANIO

    Anch’io ho una domanda, una preghiera soprattutto a quelli che vivono e abitano in provincia di Ferrara. Questa è un’azienda che vive di clienti. Evidentemente il passaggio grosso che abbiamo fatto è rimettere al centro del nostro interesse il cliente chiedendogli i bisogni. Non abbiamo dei prodotti preconfezionati, però abbiamo un “Lego” e su quel Lego noi costruiamo il futuro della banca, indipendentemente dal colore. Qualora ci sia una indicazione di tutti a favore di state-ad-ascoltare-vediamo-cosa-dicono, o meglio ancora, del vediamo-che-cosa-fanno-questi, ritengo che ci possano essere delle risposte immediate alle domande delle aziende, alle domande dei privati, alle domande del territorio, perché è l’unico obiettivo che ci è stato effettivamente dato, ovvero la creazione di valore. E questo passa anche attraverso voi, o soprattutto attraverso voi.

     

    Presidente POMPIGNOLI

    Salutiamo il dottor Nicastro, che ringrazio ancora per la disponibilità accordata, ringrazio i suoi collaboratori. Noi comunque non terminiamo l’audizione, perché altri consiglieri hanno chiesto di parlare: è chiaro che il dottor Nicastro ha degli impegni e quindi dovrà andare via, cedo la parola alla consigliera Zappaterra, e poi a chi vuole intervenire anche su questa discussione.

     

    Consigliera ZAPPATERRA

    Presidente, era solo per far mettere a verbale la contestazione della modalità di gestione della seduta da parte sua, perché ha censurato i tempi dei nostri interventi, salvo poi consentire il diritto di replica al suo collega consigliere. Ritengo che potesse essere gestita diversamente.

     

    Presidente POMPIGNOLI

    Se non c’è nessun altro consigliere che vuole intervenire, dichiaro conclusa l’audizione. Grazie a tutti.

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