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Legislatura X - Commissione I - Resoconto del 09/11/2016 pomeridiano

     

    Resoconto integrale n. 42

    Audizione del 9 novembre 2016

     

    Il giorno 9 novembre 2016 alle ore 13,00 è convocata in seduta congiunta con la Commissione II Politiche economiche, con nota prot. n. AL.2016.50855 del 3 11 2016, presso la sede dell’Assemblea legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50, la Commissione Bilancio, Affari generali ed istituzionali.

     

    Partecipano alla seduta i consiglieri:

     

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    POMPIGNOLI Massimiliano

    Presidente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    2

    presente

    BERTANI Andrea

    Vicepresidente

    Movimento 5 Stelle

    3

    presente

    POLI Roberto

    Vicepresidente

    Partito Democratico

    6

    presente

    ALLEVA Piergiovanni

    Componente

    L’Altra Emilia Romagna

    1

    assente

    BARGI Stefano

    Componente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    2

    presente

    BESSI Gianni

    Componente

    Partito Democratico

    3

    presente

    BIGNAMI Galeazzo

    Componente

    Forza Italia

    2

    assente

    BOSCHINI Giuseppe

    Componente

    Partito Democratico

    3

    presente

    CALVANO Paolo

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    CARDINALI Alessandro

    Componente

    Partito Democratico

    2

    assente

    DELMONTE Gabriele

    Componente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    1

    presente

    FOTI Tommaso

    Componente

    Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale

    1

    assente

    MARCHETTI Daniele

    Componente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    2

    presente

    MOLINARI Gian Luigi

    Componente

    Partito Democratico

    5

    assente

    MUMOLO Antonio

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    PICCININI Silvia

    Componente

    Movimento 5 Stelle

    2

    presente

    PRUCCOLI Giorgio

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    RANCAN Matteo

    Componente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    2

    assente

    RONTINI Manuela

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    SABATTINI Luca

    Componente

    Partito Democratico

    3

    presente

    SONCINI Ottavia

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    TARUFFI Igor

    Componente

    Sinistra Ecologia Libertà

    1

    presente

    TORRI Yuri

    Componente

    Sinistra Ecologia Libertà

    1

    presente

    ZOFFOLI Paolo

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    Sono presenti i consiglieri: Mirco BAGNARI in sostituzione di Alessandro CARDINALI e Massimo IOTTI in sostituzione di Gian Luigi MOLINARI.

    E’ altresì presente l’assessore alle Attività produttive, Piano energetico, Economia verde e Ricostruzione post-sisma Palma COSTI.

    Partecipano alla seduta: il Presidente di BolognaFiere Spa Franco Boni, il Direttore generale di BolognaFiere Spa Antonio Bruzzone.

    Presiedono la seduta: Roberto POLI e Massimiliano POMPIGNOLI

    Assiste il segretario: Giovanni Fantozzi

    Trascrizione a cura della segreteria


    DEREGISTRAZIONE INTEGRALE CON CORREZIONI APPORTATE AL FINE DELLA MERA COMPRENSIONE DEL TESTO

     

    -     Audizione del Presidente di BolognaFiere Spa Franco Boni sul piano industriale della società

     

    Presidente Luciana SERRI – Presidente della Commissione assembleare II Politiche economiche

    Diamo inizio ai nostri lavori: siamo in seduta congiunta, la Commissione II Politiche economiche e la Commissione I Bilancio, Affari generali ed istituzionali; l’oggetto dell’audizione è un’illustrazione da parte del Presidente di BolognaFiere Franco Boni che ringraziamo per la disponibilità a partecipare ai nostri lavori: è la terza volta in pochi mesi che partecipa a questa discussione, a questi approfondimenti che riguardano l’evoluzione del sistema fieristico della nostra regione. Insieme al Presidente Boni, salutiamo e ringraziamo anche Antonio Bruzzone, direttore generale di Bolognafiere, Isabella Bonvicini dell’ufficio stampa Bolognafiere e la nostra assessora Palma Costi. Quindi grazie ancora per la partecipazione.

    I lavori della Commissione di oggi si svolgeranno in due parti: avremo una prima parte che è l’audizione del presidente di Bolognafiere con la presentazione del piano industriale della società; è un appuntamento importante, era un impegno che avevamo preso a luglio nella precedente seduta di Commissione che aveva visto la partecipazione dei tre presidenti (Bologna, Parma, Rimini), di fare questo ulteriore approfondimento prima di affrontare la seconda parte che riguarda il nostro progetto di legge sulle fiere. Momento importante perché, attraverso questo passaggio, viene affrontato ed approfondito un obiettivo importante: il bisogno di evolversi che ha il nostro servizio sistema fiere, per rispondere in modo più adeguato anche ai nuovi bisogni del sistema imprenditoriale e produttivo di questa regione. Quindi il tema delle fiere è un tema fondamentale e centrale per lo sviluppo dell’economia della nostra regione.

    Darei subito la parola al Presidente per entrare nel merito dell’illustrazione. Vi abbiamo anche trasmesso un documento che il Presidente ci ha fornito nei giorni scorsi, che riprende i passaggi, i contenuti del piano industriale. Presidente, a lei la parola.

     

    Presidente Franco BONI – Presidente di BolognaFiere Spa

    Grazie Presidente. Buongiorno a tutti, grazie di essere qui. Sono particolarmente lieto che sia oggi questo incontro, perché sono reduce con i miei colleghi dall’inaugurazione di EIMA: siccome la permanenza di EIMA era il casus belli che ha avviato tutti i meccanismi per i quali oggi siamo qui a conversare insieme, vi posso dire che già da ieri alla nutrita presenza di stampa italiana ed estera alla conferenza, ma soprattutto oggi al taglio del nastro e all’apertura della manifestazione, possiamo dirci veramente molto soddisfatti, perché innanzitutto, l’essere ritornati dopo una sperimentazione di vie diverse all’antica e saggia regia logistica, ha consentito di fare gli allestimenti in una maniera molto fluida, molto costruttiva e, se tenete conto che oltre a tutti i nostri padiglioni se ne sono dovuti costruire sette, otto ex novo per contenere la grande forza che continua a dimostrare questa manifestazione, capirete che non era di per se stesso un discorso molto facile.

    Ha funzionato molto bene, la nostra struttura ha ricevuto i complimenti dei vertici di Unacoma, quindi la fiera è partita, si è attivata nel clima migliore. Tra l’altro, in quella circostanza il Presidente Goldoni ha anche chiarito che è pronto il contratto per il rinnovo che dovrebbe coprirci fino al 2030: ovviamente, sia lui che io stiamo aspettando che ci sia il varo ufficiale da parte dei nostri soci del piano di sviluppo delle fiere, perché poi lui possa a sua volta firmare, a nome del suo consiglio d’amministrazione, l’intesa che dovrebbe portarci la tranquillità di conservare tra i nostri grandi marchi anche questa fiera stupenda, che è una delle migliori rappresentanze della forza dei nostri distretti produttivi e che non a caso è la prima fiera al mondo nel suo settore. Quindi direi con animo veramente molto grato alla buona fortuna, chiamiamola così, che ci ha accompagnato nel poter vivere questa giornata, che non era effettivamente già scritta nella storia prima di questi tribolati mesi che ci hanno portato fino a qui.

    Vorrei anticiparvi alcune considerazioni, tenendo come riferimento quel plico, quell’estratto della bozza del piano industriale che vi è già stato fornito; eventualmente, se voi ritenete che si debba rifare una proiezione, un’illustrazione ulteriore al di là delle letture singole che potete avere già fatto, siamo qui a vostra disposizione. È con me il direttore generale dottor Bruzzone, che è stato un componente fondamentale dell’equipe che ha sviluppato questi fatti, quindi vi potrà a volo d’uccello riepilogare nuovamente il portato del plico che vi è stato fornito.

    Qualche considerazione di accompagnamento di carattere generale credo doveroso farla partendo da un presupposto: teniamo presente che stiamo parlando di una realtà fieristica che in un mondo come quello delle fiere che sta soffrendo, in un mondo dove si articolano, si leggono continuamente delle defezioni anche di quartieri molto importanti di città importanti, di capitali regionali importanti, BolognaFiere conserva comunque tuttora una posizione di tutto rilievo nel ranking internazionale – a livello mondiale occupa ancora delle posizioni di tutto rilievo – e nell’analisi faticosa che abbiamo dovuto fare in questi mesi, anche abbastanza velocemente, per trovare il percorso con il quale affrontare la costruzione del piano di sviluppo, abbiamo individuato la valenza, tuttora molto importante, di quella che nei primi schemi attuativi di queste operazioni viene chiamata la scelta dei punti di debolezza e di forza. Abbiamo tuttora dei punti di forza come Bologna estremamente interessanti sui quali lavorare, dai quali partire per un nuovo sviluppo.

    Credo che questo sia un punto focale, un punto molto importante. Non stiamo lavorando su un “cadaverino”, se mi passate l’esempio un po’ macabro; stiamo lavorando su una struttura che ha conosciuto degli anni di gloria, legati anche alla sua magnifica posizione logistica, che purtroppo per varie vicissitudini ha perso un pochino di smalto in un’epoca più recente. Rispetto ad altri quartieri ha ritardato un certo processo di rinnovamento sia degli impianti che delle tecnologie, e mi sento di dire anche delle mentalità che oggi devono guidare il mondo fieristico, che è totalmente cambiato soprattutto nell’ultimo decennio, ma ha dentro di sé una grande potenza e una grande forza.

    Tra l’altro, abbiamo portato con noi un elenco: credo che la nostra assistant manager, la dottoressa Bonvicini, possa farvi anche avere qualche copia. Abbiamo creduto interessante portare a vostra conoscenza, perché spesso sono notizie che si disperdono, l’elenco reale delle manifestazioni che si sviluppano nel quartiere fieristico di Bologna accanto all’elenco delle manifestazioni che si sviluppano a Modenafiere e a Ferrarafiere, che fanno comunque parte del gruppo BolognaFiere. Credo sia interessante vedere anche come le piccole realtà, i piccoli quartieri, se sono gestiti con un po’ di equilibrio, un po’ di attenzione, possono ancora per il territorio giocare un loro ruolo. Indubbiamente non possono avere né le strutture, né la forza economica per potersi proiettare nell’internazionalità, che oramai è diventata un must e una necessità per tutti, ma a livello locale, a livello di territorio possono ancora giocare un ruolo interessante.

    Detto questo, vi do alcuni item che sono i punti fondamentali che ci hanno guidato nella stesura del piano. Credo che questo debba e possa essere effettivamente di vostro interesse. Salto tutti i passaggi preliminari per arrivare al nodo focale. Nell’analisi che noi abbiamo fatto dei nostri numeri, dei numeri chiave, emerge che noi abbiamo effettivamente nel nostro interno un gioiello straordinario che è stato costruito negli anni nella dotazione di BolognaFiere», accanto ad altre grandi manifestazioni come Autopromotec, come Cersaie, come EIMA dalla quale siamo reduci da pochi minuti; c’è Cosmoprof, che è effettivamente una realtà – come dicevo poc’anzi a proposito delle macchine agricole – di valenza mondiale, è la prima manifestazione al mondo nel suo campo. Come sapete, si sviluppa nel quartiere, ma si sviluppa anche in due aree molto importanti del mondo in cui stiamo vivendo: negli Stati Uniti da un lato e nel continente asiatico dall’altro. Dalla sommatoria di queste tre location nelle quali si sviluppa il Cosmoprof, il gruppo BolognaFiere trae una serie di dividendi, un utile veramente di grande rilievo, di grande interesse che è praticamente da un lato la chiave che ha consentito, anche in questi anni di acque un po’ basse, di attutire anche alcuni avvenimenti negativi che si sono realizzati: tipo il furto di una qualche fiera da parte di altri quartieri, tanto per essere molto espliciti, o tipo il fatto che si è persa per strada un po’ di redditività da altre manifestazioni. Abbiamo avuto e c’è tuttora la fortuna di avere costruito nel tempo questo gioiello, che è una grande risorsa, ma che nel piano – qui entro nel merito – è considerata da noi come una sorta di rete di sicurezza.

    Noi riteniamo che una parte cospicua di quanto produce, in termini di utili, questa bella manifestazione debba essere utilizzata per lo sviluppo della manifestazione stessa e non per mantenere tutto il gruppo. Infatti, come credo abbiate già sentito, ma lo ribadisco con estrema chiarezza, perché è molto importante capire la vision alla base di un piano di sviluppo, nella nostra visione ci sono due capisaldi fondamentali: uno evidentemente è quello di fare il revamping, l’aggiornamento e quindi tutto quello che ne consegue in termini anche di nuove tecnologie di miglioramento dell’accoglienza e quant’altro. Quindi uno sforzo da un punto di vista immobiliare da un lato, e dall’altro lato invece un grande sforzo per cercare di avere gli accantonamenti importanti che servono per finanziare lo sviluppo. Questi accantonamenti possono, e debbono, venire dagli utili che produce Cosmoprof, che debbono in maggior parte essere dedicati a questo aspetto e non utilizzati per chiudere dei buchi fatti magari dalle altre società che fanno parte del gruppo.

    Credo che questo sia un passaggio fondamentale, tant’è vero che in numeri - come avete visto - noi prevediamo di investire in tre tranche, con un programma di lavori che dovrebbe occupare i prossimi sei anni, circa 94 milioni di euro negli investimenti immobiliari, a fronte dei quali abbiamo stanziato un 50% circa per gli sviluppi di nuove iniziative, di nuovi prodotti. Sviluppi che possono avvenire anche per linee esterne con acquisizioni, per potenziare sempre di più le manifestazioni libere che noi abbiamo. Chiaramente parlando di questo, si parla molto di Bologna sede che ha scontato negli ultimi anni un notevole allentamento negli investimenti immobiliari, perché dopo un grande investimento per circa 70 milioni che ha interessato la fiera sette, otto anni fa per fare i padiglioni 14 e 15, ci sono stati negli anni più vicini a noi investimenti molto limitati, direi di pura e semplice manutenzione: 1 milione, 1,5 milioni di euro all’anno che per un quartiere di questo genere significano – se mi passate la battuta – cambiare qualche lampadina o mettere a posto qualche serramento. Non è più stato visto il quartiere come da potenziare, da modernizzare, da rendere più efficiente e più accogliente, ma soprattutto più ampio perché se uno ha la fortuna di avere in casa dei grossi marchi, delle grosse manifestazioni “a tutto quartiere” e quelle non ci stanno più dentro, è necessario provvedere per tempo.

    Tenete presente che la molla che ha fatto scattare tutto quello di cui stiamo parlando, è stata la minaccia di EIMA di seguire la traccia di altre fiere che recentemente si sono spostate purtroppo in altri quartieri. Se dobbiamo parlare tra noi con estrema franchezza, come credo sia reciproco dovere, Cosmoprof non si lamenta perché è nostra, ma anche Cosmoprof avrebbe bisogno di ulteriori spazi. Cersaie ha subordinato il rinnovo dell’accordo che ha appena siglato grazie ai buoni uffici del nostro direttore, al fatto che non sia solo un sentito dire che stiamo lavorando per ampliare, per ammodernare il quartiere, ma che sia una realtà. Se EIMA è quella che soffre attualmente di più perché, nonostante abbiamo messo giù sette/otto padiglioni provvisori, cento espositori sono rimasti fuori, che è un peccato ovviamente, ma anche Cersaie comincia ad avere qualche problema. Autopromotec viene lì, ci sta fino ad un certo punto. Quindi non possiamo frenare, dal punto di vista imprenditoriale, l’espansione dei prodotti che abbiamo per questioni di carattere logistico, di carattere immobiliare, di spazi insufficienti e quant’altro. Mi sembra con l’aria che tira oggi piuttosto perdente.

    Abbiamo anche cercato di riappropriarci di un altro gioiello della corona di BolognaFiere: il Motor Show che negli ultimi quattro o cinque anni ha avuto un paio di flop e due annate saltati a piedi pari, là dove poi erano stati già invece invitati molti gruppi automobilistici. Per cui, quest’anno era tutta in salita perché ci presentavamo certamente non accreditati da risultati positivi. Abbiamo fatto la conferenza di conferma di Motor Show il 23 settembre, i primi di settembre avevamo ancora un 7-8% di adesioni mancanti. Il problema era che tutti i contratti che avevamo in casa, erano subordinati ad una clausola sospensiva in base alla quale se si fosse raggiunto il 70% del mercato automobilistico italiano, il contratto sarebbe stato ritenuto valido e ci sarebbero state le adesioni: in caso contrario, il contratto sarebbe stato nullo. Quindi è stata un po’ una sofferenza. Però, grazie alla capacità delle persone dedicate a questo rilancio, e forse anche ad un pizzico di buona sorte, siamo riusciti a vincere la prima scommessa: quella di riportare a Bologna le case automobilistiche e di poter ricominciare a fare il Motor Show. Ne approfitto, io non sono un grande venditore, ma visto che c’è un certo pubblico qui, venite al Motor Show perché questo è l’anno nel quale è il territorio che deve sostenerlo. Non possiamo pensare, dopo alcuni anni che non è stato fatto o che è andato male, che ci sia l’immediato ritorno degli appassionati di auto e di motori che arrivano dal Trentino o dalla Sicilia; è un fenomeno che dovremmo cercare quest’anno di far vedere noi emiliani che l’abbiamo nel nostro dna e che la vogliamo difendere.

    Scusate la parentesi Motor show, ritorno al dunque. Noi abbiamo una realtà di gruppo positiva, ma una realtà di Bologna che non ha bisogno soltanto di interventi da un punto di vista fisico, ma ha bisogno di essere abbastanza ampiamente reingegnerizzata. È una società che è rimasta un po’ ferma per alcuni anni, quindi c’è bisogno di interventi molto importanti. Tra l’altro, quando si opera sui piani di sviluppo, si fanno tante belle chiacchiere ma il discorso fondamentale è soltanto la visione di cercare di investire molto in sviluppo e solo lo stretto necessario nella parte immobiliare. Le altre due cose sulle quali si deve sempre operare, sono quella dei ricavi da una parte e quella dei costi dall’altra.

    Sui ricavi non c’è molto da ottenere per le linee tradizionali. L’ultima grande operazione avvenuta in questi anni, è stata l’acquisto di Ipack-Ima, che è una bella manifestazione nell’ambito della meccanica, dell’imballaggio e quant’altro. È passata di mano, ma due anni fa non era il momento, non c’era la possibilità. Ecco perché dico che nel piano dobbiamo tenere accantonata una cifra molto importante, perché se si presentano delle opportunità, non bisogna perdere tempo a fare una trafila enorme di autorizzazioni varie per arrivare in fondo, bisogna essere pronti. Però lo sviluppo del fatturato è molto difficile. Nel mondo delle fiere ormai c’è di tutto e di più, si è spostato un po’ anche l’asse, perché un tempo l’Europa era il centro del mondo e per andare alle fiere si veniva dagli altri continenti in Europa. Adesso il discorso è diverso: non è più polarizzato sull’Europa, ma ci sono tre grandi aree di interscambio di prodotti e di persone che vanno a vedere quei prodotti, ma c’è la tendenza in India o in Cina di essere lì e di guardarseli lì i prodotti. Ecco quindi che è importante che noi andiamo là, più che aspettarci che, come ieri, siano loro a venire qui a frequentare le nostre fiere. Quindi questo è un primo punto.

    Su qualcosa abbiamo cercato di intervenire, che è un’altra cosa abbastanza normale nelle politiche di pianificazione e di sviluppo: ovviamente una forte riduzione dei costi generali. Avrete visto che noi per costi generali intendiamo generali in senso vero, perché siamo intervenuti anche su tutte le società. Noi abbiamo raggiunto come gruppo BolognaFiere il numero di 23 società. Abbiamo fatto quindi una doverosa analisi critica di quelle che sono effettivamente indispensabili, perché per lavorare in Cina bisogna fare una società con i cinesi; per lavorare in America bisogna fare una società con gli americani; perché alcune società hanno oggettivamente una loro necessità di esistere, ma in alcuni casi c’erano delle scatole abbastanza vuote, o comunque delle scatole che potevano entrare nel gioco delle scatole cinesi ed entrare in una filiera diversa. Quindi avrete visto che nel nostro piano si prevede, nell’arco di un anno circa (entro il 2017) con un risparmio abbastanza consistente in termini di consiglieri, sindaci e quant’altro, un bel risparmio perché queste società vengono dimezzate.

    Un altro discorso sul quale ovviamente ci siamo soffermati, ma questo non è tipico dei piani di sviluppo, è tipico del nostro: noi abbiamo trovato una realtà nella capogruppo estremamente sparpagliata. Scusate se uso questo termine, ma credo che renda l’idea. Nel senso che gli uffici sono distribuiti nei quattro cantoni: non c’è una palazzina dove ci siano tutti i vari uffici (amministrativi, commerciali, tecnici), sono un po’ distribuiti, il quartiere è abbastanza grande e questo quindi non crea assolutamente agevolazioni, crea delle difficoltà. Soprattutto avere gli uffici tutti insieme, significa poter fare molto meglio quel lavoro di gruppo, quel lavoro anche di gruppi misti, di provenienza di settori diversi che, se si vive tutti negli stessi ambienti, è indubbiamente molto facilitato. Tra l’altro, comporta anche la possibilità di fare dei risparmi e credo che questo sia un dovere che non va mai dimenticato da chi gestisce il denaro altrui, dei soci e della comunità, cercare di trovare tutte le linee per poter avere dei costi inferiori. Quindi anche in termini di attrezzature di ufficio, segreteria e quant’altro, avere le persone sparse in quattro ubicazioni diverse o averle tutte insieme fa una bella differenza.

    Altra linea sulla quale cerchiamo di muoverci, con garbo e con cautela, è quella di un allineamento agli altri competitor nelle varie voci. Voi sapete che c’è un progetto in atto di creare una rete, un gruppo unitario delle fiere emiliane, alle quali stanno aderendo principalmente Bologna, Parma e Rimini. Si dovrebbe a breve aggregare anche Piacenza, Rimini – come sapete – per proprio conto ha fatto una bella operazione nei riguardi di Fiere di Vicenza, quindi può portare all’interno di questo processo anche qualche cosa che è extra via Emilia, ma è evidente che per fare questo cammino bisogna avere delle realtà con una certa omogeneità e, laddove l’omogeneità non c’è, bisogna trovare dei percorsi, graduali finché si vuole, che consentano un certo tipo di allineamento. Vi do un dato molto importante, relativo al paragone fra Parma – mi dovete scusare se la cito, ma vengo da lì, quindi mi viene facile fare quella valutazione – c’è un rapporto di 1:2 su determinati costi, perché purtroppo – o per fortuna per loro – a Parma ci sono delle strutture molto ridotte che noi qui non abbiamo.

    Naturalmente la visione del piano coinvolge anche una situazione di compatibilità finanziaria, legata da un lato ad un ingresso di capitale fresco, che è indispensabile anche per andare successivamente dagli istituti di credito a chiedere di fare la loro parte, ma prima di tutto sono i soci che devono dimostrare di credere nella loro azienda. Noi abbiamo in atto già una strategia di alleanze; abbiamo incontrato in epoca recente, addirittura nelle ultime settimane, i vertici delle fiere più importanti europee: i vertici della Fiera di Francoforte che è la prima al mondo, di Düsseldorf, di Basilea che è la prima in Svizzera; abbiamo rapporti ottimi direi e li stiamo recuperando a tutto campo, anche con le fiere italiane più importanti. Quindi della nostra strategia fa parte anche questo aspetto.

    Tenete presente che il rilancio, il recupero, il ritrovamento del ruolo che le compete di questa grande fiera che è Bologna, ha anche un’importanza fondamentale per la città. L’indotto - l’abbiamo fatto verificare recentemente dal gruppo di Nomisma - ha un battente attorno ai 900 milioni, come ricadute dirette e indirette del volume d’affari che sviluppa la fiera. Anche questo l’abbiamo tenuto presente in un panorama dove in effetti Genova, Cagliari, Reggio Emilia, Brescia, Roma – se ne dimentico qualcuna, citala tu Antonio – c’è un po’ una moria in giro di fiere. Questa che ha i suoi fondamentali in ordine, che ha la possibilità di recuperare un ruolo straordinariamente importante nel panorama fieristico internazionale, sarebbe un delitto che non sfruttasse il proprio potenziale.

    Io mi fermerei qui. Se avete bisogno di una ripassata veloce dei documenti che abbiamo mandato, me lo dite. Se no passiamo direttamente alle vostre richieste di chiarimenti.

     

    Presidente SERRI

    Scusi presidente, illustri semmai l’investimento così si comprende la parte della struttura.

     

     

    Dott. Antonio BRUZZONE – Direttore generale di BolognaFiere Spa

    Direi di andare a pagina 18 del documento distribuito ai consiglieri, così lo seguiamo tutti insieme. Il primo step di attività è previsto già per quest’estate: l’estate prossima andremo a portare in accorpamento tutti gli uffici in piazza Costituzione e il revamping dell’interno del Palazzo dei congressi. Voi sapete, il Palazzo dei congressi è un bene del Comune, stiamo chiudendo adesso una trattativa dopo tre anni di occupazione senza titolo, nel senso che lo occupavamo senza un titolo ufficiale; andiamo a fare un rinnovo ventennale con la possibilità di fare degli investimenti a sconto del canone. Questo ci consente nel Palazzo dei congressi di avere la sala Europa, che oggi è da 1.400 posti, portarla a 1.850 posti, quindi portando il Palazzo dei congressi in una dimensione interessante su convegni e congressi internazionali. Subito dopo il Cersaie dell’anno prossimo andremo a distruggere, e poi inizieremo immediatamente la ricostruzione dei padiglioni 29 e 30, che sono dei provvisori del 1977. Quindi non è che si risponde ad una necessità di incremento spazi, ma si risponde alla necessità di riqualificazione del quartiere. Va bene che si tratta di un provvisorio fatto bene e anche in sicurezza, però un necessario revamping è abbastanza intuitivo.

    Nel secondo step, di cui è prevista l’ultimazione nel 2020, subito dopo andremo a fare la realizzazione del padiglione 37 che oggi è praticamente in area 48, dove ci sono gli show; viene costruito un padiglione monocampata da 70 metri di luce, per consentire l’abbattimento del padiglione 35, che anch’esso è un padiglione provvisorio del 1979-1980, e la costruzione di un nuovo padiglione con standard internazionali per dimensione e per qualità degli interni e per impianti tecnologici presenti. Nella seconda tranche, altrettanto importante, oltre che la costruzione del padiglione 37, è il rifacimento dell’ingresso nord. Voi sapete che oggi abbiamo l’ingresso nord, quello a cui si accede dall’autostrada, che è assolutamente non nello standard di un ingresso fieristico europeo. Anche dal punto di vista viario, abbiamo una strozzatura molto forte perché per fare l’ingresso Michelino nella zona nord abbiamo un senso unico alternato: è necessario fare un potenziamento di questa parte. Il potenziamento per la parte anche dell’ingresso nord è quello di renderlo qualitativamente confrontabile con piazza Costituzione, in maniera tale che le manifestazioni che si svolgano con l’ingresso nord, non si sentano manifestazioni di serie B, ma assolutamente paritetiche da un punto di vista di importanza.

    Terza tranche, abbiamo l’abbattimento di Palazzo degli affari in piazza Costituzione, ridefinizione dell’ingresso ovest dell’ingresso Costituzione con l’ampliamento del Palazzo dei congressi. Torno sul Palazzo dei congressi. Oggi quali sono i suoi due punti deboli? La vetustà delle due sale Italia ed Europa. Se siete stati recentemente anche soltanto a teatro, avrete visto che le poltrone hanno visto anni migliori; in sala Italia ci sono ancora i banchetti di formica, quindi difficilmente vendibili su uno standard competitivo internazionale. Quindi questa è la prima fase.

    La seconda fase è l’ampliamento zona verso Calzoni attraverso la costruzione di un padiglione di circa 7.000 metri quadrati che consente di utilizzare il Palazzo dei congressi per congressi che hanno anche spazi espositivi. Quando si va a vendere un Palazzo dei congressi per manifestazioni che non hanno caratteristiche di auditorium, ma da manifestazione congressuale con spazio espositivo, quello che viene richiesto è uno spazio espositivo che arrivi prima delle sale. Se abbiamo le sale nel Palazzo dei congressi e la parte espositiva nel Palazzo ex GAM, è abbastanza intuitivo che la gente va al congresso e poi non va a vedere la parte espositiva del Palazzo GAM. Quindi andiamo a creare un ribaltamento dal punto di vista logistico, creando un ingresso dedicato ai congressisti in via Calzoni: la gente entra, si accredita, passa all’interno del nuovo padiglione, visita gli stand e poi arriva alle sale Italia ed Europa e tutta la stecca delle sale più piccole. Questo avverrà nel 2022.

    Mentre per quanto riguarda la creazione di un padiglione nuovo, questo padiglione che prenderà lo spazio che c’è da Palazzo affari fino al parcheggio interno dei dipendenti fiera, al nostro parcheggio, quindi dove c’è il ristorante Europa, tutta quella zona diventa un nuovo padiglione che diventerà un po’ il padiglione con l’ingresso principale. Si va a rifare tutta piazza Costituzione, parte un padiglione da 14.000 metri quadrati di ottima fattura con tutti gli impianti tecnologici che ormai necessitano, e questo va a chiudere l’operazione di restyling e ampliamento del quartiere.

    Vi rubo ancora alcuni secondi, per ripercorrere insieme le manifestazioni che abbiamo, dandovene anche il posizionamento dal punto di vista competitivo con le altre manifestazioni del settore. Guardiamo prima le nostre manifestazioni indirette che abbiamo tutte rinnovate, tranne EIMA, con contratti pluriennali. Quindi il piano di sviluppo è fatto praticamente a perimetro garantito con contratti già in casa. Autopromotec è la manifestazione leader a livello mondiale in anno alterno con Francoforte: quando c’è Automeccanica a Francoforte, non si tiene Autopromotec a Bologna, ma quando si fa Autopromotec a Bologna non si tiene Automeccanica a Francoforte. Il Cersaie è appuntamento leader a livello mondiale tutti gli anni. Expo sanità è l’appuntamento leader, con Medica di Düsseldorf, in anni alterni, quindi quando non c’è Medica a Düsseldorf, Expo sanità è l’appuntamento più importante a livello europeo. La stessa cosa vale per Tanexpo sull’arte funeraria. EIMA è in anni alterni l’appuntamento più importante a livello mondiale delle macchine agricole, quando non c’è EIMA c’è Hannover, ma quando c’è EIMA Hannover non c’è.

    Poi abbiamo le manifestazioni nostre, gestite non direttamente: Cosmoprof, Cosmofarma e Zoomark che sono anch’esse o leader mondiali, o comunque leader a livello europeo. La stessa cosa è Zoomark: quando non c’è, c’è Interzoo a Norimberga. Si alternano proprio per dare come appuntamento di riferimento europeo soltanto un appuntamento.

    Poi abbiamo le nostre manifestazioni dirette: abbiamo Marca, che è l’appuntamento più importante a livello italiano, piccolina ma di assoluto prestigio internazionale. Non è la più importante, perché la più importante è ad Amsterdam PMLA. Arte Fiera è l’appuntamento fieristico dal punto di vista italiano più importante per fatturato di arte contemporanea. La Fiera del libro è appuntamento mondiale di riferimento per il libro per ragazzi e l’illustrazione. Il Sana è l’appuntamento più importante a livello italiano, secondo a livello europeo di dopo Biofach di Norimberga. Il Saie è in anni alterni l’appuntamento di riferimento a livello italiano, quindi un anno c’è Made, in un anno c’è il Saie. Per chiudere, il Motor Show è l’appuntamento oggi, perché possiamo dire che oggi è l’appuntamento che ci sarà più importante a livello italiano. Indubbiamente il Motor Show, come tutti i prodotti fieristici, ha degli andamenti: noi stiamo cercando di riprendere un momento positivo per il mercato delle automobili, riposizionandoci sulla manifestazione “a tutto quartiere”.

    Come diceva precedentemente il presidente, se andiamo indietro alle prime pagine, vedete come mercato fieristico europeo è passato dal 64% del mercato mondiale al 45%, il che vuol dire che se pensiamo di creare degli appuntamenti “a tutto quartiere” partendo oggi da zero, è veramente molto difficile, in un momento in cui si va a riposizionare così fortemente il mercato internazionale. Proprio per questo, la scelta di fare un restyling che prevede due ingressi principali (nord e piazza Costituzione), un potenziamento dell’ingresso da Aldo Moro, un potenziamento dell’ingresso di via Calzoni e comunque il mantenimento dell’ingresso anche Michelino, consente di avere un quartiere con cinque ingressi per poter fare più manifestazioni contemporaneamente.

    Penso di avere risposto, resto a vostra disposizione.

     

    Presidente SERRI

    Credo che le due illustrazioni siano state ampie e ci consegnino veramente, oltre alle slide e al documento che già vi era arrivato, una serie di considerazioni e di informazioni importanti. Quindi apriamo il dibattito, perciò cedo a voi la parola. Prego, Piccinini.

     

    Consigliera Silvia PICCININI

    Grazie presidente. Ringrazio per l’illustrazione. Molte cose sono state dette, però a mio avviso molte cose non sono state dette. Molte formazioni le abbiamo lette sui giornali, volevo capire innanzitutto se i documenti che ci sono stati dati, sono il piano o sono un estratto del medesimo. Noi abbiamo un problema come gruppo politico – non so le altre forze – legato alla trasparenza, perché purtroppo spesso e volentieri ci vengono negati degli atti: primo fra tutti, il piano industriale. Oggi ci troviamo qua a discuterne, io ho fatto richiesta di accesso agli atti proprio per venire qui e avere informazioni e poter fare delle valutazioni in maniera consapevole e mi è stato negato. Insieme a questo, i verbali del CdA. Noi avremmo l’esigenza di capire quello che la fiera è stata in passato e poter fare delle nostre valutazioni avendo contezza di tutto quello che rappresenta la fiera, però se a noi come consiglieri ci vengono negati, a mio avviso inopinatamente, degli atti, diventa un problema.

    Le consulenze, si sta parlando di un piano industriale, vorrei capire anche qui se ci sono margini di miglioramento. Ma se non so quanto è stato speso prima e per cosa, come faccio a fare le mie valutazioni? Devo venire qui e fare sempre di sì con la testa? Io non credo sia questo l’obiettivo.

    Allo stesso modo, noi di qui a breve ci ritroveremo a discutere un progetto di legge che parla di diffusioni, e non ho avuto modo di avere gli atti relativi all’incarico che è stato dato alla società Kpmg; non so quanto abbiamo speso per questo incarico, non so quali sono i criteri che sono stati utilizzati per dare l’affidamento a questa società, che erano i revisori dei conti che hanno sostanzialmente certificato i bilanci della Banca popolare di Vicenza, con tutto quello che è successo e con più di centomila soci sul lastrico. Vorrei capire e vorrei avere le informazioni per poter fare le mie valutazioni, e credo di non chiedere niente di così difficile. Capisco che è una società mista pubblico privata e non ne abbiamo la maggioranza, però questo non significa che qualcuno abbia il diritto di negarci gli atti, anche perché noi ci dovremmo esprimere su atti legati alla fiera. Ricordo che un è asset importantissimo oltre che per la nostra regione, per la città di Bologna, quindi rappresento anche in questa sede l’esigenza e il problema di trasparenza rispetto agli atti che ci vengono negati.

    Provo ad entrare nel merito. Tante cose sono state dette, molti sono i dubbi che mi rimangono: primo fra tutti è dove troviamo le coperture. Si parlava di questi 94 milioni per ristrutturare, 10 sono sicuri, sono quelli del pubblico, più i 3 della Camera di commercio, i soci privati che cosa fanno? È stata calendarizzata da qui a breve l’approvazione del pdl che istituirà questi 5 milioni da parte della Regione, io vorrei sapere i soci privati cosa faranno: li dobbiamo dare a scatola chiusa questi 5 milioni, o i soci privati faranno la loro parte? Questo non è stato detto. È stato detto in parte. Quanto è richiesto da parte loro? Se non ho capito male, l’investimento da parte dei soci privati arriverà a coprire 20, 26 milioni in tutto tra soci pubblici e privati. Non so se ho inteso bene. Chiedo un chiarimento su questo. L’impressione è che, se le cose stanno veramente così, significa che il resto dei 70 milioni dovranno metterli le banche, e ho come l’impressione che andiamo a coprire sicuramente i primi tre anni – ho visto dal piano di investimento –, che corrisponde al rifacimento dei padiglioni 29 e 30, che dovrebbe essere la risposta alle esigenze di EIMA. Non è così? In ogni caso, andiamo a coprire i tre anni e dopo? se le banche non finanziano questi 70 milioni? Anche qui, come soci pubblici andiamo a dare 5 milioni, però bisogna che abbiamo delle certezze; non possiamo accontentarci di questi tre anni, senza sapere le banche che cosa faranno, perché è un piano industriale fatto con certe esigenze e con certi criteri.

    Sul dimezzamento delle partecipate, si parlava di forte riduzione, io lo chiamerei un timido risparmio: parliamo di 300 mila euro, non è che ci sia questa forte riduzione.

    C’era un’altra cosa che mi interessava capire: Palazzo degli affari, perché legato a questo c’è la questione della maggioranza pubblica. Dalla documentazione mi sembra che sia in previsione per il 2020, anche qui volevo capire dall’assessore quali sono le intenzioni dei soci pubblici legati anche allo statuto. C’è tutto un discorso legato a Palazzo degli affari, di cui si era già parlato, il sindaco Merola aveva fatto certe affermazioni rispetto a questo; dal mio personale punto di vista sarebbe una cosa positiva che i soci pubblici prendessero la maggioranza, anche per le questioni banalmente di trasparenza di cui si parlava prima: con la maggioranza pubblica probabilmente ci sarebbe una maggiore volontà di rendere pubblici gli atti e di mettere in condizione tutti di lavorare.

    Rispetto al taglio delle consulenze non ho sentito niente, e anche qui volevo capire se si può tagliare da qualche parte. Questo non lo so, non sapevo quanto abbiamo speso prima, non so se ci sono dei margini. Non ho sentito niente sulla razionalizzazione della capogruppo. Anche lì, ci sono dei margini per tagliare da qualche parte? Ho sentito parlare di partecipate, ma la capogruppo è possibile che non si riesca a razionalizzare da nessuna parte? Mi sembra un po’ strano. Poi, un’altra questione legata al rifacimento della fiera è la questione del collegamento con il trasporto pubblico. Secondo me, anche qui manca una strategia chiara degli enti locali, ed è un punto secondo me anche questo imprescindibile che dovrebbe essere ricompreso all’interno di questo piano.

    Non ho sentito parlare neanche di una questione, di cui noi ci stiamo interessando da un po’ di mesi, di cui si parla soprattutto al Sud: la questione della newco Bari Levante. Si parlava di fusione a tre, ma ormai la fusione è a sei perché c’è Vicenza e c’è Bari, anche qui volevo capire cosa andiamo a fare esattamente in una situazione che non è proprio delle più rosee con questa newco, in un progetto di privatizzazione che noi abbiamo messo in discussione, quindi per noi è un progetto di per sé discutibile, ma andiamo ad investire in una situazione di per sé precaria e non ne avremmo così necessità. È un investimento a “rischio” e non ho letto nulla di questo nel piano industriale. Posto che comunque, rispetto alla famosa lettera d’intenti, c’era una postilla in cui si diceva: teniamo ferme le bocce fino a dicembre e poi altre operazioni si potranno fare a gennaio. Invece qui ci si sta muovendo, però penso di aver capito che ancora non è stato concluso niente e che se ne parli a fine novembre. Però anche qui volevo capire esattamente che cosa si andava a fare, e se non c’è il rischio di portare le manifestazioni di Bologna giù. Volevo rassicurazioni su questo.

    Infine c’è una partita dalla quale siamo partiti, che è quella dei lavoratori, inevitabilmente è un discorso che andava toccato anche questo, di cui noi vorremmo avere garanzie e sicurezze. So che ci sarà un incontro l’11, sui giornali si parlava di una curva morbida, volevo capire cosa significa e quali saranno di nuovo le prospettive per questi lavoratori, la cui questione io non ritengo ancora chiusa e vorrei avere delle certezze da questo punto di vista, sempre nell’ottica del fatto che la Regione ci metterà dei soldi pubblici, però a fronte di un aumento di capitale. Anche questa è una questione che va gestita e non va sottovalutata.

    Ultima considerazione. È verissimo che BolognaFiere ha bisogno di una riqualificazione, dall’altra parte però non si può fare finta che la gestione di BolognaFiere è in mano alle stesse persone da tanti anni. Quindi mettere mano al quartiere fieristico è la parte più grossa del problema, ma se la macchina viene guidata sempre dalle stesse persone che per anni ci hanno portato verso un “fosso”, forse anche qui è il caso di fare delle altre valutazioni. Va bene la riqualificazione, ma il rischio è che poi questa macchina non cambi strada e non ci porti da nessuna parte.

     

    Presidente SERRI

    Marchetti.

     

    Consigliere Daniele MARCHETTI

    Grazie presidente. Innanzitutto ringrazio il presidente Boni per essere presente qui oggi, che ci dà modo di riprendere una discussione che si interruppe in seguito al primo incontro di qualche mese fa in un clima non proprio sereno all’epoca, dato che era nel vivo il problema degli esuberi, dei dipendenti di BolognaFiere, un problema che a mio avviso rischia di essere soltanto rimandato. È quello che ho detto anche in Assemblea, quando prendemmo atto del ritiro degli esuberi in questione. Dico questo perché è chiaro ed evidente che, come viene anche evidenziato nei documenti che ci sono stati forniti, il quartiere fieristico di Bologna è rimasto fermo – ce lo siamo detti anche l’audizione scorsa -, cosa che ha portato ad un congelamento della sede bolognese della fiera.

    Ora come ora BolognaFiere ovviamente riesce a far quadrare il bilancio grazie alle manifestazioni che si svolgono soprattutto all’estero: in Nord America e in Cina come il Cosmoprof, e questo rappresenta un po’ una rete di salvataggio. Concentrarsi però su un’unica manifestazione fieristica è sempre un rischio, se poi questa non si sviluppa a dovere qui sul nostro territorio. Noi come rappresentanti dei cittadini e del territorio ovviamente abbiamo sia il compito di far sì che BolognaFiere vada sempre per il meglio, ma abbiamo anche il dovere di far sì che l’indotto sul nostro territorio e anche il discorso occupazionale siano comunque garantiti. Ovvio che il discorso occupazione è legato all’andamento della sede del quartiere fieristico. Se non ci sarà una netta inversione di rotta, è ovvio che il problema si ripresenterà a breve. È stato detto che c’è una visione, si è parlato di investimenti, si dovrà poi capire quale sarà il rapporto tra il continuo braccio di ferro tra soci pubblici e privati, quindi diciamo che le incognite ci sono ancora.

    Farei qualche domanda, senza dilungarmi troppo, anche perché è già stato detto tanto nell’intervento che mi ha preceduto: vorrei proprio chiedere per quanto riguarda l’occupazione, quindi la garanzia per i lavoratori, che cosa si dovrebbe concretizzare su Bologna per far sì che questi esuberi non si ripresentino un domani? Poi, per quanto riguarda le partecipate è stato detto che è stata avviata un’opera di riduzione, fu detto anche nell’incontro scorso, Sogecos mi pare che non rientri in questa operazione di riduzione e mi domandavo quale fosse la sua importanza, per quale motivo. Mi pare che questa società abbia sede a Milano, quindi volevo capire le motivazioni per cui questa società, controllata da BolognaFiere, non rientri in questa revisione delle partecipate. Un’altra questione che riguarda più che altro le istituzioni, ma che indirettamente si riflette anche sulla società BolognaFiere, il discorso dei collegamenti. Ovvio che le istituzioni hanno un ruolo importante anche all’interno della società, però hanno anche un ruolo di pianificazione del territorio, della viabilità e quanto ne resta. Ad esempio, non so se potrebbero essere utili delle migliorie per quanto riguarda anche l’uscita del casello autostradale, oppure il collegamento tra il centro di Bologna, aeroporto e fiera. Ci potrebbero essere comunque azioni importanti da mettere in campo, e volevo capire quale fosse il pensiero di BolognaFiere in merito.

     

    Presidente SERRI

    Bessi.

     

    Consigliere Gianni BESSI

    Grazie presidente. Solo alcune riflessioni anche in prospettiva della seconda parte della modifica di legge che ci vedrà portarci al voto, e credo che occorra partire non solo dalle riflessioni che abbiamo fatto, dai dati puntuali presentati oggi, ma anche dai vari incontri che in questi mesi abbiamo svolto insieme non solo ai vertici della Fiera di Bologna, ma anche – visto che è il terzo incontro che facciamo – della responsabilità di ognuno di noi nel percorso e nell’informazione in cui ci siamo trovati tutti protagonisti. Quindi è chiaro che gli scenari che viviamo rispettano quel paradigma che non è più solo della velocità, ma dell’accelerazione dei mutamenti sociopolitici ed economici. Questa è una delle affermazioni che il presidente Boni aveva fatto la prima volta che si è presentato qui. Mi colpì, me la sono segnata, l’ho citata direi a memoria. Mi porta a una riflessione, visto la giornata di oggi, dove siamo sempre tutti bravi nei commenti e forse nell’affermare che noi, o io, di fronte a questi scenari che vanno in accelerazione, l’avevamo detto, non dico previsto in maniera profetica, prima degli altri, ma dobbiamo anche determinarci in una certa praticità nel quotidiano che i processi e i percorsi vanno fatti a step successivi, a gradini ma che consideriamo anche questo del concetto dell’accelerazione. Quindi sono mutate le condizioni infrastrutturali, economiche e sociali che avevano fatto di questo sistema regionale un elemento fortemente attrattivo. Questo lo possiamo vedere anche nella nostra vita quotidiana: basta pensare alla digitalizzazione, l’accelerazione di tutto ciò che ha percorso il mondo della comunicazione.

    Quindi credo che oggi dobbiamo anche collocare la nostra discussione nel percorso in cui vogliamo infilarci e quindi accrescere il ruolo di una delle più importanti manifestazioni fieristiche internazionali, come Bologna, di cui la Regione Emilia-Romagna è partecipe attivamente nel capitale sociale, deve chiaramente prevedere, per quanto mi riguarda, un approccio di responsabilità. Pertanto è chiaro che, andando in quanto presentato, in quanto visto nel percorso, nel piano industriale finanziario e anche di posizionamento proprio fisico della Fiera di Bologna, la riqualificazione è un dato di fatto. Dobbiamo apprestarci a una presa di responsabilità che questo è uno dei cardini su cui dobbiamo subito misurarci. Questa scelta avviene con l’impegno dei soci pubblici, quindi di noi Regione Emilia-Romagna in particolare, insieme al Comune di Bologna. Perciò anche questa credo che sia un’idea di questo percorso chiara e trasparente di essere protagonisti, di guidare questo processo, di dare un’indicazione che questo intervento, finalizzato al consolidamento e allo sviluppo di un sistema fieristico importante, avviene con la partecipazione degli enti locali e con la condivisione chiaramente delle decisioni societarie, di cui noi facciamo parte.

    Parliamo di un’area di oltre centomila metri quadrati di capacità espositiva che si andrà a riqualificare, quindi non è solo un punto importante nel posizionamento, ma è anche una visione. Credo che non debba solo prevedere una simmetricità con tutti gli elementi che fanno parte del sistema, perché questa simmetricità secondo me porta ad una possibile paralisi, quindi questo percorso va guidato. Credo che questo tipo di responsabilità proprio oggi, con quello che andremo anche nella successiva fase a portare avanti con il progetto di legge, pone le basi per affermare questo modello di sviluppo che punti su una serie di step presentati nel piano, e che abbia come obiettivo anche un po’ più avanzato un’aggregazione di poli fieristici oggi esistenti. Anche di questo se ne parla da lungo tempo. Quegli avvenimenti che portano a quelle accelerazioni, devono portarci anche ad una decisione. Quindi sulla base anche dei dati che abbiamo che sono noti e anzi, forse sono stranoti: che Bologna è oggi al ventiseiesimo posto nel mondo come fatturato subito dopo Milano, ma l’aggregazione ci porterebbe chiaramente ad avanzare in questa classifica. Non solo come avanzamento di classifica, ma per avere quei processi e quei prodotti che portano quel beneficio non solo al territorio di Bologna, ma a tutta la regione Emilia-Romagna, e secondo me al sistema Italia e del made in Italy in particolare, in quanto siamo uno dei punti centrali della manifattura mondiale, e questo ci deve portare a quel tema che è il processo decisionale. Quindi io credo che siamo nelle condizioni per entrare non solo nel vivo, ma per prendere una decisione oggi e poi nel percorso legislativo. Grazie.

     

    Presidente SERRI

    Bertani.

     

    Consigliere Andrea BERTANI

    Grazie presidente. Intanto volevo fare una domanda per capire se queste sono le slide di presentazione del piano, ma se esiste poi un documento che scende un po’ più nel dettaglio che sia almeno nelle mani della Giunta, che rappresenta in questo caso l’azionista, perché un piano di investimento ovviamente deve tenere conto degli investimenti richiesti, ma poi, per dimostrare che è sostenibile, deve far vedere i costi di struttura, i costi operativi, i fatturati, i margini che si riescono ad ottenere per vedere se poi quel piano è sostenibile. Da queste slide questo non si deduce. Quindi per capire se e dove possiamo documentarci un po’ meglio, visto che diamo mandato all’azionista pubblico di aderire o meno a questa Opa, a questa richiesta di aumento di capitale. Siccome quando ci si presenta agli azionisti, se io devo investire, forse qualche elemento di conoscenza in più per vedere se quell’investimento vale o meno, lo devo avere.

    Invece faccio qualche domanda un po’ più nello specifico. Siccome a breve dovremo discutere della modifica della legge che riguarda le fiere, in questa modifica si parla anche di sinergie e di sviluppo e di possibile aggregazione, allora volevo capire in questo piano industriale quanto e come pesa quella prospettiva: se questo piano è calcolato con o senza integrazione, se e quanto l’integrazione va ad incidere su questo piano. Sicuramente lo fa, potrebbe incidere in maniera positiva ma anche in maniera negativa. Ci saranno dei pro e dei contro sia nello scenario A (nessuna integrazione) che nello scenario B (integrazione). Anche perché qui abbiamo uno studio, anche qui mi piacerebbe sapere – magari non lo sapete voi, magari lo sa l’assessore – a che livello è lo studio commissionato dai tre enti Fiera, per cui forse non lo sa neanche l’assessore, ma ne sapete più voi, a che livello è quello studio e se ci sono già dei dati che ci possono convincere verso una direzione o l’altra. Qui si parla molto di investimento immobiliare, in realtà vedo che c’è un investimento sul Cosmoprof di 40 milioni di euro, che non vedo all’interno dello specchietto degli investimenti, per capire se questo è un investimento già programmato o è ulteriore, però nello specchietto degli investimenti immobiliari non si vede.

    L’altro aspetto è quello che secondo me sarebbe bene approfondire: per la fiera okay l’investimento immobiliare, perché è importante che abbia dei padiglioni sufficientemente ampi e sufficientemente decenti, però c’è anche l’aspetto dell’accesso della logistica, quindi tutto l’aspetto dell’arrivo via autostrada, che oggi è un collo di bottiglia e dei trasporti pubblici sicuramente rende più o meno appetibile una fiera. In questo momento, penso che anche questo sia un aspetto critico dell’appetibilità di questa fiera. Se è difficile arrivarci, se è difficile portarci il materiale, se è difficile tutto questo, la fiera diventa meno appetibile. Vorrei capire, è vero che qui parliamo mi sembra del 2020, però se e quanto ritenete che questo potrà essere utile. Grazie.

     

    Presidente SERRI

    Darei la parola per un giro di risposte a queste considerazioni e domande, richieste di approfondimento che sono state fatte. Presidente Boni, prego.

     

    Presidente BONI

    Grazie presidente. Credo che siano state fatte delle osservazioni tutte molto pregnanti e interessanti e quindi vi ringrazio di questo. La consigliera che ha parlato per prima ha fatto una disamina molto ampia, spero di essere in grado di risponderle. Chiarisco subito una cosa che secondo me è fondamentale, e spero che vogliate capire la mia buona fede. Io cerco di agire con la massima trasparenza e nel massimo rispetto del mandato che mi è stato dato dai miei soci, che sono pubblici e privati insieme: da parte di nessuno dei soci ho avuto l’invito a considerare questa operazione di risanamento, revamping della fiera, di individuazione delle possibili linee di sviluppo, non ho sentito dire da nessuno che non la devo gestire come un’azienda. Anzi, il fatto che io abbia accettato un mandato di solo un anno, come sapete, perché loro potessero provare me, ma anch’io potessi provare loro, è legato al fatto che sono, nel mio disperato essere, semplicemente un uomo aziendale: ho un grandissimo rispetto che mi viene anche dalla mia lontana cultura classica per la politica, perché la polis è quella che conta, quindi tutto quello che posso fare per rendermi disponibile, per aiutare chi esercita a nome di tutti noi questo ruolo, credo di essere assolutamente disponibile a farlo.

    Ma c’è un limite, io gestisco un’azienda che è sul mercato, un’azienda che è in competizione con altre aziende, altre aziende che hanno usato la politica come arma impropria nei nostri riguardi, perché avete letto negli ultimi giorni che il nostro avversario numero uno che ci ha portato via due o tre fiere negli ultimi anni, è il mio benvenuto qui a Bologna. Sono andato a presentare una fiera, mi hanno detto che sarebbe stata l’ultima volta, perché si sarebbe trasferita. Loro hanno appena fatto il delisting, perché stanno perdendo sacco di quattrini in Borsa: ha perso i tre quarti del suo valore l’azione, nonostante le operazioni coperte – forse uso impropriamente il termine “politico” e mi scuso con voi – avendo alle spalle una fondazione che li copre da sempre. Da quando è nata, non ha mai fatto un euro di utile Milano, gli copre le perdite. Io ho un limite, vorrei che voi mi capiste: gestisco un’azienda che deve riuscire a difendersi, pur essendo un po’ in ritardo, ma avendo dei fondamentali importanti e un grande ruolo da difendere e da riappropriarsene pienamente, da attacchi che mi vengono sul mercato da altre situazioni che ho cercato di dire qualcuna di loro non brilla proprio per chiarezza, quindi tutte le notizie che escono e che possono essere giocate contro di me, io le devo tutelare. Se facessi mai troppo il generoso su certe notizie, potrei da chi ha il diritto e il dovere, quindi i miei consiglieri e i miei soci, sentirmi dire: perché tu sei andato a dire questo dato, questa cifra o questo numero in pubblico, che poi ce lo troviamo girato contro sul mercato? Quindi vi prego di credere, il mio limite è unicamente quello.

    Premesso questo, è chiaro che noi abbiamo nel piano una parte economico-finanziaria molto importante, siamo partiti – proprio per cominciare a rispondere alle sue giuste domande – dal cash flow: da vedere qual era la sostenibilità del piano e in base a quello che l’ente fieristico, l’azienda fieristica era in grado di procurare con le proprie forze, ricorrendo quindi soltanto in un secondo momento, per mantenere la posizione finanziaria netta su un certo allineamento, a una quota parte di indebitamento bancario. Quindi mi scuso se non ci sono dei numeri di dettaglio sulle spese per le consulenze; ho parlato di un abbattimento delle spese generali piuttosto consistente – vi prego di credere che è piuttosto importante – ma non posso dare dei numeri, perché da quei numeri possono venire fuori delle situazioni distorte facilmente sul mercato.

    Mi si chiedeva anche una questione di Palazzo degli affari, dell’apporto dei privati. Io sono in questo momento molto ottimista, non tanto perché vengo da questa bella apertura concreta – questo è un fatto, non è un’opinione – della fiera EIMA, però non ho segreti. In questo caso, sto cercando di svolgere il mio ruolo in maniera corretta, quindi non sono né “partigiano” del pubblico, né del privato, mi attengo a quello che ho sempre sentito dire dai miei consiglieri e dai miei soci: quello che importa è che la fiera sia gestita bene, che sia gestita come un’azienda, come un’impresa che quindi guardi a essere protagonista sul mercato e a portare dei risultati. Poi, che la maggioranza sia pubblica, privata, mista, quello che è, a chi la gestisce non deve interessare. Io questa filosofia la condivido pienamente. Detto questo, comunque, c’è una questione Palazzo degli affari che potrebbe un po’ alterare gli equilibri. Noi siamo vincolati ad approfittare di questa opportunità, perché siamo andati noi a chiedere se nell’ambito dei lavori di sviluppo della fiera era possibile intervenire sulla parte importante di piazza della Costituzione, potendo usufruire di questo palazzotto che ormai è fatiscente e che comunque necessitava, anche da parte degli attuali occupanti, di grandi opere di ristrutturazione. Ci è stato detto di sì, quindi ci fa piacere che possa entrare nel gioco. Quando, come, quanto sarà valutato, come potrà essere soppesato dalla parte pubblica e privata è ancora un’operazione in corso. Non figura nel piano, perché non siamo assolutamente in grado di quantificarla oggi.

    Collegamento con il trasporto pubblico. Ne ha parlato anche poco fa il suo collega, credo che sia fondamentale: oggi le battaglie per le fiere si vincono molto nel campo della logistica. Così come si vincono molto con dei quartieri accoglienti, efficienti, moderni. Non dimentichiamo che ci sono alcune grandi città, dato che oramai le battaglie sono tra grandi città, tra grandi centri in questo campo, che ne hanno addirittura due. Parigi e Barcellona hanno due fiere, sono due grandi città con due grandi quartieri fieristici. Ne hanno due, perché da un punto di vista della logistica agevola. Come sapete, avere la città vicino è un vantaggio da un certo profilo, ma può creare dei problemi dall’altro. Noi stiamo vivendo in questo momento in termini molto positivi, perché è stato fatto immediatamente, sulla scorta di queste nostre prime operazioni preparatorie del piano di sviluppo, un accordo di programma con Comune, Città metropolitana, Regione, verrà annunciato direi nei prossimi giorni. Questo sicuramente ci avvantaggerà, perché tutta la parte relativa alla prima tranche di lavori ha già la sua copertura. Sotto il profilo burocratico, non c’è da perdere tempo in permessi, modifiche di piani e cose varie.

    Detto questo, la vera aspettativa. Noi consideriamo la città di Bologna un’arma fondamentale, lo dico spesso come battuta, provate a vivervi come un espositore o un buyer di una grande compagnia estera che finisce una fiera a Milano, esce, si trova a Rho; finisce la fiera a Bologna e si trova a Bologna. È un altro paio di maniche. C’è un centro medievale che è uno dei più belli del mondo. Ci sono dei problemi, che bisogna con buona volontà cercare di risolvere. Uno è quello che accennavate credo entrambi prima: credo sia importante, non ne stiamo parlando, ma siamo consapevoli che chi ha delle responsabilità pubbliche non può schioccare le dita, anche se condivide un problema, e inventarsi un’immediata soluzione. È chiaro che è indispensabile avere un collegamento che vada dall’aeroporto alla stazione, alla fiera e a FICO. Sono quattro realtà importanti che in una qualche maniera devono essere collegate.

    Quanto al problema anche citato a questo proposito del versante autostradale, effettivamente oggi è un mal di testa perché uno esce, si trova all’interno di un labirinto che non ha molto senso. Basta che ci siano cento macchine che si crea l’imbuto, perché c’è un’inversione a U da fare, quindi una roba che non sta molto in piedi. C’è un progetto anche su quello, lo accennava prima il dottor Bruzzone: pensiamo che quello debba essere un ingresso perlomeno importante come quello su piazza della Costituzione, dove stiamo operando insieme a Unipol perché entrambi ci affacciamo su quella piazza per rifarla, farla molto più verde, per darle un senso di circolazione migliore, per fare dei parcamenti possibilmente non troppo invasivi e quant’altro. Lavoriamo molto anche sull’ingresso verso l’autostrada. Addirittura c’è già il permesso per fare un altro passaggio sotto la ferrovia, in modo da avere delle correnti alternate. Quando ci sono allettamenti e disallestimenti delle manifestazioni più importanti è un gran mal di testa, perché c’è solo un passaggio sotto la ferrovia e quindi bisogna fare solo il senso alternato e non si può avere i due flussi in contemporanea. Quindi vi ringrazio per aver fatto questa domanda e conto molto da parte del mondo politico amministrativo, che gode del mio pieno e totale rispetto, di un appoggio, di una mano in proposito.

    Altra osservazione e chiarimento che chiedeva la consigliera. Credo sia indispensabile chiarire che l’incarico a Kpmg, loro hanno già iniziato ad operare ma non c’è ancora stata una lettera formale in funzione dei rapporti direi di scioltezza che ci legano, comunque l’incarico è stato stimato, e non si spenderà una lira in più, 45 mila euro – qui non ho difficoltà a darvi la cifra – che dovrebbero essere pagati un terzo, un terzo e un terzo dalle tre fiere. Quindi non è certamente una cifra da poter “ribaltare i vapori”, come dicono a Venezia.

    Sugli esuberi, questo è un tema molto delicato affrontato da un paio di voi, quindi vi ringrazio, è molto doveroso e corretto perché è stata un’esplosione di misunderstanding (fraintendimenti) oltretutto da parte mia quella vicenda. Come sapete, c’è stata una serie di richieste successive di approfondimento, chiarimento, è stato un po’ tutto uno stop and go, una sospensione, un rinvio fino ad arrivare alla richiesta di ritiro, che è stata sicuramente gradita e ben accolta a quel punto, perché non c’erano interlocutori, quindi non avevamo la possibilità di costruire un dialogo che credo sia indispensabile in tutte queste vicende per trovare una soluzione. Quindi siamo molto sereni in questo momento, perché ha avocato a sé la guida il tavolo di Città metropolitana della vicenda il nostro Sindaco. A seguito di quello abbiamo riaperto il dialogo finalmente con le organizzazioni sindacali, abbiamo fatto un paio di incontri tecnici che ci hanno consentito di fare dei passi avanti, ce ne sarà un altro fra alcuni giorni. Noi quindi siamo molto sereni e molto tranquilli nel vedere che finalmente il dialogo si è aperto, c’è una audience e uno scambio di valutazioni corretto tra le parti che siedono al tavolo che è di assoluto, grande e totale prestigio. Quindi noi siamo in questa fase estremamente tranquilli.

    La Fiera del Levante, credo che sia una cosa molto facile da chiarire. Noi stiamo cercando di portare delle manifestazioni, cosa che non è facile, ma comunque soprattutto a livello internazionale ci stiamo mettendo “un maghetto” da parte all’interno di questo piano per essere pronti a intervenire, a crescere e a svilupparci anche per linee esterne, quindi con acquisizioni. Certamente non abbiamo nessuna intenzione di portare via da Bologna le nostre fiere. Noi le fiere cerchiamo di portarle a Bologna, non di portarle fuori da Bologna. Questo deve essere immediatamente molto chiaro. Perché siamo intervenuti? Questo pour parler, chiamiamolo così, perché non c’è ancora un contratto siglato, ancora niente di preciso, l’ho trovato già avviato: conosco la Fiera di Bari, conosco il travaglio che ha subito, le vicende drammatiche che hanno dovuto superare e conosco le persone che oggi hanno preso in mano questa realtà per cercare di rilanciarla. Penso che, al di là delle parole rituali, quando si parla di Sud c’è la possibilità minima, con il minimo sforzo di dargli una mano, non sia proprio male cercare di farlo. Intanto tengo a chiarire che noi partecipiamo alla società di gestione di questa nuova Fiera di Bari per il 10%. E’ una fiera che fatturerà 2 o 3 milioni all’anno, non credo che il bersaglio possa essere più elevato, quindi se anche perdesse tanto come fattura, avendo noi il 10%, perdiamo 100 mila euro, 200 mila euro? Abbiamo la possibilità dopo due anni di tirarci fuori. Non abbiamo ancora firmato il contratto, anzi, loro si stanno lamentando. Devo dire che bisogna che vi mettiate d’accordo – scusi se mi permetto questa battuta, consigliera – perché i vostri amici di laggiù quando sono arrivato, hanno detto: arrivano quelli di Bologna a rubarci le fiere, a fare shopping a Bari! Ho detto che non ero lì per fare shopping, che non avrei portato né tolto niente; c’è la buona volontà da parte nostra di dare una mano a una realtà che, a livello di attualità della situazione di oggi, visto che purtroppo da Firenze in giù ormai è notte fonda per le fiere, Bari ha la possibilità di rappresentare qualcosa. Evidentemente non fiere internazionali di grande importanza, di grande impegno, non movimenti tellurici assolutamente grandiosi, ma esiste una gamma di manifestazioni, e vi ho fatto avere l’elenco di quello che si sviluppa a Ferrara e a Modena: sono quelle manifestazioni che hanno una eco abbastanza ridotta, una cassa di risonanza abbastanza contenuta, ma che per una certa ampiezza di territorio hanno una loro valenza. Quindi Bari può ricominciare ad essere punto di riferimento per i territori del Sud. In particolare, visto che qui io mi ritengo in famiglia, perché cerchiamo di tirare l’acqua al nostro mulino, per la Fiera di Bologna può anche essere una buona opportunità, perché è un po’ come un gioco di biliardo: a seconda di come si muovono le biglie sul biliardo, si fanno punti o si bevono; nell’ambito del panorama fieristico italiano la possibilità di avere in Bari una realtà sulla quale giocare certe partite, sperimentare certe cose, creare certe alternative, alternanze rispetto a certe realtà, per esempio sul vino, sull’olio e sulla pasta qualche cosa nel Sud e a Bari si potrebbe fare, sarebbe molto interessante, sarebbe fare giustizia di una realtà che è stata depredata per un sacco di anni. I vini pugliesi, che sono tra i migliori del mondo, servivano solo per andare in Francia a tagliare i vini francesi, adesso che giù hanno capito che devono avere la cultura, devono avere tutti gli enologi che servono per creare dei vini in casa loro, venderli loro, in qualche maniera credo che possa anche essere bello cercare di aiutarli. Ma qui vado un po’ troppo a spasso.

    Revisione partecipate, perché no Cosmoprof. Spero che sia una battuta. Sogecos e Cosmoprof sono la stessa cosa, è la nostra cassaforte, quindi mi metto i guanti tutte le volte che vado attorno alla cassaforte per essere prudente. A parte le battute, in questa fase in questo momento fintanto che – come ha detto qualcun altro prima, anche un po’ brutalmente – non vengono modificate radicalmente certe abitudini, certe attitudini, certi criteri gestionali che hanno dominato qui nell’area per un certo periodo negli ultimi tempi, è molto meglio che Sogecos o Cosmoprof, come la vogliamo chiamare, batta bandiera panamense e viva la sua indipendenza. Dottor Bruzzone, quanto ci dà nell’anno e ci continua a dare?

     

     

    Dott. BRUZZONE

    Siamo sui 20 milioni di euro di marginalità per la capogruppo.

     

    Presidente BONI

    Teniamocela cara, perché buona parte di questo nostro piano di sviluppo fa conto sul fatto che non tutto, come è successo negli ultimi tempi, venga prelevato per chiudere i buchi che si fanno dalle altre parti, che non è giusto perché invece deve servire per lo sviluppo di chi produce l’utile. Per un certo periodo che una parte continui ad essere utilizzata, anche per fare da tappabuchi va bene, ma più di tanto no. Meno male che c’è questa fonte di ricchezza, perché il dovere delle aziende sostanzialmente è quello: un’azienda deve produrre ricchezza, deve produrre utile per poter reinvestire, per potersi sviluppare, perché c’è una condanna: le aziende se si fermano, muoiono.

    Questo deve essere molto chiaro. La condanna delle aziende è che si devono sviluppare continuamente. Scomodando il mio amico amministratore della Dall’Ara Automobili gli chiedevo come mai c’è tutto questo fiorire anche di piccole aziende che fanno dei piccoli particolari, vengono qui i grandi marchi tedeschi a comprare sulle colline: è molto semplice, bisogna lavorare molto bene, avere il primo rapporto prezzo/qualità nel prodotto che fai o essere in grado di essere tu solo che lo fai. A quel punto, il mercato è tuo; l’azienda è tua; l’azienda cresce, fa degli utili con i quali la fai crescere ulteriormente.

    Questo è quello che dobbiamo tenere ben presente qui a Bologna. Non si può vivere di rendita, stare lì ad aspettare che maturino le nespole, perché tanto qui siamo l’ombelico del mondo, i treni arrivano qui, gli aerei arrivano qui, i turisti arrivano qui, per cui campa cavallo che l’erba cresce. La mattina bisogna alzarsi con il coltello in bocca, non chiedersi se sei gazzella o leone e mettersi a correre. Questa è un’altra grande scommessa che c’è temporalmente da affrontare qui: le aziende non possono più essere come degli uffici postali, dove si va con calma e si guarda di arrivare all’ora in cui si torna a timbrare il cartellino per uscire. Le aziende devono essere molto vive e vivaci. Il mercato oggi ce lo richiede. Quindi dobbiamo essere noi per primi ad essere molto vivaci, molto propositivi in modo che un po’ tutta l’azienda segua l’esempio.

    Quanto pesa l’aggregazione con le altre fiere. Non abbiamo fatto delle valutazioni del genere, nel piano questo non figura. Pesa nel senso delle cose che stavo cercando malamente, e mi scuso, di dire poco fa. Da un punto di vista aziendale, siccome il valore dell’azienda è legato al margine operativo lordo, che oggi è di moda chiamare “ebitda”, moltiplicato per un certo numero, è evidente che noi adesso abbiamo una certa fretta di raggiungere certi risultati che sicuramente ci sono nella pancia di questo piano di sviluppo, proprio perché se tra alcuni mesi, tra un periodo, che mi auguro non biblico, si faranno dei passi avanti nell’aggregazione, è chiaro che dobbiamo cercare di avere la nostra fiera valorizzata il più possibile. Questo valore dipenderà dal margine operativo lordo che noi saremo in grado di presentare ai nostri amici, che in quella circostanza diventeranno inevitabilmente dei competitor. Io sono qui da sette, otto mesi, quello che è, come credo di avervi già detto un’altra volta, ho diviso a quadrimestri la mia attività qui in Fiere di Bologna: il primo quadrimestre è stato un po’ di rottura per capire un po’ come girava il fumo; il secondo quadrimestre è stato di costruzione e abbiamo rispettato l’impegno di presentare entro novembre – ce l’abbiamo fatta il 28 ottobre – una prima bozza di piano di sviluppo; adesso abbiamo davanti un quadrimestre per chiudere l’anno, nel quale cercare di ottenere quello che, a mio parere, è il gol più importante.

    Ci siamo riconquistati della credibilità sul mercato fieristico, quasi tutte le settimane abbiamo la visita di quartieri italiani o quartieri esteri che ci chiedono di fare qualcosa insieme, e questo ci onora molto e ci dà la conferma del valore che abbiamo in mano, di che cosa ancora oggi conta nel mondo fieristico il nome di BolognaFiere. Però considererei veramente il coronamento di questo anno di lavoro abbastanza faticoso e impegnativo, il fatto di poter avere a breve la coesione di tutti i soci, siano essi pubblici o privati, per partire concretamente nell’attuazione del piano. Grazie.

     

    Presidente SERRI

    Grazie presidente. Ho una richiesta di Taruffi e poi la parola all’assessore Costi.

     

    Consigliere Igor TARUFFI

    Rapidamente perché la Commissione sta prendendo decisamente tempo, ma era anche prevedibile. Innanzitutto volevo ringraziare il presidente Boni per la disponibilità, è già la seconda o terza volta che viene qui, quindi credo sia opportuno riconoscere la disponibilità e il fatto che si sia rimessa la discussione sui binari più corretti, anche dal punto di vista della trasmissione delle informazioni, del dibattito che ci riguarda e ci dovrà riguardare.

    Ovviamente il tema del rilancio del quartiere fieristico è un tema centrale, quindi bene che si comincino a vedere, sulla carta almeno, quelle che sono le intenzioni per rilanciarlo e per promuoverlo, perché da lì passa una parte fondamentale del futuro e delle prospettive di BolognaFiere e di chi ci lavora, sul quale poi dirò due cose, che ovviamente spera di poter continuare a lavorare in quella realtà. Noi abbiamo visto di buon occhio quella che è stata in qualche modo una rivisitazione da parte dei soggetti pubblici del ruolo che gli stessi devono e dovranno avere all’interno di BolognaFiere, quindi sosterremo l’iniziativa, l’aumento di capitale che coinvolgerà anche la Regione, che riteniamo un passaggio altrettanto importante, perché chiaramente anche da lì passa una parte non secondaria delle prospettive di BolognaFiere.

    Al tempo stesso però qualche elemento di perplessità e preoccupazione c’è, perché immagino che ovviamente i soci privati che, a più riprese nel dibattito pubblico sviluppato sui giornali, hanno sottolineato la necessità di avere un piano industriale preciso, prima di decidere se far parte di questa ricapitalizzazione o meno, immagino che con i soci privati verranno discussi documenti che saranno più completi rispetto alle slide riassuntive e sintetiche che abbiamo avuto. Immagino, perché chiaramente diventa difficile per noi, sulla base di questo, stabilire la bontà o meno di un piano, ed essendo comunque il soggetto, questa Commissione e l’Aula, che deve dare mandato, attraverso l’approvazione degli strumenti normativi, per andare avanti su questa strada, diventa un pochino difficile riuscire a capire fino in fondo la bontà dell’operazione complessiva.

    Quindi sicuramente si è ricondotta la discussione su un giusto binario; da qui a dire che la strada che abbiamo di fronte è quella giusta, è ancora difficile. Lo dico soprattutto perché, nella franchezza con la quale lei ha affrontato la discussione e della quale va ringraziato, penso con la stessa franchezza che dobbiamo dirci che noi ci siamo trovati in questa Commissione, e anche in Aula, ad affrontare il passaggio rispetto al tema delle lavoratrici e dei lavoratori con una precipitazione che è stata molto forte. Ci siamo trovati ad un certo punto con 123 persone, a cui era stato detto che per loro non c’era più la possibilità di continuare a lavorare all’interno di BolognaFiere. Questo non due, tre, cinque anni fa, ma appena qualche mese fa.

    Dopo di che, la discussione, anche sindacale, si è ricondotta nei giusti binari, bene che oggi finalmente il sindaco di Bologna abbia deciso di occuparsi di ricostruire, secondo quello che è il suo compito e il suo ruolo, insieme anche alla Regione il tavolo su cui affrontare quel tipo di discussione, però la dico con una battuta: lei prima diceva, rispondendo a chi interveniva prima su questo tema, che è tranquillo, nel senso che la discussione sta andando avanti secondo le giuste prospettive, dico che forse un pochino meno tranquilli sono le lavoratrici e i lavoratori perché comunque fino a due mesi fa, solo grazie alla loro mobilitazione e alla loro capacità e forza di mobilitazione, si è interrotto un processo che altrimenti sarebbe probabilmente andato avanti sulla scorta di come era iniziato, con la perdita di posti di lavoro. Dico questo perché, con estrema franchezza, e in tutto questo ragionamento che abbiamo sentito oggi, la parte che ci preoccupa un pochino di più, anche sulla prospettiva, è proprio quella legata al tema occupazionale.

    È chiaro che la precondizione perché ci sia occupazione è lo sviluppo e il rafforzamento della fiera, però è anche vero che se solamente pochi mesi fa eravamo nella condizione, anche per problemi contrattuali che il presidente Boni ha denunciato pubblicamente, quindi non sto dicendo segreti di Stato, rispetto a tutta quella discussione ci aspettiamo elementi concreti di chiarezza maggiore a tutela delle lavoratrici, dei lavoratori, delle prospettive occupazionali di una realtà che per Bologna, per la Città metropolitana è fondamentale per l’indotto, per tutte le ragioni che abbiamo ricordato, ma anche soprattutto per i livelli occupazionali che garantisce. In un momento di difficoltà complessiva come quello che sta vivendo, anche la Città metropolitana di Bologna perché se facessimo – l’assessore Costi meglio di noi può farlo – l’elenco delle vertenze di crisi che lei per prima sta seguendo dal punto di vista complessivo, vediamo che c’è una situazione molto preoccupante complessivamente. Chiaro che BolognaFiere per l’importanza che ha, anche in termini occupazionali, è un elemento su cui l’attenzione per noi deve essere massima, e da questo punto di vista ci aspetteremo e ci aspettiamo risposte e prospettive più puntuali sulle quali poter dire ci siamo per la nostra parte.

    Io credo sicuramente che l’assessore Costi – non voglio e non posso rubare il mestiere – dirà che noi ci siamo, e il sostegno che possiamo garantire lo garantiremo, però vogliamo avere delle risposte e le prospettive sulle quali spenderci e sulle quali garantire anche una prospettiva che fino a qualche mese fa era ben diversa, era molto preoccupante. Ribadisco, non credo che nel giro di tre mesi siano mutate le condizioni in modo tale per cui quelle preoccupazioni e quei problemi che erano stati rappresentati, si sono dissolti magicamente nel nulla. La preoccupazione che il tema dell’occupazione dei lavoratori e della vertenza, che si è temporaneamente sospesa, possa ripartire anche con forza da qui a qualche mese noi la avvertiamo tutta, e per avere la possibilità di risolvere i nostri dubbi abbiamo bisogno di strumenti che oggettivamente devono essere un pochino più raffinati, un pochino più di dettaglio rispetto a quelli di cui disponiamo adesso, ferme restando le prerogative che non sono messe in discussione, né possiamo mettere in discussione, nel ruolo del consiglio d’amministrazione e di chi deve dirigere poi l’azienda. Visto che siamo in una sede istituzionale a discutere del rilancio di BolognaFiere e di quello che noi possiamo fare e del ruolo che possiamo avere per il contributo che possiamo dare in questa direzione, credo che dal punto di vista delle informazioni ci serve qualche elemento in più. Grazie.

     

    Presidente SERRI

    Assessore Costi.

     

    Assessore Palma COSTI – Assessore alle attività produttive, piano energetico, economia verde e ricostruzione post-sisma

    Grazie. Semplicemente alcune considerazioni, perché credo che si intreccino due temi che bisogna assolutamente che teniamo in considerazione entrambi con la stessa importanza. Questa Giunta ha immediatamente, nel momento in cui ha fatto un ragionamento sulle società partecipate, deciso e ha ritenuto che la partecipazione alle fiere, una partecipazione quindi a una realtà aziendale, quindi è un’azienda a tutti gli effetti, fosse un elemento di tipo strategico. È strategico perché è stato detto prima, forse ci si dimentica: quando si danno quei numeri, EIMA, Cersaie e tutte le fiere che sono state messe in fila, comprese anche tutte le fiere che vengono svolte, alcune sono uniche, quella del restauro di Ferrara è unica a livello internazionale, a Ferrara e a Modena, sono eventi e manifestazioni dove migliaia di imprese che hanno migliaia di lavoratori, che hanno in questo strumento fieristico, quindi nella fiera, possibilità di fare business e quindi possibilità di continuare quell’operazione che devono fare tutte le aziende. Lo diceva prima benissimo il presidente Boni. Questo è il primo elemento fondamentale.

    Nel momento in cui ci siamo posti il tema, e abbiamo lungamente discusso anche in queste Commissioni in tutti e tre gli eventi che ci hanno visto partecipi, è un tema che ho ribadito e che ci tengo a ribadire. Noi stiamo lavorando e abbiamo chiesto, in modo preciso e puntuale, perché la Giunta l’ha sempre chiesto, un piano di sviluppo, un piano industriale a Fiera di Bologna, come l’abbiamo chiesto alle altre fiere dove noi partecipiamo, perché vorrei ricordare che abbiamo appena concluso, e siamo soci, la vicenda della fusione tra Rimini e Vicenza, dove abbiamo fatto la parte che ci compete come soci e non altro, perché poi anche lì è un’azienda che ha fatto le sue valutazioni, i suoi ragionamenti e quant’altro, e stiamo lavorando e stiamo facendo per rafforzare questi strumenti.

    Ci siamo detti che Bologna rimane uno dei quartieri fieristici più importanti che abbiamo in Italia, alcune fiere le abbiamo solo qui, anche perché hanno un radicamento rispetto ai nostri distretti che, se li perdessimo, ieri ero alla conferenza stampa con EIMA: la motorizzazione agricola è uno dei grandi distretti del grande nostro territorio, come lo è la ceramica, come lo è tutta la parte sanitaria, perché abbiamo uno dei distretti più grandi e più importanti in Europa sul biomedicale, come lo è il food, come lo è il wellness, come la Motor Valley e come tutto. Noi dobbiamo sapere che la Fiera di Bologna è uno strumento di straordinaria importanza e fondamentale per queste imprese. Quindi questo ci tengo a dirlo. L’operazione che stiamo cercando di fare e che abbiamo sostenuto da subito, era quella di lavorare perché la Fiera di Bologna recuperasse quei ritardi sia di vision forse, e anche di adeguamento strutturale, operativo e chiaramente anche in parte organizzativo, perché anche il quartiere fieristico verrà organizzato in modo diverso anche con la congressistica che avrà un ruolo fondamentale, cosa che oggi – a differenza per esempio di Rimini – il quartiere di Bologna non ha, per cui questa è l’operazione che noi abbiamo sostenuto.

    Crediamo che il piano presentato sia un piano che fa vedere che cosa rappresenta e che cosa diventa e che cosa potrà diventare ulteriormente questo quartiere, oltre a quello che c’è già oggi, perché EIMA è rimasta qua. EIMA era la fiera che rischiavamo di perdere, sono 1.900 gli espositori, non sono 5 persone, sono 1.900 espositori che vengono da 140 Paesi del mondo. Quindi questo è il livello di quello di cui noi oggi stiamo parlando. EIMA oggi è qua, è qua perché c’è stato un impegno di tutto il sistema, ad iniziare da quello pubblico perché la Fiera di Bologna possa essere restaurata, migliorata, possa essere fatto un restyling e possa avere quelle caratteristiche di cui oggi necessita qualsiasi fiera a livello internazionale. Quindi questa è la prima operazione che stiamo facendo, e l’aumento di capitale che abbiamo proposto, che proponiamo e che ribadiamo oggi di proporre e di votare, è un aumento di capitale che serve per un piano industriale che ha questa visione, questi obiettivi e che ha materialmente e concretamente quegli step che oggi sono stati illustrati.

    Certo, con un’attenzione che è già l’attenzione del Comune di Bologna, assieme anche al pezzo che compete a noi, rispetto al tema della logistica, perché si è visto, sono stati ridisegnati gli spazi esterni che hanno bisogno del collegamento che dicevano prima, sono stati ridisegnati anche gli spazi interni. Non sono usciti, ma si vedono benissimo, ci sono tutti i tracciati anche per l’utilizzo al meglio di tutti gli spazi che oggi ci sono. Quindi riteniamo che oggi siamo di fronte a un progetto che abbia le caratteristiche e le ambizioni e gli obiettivi che questa Giunta si è posta, nel momento in cui ha ritenuto di rimanere partecipata convinta rispetto alla Fiera di Bologna. Dopo di che sono i soci che decidono, è vero, ma i soci decidono all’interno di forme, di modalità e di strumenti che ci sono. C’è il consiglio d’amministrazione che è formato dai soci pubblici e dai soci privati, quindi competerà a loro l’approvazione definitiva, ci sarà il momento dell’assemblea.

    Voglio ricordare che questo tema dell’aumento di capitale sarà chiarito e definito nel momento in cui il consiglio d’amministrazione proporrà l’aumento di capitale, nelle forme che riterrà giuste ed opportune, e l’assemblea dei soci di cui noi facciamo parte, perché noi siamo nell’assemblea dei soci, darà il parere e approverà o non approverà il tema dell’aumento di capitale. In quel momento, ci saranno le esplicitazioni da parte di tutti i soggetti; il pubblico chiaramente ha dei meccanismi che sono molto correttamente formalizzati, per cui la Regione per partecipare necessita di una legge, perché è la legge che le permette di partecipare, e il Comune di Bologna avrà bisogno di altri atti, la Camera di Commercio di altri atti. I privati hanno altri meccanismi. Per cui, ci sarà un momento molto preciso e molto puntuale dove questo tema sarà chiarito e definito in un modo molto preciso e molto puntuale.

    Poi, visto che il nostro obiettivo come Regione e quindi anche per la parte pubblica noi l’abbiamo detto: non siamo preoccupati di andare in maggioranza, non è tanto questo, se andiamo in maggioranza perché i privati non compartecipano; io credo che sarebbe invece molto utile e necessario non per la maggioranza ma per il bene della fiera, per il bene di questa città e delle nostre imprese che la partecipazione fosse del pubblico, come stiamo facendo, ma fosse cospicua anche da parte dei privati. Sono risorse fresche che vengono immesse all’interno di un’operazione che permetterà all’azienda fiera di affrontare in un modo molto più solido e molto più tranquillo gli investimenti che comunque potrà fare e dovrà fare secondo un calendario, che ha detto prima il presidente, chiaramente di attivazione di risorse private. Poi possono essere bancarie, possono essere altre modalità. Quindi questo è quello che mi sento di dire rispetto a parte del lavoro che stiamo affrontando.

    In questo, c’è un tema delicato ed altrettanto importante, che credo abbiamo ricondotto nei modi e nelle forme giuste, perché abbiamo tutti ritenuto che non ci potesse essere, rispetto ai lavoratori nessuna tagliola, ed è stato chiesto ed è stato ritirato il processo, il procedimento in corso di mobilità; si è deciso di procedere con un rapporto all’interno di un tavolo che è quello metropolitano, e all’interno anche di un confronto diretto tra azienda e lavoratori e credo che questo sia la modalità corretta e giusta per condividere anche con i lavoratori e con la parte sindacale il piano industriale, le prospettive di crescita. Quello per cui noi stiamo lavorando è dare delle prospettive di ulteriore crescita a questa fiera e io auspico di arrivare anche a una conclusione positiva rispetto a tutta questa parte, che ci ha visti impegnati forse dimenticando anche un pezzettino dell’altro, che anche dall’altra parte ci sono dei lavoratori. Quindi credo che da questo punto di vista abbiamo tutti lavorato per cercare di salvaguardare i posti di lavoro, di salvaguardare un processo di sviluppo della nostra fiera e credo che oggi aspettavamo il piano industriale, che giustamente il presidente Boni dice di poter fornire per alcune parti, perché è comunque un’azienda, ci sono degli aspetti di libera concorrenza che sono delicati.

    Su questo non posso dire assolutamente nulla perché è vero, non è che giuridicamente siamo in una situazione diversa da questo aspetto. Credo sia giusto che questa Commissione oggi possa approvare questo progetto di legge, possa procedere. Avremo altri momenti in cui chiaramente discutere anche di ciò che succederà, però credo che siamo davvero – come ha detto prima il relatore Gianni Bessi, che ringrazio – di fronte a un mondo che sta correndo e a una possibilità e a un dovere di mantenere qui e di acquisire ulteriori fiere anche all’interno di un processo di aggregazione del sistema fieristico regionale. Credo che oggi sia giusto che la politica dia anche un segnale rispetto ai tempi, che sono importanti anche rispetto alla competitività di un territorio, in questo caso di una città e di una regione, che hanno nel quartiere fieristico di Bologna un asset chiaramente fondamentale. Grazie.

     

    Presidente SERRI

    Grazie assessore. Noi chiudiamo qui la prima parte dei lavori della Commissione, quindi salutiamo e ringraziamo ancora il presidente Boni e il direttore Bruzzone.

     

     

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