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Legislatura X - Commissione I - Resoconto del 21/11/2016 pomeridiano

     

    Resoconto integrale n. 44

    Audizione del 21 novembre 2016

     

    Il giorno 21 novembre 2016 alle ore 14,30 è convocata, con nota prot. n. AL.2016.53483 del 17 11 2016, presso la sede dell’Assemblea legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50, la Commissione Bilancio, Affari generali ed istituzionali.

     

    Partecipano alla seduta i consiglieri:

     

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    POMPIGNOLI Massimiliano

    Presidente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    2

    presente

    BERTANI Andrea

    Vicepresidente

    Movimento 5 Stelle

    3

    presente

    POLI Roberto

    Vicepresidente

    Partito Democratico

    6

    presente

    ALLEVA Piergiovanni

    Componente

    L’Altra Emilia Romagna

    1

    assente

    BARGI Stefano

    Componente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    2

    presente

    BESSI Gianni

    Componente

    Partito Democratico

    3

    presente

    BIGNAMI Galeazzo

    Componente

    Forza Italia

    2

    presente

    BOSCHINI Giuseppe

    Componente

    Partito Democratico

    3

    presente

    CALVANO Paolo

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    CARDINALI Alessandro

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    DELMONTE Gabriele

    Componente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    1

    presente

    FOTI Tommaso

    Componente

    Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale

    1

    assente

    MARCHETTI Daniele

    Componente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    2

    presente

    MOLINARI Gian Luigi

    Componente

    Partito Democratico

    5

    assente

    MUMOLO Antonio

    Componente

    Partito Democratico

    2

    assente

    PICCININI Silvia

    Componente

    Movimento 5 Stelle

    2

    presente

    PRUCCOLI Giorgio

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    RANCAN Matteo

    Componente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    2

    assente

    RONTINI Manuela

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    SABATTINI Luca

    Componente

    Partito Democratico

    3

    presente

    SONCINI Ottavia

    Componente

    Partito Democratico

    1

    assente

    TARUFFI Igor

    Componente

    Sinistra Ecologia Libertà

    1

    presente

    TORRI Yuri

    Componente

    Sinistra Ecologia Libertà

    1

    presente

    ZOFFOLI Paolo

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    Sono presenti i consiglieri: Enrico CAMPEDELLI in sostituzione di Antonio MUMOLO e Marcella ZAPPATERRA in sostituzione di Gian Luigi MOLINARI

    Partecipano alla seduta: i rappresentanti delle organizzazioni invitate all’audizione Rino Conventi, Vadis Paesanti, Sergio Caselli e Filippo Sambi, Leonardo Draghetti (Direttore generale Assemblea legislativa regionale), Antonella Cavallucci (Servizio funzionamento e gestione).

    Presiedono la seduta: Massimiliano POMPIGNOLI e Roberto POLI

    Assiste la segretaria: Claudia Cattoli

    Trascrizione a cura della segreteria


    DEREGISTRAZIONE INTEGRALE CON CORREZIONI APPORTATE AL FINE DELLA MERA COMPRENSIONE DEL TESTO

     

     

    -          Audizione di associazioni sull’iter di predisposizione del bando per concessione aree di nursery Bassunsin, Pianasso, Volano/Boccaura e Nazioni.

     

     

    Presidente Massimiliano POMPIGNOLI

    Buongiorno a tutti, iniziamo l’audizione, che si svolgerà con un tempo grosso modo di cinque minuti ciascuno, perché la materia potrebbe richiedere ore, mentre la seduta odierna della Commissione prevede altri argomenti all’ordine del giorno. Vi chiederei quindi di essere sintetici, perché stiamo parlando del bando per la concessione delle aree di nursery per la sacca di Goro, quindi chiedo di essere abbastanza rapidi e di arrivare alla questione per capire appunto quali sono le vostre perplessità.

     

    Rino CONVENTI – Coop Coalmo

    Mi chiamo Rino Conventi, presiedo una cooperativa che si chiama Coalmo. Io ho avuto tutta una serie di esperienze nell’ambito della pesca e della pubblica amministrazione in Goro e in Provincia negli anni scorsi. Ho visto gli amici che rappresentano oggi - loro lo fanno ancora - delle associazioni di categoria, e stavamo discutendo molto serenamente su quella che potrebbe essere l’evoluzione di questa vicenda che è molto delicata, ma rispetto alla quale credo abbiamo tutti degli obiettivi comuni, e mi sembrava di avere colto che rispetto a quelle che sono le mie informazioni ci siano delle novità direi decisamente importanti e confortanti, perché mi è sembrato di capire che l’ipotesi del bando non è l’unica in esame da parte della Regione.

    Si stava discutendo di una necessità di arrivare a disciplinare in maniera più puntuale e precisa questa situazione, e si stavano valutando quelle che potevano essere le ipotesi prendendo in considerazione il fatto che alcuni aspetti di questa esperienza ormai decennale sono molto importanti e probabilmente non andrebbero buttati via. Si immaginava di valutare quelle che erano le peculiarità da salvare e quelli che potrebbero essere i correttivi, anche senza arrivare ad un’ipotesi di bando.

    Semplifico perché il tempo è stringato: si immaginava di mantenere il carattere di unitarietà dell’attuale esperienza e di andare ad incidere sull’aspetto più delicato che probabilmente ha dato meno risposte efficaci: la governance. Per fare questo, sarebbe efficace un intervento più diretto della pubblica amministrazione, sarebbe strategico anche un coinvolgimento del Ministero, del Mipaaf (Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali), perché l’unitarietà di quest’area probabilmente è strategica e non va toccata, ma l’introduzione di un sistema di controllo che impedisca quello che io chiamo la “democrazia di Barabba”, direi che è opportuna.

    La chiamo “democrazia di Barabba”, perché l’autogestione da parte delle cooperative purtroppo è una chimera. Credo che in questi anni sia stato questo il problema: i pescatori non riescono, forse manca la maturità, però dobbiamo anche fare pubblica ammenda e dirlo. Sarebbe quindi opportuno che la pubblica amministrazione, come succede nelle zone di tutela biologica istituite dal Ministero, mantenesse un controllo e istituisse queste aree, ci fosse la nomina di un comitato istituzionale con la presenza dei rappresentanti delle associazioni, con le forze dell’ordine e con tutto un comitato tecnico scientifico che alla fine assume la direzione vera e propria dei lavori: un mantenimento di queste aree con un taglio più tecnico scientifico e – se mi permettete – un pò meno politico.

    Credo che in questo modo, in maniera sicuramente non del tutto indolore perché bisogna mettere in moto tutta una serie di meccanismi e di collegamenti con altre autorità – ho citato prima il Mipaaf –, però probabilmente si riuscirebbe anche a superare l’ipotesi bando che ha in sé una serie di tranelli e probabilmente la strada non sarebbe così in salita, come si potrebbe immaginare in prima battuta.

     

    Vicepresidente Roberto POLI (che assume la presidenza)

    La ringrazio. Chi prende la parola per il secondo intervento? Prego.

     

    Vadis PAESANTI – Confcooperative Pesca

    Sono Vadis Paesanti, sono un rappresentante di categoria, insieme al collega Caselli, di Federcopesca – Confcooperative regionale. Rappresentiamo i tre presidenti che oggi, per motivi di lavoro, non hanno potuto essere presenti. I presidenti sono: Francesco Ballarini dell’OP (organizzazione produttori) di Gorino, Massimo Gennari dell’OP di Goro e Davide Pozzati, presidente del consorzio Treponti di Comacchio. Voglio fare un excursus storico. Più che cinque minuti speravo mi potesse dare cinquanta minuti, ma vedo di farcela in cinque minuti.

    Noi abbiamo iniziato dal Titolo V, quando lo Stato ha dato mandato dalle Capitanerie alle Regioni la gestione delle concessioni dell’acquacoltura e la Regione Emilia-Romagna è stata la prima, ed è ancora oggi forse quasi l’unica in Italia, a dotarsi nel dicembre del 2003 di una delibera di Giunta regionale, modificata poi nel 2014. Con quella delibera, a fronte poi dell’istituzione del tavolo blu, uno di quasi gli unici in Italia istituiti, ha messo al tavolo i pescatori rappresentanti di categoria per cercare di governare un mondo difficile da governare, il mondo della pesca.

    Facciamo lavorare i giornali tutti i giorni per diversi motivi, ma al di là di quel che risulta sui giornali, nel concreto la sacca di Goro assieme a Treponti e agli addetti delle cooperative di Comacchio, è di fatto in Italia il primo produttore con il 60% della produzione di vongole veraci. Siamo il 40% in Europa e su scala mondiale forse non primeggiamo sicuramente per produzione, perché vi sono altri Paesi – soprattutto asiatici e non solo –, ma sono sicuro che siamo i primi per cooperazione. Goro per diversi progetti, del Ministero dell’ambiente e progetti su lagune in Europa, la sacca di Goro viene presa come modello e di gestione per la compagine. Noi siamo in 1.400 più 250 a Comacchio circa di addetti, e da sempre questa è una compagine che viene presa ad esempio.

    Se giriamo subito pagina o moneta, per tenere in piedi famiglie da 1.500 o 1.600 persone, ovviamente c’è un bel daffare. Sul daffare ringrazio infinitamente la Regione Emilia-Romagna, che dall’assessore Campagnoli in poi, dal 2003 ad oggi, ha fatto tanto per quel comparto, perché Conventi diceva prima che bisognerebbe fare un comitato tecnico scientifico e meno politica. Uso sempre la moneta: se guardiamo la testa, metto la politica; se la giro sulla croce, metterei il comparto tecnico scientifico. Non per mancare di rispetto a tutti coloro i quali lavorano alla sacca di Goro, e in questo voglio dire che il comitato «Sacca di Goro», la Provincia finché è stata Provincia e presidenza con quel tavolo con tecnici attorno seduti: Parco, Provincia, Regione, Comune e associazioni, lì abbiamo concertato con i tecnici che ci hanno dato una grande mano. Potrei fare dei nomi: dall’ingegner Magri al dottor Bencivelli, eccetera.

    Dico che bisogna stare attenti e mi riferisco a cose che succedono solo in Italia, forse è colpa di quella Commissione che nel poco lontano 14 luglio 2011 praticamente è stata l’ultima seduta, dopo di che quella Commissione consultiva che si riuniva al Ministero, oggi già da tempo non c’è più. Ed era motivo per le associazioni e il comitato tecnico scientifico di concertare. Cito quell’ultima Commissione, perché la Regione Emilia-Romagna, a fronte di due progetti, di due studi: uno nel 2004, ma il più approfondito nel 2009 di Giovanni Veltri della Regione Emilia-Romagna, protocollato il 9 gennaio al Ministero, giace ancora in un cassetto. L’unico e più grande studio commissionato dalla Regione Emilia-Romagna, effettuato dall’Università di Ferrara compartimento di biologia, professor Remigio Rossi e i suoi tecnici, hanno fatto uno studio che rimane ancora nel cassetto.

    Se oggi noi, per quello chiedevo cinquanta minuti, ma ci sarà motivo spero di ritornare se rimane qualche lato non chiaro, per l’uso dell’attrezzo che abbiamo, che è quello che ci porta volontà del Ministero nell’ultima riunione del 21 gennaio di quest’anno, presente il sottosegretario direttore generale dottor Barchi, eravamo in venti a quel tavolo, ammiraglio Meli della Capitaneria di porto direzione marittima di Ravenna, c’eravamo tutti, il Ministero pretende: non ha ancora risposto a quello studio difficilmente emendabile, forse in qualche virgola, ma difficilmente anche nelle virgole, ma oggi non abbiamo alcuna risposta.

    L’unica cosa che voglio dire è che s’ha da fare una concessione per usare quell’attrezzo. Ecco perché la Regione Emilia-Romagna, di concerto e volontà del Ministero, sotto il Governo e il direttore generale – ed è questo l’impegno del 31 gennaio preso – entro l’anno, o comunque all’inizio dell’anno prossimo, la Regione metta quell’area in concessione affinché si possa usare quell’attrezzo e quell’area possa essere più gestibile. Potremmo qui dire tante altre cose. L’unico pensiero è che la Regione, con i suoi uffici tecnici e con l’avvocatura, sicuramente con un supporto legale, dirà quale sarà la migliore gestione di quell’area.

    Conventi diceva che non è giusto che vada a bando; probabilmente l’area non andrà nemmeno a bando, ce lo diranno gli avvocati se sta in piedi quel bando. Uno, perché quell’area non è un’area libera, è libera sì, ma quelle vongole nate non sono altro che i figli e le figlie delle stesse vongole che ci sono nelle concessioni demaniali in sacca. Non sono vongole che qualche aereo o qualche nave ha rilasciato lì, o scarica ogni tanto il carico. Quelle vongole sono frutto di un ciclo produttivo nato nel lontano 1984 quando con il CNR importammo dall’Inghilterra il primo chilo di vongole veraci, l’abbiamo messo nelle zanzariere, in spiaggia dove è cresciuto, ha tenuto, l’abbiamo rilasciato nella sabbia e da lì pian piano è iniziato quel ciclo. Ecco perché in alcune zone che sono a ridosso, al riparo dei venti, con il ricircolo delle maree, si vanno a depositare dopo 45 giorni allo stato larvale, iniziano ad avere la conchiglia che va a cadere e si va a depositare, dove il vento e le maree le portano. E le portano guarda caso in zone più al riparo, perché sono tantissime quelle che vanno perdute, morte durante quei 45 giorni.

    Quindi non è altro che prendere, prelevare quel seme in alcune aree che non tutti gli anni nasce tra l’altro, perché siamo nelle mani della natura, del cielo, di tutta una serie di cose che succedono in natura: siamo stati quasi tre anni senza seme, e che dovremmo nel migliore dei modi gestire. Se vi è un comparto che fa circa 19.000 tonnellate, anno più, anno meno, perché abbiamo anche gli anni là dove muore tutto, non abbiamo ammortizzatori sociali, l’articolo 14 della n. 154 del decreto Scarpa Bonazza Buora che prevedeva il fondo di solidarietà che rimane un capitolo, ma rimane vuoto come un cassetto vuoto e che nessuno ci dà sostegno. Avete visto piagnistei, avete visto barricate? No. Sappiamo che la natura un anno dà, due anni toglie o viceversa.

    Purtroppo siamo in mono economia, in monocultura, lo sappiamo anche noi. Quando ci dicono di diversificare, c’è già la diversificazione: tanti usano ancora gli attrezzi da posta in sacca e lavorano di quel mestiere; tanti vanno a cozze di tutte le concessioni che la Regione Emilia-Romagna lavora a Cattolica, ma comunque per rimanere nel nostro areale, ci sono per chi lavora con le cozze delle bellissime esperienze da due anni con chi ha iniziato ostriche e sta facendo una bellissima esperienza. Diversificare comunque sempre sull’acqua: chi pensa al pesca turismo o a tante altre cose, ma è difficile. Bisognerebbe, io non sono un cacciatore, rivivere di caccia, ma meglio vederli quegli uccelli e fare in modo che il comparto turistico stagionale porti a visitare imbarcazioni che ci sono nel Delta, l’avifauna che abbiamo.

    Quindi penso che un ambiente che si mantiene a 360 gradi come il nostro, «Lagunet» è stato uno degli ultimi progetti dello Stato italiano assieme ad altre cinque nazioni: Portogallo, Spagna, Francia, Grecia e Turchia e non ricordo l’altro, dove per l’Italia c’era la sacca di Goro. Questo lo dice anche il Ministero dell’ambiente, l’abbiamo sentito a Cesenatico al Centro ricerche marine due anni fa, ed è un connubio davvero finito tra ambiente, e noi facciamo parte di quella prima catena dell’ambiente, cioè chi ci vive, in un parco, sito Unesco dal 2000.

    Altro velocissimo passaggio: la sacca di Goro, i pescatori e le cooperative hanno sborsato per loro, per mantenere l’ambiente, i canali, eccetera, hanno sborsato ad oggi circa 14 milioni di euro, da ultimo il «Life» a cui la marineria partecipa con 4,4 di finanziamento europeo, noi partecipiamo con il 10%, che sono 440 mila euro, è davvero finito ed è l’unico «Life» in Europa che vede compartecipi con soldi anche i pescatori. Quindi spero quando la Regione se avremo modo, questo vale per tutti, di quella bozza di bando, anche noi stiamo lavorando con i nostri uffici, con i nostri avvocati affinché tutto stia in piedi, ma se la Regione quel bando non lo va a pubblicare sul BUR e quello che viene, viene, potrebbe essere motivo che non vada, ma non penso sia questo, perché la Regione se c’è una cosa che forse ha troppa pazienza, è nel concertare da sempre con le marinerie, e di questo ringrazio ancora.

     

    Presidente POLI

    Abbiamo un ordine del giorno abbastanza intenso, quindi cortesemente vi chiederei di stare nei tempi il più possibile.

     

    Sergio CASELLI – Legacoop Pesca Emilia-Romagna

    Mi chiamo Sergio Caselli. Come già diceva il collega Vadis, con lui rappresento un’associazione che è Legacoop Pesca Emilia-Romagna e al tempo stesso a questa riunione abbiamo anche la delega dei presidenti che ricordava prima il collega Paesanti.

    Io approfitto, la invito Presidente ad interrompermi dopo cinque minuti, perché il collega Paesanti ha elencato una serie di considerazioni che condivido per cui non le ripeto; mi limito solo a fare alcune brevissime considerazioni. Intanto la prima affermazione da fare è questa: credo siano importanti momenti come questi di confronto, perché la materia è molto complessa, è chiaro che quindi più confronto c’è, meglio è. La finalità, come dicevano i colleghi, diceva Paesanti nell’intervento che mi ha preceduto, è quello di gestire.

    Noi oggi ci troviamo di fronte ad una situazione di questo tipo: dobbiamo gestire una risorsa pubblica che in queste aree cosiddette nursery, che deve essere utilizzata nel migliore dei modi in difesa della risorsa e dell’ambiente, e al tempo stesso deve corrispondere alle esigenze produttive. Si ricordava prima, le vongole non nascono dal cielo, devono essere coltivate, ci deve essere l’intervento dell’uomo e quindi serve anche il novellame. Questa è una finalità molto importante. Poi serve, vista la complessità delle norme che ci sono, che venivano ricordate prima anche dall’amico e collega Conventi, bisogna trovare anche un percorso condiviso. Serve un percorso nel quale la marineria sia coinvolta, perché personalmente io, che rappresento un’associazione di cooperative, credo nella partecipazione degli interessati, delle imprese: le imprese devono farsi carico, ma devono anche nel farsi carico risolvere i loro problemi produttivi, ma anche per fare in modo che il sistema funzioni nel migliore dei modi, funzioni con quelle finalità che ricordavo prima. Per cui, le esperienze della nursery fatte in questi anni, la prima nel 2007, è un’esperienza che con tutti i suoi limiti che ha dimostrato, che non è stata perfetta, comunque ha raggiunto l’obiettivo che è quello di distribuire in modo più equo il prodotto.

    In questi anni, in queste oltre venti campagne di nursery fatte con determine della Regione, con tutti i limiti che ci sono stati, secondo me abbiamo comunque raggiunto l’obiettivo che è stato quello di produrre una migliore e una più equa distribuzione del prodotto. Questa è una cosa che non va mai scordata, quindi come tutte le esperienze vanno migliorate, vanno modificate però bisogna sempre trarre l’insegnamento dell’esperienza fatta. Questo è stato grazie all’impegno di tutti, della Regione in prima istanza, delle associazioni, delle imprese, del sistema nel suo insieme, della stessa Provincia quando aveva una funzione – mi riferisco ovviamente alla Provincia di Ferrara –, i vari enti interessati a questo tipo di problematica. Quindi oggi dobbiamo trovare un metodo che sia migliore, ma che abbia sempre questa finalità. Noi dobbiamo cercare di affinare sempre di più la tecnica organizzativa, perché questa finalità venga raggiunta nel migliore dei modi.

    Per cui, l’inizio del confronto che c’è stato tra le associazioni e le imprese e la Regione è un inizio che personalmente considero positivo. La Regione per ora non ci ha dato ancora nessuna bozza di bando, per cui nessuno di noi è a conoscenza di nessuna bozza di bando, c’è stato un incontro alcune settimane fa, alcuni giorni fa con l’assessore Simona Caselli e i dirigenti dell’assessorato, invitate le associazioni delle imprese, nel quale incontro ci sono state illustrate delle linee, delle ipotesi. Ci sarà il 23 una riunione, sollecitata anche da noi giustamente, ma condivisa anche dalla Regione, un’assemblea con tutti i presidenti delle 74 o 75 tra la sacca di Goro e Comacchio, quindi un’assemblea con tutti i presidenti, nella quale immagino la Regione riprenderà i concetti che ha illustrato a noi, e verranno ulteriormente spiegati e in quel momento si aprirà un confronto con le imprese.

    Dico questo per dire che è vero che abbiamo una materia complessa, ci sono diverse norme che tra di loro si sovrappongono o comunque si incrociano, perché parliamo di demanio marittimo, ed è vero che la materia è complessa, però è anche vero che è necessario che si tenga un confronto aperto, per quel che mi riguarda, più vicino al territorio. Il Ministero con cui ovviamente abbiamo rapporti quotidiani, il Ministero è un’istituzione importantissima che governa e fa da regia a tanti provvedimenti comunitari, e la pesca vive di provvedimenti comunitari, quindi lungi da me cancellare il ruolo e l’importanza del Ministero; il Ministero però su queste materie ha dato delle indicazioni e il Ministero ha anche dei ritardi.

    Il famoso uso dell’attrezzo che veniva ricordato prima dal collega Conventi, a tutt’oggi c’è una lettera del direttore Rigillo del dicembre 2015 che autorizza a tempo determinato quell’attrezzo. Lo dico qui perché siamo in una sede istituzionale, quindi chiediamo anche a voi di sollecitarla la soluzione definitiva, questo provvedimento è un provvedimento a termine (31 dicembre 2016), quindi noi ci auguriamo che venga approvato in forma definitiva questo benedetto uso dell’attrezzo nelle concessioni. Ci sono le promesse, la Regione so che si è interessata, ci siamo interessati anche noi, abbiamo avuto anche noi incontri con il direttore generale dottor Rigillo, ci hanno garantito che entro dicembre questo viene approvato, speriamo.

    Dico questo per dire che su questa materia anche il Ministero ha, dal mio punto di vista, ritardi: avrebbe dovuto prima regolamentare di più e meglio. E molto probabilmente, regolamentando di più e meglio l’uso dell’attrezzo nelle concessioni, molto probabilmente anche l’area delle nursery – dico molto probabilmente, per cui non ho la certezza – poteva avere una regolamentazione molto più precisa, senza escludere nessuna ipotesi perché stiamo parlando di soluzioni operative e non stiamo parlando di ideologia o di fedi. Quindi quella che conta è la finalità. Per questo motivo, ripeto, io spero e pongo anche una certa speranza rispetto agli incontri che noi avremo con la Regione.

    Ultima cosa, sempre rispetto al Ministero. Il Ministero in una riunione fatta, lo ricordava Paesanti, il 21 gennaio di quest’anno, disse, nel promettere il rinnovo in forma permanente al 31 dicembre 2016 dell’uso dell’attrezzo delle concessioni, di fare in modo che l’area nursery diventi una concessione, perché questo è l’unico modo per poter gestirla meglio e per coinvolgere anche le stesse imprese. Poi, è chiaro che le gestioni, quando si parla di governance con più soggetti, sono sempre difficili e complesse, però è pur vero che se si individua uno strumento che sia efficace e ben fatto, forse diventa uno strumento che ha una base di solidità che ci garantisce una gestione futura sicuramente positiva. Erano queste le cose che volevo dire.

    Mi auguro che prossimamente con la Regione si continui il confronto, un confronto di merito e mi auguro che tutti i colleghi qui presenti oggi, ma anche coloro che sono fuori, soprattutto i presidenti, perché – ripeto – i soggetti sono, per quel che ci riguarda in quanto noi rappresentiamo i loro interessi, sono i 1.400 addetti della sacca di Goro e gli altri 250/300 di Comacchio. Quindi mi auguro che il confronto rimanga sul merito e mi auguro quindi che, proprio stando sul merito, si individui la soluzione migliore. Il bando per ora, per quello che mi riguarda, mi sembra l’ipotesi più credibile, dopo di che, ripeto, i muri sono caduti, le ideologie anche, si entri nel merito e si valutino i vari aspetti. Mi pare che sia un’ipotesi percorribile, soprattutto affermando due cose che la Regione ci ha detto, e mi auguro che riconfermi: l’area deve essere gestita in forma unitaria, perché lo sviluppo del seme avviene non in modo uniforme; tutti coloro che hanno diritto ad utilizzare questo seme devono avere pari dignità in funzione della superficie. Quindi in base ai metri quadri che ogni impresa, ogni concessione ha, avrà diritto nello stesso modo della quantità di seme che in quel momento ovviamente si trova nella nursery.

     

    Presidente POLI

    La ringrazio. Prego.

     

    Filippo SAMBI – Coop La Valle

    Sono presidente di una cooperativa e pescatore. Mi trovo qui oggi, perché il 29 luglio ci siamo trovati, sono stato invitato ad una riunione dove ci hanno prospettato questa cosa di fare questa area come concessione, oggi è il 21 novembre e siamo ancora allo stesso punto. Abbiamo provato a chiedere informative su tutto quello, e nessuno ci ha mai risposto. Anzi, è venuta la mia associazione cinque o sei giorni fa che mi ha portato una bozza di bando ipotetica, quello che sarà, e secondo me è stata fatta con i piedi, sono sincero. Sarà perché sono pescatore, capisco quello che capisco, però è fatto da cani, è attaccabile in settecentomila maniere. Se volete, lo leggiamo punto per punto, quello che vi pare.

    Io mi chiedo, ci troviamo il 23 a fare una nuova riunione con 77 possidenti a cui dobbiamo spiegare, che dopo devono andare a casa a spiegare a 1.600 persone questa cosa qui che è incomprensibile già a noi adesso. Noi chiediamo spiegazioni, nessuno ce le fornisce. Ditemi voi se si può fare una cosa del genere. Non lo so. Poi abbiamo avuto un bando che, per fortuna o sfortuna siamo prima in Emilia-Romagna, poi siamo in Italia e in Comunità europea, me lo delineano sulla provincia di Ferrara, mettiamo che sia anche logico farlo, magari che si possa anche fare, per me no, diciamo che dobbiamo essere tutti uguali perché abbiamo tutti bisogno di quel seme, però io parto con 4.000 metri, altri partono con 8.000, altri con 2.300.

    Ci troveremo 1.600 persone a pescare in cerca del seme, poi dobbiamo controllare uno che ne prende tre ceste, io che ne prendo una e mezza, quell’altro che prende mezza cesta. Lui non ha bisogno di mangiare come gli altri che ne hanno ottomila? Ma sorvoliamo anche su questo. Andiamo sempre peggio! La scadenza a fine anno della motopompa e non ci siamo neanche su quello, dobbiamo aspettare il Ministero che si pronuncerà. Ma la Regione Emilia-Romagna prima o poi comincerà ad ascoltarci veramente o ascoltiamo chi ci porta a spasso che ci illustra tutta la costa, però del pescato non ne parla? Ho ascoltato i miei colleghi, ma del pescato hanno parlato poco. Di quello che si vuole fare, abbiamo parlato poco; abbiamo portato a spasso le persone. Arriviamo al punto di fare questo bando, ci mettiamo i punti e le linee, ci sediamo veramente attorno ad un tavolo tutti insieme e lavoriamo per il nostro bene, o facciamo sempre le cose fatte con i piedi, e poi chi ci va di mezzo siamo sempre noi? Ho finito.

     

    Presidente POLI

    La ringrazio. Naturalmente l’audizione non presuppone che noi tiriamo conclusioni, abbiamo però uno spazio per qualche domanda dei colleghi Consiglieri, che invito ad essere brevi: domande e non interventi ai protagonisti dell’audizione. Poi li ringraziamo e proseguiamo con i lavori della Commissione.

     

    Consigliere BERTANI

    Giusto qualche domanda per capire meglio la situazione. Il tema idrovasche è quello che obbliga a fare questa concessione, perché altrimenti il Ministero non vi permette più di andare a raccogliere il novellame. A me rimane qualche dubbio – lo chiedevo prima ai tecnici – su questo bando, perché un bando fatto solo su alcuni può essere attaccabile, stiamo parlando della concessione di un bene pubblico che deve essere aperta a tutti, quindi restringerla solo agli operatori di quella zona potrebbe essere attaccabile, volevo pertanto capire come voi percepite eventualmente questo rischio, perché il rischio potrebbe esserci.

    Prima avete accennato il fatto che ci sono diverse dimensioni delle concessioni, i tecnici dicevano che questa è una cosa che risale a tanti anni fa, sulla quale si può ridiscutere, ma al momento non c’è richiesta di aumento delle dimensioni delle concessioni: volevo sapere se a voi risultava questa cosa che prima i tecnici ci hanno detto. L’altro aspetto del bando è quello che giustamente, come mi sembra il signor Caselli diceva, vanno garantiti tutti i produttori, quindi ognuno deve andare a pescare il novellame perché quella è la base poi per poter sviluppare il proprio allevamento. Senza quello, non c’è possibilità. Il dubbio che mi si solleva, è quello che se un soggetto gestore al quale non partecipano tutte le cooperative, sono 74 cooperative, alcune sono raggruppate in organismi più grandi, quindi hanno un peso maggiore, altre non fanno parte di alcun organismo, quindi c’è un rischio non di un monopolio ma di una prevalenza di interessi di alcuni rispetto agli interessi di tutti. Prima un consigliere diceva che bisogna per forza uniformarsi tutti all’organizzazione di produttori e chi vuole stare fuori, “è uno che vuole fare da solo, quindi si arrangia”.

    Non la vedo in questo modo, perché secondo me la libertà di impresa è per tutti e quindi ognuno deve scegliere qual è la modalità migliore per l’impresa. Penso che unirsi possa dare dei vantaggi quindi posso concordare, ma non posso concordare che sia obbligatorio e quindi volevo capire come sarà possibile tutelare gli interessi di tutti. Ad esempio, un aspetto sono i costi: questa modalità di gestione comporterà dei costi, perché ci sarà la guardiania che al momento non è in questa gestione che ad oggi c’è e non c’è, mi sembra di aver capito che voi non sosteniate dei costi, ma se li sostenete mi dite ad oggi quali sono i costi, e quali si pensa saranno i costi, come saranno ripartiti e se saranno da tutti sostenibili questi costi. Volevo capire, accennava alla fine che esiste una bozza, perché qualcuno ha detto non esiste, qualcun altro ha detto che esiste; se esiste, mi piacerebbe sapere come l’avete ottenuta.

    Infine una considerazione a mo’ di battuta se il presidente me la concede, siamo qui che stiamo aspettando il Ministero, stiamo parlando del riordino del Titolo V, figuratevi cosa succederà dopo il riordino del Titolo V. Buon referendum a tutti.

     

    Presidente POLI

    Casomai se il Sindaco di Roma, che è più comodo rispetto al Ministero, fa una telefonata per sollecitare. Non usciamo dal tema di oggi. Detto questo, chiederei cortesemente ai nostri ospiti di concentrare le risposte, quindi uno di voi che risponde alle domande del collega Bertani. Se non ci sono altre domande, se no ascolterei anche le altre.

     

    Consigliera Marcella ZAPPATERRA

    Grazie Presidente. Visto che prima dell’audizione abbiamo avuto un momento come Commissione di confronto anche con il direttore dell’assessorato e con i funzionari che sono ancora qui, certo il tema è stato trattato a 360 gradi. Ho toccato il tema dell’aggregazione in OP, non mi è mai passato per la testa di dire che debba essere obbligatorio entrarci, ho semplicemente detto che dobbiamo cercare di far crescere il processo, perché certamente rende gli operatori più competitivi. Rimane la libertà imprenditoriale di fare quello che si vuole, però siamo di fronte ad uno di quei casi in cui si deve decidere come dare garanzia a chi intende stare fuori. La mia domanda su questo è molto specifica.

    A fronte del bando per la concessione – come ci è stato detto prima – si ritiene che il regolamento per la cogestione che distribuisce il prodotto a chi ha concessioni regolari in proporzione alle concessioni può essere un elemento che garantisce anche chi al momento ha dei dubbi sul non essere coinvolto? Lo chiedo in maniera molto precisa, perché prima ci è stato detto che questa era una possibilità reale e concreta e il principio che rimane dirimente, è ovviamente la proprietà di concessioni regolari e la dimensione della concessione. Io credo che, garantito questo principio, chiunque vinca il bando, da chiunque sia formato l’organo collegiale che gestirà l’idrovasca, il principio possa essere fatto salvo. Però lo chiedo a tutti, perché a questo punto credo sia opportuno chiarirlo.

     

    Presidente POLI

    Chiedo la risposta alle domande da parte di uno dei quattro.

     

    CONVENTI – Coop Coalmo

    Il bando, ammesso esista, questa è una bozza che ci viene da AGC, un bando che è a mio giudizio farà dei ragionamenti di aggregazione che hanno sicuramente un loro significato su quella che è l’attuale situazione dal punto di vista commerciale. Entrano però in contraddizione nel momento in cui quando si parla di organizzazione produttori, si parla di un consorzio che mette insieme delle imprese che, attraverso questa organizzazione, trattano la vendita e la salvaguardia e la promozione del prodotto, qui invece siamo in una fase precedente. Andare ad immaginare di individuare in una organizzazione produttori il soggetto che diventa titolare unico della risorsa che è di tutti, quindi anche di chi non è dentro a quell’organizzazione di produttori e abbiamo capito, credo sia pacifico, nessuno può obbligare ad essere, sicuramente crea delle complicazioni a mio giudizio inutili. Cerchiamo di trovare un momento che sia di maggiore comunione, senza magari mettere delle etichette, perché introduco solo questo elemento di riflessione: nel momento in cui uno dovesse aderire ad una organizzazione produttori per poter approvvigionarsi di seme, voi sapete che in capo all’organizzazione produttori nascono degli obblighi di appartenenza per un tot di anni, degli obblighi di conferimento del prodotto; andiamo a creare a quel punto veramente di fatto un monopolio che credo non sia il caso.

    Velocissimamente sulla metratura. Questa è stabilita oggi con una delibera della Giunta, la n. 2510 dell’11 dicembre 2003, però io credo che le motivazioni scientifiche, politiche che avevano portato allora alla definizione di questa metratura che è diversa, oggi sono sicuramente superate nei fatti. Le richieste sono state portate – rispondo qui al consigliere Bertani che lo chiedeva – da diversi soggetti, le cooperative di Comacchio, anche nel caso di Goro come cooperative che oggi hanno 2.300 metri invece di 8 mila metri quadrati per addetto, e al momento non ci sono state date risposte. Quindi la richiesta di essere parificati c’è. Termino dicendo che mantenendo ad oggi, anche per quanto riguarda l’approvvigionamento del seme, le proporzioni, noi andremo quasi a consolidare quella che è una sperequazione che a mio giudizio non ha ragion d’essere in maniera molto evidente, anche perché sono stati portati una serie di documenti scientifici di istituto tecnico riconosciuto dalla Regione, con cui la Regione collabora, che dimostrano che ci sono delle iniquità evidenti. Non ci sogniamo che queste siano superate d’emblée; sono dei processi che vanno verificati, vanno visti con attenzione, però direi che non si può negare venga sancito almeno il diritto di avere un’uguale estensione. Fermo restando che poi all’interno dell’area, dei metri oggettivi, ci sono cooperative che hanno qualitativamente aree migliori. Sgombriamo il campo, non si vuole togliere niente a nessuno, si provi a valutare tutti insieme se esiste la possibilità di aiutare chi ha meno, nulla di più.

     

    PAESANTI – Confcooperative Pesca

    Volevo fare due passaggi. Uno che in sacca a Goro la marineria ha richiesto, e alla fine con tanto lavoro la Regione nel 2014 ha rivisto la dgr del 2003 e se l’ha fatto, è perché si è chiesto di controllare tutta una serie di cooperative di addetti, è per quello che è al 2014. Ma qui avrei bisogno di altri cinquanta minuti che le chiedevo, ma magari saremo ri-invitati sicuramente. Diceva prima il collega Caselli siamo in una sede istituzionale, quindi al di là del confronto con l’assessorato della pesca e con gli uffici sarebbe bello che l’Assemblea legislativa conoscesse giustamente tante altre cose.

    Volevo dire che sulla carta sono tante le cooperative che hanno gli 8 mila metri, in realtà probabilmente non ce n’è una. Quindi da quello che dice Conventi della disparità, sulla carta può essere una cosa, ma in realtà non è esattamente così, o comunque non per tutti. Probabilmente bisogna tenere il computo generale di tutte le aree in concessione.

    Da ultimo, il soggetto che andrà per conto del pubblico a gestire un’area pubblica, penso che non vedremo le baruffe ad iniziare dalla riunione del 23, probabilmente nessuno, se così è, si accollerà la bega di andarla a gestire. Quindi il monopolio che sento dire e/o delle OP, perché ce ne sono due, che vanno e prendono il monopolio è l’esatto contrario. Quella gestione ci viene imposta quasi dal Ministero, la Regione ha quasi l’obbligo di gestire in qualche modo quell’area, siamo legati allo strumento, potremmo non esserlo.

    Ricordo quello studio che l’Università di Ferrara ha fatto sugli attrezzi ed è ancora là, nessuno ci ha dato risposta. Grazie a quello, andiamo avanti in deroga. Ci sarà un motivo. Il monopolio è l’esatto contrario, quindi non dite più bando, a meno che non l’abbiate voi, la nota, questo foglio in bianco che c’è stato consegnato la settimana scorsa, la nota che avrete anche voi, sono due pagine, una in bianco, non è un bando, è una nota… il monopolio non esiste. Occorre solo che chi deciderà di prendersi in pancia la bega di gestire quell’area che rimarrà ancora un’area, pur avendo la guardiania e un biologo che ci lavora e sia la guardiania che il biologo potreste chiedere l’elenco delle cooperative che l’hanno pagato e delle cooperative che non l’hanno pagato, le cooperative che l’hanno pagato probabilmente per nulla, perché purtroppo non avendo la Regione forze militari, voglio dire così, le nostre guardie giurate i diecimila verbali che fanno al giorno diventano carta straccia. La Regione non può fare nulla, perché di fatto sono guardie giurate private, quindi o uno viene trovato dalla Capitaneria, Finanza, Carabinieri e Polizia, allora si fa qualcosa, ma la nostra guardiania è solo un deterrente perché, nonostante oggi fotografie, telecamera e verbale che ne segna la matricola della barca, sapete quanti ne sono andati a finire in tribunale? Vi dico i tempi dei tribunali fino ad arrivare in Cassazione? Di cosa stiamo parlando!

    Quindi ho finito davvero. Bisogna vedere il bando, perché estremizzo: se siamo in 1.500, spero che in due gestiscano, gli altri 1.000 e rotti aspettano o di andarsi a prendere il loro seme o comunque la cesta che li aspetta. Quindi chi va avanti, paga guardiania, paga biologo e paga tutta la gestione che c’è da pagare e poi vada distribuita con gli altri. Oggi è successo il contrario: chi ha pagato e ha sborsato, si è accollato le spese anche di chi non ha pagato, pur avendo portato a casa la cesta.

     

    Presidente POLI

    A noi resta di ringraziare i nostri ospiti, che credo ci abbiano offerto opinioni anche interessanti, diverse tra di loro, e quindi arricchiscono il nostro patrimonio di conoscenza sicuramente. Grazie.

     

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