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Legislatura X - Commissione I - Resoconto del 19/04/2017 pomeridiano

    Resoconto integrale n. 14

    Seduta del 19 aprile 2017

     

    Il giorno 19 aprile 2017 alle ore 14 è convocata in seduta congiunta con la Commissione Cultura, scuola, formazione, lavoro, sport e legalità, con nota prot. n. AL.2017.17976 del 12/4/2017, presso la sede dell’Assemblea legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50, la Commissione Bilancio, Affari generali ed istituzionali.

     

    Partecipano alla seduta i consiglieri:

     

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    POMPIGNOLI Massimiliano

    Presidente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    2

    presente

    BERTANI Andrea

    Vicepresidente

    Movimento 5 Stelle

    3

    presente

    POLI Roberto

    Vicepresidente

    Partito Democratico

    6

    presente

    ALLEVA Piergiovanni

    Componente

    L’Altra Emilia Romagna

    1

    assente

    BARGI Stefano

    Componente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    2

    presente

    BESSI Gianni

    Componente

    Partito Democratico

    3

    presente

    BIGNAMI Galeazzo

    Componente

    Forza Italia

    2

    presente

    BOSCHINI Giuseppe

    Componente

    Partito Democratico

    3

    presente

    CALVANO Paolo

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    CARDINALI Alessandro

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    DELMONTE Gabriele

    Componente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    1

    assente

    FOTI Tommaso

    Componente

    Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale

    1

    presente

    MARCHETTI Daniele

    Componente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    2

    presente

    MOLINARI Gian Luigi

    Componente

    Partito Democratico

    5

    presente

    MUMOLO Antonio

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    PICCININI Silvia

    Componente

    Movimento 5 Stelle

    2

    presente

    PRODI Silvia

    Componente

    Gruppo Misto

    1

    presente

    PRUCCOLI Giorgio

    Componente

    Partito Democratico

    2

    assente

    RANCAN Matteo

    Componente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    2

    presente

    SABATTINI Luca

    Componente

    Partito Democratico

    3

    assente

    SONCINI Ottavia

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    TARUFFI Igor

    Componente

    Sinistra Italiana

    2

    presente

    ZOFFOLI Paolo

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

     

    È presente la consigliera Marcella ZAPPATERRA in sostituzione di Luca SABATTINI.

    Sono altresì presenti i consiglieri Alan FABBRI (LN), Giulia GIBERTONI (M5S) e Luciana SERRI (PD) e l’assessore alla cultura, politiche giovanili e politiche per la legalità Massimo MEZZETTI.

     

    Partecipano alla seduta: Angelo Varni (Presidente IBC), Alessandro Zucchini (Direttore IBC).

     

    Presiede la seduta: Massimiliano POMPIGNOLI

    Assiste il segretario: Adolfo Zauli

    Trascrizione integrale a cura della segreteria


    DEREGISTRAZIONE INTEGRALE CON CORREZIONI APPORTATE AL FINE DELLA MERA COMPRENSIONE DEL TESTO

     

     

    - Informativa sulla situazione dell’IBC – Istituto per i beni artistici culturali e naturali dell’assessore Massimo Mezzetti, del prof. Angelo Varni e del direttore ing. Alessandro Zucchini

     

     

    Presidente PARUOLO: Dichiariamo aperta la seduta della V Commissione e della I. Siamo qui insieme, io e il presidente Pompignoli, ci alterneremo nel presiedere questa seduta. Abbiamo un attimo interloquito con i nostri ospiti. L’assessore è qui, sostanzialmente, per poter rispondere ad eventuali domande che riguardino appunto l’operato della Giunta, così pure il presidente preferisce intervenire in sede eventualmente di risposta alle domande.

    Daremo la parola al direttore Zucchini, che ci racconta la situazione e lo stato dell’arte, perlomeno per quanto lui ne è a conoscenza direttamente.

    Diamo poi la parola ai consiglieri per raccogliere le domande e dare poi la parola per le risposte.

    Io inizierei così, se siete d’accordo. Prego.

     

    (interruzione)

     

    Presidente PARUOLO: Una giusta osservazione. Proverei a dare una raccomandazione. Ovviamente, il Regolamento delle sedute è noto, però è evidente che se dovessero essere fatti nomi propri di persona, questo imporrebbe una certa attenzione: nelle registrazioni dovrebbero essere poi segretati, prima di essere messe a disposizione. Se per semplicità riusciamo magari ad evitare di fare nomi propri di persona e a stare appunto sulle linee generali, questo consentirebbe di avere un’immediata fruizione dell’audio, senza la necessità di dover intervenire in sede di verbalizzazione, per poter cancellare le parole che fanno riferimento a questioni di tipo personale.

    Diamo allora la parola al direttore Alessandro Zucchini. Prego.

     

    Alessandro ZUCCHINI – direttore dell’Istituto per i Beni artistici, culturali e naturali: Grazie, presidente, grazie consiglieri. Brevemente: quello che è successo e le azioni che sono state attivate da subito. Giovedì 6 aprile sono stato informato, orientativamente verso le 11,30, che una troupe di Striscia la Notizia era davanti alla sede del nostro Istituto. Io in quel momento ero qui in Aldo Moro 38, al quattordicesimo piano, presso l’assessore alla cultura, dove nelle due giornate di lunedì e giovedì esercito l’interim che ho al Servizio cultura.

    Alla fine della riunione, la segreteria mi ha informato di quello che stava succedendo in Istituto, ho ricevuto una telefonata, e che Staffelli era sotto la Regione e chiedeva del direttore. Contemporaneamente, venivano informati il Capo di Gabinetto, tutte le autorità, l’assessore, il Presidente: informavo di questo.

    Nello stesso momento, adesso cercherò di essere preciso perché ho le chiamate, venivo contattato da un collega dell’Istituto, che in maniera un po’ concitata mi diceva di essere inseguito dalla troupe di Staffelli, questo chiaramente prima che Staffelli arrivasse qua. Il collega era un po’ agitato. Dico: “ma cos’è successo?”; “sono fuori, mi sta inseguendo la troupe di Staffelli”, poi abbiamo chiuso la comunicazione, anche perché faceva fatica a parlare. Mi ha richiamato più tardi, mi ha confermato di essere ancora inseguito dalla troupe di Staffelli, e di essersi rifugiato prima in una banca, poi non mi ricordo bene dove; mi sembrava in stato confusionale.

    A questo punto gli ho detto “per come ti senti, vai a casa, è inutile che stai lì in giro, con qualcuno che ti insegue”. Poi ho scoperto essere stato comunque raggiunto, successivamente, e come credo abbiate visto voi in televisione, intervistato pure della troupe di Staffelli.

    Questo è quello che ho appreso giovedì. Nella stessa giornata di giovedì, sotto alla Regione, era presente anche l’assessore, io non ho più saputo dove fosse Staffelli. Ho appreso dopo che, avendo io avvisato i responsabili dell’agenzia di stampa regionale, era in contatto con lui, e stavano visionando i primi filmati non ancora montati, che io non ho visto, chiaramente. Non ce n’era bisogno perché avevano già concordato, più o meno, la consegna del tapiro, il venerdì, al Presidente.

    In quel momento, dal venerdì mattina, ero consapevole di un’unica situazione: quel collega che mi ha chiamato, e che si è in questo modo “auto esposto”, “autodenunciato”. Ho fatto ciò che a me spetta, in questo caso come dirigente ad interim del suo servizio: ho verificato la presenza o meno delle timbrature, nell’arco delle chiamate che mi aveva fatto, e verificata l’assenza di queste timbrature, ho proceduto, dopo essermi confrontato ovviamente con gli uffici regionali, con l’unico atto che credo ad oggi formalmente sia stato assunto: quello della sospensione cautelativa nei confronti del dipendente, mio collaboratore: sospensione con contestuale addebito. Dovrà presentarsi, non ricordo bene la data, già all’Ufficio procedimenti disciplinari. Questa è l’unica cosa che io sapevo, è l’unica azione che ho fatto nelle 48 ore, come tra l’altro prescrive la norma, avendo verificato, appena possibile, quella che era la situazione. Questo fino al lunedì sera, quando sono stati proposti in televisione i filmati con le altre riprese.

    I filmati, li avete visti, non riportano data, ora: si vede gente che entra, gente che esce, gente che timbra, gente che non timbra. Io in quei filmati ho riconosciuto, nonostante i volti fossero oscurati – non tutti, anzi, ne sono certo, per alcuni era davvero difficile – alcuni colleghi e ho segnalato semplicemente questo riconoscimento agli uffici regionali, quindi ho riconosciuto un gruppo di persone, una serie di persone che in quel momento entravano e uscivano dall’Istituto: semplicemente un riconoscimento.

    Stessa cosa ho fatto il giovedì mattina, dopo la trasmissione del mercoledì sera: qui, oltre a riprendere alcuni filmati già fatti vedere lunedì, venivano aggiunte altre persone, altre figure. Anche in quel caso, come nel primo, per alcuni con certezza, per altri con formula dubitativa, ho riconosciuto delle persone. Questo è quello che formalmente io ho fatto, nel mio ruolo di direttore responsabile e, in tutti i casi, come dirigente. Faccio notare che io in questo momento ho il ruolo di tre dirigenti ulteriori, che sono andati in pensione, o per altre strade, nel corso degli anni, dal 2014. In più, ho anche il ruolo di dirigente ad interim nel settore cultura, quindi comunque tutti afferiscono alla mia responsabilità, in un modo o nell’altro, o diretta o indiretta.

    C’è un ultimo atto che ho fatto, sempre formale. Io ho riconosciuto delle persone. Una volta riconosciute, in Istituto con me lavorano altri dirigenti, ma in particolare uno, che ha la gestione del personale come professional affari generali, quindi si occupa dell’amministrazione, del personale, di altro, e alcune persone afferiscono alla sua struttura. L’ultimo atto quindi è semplicemente una suddivisione, per dirigenti di competenza, di queste figure.

    Questo quindi è quello che io ho fatto, sulla base delle uniche informazioni che io ho al momento, perché non ho altro, cioè, ho visto quello che tutti avete visto. Sono a disposizione, oltre che in contatto, con l’Ufficio procedimenti disciplinari della Regione. Mi sono informato, poco prima che uscisse il comunicato, su questi sette. Non so se sia già uscita qualcosa, comunque, ho appreso dal comunicato che sette colleghi, presumo tra quelli che ho identificato io, ma è solo una presunzione, saranno oggetto – nel comunicato, si diceva oggi – della comunicazione di avvio di un procedimento disciplinare nei loro confronti, non della sospensione. Infatti, mentre io avevo elementi per procedere alla sospensione, mi pare di capire che in questo momento non ci sono elementi certi, da parte dell’Ufficio procedimenti disciplinari, per procedere alle sospensioni. Ci sono elementi evidentemente sufficienti, per avvisare che c’è l’avvio del procedimento amministrativo, per eventualmente attivare una sanzione disciplinare. Questo è lo stato dell’arte.

    Ovviamente, come ho detto prima, mi sono messo a disposizione dell’Ufficio procedimenti disciplinari per tutto quello che fosse necessario fare. Sono stato supportato dallo stesso Ufficio nell’applicazione immediata del primo atto che era necessario, e qui mi fermo. Questo è l’accaduto.

     

    Presidente PARUOLO: Grazie al direttore. Se siete d’accordo, procederei raccogliendo gruppi di quattro, cinque domande, per non fare un unico calderone che rischierebbe di essere troppo lungo.

    Il consigliere Foti mi stava facendo segno. Abbiamo chiesto agli intervenuti se volevano avere un inizio, ma preferiscono rispondere a delle domande. Io ho già iscritto il consigliere Bignami, a cui do la parola.

    Gli altri si segnalino e verranno chiamati in ordine di richiesta.

     

    Consigliere Galeazzo BIGNAMI: Per inquadrare complessivamente l’attività dell’IBC per esprimere poi una valutazione compiuta, ma non so se il direttore è già nelle condizioni di rispondere ad alcune domande, alcune più generiche, alcune di dettaglio, sull’organigramma. Ci ha detto che c’è un direttore, quanti sono i dirigenti: quante le APO, quanti i dipendenti, quanti a tempo determinato e indeterminato, e se possibile, vorrei avere, pur se per macrovoci, i costi dei dipendenti.

    Vorrei inoltre sapere se l’attività dei dipendenti è sottoposta a un organismo di valutazione, e conseguentemente se, come credo, vi è una parte variabile riguardante la premialità dei dipendenti stessi, e di acquisire, ma questo probabilmente adesso non ce l’ha, la valutazione dei vari dipendenti, in ordine a quella quota di retribuzione che attiene anche i medesimi.

    Se è possibile, ma su questo, magari, un’idea di massima, vorrei sapere il bilancio, se possiamo così chiamarlo, dell’Istituto: qual è il costo, quali sono le voci più significative, fermo restando, è una posizione che abbiamo già espresso, che a nostro modo di vedere su questa vicenda è necessario compiere tutti gli accertamenti del caso, e in questo senso riteniamo doveroso che prima di assumere provvedimenti anche rigorosi, come è stato invocato da qualcuno, si accertino le responsabilità.

    A nostro modo di vedere, l’Istituto andrebbe pesantemente – mi riferisco alla parte politica – riformato, con un riassorbimento delle funzioni svolte all’interno dell’assessorato.

    Vengo ad una domanda che abbiamo posto anche mediante un’acquisizione diretta sull’assessorato: se in passato c’erano mai state delle segnalazioni su eventuali irregolarità, chiamiamole genericamente così, su come si comportavano i dipendenti, o se questo è stato in tutto e per tutto il classico fulmine a ciel sereno.

    Trattandosi, presidente, di una udienza conoscitiva, io mi limiterei a porre domande. Poi, eventualmente, per valutazioni più eminentemente politiche, valutiamo.

     

    Presidente PARUOLO: Credo sia più importante, in questa fase, fare domande. Se poi i colleghi lo riterranno, ovviamente, potremo, anche successivamente intervenire per dare anche pareri di tipo diverso. Io però starei a questo. Se il consigliere Bignami ha finito, la parola al collega Alan Fabbri.

     

    Consigliere Alan FABBRI: Grazie, presidente. Molto velocemente, ovviamente mi associo alle domande che ha fatto il consigliere Bignami, che sono sempre puntuali e precise.

    Colgo però l’occasione per dire che credo sia stato doveroso, da parte del presidente, dimettersi, come da parte del direttore, autosospendersi – correggetemi se il termine non è corretto –, a fronte di quello che è capitato. Credo che sia una grande assunzione di responsabilità da parte di chi amministra un ente pubblico.

    Detto questo, volevo fare una domanda all’assessore, anche a fronte di quello che abbiamo detto in aula anche la settimana scorsa. Il Presidente Bonaccini un po’ si è arrampicato sugli specchi per quello che riguarda quella che a nostro avviso è stata un po’ una caduta di stile che ha avuto l’Amministrazione regionale, nel correre prima dalla stampa, invece che informare effettivamente l’ente preposto a fare i controlli, e l’ente preposto anche a nominare lo stesso presidente. A nostro avviso sarebbe stato corretto informare innanzitutto i Capigruppo, anche perché questo fatto getta discredito su una Regione che a nostro avviso, ma comunque a parere di tanti, è un po’ il fiore all’occhiello, per certi versi, per quello che riguarda l’amministrazione dell’ente regionale, o perlomeno, così ci viene raccontato dal Presidente Bonaccini.

    Questa cosa, a nostro avviso è molto grave per un Istituto – e qui faccio ovviamente una riflessione di carattere politico – che è sempre stata un po’ un fiore all’occhiello della sinistra emiliana. Spesso, da parte di chi non la pensa come il Partito Democratico, interrogativi sull’operato di questo Istituto e anche sul numero di persone che sono coinvolte in questo Istituto, sono stati posti, in sede politica, dalle opposizioni di questa Regione. Vedere che oggi chi fa cultura si trova su Striscia la Notizia per questioni legate ovviamente all’orario di lavoro, con persone che vengono sospese ed altre indagate, ovviamente getta discredito su di un organismo che fino all’altro giorno veniva considerato un fiore all’occhiello dalla sinistra emiliana.

    Credo che la politica debba fare chiarezza, lo dico all’assessore, se quello che è capitato rimane legato soltanto a personalità singole, oppure, se fosse una prassi consolidata, all’interno di questo Istituto, svolgere le sue funzioni così com’è.

    Io pongo questi quesiti in maniera anche provocatoria, perché credo che la chiarezza sia dovuta, in questi casi. Ci aspettiamo quindi che così come il presidente e il direttore si sono assunti le proprie responsabilità, anche la parte politica di questa Regione si prenda le proprie responsabilità, che dica effettivamente quello che pensa su questo ente e che ne tragga le dovute conseguenze.

    Ultima domanda: vorrei sapere se a livello di amministrazione regionale, al netto di quel che è capitato all’IBC, una riflessione anche per quello che riguarda i controlli, un po’ in generale, su tutti gli enti periferici di questa Regione, è stata maturata, in modo tale da non andare ancora a incagliarsi su avvenimenti di questo tipo che, come dicevo prima, gettano discredito e umiliano ovviamente anche l’operato di persone perbene.

     

    Presidente PARUOLO: Grazie, consigliere Fabbri. Ci sono altri consiglieri? Se non ci sono altri, darei intanto la parola per le risposte a chi dei nostri ospiti pensa di poter rispondere. Direttore Zucchini, prego. Vedo che ha preso il microfono.

     

    Direttore ZUCCHINI: Non per la parte politica, chiaramente. L’Istituto – parliamo dell’organigramma – ha un presidente nominato dall’Assemblea legislativa, da questa Assemblea. Ha un Consiglio direttivo fatto, al momento, da quattro persone, che è nominato dalla Giunta.

     

    (interruzione)

     

    Direttore ZUCCHINI: così prevede la legge regionale. Le due nomine sono tendenzialmente vicine, ma non è obbligatorio che siano in asse. Faccio un esempio: il presidente Varni avrebbe cessato il suo mandato il 22 luglio di quest’anno; il nostro Consiglio direttivo finisce il primo dei tre anni della nuova nomina ad aprile del 2018, quindi sono un po’ fuori assi che consentono una certa continuità, e non dei cambi generali. Questa è la parte di nomina assolutamente politica.

    Il Consiglio direttivo dell’Istituto nomina poi un direttore, propone alla Giunta la nomina di un direttore. Tutti gli atti che noi facciamo – noi siamo un ente regionale –, soprattutto questi atti di nomina, vengono vagliati e autorizzati dalla Giunta.

    La Giunta quindi ha autorizzato, a dicembre di quest’anno, la nomina a direttore del sottoscritto, su proposta del Consiglio direttivo, come prevede la legge.

     

    (interruzione)

     

    Direttore ZUCCHINI: Io sono un dirigente di ruolo, della Regione, però, per la carica di direttore, come per gli altri direttori, sono posto in aspettativa – anzi, credo di essere l’unico direttore di ruolo – a zero ore, perché assumo una carica con un contratto di tipo privatistico, come gli altri direttori generali, o di Agenzia (AGREA, Intercenter, Protezione civile, ne manca qualcuno). Il ruolo è questo, uno ha l’incarico di questo tipo.

    La struttura organizzativa è fatta così – o era fatta così, poi dirò le ultime varianti –: l’Istituto si occupa essenzialmente, storicamente, di biblioteche, archivi, musei e beni culturali, paesaggio e territorio. Quindi, le strutture, fino a un anno fa, poi spiegherò perché vi racconto di un anno fa, erano un dirigente responsabile ­– si chiamava, devo usare il passato perché non c’è più – imposto, sovrintendenza ai beni librari o documentari. Questo dirigente seguiva le biblioteche e gli archivi, con il suo gruppo ed esercitava anche le funzioni di tutela di cui al DPR n. 3 del 1972.

    Nel 1972, alle Regioni vennero conferite dallo Stato le funzioni di tutela dei beni librari. Doveva essere la prima forma di tutela trasferita, poi dovevano seguire quelle del Ministero (artistici, archeologici o meno), ma si fermò lì. Quindi alle Regioni, fino ad agosto 2015 e poi spiegherò perché, era attribuito l’esercizio delle funzioni di tutela sui beni librari e documentari.

    Faccio un esempio: se uno voleva esportare un libro raro o di pregio dalla Regione Emilia- Romagna, doveva chiedere il permesso alla mia collega che era il sovrintendente, come lo deve chiedere uno che vuole esportare un quadro, al rispettivo sovrintendente. Questo quindi era l’esercizio in funzione di tutela, uno degli esempi dell’esercizio.

    Quanto all’altro settore, con un’altra dirigente, era il settore musei, che segue appunto i musei di ente locali soprattutto, la maggior parte, e anche quella piccola parte di musei privati. Questi due dirigenti operavano, nel senso che ora non ci sono più. La legge di riferimento è la legge regionale n. 18 del 2000, Norme in materia di biblioteche, archivi, musei e beni culturali. Questo è il core business dell’Istituto, la parte centrale dell’Istituto. Quindi, sostegno alle pubbliche amministrazioni, ai sistemi, eccetera, su queste materie.

    Poi c’è un altro settore, più storico di quelli che ho appena detto, anche se adesso è in difficoltà, sia come persone che come attribuzione, ma che stiamo cercando di rilanciare. È quello del paesaggio, del territorio e dei beni naturali. L’Istituto si chiama infatti Istituto per i beni artistici, culturali e naturali. C’era un settore, formato fino a tre anni fa da un dirigente, da quattro architetti, da un biologo, da un esperto di alberi che seguiva la parte paesaggistica e naturalistica. In questo caso, la Regione ha delegato all’Istituto beni culturali, la gestione dei contributi per la legge (che è un po’ vecchia, è del 1972), che concede contributi ai Comuni per la conservazione e tutela degli alberi monumentali. Noi abbiamo un gruppo che si occupa di questa cosa, nonché di censire gli alberi monumentali, di fare le azioni di conoscenza sul territorio. Questo è il terzo posto dirigenziale.

    C’è poi un quarto ruolo dirigenziale nuovo, nato come servizio nel 2009, a fronte di una modifica alla legge regionale dell’IBC fatta nel 2008. Nel 2008 è stata attribuita all’IBC, perché era l’unica struttura regionale che aveva personale esperto in materia di archivi, la funzione di conservazione dei documenti digitali prodotti da tutte le pubbliche amministrazioni della Regione: quelle della Regione con la “R” maiuscola e di tutti gli enti locali, tramite convenzione, afferenti alla Regione. Si occupa, quindi, non solo di conservare, ma di dare valore legale a quei documenti che nascono solo in forma digitale.

    Senza questa struttura, faccio un esempio che chiarisce questa situazione, non potrebbe esistere il BURERT, cioè, il bollettino Unico della Regione Emilia Romagna Telematico. Può esistere solamente perché esiste una struttura certificata a livello nazionale dall’AgID, che conserva la versione telematica, perché non c’è più la stampa su carta, e dà valore legale, a questo. Senza questo, non poteva essere dematerializzato.

    Entro solo sull’aspetto dei costi. Il BURERT costava, alla Regione Emilia-Romagna, 1,7 milioni di euro di stampa, e circa 600.000 euro di spedizione: sono 2,3 milioni di euro all’anno, tutti gli anni. Questi costi non ci sono più, perché non viene né più stampato, né più spedito, in quanto è telematico.

    Questi 2,3 milioni sono, 100.000 euro in più o in meno, il costo, a bilancio, di queste strutture, che è il polo archivistico regionale, che ha sede qui, in Aldo Moro, al numero 64, che è l’altro ruolo dirigenziale che abbiamo. È composto da archivisti, da informatici, da esperti di questo settore. C’è poi un altro ruolo dirigenziale, anzi, per essere precisi, altri due professional nella suddivisione delle competenze regionali: sono dirigenti che non hanno d’ufficio assegnato del personale, in un caso gliel’ho assegnato io, vi dirò dopo. Ho quindi un dirigente professional che si occupa di stampa e di editoria, cioè cura le nostre pubblicazioni e fa anche promozione culturale, visto che da qualche anno abbiamo praticamente cessato, se non in casi rarissimi, le pubblicazioni su stampa, facciamo molto on line, ma non è più un’attività così continuativa come era qualche anno fa. Infine, il professional affari generali, che è un avvocato che si occupa dell’amministrazione in generale, bilancio, pagamenti, acquisizione beni e servizi, personale, tutti quelli che sono servizi ausiliari al funzionamento dell’Istituto, compresa, fino al primo aprile, la gestione della biblioteca, perché era affidata a lui.

    Questa era la situazione fino al primo aprile, fino a due anni fa. I dirigenti che ricoprivano i tre ruoli che ho indicato prima, quindi Sovrintendenza ai beni librari, è andato in pensione nell’ottobre 2014, il responsabile del servizio musei è diventato direttore del Mambo, a Bologna, quindi è andato via, il responsabile del servizio bene architettonici e ambientali, anche lui si è felicemente pensionato nel 2015, da poco più di un anno.

    A fronte di questa situazione, io ho proposto, per essere precisi, al Consiglio direttivo, che ha accettato la mia proposta, che ha proposto alla Giunta, un nuovo modello organizzativo, che entra in funzione in questi giorni. Ho proposto la fusione dei due dirigenti musei, biblioteche e archivi in un unico ruolo, com’è tra l’altro acclarato, oramai, nel settore: si cerca di vedere questi istituti…

     

    (interruzione: “hai proposto più di due anni fa il modello…”)

     

    Direttore ZUCCHINI: sì, non adesso, l’ho proposto da tempo, poi ci sono i tempi regionali per arrivare a questo. L’Istituto, articolo 1, è autonomo organizzativamente e amministrativamente, eccetera, ma la sua autonomia la esercita una volta che è stato autorizzato dalla Giunta.

    Il presidente, quindi, ha mandato questa proposta alla Giunta. È stata recepita la proposta sia di questa fusione, sia della trasformazione di quello che ho detto professional amministrazione, a dirigenti di servizio, per potergli attribuire le funzioni con il personale legato alla gestione del personale.

    Il concorso è stato fatto. Per un fatto tecnico, perché le cose non vanno sempre come uno le programma, la Commissione per il concorso deve essere composta, era composta, da me come presidente, in quanto direttore dell’Istituto, da un componente esperto di selezione del personale, proposto e fornito dall’ufficio personale e da un dirigente esperto in beni culturali di altra amministrazione. Quanto ai primi due ai quali avevo chiesto di partecipare alla Commissione, uno ha rinunciato perché si vedeva troppo coinvolto (era il dirigente massimo di Bologna, quindi era una situazione che non lo vedeva coinvolto forse direttamente con uno dei potenziali candidati, ha preferito rinunciare subito); il secondo individuato, per un motivo molto semplice, era un dirigente, sì, qualificato, solo che era a tempo determinato. Questa regola prevede che il dirigente che io chiami sia di ruolo. Alla fine, quindi, con due mesi di ritardo, abbiamo trovato il candidato e il concorso si è concluso con l’ultima prova selettiva, non è stato un colloquio, il 17 marzo.

    Se i tempi lo avessero consentito, questa figura, che di fatto coprirà il 70-80 per cento delle competenze dell’Istituto, sarebbe entrata in ruolo regionale, come vincitore di concorso, l’1 o il 2 aprile. Probabilmente entrerà in ruolo adesso, perché questo concorso si è esaurito, è stato nominato un vincitore, e questo è l’organigramma attuale. Quindi, con un responsabile dell’intero Settore biblioteche, archivi e musei, un responsabile dell’intero settore amministrativo, rimane il responsabile della Sezione polo archivistico regionale. Ci stiamo adoperando per trovare una soluzione non dirigenziale, perché le competenze sono meno evidenti, per il settore dei beni architettonici e ambientali, che è il terzo settore: questo è l’organigramma.

    Per venire brevemente ai finanziamenti…

     

    (interruzione: “i dipendenti quanti sono?”)

     

    Direttore ZUCCHINI: Un centinaio: 102, 103, 104, di cui una ventina sono quelli allocati.

    Piccola premessa: per quelli dedicati alla cultura, se ne togliete un 25, ne rimangono 75 dedicati alla cultura.

     

    (interruzione: “tutti a tempo indeterminato?”)

     

    Direttore ZUCCHINI: Tutti a tempo indeterminato. Noi non possiamo più avere… O meglio, mettiamola così: noi in Istituto non abbiamo personale a tempo determinato. Per il rispetto delle norme del decreto n. 78 del 2010, possiamo fare incarichi professionali nel limite del 20 per cento di quello che facemmo nel 2009, che assomma, ad oggi, a 6.000 euro, quindi non abbiamo neanche incarichi professionali. Se, ed è capitato, facciamo incarichi professionali, vengono pubblicati sul Bollettino della Regione Emilia-Romagna e vengono seguite le procedure normali, che fa la Regione quando deve dare un incarico professionale.

    Possiamo fare incarichi professionali solo con risorse non regionali, visto il vincolo che abbiamo. In questo caso, lo specifico, sono per i progetti europei, perché la fonte è altra. Per quelli stiamo chiudendo un progetto durato tre anni, sull’archeologia: c’è adesso una mostra a Roma, a livello nazionale, al Palazzo Massimo, su quello che abbiamo fatto. In quel caso, con fondi europei abbiamo regolarmente bandito un posto. Hanno risposto in 600, per un posto, il che ci ha lasciati un po’ perplessi e amareggiati, perché è solo uno, quello che ha seguito per tre anni il progetto.

    Noi quindi non abbiamo tempi determinati, non abbiamo incarichi, se non quelli che lavorano sui progetti, ma siamo in unità, anzi, questo ha pure finito, quindi al momento mi pare di capire che non abbiamo assolutamente incarichi.

     

    (interruzione)

     

    Direttore ZUCCHINI: Quanto alle posizioni organizzative sono il livello, come la Regione...

     

    (interruzione)

     

    Direttore ZUCCHINI: No, il professional è un dirigente…

     

    (interruzione: “quante sono le altre posizioni organizzative?”)

     

    Direttore ZUCCHINI: Le posizioni organizzative sono diciotto, diciannove, a seconda di quando li conto. A gennaio 2017, quando è stata fatta la fotografia per procedere al rinnovo delle ultime scadenze, erano diciotto più una, che fa diciannove. Perché dico “più una”? Perché sono separate in standard. Su tutto l’Istituto, ce n’è una che si chiama – o si chiamava, perché è cambiato –, credo “alta professionalità”, cioè, aveva un chip in più delle altre. È la responsabile RUP dei piani bibliotecario, museale e…

     

    (interruzione)

     

    Direttore ZUCCHINI: Sono tutti i dipendenti della Regione, destinati all’Istituto. Cioè, tutto il personale che ha la Regione, è personale che ha vinto un concorso regionale, sono tutti regionali, pagato dalla Regione…

     

    (interruzione)

     

    Direttore ZUCCHINI: Quello che abbiamo preso dalla Provincia, è arrivato attraverso l’acquisizione delle 1.000 persone che è stata fatta, anzi, la Provincia ci ha fornito due o tre risorse nuove, proprio in materia specialistica, di biblioteche e archivi, ma siamo su questi numeri. Dalla Provincia di Bologna abbiamo preso tre, quattro figure: un amministrativo, che ci fa il bilancio, un esperto di biblioteche, un esperto di beni culturali, che sono gli ex funzionari provinciali che la Provincia ha dichiarato essere in sovrannumero, ha dichiarato di metterle a disposizione.

    Per precisare la risposta, perché temo non sia chiaro. L’Istituto è la Regione Emilia-Romagna, è semplicemente organizzato con un bilancio autonomo. Ma tutto il personale, compreso il sottoscritto, è personale della Regione Emilia-Romagna, il cedolino me lo paga la Regione Emilia-Romagna. Sono l’unico che ha questa forma particolare di aspettativa, come tutti i direttori. Nel mio caso è aspettativa perché a memoria sono davvero l’unico dirigente di ruolo che ha il ruolo di direttore, quindi sono in aspettativa come dirigente regionale, e ho il ruolo di direttore dell’Istituto. Quindi, il personale è totalmente e integralmente personale regionale. Le posizioni organizzative sono diciannove, suddivise in parte amministrativa e in parte disciplinare.

    Abbiamo fatto una revisione, che però secondo me subirà qualche rallentamento con l’occasione della ripubblicizzazione. Avevamo strutturato, appunto, la parte amministrativa, per andare anche incontro alle ultime disposizioni in materia di anticorruzione. Avevamo identificato e definito due posizioni organizzative che permettono quella che tecnicamente si chiama la segregazione delle funzioni. Cioè, chi fa la parte di assegnazione e bando dei contributi, non è quello che liquida, fa le cose. Ci stiamo organizzando così, perché c’è un rallentamento, ma questa è comunque la fine che dovremmo fare, anche per rispondere a delle esigenze che sono poste.

    Per venire al bilancio, il bilancio è fatto da alcune voci principali. Una si chiama Fondo unico di funzionamento. Fino al 1990, l’Istituto aveva solo il Fondo unico di funzionamento. Veniva dotato di questa cifra, con la quale doveva pagare tutto, dal presidente, alle sedi ai mobili, a tutto quello che succedeva. Quello che rimaneva veniva utilizzato per attività culturali.

    Attualmente, il fondo è di 400.000 euro. È calato negli ultimi quattro anni di quasi 700.000 euro, perché una parte delle attribuzioni che ci venivano date, che servivano per pagare essenzialmente gli affitti delle sedi, il riscaldamento, eccetera, queste spese sono state poste in capo alla Regione, e noi abbiamo lasciato il corrispettivo, cioè, non ci è più attribuita quella parte. L’affitto delle sedi regionali, cioè, è in capo a un’unica struttura, per tutti gli istituti o meno. Quindi, 400.000 euro che servono alle spese di carattere generale. Ho dimenticato che abbiamo anche il revisore dei conti, un revisore dei conti unico, e servono per questo. Per le spese di carattere generale, se dobbiamo comperare i computer e alcune cose. Tutto quello che rimane – fortunatamente, quanto ad altre spese generali, tipo mobili o altre cose è da un po’ di tempo che siamo fermi, non abbiamo spese straordinarie di questo tipo – va destinato all’attività culturale.

    Un’altra sede che fa parte della direzione, è la biblioteca di via Marsala. Anche per quella, l’affido è in carico alla Regione. È aperta tutti i giorni, da personale regionale, che fa il servizio.

     

    (interruzione)

     

    Direttore ZUCCHINI: Il canone di locazione di quella in via Marsala credo, perché poi l’ha presa in mano la Regione, dovrebbe essere sui 90.000 euro. Per quella di via Galliera, 300… però non riesco ad essere preciso. Piccolo dato: voi sapete che è uscita la normativa tre, quattro anni fa, che prevedeva che le pubbliche amministrazioni potessero chiedere un calo del 15 per cento del canone di locazione, indipendentemente dal fatto che il contratto fosse scaduto o meno.

    Noi in Istituto siamo stati i primi ad applicare… La contropartita è che se al proprietario non va bene, devi cambiare sede. In questo caso il proprietario ha accettato, quindi siamo stati i primi, poi cercherò di essere più preciso, anni fa, a modificare il contratto e a risparmiare il 15 per cento di locazione. Quando abbiamo passato il contratto alla Regione, era già calato, allora, del 15 per cento rispetto a quello che era il prezzo originario. Ovviamente, anche allora i meccanismi di calcolo o di accertamento del giusto onere dell’affitto sono fatti attraverso la Regione, che dava un parere (adesso addirittura lo dà l’Agenzia delle entrate), e quella fu la procedura fatta. Però, come dicevo, se non vado errato, è dal 2011 che noi non abbiamo più queste spese, quindi quello che vi ho detto sono i costi puri di quegli organi che ho detto. I consiglieri non prendono niente, hanno un gettone, credo, di 50 euro, se non vado errato, equiparato ai vari calcoli. Mediamente, il Consiglio direttivo si riunisce una volta al mese, per gli atti principali. Poi ci sono presidente e revisori: quelli sono gli organi. Questo quindi è l’assetto: quindi, 400.000 euro per spese generali.

    Poi abbiamo i finanziamenti sulle leggi. Quest’anno, come l’anno scorso, in queste legislature, siamo ripartiti, grazie a un impegno della Giunta, del Presidente Bonaccini e dell’assessore Mezzetti, rifinanziando, non ancora come nel 2010, ma comunque con una cifra che ci ha consentito di riemettere bandi per sostenere le amministrazioni. La legge n. 18 è dotata, nel 2017 (ed era la stessa dotazione del 2016) di 4 milioni di euro. Questi 4 milioni di euro vengono gestiti attraverso avvisi pubblici, ai quali partecipano tutte le amministrazioni pubbliche. Sono due categorie di beneficiari: le pubbliche amministrazioni e i soggetti privati, senza fini di lucro, che abbiano Istituzioni con un patrimonio o un servizio interessanti ai fini dell’organizzazione bibliotecaria, archivistica o museale regionale. Non sono gli enti pubblici, si chiamano enti convenzionati, che noi sosteniamo attraverso convenzioni triennali, sempre attraverso un bando che viene fatto.

    Il prossimo bando sarà emesso nel 2018. Noi siamo ripartiti nel 2015, fatto il primo bando (2015, 2016, 2017), nel 2018 verrà fatto di nuovo questo bando triennale. Quindi, questi 4 milioni sostengono l’intero sistema bibliotecario regionale, compresi i poli (noi siamo organizzati in sette poli regionali, sono quelli che danno i libri ai cittadini, che consentono l’organizzazione bibliotecaria); il sistema archivistico, sempre dei Comuni; il sistema museale, sempre dei Comuni. Questo è il movimento base, il ruolo principale che l’Istituto esercita, più le attività che facciamo, quelle che si chiamano attività dirette. Alcune azioni sono dirette, cioè, siamo noi che realizziamo un software per tutte le amministrazioni in materia di biblioteche, archivi e musei, o, per essere precisi, sia di biblioteche, che per gli archivi, che per i musei.

    Noi lo mettiamo a disposizione gratuitamente di tutte le amministrazioni pubbliche; quelle non pubbliche si devono convenzionare, ci deve essere un interesse per la pubblica amministrazione, con la convenzione anche dei privati, e questo è il finanziamento più grosso. Poi abbiamo quello che ho detto prima, il finanziamento speciale, che non deriva dai fondi cultura, ma deriva dai fondi della telematica, per il Polo archivistico regionale, che sono i 2,3 milioni. Poi abbiamo quelli che attualmente si chiamano progetti speciali, ma nei quali, ad esempio, è inserito il finanziamento per la legge sulla promozione del dialetto in Emilia-Romagna, attualmente sono 100.000 euro. Poi abbiamo una – ahimè piccola – cifra per la conservazione degli alberi monumentali, che ci viene data dall’assessorato all’ambiente: sono 25.000 euro, credo, che vengono distribuiti secondo le richieste che fanno i Comuni per la tutela degli alberi. In alcuni casi disposti dall’assessorato alla cultura, è possibile, per la Regione, per l’assessore alla cultura, come per altri, affidarci risorse per quelli che chiamiamo progetti speciali. La Regione cioè in qualsiasi momento può chiedere all’Istituto, per le sue materie, ovviamente, di essere il suo strumento operativo. Ricordo che l’Istituto è organo e strumento operativo della Regione Emilia-Romagna in materia di beni culturali, quindi, quando la Regione Emilia-Romagna ha qualcosa da fare in questo settore, ha sempre identificato l’Istituto. Cito altri due esempi: l’Expo, dove siamo stati noi identificati per curare la parte culturale dello stand e della rappresentanza della Regione Emilia-Romagna all’Expo e il Centocinquantesimo dell’Unità d’Italia. Noi eravamo la struttura che ha creato insieme ad altri l’esposizione a Roma, che riguardava la Regione Emilia-Romagna in queste occasioni.

    In questi casi, quindi, la Regione può affidarci altre risorse per attuare quello che ci viene chiesto. C’era un’ultima domanda che ho segnato: come facciamo a misurare le performance, il risultato? Abbiamo lo stesso strumento che ha la Regione, quello che si chiama Programma di Attività. Ogni inizio anno – ovviamente noi non aspettiamo, per fare le attività, di fare il PDA, che è sempre un po’ in ritardo, come quello di quest’anno, però alla fine c’è – noi andiamo a identificare le attività principali. È un sistema che credo sia pubblico su Integra (i nostri programmi di attività sono pubblicati come tutti gli altri), dove tutto il personale dell’Istituto è attribuito – anche perché se no si accendono delle lampadine, e non ti permettere neanche di consolidarlo – a dei ruoli, quindi deve essere impegnato a fare qualcosa. Quello è il sistema principale, di valutazione dei dirigenti, perché lì si definiscono gli obiettivi delle posizioni organizzative e di quelle che si chiamano – c’è un alto livello di premio particolare, per le non posizioni organizzative – specifiche responsabilità, che è un’altra indennità che viene data ai funzionari, o non solo, credo anche a una serie di persone.

    Quello è lo strumento di monitoraggio, gestione e controllo di tutta la Regione, che anche l’Istituto attua. Poi, come questa Commissione, mi riferisco alla parte cultura, sa bene, anche grazie a una modifica di qualche anno fa alla nostra legge n. 29, noi portavamo, sia in Commissione bilancio che in Commissione cultura, il bilancio consuntivo.

    Ho una collega, del resto lei è quella del bilancio, lo portavamo fino a due cifre decimali. Erano numeri, cioè quello che dicevo prima: tot i residui, le cose, gli impegni. È un bilancio tecnico, delle reali attività del quale poco si capiva della vera attività. Separatamente portavamo, non in sincronia, non era obbligatorio, una relazione culturale su quello che avevamo fatto con quei soldi. Dall’anno scorso, questa lo accompagna.

    Qui cioè, in tutte e due le Commissioni, ci troveremo a presentare il bilancio di chiusura del 2016, con una relazione, a questo punto molto più dettagliata, oppure più arricchita, rispetto a quello che abbiamo fatto nel 2015, perché è quella che testimonia quelle che sono le risorse del bilancio. Ma soprattutto, c’è una cosa che l’Istituto ha sempre fatto fatica a dimostrare e che invece nella relazione viene messa. Faccio un esempio: noi abbiamo due fotografi di ruolo. I fotografi di ruolo, per fortuna, non vengono pagati per andare a fare le foto, lo fanno perché sono fotografi di ruolo: fanno campagne fotografiche, dai monumenti della Seconda guerra mondiale, eccetera. Queste evidenze hanno traccia nel Programma di attività, ma nella parte amministrativa non c’è un impegno, non c’è un’evidenza amministrativa.

    Solo col bilancio si perdevano le attività che alcuni, molti di noi fanno, perché l’Istituto è comunque composto da una parte più attenta e doverosamente attenta agli aspetti amministrativi, come deve fare un ente pubblico, la parte amministrativa che fa i bandi; poi è fatta da esperti, nelle varie materie (archeologi, architetti, storici dell’arte, archivisti, fotografi), che fanno le cose, o governano l’acquisizione di beni e servizi, per fare le cose. Sono quindi quelle che ho chiamato attività dirette, che noi facciamo direttamente, nel senso che affidiamo proprio un servizio, ma lo monitoriamo, lo fanno come diciamo noi e portiamo a casa il risultato. Un esempio per tutti: nella legge n. 18, quando ci viene chiesto di riorganizzare l’archivio pubblico comunale, e ci viene segnalato questo, i nostri colleghi fanno un’istruttoria, e se ci sono le condizioni, fanno le procedure di gara per attribuire a qualcuno un mandato a fare questo, sotto il nostro controllo. Poi facciamo il collaudo, facciamo la verifica. Questo è il ruolo che fa l’Istituto. Quindi, come misura il PDA, lo stesso che ha la Regione, non abbiamo altri strumenti, e in più, cosa che credo faccia anche le Regione in maniera molto più alta, una relazione, credo dettagliata, su tutte le attività. È una relazione che su suggerimento del Presidente abbiamo fatto all’inizio di questa legislatura, visto che se non ricordo male, presidente, c’erano trentotto consiglieri su quaranta di nuova nomina, abbiamo pensato di fare non una relazione sul singolo anno, ma di fare cinque anni, 2010-2014, per presentare un arco abbastanza ampio, che comprendeva chiaramente il 2014, di attività, per cercare di rendere più chiaro ed evidente, con il riepilogo delle leggi, con il riepilogo delle persone, con tutta una serie di cose, che normalmente non figuravano nella relazione annuale.

    In quella del 2016 rimetteremo tutte queste cose, perché mi sembra opportuno che questo sia comunque fatto. Questa è la situazione. Non so se ho dimenticato qualcosa.

     

    Presidente PARUOLO: Grazie, direttore. Darei la parola anche ad altri consiglieri che si sono prenotati. Dopo il consigliere Bignami c’erano il consigliere Foti e la consigliera Rontini. Prego, consigliere Foti.

     

    Consigliere Tommaso FOTI: Presidente, la relazione che ha svolto testé il signor direttore, per certi versi dice qualcosa in più, ma non è del tutto nuova.

    Quanto al bilancio venuto in Commissione, se ne è discusso in condizioni sempre un po’ di fine seduta, però alcune cose erano note.

    A me pare però che ci siamo trovati non solo per discutere della funzionalità dell’Istituto, che indubbiamente è un elemento di valutazione politica, che prima o poi andrà fatta. Ma ci siamo convocati, anche con una certa urgenza, per motivazioni che in realtà, per il momento sono state liquidate con cinque o sei minuti di un racconto già abbastanza noto, anzi, forse meno noto di quanto sia andato nei dettagli qualche giornalista.

    Io chiedo allora, direttore: innanzitutto, quali sono i tipi di controlli che venivano esercitati, o che vengono esercitati, sulle presenze dei dipendenti, a fronte di un Istituto che lei stesso dice avere una parcellizzazione di dipendenti, in sedi tra loro non comunicanti, quantomeno, o addirittura in altre parti della città?

    Seconda questione: io non so se siamo come alla scuola elementare, dove, quando il maestro esce, tutti tirano (o tiravano) il cancellino. Il fatto che lei fosse quel giorno in sede, e comunque, indipendentemente dalle responsabilità – sarà da accertare se, in che modo e con quali procedure del caso –, che come lei stesso dice, almeno sette casi siano quantomeno oggetto di valutazione e di contestazione, mi pare un fatto numericamente rilevante. Debbo dire questo anche perché mi pare di aver capito che lei stabilmente per due giorni ricopre il ruolo, o questo ruolo, in sede ad interim, quindi è facilmente individuabile quando lei non è fisicamente presente in questa o in quella posizione. La quale cosa dovrebbe non prevedere un tana libera tutti, ma un’assunzione di responsabilità suppletiva, a dire il vero.

    Lo dico anche in relazione alla pianta organica, della quale ho già parlato, se non erro in Assemblea. Tale pianta organica, se la paragoniamo a quella dell’Assemblea legislativa che, mi consentirà, ha funzioni pari, se non superiori a quelle dell’Istituto, è una pianta organica notevolmente robusta, anche in termini di dirigenti e di posizioni organizzative. Io penso che più generali ci sono, più responsabilità ci dovrebbero essere, non dovrebbe essere un problema di greche, dovrebbe essere un problema di responsabilità. Quello che si ricava, invece, è un po’ come se fosse una consuetudine. Anche perché, o effettivamente la dirigenza è più sfortunata del fornaretto di Venezia, o che in un giorno si riesca a fare il pieno, è difficile anche per Striscia la Notizia e per Staffelli. E dato che io sono abituato a dire come la penso, debbo ritenere che la situazione fosse quantomeno oggetto di attenzione da qualche tempo.

    Ma ciò che mi stupisce è anche il fatto, lo dico obiettivamente, che noi stiamo parlando di questa vicenda in relazione alla trasmissione televisiva, senza la quale non avremmo mai parlato di una vicenda del genere. Ora, dobbiamo aspettare effettivamente che terzi, a mio avviso non legittimati sotto il profilo non dell’operatività, ma della funzione in senso stretto, suppliscano ad attività di controllo che a qualcuno dovranno pur spettare? Penso che tra un ufficio pubblico e una hall di albergo, una differenza ci debba essere. Nella hall dell’albergo si entra ed esce a piacimento, purché si sia pagato il conto. In un ufficio pubblico, bisognerebbe entrare ed uscire con un senso di responsabilità che mi pare del tutto diverso.

    Io personalmente quindi, al di là, torno a ripetere, di una discussione approfondita che si può fare sulle venti posizioni organizzative, sui cinque o sei dirigenti che ci sono, sul direttore generale – che poi, non ho capito bene, ma questo perché venendo dalla campagna sono un po’ ignorante, come si riesca, nella disperata impresa di mettersi in aspettativa da una funzione dirigenziale, ma poi assumere una posizione dirigenziale ad interim nello stesso tempo, è materia che non mi affascina e non mi interessa, evidentemente sarà stato possibile, nel caso contrario sarebbe contra legem –, indipendentemente da questi piccoli particolari, oggi ciò che rileva è una questione: che comunque, a mio avviso, non vi sono stati controlli preventivi, utili ad evitare situazioni che, anche se fossero occasionali – in questo caso torna sempre il fornaretto di Venezia, che notoriamente non era molto fortunato. Al di là di questo, io ritengo che una presa di posizione e anche un’assunzione di responsabilità, in ordine ai controlli, spetti a chi ha i ruoli più importanti.

    Lo dico oggettivamente: non ho mai capito cosa sia il nuovo istituto della sospensione personale, dell’autosospensione, tutte queste formule e queste balle che vengono inventate a piè sospinto. Io credo a un istituto che non viene molto praticato in Italia, ma che a volte potrebbe esser significativo: quello delle dimissioni. Dopodiché, a bocce ferme, la Regione farà le sue valutazioni, si costituirà nel caso, parte civile, mi auguro, e se dovessero essere acclarate delle responsabilità, si farà tutto quello che si deve fare.

    Ma oggi, un segnale, a mio avviso va dato, ed è un segnale che per certi versi deve valere anche d’esempio nei confronti di altri, perché non abbiamo solo l’Istituto in oggetto. Oggi è oggetto di attenzione, ma la Regione ha 4.000 dipendenti. Se diamo l’idea, lo dico anche rispetto a persone che invece non avendo obbligo, qui dentro, timbrano, perché tanto per essere chiari, i consiglieri regionali timbrano.

     

    (interruzione: “…se vanno al bar però stimbrano”)

     

    Consigliere Tommaso FOTI: Guarda che se vanno al bar, purtroppo… La battuta è pertinente, perché è stata oggetto di questione dell’Ufficio di Presidenza. Se si va al bar qui dentro, non si stimbra. Allora forse è meglio inserirla qualche clausola di tipo contrattuale, che eviti che poi giustamente si contesti il fatto che dentro o fuori, se sei al bar, sei al bar.

    Le assicuro, assessore, che non appena si è verificata questa situazione, in sede di Ufficio di presidenza, lo sanno bene la vicepresidente Soncini e il segretario Rancan – vedo loro due, non vorrei omettere lo stesso Torri – io ho posto il problema per dire: attenzione, che se si va su una certa china – e voi sapete che tra l’altro, per fare queste cose non occorre neanche Striscia la Notizia, basta la segnalazione, anche anonima, nel caso di specie – dove è meglio tutelarsi a prescindere. E io sono per la tutela dell’ente a prescindere, sia in termini di immagine, sia, se me lo consentite, anche in termini etici, perché effettivamente, e qui chiudo, con tante persone che sono in cerca di lavoro, chi ha la fortuna di averne uno dovrebbe rispettare il ruolo che gli è affidato.

     

    Presidente PARUOLO: La parola alla consigliera Rontini che, ricordo, è anche la prima firmataria della richiesta di audizione per cui siamo qui convocati.

     

    Consigliera Manuela RONTINI: Io ringrazio i colleghi per aver fatto delle domande utili ad acquisire dati per la nostra riflessione comune di oggi.

    Volevo partire anch’io da uno dei temi sollevati nell’ultimo intervento del consigliere Foti, cioè quello dei controlli. Anche a noi non sfugge il fatto che se siamo qui oggi è a seguito di una trasmissione televisiva.

    Se non vado errato, è stato direttamente in aula, perché sono numeri che ha riportato anche la stampa. Nelle risposte durante le due sedute di Consiglio è stato dato atto delle ispezioni, dei procedimenti disciplinari che comunque l’ente faceva nel 2015 e nel 2016, relativamente all’inosservanza delle norme sugli orari di lavoro, sulla reperibilità e malattia, dando anche il riscontro, in alcuni casi, della conclusione di questi processi. Volevo avere quindi un focus anche su questo, e capire se questi dati – io non mi intendo della materia – erano stati utili a far sviluppare, nella dirigenza dell’Istituto, io penso la necessità su una riflessione, su una diversa organizzazione, anche alla luce della complicazione dovuta al fatto che siete dislocati in più sedi, eccetera, o comunque a portare una maggiore attenzione all’organizzazione del lavoro.

    Dall’altra parte, valutate voi chi sia meglio che mi risponda, volevo capire, vista l’accurata fotografia che avete fatto nella prima parte dell’audizione, sia sul personale, che sulle strutture di cui si è dotato l’IBC e i compiti che svolge, come valutate la dotazione di personale.

     

    Presidente PARUOLO: Consigliera Gibertoni, prego.

     

    Consigliera Giulia GIBERTONI: Grazie, presidente. Io volevo proporre di concentrarci su un altro tema, oltre a quello dei furbetti del cartellino, che è la ragione contingente per cui siamo qui, che è comunque un tema molto collegato. Parlo del tema delle responsabilità della politica, certamente delle responsabilità della presidenza e della dirigenza dell’IBC sul destino che l’IBC ha percorso e a cui è stato lasciato in abbandono, rispetto a quanto sollevavamo già, lo ricorderanno l’assessore Mezzetti e il direttore Zucchini, due anni fa, qui in Commissione e in Assemblea legislativa.

    Allora sollecitavamo una vera riforma dell’IBC, che non doveva arrivare alle estreme conseguenze di dircelo o di urlarlo quando poi emergono appunto necessità di controlli, però non è il centro di quello che io vorrei proporre. I furbetti del cartellino ci saranno, ma chi poco furbamente ha fatto in modo che l’IBC venisse totalmente depotenziato, negli ultimi dieci anni di quella che è stata la sua tradizione gloriosa, non sono i furbetti del cartellino, ma è la politica, probabilmente la sua presidenza e la sua gestione.

    Il problema dell’IBC, quindi, è di governance, ed è un problema che non possiamo nascondere. Anche nell’emergenza che ci vede qui riuniti a discutere di cosa si farà, di cosa non si farà e di che corso prenderanno le verifiche, resta un argomento urgente, resta un argomento che appunto è stato sollevato qui due anni fa.

    Allora nessuna risposta concreta aveva avuto, né in Commissione, né in Aula. Il direttore Zucchini ricordava la questione della Sovrintendenza ai beni librari, questione giusta, perché non a caso, sempre due anni fa, io chiesi in Aula, ma poi feci un’interrogazione scritta per avere una risposta, perché ci fosse questo posto vacante. Mi venne risposto all’interrogazione, credo a firma dell’assessore, che “la Sovrintendenza ai beni librari…”. Adesso il problema ovviamente non si pone più, forse non è stata conclusa la questione, ma sappiamo, purtroppo, che invece di arrivare altre integrazioni alle competenze, anche questa invece se ne è andata. Pazienza. Quella famosa Sovrintendenza, quando io feci l’interrogazione, l’unica che in quel momento aveva una delega regionale, ci fu risposto con, a mio avviso, una distrazione e una sottovalutazione che all’epoca facevano capire che nei fatti non c’era alcuna volontà di vera riforma. Ossia, è vero, non c’è, in questo momento, un dirigente o qualcuno che si occupi, c’era stato appunto un pensionamento, credo un anno e mezzo prima, o qualcosa del genere, però mi venne detto, essenzialmente: adesso c’è il direttore dell’IBC che assicura la necessaria continuità all’azione amministrativa. Pur nella formale correttezza, questa non la rendeva, due anni fa, una risposta accettabile. Eppure, segnava un percorso: segnava l’idea che anche ad una segnalazione vera, rispetto ad un posto che non doveva essere vacante, ci si doveva attivare in tutte le sedi per poter fare in modo che l’unica Sovrintendenza con delega regionale, attribuita dal Ministero alla Regione Emilia-Romagna, non era solo una questione di controlli, ma era di dare giusto ruolo e giusta responsabilità a quello che ci veniva dato dal Ministero, come un compito primario. Invece si preferì dire che si dava continuità alla necessaria azione amministrativa, risposta che fu insoddisfacente. Non entro nel merito delle ragioni che all’epoca io esplicitai in aula. Ovviamente, se Sovrintendenza dei beni librari ha da essere, il sovrintendente deve essere persona che sulla materia evidentemente ha la necessaria esperienza per ricoprire l’incarico e per mantenere, certo, anche quel livello di eccellenza che l’IBC ha avuto e questo credo sia indiscutibile e innegabile.

    Ecco perché è con amarezza che si arriva a dover concludere, lo dicemmo due anni fa, che sta diventando un ente superfluo. Ma chi l’ha reso un ente superfluo, non credo siano i furbetti del cartellino, o i non furbetti, o anche quelli che timbrano, però poi se l’ente è superfluo, allora chiediamoci: benissimo chi mantiene la forma e timbra, però poi di cosa si occupa? Rispetta effettivamente quella tradizione dell’IBC, oppure inconsapevolmente contribuisce a farne quel bancomat per i Comuni, per gli enti locali, per una miriade di piccoli eventi che però non incidono, tradiscono e hanno tradito quella vocazione alta? Anche sulla questione della ricostruzione, cosa che poi sollevai all’epoca, adesso non ricordo, il direttore Zucchini mi diede ragione: il mancato coinvolgimento, ad esempio, nella legge sulla ricostruzione post-terremoto da parte dell’IBC. Tutta questa serie di questioni non è da intendere come arrivata passivamente in modo naturale, a cui non ci si poteva opporre in nessun modo. Io ritengo che davvero ci sia stato, da parte della politica, il totale rifiuto e l’inerzia del non aver saputo e non aver voluto difendere le competenze dell’IBC dalle pretese che evidentemente erano in atto per depotenziarlo.

    Quando ci poniamo il problema di quanti dipendenti ci sono oggi, che erano poi sempre quei “cento fantasmi” di Cervellati, lo ripeto con amarezza, nessuno ha gioia nel dover dire o costatare che una vera eccellenza è stata così tanto oscurata e così tanto messa in ombra: fossero 120, o 80, i fantasmi, ciò non cambia il fatto che su tutta una questione… Pensiamo al Piano paesistico, lo dico anche al presidente Varni. Il Piano paesistico, già concluso da una serie di altre Regioni (credo che il Veneto, ad esempio, sia una di queste) dal 2014 in poi, quando anche la Regione Emilia-Romagna si poteva, con l’IBC, giustamente attivare per poter avviare e concludere una serie di azioni che potevano anche, per quanto riguardava noi… Le competenze c’erano tutte: redazioni di Atlante del paesaggio, ricognizione dei beni di interesse paesaggistico, ricognizione della cartografia storica, fotografia storica, informatizzazione. Eppure, nel 2015 quando chiediamo informazioni sul Piano paesistico, è tutto in alto mare, insomma, non abbiamo saputo bene che cosa sia successo e come mai altre Regioni invece abbiano portato a termine quel compito.

    E poi, a fine 2015, arriva anche il Rapporto Vassallo. Su questo, abbiamo l’assessore Mezzetti come rappresentante della Giunta, probabilmente sarebbe stato opportuno che ci fossero stati il sottosegretario o altri rappresentanti della Giunta, però è vero che il Rapporto Vassallo evidenzia al suo interno la questione del principio di rotazione. Dice che il principio di rotazione dovrebbe essere normativamente irrobustito, con effetto immediato (ottobre 2015), ad esempio prevedendo la non reiterabilità, oltre una durata tassativamente definita, di tutte le posizioni apicali. Poi continua: non è mai stato compilato un bilancio per i centri di costo, ma dice anche, a pagina 11, che “è stata preclusa – rapporto Vassallo – qualsiasi valutazione dei dirigenti basata sull’efficienza nella gestione delle strutture da essi dirette. L’allocazione delle risorse per il personale tra le diverse strutture non è basata su misurazioni e protocolli verificabili dei carichi di lavoro”.

    Concludo allora questo intervento, chiedendomi anche se non sia il caso di allargare la questione, ma questo lo dico più che altro ai colleghi. Dato che c’è un problema di governance, questo, chissà, può essere confinato all’IBC? Non lo so. Possiamo escludere che questo problema di governance sia davvero soltanto confinato all’IBC come un’unica mela marcia? Non credo che l’IBC sia una gigantesca mela marcia, un unicum, o peggio, una mela completamente sana con sette mele marce al suo interno: anche questo sarebbe strano, statisticamente, seppure abbia un’autonomia giuridica e sia composto da personale regionale, usa sedi regionali ed è destinatario di pagamenti della Regione.

    Se siamo sicuri che il problema di governance dell’IBC è un caso isolato, però chiediamoci se il problema esiste, visto che ci sono state annunciate delle dimissioni e l’autosospensione del direttore Zucchini. Chiediamoci se non occorra verificare anche nelle altre agenzie, quindi, c’è davvero un caso isolato che ha portato ieri addirittura all’annuncio delle dimissioni della presidenza? Oppure chiediamoci, lo dico ai colleghi, se non vadano verificate altre agenzie. A questo punto allora coinvolgiamo l’Agenzia per la protezione dell’ambiente, chiediamoci l’AIPO se effettivamente funziona, o se ci sono furbetti del cartellino anche all’AIPO, l’Intercent-ER, l’ERGO. Adesso si aggiunge l’agenzia per il lavoro: pensiamo ad APT, cioè tutte le varie società che costituiscono un prolungamento, nella forma privatistica della Regione. I costi di funzionamento di tutte queste agenzie sono costi notevoli rispetto alla spesa effettivamente amministrata, questo è un dato di fatto.

    Le linee su cui quindi chiederei una riflessione, sono due: la prima, più concentrata sull’IBC è che non si fermi, però, sul caso di furbetti del cartellino, ma si chieda essenzialmente per quale motivo noi non chiediamo conto soprattutto alla politica delle responsabilità di aver reso l’IBC un ente inutile, un destino che non meritava. Non lo meritava. Non lo meritava l’Emilia-Romagna e non lo meritava la sua storia. La seconda, la mancata applicazione del Rapporto Vassallo, che è vero non è stato applicato all’IBC, ma mi verrebbe da dire, facendo una provocazione, che tanto provocazione neanche è, che adesso occorre verificare tutto il resto.

    Grazie.

     

    Massimiliano POMPIGNOLI – presidente della Commissione Bilancio, Affari generali ed istituzionali: Grazie, consigliera Gibertoni. Darei l’ultima parola al consigliere Taruffi per questo giro. Poi farei rispondere all’IBC e all’assessore Mezzetti, ricordando comunque alcune domande alle quali non è stata data risposta nel primo intervento, in particolare con riferimento a eventuali segnalazioni che erano state comunque fatte, se erano state fatte, da parte del personale dipendente dell’IBC e se eventualmente - lo aggiungo io - avete avuto modo in questo periodo di tempo di verificare se era un caso isolato oppure era, come è già stato sollevato da altri, un modus operandi abbastanza consolidato. Anche perché credo che Striscia la Notizia non sia venuta in IBC spinta da chissà quale animo di trovare il furbetto del cartellino, bensì ritengo ci siano state diverse segnalazioni che hanno indotto Striscia la Notizia a interessarsi della vicenda. E credo che queste segnalazioni, come molto spesso capita, siano state fatte forse da altri dipendenti alla dirigenza dell’IBC e che la dirigenza stessa non abbia tenuto conto delle eventuali segnalazioni. Prego, consigliere Taruffi.

     

    Consigliere Igor TARUFFI: Grazie, presidente. Io credo si debba tenere distinto il dibattito sul funzionamento dell’IBC e sull’eventuale necessità di riformarlo da quella che è la ragione per la quale oggi siamo convocati e siamo qui su un oggetto specifico. D’altronde, sul funzionamento dell’IBC adesso ho sentito varie considerazioni, ma penso che in queste considerazioni non si sia tenuto conto in modo sufficiente dell’attività e del lavoro che vengono svolti dall’IBC, e penso anche e soprattutto - e chi ha fatto l’amministratore lo sa, specie chi ha fatto l’amministratore in Comuni di piccole dimensioni e si è occupato di cultura - in relazione a quanto è prezioso, importante e significativo il lavoro e la professionalità espressa dall’IBC. Se non si riconosce questo lavoro e questo sostegno, vuol dire che non si conosce effettivamente la realtà concreta di cui parliamo e soprattutto non si è avuta la possibilità - io dico l’opportunità - di misurare direttamente con mano il lavoro che viene svolto. E questo chi ha amministrato, lo ribadisco, lo può sapere, lo può testimoniare, specie in realtà dove tenere aperta una biblioteca, riuscire a mettere a posto un archivio, tenere aperto un museo non è secondario, non è semplice, non è scontato.

    Terrei, quindi, separati i due aspetti, pur essendo necessaria e forse auspicabile una riforma complessiva, che pure si sta avviando, di un ente che ha dei numeri dal punto di vista del personale significativi - non c’è ombra di dubbio -, ma che svolge attività che, a mio parere, in questo dibattito sono state un pochino svilite.

    Per rimanere, invece, sull’oggetto della nostra convocazione odierna, dico in premessa che le dimissioni rassegnate dal presidente e le decisioni assunte dal direttore sono gesti apprezzabili. E lo ribadisco anche perché nell’odierna discussione non l’ha detto nessuno: sono gesti apprezzabili, che segnano anche una discontinuità rispetto ai procedimenti a cui solitamente assistiamo quando capitano vicende di questo tipo. Ciò non significa affatto, anzi è l’esatto contrario, che non si debba procedere e fare pulizia, se di pulizia c’è bisogno, e chiarezza assoluta rispetto a quello che è avvenuto, anche perché, come hanno detto altri prima di me, va tutelato il buon nome della Regione e la professionalità e la competenza dei tanti che operano in quell’istituto e nella Regione più in generale facendo il loro dovere. Tuttavia, il gesto delle dimissioni, che è una pratica poco esercitata in questo Paese, è un atto che va sottolineato e che noi abbiamo apprezzato.

    Nello stesso tempo chiedo, come ha già fatto qualcuno, quali sono gli strumenti di controllo, che voglio immaginare siano stati adottati non solo a seguito dell’inchiesta televisiva, che vengono abitualmente utilizzati per verificare che i dipendenti rispettino le proprie mansioni, gli orari di lavoro, eccetera, e soprattutto se quello che è emerso è o meno un modus operandi che si è andato consolidando. In quest’ultimo caso certamente le responsabilità, come diceva qualcuno prima, che comunque sono sempre imputabili ai vertici, coinvolgerebbero - immagino - anche altre figure. Del resto, ritengo che il controllo non sia competenza solo di una figura. Quindi, credo che su questo si debba fare estrema chiarezza anche e soprattutto per dare un messaggio a tutti i dipendenti e a tutte le agenzie e gli istituti della nostra regione. E su questo chiediamo che si proceda con la massima determinazione e senza esitazioni, come in parte si è anche già fatto.

    Auspichiamo che questo tipo di gestione venga mantenuta nelle sedi preposte, nei tempi e nelle forme dovute, e che non si ceda - e questo è un auspicio che rivolgo a tutti noi - alla tentazione di percorrere processi mediatici che possono essere utili a ottenere qualche titolo sui giornali, ma non risolvono i problemi. Lo dico perché la tentazione è sempre molto forte. D’altro canto, in questi giorni ho sentito dichiarazioni da parte di esponenti di varie forme, livelli e nature che mi hanno lasciato un po’ perplesso, perché è giusto, doveroso, necessario e indispensabile accertare tutte le responsabilità e assumersi tutte le responsabilità, come in parte si sta già facendo, però bisogna restare nelle forme, nelle sedi e nei luoghi deputati, che esistono, perché le leggi esistono e vanno applicate. Le responsabilità e le persone che devono rispondere delle proprie responsabilità e che sono deputate a svolgere questo tipo di mansioni esistono, persone che peraltro sono remunerate appunto per questo, quindi noi dobbiamo chiedere conto a chi ha competenze e responsabilità di rispondere, ma facciamolo nei luoghi, nelle forme e nelle sedi deputate, come questa. E colgo l’occasione per chiedere che si prosegua in questo confronto di merito per essere informati e per poter svolgere il nostro compito, essendo noi che, come consiglieri regionali, nominiamo il presidente, cosa che avremmo dovuto fare a breve, e si mantenga questo profilo.

    Capisco la necessità di comunicare ai giornali, però credo sia più importante, in questo frangente e nelle prossime settimane, mantenere un profilo istituzionale corretto, perché questo richiede questa delicata vicenda. Anche così credo che faremmo un pezzo del nostro lavoro, evitando la tentazione - e lo dico a tutti - di correre davanti ai giornalisti per rilasciare questa o quest’altra dichiarazione, spesso non avendo nemmeno chiarezza e conto di quello che esattamente sta succedendo. È un pochino meno d’impatto, ma forse è un pochino più utile per il lavoro che dobbiamo svolgere.

     

    Presidente POMPIGNOLI: Grazie. Per una prima parte di risposte a livello tecnico, cedo la parola al dottor Zucchini. Poi interverrà l’assessore Mezzetti.

     

    Direttore ZUCCHINI: Cerco di rispondere alle domande a cui non ho risposto prima.

    Con riferimento alle segnalazioni, io non ho mai ricevuto segnalazioni da alcuno, né collaboratore, né dipendente, né consigliere, perché siete qua, né dirigente su questa situazione. Altrimenti, avrei verificato con il soggetto interessato la rispondenza o meno di tali segnalazioni e avrei applicato la norma. Questo sia chiaro. Anzi, magari qualcuno mi avesse segnalato a Natale o a gennaio questa situazione. Pensateci un attimo: se qualcuno mi avesse detto una cosa del genere, avrei dovuto essere proprio distratto a non chiamare tutti e dire: “Ragazzi, chi di voi ricorda - tutti presumo - quando qui venne la Finanza?”. Rammento che da noi, due anni e mezzo fa (più o meno), venne la Finanza a controllare tutti quelli che uscivano dalle Torri. Tant’è che adesso, come sapete, è diventata una sede unica, quella delle Torri, per evitare questa confusione. D’altronde, se uno va a portare una delibera dal 38 alla Giunta, sta lavorando; non fa un servizio fuori sede. Firma un registro apposito ed esce. Comunque, firma un registro apposito. Quindi, si posero alcuni correttivi e in quel momento, sensibilizzati su quella situazione, io feci la stessa cosa in Istituto. Dissi a tutti: “Mi raccomando, dovete timbrare”. Allora, timbrare non è un optional, non è un’operazione difficile. Come ha detto qualcuno: non serve l’assistenza di un dirigente per timbrare. Lo sanno: devono timbrare.

    Quindi, io non ho avuto nessuna consapevolezza o, meglio, nessuna segnalazione - poi veniamo alla consapevolezza - di quanto stava accadendo. Diversamente, se qualcuno fosse venuto a dirmi “guarda che so che quello va a prendere il caffè senza timbrare”, ovviamente sarei intervenuto. Mi sarei comportato male come dirigente e come persona, se non avessi rispettato una segnalazione del genere. Quindi, vi assicuro che queste non sono mai arrivate da alcuno.

    Vi è, inoltre, un fatto di consapevolezza. Negli ultimi anni - e lo rivendico - abbiamo raggiunto importanti risultati, abbiamo fatto, grazie anche alle risorse messe a disposizione, ottime cose. Innanzitutto, abbiamo sostenuto e salvato il sistema bibliotecario regionale. Abbiamo fatto quello che ci viene chiesto, abbiamo fatto il nostro lavoro. Non tanto di più, ma l’abbiamo fatto, e ritengo bene. Tutti - ritengo tutti - in istituto sono impegnati a lavorare. Io, insieme a tutti gli altri dirigenti - i dirigenti, al momento, sono due, quindi siamo un po’ vuoti, ma lasciamo stare -, non avevo nessun (non so come dire) elemento, sospetto, vaghezza di quanto stava accadendo. Peraltro, abbiamo conseguito anche ottimi risultati proprio nel pieno di quella vicenda. Quello stesso weekend (se non vado errato) abbiamo aperto trentasei teatri in tutta la Regione Emilia-Romagna. Non è che li abbiamo aperti noi, abbiamo promosso un’iniziativa che ha permesso ai cittadini emiliano-romagnoli di godere di trentasei teatri storici e dei relativi spettacoli. Insomma, abbiamo fatto promozione culturale. Questi sono gli obiettivi che raggiungiamo.

    Quindi, avrei avuto motivo di pensare che qualcuno scantonava o andava a prendere troppi caffè (non so come dirla) se non avessi il programma delle attività. Detto fra noi, io non ho neanche bisogno di quello, perché li conosco tutti. Sono tutte persone che lavorano con me - forse questo è un problema, effettivamente - da vent’anni. Li conosco tutti, compresi i nuovi. Uno per uno, li conosco. Ci lavoro assieme. Vengono da me tutti i giorni. Quindi, quando mi cerca qualcuno, ci sono sempre. Anche perché in genere sono loro che mi corrono dietro, quindi lo vedo per forza. È capitato che io abbia chiesto a qualcuno - non avevo tempo - di seguirmi mentre andavo in Comune a Bologna. Peraltro, ho anche la sfortuna di non prendere il caffè. La mattina mi dà pure fastidio, perché se non mangio a casa sto male. Quindi, arrivo con già il caffè fatto e salgo, dovunque sia, o qui o là. Lo prendo a mezzogiorno, quando mi va, dopo. Quindi, non lo so. Però, mi è capitato di lavorare fuori, al bar, perché in ufficio non avevo la tranquillità giusta, dal momento che ho questa abitudine sbagliata - posso anche ammetterlo - di avere la porta aperta e di ascoltare chiunque si affacci per parlarmi di un problema. Peraltro, non essendoci altri dirigenti, ovviamente da chi vanno? Dal sottoscritto. Insomma, ho questa malsana abitudine, malsana ma necessaria per andare avanti. Quindi, sicuramente io non ho avuto nessuna segnalazione né ho avuto alcun sospetto, sentore, idea, perché i risultati - poi li valuterete anche voi, li presenteremo - dal mio punto di vista ci sono.

    Vengo ora a una domanda, che peraltro mi è stata fatta anche nell’unica intervista che ho rilasciato a un giornalista del Corriere: ma in cento non siete in tanti? Allora, i numeri assoluti non significano niente, e qualcuno di voi lo ha detto. Bisogna verificare i carichi di lavoro. Bisogna verificare quello che fanno. Non è il numero assoluto che fa la differenza, ma è: cosa fanno, giustamente, cento persone? Andiamo a verificare questo. Dal mio punto di vista, ognuna di queste cento persone sta facendo qualcosa per la cultura. Ne potrebbe fare di più? Forse sì. Ne potrebbe fare di meno? Ma io non avevo nessun motivo di pensare che ci fosse gente che non lavorava (la faccio breve) o che faceva dei caffè troppo lunghi. Poi se qualcuno mi chiede: ma tu sapevi che andavano a prendere il caffè? Mi pare evidente che è un’abitudine italiana andare a prendere il caffè. Ma non senza timbrare. Insomma, che andassero a prendere il caffè è un conto, che andassero senza timbrare è un altro. Quindi, io non ho mai controllato istantaneamente i cartellini.

    Vengo qui a un’altra domanda: quali sono gli strumenti di controllo che abbiamo messo in atto? Noi (parlo dell’istituto) abbiamo messo in atto tutti gli strumenti di controllo che la Regione ci ha dato e ci ha attribuito. I tornelli noi non li abbiamo. Non li ha nessuno in Regione. Quindi, cosa riceviamo noi dalla Regione? Venti giorni dopo la chiusura dei cartellini riceviamo un report per ogni struttura, composto da - vado a memoria - 22-23 allegati, che evidenziano le timbrature fatte e non acquisite dal sistema, con le richieste di modifica, gli eventuali pomeriggi - sapete che c’è l’obbligo di fare almeno un certo numero di pomeriggi - resi in meno, le eventuali timbrature presso sedi non proprie, le eventuali ore rese in meno. C’è un limite massimo di trenta ore rese in meno, per cui noi abbiamo un’indicazione precisa non appena scattano le quindici ore, senza aspettare che arrivino a trenta. A trenta - lo specifico - vengono automaticamente tagliate dal cedolino. Ad esempio, se un dipendente in un mese fa trentacinque ore in meno, cinque le vengono tolte dallo stipendio. Noi abbiamo avuto mandato e indicazioni regionali di intervenire preventivamente oltre le quindici ore. Quindi, noi applichiamo strumenti post, non ante.

    Noi non abbiamo oggi - e penso di poter dire non noi IBC, ma noi Regione - strumenti per il controllo immediato che non sia fare delle ronde, cosa per la quale nessuno credo abbia mai dato disposizione, come invece fa in genere la Finanza, che arriva, chiude un edificio e dice: “Adesso chi è dentro è dentro e chi è fuori è fuori. Andiamo a vedere dove siete. E ognuno di voi deve giustificare il fatto se manca o meno”. Né verbalmente né per iscritto ho mai ricevuto indicazione di fare controlli puntuali. Per “puntuali” intendo entrare in un ufficio, verificare che ci sia una sedia vuota, mettermi a sedere e aspettare che arrivi qualcuno.

    Quindi, con riferimento alle assunzioni di responsabilità, io ho fatto un atto per rispetto delle Istituzioni, perché ritengo di non avere nessuna responsabilità. Se le avrò, qualcuno dovrà dimostrarla. Io ritengo di aver agito correttamente - ci tengo a precisarlo - con gli strumenti che ho a disposizione. Sto verificando - non io, in questo momento, come sapete, mi sono fatto un po’ di fianco - se sia il caso - lo so che è facile farlo dopo - ad esempio di chiedere l’autorizzazione a fare quello che vi ho appena detto. Però, dopo. E non è neanche detto che sia fattibile. Quindi, fino al 6 aprile io e gli altri dirigenti… Lo ripeto, c’è un dirigente che mi supporta in questo. Tutte le comunicazioni di richiamo a questo o a quel dispositivo che l’Ufficio personale della Regione costantemente manda noi le rigiriamo e sensibilizziamo il personale. E ne ho le evidenze. Ovviamente sto facendo, come sapete, una relazione da consegnare esattamente su questo. Noi abbiamo sempre sensibilizzato su quello su cui ci veniva chiesto di sensibilizzare. Tutti sanno che l’allontanamento dalla sede di lavoro deve essere preventivamente regolato. Non è un optional, non so come dirlo. Come sapete, neoassunti è un po’ che non esistono. È tutta gente che comunque o viene riciclata da altre Amministrazioni o cambia sede. È tutta gente che comunque sa che sta lavorando in una pubblica amministrazione e lo sa da tempo. Questa è la situazione. Gli strumenti di controllo post sono costantemente utilizzati tutti. Le persone che hanno troppe ferie vengono richiamate e devono fare un piano di rientro. Tutte queste cose che si fanno, però, “dopo” sono attuate e fatte regolarmente come credo che siano state attuate regolarmente nelle altre Direzioni della Regione.

    All’interno dell’Istituto – mi è stato segnato la voce “procedimenti disciplinari” – ho attivato, non molti, uno o due procedimenti disciplinari sulla gestione del personale per fatti evidenti che mi sono stati segnalati. C’è una procedura anche in questo caso, c’è una segnalazione e io ho attivato le procedure che dovevo fare. Però, nessuno è mai venuto a dire “sono consapevole che quello esce e non timbra”. Sarebbe stato facile, forse sarebbe stato meglio, mi viene da dire, se qualcuno fosse venuto a dircelo. Avremmo, spero, evitato tutto quello che è successo. Questa è la situazione. I meccanismi sono gli stessi, non cambia niente, che ha in essere, in questo momento, la Giunta. Non so se in Assemblea ce ne siano di strumenti diversi. Comunque, sono gli stessi che ha in essere la Giunta e che vengono emanati dalla Direzione centrale al personale, a tutti i dirigenti, che sono tenuti, per mestiere e per responsabilità, ad applicarli. Questo è quello che io ho fatto e che gli altri dirigenti hanno fatto, compresi i procedimenti disciplinari, quando era il caso, compreso l’atto di sospensione, quando era il caso. Questo è lo stato dell’arte.

     

    Presidente POMPIGNOLI: Grazie. Prego, assessore Mezzetti. Ricordo che si è prenotato il consigliere Bertani successivamente all’assessore Mezzetti. Se qualcun altro vuole intervenire, me lo faccia sapere.

     

    Massimo MEZZETTI - assessore alla cultura, politiche giovanili e politiche per la legalità. (Intervento fuori microfono)

     

    Presidente POMPIGNOLI: Okay. Consigliere Bertani, prego.

     

    Consigliere Andrea BERTANI: In parte stava già rispondendo adesso, ma era un’aggiunta ad alcune considerazioni fatte prima. Nel senso che uno è considerare l’aspetto IBC e altro è considerare l’aspetto organizzazione del personale.

    Io faccio parte della Commissione I. In I Commissione si parla anche di organizzazione del personale. Mi manca un assessore, oggi, sinceramente, perché l’organizzazione del personale e delle procedure è affidata all’assessore Petitti. Secondo me, anche lei su questo una riflessione dovrebbe farla, perché oltre alla responsabilità personale sempre del direttore o del dirigente riguardo ai dipendenti sottoposti, c’è anche una responsabilità su com’è l’organizzazione del lavoro e delle procedure. Allora, se c’è una procedura che riguarda le timbrature, se c’è una procedura che riguarda anche la valutazione del personale…

    Ricordo che la bontà del lavoro non sta solo nel cartellino, perché io posso avere dei bravissimi timbratori di cartellino, ma che stanno seduti sulla poltrona a scaldarla. Anche qui mi piacerebbe capire sulla valutazione del personale a che livello siamo, proprio perché il personale di cui stiamo parlando è – come è stato ribadito già più volte – personale della Regione e quindi utilizza le stesse procedure della Regione.

    Mi viene un sospetto: forse anche le procedure di controllo e le procedure di timbratura della Regione vanno in qualche modo riviste e vanno rivisti anche alcuni aspetti, come, ad esempio, quello del whistleblowing, che è un aspetto presente nelle procedure della Regione, che viene rimandato di anno in anno. Negli ultimi Piani di prevenzione pare che ci sia, però è uno strumento che non sta funzionando, perché in tutta la Regione mi sembra che l’anno scorso ci siano state cinque segnalazioni. La segnalazione non arriva al direttore, ma deve arrivare ad un organismo che deve ricevere queste segnalazioni. Io ancora non ci sono arrivato, ma ci arriverò, vorrei capire se una di queste segnalazioni riguardava IBC o meno. Ovviamente, le segnalazioni sono giustamente protette da privacy, però sarebbe interessante capire cosa riguardavano quelle segnalazioni. Questo istituto del whistleblowing, cioè soffiare nel fischietto e dire che c’è qualcosa che non va non funziona ed è grave che non funzioni, perché è uno strumento a garanzia dei dipendenti, ma anche a garanzia dell’Istituzione. Qualcuno il fischietto lo ha soffiato, ma lo ha soffiato presso l’istituto di garanzia sbagliato, che è stato Striscia la Notizia. Doveva fischiarlo verso l’interno.

    Le ipotesi sono due: o chi ha fischiato non conosceva le procedure o non si fida della Regione, e quindi non funziona l’istituto interno del whistleblowing, oppure era qualcuno che doveva togliersi un sassolino dalle scarpe. Siccome all’interno delle varie agenzie, dei vari istituti e della Giunta la “partecipazione” spesso è di scelta, di nomina politica, stratificata negli anni, può darsi che, anche qui, ci sia qualcuno che abbia dovuto sistemare qualche conto. Io le risposte non ce le ho. Se il guaio sia sulle procedure o se perché qualcuno ha dovuto fare delle vendette trasversali, non lo so, non ho la risposta, però i dubbi sono questi.

    Tutto qui. Grazie.

     

    Presidente POMPIGNOLI: Consigliere Boschini, sì. Assessore Mezzetti, un attimo. Chi vuole intervenire? Prima Bertani e poi Boschini. Se qualcun altro vuole intervenire, che intervenga adesso.

    Prego.

     

    Consigliere Giuseppe BOSCHINI: Mi sono aggiunto visto che stava per parlare l’assessore, ma faccio davvero velocissimo. Nel ringraziare per l’utile comunicazione e per la vostra disponibilità, riaffermando che naturalmente tutte le verifiche devono essere fatte, quindi parliamo di fatti ed episodi che sono poi da sottoporre tutti da puntuale riscontro, chiedo all’assessore, visto che sta per prendere la parola, se anche alla luce della disponibilità che sui giornali il presidente Bonaccini ha dato, anche a ripensare, a rieffettuare un ragionamento sulle finalità e sulle forme dell’ente, c’è qualcosa che possiamo cominciare a mettere da parte, a imparare da questa vicenda, se c’è quindi qualche prima considerazione che possiamo cominciare a muovere.

     

    Presidente POMPIGNOLI: Grazie. Consigliere Calvano, prego.

     

    Consigliere Paolo CALVANO: Grazie, presidente. Ringrazio chi ha chiesto queste Commissioni congiunte e ovviamente anche tutti gli intervenuti. Molto brevemente, molte delle cose che abbiamo richiesto e che sono emerse come richieste sono emerse come atti e come cose da fare anche nell’intervento del presidente Bonaccini in Assemblea regionale. Quindi, stando alle parole del presidente, era emersa la necessità di una relazione sulle modalità di controllo effettive interne all’ente e le ricadute sull’attività quotidiana del modello organizzativo e gestionale che vi era previsto. Poi, ovviamente, sono già stati previsti tutti gli interventi dell’ufficio dei procedimenti disciplinari, così come del collegio ispettivo straordinario. Quindi, credo che il percorso sia avviato e possa aiutarci a fare chiarezza su tutta questa vicenda. Io mi permetto di chiedere solo una cosa ai vertici dell’Istituto che, con grande responsabilità, a partire dal presidente Varni, che ringrazio anche per il ruolo svolto e per la responsabilità dimostrata, hanno fatto un passo indietro con le sue dimissioni e con l’autosospensione del direttore.

    Io ritengo di poter dire che la vostra collaborazione sarà fondamentale per fare chiarezza su quanto avvenuto, anche nell’interesse di chi in quell’Istituto ha lavorato bene e per bene perché dobbiamo innanzitutto tutelare chi ha lavorato bene rispetto a chi, invece, magari non si è comportato come le regole richiederebbero. Il massimo della collaborazione da parte di tutti credo che ci potrà aiutare a far emergere e a fare chiarezza sulla vicenda e a poter prendere poi tutti i provvedimenti che sarà necessario prendere.

     

    Presidente POMPIGNOLI: Grazie. Consigliere Caliandro, prego.

     

    Consigliere Stefano CALIANDRO: Grazie, presidente. È evidente che la Commissione che abbiamo chiesto che si svolgesse oggi come Conferenza dei Capigruppo è una Commissione che non ci saremmo voluti dover sobbarcare sulle spalle di una discussione politica così trasversale e così imbarazzante per tutti quanti noi, tanto per chi è venuto qui oggi come relatore, quanto per noi che interagiamo rispetto a questa discussione.

    Il punto è tutelare il valore del lavoro in tutte le sue modalità, sia dal punto di vista – lo diceva prima il direttore Zucchini – della tutela anche della certezza di ciò che contestiamo per poter poi eventualmente sanzionare (è un principio di democrazia, un principio giuridico generale che regge tutte queste dinamiche) sia per tutelare anche il diritto di chi questo lavoro lo vede leso nel momento in cui ci sono degli abusi.

    È un punto di equilibrio molto difficile quello intorno al quale stiamo costruendo questo dibattito che, però, ci fa cadere evidentemente in un dato di fatto, cioè il grosso danno all’immagine che abbiamo tutti quanti avuto da questa vicenda, volenti o nolenti è così, al punto che, se leggo bene anche in chiaroscuro le dichiarazioni del direttore, noi dobbiamo comunque pensare a una ristrutturazione a una riorganizzazione dell’IBC che ne sappia valorizzare la propria vocazione e le proprie strumentazioni. Di questo penso che con l’assessore Mezzetti una discussione dovremmo farla, proprio per pensare a quale può essere, oltre che la situazione contingente, la visione prospettica della nostra mission amministrativa. Anche le dimissioni del presidente evidentemente ci precipitano in una modalità e in un tempo che non è semplice, non è semplice perché scegliere per questo Consiglio regionale una nuova vocazione, un nuovo intervento, in questo contesto di dialettica politica evidentemente richiederà, anche da parte della persona alla quale chiederemo di darci una mano rispetto a questo percorso, un grande gesto di generosità, la stessa generosità che Paolo Calvano prima invocava rispetto al passaggio di testimone.

    Speriamo e auspichiamo, perché abbiamo la pressione evidentemente del dover fare, che la risposta ai sette o dieci casi, adesso non ho ben capito quanti sono quelli che vengono accertati o quelli che saranno accertati, sia una risposta celere, perché nella risposta celere c’è una parte anche della nostra capacità di aver reagito, così come quella che stiamo cercando di dare oggi. Abbiamo il dovere di non lasciare delle zone d’ombra. Questa indagine, questa verifica serve a questo e alla trasversalità di richiesta perché abbiamo tutti quanti, tutti i Gruppi consiliari, la consapevolezza dell’importanza di questo tempo politico e di questo tempo dell’Amministrazione. Forse il punto potrebbe essere se, alla luce di quello che sta accadendo, di quello che abbiamo visto verificarsi in queste ore, la nostra può essere più che una risposta di circostanza. Ho la sensazione che rispetto ai criteri di applicazione delle regole di tutela di tutti, di chi indaga e di chi è indagato rispetto ad un fatto come questo, la risposta non possa che essere che bisogna attendere.

    C’è, però, una risposta che dobbiamo dare come amministratori, ed è quella della prontezza nelle decisioni. D’altro canto, la messa a disposizione del presidente e del direttore del proprio mandato rispetto a questa vicenda testimoniano già una consapevolezza del momento che stiamo vivendo.

    Noi vorremmo che questa Commissione servisse da monito a tutte le attività ispettive che pure possono essere invocate, che io ho raccolto rispetto alle suggestioni che sono state poste precedentemente, perché noi abbiamo il dovere di essere in una campana di vetro e non basta un singolo caso per dovercelo ricordare. Abbiamo sulle nostre spalle il dovere di essere e continuare ad essere un’Amministrazione specchiata. Questo è il nostro monito, questo è il nostro auspicio.

     

    Presidente POMPIGNOLI: Grazie. Assessore Mezzetti, prego.

     

    Assessore MEZZETTI: Ringrazio tutti, a partire dal presidente e il direttore per la loro disponibilità anche in questa discussione. Ringrazio voi perché credo che qui si sia sviluppata una discussione civile, di merito e anche utile per il prosieguo del nostro lavoro. La dico con una battuta, consigliere Bertani, forse mancano due assessori, non solo un altro assessore, perché si dimentica sempre che l’IBC è un Istituto al servizio complessivo di tutta la Giunta e di tutta la Regione Emilia-Romagna e c’è un assessore di riferimento specifico, quello alla cultura, ma anche l’assessore che in genere è chiamato assessore alle attività del territorio, urbanistica, perché c’è tutta la parte inerente – lo ricordava la consigliera Gibertoni – le politiche del paesaggio, dell’urbanistica, in cui l’attività dell’IBC è stata ed è ancora oggi in qualche modo afferente in modo significativo.

    È una cosa che spesso dimentichiamo, ma che è importante. Per non parlare poi anche della parte delle competenze informatiche e digitali che fanno capo all’IBC e in questo caso sempre all’assessorato di riferimento che dicevo prima.

    La domanda che provocatoriamente qualcuno di voi ha fatto, cioè che dovevamo aspettare Striscia la Notizia per poter apprendere questo, mi porta a dire che no, non dovevamo aspettare Striscia la Notizia. Come diceva il consigliere Bertani, esistono gli strumenti a nostra disposizione, strumenti ai quali chi vi ha fatto ricorso – è già stato detto anche nei giorni scorsi in un comunicato stampa – ha portato nei due anni alle nostre spalle a 50 procedimenti disciplinari, di cui 19 sono giunti ad una conclusione con provvedimenti disciplinari a vario titolo e di diversa misura, non tutti per cartellino, ma per diverse negligenze compiute nell’ambito del lavoro.

    Perché si è ricorso a Striscia la Notizia? Una risposta può essere quella che diceva il consigliere Bertani, un’altra risposta potrebbe essere quella che, ahimè, a mio avviso, è anche più complessivamente il sintomo del degrado di un certo costume oggi, se vogliamo anche politico, cioè quello che si pensa che ormai i processi mediatici siano quelli più efficaci.

    Lo “sbertucciamento” per via televisiva e mediatica, sia via Facebook sia via televisiva, è quello che risponde molto di più alla volontà di vendetta. È molto più di pancia che di testa, ma paradossalmente anche meno produttivo perché, tanto per dirla tecnicamente, i filmati prodotti da una trasmissione come Striscia la Notizia non rappresentano nessun elemento probatorio di carattere penale in grado di giudizio. Mentre, invece, nel caso in cui vengano utilizzati gli strumenti deputati, come diceva anche consigliere Taruffi, questi, in genere, mettono in moto un meccanismo che, ricevuta la segnalazione, si passa la segnalazione alla Guardia di Finanza o ai Carabinieri, i quali installano le loro telecamere. Avrete visto spesso i filmati in tv che hanno rilevato i furbetti del cartellino con sopra o il marchio dei Carabinieri o della Guardia di Finanza. Quelli sono filmati probatori a tutti gli effetti, che possono essere utilizzati per avanzare provvedimenti dal disciplinare fino al penale.

    I filmati fatti da Striscia la Notizia non hanno questo carattere. Quindi, chi è ricorso a quello strumento si è tolto un dente, uno sfizio, ma rischia di non avere neppure la possibilità di sviluppare poi, in un certo senso, l’azione disciplinare come dovrebbe essere, invece, in questo caso.

    Qui ci sarebbe da aprire una riflessione più ampia su quello che ormai in questo Paese accade. Mi riferisco al ricorrere più spesso ai processi sul piano mediatico rispetto a quelli effettivi, che possono dare i risultati che magari uno auspica. Su questo piano, purtroppo, a mio avviso, questa è una riflessione tutta mia personale, l’elemento mediatico tende spesso a prevalere e tende anche a far fare qualche errore; errore – lo dico al consigliere Fabbri – che il presidente Bonaccini ha riconosciuto anche in Assemblea quando ha detto che ha più avuto premura di rispondere immediatamente a quella che era una pressione mediatica, più che avviare un iter anche istituzionale, corretto, che vedeva il coinvolgimento dei Capigruppo.

    Sono assolutamente d’accordo con l’appello del consigliere Taruffi. Secondo me, dal punto di vista procedurale e metodologico, è bene riportare tutto ai canali deputati e ai canali ufficiali, che sono stati attivati e dovranno accertare i fatti e le responsabilità a tutti i livelli e, di conseguenza, adottare le misure nelle loro graduazioni, stabilite dalla norma, le misure necessarie e dovute.

    Mi rivolgo al consigliere Foti in merito alla richiesta di dimissioni nei confronti del direttore. Non lo dico in difesa del direttore. Lo direi in difesa di chiunque, funzionario o dipendente, eventualmente anche filmato. Finché non ci sono risultanze ufficiali, non trovo ragioni per le dimissioni o altri provvedimenti, proprio perché non cedo alla pressione mediatica. È bene che i canali ufficiali e formali facciano velocemente, rapidamente i loro accertamenti, anche delle responsabilità. Ove, eventualmente, queste responsabilità fossero rilevate, si chiamerà chi di dovere a rispondere delle proprie responsabilità. Lo dico in base a un principio che immagino sia stato ben compreso.

    Quali metodi di controllo la Regione ha adottato e, soprattutto, come qualcuno ha detto, adotterà in futuro, anche alla luce di quanto avvenuto. Questa è una questione su cui dovremmo avviare una riflessione. Credo che sarebbe bene coinvolgere anche, a mio avviso, gli stessi consiglieri regionali, anche qui, nelle sedi deputate. La I Commissione potrebbe essere una di queste. A mio parere, abbiamo di fronte due modelli a confronto, fondamentalmente (lo dico in sintesi), da seguire. Scusate se non sono un esperto, ma ho parlato con alcuni esperti in questi giorni, anche all’interno dell’Amministrazione, che mi hanno manifestato il modello con parole inglesi, inglesismi vari che non inseguo. Per intenderci, traduco in italiano, un modello è quello coercitivo, diciamo così, volto a controllare: i tornelli, le telecamere e tutto ciò che può essere l’armamentario tipico del controllo coercitivo (chiamiamolo così). L’altro modello è quello collaborativo, fiduciario, partecipativo degli stessi dipendenti, che in qualche modo instaura un rapporto di responsabilizzazione volontaria da parte del dipendente. Sono scuole di pensiero che si confrontano. Credo che dovremmo continuare il confronto in questa direzione. Fino ad oggi noi abbiamo adottato questo secondo modello fiduciario, partecipativo, collaborativo, di responsabilizzazione dei dipendenti. Dobbiamo decidere se continuare a percorrere questa strada, magari rafforzando anche gli strumenti e i percorsi formativi in questa direzione, o se, viceversa, alla luce di quello che abbiamo appreso, seguire un modello opposto, quello di un controllo – consentimi questo termine – “oppressivo”, coercitivo. Sono due modelli a confronto. Su questo le scuole hanno a lungo dibattuto. Credo che sarebbe sempre meglio cercare la strada della partecipazione e della responsabilizzazione rispetto all’altro modello.

    Ci sono Regioni che hanno i tornelli, ad esempio, ai loro ingressi, Regioni che conosciamo (spesso mi capita di frequentarle). So che anche in quei casi hanno trovato il modo di aggirare quel modello di controllo. Affrontiamo la discussione. Credo che sarebbe utile, anche in questo caso, il coinvolgimento degli stessi consiglieri. Non sarebbe male procedere a una riflessione a viso aperto su questo.

    Più complessivamente, un ragionamento sull’Istituto per i beni culturali. Precedentemente alla mia esperienza di assessore, lo dico con franchezza, avevo nei confronti dell’IBC un atteggiamento abbastanza ostile. La dico così, con un eufemismo. L’avevo conosciuto sia per i “sentito dire” che per percorsi che mi avevano portato qualche volta anche ad un confronto conflittuale con gli uffici dell’IBC. Ho avuto modo, in questi anni di assessorato, invece, di conoscere meglio e più articolatamente l’attività dell’Istituto per i beni culturali. Ai dati che citava il direttore Zucchini all’inizio potremmo aggiungerne altri. Pensate che l’83 per cento dei Comuni del nostro territorio regionale ha una biblioteca comunale. Quindi, parliamo di quante? 800? 800 e rotte biblioteche comunali. Una rete museale diffusa, la cui certificazione di qualità deve essere data dall’Istituto per i beni culturali. Gli archivi. Tutto quello che è stato detto. La gestione e il coordinamento di tutto questo richiede una mole di lavoro molto significativa. Non è un caso se, dopo tre anni, nella passata legislatura, in cui noi avevamo azzerato il bilancio dell’IBC, ricorrendo alle riserve auree che l’IBC aveva per poter far fronte alle funzioni basilari che avevamo, rischiavamo il soffocamento dell’intero sistema bibliotecario e museale della nostra regione.

    Penso al fatto di aver reimmesso risorse all’interno dell’IBC, che non sono direttamente funzionali al funzionamento dell’IBC, ma sono risorse che transitano attraverso l’IBC per potersi riversare sul territorio. Questo va detto. Sono risorse che vanno sul territorio, vanno sulle nostre biblioteche del territorio, musei, archivi, nei percorsi museali archeologici del nostro territorio. Non è un caso se quest’anno, quando abbiamo presentato di nuovo il piano davanti a un’Assemblea affollatissima (più di 700 persone provenienti da tutti i territori), hanno riconosciuto finalmente la boccata d’ossigeno che la Regione tornava a dare e la possibilità per i territori di rimettersi in moto in quella direzione, non per l’Istituto per i beni culturali.

    È stato un fiore all’occhiello della sinistra, Alan? Mah. Direi che è stato un fiore all’occhiello di questa Regione. Le parole della consigliera Gibertoni dovrebbero far intendere che non sempre è stato un fiore all’occhiello amato dalla sinistra che governava questa Regione. L’IBC nasce nel ’74, la legge, come sapete, e la sua autonomia gli è data anche in funzione di quella che era la sua autorità nell’essere un organismo anche di controllo sulle politiche paesaggistiche e urbanistiche. L’IBC, l’Istituto per i beni culturali, ha avuto una funzione particolare importante per tutta una fase, un’epoca di questa Regione, in cui ha anche sviluppato una politica che, ahimè, si è andata perdendo negli ultimi anni (in generale in Italia, ma anche in questa Regione), in cui, la traduco così, la politica urbanistica di questa Regione veniva messa in mano ai geometri e agli ingegneri (non me ne voglia l’ingegner Zucchini) e meno agli architetti e agli esperti di tutela del paesaggio. In altre parole, si è pensato che l’urbanistica e le politiche urbanistiche potessero essere sganciate dalle politiche del paesaggio, mentre per anni l’IBC è stato tutore di questa idea dell’urbanistica, anche delle nostre città. È un dibattito ampio e approfondito che si è sviluppato e continua a svilupparsi e che considero importante nel momento in cui noi dovessimo mettere mano (e dovremo mettere mano) all’idea di riformare l’IBC, l’Istituto per i beni culturali.

    Se la riforma dell’Istituto per i beni culturali deve andare nella direzione di rafforzare questa funzione, come diceva la consigliera Gibertoni, e io sarei d’accordo, se ho capito bene... Quindi, se andare in quella direzione – e io sarei favorevole ad andare in quella direzione – o se, invece, ad esempio, prendere a pretesto quanto accaduto per riformare l’IBC azzerando ulteriormente queste sue funzioni e questa sua vocazione. Sono temi di dibattito importanti. Sono temi di dibattito politico, che dovremmo affrontare tutti insieme, di grande delicatezza. Io sono d’accordo. Questa è un’esigenza che cogliamo oggi, ma non è un’esigenza – sono d’accordo con la consigliera Gibertoni – che prescinde dal tema dei sette, quattro, cinque, sei o dieci che non hanno timbrato il cartellino, che è davvero poca cosa rispetto a questo, che è il corpus vero del dibattito che dovremmo affrontare. Questa vocazione per tanti anni dell’Istituto per i beni culturali ha fatto sì che l’Istituto per i beni culturali entrasse anche in rotta di collisione con quella sinistra di governo di cui sarebbe stata il fiore all’occhiello. Ripeto: è un fiore all’occhiello, invece, per un’idea di tutela del paesaggio urbano che noi abbiamo. Questo sì. Tanto è vero che non sempre l’idea di fior fiori di architetti e urbanisti, che hanno fatto la storia urbanistica di questa Regione, collima con quella della sinistra al governo di questa Regione (del centro e della sinistra al governo di questa Regione).

    La riforma dell’IBC è ferma da vario tempo? Voglio ricordare che, intanto, la sottrazione della funzione di Soprintendenza ai beni librari data circa un anno e mezzo, ormai, quindi da diverso tempo...

     

    (interruzione: “2015”)

     

    Assessore MEZZETTI: 2015, quasi due anni ormai. Aggiungo anche che il dibattito politico italiano è stato fermo per due anni in vista di una presunta riforma costituzionale che avrebbe rivoluzionato, anche da questo punto di vista, le competenze delle Regioni in queste materie specifiche e, nella fattispecie, anche dell’Istituto per i beni culturali.

    A prescindere dall’esito del referendum e dalla nostra posizione rispetto allo stesso, affrontare un’ipotesi di riforma senza sapere quale sarebbe stato l’esito referendario avrebbe comportato, probabilmente, una discussione anche inutile e vacua rispetto alla situazione. Oggi, alla luce anche del risultato del referendum costituzionale, credo siano maturi i tempi per poter affrontare questa discussione avendo un quadro costituzionale anche più chiaro della sfera delle competenze nostre, come Regione, e specificamente anche dell’Istituto per i beni culturali.

    Credo di non dover aggiungere altro. Se pensate che qualcosa manchi ancora alla mia esposizione, me lo dite.

     

    Presidente POMPIGNOLI: Grazie, assessore Mezzetti. La contraddico solamente sull’utilizzabilità delle videoregistrazioni. Non è come sostiene lei. Essendo una prova atipica del procedimento penale, può essere utilizzata tranquillamente nel procedimento. In ogni caso, non entriamo nel merito di questioni giurisprudenziali.

     

    Assessore MEZZETTI: C’è un conflitto anche tra di voi sull’interpretazione.

     

    Presidente POMPIGNOLI: Sì, c’è un’interpretazione...

     

    Assessore MEZZETTI: Ci sono sentenze che stabiliscono che i video di Striscia la Notizia non hanno carattere probatorio. Parlo di sentenze.

     

    Presidente POMPIGNOLI: Essendo una prova atipica del procedimento penale, ai sensi dell’articolo 189 del Codice di procedura, può essere comunque utilizzata. Vi sono, poi, questioni giurisprudenziali che dovranno essere valutate. A prescindere da questo, è sempre il giudice che deve valutare la questione. Consigliere Bignami, prego.

     

    Consigliere BIGNAMI: Mi chiedevo se il Presidente ha due parole da dirci.

     

    Presidente POMPIGNOLI: Presidente, prego.

     

    Angelo VARNI – presidente dell’Istituto per i Beni artistici, culturali e naturali: Ringrazio tutti per questo dibattito così approfondito e anche per le valutazioni che sono state date delle mie dimissioni, dimissioni che sono legate ad un costume che mi è tipico in queste situazioni. Se ci sono problematiche serie, come in questo caso ci sono, chi è al vertice di un’Istituzione, a prescindere dalle responsabilità oggettive sulla questione specifica, è giusto che passi la mano.

    Il dibattito che si è sviluppato in quest’aula mi convince sempre di più di aver fatto bene a proporre questo passo indietro, queste dimissioni (usiamo la parola giusta), per l’idea che avevo di sgombrare il campo da una presenza che poteva essere, in qualche modo, d’intralcio a tutto ciò che è stato detto da voi e dall’assessore sulla necessità di discutere se sia giusto o meno intervenire per fare una riforma dell’IBC.

    Credo che il grande tema sia quello che è stato qui accennato, ma che non va dimenticato mai. L’IBC svolge una funzione profondamente penetrante sulle esigenze culturali dei diversi territori. È stato fatto riferimento ai Comuni, in particolare ai piccoli Comuni. In questi anni di esperienza che ho avuto alla guida, alla presidenza dell’IBC vi è stata la soddisfazione di ricevere molti attestati di benemerenza proprio da quelle periferie della regione che più di tutti soffrono la necessità di veder crescere i loro beni culturali. Perché vi è questa necessità? Perché sempre di più le Istituzioni culturali (penso ai musei, alle biblioteche e anche agli archivi, ma soprattutto biblioteche e musei) stanno diventando in tutto il mondo (la letteratura su questo, ormai, è infinita) il punto di riferimento di un’aggregazione sociale, di una comunità locale che non trova altrimenti modo di esprimersi. Questo lo abbiamo verificato.

    È stato detto prima dal presidente che lo scorso weekend è stata realizzata una rete di aperture di teatri storici, con interventi che dovevano far risaltare sia il contenuto che il contenitore di questi teatri. Abbiamo fatto altre iniziative di questo genere sui musei, sui giardini storici. Ciò che abbiamo ricevuto è stata una grandissima adesione, partecipazione per il semplice fatto di aver messo insieme queste esigenze. C’è – e questo vorrei lasciarlo alla vostra riflessione – una grande necessità non di interventi capillari, che pure sono indispensabili per far vivere queste Istituzioni, ma di connettere insieme questi interventi. Il ruolo dell’IBC in questo è fondamentale. Non esiste altra realtà, in Italia di certo, che possa svolgere davvero, fino in fondo, questo ruolo.

    Se la riforma ci deve essere, deve andare, a mio modo di vedere,- e poi il mio compito finisce qui (ho dato un contributo in questa direzione, credo, in questi anni) - nella direzione di potenziare i singoli per creare comunità culturali, ma collegate all’insieme dei territori. Facile da dire, difficile da realizzare, ma questo è sicuramente l’obiettivo verso il quale un futuro IBC, che già prende l’eredità di quello che si è fatto fino a questo momento, credo, dovrà andare.

    Credo di aver dato il giusto contributo affinché questo dibattito, questo approfondimento, questa analisi possa realizzarsi al meglio.

    Vi ringrazio, comunque.

     

    Presidente POMPIGNOLI: Grazie, presidente. Ci sono altri interventi? Se non ci sono altri interventi, chiudiamo la Commissione. Prego, consigliere Paruolo.

     

    Presidente PARUOLO: Soltanto per dire due parole. Come presidente della Commissione cultura, credo sia stato importante e corretto fare questo approfondimento. Credo sia stato anche naturale che i colleghi si siano allargati nel fare domande non soltanto pertinenti al caso in questione, ma anche relative al funzionamento generale della struttura. Credo, però, che si debba tener conto che noi ci siamo occupati del tema in diverse occasioni, anche con la visita che abbiamo fatto. Credo sia doveroso riconoscere i risultati, che abbiamo condiviso, ottenuti dall’Ente, che evidentemente non sono di per sé tali da rendere non necessario il lavoro di approfondimento che come Commissione, in questa audizione, abbiamo avviato. Allo stesso tempo, credo sia ingiusto che il segno di questa vicenda caratterizzi completamente il lavoro dell’Istituto.

    Credo sia doveroso anche ringraziare per il lavoro svolto chi, pur in questo frangente, come il presidente, ha deciso di dare le dimissioni. È importante che non venga ricordato soltanto per come si è conclusa questa vicenda, ma anche per il lavoro svolto in questi anni, di cui credo sia doveroso dare atto.

    Questo per dire che certamente le due cose hanno un’intersezione, però, come hanno ricordato altri colleghi, penso sia giusto fare fino in fondo e con tutta l’attenzione che il caso merita, sia per quello che riguarda il caso specifico sia come campanello d’allarme che possa valere a 360 gradi su come i dipendenti regionali affrontano il loro lavoro. Credo sia questo il fuoco. Al di là della doverosa attenzione alla timbratura, noi dovremmo porci il tema di come riuscire a motivare sempre meglio e sempre di più questa macchina importante, che è composta di donne e uomini che spesso danno un contributo che va al di là del dovuto. Proprio per questo, a tutela dei tanti che fanno con dovere e coscienza il proprio lavoro, occorre che venga sanzionato il comportamento di chi si fosse macchiato di comportamenti non consoni. Questo mi sembrava doveroso dirlo.

    A meno che non voglia aggiungere qualcosa il presidente Pompignoli, chiudiamo le due Commissioni e ci vediamo la prossima volta.

     

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