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Legislatura X - Commissione I - Resoconto del 25/06/2018 pomeridiano

     

    Resoconto integrale n. 22

    Seduta del 25 giugno 2018

     

    Il giorno 25 giugno 2018 alle ore 15,00 è convocata, con nota prot. n. AL.2018.38094 del 19/6/2018, presso la sede dell’Assemblea legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50, la Commissione Bilancio, Affari generali ed istituzionali.

     

    Partecipano alla seduta i consiglieri:

     

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    POMPIGNOLI Massimiliano

    Presidente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    2

    assente

    BERTANI Andrea

    Vicepresidente

    Movimento 5 Stelle

    3

    presente

    POLI Roberto

    Vicepresidente

    Partito Democratico

    6

    presente

    ALLEVA Piergiovanni

    Componente

    L’Altra Emilia Romagna

    1

    presente

    BARGI Stefano

    Componente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    2

    assente

    BESSI Gianni

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    BOSCHINI Giuseppe

    Componente

    Partito Democratico

    3

    presente

    CALIANDRO Stefano

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    CALVANO Paolo

    Componente

    Partito Democratico

    1

    assente

    CARDINALI Alessandro

    Componente

    Partito Democratico

    2

    assente

    DELMONTE Gabriele

    Componente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    1

    assente

    FACCI Michele

    Componente

    Gruppo Misto

    1

    presente

    GALLI Andrea

    Componente

    Forza Italia

    1

    assente

    IOTTI Massimo

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    MARCHETTI Daniele

    Componente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    2

    presente

    MOLINARI Gian Luigi

    Componente

    Partito Democratico

    6

    presente

    MUMOLO Antonio

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    PARUOLO Giuseppe

    Componente

    Partito Democratico

    1

    assente

    PICCININI Silvia

    Componente

    Movimento 5 Stelle

    2

    presente

    PRODI Silvia

    Componente

    Gruppo Misto

    1

    presente

    PRUCCOLI Giorgio

    Componente

    Partito Democratico

    1

    assente

    RANCAN Matteo

    Componente

    Lega Nord Emilia e Romagna

    2

    assente

    SABATTINI Luca

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    SERRI Luciana

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    TAGLIAFERRI Giancarlo

    Componente

    Fratelli d’Italia

    1

    assente

    TARUFFI Igor

    Componente

    Sinistra Italiana

    1

    presente

    TORRI Yuri

    Componente

    Sinistra Italiana

    1

    presente

    ZAPPATERRA Marcella

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

    ZOFFOLI Paolo

    Componente

    Partito Democratico

    1

    presente

     

    È presente la consigliera Nadia ROSSI in sostituzione di Alessandro CARDINALI.

     

    È altresì presente l’assessore alle attività produttive, piano energetico, economia verde e ricostruzione post-sisma Palma COSTI.

     

    Partecipano alla seduta: Gianpiero Calzolari (Presidente Bologna Fiere SpA), Antonio Bruzzone (Direttore Generale BolognaFiere SpA); i componenti del Consiglio dei Delegati d’Azienda dei lavoratori di BolognaFiere SpA: Benedetto D’Arpa, Carmen Bevilacqua (CISL), Filippo Frabboni, Domenico Galipò (CGIL), Salvatore Parrinello (SGB), Nicoletta Pecorari; i rappresentanti dei sindacati: Alessandro Balboni (USB), Alessandra Cuozzo (SGB), Alessio Festi (CGIL), Fabio Perretta (USB Lavoro Privato), Gianluca Taddia (FILCAMS-CGIL Bologna).

     

    Presiede la seduta: Andrea BERTANI

    Assiste la segretaria: Claudia Cattoli

    Trascrizione integrale a cura della segreteria


    DEREGISTRAZIONE INTEGRALE CON CORREZIONI APPORTATE AL FINE DELLA MERA COMPRENSIONE DEL TESTO

     

    -     Audizione del Presidente di Bologna Fiere SpA dott. Gianpiero Calzolari sulla separazione della Fiera di Bologna in società diverse e sulle implicazioni conseguenti l’ipotesi di alleanza strategica con la Fiera di Milano

     

    Andrea BERTANI – Presidente Commissione I

    Buongiorno. Cominciamo i lavori della giornata di oggi. Abbiamo in programma l’audizione del presidente di BolognaFiere, dottor Gianpiero Calzolari. La giornata di oggi si svolge in seguito a una richiesta di audizione da parte del Movimento 5 Stelle riguardo le decisioni che sembrano essere state assunte riguardo la separazione in due soggetti della Fiera di Bologna e anche la richiesta di audizione dell’assessore sulle scelte della Regione riguardo le fiere regionali. Saluto il dottor Calzolari, il dottor Bruzzone e l’assessore. Ringrazio per la presenza.

    Vi informo che nella seconda parte (circa dalle 16,30), come richiesto, audiremo i rappresentanti dei lavoratori di Bologna Fiere. Abbiamo l’elenco dei partecipanti. La seduta è congiunta con la Commissione II. Chiedo alla presidente Serri se vuole dire qualcosa anche lei.

    Possiamo cominciare con i lavori. La parola al dottor Calzolari. Prego.

     

    GIANPIERO CALZOLARI - Presidente di Bologna Fiere SpA

    Buongiorno. Preciso che non sono dottore, ad evitare problemi di varia natura. Vi ringrazio per l’invito. Spero di essere utile ai vostri lavori. Se ho capito bene – ovviamente integrate e chiedete pure eventuali cose che posso omettere nella mia esposizione – il tema è una informazione per quanto riguarda la decisione del consiglio di amministrazione di rivedere l’organizzazione di BolognaFiere spa.

    Una precisazione è d’obbligo: BolognaFiere spa è una società di diritto privato, con uno statuto che assegna a diversi organismi deleghe di natura o rilevanza diversa. Stiamo parlando di una decisione in capo alle deleghe del consiglio d’amministrazione.

    La decisione consiste nel produrre una diversa organizzazione di BolognaFiere spa. Oggi è BolognaFiere spa che controlla un certo numero di società partecipate integralmente o in partecipazione con altri soggetti, per lo sviluppo dell’attività caratteristica. Si tratta di quartieri, si tratta di fiere, di manifestazioni in Italia e all’estero. La nostra proposta prevede che in capo a BolognaFiere spa si costituisca una holding che mantenga a tutti gli effetti la stessa situazione patrimoniale, economico-finanziaria dell’attuale spa che, a sua volta, controllerà al cento per cento due società focalizzate su due attività distinte, sulla falsariga di quanto succede già per altri quartieri fieristici. Alla prima verrebbero assegnati gli asset patrimoniali costituiti dal quartiere fieristico, marchi; alla seconda l’attività gestionale.

    Sostanzialmente, a seguito di questa trasformazione, BolognaFiere spa assumerà i connotati della holding e poi avremo due società controllate al cento per cento, di cui il consiglio d’amministrazione eserciterà, a tutti gli effetti, il ruolo di amministratore unico (quindi non c’è una moltiplicazione di incarichi) di due società con due focalizzazioni distinte. Ovviamente, sono già stati immaginati e previsti i rapporti di scambio, quindi di affitto dalla prima alla seconda, a un canone che consenta di recuperare gli investimenti e gli ammortamenti e produrre in capo all’immobiliare un flusso di cassa compatibile con l’attività prevista in questo momento all’interno del piano industriale poliennale, già approvato da BolognaFiere spa.

    Questo è lo stato dell’arte. Abbiamo assunto la decisione, rimandando poi ai soci pubblici una verifica della compatibilità con le normative di natura pubblica (legge Madia, leggi regionali e quant’altro), che possano condizionare la lettura e la valutazione di tipo formale da parte degli enti pubblici soci. Ricordiamo che la maggioranza della partecipazione è in capo a Città metropolitana, Comune di Bologna, Regione e Camera di Commercio, per una quota la cui somma si aggira intorno al 52 per cento. Né il privato né il pubblico hanno sottoscritto patti, o accordi parasociali, quindi non ci sono situazioni di contrasto – almeno per quanto è la nostra valutazione – con la natura assolutamente privatistica della società. Dietro questa operazione c’è una perizia che conferma la coerenza dei valori di bilancio con i valori che verranno messi dal libro dei cespiti e quant’altro, quindi tutte le procedure formali saranno perfezionate una volta che l’iter deliberativo verrà ratificato. Avevamo ipotizzato una ridiscussione dell’argomento entro la fine del mese, ma per dare tempo agli enti locali e alle istituzioni di approfondire questa riflessione, abbiamo spostato di qualche settimana a venire la conclusione di questa discussione. Questo è il quadro. Sono a disposizione per integrazioni.

    Dal punto di vista dei contratti di lavoro, diritti dei lavoratori e quant’altro, questa diversa organizzazione non modifica assolutamente nulla, perché così come siamo, rimaniamo dal punto di vista dell’assetto sia proprietario, sia dei contratti di lavoro, degli impegni assunti con i contratti integrativi e le varie discussioni in atto in realtà già da un po’ di tempo.

    Ricorderete tutti che un paio di anni fa era stata avviata una procedura di mobilità che è stata ritirata, quindi all’ordine del giorno non c’è nessuna ridiscussione di quella partita, perché i conti della Fiera sono positivi. La Fiera ha chiuso quest’anno con un risultato di bilancio positivo. Quindi ancorché il quartiere di Bologna presenti un carico di costi che comprimono la marginalità del quartiere medesimo, l’aggregato di BolognaFiere consente di gestire con molta tranquillità percorsi di rivisitazione dell’assetto organizzativo, senza mettere in difficoltà i lavoratori che, ovviamente, in ultima analisi, non hanno responsabilità rispetto alla situazione in essere. Quindi questo dovrebbe ricreare un clima di serenità. Detto questo, sono possibili opinioni diverse rispetto all’opportunità dell’operazione e ci mancherebbe altro.

     

    Presidente BERTANI

    Ringrazio il presidente Calzolari. Chiedo all’assessore Palma Costi se vuole intervenire. Se magari ci vuole dire due parole e poi apro il dibattito. Grazie.

     

    Palma COSTI – Assessore alle attività produttive, piano energetico, economia verde e ricostruzione post-sisma

    Noi abbiamo già risposto come Regione, come Giunta in Assemblea. Ribadisco alcune cose che abbiamo già detto in Assemblea e che credo siano perfettamente coerenti con quanto ha detto il presidente di BolognaFiere. Siamo di fronte a una proposta da parte del Cda di BolognaFiere; è una proposta legittima, valutata dal Consiglio. Come ha detto il presidente, abbiamo chiesto di approfondire in modo molto puntuale e molto preciso di che cosa si sta parlando, perché credo che quando ci sono proposte di questo tipo l’analisi debba essere di tipo analitico e di merito, quindi anche comprendere bene cosa significa nell’immediato e anche nel futuro. Abbiamo già detto che tutte le operazioni che abbiamo fatto fino ad oggi hanno alcuni obiettivi su cui non riteniamo di poter assolutamente desistere. Il primo è la nascita di un sistema fieristico unico a livello regionale; l’altro è il potenziamento del quartiere fieristico di Bologna, che è stato oggetto della legge che abbiamo votato nell’anno precedente, anche con una forte valorizzazione di tutto ciò che accade nel territorio metropolitano e regionale. Soprattutto un tema su cui si è già operato in modo molto preciso è la salvaguardia dei livelli occupazionali. Mi permetto sempre di dire che i livelli occupazionali sono quelli diretti, quindi quelli che riguardano direttamente la Fiera e il quartiere fieristico e anche tutti quelli dell’indotto, che sono le imprese che nel sistema fieristico di BolognaFiere hanno il punto fondamentale per la loro internazionalizzazione, ma anche tutto l’indotto. Vorrei ricordare che l’indotto di BolognaFiere – queste sono state inserite nei bilanci, se non sbaglio, dell’anno scorso – è circa di 800 milioni di euro che si producono. Quindi quando si parla di indotto si parla di alberghi, ristoranti e altri servizi che vengono attivati per quanto riguarda proprio le fiere.

    In aggiunta rispetto alle cose che abbiamo detto in Assemblea, devo dire che ci troviamo di fronte a una scelta che ha fatto la Regione e i soci pubblici dell’anno precedente, che ha portato ad irrobustire tutte le nostre fiere, in particolare anche la Fiera di Bologna. Vorrei ricordare che le nostre tre fiere sono tra le prime quattro in Italia e sto parlando di Rimini (o IEG), Parma e Bologna. Per quanto riguarda gli impegni che avevamo preso l’anno scorso per quanto riguarda la nostra legge, anche la ricapitalizzazione, tutto il processo di potenziamento – che era uno dei punti fondamentali sui quali continueremo a verificare e a valutare BolognaFiere – del quartiere fieristico di Bologna sta andando avanti, com’è stato previsto all’interno del piano industriale approvato.

    Pertanto, noi riteniamo che la proposta che è stata fatta da parte della società debba essere valutata attentamente. Per noi, però, deve rispondere e garantire quanto ci siamo detti con la legge. Quindi noi continueremo ad insistere perché ci sia l’aggregazione delle nostre fiere, al di là delle scelte che ogni fiera sta facendo. Rimini ha fatto scelte di aggregazione con Vicenza; Parma ha fatto scelte con Verona. Al di là di questo, riteniamo che il processo debba procedere.

    Rispetto alla proposta che è stata fatta, un altro punto che per noi rimane fondamentale è quello della tutela dei marchi e delle grandi fiere su Bologna, quindi un tema di certezza rispetto alla parte che per noi è fondamentale. Per noi è certamente importante tutta la parte immobiliare, che è il quartiere fieristico, su cui si sta investendo pesantemente, ma per noi è altrettanto importante che il tema dei marchi, delle fiere e tutto il tema della organizzazione, rimanga unito a tutta la parte immobiliare.

    Un punto su cui noi non faremo sconti – lo abbiamo già detto e lo ripetiamo e credo che il percorso che abbiamo fatto fino adesso lo abbia dimostrato fino in fondo – rispetto al tema occupazionale, quindi sia l’occupazione diretta che riguarda la Fiera (anzi, speriamo possa anche essere aumentato) e quello delle imprese dell’indotto.

    Continueremo questo lavoro che abbiamo sempre fatto fino ad oggi, sia nelle sedi deputate, ma continueremo un lavoro, per quanto riguarda la Fiera di Bologna, di approfondimento rispetto ai soci pubblici, perché c’è anche il Comune e la Camera di Commercio, rispetto alla proposta che è stata fatta. Continueremo – come abbiamo sempre fatto fino adesso – il confronto con le organizzazioni sindacali, con le forze economiche, con l’Assemblea. Crediamo che ogni proposta debba essere valutata nel merito, vagliata, verificata e rispetto agli obiettivi che ci siamo posti, accettata o non accettata.

    Questa è la nostra posizione. Noi siamo in una fase oggi di valutazione, di verifica e di confronto. Per cui, credo che il lavoro che abbiamo fatto fino ad oggi sia stato un lavoro che ha portato dei risultati che sono sotto gli occhi di tutti, visibili. Poi, uno può pensarla in modo diverso, ma credo che i risultati economici che sono stati portati dalle nostre Fiere siano risultati più che positivi, non solo per i quartieri fieristici, per le città, ma anche per le imprese, perché poi sono le imprese che partecipano. Quindi con la stessa serietà, la stessa trasparenza e lo stesso impegno utilizzato fino ad oggi, continueremo questo confronto che è un confronto oggi rispetto a un progetto specifico, ma che non ci vedrà arretrare di un millimetro sulle cose che abbiamo detto in Assemblea e che ho ripetuto anche qua oggi, però partendo da posizioni molto di forza, perché oggi abbiamo un sistema fieristico particolarmente forte.

     

    Presidente BERTANI

    Ringraziamo l’assessore. Adesso aprirei il dibattito, soprattutto per le domande di approfondimento. Interviene la consigliera Piccinini e poi Marchetti.

     

    Consigliera Silvia PICCININI

    Grazie presidente. Buongiorno a tutti. Ringrazio il presidente Calzolari, il dottor Bruzzone e l’assessore per avere accolto la nostra richiesta di audizione ed essere qui oggi.

    L’audizione l’abbiamo chiesta in seguito alle notizie che sono uscite, più o meno un mese fa, sui giornali, perché come quasi sempre capita, le questioni della Fiera noi le dobbiamo inseguire sui giornali. Questa è una questione che abbiamo sollevato più e più volte. Questa audizione è diventata ancora più urgente alla luce delle risposte che ci sono state date nel question time che ho trattato personalmente in aula e che, a nostro avviso, sono delle risposte preoccupanti, che abbiamo valutato in maniera molto negativa e che, secondo noi, preludono a uno scenario che sarà nefasto rispetto al futuro della Fiera.

    Premetto che quello che è stato detto in questa sede non risponde per niente a tutte le nostre richieste. Non ho sentito la parola Milano, per dirne una. Si sta facendo un’operazione con Milano e questa parola non è neanche venuta fuori. Proprio per il solito principio di trasparenza, di mettere a conoscenza questa Assemblea rispetto a tutte le operazioni critiche, com’era quella dei 123 licenziamenti, come è questa, noi siamo sempre a rincorrere gli eventi e questo lo trovo abbastanza scorretto.

    Questa operazione di spin off, cioè dello scorporo degli eventi dal patrimonio immobiliare, per noi è preoccupante sia nei modi che nei contenuti, perché riteniamo che questo sia il primo passo verso la svendita di BolognaFiere, purtroppo nel silenzio della politica, purtroppo nel silenzio del presidente di questa Regione, che tanto si era speso per la holding unica regionale.

    Sostanzialmente, prima avevamo una situazione per cui Milano ci scippava direttamente le fiere; adesso gliele consegniamo direttamente, senza colpo ferire. A parte il fatto che io avrei voluto avere molte più spiegazioni rispetto a questa operazione e non ho sentito niente. C’è anche una valutazione di tipo politico rispetto a questa operazione, non è che la Giunta se ne può chiamare fuori.

    Faccio presente che questa operazione fu già bocciata nel 2007. Lo dico io, visto che non è venuto fuori niente da lì. Questa operazione non era prevista; è saltata fuori così, di punto in bianco, in fretta e furia, non si capisce su quali presupposti, non si capisce su quali motivazioni, non si capisce dove sia stata decisa. A mio avviso è sicuramente in contraddizione rispetto a quanto manifestato fino adesso, rispetto alla decisione di fare una holding unica regionale.

    Voglio ricordare che qui dentro eravamo rimasti alla modifica della legge n. 15/2008, in cui avevamo stanziato 5 milioni di euro come Regione, che si andavano ad aggiungere ai 5 milioni del Comune e della Camera di Commercio, per il famoso revamping, che mi sembrava dovesse essere finalizzato sempre a quel progetto di holding regionale, cioè per portare Bologna allo stesso livello delle altre fiere, non per altre operazioni extra regione. Anche qui mi chiedo se sia corretto stanziare quei soldi per cui noi avevamo detto che era già quella un’operazione fatta più o meno al buio; oggi andiamo esattamente nella direzione opposta rispetto a quelle che erano le finalità che avete voluto inserire in legge, senza – tra l’altro – informare questa Assemblea.

    Si diceva prima che BolognaFiere porta un indotto di 900 milioni di euro l’anno; 900 milioni di euro di indotto che, con questa operazione con Milano, probabilmente se ne andranno. Anche qui abbiamo un presidente di Regione che non manca ogni giorno di manifestare la sua preoccupazione per le crisi aziendali di questa Regione, tirando per la giacchetta ogni santo giorno il nuovo Governo e non si preoccupa di 900 milioni di euro di indotto che potrebbero andare via da Bologna.

    Per me è francamente surreale quello che state facendo e lo state facendo in un clima di assoluta opacità. Ricordo che c’erano anche accordi firmati, intese firmate tra Bologna, Parma e Rimini, che non si capisce che cosa se ne sia fatto. A me non risulta – poi, mi smentirete, se è così – che ci sia stata una deliberazione rispetto alla holding unica del Cda. Poi me lo direte voi, visto che a noi i verbali del Cda non li date, sempre per quella questione che si diceva prima di trasparenza. Un’operazione che viene fatta in una fretta inspiegabile, dove questa Regione, purtroppo, sta giocando un ruolo passivo, volutamente o no. Se da una parte posso capire l’interesse di Milano a venire a fare un’alleanza con Bologna, perché qui c’è il “Cosmoprof”, che fa gola a tutti, che è la nostra cassaforte, capisco le motivazioni di Milano; non capisco che cosa possa tornare in tasca a noi, rispetto a questa alleanza. Soprattutto non capisco di chi si stanno facendo gli interessi. Non capisco che fine faranno le manifestazioni doppie e ce n’è tutta una serie: “TuttoFood” che probabilmente ingloberà il “SANA”; “Tempo Libri” con “Fiera Libro”; il “Miart” e “Arte Fiera”; il “Made” e il “SAIE”. Temo che BolognaFiere sarà la sorella povera di Milano, perché siamo molto più piccoli di Milano, anche a livello di fatturato. Chi ci garantisce che le nostre fiere non verranno inglobate da Milano e non andranno là? Chi ci dice che gli espositori di Milano verranno da noi? Nessuno.

    Il mio timore – oltre quelli elencati fino adesso – è che dietro tutta questa roba qua, purtroppo, ci sia una speculazione immobiliare, perché verrà fatta un’immobiliare, se non ho capito male, dove temo che alcuni soci, al momento giusto, conferiranno degli edifici particolarmente problematici e invendibili (mi viene in mente Palazzo dei congressi che è pieno di amianto, le Torri di Legacoop) le conferiranno alla nuova società, acquisendo nuove quote da rivendere non appena si entrerà in Borsa, perché anche di questa opzione non si è parlato in questa sede.

    Io mi chiedo di chi si stanno facendo gli interessi. Sono rammaricata dal fatto che come Regione non diciamo assolutamente niente, anzi lasciamo scorrere tutto com’è, tanto qui mi sembra che decida il Comune, e la Regione sta a guardare passivamente. Tant’è che Merola ha detto che questa è un’operazione addirittura lungimirante. Io credo che non sia esattamente così.

    Alla luce di tutto ciò, credo quantomeno che sia doveroso, con tutte le informazioni del caso, perché noi avevamo visto un piano di sviluppo, anzi c’era uno studio della KPMG, che noi non abbiamo visto, c’era un incarico dato alla KPMG; documenti che noi non abbiamo avuto perché, come al solito, purtroppo non siamo tenuti e non abbiamo il diritto di poter vedere questi documenti. Mi piacerebbe avere anche tutto il discorso successivo: l’alleanza con Milano, la nuova perizia di cui si parlava prima, ma soprattutto vorrei che prima del prossimo Cda e prima della prossima assemblea dei soci quest’aula si esprimesse. Mi sembra il minimo.

    Alla luce di tutto questo – io lo anticipo già – chiederò un’Assemblea straordinaria. È previsto dallo statuto di questa Regione. Questa Assemblea su questa roba si deve esprimere. Non è possibile che venga tenuta, ogni volta, esclusa da decisioni così importanti per il futuro della nostra Fiera. State facendo tutto all’ombra, non so quanto consapevolmente, ma io chiedo che questa Assemblea sia investita almeno di un voto. Come Movimento 5 Stelle presenterò le cinque firme che servono per un’Assemblea straordinaria, perché ritengo doveroso che come consiglieri possiamo esprimere le nostre opinioni e i nostri pareri prima della prossima seduta di Cda. Chiedo anche all’assessore di esprimersi su come attivarsi affinché l’assemblea dei soci sia prima del prossimo Cda in ordine di tempo e mi sembra, anche questa, una richiesta minima, perché altrimenti ci direte che avete semplicemente preso atto, purtroppo, di quello che avrà deciso, ancora una volta, il Cda. Ricordo che, come Regione, il rappresentante che avete designato, purtroppo, anche qui si è espresso a favore di tutta questa operazione. Quindi la richiesta è di posticipare le prossime decisioni fondamentali per questa Fiera e che l’Assemblea sia investita almeno di un voto e che si possa esprimere su questa questione.

     

    Presidente BERTANI

    Mi aveva chiesto la parola Marchetti, poi c’è Caliandro, poi Taruffi e poi Prodi. Prego.

     

    Consigliere Daniele MARCHETTI

    Grazie, presidente. Ringrazio i vertici di BolognaFiere e l’assessore Palma Costi per essere qui oggi a relazionare sugli sviluppi che abbiamo davanti per quanto riguarda un polo importante quale è BolognaFiere per tutto il nostro territorio. D’altronde, è stato un po’ specificato e detto quanto risulta l’indotto che porta al nostro territorio l’attività del polo fieristico bolognese. È ovvio che ora davanti a noi abbiamo due scenari differenti: uno riguarda il probabile asset strategico con Milano, una scelta che comunque BolognaFiere è liberissima di fare, in coerenza con quanto stanno facendo altri poli fieristici della Regione e questo lasciatemi dire che sta segnando – a mio avviso – il fallimento del sogno regionale, portato avanti dalla Giunta regionale, di una holding unica, di un polo regionale fieristico, cosa che a noi della Lega non dispiace, perché l’abbiamo sempre contrastato. È chiaro che dopo, di volta in volta, nel caso di un eventuale asset con Milano, bisognerà guardare bene i pro e i contro, capire che cosa ci torna effettivamente in tasca e cosa no. Però, queste sono valutazioni che poi potremo fare di volta in volta.

    Per quanto riguarda, invece, lo scorporo – perché il nodo principale è questo – dell’attuale assetto societario, le due controllate al cento per cento, una che controllerebbe il patrimonio immobiliare e l’altra la gestione degli eventi, sostanzialmente, è stato detto che c’è la proposta del Cda, inoltrata agli enti pubblici che fanno parte della compagine societaria di BolognaFiere. Per far prendere queste decisioni immagino ci sarà uno studio, una perizia e chiedo se è possibile averla come consiglieri, in modo da poter fare le nostre valutazioni, perché comunque l’Assemblea può anche avanzare un proprio indirizzo. Quindi credo sia importante, soprattutto visto che sono abituato a fare valutazioni documentandomi, per vedere effettivamente quali sono gli scenari che abbiamo davanti, i pro e i contro. Credo sia opportuno mettere nelle condizioni tutti i membri dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna di poter ragionare su un documento, su uno studio fatto che, da quello che ho capito, è stato inoltrato alla Giunta regionale.

     

    Presidente BERTANI

    Caliandro.

     

    Consigliere Stefano CALIANDRO

    Grazie, presidente. Mi veniva in mente che le cose che ci siamo detti in questi mesi sono cose che hanno lasciato un po’ la traccia di quello che volevamo. Poi, in politica uno si abitua a tutto. Trovo abbastanza strano che a difendere la nostra modifica della legge del 2008 oggi siano i 5 Stelle che vi hanno votato contro. Questo lo dico rispetto a una chiarezza rispetto agli intenti che quella norma aveva e per definire anche il modo in cui si interviene su un argomento così importante. Mentre colgo il senso della richiesta che le minoranze locali (maggioranza nazionale) sentono di manifestare nei confronti di questa Regione. È opportuno che una Fiera, come quella di Bologna, che è una Fiera particolare, partecipata al 52,24 per cento dal pubblico, renda conto dell’attività e delle scelte che vuole fare in merito allo scorporo immobiliare e alla gestione degli eventi a questa Assemblea. Lo deve fare perché abbiamo modificato in tal senso la nostra legge. Non credo che il Cda abbia intenzione di sfuggire da questo appuntamento. Certo, vogliamo capire tutti il piano di sviluppo futuro di questa Fiera.

    Nell’ambito della discussione con chi ha preceduto la presidenza Calzolari, questa Commissione ha avuto modo di confrontarsi con chi allora guidava la Fiera e con la stessa franchezza con cui abbiamo affrontato l’argomento, ovverosia la tutela dei rapporti di lavoro - e su questo ci avete già dato delle rassicurazioni, che immagino saranno ulteriormente confermate dalla seconda audizione -, ma allo stesso tempo la scelta di gestire in maniera prospettica e sinergia, per creare un unico network regionale, rimane l’obiettivo del nostro provvedimento.

    Di fatto, abbiamo conferito 5 milioni di euro perché noi vogliamo rafforzare il ruolo della Fiera di Bologna e non è certamente questo il momento di riaprire una discussione sulla bocciata soluzione immobiliare del 2007, che la Fiera ha già avuto modo di discutere. Questo lo sa il Cda, lo sanno tutti gli attori pubblici e mi risulta che anche la Camera di Commercio sia intervenuta in questa direzione.

    Io non temo, onestamente, consigliera Piccinini, il fatto che dal dibattito pubblico il Partito Democratico, il centrosinistra, abbiano qualcosa da temere. Ci confronteremo. Spero che questa volta abbiate la correttezza di riconoscere che la legge che abbiamo fatto era una legge che andava nella direzione che oggi tutela maggiormente quello che lei va chiedendo. C’è la visibilità e la chiarezza di quello che significa fare un investimento pubblico. Lo dico, perché dal mio punto di vista il Palazzo dei congressi, Torri, sono immobili che devono far parte del quartiere fieristico e sui quali mi immagino uno sviluppo nostro e non spaccato. D’altro canto, eventi e immobiliare sono l’unicum che ha contraddistinto la storia di questa Fiera ed è il motivo per il quale noi abbiamo fatto delle scelte.

    Quindi la richiesta, alla quale mi unisco, è quella di più collegialità, com’è normale che ci sia quando c’è una maggioranza pubblica che chiede come vengono investiti i propri soldi, onde evitare successive considerazioni che riguardino il modo in cui noi facciamo l’uso del denaro pubblico. Vigileremo su quello che fa il Governo nazionale, ma sappiamo vigilare anche su quello che facciamo qui a livello territoriale.

     

    Presidente BERTANI

    Grazie, consigliere Caliandro per la sua vigilanza.

    Passo la parola al consigliere Taruffi. Era una battuta, chiedo scusa. Prego, Taruffi.

     

    Consigliere Igor TARUFFI

    Grazie, presidente. Anch’io ringrazio il presidente di BolognaFiere, Calzolari, il dottor Bruzzone e l’assessore Costi per questa audizione, che è l’ennesima che facciamo su BolognaFiere, perché riteniamo tutti essere un patrimonio importante, che va preservato, valorizzato e sul quale la nostra attenzione, come gruppi della sinistra, è testimoniata dalle numerose interrogazioni e interventi in aula che abbiamo fatto sul tema, manifestando sempre la perplessità su alcune delle scelte che erano state avanzate e, in certi casi, alcune forti contrarietà, come sulla richiesta che doveva produrre il taglio dei 123 lavoratori, che ben ricordiamo nei mesi e negli anni passati.

    Quando abbiamo discusso, nei momenti focali della discussione inerente le trasformazioni di BolognaFiere, fondamentalmente sono due: da un lato, l’aumento di capitale che abbiamo sottoscritto come Regione, deliberandolo, insieme agli altri soggetti pubblici, con 5 milioni di euro, che è una cifra non trascurabile; dall’altro, il procedimento che ha portato alla modifica dello statuto di BolognaFiere, sul quale dovremmo tornare. Anche qui l’altro anno abbiamo fatto una discussione piuttosto accesa, sia in Commissione che in aula. Quella modifica passò attraverso il collegato all’assestamento del bilancio del luglio dell’anno scorso, sul quale ci fu una discussione piuttosto significativa, che vorrei qui richiamare, perché le prime parole del presidente Calzolari, secondo me, sono state emblematiche, perché in modo abbastanza asettico ma – secondo me – significativo, ci ha ricordato quali sono le competenze, che esistono competenze del Cda ed esistono competenze dell’assemblea dei soci. In questo caso, dicendoci che le decisioni di cui stiamo discutendo sono in capo al Cda, non all’assemblea dei soci e che quindi è da lì che devono passare ed è lì che devono essere vagliate.

    Ho esplicitato un aspetto che, secondo me, è importante, perché ricordo la discussione che abbiamo fatto in questa sede, in Commissione l’anno scorso e anche in aula e verteva proprio su questo: di chi fossero le competenze a decidere rispetto a che cosa e soprattutto come si tutelava la presenza pubblica e non solo la funzione di indirizzo e di controllo, ma anche di gestione della parte pubblica all’interno di quel meccanismo per tutti prezioso che è BolognaFiere. Io su questo vorrei focalizzare la nostra attenzione, perché di fatto noi abbiamo sottoscritto, come Regione, e deliberato un aumento di capitale su un piano industriale che – possiamo girarci intorno, ma possiamo anche dirlo in modo esplicito – oggettivamente le operazioni che ci vengono oggi rappresentate in modo molto asettico, in modo quasi tecnico, facendole passare per operazioni tecniche, rappresentano in realtà, se non un nuovo piano industriale, quantomeno un significativo aggiornamento di quel piano industriale. Io credo che su questo noi dovremmo confrontarci e dovremmo discutere, perché se è vero che esistono competenze che in una società che deve stare sul mercato e che ovviamente tutela gli interessi dei privati che pure sono dentro la società e quindi mi è chiaro che un pezzo della discussione, anche rilevante, è sottratta alla discussione pubblica, perché una società che sta sul mercato e che deve corrispondere a interessi anche privati, non può fare tutta la discussione in modo esplicito è chiaro – chiaro vuol dire chiaro nelle sedi pubbliche – per ovvie ragioni. Questo risponde a una parte delle osservazioni che faceva la consigliera Piccinini. Il dato di fatto è questo. Se però il dato di fatto è questo, è altrettanto vero che quelle modifiche che noi abbiamo portato nella legge l’altr’anno nello scorso luglio e che poi hanno portato alla modifica dello statuto, quelle modifiche avevamo ragione a dire che avrebbero allontanato ulteriormente la possibilità da parte del pubblico di intervenire, di incidere, di gestire e di assicurare il controllo di un soggetto che comunque rimane per il 52 per cento di proprietà pubblica. Ho ricordato e ho ripreso questi aspetti, perché nel percorso che abbiamo di fronte, secondo noi, hanno un ruolo centrale, perché da domani, qualora questo scorporo dovesse procedere e si andasse nella direzione segnalata, probabilmente – per usare un eufemismo – il nostro potere, non di interdizione, ma di controllo e il potere pubblico complessivamente inteso diminuirebbe ancora. Di fatto, si aprirebbe ad un percorso in cui non solo rischiamo di vedere le cose quando sono già accadute, ma addirittura di non avere neanche forse più la possibilità di dire quello che pensiamo, per essere operativi, non per fare testimonianza. A me poco interessa in politica e in tutte le discussioni che facciamo avere diritto di tribuna; a me interesserebbe poter assicurare il controllo e la gestione pubblica di soggetti che hanno una rilevanza pubblica fondamentale, come quella di BolognaFiere, almeno sulle linee strategiche di fondo.

    L’osservazione che faccio è un’osservazione strutturale: è inutile che noi facciamo discussioni e discussioni, se le carte sulle quali discutiamo poi cambiano, perché l’espressione che diamo e l’indirizzo che possiamo dare, per usare un’espressione d’altri tempi, è a sovranità limitata: possiamo discutere un po’ di qualcosa, senza cogliere mai l’essenza o il fondo complessivo delle operazioni. Questo mi preoccupa e ci preoccupa, anche perché dall’altra parte non capisco bene come questo meccanismo potrebbe saldarsi con quell’altro elemento di cui abbiamo tanto discusso, cioè la costituzione del polo fieristico regionale.

    Nessuno qui pensa ai soviet e nessuno qui pensa al fatto che il centralismo democratico debba risolvere, però da questo meccanismo - ormai che ovviamente utilizzo solo come battuta - al modello che stiamo definendo, cioè quello nel quale noi discutiamo ma le decisioni si prendono altrove e al massimo noi ratifichiamo, notifichiamo e applaudiamo a decisioni che vengono prese altrove, un po’ ne passa. Noi qui ci siamo trovati a discutere nell’ultimo anno e mezzo, almeno tre, se non quattro volte e se potessimo ascoltare le registrazioni di queste tre o quattro Commissioni, vedremmo che lo scenario è cambiato altrettante volte e in modo abbastanza significativo. Quindi diventa anche difficile dire che c’è un disegno complessivo che stiamo perseguendo. Lo ricordo, perché abbiamo tutti partecipato alla Commissione in cui l’allora presidente ci venne a dire che era necessario licenziare 123 persone - perché questo ci disse in sostanza - salvo poi, due settimane dopo, dire che avevamo scherzato e che in effetti non ce n’era più bisogno.

    Insomma, visti i precedenti, pare quantomeno complesso ritenere che quello che ci viene detto sia effettivamente quello che succede e soprattutto è difficile cogliere il disegno complessivo che noi vogliamo perseguire. Io vorrei che discutessimo di questo e che lo facessimo in modo il più possibile completo. Se c’è un tema anche di progressiva apertura e di quotazione in Borsa, diciamolo; se esiste una partnership con Milano che vogliamo sviluppare, diciamolo; se esiste una parte del quartiere fieristico che probabilmente potrebbe essere utilizzato anche per altre destinazioni, che non sono strettamente legate alla fiera, forse è utile dirlo, o quantomeno ragionarci, perché lavorare sempre per approssimazione non è un modo che consente alla politica, soprattutto a questa Commissione - per quelle che sono le competenze che possiamo esprimere - non ci consente di stare esattamente nella discussione nel modo in cui invece sarebbe opportuno starci.

    Questi sono gli elementi generali di criticità che noi ravvisiamo. Penso che se ogni tre mesi ci troviamo a discutere su un cambio piuttosto significativo del piano industriale, o tutte le volte scherziamo, oppure tutte le volte non diciamo mai le cose come stanno. E questo è l’elemento che considero inaccettabile, perché per quello che rappresenta questa Commissione, i componenti di questa Commissione e l’Assemblea regionale dell’Emilia-Romagna, non è possibile che noi tutte le volte o non siamo messi nelle condizioni di decidere, o siamo messi nelle condizioni di decidere solo parzialmente, perché le cose non ci vengono mai rappresentate per quelle che sono fino in fondo e dobbiamo essere noi a scoprirlo di volta in volta. Questo sì, non è accettabile.

     

    Presidente BERTANI

    Per proseguire ordinatamente, mi aveva chiesto la parola la consigliera Prodi. La consigliera Piccinini mi aveva chiesto la parola? Chiedo conferma. Per una breve replica, immagino, perché visto che gli argomenti sollevati mi sembrano tanti e corposi, passerei la parola per una prima risposta ai nostri relatori e poi magari facciamo un eventuale secondo giro. Proponevo questa cosa.

    Anche Alleva chiedeva la parola. Poi, c’era qualcun altro? Cercavo di chiudere un primo giro, perché altrimenti temo che perdiamo le questioni che sono state sollevate. Era solo per ordinare i lavori. Prego, consigliera Prodi.

     

    Consigliera Silvia PRODI

    Grazie. Intanto anch’io ringrazio i relatori presenti e ricordo che anche nelle interrogazioni a risposta immediata della sinistra era stata chiesta nella replica questa audizione. Mi preme fare presente che tutte queste azioni in relazione a BolognaFiere non è che avvengano nel silenzio della politica. Il presidio politico c’è. Il tema è come collegare la politica con le politiche invece del consiglio d’amministrazione in questo caso.

    Faccio alcune premesse. Il protocollo d’intesa del 14 dicembre 2007, in cui la Regione entra nel capitale di BolognaFiere (protocollo d’intesa, allora, con il Comune e la Provincia di Bologna) dice testualmente che relativamente alla gestione del quartiere, dei beni mobili e immobili, i soci si impegnano affinché tali attività vengano esercitate dalla società in modo congiunto ed inscindibile. Congiunto ed inscindibile, questa era la condizione con cui la Regione nel 2007 entrava dentro BolognaFiere. Questa è sempre rimasta la filosofia della politica della Regione sino ad oggi. E poi c’è il tema dello statuto, del fatto che negli anni si sia sempre rigettata un’idea di statuto leggero che avrebbe poi, forse nella testa di alcuni, favorito certe operazioni, che invece erano contrasto con l’evidente interesse dei soci pubblici, perlomeno della Regione. Faccio presente che il 26 luglio 2017 abbiamo approvato a maggioranza una risoluzione che imperniava il testo sulla centralità del ruolo del socio pubblico di presidio di questi valori, chiamiamoli così. Dopodiché, l’aumento di capitale della legge n. 20/2016 avviene a chiare lettere, a condizione che siano rispettati certi obiettivi e la costituzione di un polo fieristico regionale è esplicitato nella relazione - ma anche nel testo - essere uno di questi obiettivi. Io sono totalmente d’accordo con gli obiettivi che l’assessore ha espresso oggi che sono: la nascita di un sistema fieristico unico regionale; potenziamento di un sistema fieristico bolognese; la salvaguardia del livello occupazionale.

    Venendo alla relazione svolta dal presidente del Cda la trovo lacunosa rispetto ad alcuni temi. Vorremmo perlomeno avere lo studio di fattibilità che si configura come un nuovo piano industriale, almeno conoscerne i punti principali. Vorremmo sapere quali sono i motivi concreti di questa operazione; qual è la configurazione a regime di questo ipotetico nuovo assetto, relativamente a quotazione in Borsa, aggregazione, insomma delle prospettive industriali serie, perché così sembra non avere un costrutto, per come è stata proposta. Anche la ripartizione del personale, ovviamente. C’è una holding, ci sono due società, come si configura dal punto di vista occupazionale la ripartizione? Perché poi sono le prospettive interessanti rispetto ai temi che interessano noi soci pubblici.

    Ultima domanda: questa configurazione come si concilia con lo scenario che, invece, riteniamo condivisibile, degli obiettivi che abbiamo detto e che sono alla base della presenza della Regione come socio? Perché a questo punto si entra in una contraddizione che potrebbe essere esiziale.

    Quindi per ribadire che, a differenza di quanto diceva la consigliera Piccinini, credo che il presidio politico da parte di tutte le forze c’è, ci sia stato e ci vuole essere. Stupisce, ovviamente, il voto del rappresentante del Cda regionale, perché era un voto forse più importante di quanto si potesse, immagino, considerare lì per lì, nel senso che la Regione merita di essere informata e rappresentata in proporzione al valore non solo economico, ma soprattutto simbolico del concetto di difesa anche del patrimonio pubblico che merita. Grazie.

     

    Presidente BERTANI

    Consigliera Piccinini.

     

    Consigliera PICCININI

    Cerco di essere breve. Intanto una puntualizzazione per quanto diceva la collega Prodi. Io non ho detto che non c’era un presidio politico. Anzi, io sono intervenuta nella stessa sede con un question time. Il problema è al contrario: l’Assemblea non è stata investita di questa questione e penso sia oltremodo più grave.

    Visto che il collega Caliandro mi sollecitava rispetto a un presunto voto negativo sulla legge che andò a modificare la 15/2008, ci tengo solo a precisare che non è così. Non so quale documento abbia letto. Noi, esattamente come facemmo in Commissione, non abbiamo partecipato al voto, non perché fossimo pregiudizialmente contrari, altrimenti avremmo votato no, ma ci siamo astenuti. Visto che è interessato alla questione, leggo anche le dichiarazioni che facemmo in aula, perché il problema fu che il piano di sviluppo non ci fu fatto vedere, se non in 27 slide, che poi diventarono 28, 29, 30 in mano ai lavoratori e quindi ci fu fatta vedere una parte del piano industriale. Quindi io capisco che il collega sia abituato a votare tutto al buio. Tra l’altro, mi meraviglio qui delle puntualizzazioni che ha fatto, perché mi aspettavo, a questo punto, che questa questione la accettasse senza proferire parola. Invece, apprezzo i rilievi fatti. A questo punto, sono certa che sottoscriverà la richiesta di Assemblea straordinaria.

    In aula ho proprio dichiarato: “Vvolevo riprendere le parole dell’assessore Costi, perché è evidente che abbiamo visto un film diverso. Come avete potuto vedere, non abbiamo partecipato alla votazione. È la posizione coerente che abbiamo tenuto anche in Commissione. Intanto, volevo ringraziare per aver affermato che i documenti ci sono stati dati tutti e nei tempi. In realtà, volevo semplicemente far presente che ci sono stati dati talmente di buon grado che abbiamo dovuto chiedere alla presidente, che ringrazio, di intercedere proprio per avere il piano industriale, che poi abbiamo visto e il documento era di 27 slide. Mi sarebbe piaciuto chiedere all’assessore se si sarebbe sentita di votare un progetto di legge di questo tipo che va a stanziare 5 milioni di euro a fronte di un piano industriale che non c’è, i documenti non ci sono, e se avrebbe votato sulla una base di 27 slide. Noi responsabilmente abbiamo ritenuto di non farlo”. Questa è la prima parte del discorso che ho fatto in aula. Quindi quando si fanno delle affermazioni, bisognerebbe farle documentate. Grazie.

     

    Presidente BERTANI

    Consigliere Alleva. Poi, passiamo alle risposte.

     

    Consigliere Piergiovanni ALLEVA

    Io mi unisco alle perplessità espresse dai colleghi degli altri gruppi, con riguardo alla gestione problematica della Fiera, non da oggi, ma direi da anni. Da anni siamo abituati ad una specie di zig-zag, di doccia scozzese, di affermazioni che poi vengono corrette, rimangiate. Ricordava prima Taruffi il famoso problema dei 123 licenziamenti. Ma anche tutta la vicenda della privatizzazione è stata a dir poco opaca. Ci hanno voluto raccontare che la privatizzazione era una questione di aumento di capitale, quindi partecipazioni. No. La privatizzazione è avvenuta nel momento in cui è stata modificata la legge regionale, che conteneva la famosa cosiddetta golden share. Non si è mai avuta una franca presentazione di un piano con un senso politico e con un senso commerciale o industriale.

    A un certo momento eravamo tutti convinti – perché questo ci era stato detto – che la prospettiva alla quale si voleva andare fosse quella della creazione del polo fieristico regionale, della holding e che a questo servisse anche la cosiddetta privatizzazione. Oggi vediamo invece delle prospettive diverse. Forse la Fiera di Bologna è destinata a un servizio ancillare rispetto alla Fiera di Milano (questa è la sensazione che si ha). E su questo noi consiglieri, noi eletti, vogliamo avere ciò che non abbiamo mai avuto: una spiegazione, un’illustrazione chiara, sincera e trasparente. Per questo io mi unisco alla richiesta di Assemblea straordinaria su questa tematica e che vengano non soltanto – che è la cosa più importante – chiarite le prospettive future, ma venga anche rimesso un po’ di ordine nel passato, in quello che è accaduto, perché – come dicevo – troppi zig-zag, troppi cambiamenti di carte in tavola abbiamo visto in questi anni.

     

    Presidente BERTANI

    Consigliere Caliandro per una breve replica, immagino, perché poi passiamo alle risposte.

     

    Consigliere CALIANDRO

    Certo, comprendo le ragioni e sarò veramente breve. Dapprima, per il fatto che io, a differenza delle richieste che vengono fatte, non penso ci voglia un’Assemblea straordinaria, ma che la Commissione, come sede istituzionale sia più che sufficiente per una discussione approfondita. Semmai, come extrema ratio, le Assemblee si convocano quando le Commissioni non hanno funzionato, ma mi pare che le istituzioni di questo Ente funzionino a sufficienza per avere questo confronto. Non ne capisco la spettacolarizzazione.

     

    Presidente BERTANI

    Grazie, consigliere.

     

    Consigliere CALIANDRO

    No, un attimo, volevo finire. Siccome sentivo la collega che dice che non c’è tempo, non credo che non ci sia tempo. Il consiglio d’amministrazione potrebbe anche raccogliere le suggestioni che vengono dai soci e sospendere la cosa. È chiaro che se siamo costretti a tempi ristretti, voi come minoranza avete la possibilità, a norma di statuto, di convocare un’Assemblea raccogliendo le firme e noi non possiamo che dirvi di sì perché il regolamento ce lo impone, ma sarebbe la scoperta dell’”uovo di Colombo”.

    Detto questo, invece, poiché penso che le cose vadano fatte con criterio, penso che il dibattito di oggi sia servito per un primo confronto tra gli attori pubblici, questo attore pubblico e gli altri che si riuniranno, per cercare un’interlocuzione positiva sui temi. D’altro canto, se non pensassi questo, penserei – a differenza della collega – che astenendomi ho votato a favore. Ma quando mi astengo, mi astengo e basta.

     

    Presidente BERTANI

    Passerei alle risposte, visto che comunque le questioni sollevate sono tante, prego.

     

    Presidente CALZOLARI

    Provo a dare alcune risposte alle questioni che attengono alla nostra responsabilità, ovviamente non tanto al confronto fra le forze politiche, che non fa parte della nostra sfera di responsabilità.

    Intanto, il riferimento alle competenze è un elemento di chiarezza, nel senso che venire meno alla responsabilità dei singoli livelli di rappresentanza e di gestione ovviamente comprometterebbe la corretta gestione di una società che comunque ha delle responsabilità in capo alla vicenda economica e quindi anche alla documentazione che ne consegue. Non c’è dubbio che ci sono, in virtù del nostro statuto, che – ripeto – è uno statuto a chiare lettere di tipo privatistico, ancorché con una maggioranza espressa dal pubblico, ma le due cose non sono in contraddizione. Ovviamente, la prima non esclude che si debbano fare dei livelli di approfondimento, ci mancherebbe altro. Però al cda spettano compiti di gestione e all’assemblea dei soci spettano compiti di natura strategica. Io qui ho sentito diverse volte fare riferimenti a Milano, piuttosto che altre soluzioni, in questo caso entriamo sicuramente nella sfera della discussione strategica. Quindi che Fiera di Bologna sia organizzata con un’unica società, con due società, con tre società, o con più società, è una questione che attiene alle responsabilità gestionali in capo al consiglio d’amministrazione; mentre, che cosa fare della Fiera evidentemente è responsabilità dei soci che a maggioranza dovranno, una volta esperita la discussione, decidere che compito e che indirizzo dare al consiglio di amministrazione. Questo vale per qualsiasi società e vale anche per Fiera di Bologna. Non era un puntiglio, ma semplicemente per mettere ognuno di noi nelle condizioni di assumersi la responsabilità.

    Oggi il consiglio d’amministrazione di Fiera di Bologna non ha affrontato nessuna discussione che attiene alle strategie. È vero, ha approvato un consiglio di amministrazione che è stato portato in assemblea; ha monitorato quanto gli investimenti che si stanno realizzando e quant’altro siano coerenti con il conto economico, il conto finanziario e il piano industriale, che al momento rimane il faro dell’attività di gestione. Abbiamo ritenuto che fosse più proficua una diversa organizzazione, per mettere poi successivamente in capo ai soci – questo sì – degli strumenti di valutazione più adeguati, più snelli, per decidere poi da che parte orientare la nave della fiera.

    Devo dire con molta franchezza che mi dispiace si paventino delle mire speculative, perché – fino a prova contraria – noi stiamo cercando di gestire un bene che è sicuramente una società privata, ma con la grande consapevolezza che per la natura che riveste è uno di quei famosi beni comuni che attengono alla comunità bolognese. L’interesse della Fiera è anche ovviamente di mettere al servizio degli espositori le migliori condizioni possibili, questo è il core business, ma è evidente che noi siamo tutti consapevoli – e da qui anche la compagine articolata pubblico/privato – dell’importanza che la Fiera riveste sul territorio, un’importanza che va anche oltre l’indotto di cui si è parlato, sia in termini reali, che probabilmente anche in termini prospettici. Questa è l’unica vera motivazione, credo, che sottenda un po’ di impegno del consiglio d’amministrazione. Detto questo, si possono fare, con le migliori intenzioni, anche degli errori e quindi, giustamente, è legittimo chiedere di avere contezza di tutto quello che si sta facendo. Però, da qui a paventare misure speculative...

    Stiamo investendo un piano industriale che prevede 140 milioni di investimento per fare dei capannoni fieristici in una fiera che in questi anni stava venendo giù, perché è questo il tema, noi abbiamo sostituito dei precari che avevano ormai superato abbondantemente la vetustà consentita da questo termine di precarietà, quindi è necessario fare oggi una serie di investimenti che magari altri quartieri fieristici hanno fatto per tempo. Questo è un po’ il dato. Questo non ci consente di fare grandi cose, se non di mantenere – migliorando l’attrattività, la fruibilità – la dimensione, grossomodo, dell’attuale quartiere fieristico, perché non stiamo parlando di un aumento dimensionale della Fiera, se non in un’entità molto contenuta. In realtà, stiamo facendo meglio il mestiere dell’accoglienza degli espositori in un quartiere che ha molte potenzialità, vista l’ubicazione, la logistica e quant’altro, ma che se mostrava un po’ la vetustà di cui parlavo prima, rischiava di perdere l’attrattività da parte di alcune fiere.

    Non dimentichiamo che noi abbiamo alcune fiere in proprietà che dipendono dalla responsabilità della decisione della società e altre fiere che ospitiamo e la cui decisione di venire in fiera a Bologna piuttosto che altrove, dipende dagli organizzatori. Quindi abbiamo risposto a una legittima richiesta di ammodernamento. Quindi nessun mero obiettivo di tipo speculativo. Su questo insisto, anche perché non vorrei lasciare passare dei messaggi fuorvianti.

    La società può gestire, bene o male, le cose che fa, però chiederemmo – così com’è legittimo che lo chiediate voi – di essere giudicati per le cose che facciamo e non per quello che potremmo avere in mente di fare, perché questo a me personalmente crea qualche tipo di elemento anche di l’imbarazzo. Poi mi rendo conto che non è così significativo. Quindi non c’è nessuna mira di tipo speculativo, se non quella di cui stiamo parlando. Non vi risponderò sul tema Milano sì, Milano no, piuttosto che un’altra cosa, perché non è oggetto della responsabilità del consiglio di amministrazione. Poi se questa Commissione, quando riterrà opportuno ci chiederà, mi chiederà un’opinione in merito a che cosa potrebbe essere utile fare dal punto di vista strategico, non mi tiro indietro. Però, io credo oggi di dover dare conto di cosa sta succedendo attualmente nella discussione interna al consiglio di amministrazione di Fiera Bologna.

    È evidente che né i soci pubblici né i soci privati perseguiranno nessuna scelta che non sia utile ad enfatizzare il ruolo propositivo di riferimento di asse strategico per la città di Bologna rappresentato dalla Fiera. Questo lo do per scontato. Poi, su questo, le opinioni possono essere anche più di una, però nessuno – credo – abbia in mente di svendere, o diventare al servizio di altre realtà. Questo lo vedremo in un secondo momento.

    Non stiamo parlando dello stesso modello di riorganizzazione del 2007, perché – se non ricordo male per le informazioni che ho – a quel tempo si immaginava gli immobili in capo al pubblico e la gestione in capo ai privati. Qui lo schema che noi stiamo rappresentando, proprio perché c’è anche questo tema di gestione unica e inscindibile; lo stesso assetto che oggi detiene la proprietà di Bologna Fiere SpA, domani deterrà la proprietà della Bologna Fiera Holding, o come la si chiamerà a quel punto lì, se e quando la cosa andrà in porto, esattamente come oggi. Dopodiché, ci sono delle società che hanno una valenza assolutamente strumentale. Cosmoprof è una società strumentale; la società di allestimenti è una società strumentale, e così via. Ne abbiamo già e questo non pregiudica certamente il presidio.

    Devo dire per correttezza, perché penso di doverlo fare, che il ruolo del pubblico e del privato è regolamentato da un rapporto di forza di cinque a quattro all’interno del consiglio di amministrazione e che il consigliere rappresentante della Regione ha espresso l’opportunità che il materiale oggetto di quella delibera fosse poi inviato agli enti privati, proprio per le valutazioni di cui stiamo parlando. Ad oggi, noi abbiamo sospeso i passaggi successivi, proprio per dare tempo, anche attraverso incontri come questo – se si ritengono utili – di approfondire nel merito della coerenza tra le normative, gli indirizzi e quant’altro.

    Dopodiché lo statuto è uno strumento che ha visto un voto condiviso dalle diverse componenti e, come tutti gli strumenti che vengono votati da componenti diversi, probabilmente è l’oggetto di una mediazione tra posizioni che si sono presentate su posizioni magari inizialmente distanti e poi hanno trovato una chiusura sulla mediazione. Così come accade abitualmente in qualsiasi consesso, dove i soggetti possono avere cultura e sensibilità diverse. Però, oggi quello è lo statuto. L’assemblea può modificare ulteriormente lo statuto, però abbiamo quel tipo di statuto.

    La rilevanza pubblica, l’attenzione pubblica, il monitoraggio pubblico sulle operazioni della Fiera credo siano assolutamente a disposizione. Certamente non riteniamo sia utile un ritorno minuto delle singole questioni di gestione ordinaria, ma questo mi pare abbastanza evidente. Però, se la Commissione, o le Commissioni, vorranno chiederci di rivisitare insieme il piano industriale o capire esattamente meglio l’oggetto della deliberazione, ovviamente da parte nostra, attraverso i nostri tecnici, i nostri consulenti, la disponibilità c’è, perché non c’è nessuna intenzione, evidentemente, di fare forzature, c’è l’intenzione di arrivare alla conclusione di una discussione. Per cui, se serve più tempo, mettiamoci più tempo. Diamoci però un tempo all’interno del quale questa discussione riteniamo che realisticamente la si possa concludere.

    Io non so se la mia relazione è lacunosa. D’altra parte, siamo qui per integrare le lacune con degli approfondimenti in questa seduta, o nelle sedute successive. Il livello di approfondimento lo dovrete un po’ valutare congiuntamente nel rispetto delle competenze degli organi della Fiera e delle istituzioni che ne fanno parte. Ricordo che in capo alla Fiera ci sono azioni di proprietà di diverse istituzioni pubbliche, dove probabilmente sarà utile – mi permetto di suggerire – una valutazione congiunta tra i diversi rappresentanti, in modo da mettere la parte privata, per contro, nelle condizioni di interpretare nel migliore dei modi qual è il livello di confronto e quindi la decisione del consiglio di approvare e subordinare poi la ratifica alla validazione da parte degli enti, era proprio per consentirci un’agenda il più possibile stringata e operativa.

    Non credo, francamente, sia giusto immaginare che questo consiglio di amministrazione – non dico tanto il sottoscritto, che comunque un po’ di esperienza sul piano industriale e imprenditoriale pure ce l’ha – non abbia chiaro il valore di BolognaFiere. Ricordo che oggi BolognaFiere ha chiuso il bilancio con un risultato molto positivo, siamo la seconda fiera italiana, al momento con il bilancio che si misura con degli indicatori oggettivi, quindi la marginalità e il risultato finale sono i migliori del nostro Paese. Poi, dico subito che misurare la competizione tra le diverse fiere sulla modalità diversa con cui vengono costruite anche le relazioni di bilancio, non è così semplice come si possa pensare. Però, oggettivamente, noi oggi abbiamo un risultato di soddisfazione. Che in passato ci siano stati momenti altalenanti, io posso dare conto di quello che stiamo facendo. Quello che stiamo facendo non è assolutamente con questo approccio. Stiamo cercando di fare nel migliore dei modi il mestiere di consiglio di amministrazione di una società di cui conosciamo, anche perché – mi consentirebbe di dire una battuta – l’indotto è forse più interesse della parte privata, che non della parte pubblica, perché evidentemente che l’espressione da parte dei privati e del pubblico convergano sulla necessità di salvaguardare l’indotto è un dato di fatto: la parte pubblica perché ha una responsabilità nei confronti della comunità; la parte privata perché evidentemente all’interno della sensibilità della parte privata ci sono anche le componenti che fruiscono positivamente o negativamente dei risultati dell’indotto. Per cui, i primi ad essere particolarmente affezionati, diciamo così, all’indotto sono sicuramente anche i soci di espressione privata, che tutto hanno – credo – fuorché l’intenzione di portare a casa delle operazioni speculative su un quartiere che in questo momento credo che ognuno di voi si renda conto che di speculativo ha ben poco. Cosa diversa è immaginare che domani la Fiera possa continuare a crescere e a migliorarsi.

    Noi inaugureremo, nei tempi, un cantiere difficilissimo, perché fare 40 mila metri di superficie coperta in pochi mesi è un’operazione da record. Con il Cersaie il primo lotto verrà inaugurato. Ad oggi ci sentiamo di dire che sarà così, poi chiaro che non si sa mai, non vogliamo essere scaramantici, diciamo che comunque l’agenda viene rispettata in modo puntuale. È un cantiere molto difficile, dove la sicurezza del lavoro è molto importante, dove le aziende specializzate stanno dando il meglio, finora con una risposta anche alle esigenze di fare in fretta molto importanti. Quindi stiamo rispettando il piano industriale e abbiamo introdotto una variante meramente organizzativa. Nel momento in cui si ritiene di sollecitare un confronto sulle strategie da mettere in campo per il prossimo futuro, ovviamente siamo tutti consapevoli che quando si parla di strategie, tutto ciò che è confronto è utile a centrare il più possibile l’obiettivo, perché chiaramente con degli strappi non ci si confronta e non si arriva vicino all’obiettivo.

    Sui documenti, nel momento in cui la Commissione riterrà di entrare nel merito dei singoli documenti, il piano industriale, il piano di investimenti, la perizia che attiene allo scorporo sono ovviamente a vostra disposizione. Insisto a dire, siccome ci tengo particolarmente, che siamo in una regione, in una città, dove le relazioni industriali fanno parte del bagaglio etico, politico, sociale, economico – mettiamo tutte le accezioni che volete – di questa città e credo che Fiera Bologna abbia fatto bene a sospendere la procedura di mobilità avviata qualche anno fa e a ripristinare un clima di serenità tra i lavoratori. Ciò non toglie che ci sono delle valutazioni che attengono, invece, a questioni che non hanno attinenza con il mantenimento dell’occupazione, perché nessuno dei provvedimenti di cui noi stiamo discutendo in questo momento, o abbiamo discusso nel recente passato, metterà minimamente in discussione, non solo i livelli occupazionali, ma anche la modalità con cui questo lavoro viene realizzato, non per ultimo gli investimenti fatti che miglioreranno sicuramente le condizioni di lavoro e creeranno delle opportunità di formazione, per avere anche lavori più qualificanti e più qualificati di quanto non lo siano oggi. Come tutti i settori, ci sarà un’industria 4.0 e ci sarà anche una Fiera 4.0. Quindi bisognerà che noi lavoriamo per formare i nostri lavoratori che, se una volta pinzavano o strappavano il biglietto con le mani, domani, banalmente, useranno degli strumenti di nuova concezione. Adesso ho banalizzato la bigliettazione, ma ci sono tante altre funzioni su cui avremo bisogno di investire per qualificare ulteriormente, creando anche lavoro e nuovi lavori, come sta succedendo in tutte le realtà pubbliche e private che stanno affrontando le sfide di tutti i giorni.

    Per quanto riguarda la holding, ovviamente anche qui la holding, o meno, è in capo alle scelte dei soci. Ricordo che noi siamo gli unici che per il momento non hanno fatto nulla che vada in contrasto con la holding, perché non abbiamo comprato Vicenza, non abbiamo fatto accordi con Verona, non abbiamo deciso la quotazione. Potremmo decidere domattina esattamente cose di questa entità: la quotazione, rimanere da soli, fare aggregazione, comprare altre Fiere, ma per il momento non abbiamo ancora fatto nulla. Per cui, è comprensibile che Bologna abbia un riferimento importante, perché è la Fiera del capoluogo e le dimensioni sono quelle più rilevanti, però ricordo che per il momento questa obiezione forse va diretta ad altri quartieri fieristici. Ma il lavoro fatto non lo compromette. Le scelte si possono fare assolutamente continuando il lavoro fatto, mettendo a valore il lavoro fatto dagli altri quartieri fieristici. Ci tengo a dire che Bologna non ha compromesso minimamente, con nessuna delle proprie scelte, il progetto di holding regionale.

     

    Presidente BERTANI

    Lascerei la parola all’assessore, se vuole intervenire. Poi, avrei una breve richiesta, eventualmente, di Taruffi e Piccinini. Alle 16,30 abbiamo le rappresentanze dei lavoratori, che quindi penso stiano già aspettando. Prego, assessore.

     

    Assessore COSTI

    Cerco brevemente di dire alcune cose, perché credo che il presidente Calzolari abbia specificato in modo molto corretto e lo ringrazio anche per la disponibilità rispetto ad approfondimenti che possono essere fatti e sviluppati in qualsiasi momento. Noi l’anno scorso abbiamo fatto un dibattito particolarmente complicato, difficile, ma è stato un dibattito che credo avesse ed ha avuto come unico obiettivo quello di rafforzare il sistema fieristico regionale. Questo per quanto riguarda tutte le tre fiere e soprattutto di permettere alla Fiera di Bologna di procedere con un piano di investimenti, che è quello che ha detto il presidente Calzolari e che sta procedendo sulla base di un piano industriale che è stato discusso, accettato e votato dai soci pubblici e privati in assemblea. Vorrei ricordare che le modifiche che sono state fatte allo statuto contengono due articoli sui quali la Regione ha ritenuto assolutamente di non poter procedere in altro modo e mi riferisco all’articolo 15 e all’articolo 16, che tengono proprio in capo all’assemblea ordinaria, il 15, e il 16 per l’assemblea straordinaria, sia il tema del patrimonio immobiliare della società per quanto riguarda la destinazione, sia la cessione dei marchi e dei beni inerenti l’esercizio delle attività fieristiche. Certo, c’è una parte più propriamente di proposta organizzativa che riguarda il consiglio di amministrazione; c’è un tema di merito che è rimasto in capo all’assemblea ordinaria; all’assemblea straordinaria tutto il tema della modifica dell’oggetto sociale e delle finalità della società. Per cui, vorrei ricordare che nel dibattito e nella discussione che è stata fatta l’anno scorso, come Regione abbiamo mantenuto saldamente in capo all’assemblea dei soci i poteri che riguardano tutte le parti fondamentali della società di Bologna Fiere.

    Noi ci siamo trovati di fronte ad una proposta – come ha detto giustamente Calzolari – e ribadisco che la proposta che è stata fatta, questa Giunta regionale, che sta facendo tutto quello che deve fare, lo continua a fare in trasparenza, in serietà e con i confronti che sono necessari e sono qui anche oggi a discutere, per cui non credo ci siamo mai sottratti. Abbiamo ritenuto di ribadire che tutto ciò che viene fatto anche da un punto di vista di proposte organizzative deve rispondere a quei criteri che ho già detto all’inizio. Dopodiché, uno mi dice che abbiamo ancora fatto la holding regionale. Lo abbiamo già detto e lo ripeto: la holding regionale è un processo; noi stiamo lavorando, perché al di là delle scelte che sono state fatte in modo singolo e che io ritengo abbiano comunque permesso al nostro sistema fieristico di rafforzarsi ulteriormente, mi riferisco alla scelta che hanno fatto Parma e Rimini nella loro autonomia, ma credo che abbiano beneficiato entrambi i territori. Noi continuiamo a pensare e ne stiamo discutendo chiaramente con i soci pubblici e anche con i presidenti della Fiera, che il tema di un rafforzamento delle nostre fiere regionali rimanga un punto strategico, per cui noi non lo abbiamo assolutamente abbandonato e abbiamo chiesto ai presidenti e ai soci di lavorare con questa prospettiva.

    Io oggi non ho parlato di Milano, perché Milano in questo momento è uscito rispetto alle tematiche giornalistiche. Consigliera Piccinini, io mi attengo al mio mestiere di assessore. Io non ho avuto ad oggi delle proposte in tal senso. Ma proprio perché queste proposte sono uscite sui giornali, abbiamo già detto ciò che noi pensiamo, perché lo abbiamo detto anche in Assemblea nella risposta all’interrogazione. Noi non abbiamo delle contrarietà rispetto a nessun tipo di alleanza. È chiaro che un’alleanza con Milano è un tema molto diverso rispetto a quello che abbiamo discusso fino ad oggi. È un tema che va approfondito e ragionato nelle sedi e soprattutto credo anche nelle istituzioni, per cui nessuno ha mai pensato di tagliare fuori assolutamente nessuno, però possiamo anche dire che se le tre Regioni, e l’abbiamo detto anche in Assemblea nella risposta, che sposta il termine del confronto ad un livello molto più alto, che è un livello anche di confronto istituzionale, tra le tre Regioni del nord, che comunque oggi rappresentano la locomotiva dell’economia nazionale, sono scelte che vanno valutate in un modo diverso rispetto ad un confronto e ad un dibattito che riguarda in questo momento una proposta di tipo organizzativo.

    Noi non ci sottraiamo assolutamente a nulla, non abbiamo paura dei confronti. È chiaro che se si deciderà un confronto, come avete detto tutti in questa Commissione, deve essere un confronto alla pari e deve essere un rafforzamento del sistema fieristico di entrambi i territori. Non può essere una svalorizzazione e neanche una diminuzione rispetto al sistema fieristico di Bologna e chiaramente quello regionale. Ma questo è un dibattito che se affronteremo, lo affronteremo con le modalità, i temi e i tempi necessari.

    Per quanto riguarda la scelta organizzativa che è sul piatto, noi abbiamo detto alcune cose precise e le ripeto, che non sono indifferenti rispetto a quanto avete detto e sollevato oggi; noi abbiamo detto che il tema dei marchi, delle fiere e della parte immobiliare, è un tema che non può essere scisso. Quindi più di così, credo che anche su questo abbiamo detto delle parole abbastanza forti, sapendo benissimo che la proposta che viene fatta è comunque una holding partecipata sempre dai soci, dove i soci pubblici hanno il 52%. Però, ribadiamo, noi questo l’abbiamo detto e lo ripetiamo: per noi, il tema di tenere uniti i quartieri fieristici con il resto è un tema fondamentale. Lo abbiamo ripetuto e lo ripeto anche oggi in modo molto preciso e molto puntuale. Quindi anche rispetto a tutto ciò che ho sentito dire, mi sembra che la posizione della Giunta regionale sia una posizione chiarissima.

    Detto questo, sono tutti temi che avremo modo di continuare ad approfondire. Se le Commissioni riterranno opportuno, io non ho problemi, siete sovrani, l’Assemblea per me è sovrana, per cui sono a disposizione dell’Assemblea, io mi farò portavoce rispetto alla Commissione, o dove voi vorrete, rispetto ai passaggi ulteriori che si dovranno fare. Anche perché il presidente della Fiera l’ha detto: questo è un atto che è stato sospeso in questo momento, in attesa proprio di approfondire, quindi anche questo di oggi credo sia un elemento di approfondimento. E credo che anche questo – come è successo anche nel passato – sia un elemento di serietà e anche di dimostrazione che dietro a tutto questo non ci sono dei disegni perversi o quant’altro, come spesso sento dire da qualche consigliera (così specifico anche molto bene).

     

    (Intervento fuori microfono)

     

    Guardi, consigliera, io sono sempre abituata, prima di parlare e di fare delle accuse pesanti, a pensare quello che dico e soprattutto a capire se dall’altra parte ho delle persone che ogni giorno fanno correttamente il loro mestiere, possono sbagliare, ma lo fanno correttamente, con onestà e anche e soprattutto con profondo rispetto di tutti i soggetti che sono in campo, oppure se dall’altra parte ho delle persone sulle quali posso riversare qualsiasi tipo di opinione, di pensiero momentaneo e quant’altro. Mi permetta di dirlo, perché su questo dibattito, non da adesso, io credo di aver sempre tenuto un atteggiamento molto corretto e anche molto sereno. Però, io credo che dietro non ci siano delle cose perverse, anzi, c’è un lavoro che stiamo facendo nell’interesse di questi territori.

    Così come sul tema del personale, credo che anche su questo siamo stati correttissimi e siamo stati molto attenti, come lo siamo stati su tutte le crisi, visto anche che vengo tacciata, o veniamo tacciati. Noi abbiamo sempre incalzato tutti e continueremo ad incalzare anche il Governo nazionale che c’è oggi, consigliera. Non è che voglio dire possiamo permetterci di fare degli sconti. Anche su questo prima ha fatto un bellissimo passaggio. Detto questo, in questo caso non siamo in crisi, perché a breve avremo un’assemblea dove avremo anche modo di ragionare sul bilancio e quindi credo che anche questo sarà un momento molto importante per esprimere da parte del socio Regione una serie di valutazioni. Il tema dell’occupazione, e io lo ripeto, l’occupazione per me è quella della Fiera, quindi questo ha un valore per noi importante, ma l’occupazione è anche quella di tutte quelle imprese che oggi utilizzano la Fiera e di tutto ciò che ha ricadute rispetto al quartiere fieristico. Io lo dico e lo ripeto, perché molto spesso sento un’attenzione esclusiva rispetto ad una parte dei lavoratori. Io ho i lavoratori nel loro complesso e per me la Fiera rimane uno strumento eccezionale per internazionalizzare e quindi dare la possibilità alle nostre imprese di essere molto più competitive, di avere buoni posti di lavoro e semmai anche di aumentarli, come in effetti sta succedendo in questa regione.

    Quindi la nostra è una posizione chiara, molto serena e molto tranquilla. Noi faremo il nostro mestiere fino in fondo, lo faremo nei vostri confronti, perché credo che questo sia dovuto e lo faccio anche volentieri, così come lo faremo nell’assemblea dei soci e con i soci nel momento in cui stiamo discutendo della proposta che è stata fatta da parte del consiglio di amministrazione.

     

    Presidente BERTANI

    Grazie, assessore. Consigliere Taruffi, mi aveva chiesto di intervenire? Dopo. Perfetto, perché aspettiamo i lavoratori. Consigliera Piccinini, anche lei? Brevemente perché poi abbiamo i lavoratori.

     

    Consigliera PICCININI

    Per rispondere all’assessore Costi. I nostri dubbi e le nostre perplessità che abbiamo manifestato anche in questa sede sono frutto, lo ribadisco, di una situazione poco trasparente. Lo torno a dire e lo dico tutte le volte che si affrontano le questioni della Fiera perché, come al solito, siamo tutte le volte costretti a inseguire le informazioni che escono sulla carta stampata. Io ho ringraziato per la disponibilità, ma se siamo qui oggi è ancora perché il Movimento 5 Stelle, o chi nelle occasioni passate, ha chiesto delle audizioni specifiche, non certo per volontà dell’assessorato. Questo penso che ce lo possa riconoscersi e che sia oggettivo.

    La cosa che vorrei rimarcare è che non si risponde alla domanda fondamentale: a chi giova questa operazione di spin off, di scorporo? Non si capisce. Prima si diceva che Milano non è un’ipotesi che verrà ha trattata in questo momento, non si sa, boh, forse. Ci dovete spiegare però a che cosa serve lo spin off. A chi giova? La prima domanda che io ho fatto è a chi giova? Di chi stiamo facendo gli interessi? A chi giova tutta questa operazione che, almeno da questa parte, non era preventivata. Poi, da quella parte non so quali informazioni aveste voi. Però, non era preventivata. Allora, non si capisce la fretta e non si capisce il motivo.

    Quindi le preoccupazioni che vengono da questa parte dell’Assemblea credo siano legittime e anche in questa sede non vengono date risposte. A chi giova questa operazione di spin off? Io non l’ho sentito. Perché la facciamo? Da dove nasce? Assessore, lei ha detto che è arrivata questa proposta; è arrivata, ma avrà delle motivazioni dietro. Non è che arriva e la prendo in considerazione perché è arrivata così. Avrò bisogno di capire a chi giova tutta questa faccenda qua. Io ancora non l’ho capito e vorrei capirlo, perché siamo passati a parlare da holding regionale a scorporare gli eventi con gli immobili. Da dove arriva? Da dove nasce? Lo possiamo sapere almeno questo? Visto che il piano industriale non si può sapere, i verbali del cda non ci vengono dati, gli incarichi alle società di advisor non li possiamo conoscere. Almeno spiegateci perché.

     

    Luciana SERRI – Presidente Commissione II

    Bene, chiudiamo…. consigliere Taruffi, prego.

     

    Consigliere TARUFFI

    Rapidamente, torno sulle parole del presidente Calzolari che credo sia stato cristallino nello spiegare quali competenze siano del cda, quali dell’assemblea dei soci, quindi non riprendo quello che ho già detto. Credo che però sia opportuno - forse non l’abbiamo mai fatto ma ci sono sempre delle prime volte - credo sia opportuno, visto che abbiamo audito più volte il presidente, il direttore di Bologna Fiere, audiamo le rappresentanze sindacali e i lavoratori, forse non sarebbe sbagliato pensare anche di convocare e confrontarci con il rappresentante nominato dalla Regione all’interno del cda, perché forse sarebbe opportuno anche con lui affrontare questo tipo di valutazione e discussione, visto che quando vota lo fa in nome e per conto della Regione. Credo sia opportuno convocare anche lui nelle prossime sedute, confrontandoci con lui, magari chiedendo alcune cose che, più o meno giustamente – adesso non apro la polemica perché altrimenti viene lunga – il presidente dice: sono cose che devono decidere i soci e che esprimono i soci all’interno del cda, bene, chi ci rappresenta all’interno di quella sede venga qui e confrontiamoci con lui.

     

    Presidente SERRI

    Chiudiamo questa prima parte dell’audizione. Tra poco entreranno le RSU di Bologna Fiere. Ringrazio il dottor Calzolari e il dottor Bruzzone per la disponibilità ed anche l’assessore. Credo sia stata un’occasione per affrontare in modo chiaro l’attuale situazione. Aggiungo anche che proprio su questo tema, lo scorso anno, rispetto a tutto il percorso e all’iter che ci ha portato poi all’approvazione della legge regionale, ci siamo presi un congruo tempo di discussione, di confronto e di ascolto di tutti i soggetti. Quindi credo che su questo tema i momenti per discutere e confrontarci ci siano sempre stati.

    Quindi ora facciamo questo altro passaggio, quest’altra seconda parte dell’audizione. Ringrazio ancora il presidente Calzolari, il dottor Bruzzone. Avremo sicuramente altre occasioni per tornare a confrontarci.

     

     

     

    Audizione dei rappresentanti dei lavoratori di BolognaFiere SpA sulla separazione della Fiera di Bologna in società diverse e sulle implicazioni conseguenti l’ipotesi di alleanza strategica con la Fiera di Milano

     

    Presidente BERTANI

    Cominciamo con la seconda parte della nostra Commissione, quindi con l’audizione dei rappresentanti dei lavoratori di Bologna Fiere. Abbiamo molte presenze e ci siamo già accordati per fare due o tre interventi di introduzione, per poi lasciare eventuali domande ai consiglieri.

    Invito chi parlerà di presentarsi, di dire chi è, a nome di chi interviene. Ricordo che l’audizione è registrata, quindi poi eventualmente può essere richiesta e riascoltata. Prego.

     

    Alessio FESTI, CGIL

    Grazie, presidente. Alessio Festi, intervengo a nome della Cgil, sia di Bologna che anche dell’Emilia-Romagna. Alcune brevi considerazioni su questa vicenda della Fiera, anche a fronte della sollecitazione ad essere brevi negli interventi, per cui arriverò immediatamente alle questioni che noi riteniamo cruciali.

    Innanzitutto, il tema che credo noi, come voi, abbiamo appreso – e già questa è una questione abbastanza anomala – di questa decisione, tramite un voto del consiglio di amministrazione della Fiera, di procedere allo scorporo della Fiera stessa in due società: una per quanto riguarda la gestione immobiliare, l’altra per quanto riguarda la società fieristica. Questo è un tema già abbastanza anomalo perché, per quanto ci riguarda, in occasione della precedente vertenza, avevamo già obiettato sulle modifiche allo statuto, in quanto noi continuiamo a ritenere che la prerogativa sulle scelte fondamentali della Fiera di Bologna, di cui i soci pubblici sono maggioranza assoluta (detengono una quota superiore al 51%), debbano essere in capo ai soci pubblici. Invece c’è un’iniziativa del Cda che approva questo progetto di scorporo.

    Altra valutazione che dico con una battuta: non esiste – almeno io non ho mai avuto esperienza in questo senso, pur avendo già un’esperienza ormai ventennale di relazioni sindacali – alcuna società capitalistica nella quale operazioni di questa natura, che incidono sul patrimonio immobiliare, che – ricordo - è stato conferito dalle istituzioni pubbliche alla Fiera, e di lì le prerogative, le golden share stabilite dal vecchio statuto e dalle leggi in materia, non esiste in natura che un cda agisca su questo tipo di scelte, senza un’autorizzazione preventiva da parte dei proprietari, che in questo caso sono i soci pubblici. Oltre tutto, la Regione ha una maggioranza all’interno del cda della Fiera e ci risulta che la rappresentanza della Regione all’interno del cda della Fiera abbia espresso un voto favorevole a questa operazione.

    Un’altra questione che ci risulta e che anche pubblicamente abbiamo cercato di dire, un terzo punto che riteniamo molto importante, non so cosa abbia detto prima il presidente Calzolari, io vi dico quello che ha detto sui giornali e ribadito nell’incontro che abbiamo fatto con i soci pubblici, il Comune di Bologna. Non c’era l’assessore Costi perché ha avuto un incidente e ci è molto dispiaciuto, non è polemica, c’erano le testimonianze. A quell’incontro, la cosa che a me ha molto colpito è che il presidente Calzolari, a fronte di una nostra specifica richiesta, nella direzione perlomeno di farci capire quali erano le scelte strategiche delle due società costituende (gestione immobiliare e gestione caratteristica delle attività fieristiche), ci abbia risposto: “Le scelte strategiche saranno discusse successivamente”. Anche questa ci pare una questione incredibile. Noi abbiamo sempre ribadito che vorremmo capire perché si fa questa scelta e qual è l’orizzonte. Per fare una scelta con queste caratteristiche occorre capire qual è il piano industriale e qual è il piano finanziario delle due società. Però, questo non è dato sapere.

    Quindi noi rinnoviamo una grandissima preoccupazione. Anche perché un altro elemento, che penso sia già conosciuto, è che oltre a questa operazione di scorporo, quindi di scissione in due società, da quello che ci pare di capire viene meno il progetto industriale che ci era stato presentato all’insediamento del nuovo consiglio d’amministrazione. Un progetto industriale che, oltre tutto, andava verso un’idea di sistema fieristico regionale (che ci sembra essere completamente scomparso dall’orizzonte), e un progetto industriale che aveva, a base, anche con un impegno economico importante, a fronte anche dell’aumento di capitale che hanno fatto i soci pubblici (Regione compresa), per l’ampliamento dell’attuale polo fieristico bolognese. Ci risulta che questo ampliamento non si faccia più. Da questo punto di vista siamo molto preoccupati perché allora ci spiegarono che l’ampliamento era vitale, perché se non si fosse fatto l’ampliamento se ne sarebbe andata EIMA. E ci risulta, oltre tutto, che nel contratto con EIMA e quindi il fatto che EIMA rimanga a Bologna, sia vincolato all’ampliamento del quartiere fieristico. Cosa che non c’è più.

    A noi pare un’operazione che va sostanzialmente riordinata. Siamo molto, molto preoccupati. Noi riteniamo che la Fiera di Bologna abbia delle capacità di sviluppo molto molto importanti, ma che non si possa in quattro e quattr’otto cambiare opinione senza dare nessuna spiegazione e non dare le motivazioni per cui si fanno determinate operazioni e quindi avere un’operazione di scorporo, di cui è prerogativa solamente il cda per quelle modifiche statutarie, che non si capisce su quale orizzonte, sostanzialmente, si vada a parare.

    Quindi abbiamo dubbi per quanto riguarda la tenuta dell’occupazione. Abbiamo dubbi per quanto riguarda eventuali operazioni speculative. Abbiamo preoccupazioni per quanto riguarda la tenuta del patrimonio pubblico, cioè gli immobili conferiti alla Fiera di Bologna. Riteniamo quindi che siccome a fine settimana, fra giovedì e venerdì, è stato convocato il consiglio di amministrazione ed è stata convocata l’assemblea dei soci, non si proceda a queste operazioni prima che non vi sia assoluta trasparenza rispetto agli obiettivi di un’eventuale operazione con queste caratteristiche.

     

    Presidente BERTANI

    Grazie, anche per la sintesi. Passiamo la parola all’intervento successivo, prego.

     

    Fabio PERRETTA, USB Lavoro privato

    Grazie, presidente. Sono Fabio Perretta, USB lavoro privato. Nella considerazione che volevo fare, riprendo qualche elemento che esponeva Festi. Innanzitutto, io sottolineerei ai consiglieri la rapidità dei tempi con cui si è arrivati a una definizione di fatto già passata in consiglio di amministrazione e a una discussione, in qualche modo, forzata, costretta in una cornice che è quella che impone di ragionare – sì o no – sullo scorporo di BolognaFiere in due società. Io mi sono preso la briga, giusto per avere un’idea, di andare a ricercare le agenzie sul tema “scorporo società Fiera” e la prima notizia è del 28 maggio. Oggi siamo al 25, la discussione è ferma da una decina di giorni, però, di fatto, c’è stata una definizione della questione in soli quindici giorni. Vi ricordo che dieci anni fa lo stesso tema non è durato sicuramente quindici giorni e, in ogni caso, è stato approcciato in maniera diversa. All’epoca, i soci pubblici, di fronte a questa ipotesi, che sostanzialmente è similare, cioè quella di quotare parte di una società di gestione caratteristica della Fiera in Borsa, quindi esponendola ai colpi di scena che sul mercato internazionale, in Borsa, sono all’ordine del giorno. Lo stesso Bruzzone, a inizio maggio, ci raccontava di un gran movimento all’interno dei gruppi di organizzazione fieristica internazionali in merito a lanci di Opa, scalate e quant’altro. Io sottolineo questo, perché nella stessa seduta in cui il direttore Bruzzone ci raccontava, quasi con fare da “Novella 2000” di quello che stava succedendo a Shanghai, piuttosto che a Santiago del Cile, ci diceva che l’ipotesi dello spin off non era sul tavolo nella discussione a Bologna. Intanto constatiamo un fatto. Delle due, l’una: o c’è una volontà esplicita di nascondere un piano, che dietro lo scorporo delle due società rappresenta specifici interessi, oppure siamo di fronte a un’improvvisazione, dovuta a una suggestione nata davanti a un caffè, però non abbiamo elementi per discutere di questo.

    La velocità è qualcosa che sta determinando gli assetti della Fiera ormai da tre anni. Tre anni fa abbiamo vissuto sulle barricate un’estate rovente, quella dei famosi 123 licenziamenti, per fortuna ritirati, grazie anche all’energia, alla forza messa in campo dai lavoratori, nonché anche dal ragionamento che siamo riusciti ad imporre sull’opportunità, o meno, di procedere a un licenziamento collettivo, che altro non era, per parola dello stesso presidente Boni, che un tentativo di ridefinire gli assetti in materia di lavoro nella Fiera, perché non è vero che non servono i lavoratori; non servivano con quei contratti, con quella rigidità – così la chiamava lui – o anche con quell’anzianità.

    Superata quella fase, l’estate dopo, altrettanto repentinamente, ci siamo visti piovere addosso la questione della modifica dello statuto. Addirittura questa è avvenuta in tre minuti. Nel Consiglio comunale di Bologna, un ordine del giorno presentato dall’assessore Conte, tre minuti prima che iniziasse la riunione di Consiglio, che quindi ha chiamato all’ordine di scuderia tutti i consiglieri che dovevano votare quell’ordine del giorno, in tre minuti si è votata una modifica dell’articolo 15, che imponeva il fatto che certe decisioni non passano più dall’assemblea consiliare del Comune, ma passano direttamente in Cda. Poi ci si dà un anno di tempo, perché nel frattempo ci sono le fiere di mezzo. Arriviamo a maggio e ci ritroviamo, anche qui, in quindici giorni, a una nuova accelerazione, questa volta sull’assetto della fiera.

    Io non faccio il politico e non do giudizi di merito sull’opportunità. Chiaramente la mia idea ce l’ho, ed è quella che mi dice che se noi scindiamo in due società l’attuale organizzazione della Fiera, sì, da una parte mettiamo in salvaguardia il patrimonio immobiliare e mi direi che questo è dovuto, quantomeno sull’altare dei milioni versati da parte pubblica, a un minimo di garanzia rispetto al piano immobiliare. Ma la parte di società che dovrebbe andare a quotarsi in Borsa, soprattutto in un’ottica di alleanza con Milano, credo sia quella classica operazione che socializza i debiti e privatizza i profitti. Stiamo parlando di un assetto che relegherà i soci pubblici alla gestione immobiliare; prenderà l’affitto la società che gestisce l’immobile, con i privati liberi di andare a fare gli apprendisti stregoni sul mercato internazionale. E non mi sembra che in periodi di dazi e reciproci veti incrociati, da parte degli attori internazionali, sia il quadro di un capitalismo che offre opportunità a tutti. Penso anche che la posizione del nostro Paese, strutturalmente debole in questo momento, ci debba far riflettere sulla necessità di mettere in sicurezza degli asset strategici come quelli che abbiamo a Bologna (parliamo di 900 milioni di indotto e quant’altro).

    Chiaramente non è un giudizio, è il mio punto di vista. Le preoccupazioni sono tutte quelle espresse e che si esprimeranno, perché sono comuni da questo punto di vista. Io chiedo semplicemente che si fermi tutto. Anzi, la Regione, sponsor di un piano di costruzione di una holding regionale, sul quale è stato varato il precedente piano industriale (che ormai sembra vecchissimo, ma è di un anno fa) da 90 milioni di BolognaFiere, che ha chiesto la ricapitalizzazione ai soci pubblici. È di un anno fa quel piano industriale, che serviva a trattenere EIMA. Sembrava che se non fosse possibile far passare quel piano, Fiera avrebbe chiuso il giorno dopo. Sono state trovate risorse pubbliche; è stato possibile fare un piano di finanziamento attraverso le banche; oggi ne facciamo carta straccia, per lanciare parte di questa società, la più volatile, la più capace di andare a posizionarsi in un etere, senza garanzie. Nessuno ci può dire che da qui a un anno, due anni, UBM, Reed o altre società posizionate molto meglio di BolognaFiere sul mercato internazionale, non lancino l’Opa, decidendo di prendersi Cosmoprof, decidendo di prendersi qualsiasi altro marchio, portandolo altrove e lasciando gli immobili a Bologna, che a quel punto mi chiedo che fine faranno. Li dovremo vendere.

    Quindi ci ritroviamo in un contesto in cui se non abbiamo un piano, chiudiamo. E vi ricordo che due anni fa, quando ci furono i licenziamenti, il mantra del licenziamento era il fatto che bisognava mettere il bilancio in sicurezza, era un bilancio negativo. Calzolari, a mezzo stampa, qualche giorno fa, ha parlato del miglior bilancio in attivo, positivo, il miglior risultato nella storia dei bilanci di BolognaFiere. Scusate, ma mi insegnano che squadra che vince, non cambia. Se l’assetto fieristico attuale è quello che sta garantendo questi risultati, sulla base di quale scommessa si va a fare un’operazione del genere?

    Vi ricordo, inoltre, che noi abbiamo un piano occupazionale, una pianta organica bloccata. Sarebbe il caso di ragionare, visti i risultati di bilancio, gli utili e la marginalità che produce BolognaFiere, di cominciare azzerando il piano di internazionalizzazione forzato, perché è un piano di internazionalizzazione forzato, che non ammette la discussione; sarebbe, invece, il caso di ragionare di riposizionamento sul piano territoriale, regionale. Se abbiamo una Fiera che produce 120 milioni attualmente, ma con l’obiettivo di produrre 200 milioni di fatturato in soli due anni, sarà il caso di provare ad utilizzare questa potenza di fuoco per sviluppare un piano occupazionale di aumento e di crescita dell’indotto in Regione? Vi ringrazio.

     

    Presidente BERTANI

    Grazie. Passiamo all’intervento successivo. Poi, ho visto già che fra i consiglieri si è prenotato Caliandro. Prego.

     

    Alessandra CUOZZO, SGB

    Alessandra Cuozzo, Sindacato Generale di Base. Cercherò di essere sintetica e brevissima, visto che i colleghi prima hanno spiegato tutto il contesto in cui ci siamo trovati fino ad ora. Il motivo per cui noi abbiamo reagito alle notizie apprese sui giornali, da una parte pescano nel passato, nelle vicende che negli ultimi due anni hanno caratterizzato la gestione soprattutto del personale della Fiera. I lavoratori che hanno rischiato di perdere il posto di lavoro e che hanno combattuto per mantenerlo, vedono in questo nuovo progetto un sistema alternativo per trovare una maniera di liberarsi di loro (a questo punto, non soltanto dei part-time, ma anche dei full-time, quindi dell’intera forza lavoro). La prospettiva che in qualche maniera questa operazione possa fare in modo che le fiere spariscano dal quartiere e che quindi non serva più, fondamentalmente, un personale di quartiere, non è così peregrina. D’altra parte, anche rispetto a questo, soprattutto quando c’è stata la discussione e il nostro contrasto al cambio dello statuto, quello che noi abbiamo cercato di ribadire, che vorremmo e che crediamo sia una preoccupazione che debbano avere anche i consiglieri qui, è che la Fiera è e dovrebbe essere considerata un bene comune della città; dovrebbe produrre opportunità, non soltanto per chi in Fiera ci lavora, ma anche per tutto il territorio. Mentre noi vediamo, in questo progetto, delle prospettive che, in realtà, allontanerebbero la crescita del quartiere fieristico, anche per le cose che sono state dette prima, quindi perché si dovrebbe bloccare una ristrutturazione del quartiere che serviva a mantenere le fiere sul territorio; perché si dovrebbero andare a fare alleanze con territori lontani, piuttosto che quelle sostenute anche dalla Regione stessa, con i soggetti presenti in Regione. Tutto ciò ci fa preoccupare. Per questo, ci siamo immediatamente mobilitati, anche i lavoratori si sono mobilitati, anche perché tutto ciò avviene nelle more di una discussione che dura ormai da mesi con la Fiera, rispetto a un piano industriale che evidentemente non ha più senso neanche fare, perché è cambiato e nessuno ce l’ha detto, rispetto a reticenza, se non menzogna, dei dirigenti della Fiera, come diceva prima il collega, a domanda diretta: «Ma si sta pensando a uno spin off?», due giorni prima, ma forse il giorno prima che uscisse sul giornale e ci è stato detto no. Perché mai? Tutto ciò ci preoccupa, ci allarma e crediamo che dovrebbe allarmare anche chi la città la amministra. Ci fa piacere che sia sorto un interesse anche vostro sul tema.

     

    Presidente BERTANI

    C’è un altro intervento. Però, vi chiedo di essere molto veloci.

     

    Carmen BEVILACQUA, CISL

    Velocissima. Ho due domande secche. Intanto dico che la Cisl manca, purtroppo, per impegni precedenti. Sono Carmen Bevilacqua, delegata dei lavoratori, ma anche dirigente Cisl.

    Volevo parlare come lavoratore, ma anche come cittadina. Io sono veramente stanca di questa politica del lavoro emiliano, bolognese – chiamiamola come vogliamo – dove dite tutto e non dite niente. Nessuno prende posizione. Nessuno. Noi non abbiamo risposte concrete.

    Io sono venuta, qualche settimana fa, quando la consigliera Piccinini ha fatto un’interrogazione, ero da sola, ero su, ho ascoltato. A parte vedere quelli che ascoltavano, devo dire molto pochi, e questo è deludente per chi guarda come cittadino dall’esterno, è deludente, perché si pensa: “Allora non gliene frega niente a nessuno”. Le risposte non mi sono piaciute. Anzi, non sono risposte, in quanto se io dico sì, uno mi dice no, non mi dice nì e non gira intorno al discorso.

    Io vorrei capire da cittadina, visto che ci sono soldi dei cittadini, non lo dimentichiamo. Cosa fanno il Comune e la Regione? Avendo il 51 per cento danno delega che possono gestire altri. Signori, io non so parlare il politichese, quindi parlo come mangio, però vi dico che questa è veramente una cosa ignobile. Ognuno si deve prendere le sue responsabilità.

    Signora Costi, mi ascolta?

     

    (Intervento fuori microfono)

     

    Bene, grazie. Dicevo prima che è brutto parlare senza...

     

    Presidente BERTANI

    No, l’assessore gentilmente ha chiesto di rimanere fra il pubblico per ascoltare. Grazie.

     

    Carmen BEVILACQUA

    Io oggi vorrei delle risposte.

     

    (Intervento fuori microfono)

     

    Presidente BERTANI

    Stava prendendo appunti.

     

    Carmen BEVILACQUA

    Bene. Grazie.

     

    (Intervento fuori microfono)

     

    Ma non si alteri così. Stia calma.

    Io volevo risposte chiare, sia dal Comune che dalla Regione. Risposte chiare. Non nì. Da che parte state? Questo vogliamo saperlo, a nome dei lavoratori proprio.

     

    Presidente BERTANI

    Grazie mille. Passiamo all’intervento successivo.

     

    Filippo FRABBONI, RSU

    Vi chiedo altri cinque minuti. So che è già da un po’ che siete qui, solo che i temi sono abbastanza importanti. Io mi chiamo Frabboni Filippo, del consiglio dei delegati aziendali.

    Tratterò tre punti, ma sarò brevissimo, perché alcune cose sono state già dette e poi comunque le sapete già.

    Voglio prendere spunto da una frase che in Comune ha detto – e credo che anche oggi l’abbia fatto – il presidente Calzolari, quando parla di una giusta percezione della realtà, ovvero di un cambiamento del modello economico a livello internazionale. È chiaro che voi siete la Regione, quindi dovete anche guardare alla struttura internazionale e anche intercontinentale. Però, se il discorso va verso la creazione di joint venture, quindi creare di posti di lavoro in America, in India, in Cina, da altre parti, qui dobbiamo subito intervenire per bloccare la cosa. Noi siamo fermi ancora al blocco di assunzioni; si parla in special modo di esodi ancora, non più attraverso i sindacati, ma chiamando le persone in ufficio. Quindi diciamo che si sta facendo un’opera di smantellamento ancora dei dipendenti. A fronte di questo smantellamento (dieci, quindici, venti dipendenti in due anni), sapete quante assunzioni sono state fatte? Zero.

    Il discorso del livello occupazionale è già decaduto, di fatto, perché in realtà lo sviluppo che vuole fare la società BolognaFiere è fuori dal territorio, non solo regionale, ma quello italiano. È per questo che si parla di alleanza con Milano, di Piazza Affari, di altre sedi, quali New York (non vorrei che addirittura volessero spostare la sede per non pagare le tasse qui in Emilia-Romagna), di spin off. Ricordiamoci che lo spin off comunque è un metodo attraverso il quale una società può anche pagare meno tasse. È proibito dalla legge, tra l’altro.

    Il secondo punto si ricollega a questo. I fondi che sono arrivati a BolognaFiere fino adesso sono stati quelli delle istituzioni, di 13 milioni circa, un prestito bancario di 80/120 milioni. E sapete quanto hanno messo i soci privati che comandano la società? Zero. Sapete cosa hanno pagato le quote sociali all’inizio, quando gli sono state offerte? Zero. Quindi i soci privati non hanno messo una lira. Siete voi, siamo noi – possiamo dirlo, come diceva Carmen prima – che pagano e finanziano la Fiera.

    Non voglio analizzare il bilancio, perché ci sono ancora delle voci che noi abbiamo cercato di chiarire, ancora le consulenze per 2,5 milioni, pubblicità che è aumentata del 209 per cento e si paga 6,5 milioni di pubblicità istituzionale. Queste sono scelte societarie. Però, quello che guardo io è: Micam, Lineapelle 1 e 2, SAIE, Lamiera, Tanning Tech, MotorShow, Bologna Dance (che è una Fiera bellissima che si faceva in giugno, del wellness): sono sei/sette fiere che non si fanno più. A fronte di che cosa? Non abbiamo preso niente. Abbiamo preso Shanghai, abbiamo preso New York, che va bene. Però, facendo così, io sono andato a vedere quanto incide il gruppo BolognaFiere sulla capogruppo; prendiamo la madre della società e tiriamo via quello che abbiamo noi in Regione. Ho scoperto che noi praticamente deriviamo dal nostro bilancio quasi il 50 per cento dei nostri ricavi dall’estero. Io credo che Rimini arrivi al 70 per cento, ma Rimini fa un discorso molto territoriale: lo sviluppo con i commercianti, con gli albergatori, con la balneazione; è veramente una società proiettata a livello regionale, allo sviluppo della Regione Emilia-Romagna per il mondo e per Rimini stessa, ma anche per la Regione, chiaramente. BolognaFiere, invece, sta facendo l’inverso: utilizza soldi pubblici per cercare di esportare all’estero e togliere le fiere a livello nazionale e portarle all’estero.

    Io credo che Shanghai, New York, ben venga che ci siano, però il primo punto di questo management dovrebbe essere quello di sviluppare e di alzare assolutamente il fatturato che BolognaFiere deve fare sul territorio nazionale. Non dimentichiamo le nostre origini, signori. Noi siamo arrivati dagli anni Settanta, quando siamo partiti dall’EIMA, siamo partiti da tutte quelle fiere che vi ho poc’anzi detto e, purtroppo, le abbiamo perse tutte. Quindi adesso dove vogliamo arrivare? Questa è la domanda che ognuno di voi si deve porre assolutamente prima di dare qualsiasi giustificazione a questi due manager che stanno portando avanti questa cosa.

    Vorrei chiudere con una cosa, che forse Calzolari non vi ha detto, o vi ha detto molto velocemente. I bilanci di quest’anno e i bilanci del 2016 sono andati bene, però non so se vi ha detto perché sono andati bene. Nel bilancio del 2016 abbiamo quasi 3 milioni di ricavato, per aver perso Lineapelle. Quest’anno chiudiamo a 4,2 milioni. Quindi anche se la Fiera guadagna 5/6 milioni, voi dovete tirare via quei 4,2 milioni quest’anno, perché sono i soldi che vengono da Milano perché non si faccia più Lineapelle. Io preferivo non avere questi 4,2 milioni, perché in due anni noi alla città di Bologna ne offrivamo circa 20/30 milioni come indotto, solo da Lineapelle. Grazie per l’attenzione.

     

    Presidente BERTANI

    Grazie. Hanno chiesto di intervenire Caliandro, poi Piccinini e poi Taruffi, per il momento.

     

    Consigliere CALIANDRO

    Io ringrazio i rappresentanti dei lavoratori che oggi hanno partecipato ai lavori di questa Commissione. Ricorderete anche che promuovemmo, sempre in questa Commissione, l’audizione in occasione della discussione con l’ex presidente di BolognaFiere, proprio a difesa dei lavoratori e di quello che doveva essere il presidio democratico, che la riforma della Fiera doveva avere e deve avere, in una logica di riforma anche legislativa interna, che ha portato alla legge che è stata ricordata nel corso della prima parte dell’audizione.

    Io, come voi, e il resto del gruppo del Partito Democratico e la maggioranza, credo che il dibattito che si è avuto in occasione dell’audizione del presidente Calzolari, esprimo tutta la mia contrarietà alla creazione di bad e good company, sia perché sono lesive delle prerogative dei rapporti di buon sindacato, sindacali con i lavoratori, che perché non danno l’idea di quello che era lo spirito con cui noi abbiamo chiesto di fare una modifica di legge sulla holding, che la legge regionale sulle fiere ha voluto mettere in campo. Noi crediamo infatti – lo abbiamo fatto con quella legge, ma lo facciamo con il nostro impegno e con quello che abbiamo detto al presidente Calzolari – che esista un tempo in cui vada riformato un network e quello è stato il tempo in cui abbiamo finanziato e abbiamo chiesto di rivedere il nostro sistema fieristico, ma che esista anche un tempo in cui poi vanno raccolti i frutti di questo percorso. Per questo motivo ci siamo detti contrari allo scorporo immobiliare, che ha una storia – lo ha ricordato prima il rappresentante sindacale Festi – che è storia antica nei rapporti di questo Ente, perché non pensiamo che la politica, l’Amministrazione, tutto ciò che è pubblico, si possa permettere di non essere in una campana di vetro. Noi chiediamo – lo abbiamo chiesto con la nostra legge e lo chiediamo con il nostro atteggiamento – specchiatezza e lo chiediamo anche a chi guida il consiglio d’amministrazione. Non facciamo sconti a nessuno, neanche ai nostri rappresentanti, perché pensiamo che non dobbiamo essere soltanto in sintonia con quello che abbiamo detto, ma soprattutto con quello che facciamo. Su questo, evidentemente, ci poniamo in una logica di trasparenza che ci auguriamo non sia strumentalizzata. Non vogliamo portare il sindacato a fare politica né la politica a fare sindacato. Però, pensiamo che se c’è un dibattito che ha avuto una partenza sbagliata, di questo si debba discutere con i soci pubblici. D’altro canto, la responsabilità di guidare con il 52 per cento una Fiera è una responsabilità tutta politica. Chi è eletto democraticamente ha il dovere di vigilare e di chiedere conto. Non possiamo andare oltre quello che il diritto commerciale impone, ma possiamo chiedere di avere riscontro, come abbiamo chiesto in questa Commissione, delle fasi di avanzamento, delle fasi che non condividiamo. L’abbiamo detto senza mezzi termini. Su questo chiediamo di essere edotti, come avete chiesto voi.

    Onestamente, fino a questo momento, non avevo capito che il sindacato non era stato interpellato prima. Non è un problema soltanto di galateo, è un problema anche di rispetto dell’articolo 2112 del Codice civile, rispetto alle possibilità di scorporo che vengono messe in campo, quindi di tutela sindacale.

    Credo che questa procedura, il modo in cui vada ricomposta, il modo in cui dobbiamo pensare di fare un network regionale che lasci in questa regione la ricchezza del nostro sistema fieristico non sia in contraddizione con le collaborazioni che già altre Fiere e che la Fiera di Bologna può avere, è in contraddizione con l’idea che ci possano essere dei retropensieri che noi vogliamo sfatare. Quindi chiediamo delle parole chiare e se non ci sono quelle parole chiare, non ci sarà il nostro consenso. Questo è quello che è emerso nel dibattito precedente e siccome sono impegnato in un altro appuntamento familiare, perché devo andare a prendere la bimba che esce da scuola, non potrò ascoltare le repliche, però volevo significarvi la posizione del Partito Democratico su questa vicenda. Chiediamo chiarezza e non siamo disposti a dare deleghe in bianco a nessuno.

     

    Presidente BERTANI

    Consigliera Piccinini.

     

    Consigliera PICCININI

    Grazie. Intanto, mi sento di condividere quello che è stato detto da voi. Grazie per aver risposto alla nostra audizione ed essere qui. Mi rincuora un po’ da una parte, nel senso che abbiamo rilevato gli stessi problemi ed è la discussione che è finita proprio qualche minuto fa: la questione della trasparenza, il fatto che anche noi, come consiglieri, siamo messi davanti ai fatti compiuti (o quasi), che dobbiamo rincorrere le notizie sui giornali. Ogni volta la nostra richiesta è quella di maggior trasparenza. Ogni volta lamentiamo il fatto che non ci vengano dati i documenti. Per il piano industriale voi, tra l’altro, credo che abbiate visto più slide rispetto a noi che ne avevamo 27, forse voi ne avete avuta qualcuna in più. Noi ci siamo dovuti esprimere rispetto allo stanziamento di quei 5 milioni sulla base di quelle 27 slide. Quindi anche noi siamo nella situazione in cui lamentiamo questa mancanza di trasparenza. Io non manco occasione per ricordarlo, ma siamo sempre punto e a capo. Più di una volta abbiamo chiesto i verbali del Cda e non ci vengono dati. Più di una volta abbiamo chiesto le lettere di incarico, o gli incarichi, per esempio, per gli studi della KPMG, mai dati, dietro le più varie scuse. Le consulenze non ci vengono date. Apprendiamo dalla stampa quello che succede e ogni volta dobbiamo rincorrere e cercare di capire. È una difficoltà tutte le volte. A questo, ci viene addirittura rimproverato il fatto che facciamo congetture, com’è stato detto anche oggi, rispetto a dei presunti intenti speculativi rispetto a questa operazione di spin off, alla quale noi siamo altamente contrari, proprio perché la domanda fondamentale che meritava risposta, dietro a tutta questa vicenda, è: a chi giova e perché si sta facendo tutta questa operazione? Risposte non ne sono arrivate. Io non ho capito perché si vuole scorporare gli immobili dalla gestione degli eventi. Ovviamente, ci siamo fatti delle idee: credo ci siano degli intenti speculativi rispetto a immobili che in questo momento i soci non riescono a vendere; immobili problematici, che contengono, per esempio, amianto e che temo vengano conferiti alla nuova società che verrà costituita, acquisendo quote che verranno vendute non appena si entrerà nel mercato azionario. Credo che questa sia un’ipotesi da scongiurare in tutti i modi. Mi preoccupa il fatto che qualcuno vi abbia detto – mi sembra Calzolari – il no allo spin off, per poi farlo il giorno dopo – Bruzzone, chiedo scusa – perché su Milano ci è stato detto che non è all’ordine del giorno. Quindi temo che domani si faccia.

    Quello che ho chiesto all’assessore è innanzitutto di posticipare tutte le decisioni del Cda, dell’assemblea dei soci, con la richiesta chiara e precisa – per questo sto raccogliendo le firme, perché un decimo dei consiglieri può farlo – di indire un’assemblea straordinaria in cui almeno l’assemblea legislativa e noi, come consiglieri, possiamo dare un indirizzo chiaro a chi dovrà andare nelle sedi preposte a prendere delle decisioni, perché chi l’ha fatto in questo momento, l’ha fatto, secondo noi, in modo errato, esprimendo un parere favorevole, senza avere interpellato e coinvolto questa assemblea. Quindi credo sia fondamentale poter esprimere in maniera chiara, come assemblea e con tutte le dovute informazioni, un indirizzo che sia poco equivocabile. Io ho portato il tema in assemblea legislativa attraverso un question time e ci è stato risposto tutto e il contrario di tutto. Ci è stato detto: “La holding regionale non si ferma, va avanti, ma valutiamo anche l’ipotesi di alleanza con Milano”. Per me sono due ipotesi totalmente in contraddizione, che non stanno in piedi insieme. O è una cosa, o è l’altra.

    La nostra preoccupazione è anche quella di tenere qui tutto l’indotto dei 900 milioni di euro che produce BolognaFiere e credo che su questa questione non si possano prendere posizioni fumose. Va detto in maniera chiara, e lo faremo attraverso questa assemblea legislativa, che su questa ipotesi bisogna assolutamente fermarsi, che è un’ipotesi che è venuta fuori da un momento all’altro e nessuno ci ha spiegato perché si deve andare avanti, se non nell’ottica di andare con Milano, fare speculazione, portare fuori i nostri asset fondamentali (il Cosmoprof). C’è anche il problema delle doppie fiere. Cosa facciamo con le doppie fiere? Ce ne sono tutta una serie che sono dei duplicati rispetto a fiere che vengono fatte anche a Milano. Chi ci garantisce che le nostre rimangano qua? Chi ci dice che Milano sia disposta a portare i propri espositori qui? Milano conta più di noi. Noi saremo i fratelli poveri di Milano.

    Non ci sono garanzie. Su questa vicenda noi siamo totalmente contrari, l’abbiamo detto pubblicamente più di una volta, continueremo ad essere su questa posizione e chiederemo a tutta l’assemblea legislativa, a tutte le forze politiche una presa di posizione in questo senso.

     

    Presidente BERTANI

    Mi aveva chiesto la parola il consigliere Taruffi e poi anche Mumolo. Ricordo ai consiglieri che siamo in audizione e quindi, in teoria, facciamo domande e chiediamo ai lavoratori. Vale per chi è intervenuto anche all’inizio, vale per tutti, perché anche il primo intervento è andato in questo senso. Quindi chiedo, anche di qui in avanti, di cercare di tenere una linea equa per tutti. Grazie.

     

    Consigliere TARUFFI

    Presidente, di solito, quando facciamo queste cose cerchiamo di farlo in modo equanime, nel senso che o tutti fanno le domande, o tutti fanno considerazioni. Siccome ho apprezzato le considerazioni che sono state svolte dai rappresentanti dei lavoratori e non ho l’esigenza qui di fare comizi, perché quando c’è stata l’occasione di farlo, non credo di essere mai mancato (comizi nel senso di interventi pubblici), nei vari momenti caldi delle vertenze di BolognaFiere. Ho detto prima quello che pensavo al presidente di BolognaFiere. Ho fatto una richiesta ed è la ragione per la quale intervengo, per ribadire la necessità – e chiedo alla Commissione di farsene carico – di poter convocare qui il rappresentante della Regione all’interno del Cda, perché venga a motivare in questa sede. Io lo dico proprio come considerazione operativa, siccome penso che dobbiamo provare a fare il nostro mestiere, più che fare assemblee straordinarie, che corrono il rischio di essere esercizi retorici, che poco incidono sul risultato operativo, io sono per chiedere a chi andrà a votare all’interno del Cda per conto della Regione, di venire qua prima di andare ad esprimere il proprio voto nel Cda e venire nell’organo deputato, cioè questa Commissione, a condividere in questa Commissione l’orientamento che andrà ad esprimere e a prendere da questa Commissione le indicazioni rispetto a quella che può essere una posizione della Regione.

    Se apriamo alla discussione dell’assemblea straordinaria, cosa alla quale io non mi sottraggo mai, perché non ho problemi a fare nessun momento di confronto, tanto dico sempre la stessa cosa, non ho problemi particolari a dirlo davanti ai lavoratori, davanti al presidente di BolognaFiere, in assemblea, le criticità che abbiamo sollevato, il nostro punto di vista non lo ripeto per chi era già qui, perché non voglio tediare i consiglieri, però abbiamo espresso criticità rispetto al percorso, abbiamo sollevato problemi che sono stati anche ripresi in alcuni degli interventi iniziali, quindi non ho bisogno di rifarli. Però, penso che dobbiamo cercare di essere concreti e operativi. Siccome qualcuno chiedeva posizioni precise, penso che noi l’abbiamo detto, perché le interrogazioni in aula le abbiamo fatte, il question time l’abbiamo fatto. Non è il fatto di dimostrare chi ha fatto cosa, ma di essere concreti.

    Quindi visto che noi riteniamo che quello che la proposta che viene avanzata si prefiguri, di fatto, come un nuovo piano industriale e siccome la sottoscrizione dei soci pubblici dell’aumento di capitale è stata fatta in un altro scenario e siccome siamo tra quelli che hanno contestato la modifica dello statuto di BolognaFiere, proprio perché dicevamo che avrebbe spostato dall’assemblea dei soci al Cda decisioni che, invece, dovevano rimanere in capo all’assemblea dei soci, perché così si rischiava di sottrarre ulteriormente il controllo pubblico e la gestione di BolognaFiere dalla sfera pubblica, cose che stanno puntualmente avvenendo, siccome siamo stati quelli che tutto questo l’hanno già detto, a questo punto noi siamo per dare corso agli strumenti concreti che abbiamo, cioè chiedere conto al rappresentante, che corrisponde al nome di Giulio Santagata, per conto della Regione, di venire qua, prima di andare nel Cda e discutere insieme quali saranno le posizioni. Proprio perché queste accelerazioni le abbiamo già viste, proprio perché queste accelerazioni le abbiamo già subite e proprio perché l’anno scorso, nel corso del mese di giugno e luglio, io sono intervenuto in aula dicendo: “Lo dico oggi per allora, l’aumento di capitale che andiamo a sottoscrivere, aumenta anche le responsabilità della Regione, non le diminuisce, ma le aumenta nella gestione di BolognaFiere”. Quindi per dare corso a quella decisione che abbiamo votato in aula, credo sia giusto che in questa sede si discuta apertamente di quelli che sono indirizzi così importanti per BolognaFiere, per tutto l’indotto e per tutte le ragioni che sappiamo e che non sto qui a richiamare.

     

    Presidente BERTANI

    Ha chiesto la parola il consigliere Mumolo.

    Consigliere Taruffi, non intendevo censurare preventivamente il suo intervento; era un richiamo a tutti noi per ricordarci che oggi noi raccogliamo elementi, quindi audiamo, anche nell’ambito di una discussione. Poi, come consiglieri, nelle nostre prerogative decideremo se convocare assemblee straordinarie, convocare altre audizioni. Poi, questo sta nelle prerogative di ognuno di noi e ognuno sceglie quali sono gli strumenti che ritiene migliori.

    Come ufficio di presidenza – oggi il presidente Pompignoli non c’è, ma poi ne parliamo eventualmente anche con Poli – registriamo questa richiesta, magari poi la formalizzate e vediamo di procedere. Grazie. Mumolo.

     

    Consigliere Antonio MUMOLO

    Grazie, presidente. Le perplessità che sono state espresse, tra tutte quelle espresse da Festi, anche da altri rappresentanti sindacali sono stati espressi molti dubbi, ma lo dico per brevità, quelle perplessità sono anche le mie. Credo sia necessaria maggiore chiarezza, anche per sfatare dei retropensieri che, oggettivamente, quando una situazione è poco chiara ci possono essere. Credo che per chiarire la situazione sia necessario interrompere le operazioni di spin off, quindi fermarsi. Poi, ogni socio pubblico farà la sua discussione, ovviamente. Anche qui in Regione noi faremo la nostra discussione.

    Io penso che forse sarebbe utile un tavolo in cui ci siano rappresentanti pubblici, rappresentanti privati e rappresentanti delle organizzazioni sindacali. Forse in quel tavolo, piuttosto che il singolo rappresentante sindacale che chiede al presidente della società, il singolo rappresentante sindacale che chiede al vicepresidente o all’amministratore delegato, o ad un altro soggetto, forse sarebbe utile un momento di approfondimento in cui tutti voi, così come avete espresso qui le vostre preoccupazioni, poteste esprimerle davanti a tutti i soci pubblici e privati che rappresentano il capitale sociale di BolognaFiere.

    Credo che forse da quell’incontro potrebbe esserci una maggiore rappresentazione di qual è la strada che si vuole intraprendere, quali sono i motivi per cui si vuole intraprendere quella strada. Oggi voi avete detto che siete tutti d’accordo nel fermare le operazioni. Però, per cosa? Chiedete un incontro come questo? Pensavo potesse essere una delle soluzioni. Chiedete qualcos’altro a BolognaFiere? Fate una proposta anche a noi? Noi siamo consiglieri regionali, questa è un’audizione, siamo qui ad ascoltarvi. È chiaro che noi faremo la nostra discussione al nostro interno, però c’è una proposta da parte vostra? Qual è sostanzialmente la cosa che voi proponete, oltre a dire: fermiamo le operazioni?

     

    Presidente BERTANI

    Non ho altri interventi di consiglieri. Forse Piccinini e poi una veloce risposta anche a questa ultima domanda di Mumolo.

     

    Consigliera PICCININI

    Per precisare che l’assemblea straordinaria la chiediamo soprattutto per dare un indirizzo politico. Vanno bene tutti gli approfondimenti, ci stanno, perché stiamo lavorando – come tutti hanno detto e confermato – in un clima opaco, ma credo sia importante dare un segnale come assemblea legislativa, che dica che questa operazione non la vogliamo. Mi sembra che da quello che ho sentito, più o meno, da alcune forze politiche, la volontà ci sia. Credo sia importante non fermarci qui alle Commissioni, dove rimane tutto chiuso, ma dare un segnale politico anche all’esterno.

    Io volevo fare una domanda rispetto a Milano e volevo capire se a voi era stata data qualche informazione rispetto a questa alleanza, che non è all’ordine del giorno.

     

    Presidente BERTANI

    Chi prende la parola? Prego.

     

    Alessio FESTI

    Noi ci siamo trovati di fronte a una scelta del consiglio di amministrazione, a nostro avviso impropria, perché quella scelta del consiglio d’amministrazione, a fronte delle modifiche dello statuto, agisce sull’assetto, quindi sulla governance del patrimonio immobiliare che, a nostro avviso, doveva rimanere prerogativa dei soci pubblici e delle assemblee legislative, Consiglio comunale e Assemblea legislativa regionale, però è passata.

    Non esiste che su questi argomenti strategici un consiglio di amministrazione, che deve avere un livello di autonomia – e ci mancherebbe – faccia una scelta senza averla condivisa con la proprietà, ma non esiste nelle aziende capitalistiche. Comanda il padrone. Poi, il Cda gestisce, ma comanda il padrone. Ricordo che gli immobili sono stati conferiti alla Fiera. Per cui, nella Fiera gli unici che ci hanno messo i soldi, prima e dopo con l’aumento di capitale, sono stati i soci pubblici. Non può esserci una strategia. Io faccio una domanda e lo faccio al consiglio d’amministrazione e ai soci: perché si fa quell’operazione lì? Questo è il punto. Io non lo so. Non voglio neppure farci delle congetture. Però, se si fa un’operazione con quelle caratteristiche, mi si deve spiegare – e secondo me dovrebbe essere spiegato in primis a voi che siete la proprietà – qual è il piano finanziario e il piano industriale delle due società. A quel punto i dubbi si tolgono. Vuol dire entrate e uscite e vuol dire quali sono, in prospettiva, le scelte strategiche. Si deve dichiarare. La Fiera di Bologna agisce per fare il sistema fieristico regionale, o per fare l’alleanza con Milano? Poi, uno può fare alcune considerazioni.

    Non sono un esperto, ma se io devo pensare a una fusione con Milano, a mio avviso – ma lo dico proprio per come la penso – è meglio farlo con gli immobili dentro, perché sicuramente la nuova società, senza gli immobili, come capitale, vale circa il 50 per cento, per cui sono più forte se la faccio in quel modo.

    Altra questione che ci è stata detta: possiamo fare delle operazioni con Milano? Ci danno alcune fiere? Mettiamo che vada via l’EIMA (e va via, se non si fa l’ampliamento), Milano che fiere ha da dare a Bologna? Se voi andate a vedere le fiere di proprietà di Milano sono tre o quattro. Non ha nulla. Si vuole fare l’operazione di Milano? La Fiera ha enne società; si fa una società con la Fiera di Milano e si faranno le operazioni di sinergia e quant’altro. Per cui, non è incompatibile. Però, i punti fondamentali sono due: la scelta è del padrone, i soci pubblici devono fare una scelta sulla base delle loro determinazioni. Gli obiettivi devono essere necessariamente coerenti a quella scelta. Noi abbiamo già un tavolo, quello nel quale purtroppo l’assessore ha avuto quell’incidente, per cui è stato rimandato e avremo un altro incontro nei prossimi giorni. Io non trovo accettabile per me, ma credo anche per voi, il fatto che il presidente mi dica: «Facciamo la scissione e poi decidiamo dopo sul da farsi». No, non è possibile. È per quello che diciamo di non fare la scissione.

    Poi, di operazioni di spin off se ne sono viste in giro? Assolutamente sì. Però, almeno capire qual è la direzione, perché altrimenti è davvero incomprensibile e si dà la sponda a tutti quei dubbi che oggettivamente vengono dentro un’operazione di non trasparenza da questo versante. D’altronde, noi abbiamo sempre ritenuto la Fiera un grande strumento pubblico di promozione del territorio e siamo preoccupati anche per quello, perché oggettivamente, anche per il ruolo che ha Bologna, di motore dello sviluppo regionale, se guardiamo al sistema regionale, chi ha il core business emiliano-romagnolo? La Fiera di Bologna. Per cui ha a che vedere in maniera enorme, oltre che sull’indotto, anche sulla capacità del territorio di fare promozione.

    Abbiamo un oggetto che ha risultati importanti, che può avere importanti potenzialità di sviluppo, che aveva un piano industriale, che in qualche modo abbiamo condiviso, di ampliamento, di rafforzamento del ruolo della Fiera di Bologna. Abbiamo condiviso l’idea che aveva la Regione e che mi risulta votata anche nella legge regionale di modifica della legge n. 12/2000 di sviluppo del sistema regionale, io sono ancora per andare in quella direzione. Oltre alle preoccupazioni per quanto riguarda il personale, perché in caso di spin off, dove la mettiamo quella gente? Da una parte o dall’altra? Un’azienda che fa gestione non ha bisogno di tanto personale. Possono essere fatte delle scelte.

    Altra domanda che vi faccio, siccome siamo in regime della Madia e mi sembra che la Corte dei Conti abbia obiettato qualcosa, anche rispetto a come viene composto il Cda della Fiera, se si fa la scissione, è prerogativa dei pubblici avere una Fiera? Non ci può essere anche qualche dubbio da questo punto di vista? Perché se ci sono gli immobili, è chiaro che l’interesse è pubblico; se non ci sono più gli immobili, è prerogativa dei pubblici fare le fiere? Non credo. Noi vorremmo avere chiarezza.

    La Fiera di Bologna sta andando bene; ha bisogno di interventi, anche sul personale, si deve andare avanti sul piano industriale, ma si deve avere un progetto chiaro. Almeno adesso c’è un piano industriale, erano previsti gli investimenti, l’occupazione, quello che si intendeva fare. Adesso c’è uno spin off sulla base di cosa? Di nulla. Oppure di nulla che è dato sapersi. Noi continueremo, anche al prossimo incontro sindacale, a chiedere: spiegateci il perché, ma con i piani industriali, perché altrimenti sono chiacchiere.

     

    Fabio PERRETTA

    Se permette, do qualche altro spunto. Io sono meno curioso dei contorni che può assumere l’operazione. Noi stiamo ragionando in un contesto in cui siamo passati da democrazia rappresentativa a rappresentazione della democrazia. Se lei mi chiede: cosa volete voi? Articolo il mio pensiero, le stilo il programma massimo e le dico: ripristiniamo la golden share, ripristiniamo la facoltà del Consiglio comunale e del Consiglio regionale di intervenire sulle decisioni strategiche della Fiera, investiamo sul territorio, sì al polo regionale, perché in questo territorio ci sono tutte le potenzialità, perché è nella storia anche del territorio che raccoglie dei frutti ultimamente. Io sentivo dei dati che venivano dell’aeroporto di Bologna, che aumenta il numero di visitatori. C’è stata l’operazione FICO; c’è l’operazione di Rimini, Parma, ci sono partecipazioni della Fiera di Bologna in Ferrara e Modena. Dobbiamo tutelare l’indotto, dobbiamo tutelare l’occupazione, dobbiamo sviluppare una grande capacità della Fiera di essere valore aggiunto per il territorio e per l’economia in cui siamo qui in Emilia-Romagna.

    È chiaro che sarebbe interessante, ad onere della trasparenza, capire effettivamente quale sia… Apprezzo anche il fatto che si voglia sgomberare il campo da dietrologie o retropensieri. Il problema è che il presidente Calzolari pone il vincolo di fare prima la scissione e dopo ragionare, e ne ha i mezzi. Il problema oggi non è istruire bene la discussione; il problema è che oggi, se non si riesce ad imporre un fermo, un altolà che sia tutto nella ragione politica di un’operazione che nessuno ha capito dove porti, la Fiera, a maggioranza pubblica, ma società a diritto privatistico, ha tutta la possibilità di fare quello per cui si sta attrezzando a muoversi. Per cui, io ribadisco che bisogna fermare il processo di scissione e ritornare sul piano industriale, per il quale sono stati stanziati 13 milioni di soldi pubblici.

     

    Presidente BERTANI

    Se non ci sono altri interventi, direi che la Commissione di oggi può finire qui. Ringrazio chi è intervenuto. Ringrazio gli interventi di tutti, perché è stata una Commissione particolarmente intensa e interessante. Grazie a tutti.

     

    Mirco BAGNARI, vicepresidente Commissione II

    Chiudiamo anche la Commissione II, l’appuntamento è per il pomeriggio di mercoledì.

     

    Presidente BERTANI

    La Commissione I invece si vede domani pomeriggio, ore 14, con le audizioni dei Sindaci per quanto riguarda le fusioni.

     

     

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