Espandi Indice
Legislatura XI - Commissione I - Resoconto del 16/04/2020 antimeridiano

    Resoconto n. 1

    Seduta del 16 aprile 2020

     

    Il giorno 16 aprile 2020 alle ore 9,30 è convocata, con note prot. n. AL.2020.5679 del 10/04/2020 e AL.2020.5770 del 14/04/2020, presso la sede dell’Assemblea legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50, la Commissione Bilancio, Affari generali ed istituzionali in seduta congiunta con la Commissione Politiche economiche, che si svolge in modalità telematica, ai sensi della deliberazione dell’Assemblea legislativa n. 3 del 27 marzo 2020.

     

    Partecipano alla seduta i consiglieri:

     

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    POMPIGNOLI Massimiliano

    Presidente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    6

    presente

    BARGI Stefano

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    4

    presente

    BESSI Gianni

    Componente

    Partito Democratico – Bonaccini Presidente

    6

    presente

    BONDAVALLI Stefania

    Componente

    Bonaccini Presidente

    1

    presente

    CASTALDINI Valentina

    Componente

    Forza Italia-Berlusconi per Borgonzoni

    1

    presente

    CATELLANI Maura

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    COSTI Palma

    Componente

    Partito Democratico – Bonaccini Presidente

    2

    presente

    FABBRI Marco

    Componente

    Partito Democratico – Bonaccini Presidente

    2

    presente

    GIBERTONI Giulia

    Componente

    Gruppo Misto

    1

    presente

    IOTTI Massimo

    Componente

    Partito Democratico – Bonaccini Presidente

    2

    presente

    LISEI Marco

    Componente

    Fratelli d’Italia- Giorgia Meloni

    1

    presente

    MARCHETTI Daniele

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    MARCHETTI Francesca

    Componente

    Partito Democratico – Bonaccini Presidente

    2

    presente

    MASTACCHI Marco

    Componente

    Lucia Borgonzoni Presidente

    1

    presente

    OCCHI Emiliano

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    PICCININI Silvia

    Componente

    Movimento 5 Stelle

    1

    presente

    PIGONI Giulia

    Componente

    Bonaccini Presidente

    2

    presente

    RANCAN Matteo

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    SABATTINI Luca

    Componente

    Partito Democratico – Bonaccini Presidente

    9

    presente

    TAGLIAFERRI Giancarlo

    Componente

    Fratelli d’Italia- Giorgia Meloni

    2

    presente

    TARUFFI Igor

    Componente

    Emilia-Romagna Coraggiosa Ecologista Progressista

    2

    presente

    ZAMBONI Silvia

    Componente

    Europa Verde

    1

    presente

     

    Sono inoltre presenti i consiglieri: Federico Alessandro AMICO (ERCEP), Michele BARCAIUOLO (FDI), Fabio BERGAMINI (Lega), Massimo BULBI (PD), Stefano CALIANDRO (PD), Gabriele DELMONTE (Lega), Michele FACCI (Lega), Andrea LIVERANI (Lega), Francesca MALETTI (PD), Lia MONTALTI (PD), Matteo MONTEVECCHI (Lega), Antonio MUMOLO (PD), Simone PELLONI (Lega), Marilena PILLATI (PD), Fabio RAINIERI (Lega), Nadia ROSSI (PD), Ottavia SONCINI (PD), Valentina STRAGLIATI (Lega), Katia TARASCONI (PD, Marcella ZAPPATERRA (PD).

    Sono presenti gli assessori: Paolo CALVANO (Assessore al bilancio, personale, patrimonio, riordino istituzionale) e Vincenzo COLLA (Assessore allo sviluppo economico e green economy, lavoro, formazione).

    Presiedono la seduta: Massimiliano POMPIGNOLI e Manuela RONTINI

    Assiste la segretaria: Claudia Cattoli


    DEREGISTRAZIONE CON CORREZIONI APPORTATE AL FINE DELLA MERA COMPRENSIONE DEL TESTO

     

    OMISSIS

     

    Presidente Massimiliano POMPIGNOLI – Presidente della Commissione Bilancio, Affari generali ed istituzionali

    Ci sono quindi le due informative, sia, per quanto riguarda la Commissione I, dell’assessore al bilancio Paolo Calvano, che, per quanto riguarda la Commissione II, dell’assessore Colla.

    L’assessore Colla ha chiesto di parlare per primo. Stiamo per collegarci con l’assessore Colla, il quale darà la sua informativa. Poi procederemo anche all’informativa dell’assessore Calvano. Terminate le due informative, apriamo la discussione con i consiglieri che chiederanno la parola.

     

    -     Informativa dell’assessore al “Bilancio, personale, patrimonio, riordino istituzionale” Paolo Calvano in merito alla situazione emergenziale legata alla diffusione dell’epidemia da Covid-19 ed alle prime misure economiche adottate a livello regionale

     

    -     Informativa dell’assessore a “Sviluppo economico e green economy, lavoro, formazione” Vincenzo Colla in merito alla situazione emergenziale legata alla diffusione dell’epidemia da Covid-19 ed alle prime misure economiche adottate a livello regionale

     

    Presidente Manuela RONTINI – Presidente della Commissione Politiche economiche

    Come abbiamo scritto nel testo dell’ordine del giorno, il tema è provare ad affrontare insieme, come Commissione Politiche economiche e Commissione Bilancio, il tema della situazione emergenziale legata al Coronavirus, per capire anche quali prime misure economiche ha adottato la Regione Emilia-Romagna.

    Tra l’altro, nei giorni scorsi sono successe due cose dal mio punto di vista positive. Una, quella di ieri, più dal punto di vista sanitario: per il primo giorno il numero dei guariti ha superato il numero dei nuovi positivi. Dall’altra parte, il giorno precedente l’assessore Colla ha incontrato, insieme al presidente Bonaccini, tutte le rappresentanze al tavolo per il Patto per il lavoro. Quindi, gli chiederemo anche di capire meglio come la nostra Regione intenda affrontare la fase 2 della transizione rispetto all’emergenza Coronavirus. Ti lasciamo la parola, assessore.

     

    Assessore Vincenzo COLLA – Assessore a Sviluppo economico e green economy, lavoro, formazione

    Grazie. Saluto tutti i consiglieri. Grazie per l’opportunità che mi date di dialogare con voi. Provo a posizionare un perimetro di posizionamento strategico di come abbiamo ragionato in rapporto anche al Governo. Questa è una Regione che non dà le spallate ai Governi in una fase come questa, ma vuole dialogare, aiutare, proporre soluzioni e porre anche i problemi che ci sono, pretendere risposte per le proprie comunità.

    Intanto iniziamo a dirci una verità. Oggi ce lo possiamo dire: all’inizio noi avevamo il problema di sventare il collasso sanitario e il collasso sociale, perché la pandemia sanitaria è diventata una pandemia anche economica. In questo scenario, devo dire che c’è stata una tenuta del sistema sanitario di questa Regione per opera degli operatori – medici, infermieri e quant’altro – veramente encomiabile. Hanno messo davvero un di più in questa tenuta sanitaria, ma il rischio c’è stato, devo dire non solo in Emilia-Romagna, che dimostra l’importanza del ruolo della sanità pubblica, della sua capacità di tenuta. La sanità diventerà un fatto strategico anche per la tenuta economica. Io penso che diventerà anche una nuova idea di modello, una filiera anche di ricerca, industriale. Sarà un fatto notevole, ma ne riparleremo.

    In secondo luogo, avevamo immediatamente il tema di tenuta sociale, perché subito abbiamo capito che con il blocco delle imprese ovviamente c’era il blocco del lavoro. In questa Regione abbiamo preso immediatamente il punto su come potevamo dare degli ammortizzatori sociali che fossero in grado di dare una risposta omnibus. Da qui è partita la proposta di fare la cassa integrazione in deroga, che insieme agli altri ammortizzatori permetteva di dare una risposta a 360 gradi a tutti i lavoratori. Ad oggi possiamo dire – anche lì con problemi, non è che quando c’è una situazione di questa portata e devi decidere in giornata cosa fare, tutto funziona – in forma un po’ rocambolesca, tra DPCM, ordinanze, provvedimenti vari, che abbiamo gli ammortizzatori che sono in grado di coprire il 99% dei lavoratori subordinati.

    Poi c’è l’operazione sugli autonomi. Noi abbiamo detto di aumentare la cifra degli autonomi, di tutte le partite Iva, fino a 800 euro, che non è una cifra a caso, ma è la cifra che anche gli ammortizzatori in deroga danno come massimale-minimale, quindi per equiparare ovviamente gli autonomi anche a quanto eroga la deroga. Vi do un’informazione: stiamo dialogando anche rispetto ai lavoratori di Medicina, che sono stati costretti a casa, per dargli anche una risposta; lì abbiamo avuto che alcuni lavoratori sono stati costretti ad andare in permesso non retribuito, quindi gli mancano pezzi di stipendio. Questo per dire come stiamo per operando sul micro.

    Fatta questa operazione, penso che oggi ci dobbiamo concentrare e la nostra Regione si sta concentrando sulla famosa fase 2. Io la chiamerei, più che “fase 2”, un nuovo racconto, una nuova verità che dobbiamo consegnare alla nostra gente. Qual è la nuova verità? Io penso che dobbiamo far di tutto per un’idea di nuovo racconto tra la planata sanitaria e un’idea di ripresa. Ecco, su quel nuovo racconto dobbiamo dire una verità alla nostra gente, penso che lo condividiamo tutti e mi importa anche conoscere la vostra valutazione: qual è la verità nuova che dobbiamo dire alla nostra gente? Che la ripresa dovrà convivere con il Coronavirus, perché ne avremo per alcuni mesi. Finché non ci sarà il vaccino, e noi non siamo in condizione di sapere quando, se vogliamo fare qualsiasi ripresa, forte o lenta che sia, abbiamo bisogno di convivere con il Coronavirus.

    Permettetemi di dire che ci sono già intere filiere che stanno convivendo con il Coronavirus, le cinque filiere strategiche: la sanità, l’alimentare, la logistica, l’energia e i servizi essenziali, per cui già ci sono migliaia di lavoratori che hanno gestito questa fase lavorando. Ne dico una: sull’alimentare noi abbiamo avuto pochissimi casi. È stata una gestione molto importante anche dal punto di vista della sicurezza. Anzi, quelle sperimentazioni di messa in sicurezza le dobbiamo utilizzare anche in altri comparti.

    Questa ripresa ha bisogno di fare questa discussione e l’abbiamo portata al tavolo del Patto per il lavoro. Penso che, in questa fase, la mediazione sociale e il ruolo dei corpi intermedi che hanno gestito migliaia di accordi sindacali, hanno fatto accordi e hanno gestito la conflittualità, siano un patrimonio di questa regione. La mediazione tra i sindaci e i corpi intermedi e i territori ha tenuto benissimo. Bisogna ringraziare questo patrimonio di responsabilità e di capacità, anche politica, della mediazione. Ad oggi, abbiamo inserito nel sistema soltanto regionale di deroga 120 milioni di costo di erogazione per 90.000 lavoratori, quindi stiamo parlando di cose mai viste in questa regione.

    D’altronde, qualora avessimo una planata, come dice Prometeia, secondo cui, se restiamo così, avremo il 10 per cento in meno di PIL, rischieremmo di perdere 150.000-200.000 posti di lavoro, se dovessimo restare a questi indicatori, senza ripresa. Dopo la crisi di Lehman Brothers del 2008, fino al 2013 abbiamo perso il 9 per cento, mentre qui lo perdiamo in cinque o sei mesi. Voi capite che è una botta d’impatto senza precedenti. Mai il sistema istituzionale, il sistema politico e il sistema economico hanno visto una cosa di questa portata da gestire.

    Ebbene, in quel Patto per il lavoro abbiamo iniziato a fare una discussione un po’ strategica, che non è solo il 4 maggio. Noi pensiamo che sia giunto il momento di dire che non si può operare in questo Paese per codici ATECO, per silenzio-assenso e per deroghe. I codici ATECO sono strumenti del 2007 legati all’impresa, nati per iniziativa statistica, e non hanno niente a che fare con un’idea di filiera, di come funzionano le filiere strategiche anche nella nostra regione, che sono il patrimonio fondamentale di questa regione. E lì che cosa abbiamo detto? Proviamo a dire al Governo una cosa evidente: abbiamo bisogno di liberare le filiere internazionali.

    D’altronde, se guardiamo soltanto in Europa, Francia e Germania non hanno chiuso i loro sistemi produttivi. Da una parte noi siamo fornitori, ma, dall’altra parte, loro sono competitori nei nostri confronti. La capacità della tenuta della filiera internazionale è fondamentale per mantenere la reputazione, per mantenere i clienti, per mantenere le sedi che abbiamo sparse nel mondo. Questa è una regione che sta nel mondo, non è una regione che non sa stare nel mondo. Se faccio 170 miliardi all’anno di PIL, 70 miliardi sono sull’export. Quindi, la nostra è una regione la cui forza è costituita dalle filiere che stanno nel mondo.

    Allora, nel Patto per il lavoro abbiamo detto: andiamo a dire al Governo che siamo in condizione di mettere in sicurezza le filiere internazionali. Quindi, il tema non è più il codice ATECO e il silenzio-assenso. Non è che puoi consegnare ai prefetti la politica industriale. Badate, lo dico con tutto il rispetto. Peraltro, i prefetti hanno fatto un lavoro splendido, ci mancherebbe. Ma quello non è il loro mestiere. E se io discuto di filiere internazionali, ovviamente devo discutere di automotive, devo discutere di nautica, devo discutere di moda, devo discutere di ceramica. Il packaging sta già funzionando.

    Quelle aziende madri, quelle multinazionali sono in grado anche di consegnare la sicurezza alle filiere, perché sulla filiera abbiamo piccole imprese, abbiamo subfornitura, quindi lì ci sono protocolli di grande innovazione già fatti. Prendete quello della Ferrari. Tra l’altro, lì è anche un fatto di grande novità: l’hanno firmato tutte le organizzazioni sindacali. Lì c’era anche una rottura sindacale e noi abbiamo ricomposto anche una rottura sindacale dentro la più grande multinazionale che abbiamo nel nostro Paese. Ma al di là di questo, lì ci sono protocolli già fatti, disponibili, che mettono in sicurezza i lavoratori. Queste filiere siamo in grado di farle partire, perché non è più il codice ATECO, ma è la messa in sicurezza dei lavoratori, è l’accordo sindacale.

    Dall’altra parte, qual è stata l’operazione che abbiamo messo in campo? Per far ripartire queste filiere abbiamo bisogno che i dispositivi individuali ci siano, altrimenti i lavoratori hanno paura. Quindi, se non ci sono i dispositivi, rischiamo di non far ripartire. Ed è giusto che non si riparta se non ci sono i dispositivi individuali.

    Non a caso, ieri abbiamo deciso di distribuire un milione di mascherine, che arriveranno a tutte le sedi delle associazioni imprenditoriali, per distribuirli a chi già sta lavorando e a chi, ovviamente, dovrà ripartire. Poi ne arriverà un altro milione. E perché riusciamo a fare questa cosa? Perché fin dall’inizio questa Regione ha capito che, mentre la Protezione civile deve mettere in sicurezza la sanità sui dispositivi, e lì qualche falla c’è stata… Del resto, non possiamo dire che abbiamo le mascherine e i dispositivi sul lavoro e non li abbiamo sulla sanità: sarebbe un controsenso. Però, noi dobbiamo avere una produzione a mercato, che diventerà anche una grande filiera industriale, di tutti i dispositivi, grembiuli, tute, occhiali, mascherine. Abbiamo messo l’Università e il Tecnopolo di Mirandola che sono in grado – ricordo che abbiamo 200 imprese che hanno chiesto la certificazione – di prendere queste imprese e di accompagnarle alla certificazione, all’Istituto superiore della sanità, e di farle produrre dispositivi individuali per avere l’autonomia nella ripresa dei dispositivi individuali. Abbiamo un’impresa, che è la prima che è partita, che produce 100.000 mascherine al giorno certificate, perché noi dobbiamo dare le migliori innovazioni di certificazione al sistema delle filiere.

    Quindi, dispositivi individuali quale condizione per dare una risposta a tutti i lavoratori, ma non solo ai lavoratori. Se prendo una piccola impresa che sta nella filiera, va messo in sicurezza anche l’imprenditore, perché in una piccola impresa l’imprenditore è con i lavoratori, è nello stesso ambiente. Non dimentichiamo che il 90% delle imprese, anche della nostra regione, è fatto da imprese fino a quindici dipendenti, che è il vero problema da gestire. Non a caso, al tavolo del Patto per il lavoro abbiamo deciso di consegnare al Governo un modello. E qual è il modello? Costituire tavoli provinciali, partendo da un’idea di democrazia partecipata dal basso. Del resto, chi è che conosce quell’impresa? La conosce il sindaco, la conosce la sua associazione imprenditoriale, la conoscono le organizzazioni sindacali. È lì che si deve fare la mediazione.

    Ci saranno i servizi ispettivi in quel tavolo. E a quel tavolo non è che facciamo la gendarmerie! Deve aiutare, accompagnare, prendere l’impresa con protocolli, che faremo a livello regionale e che consegniamo a quei tavoli, e a quei tavoli su quei protocolli mettiamo in sicurezza il sistema dell’impresa e lì governiamo i processi, azienda per azienda, e snelliamo le operazioni. Questa filiera di questi pezzi diventa fondamentale. Ebbene, sabato prossimo verrà convocato il Patto per il lavoro e io ho il compito di definire un documento che raccolga la discussione che abbiamo fatto martedì (se non sbaglio) e a quel punto siamo nelle condizioni, da una parte, di fare una nuova discussione con il Governo e, dall’altra parte, di avere un modello strategico e un’idea di ripresa.

    A questo elemento abbiamo aggiunto un altro punto fondamentale: noi dobbiamo riaprire i cantieri pubblici. Quando il presidente Bonaccini ha lanciato il marchio del Ponte Morandi non era un marchio per caso, perché per il ponte Morandi il commissario è un sindaco, non chicchessia. Quindi, diamo un ruolo ai sindaci e ricordiamo loro che, al posto di dire “bandi”, se dicono “manifestazione di interesse”, vuol dire risparmiare dodici mesi di tempistica. Questo vuol dire che consegno un potere democratico al sindaco di poter agire molto più velocemente, di poter firmare.

    Dall’altra parte, gli diciamo: hai il vincolo di fare l’accordo sindacale per mettere in sicurezza i lavoratori su quei cantieri. Ma se non facciamo i cantieri adesso sulle strade e sulle ferrovie… L’ho detto anche al ministro De Micheli: fate il programma con RFI e ANAS, fate l’operazione delle concessioni autostrade; se non mettiamo in sicurezza adesso il territorio, quei cantieri quando li dovremo fare? Non a caso, una delle operazioni su cui ci hanno già ascoltato – non so se ve ne siete accorti – riguarda magazzini e logistica, quell’ordine del giorno che noi avevamo messo nella nostra ordinanza.

    Quando abbiamo chiuso la filiera della ceramica, abbiamo messo in cassa integrazione 19.000 persone, quindi il distanziamento sociale l’avevamo fatto, ma gli abbiamo detto: lasciateci operare i magazzini, perché con cinque o sei persone quei magazzini permettono di stare nella filiera mondo, e lasciateli consegnare. Oggi quell’ordinanza è diventata ordinanza del Paese. D’altronde, gli abbiamo detto: non potete dire “poco” o “tanto” rispetto alla possibilità di riaprire se non funzionano i magazzini, se non funziona la logistica, perché ci impiantiamo dopo cinque minuti.

    Questa è la strategia di una discussione che come Emilia-Romagna abbiamo consegnato e consegniamo al Governo e abbiamo consegnato alla discussione politica e sociale di questa Regione.

    Resto a vostra disposizione per le vostre domande.

     

    Presidente RONTINI

    Grazie, Assessore. Se il presidente Pompignoli è d’accordo, procediamo anche con il racconto da parte del collega assessore Paolo Calvano, che ci potrà raccontare anche le prime misure economiche che la Regione ha adottato e, naturalmente, le ripercussioni che queste hanno avuto sul bilancio della nostra Regione.

     

    Presidente POMPIGNOLI

    Permettetemi solo un’integrazione. Assessore Calvano, in ragione del fatto che in queste ultime settimane è stato annunciato un piano di circa 320 milioni di euro anticipati dalla Regione Emilia-Romagna, anticipati oppure in corso di elaborazione da parte del bilancio, vorrei capire esattamente nello specifico questi 320 milioni da dove vengono reperiti come risorse e avere il quadro della situazione tra risorse nuove e risorse che, invece, eventualmente sono state solamente anticipate.

    Prego, assessore Calvano.

     

    Assessore Paolo CALVANO - Assessore al Bilancio, personale, patrimonio, riordino istituzionale

    Buongiorno a tutti. Ringrazio il presidente Pompignoli e la presidente Rontini per l’opportunità di spiegare e confrontarci con la Commissione rispetto alle operazioni che abbiamo messo in campo per fronteggiare la crisi Covid-19.

    C’è una premessa indispensabile da fare sui bilanci regionali sia in tempi di crisi che in tempi di pace, ancor di più in tempi di crisi o di guerra come questi. La Regione, a differenza degli Stati, non può fare deficit, non può decidere di alterare l’equilibrio tra entrate e uscite, non può fare manovre emettendo nuovo debito. Pertanto, in assenza di nuove entrate o con nuove entrate molto ridotte, occorre necessariamente fare ottimizzazioni della spesa se si vogliono mettere in campo azioni nuove. Ed è quello che abbiamo fatto – vi spiego poi rapidamente come – mettendo in campo una manovra complessiva di 320 milioni di nuovi interventi e di circa 100 milioni di pagamenti o di accelerazioni di interventi già previsti. È una manovra che abbiamo realizzato utilizzando risorse regionali, utilizzando in parte risorse nazionali e anche attraverso l’anticipazione di erogazioni che avevamo già previsto a bilancio.

    Dove abbiamo recuperato le risorse regionali per poter fare un’operazione così ingente? Abbiamo sfruttato un’opportunità che ci è stata data dalla legge di bilancio nazionale dello scorso anno, che ha consentito alle regioni di sbloccare le risorse del cosiddetto “avanzo vincolato”, che, come dice la parola stessa, sono risorse vincolate ad alcune tipologie di intervento e ad alcuni capitoli a cui quelle risorse sono imputate.

    Su questo oltretutto, al netto di questa opportunità che ci viene data e che noi abbiamo sfruttato – poi vi dirò come – abbiamo chiesto che questa opportunità sia ulteriormente ampliata e abbiamo redatto un emendamento, come Regione Emilia-Romagna, in accordo con le altre Regioni, affinché non solo sia possibile sbloccare risorse dell’avanzo vincolato, ma che quelle risorse, in assenza di obbligazioni sottostanti, possano essere addirittura svincolate dal vincolo. Quindi, sono risorse che non solo vengono utilizzate sul vincolo che avevamo, ma addirittura svincolate dal vincolo. Questo emendamento è stato approvato nella conversione del decreto-legge n. 18 al Senato, ora manca il passaggio definitivo alla Camera, dopodiché anche questo emendamento sarà legge e offrirà ulteriori opportunità ai bilanci delle Regioni.

    Di quanto parliamo quando parliamo di avanzo vincolato della Regione Emilia-Romagna? Di 432 milioni di euro. Uno dice: è una cifra enorme; come mai c’è una cifra così elevata in avanzo vincolato? In realtà, è una cifra che è addirittura molto inferiore a quella che c’è in altre Regioni. In Sicilia la cifra ammonta a 4 miliardi di euro, in Puglia a 1,7 miliardi, in Toscana a oltre 700 milioni, in Veneto a quasi 700 milioni, in Campania a oltre un miliardo di euro, nel Lazio a 504 milioni di euro. Sono dati del 2018, quindi passibili di qualche ritocco, ma sono dati che danno il senso di qual è l’avanzo vincolato che è nelle Regioni.

    Sorge spontaneamente anche un’altra domanda, perché me la sono fatta da assessore, quindi immagino che ve la siate fatta anche voi da consiglieri: a fronte di avanzi vincolati così elevati – parliamo di quello della Regione Emilia-Romagna, non voglio entrare nel merito di quello delle altre Regioni – stiamo parlando di inefficienze della spesa? No. In realtà non è un’inefficienza nella spesa, neanche negli anni passati, perché questa operazione, legata all’avanzo vincolato, per essere riportata sui bilanci ordinari non poteva essere fatta negli anni passati, in quanto l’avanzo vincolato poteva essere utilizzato in modo molto centellinato a causa di vincoli di finanza pubblica nazionale che coinvolgevano anche le Regioni.

    Noi, quindi, che cosa abbiamo fatto sfruttando l’opportunità che ci ha dato l’ultima legge di bilancio nazionale? Abbiamo provato a far sì che tutte quelle risorse che non avessero un’obbligazione sottostante, che fossero eccessivamente stringenti e che fossero…

    Dicevo, quell’avanzo in epoche passate non è stato possibile utilizzarlo perché l’opportunità di utilizzo di quell’avanzo era molto centellinato, in quanto eravamo legati a vincoli di finanza pubblica nazionali che coinvolgevano anche le Regioni. Quindi, che cosa abbiamo fatto alla luce dell’opportunità che ci ha dato la legge di bilancio? Abbiamo iniziato un lavoro certosino di confronto da parte del mio Assessorato con tutti gli altri assessori, ad uno ad uno, con il coinvolgimento, ovviamente indispensabile, dei direttori generali, un lavoro davvero certosino, capitolo per capitolo, lavoro che proseguiremo dopo l’approvazione definitiva del decreto-legge n. 18.

    Debbo dire una cosa, e la dico perché questo è un luogo pubblico e le cose vanno dette. La struttura della nostra Regione ha capito le emergenze, si è messa a disposizione senza eccessive rigidità, ma con un orientamento a cercare delle soluzioni. Per me, sburocratizzare significa anche questo: orientare la Pubblica Amministrazione al risultato, ancor prima che al rispetto esclusivo di vincoli di carattere burocratico. Io credo che in questa manovra, nel modo in cui ci siamo approcciati nel mettere in campo questa politica di bilancio fatta in totale emergenza, si trovi la traccia di questo tipo di atteggiamento, sul quale insisteremo nel corso di tutta la legislatura.

    Il vantaggio dell’operazione messa in campo è stato quello di poter accelerare la spesa, perché la riassegnazione di quelle risorse che sono in avanzo vincolato sul bilancio ordinario può avvenire attraverso una semplice variazione amministrativa. Quindi, bastavano atti dei singoli dirigenti e dell’Assessorato al bilancio per mettere alle disponibilità del bilancio ordinario le risorse dell’avanzo vincolato. Al recupero di queste risorse noi abbiamo aggiunto, ovviamente, anche una parte di risorse statali, che in queste settimane si sono mosse, legate all’emergenza, risorse che sono arrivate – questo non vi sfuggirà – soprattutto sul versante sanità.

    Sulla sanità, al netto di tutto il lavoro che è stato messo in campo dal nostro sistema sanitario regionale, dagli operatori e dalle strutture della nostra Regione, nella manovra di 320 milioni, quindi al netto delle spese più di emergenza sulle quali c’è una contabilità speciale che fa riferimento alla Protezione civile, ci siamo caratterizzati per due interventi.

    Il primo sono i 65 milioni che la Giunta Bonaccini ha deciso di dare come compenso extra-ordinario agli operatori sanitari in capo alla Regione Emilia-Romagna, finalizzati a riconoscere il loro straordinario lavoro fatto in questa situazione di totale emergenza. Quei 65 milioni come li abbiamo finanziati? Li abbiamo finanziati, per meno della metà, con risorse nazionali previste nel decreto-legge n. 14 e nel decreto-legge 18, ma per più della metà attraverso risorse del bilancio della sanità, anche in questo caso in una logica di ottimizzazione di quelle risorse.

    A questi 65 milioni si aggiunge l’investimento che faremo, che è stato descritto, pochi giorni fa, dal presidente Bonaccini insieme al ministro Speranza, sull’hub nazionale delle terapie intensive, un investimento complessivo che si aggira intorno ai 26 milioni, di cui meno della metà sarà coperto attraverso un contributo nazionale, che sarà soprattutto concentrato sulle attrezzature, un’altra parte attraverso fondi da donazioni e da interventi, come quello di Banca d’Italia, e un’altra parte con risorse proprie del bilancio della sanità.

    Sul resto degli interventi, invece, abbiamo usato risorse nostre, frutto del lavoro che vi dicevo prima, lavoro che tiene conto anche del fatto che, una volta approvato il decreto-legge n. 18, grazie al fatto che sono stati prorogati di un anno i mutui contratti con il MEF, avremo un’altra disponibilità, che sarà pari a 17 milioni di euro, di cui in parte abbiamo tenuto conto già in questa manovra, pur non potendoli ancora utilizzare in maniera corrente, dal momento che è necessaria una variazione, a cui stiamo già lavorando. Quindi, ci siamo mossi consapevoli di avere a disposizione quel plafond di risorse che vi dicevo.

    La manovra si è fondata su cinque assi fondamentali, a cui poi se ne aggiunge un ultimo, che vi dirò in conclusione. Il primo asse è quello relativo alla sanità, di cui vi ho già parlato, vale a dire i 65 milioni di compenso extra-ordinario al personale sanitario e i 26 milioni di investimento per realizzare l’hub delle terapie intensive su tutto il territorio emiliano-romagnolo.

    Il secondo asse è un asse ben presidiato, e lo dico non perché è qua, ma perché ci abbiamo lavorato insieme molto, ed è quello delle imprese e del lavoro, a cui ho lavorato insieme al collega Colla. Poi c’è l’asse della casa, del welfare, dello sport e della cultura, l’asse legato al superamento del digital divide nella scuola e nella pubblica amministrazione e, infine, il quinto asse, che è quello degli investimenti, su cui anche nei prossimi giorni credo che metteremo in campo ulteriori novità.

    Della sanità vi ho già detto, per cui passo al secondo asse, che è quello delle imprese. La manovra che abbiamo messo in campo in termini di risorse agite dalla Regione contempla i 18 milioni utilizzati per l’accesso al credito e alla liquidità, di cui 10 milioni per le piccole e medie imprese e 8 milioni per le imprese cooperative. Il bando per le piccole e medie imprese è già partito. È bene, in una manovra di questo genere, comprendere l’effetto leva, e l’effetto leva è costituito dai finanziamenti per un massimo di 150.000 euro a tasso zero, perché la Regione interviene per far sì che il tasso sia a tasso zero, in accordo con i Confidi, che determineranno una mobilitazione di finanziamenti che si aggira intorno ai 100 milioni di euro, forse anche qualcosa in più. Questo vale per i 10 milioni sulle piccole e medie imprese, a cui si aggiungeranno – credo che la delibera sia già stata fatta e che a breve uscirà il bando – gli 8 milioni riservati al settore cooperativo.

    A questi si aggiungono 6,5 milioni, che già il collega Colla ha spiegato molto bene al Patto per il lavoro nei giorni scorsi, che verranno messi in campo su due misure: la prima, 5 milioni per progetti rivolti alla sicurezza sui luoghi di lavoro; la seconda, 1,5 milioni, per sostenere l’attività dei tavoli provinciali per la sicurezza sul lavoro. Come vedete, in queste misure c’è un pezzo di intervento sull’emergenza, ma c’è già l’idea della ripartenza e, quindi, di risorse che si mettono in campo per la ripartenza della nostra regione e del nostro Paese. In questa logica vanno anche i 2 milioni che, in accordo con il collega Corsini, abbiamo messo a disposizione delle imprese turistiche per mettere in campo attività e kit di sanificazione per le strutture alberghiere. Anche questo è un intervento che rientra in una logica di ripartenza, e cioè far sì che quelle strutture possano essere pronte per una nuova fase, una fase nella quale dovremo convivere con la presenza del virus, ma proveremo a viverci e a mettere le strutture turistiche dell’Emilia-Romagna nelle condizioni di essere in grado di ospitare le tante persone che spero continueranno a venire in Emilia-Romagna.

    C’è stato, inoltre, un intervento straordinario – credo che siamo stati gli unici a metterlo in campo in tutta Italia – di 11 milioni di euro a sostegno dei tirocinanti. I tirocinanti sono persone che, nel momento in cui l’azienda ha chiuso, non essendo lavoratori, non hanno la cassa integrazione e, quindi, si ritrovano improvvisamente senza quel piccolo sostegno che avevano dall’attività di tirocinio. Tra queste persone ci sono 3.500 disabili. Quindi, a quei 3.500 disabili abbiamo deciso di dare una sorta di indennizzo per queste mancate entrate, che sarà pari a 900 euro a persona. Per tutti gli altri, che sono 12-000-13.000 persone, stiamo parlando di 450 euro a persona. Come è messa questa misura? L’approvazione del “Programma disabili”, che è stato fatto nell’ultima Giunta, ha già creato le condizioni per poter avviare l’iter per dare l’indennizzo ai tirocinanti disabili. È in elaborazione anche l’iter per dare risorse e indennizzi anche agli altri tirocinanti.

    Infine, abbiamo messo in campo, sempre sul versante imprese e lavoro, 12 milioni di euro per il dimezzamento o l’azzeramento IRAP in alcuni comuni del Basso Ferrarese e in diversi comuni della montagna compresi tra il Piacentino, il Parmense, il Ravennate, il Forlivese e il Cesenate. Lo dico perché ho visto che anche in alcune interrogazioni si fa riferimento al fatto che l’Emilia-Romagna non stia utilizzando i crediti d’imposta. In realtà, noi li abbiamo utilizzati già per 24 milioni nel precedente bilancio e abbiamo deciso di utilizzare gli ulteriori 12 milioni che avevamo a disposizione per fare questa operazione su quei comuni che erano rimasti esclusi dalla prima tornata. Quindi, se parliamo di credito d’imposta, nel 2020 in questa fase di emergenza in Emilia-Romagna è stata messa in campo un’operazione pari a 12 milioni di euro – il bando è già uscito ed è già nelle disponibilità degli operatori economici, che possono fare domanda fino al 31 maggio, se non vado errato – già anticipati da 24 milioni messi in campo nel corso del 2019.

    Vi è poi una serie di interventi nel campo dell’agricoltura, dove insiste quell’accelerazione di pagamenti a cui facevo riferimento nella premessa. In particolare, mi preme segnalare 55 milioni di pagamenti fatti da AGREA solo nell’ultimo mese. È di più di quello che abbiamo fatto negli ultimi tre, quattro, cinque mesi. Anche lì abbiamo chiesto alla nostra Agenzia di poter mettere in campo un intervento straordinario di pagamento per dare liquidità indispensabile alle imprese.

    Vengo al terzo asse, che è quello che riguarda casa, welfare, sport e cultura. Sul welfare, come sapete, i Comuni e le famiglie sono in grande difficoltà. Non ci sono più i servizi dei nidi, che sono stati chiusi e che rischiano di rimanere chiusi per un po’, molti Comuni stanno facendo la scelta di ridurre o azzerare completamente il pagamento delle rette, un’agevolazione inevitabile che si dà alle famiglie, ma questo determinerà minori entrate per i Comuni, ragion per cui abbiamo voluto compartecipare a questo loro sforzo e, quindi, al sostegno alle famiglie con 5 milioni aggiuntivi che abbiamo messo a disposizione del Fondo ordinario per gli asili nido. La delibera è stata presa nei giorni scorsi, l’erogazione avverrà nel giro di pochissime settimane.

    Mi preme segnalare, a tal riguardo, che i tempi di pagamento della Ragioneria dell’Emilia-Romagna, una volta che arriva la fattura pronta per pagare, sono pari mediamente a diciotto giorni. Puntiamo a ridurli ulteriormente, però direi che siamo già arrivati ai tempi fisiologici di pagamento. Quindi, questi 5 milioni sono aggiuntivi rispetto ai 7 milioni del Fondo ordinario.

    Aggiungo che sarà proposta, in accordo con la vicepresidente, nella variazione di bilancio, la possibilità di destinare 1,3 milioni di euro – forse anche qualcosina in più – alla convenzione che abbiamo con le scuole materne paritarie, per aiutare anche quelle famiglie che si rivolgono a quel tipo di servizio e per aiutare quei servizi, anch’essi importanti per la tenuta complessiva del sistema familiare e del welfare nella nostra regione.

    Sul sistema dei nidi non solo abbiamo messo 5 milioni in più, ma abbiamo fatto un’altra operazione: abbiamo deciso che i 18 milioni complessivi che, come Regione, diamo al sistema dei Comuni di qui a fine anno, li eroghiamo entro giugno, anziché entro ottobre. 7 milioni li abbiamo già erogati, gli altri 11, anziché erogarli a settembre-ottobre, li erogheremo tra maggio e giugno grazie alla sburocratizzazione del meccanismo. Abbiamo già scritto ai Comuni chiedendo una relazione che ci consenta di procedere in tempi rapidi all’erogazione dei 18 milioni. Queste non sono risorse nuove, sono anticipazioni di quei pagamenti di cui dicevo in premessa.

    Sul versante casa, la manovra complessiva sarà di 27 milioni di euro. Con 5 milioni andiamo a scorrere la graduatoria dell’housing sociale, altri 10 milioni sono oggetto di un confronto che la vicepresidente sta avendo in questi giorni, credo già ieri, e proseguirà nei prossimi giorni con le ACER per capire come metterli a disposizione del sistema pubblico della casa, 12 milioni, invece, verranno utilizzati per il sostegno all’affitto. Su questo non abbiamo ancora fatto uscire il bando, perché è in corso una riflessione – poi lo dirà eventualmente lei nelle apposite Commissioni – da parte dell’Assessorato e, quindi, della vicepresidente Schlein sul fatto che potrebbero esserci nuovi beneficiari rispetto a quelli tradizionali, perché purtroppo il Covid-19 ha determinato nuovi bisogni e noi, rispetto, a questi vogliamo capire se possiamo dare una risposta.

    Infine, sempre sul versante casa, arriverà a breve il bando di 10 milioni per chi vuole ristrutturare o comprare casa in montagna. Anche questo è un intervento che avevamo già annunciato, ci sono le risorse a bilancio, sono pronte per essere spese e a breve uscirà il bando a favore delle persone che abitano o che vogliono andare a abitare in montagna.

    Sullo sport abbiamo deciso di aumentare di un milione lo stanziamento di 2,5 milioni, per cui abbiamo uno stanziamento complessivo di 3,5 milioni. Non ci fermeremo qua – lo preannuncio – perché è un settore che ha bisogno di grande sostegno in questa fase, in quanto è fuori da una serie di interventi emergenziali che sono stati messi in campo anche a livello nazionale. Quindi, non abbandoneremo quel settore e per il momento mettiamo a disposizione un milione aggiuntivo. Sarà minore il contributo che daremo agli eventi, perché in numero minore sono gli eventi, e ci dedicheremo più a progetti da parte delle associazioni sportive o a interventi di sostegno diretto alle famiglie o alle società sportive. Poi, c’è un milione di euro in più sul versante culturale.

    Quarto asse: puntiamo a ridurre il digital divide. Ci abbiamo lavorato molto in questi anni dal punto vista delle infrastrutture e il lavoro messo in campo da Lepida è stato un lavoro importante e fondamentale. Il Covid-19, però, ci ha detto un’altra cosa: sia nella pubblica amministrazione sia nella scuola ormai l’investimento sul digitale è indispensabile per evitare che vengano meno alcune opportunità. Così mettiamo in campo un intervento straordinario sul sistema della scuola e della formazione professionale per 5 milioni di euro. Lo sta curando direttamente la collega Salomoni. Sono 5 milioni di euro finalizzati a venire incontro a 15.000-16.000 famiglie che oggi hanno difficoltà a poter seguire le lezioni o a fare attività didattica da casa, alle quali arriveremo in accordo con i distretti sociosanitari e con i Comuni. A questi si aggiungono i 2 milioni che abbiamo messo a disposizione della pubblica amministrazione.

    Ci siamo accorti che molti Comuni non avevano quell’infrastruttura necessaria per poter far lavorare i propri dipendenti in smart working. Sullo smart working questa Regione investe ormai da diversi anni e i risultati si sono visti già in fase di gestione dell’emergenze. In altre parole, abbiamo anticipato l’emergenza, mi permetto di dire. Abbiamo più della metà dei dipendenti regionali che oggi lavorano in smart working e ciò è stato possibile perché eravamo pronti a una situazione di questo genere.

    Lo smart working non è semplicemente il lavoro da casa, lo smart working è un lavoro nel quale ogni dipendente e ogni squadra di lavoro ha degli obiettivi e deve raggiungere quegli obiettivi. Dopodiché, che lo faccia dalla propria postazione di lavoro, che lo faccia da casa o che lo faccia da una postazione di coworking è indifferente, l’importante è che quell’obiettivo venga raggiunto. Qui abbiamo fatto un bando di 2 milioni di euro, che sta andando molto bene. Abbiamo diverse richieste da parte dei Comuni. È un bando a sportello, quindi saremo in grado di elargire le risorse in maniera estremamente rapida.

    Infine, versante investimenti. Sugli investimenti abbiamo accelerato una prima ondata di investimenti sul versante ferroviario. In particolare, quel lavoro certosino che vi dicevo che abbiamo fatto sul bilancio ci ha consentito di reperire i 5 milioni mancanti per poter avviare il cantiere che insiste sulla Ferrara-Codigoro per l’interramento della linea ferroviaria, che risolverà un problema enorme dentro la città capoluogo di Ferrara, oltre che sulla linea nel suo complesso. L’investimento complessivo è di 65 milioni di euro, l’appalto è già stato completato, l’impresa è già pronta per partire. I 5 milioni che abbiamo inserito hanno determinato il nulla osta definitivo del Ministero per poter far partire il cantiere. Invece, per quanto riguarda la Reggio-Ciano, il cantiere per l’elettrificazione della linea e la realizzazione del sottopasso di Bibbiano è già partito. Tra gli interventi ferroviari in corso o che stanno per partire ci sono quei 45 milioni di euro sui diversi sistemi di controllo della mobilità e su altri interventi complessivi su tutta la rete ferroviaria.

    Come vi dicevo, stiamo parlando di un pacchetto non indifferente, un pacchetto che si completerà – ci tengo a dirlo perché anche se parliamo solo di 1,5 milioni sono, a mio avviso, 1,5 milioni di euro spesi molto bene – dando un aiuto diretto alle edicole del nostro territorio, dal momento che l’informazione è fondamentale, e non solo in tempi di emergenza, quindi daremo un sostegno diretto alle edicole del nostro territorio con mezzo milione di euro, e un altro milione lo metteremo a disposizione del sistema dell’editoria e dell’informazione perché, lo ripeto, il Covid-19 ci ha anche detto quanto sia importante un sistema informativo che ci consenta di andare oltre le fake news e ci consenta di poterci affidare a professionisti che nella carta stampata, nel web e nelle televisioni ci sono e che offrono un servizio indispensabile, soprattutto in un momento di crisi o di guerra, come lo si voglia raccontare.

    Concludo dicendo, quindi, che si tratta di una manovra complessiva che vede nuovi interventi per 320 milioni di euro e accelerazione di pagamenti per circa 100 milioni di euro. Abbiamo voluto dare così il nostro contributo all’emergenza e alla ripartenza. Spero che, nelle prossime manovre di bilancio nazionali, ci sia la volontà da parte del Governo di rendere Regioni e Comuni soggetti proattivi e protagonisti della fase di ripartenza del Paese. Quello che stiamo facendo in Emilia-Romagna, secondo me, è un segnale di come una Regione può dare un contributo, insieme al Governo italiano, insieme all’Europa, alla ripartenza del proprio sistema produttivo e del proprio sistema comunitario.

     

    Presidente RONTINI

    Grazie, assessore Calvano. Adesso, in accordo con il presidente Pompignoli, apriamo il dibattito. Ci permettiamo di chiedervi una cosa in effetti scontata: la vostra massima collaborazione nel cercare di non accavallare gli interventi, perché la parola ve la diamo noi. In questo siamo meno democratici rispetto a quando le Commissioni si svolgono nella sala BC, però vi prego di attenervi, al netto che tutti abbiamo voglia di intervenire, ed è comprensibile che sia così. In Conferenza dei presidenti ci siamo espressi sulla volontà di dare piena operatività a tutti i consiglieri e a tutte le forze politiche in questa fase, però vi chiediamo di collaborare sulla brevità degli interventi e sulla non ripetitività degli stessi, se è possibile. Naturalmente, prima della fine della seduta, restituiremo la parola agli assessori per le repliche e le risposte alle vostre sollecitazioni.

     

    Presidente POMPIGNOLI

    Concordo con la presidente Rontini. Adesso ci si prenota per gli interventi, facciamo un giro di tutti i consiglieri e poi facciamo rispondere gli assessori. Vedo iscritti a parlare i consiglieri Lisei e Bulbi.

     

    Consigliere Marco LISEI

    Ne approfitto per fare alcune domande, perché è ovvio che, rispetto a quanto illustrato, dovremmo avere documenti alla mano per testare poi l’efficacia delle delibere e dei provvedimenti che prenderà l’Amministrazione, questa Giunta, per capire meglio come verranno dispiegati.

    Non vi nascondo che l’aspetto che oggi rimane problematico, a nostro avviso, sono appunto i tempi. Dalle parole dell’assessore Calvano ho percepito la volontà di provare a dare qualche data e qualche tempo rispetto ad alcuni tipi di finanziamenti, però mi sembra che navighiamo ancora un pochettino a vista e quindi c’è una forte preoccupazione che i provvedimenti che questa Giunta vuole adottare, giusti o meno che siano, questa è una scelta ovviamente che valuteremo quando li leggeremo singolarmente, non si traducano poi in tempi brevi e questo sostegno economico non arrivi poi in tempi certi.

    La stessa cosa vale per il tema delle aziende, perché la volontà di capitalizzare il confronto azienda per azienda, come sentito, dà un po’ l’impressione che possa allungare molto i tempi e quindi che, in realtà, questa volontà di snellire il processo amministrativo e abbattere un po’ la burocrazia poi non si tradurrà in tempi brevi in nessuno dei settori che avete citato.

    Faccio un piccolo esempio, come ha fatto e citato l’assessore Colla, quello dei dispositivi di protezione per le imprese.

    Assessore, lei sa bene che le richieste oggi sono 200, ma ad oggi è stata certificata una sola azienda in tutta la regione. Ripeto, una sola azienda in tutta la regione oggi è stata certificata per i dispositivi di protezione. Solo cinque aziende, solo cinque aziende in tutta la regione, hanno superato il test e attendono la fine del procedimento e quindi potranno immettere i loro dispositivi di produzione sul mercato. Come lei sa bene, il procedimento per ottenere la certificazione non è un procedimento immune da costi per le imprese che devono produrre dispositivi di protezione, parlo di Bologna, quello svolto all’Università di Bologna che costa oltre 2.000 euro. Non parliamo sempre di grandi aziende, perché per le grandi aziende c’è anche la necessità di fare un investimento sui macchinari, e i macchinari costano circa 150.000 euro. Li devono acquistare nella consapevolezza che fanno un investimento senza sapere se poi superano questi test, quando li supereranno e come li supereranno.

    Le imprese, le aziende hanno bisogno di tempi certi. Ho fatto l’esempio dei dispositivi di protezione, perché è evidente che sui dispositivi di protezione è innegabile che ci sia un’urgenza assoluta di immettere dei dispositivi di protezione sul mercato. Anche qui mi pare che le volontà non corrispondano poi ai provvedimenti adottati e le scelte adottate, come sta accadendo, ancora una volta, hanno un appesantimento burocratico e di costi significativo per le imprese.

    Non chiedo che venga fatto come sta facendo la Regione Piemonte, che ha messo un milione di euro per incentivare le imprese che testano i dispositivi o anche far pagare loro delle cifre che possono essere marginali per un’azienda che intende immettere sul mercato milioni di dispositivi, ma in una situazione di emergenza come quella attuale, nella quale a volte ci sono anche piccole imprese, anche sartorie o imprese piccole che magari danno da lavorare anche a due o tre persone, che potrebbero immettere sul mercato dei dispositivi di protezione anche in maniera capillare sul territorio, oggi, di fatto, gli è impedito di farlo.

    Non siamo a due giorni dall’inizio dell’emergenza, siamo ormai a emergenza inoltrata. Sono 50 giorni di lockdown e ancora noi abbiamo in tutta la regione un’impresa che fa dispositivi.

    La mia preoccupazione, lo dico con grande franchezza, è che rispetto agli intenti, che sono sempre ottimi, poi dopo, in realtà, non si traducono questi intenti in qualcosa di diverso.

    Lo dico perché i tavoli, i tavoli di crisi, i tavoli con le organizzazioni sindacali sono assolutamente necessari e indispensabili, ma bisogna avere contezza che ci troviamo in una fase differente.

    Siamo in una fase nella quale per un lavoratore fa la differenza o per una persona che è a casa senza lavoro, per un tirocinante, visto che abbiamo parlato di tirocinanti, fa la differenza se gli arrivano i soldi oggi, tra dieci giorni, tra quindici, tra un mese o tra un mese e mezzo. Lo dico per i tirocinanti perché bene che si sia provveduto per i tirocinanti, bene che siamo l’unica regione, ma le soluzioni devono tradursi in tempi certi e finanziamenti immediati nel più breve tempo possibile.

    Sulla capillarizzazione di tutti questi interventi, sulla moltiplicazione di tavoli mi sembra che stiamo già approntando un apparato che sia tutto fuorché di snellimento burocratico.

     

    Presidente RONTINI

    Grazie, consigliere Lisei. Adesso passo la parola al consigliere Massimo Bulbi.

     

    Presidente POMPIGNOLI

    Si prepari il consigliere Bargi.

     

    Consigliere Massimo BULBI

    Vi chiedo scusa, ma come sapete ho dei problemi seri di collegamento. Spero di riuscire ad esprimere qualche considerazione e fare qualche domanda perché, purtroppo, fino ad oggi non mi è stato possibile.

    Mi riferisco in modo particolare all’assessore Colla. Intanto, la mia professione, per chi non mi conosce, mi porta quotidianamente ad essere in contatto con imprenditori e associazioni datoriali. Proprio per questo, ma anche perché io sono un libro aperto, in poche settimane l’assessore Colla è riuscito a smentire e a sciogliere tutti i dubbi, le perplessità che il sottoscritto aveva quando gli è stata attribuita la delega allo sviluppo economico per ovvie ragioni. Io pensavo fosse molto di parte e invece così non è stato. Lo ringrazio non solo per il lavoro che sta facendo e per anche le cose che ci ha detto questa mattina. Purtroppo, io l’altro giorno ne ho perse parecchie, per il contenuto anche nella recente intervista che ha rilasciato al Carlino, che condivido pienamente, a parte un piccolo chiarimento che vorrei sui temi locali, sui tavoli locali perché anche prima ho perso qualche passaggio.

    Ma soprattutto perché […] si riconosce una cosa che non è scontata, un senso di responsabilità che viene attribuito agli imprenditori quando alcuni, invece, sostengono che questi non bisogna farli aprire perché non metterebbero in atto tutti quei dispositivi di sicurezza individuali e collettivi, cosa che invece assolutamente non è vero. Poi, ripeto, come ci sono quelli che vengono multati perché vanno in giro non rispettando le norme, ci sarà anche qualche imprenditore che magari non rispetta le norme. Però, questo è il senso delle cose, del ringraziamento che volevo fare all’assessore Colla.

    Parto dal Patto per il lavoro. Il Patto per il lavoro in Regione ha funzionato molto bene negli anni scorsi, grazie appunto alla Regione, perché Regione, sindacati e associazioni di rappresentanza hanno saputo impegnarsi, hanno saputo assumersi delle responsabilità e degli impegni, ma l’hanno poi anche saputi rispettare. Quello che, secondo me, oggi serve nel Patto per il lavoro è ancora questo, cioè la certezza che nelle zone […] ognuno abbia una reciproca fiducia nell’altra e quindi si prendano questa responsabilità, si assumano questi impegni e poi sappiano ovviamente rispettarli.

    Ho qualche dubbio sui tavoli locali. Non ho capito bene quale deve essere la loro funzione, perché il tavolo locale a me fa paura se ci troviamo un domani – se questo tavolo locale avesse poteri decisionali importanti – ad avere delle situazioni a macchia di leopardo. Sapete benissimo che ci sono delle aziende che hanno sede e filiali distribuiti su tutto il territorio regionale. Quindi, non avere omogeneità di vedute e di interpretazione potrebbe portare a dei problemi, come è successo negli ultimi giorni, ad esempio, sul fatto che alcuni prefetti avevano chiesto di rifare la comunicazione per l’apertura.

    Poi, per fortuna, è intervenuto il ministro martedì con una nota di rettifica ai prefetti dove dice che solamente i nuovi codici ATECO, comunque i nuovi che intendono aprire, dovevano fare questa domanda.

    Vorrei chiedere: se i tavoli locali hanno quel ruolo di ricettore di richieste, esigenze e problematiche, okay; se devono avere anche un potere di decisione sul rimanere o non rimanere chiusi o aperti, un po’ di dubbi su questo mi permetto di averli.

    Tre settori che necessitano, secondo me, di un’attenzione sono: il tessile, l’abbigliamento e il calzaturiero.

    È indispensabile questi settori metterli immediatamente nelle condizioni di poter aprire almeno l’attività di campionario. Fare il campionario è fondamentale perché voi sapete che la moda […] non recupera il mese successivo, ma lavora sei mesi per sei mesi o addirittura un anno per un anno. Quindi, è necessario fare riaprire questa attività all’interno delle aziende nel campo dell’abbigliamento, da quello che crea il modello sulla carta piuttosto che al computer a quello, invece, che deve realizzare concretamente.

    Stiamo parlando di aziende che occupano anche centinaia di persone. Stiamo parlando di 25-30 persone ad azienda. È fondamentale per metterle in condizione di poter poi essere pronti per la riapertura e produrre […] , altrimenti vuol dire perdere stagioni intere.

    Sono d’accordo – vengo a un altro tema – sul riaprire i cantieri pubblici, però mi piacerebbe, o meglio io penso che dovrebbe avere una attenzione particolare, anche un’eventuale riapertura nel settore edilizio, in genere partendo magari da quello delle manutenzioni non solo di carattere di urgenza, quindi manutenzioni ordinarie e straordinarie non solo di carattere di urgenza, ma che possono appunto continuare ad operare sul territorio. Vedo qui la nostra realtà, ovviamente: magazzini tutti chiusi perché queste attività non sono più in essere, non possono più svolgere la loro attività e quindi è tutto chiuso.

    Ultimo, che però mi sembra importante, è il settore dell’agricoltura. Sono state aperte – faccio un esempio – con l’ultimo DPCM, nell’ambito dell’agricoltura, delle attività di vendita all’ingrosso, i grossisti.

    È chiaro che questo significa, che chi l’ha fatto - io ho provato a segnalarlo anche a qualche amico ministro- non conosce come avviene la distribuzione di queste attrezzature agricole in Italia, perché dalle mietitrebbie piuttosto che i trattori, dai motocoltivatori piuttosto che ai decespugliatori o ai mezzi per lo sfalcio dell’erba che utilizzano anche gli enti pubblici, non viene fatto all’ingrosso, ma è il rivenditore che fa la vendita all’utilizzatore finale, sia questo pubblico o privato.

    Quindi, non è una vendita all’ingrosso, ma è una vendita al dettaglio. Se noi non riusciamo in Italia a fare ripartire queste cose per tutta la filiera, quando si dice “Apriamo nel campo dell’agricoltura questa attività” non può essere quindi aperta solamente l’azienda che produce il mezzo agricolo. Noi abbiamo, in Italia, le migliori aziende e in Emilia-Romagna parecchie, migliori aziende che producono questi mezzi nel settore dell’agricoltura. Dobbiamo metterli nelle condizioni di vendere perché sennò riempiono tutta la filiera. In due o tre settimane riescono a riempire i loro magazzini con stop-limit e poi dopo devono sospendere perché hanno avuto costi, ma non hanno avuto nessun introito in quanto non possono vendere.

    Bisogna aprire anche il rivenditore che vende il mezzo al cittadino, a un Comune o a un altro utente.

    Se non facciamo così, in questo momento stiamo aiutando solo le imprese straniere, perché loro si affidano invece ai grossisti, ai distributori in Italia, che invece sono classificati come grossisti e quindi, di fatto, vendono mezzi dei concorrenti esteri, ma ai nostri italiani facciamo fare dei bei magazzini ma poi non potranno venderli perché hanno comprato, chi doveva comprare, macchinari all’estero.

    Sostanzialmente, o siamo in grado, con queste poche cose, che però sono tante, capisco, di evitare di far saltare il ciclo virtuoso tra fornitori o clienti, altrimenti, nei settori tessile, abbigliamento, calzaturiero, agricoltura, ma in tanti altri, anche nella metalmeccanica, noi ci troviamo che un domani non riusciamo a ripartire e anzi ci vorranno degli anni per tornare alla normalità.

    Ho cercato di andare veloce perché avevo paura che cadesse il collegamento. Non so se siete riusciti ad ascoltare tutto quello che ho detto.

     

    Presidente RONTINI

    Abbiamo sentito tutto.

     

    Consigliere BULBI

    Purtroppo, vivo in una realtà dove nonostante… Mi fa piacere che abbiate sentito. Quando ero sindaco ho segnalato che nel nostro territorio non eravamo […]. Adesso ne avete la prova con me che non riesco a collegarmi. Come ha detto bene anche l’assessore Calvano, è importante andare verso la digitalizzazione di massa. Bisogna farlo, però, partendo anche da questi territori perché sennò siamo costretti, come io sarò costretto, o a venire a Bologna o ad andare in pianura per chiedere a qualcuno se mi può dare un ufficio per poter svolgere anche questa mansione. Grazie.

     

    Presidente RONTINI

    Consigliere Bargi, prego.

     

    Presidente POMPIGNOLI

    Si prepari la consigliera Piccinini.

     

    Consigliere Stefano BARGI

    Cercherò di essere breve e concentrerò il mio intervento principalmente sul tema delle piccole imprese. In particolare, chi mi ha appena preceduto ha concluso su un aspetto fondamentale. Ho sentito citare dall’Assessore prima le filiere internazionali, però ci sono anche le filiere sul nostro territorio spesso corte che hanno bisogno di ricevere l’apporto necessario per poter riprendere, poter far ripartire i pagamenti anche a ritroso da chi lavora direttamente con il cliente verso tutti i produttori e distributori che fanno parte della filiera per poter ridare linfa a un sistema produttivo che è in difficoltà. Su questo vorrei fare un piccolo excursus: non è in difficoltà solo oggi perché c’è il Covid-19. Ci siamo fatti un po’ belli anche in questi anni ricordando sempre che l’Emilia-Romagna è quella che cresce di più come PIL, ma dobbiamo anche ricordarci che siamo sempre estremamente al di sotto di quella che è la crescita, di quello che era il potere d’acquisto delle famiglie italiane prima della crisi, citata anche dall’Assessore, del 2008.

    In particolare, da quando il nostro Paese è stato spinto a cercare di rientrare verso i parametri di convergenza di Maastricht in maniera così forte sui propri conti pubblici, abbiamo visto un crollo progressivo della nostra economia in una situazione di recessione continua, che ci portiamo dietro ormai da oltre un decennio.

    In realtà, il nostro sostrato economico soffriva già e le nostre famiglie hanno perso progressivamente potere d’acquisto non rendendo possibile la circolazione di moneta che vedevamo, ad esempio, alla fine degli anni Novanta già da diverso tempo.

    Credo che questo lo abbia certificato anche il presidente Bonaccini, visto che nell’ultima Assemblea che si è svolta in videoconferenza, ha detto chiaramente che chi pensa di risolvere i problemi delle crisi economiche con la ricetta dell’austerità non ha capito niente, testuali parole sue. Lo vedo un po’ come un mea culpa tardivo evidentemente, per le posizioni tenute in passato, ma sicuramente questa è la situazione in cui noi siamo stati e in cui siamo ancora ad oggi.

    Il Covid è stata l’ennesima crisi che si ripercuote a livello economico; crisi dovuta alle misure ovviamente necessarie e, per carità, obbligatorie da mettere in campo per cercare di contenere l’altro aspetto, l’aspetto principale, che è l’emergenza sanitaria, ma che oggi, però, ricadono pesantemente sul mondo delle partite IVA.

    Devo essere sincero, vedo come grandi assenti dai tavoli sia regionali ma soprattutto nazionali anche perché credo che da lì dovrebbero arrivare i principali segnali e soprattutto i principali strumenti per poter rilanciare il Paese. Prima, giustamente, lo diceva l’assessore Calvano, non è che la Regione può utilizzare strumenti in deficit, quindi è necessario che arrivi da più in alto o da più a sud, quelle che sono le risorse e le misure per poter ripartire. Però, anche la Regione può fare la sua parte.

    Tutto quello che riguarda, principalmente, le piccole attività, la ristorazione, il turismo, il piccolo commercio, ci metto anche lo sport e lo spettacolo, gli ambulanti… Io, ad esempio, non ho ancora capito quando ripartiranno i mercati, visto che entreremo in questa cosiddetta “fase 2” dove si ripartirà, ma si ripartirà in maniera molto attenzionata. Già lì ho letto che si parla, ad esempio, per quanto riguarda la ristorazione, del 13 maggio, con la possibilità di riaprire, però, tenendo ben presente che le persone devono restare alle distanze specifiche per legge, il che vuol dire che se uno ha una sala di 60 posti, si trova ad avere massimo 15-20 clienti. Mi chiedo anche come possa fare poi ad aprire, a far funzionare la propria attività se poi è ridotto ad avere delle limitazioni così pesanti e avere la responsabilità a carico, nel caso in cui le persone non stiano alle dovute distanze.

    Quindi, di fatto, paga, come sempre, colui che è già in difficoltà, ovvero chi ha l’attività. Tutto questo mondo di attività, che vivono direttamente a contatto con il cliente, che hanno spesso anche magazzini deperibili (altro tema di cui non ho sentito parlare)…Penso al cibo, ovviamente. Far chiudere un’attività dalla sera alla mattina, se si ha del cibo in magazzino dubito che si possa conservarlo per oltre 50 giorni. Poi, avremo ancora circa un mesetto per questa attività fino a che non riapre. Penso, però, anche al piccolo commercio. Prima veniva citato il tessile e in particolare i negozi di vestiti e di abbigliamento, che fanno dei campionari stagionali e che si son visti troncare una stagione.

    A questo tipo di attività oggi la risposta che io vedo, che è l’unica presente sia nel Decreto Liquidità sia con la misura di impegno al sistema Confidi per poter fare garanzie a tasso zero o prossime allo zero, è il debito. Fondamentalmente si sta dicendo agli imprenditori che l’unico modo che hanno per poter rimettersi in gioco è quello di fare ulteriore debito. Parliamoci chiaro, abbiamo attività che lavorano stagionalmente. Prima è stato detto anche dall’Assessore: gli effetti del Coronavirus ce li porteremo dietro per molto tempo, non sarà una questione che potremo risolvere nel giro di un mese o pochi giorni.

    Fondamentalmente ci troveremo di fronte a un periodo molto lungo in cui il turismo italiano, perché non è detto che le persone poi si sposteranno tra le regioni, considerando che questa viene vista come una delle regioni più colpite, avremo quindi una carenza e una difficoltà di poterci rivolgere alla clientela, con una difficoltà a ripartire che si sposterà avanti nel tempo. Se la tua stagione forte è l’estate, molto probabilmente quest’anno la perdi. Penso alla costa romagnola, ma penso anche all’entroterra, dove ci sono località che hanno comunque una certa capacità di attrazione turistica o la avrebbero in condizioni normali.

    Se tu, invece, hai avuto come stagione forte l’estate, ti ritrovi magari adesso, all’inizio della stagione, con le casse vuote – questo è il vero grande tema – perché d’inverno, chiaramente, hai lavorato meno aspettando il momento di viaggiare a piedi giri, e ti ritrovi senza avere le risorse perché ti hanno fatto chiudere dalla sera alla mattina per poter pagare già i fornitori del mese prima. Penso ai fornitori di febbraio, ai dipendenti. Fondamentalmente, che cosa succederà se un’attività va a chiedere del debito oggi? Lo userà per questioni di liquidità. È per questo che quando sento dire che con le risorse messe a disposizione dai Confidi si avrà un effetto leva per investimenti per 100 milioni di euro, dubito fortemente che assisteremo a dei grandi investimenti che rilancino l’economia, la produzione e i posti di lavoro all’interno della nostra Regione, ma credo fortemente che tutti quei soldi, chi li chiederà, li chiederà per poter pagare i dipendenti, per poter pagare intanto a chi la cassa integrazione arriva. La cassa integrazione in deroga regionale noi l’avevamo sollecitata e, alla fine, noto con piacere che è stata chiesta l’anticipazione di cassa. È stato fatto un protocollo con le banche, che è sicuramente un dato positivo.

    Chiaro che questa vale fino al 23 di marzo. Molte attività hanno fatto ricorso al FIS e a quel punto l’accordo è diverso perché devono anticipare i soldi gli imprenditori e quindi comunque la liquidità per pagare serve.

    Poi si devono pagare le tasse, perché fondamentalmente ci troveremo con quella mega rata di tutti gli F24 che stanno slittando in estate, che, sicuramente, parlo principalmente dei dipendenti e del cuneo fiscale, si potranno spostare avanti e dilazionare, però non sono scomparsi.

    Purtroppo, ricorrere al credito come unico strumento di soluzione di questa situazione è qualcosa che non è sufficiente a dare una risposta in termini di liquidità. Prima si parlava di sgravi fiscali. Quella potrebbe essere una soluzione. Sicuramente ci piacerebbe che batteste i pugni sul tavolo nazionale perché quella è la realtà dove possono intervenire maggiormente, ma anche la Regione – è stata citata l’IRAP, che già è un’imposta abbastanza fastidiosa, pagandola al lordo del costo dei dipendenti – può sviluppare un modo per andare incontro soprattutto a queste piccole realtà dove, è chiaro, non salvi l’azienda, ma il segnale è importante, perché poter intervenire sul fronte dello sgravio fiscale vuol dire lasciare risorse all’imprenditore. Quindi, lavorerai a regime ridotto, lavorerai con difficoltà, farai fatica a ripartire al 100 per cento, ci metterai il tempo che ci metterai, ma perlomeno avrai la possibilità di avere una maggiore liquidità a disposizione dovuta al fatto che ti vengono chieste meno risorse.

    Sicuramente un primo tema è questo, se vogliamo proseguire sul tema dello sgravio fiscale piuttosto che concentrarci esclusivamente sul finanziamento, perché io faccio il finanziamento se non devo almeno usare quelle risorse per pagare le imposte, che sarebbe un giroconto fondamentalmente delle casse pubbliche, noi diamo più possibilità agli imprenditori di utilizzare risorse per la loro attività.

    Prima si parlava dell’avanzo vincolato o svincolato, in questo caso, diceva l’assessore Calvano. Scusate, c’era anche l’altro tema dell’assessore Colla. L’unica novità che ho sentito sono questi tavoli provinciali e fondamentalmente il ragionamento impresa per impresa.

    Mi unisco ai due interventi precedenti sollevando qualche perplessità, anche perché dubito che le tempistiche e tutta la burocrazia da mettere in atto per poter effettuare un lavoro di questo tipo possano rendere più snello il procedimento, ma forse servirebbero (tipo lo sgravio fiscale) risposte che ricadano su tutti e diano risposte molto rapide e veloci.

    Proprio a questo fine, mi aggancio al discorso sul bilancio, prima si parlava dell’utilizzo dell’avanzo vincolato per effetto della normativa nazionale, ma dico anche: intendiamo mettere mano – non mi è chiaro questo, si parlava di risorse nazionali e di avanzo – anche al bilancio 2020 eventualmente in variazione o in assestamento per produrre le risorse necessarie a un intervento che potrebbe essere quello di uno sgravio fiscale maggiormente diffuso? Ho concluso.

     

    Presidente RONTINI

    La consigliera Piccinini ha ritirato la sua richiesta di intervento. Cedo la parola al consigliere Bessi.

     

    Presidente POMPIGNOLI

    Si prepari, nel frattempo, anche il consigliere Marchetti.

     

    Consigliere Gianni BESSI

    Intervengo io prima della collega Piccinini?

     

    Presidente RONTINI

    Sì, perché si è cancellata, magari per errore.

     

    Consigliere BESSI

    Grazie, presidenti. Spendo tre minuti con prevalenza sul bilancio. Intanto volevo augurare buon lavoro a tutti i colleghi consiglieri, ai due presidenti e ai vicepresidenti che abbiamo eletto oggi. Credo sia importante questa Commissione. Non è un caso che ci sia l’assessore al bilancio, con le risorse messe in campo, e l’assessore alle attività produttive, con il lavoro che si sta facendo in Emilia-Romagna come modello di presentazione anche a più livelli, con incontri con categorie economiche, sociali, culturali, professionali, università, come è stato ben spiegato sia dall’assessore Colla che dall’assessore Calvano, di cui condivido la relazione fatta. Non entro, quindi, nei singoli punti, ma vorrei evidenziare come il confronto e le posizioni siano importanti proprio perché siamo in una fase, in un mondo, in evoluzione che ha colpito, a livello globale, tutte le economie, tutte le società e tutte le comunità di persone.

    Siamo di fronte a una proiezione di recessione al 3 per cento globale, al 9 per cento per quanto riguarda, con segno negativo ovviamente, il nostro Paese. Come Commissioni, credo sia importante non solo prendere, ma portare anche un piccolo contributo a questo. In tre minuti, quindi, cerco di dare il mio. Credo sia anche importante dalle prossime settimane, chiaramente con le dovute cautele, fare queste Commissioni fisicamente nelle aule della nostra Regione, con le distanze di sicurezza, per dare anche forma plasticamente alla cosiddetta “fase 2” o chiamatela come ognuno vuole, perché la necessità anche del confronto e dell’incontro deve proprio essere segno contraddistinto del nostro fare politica.

    Sicuramente il tema tracciato dall’Assessore al bilancio sulle risorse e quindi sulle modalità è importante in questo momento, perché insieme alla progettualità posta dall’assessore Colla credo che queste due cose debbano andare assieme ad ogni livello. Il fatto di aver ragionato immediatamente su tutta una serie di assi sia, in termini di risorse, sia in termini di filiere credo sia non solo importante, ma sia determinante. Poi, è chiaro che è un work in progress, che deve andare di pari passo con i confronti che sono stati avviati.

    La sinergia tra fondi europei, risorse nazionali, ottimizzazione non solo dei fondi sia della spesa sia dei pagamenti, ma anche una gestione più flessibile dell’avanzo vincolato vanno in questa direzione. Su questo credo che dobbiamo immediatamente ragionare non solo in prospettiva dell’assestamento di bilancio, ma anche ragionare in termini di lavoro immediato sui prossimi passaggi per preparare chiaramente gli strumenti di bilancio che abbiamo a disposizione come Regione, con i nostri vincoli e con le nostre regole.

    Però, lavorare sul documento economico finanziario regionale non ai margini di agosto o settembre, ma darci un’agenda, e quindi, guardo chiaramente non solo l’assessore, ma anche giustamente alla Presidenza della Commissione I, credo sia importante perché determina poi anche un lavoro e un coinvolgimento di tanti soggetti e tanti importanti attori che determinano poi tutte le problematiche che sono state sollevate anche da alcuni colleghi.

    Quando parliamo di liquidità o di investimenti noi coinvolgiamo un sistema che è quello finanziario-bancario. Proprio oggi è uscita la direttiva, mentre parlavate, dell’ABI sul fondo di garanzia e sulla liquidità, che determina il modello di come occorre presentare queste modalità, per esempio, nel finanziamento dei prestiti sui 25.000 euro, ma così altri.

    La complessità, credo che vada riportata anche a una programmazione e una pianificazione di lavoro, come l’utilizzo dei fondi europei e quindi la possibilità come ci viene data dai recenti cambiamenti sull’utilizzo immediato dei fondi strutturali. Credo che qui la mobilitazione delle riserve vada colta e credo che l’Emilia-Romagna, come sempre, coglierà questo tipo di opportunità.

    Anche qui, chiaramente, mi ricollego con quanto detto in premessa, credo che il lavoro delle nostre Commissioni e quindi anche la capacità, con le dovute sicurezze, con tutto ciò su cui siamo d’accordo, vada messo subito in campo. Su questo credo che risorse e progettualità debbano andare in contemporanea. Si è parlato di modelli. Chiaramente c’è il modello Genova, è stato ripetuto da tanti, da tutti. Affiancherei a questo anche l’esperienza della nostra regione, dell’Emilia-Romagna, come per esempio il modello dell’intervento straordinario sul terremoto. Credo che lì ci siano esperienze, capacità e risorse umane a cui attingere per prendere un modello visto che ci sono alcune aree della nostra regione che sono chiaramente state colpite di più rispetto ad altre. Credo che la solidarietà, la capacità di programmazione e pianificazione della nostra regione vada poi chiaramente presa anche nella sua esperienza, di ciò che è stato messo in campo.

    Ringraziando dell’opportunità, chiaramente sul tema dell’utilizzo immediato dei fondi strutturali o di altre prospettive, come quella dell’assestamento, lascio agli assessori e ai presidenti questo mio piccolo contributo-proposta. Credo che ci sarà da lavorare molto tutti insieme. Grazie.

     

    Presidente RONTINI

    Grazie, consigliere Bessi. Recupero l’intervento della consigliera Piccinini, a cui facciamo anche gli auguri di compleanno. Prego.

     

    Consigliera Silvia PICCININI

    Grazie mille. Mi sentite? Ringrazio gli assessori per l’audizione.

    Mi rivolgo in primis all’assessore Colla, che oggi riveste sì i panni di assessore, ma anche quelli di equilibrista, nel senso che cammina su un filo sottile, che deve coniugare salute e lavoro.

    Il suo, assessore, è un ruolo di grande responsabilità e di grande equilibrio, che richiede di non eccedere da una parte o dall’altra, perché i danni, in entrambi i casi, sarebbero incalcolabili.

    Lo dico perché il mio è più un timore: essendo stata consigliera anche nello scorso mandato, c’è la tendenza tipica di fare fughe in avanti, che può essere sicuramente comprensibile in tempi normali, ma oggi che c’è in ballo la salute pubblica io credo non sarebbe davvero giustificabile.

    È una sollecitazione naturalmente che vale per la Regione Emilia-Romagna, ma che vale per tutte le regioni, perché bisogna muoversi in modo coordinato e non scomposto. Sono molto d’accordo sul superamento, invece, del meccanismo di silenzio-assenso, perché la riapertura è una fase che va assolutamente governata. Chiedo, però, un’attenzione particolare alle micro e piccole imprese, ad avere un supporto maggiore, perché sono quelle meno strutturate, secondo me, ad affrontare la ripartenza.

    Lei poi nelle mani ha una delega che è strategica, che è quella della green economy. Io purtroppo non ho sentito nulla su questo, però se c’è un insegnamento che questo virus, questa pandemia ci ha insegnato, e che andrebbe interiorizzato è proprio il tema della sostenibilità ambientale anche all’interno dello sviluppo economico.

    Ormai è chiaro che l’inquinamento ha giocato un ruolo anche nella diffusione del virus e la lezione che dobbiamo imparare è che noi siamo parte di un sistema e non siamo il sistema. Questo è un aspetto che credo stia alla base, tra l’altro, di tutto ciò che si muove nel suo assessorato.

    Quindi, se da una parte ci vuole, è vero, equilibrio, dall’altra io credo, invece, che ci voglia fermezza su alcuni punti. Questa è l’occasione anche per ripensare il sistema, mettendo al centro la sostenibilità se davvero vogliamo affrontare questa sfida guardando al futuro.

    Per quanto riguarda, invece, l’assessore Calvano una considerazione e una proposta. Intanto, ripeto, questa è stata un’epidemia devastante, ma ci ha consegnato delle opportunità che noi dobbiamo essere in grado di cogliere.

    In questa regione si parlava prima della modalità agile che oggi viene attuata da duemila persone circa in regione. L’impressione che ho è che prima, è vero, questa metodologia venisse utilizzata forse però non con troppa convinzione, oggi non se ne può fare a meno. Non ne possiamo fare a meno noi come Istituzione Regione, ma non ne può fare a meno la pubblica amministrazione ad ogni livello. È una modalità che va assolutamente consolidata anche per il futuro e a questo si lega il problema della diffusione della banda larga.

    Oggi con noi non c’è l’assessora Salomoni, ma spero avremo modo anche di parlare con lei, perché bisogna fare molto di più. Oggi la connessione è diventata un bene di prima necessità per il telelavoro sia nel pubblico che nel privato e per la didattica a distanza. Qui non bisogna fare dei passi avanti, bisogna assolutamente correre.

    Il fatto di avere così tanti lavoratori nel pubblico, che lavorano in modalità agile, produce una conseguenza sui nostri bilanci, perché, come sapete, da normative vigenti questo produce un risparmio nella non erogazione dei buoni pasto ed è un tesoretto abbastanza consistente, che io chiederei, ma questa è una proposta che io faccio, non chiedo naturalmente una risposta oggi, però chiedo che venga valutata, di utilizzare questa somma affinché venga destinata per le fasce più fragili della nostra popolazione, magari sommandola a quello che è già stato il bonus spesa del Governo. È una proposta che chiedo possa essere presa in considerazione e valutata, anche in accordo con i sindacati che, immagino, non possano essere esenti dal dare una loro valutare in merito. Mi fermo qui.

     

    Presidente POMPIGNOLI

    Grazie, consigliera Piccinini. Consigliere Marchetti Daniele, prego.

     

    Consigliere Daniele MARCHETTI

    Grazie, presidente. Cercherò di essere il più sintetico possibile, senza ripetere gli interventi che sono già stati fatti da alcuni colleghi. Fondamentalmente ho quattro domande, tre in particolar modo per l’assessore Colla e una per l’assessore Calvano.

    Partirei dai tavoli provinciali, tema già affrontato da altri consiglieri. Volevo chiedere se il modello che viene preso in considerazione è quello già avviato in Città Metropolitana di Bologna, perché, se così fosse, lasciatemi dire che siamo completamente fuori strada.

    Il tavolo per la sicurezza sul lavoro avviato da Città Metropolitana sta di fatto escludendo tutti i rappresentanti di una certa parte politica, cioè del centrodestra, Lega compresa.

    Ci sono rappresentanti istituzionali del centrosinistra e parlamentari che non hanno alcun ruolo di governo del Partito Democratico. Credo che se vogliamo trovare un modo per collaborare tutti insieme non sia assolutamente questo il modo. Quindi, innanzitutto chiedo all’assessore competente se questo modello viene condiviso o se sono previste delle correzioni e inoltre domando anche a che cosa servirebbero quelle risorse che la Regione ha già detto di voler mettere a sostegno appunto di questi tavoli provinciali.

    Altro tema, che è più una segnalazione, perché è un tema più che altro nazionale: ci viene segnalata una disparità tra i lavoratori in cassa integrazione in deroga e percettori dell’assegno ordinario di aziende iscritte al Fondo di integrazione salariale. Questi ultimi, infatti, pare che non abbiano diritto, secondo una circolare dell’INPS, agli assegni familiari. Chiediamo all’assessore di far presente questa cosa magari nei confronti del Governo, magari tramite il presidente Bonaccini, che è anche il presidente della Conferenza Stato-Regioni, per porre fine a questa disparità. In un momento di difficoltà, mi pare assolutamente inopportuno togliere aiuti a chi magari fa già fatica ad arrivare a fine mese.

    Altro argomento, sempre riferito ai temi trattati dall’assessore Colla. Nella sfera economica possono rientrare anche i controlli sui prezzi, quelli delle grandi catene di distribuzione, i prezzi di beni di prima necessità, di generi alimentari? Ci vengono segnalati degli aumenti anomali. Noi qualche giorno fa, come Lega, abbiamo depositato una risoluzione per proporre di arrivare ad un protocollo coinvolgendo gli operatori della grande distribuzione e le associazioni di tutela dei consumatori. Ho visto che ieri ‒ o ieri l’altro ‒ è arrivata una proposta simile anche da parte di una consigliera di Europa Verde, se non sbaglio. A questo punto, mi chiedevo se da parte della Giunta ci fosse la disponibilità di procedere in questa direzione, visto che mi sembra siano arrivati inviti simili in maniera trasversale.

    La quarta domanda ‒ dopo chiudo; come vedete sono stato sintetico ‒ è rivolta all’assessore Calvano. Si è parlato di 65 milioni di euro per quanto riguarda il bonus destinato agli operatori sanitari e di 26 milioni di euro per quanto riguarda l’hub di terapia intensiva. Volevo capire, di queste risorse quante sono della Regione? In che modo sono state recuperate? Ho sentito parlare di ottimizzazione. Spesso quando si utilizza questo termine si nascondono dei tagli. Quindi, vorrei qualche rassicurazione in merito. Nello specifico, sul bonus che verrà garantito agli operatori sanitari, volevo capire se riguarda soltanto gli operatori sanitari del comparto, quindi medici, infermieri e OSS, o anche dirigenti, perché ci sarebbe una bella differenza, e se è già stato stabilito un metodo per il riparto.

    Queste sono, fondamentalmente, le richieste che volevo avanzare. Grazie.

     

    Presidente POMPIGNOLI

    Grazie, consigliere Marchetti. Passiamo la parola alla consigliera Valentina Castaldini. Si prepari la consigliera Silvia Zamboni.

     

    Consigliera Valentina CASTALDINI

    Grazie, presidenti. Buongiorno, assessori.

    Faccio una premessa importante. Oggi per la prima volta abbiamo l’opportunità di vedervi. Finalmente cominciamo a far politica, cominciamo a chiedere a voi perché abbiamo lottato molto per l’istituzione delle Commissioni. È una modalità che non ci piace. Se la Regione Emilia-Romagna deve cominciare a funzionare, deve anche ricominciare a funzionare la democrazia e la politica, ovvero la possibilità di vedere se ricominciare a lavorare seriamente in Commissione, perché da qui parte la politica, partono le istanze che noi sentiamo di dover esprimere.

    Faccio una premessa importante. Ognuno sta facendo un pezzo, ed è chiaro. Di questi pezzi vogliamo farne parte. Se è vero che l’istituzione di un tavolo sul lavoro e il lavoro che lei sta facendo, assessore Colla, è importantissimo, vorremmo capire meglio, al di là di Facebook, dei social e delle dichiarazioni ai giornali, come avverrà l’attuazione dei vari tavoli provinciali.

    Noi riteniamo che in questo momento storico, in questa fase storica così importante il lavoro insieme all’opposizione, come penso oggi abbia ampiamente dimostrato, sia un lavoro molto costruttivo, perché la nostra voce è la voce di tanti elettori che ci hanno votato. Chiaramente, in questo momento il lavoro che stiamo facendo è quello di contattare tutti i nostri riferimenti che hanno bisogno di risposte, così come tutti quelli che noi rappresentiamo, maggioranza e opposizione.

    Nei tavoli territoriali prevedo ‒ spero, è un auspicio; lo faceva anche il consigliere Marchetti ‒ ci sia la possibilità di essere rappresentati, così come è accaduto al Governo. Poi il Governo non ha ascoltato. Noi speriamo che l’Emilia-Romagna, che dice di essere sempre la prima su molti aspetti, oltre a chiamarla attorno a un tavolo, ascolti anche le nostre istanze.

    Io ho la necessità di mettere in luce un aspetto fondamentale, che non dipende esclusivamente dalla Regione Emilia-Romagna. Dipende dal Governo. Ma il grande assente in tutta questa discussione si chiama “educazione, formazione, scuola”. Stiamo ripensando alla ripartenza di tutto. Nessuno pone attenzione a quando i genitori, le famiglie andranno a lavorare e evidentemente dovranno essere sostenuti nell’esigenza di poter andare a lavorare e lasciare i propri figli a casa. Parto dalla mia personale esperienza e quella di tantissime persone. Non capisco perché sui tavoli nazionali non si possa almeno immaginare di riprendere le attività educative anche per lo 0-6; immaginate su piccoli gruppi educativi o piccole realtà.

    Faccio anche un appello all’assessore al bilancio, che ha parlato di sostegno economico alle scuole materne. C’è un mondo che chiede di essere ascoltato, che è quello non solamente delle scuole materne, ma chiaramente anche di tutta la fascia d’età che va dai 6 ai 18 anni, cioè le scuole elementari, le scuole medie e le scuole secondarie, e anche piccoli gruppi educativi, asili nido convenzionati con i nostri Comuni, che oggi hanno bisogno di risposte concrete.

    Sulle risposte concrete vorrei porre l’accento. Abbiamo visto varie conferenze stampa, abbiamo ascoltato l’intenzione della Regione di attuare varie politiche in tutti i settori, in tutti gli ambiti. L’appello è quello di parlare nel momento in cui questi atti si concretizzano. A oggi ‒ lo dico ‒ io non so rispondere alle persone che mi chiedono quando arriveranno i 2 milioni per la sanificazione o per le attività balneari, quando arriveranno i soldi delle famiglie che avranno bisogno di immaginare il 4 maggio come tornare al lavoro e a chi lasciare i propri figli. Non riesco a immaginare o non so completamente rispondere a chi in questo momento ha sentito l’annuncio di soldi in arrivo per il personale sanitario e ancora non ci sono atti formali scritti. Non dico che questo non ci sarà, però è importante in questo momento dare un’informazione chiara, certa e diretta a chi sta aspettando determinate cose. Sono certa che questi soldi sono stanziati, sono operativi, ma vorremmo dei tempi certi.

    Faccio anche un appello, assessore Colla, a lei. Oggi è il 16 aprile. In un’intervista sul Carlino è stato scritto che in una settimana ci sarà una proposta fatta al Governo. Mi sembra un tempo molto, molto stretto per poter fare una proposta concreta, soprattutto se si vogliono attivare quei tavoli territoriali. Forse non ho capito io la proposta, e me ne scuso, ma evidentemente ‒ ribadisco ‒ le Commissioni servono esattamente a questo, a capire gli intenti della politica. Credo che queste due settimane debbano essere fatte di un lavoro molto intenso, non solo regionale, ma anche dei nostri enti più piccoli, perché il 3 maggio si sappia esattamente come partire e che le domande vengano risolte.

    Faccio un appello su una città, la città di Rimini, che in questo momento, soprattutto dal punto di vista aziendale, di impresa, sta vivendo una grandissima difficoltà, perché è indietro a tutti rispetto a situazioni di limite che è stato posto. Lì ci sono aziende fondamentali per il nostro lavoro, aziende di abbigliamento, di packaging, che lei prima aveva citato, che in quel caso non stanno ripartendo, anche se hanno lavoro da fare. La mia grande domanda è questa: sarà pronto a una ripartenza del 4 maggio? O meglio, vorremmo avere punti scritti su protocolli che sono stati fatti fino ad oggi. Si accende il riflettore sul grande esempio della Ferrari. Sappiamo dell’esistenza di protocolli all’interno di quell’azienda. Noi vorremmo avere la possibilità di far replicare ai tanti imprenditori che ci stanno chiamando non solo la fantasia dell’imprenditore, ma anche linee guida scritte per poter dire: “Bene, da oggi si riparte con queste modalità”.

    Il partito che rappresento ed io vogliamo dare una mano concreta alla ricostruzione in un momento critico, forse il più critico che la nostra Regione ha passato. Questo riteniamo lo si possa fare dividendo l’emergenza per settori. Ogni settore va studiato, analizzato e deve essere preso in considerazione nell’ambito in cui ci troviamo. Le necessità di Rimini sono diverse da quelle di Bologna e sono diverse da quelle di un paesino di montagna. Crediamo che il modo migliore per lavorare sia quello di immaginare linee di indirizzo scritte, divise per settori di competenza.

    Evidentemente, l’intervista non riassume il pensiero dell’assessore, è limitata. Questa Commissione credo sia l’occasione per chiarire a noi quali saranno i passi da oggi, nel giorno in cui ci troviamo, fino all’ipotetica riapertura della nostra regione. Ipotetica. Vuol dire, però, che in quel momento dobbiamo essere pronti per dire “partiamo”, altrimenti la sofferenza continua, e continua in maniera sempre più grave. Grazie.

     

    Presidente RONTINI

    Grazie, consigliera Castaldini. La parola alla consigliera Zamboni. Si prepari il consigliere Tagliaferri.

    Mi inserisco nel dibattito, scusate. A questo punto, anche raccogliendo alcune sollecitazioni arrivate dai consiglieri, mi sento ‒ quando replicherà l’assessore Colla ci darà una risposta ‒ di poter avanzare formalmente, come presidente della Commissione politiche economiche, una richiesta. Lo abbiamo detto: abbiamo tutti la necessità di poter essere operativi in questa fase, di poter dare un nostro contributo costruttivo, collaborativo alla graduale ripartenza in questa fase di convivenza con il virus. La richiesta è di valutare se non sia possibile che a quei tavoli provinciali insediati o in via di insediamento possano essere invitati anche i consiglieri regionali.

    Consigliera Zamboni, prego.

     

    Consigliera Silvia ZAMBONI

    Parto innanzitutto dalla condivisione degli assi strategici degli investimenti fatti finora dalla Regione. Condivido fino all’ultimo particolare, che non è poi così secondario, ossia l’attenzione che è stata data alle edicole, un mondo economico che rischiava la sparizione e che in questo periodo ha dimostrato, invece, la sua essenzialità. Ho trovato interessante anche questo...

     

    Assessore COLLA

    Non sento.

     

    Presidente RONTINI

    Noi la sentiamo. Consigliera Zamboni, provi ad alzare il volume. Io personalmente sento, ma l’assessore Colla segnala che sente male. Provi ad alzare il volume del suo microfono.

     

    Consigliera ZAMBONI

    Ero partita da una condivisione degli assi strategici degli investimenti, delle misure economiche prese fino adesso, fino al particolare di sostenere le edicole, che è un mondo economico che rischia quasi la sparizione. Ne chiudono in continuazione. Invece in questo periodo ha dato un segnale della sua centralità. Quindi, mi è sembrato opportuno portare anche questo aiuto.

    Rispetto alle voci già elencate, mi sentivo, però, di aggiungerne altre due. Visto che il beneficio economico è stato riconosciuto agli operatori della sanità pubblica, intendendo medici e infermieri, dare qualcosa, secondo me, un riconoscimento anche agli OSS, gli operatori che nelle residenze per gli anziani, che sono state un po’ il tallone d’Achille di tutta l’operazione sanitaria, hanno sicuramente contribuito ‒ io penso ‒ a contenere i danni, e anche il terzo settore. Il terzo settore sta mettendo in campo 10.000 volontari tutti i giorni, che consegnano pasti, che si danno da fare. Quindi, in qualche modo, trovare un riconoscimento anche per questo esercito di volontariato.

    Venendo, invece, alla questione della ripartenza, mi rifaccio a quello che ha detto il presidente Bonaccini quando fece l’informativa sull’epidemia, nel Consiglio del 27 marzo. Disse chiaramente: prima la sanità, poi il resto. In questa fase di studio della sicurezza, nella ripresa delle attività economiche, perché questo deve essere l’ordine dei fattori (sicurezza e poi ripresa), anch’io segnalo la preoccupazione che non siamo ancora in grado di dotarci in maniera sistematica e garantita dei dispositivi di protezione individuale. L’azienda di Reggio Emilia fa 150.000 mascherine al giorno. È vero che ce ne sono cinque in pole position, per partire anche loro, però resta il fatto che ci sono decine di aziende che si sono candidate a riconvertire la produzione e che restano strozzate nel collo di bottiglia delle autorizzazioni dell’Istituto superiore di sanità e dell’INAIL.

    È chiaro che la Regione in questo non c’entra. La Regione ha fatto tutto quello che doveva fare. Ha fatto il vademecum, ha fatto i tavoli tecnici, ha sollecitato le università. Bisogna che la Protezione civile, a livello nazionale, si renda conto di questa difficoltà. O noi riusciamo a partire con la garanzia di disporre di tutti i sussidi, di tutti i supporti per contenere la diffusione del virus o rischiamo una falsa partenza, che ci metterebbe nella condizione di doverla bloccare di nuovo. E questo, secondo me, sarebbe deleterio.

    C’è anche il tema dei famosi reagenti per i tamponi, altro terreno sul quale non siamo in grado di garantire le forniture necessarie. Anche questo aspetto, secondo me, va risolto prima di ripartire. Non possiamo rincorrere nella ripartenza di nuovo un’emergenza sanitaria (mancanza di controlli, ecc.). Ripeto: sarebbe devastante dover bloccare la ripartenza o rallentarla.

    Rispetto alla ripartenza, secondo me, c’è un altro settore critico ‒ non riguarda voi, ma ho visto che ne stiamo parlando ‒ ossia quello della mobilità. “Ripartire” vuol dire che la gente esce di casa e torna sui luoghi di lavoro. Se vogliamo evitare che ci tornino tutti con la macchina privata, bisognerà cominciare a pensare a come rendere il trasporto pubblico all’altezza di questa ripresa, garantendo distanze di sicurezza, disinfettanti, ecc. Anche questo, secondo me, è un tassello della ripartenza che va preso in considerazione prima di ripartire. Forse ci avete già pensato, ma ci tenevo a sottolinearlo.

    Per quanto riguarda la filosofia della ripartenza, l’assessore Colla è l’assessore del Patto per il lavoro, però noi sappiamo che anche nel programma elettorale, che anch’io come Europa Verde ho sottoscritto, del centrosinistra, l’altro aggancio è il Patto per il clima. Secondo me, anche nella ripartenza devono viaggiare insieme. Credo che la macchia nera ‒ diciamo così ‒ del contagio sul bacino del Po dia un’indicazione, non così peregrina, di un possibile collegamento tra inquinamento atmosferico e diffusione del virus, sia nel fatto che chi respira aria malsana ha i polmoni più deboli, quindi meno capaci di resistere, sia proprio in termini di diffusione. L’ultimo studio è quello dell’Università di Harvard che pone questa correlazione tra polveri sottili e diffusione del virus. Quindi, è importantissimo nella ripartenza contemplare il risanamento ambientale anche come occasione di nuove attività produttive, non solo per contemperare la questione della sostenibilità. Lì ci sono potenziali occupazionali ed economici che, secondo me, vanno sfruttati, tanto più quando sottolineiamo che gli investimenti pubblici saranno una leva cruciale, una leva fondamentale per il riavvio del sistema economico.

    Va benissimo quello che è stato detto dall’assessore Calvano, che i primi due investimenti consistenti nel campo delle infrastrutture riguardano il settore ferroviario, quindi interramento della linea ferroviaria Ferrara-Codigoro ed elettrificazione dell’altra linea Reggio-Ciano. Spero che nella graduatoria, nelle priorità che verranno fissate negli investimenti pubblici, si continui a seguire questa linea e non la linea di riaprire i cantieri purché sia. Trovo che sarebbe un’occasione mancata di far marciare insieme Patto per il clima e Patto per il lavoro. Il risanamento ambientale rappresenta un’altra esigenza fondamentale e non dobbiamo sprecare questa occasione di partire con il piede giusto.

    Infine, voglio confermare a un consigliere che mi ha preceduta che ho avanzato questa richiesta che venga istituito un osservatorio sui prezzi ‒ anche se non è questa la sede in cui parlarne; semmai con l’assessore Corsini ‒ perché effettivamente il rischio c’è. Ci sono già segnalazioni di rincari ingiustificati di tutti questi beni di prima necessità che una volta non lo erano. Mascherine, guanti, disinfettanti. Anche il rifornimento dei generi alimentari di prima necessità: adesso è stato assicurato, però cominciano a esserci problemi nella raccolta, per esempio, di frutta e verdura. Bisogna tenere d’occhio e fare un monitoraggio per evitare che ci sia chi specula anche su questa grave fase per la nostra regione, e non solo: per tutto il Paese e, a quanto pare, per mezza Europa. Grazie.

     

    Presidente RONTINI

    Grazie, consigliera Zamboni. La parola al consigliere Tagliaferri. Si preparino i colleghi Pompignoli e Palma Costi.

    Vi chiedo di essere i più sintetici possibili. Vi chiedo perdono nello stesso momento in cui ve lo chiedo. Abbiamo ancora sette-otto interventi. Sappiamo che dobbiamo ridare la parola agli Assessori e abbiamo la necessità di chiudere la seduta della Commissione per le ore 13.30, perché dopo partiranno i lavori della IV Commissione. Grazie. Consigliere Tagliaferri, prego.

     

    Consigliere Giancarlo TAGLIAFERRI

    Cercherò di essere brevissimo.

    Parliamo della “fase 2”, quindi della ripartenza. Non ripeterò i temi e i quesiti già affrontati, ovviamente, per brevità di intervento. Puntualizzerò su un paio di aspetti che mi stanno particolarmente a cuore.

    Innanzitutto, ritengo si debba tener conto anche delle situazioni di criticità differenti non solo a livello nazionale, ma anche a livello regionale. Mi riferisco, per esempio, alla situazione di Piacenza e Rimini, che potrebbero avere restrizioni più ampie in futuro, anche differenziate a livello regionale, per maggior tempo rispetto alle altre province. Consideriamo che sia Piacenza che Rimini sono territori di confine, quindi occorre considerare le differenti modalità di ripresa dei territori confinanti siti, ovviamente, in altre regioni.

    Approfitto per tornare molto brevemente su un tema fondamentale, anche a beneficio dell’assessore Colla: cercare di evitare il più possibile le disparità tra una regione e l’altra, che finirebbe per compromettere la concorrenzialità delle aziende, così come succede da anni, proprio per le differenti normative che spesso ci sono tra una Regione e l’altra. Attenzione poi ‒ ed è un altro esempio concreto ‒ ai doverosi controlli per garantire la sicurezza, necessari e indispensabili, che sono prodromici alla riapertura delle aziende.

    Segnalo in particolare la volontà, che abbiamo appreso da poco e che traspare dalle dichiarazioni di Venturi, di frenare sugli esami sierologici. Siamo contenti che alla Ferrari si facciano esami sierologici a tappeto e che, quindi, questa eccellenza possa riprendere con più sicurezza, ma vorremmo che anche per le altre province e nelle altre situazioni complessivamente si possa godere di questo tipo di tranquillità.

    In sostanza, non si sono fatti e non si fanno abbastanza tamponi. Non parliamo degli esami sierologici. Stiamo perdendo tempo e ciò potrebbe compromettere la ripresa economica, in particolare nelle zone con più contagi e decessi. In province, come quella di Piacenza, dove ci sono stati oltre 700 decessi, ed effettivi sappiamo bene che i decessi potrebbero essere, nel finale, all’incirca un migliaio tra quelli dichiarati e quelli presunti e non dichiarati, è evidente che le preoccupazioni delle famiglie, delle aziende e dei dipendenti di poter riprendere il lavoro siano più alte rispetto a dove ci sono stati meno decessi, meno contagiati.

    Mi limito a questo. Avremo modo successivamente di ritornare su altri temi.

    Apprezzo la volontà di dialogo degli assessori competenti. Purtroppo, a breve dovrò scollegarmi per partecipare all’Ufficio di Presidenza, però li ringrazio già da ora per le risposte e per l’attenzione che vorranno riporre a quanto domandato. Grazie.

     

    Presidente RONTINI

    Grazie, consigliere Tagliaferri. La parola al presidente Pompignoli.

     

    Presidente POMPIGNOLI

    Grazie. Intervengo per fare alcune considerazioni e, più che altro, tre domande all’assessore Calvano e due all’assessore Colla. Parliamo di ripresa. È inutile guardarci indietro. Dobbiamo guardare avanti.

    Mi rivolgo all’assessore Calvano. Integro le domande del consigliere Marchetti. I 65 milioni di euro stanziati per gli operatori sanitari quando materialmente andranno nelle tasche di questi operatori sanitari? Sono quei famosi diciotto giorni di cui ha parlato l’assessore Calvano in precedenza? Passo alla seconda domanda. Io ho visto nelle recenti interviste ‒ la Giunta parla molto a mezzo di interviste e sullo stanziamento di risorse, di fondi, ma di fatto di delibere non ce ne sono ‒ 2 milioni alle strutture alberghiere, fondi che sono stati annunciati, ma non c’è ancora nulla di scritto; 1 milione al settore della cultura, annunciati senza nulla di scritto; 21 milioni per case welfare, annunciati, ma nessuno ha niente di scritto; 31 milioni all’agricoltura (si fa riferimento più che altro ad anticipi di risorse già stanziate precedentemente, ma non c’è, a mio avviso, lo chiedo all’assessore Calvano, aggiunta di risorse nuove); 120 milioni per quanto riguarda il trasporto pubblico, annunciati, ma non vi è alcuna delibera. Quando, di fatto, concretamente riusciremo ad avere queste delibere nelle mani?

    Un’ultima domanda all’assessore Calvano. Si parla di turismo. Volevo capire se c’è qualcosa anche, come stanziamento di risorse, per gli stabilimenti balneari. Siamo alle porte della stagione estiva. Sapete la riviera romagnola quanto turismo e quanto indotto a livello regionale crea. Sugli stabilimenti balneari io non ho sentito alcuna parola.

    L’assessore Colla ha parlato di questi codici ATECO, che ritengo un’assurdità. Chiedo più chiarezza. Se la chiarezza non la fa il Governo, quantomeno che la faccia la Regione Emilia-Romagna. Vi porto due esempi. Si è aperto al discorso del vestiario dei bambini, ma nessuno dice niente sulle calzature dei bambini, come se aumentassero le taglie delle magliette e dei pantaloni per i bambini, perché crescono, ma le misure delle scarpe no. Non se ne parla. Il settore dei calzaturifici per bambini è attualmente chiuso.

    Pensiamo alle pasticcerie. Sono aperti i panifici con vendita al dettaglio, con tutte le precauzioni del caso. Le pasticcerie devono restare chiuse. Non si comprende il motivo di questa distinzione, anche ‒ riporto i vari discorsi fatti dagli altri consiglieri ‒ per non creare una concorrenza sleale che, allo stato di fatto, preoccupa molti settori.

    Visto che non c’è chiarezza, e parlo per la provincia di Forlì-Cesena, ho sentito il prefetto, il quale ha ricevuto circa 200 domande al giorno da parte di imprese che vogliono aprire o che fanno parte della filiera agroalimentare, ma non sono inserite nel codice ATECO.

    Credo che maggiore chiarezza da parte della Regione Emilia-Romagna ci debba essere anche in virtù del fatto che si sovraccaricano enti che dovrebbero fare ben altro e non guardare effettivamente se il codice ATECO, la filiera corrisponde o meno, per dare l’assenso o la sospensione dell’attività lavorativa. Se parliamo di “fase 2” e di ripresa, bisogna essere chiari e certi sulle attività che possono sicuramente partire da ora. Poi dal 4 maggio si vedrà quello che succederà. Grazie.

     

    Presidente RONTINI

    Grazie, consigliere Pompignoli. La parola alla consigliera Palma Costi.

     

    Consigliera Palma COSTI

    Anch’io ringrazio tutti. Permettetemi soprattutto di fare una riflessione che, in parte, ha accennato anche il collega Bessi. Noi stiamo riprendendo, finalmente, un’attività importante, quella dell’Assemblea legislativa. Lo stiamo facendo con le Commissioni. Ci troviamo tutti ‒ io sono di lungo corso ‒ in una situazione completamente nuova, sconosciuta. Io ho seguito varie tragedie, tra cui il sisma, ma mi permetto di dire che questa supera qualsiasi fantasia possibile per ognuno di noi.

    Ci troviamo in una situazione completamente diversa rispetto a quello che abbiamo vissuto in campagna elettorale. Chiaramente, pensavamo ad un mondo completamente diverso. Pertanto, pongo alcuni temi di metodo e alcune considerazioni rispetto a quanto l’assessore Colla ha posto.

    Credo anch’io che dobbiamo essere messi nelle condizioni, nei tempi più veloci possibili, di condurre delle Commissioni dove siamo fisicamente presenti. Si fa molta fatica a lavorare in questo modo. Soprattutto, rischiamo anche di non poter avere quel confronto che oggi è assolutamente necessario. Mi permetto di dirlo a tutti: nessuno di noi ha delle ricette, nessuno di noi ha delle bacchette magiche per risolvere un problema mondiale, che avrà dei tempi lunghi e che avrà delle ricadute pesanti da tutti i punti di vista. Questo è un tema che ci deve vedere impegnati, come Assemblea, in modo molto, molto preciso.

    A me quello che interessa molto è capire, proprio grazie al ruolo delle Commissioni (le Commissioni hanno questo ruolo anche di approfondimento, di confronto; poi l’Assemblea deciderà), come noi partecipiamo alla costruzione delle proposte, sia per la transizione che per la ricostruzione, che saranno collegate. Questo è assolutamente necessario. Per farlo bisogna avere le opportunità per poter ragionare e discutere rispetto ai singoli temi. Credo che le Commissioni possano diventare un luogo di confronto e di elaborazione.

    Entro nel merito del tema. Ci troviamo nella II Commissione, però è presente l’assessore Colla. Quindi, rimango sul tema del manifatturiero e di ciò che ad esso è collegato. Condivido il tema che ha posto, nel senso che ciò che è stato fatto fino ad oggi (codice ATECO, deroghe, l’aver investito i prefetti) credo sia un modo non idoneo per affrontare questo tema. Credo anche ‒ se non sbaglio lo ha detto anche l’assessore Colla ‒ che fino al vaccino e a cure certe noi dovremo convivere. Quindi, l’unico modo per non morire di altre cose è affrontare in modo concreto, attivo e serio, come la Regione e l’assessore Colla stanno facendo, le modalità per avere una sicurezza individuale e collettiva per la ripresa produttiva.

    Abbiamo esperienze già in atto. Ci sono comparti che non hanno potuto fermarsi. Da tutto questo e da un confronto e un ruolo probabilmente molto più attivo anche della sanità rispetto a tutta la parte della prevenzione ‒ mi riferisco, chiaramente, alla medicina del lavoro e all’igiene pubblica ‒ credo si debba velocemente, a livello regionale, come mi pare anche l’assessore Colla abbia detto, perché ha proposto un sistema di linee guida regionali, di linee guida costruite a livello regionale da proporre, poi, al Governo, si debba assolutamente ‒ dicevo ‒ mettere in campo la batteria degli strumenti.

    Dico questo perché noi ci stiamo focalizzando molto sul tema delle mascherine e dei kit. Questo è un tema importante, fondamentale. Mi permetto solo di interloquire un attimo con Silvia. Dobbiamo stare anche molto attenti, però, al fatto che non ci siano produzioni non rispondenti ai necessari gradi di copertura che questi prodotti devono avere. Sulle mascherine, oggettivamente, c’è di tutto. Le mascherine sembrano una cosa semplice, ma non lo sono. È un qualcosa di complicato. Si parte dal tessuto, da una serie di riflessioni e di conoscenze che o ci sono e vengono attuate oppure si rischia di avere qualcosa che non sta funzionando.

    La transizione sarà molto complicata, perché si tratterà anche di ripensare la produzione, l’organizzazione del lavoro. Chi è partito sta già facendo operazioni, perché ci dovrà essere il distanziamento “fisico”. Io utilizzo questo termine e non “sociale”, perché è un’altra cosa. Anche questo è un tema sul quale le aziende hanno assolutamente bisogno di avere indicazioni specifiche.

    Questo vale anche rispetto a un altro tema. Assessore, bisogna mettere in campo anche una batteria molto potente di formazione. Noi sappiamo che si dovrà lavorare con delle metodologie, delle accortezze, delle attenzioni all’interno dei luoghi di lavoro completamente diverse rispetto al passato. Il comportamento individuale, come abbiamo visto nella situazione in cui ci troviamo, è fondamentale. Quindi, anche l’utilizzo dei dispositivi sarà fondamentale, oltre al fatto di avere tutte le possibilità tecnologiche da mettere in campo per poter, da un lato, riprendere e, dall’altro lato, assicurare la salute, sia individuale che collettiva.

    Passo alla mia richiesta. Per fare questo credo ci siano già tanti strumenti nelle cassette degli attrezzi, che chiaramente dovranno essere messi a disposizione non solo delle grandi imprese. Sono d’accordo: eviterei di parlare di settori, eviterei di parlare di codice ATECO e direi che devono partire solo coloro che sono nelle condizioni di assicurare la tutela del lavoratore, singolo e collettivo. Altre cose non possono esservi.

    Ha ragione chi ha sollevato la questione. Noi abbiamo tantissime piccole, piccolissime imprese. Non è vero che le piccolissime imprese non hanno attenzione. Molto spesso hanno capacità e attenzione, alcune volte, di molto superiori rispetto alle grandi imprese. Credo che per fare questo occorra mettere in campo una soluzione molto chiara, molto precisa, molto puntuale, da discutere al tavolo che voi, giustamente, avete previsto, che abbia il supporto ‒ ripeto ‒ di tutta la parte sanitaria, che ex ante, però, abbia anche gli elementi definiti per il controllo. L’omogeneità ci deve essere dal punto di vista delle regole, quindi di che cosa tu devi fare se riparti, ma ci deve essere anche dal punto di vista del controllo, per evitare situazioni sbracate, come a volte tutto questo comporta.

    Credo anche, però, soprattutto perché c’è un mondo di piccole imprese, che abbiamo bisogno di avere anche un sistema, chiamatelo “consulenziale”, gratuito, che può essere fornito, vedete voi la formula, per permettere alle piccole imprese, in modo particolare, di adeguarsi alle regole che vengono messe. Vedo solo persone, sia imprenditori che lavoratori, che vogliono essere messe nelle condizioni. Accompagniamoli. Accompagniamoli con la formazione, accompagniamoli con un ruolo di consulenza.

    Le multe. Io non sono per uno stato di polizia. In democrazia credo che il ruolo faticoso sia quello di costruire delle regole semplici, chiare, precise, specifiche e di aiutare tutti ad applicarle.

    Mi fermo su questo temo e dico un’altra cosa per me molto importante. In questa fase, altrettanta attenzione dobbiamo porla alle riconversioni produttive o alle innovazioni che si possono inserire. L’Assessore lo sa, perché ho già posto personalmente la questione: abbiamo interi comparti che potrebbero oggi avere benefici straordinari. Sto pensando al tema di Bio-on, quindi aziende che sono su questo nostro territorio che vanno nell’ottica della sostenibilità, che potrebbero comportare uno straordinario mutamento rispetto alle nostre filiere produttive, costruendo un quid di vantaggio competitivo rispetto al mondo.

    Sappiamo benissimo qual è la situazione. Questa start-up deve essere una di quelle da mettere in sicurezza all’interno dei provvedimenti a livello nazionale e deve diventare un patrimonio di questa Regione. Ho fatto questo esempio, ma ne potrei fare tantissimi, perché siamo in una regione dove ad ogni problema, anche il più strano, il più difficile, il più complicato, c’è una forza e una capacità di imprenditori e lavoratori di trovare soluzioni innovative e anche capacità propositive molto forti, fermo restando che devono essere meccanismi chiaramente certi, sicuri, controllati e legittimati rispetto alle norme.

    In questa vicenda ‒ e termino con questo invito, che mi sentirete fare molto spesso nel corso di questa legislatura ‒ c’è un compito nostro, come Assemblea. Noi siamo un organismo legislativo. Il nostro compito è quello di scrivere le regole, di scriverle o di toglierle. Per cui, in tutta questa vicenda dell’emergenza e della ripartenza, le regole, come tutti diciamo, devono essere semplici, devono essere ‒ come dico sempre ‒ guardate dal punto di vista di chi le utilizza (questo vale anche per il lavoro che si sta facendo oggi rispetto alla ripartenza) e non guardate semplicemente dal punto di vista di un obiettivo generale. Quindi, facendo una valutazione, su questo tema della semplificazione abbiamo un compito, una responsabilità grandissima, enorme. Le regole, nel bene o nel male, comunque le scrive anche l’Assemblea legislativa. Non siamo l’unico soggetto, ma le scrive anche l’Assemblea legislativa. Credo che questo debba essere un altro elemento sul quale, in modo singolo, ma anche in modo collettivo, come Gruppi e anche come Assemblea, dobbiamo iniziare a ragionare seriamente: come si scrivono le leggi e soprattutto come si valutano.

    Credo che questo sia il primo incontro. Mi auguro che ci possano essere a breve ‒ ce ne sono già programmati altri, anche con l’assessore Colla ‒ altri momenti di incontro per continuare questo percorso, che per noi è fondamentale. La salute deve comunque essere salvaguardata, ma deve andare di pari passo anche con la ripresa di attività produttive, diversamente ne conosciamo tutti la conseguenza. Grazie.

     

    Presidente RONTINI

    La parola alla consigliera Marchetti. Si prepari il consigliere Taruffi. Prego.

     

    Consigliera Francesca MARCHETTI

    Grazie. Visti i tempi e l’invito che ci faceva la presidente Rontini, cercherò di arrivare subito ad alcune domande puntuali, perché mi auguro che questa sia la prima di una serie di sedute in cui potremo confrontarci.

    Innanzitutto, sono Marchetti Francesca e la vedo diversamente dal collega Marchetti Daniele rispetto all’impostazione dei tavoli, che spero possa essere sull’esempio dei tavoli provinciali e sull’esempio dei tavoli metropolitani, che ritengo significativa in quanto chi ha avuto modo di approfondire credo vi sia quel metodo e quella modalità che hanno già caratterizzato il Patto per il lavoro, sul quale mi riconosco.

    Non voglio entrare nella polemica degli inviti, ci tengo però a una precisazione: non è vero che è stata esclusa solo una parte politica, non tutti i parlamentari, come bene il consigliere Marchetti credo sappia, sono stati coinvolti, ma solo alcuni e in una fase preliminare, in quanto l’iniziativa e la proposta derivavano dal ragionamento di due particolari parlamentari. L’auspicio è che si pensi a un allargamento – condivido la proposta della presidente Rontini – per coinvolgere il più possibile chi ha ruoli e responsabilità e può dare un contributo, anche se vedendo i partner che sono seduti a quel tavolo credo che ci sia il meglio del tessuto sociale, economico e produttivo della nostra provincia. Quindi, mi sento di incoraggiare una modalità e un metodo di questo tipo.

    Arrivo a bomba su una questione che mi sta particolarmente a cuore, ringraziando l’assessore Colla per essere sempre stato pronto a rispondere a tali questioni e anche a fare da intermediario rispetto a una pressione sui tempi, da esercitare anche a livello nazionale, vale a dire la questione dell’equiparazione alla malattia rispetto all’assenza dei lavoratori di Medicina, cioè di coloro che risiedono in una Zona Rossa, perché, penso possa riguardare anche altri territori a livello nazionale, ma dove non possiamo più aspettare, perché questo si sta traducendo, in alcuni casi, a in una grande riduzione dello stipendio, mettendo quindi in difficoltà chi magari sta già vivendo un momento di fragilità o viveva una situazione di lavoro precario o difficile. Quindi, chiedo su questo un aggiornamento sui tempi, se li abbiamo, o perlomeno di dare un orizzonte e una risposta chiara, perché c’è stato un interessamento anche della sottosegretaria al lavoro, che però non si è tradotto, al momento, ancora, in nulla di efficace e che possa veramente tutelare questi lavoratori e le loro famiglie, che si sono visti anche dimezzare lo stipendio.

    Vengo a una seconda questione. Chiedo se abbiamo qualche dettaglio in più, che ritengo sostanziale e fondamentale nel ragionamento che si sta facendo sulla ripresa e sulla fase 2, relativamente al sistema dei controlli. Concordo con chi ha detto che non ci sono solo le mascherine, abbiamo aziende che sarebbero già pronte, però penso che una chiarezza sul sistema anche di chi controllerà che tutto avvenga adottando le misure adeguate sia fondamentale per la tutela della salute e per il blocco dei contagi, perché su questo ci giochiamo molto. Grazie. Per il momento mi fermo.

     

    Presidente RONTINI

    La parola al consigliere Taruffi, si prepari il consigliere Delmonte.

     

    Presidente POMPIGNOLI

    Certamente il consigliere Taruffi sarà molto breve.

     

    Consigliere Igor TARUFFI

    Grazie, presidente. Voglio intanto ringraziare gli assessori Colla e Calvano per le relazioni che ci hanno illustrato, che ho trovato esaustive e puntuali, hanno toccato tutti i punti che era necessario affrontare, per cui mi limito ad alcune considerazioni e a una proposta, considerazioni che non possono non partire da un dato di fatto, che è quello dell’emergenza sanitaria, nella quale siamo ancora infilati, nel senso che l’emergenza sanitaria non è archiviata, non è alle spalle, ci siamo ancora dentro, per cui ovviamente dobbiamo mettere in campo tutte le strumentazioni per passare dalla sopravvivenza alla convivenza, transizione che sarà lunga, difficile e complessa.

    Ci sono tanti aspetti da valutare quando si parla di programmare la riapertura delle attività produttive, che oggettivamente è un dato fondamentale e a cui nessuno può sottrarsi, però c’è tutto il tema di come organizziamo i test sierologici, su cui bisogna fare chiarezza, il tema dei tamponi, l’approvvigionamento e la fornitura di dispositivi di protezione individuali, l’organizzazione dei trasporti pubblici, perché, come diceva prima qualcuno, è chiaro che bisognerà prevedere anche come contingentare la presenza sui mezzi pubblici, nei tram, nei treni, soprattutto nelle corse più frequentate dai pendolari. Insomma, c’è un sistema che è preliminare alla riapertura vera e propria o, meglio, collaterale che non può in nessun modo essere omesso dalla discussione, perché ne è parte integrante, in quanto siamo ancora in un’emergenza sanitaria, che ci porteremo avanti per diversi mesi. Del resto, come l’assessore Colla diceva nella sua relazione, bisogna dire le cose con chiarezza, bisogna parlare chiaramente, per cui queste cose ce le dobbiamo dire.

    Mentre stiamo parlando – se non ho numeri sbagliati – più o meno il 57% delle attività della nostra regione o non ha mai smesso o ha ripreso la propria attività. Io condivido e lo dico in modo netto: il codice ATECO o il meccanismo del silenzio-assenso non può essere il modello attraverso il quale possiamo pensare di riorganizzare e programmare la ripartenza, quindi è giusto fornire un modello e alcune proposte su cui misurarsi con le altre Regioni e con il Governo, perché credo sia imprescindibile sottolineare che ci troviamo in una pandemia mondiale e già, secondo me, è abbastanza singolare – uso un eufemismo – che non si riesca a trovare un coordinamento a livello europeo proprio su questi punti di cui stiamo discutendo. Mi pare del tutto impossibile immaginare che possano esserci strade o percorsi o tappe diverse in Italia, quindi il coordinamento tra Regioni e Governo deve essere fortissimo da questo punto di vista. Devo dire che le fughe in avanti di questo o di quel presidente di Regione che, un giorno sì e un giorno no, in particolar modo Lombardia e Veneto, propongono aperture e chiusure o step un po’ rapsodici non mi sembrano opportune.

    Il codice ATECO è un meccanismo senza senso e va superato, per cui bene i tavoli provinciali, ovviamente però in questo ci dobbiamo dire una cosa con chiarezza assoluta: i protocolli che stendiamo e quello che scriviamo dobbiamo assolutamente avere la certezza che siamo in grado di farli applicare, cosa che fino ad oggi, per le modalità con cui si è scelto di operare a livello governativo, non sempre è stata possibile. Allora, siccome sarà una transizione lunga e complessa, quando scriviamo le regole dobbiamo sapere che stiamo scrivendo regole che varranno per alcuni mesi e che devono trasformare anche il metodo attraverso cui si esplicano e si esplicitano i controlli, sennò rischiamo veramente di fare un disastro.

    Per cercare di essere nei tempi ed essere insolitamente rapido, a differenza di quello che immaginava il consigliere Pompignoli, vado sulla parte del bilancio. Poiché dovremo approvare una variazione di bilancio a fine luglio, siccome cambia tutto e cambia il mondo e considerato che stiamo parlando di una transizione verso qualcosa che non conoscevamo prima, non possiamo pensare di affrontare questa transizione, che riguarda evidentemente anche i metodi con cui lavoriamo noi, con le vecchie abitudini. Lo traduco nel modo più esplicito possibile: io escludo che si possa arrivare ad approvare una variazione di bilancio, avendo i documenti a luglio, per la fine di luglio. Questo sarebbe assolutamente impossibile. Comunque, non sarebbe sicuramente il modo per garantire effettivamente il ruolo dell’Assemblea legislativa, e cioè non solo di scrivere ma di approvare tutte le leggi, perché l’approvazione legislativa è di esclusiva competenza dell’Assemblea. Quindi, qualunque atto si produca, anche di iniziativa della Giunta, deve passare dall’Assemblea per essere valido.

    Questo meccanismo, in una situazione stringente e di straordinaria eccezionalità come quella in cui viviamo, non può in nessuna maniera tradursi in un accentramento delle responsabilità decisionali, oltre a quelle che già non ci sono. Quindi, penso che dovrà cambiare anche il modo in cui ci confrontiamo sul bilancio, sulle iniziative e sulle proposte, perché il periodo di straordinaria eccezionalità che abbiamo avuto alle spalle in queste settimane e con il quale dovremo misurarci anche nei prossimi mesi, lo ripeto, non può produrre accentramento eccessivo.

    Tutte le formazioni politiche, tutti i ruoli dell’Assemblea, a partire dalle Commissioni, devono avere una centralità che nelle passate legislature non hanno avuto. Quindi, deve cambiare il metodo con cui arriviamo ad approvare le leggi. Lo dico, naturalmente senza alcuna polemica, rivolgendomi ai colleghi del centrodestra in particolar modo, che hanno chiesto, per certi aspetti anche giustamente, di lavorare insieme e di adottare metodi costruttivi per partecipare e condividere anche le scelte che dovremo valutare nei prossimi mesi, ben consapevole del fatto che questa giusta e corretta richiesta mal si concilia con la presentazione di Commissioni d’inchiesta quando ancora stiamo gestendo un’emergenza. Solitamente le Commissioni d’inchiesta, ove mai fossero necessarie, Commissioni sulla cui utilità possiamo lungamente discutere, si fanno in un secondo momento.

    È difficile pensare di poter chiedere di essere costruttivi e di lavorare insieme e, contestualmente, presentare Commissioni d’inchiesta, lasciando quindi immaginare che ci sia già un colpevole da trovare. Siccome chiedo alla Giunta un metodo nuovo di lavoro, penso anche che, fra di noi dobbiamo provare ad avere un metodo nuovo di lavoro, anche in Assemblea e nelle Commissioni, perché siamo tutti di fronte a una fase straordinaria, che chiede a tutti noi un senso di responsabilità diverso da quello al quale purtroppo, io per primo ovviamente, ogni tanto siamo abituati. Grazie.

     

    Presidente POMPIGNOLI

    Grazie, consigliere Taruffi. Ci sono gli ultimi due interventi, quelli dei consiglieri Delmonte e Pigoni, quindi chiedo agli assessori Colla e Calvano di prepararsi per le risposte. Prego, consigliere Delmonte.

     

    Consigliere Gabriele DELMONTE

    Grazie. Cercherò di essere telegrafico, anche se è difficile, dopo il consigliere Taruffi, non prendere spunto da qualche sua osservazione.

    Permettetemi innanzitutto di ringraziarvi per l’elezione di oggi a vicepresidente della Commissione II. Cercherò di collaborare al massimo sia con la presidente Rontini che con il vicepresidente Iotti, così come con tutti i membri della Commissione.

    Io faccio una domanda congiunta ai due Assessori, anche se in particolare mi rivolgo all’assessore Calvano. Sui fondi che avevamo già stanziato nell’ultimo bilancio, quando ovviamente tutta questa situazione emergenziale non poteva essere immaginata, quanti di questi sono confermati e quanti, invece, vengono slittati su nuove operazioni? Lo chiedo perché ad esempio – prendo un esempio piccolo e semplice da capire – per le edicole avevamo già stanziato dei fondi per dare un supporto a questa attività e oggi vediamo una nuova proposta di sostegno a questa attività commerciale.

    Quindi, chiedo: è semplicemente uno spostamento di cifre, sia pur con aggiunta, oppure evidentemente è un nuovo capitolo di bilancio? Lo chiedo perché non vorremmo assistere a fondi utilizzati in un bilancio, anche fatto in un’ottica di campagna elettorale, quello di fine anno, oggi ripromessi sotto nuova veste per la parte, invece, emergenziale. In tal caso, sarebbe un gioco delle tre carte, che spiazzerebbe chi su quei fondi contava e chi conta su quelli di oggi.

    Da questo punto di vista sarebbe opportuno – questo forse risolverebbe alcune cose – che ogni volta che si annunciano delle cifre e degli stanziamenti si desse contezza, nel momento dell’annuncio, delle tempistiche e dei metodi di accesso. Non possiamo assistere a conferenze stampa in diretta Facebook in cui si annunciano 320 milioni di euro su vari capitoli, la maggior parte anche condivisi nello spirito, magari non nei dettagli, e poi però trovarsi, giustamente anche, bombardati di telefonate e di richieste da parte di chi a quei fondi dovrebbe poter accedere su come si fa a ottenere quei fondi, su quando arriveranno, sui tempi con cui arriveranno i bandi. È difficile per noi, immagino soprattutto per voi, dare delle risposte se non conosciamo tutti gli aspetti della questione. Se promettiamo 20 milioni di euro su un capitolo, vogliamo sapere quando ci saranno e come sarà possibile accedervi, sennò si crea solo una confusione, che abbiamo già visto a livello comunicativo da parte del Governo, che crea però scompiglio su chi dovrà accedere a quei fondi.

    Mi permetto di dare un piccolo segnale di positività dicendo – ovviamente è una disgrazia quella che sta avvenendo – che potremmo cogliere una piccola opportunità di rilanciare una sorta di turismo interno. Sappiamo come la parte romagnola soprattutto viva anche di turismo esterno, che probabilmente quest’anno non sarà possibile o sicuramente non sarà molto forte, per cui una sorta di turismo interno potrebbe essere – si spera – possibile nei prossimi mesi. Quindi, propongo di cogliere la palla al balzo per cercare di rilanciare questo aspetto, e penso anche all’Appennino, che potrebbe vivere una nuova occasione di riscoperta da parte dei nostri cittadini, e quindi di valorizzare e indirizzare alcuni finanziamenti a tale scopo.

    Desidero, infine, soffermarmi su due questioni sollevate dal consigliere Taruffi. Il consigliere Taruffi ha detto che effettivamente la parte decisionale e legislativa spetta in ultimo all’Assemblea, ed è vero. Ricordo, però, che le Commissioni e l’Assemblea, un po’ per la campagna elettorale, un po’ per l’emergenza in cui siamo, di fatto non sono operative da quasi sei mesi, da novembre, quindi ci troviamo un po’ in difficoltà da questo punto di vista. La politica operativa e legislativa è ferma ad oggi, quindi è necessario farla ripartire molto velocemente – mi unisco all’invito fatto da molti – sia per ritrovarsi in sede durante le Commissioni che per accelerare le operazioni di Aula.

    Mi permetto solo un appunto sulla Commissione d’inchiesta. Noi abbiamo fatto l’annuncio fin da subito che la Commissione d’inchiesta deve essere fatta in un periodo di post emergenza. L’abbiamo detto subito nel comunicato. Per questioni tecniche, la calendarizzazione è avvenuta già in una bozza nella prossima Aula, ma probabilmente noi chiederemo un rinvio, e stiamo valutando come poter fare tecnicamente. Comunque, non abbiamo alcuna volontà di cercare dei colpevoli, assolutamente, peraltro la Commissione d’inchiesta non ha quello scopo, ma vogliamo semplicemente trovare le buone pratiche e valorizzarle e, invece, per quelle che non hanno funzionato cercare di risolverle per nuove occasioni, che speriamo non ci siano o non siano così gravi. Quindi, in realtà quella Commissione non ha assolutamente quello scopo.

    Ringrazio e ribadisco la mia domanda sui fondi del vecchio bilancio sulle nuove emergenze, se vengono slittati o ne vengono fatti di nuovi. Grazie.

     

    Presidente RONTINI

    Grazie, consigliere Delmonte. La parola alla consigliera Pigoni.

     

    Consigliera Giulia PIGONI

    Ringrazio i presidenti e gli assessori e auguro buon lavoro ai vicepresidenti che sono stati eletti di questa Commissione. Sarò veramente breve, anche perché anch’io mi devo connettere con l’Ufficio di Presidenza e la Conferenza dei capigruppo.

    Dico soltanto che condivido moltissimo l’impostazione per cui è necessaria una ripartenza immediata, ovviamente nella sicurezza dei lavoratori. Mi piace molto che si sia fatto questo focus particolare sulle filiere che riguardano i mercati internazionali. Io sono di Sassuolo e, come potete immaginare, tutto il mondo della ceramica in questo momento sta gridando di poter ripartire per non perdere clienti e mercati. Credo che chi conosce quel mondo sappia bene quanto sia paradossalmente semplice creare distanze, creare le condizioni per lavorare in sicurezza all’interno delle fabbriche, quindi auspico veramente che i tempi per la ripartenza possano essere rapidissimi, così come quelli per i cantieri pubblici. Dobbiamo assolutamente sfruttare questo tempo per poter mettere in sicurezza il nostro territorio.

    Credo che la Regione abbia lavorato benissimo dal punto di vista dell’emergenza, andando anche a sopperire a tante mancanze che il Governo, invece, ha avuto. Credo che questo contatto costante sia stato importante e proficuo. Chiedo, però, agli assessori, quando si parla sia degli autonomi che delle partite IVA, di portare la somma a 800 euro rispetto ai 600 che sono già stati stanziati, con quale tempistica può avvenire questo passaggio e quanto dipende da noi.

    Per quanto riguarda sempre le tempistiche, rispetto all’incontro di sabato, quando si terrà il nuovo tavolo, da cui l’Assessore diceva che uscirà questo nuovo documento per una nuova discussione con il Governo e con le strategie di ripartenza, chiedo entro quali tempistiche può effettivamente concretizzarsi un’azione.

    Mi unisco, infine, al coro che chiedeva i tavoli provinciali, a cui sono estremamente favorevole, e chiedo se pensiamo che questo possa effettivamente velocizzare le procedure per poter ripartire. Grazie.

     

    Presidente RONTINI

    Grazie, consigliera Pigoni, anche per la rapidità. Per l’ultimo intervento, passo la parola al consigliere Sabattini. Poi, ascolteremo gli assessori Colla e Calvano per le repliche e le risposte alle vostre sollecitazioni. Prego, consigliere Sabattini.

     

    Consigliere Luca SABATTINI – Vicepresidente della Commissione Bilancio, Affari generali ed istituzionali

    Anch’io ringrazio gli assessori Colla e Calvano sia per l’informativa che per le considerazioni e ringrazio, ovviamente, tutti i colleghi per la responsabilità che mi è stata data e l’onore di poterla svolgere, in accordo ovviamente con il presidente Pompignoli e con il vicepresidente Bargi.

    Vado diretto condividendo sia le sollecitazioni fatte dal consigliere Bessi che la proposta della presidente Rontini per un coinvolgimento delle rappresentanze regionali all’interno dei tavoli provinciali. A tal riguardo, chiederei all’Assessore se è possibile un qualche chiarimento in merito a qual è l’impostazione. Non vorrei che passassimo dai codici ATECO alla necessità di costruire accordi singoli e puntuali su ogni singola attività produttiva, onde evitare che le proposte, che sulla carta funzionano nella maniera più corretta nell’applicazione pratica della messa a terra possano, invece, provocare più di una difficoltà.

    All’interno della discussione su come costruire la ripartenza, credo che, se tutto potrà ripartire, molto si basa – questo ci insegna anche il Patto per il lavoro – sulla fiducia e sulla responsabilità di tutti gli attori di farsi carico di un pezzo del problema e di rispettare gli accordi presi. Certo, occorre anche ragionare sul tema delle autocertificazioni e di applicazione di un protocollo, che deve essere ovviamente il più chiaro e dettagliato possibile, questa può essere una strada, ma ovviamente deve essere associata a un elemento di controllo. È chiaro che, se la fiducia la dobbiamo costruire, la dobbiamo anche misurare nell’applicazione, cercando di sfruttare questo come un elemento di valore, perché il tempo in questa fase certamente è elemento, oltre che scarso, determinante sulla valutazione del risultato finale.

    È chiaro che la fiducia non può non passare anche da un elemento di controllo, controllo del rispetto delle tutele della sicurezza sul lavoro, per evitare che, all’interno di questa fase di grande sconvolgimento e all’interno di queste ripartenze, si costruiscano ristrutturazioni interne che non facciano parte di una volontà di ripartenza, ma di una ristrutturazione fine a sé stessa. Quindi, anche questo tipo di controllo, anche questo tipo di presidio non può essere, secondo me, lasciato soltanto all’applicazione dell’articolo del decreto “Cura Italia” che evita i licenziamenti all’interno delle aziende.

    Un’ultimissima domanda. Vorrei capire se il canale di approvvigionamento dei 50 milioni stanziati dalla Regione per l’acquisto di dispositivi di protezione individuale all’interno della proposta del Governo possa vedere la Regione come elemento propulsivo, anche per fungere da catalizzatore e per garantire anche all’interno del sistema produttivo l’approvvigionamento stabile dei DPI.

    Dall’altra parte, legato a questo tema, sempre nell’ottica della ripartenza, è chiaro che, all’interno dell’accordo complessivo con tutte le parti sociali, il tema della conciliazione della convivenza con il virus non è soltanto un problema di distanziamento sociale o di gestione in sicurezza della ripartenza, ma è anche la capacità dei nostri cittadini di poter gestire, anche dal punto di vista familiare, questa ripartenza, che non potrà essere una ripartenza con gli stessi tempi di quella del settore produttivo, anche alla luce di quello che stiamo vedendo, e mi riferisco in particolare alla ripartenza del settore scolastico e, quindi, della gestione dei figli.

    Un’ultimissima sollecitazione. Credo che occorrerà, all’interno anche delle valutazioni che faremo sul bilancio, capire come riusciremo a destinare risorse per consentire a soggetti non bancabili, e penso soprattutto ai soggetti che svolgono attività nel settore della cultura, dello sport o del terzo settore, perché probabilmente oggi non abbiamo strumenti sufficienti per permettere a questi soggetti non strutturati e non bancabili di poter prendere quel tempo necessario, che questo lockdown non sia una chiusura definitiva della propria attività, elemento fondamentale dal punto di vista non soltanto economico e culturale, ma anche e soprattutto dal punto di vista sociale e della tenuta complessiva delle nostre comunità. Grazie.

     

    Presidente RONTINI

    Grazie, consigliere Sabattini.

    Prima di dare la parola all’assessore Colla, desidero innanzitutto ringraziare tutti voi per la massima collaborazione che avete dato alla sottoscritta e al collega Pompignoli, ma anche per la pazienza con cui avete sopportato qualche disagio derivante dall’applicazione. Voglio ringraziare anche l’assessore Colla e l’assessore Calvano, considerato che la voglia di intervenire dei consiglieri e di poter dare il proprio contributo era tanta, come ci immaginavamo, quindi si è sviluppata una prima bella discussione.

    Desidero, inoltre, portare due elementi velocissimi. Il primo riguarda quei settori, e penso – adesso non ridete – ai parrucchieri, in cui già ieri in condizioni normali assistevamo a tanto lavoro nero, per cui ritengo che sarebbe opportuna una riflessione che possa riguardare anche loro nella graduale ripartenza.

    Il secondo elemento riguarda il tema della concorrenza, ben impostato dall’assessore Colla quando ha ragionato sulle filiere strategiche internazionali. Immagino che anche a voi sarà capitato di parlare con imprenditori del vostro territorio che hanno le loro filiali aperte, ad esempio, in Francia e che, di fronte a un prosieguo del lockdown, sarebbero costretti a fare ragionamenti diversi o che hanno i loro competitor internazionali che anche oggi stanno lavorando e vedono il rischio di farsi sottrarre importanti fette di mercato.

    Prego, assessore, e grazie per la disponibilità.

     

    Assessore COLLA

    Grazie a voi. Ringrazio i presidenti e i vicepresidenti, ma ovviamente anche tutti i consiglieri per la responsabilità, le sollecitazioni e le proposte formulate, che sono certamente utili. In questa fase ci vuole anche l’umiltà di saper ascoltare per condividere delle traiettorie. Lo dobbiamo anche a chi, ovviamente, non c’è più e che quindi ci consegna una responsabilità non tanto dell’apparire, ma di dare informazioni corrette, di mantenere un feedback anche politico corretto.

    Provo a raggruppare una serie di domande che mi sono state fatte, intrecciando le sollecitazioni dei consiglieri. Mi sembra di poter dire che, però, condividiamo intanto un tratto mi sembra politico, che è quello secondo il quale come Regione andiamo verso un’idea di transizione, quindi di governo tra la tenuta sanitaria e un’idea di ripresa mi sembra che ci sia un tratto di condivisione, al netto delle specificità. Questo per noi è molto importante. La discussione, ovviamente, la consegniamo immediatamente al Governo.

    Vorrei precisare che, però, su questo per noi il tratto della ripresa non si ferma al 4 maggio. Per noi la modalità di una strategia di ripresa è una modalità che deve avere un’idea di governo nel tempo. Poi, la velocità del come arriverà il Governo, come voi sapete, nei DPCM è possibile fare decretazione, il MISE lo può fare: arriverà un decreto già annunciato dal Governo nel mese di aprile. Alcune cose possono essere inserite lì, poi vi dirò.

    Tutta questa discussione, lo ripeto, è per supportare anche una discussione nazionale, non è che senza un’idea di sistema nazionale solo la Regione Emilia-Romagna ce la fa. Non vorrei che si facesse questo errore. Vale per tutti noi. Se la guardo dal punto di vista della sicurezza, mi sembra che, a livello nazionale stiano mettendo a punto meglio quell’accordo del 14 marzo, che era stato fatto tra Governo, parti sociali, organizzazioni sindacali per renderlo un po’ più settoriale.

    Ho visto una serie di accordi che sono stati fatti a livello nazionale in diversi settori. Questo è molto positivo perché ci dà la traccia di come possiamo lavorare nei territori. Questa operazione, però, va messa a terra e va messa a terra in un’idea di Governo io penso territoriale. Vi ho detto che il tema oggi è quello di avere un Governo partecipato, democratico nei territori. Colgo subito la sollecitazione della Presidente: siccome devo scrivere il documento da consegnare al Patto per il lavoro, raccolgo il fatto che se è democratico e di partecipazione in un qualche modo bisogna coinvolgere anche le parti di minoranza in questa discussione dei tavoli. Mi sembra di poter dire, perché ho visto la convocazione, che il primo tavolo, che poi è il tavolo pilota della Città Metropolitana, il giorno 20 abbia convocato tutti i parlamentari del territorio, il sindaco ha invitato anche me, perché si fa così. L’ho detto anche, permettetemi, ai due parlamentari primi firmatari.

    Ho detto loro: “Se andate dentro al Parlamento non facciamo l’errore, sui temi della sicurezza, di avere una bandiera. Abbiamo bisogno, invece, sui temi della sicurezza, di avere il maggior consenso possibile, tanto più che, se mettiamo a disposizione di risorse pubbliche a quei tavoli per investimenti, per modalità è giusto che ci sia la trasparenza e anche una condivisione trasversale”. Quindi, raccolgo con molta attenzione e mi posiziono nel documento che dovremmo fare. Detto questo, intanto c’è un tema che mi sembra che non dobbiamo sottovalutare: la ripresa dipenderà anche da alcuni pezzi che ci arriveranno dall’Europa.

    Ho sentito il consigliere che ha detto che l’Europa, l’ABI, proprio in queste ore, abbia definito il protocollo. Il sistema di finanziamento che arriva da quell’Europa sarà fondamentale. Sono uno di quelli – lo dico in diretta – che pensa che l’operazione MES vada presa, perché l’operazione MES va a mettere in sicurezza un investimento sul sistema sanitario, che non è un singolo Paese.

    L’Italia non può stampare moneta, perché non ci dimentichiamo il Paese cinque minuti prima rispetto allo scenario. Il tema di avere una operazione che stia in una dimensione europea di quella portata è indispensabile.

    Se dico “MES” dico “sanità”, se dico “Sure” dico “100 miliardi per gli ammortizzatori”, perché gli ammortizzatori non devono finire il 23 aprile. La deroga deve perlomeno andare avanti fino al 31 dicembre. Abbiamo milioni di lavoratori in cassa integrazione. Quindi, alla portata economica dobbiamo dare quella dimensione. Quei 100 miliardi sono fondamentali, come è fondamentale il Fondo di solidarietà per gli investimenti.

    La mia preoccupazione è di come queste risorse le mettiamo a terra evitando operazioni barocche dal punto di vista della modalità e alla discussione che ho fatto con le banche, mi sembra anche di grande responsabilità. Io vedo il sistema bancario, c’è una finanza speculativa che è cattiva, ma c’è una finanza di cui abbiamo bisogno come non mai.

    Il sistema di questo territorio inizia ad avere anche una reazione positiva perché la tenuta sociale, la tenuta economica è fondamentale anche per la tenuta delle banche, perché se non ci sono persone che lavorano, non ci sono imprese che funzionano e anche le banche crollano.

    Abbiamo un sistema che abbiamo messo in atto su tre pezzi fondamentali: la moratoria agli insoluti. Qui ci sono migliaia di mutui che si devono bloccare sia nel sistema impresa che nel sistema delle persone. Sono insoluti, perché quando non si lavora il meccanismo dei pagamenti si inceppa. Sto dicendo cose che permettono di non andare in default e permettono anche di incrociare la possibilità di andare sui finanziamenti.

    Quando dico “anticipo sugli ammortizzatori” sembra un meccanismo semplice, ma per anticipare gli ammortizzatori ovviamente tu devi avere la certificazione dell’accordo e quindi devi dire alla banca che questo accordo è definito, quindi i lavoratori quando si rivolgono sanno che possono aderire a quell’accordo senza problemi né sul lavoratore né sulla banca.

    Terzo: noi abbiamo bisogno di mettere a terra quella liquidità. Lo dico ai consiglieri. Attenzione che in quel meccanismo anche nel deliberato ABI fino a 25.000 euro la garanzia è al 100 per cento, gli ammortamenti sono a 24 mesi. Quello è bancomat di Stato. Vogliamo almeno dire quando le cose sono state fatte? Se inizio a restituire il primo euro al venticinquesimo mese, quei 25.000 euro rappresentano cash. In più, fino a 500 dipendenti posso andare a prendere 800.000 euro. Lì la garanzia è al 90 per cento della SACE – la SACE assume un ruolo non banale – a interessi che sono vincolati. A quel punto, se io dico “fino a 500 dipendenti” vuol dire il 99 per cento delle imprese di questo Paese. Certo che sono prestiti, ma un ammortamento a 24 mesi è evidente che c’è un investimento per dire “fra 24 mesi, se siamo ancora così, chiudiamo il Paese”.

    Il tema della ripresa, della modalità della ripresa e dei tempi dei flussi di cassa sono fondamentali. Penso anch’io che poi su alcuni settori c’è bisogno di fare operazioni più di fondi, ma individuiamo quali sono i settori. Penso che, ad esempio, un settore come il turismo non lo riprendi parlando solo di investimenti. Forse c’è bisogno anche di fare delle cose dirette. Ho sentito ieri all’aeroporto di Bologna, per capire com’erano le compagnie sui voli, molte compagnie dei voli anche stranieri hanno programmato che ripartono ad ottobre. Provate a immaginare l’impatto sul turismo, l’impatto sulle fiere. Lì tu devi arrivare con una strategia e la strategia, così come ha detto Paolo Calvano, è di immettere liquidità, ad esempio, su bonus diretti per avere gente che possa ritornare sulla riviera. Dovremmo operare, però, sul mercato domestico, perché non sarà un mercato internazionale che troveremo nei prossimi mesi. I 24 mesi devono guardare a quella traiettoria.

    Lo dico per l’importanza che ha l’intreccio della finanza con l’economia, della tenuta sociale con questi pezzi.

    Proviamo ora ad arrivare ad alcune operazioni. Come abbiamo operato sulla tenuta sociale? Sulla deroga siamo stati i primi a consegnare un modello al Governo, e ha funzionato. Tra l’altro, l’abbiamo fatto dialogando con Lombardia e Veneto, perché non è che nelle situazioni di difficoltà non abbiamo dialogato. Abbiamo chiesto, insieme a Lombardia e Veneto, di fare quell’operazione sui residui di cassa che avevamo addirittura del passato. Abbiamo scritto il modello, l’abbiamo consegnato al Governo e il Governo ha capito. Oggi abbiamo un modello. Per fortuna l’abbiamo fatto. In quell’operazione, però, non c’erano solo gli ammortizzatori. Ho chiesto all’Agenzia del lavoro di spingere moltissimo sul reddito di cittadinanza. Abbiamo 60.000 persone che ricevono il reddito di cittadinanza, anche in questa regione.

    Attenzione, siccome ci sarà un settore che dovrà ripartire, come quello della filiera agricola, lì abbiamo 130.000 persone che sono stagionali in NASPI. Queste persone le dobbiamo mettere a disposizione del sistema dell’agricoltura, del sistema della stagionalità, per evitare quell’operazione che non ci possiamo più permettere di vedere. L’altro giorno hanno preso ragazzi stranieri, che sono dentro in una casa in dieci o quindici. Provate a immaginare i rischi che possiamo avere dentro il caporalato, dentro al lavoro nero se non governiamo anche il controllo del territorio in questa fase. Si moltiplica il problema.

    Questa è la gestione che stiamo attuando. Però, mentre facciamo questa operazione di tenuta sociale abbiamo bisogno di governare questa ripartenza. Bisogna avere un’idea della ripartenza. Penso che questa delle filiere internazionali sia fondamentale, perché quelle filiere internazionali… Lo ripeto, siamo una regione che ha bisogno di stare collegata con il mondo.

    In quelle filiere internazionali, se io dico “automotive” mi riferisco a una filiera strategica che raggruppa una infinità di piccole imprese che già sono su forniture di qualità e che vogliono mettersi in regola, che sono disponibili a mettersi in regola, che sono capaci di mettersi in regola.

    Se dico “moda”, e rispondo anche al consigliere Bulbi, è ovvio che mi riferisco al campionario sia della calzatura che dei vestiti, quindi dico una cosa precisa, perché quel campionario ha valenza internazionale. Non è che le scarpe le vendo attorno a casa mia. Sto parlando di filiere strategiche. Se dico “ceramiche” il 90 per cento del fatturato delle ceramiche si fa all’estero.

    Sulla nautica abbiamo fatto un accordo sulla sicurezza della Ferretti. La Ferretti per il 90 per cento vende la sua nautica all’estero. Dietro ci sono filiere che siamo in grado di mettere in sicurezza, sia per accordi nazionali sia per accordi nei luoghi di lavoro. Non facciamo la gendarmerie. Siamo pronti, siamo in grado di dimostrarlo. Penso che questo senso di serietà debba essere valutato da tutti. Siamo nelle condizioni di dimostrare che il problema non sono gli ATECO, ma il fatto che, in quel luogo di lavoro i lavoratori entrano in sicurezza. È un salto di qualità. Dobbiamo aiutare il Governo a fare questo salto di qualità. Dobbiamo venir via dal silenzio-assenso degli ATECO. Tra l’altro, si passa dal silenzio-assenso degli ATECO al mandare la Guardia di Finanza. C’è un salto di qualità che proprio non mi convince. Invece, noi dobbiamo fare un’operazione dove diciamo che quelle imprese hanno già fatto di tutto e possono ripartire. Capite che questo è il ruolo anche del sistema politico e del sistema istituzionale. Questa è l’operazione che stiamo consegnando.

    Sui dispositivi individuali ci possiamo anche criticare, però il mio problema non sono le mascherine, lì ci arriviamo, anche se c’è una sola azienda che è stata certificata, che fa 150.000 mascherine al mese, la Sapi. Tra l’altro, hanno mandato anche i NAS. Abbiano dovuto anche mediare, perché quell’azienda produce mascherine per tutti, all’avanguardia, innovative. In Emilia-Romagna noi dobbiamo fare mascherine giuste. Quelle che entrano nella sanità sono anche quelle che utilizziamo, non facciamo a casaccio. Quella certificazione ci ha permesso… Ovviamente è tutto risolto, benissimo. Qual era il tema? L’Istituto Superiore di Sanità ha dato questa modalità. Non c’era una conoscenza pregressa. Era una cosa nuova anche per loro questa modalità. Li abbiamo presi per mano e abbiamo detto loro che se un’azienda vuol fare produzione di mascherine deve fare anche la commercializzazione, non può avere due tempi. Non è possibile avere una risposta sulla produzione e un’altra risposta, fra tre mesi, sulla commercializzazione. Come voi mi insegnate, qual è quell’impresa che produce senza commercializzare? Così era, però. Oggi abbiamo risolto anche quel problema. Nei prossimi giorni andremo a certificare altre quattro imprese e arriviamo a circa 500.000 mascherine. In questa regione nel 2019 (ultimo dato) sono occupate 2 milioni di persone.

    Noi pensiamo che gli occupati dentro una ripresa possano essere 500.000-600.000. Quindi, il tema delle mascherine individuali lo risolviamo.

    Il mio problema è un altro: non ci sono solo le mascherine. Noi abbiamo bisogno anche di altri dispositivi più sofisticati. Su alcune lavorazioni abbiamo bisogno di tute e di guanti con materiali idonei. Abbiamo bisogno di grembiuli con materiali idonei. Dobbiamo stare molto più sul modello alimentare. Quelle tre cose che vi ho detto hanno ancora il vincolo del marchio CE, ma se non vado in deroga sui grembiuli, sulle tute, su queste cose, la certificazione ‒ posso fare quello che voglio ‒ ce l’ho tra sei mesi.

    Non a caso ‒ e vi invito a sollecitare insieme tutte le forze politiche ‒ abbiamo fatto un emendamento per far mettere in deroga anche i guanti, i grembiuli, le tute. Il marchio CE lo prenderanno, perché lo vogliono prendere. Stanno facendo un investimento. Altroché se vogliono il marchio CE, ma non possono essere in deroga solo sulle mascherine e non sulle tute. Ne dico una per comunicarvi la crudele realtà.

    Impegniamoci in quella direzione con questa volontà. Siamo nelle condizioni per farlo. Permettetemi di dire una cosa, però. Mi rivolgo al consigliere Lisei, che mi ha sollecitato. Non dimentichiamo che Invitalia ‒ ci sono già ventiquattro imprese ‒ fa investimenti a fondo perduto fino a 400.000 euro. Ci sono ventiquattro imprese della nostra regione che fanno investimenti in filiera produttiva, in macchine, in cose. Quello sì che è cash. Invitalia sapeva, anche a seguito di un dialogo con noi, che avevamo bisogno di una spinta anche a livello di cash su quella filiera. Tra l’altro, parliamo di alcune imprese splendide, del biomedicale, che stanno facendo investimenti. Se c’è una filiera che raddoppierà, è evidente, ce ne saranno alcune che avranno una botta. Alcune filiere, come il biomedicale, raddoppieranno il loro fatturato rispetto allo scenario di filiere di prospettiva.

    In questa operazione vi è un altro grande aspetto. Sul tema delle piccole imprese come ci stiamo organizzando? Come sono fatti questi tavoli provinciali? Intanto, devono aver funzionato. Tutti i sindaci ce lo chiedono, quindi deve essere successo un fatto positivo. Al di là di questo, però, non è che ognuno può farlo come vuole. Sono d’accordo. Non puoi mettere cento persone attorno a un tavolo. No. Ci dobbiamo dare rigore e dare obiettivi a questo tavolo. Per quanto ci riguarda, pensando al Patto per il lavoro, al tavolo regionale ci sono le associazioni imprenditoriali, le organizzazioni sindacali che si vogliono rapportare. Ci sono dentro tutti i sindaci, i presidenti di provincia. Quindi, la politica è rappresentata tutta. Non è che non ci sia la rappresentanza.

    In questa operazione, al tavolo del Patto per il lavoro dobbiamo definire, come se fossero le modalità, protocolli tipo da consegnare a questi tavoli. Quei tavoli devono snellire, non fare la burocrazia. Noi consegniamo protocolli tipo dove? Sui dieci filoni strategici, che prendono piccoli e grandi: la manifattura, l’edilizia, il trasporto e la logistica, il commercio e i pubblici esercizi, i servizi alla persona e il terzo settore, i professionisti di attività di servizio, l’agricoltura, i servizi ambulatoriali privati, la cultura. Dobbiamo mettere in sicurezza anche i teatri, un museo.

    Chi sa come mettere in sicurezza questi dieci filoni? I territori, il sindaco, le associazioni imprenditoriali, che prendono per mano quei soggetti e dicono: “Guarda, abbiamo il modello tipo. Non è burocrazia. Questo modello ti permette di avere garanzia”. E a quel tavolo chi mettiamo? I servizi ispettivi. Mettiamo l’INAIL, mettiamo l’Ispettorato del lavoro, mettiamo l’USL per metterci a conoscenza in diretta. Non dobbiamo mandar loro la gendarmerie dopo. Quando un’impresa, in quel tavolo, ha consegnato il Piano sicurezza all’associazione imprenditoriale vuol dire che è fatta: quell’impresa può andare, è dentro la filiera, può iniziare a produrre, può mettere dentro i lavoratori.

    A quel punto, avremo anche la conoscenza statistica di come stiamo lavorando in questa Regione, anche pensando al modello di tenuta di sicurezza. In base a quella statistica, dobbiamo sempre monitorare anche la tenuta sanitaria. Di questi due pezzi, di queste due quantità, una deve diminuire e l’altra deve alzarsi, ma devono sempre dimostrare attenzione l’una verso l’altra. Questa è l’operazione che stiamo facendo.

    Per quanto riguarda l’operazione in questa Regione di cui vi ha parlato Paolo Calvano, dei Confidi, dei 10 milioni di euro, abbiate più fiducia. È già operativa, permettetemi. Quella delibera l’avete già. Rispetto a questi Confidi, con 10 milioni di euro, sarà anche di più di 100 milioni il movimento, perché lì abbiamo cambiato i regolamenti dei Confidi. Com’erano i regolamenti dei Confidi? Erano tutti sugli investimenti, perché erano pensati nel 2019. Dicevi all’imprenditore che doveva fare un investimento, ma se quell’imprenditore non ha i soldi, l’investimento non lo fa. Noi, invece, abbiamo modificato il regolamento Confidi e abbiamo detto che fino a 150.000 euro si prende il cash. Non c’è motivazione. Quindi, quei 150.000 euro hanno un anno di ammortamento e gli interessi e i costi della pratica li paga la Regione. Permettetemi. Abbiamo bisogno di metterci di più? Sì, certo, perché sono già pieni di domande. Ormai sono al click day. Il cavallo ha bevuto. Sapevamo che era giusto andare in quella direzione.

    Dico una cosa in più. Adesso, a momenti, mentre ero in diretta, mi entravano dalla porta. Penso al tema del terzo settore, delle associazioni: anche loro hanno bisogno di liquidità. C’è un Confidi. Sembra che nessun regolamento abbia questa possibilità. Lo prendo al balzo. Calvano mi sta guardando in diretta. Non lo sa ancora nemmeno lui. Dico in diretta a Calvano che, se ci riusciamo, possiamo mettere due soldi per permettere anche a quelli del terzo settore, alle associazioni sportive, all’associazionismo di avere uno strumento, ma se arriva anche quello del Governo, fino a 25.000 euro, quello lo possono prendere tutti. Quindi, attenzione a dirci le verità tra di noi, a valorizzare le cose giuste e a individuare le cose dove effettivamente c’è una cesura rispetto alla realtà.

    In questo scenario, vedo un tratto che mi convince. Mi sembra che sia stato detto anche dalla consigliera Piccinini. Più in prospettiva, questa massa di risorse la dobbiamo guardare su due grandi realtà di posizionamento. Uno è il tema sanitario. La sicurezza della persona, del sistema, dell’ambiente saranno fondamentali. Il prossimo business. La finanza si sposterà lì. Si sposterà sulla filiera. Il Green New Deal avrà ancora più forza, quindi come noi progettiamo questa Regione. Però su questa Regione non siamo all’anno zero. Abbiamo imprenditori splendidi su queste filiere.

    Prendiamo la filiera del packaging. Stanno studiando materiali. Stanno studiando con la chimica. Stanno studiando con ricercatori dell’università. Abbiamo messo a disposizione cluster notevoli che vanno in quella direzione. Mi convince. Se c’è qualcosa su cui ritenete che dobbiamo fare di più, ben disponibili. La nettezza del prossimo asse, le risorse europee del prossimo sessennio devono andare in quella direzione mirata. Non a pioggia, ma avere una strategia del dove ci posizioniamo rispetto alla tenuta ambientale climatica per creare lavoro. È possibile creare lavoro con l’ambiente? Sì, è possibile creare lavoro facendo ambiente. È la vera novità contemporanea che ci troveremo ancora di più con il tema del Covid.

    In questo scenario, non avevo dubbi. Rispondo a Francesca Marchetti, che mi poneva il tema di Medicina. Francesca, mi stai ascoltando? Ormai siamo alle finiture. A Medicina cos’è successo? In quei venti giorni di Zona Rossa, molto di più, ovviamente, nelle zone della Lombardia, alcuni lavoratori sono stati chiusi a casa dall’ordinanza. Quei lavoratori, ovviamente, o avevano delle ferie residue e le hanno prese o, ad alcuni, l’impresa ha aperto la deroga. Anche se lavoravano in un’impresa di Bologna, quell’impresa ha aperto la deroga.

    Quelli che non avevano più ferie e ai quali l’impresa non ha aperto la deroga (perché per uno o due dipendenti non la apriva) sono passati a permessi non retribuiti. Per questi lavoratori ‒ sto discutendo con la Catalfo ‒ ci sono due soluzioni: o riconoscete loro la malattia di Stato o date loro la deroga di Stato. Uno dei due diritti lo dovete dare, soprattutto per coloro che hanno il vuoto di stipendio di quei venti giorni. Mi sembra di poter dire che siamo a tiro su una di queste due soluzioni. Ovviamente io preferisco la prima, ma diamo loro la copertura almeno come gli altri lavoratori. Anche su questo andiamo a chiudere una partita di giustizia sociale, che sembra piccola. È evidente, invece, che abbiamo bisogno di chiudere tutte le falle e tutti i focolai sociali.

    In questo scenario vedo questa novità tra di noi, questa modalità. Sono d’accordo con i consiglieri che hanno posto la questione di tenere un rapporto stretto con i consiglieri. Io ho due preoccupazioni. Se guardo la mia Regione dal punto di vista manifatturiero, siamo una Regione forte. Se si riprende, questa Regione riprende. Soprattutto sulle filiere manifatturiere. Cos’è che mi preoccupa? La bolla del terziario. Noi avevamo già un terziario povero e abbiamo un terziario debole, frammentato, a partire dai parrucchieri. L’ho detto alla consigliera Rontini. Permettetemi una battuta. Ho detto a Bonaccini: fammi fare il decreto per aprire i parrucchieri; divento la persona più importante di questo Paese!

     

    Presidente RONTINI

    Grande, assessore Colla!

     

    Assessore COLLA

    È la frammentazione del nostro terziario che mi preoccupa. Oggi ho lanciato un tema. Questa non è una Regione che deve fare di tutto per evitare i licenziamenti, lì non si tratta di licenziamenti. Lì non riaprono più, non c’è nemmeno il licenziamento. Li perdiamo. Non c’è un atto sindacale o imprenditoriale. Non c’è più il soggetto. Penso che questa morfologia sia tanta, soprattutto sulle filiere del turismo. Lì, secondo me, dobbiamo congegnare un’operazione che abbia una forza, sia in grado di vedere e di posizionarsi anche dal punto di vista economico, dal punto di vista degli investimenti.

    Poi c’è una novità. Permettetemi, avete parlato delle filiere internazionali. I cantieri, però, lì dietro sono a grande drenaggio di manodopera. Già nel 2008-2013, quando c’è stata l’ultima crisi, noi abbiamo perso un milione di posti di lavoro. Vogliamo dire dove li abbiamo persi? 600.000 li abbiamo persi nella filiera edile, perché dietro la filiera edile c’è la filiera chimica, c’è la filiera del ferro, c’è la filiera del legno, ci sono le filiere della chimica, ovviamente. Queste filiere sono fondamentali per far ripartire un cantiere. In cantiere la distanza sociale la possiamo avere.

    Parlare a un sindaco del Ponte di Genova, del Ponte Morandi non è tanto un emblema, ma per me vuol dire, oggi, avere una nuova normativa, anche un po’ strutturale, che velocizzi la possibilità per un sindaco ‒ come vi ho detto ‒ di agire in velocità. Qui abbiamo bisogno della firma legale, altrimenti c’è sempre la Corte dei conti, non c’è più nessuno che firma. Io devo tornare a una responsabilità politica e a quel sindaco devo dare la copertura dal punto di vista dello Stato, ma anche la libertà di gestire meglio le filiere e, a quel punto, il vincolo di fare l’accordo sindacale. Lì dentro, se riparte questo mercato interno, è un mercato strategico per monitorare la ripresa.

    Questa è l’operazione che noi chiediamo al Governo. Permettetemi, abbiamo anche qualche motivo di pensare che qualcosa succederà per quanto ci riguarda. Abbiamo un presidente che tiene relazioni con le altre Regioni, ha la forza per discutere con il Governo un patrimonio. Un altro pezzo abbiamo consegnato al Presidente. Non ci sono solo i lavoratori subordinati. E ve lo dice uno che ha una sua storia. Noi abbiamo bisogno di far la tenuta anche dei lavoratori autonomi e passare da 600 a 800 euro. 200 euro in più, a quei livelli di riconoscimento, vuol dire parlare di una cosa grande.

    Il tema è la durata. Se io non faccio ripartire un po’ il sistema (professionisti, partite IVA), avete visto cosa succede. Volevano fare il click day. Al ministro ho detto di non fare il click day. La giustizia del click day è chi prima arriva prima alloggia, perché ha un computer e lo sa usare. Le partite IVA sono uno stato di diritto. Quindi, devi avere la copertura di tutte queste partite IVA. Avete visto quante domande? Milioni di domande. Questo si chiama stato di diritto nel momento del bisogno.

    C’è una novità. Lo abbiamo visto nel sistema del terremoto. Lo abbiamo visto con questo virus. Mi riferisco all’importanza del lavoro pubblico. Il pubblico è determinante nel momento del bisogno. Il privato regge se abbiamo un pubblico che regge. Ricordiamoci questa cosa. Un pubblico forte fa reggere un privato forte. Quando il privato è forte abbiamo un pubblico più innovativo. Basta con le due ideologie, tutto privato, tutto pubblico. Noi dobbiamo riscoprire una nuova idea di sistema integrato, che fa grande le nostre comunità, che si riconosce. Un pubblico che è in grado di riconoscere il privato che sa fare, e su quello gli do anche le risorse, perché è in grado di creare lavoro. Questa è la nuova strategia, io penso, di questa Regione.

    Permettetemi, su questa discussione abbiamo bisogno anche noi, come Giunta, di confrontarci con i consiglieri, perché i consiglieri hanno antenne territoriali importanti, hanno competenze, hanno saperi. Questa è la politica, ed è anche la cosa che, per quanto mi riguarda, mi piace di più. Grazie davvero. Ascolto ovviamente con molta attenzione Paolo, perché il mio assessorato senza Paolo Calvano non va da nessuna parte.

     

    Presidente RONTINI

    Grazie, assessore Colla. Do la parola adesso all’assessore Calvano per l’ultimo intervento.

     

    Assessore CALVANO

    Provo ad essere non troppo lungo in alcune repliche.

    Faccio due premesse. La prima è questa: cerchiamo di fare insieme un’operazione che renda il bilancio uno strumento facilmente leggibile da parte di tutti, a partire dai consiglieri, che sono i rappresentanti del popolo, fino ad arrivare ai cittadini stessi. Questo è uno sforzo che, credo, tutti insieme dobbiamo fare, oltretutto in una Regione in cui la gestione del bilancio è sempre stata molto trasparente e dobbiamo renderla anche facilmente leggibile da parte di tutti. Lo dico perché ho chiesto all’Ufficio Comunicazione – e confido che, se non domani, al massimo entro lunedì saremo in grado di farlo – di mettere su un’apposita pagina web del nostro sito la manovra, le singole azioni della manovra che abbiamo illustrato, i link collegati in termini di delibere, bandi, in modo tale che un cittadino, andando su quel sito, possa vedere le cose che abbiamo messo in campo, quali sono già operative, quali sono ancora in lavorazione (perché ci sono cose ancora in lavorazione) e quindi poter seguire quotidianamente l’evolversi della manovra che abbiamo messo in campo. Vale per questa manovra come varrà anche per le manovre future.

    Aggiungo su questo che non vogliamo che questo sia un bilancio che dice di trovare i soldi, ma vorremmo che fosse un bilancio che fa da pungolo affinché vengano anche spesi. Trovare i soldi, metterli in una posta di bilancio e poi non spenderli è un’operazione fatta bene solo a metà. Invece, abbiamo bisogno di farla bene in modo completo, soprattutto in un momento storico in cui il ruolo del settore pubblico è fondamentale. Lo abbiamo visto quando abbiamo parlato di New Deal, nel momento in cui il mondo è dovuto ripartire. Il ruolo del pubblico deve essere un ruolo analogo a quello di quella fase storica, senza sprechi ma di grande rilancio dell’economia e di rilancio ovviamente del Paese nel suo complesso. Il bilancio su questo ha una funzione centrale.

    Come ci siamo approcciati? Mi permetto di ripeterlo, se non sono stato abbastanza chiaro. Noi abbiamo vincoli molto simili a quelli nazionali, ma non abbiamo le stesse opportunità che ha un bilancio nazionale. Quindi, se oggi ci venissero date risorse nuove per 100 milioni, prima di poterle mettere in movimento avremmo bisogno di fare una variazione di bilancio che recepisce quei 100 milioni di euro e che poi, dopo averli recepiti, inizia a spenderli o a mettere in campo le procedure per poterli spendere: tradotto, una legge di variazione, che significa due mesi di tempo.

    Non avevamo questo tempo di fronte al Covid e non avevamo neanche la voglia, non abbiamo avuto la voglia di iniziare a dire “cosa tagliamo del bilancio esistente per metterli a disposizione del Covid”. Siccome, dall’altra parte, i soldi non possiamo stamparli né possiamo fare debito, abbiamo deciso di utilizzare quell’opportunità che ci è stata data: ci sono dei soldi, sono spendibili, andiamo a vedere come poterli spendere nel modo più efficace e più veloce possibile. Ed è quello che abbiamo fatto con l’utilizzo in modo importante di una parte dell’avanzo vincolato. Se poi passerà nel DL 18 l’emendamento che abbiamo proposto, nella sua approvazione definitiva, credo che quell’avanzo possa offrirci anche qualche opportunità in più, sia in termini di spesa che in termini di rapidità della spesa stessa. Quindi, abbiamo utilizzato, per buona parte delle cose che vi ho detto, risorse regionali. Siamo andati a cercarle, senza al momento prendere la decisione su cosa dobbiamo tagliare dell’attuale bilancio, ma andando a cercare risorse “fresche” o “ferme” da mettere in movimento.

    Mi permetto di dire – così do anche una risposta – che abbiamo fatto un’operazione analoga a quella che ha proposto, ad esempio, la consigliera Piccinini. Nel momento in cui la consigliera Piccinini dice “smart working”, smart working significa che l’Amministrazione non eroga più buoni pasto, quindi c’è un risparmio di spesa, senza togliere nulla a nessuno perché sta dentro un sistema di regole, come mettiamo a disposizione quel sistema di spesa? Condivido l’idea che quei risparmi possano essere messi a disposizione delle persone più in difficoltà sul versante Covid. La dico in maniera più generica di come l’ha detta la consigliera Piccinini, perché su questo abbiamo avuto già un primo confronto con i sindacati, dai quali sono emerse diverse idee su come poter utilizzare il risparmio dovuto a questi buoni pasto. Ad esempio, loro dicono di utilizzarli per mettere a disposizione delle persone più indigenti, più in difficoltà, l’acquisto dei dispositivi di protezione, che saranno indispensabili per ciascuno di noi. Magari quelle persone non riescono a trovarli, ad averli, quindi loro dicono di usare quei risparmi per comprare mascherine o dispositivi di protezione per le persone che hanno più difficoltà nel poterli trovare, per ragioni economiche o per altri tipi di ragioni.

    Insomma, mettendo insieme un po’ di idee, credo che, ad esempio, da quel risparmio dei buoni pasto potremmo mettere in campo una piccola azione di sostegno alle persone con maggiori difficoltà. Ho usato questo, che mi ha consentito anche di rispondere alla consigliera Piccinini, per dire come dobbiamo provare a fare operazioni di questo genere, in cui non si toglie niente a nessuno ma si prova a rimettere in circolo qualcosa in più per tutti gli altri.

    Venendo ad alcune risposte più puntuali, lo sforzo che abbiamo fatto sul personale sanitario lo abbiamo fatto attraverso risorse del sistema sanitario regionale, risorse che abbiamo reperito senza immaginare, in questa fase, assolutamente tagli sui servizi. Lo abbiamo fatto consapevoli anche che, una parte delle risorse sono oggi sul sistema sanitario regionale grazie a una scelta fatta dal Governo, attraverso il decreto-legge n. 14 e il decreto-legge n. 18, di finanziare con più forza i sistemi sanitari. È stata inserita a bilancio la somma di 1 miliardo e 400 milioni, ma in realtà avevamo anche risorse del bilancio sanitario che abbiamo potuto e abbiamo deciso di mettere a disposizione per un riconoscimento extra ordinario a tutto il comparto, a tutti i 60.000 dipendenti del sistema sanitario regionale, medici, che sono anche dirigenti, fino ad arrivare ovviamente agli infermieri e a tutti coloro che sono stati impegnati sul fronte Covid.

    Quando verranno erogati? Con il primo stipendio utile, che recepirà il frutto anche di una trattativa con i sindacati che è in corso, sulla base della quale decideremo anche come ripartire quei 65 milioni. È ovvio che, credo, vadano premiati maggiormente quei lavoratori che sono stati a contatto diretto con la malattia rispetto a chi, magari, relativamente al Covid, ha avuto mansioni meno dirette sul fronte dell’emergenza. Lì va fatta una differenziazione e stiamo condividendo con le parti sociali come poter ripartire questi 65 milioni di euro, che non sono una fattura da pagare, quindi esula dai famosi 18 giorni che dicevo in precedenza, ma sono una indennità, un riconoscimento in più stipendiale che verrà dato con il primo stipendio utile a questo scopo. Fortunatamente i soldi ci sono, quindi si tratta solo di dover decidere come erogarli e, nel momento in cui si è deciso come erogarli, accreditarli sul primo stipendio utile.

    Questa operazione è fattibile anche sui dipendenti di quelle cooperative, di quelle aziende che gestiscono strutture convenzionate con la Regione? Non è fattibile direttamente con soldi regionali, bisogna essere chiari, perché non sono dipendenti del sistema sanitario regionale. Su questo, non vi nego che, riguardo a un’ipotesi di apertura di un confronto con i privati coinvolti per capire cosa possiamo fare affinché anche quei lavoratori possano avere un minimo di riconoscimento, c’è piena disponibilità da parte nostra. Cercheremo di capire in che modo, in che tempi e con quali risorse poter affrontare il tema, perché questo coinvolge necessariamente anche quelle imprese di cui quei lavoratori, quegli operatori sanitari sono direttamente dipendenti.

    Venendo invece al tema sollevato da Pompignoli, relativo agli stabilimenti balneari: gli stabilimenti balneari sono imprese, quindi tutto ciò che noi abbiamo messo in campo per le imprese, a partire da quanto diceva il collega Colla sul sistema dei Confidi, quindi la possibilità di liquidità e di finanziamenti a tasso zero, è un’opportunità che hanno anche gli stabilimenti balneari. Stiamo lavorando a un’operazione, che deve essere per forza nazionale, ma alla quale stiamo provando a dare un contributo come Regione, del bonus vacanze, perché se vogliamo rilanciare gli stabilimenti balneari, così come tutte le nostre strutture turistiche, abbiamo bisogno che le persone siano incentivate ad andare in quelle strutture, nel nostro mare, nella nostra montagna, nel nostro Appennino, nelle nostre città d’arte. Credo che quindi il bonus vacanze possa essere uno di quegli strumenti che potrà essere utile al settore. Questa proposta l’abbiamo messa nero su bianco al Ministro Franceschini, ne abbiamo avuto un ritorno positivo, confidiamo che nel decreto di aprile possa trasformarsi in realtà.

    Inoltre, abbiamo inteso venire incontro alle imprese con i 2 milioni per la sanificazione, che sono risorse recuperate dall’avanzo vincolato. Ci stiamo confrontando con le categorie su come fare il bando o l’assegnazione di quei fondi alle imprese. Non sto a indicare nel dettaglio quale delibera c’è e quale delibera non c’è, perché ha avuto buon gioco chi, di fronte a venti delibere, ha evidenziato le dieci che non ci sono, e io potrei avere buon gioco a evidenziare le quindici che ci sono. Mi sembra un gioco poco utile e spero che lo strumento web che sto mettendo in campo possa essere utile ai consiglieri e, soprattutto, ai cittadini, ad avere contezza di come procedono le cose. Ripeto, come Bilancio non voglio avere solo l’ambizione di poter dire “ci sono i soldi, spendeteli”. No, come Bilancio cercherò di essere anche da pungolo affinché vengano spesi nel più breve tempo possibile.

    Certo è che di risorse nuove – per rispondere a un’altra delle sollecitazioni – ce ne sono molte che non sono direttamente nel bilancio 2020 e che porteremo sul bilancio 2020, spostandole dall’avanzo. Per “molte” intendo una cifra che è superiore alla metà di quella che abbiamo stanziato. Altri interventi sono un’accelerazione di poste di bilancio che abbiamo già in disponibilità e che abbiamo deciso di anticipare.

    Su altri come gli investimenti, ad esempio, l’investimento di 65 milioni che parte sulla Ferrara-Codigoro non era una cosa scontata, perché il Covid è stato un ulteriore pungolo ad andare a cercare quei 5 milioni che erano indispensabili per poter avere l’autorizzazione del Ministero all’avvio del cantiere. Li abbiamo trovati, sono frutto di risparmi su altri cantieri FER e di risorse del nostro bilancio che hanno consentito di far partire quel cantiere. Operazione che faremo probabilmente anche su altri cantieri, consapevoli che, come Regione, cerchiamo – lo abbiamo fatto con i fondi comunitari e anche con altre risorse – di dare una mano ai Comuni a mettere in campo nuove opere pubbliche.

    Come diceva il collega Colla, bisogna che le procedure per poter far partire lavori pubblici stiano nel campo della legittimità ma siano un po’ accelerate. Ne abbiamo un grande bisogno. Stiamo ragionando su questo anche con un emendamento, insieme alle altre Regioni, per far sì che questo sia fattibile, e confido che davvero il Covid possa rappresentare non solo il dramma che è stato, che è e che ancora per un po’ sarà, ma anche un’opportunità per cambiare il modo di essere Pubblica amministrazione. Qualche stimolo in tal senso è già arrivato, confido che davvero si possa immaginare un nuovo modo di operare, in una realtà, quella post-Covid, che sarà un mondo diverso da quello che abbiamo conosciuto fino ad oggi.

     

    Presidente POMPIGNOLI

    Grazie, assessore Calvano. A questo punto direi che possiamo chiudere, anche perché fra otto minuti inizia la Commissione Sanità. Buon lavoro a tutti. Ci rivediamo prossimamente per le varie convocazioni della Commissione I.

     

    Presidente RONTINI

    Per quanto riguarda la II Commissione, ho una velocissima comunicazione. Avrete visto che noi ci convochiamo anche la prossima settimana, nell’orario da calendario istituzionale, quindi il martedì pomeriggio alle 14:30, con un’informativa simile a questa con l’assessore Corsini, mentre ci stiamo organizzando per la settimana dopo per l’assessore Mammi sui temi dell’agricoltura. Nel frattempo, avrete visto, consiglieri – lo dico in particolare ai nuovi – che è arrivato anche il C1, cioè la proposta di calendario venatorio.

     

    Espandi Indice