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Legislatura XI - Commissione I - Resoconto del 30/09/2020 pomeridiano

    Resoconto integrale n. 16

    Seduta del 30 settembre 2020

     

    Il giorno 30 settembre 2020 alle ore 14,30 è convocata, con nota prot. n. AL.2020.18744 del 24/09/2020, presso la sede dell’Assemblea legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50, la Commissione Bilancio, Affari generali ed istituzionali in modalità “mista”, cioè con la presenza in sede, del Presidente, dei Vicepresidenti e di un membro per Gruppo assembleare [Michele Barcaiuolo (FDI), Gianni Bessi (PD), Maura Catellani (Lega), Francesca Marchetti (PD), Lia Montalti (PD), Emiliano Occhi (Lega), Igor Taruffi (ERCEP)], nonché degli altri partecipanti ai sensi della dell’Assemblea legislativa n.3 del 27 marzo.

     

    Partecipano alla seduta i consiglieri:

     

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    POMPIGNOLI Massimiliano

    Presidente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    5

    presente

    BARGI Stefano

    Vicepresidente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    4

    presente

    SABATTINI Luca

    Vicepresidente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    9

    presente

    BESSI Gianni

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    6

    presente

    BONDAVALLI Stefania

    Componente

    Bonaccini Presidente

    1

    presente

    CASTALDINI Valentina

    Componente

    Forza Italia – Berlusconi per Borgonzoni

    1

    presente

    CATELLANI Maura

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    COSTI Palma

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    2

    presente

    DAFFADA’ Matteo

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    FABBRI Marco

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    2

    presente

    GIBERTONI Giulia

    Componente

    Gruppo Misto

    1

    assente

    IOTTI Massimo

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    2

    presente

    LISEI Marco

    Componente

    Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni

    1

    assente

    MARCHETTI Daniele

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    assente

    MARCHETTI Francesca

    Componente

    Partito Democratico Bonaccini Presidente

    1

    presente

    MASTACCHI Marco

    Componente

    Lucia Borgonzoni Presidente

    1

    presente

    OCCHI Emiliano

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    presente

    PELLONI Simone

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    assente

    PICCININI Silvia

    Componente

    Movimento 5 Stelle

    1

    assente

    PIGONI Giulia

    Componente

    Bonaccini Presidente

    2

    presente

    RANCAN Matteo

    Componente

    Lega Salvini Emilia-Romagna

    1

    assente

    TAGLIAFERRI Giancarlo

    Componente

    Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni

    2

    assente

    TARUFFI Igor

    Componente

    Emilia-Romagna coraggiosa, ecologista, progressista

    2

    presente

    ZAMBONI Silvia

    Componente

    Europa Verde

    1

    assente

     

    È presente il consigliere Michele BARCAIUOLO in sostituzione del consigliere Giancarlo TAGLIAFERRI.

    Sono altresì presenti i consiglieri Lia MONTALTI (PD) e Manuela RONTINI (PD).

     

    Sono altresì presenti la Presidente dell’Assemblea legislativa Emma PETITTI; la Vicepresidente e Assessora al contrasto alle diseguaglianze e transizione ecologica: Patto per il clima, welfare, politiche abitative, politiche giovanili, cooperazione internazionale allo sviluppo, relazioni internazionali, rapporti con l’UE Elly SCHLEIN; i Parlamentari europei On. Alessandra BASSO (Lega), On. Herbert DORFMANN (Südtiroler Volkspartei), On. Elisabetta GUALMINI (PD), On. Elena LIZZI (Lega), On. Alessandra MORETTI (PD), On. Massimiliano SALINI (FI); Maurizio Molinari (Responsabile dell’Ufficio del Parlamento europeo a Milano), Maurizio Ricciardelli (Resp. Servizio affari legislativi e aiuti di Stato).

     

    Presiede la seduta: Massimiliano POMPIGNOLI

    Assiste la segretaria: Vanessa Francescon


    DEREGISTRAZIONE CON CORREZIONI APPORTATE AL FINE DELLA MERA COMPRENSIONE DEL TESTO

     

    -          Udienza conoscitiva sulle iniziative di competenza regionale del Programma di lavoro 2020 della Commissione europea

     

     

    Partecipano

     

    Giulia Martina

    Bosi

    Assessore per Formigine Città sostenibile 2030 – Comune di Formigine (MO)

     

    Pietro

    Mambriani

    Responsabile politiche industriali ed Europa – Confindustria Emilia-Romagna

     

    Pier Paolo

    Cavalcoli

    Urbanista - Italia Nostra

     

    Massimiliano POMPIGNOLI, Presidente della Commissione I. Iniziamo l’udienza conoscitiva. Intanto faccio l’appello della Commissione.

    Bargi Stefano, presente; Sabattini Luca era presente in aula, l’ho visto; Bessi Gianni era presente in aula, ma non lo vedo più; Bondavalli Stefania.

     

    Consigliera Stefania BONDAVALLI. Presente.

     

    Presidente POMPIGNOLI. Buongiorno.

    Castaldini Valentina.

     

    Consigliera Valentina CASTALDINI. Buongiorno.

     

    Presidente POMPIGNOLI. Catellani Maura, presente in aula; Costi Palma, presente; Daffadà Matteo, buongiorno; Fabbri Marco, buongiorno; Gibertoni Giulia; Iotti Massimo, ho visto che ha segnato la sua presenza anche in chat.

     

    Consigliere Massimo IOTTI. Presente.

     

    Presidente POMPIGNOLI. Buongiorno. Lisei Marco; Marchetti Daniele; Marchetti Francesca; Mastacchi Marco.

     

    Consigliere Marco MASTACCHI. Presente, buongiorno.

     

    Presidente POMPIGNOLI. Buongiorno. Occhi Emiliano, presente in aula; Pelloni Simone; Piccinini Silvia; Pigoni Giulia; Rancan Matteo; Tagliaferri Giancarlo; Taruffi Igor; Zamboni Silvia.

    Chi volesse comunicare la propria presenza lo scriva in chat, come ha fatto la consigliera Rontini, che è presente, in quanto appunto ha comunicato in chat la sua presenza.

    Partiamo, perché abbiamo una serie di interventi impegnativi e importanti.

     

    Udienza conoscitiva sulle iniziative di competenza regionale del Programma di lavoro 2020 della Commissione europea

     

    Presidente POMPIGNOLI. Oggi è l’udienza conoscitiva – abbiamo avviato la settimana scorsa la sessione europea – sulle iniziative di competenza regionale del programma di lavoro 2020 della Commissione europea.

    Chiamerei intanto qui la consigliera Montalti, che è consigliere segretario dell’Ufficio di Presidenza con delega agli affari europei, per fare un saluto e un’introduzione sull’argomento. Chiederei poi a tutti gli intervenuti di parlare dieci minuti. Diamo un tempo di dieci minuti, anche perché poi avremo tutti i parlamentari europei che hanno chiesto di intervenire. Sono sei parlamentari europei e in più, alla fine dell’audizione dei parlamentari europei, sentiremo anche gli interventi degli stakeholder, e sono per il momento dieci richieste di intervento.

    Prego, consigliera Montalti.

     

    Consigliera Lia MONTALTI Consigliere-segretario dell’Ufficio di Presidenza con delega agli affari europei. Intanto porto i saluti della presidente Emma Petitti, che ci raggiungerà più avanti ma ci teneva ad essere presente.

    Quella di oggi è un’udienza conoscitiva della sessione europea 2020, forse un po’ diversa rispetto a quelle che i nostri stakeholder e i consiglieri al secondo mandato hanno vissuto negli anni precedenti. Dico che è un po’ diversa perché andiamo ad affrontare un’enorme quantità di politiche europee.

    Vi invito, a questo proposito, per chi è presente, a prendere il report che è stato preparato dagli uffici ed è all’ingresso, e colgo anche l’occasione per ringraziare tutti i tecnici che, sia per l’Assemblea legislativa sia per la Giunta, hanno lavorato e stanno lavorando al tema della relazione tra l’Emilia-Romagna e Bruxelles. Quindi, non solo in occasione della sessione europea, ma durante tutto l’anno analizzano le politiche europee, le norme europee e come l’Emilia-Romagna può contribuire in maniera attiva da un lato all’implementazione delle politiche, dall’altro anche, sin nella fase di inizio, alla formazione delle politiche. Faccio questa premessa che è dovuta, perché per noi la sessione europea rappresenta proprio il cardine per poter dare voce all’Emilia-Romagna e soprattutto ai cittadini emiliano-romagnoli nella relazione con Bruxelles.

    Dicevo che questo è un anno straordinario perché sappiamo bene e tutti noi stiamo seguendo con grandissima attenzione lo sviluppo delle nuove politiche che la Commissione europea, il Parlamento europeo e il Consiglio hanno messo in campo per far ripartire l’Europa, per affrontare l’emergenza Coronavirus, ma soprattutto per ricostruire quello che è il futuro dell’Europa e quindi anche delle regioni e dei territori. È un anno eccezionale, dunque, per le politiche con cui ci confrontiamo; un anno da cui parte anche il lavoro che ci aspetta nei prossimi anni. L’Emilia-Romagna sarà protagonista della nuova programmazione dei fondi strutturali; dal 2021 al 2027 parte un nuovo ciclo, quindi nei prossimi mesi partiremo proprio con la realizzazione della nuova programmazione.

    L’Emilia-Romagna vuole essere anche protagonista delle politiche che abbiamo di fronte a noi, a partire sicuramente da come verranno utilizzati i fondi di Next Generation EU, del Recovery Fund come lo conosciamo ormai tutti. Ma ci sono anche grandi sfide. Abbiamo già discusso, in questa Commissione congiunta con la III Commissione, della nuova legge per il clima. Il Green Deal è uno di quei grandi temi e di quei grandi programmi europei che sono stati lanciati da pochi mesi e che vedranno i territori assolutamente protagonisti, in termini di politiche ma anche in termini di programmazione, progettualità, opportunità da costruire e far crescere.

    Per concludere, per noi la sessione europea è un momento fondamentale proprio per entrare nel merito, per acquisire gli strumenti in modo che, nel lavoro che come Regione e come Assemblea legislativa portiamo avanti e porteremo avanti nei prossimi mesi e nei prossimi anni, possiamo sempre più essere incisivi rispetto alle politiche che vengono messe in atto, ma soprattutto possiamo sempre di più costruire delle reali opportunità per i cittadini emiliano-romagnoli, per le nostre imprese, per il lavoro e per il nostro territorio. Grazie e buon lavoro.

     

    Presidente POMPIGNOLI. Grazie, consigliera Montalti.

    Prima di passare la parola alla vicepresidente Elly Schlein, do una scaletta, così anche chi è collegato ha i tempi di intervento. Dopo la vicepresidente parlerà il dottor Maurizio Molinari, che è responsabile dell’Ufficio del Parlamento europeo a Milano; poi i parlamentari europei, in ordine l’onorevole Herbert Dorfmann, l’onorevole Massimiliano Salini, l’onorevole Alessandra Moretti, l’onorevole Elisabetta Gualmini, l’onorevole Alessandra Basso e l’onorevole Elena Lizzi. Questi sono gli interventi dei parlamentari europei.

    Ora passo la parola alla vicepresidente. Poi si prepari il dottor Maurizio Molinari.

     

    Elly SCHLEIN, vicepresidente della Regione Emilia-Romagna. Grazie. Volevo ringraziare il presidente Pompignoli, la I Commissione, quelli che ci stanno seguendo qui e quelli che ci stanno seguendo in collegamento, soprattutto gli europarlamentari che daranno un contributo a questa sessione di udienza conoscitiva, che si focalizza su alcune priorità strategiche dell’Unione e in particolare del programma di lavoro della Commissione. Mi faceva piacere portare anch’io un contributo a questo vostro confronto odierno. Mi fa anche un po’ specie, presidente, perché ci incontravamo prima in questa stessa sede con un altro ruolo, che era quello di europarlamentare, e adesso faccio davvero un in bocca al lupo ai colleghi che stanno affrontando una fase peraltro particolarmente cruciale per il futuro dell’Unione europea.

    Voi sapete che il 29 gennaio la Commissione aveva adottato il suo programma di lavoro per il 2020, che illustra le più importanti iniziative che la Commissione vuole intraprendere in questo primo anno di mandato. È chiaro, però, che i fatti che sono seguiti all’approvazione di quel programma di lavoro hanno determinato anche dei cambiamenti decisivi di quelle che saranno le priorità strategiche. La pandemia Covid-19 ha colpito come una crisi simmetrica, nel senso che ha colpito tutti i Paesi europei, seppure in misura diversa, e ha costretto naturalmente a rivedere molti piani.

    Però è anche un impatto, quello della crisi pandemica, che ha visto per la prima volta mettere in campo strumenti assolutamente inediti dal punto di vista europeo. Molte sono state, infatti, le iniziative intraprese in questi mesi. Ricordo anzitutto che il 27 maggio ha dovuto già presentare un adattamento del programma di lavoro, adeguandolo a due princìpi fondamentali. Il primo è il rispetto degli impegni previsti dal programma già approvato in gennaio; il secondo, proprio a causa della natura e della portata della crisi, la necessità di concentrarsi sulla sua gestione, quindi anche la revisione della tempistica di alcune delle azioni che sono state proposte.

    La Commissione Von Der Leyen ha fatto anche recentemente un importante discorso, di cui ha informato poi naturalmente gli Stati membri, che come sapete è il discorso sullo stato dell’Unione. Mi preme – brevemente, perché non voglio sottrarre tempo agli illustri interventi che sono previsti per la giornata – sottolineare alcune questioni, proprio avendo un punto di vista in quanto in cinque anni di esperienza a Bruxelles devo dire che sono rimasta colpita positivamente dal fatto che, seppure con un pizzico di ritardo, che bisogna riconoscere, perché c’è stato… All’inizio sembrava quasi che l’epidemia fosse confinata in Italia, il primo Paese europeo colpito, invece presto si è scoperto quanto sfidasse la pandemia lo stesso concetto di confine. Però, poi non sono mancate risposte anche efficaci.

    Penso al tema dell’attivazione della General Escape Clause, che ha sospeso il Patto di stabilità e crescita, mettendo in condizione gli Stati di intervenire celermente sull’emergenza; l’adozione del quadro temporaneo per gli aiuti di Stato; l’adozione dello strumento SURE, che segna davvero un avanzamento importante sul tema del sostegno agli ammortizzatori sociali e al lavoro (si tratta per l’Italia di 27,6 miliardi); l’ampliamento del Fondo europeo di solidarietà, che era stato già in passato caldeggiato (lo sapranno i colleghi europarlamentari) dal Parlamento, ma che finora non aveva visto allargare i criteri oltre quelli delle catastrofi naturali, invece anche questo passo avanti c’è stato; in più lo strumento europeo per la risposta all’emergenza.

    La consigliera Montalti ha già ricordato la portata di questo Next Generation EU, questo piano di ricostruzione che è estremamente importante perché non piove orientato a pioggia, appunto, ma orientato al futuro, su alcune priorità strategiche in cui la Regione Emilia-Romagna si riconosce molto: quella della necessità di attuare una transizione ecologica; quella di lavorare sulla trasformazione digitale per recuperare alcuni ritardi che questo Paese ha accumulato, tanto nella sua pubblica amministrazione quanto nel settore privato, che può cogliere un’occasione anche di aprirsi, internazionalizzare i propri mercati (parlo ad esempio delle piccole e medie imprese). Insomma, c’è moltissimo da fare sulla trasformazione digitale, anche se pensiamo a chiudere i divari territoriali, che conosciamo – ahimè – anche nella nostra regione, quindi come far arrivare a tutti la possibilità di collegarsi, visto che abbiamo anche scoperto nella necessità, purtroppo, dei mesi di chiusura delle scuole, che non tutti si possono collegare allo stesso modo. Quindi, deve essere uno sprone anche questo a fare investimenti mirati in questa direzione. La terza priorità altrettanto fondamentale è quella della coesione sociale, che vuol dire investire nelle infrastrutture sociali.

    Quindi, 750 miliardi, ma non dimentichiamo che più generalmente si tratta di un pacchetto di 1824,3 miliardi, perché anche il QFP, il prossimo bilancio, è stato rafforzato a 1074,3 miliardi. Dunque, strumenti senz’altro fondamentali. Lavoreremo prossimamente anche alla nuova programmazione, 2021-2027.

    Mi sentirei solo di segnalare che queste nuove priorità ci metteranno in condizione, se bene utilizzate, perché sono risorse che vanno spese abbastanza in fretta, con impegni di spesa al 2023 e poi 2026, e abbastanza bene… In queste settimane ci avete sentito insistere molto con il Governo perché non se ne faccia una discussione tutta politica, ma che si sentano e si coinvolgano i territori. È un passaggio fondamentale per assicurare di poter mettere a terra questi investimenti e creare opportunità concrete di lavoro, di qualità e di rilancio dell’economia. Su questo stiamo appunto lavorando con il Governo. Abbiamo chiesto che le Regioni avessero un ruolo già in fase di progettazione di questo Recovery Plan, che come sapete dovrà essere presentato ufficialmente ai primi di gennaio, mentre partirà già dal 15 ottobre l’interlocuzione con la Commissione europea sulle linee guida su cui il Governo sta lavorando anche insieme alle Regioni. Ecco, è una sfida cruciale, è una sfida che ci coinvolge e ci deve coinvolgere tutti. Stiamo provando anche qui, naturalmente, a ragionare con le parti sociali, nell’ambito del Patto per il lavoro e per il clima che la Regione è impegnata a rinnovare, su come poter dare un contributo effettivo e progettuale a questo grande sforzo del Paese.

    Non la faccio troppo lunga, presidente. Sono davvero felice di questo vostro momento di confronto, è importante per noi. Seguirà naturalmente il dottor Ricciardelli, che segue palmo a palmo insieme a me la sessione europea. Lascerò a lui dire quanto questa Regione si sia sempre contraddistinta in questo impegno molto utile, che ci ha permesso di partecipare spesso anche in fase ascendente e che ci permette soprattutto di stare sul pezzo e dare un contributo efficace ed effettivo anche alla determinazione di questo nuovo corso del futuro dell’Unione europea.

    Vi ringrazio tutti. Anche se non riuscirò purtroppo a rimanere molto, per altri impegni che avevo già fissato, resterò tuttavia volentieri a seguire alcuni dei prossimi interventi, salutando caramente tutti i colleghi del Parlamento europeo che oggi saranno presenti, seppur virtualmente, al nostro confronto. Grazie.

     

    Presidente POMPIGNOLI. Grazie, vicepresidente. Prego, dottor Ricciardelli. Intanto che lei si prepara, anche per vedere se la linea digitale funziona, quindi, se i collegamenti dall’esterno sono ben funzionanti, faccio un mini appello anche di chi è collegato e quindi dovrà intervenire.

    Proviamo. Dottor Maurizio Molinari, vediamo se è presente. Intanto, dottor Ricciardelli, venga che dopo la faccio intervenire.

    Onorevole Herbert Dorfmann, vediamo se è presente. Buongiorno, onorevole.

     

    On. Herbert DORFMANN, parlamentare europeo. Pronto, mi sentite?

     

    Presidente POMPIGNOLI. Sì, la sentiamo bene. Grazie.

    Onorevole Massimiliano Salini, vediamo se è presente. Li vedo collegati, ma…

    Buongiorno, onorevole.

     

    On. Massimiliano SALINI, parlamentare europeo. Eccomi.

     

    Presidente POMPIGNOLI. La sentiamo bene.

    Onorevole Alessandra Moretti, buongiorno. Non la sento.

     

    On. Alessandra MORETTI, parlamentare europeo. Mi sentite? Mi vedete? Buongiorno a tutti.

     

    Presidente POMPIGNOLI. Buongiorno a lei.

    Onorevole Elisabetta Gualmini.

     

    On. Elisabetta GUALMINI, parlamentare europeo. Saluto tutti.

     

    Presidente POMPIGNOLI. Vediamo se l'onorevole Alessandra Basso è presente, perché non mi sembra di averla vista collegata. C’è, è collegata.

    Onorevole Elena Lizzi, vedo che è collegata.

    L’onorevole Basso secondo me ha qualche problema. Dopo eventualmente cerchiamo di contattarla.

    Buongiorno onorevole Lizzi, però non la sentiamo.

     

    On. Elena LIZZI, parlamentare europeo. Adesso forse mi sentite?

     

    Presidente POMPIGNOLI. Perfetto, grazie, a dopo.

    Dottor Ricciardelli, prego, e poi passiamo la parola al dottor Maurizio Molinari.

     

    Dott. Maurizio RICCIARDELLI, Resp. Serv. Affari legislativi e aiuti di Stato. Buon pomeriggio. Sono Maurizio Ricciardelli, responsabile del Servizio Affari legislativi della Giunta regionale. Mi limiterò ad un intervento di carattere tecnico, per dire che la Regione Emilia-Romagna porta avanti questo strumento della sessione europea come un momento di confronto fondamentale, nel quale è possibile fare un riepilogo, ma soprattutto raccogliere le idee e le suggestioni che, rispetto alle varie materie coinvolte in quelle politiche europee che riguardano anche il ruolo della Regione, è possibile avere.

    In particolare, ricordo che questa è l’undicesima sessione consecutiva che come Emilia-Romagna facciamo, è un modello sicuramente rodato e potrei dire anche fortunato, che abbiamo messo in campo proprio per avere un costante rapporto tra una Regione e il modo in cui muta l’ordinamento europeo.

    Questa è una modalità che quest’anno, come sappiamo tutti, è caratterizzata dagli eventi che prima venivano ricordati dalla vicepresidente Elly Schlein e dalla consigliera Montalti. Questo è un anno di totale trasformazione, totale trasformazione significa che il modo di agire dell’Unione europea è radicalmente cambiato rispetto al modo in cui eravamo abituati a vederla operare. Tutti gli anni facevamo questa sessione, la sessione si inseriva rispetto ai diversi momenti del semestre europeo per cercare di vedere come rispettare i vincoli, come riuscire ad avere una Regione efficace rispetto alle risorse che l’Emilia-Romagna ha sempre speso devo dire al meglio e investito su settori importanti, ma quest’anno il quadro è veramente cambiato.

    L’Unione europea ha infatti deciso di cambiare i parametri, ha deciso anche di investire su degli elementi assolutamente nuovi. Ricordo come all’interno del discorso sullo stato dell’Unione di Ursula Von Der Leyen si sia parlato per la prima volta di un’Unione della sanità, cioè si siano inseriti degli elementi assolutamente innovativi, si sia cercato di portare il problema della crisi verso degli elementi di soluzione di assoluto rilievo e di assoluta innovatività. Si ricordavano le parti sociali, cioè il programma SURE, si ricordavano le parti relative al Green.

    Rispetto a questo ricordiamo anche altre cose, perché nel discorso sullo stato dell’Unione di Ursula Von Der Leyen c’è una grande attenzione al tema dei diritti. Si diceva che verrà presentata entro settembre (ancora non l’abbiamo vista) una relazione sullo stato dei diritti nell’Unione europea, perché nei vari Paesi bisogna verificare questi elementi con grande attenzione.

    Noi abbiamo presentato come tutti gli anni un Rapporto conoscitivo, che è frutto della collaborazione di tutte le strutture della Giunta regionale, che materia per materia si sono occupati di dare delle linee di intervento e di dire la problematica su questo tema ora è questa piuttosto che questa altra, quindi il documento che abbiamo presentato è la base della discussione.

    Certamente questa è una base di discussione che si muove in un quadro in continua evoluzione. Per questo questa sessione assume un carattere anche temporale particolare, perché siamo a ridosso di una situazione nella quale verrà descritto qual è il piano che l’Italia nel suo complesso intende attuare soprattutto per quanto riguarda il Recovery Fund, ma anche per altri importanti aspetti, quindi siamo in una fase di transizione.

    Tra un po’ l’Unione europea presenterà, anche sulla base del discorso di Ursula Von Der Leyen, un nuovo, ulteriore programma, quindi avremo una sessione europea nella primavera del prossimo anno. Questa è quindi l’occasione per stare in una situazione di transizione a indicare effettivamente quali sono le linee che noi vogliamo che il legislatore nazionale adotti e che la Regione Emilia-Romagna si impegni ad adottare, cioè le grandi linee. Secondo me, questa è una sessione di disegno, per questo ringrazio tutti i presenti, il cui contributo in questa fase sarà particolarmente utile. Grazie a tutti.

     

    Presidente POMPIGNOLI. Grazie, dottor Ricciardelli. Adesso passerei la parola al dottor Maurizio Molinari, responsabile dell’Ufficio del Parlamento europeo a Milano.

     

    Dott. Maurizio MOLINARI, responsabile dell’Ufficio del Parlamento europeo a Milano. Buongiorno a tutti. Sarò veramente telegrafico, perché non voglio rubare la parola agli eurodeputati che seguiranno il mio intervento.

    Volevo solo dire pochissime cose, innanzitutto ringraziare la Regione Emilia-Romagna, perché non è la prima volta da quando sono responsabile dell’Ufficio di Milano e anche da prima, come responsabile stampa per l’Italia, che facciamo delle iniziative insieme alla Regione, in particolare insieme alla sessione europea. Spero per la conclusione degli incontri della sessione europea di ottobre di poter venire a conoscervi di persona, perché gli incontri di persona nonostante tutto, nonostante la necessità di distanziamento fisico, sono secondo me più fruttuosi e più interessanti degli incontri on line.

    Volevo ringraziare il presidente, la consigliera Montalti, la vicepresidente Elly Schlein, che conosciamo bene al Parlamento europeo come lei conosce bene noi, e volevo dire che se tutte le Regioni fossero come l’Emilia-Romagna nell’ascoltare le indicazioni che vengono dall’Europa e nel dare seguito, dialogare e mettere in atto quello che il Parlamento europeo e la Commissione europea ci chiedono di fare, se tutte le Regioni fossero così virtuose saremmo sicuramente un Paese con molti meno problemi.

    Il dialogo che abbiamo come Parlamento europeo con la Regione Emilia-Romagna è un dialogo continuo, un dialogo sempre super costruttivo (anche il presidente Bonaccini ha partecipato ad alcuni incontri organizzati da noi ancora prima dell’emergenza Coronavirus).

    Confermo quindi l’impegno dell’Ufficio di Milano del Parlamento europeo per quanto riguarda noi e sono molto contento che ci sia una così grande partecipazione di eurodeputati, credo ce ne siano sei addirittura, a cui do subito la parola.

    In un momento fondamentale, perché questo è veramente il momento fondamentale della storia dell’Europa e forse anche della storia del mondo come lo conosciamo, vi invito a continuare a lavorare così, perché è vero che è importante il Piano nazionale di riforma che l’Italia presenterà, ma il contributo delle Regioni a questo piano è fondamentale, e – ripeto – se tutte le Regioni fossero come l’Emilia-Romagna saremmo veramente a cavallo, e qui chiudo e lascio la parola al presidente e ai deputati.

     

    Presidente POMPIGNOLI. Grazie, dottor Molinari. Iniziamo quindi con i parlamentari europei. Prego, onorevole Herbert Dorfmann.

     

    On. Herbert DORFMANN, parlamentare europeo. Buon pomeriggio da Bruxelles. Saluto particolarmente Elly Schlein, ex collega, mi fa piacere rivederla.

    Buongiorno, presidente, grazie per questa occasione. Sono un deputato altoatesino, come si capisce sia dal nome che dall’italiano un po' povero, eletto nelle fila della Südtiroler Volkspartei in collegamento di lista con Forza Italia e con il Partito Popolare Europeo; sono al terzo mandato nel Parlamento europeo.

    Grazie per questa opportunità che ho colto molto volentieri, faccio un intervento breve sui lavori che seguo, perché sugli altri argomenti interverranno sicuramente i colleghi che si occupano di altri settori. Da sempre, da quando sono in Parlamento, ho lavorato soprattutto nel settore agricolo in Commissione Agricoltura, provenendo come esperienza professionale da questo mondo, e in questo momento sono anche il coordinatore, quindi il Capogruppo del PPE in Commissione Agricoltura.

    Vorrei dire due cose. Stiamo terminando il lavoro sulla riforma della Politica Agricola Comune e tra tre settimane vorremmo votare questo importantissimo dossier che abbiamo in Commissione Agricoltura ormai da due anni e che non siamo riusciti a concludere nella scorsa legislatura e quindi abbiamo dovuto riprendere in questa e stiamo cercando di portare a termine.

    Come detto da lei, presidente, e da chi mi ha preceduto, l’indirizzo generale dell’Unione europea, che guarda ad un’Europa più sostenibile, influenza anche questo dossier per quanto riguarda la lotta al cambiamento climatico, dove l’agricoltura ha una posizione del tutto particolare perché, a differenza di tutti gli altri settori (riscaldamento, mobilità in generale) dove l’obiettivo può essere solo quello di emettere meno possibile CO2 e gas effetto serra, l’agricoltura ha l'obiettivo di emettere meno, ma anche quello di sequestrare di più, perché le piante fortunatamente possono sequestrare CO2 (le foreste, l'immagazzinamento di CO2 o di carbonio nell’humus del terreno).

    L’agricoltura ha quindi una doppia responsabilità, emettere meno e sequestrare di più. È chiaro che la nuova PAC, la nuova Politica Agricola Comune, deve andare in questa direzione, stiamo parlando dell'uso almeno del 30 per cento dei fondi totali della PAC per interventi di tutela ambientale e di sostenibilità, che sarebbero un importante passo avanti.

    Mi rendo conto che l’Emilia-Romagna è una regione fortemente agricola dal punto di vista sia della trasformazione agricola e della produzione di prodotti alimentari che sotto l’aspetto della produzione primaria, quindi penso alla frutticoltura, all'orticoltura, ai terreni arativi, è una delle principali regioni agricole dell’Italia, quindi è sicuramente importante portare avanti una politica che premi un’agricoltura innovativa e sostenibile, cercando anche di sostenere lo sviluppo rurale, che mi sembra ugualmente importante.

    Abbiamo davanti un budget per la politica agricola che sicuramente non è perfetto, ma a noi politici i soldi non basterebbero mai e fa parte del nostro lavoro, ma, se consideriamo da dove siamo partiti due anni fa con il budget dell’agricoltura nella pianificazione pluriannuale e dove siamo arrivati oggi, abbiamo fatto un importante passo avanti.

    Ci sarà un piccolo taglio rispetto agli ultimi sette anni, però c’è un budget sufficiente per andare avanti nei prossimi anni, fino al 2027.

    Non entrerei nei dettagli delle nostre proposte in quanto mi sembra eccessivo, ma vorrei fare un cenno a un altro dossier che abbiamo sul tavolo […] “farm to fork – dall’azienda alla tavola” è una strategia proposta dalla Commissione europea a maggio di quest’anno con un po’ di ritardo dovuto al Coronavirus. Stiamo facendo un posizionamento del Parlamento su questa strategia ambiziosa, che per adesso è una strategia della Commissione, quindi non è un atto legislativo, però gli atti legislativi seguiranno.

    In Commissione Agricoltura insieme con la Commissione Ambiente stiamo lavorando sul posizionamento del Parlamento su questa strategia, personalmente sono il rapporteur in Commissione Agricoltura. Si tratta di una strategia importante che interessa anche l’agricoltura dell'Emilia-Romagna.

    Penso alla proposta della Commissione di diminuire l’input di prodotti antiparassitari, di fertilizzanti, di antibiotici, tematica di grande interesse per la frutticoltura e l'orticoltura dell’Emilia-Romagna, ma anche per l’allevamento di animali, soprattutto maiali, nella vostra Regione.

    È importante anche per quanto riguarda la questione dell’etichettatura fonte pacco, dove c’è un forte dibattito, come sapete, sull’etichettatura a semaforo, che considero un grave problema soprattutto per la produzione alimentare tipica dell’Emilia-Romagna.

    Ritengo quanto sta succedendo completamente aberrante, perché decidere che un prodotto venga messo sul semaforo rosso solo perché contiene tante calorie mi sembra aberrante e mi sembra anche espressione di una società che ha troppo, quindi dichiarare che un prodotto non è buono solo perché contiene qualcosa o dire che un prodotto è buono se non contiene niente non corrisponde sicuramente alla nostra idea di alimentazione.

    Considerando alcuni vostri prodotti sopra eccellenti, non possiamo permettere che un domani un prosciutto di Parma o un parmigiano reggiano o una mortadella siano tutti etichettati belli rossi per dire che fanno male alla salute. Questi fanno male nel caso in cui se ne mangino chili, però questa è una questione di educazione alimentare, quindi dobbiamo lavorare anche su questo argomento, abbiamo appena iniziato e pensiamo di avere una posizione del Parlamento quest’anno, che poi verrà votata nella primavera dell’anno prossimo.

    Mi fermerei qui, presidente, concentrandomi su questi due argomenti che sicuramente in Commissione Agricoltura in questo momento sono i più importanti. Grazie.

     

    Presidente POMPIGNOLI. Grazie a lei dell’intervento, onorevole. Passerei la parola all’onorevole Massimiliano Salini.

     

    On. Massimiliano SALINI, parlamentare europeo. Grazie per l’iniziativa. Saluto anch’io Elly Schlein, che era collega nel corso del mandato precedente, e saluto tutti i colleghi collegati che parleranno dopo di me ed Herbert che ha appena parlato, che condivide con me anche la presenza all’interno delle file del Partito Popolare Europeo.

    Sono cremonese, sono stato eletto nel Collegio del Nord-Ovest (Lombardia, Piemonte, Liguria, Val d’Aosta), mi occupo di politiche industriali ed energetiche in Commissione Industria Ricerca ed Energia, mi occupo di trasporti e turismo nella Commissione Trasporti e Turismo e di commercio internazionale nella Commissione INTA, che è la Commissione che, occupandosi di commercio internazionale, si occupa anche di tutte le partite cruciali legate agli accordi commerciali con i Paesi extra UE e di tutti i temi legati ai contenziosi nelle relazioni con i Paesi terzi, ad esempio tutto il tema legato alle procedure antidumping nel rapporto con Paesi a rischio dal punto di vista della tenuta delle regole del libero mercato, come la Cina e non solo.

    Questi sono gli ambiti in cui opero, quindi le partite sulle quali siamo impegnati adesso e che intercettano le mie Commissioni sono veramente molte, perché, come si diceva, la sfida del rilancio economico dopo l’impatto devastante del Covid oggi sta impegnando l’Unione europea non solo nel reperimento di risorse economiche e finanziarie, ma anche in una modifica del paradigma di funzionamento dell’Unione europea e del tipo di relazione che intercorre tra l’Unione europea e i Paesi membri.

    Il Recovery Fund, pur con le diverse opinioni che si possono avere e le giuste critiche che vengono fatte per correggerne il tiro qua e là, è certamente la conseguenza di un cambio di paradigma, perché, com’è noto, si fonda sull’idea della condivisione di un impegno, al fine di un rilancio che sia di tutti i Paesi dell’Unione.

    Dopodiché si può discutere su quali sono i criteri sulla base dei quali vengono selezionati gli investimenti che verranno finanziati con il Recovery Fund, perché, fatto salvo il criterio fondamentale che è quello della ripartenza dopo la grave crisi, una ripartenza che sia possibilmente tale da consentire anche un ritorno ad un numero di posti di lavoro soddisfacente, i criteri fondamentali di selezione sono altri. I criteri di selezione sono da un lato il citato Green Deal, quindi la coerenza con la sfida della sostenibilità, dall’altro la coerenza con l’Agenda digitale, che è l’altro grande punto su cui si gioca la partita dei prossimi anni.

    È chiaro che, di fronte ad un’emergenza tragica come quella del Covid, vi è chi legittimamente chiede di smussare alcuni dei parametri fissati prima del Covid sulla sfida del Green Deal, perché è evidente che in questo momento dobbiamo riuscire a bilanciare le due dimensioni, da un lato la giusta necessità di garantire una sostenibilità concreta, più concreta di quanto molti Paesi dichiarino in occasioni come la COP21 nell’Accordo di Parigi, dove tutti si impegnano, ma, tornati a casa, quelli che fanno i compiti di solito siamo noi europei, da un lato quindi concretezza su una sfida corretta, però dall’altro realismo e consapevolezza del dramma che sta attraversando il popolo, perché il calo del numero di posti di lavoro e quindi la necessità di garantire posti di lavoro con imprese vivaci e libere di operare è un fatto politicamente molto rilevante.

    A questo proposito, una delle discussioni che abbiamo avuto nelle mie Commissioni e che ha attraversato giustamente anche il dibattito politico italiano riguarda una piccola contraddizione che si è verificata nella costruzione del Recovery Fund e che credo debba essere oggetto di un'analisi politica attenta anche su base regionale in Italia.

    La contraddizione è questa: per finanziare il Recovery Fund l’Unione europea deve reperire nuove risorse, quelle che nel dossier definiamo risorse proprie, cioè di fatto nuove tasse che aumentino la potenza di fuoco dell’Unione europea nel rapporto con i Paesi membri. Quali sono queste nuove tasse in termini molto brevi? La riforma delle ETS, quindi delle quote nell’ambito del mercato energetico, ma fondamentalmente le nuove tasse sono la plastic tax, la carbon tax e la digital tax.

    Di queste tre nuove tasse (plastic, carbon e digital), alle quali si aggiunge il lavoro sulle ETS che tecnicamente è molto complesso, ma rientra nel pacchetto delle risorse proprie, una è un'autentica iattura per il sistema industriale italiano, ed è la plastic tax.

    Non sto evidentemente dicendo che quindi bisogna abbandonare le prerogative connesse al Green Deal sul tema della sostenibilità, però bisogna avere realismo e intelligenza nell’applicazione delle norme e nell’attuazione delle sfide. Se il Recovery Fund serve per rilanciare le imprese e per finanziarlo usiamo la plastic tax che ammazza le imprese, mi pare che stiamo cadendo in una contraddizione abbastanza grave. Penso che peraltro parlarne a degli emiliano-romagnoli dove l’industria della plastica è abbastanza diffusa sia argomento quantomeno pertinente.

    La modalità con cui viene quindi modulato il reperimento di queste risorse proprie per finanziare uno strumento corretto come il Recovery Fund deve essere costruita in modo tale da non cadere in queste contraddizioni.

    La carbon tax ad esempio, che citavo, è un'imposta corretta, io mi occupo molto di industria siderurgica, noi conosciamo l’insidia costituita dall’arrivo sui mercati europei di acciaio proveniente da Paesi che non applicano nessuna delle regole che noi ci siamo dati nella tutela ambientale, oltre a non rispettarne molte altre, come quella della tutela sociale dei lavoratori – tanto per fare un esempio - ed oltre ad essere imprese spesso, come accade in Cina, sussidiate in maniera totalmente fuori dal mercato dallo Stato.

    Si tratta di realtà che non rispettano minimamente le regole di tutela ambientale, per cui è giusto applicare all’importazione di materie provenienti da quei Paesi una tassa chiamata carbon tax, che faccia pagare questo mancato rispetto di regole secondo noi doverose ai venditori di quelle materie.

    Lo stesso vale per la digital tax, costruita, come ben sapete, intorno al presupposto, a mio modo di vedere correttissimo, secondo il quale non si vede per quale motivo un artigiano di Reggio Emilia debba pagare le tasse che paga e Google o Facebook non debbano pagare praticamente un euro di tasse in Europa, utilizzando, in maniera molto disinvolta, lo strumento dei tax ruling, in maniera veramente strana e tra l’altro prendendo in giro la capacità dei Paesi membri dell’Unione europea di collaborare, perché, come sapete, all’interno dell’Unione Europea vi è chi sostiene, invece, arricchendosi, grazie a questo tipo di schema di gioco, la disinvoltura delle grandi compagnie del web. Però, la digital tax, a maggior ragione, la sosteniamo.

    Purtroppo, cosa accade? Che la prima delle tre tasse nuove che verrà applicata e che verrà messa in corso per finanziare il Recovery Fund, guarda caso, è proprio la plastic tax. Per questa ragione, quindi, abbiamo intrapreso una battaglia non certo contro il Recovery Fund, non certo contro le risorse proprie, ma abbiamo chiesto un sussulto di dignità e di coerenza, perché non ci siano effetti negativi come questo.

    Un altro passaggio che mi sembra corretto fare, che intercetta i temi dei quali mi occupo io e che intercetta anche i temi di attualità politica - questo mi pare sia utile come tipo di confronto tra noi e voi, tra parlamentari europei e politici del territorio – è trovare un nesso tra le sfide territoriali locali puntuali che ci troviamo di fronte e, al contempo, quel che accade nel mondo in modo tale da capire che contributo si può dare a tutti i livelli.

    Da questo punto di vista quello che sta accadendo nel Mediterraneo, in particolare l’alto grado di provocazione attuato dalla Turchia nei confronti soprattutto della Grecia e di Cipro, ritengo sia interessante come elemento di attenzione, perché, a parte tutte le conseguenze che ha sul tema dei flussi migratori, ha una conseguenza molto specifica e concreta che riguarda le mie Commissioni e in particolare con riferimento al tema energetico. Questo perché, com’è noto, uno dei punti nevralgici delle controversie soprattutto nel Mediterraneo orientale è la disponibilità dei giacimenti di gas.

    Nella sfida del Green Deal uno dei temi, a mio modo di vedere, centrali è proprio costituito dalla transizione graduale verso forme di approvvigionamento energetico più sostenibili.

    Siccome noi non possiamo in un quarto d’ora passare dalla macchina diesel alla macchina elettrica, perché non abbiamo le infrastrutture per potercelo permettere, ma soprattutto i cittadini italiani ed europei fanno fatica a permettersi il lusso di comprare la macchina elettrica al giorno d’oggi, siccome un modello interessante per garantire una transizione sostenibile è proprio quello di utilizzare adeguatamente il gas, nelle varie forme in cui è disponibile (LNG, GNL, eccetera), la partita sul Mediterraneo e quindi la dignità con cui l’Europa difenderà le proprie prerogative contro la Turchia sul Mediterraneo avrà anche conseguenze positive su questo versante, atteso che l’Italia è il principale Paese dal punto di vista delle infrastrutture gas.

    Sarebbe molto meglio che quel gas passasse dall’Italia verso l’Europa piuttosto che dalla Germania verso l’Europa, visto che i costi di passaggio del gas sono costi che poi ricadono sulla bolletta dei cittadini.

    Le sfide sono molte, e chiudo. Sono sfide normalmente economiche, per quel che mi riguarda, ma mai svincolate dalla priorità di carattere politico o quantomeno geopolitico. Per poterle affrontare bisogna avere un’idea, a mio modo di vedere, non necessariamente condivisa o omologata di Europa, però bisogna entrare nell’agone politico tentando di favorire una certa idea di Europa. Quel tipo di idea, a mio modo di vedere, vede al centro un Paese come l’Italia, con la sua forte tradizione manifatturiera e la sua capacità di impresa. Quindi, credo che il primo modo per trattare bene questa sfida sia favorire chi da sempre ha favorito con il suo impegno la forza del nostro Paese in Italia e nel mondo, cioè chi intraprende liberamente.

    Spero che questo possa essere fatto anche per una Regione performante sui fondi europei come la Regione Emilia, ma non fatevi mai bastare i buoni risultati. Lo dico perché anche la Regione Emilia – ho guardato i dati prima dell’inizio di questo webinar – ha impegnato meglio di chiunque altro in Italia i fondi europei e ha speso – perché quello che conta non sono tanto gli impegni, ma è la spesa effettiva – intorno al 60 per cento. Direi che è al top della classifica in Italia perché la Lombardia negli ultimi anni ha peggiorato le sue performance. Tuttavia, è un 60 per cento di quello che si poteva spendere. Siete un ottimo modello, ma dobbiamo migliorare tutti quanti insieme.

    Complimenti, grazie e buon lavoro. Chiedo scusa, ma me ne dovrò andare, perché, come vedete, sono in aeroporto e ho un aereo che sta per partire.

    Vi ringrazio tanto e buon lavoro.

     

    Presidente POMPIGNOLI. Grazie a lei, onorevole. Grazie anche dell’intervento.

    Passo la parola adesso all’onorevole Alessandra Moretti.

     

    On. Alessandra MORETTI, parlamentare europea. Buonasera a tutti. Grazie per l’invito, presidente.

    Ringrazio e saluto con affetto tutti i consiglieri regionali presenti fisicamente e in collegamento.

    Vi saluto e vi ringrazio anche per la bella occasione che abbiamo di parlare insieme, di confrontarci su un tema così attuale.

    Sono del Partito Democratico, faccio parte della grande famiglia dei Socialisti Democratici, eletta nella circoscrizione nel Nord-Est, faccio parte della Commissione Ambiente, salute e sicurezza alimentare, della Commissione Trasporti e turismo, la Commissione Donne e pari opportunità e sono coordinatrice della Commissione Speciale BECA, che è una Commissione nata e costituita da pochi giorni sulla lotta al cancro. Avrà una durata breve, di un anno, ma avrà in mano probabilmente un dossier legislativo molto importante visto che la Commissione europea con la commissaria alla salute Kyriakides si è posta tra gli obiettivi fondamentali di questa legislatura anche la lotta al cancro. Ovviamente, i miei colleghi parlamentari, ma anche tutti gli interventi svolti dai rappresentanti della Regione hanno già messo in luce il focus principale, cioè la grande opportunità che abbiamo e che è dovuta al Recovery Fund, cioè questa montagna di risorse che arriveranno anche al nostro Paese, pari a 209 miliardi, che si accompagna ovviamente e segue ad altre iniziative e altri strumenti che l’Europa ha messo a disposizione, quali, venivano citati prima dalla consigliera Montalti e da Elly Schlein, lo SURE sul tema dell’occupazione, la BEI con i 200 miliardi per la piccola e media impresa e poi questo fatidico MES e quindi questi 36 miliardi su cui ancora il Governo italiano è bloccato. Spero si sblocchi presto la situazione, perché darebbe fiato ad uno dei settori strategici per il nostro Paese nella lotta alla pandemia, ma non solo, evidentemente, che è la sanità. Mi rivolgo, ovviamente, ad una delle regioni che ha delle performance straordinarie dal punto di vista sanitario, ma come abbiamo potuto conoscere, ahinoi, durante la pandemia, anche le migliori sanità hanno bisogno di essere aggiornate, riformate e sostenute con dispositivi medici e strumentazioni adeguate.

    Secondo me, viviamo, come giustamente è stato detto prima, una stagione straordinaria. È in ballo il futuro dell’Europa. Il Covid ci ha fatto intendere quanto sia fondamentale fare un lavoro di squadra tra tutte le Istituzioni, dall’Europa, ai Governi, alle Regioni, agli enti più vicini, ai territori.

    Prima Elly Schlein parlava di una nuova strategia, di un nuovo approccio. Direi che questo nuovo approccio lo potremmo sintetizzare con due parole, presidente: la parola “solidarietà” coniugata con la parola “responsabilità”.

    Credo che questo sia il vessillo, la bandiera, le due parole chiave che caratterizzeranno i prossimi quattro anni, che caratterizzeranno la battaglia e le battaglie che come Socialisti, ma non solo, anche insieme ai Popolari, ai Verdi, a Renew presenti in Parlamento europeo stiamo portando avanti cercando di isolare anche una parte di parlamentari che continua a non credere nel progetto europeo e a criticarlo.

    Certamente, anche noi l’abbiamo criticato e dobbiamo criticarlo quando non è all’altezza della sfida, ma si è impressa una svolta importante negli ultimi mesi. Fatemi anche dire che, secondo me, questa svolta è stata impressa perché a condurre la battaglia sono state delle donne: Ursula Von Der Leyen, Angela Merkel, Christine Lagarde, Kristalina Georgieva del Fondo monetario internazionale, cioè donne che hanno preso in mano l’Europa per condurla a diventare, spero e mi auguro, veramente Stati Uniti Europei realizzando appieno quel sogno dei padri costituenti.

    Il Recovery Plan, il Recovery Fund, il Next generation EU, come vogliamo chiamarlo, è strategico innanzitutto perché determinerà un collegamento stretto tra le Istituzioni europee e le Regioni, per esempio.

    Prima il collega Salini parlava di come la Regione Emilia-Romagna sia la Regione migliore d’Italia nella spesa dei fondi europei e diciamo che l’Italia non brilla per efficienza in questo.

    Dopo di me ci sarà la collega Elisabetta Gualmini, che è stata vicepresidente della Regione e che quindi meglio di me conosce come sono stati spesi e in quali settori in particolare, il lavoro e lo sviluppo economico, avete deciso di spendere i fondi europei.

    Il Recovery Fund certamente ci impone, però, che cosa? Prima parlavamo di responsabilità. Siccome noi andremo ad indebitarci e ad indebitare le generazioni future, perché certamente il Recovery Fund è costituito da una parte di prestiti e da una parte di risorse a fondo perduto, dobbiamo assolutamente sforzarci affinché l’indebitamento sia un indebitamento buono. C’è un debito buono e c’è un debito cattivo. Il debito buono significa che noi dobbiamo utilizzare queste risorse, che poi dovremo restituire nel tempo, per due obiettivi strategici che la Commissione europea ci indica chiaramente, quello dello sviluppo sostenibile, quindi il grande New Green Deal, e quello della digitalizzazione, tanto è vero che la Commissione europea ci dà già delle linee guida dicendoci chiaramente che il 37 per cento dei fondi dovrà essere dedicato al New Green Deal, quindi allo sviluppo sostenibile, alle infrastrutture sostenibili, e il 20 per cento alla digitalizzazione.

    Ursula Von Der Leyen ha più volte espresso che in questo avvio, in questa strada verso uno sviluppo sostenibile nessuno andrà lasciato indietro.

    Prima il collega Salini parlava dello sviluppo economico, dello sviluppo industriale, del sostegno alle nostre imprese. Questo, ovviamente, dovrà andare di pari passo con un obiettivo ambientale, forte, che i giovani del nostro Paese, europei, i giovani del mondo ci hanno indicato, che è quello della lotta al cambiamento climatico.

    Su questo la prossima settimana come Parlamento europeo andremo a votare la prima legge al mondo sul clima, la climate law. La prima legge del mondo sul clima la farà il Parlamento europeo, la farà l’Europa. Come Socialisti e Democratici andremo a prevedere, a votare un taglio del 60 per cento alle emissioni di gas serra entro il 2030, per arrivare al 2050 alla neutralità climatica. Il 2050 dovrà essere il momento in cui l’Europa diventa il primo continente al mondo ad emissioni zero di Co2.

    Le sfide sono tante. Come Socialisti, insieme agli altri colleghi, con i Popolari, per esempio, ci stiamo impegnando molto per raggiungere questi target. Certamente non possiamo dimenticare il contesto industriale nel quale noi viviamo.

    Siamo un Paese manifatturiero, siamo un Paese che, ovviamente, soffrirà nei prossimi mesi la crisi occupazionale, la crisi del lavoro in particolare e quindi l’obiettivo della neutralità climatica dovrà prevedere un accompagnamento da parte soprattutto dei settori economici più fragili, un accompagnamento verso questi target.

    Nel documento sul Recovery Fund europeo il Governo ha presentato delle linee guida. Il Governo italiano parla di raddoppiare il tasso di crescita dell’economia italiana portandolo da 0,8 ad un livello in media con il PIL europeo che è dell’1,6; l’aumento degli investimenti fino ad arrivare al 3 per cento del PIL; una lotta contro la disoccupazione e in questo il piano SURE di 100 miliardi, ovviamente, aiuterà, ha già aiutato, ma aiuterà molto; portare la spesa per la ricerca e lo sviluppo al 2,1 per cento rispetto all’attuale 1,3 per cento.

    Ottobre è il mese della prevenzione al cancro. È ormai acclarata la correlazione forte tra la dimensione dell’inquinamento e le malattie tumorali. Nei prossimi 25 anni saranno centinaia di migliaia i cittadini europei che si ammaleranno di tumore. Noi saremo in grado, se investiremo più soldi in ricerca e più soldi ovviamente in sanità e in strutture sanitarie, di adottare degli screening diagnostici molto efficaci per non solo prevenire, ma anche per curare la malattia. La lotta al cambiamento climatico, la lotta contro l’inquinamento è una lotta molto importante, è un impegno estremamente importante che ci richiama ad una responsabilità collettiva.

    Il fatto di aver anche voluto costituire una Commissione speciale proprio per la lotta contro il cancro, per la sfida al cancro, credo che sottolinei, ancora una volta, un cambio di passo, un cambio di approccio che la Commissione europea e il Parlamento europeo hanno voluto dare.

    Mi fermo qui, salutando Emma Petitti, che ho visto. Ci ha raggiunto adesso. A lei mi lega una profonda stima, oltre che un affetto per le battaglie e le sfide che in passato abbiamo portato avanti insieme.

    Auguro veramente a tutti i consiglieri regionali un buon lavoro. Vi aspettiamo qui a Bruxelles per una programmazione seria sui prossimi lavori da fare insieme.

    Grazie.

     

    Presidente POMPIGNOLI. Grazie, onorevole. Grazie anche del suo contributo e del suo intervento. Mi ha anticipato dicendo che ci ha fatto visita la presidente dell’Assemblea, Emma Petitti, che poi interverrà alla fine degli interventi da parte degli onorevoli parlamentari.

    Grazie ancora, onorevole Moretti.

    Passerei la parola adesso all’onorevole Elisabetta Gualmini, nostra conoscente in quanto ex vicepresidente della Giunta regionale nella scorsa legislatura.

     

    On. Elisabetta GUALMINI, parlamentare europea. Buongiorno. Mi vedete? Io non vedo niente.

     

    Presidente POMPIGNOLI. Noi la vediamo, ma la sentiamo un po’ a scatti.

    Proviamo a vedere se riprendiamo il collegamento.

    Dopo l’onorevole Gualmini parlerà l’onorevole Basso. Abbiamo già ripristinato il collegamento con l’onorevole Basso. Intanto vediamo se riusciamo a far parlare l’onorevole Gualmini.

    Prego.

     

    On. GUALMINI. Un saluto molto affettuoso a tutti, al presidente Pompignoli, alla presidente dell’Assemblea Emma Petitti e a tutti gli amici consiglieri regionali delle diverse forze politiche. Prima ho visto anche la vicepresidente, a cui vanno i miei saluti. Mi fa molto piacere rivedere quell’aula in cui anch’io sono stata tante volte.

    Il mio intervento, che sarà breve, si incentrerà su due punti in particolare. Il primo è relativo alla svolta politica che noi abbiamo osservato a livello europeo e quindi anche al ruolo che le Regioni, le Istituzioni regionali possono giocare in questo nuovo scenario sovranazionale. Poi, il secondo punto, invece, è quello relativo alle politiche, che cosa sta cambiando e quali innovazioni ci troveremo davanti su cui le Regioni stesse dovranno fare la propria parte.

    Come forse sapete, faccio parte di tre Commissioni, che sono la Commissione Bilancio, dalla quale ho potuto osservare da un punto di vista privilegiato anche tutto il negoziato relativo al Recovery Fund, anche se non è passato dal Parlamento, però, sostanzialmente, in Commissione Bilancio abbiamo, di fatto, alzato e tenuto alte le orecchie e le antenne perché quel grande piano per la ripresa, ovviamente, va un po’ di pari passo con il bilancio ordinario dell’Unione europea di cui, invece, ci occupiamo attivamente, che sta per essere negoziato e che mette sul piatto altri 1.700 miliardi rispetto al Recovery Fund. Faccio parte, inoltre, della Commissione Lavoro e politiche sociali e infine della Commissione si occupa dei fondi strutturali.

    Vengo al primo punto, la svolta politica. L’avete già sottolineato voi, non c’è dubbio che, a livello europeo, noi abbiamo assistito ad una crepa della storia, ad una cesura storica molto evidente, molto forte. Pur nella drammaticità della crisi attuale, noi parlamentari europei abbiamo avuto la straordinaria opportunità di osservare un grande cambiamento. Non è scontato che l’integrazione europea, soprattutto per chi crede in un’Europa forte, in un’Europa robusta, proceda e vada sempre avanti in maniera così continua. Molto spesso anche i grandi progetti della storia possono tornare indietro, curvare a 360 gradi, perché servono gambe, uomini, teste e volontà politica per mandare avanti le cose.

    Questo è un caso in cui, invece, si assiste ad un salto di qualità dal punto di vista dell’integrazione, del coordinamento e forse del disegno di quell’Europa politica come comunità di destini, comunità di popoli e non solo di quell’Europa economica, quell’Europa politica che per tanto tempo le forze politiche europeiste hanno auspicato che si verificasse.

    È stato un cambiamento importante, un cambiamento che non è stato neutro perché fortemente voluto da leader politici che hanno capito che probabilmente questo è l’ultimo treno per cambiare un po’ il volto dell’Unione europea, dall’Europa matrigna all’Europa somma di burocrazie ottuse e lontane dai cittadini, ad un’Europa che, seppure con tanti limiti e tante difficoltà, prova a tendere la mano in una fase di profondissima crisi dei propri cittadini. È una svolta importante, perché siamo riusciti anche a superare le note riottosità e conflittualità che rendono sempre molto fragile il progetto europeo.

    Avrete visto nei negoziati il confronto tra nord e sud, che non è tanto un confronto di cifre tra i Paesi frugali e i Paesi spendaccioni tra i quali, ahinoi, siamo annoverati, ma è un confronto culturale, politico. I Paesi del nord hanno in mente, di fatto, un’Europa con un’unione doganale, come un insieme di Paesi che si scambiano merci come la Lega Anseatica del Medioevo, nulla di più. Mentre gli altri Paesi hanno in mente un’Europa come comunità di destini, con qualcosa di molto più forte che un’unione doganale.

    Siamo riusciti in questo cambiamento non neutro anche a superare questi conflitti, a trovare delle mediazioni, per esempio anche dal punto di vista est e ovest, dove, com’è noto, sono tantissime le avversità e gli scontri, soprattutto sullo stato di diritto. Alla fine il risultato è stato un grande posizionamento forte dell’Europa di risposta alla crisi.

    Questo cambiamento di scenario politico è importante, perché non va dato per scontato e penso che le Istituzioni regionali debbano assecondare, in realtà, questo nuovo ciclo storico, non solo dal punto di vista dello spendere le risorse, del mettere degli zeri in più di fronte ai capitoli di bilancio, ma davvero nel rafforzare la storia che si sta aprendo davanti. Considerate che a livello europeo noi abbiamo assistito a tre distinte crisi internazionali, crisi economiche fortissime e quindi non era banale riprendersi da quelle crisi. Penso alla crisi del 2008, che in Europa è arrivata nel 2010, che aveva creato diseguaglianze fortissime, che aveva già provocato emorragie di posti di lavoro ovunque. Proviamo ad alzare la testa nel 2013-2014 e arriva la seconda botta, la seconda fortissima turbolenza internazionale. E penso ai flussi migratori verso cui l’Europa era completamente impreparata e che hanno anche questi scosso le radici, anche a seconda di quello che si pensi, nella composizione e nel coordinamento tra le nostre comunità.

    Passano alcuni anni arriva la terza grande crisi con la pandemia, che è una crisi ancora più dura, perché è una crisi dell’economia reale, del lavoro, è una crisi che tocca la vulnerabilità, la fragilità delle persone.

    Non era scontato che un complesso così articolato come quello europeo, fatto di Istituzioni diverse, con provenienze diverse, con funzionamenti diversi, riuscisse, invece, a mettere in piedi una strategia a quattro gambe estremamente ricca, estremamente complessa.

    Passo al secondo punto, le politiche che sono state citate. Io metto in evidenza solo gli elementi che mi sembrano di maggiore novità. Il primo è il riequilibrio, rispetto alla dimensione mercatista che ha caratterizzato gran parte della storia europea, grazie allo sviluppo della dimensione sociale. Per la prima volta, e anche queste sono tappe della storia che non si erano mai verificate, l’Unione Europea mette un dito, mette un piede nella cosiddetta dimensione sociale. Lo fa con questo programma SURE che si occupa di ammortizzatori sociali, che l’Italia ha già chiesto, i famosi 27 miliardi, che serviranno per completare o allungare la cassa integrazione quando i nostri strumenti finiranno.

    Lo fa per mettere, appunto, il dito nella dimensione sociale con l’annuncio che è già stato fatto di un salario minimo europeo, che a breve arriverà nella mia Commissione, prenderà forma. Non sarà uno strumento vessatorio e iper regolatorio per tutti i 27 Paesi europei, ma sarà un modo per dire che la precarietà, il lavoro indecente, il lavoro che non è più un deterrente contro la povertà, deve rispettare determinati standard minimi […] e di reddito.

    Lo fa […] sociale anche con la costruzione che è stata annunciata di un reddito minimo di inserimento a livello europeo, che dovrà in qualche modo integrarsi con le misure nazionali e anche con una indennità di disoccupazione diversa dal programma SURE che si intende anche qui mettere a punto a livello sovranazionale.

    Molte le innovazioni dal punto di vista sociale nel tentativo di correggere lo squilibrio. L’integrazione europea è avvenuta in gran parte sul piano economico fiscale. Ricorderete l’ortodossia del paradigma dell’austerità. Ora tutta quella roba lì, che ancora esiste, di cui ancora abbiamo gli echi, in realtà viene molto ridimensionata a favore di qualcosa che si chiama “risposta in termini di protezione sociale”.

    Un altro elemento sul piano delle policy su cui l’Emilia-Romagna, che è una Regione fortissima, può saltare sopra, è l’elemento dell’innovazione. Cito due grandi innovazioni fra le tante. Una è la flessibilizzazione dei fondi strutturali. Avete potuto beneficiare in maniera molto libera dei residui, purtroppo pochi perché voi siete bravi, ma comunque dei residui dei fondi strutturali della vecchia programmazione 2014-2020. Lì c’erano delle maglie più libere per cambiare la destinazione dei programmi, e io ricordo bene quanto sia difficile mettere le risorse su programmi diversi, e per inventarsi nuove linee di finanziamento in assenza dei soliti lacci e lacciuoli europei.

    Questa flessibilizzazione dei fondi strutturali è per voi un elemento super importante. Ricordo quando abbiamo introdotto i contributi per le famiglie per i centri estivi, che abbiamo dovuto studiare tra le pieghe del fondo sociale europeo la possibilità di ricavare quei famosi 13-14 milioni. Tutto questo sarà estremamente più semplice.

    La prossima programmazione 2020-2027 avrà ancora questa caratteristica, non solo cofinanziamento al 100 per cento, cioè le Istituzioni comunali e regionali non dovranno tirare fuori dai propri bilanci risorse fresche, dalle proprie tasche, ma farà tutto il compito la Commissione europea, e grande flessibilità nella destinazione d’uso di questi fondi. Quindi, sfruttate queste opportunità veramente al mille per mille.

    Sempre sul capitolo innovazione, oltre a questi cambiamenti di procedura, penso alla grande introduzione delle sovvenzioni, dei contributi a fondo perduto, una cosa che non si poteva neanche menzionare, tantomeno scrivere nero su bianco, negli ambienti europei. Dei famosi 209 miliardi circa 82 sono sovvenzioni, contributi diretti. Voi dovrete fare una battaglia. Io ho già visto i Comuni che hanno chiesto che vengano messi a loro disposizione 20 miliardi direttamente senza passare dalla filiera Regione-Governo. Non so se questo sarà possibile, ma fate la vostra battaglia per poter usufruire non solo dei prestiti, ma anche della parte sovvenzioni e contributi a fondo perduto.

    Vengo all’ultima cosa su cui, secondo me, le Regioni possono avere un ruolo importante. Nella scrittura del Piano nazionale di riforma, cioè di quel piano che dovrà dire da parte del Governo dove vengono convogliate le risorse europee voi dovete assolutamente fare la vostra parte. Penso che non sia accettabile che, come si sente dire, il Governo italiano ha circa 700 progetti da infilare nei sette capitoli in cui si sviluppa il Piano nazionale di riforma. Non può essere che in questa fase noi ci presentiamo in Europa con mille progettini che coprono tutto il mondo e tutto lo scibile umano. Non è più la fase 1 quella degli incentivi a pioggia, dei cerotti, che pure ci stava, perché nelle fasi di grande crisi e grande drammaticità va bene dare un cerotto a tutto. Questa è la fase in cui bisogna scegliere, decidere, identificare due o tre grandi priorità su cui entrano anche le Regioni e su cui davvero si può cambiare il volto con una visione lungimirante del Paese.

    La Francia ha fatto così, ha fatto un’unica cosa: politica industriale. Punto. Vediamo di non perderci e, se potete, date una mano al Governo, ai vostri Ministeri di riferimento, per avere una visione un pochino più selettiva e soprattutto orientata alla modernizzazione del Paese.

    Mi aspetto moltissimo dalla Regione Emilia-Romagna. La palla adesso – il nostro compito lo abbiamo fatto – è un po’ nelle mani del Governo, ma anche vostre.

    Vi saluto ancora con molto affetto.

     

    Presidente POMPIGNOLI. Grazie, onorevole Gualmini.

    Passerei la parola adesso all’onorevole Alessandra Basso.

     

    On. Alessandra BASSO, parlamentare europea. Buon pomeriggio a tutti.

    Ho accolto con piacere questo invito a partecipare. Per me è la prima volta, perché sono stata eletta l’anno scorso con la Lega in questo collegio Nord-Est. Al Parlamento europeo faccio parte del Gruppo politico ID, quindi il gruppo denominato così sovranista. Quindi, a differenza delle due care colleghe che comunque mi hanno preceduto prima, noi abbiamo una visione un po’ diversa sull’Europa, però non mi dilungo su questo.

    Faccio parte di due Commissioni come titolare, la Commissione per il mercato interno e la tutela del consumatore e una Commissione che si è appena insediata, la scorsa settimana, che si chiama AIDA, ed è la Commissione per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale nell’era digitale.

    Sapete che il tema dello sviluppo dell’intelligenza artificiale e il Green Deal, in teoria, sono e ancora permangono come grandi temi di questa legislatura. Ovviamente, questa inaspettata pandemia da Covid ha un po’ rivoluzionato l’agenda, per cui ci siamo trovati in questo momento complicato per tutta l’Unione europea che si è trovata, invece, a dover dare delle risposte economiche urgenti per contrastare gli effetti nefasti per l’economia in tutta Europa.

    Sappiamo, ne hanno parlato in precedenza anche i colleghi, gli strumenti che sono stati discussi in Unione europea, quindi il MES, il Recovery Fund. Sapete che le nostre posizioni sono un po’ diverse. Probabilmente si poteva fare meglio, si poteva fare di più. C’è chi è entusiasta di questi strumenti, noi un po’ meno, anche perché, ovviamente, una cosa è certa, che poco o quasi nulla è totalmente gratis. Attendiamo di vedere gli sviluppi per vedere come si potrà procedere in merito a queste due proposte messe in campo per contrastare questa crisi.

    Cerco di essere breve, perché purtroppo mi si stanno accavallando degli appuntamenti. Passerei all’esposizione di alcuni temi importanti con delle ripercussioni sull’economia nazionale e quindi, di conseguenza, anche per quanto riguarda l’economia della nostra Regione. Come vi ho detto, faccio parte della Commissione mercato interno e tutela del consumatore. È in discussione un’iniziativa piuttosto importante, che è quella sulla sicurezza dei prodotti, dove è prevista anche l’etichettatura.

    Sappiamo che oggi l’Unione europea non ha una normativa certa in materia di etichettatura e di origine dei prodotti e dei loro componenti. Questa situazione, ovviamente, va anche a danno dei consumatori che possono essere ingannati da etichette che suggeriscono una origine locale dei prodotti e invece sono magari stati solo confezionati nell’Unione europea. Questa lacuna va anche a danno dei produttori anche della nostra regione, dove ci sono grandissime eccellenze, produttori che mantengono la produzione nel territorio dell’Unione e anche nella nostra Regione rispettando, però, delle normative che magari sono un po’ più severe rispetto ad altri in materia di igiene, di sicurezza, del diritto del lavoro e quindi si trovano ad affrontare dei costi più alti non volendo giustamente delocalizzare.

    Questo sistema di tracciabilità efficace e vincolante credo che garantirebbe anche alle nostre aziende e industrie sul territorio regionale un più elevato livello di sicurezza dei consumatori ed anche un incentivo ai produttori per continuare a rimanere, a produrre nel nostro territorio. Questa è una battaglia che noi portiamo avanti da molto tempo. Speriamo in questa legislatura di arrivare a una soluzione.

    L’altro grosso tema a cui è stato fatto cenno anche prima, ovviamente, è quello dell’intelligenza artificiale, la digitalizzazione. Anche nella nostra regione abbiamo visto che le prime antenne 5G sono già comparse.  Certo, è una tecnologia nuova, che può essere controversa, discussa. Come per ogni novità, l’approccio migliore da seguire ritengo sia quello della prudenza. Anche in questo senso, sempre in questo fascicolo, rispetto al punto in cui si parla di sicurezza dei prodotti, ho presentato un emendamento relativo al 5G ritenendo opportuno chiedere che si inserisca anche la salute dei cittadini quale tutela del bene più primario da tutelare.

    Come avrete letto, l’Agenda digitale è quella che probabilmente rivoluzionerà le nostre vite, sotto tanti aspetti, ad esempio negli aspetti sanitari. Ci faciliterà in molte cose. Quello che mi preme evidenziare, almeno per quanto riguarda il nostro tipo di approccio a questo nuovo mondo, è che l’approccio debba continuare ad essere in qualche modo umanocentrico. Lasciamo pure fare alle macchine alcune cose più banali e ripetitive, però, dal punto di vista etico, l’uomo deve essere la persona che decide in ultima istanza.

    Il digitale ‒ mi sono già occupata di vari fascicoli ‒ è un tema di cui suppongo anche in Regione si discuterà moltissimo. È un tema molto affascinante e anche molto complesso dal punto di vista dei problemi etici, e non solo, ma anche dal punto di vista di quello che potrà comportare sul sociale, quindi sulla possibile perdita di lavoro da parte di chi, magari, ha già una determinata età e non è particolarmente nato informatizzato. Mi auguro ci sia molta attenzione anche a questo aspetto quando si andrà a parlare di iniziative che riguardano l’intelligenza artificiale e il suo utilizzo nelle più svariate branche, dalla medicina alla Pubblica amministrazione e quant’altro.

    Io mi fermerei qui. Vi ringrazio ancora per l’invito. Saluto tutti. Mi auguro che ci possa essere una fattiva collaborazione tra tutte le forze politiche. Purtroppo questa pandemia ha bisogno di risposte il più possibile condivise, risposte che dovranno essere date qui, in Europa e, di conseguenza, anche in ambito regionale, per cercare di risollevare tutto quello che è stato distrutto, purtroppo, dal Covid.

    Grazie.

     

    Presidente POMPIGNOLI. Grazie, onorevole Basso, per l’intervento.

    Passo la parola all’ultimo europarlamentare, l’onorevole Elena Lizzi. Buon pomeriggio.

     

    On. Elena LIZZI, parlamentare europea. Buon pomeriggio a tutti. Grazie per l’invito. Auguro davvero buon lavoro per tutto questo percorso che state facendo, come le altre Regioni.

    Ovviamente dichiaro fin da ora la mia disponibilità a ulteriori e separati incontri per approfondire eventuali tematiche ad hoc che necessiti di approfondire la Regione Emilia-Romagna. Tra l’altro, tengo a precisare anche che c’era stato a gennaio, se non ricordo male, o i primi di febbraio, un tentativo di incontro con il presidente Bonaccini, che poi, per cause di forza maggiore, ha dovuto disdire l’incontro che aveva richiesto. Ci riserviamo, quindi, successivamente di approfondire quanto di competenza.

    Saluto anche i colleghi dell’Europarlamento, con cui si cerca di collaborare, anche se chiaramente ‒ come potete capire ‒ le posizioni politiche sono spesso molto diverse e lontane. Almeno da parte mia, con estrema lealtà e chiarezza, qualche volta anche troppa chiarezza, si cerca sempre di fare il bene del proprio territorio. Saluto anche i consiglieri regionali presenti e il presidente.

    Andiamo avanti, intanto presentando l’attività che cerco di portare avanti. Eletta nel Collegio del Nord-Est, risiedo in regione Friuli-Venezia Giulia e sono membro titolare della Commissione lavoro e affari sociali. Quindi, potete capire l’importanza della presenza e del lavoro all’interno di questa Commissione, sempre, ma in particolare nel periodo che verrà. Sono, poi, membro sostituto nella Commissione agricoltura e nella Commissione industria, ricerca ed energia. Cerco di interpretare al meglio questa attività, cercando di informarmi su tutto ciò che passa attraverso i dossier, nell’interesse, certo, della circoscrizione del territorio che rappresento e soprattutto dell’Italia in generale.

    Purtroppo questa legislatura è partita in modo strano, un po’, credo, per lo shock di una diversa composizione parlamentare all’interno dell’emiciclo, poi per Brexit ‒ non dimentichiamo che c’è anche Brexit in mezzo a tutto questo periodo ‒ e, infine, anche per quello che è successo a seguito dell’emergenza sanitaria Covid-19.

    Forte dell’esperienza, purtroppo, fatta, pur da bambina, nel ’76, quando c’è stato il terremoto in Friuli, a marzo ho detto in aula che nulla sarà come prima. Presa un po’ sottogamba, devo dire, perché forse non tutti gli Stati erano coscienti di quanto stava accadendo, perché stava accadendo solo in Italia. Purtroppo, dopo, tutta la criticità si è paventata, è diventata tangibile per tutti. Credo che nelle Istituzioni principali dell’Unione europea molti si siano chiesti se cambiare o morire. È evidente che se la Commissione europea e le Istituzioni in genere hanno cambiato rotta è perché hanno percepito che la crisi Covid-19 ha messo in luce tutti i limiti delle politiche europee finora messe in campo. Queste politiche sono franate in particolare con la chiusura dei confini da parte di altri Stati per paura del contagio, conseguentemente con rischi e pericoli sia per l’approvvigionamento alimentare ‒ parlo di “approvvigionamento alimentare” a Regione Emilia-Romagna non a caso ‒ sia per i pericoli sanitari. Anche qui, ribadisco, consapevole dell’esperienza fatta anche in Regione Emilia-Romagna con la crisi sanitaria.

    Per alcune settimane Schengen è evaporato senza alcun coordinamento, coordinamento che era stato richiesto dai governatori, che per primi avevano dovuto fare i conti con l’emergenza sanitaria, rimasti inascoltati. Lo dico perché voglio ricordarlo anche ai colleghi dell’Europarlamento, perché dà la misura del sistema preesistente, elefantiaco a livello europeo, nel periodo pre Covid-19.

    Guardiamo avanti. Speriamo che, invece, nei cambiamenti ci si possa anche migliorare. Se è vero che noi critichiamo lo status quo, è anche vero che lo facciamo perché vogliamo un’Europa diversa, più vicina veramente al cittadino, più vicina così come lo sono i Comuni, così come sono le Province, così come lo sono le Regioni. Più vicina ai cittadini.

    Partiamo da alcuni presupposti. Spero di stare nei tempi assegnati, altrimenti alzate gentilmente una manina in modo che possa rendermi conto che sto sforando.

    La crisi finanziaria ed economica conseguente alla crisi sanitaria Covid-19 è stata definita da qualche collega precedentemente “simmetrica”. Ed è vero, perché sta coinvolgendo tutto il mondo, sostanzialmente. Quello che non si sa è se la ripresa sarà simmetrica. Ed è qui che immagino stia ‒ non so se sono in collegamento o in presenza portatori di interessi, operatori economici ‒ l’inghippo, la strategicità della reazione delle Istituzioni.

    Per quanto riguarda le predisposizioni finanziarie del bilancio pluriennale europeo, ho sentito qualche narrazione romantica, ma voglio richiamare i dati della realtà. Il quadro finanziario pluriennale non è stato rafforzato, ma è stato tagliato. Rispetto ai dati iniziali, ai prezzi 2018, siamo passati da 1.094 a 1.074 miliardi. Quindi, c’è di fatto un taglio in partenza, con diversi anni da attualizzare, perché ci sono problematiche economiche negli Stati, perché c’è uno Stato in meno, che contribuisce, e perché evidentemente il Consiglio dei Capi di Stato e di Governo ha ritenuto che, per quanto riguarda il bilancio stretto pluriennale, quello che conoscevamo prima, dovevano essere apportati dei correttivi con una minore contribuzione. Questi tagli ‒ vi citerò solo alcuni settori ‒ sono stati o sono in procinto di essere compensati con alcune integrazioni attraverso lo strumento finanziario Next Generation EU, un debito che l’Unione europea si appresta a fare per sostenere alcune linee particolari. Penso al Fondo per la ripresa. Diverse le avete sentite commentare anche prima. Però devo far presente alcune cose che forse serviranno all’ulteriore dibattito che la vostra Commissione e la Regione porteranno avanti. Horizon Europe, quindi la ricerca, credo sia importante anche per Regione Emilia-Romagna, è stato tagliato di quasi 30 miliardi. Non è cosa da poco. A fronte di questo taglio, naturalmente, c’è una perdita di terreno in termini di innovazione tecnologica, futuro di produzione e posti di lavoro non banale.

    Anche la PAC è stata tagliata nel quadro pluriennale finanziario. Quando dico “PAC” in Regione Emilia-Romagna penso di poter parlare con molti portatori di interesse. È vero che ci sono delle integrazioni previste con Next Generation EU, ma sono altamente insufficienti rispetto agli standard del settennato precedente.

    Poi ho sentito parlare di programmi sulla salute e sul coordinamento sanitario. Sì, abbiamo sentito anche noi queste grandi dichiarazioni e proclami. Abbiamo saputo che il vertice globale sulla sanità dovrebbe tenersi in Italia, a Roma. Spero che non sia come per la firma dei trattati, che ci resta solo la sede e poi i centri di potere stanno in altri posti. In realtà, sul fronte dell’Health Programme non abbiamo visto grossi stanziamenti. Questo è importante saperlo per quanto riguarda la competenza primaria della Regione e anche delle Aziende sanitarie in generale.

    Per affrontare l’incremento del fabbisogno, come ha detto anche il collega Salini, si andranno a ricercare anche delle fonti finanziarie proprie, che sostanzialmente sono o saranno le nuove tasse europee. Non ve le elenco, perché lo ha già fatto il collega. Sostanzialmente, quindi, per affrontare questa problematica, questa emergenza sanitaria ed economica che stiamo affrontando, si fa debito a carico dell’Unione e a carico, sostanzialmente, delle future generazioni, perché questo debito dovrà essere ripagato a partire dal 2028 per trent’anni. Quindi, ci sarà una iniezione, almeno nelle intenzioni, immediata di liquidità per fare, poi, una spesa piuttosto rapida ‒ speriamo investimenti e non spesa ‒ per poi riparametrare il debito sui giovani.

    Io pongo una domanda. Noi non sappiamo chi comprerà i titoli se la ripresa non sarà simmetrica. Non sappiamo a quali poteri dovrà rispondere l’Unione europea. Potete capire che ci sono diversi centri di potere che, poi, premono sull’uno o l’altro settore o sull’una o l’altra priorità economica. Magari non sto dando ‒ me ne rendo conto ‒ un contributo in termini di programmazione vostra, però la programmazione in seno alla Regione Emilia-Romagna sarà frutto sicuramente della discussione interna. Volevo precisare che se, come Lega, non mettiamo in dubbio l’importanza del mercato interno, non possiamo, però, cedere alla narrazione romantica che ci racconta che tutto andrà bene, perché non è corretto. Dobbiamo capire quali saranno le politiche che garantiranno la lotta alla concorrenza sleale, principalmente. Naturalmente, l’effetto dumping mette a dura prova anche il nostro sistema economico.

    Se dalla narrazione italiana, tra l’altro, i cittadini sono portati a pensare che riceveremo una cascata di fondi direttamente da Bruxelles, va invece sottolineato ‒ e lo faccio in particolare per le categorie economiche ‒ che le tensioni tra i cosiddetti “Paesi frugali” e le tensioni interne tra i vari Gruppi parlamentari fanno presagire, fanno pensare che gli accordi, in realtà, non siano totalmente conclusi e che ci saranno ulteriori discussioni proprio per le posizioni assunte dai Consigli dei Capi di Stato e di Governo a luglio, quindi possibili ulteriori riparametrazioni. Queste sono alcune delle voci che si sentono. Con i 209 miliardi si mettono degli obiettivi, ma in diverse Commissioni si stanno levando voci sull’incertezza della quantità e della modalità di riparto.

    Detto questo come quadro generale, veniamo a quanto di interesse dell’Italia, del Nord-Est e della Regione Emilia-Romagna. Parliamo senz’altro con una Regione che sa usare i Fondi europei, e questo è già un buon punto di partenza. Parliamo con una Regione il cui presidente è anche presidente delle Conferenze Unificata e Stato-Regioni ed è incardinato anche politicamente, direi, in modo sinergico con il Governo. Quindi, sarà agevolato ‒ spero, almeno ‒ nel sollecitare che la programmazione della ripresa rientri in una programmazione condivisa tra i progetti governativi e i progetti che vengono spinti, sostenuti o proposti dai territori, che possono essere i Comuni e le Province, ma in particolare senz’altro le Regioni, che possono fare, come in altri settori ordinari, sicuramente un coordinamento.

    Al momento abbiamo sentito dichiarazioni contrastanti, nel senso che sembrerebbe che il Governo abbia in mente di utilizzare le proprie braccia operative per mandare avanti dei progetti di interesse nazionale, ma senza il coinvolgimento diretto nella strutturazione del Recovery Plan. Speriamo che, invece, le decisioni non siano assunte solo a livello centrale, ma anche in collaborazione almeno con le Regioni.

    Un’altra domanda che mi pongo è se saranno disponibili i fondi con la stessa rapidità con cui si fanno gli annunci. Per la complessità dell’architettura giuridica, a nostro parere, sarebbe stato meno complicato, probabilmente, assumere debito pubblico diretto da parte dello Stato.

    Per finire, per quanto riguarda il prezzo di Next Generation EU e del Recovery Plan, temo di dovervi mettere in guardia su alcuni pericoli, come del resto avrete già letto e sentito. Molto probabilmente dalla Commissione arriveranno richieste di tagliare sui diritti sociali conquistati con decenni di battaglie, battaglie sindacali, battaglie dei lavoratori e delle lavoratrici. Voglio sottolinearlo qui con voi, rappresentanti insediati in una terra che di lotte sindacali se ne intende davvero. Poi ci sarà la questione anche del ripristino del Patto di stabilità, che adesso è temporaneamente sospeso, ma non è cancellato, nel senso che dall’interlocuzione con i Commissari europei, durante i lavori delle varie Commissioni, abbiamo avuto modo di sentire che, forse già a fine anno, se non in primavera, il Patto di stabilità verrà ripreso in mano e verranno riprese in mano anche le raccomandazioni che sono state mandate agli Stati membri. L’Italia, come sapete, ne ha diverse. Anche questo allunga la lista dei doveri, quindi del prezzo che noi andremo a pagare come sistema Italia, sistema produttivo e sociale in generale.

    Infine, ricordatevi che gli investimenti saranno soggetti ad approvazione dell’Unione europea. Questo non lo dice Elena Lizzi, europarlamentare eletta da poco più di un anno e con altre esperienze sicuramente più vicine al territorio, ma non così internazionali. I Commissari europei, intervistati durante le varie Commissioni di lavoro e i vari approfondimenti, hanno confermato più e più volte che il Recovery sarà soggetto, ovviamente, a vaglio e autorizzazione. Avrà sicuramente, non so, una votazione? Una valutazione?

    Mi avvio alla conclusione, ma resto a vostra disposizione ancora un po’, se volete. È vero che si è visto un cambio di passo, apparentemente, almeno nelle dichiarazioni, da parte della Commissione europea, perché si parla di un’economia [...], e questa è sicuramente una novità rispetto al passato. Però, al momento, siamo ancora agli annunci e non abbiamo ancora la prova che a queste dichiarazioni facciano seguito programmi mirati e specifici. Anche perché, come sapete, l’incardinamento giuridico, la struttura giuridica dell’Unione europea arriva fino a un certo punto. Spesso, magari in modo semplicistico, paragono l’Unione europea a un grande consorzio, dove c’è un’adesione volontaria e dove, come avete visto recentemente, c’è stata anche una dissociazione volontaria. Non essendo una confederazione di Stati, ma un consorzio di Stati, le competenze sono piuttosto articolate, la lentezza di azione è sotto gli occhi di tutti e la complessità di agire di fronte a situazioni estreme ed emergenti è stata alla prova evidente proprio in questi ultimi mesi.

    Il progetto europeo è molto discusso. Sicuramente non è realizzato. La strada sarà sicuramente molto lunga. Il fatto che partiti politici o rappresentanti a volte si dissocino dalle narrazioni favolistiche non vuol dire che si voglia la fine del progetto. Vuol dire semplicemente che si vuole vedere un cambiamento radicale per essere veramente davvero cittadini, e non come adesso, lontano, cercando convergenze.

    Grazie.

     

    Presidente POMPIGNOLI. Grazie, onorevole Lizzi, per l’intervento.

    Ringrazio tutti i parlamentari. Abbiamo esaurito l’intervento degli europarlamentari, che se vorranno restare collegati potranno ascoltare gli stakeholders che hanno chiesto di intervenire.

    Prima di far parlare gli stakeholders, farei fare un saluto alla presidente dell’Assemblea legislativa, Emma Petitti.

    Prego, presidente.

     

    Emma PETITTI, presidente dell’Assemblea legislativa. Ringrazio il presidente Pompignoli per questo importante momento, per questa udienza conoscitiva, un appuntamento consueto per la nostra Assemblea legislativa. Ringrazio tutti i consiglieri regionali che stanno partecipando a questi lavori.

    Un ringraziamento voglio rivolgerlo anche alla consigliera Montalti che, per l’Ufficio di Presidenza, segue le politiche europee e poi a tutti i parlamentari europei per questo contributo. Credo sia stato importante ascoltare dalla loro voce come il ruolo dell’Europa, in questo momento storico così rilevante, sia un ruolo attivo, propositivo, di relazione forte con il nostro Paese, di rilancio non solo per il nostro Paese, ma per tutti i Paesi europei e ovviamente per le Regioni e per la nostra Regione. Ovviamente, rivolgo un ringraziamento a tutti gli stakeholders, che dopo parteciperanno. Voglio ricordare che dal 2012 c’è un lavoro di filtro politico sulla proposta dell’Agenda europea e come si inserisce il contributo della nostra Regione anche attraverso la consultazione che avviene in queste udienze conoscitive con tutti i portatori di interesse della nostra Regione. Questo fa parte storicamente del modo di operare di questa Regione. Crediamo sia fondamentale.

    Voglio ricordare che il lavoro che parte con la I Commissione competente, guidata dal presidente Pompignoli, vede la partecipazione di tutte le Commissioni. È veramente importante per noi costruire le basi per una Sessione europea produttiva. Da undici anni abbiamo sviluppato, come Regione Emilia-Romagna, un modello di partecipazione, quello della formazione e dell’attuazione di politiche rivolte all’Unione europea e alla nostra Sessione europea. Noi partiamo dalla valutazione ‒ cose che sono già state dette, ma voglio ricordarle molto rapidamente ‒ della relazione sullo stato di conformità dell’ordinamento regionale predisposto dalla Giunta. Il lavoro che facciamo attraverso le Commissioni, attraverso l’Assemblea è un lavoro, credo, rilevante, oltre che nel metodo, nella forma e nella sostanza.

    Viviamo un momento storico talmente delicato, talmente importante, anche per i risvolti che questa pandemia ha prodotto dal punto di vista sociale ed economico, che la grande partita che andremo ad affrontare nei prossimi mesi del Recovery Fund è una partita che ci deve vedere protagonisti. Credo che questo risultato che abbiamo ottenuto insieme, perché è stato un risultato collettivo di questo Paese, debba vedere i territori protagonisti, le Regioni protagoniste, perché abbiamo la necessità di realizzare progetti, io dico proprio “di riforme”. Alla fine, dietro questi progetti ci sarà una programmazione, un’elaborazione che darà vita anche a riforme strutturali per questo Paese, che dovranno necessariamente vedere realizzati investimenti, investimenti che dovranno produrre effetti moltiplicatori positivi per lo sviluppo della nostra economia. Ecco perché il ruolo e il fare squadra tra Istituzioni, forze economiche e forze sociali diventa necessario e fondamentale.

    Quello che voglio fare con questo brevissimo intervento è nuovamente rivolgere i miei ringraziamenti per il lavoro che si è svolto nella giornata di oggi e che si continuerà a sviluppare nelle prossime settimane e, ovviamente, augurare a tutti noi buon lavoro.

     

    Presidente POMPIGNOLI. Grazie, presidente Petitti.

    Adesso inizierei a chiamare chi si è iscritto a parlare. Vediamo anche se sono presenti.

    De Nigris Fulvio, direttore di Gli Amici di LUCA, come associazione; Macchitella Francesca, del Comune di Poggio Torriana; Zanoni Francesco, responsabile delle attività produttive di Confcooperative; Bosi Giulia Martina, per il Comune di Formigine, Modena.

    Prego.

     

    Giulia Martina BOSI, assessore per Formigine Città sostenibile 2030 – Comune di Formigine (MO). Buonasera a tutti. Grazie per averci invitato a partecipare a questa Commissione.

    Porto qui le istanze del nostro territorio. In realtà, il nostro territorio è già in continua comunicazione con la Regione. Sicuramente questa opportunità data da questa crisi che c’è stata a livello mondiale può darci slancio per ciò che è già stato fatto. Ad esempio, io ho la delega a Formigine Città Sostenibile 2030. Già da un anno stiamo lavorando anche con la Regione su questi temi. Riteniamo sia fondamentale per uno sviluppo e per una crescita del nostro Paese investire su ambiente e sostenibilità. Non si può più discernere questa divisione tra sviluppo e ambiente. Sono sullo stesso piano e sono legati in maniera connessa e indissolubile. Questo cosa vuol dire? È importante per noi territori dare risposta alle analisi che la Regione stessa ha fatto negli anni precedenti. Un esempio molto concreto è il PRIT, ovvero l’analisi dello studio dei flussi. Io vengo da una Provincia che è l’unica a livello regionale ad avere spostamenti non solo sul capoluogo di Provincia, ma anche a nord e sud.

    Noi abbiamo all’interno della nostra Provincia tre poli fondamentali, ovvero l’area nord Mirandola, con tutto il biomedicale, Modena e il Distretto ceramico, un Distretto che ultimamente, per varie ragioni e per varie necessità, forse non è stato così ascoltato, soprattutto per quanto riguarda il trasporto.

    Noi, come Distretto, ci siamo mossi e stiamo andando adesso in approvazione del Biciplan, una delle prime aree a livello regionale che sta facendo questo percorso per una mobilità sostenibile in un territorio dove necessariamente per muoversi si deve utilizzare l’auto. Siamo una città effettiva di quasi 120.000 abitanti e non abbiamo un trasporto urbano, perché siamo piccole città molto connesse tra loro, ma abbiamo la fortuna di avere un treno, quello che va da Modena a Sassuolo, che deve essere necessariamente incrementato. Credo che rispondere in questo momento con un trasporto pubblico efficiente, nuovo, che possa prevedere non solo un treno, ma magari anche un tram-treno sia fondamentale. Possiamo chiedere ai nostri cittadini di acquistare nuove auto elettriche, con meno inquinamento, ma comunque ci sarebbe una nuova produzione di auto, con una nuova produzione anche di batterie al litio, che non sappiamo come smaltire. Questo potrebbe creare ulteriori problemi, oltre ai problemi che sono già stati citati prima, per quanto riguarda le ricariche delle auto stesse. Se tutti avessimo un’auto elettrica dovremmo potenziare enormemente il carico di energia elettrica all’interno delle nostre città.

    Bisogna puntare su una mobilità sostenibile, fatta di spostamenti a piedi, in bici e di trasporto pubblico. Noi viviamo in una regione che, per fortuna, o anche per sfortuna, è molto abitata. A livello mondiale, nel resto del mondo, noi saremmo una metropoli. Città del Messico è molto più grande della nostra regione: esiste una metropolitana, esiste un trasporto pubblico unitario che ti permette di viaggiare senza dover prendere tre biglietti differenti pagando tre cifre differenti per fare uno spostamento che in auto richiede quaranta minuti.

    È davvero paradossale che in un Paese, in una regione così avanti si stia ancora così indietro in questi piccoli dettagli. Stiamo facendo tanto, ma questa sarebbe l’occasione per andare avanti. Così come anche nell’efficientamento energetico, non solo degli edifici pubblici, quindi fare interventi per quanto riguarda i Comuni, le scuole. Soprattutto adesso si è visto che le nostre scuole hanno aule piccole. È stato progettato molto tempo fa. Spazi piccoli ora necessitano di un ampliamento. È necessario anche aumentare il numero degli edifici scolastici. Basti pensare che nelle aree dove ci sono soprattutto dei nidi, e noi siamo, credo, un’eccellenza per quanto riguarda l’educazione scolastica, soprattutto nella fascia 0-6, c’è un minor intervento delle mafie, perché stando più a contatto con la gente, avendo più contatti interconnessi tra le persone si crea minore disuguaglianza. Questo crea una connessione con tutto il resto dei processi. Una mobilità sostenibile, un aiuto, un’educazione aumenta anche le potenzialità delle nostre aziende. Dobbiamo aiutare queste aziende e dobbiamo collaborare con loro per andare sempre più verso un concetto di sviluppo sostenibile.

    Una delle nostre aziende del territorio, la Florim, è diventata società benefit, una società che opera su uno sviluppo sostenibile a trecentosessanta gradi e ambientale. Questo, però, va fatto, oltre che nelle aziende, anche nell’agricoltura. Si diceva prima, e sono molto contenta che si inizi a parlare davvero di agricoltura sostenibile. Noi abbiamo un sacco di prodotti certificati. Nonostante ciò, sul nostro territorio ci sono comunque aziende che non vorrei definire “intensive”, come è il concetto a livello europeo, ma che comunque non prevedono la tutela degli animali. È molto importante. Il Covid ci ha insegnato che è bene rifornirsi dal contadino vicino casa. Un’economia, quindi, di vicinato, che permetta uno spostamento molto rapido e che non crei neanche assembramenti all’interno dei supermercati. Per farlo è necessario creare una rete vera sul nostro territorio. Abbiamo grandissime eccellenze, che neanche sappiamo di avere, vicino casa. È davvero importante anche questo.

    In Emilia-Romagna so già che si sta lavorando, ad esempio, sui bio-distretti, su un modo per creare una rete tra i vari agricoltori e il consumatore finale, per quanto riguarda i gruppi di acquisto solidale. Questa cosa va fatta sempre di più e deve essere fatta non solo a livello regionale, ma anche mediante una collaborazione con i Comuni e aiutando i nostri agricoltori di cui ci vantiamo del prodotto finale, ma che non riusciamo mai, forse, ad aiutare abbastanza nel processo produttivo.

    Grazie.

     

    Presidente POMPIGNOLI. Ringrazio l’assessore del Comune di Formigine.

    Adesso chiamerei Mambriani Pietro, responsabile politiche industriali ed europee Confindustria Emilia-Romagna.

    Ovviamente, e lo dico a tutti, noi siamo disponibili a ricevere qualsiasi tipo di osservazione all’indirizzo di posta elettronica della Commissione I. Come sapete, avvieremo il percorso nelle Commissioni già dalla prossima settimana, per poi andare in aula il 28 ottobre. Questo sarà il percorso della Sessione europea.

    Prego.

     

    Pietro MAMBRIANI, responsabile politiche industriali ed Europa – Confindustria Emilia-Romagna. Grazie, presidente. Anch’io mi unisco ai ringraziamenti per averci invitato e per aver organizzato l’incontro su temi così importanti.

    Il contesto è già stato detto e ridetto da tutti. Stiamo vivendo un momento particolare. Abbiamo a disposizione risorse e strumenti come mai prima d’ora. Si è parlato di Next Generation, Recovery Plan, Recovery Fund, modifica dei Fondi strutturali, Regolamenti dei Fondi strutturali, Regolamenti per gli aiuti di Stato. Si è parlato, naturalmente, della Programmazione 2021-2027. Tutti questi strumenti ci mettono davanti ad una fase di programmazione che, sia a livello nazionale sia a livello regionale, ci chiama ad individuare le aree strategiche di investimento per la ripresa e per garantire uno sviluppo sul medio e lungo periodo.

    Per quanto riguarda il Recovery Plan, noi come Confindustria Emilia-Romagna stiamo lavorando con Confindustria nazionale e con le altre Confindustrie regionali per elaborare proposte concrete nello sviluppo del piano. Allo stesso modo, Confindustria ieri in assemblea ha esplicitamente detto al Governo che un Piano nazionale dovrebbe avere una strategia e progetti specifici e precisi nelle finalità, nelle risorse e nella spesa. Anche noi auspichiamo un coinvolgimento della Regione almeno a livello di implementazione delle risorse e dei progetti che questo piano proporrà, soprattutto perché in questo modo si potrà promuovere la dimensione territoriale ed evitare una sovrapposizione tra il Recovery Plan e i Fondi strutturali, quindi favorire un coordinamento tra queste due misure.

    Volevo, però, sottolineare una cosa che non è ancora emersa, ossia il REACT-EU, un pezzo della strategia di Next Generation EU della Commissione, che a nostro avviso è molto importante perché alloca circa 50 miliardi di euro per l’UE ‒ a 27, ovviamente ‒ di cui 13 o 15 miliardi, a seconda di come andrà a finire il negoziato, dovrebbero essere allocati per l’Italia, a valere sulla programmazione 2014-2020. Tendenzialmente, parliamo di risorse che dovrebbero essere pronte da spendere all’inizio dell’anno prossimo. Invece, se parliamo di Recovery Plan, se parliamo di Fondi strutturali, chiaramente andiamo un po’ più avanti nel tempo. Questa, secondo noi, dovrebbe essere una priorità a livello regionale, a livello di ecosistema regionale, coerentemente con il ruolo che la Regione avrà all’interno dell’indirizzo di queste risorse, per utilizzare queste risorse per la ripresa, soprattutto per i settori più colpiti, per le PMI e per lo sviluppo delle nostre imprese anche verso i mercati esteri.

    Su tutti questi temi abbiamo lavorato, come Confindustria, ad un documento programmatico, che si chiama Traiettoria 2030, costituito da 25 proposte di policy in quattro macro aree: benessere e qualità della vita, reti internazionali, imprese e innovazione e capitale umano. Questo documento rappresenta il nostro contributo iniziale ‒ lo abbiamo fatto circolare nella Giunta, nella struttura tecnica della Regione ‒ al Patto per il lavoro e alla programmazione dei Fondi strutturali. Molte delle priorità si legano a quello che la Commissione europea durante il 2020, pur modificando il proprio programma per evidenti motivi, ha presentato nel corso dell’anno.

    Tre sono le priorità secondo noi importanti da sottolineare in questa fase di programmazione: digitalizzazione delle imprese e innovazione; sostenibilità, ovviamente, è un macrotrend dappertutto; formazione.

    Per quanto riguarda la digitalizzazione delle imprese e l’innovazione, all’interno della strategia di politica industriale europea l’innovazione viene posta come elemento fondamentale per la trasformazione digitale. Chiaramente è da qua che secondo noi bisogna partire per favorire l’accelerazione della digitalizzazione delle imprese e del territorio. A questo proposito auspichiamo, come già la Regione sta facendo, lavorando all’Agenda digitale, che si metta in campo una strategia per la trasformazione digitale, con regole chiare, che leghi in modo sinergico gli strumenti di finanziamento europei, nazionali e regionali.

    In questo contesto, un ruolo importante secondo noi lo giocano i poli dell’innovazione. Noi siamo Digital Innovation Hub regionale, che fa parte di una rete di Digital Innovation Hub regionali di Confindustria, costituita sotto il programma Industria 4.0. Abbiamo lavorato, nelle settimane scorse, con la Regione e con altri attori dell’ecosistema regionale dell’innovazione, per la candidatura regionale all’European Digital Innovation Hub, che è uno strumento previsto all’interno del programma Digital Europe. Questa è una priorità e deve essere una priorità, secondo noi, innanzitutto per legare il territorio con l’Europa – perché a livello di European Digital Innovation Hub, ovviamente, si lavorerà in rete, appunto europea –, un modo per rafforzare la produzione e la promozione di trasformazione digitale, di opportunità digitali per il territorio, e infine anche forse un’occasione per efficientare maggiormente l’ecosistema dell’innovazione regionale.

    Il secondo punto che volevo citare è il punto riguardante la sostenibilità. Il Green Deal europeo, ovviamente, anche post Covid, o meglio, post picco di pandemia, è la priorità delle priorità a livello europeo, a livello nazionale e naturalmente anche, di rimando, a livello regionale.

    Mi ha fatto piacere sentire – ma non mi ricordo chi l’ha citato, forse l’onorevole Salini – il punto di coniugare l’importanza degli obiettivi europei a livello climatico e il mantenimento e il rafforzamento della competitività del territorio. Come? Chiaramente qui si apre un discorso molto grande, però ad esempio investire in economia circolare, nella creazione di filiere green, come dice la Commissione europea nell’Action Plan sull’economia digitale, e investire in ricerca e innovazione legata ai progetti di riconversione di stabilimenti produttivi.

    Il terzo punto è quello della formazione, dell’education, che va di pari passo con la transizione verde e la transizione digitale, perché con una maggiore qualificazione delle competenze è chiaro che le due trasformazioni potranno essere fatte in modo più agevole e più efficiente e potranno raggiungere risultati più concreti. Competenze, appunto, Industria 4.0, competenze sulle tecnologie abilitanti, competenze green sulla sostenibilità ambientale, sui nuovi modelli di business e sull’organizzazione dei processi delle filiere produttive.

    Ecco, questi erano tre punti su cui volevamo attirare la vostra attenzione, con il punto – lo ricordo ancora – orizzontale di […] perché è secondo noi un’occasione importante su cui lavorare insieme, con l’obiettivo finale fondamentalmente di scaricare sul territorio gli strumenti europei e favorire l’accesso alle risorse alle imprese ma anche a tutti gli attori economici del territorio. Grazie.

     

    Presidente POMPIGNOLI. Grazie mille. Dovrebbe essere rimasto come ultimo interlocutore Cavalcoli Pier Paolo, urbanista, Italia Nostra. Spero di aver detto bene il cognome. Perfetto.

     

    Pier Paolo CAVALCOLI, urbanista – Italia Nostra. Io mi atterrei scrupolosamente all’ordine del giorno, che è quello di esprimere un giudizio e magari delle proposte sul Programma europeo 2020.

    Ho steso una memoria, che però non lascerei; la sintetizzo molto velocemente. Non la lascerei perché vorrei ulteriormente approfondire con i soci quanto ho da dire, approfittando anche del fatto che mi sembra sia possibile inviare in seguito questa nota.

    Ci sono due questioni di fondo. La prima è di che cosa stiamo discutendo. Stiamo discutendo del Programma 2020 adattato. Cosa significa adattato? Significa – l’ha un po’ detto anche la Schlein – che tiene conto del Next Generation, che quindi in qualche modo risente di una nuova prospettiva che l’Europa ha sentito la necessità di formulare a seguito della pandemia. Però bisogna ricordare che Next Generation è un piano finanziario e non una riformulazione della struttura della programmazione. Tant’è vero che, per quanto Schlein abbia detto che l’adattato in qualche mondo introduce pesanti innovazioni, in realtà una lettura sistematica del Programma 2020 pervenuto, adattato, almeno nell’Allegato 1 è quasi completamente identico al programma varato in gennaio, cioè prima del Covid.

    Ora io non sto certamente a sindacare il fatto che in mesi così turbolenti, dove era necessario riformulare daccapo tutte le strategie, fosse possibile anche introdurre modifiche sostanziali a un programma già formulato, quindi mi accontento della spiegazione che poi dà il programma medesimo, e cioè che trattasi semplicemente di scorrimento di scadenze nella programmazione, ossia il programma rimane quello, i 43 progetti, per esempio il 43, iniziative di cui all’allegato 1, rimangono quelle 43 iniziative, gli assi di riferimento rimangono i sei assi di riferimento che hanno prodotto quel programma. Quindi, una delle prime questioni che si vuol porre è che in fondo noi dovremmo parlare del programma europeo l’anno prossimo, quando ripartono i fondi strutturali, i sei anni, quindi si riformula in funzione della riflessione fatta accanto al Next Generation, che sostanzialmente – se non è retorica quello che dicono tutti, che cioè nulla è più come prima – dovrà essere veramente nulla è come prima. Penso che alcuni cambiamenti, anche nei nostri modi di essere, di fare, di lavorare siano irreversibili. Penso cioè che la pandemia abbia veramente introdotto delle necessità di rivoluzione concreta dei nostri modi di fare.

    Detto questo, io credo che, da urbanista, una delle prime cose che bisogna fare, quindi in una più profonda riflessione di quella finora avvenuta anche in sede europea, sia chiedersi come questi cambiamenti irreversibili cambieranno le nostre città, cambieranno le nostre periferie, cambieranno le nostre campagne. Questa riflessione non c’è stata e non c’è. A livello italiano, è assurda la totale assenza di ragionamento in argomento da parte della disciplina; le università sono, su questo tema, silenti. Abbiamo chiacchiere da parte degli archistar. Ricordo per tutti le pazzie dette da Stefano Boeri sulla necessità di rioccupare i borghi esterni e quindi di riattivare un processo di sprawl che abbiamo seriamente combattuto fino adesso; o le idiozie di Fuksas, che in funzione di un innamoramento dello smart working pensa ad alloggi che raddoppino la dimensione per poter ospitare chi lavora a casa.

    Non la faccio lunga. Su questa questione occorre un’altra profonda riflessione che si ripercuota nei programmi del 2021. I programmi del 2020 sono una risultanza del nostro vecchio modo di fare e non meritano, a mio parere, un giudizio.

    Seconda e ultima questione. Italia Nostra, come si sa, è un’associazione che ha come compito statutario quello di difendere i luoghi per la loro “immagine” ed essenza culturale; ma non solo i beni culturali, ma i luoghi che li hanno prodotti. Quindi, è un’associazione che cerca di combinare, come elementi inscindibili, l’ambiente, l’economia e la cultura che in quell’ambiente si sviluppa. Sotto questo profilo, il ragionamento sull’integrità fisica dei luoghi e sulla identità culturale dei luoghi, che è la radice per esempio della metodologia che ha portato al Piano paesaggistico regionale, sono le stelle polari di un ragionamento di proposta all’Europa.

    Da questo punto di vista, riprendo una richiesta giustissima della III Commissione, in chiusura della sessione europea 2019, che chiedeva all’Europa che si muovesse anche sul terreno della legiferazione nel campo della pianificazione e del governo del territorio. La domanda, cioè, è: ma esiste una programmazione senza pianificazione? Esiste la possibilità di distribuire denaro senza un’idea territoriale di dove questo denaro ha da attecchire, ha da lavorare? Ecco, da questo punto di vista, il ritardo è uno stimolo all’Europa per una legge europea sul governo del territorio, ma è uno stimolo anche a questa regione, che ha da tempo, da ormai tre anni, una legge ambiziosa, che si pone il problema della limitazione del consumo del suolo e sulla quale vorremmo seriamente non sentire ragionamenti di deroga sulle scadenze semplicemente per la impossibilità, del tutto giustificata, degli uffici a fare quel che dovevano fare, quanto la necessità di proiettare con maggiori energie su quelle date tutte le energie possibili.

    Da questo punto di vista, non è tanto criticabile, credo, anche dal punto di vista di Italia Nostra, anche se Italia Nostra non è un’associazione politica, il fatto che quella deroga sia stata rilasciata con i voti anche della destra, ma il fatto che si sia pensato che era un’interruzione del nostro lavoro, concluso il quale si ricominciava da capo. Non è così. Bisogna seriamente riflettere su cosa ci è successo. Da questo punto di vista, un invito alla Regione a procedere a un Piano territoriale di cui questa Regione è priva dal 2013. I programmi europei vanno confrontati con un Piano territoriale. Mi sono sempre chiesto come mai i fondi strutturali non hanno mai avuto un riscontro territoriale serio, dal punto di vista della coerenza con la pianificazione territoriale regionale. Quindi, stimolo all’Europa per una legge sul governo del territorio, stimolo alla Regione a procedere a quello che prevede la sua legge, cioè un nuovo Piano territoriale regionale, tra l’altro così ambizioso da pensare di mettere insieme tutti i Piani territoriali settoriali, quello paesistico, quello della mobilità. Grande ambizione, ma non vorremmo che fosse una dichiarazione priva di seria programmazione della enorme fatica che una cosa di questo genere richiede, ma è il presupposto fondamentale per cui si possa seriamente giudicare una programmazione europea. Grazie.

     

    Presidente POMPIGNOLI. Grazie a lei. Abbiamo finito le richieste di intervento, quindi concludiamo questa udienza conoscitiva con l’auspicio di prendere in esame tutte le varie osservazioni che sono state presentate oggi sia dai parlamentari europei che da quelli che sono intervenuti successivamente, per cui avviamo il percorso anche nelle altre Commissioni per poi, come dicevo, concluderlo il 28 ottobre in aula.

    Grazie a tutti degli interventi e soprattutto ai parlamentari europei che hanno assistito a questa udienza conoscitiva. Buona giornata a tutti.

     

     

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