Espandi Indice
Legislatura VIII - Commissione I - Verbale del 12/07/2005 pomeridiano

    Testo

                                                       Verbale n. 3/2005
    Seduta del 12 luglio 2005
    Il giorno 12 luglio 2005 alle ore 14,30 si è riunita presso la sede
    dell'Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, in Bologna
    Viale A. Moro n. 50, la Commissione Bilancio Affari generali ed
    istituzionali, convocata in udienza conoscitiva con nota prot. n.
    10365 del 5 luglio 2005
    Partecipano alla seduta i Consiglieri:
    Cognome e nome Qualifica Gruppo Voto
    NERVEGNA ANTONIO Presidente FORZA ITALIA 5 presente
    BERETTA NINO Vicepresidente UNITI NELL'ULIVO 7 presente
    - DS
    MANFREDINI MAURO Vicepresidente LEGA NORD 3 presente
    PADANIA EMILIA E
    ROMAGNA
    AIMI ENRICO componente ALLEANZA 4 presente
    NAZIONALE
    BORTOLAZZI componente PARTITO DEI 1 presente
    DONATELLA COMUNISTI
    ITALIANI
    CARONNA SALVATORE componente UNITI NELL'ULIVO 5
    - DS
    GALLETTI GIANLUCA componente UDC - UN. DEM. 1 presente
    CRIS. E DI
    CENTRO
    GUERRA DANIELA componente VERDI PER LA 2
    PACE
    MANCA DANIELE componente UNITI NELL'ULIVO 1 presente
    - DS
    MASELLA LEONARDO componente PARTITO DELLA 3
    RIFONDAZIONE
    COMUNISTA
    MONACO CARLO componente PER L'EMILIA - 1
    ROMAGNA
    MONARI MARCO componente UNITI 3 presente
    NELL'ULIVO-DL
    MARGHERITA
    MONTANARI ROBERTO componente UNITI NELL'ULIVO 2
    - DS
    NANNI PAOLO componente ITALIA DEI 1
    VALORI con DI
    PIETRO
    RICHETTI MATTEO componente UNITI 4
    NELL'ULIVO-DL
    MARGHERITA
    RIVI GIAN LUCA componente UNITI NELL'ULIVO 2 presente
    - DS
    ZANCA PAOLO componente UNITI NELL'ULIVO 1
    - SDI
    componente FORZA ITALIA 4
    Il consigliere Massimo MEZZETTI sostituisce il consigliere
    Montanari, il consigliere Damiano ZOFFOLI sostituisce il consigliere
    Richetti.
    Sono presenti i consiglieri Fabio FILIPPI e Ubaldo SALOMONI (Forza
    Italia)
    E' presente il Vicepresidente della Giunta Assessore a Finanze.
    Europa prof. Flavio Delbono
    E' inoltre presente Mantini (Ufficio Stampa Assemblea legislativa)
    Presiede la seduta: Antonio Nervegna
    Assiste la segretaria: Claudia Cattoli
    Resocontista: Chiara Caciagli
    UDIENZA CONOSCITIVA
    sui progetti di legge
    108 Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: Legge finanziaria
    regionale adottata a norma dell'art. 40 della L. R. 15 novembre
    2001, n. 40 in coincidenza con l'approvazione della legge di
    assestamento del bilancio di previsione per l'esercizio 2005 e del
    bilancio pluriennale 2005 - 2007. Primo provvedimento generale di
    variazione (delibera di Giunta n. 897 del 13 06 05).
    109 Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: Assestamento del
    bilancio di previsione della Regione Emilia - Romagna per
    l'esercizio finanziario 2005 e del bilancio pluriennale 2005 - 2007
    a norma dell'art. 30 della L.R. 15 novembre 2001, n. 40. Primo
    provvedimento generale di variazione (delibera di Giunta n. 898 del
    13 06 05).
    Partecipano gli invitati:
    Balugani Pietro Presidente CUP Modena
    Battaglia Roberto CGIL Regionale Emilia-Romagna
    Bittoto Enrico Assessore Bilancio Comune Castel di Casio
    Bosi Guido ARCAB Emilia-Romagna
    Bussolati Provincia di Parma
    Ferdinando
    Ferraguti Antonio Confcooperative Emilia-Romagna
    Ghetti Alessandro Coldiretti Emilia-Romagna
    Lombardi Satriani Confindustria Emilia-Romagna
    Carlo
    Manicardi Enrico Direttore UPI Emilia-Romagna
    Manno Ettore Assessore Provincia di Parma
    Marcucci Luigi Coldiretti Emilia-Romagna
    Morgagni Giuseppe A.G.C.I Emilia-Romagna
    Pasi Marco Confesercenti Emilia-Romagna
    Pasini Caterina Provincia di Parma
    Pasquini Patrizia
    Rossi Luca Confindustria Emilia-Romagna
    Rusconi Gianluca Confindustria Emilia-Romagna
    Scaglioni Rino ARCAB Lega Coop Emilia-Romagna
    Tansini Assessore Bilancio Provincia di Piacenza
    Pietroluigi
    Urban Davide Confcommercio Emilia-Romagna
    Vaccari Stefano Assessore Provincia di Modena, UPI Comm.
    Finanza
    Vaccari Tino Confartigianato Emilia-Romagna
    Zoli Erio A.G.C.I.
    Zucchini Direttore IBACN
    Alessandro
    Zagatti Alessandra A.T.E.R.
    - - - - -
    Il presidente NERVEGNA dichiara aperta la seduta e svolge
    l'introduzione all'udienza conoscitiva sui progetti di legge
    relativi all'assestamento del bilancio regionale 2005. Cede quindi
    la parola ai partecipanti che hanno chiesto di intervenire, per poi
    lasciare le conclusioni all'assessore regionale alle finanze.
    Stefano VACCARI - Assessore Provincia di Modena - UPI
    Emilia-Romagna commissione finanza
    In verità intervengo a nome della commissione finanza dell'UPI
    dell'Emilia-Romagna per fare una sottolineatura non tanto
    sull'insieme dei provvedimenti di assestamento, sui quali l'UPI ha
    espresso un parere favorevole, in particolare rispetto ad alcuni
    degli elementi che caratterizzano la manovra regionale, ad esempio
    per quel che riguarda la destinazione delle risorse al piano
    telematico, alle strutture sanitarie, alle politiche abitative e ad
    alcune altre destinazioni prioritarie sulle quali la Giunta
    regionale ha operato una scelta di priorità: su questo è confermato
    l'apprezzamento e il positivo parere dell'UPI.
    La sottolineatura che oggi volevo portare all'attenzione concerne
    invece una nota dolente relativa ai finanziamenti a copertura degli
    oneri per i trasferimenti di personale regionale conseguenti al
    conferimento di funzioni.
    La Regione lo scorso 12 dicembre 2004 ha sottoscritto un'intesa
    applicativa della legge regionale n. 5 del 2001, intesa che
    prevedeva il trasferimento alle Province nell'ambito di un accordo
    complessivo e riguardava l'annualità 2005 e una quantità di risorse
    a fronte del conferimento di funzioni e a copertura di oneri per il
    personale, per lo svolgimento delle funzioni stesse che le Province
    stavano già compiendo da qualche anno.
    Al di là della quantità di risorse che non arriva, è stato
    attraverso una lettera inviata dall'assessore ai presidenti delle
    Province che si è confermata la misura del 16% di differenza
    rispetto quello all'ammontare pattuito. Nel momento in cui si
    sottoscrive un'intesa, la si sottoscrive in due e nel momento in cui
    quell'intesa magari ha qualche problema ad essere ottemperata, forse
    è utile costruire nuovamente quelle condizioni di discussione e di
    confronto che hanno portato alla sottoscrizione dell'intesa
    iniziale.
    Quindi riteniamo che, al di là della quantità di risorse, che
    provoca comunque alcuni problemi ai bilanci delle Province, perché
    erano e sono risorse destinate a finanziare personale per lo
    svolgimento di funzioni trasferite dalla Regione alle Province, c'è
    anche una questione di metodo che riteniamo utile sottolineare e ci
    auguriamo venga recuperata strada facendo.
    Inoltre, già nell'intesa era previsto che ci saremmo dovuti
    ritrovare in una sede di confronto ulteriore per ridiscutere anche
    il tema delle risorse su altre funzioni, non solo quelle stabilite
    nell'intesa iniziale, che si riferiva in particolar modo al
    personale e alle funzioni in materia di agricoltura.
    Ci auguriamo che questa scelta sia prontamente recuperata e
    soprattutto siano recuperati i livelli di decisione e confronto che
    avevano portato, credo positivamente, alla sottoscrizione di
    quell'intesa. Grazie.
    Tino VACCARI - Confartigianato Emilia-Romagna
    Per la verità mi sarei aspettato una seppur breve introduzione,
    considerata la presenza dell'assessore, rispetto ad una variazione
    di bilancio che dal punto di vista delle attività produttive, e
    dell'artigianato in particolare, non contiene delle variazioni
    significative rispetto al bilancio preventivo per il 2005.
    In quella occasione (io partecipai anche alla consultazione per il
    bilancio 2005) c'era stato detto che per le ragioni che tutti
    conosciamo (articolo 3 della finanziaria nazionale, i vincoli ecc.)
    si trattava di un bilancio tecnico e che però in occasione
    dell'assestamento, avremmo trovato una prima copertura - non dico
    totale - ad alcune voci che già in quella occasione avevamo
    sollevato; per la verità, nel bilancio di assestamento questo non
    esiste, non è contenuto.
    Quindi forse una breve introduzione per spiegare i motivi di questa
    mancanza sarebbe importante, anche per potere esprimere un giudizio
    più compiuto.
    È vero che nel progetto di legge di assestamento al bilancio 2005
    c'è scritto prima variazione: io mi auguro che quel prima
    sottointenda il fatto che ce ne sarà una seconda, perché se così non
    fosse il bilancio preventivo 2005 è desolante dal punto di vista
    delle attività produttive, in particolare per l'artigianato.
    Segnalo la circostanza che in materia di attività produttive sono
    due i capisaldi che riguardano l'artigianato in particolare. Uno è
    il piano triennale, finanziato in larga parte con mezzi statali e
    anche con risorse proprie della Regione; per quanto riguarda
    l'artigianato il riferimento è il testo unico di provvedimenti ed
    incentivi per le imprese artigiane, la legge regionale n. 20 del
    1994.
    Se andiamo a vedere, anche nell'assestamento non troviamo coperture
    sulle varie misure che attengono a questi interventi. Questo ci
    lascia molto perplessi perché siamo a luglio, in un momento
    particolarmente delicato anche per l'economia della nostra regione,
    per l'artigianato in particolare, alle prese con le difficoltà che
    non richiamo in questa sede, ma credo siano note a tutti, con la
    necessità comunque per le piccole imprese di riprendere investimenti
    soprattutto in materia di innovazione, ricerca,
    internazionalizzazione.
    Qui non ci sono le risorse per sostenere lo sforzo del settore
    artigianato. Faccio presente che il testo unico regionale in materia
    di artigianato, la legge regionale n. 20 del 1994, è una legge
    delegata alle Province. C'è un fondo unico regionale delegato alle
    Province. Le Province hanno già presentato alla Regione entro il
    termine del 31 maggio i piani provinciali di sviluppo
    dell'artigianato. Questi piani contengono molte misure. Le imprese
    hanno fatto le domande alle Province che hanno poi trasmesso alla
    regione entro il 31 maggio.
    Ora, rispetto a questo bilancio, è difficile poter dire alle
    migliaia di imprese artigiane di questa regione che hanno fatto la
    domanda e che chiedono quotidianamente alle associazioni di
    rappresentanza come siamo messi, che prospettive ci sono, se c'è
    questo incentivo anche per una serie di investimenti molto
    importanti. Noi siamo un po' imbarazzati se non c'è questo
    chiarimento, ora vorrei sentirlo nella risposta, forse se arrivava
    prima ci aiutava in questo tipo di interventi.
    Noi segnaliamo questa forte esigenza: se la risposta fosse in linea
    con gli stanziamenti registrati negli anni passati, su cui come
    Confartigianato regionale abbiamo espresso un'opinione positiva, un
    apprezzamento all'impegno della Regione nonostante le difficoltà di
    bilancio che esistevano anche nel 2004 e nel 2003, diremmo che
    nonostante queste difficoltà la Regione sostiene ancora lo sforzo di
    investimento e di innovazione delle 140.000 imprese artigiane di
    questa regione. Vorrei anche ricordare questo dato: esse partecipano
    per il 18% al PIL e ad oltre il 20% dell'export di questa regione.
    Oltre a questo vorrei sollevare un altro aspetto più generale, ma
    che ha stretta attinenza con le questioni di bilancio, cioè con le
    risorse, con i trasferimenti a seconda dell'istituzione di
    competenza Stato, Regioni, Enti locali per lo sviluppo del sistema
    economico e quindi anche delle imprese artigiane.
    Lo abbiamo detto anche in altre occasioni e lo ribadiamo oggi come
    Confartigianato. Se non c'è un chiarimento (difficile usare la
    parola definitivo) comunque un chiarimento di fondo in quel che
    viene definito processo di federalismo, regionalismo (qualcuno lo
    chiama devolution, non mi interessa l'aggettivo, interessa la
    sostanza), credo sia molto difficile potere programmare, impostare
    politiche di sviluppo anche per il futuro.
    Dico questo perché mentre da più parti si rivendica giustamente, e
    noi siamo d'accordo come Confartigianato, il ruolo soprattutto
    programmatorio e di legislazione delle Regioni e quindi anche
    dell'Emilia-Romagna, vediamo però dei fenomeni di neocentralismo che
    ci preoccupano non poco e aggiungo, rispetto a questi fenomeni, che
    la stessa organizzazione delle Regioni non la vedo poi così vivace e
    presente. E' vero che vi è stato il rinnovo di molti Consigli
    regionali, dei nuovi governi regionali, però sono già passati alcuni
    mesi. Le deleghe sono state attribuite, mi risulta che per le
    attività produttive e l'artigianato il coordinamento sia stato
    affidato alla Regione Marche.
    Sarebbe bene che si mettessero al lavoro rapidamente, perché mentre
    noi casomai qui parliamo e lamentiamo un'insufficiente attribuzione
    di risorse per le attività delle Regioni, assistiamo quotidianamente
    attraverso leggi omnibus, decreti legislativi, ecc. ad un
    neocentralismo che ci preoccupa. Forse qualcuno è un po' distratto,
    noi per lavoro dobbiamo vedere tutti i giorni gli atti parlamentari.
    Una settimana fa, in occasione della discussione alla Camera del
    disegno di legge sulla competitività, sono passati 4-5 emendamenti,
    di cui uno che tocca proprio le imprese artigiane, che è di stampo
    neocentralista.
    Lo dico in particolare all'assessore Delbono, che sa quanto noi
    abbiamo apprezzato ad esempio nella passata legislatura, quasi in
    extremis, la costituzione da parte di questa Regione, per la prima
    volta in Italia, di un fondo di controgaranzia per le imprese
    artigiane di questa regione. La convenzione statale dei vecchi
    concessionari (Mediocredito centrale e Artigiancassa) doveva scadere
    nel novembre di quest'anno, ebbene uno degli emendamenti che è
    passato la settimana scorsa, probabilmente in un clima poco attento
    a livello di Parlamento ha sancito che queste convenzioni sono
    prorogate di altri 5 anni. Sarà bene che lo tengano presente quelli
    che operano a livello regionale perché poi ci troviamo a confrontare
    con questi problemi.
    Il problema delle risorse comunque è un problema che per quest'anno
    in parte, sempre per quanto attiene le attività produttive, può
    trovare una soluzione, tenendo conto del fatto che nel decreto
    legge, invece, sulla competitività è contenuto il rifinanziamento
    del fondo unico regionale per le attività produttive, in via
    straordinaria quest'anno per il 2005.
    Sono mezzi statali, sono circa 70 milioni di euro, se ricordo bene;
    questo dovrebbero consentire di attivare alcuni bandi molto
    importanti. Cito ad esempio la misura 1-1, quella 598, anche altre
    misure sicuramente molto utili.
    Però la domanda è questa: dal 2006 questo trasferimento pare non
    esserci più, quindi lo dico perché non vorrei, già che siamo in
    difficoltà sul bilancio 2005, che non troviamo le risorse. Nella
    manovra di variazione nulla abbiamo trovato che riguardi il nostro
    comparto. Ma siamo ancora più preoccupati, essendo già a luglio
    2005, per il bilancio 2006.
    La nostra domanda la nostra riflessione è se è venuto il momento
    davvero di mettere tutto il peso delle Regioni attraverso anche la
    Conferenza Stato-Regioni, presieduta tra l'altro autorevolmente
    proprio dal presidente dell'Emilia-Romagna Errani, per utilizzare i
    prossimi mesi affinchè non ci troviamo con il bilancio 2006, non
    solo nelle stesse condizioni, ma in condizioni aggravate.
    Concludo dicendo che noi come Confartigianato ci aspettiamo o in
    una seconda variazione o nei chiarimenti che ci potrà dare in
    particolare l'assessore al bilancio trovare il finanziamento della
    legge 20, interventi per l'artigianato, il rifinanziamento della
    949, con mezzi statali, cioè Artigiancassa, contributo conto
    interessi che è uno strumento che da 40 anni sostiene gli
    investimenti, che non è spesa corrente, è spesa per investimenti,
    investimenti delle imprese artigiane con risultati notevoli
    soprattutto da punto di vista occupazionale, che non mi pare un
    aspetto secondario.
    Perché è vero che questa è una regione che ha tra i migliori livelli
    di occupazione nel nostro paese, però cominciamo a notare alcuni
    segni di deterioramento anche in Emilia-Romagna rispetto ai livelli
    occupazionali.
    E soprattutto non dimentichiamo mai l'aspetto che mentre la grande
    impresa (e sono i dati dell'ISTAT, non i nostri di Confartigianato)
    ogni mese riduce l'occupazione, se a livello globale l'occupazione
    tiene e cresce in questo Paese, è perché è la piccola e media
    impresa che continua ad occupare, tra l'altro con dei costi
    risibili.
    Noi abbiamo fatto anche delle verifiche puntuali ed approfondite,
    siamo in grado di dimostrare che ad esempio un posto di lavoro
    creato e agevolato con la 949, cioè con Artigiancassa, ovviamente
    gestita dalle Regioni, anche in Emilia-Romagna non costa più di
    7.500 euro per nuovo posto di lavoro.
    Faccio presente che un posto di lavoro con altre leggi statali,
    soprattutto per la media e grande industria, non costa meno di
    90.000 euro. Questo per avere un'idea di quante risorse si vanno ad
    intaccare di spesa pubblica per dare sviluppo ed occupazione. Quindi
    noi speriamo soprattutto che vi sia un momento di rifinanziamento,
    soprattutto sulla legge regionale n. 20 del '94. Grazie.
    Antonio NERVEGNA - Presidente della Commissione Bilancio Affari
    generali e Istituzionali dell'Assemblea legislativa della Regione
    Emilia-Romagna
    Grazie. Vorrei solo precisare che di norma l'udienza conoscitiva
    inizia dagli interventi dei partecipanti, in quanto la relazione di
    accompagnamento all'assestamento del bilancio è già allegata al
    testo dei progetti di legge e riporta le motivazioni che hanno
    indotto la Giunta regionale a predisporre gli indirizzi nella
    formulazione della manovra, che è l'unica variazione all'interno di
    questo esercizio. L'assestamento di bilancio infatti per legge viene
    predisposto, esaminato ed approvato entro il 31 luglio del 2005,
    quindi non ci saranno altre manovre, altre variazioni di bilancio in
    questo esercizio. Comunque l'assessore Delbono sarà più preciso in
    sede di replica.
    Luca ROSSI - Confindustria Emilia-Romagna
    Il bilancio di assestamento non è un atto strategico, lo sappiamo,
    ma è un atto che consente di apportare le modifiche necessarie sulla
    base dell'evoluzione della gestione. E consente soprattutto di fare
    il punto della situazione, di verificare - passatemi la metafora -
    se la navigazione è coerente con la rotta. Il nostro intervento oggi
    ha quindi questa precisa finalità, cioè fare il punto sulle coerenze
    tra le politiche di sviluppo definite dalla Regione e le scelte
    conseguenti, in particolare quelle di bilancio.
    Il patto per lo sviluppo sottoscritto nel febbraio 2004 rappresenta
    la cornice attorno alla quale si definiscono le politiche di
    sviluppo della Regione. Tra gli obiettivi del patto richiamiamo in
    generale quello relativo allo sviluppo economico e in particolare
    quello del raggiungimento entro il 2010 del 3% nel rapporto tra
    spesa per ricerca e sviluppo e prodotto interno lordo.
    Per l'Emilia-Romagna questa cifra vale oltre 3 miliardi di euro.
    Oggi siamo ben al di sotto della metà. Sappiamo bene che attualmente
    in Emilia-Romagna la spesa per ricerca è ancora bassa ed è, andando
    a vedere la distribuzione, equamente distribuita tra componente
    pubblica quindi università, centri di ricerca e privata. I dati,
    però, ci dicono che in media nell'Unione europea, la cui spesa per
    la ricerca è pari al 2% del PIL, la quota pubblica rappresenta circa
    lo 0,7% di questo 2%, mentre quella privata oltre l'1,3%.
    Sappiamo cioè che la spesa privata per la ricerca è certamente
    inferiore in Emilia-Romagna a quella delle regioni più avanzate e
    proprio per questo riteniamo fondamentale sollecitare con adeguati
    strumenti gli investimenti in ricerca e innovazione delle imprese.
    La legge regionale n. 7 del 2002, di cui proprio ieri abbiamo
    potuto apprezzare gli eccellenti risultati, ha confermato l'impegno
    e la dinamicità delle imprese nell'investire e l'efficacia
    dell'intervento regionale. Dei 158 milioni di euro di investimenti
    di ricerca attivati dal solo secondo bando, oltre il 60% sono
    risorse autonome delle imprese. Questo effetto positivo di stimolo
    alla spesa privata ha consentito nell'anno 2004, attraverso lo
    stanziamento di 92 milioni di euro, di attivare progetti per oltre
    235 milioni, attivando oltre 700 contratti con le Università e
    l'assunzione di 900 nuovi ricercatori.
    Cioè si sta incidendo in modo strutturale sulla spesa regionale per
    ricerca, in particolare del sistema produttivo e in particolare
    delle piccole e medie imprese. Del resto il programma del presidente
    Errani con chiarezza ha puntato a questo obiettivo. Tra gli altri il
    DPEF regionale 2005-2007, che accompagnava il bilancio previsionale
    del 2005, allo stesso modo evidenziava per il sistema produttivo
    questa priorità. Cioè la rotta, la direzione verso cui si è
    indirizzata la politica di sviluppo regionale è condivisa e
    chiaramente individuata.
    Il bilancio di assestamento, con i limiti che questo provvedimento
    ha, non ci appare coerente con questa direzione. Sappiamo che molti
    sono gli elementi che tendono ad allontanare da questo percorso, a
    partire da quelli esogeni soprattutto, esogeni per la Regione, cioè
    legati agli equilibri e alle disposizioni relativi al quadro
    nazionale della finanza pubblica a partire dall'articolo 3 della
    finanziaria e dal patto di stabilità.
    Soprattutto l'articolo 3 della finanziaria 2004 appare sempre più
    in vincolo restrittivo e inesplicabile per certi aspetti alle
    politiche di sviluppo. Il patto di stabilità, pure al netto della
    spesa sanitaria e delle spese di personale, consente ad un esame
    sommario del bilancio regionale di intervenire comunque su di una
    quota di spesa complessiva di poco inferiore ai 2 miliardi di euro.
    Non tocca certamente a noi decidere le allocazioni di bilancio e i
    contenuti della manovra finanziaria. La Giunta regionale nel DPEF
    del 2005 e nella discussione sul bilancio previsionale alla fine del
    2004 si era impegnata, ad articolo 3 vigente, a ricercare le
    necessarie soluzioni tecniche per superare i vincoli imposti appunto
    dall'articolo 3 e a garantire continuità finanziaria con delle
    risorse proprie agli interventi del programma triennale per le
    attività produttive, esplicitando in proposito la costituzione di un
    così detto fondo speciale non attribuito come contenitore in cui
    includere queste risorse prima dell'allocazione prevista per
    l'assestamento.
    Annualmente la Regione ha in media destinato circa 40 milioni di
    euro di risorse proprie da aggiungere alla quota delle risorse
    derivanti dal trasferimento statale del fondo unico per le attività
    produttive, quei 70 milioni di euro che venivano prima richiamati.
    Questa cifra complessivamente è stata appunto destinata al
    finanziamento del programma triennale e degli interventi collegati
    ad esempio per l'artigianato e la cooperazione. È chiaro che nei
    momenti difficili come questo le imprese prima di tutto tagliano
    tutti i costi a partire da quelli non strategici e si concentrano
    sugli assets fondamentali per il loro futuro. Allo stesso modo nelle
    fasi di difficoltà economica è assolutamente indispensabile
    concentrare il bilancio sulle priorità. Sappiamo che ciò può
    determinare difficoltà in termini di consenso e di aspettative
    disattese, ma è oggi secondo noi più che mai necessario concentrare
    a tutti i livelli istituzionali scelte e risorse sui nostri
    fondamentali: sviluppo economico, welfare, infrastrutture,
    formazione e sviluppo sostenibile.
    Non toccheremo in questo intervento i temi dalla sanità, delle
    infrastrutture o della formazione le cui allocazioni di bilancio
    sono proprie di livelli e di interventi ben più elevati legati al
    bilancio previsionale e più in generale spesso a rapporti con le
    amministrazioni centrali o con l'Unione europea. Ci sono invece
    ancora troppi rivoli di spesa, troppi interventi dispersi su una
    seria troppo ampia di voci di spesa specie sulla spesa corrente. In
    questo senso il progetto di legge finanziario e il progetto di legge
    sull'assestamento di bilancio ne sono ulteriore testimonianza pur a
    fronte di una manovra complessivamente limitata. Partendo da queste
    voci si potrebbero già ottenere buoni risultati in termini di
    ottimizzazione e razionalizzazione della spesa al fine di destinare
    maggiori risorse allo sviluppo.
    L'esperienza, come dicevo in apertura, sta dimostrando che gli
    interventi che la Regione ha messo in campo in questi anni stanno
    dando buoni risultati.
    Il programma triennale per le attività produttive ha supportato
    investimenti produttivi delle PMI favorendo l'accesso al credito,
    sostenendo l'innovazione delle imprese e del lavoro. Il programma
    per la ricerca ha, come detto, dato in poco più di un anno e mezzo
    risposte molto importanti. Il piano triennale di tutela ambientale
    ha consentito alle imprese di realizzare investimenti di carattere
    volontario per il miglioramento della performance ambientale e in
    una logica di sviluppo sostenibile.
    Se il sistema produttivo ha dato in questi anni risposte positive
    ed importanti a interventi regionali altrettanto positivi ed
    importanti investendo sempre di più in prima persona proprie risorse
    grazie al cofinanziamento della Regione, è per noi fondamentale che
    la Regione riconfermi le risorse proprie che destina a questi
    strumenti. Ci riferiamo appunto a quei 40 milioni di euro che ho
    richiamato prima, che erano destinati al finanziamento del programma
    triennale per le attività produttive in aggiunta a quelli nazionali.
    Queste risorse hanno consentito negli anni di sostenere le politiche
    regionali per l'internazionalizzazione, per gli investimenti, per la
    qualità, per l'accesso al credito.
    Ciò di cui le imprese hanno necessità è assicurare continuità e
    certezza a questi strumenti, a partire da quelli per la ricerca e
    l'innovazione. Un quadro certo è premessa essenziale per la
    programmazione degli investimenti delle imprese. La certezza si
    alimenta delle coerenze delle scelte finanziarie.
    Non proponiamo oggi uno specifico emendamento di modifica al
    progetto di legge sull'assestamento; è evidente che altre erano le
    necessità, le finalità e le volontà che hanno ispirato il
    provvedimento specifico.
    Ciò che riteniamo importante, proprio perché il bilancio di
    assestamento rappresenta per noi prima di tutto un passaggio
    importante di verifica intermedia, è un impegno preciso della Giunta
    e dell'Assemblea regionale perché il bilancio previsionale 2006 dia
    concrete risposte in termini di risorse proprie per lo sviluppo
    definendo scelte coerenti a partire dalle priorità condivise. Allo
    stesso modo auspichiamo che l'Assemblea possa impegnarsi nella
    maggioranza e nell'opposizione a superare il vincolo previsto
    dall'articolo 3, specificatamente per le spese relative alla ricerca
    e innovazione, alla qualificazione delle risorse umane e allo
    sviluppo sostenibile.
    Infine proponiamo che, in vista del bilancio 2006, già da ora,
    anche partendo dall'esame del rendiconto generale 2004, la
    Commissione possa impegnarsi direttamente in prima persona per
    favorire l'ottimizzazione delle spese e la allocazione del bilancio
    verso priorità indicate e condivise insieme alla Giunta. Grazie.
    Flavio DELBONO - Vicepresidente della Giunta regionale - Assessore
    a Finanze. Europa
    Credo sia molto opportuno in queste occasioni di audizione non solo
    guardare i tratti generali del provvedimento, ma anche entrare nel
    punto specifico. È evidente che normalmente nelle udienze
    conoscitive i rappresentanti di istituzioni o di organizzazioni
    comprensibilmente si concentrano sulla parte più direttamente
    interessata ai propri iscritti, ai propri soggetti di riferimento.
    Questo se è comprensibile, deve essere integrato invece con
    considerazioni di carattere più generale. Non per sfuggire alle
    osservazioni, ma semplicemente perché alla fine degli interessi
    generali ci sono due numeri, uno a destra e uno a sinistra della
    linea che auspicabilmente devono eguagliarsi: cioè le entrate e le
    uscite.
    Rispondo subito alle domande più puntuali, poi farò qualche
    considerazione più generale.
    Al collega della Provincia di Modena rispondo che non è una prassi
    che vorremmo consolidare. Però non è una fuga dalla realtà
    ricordare, e se vuole gli posso dare la documentazione più
    analitica, che i residui attivi della Regione sono incrementati nel
    2004 di 2 miliardi di euro. Questo significa che i crediti nei
    confronti dello Stato sono esplosi nel 2004 e ciò per i ritardi
    crescenti che avvengono sulle principali entrate della Regione
    provenienti dal bilancio dello Stato. Mi riferisco all'Irap, all'Iva
    e alla impropriamente chiamata addizionale Irpef. Non lo richiamo
    per piglio accademico, ma semplicemente per ricordare che non
    stampiamo moneta e che quindi, essendo noi un soggetto intermedio
    con una finanza di fatto molto derivata da quella statale, non tanto
    e soltanto per la competenza, ma anche per la cassa, se i soldi non
    li riceviamo siamo in ritardo a volte anche nell'erogarli. Quindi
    quel provvedimento, quella mia lettera che annunciava un rinvio e
    quindi una violazione di un accordo sottoscritto con le Province,
    capisco bene che non sia stato condiviso nel metodo, ne sono
    consapevole. Credo però che se avessimo cominciato un tavolo di
    trattativa dove io proponevo di non darvi i soldi, forse non avremmo
    chiuso rapidamente.
    So che nei numeri non metterà certo in difficoltà i bilanci delle
    Province. Vedo e mi fa piacere che normalmente chiudono con avanzi
    anche importanti e quindi non è tanto una questione quantitativa, ma
    di metodo. Recepisco il punto, lo condivido e farò in modo che per
    quanto riguarda il mio settore questo non abbia a ripetersi.
    Vorrei tranquillizzare l'amico della Confartigianato. Non trova
    nulla nel bilancio, semplicemente perché non c'è. Il fatto che non
    ci sia non significa che non abbia copertura. A volte c'è questa
    ansia, ciascuno vuole ritrovare se stesso in ogni atto di bilancio.
    Le Province procedono nei loro bandi e l'ordine di grandezza è di
    12/13 milioni di euro. Sappiamo che queste risorse vengono pagate
    non ex ante, ma ex post, cioè a realizzazione dei risultati, quindi
    a consuntivo, come è da abitudine nella pubblica amministrazione e
    quindi noi rimborseremo le Province a partire dal 2006. Quindi dal
    2006 ci sarà in tutto o in parte ciò che le Province dal 2006
    daranno sulla legge 20 del '94 agli artigiani. Se non fosse stato
    così, avremmo chiesto alle Province di interrompere, sospendere o
    chiudere i bandi. Non lo abbiamo fatto. Il fatto che nei prossimi 4
    mesi nei documenti contabili della Regione non troviate questa
    copertura non deve essere motivo di allarme. Nel 2006, ripeto,
    troverete, in base agli accordi che faremo con le Province, che
    gestiscono queste risorse della legge 20, e in base anche ai tempi
    previsti. Ed evidentemente vale ciò che dicevo prima: non c'è per un
    motivo molto semplice, che richiamerò per sommi capi. Ci sono dei
    vincoli a cui sia sulla competenza sia sulla cassa anche noi non
    riusciamo a fare fronte nei tempi previsti, però vorrei
    tranquillizzare sul fatto che quelle risorse saranno quando ci
    devono essere nel bilancio regionale.
    Lo dico per dare soddisfazione anche al presidente Nervegna, a
    fronte di queste giuste sollecitazioni di non vedere nel bilancio
    ciò che si vorrebbe trovare: noi abbiamo avanzi importanti che
    derivano in molti casi dall'avere stanziato e non avere impegnato. E
    di questo ci doliamo. Sappiamo che a volte ci sono ragioni tecniche
    legate alle infrastruttura a volte ragioni legate ai bandi ecc.
    Ricordo altresì che questa consuetudine che poi si ritrova
    nell'avanzo di avere risorse stanziate e non impegnate si scontra
    contro alcuni vincoli, come dirò tra un attimo, che rendono ancora
    più necessario avvicinare quei due numeri.
    Sul neocentralismo sarei sereno, nel senso che il 90% del bilancio
    regionale non è gestito in Regione. Credo che ci siano poche Regioni
    che possono esibire questo dato. Il 62-63% del bilancio che va alla
    sanità è gestito dalle aziende sanitarie ospedaliere. C'è un altro
    25% del bilancio gestito dagli Enti locali o da altri soggetti. Qui
    gestiamo fondamentalmente quello che non può essere delegato ad
    altri, le spese del personale, gli oneri finanziari e poco altro.
    Poi capisco che il neocentralismo può essere come dire nelle leggi,
    può essere nello stile, però credo che un buon indicatore di
    centralismo lo si veda in base a quanto si gestisce delle risorse
    del bilancio che si controlla. C'è ancora molta più gestione nel
    bilancio dello Stato che non nel bilancio della regione, nonostante
    la Bassanini, nonostante il titolo V.
    Confindustria. Questa regione ha il 7% della popolazione, il 9% del
    PIL, il 12% dell'export ed un terzo dei brevetti italiani. Quindi
    non sarà sugli standard finlandesi, però e forse qualche merito ce
    l'hanno, oltre agli inventori e innovatori, coloro i quali li hanno
    sostenuti.
    Questa storia del fondo indistinto, io capisco che nelle audizioni
    si possono anche ripetere le cose, però sono circa tre mesi che la
    spieghiamo. Il fondo indistinto, adesso è un po' più distinto,
    perché come si legge nel provvedimento di bilancio ci sono 95
    milioni di euro stanziati per la sanità e sono stanziati per la
    sanità per evitare che sia Berlusconi a mettere le tasse nella
    regione Emilia-Romagna. Non c'è mistero, non è un cappello magico
    dal quale non si sa da dove sono finiti fuori i soldi. Quel fondo
    indistinto era indistinto perché non si poteva distinguere. Se non
    fosse stata approvata la legge finanziaria dello Stato per il 2005
    che richiede un monitoraggio trimestrale della spesa sanitaria.
    Questo si sa da 7 mesi. Periodicamente le Regioni sono sottoposte
    dal Ministero dell'economia ad un controllo sulla spesa di tipo
    trimestrale. Se una Regione spende, nell'arco di tempo considerato,
    più della quota parte che il fondo sanitario gli attribuisce, scatta
    il seguente automatismo: la Regione viene commissariata per quanto
    riguarda la gestione della sanità e automaticamente deve, per
    l'esercizio successivo - perché le tasse non si mettono in corso
    d'anno - imporre e applicare le leve tributarie a disposizione (tra
    l'altro oggi non si saprebbe bene neanche quali sono a sua
    disposizione, perché l'irap sarebbe a disposizione 2006? non lo so;
    l'Irpef, immagino) per colmare il gap della spesa.
    Questa è la ragione del fondo indistinto. Se non fosse stato per
    questo provvedimento (ci sono altri vincoli di cui dirò in seguito),
    noi virtualmente avremmo avuto 95 milioni di euro in più, di parte
    corrente.
    La richiesta di finanziare di più la legge regionale n. 7 del 2002,
    perché questa è la sintesi dell'intervento di Confindustria. Certo
    che è sensato, però va contestualizzato. Si dice: ma perché non ci
    mettete mezzi regionali? . Il fatto che la legge 7 sia una priorità
    lo si vede da un'altra cosa, che non ce l'ha ordinata il dottore .
    Lo si vede dal fatto che il 50% del piano triennale delle attività
    produttive, il 50% di quei 70 milioni di euro statali che arrivano
    all'anno, li abbiamo messi sulla legge 7. L'idea che si vede che è
    una priorità della Regione solo se ci mettiamo mezzi regionali mi
    sembra quanto meno riduttiva, nel senso che pecunia non olet.
    Se io guardo l'andamento della legge 7 del 2002 in questi anni: nel
    2003, mezzi statali, ci abbiamo messo 35,5 milioni di euro di mezzi
    statali, che era esattamente la metà di tutto ciò che ci dà lo Stato
    sul piano triennale attività produttive. Si potevano mettere anche
    da altre parti. Ci sono 400.000 imprese in regione, quindi non penso
    che ci sia solo l'innovazione ricerca e sviluppo. Abbiamo fatto una
    scelta ben precisa. Questo voleva dire il patto per la qualità
    quando diciamo l'innovazione è il nostro centro e noi come Regione
    ci abbiamo messo 8 milioni di euro.
    Nel 2004 quei 35,5 milioni di euro che avevamo messo nel 2003 ci
    sono arrivati per slittamento perché è stato impegnato zero. E di
    mezzi regionali impegnato zero. Sono slittati tutti e 8, ne abbiamo
    aggiunti altri 4. Quindi la dotazione per il 2004 era di quasi 80
    milioni di euro di mezzi statali e di circa 12 (8 iniziali, poi
    slittati, più 4 di nuovo stanziamento) di mezzi regionali.
    Nel 2005 abbiamo avuto uno slittamento di 45 milioni di euro
    statali, a cui adesso si aggiungono quelli che arrivano dal piano
    triennale e non abbiamo messo nulla di mezzi regionali, nel senso
    che c'è un po' di slittamento - poca roba - 1,5 milioni di euro di
    mezzi regionali.
    Qualcuno può dire: dove sono i 20-30-40 milioni di euro di mezzi
    regionali? a parte che 20-30-40 milioni di euro di mezzi regionali
    non li abbiamo mai messi sulla legge 7, mai: 8, 4 e zero. Primo.
    Secondo. Il fatto che sia una priorità lo si vede dal fatto che
    continuamo a mettere sulla legge 7 la metà dei mezzi statali.
    Tenendo presente, e lo sapete, che è l'unico modo per dare dei soldi
    a soggetti privati. Perché a causa dell'articolo 3 della legge
    finanziaria 2004 per dare contributi a soggetti esterni alla
    pubblica amministrazione, le Regioni devono utilizzare risorse
    correnti o statali. Statali perché allo Stato non si applica
    l'articolo 3, o correnti perché non possiamo indebitarci come dice
    l'articolo 3. Quindi non vedo francamente nessuna incoerenza, anche
    perché quando è stato siglato il patto, e ora arrivo ai vincoli
    generali, il patto è del febbraio 2004, non c'erano i vincoli con i
    quali abbiamo fatto i conti con l'assestamento. Neanche uno ce ne
    era.
    Non è che parliamo dei vincoli perché ci piace parlare dei vincoli.
    Parliamo dei vincoli perché ci vincolano. Intanto, gli investimenti
    erano fuori dal patto di stabilità: dal 2005 sono dentro e quindi,
    sia nel bilancio di competenza che nel bilancio di cassa, sia nel
    previsionale, sia nell'assestamento, noi abbiamo quel piccolo
    particolare lì: che non possiamo impegnare più di quanto abbiamo
    impegnato nel 2003 aumentato del 4,8%. Piaccia o no è così, questa
    non è la sede per discutere il patto di stabilità. Dico
    semplicemente che è legge dello Stato. Quando abbiamo siglato nel
    febbraio 2004 il patto per la qualità dello sviluppo, in quel
    momento gli investimenti non erano parte della spesa complessiva
    considerata per il patto di stabilità.
    Secondo, c'era l'articolo 3 della finanziaria, però era
    consapevolmente in odore di revoca. Infatti è stato revocato,
    sospeso con il decreto 168 del luglio 2004. Sospeso fino al 31
    dicembre, però. Adesso è tornato ad essere efficace.
    Terzo, non c'era il trattamento della spesa sanitaria come c'è ora
    nella finanziaria 2005. Quindi noi l'assestamento lo abbiamo fatto,
    le nostre preferenze per tramutarsi in scelte hanno dovuto fare i
    conti con questi tre vincoli.
    È evidente che lo spazio di azione è stato più contenuto. Non solo
    sulla legge 7, non solo per la legge 20, non solo per i fondi alle
    Province, ma in generale. Faccio presente, tratteggiandoo alcuni
    aspetti come mi chiedeva l'amico di Confartigianato, che la manovra
    complessiva dell'assestamento è di circa 179 milioni di euro. Tra
    parte corrente e parte capitale, questo al netto di eventuali
    emendamenti che al più tardi vedremo martedì prossimo in
    Commissione, relatore il consigliere Berretta.
    Di questi 179, più della metà sono la conseguenza di uno di quei
    tre vincoli. Quello sanitario che dicevo prima e cioè
    quell'accantonamento di 95 milioni di euro che riteniamo essere
    l'ammontare di mezzi regionali che dobbiamo aggiungere al fondo
    sanitario nazionale per pareggiare e rispettare il monitoraggio del
    ministero dell'economia nel corso del 2005. Non stiamo parlando di
    vincoli astratti.
    Secondo, se anche non ci fosse stato questo aspetto del vincolo
    sanitario, non è detto che quelle risorse le avremmo potute
    utilizzare come ci pare perché c'è comunque il patto di stabilità.
    C'entra nel senso che la sanità è fuori dal patto di stabilità,
    quindi se quelle risorse non utilizzate per le sanità le avessimo
    avute a disposizione non avremmo potuto impiegarle dove volevamo,
    perché la sanità e le spese del personale sono fuori dal patto.
    Quindi non è detto che se non le spendavamo là potevamo spenderle
    dove volevamo.
    In aggiunta, sempre per avere le proporzioni, è evidente che
    parlare di 20-30-40 milioni di euro di mezzi regionali correnti per
    una legge, le 7 o un'altra che vi piace, è semplicemente fuori dal
    mondo.
    Se guardate la relazione di accompagnamento, leggerete che a parte
    l'accantonamento sulla sanità la manovra di assestamento di parte
    corrente è di 37 milioni di euro totale. Dei quali 13, e qui vediamo
    di nuovo l'effetto dei vincoli, per effetto dell'articolo 3. Perché
    abbiamo messo 13 milioni di euro di risorse di parte corrente per i
    cofinanziametni comunitari, per non perdere soldi per l'agricoltura,
    per l'obiettivo 2, quindi lo sviluppo economico. Risorse che fino
    all'anno scorso potevamo trovare con autorizzazione
    all'indebitamento perché non c'era l'articolo 3.
    Abbiamo una manovra di parte corrente, a parte la sanità, di 37
    milioni di euro, un terzo dei quali è lì per effetto dell'articolo
    3, altrimenti sarebbe nel conto capitale, sarebbe autorizzato con
    mutui. Quindi, tolto l'articolo 3, tolta la sanità, stando dentro
    nel patto di stabilità, noi abbiamo a disposizione per tutta la
    regione, per tutte le spese anche obbligatorie (fondo di riserva, il
    contratto di lavoro) circa 24 milioni di euro.
    Secondo voi, è pensabile che ne possiamo mettere 30 o 40 su una
    legge? Queste sono le proporzioni, altrimenti parliamo di vincoli,
    poi ciascuno quando guarda la propria legge se ne dimentica, e io
    sono in difficoltà a convincerlo.
    Con riferimento al 2006, non sono in grado oggi di dare quelle
    rassicurazioni che mi vengono chieste. Perché le rassicurazioni per
    darle bisogna ogni tanto riceverle. Noi faremo ogni sforzo, credo
    che lo abbiamo dimostrato in questi anni.
    Dimenticavo, in tutto questo contesto anche per il 2005 non si può
    usare la leva fiscale. Ci siamo attualmente assuefatti all'idea che
    le tasse il Governo impedisce alle Regioni di metterle che lo
    consideriamo quasi normale, ma nei posti civili non è normale che
    per 3- 4 anni consecutivi un livello di governo impedisca a qualche
    altro livello di governo di usare le proprie leve tributarie. Ma di
    questo ne discutiamo in altra sede.
    Per il 2006, io non so quale sarà la finanziaria 2006. Tra le carte
    che girano (inutili come ricorda il vice premier Tremonti che dice
    che noiosa materia seminariale, sulla quale però i presidenti delle
    Regioni sono chiamati dal ministro Siniscalco a pronunciarsi), si
    evince che una possibile copertura del taglio Irap consiste
    nell'azzeramento di tutte le leggi statali tipo quella che finanzia
    il piano delle attività produttive.
    Se così fosse, noi faremmo un bel po' di fatica a trovare solo su
    quella legge 35,5 milioni di euro di mezzi regionali. Non è che
    possiamo supplire ad un azzeramento delle grandi leggi statali di
    finanziamento al soggetto privato. Anche perché se viene mantenuto
    l'articolo 3, non solo bisognerebbe trovare quei 35 milioni, ma
    bisogna trovarli di risorse correnti.
    Il 2003 è l'ultimo anno limpido, nel senso di non inquinato
    dall'articolo 3, perché il 2004 un po' l'articolo 3 lo ha inquinato,
    in quanto per i primi 6 mesi non valeva. Ci è parso però che
    sostanzialmente alla fine dei conti di soggetti esterni alla
    pubblica amministrazione particolarmente penalizzati non ce ne sono.
    L'unico, e non è una sorpresa, è il commercio. Lo abbiamo detto e
    lo sappiamo. Perché sul commercio, al contrario di quanto accade per
    industria o turismo ecc., non ci sono leggi statali che permettano
    di finanziare i soggetti privati. Questo è il motivo per il quale
    trovate 3,5 milioni di euro che noi diamo ai Comuni sulla legge 40
    per favorire il commercio, non li diamo a loro, quindi li diamo in
    conto capitale. E probabilmente porteremo in Commissione un
    emendamento dove cerchiamo di sostenere un po', attraverso
    meccanismi di consorzi fidi, per intenderci, rivolti a favore
    soprattutto del commercio, proprio per attutire gli effetti
    dell'articolo 3 su quello che dai nostri confronti, che ritengo seri
    ed affidabili 2005-2003, risulta essere il settore più penalizzato.
    Concludo. Vedremo che cosa la finanziaria nazionale ci riserverà
    nei prossimi mesi, ma se la tendenza della politica economica
    nazionale è quella che abbiamo visto negli ultimi due, tre anni, mi
    pare evidente che Comuni, Province e Regioni, più Regioni che gli
    altri due per la struttura delle loro entrate, dovranno sempre più
    attuare la loro politica economica regionale attraverso interventi
    sulle infrastrutture, nel senso più ampio del termine (in questo
    senso la fiera è una infrastruttura, l'interporto, l'aeroporto, non
    solo le strade, la logistica le ferrovie i porti).
    Perché L'effetto combinato di patto di stabilità e articolo 3, data
    la situazione generale, consente soprattutto di autorizzare
    investimenti o comunque interventi in conto capitale pubblico su
    pubblico. Cioè di finanziare interventi che comunque entrino
    nell'attivo dello stato patrimoniale di soggetti pubblici, perché
    questo è quello che impone l'articolo 3, al netto di mezzi statali.
    Chiaro che i mezzi statali non essendo vincolati dall'articolo 3,
    noi li possiamo liberamente, come abbiamo fatto fino ad adesso,
    cercare di indirizzare a soggetti esterni alla pubblica
    amministrazione.
    Questa è stata la strategia dei primi 6 mesi del 2005: di
    utilizzare le risorse statali laddove è possibile, dalla
    Carraro-Vizzini per il turismo, al piano triennale attività
    produttive, tutte le volte che era possibile per darle ai soggetti
    privati e di utilizzare i margini di mezzi regionali pubblico su
    pubblico, perché noi dobbiamo rispettare l'articolo 3. E sulla parte
    corrente, soprattutto visto il modo con cui la sanità è risolta
    nella finanziaria 2005, dobbiamo, credo, saggiamente e
    prudenzialmente governarla al meglio.
    Questo è il contesto, la cornice. È evidente che come abbiamo fatto
    nel 2005 faremo ogni sforzo anche nel 2006. Non vogliamo cambiare le
    nostre priorità. Non è che il patto è stato rinnegato. Dico
    semplicemente che il patto di un anno e mezzo fa deve fare i conti,
    nel mantenere quelle priorità, con i nuovi vincoli. Cercheremo come
    sempre di fare sì che i vincoli inibiscano il meno possibile le
    nostre preferenze e quindi le nostre scelte. Grazie.
    Il presidente NERVEGNA ringrazia i relatori per gli interventi
    svolti e conclude l'udienza conoscitiva ricordando che la
    Commissione esaminerà i testi dei progetti di legge nella prossima
    seduta di martedì 19 luglio.
    La seduta termina alle ore 15,45.
    Verbale approvato nella seduta del 26 luglio 2005.
    La Segretaria Il Presidente
    Claudia Cattoli Antonio Nervegna
    Espandi Indice