Testo
Verbale n. 3/2005
Seduta del 12 luglio 2005
Il giorno 12 luglio 2005 alle ore 14,30 si è riunita presso la sede
dell'Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, in Bologna
Viale A. Moro n. 50, la Commissione Bilancio Affari generali ed
istituzionali, convocata in udienza conoscitiva con nota prot. n.
10365 del 5 luglio 2005
Partecipano alla seduta i Consiglieri:
Cognome e nome Qualifica Gruppo Voto
NERVEGNA ANTONIO Presidente FORZA ITALIA 5 presente
BERETTA NINO Vicepresidente UNITI NELL'ULIVO 7 presente
- DS
MANFREDINI MAURO Vicepresidente LEGA NORD 3 presente
PADANIA EMILIA E
ROMAGNA
AIMI ENRICO componente ALLEANZA 4 presente
NAZIONALE
BORTOLAZZI componente PARTITO DEI 1 presente
DONATELLA COMUNISTI
ITALIANI
CARONNA SALVATORE componente UNITI NELL'ULIVO 5
- DS
GALLETTI GIANLUCA componente UDC - UN. DEM. 1 presente
CRIS. E DI
CENTRO
GUERRA DANIELA componente VERDI PER LA 2
PACE
MANCA DANIELE componente UNITI NELL'ULIVO 1 presente
- DS
MASELLA LEONARDO componente PARTITO DELLA 3
RIFONDAZIONE
COMUNISTA
MONACO CARLO componente PER L'EMILIA - 1
ROMAGNA
MONARI MARCO componente UNITI 3 presente
NELL'ULIVO-DL
MARGHERITA
MONTANARI ROBERTO componente UNITI NELL'ULIVO 2
- DS
NANNI PAOLO componente ITALIA DEI 1
VALORI con DI
PIETRO
RICHETTI MATTEO componente UNITI 4
NELL'ULIVO-DL
MARGHERITA
RIVI GIAN LUCA componente UNITI NELL'ULIVO 2 presente
- DS
ZANCA PAOLO componente UNITI NELL'ULIVO 1
- SDI
componente FORZA ITALIA 4
Il consigliere Massimo MEZZETTI sostituisce il consigliere
Montanari, il consigliere Damiano ZOFFOLI sostituisce il consigliere
Richetti.
Sono presenti i consiglieri Fabio FILIPPI e Ubaldo SALOMONI (Forza
Italia)
E' presente il Vicepresidente della Giunta Assessore a Finanze.
Europa prof. Flavio Delbono
E' inoltre presente Mantini (Ufficio Stampa Assemblea legislativa)
Presiede la seduta: Antonio Nervegna
Assiste la segretaria: Claudia Cattoli
Resocontista: Chiara Caciagli
UDIENZA CONOSCITIVA
sui progetti di legge
108 Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: Legge finanziaria
regionale adottata a norma dell'art. 40 della L. R. 15 novembre
2001, n. 40 in coincidenza con l'approvazione della legge di
assestamento del bilancio di previsione per l'esercizio 2005 e del
bilancio pluriennale 2005 - 2007. Primo provvedimento generale di
variazione (delibera di Giunta n. 897 del 13 06 05).
109 Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: Assestamento del
bilancio di previsione della Regione Emilia - Romagna per
l'esercizio finanziario 2005 e del bilancio pluriennale 2005 - 2007
a norma dell'art. 30 della L.R. 15 novembre 2001, n. 40. Primo
provvedimento generale di variazione (delibera di Giunta n. 898 del
13 06 05).
Partecipano gli invitati:
Balugani Pietro Presidente CUP Modena
Battaglia Roberto CGIL Regionale Emilia-Romagna
Bittoto Enrico Assessore Bilancio Comune Castel di Casio
Bosi Guido ARCAB Emilia-Romagna
Bussolati Provincia di Parma
Ferdinando
Ferraguti Antonio Confcooperative Emilia-Romagna
Ghetti Alessandro Coldiretti Emilia-Romagna
Lombardi Satriani Confindustria Emilia-Romagna
Carlo
Manicardi Enrico Direttore UPI Emilia-Romagna
Manno Ettore Assessore Provincia di Parma
Marcucci Luigi Coldiretti Emilia-Romagna
Morgagni Giuseppe A.G.C.I Emilia-Romagna
Pasi Marco Confesercenti Emilia-Romagna
Pasini Caterina Provincia di Parma
Pasquini Patrizia
Rossi Luca Confindustria Emilia-Romagna
Rusconi Gianluca Confindustria Emilia-Romagna
Scaglioni Rino ARCAB Lega Coop Emilia-Romagna
Tansini Assessore Bilancio Provincia di Piacenza
Pietroluigi
Urban Davide Confcommercio Emilia-Romagna
Vaccari Stefano Assessore Provincia di Modena, UPI Comm.
Finanza
Vaccari Tino Confartigianato Emilia-Romagna
Zoli Erio A.G.C.I.
Zucchini Direttore IBACN
Alessandro
Zagatti Alessandra A.T.E.R.
- - - - -
Il presidente NERVEGNA dichiara aperta la seduta e svolge
l'introduzione all'udienza conoscitiva sui progetti di legge
relativi all'assestamento del bilancio regionale 2005. Cede quindi
la parola ai partecipanti che hanno chiesto di intervenire, per poi
lasciare le conclusioni all'assessore regionale alle finanze.
Stefano VACCARI - Assessore Provincia di Modena - UPI
Emilia-Romagna commissione finanza
In verità intervengo a nome della commissione finanza dell'UPI
dell'Emilia-Romagna per fare una sottolineatura non tanto
sull'insieme dei provvedimenti di assestamento, sui quali l'UPI ha
espresso un parere favorevole, in particolare rispetto ad alcuni
degli elementi che caratterizzano la manovra regionale, ad esempio
per quel che riguarda la destinazione delle risorse al piano
telematico, alle strutture sanitarie, alle politiche abitative e ad
alcune altre destinazioni prioritarie sulle quali la Giunta
regionale ha operato una scelta di priorità: su questo è confermato
l'apprezzamento e il positivo parere dell'UPI.
La sottolineatura che oggi volevo portare all'attenzione concerne
invece una nota dolente relativa ai finanziamenti a copertura degli
oneri per i trasferimenti di personale regionale conseguenti al
conferimento di funzioni.
La Regione lo scorso 12 dicembre 2004 ha sottoscritto un'intesa
applicativa della legge regionale n. 5 del 2001, intesa che
prevedeva il trasferimento alle Province nell'ambito di un accordo
complessivo e riguardava l'annualità 2005 e una quantità di risorse
a fronte del conferimento di funzioni e a copertura di oneri per il
personale, per lo svolgimento delle funzioni stesse che le Province
stavano già compiendo da qualche anno.
Al di là della quantità di risorse che non arriva, è stato
attraverso una lettera inviata dall'assessore ai presidenti delle
Province che si è confermata la misura del 16% di differenza
rispetto quello all'ammontare pattuito. Nel momento in cui si
sottoscrive un'intesa, la si sottoscrive in due e nel momento in cui
quell'intesa magari ha qualche problema ad essere ottemperata, forse
è utile costruire nuovamente quelle condizioni di discussione e di
confronto che hanno portato alla sottoscrizione dell'intesa
iniziale.
Quindi riteniamo che, al di là della quantità di risorse, che
provoca comunque alcuni problemi ai bilanci delle Province, perché
erano e sono risorse destinate a finanziare personale per lo
svolgimento di funzioni trasferite dalla Regione alle Province, c'è
anche una questione di metodo che riteniamo utile sottolineare e ci
auguriamo venga recuperata strada facendo.
Inoltre, già nell'intesa era previsto che ci saremmo dovuti
ritrovare in una sede di confronto ulteriore per ridiscutere anche
il tema delle risorse su altre funzioni, non solo quelle stabilite
nell'intesa iniziale, che si riferiva in particolar modo al
personale e alle funzioni in materia di agricoltura.
Ci auguriamo che questa scelta sia prontamente recuperata e
soprattutto siano recuperati i livelli di decisione e confronto che
avevano portato, credo positivamente, alla sottoscrizione di
quell'intesa. Grazie.
Tino VACCARI - Confartigianato Emilia-Romagna
Per la verità mi sarei aspettato una seppur breve introduzione,
considerata la presenza dell'assessore, rispetto ad una variazione
di bilancio che dal punto di vista delle attività produttive, e
dell'artigianato in particolare, non contiene delle variazioni
significative rispetto al bilancio preventivo per il 2005.
In quella occasione (io partecipai anche alla consultazione per il
bilancio 2005) c'era stato detto che per le ragioni che tutti
conosciamo (articolo 3 della finanziaria nazionale, i vincoli ecc.)
si trattava di un bilancio tecnico e che però in occasione
dell'assestamento, avremmo trovato una prima copertura - non dico
totale - ad alcune voci che già in quella occasione avevamo
sollevato; per la verità, nel bilancio di assestamento questo non
esiste, non è contenuto.
Quindi forse una breve introduzione per spiegare i motivi di questa
mancanza sarebbe importante, anche per potere esprimere un giudizio
più compiuto.
È vero che nel progetto di legge di assestamento al bilancio 2005
c'è scritto prima variazione: io mi auguro che quel prima
sottointenda il fatto che ce ne sarà una seconda, perché se così non
fosse il bilancio preventivo 2005 è desolante dal punto di vista
delle attività produttive, in particolare per l'artigianato.
Segnalo la circostanza che in materia di attività produttive sono
due i capisaldi che riguardano l'artigianato in particolare. Uno è
il piano triennale, finanziato in larga parte con mezzi statali e
anche con risorse proprie della Regione; per quanto riguarda
l'artigianato il riferimento è il testo unico di provvedimenti ed
incentivi per le imprese artigiane, la legge regionale n. 20 del
1994.
Se andiamo a vedere, anche nell'assestamento non troviamo coperture
sulle varie misure che attengono a questi interventi. Questo ci
lascia molto perplessi perché siamo a luglio, in un momento
particolarmente delicato anche per l'economia della nostra regione,
per l'artigianato in particolare, alle prese con le difficoltà che
non richiamo in questa sede, ma credo siano note a tutti, con la
necessità comunque per le piccole imprese di riprendere investimenti
soprattutto in materia di innovazione, ricerca,
internazionalizzazione.
Qui non ci sono le risorse per sostenere lo sforzo del settore
artigianato. Faccio presente che il testo unico regionale in materia
di artigianato, la legge regionale n. 20 del 1994, è una legge
delegata alle Province. C'è un fondo unico regionale delegato alle
Province. Le Province hanno già presentato alla Regione entro il
termine del 31 maggio i piani provinciali di sviluppo
dell'artigianato. Questi piani contengono molte misure. Le imprese
hanno fatto le domande alle Province che hanno poi trasmesso alla
regione entro il 31 maggio.
Ora, rispetto a questo bilancio, è difficile poter dire alle
migliaia di imprese artigiane di questa regione che hanno fatto la
domanda e che chiedono quotidianamente alle associazioni di
rappresentanza come siamo messi, che prospettive ci sono, se c'è
questo incentivo anche per una serie di investimenti molto
importanti. Noi siamo un po' imbarazzati se non c'è questo
chiarimento, ora vorrei sentirlo nella risposta, forse se arrivava
prima ci aiutava in questo tipo di interventi.
Noi segnaliamo questa forte esigenza: se la risposta fosse in linea
con gli stanziamenti registrati negli anni passati, su cui come
Confartigianato regionale abbiamo espresso un'opinione positiva, un
apprezzamento all'impegno della Regione nonostante le difficoltà di
bilancio che esistevano anche nel 2004 e nel 2003, diremmo che
nonostante queste difficoltà la Regione sostiene ancora lo sforzo di
investimento e di innovazione delle 140.000 imprese artigiane di
questa regione. Vorrei anche ricordare questo dato: esse partecipano
per il 18% al PIL e ad oltre il 20% dell'export di questa regione.
Oltre a questo vorrei sollevare un altro aspetto più generale, ma
che ha stretta attinenza con le questioni di bilancio, cioè con le
risorse, con i trasferimenti a seconda dell'istituzione di
competenza Stato, Regioni, Enti locali per lo sviluppo del sistema
economico e quindi anche delle imprese artigiane.
Lo abbiamo detto anche in altre occasioni e lo ribadiamo oggi come
Confartigianato. Se non c'è un chiarimento (difficile usare la
parola definitivo) comunque un chiarimento di fondo in quel che
viene definito processo di federalismo, regionalismo (qualcuno lo
chiama devolution, non mi interessa l'aggettivo, interessa la
sostanza), credo sia molto difficile potere programmare, impostare
politiche di sviluppo anche per il futuro.
Dico questo perché mentre da più parti si rivendica giustamente, e
noi siamo d'accordo come Confartigianato, il ruolo soprattutto
programmatorio e di legislazione delle Regioni e quindi anche
dell'Emilia-Romagna, vediamo però dei fenomeni di neocentralismo che
ci preoccupano non poco e aggiungo, rispetto a questi fenomeni, che
la stessa organizzazione delle Regioni non la vedo poi così vivace e
presente. E' vero che vi è stato il rinnovo di molti Consigli
regionali, dei nuovi governi regionali, però sono già passati alcuni
mesi. Le deleghe sono state attribuite, mi risulta che per le
attività produttive e l'artigianato il coordinamento sia stato
affidato alla Regione Marche.
Sarebbe bene che si mettessero al lavoro rapidamente, perché mentre
noi casomai qui parliamo e lamentiamo un'insufficiente attribuzione
di risorse per le attività delle Regioni, assistiamo quotidianamente
attraverso leggi omnibus, decreti legislativi, ecc. ad un
neocentralismo che ci preoccupa. Forse qualcuno è un po' distratto,
noi per lavoro dobbiamo vedere tutti i giorni gli atti parlamentari.
Una settimana fa, in occasione della discussione alla Camera del
disegno di legge sulla competitività, sono passati 4-5 emendamenti,
di cui uno che tocca proprio le imprese artigiane, che è di stampo
neocentralista.
Lo dico in particolare all'assessore Delbono, che sa quanto noi
abbiamo apprezzato ad esempio nella passata legislatura, quasi in
extremis, la costituzione da parte di questa Regione, per la prima
volta in Italia, di un fondo di controgaranzia per le imprese
artigiane di questa regione. La convenzione statale dei vecchi
concessionari (Mediocredito centrale e Artigiancassa) doveva scadere
nel novembre di quest'anno, ebbene uno degli emendamenti che è
passato la settimana scorsa, probabilmente in un clima poco attento
a livello di Parlamento ha sancito che queste convenzioni sono
prorogate di altri 5 anni. Sarà bene che lo tengano presente quelli
che operano a livello regionale perché poi ci troviamo a confrontare
con questi problemi.
Il problema delle risorse comunque è un problema che per quest'anno
in parte, sempre per quanto attiene le attività produttive, può
trovare una soluzione, tenendo conto del fatto che nel decreto
legge, invece, sulla competitività è contenuto il rifinanziamento
del fondo unico regionale per le attività produttive, in via
straordinaria quest'anno per il 2005.
Sono mezzi statali, sono circa 70 milioni di euro, se ricordo bene;
questo dovrebbero consentire di attivare alcuni bandi molto
importanti. Cito ad esempio la misura 1-1, quella 598, anche altre
misure sicuramente molto utili.
Però la domanda è questa: dal 2006 questo trasferimento pare non
esserci più, quindi lo dico perché non vorrei, già che siamo in
difficoltà sul bilancio 2005, che non troviamo le risorse. Nella
manovra di variazione nulla abbiamo trovato che riguardi il nostro
comparto. Ma siamo ancora più preoccupati, essendo già a luglio
2005, per il bilancio 2006.
La nostra domanda la nostra riflessione è se è venuto il momento
davvero di mettere tutto il peso delle Regioni attraverso anche la
Conferenza Stato-Regioni, presieduta tra l'altro autorevolmente
proprio dal presidente dell'Emilia-Romagna Errani, per utilizzare i
prossimi mesi affinchè non ci troviamo con il bilancio 2006, non
solo nelle stesse condizioni, ma in condizioni aggravate.
Concludo dicendo che noi come Confartigianato ci aspettiamo o in
una seconda variazione o nei chiarimenti che ci potrà dare in
particolare l'assessore al bilancio trovare il finanziamento della
legge 20, interventi per l'artigianato, il rifinanziamento della
949, con mezzi statali, cioè Artigiancassa, contributo conto
interessi che è uno strumento che da 40 anni sostiene gli
investimenti, che non è spesa corrente, è spesa per investimenti,
investimenti delle imprese artigiane con risultati notevoli
soprattutto da punto di vista occupazionale, che non mi pare un
aspetto secondario.
Perché è vero che questa è una regione che ha tra i migliori livelli
di occupazione nel nostro paese, però cominciamo a notare alcuni
segni di deterioramento anche in Emilia-Romagna rispetto ai livelli
occupazionali.
E soprattutto non dimentichiamo mai l'aspetto che mentre la grande
impresa (e sono i dati dell'ISTAT, non i nostri di Confartigianato)
ogni mese riduce l'occupazione, se a livello globale l'occupazione
tiene e cresce in questo Paese, è perché è la piccola e media
impresa che continua ad occupare, tra l'altro con dei costi
risibili.
Noi abbiamo fatto anche delle verifiche puntuali ed approfondite,
siamo in grado di dimostrare che ad esempio un posto di lavoro
creato e agevolato con la 949, cioè con Artigiancassa, ovviamente
gestita dalle Regioni, anche in Emilia-Romagna non costa più di
7.500 euro per nuovo posto di lavoro.
Faccio presente che un posto di lavoro con altre leggi statali,
soprattutto per la media e grande industria, non costa meno di
90.000 euro. Questo per avere un'idea di quante risorse si vanno ad
intaccare di spesa pubblica per dare sviluppo ed occupazione. Quindi
noi speriamo soprattutto che vi sia un momento di rifinanziamento,
soprattutto sulla legge regionale n. 20 del '94. Grazie.
Antonio NERVEGNA - Presidente della Commissione Bilancio Affari
generali e Istituzionali dell'Assemblea legislativa della Regione
Emilia-Romagna
Grazie. Vorrei solo precisare che di norma l'udienza conoscitiva
inizia dagli interventi dei partecipanti, in quanto la relazione di
accompagnamento all'assestamento del bilancio è già allegata al
testo dei progetti di legge e riporta le motivazioni che hanno
indotto la Giunta regionale a predisporre gli indirizzi nella
formulazione della manovra, che è l'unica variazione all'interno di
questo esercizio. L'assestamento di bilancio infatti per legge viene
predisposto, esaminato ed approvato entro il 31 luglio del 2005,
quindi non ci saranno altre manovre, altre variazioni di bilancio in
questo esercizio. Comunque l'assessore Delbono sarà più preciso in
sede di replica.
Luca ROSSI - Confindustria Emilia-Romagna
Il bilancio di assestamento non è un atto strategico, lo sappiamo,
ma è un atto che consente di apportare le modifiche necessarie sulla
base dell'evoluzione della gestione. E consente soprattutto di fare
il punto della situazione, di verificare - passatemi la metafora -
se la navigazione è coerente con la rotta. Il nostro intervento oggi
ha quindi questa precisa finalità, cioè fare il punto sulle coerenze
tra le politiche di sviluppo definite dalla Regione e le scelte
conseguenti, in particolare quelle di bilancio.
Il patto per lo sviluppo sottoscritto nel febbraio 2004 rappresenta
la cornice attorno alla quale si definiscono le politiche di
sviluppo della Regione. Tra gli obiettivi del patto richiamiamo in
generale quello relativo allo sviluppo economico e in particolare
quello del raggiungimento entro il 2010 del 3% nel rapporto tra
spesa per ricerca e sviluppo e prodotto interno lordo.
Per l'Emilia-Romagna questa cifra vale oltre 3 miliardi di euro.
Oggi siamo ben al di sotto della metà. Sappiamo bene che attualmente
in Emilia-Romagna la spesa per ricerca è ancora bassa ed è, andando
a vedere la distribuzione, equamente distribuita tra componente
pubblica quindi università, centri di ricerca e privata. I dati,
però, ci dicono che in media nell'Unione europea, la cui spesa per
la ricerca è pari al 2% del PIL, la quota pubblica rappresenta circa
lo 0,7% di questo 2%, mentre quella privata oltre l'1,3%.
Sappiamo cioè che la spesa privata per la ricerca è certamente
inferiore in Emilia-Romagna a quella delle regioni più avanzate e
proprio per questo riteniamo fondamentale sollecitare con adeguati
strumenti gli investimenti in ricerca e innovazione delle imprese.
La legge regionale n. 7 del 2002, di cui proprio ieri abbiamo
potuto apprezzare gli eccellenti risultati, ha confermato l'impegno
e la dinamicità delle imprese nell'investire e l'efficacia
dell'intervento regionale. Dei 158 milioni di euro di investimenti
di ricerca attivati dal solo secondo bando, oltre il 60% sono
risorse autonome delle imprese. Questo effetto positivo di stimolo
alla spesa privata ha consentito nell'anno 2004, attraverso lo
stanziamento di 92 milioni di euro, di attivare progetti per oltre
235 milioni, attivando oltre 700 contratti con le Università e
l'assunzione di 900 nuovi ricercatori.
Cioè si sta incidendo in modo strutturale sulla spesa regionale per
ricerca, in particolare del sistema produttivo e in particolare
delle piccole e medie imprese. Del resto il programma del presidente
Errani con chiarezza ha puntato a questo obiettivo. Tra gli altri il
DPEF regionale 2005-2007, che accompagnava il bilancio previsionale
del 2005, allo stesso modo evidenziava per il sistema produttivo
questa priorità. Cioè la rotta, la direzione verso cui si è
indirizzata la politica di sviluppo regionale è condivisa e
chiaramente individuata.
Il bilancio di assestamento, con i limiti che questo provvedimento
ha, non ci appare coerente con questa direzione. Sappiamo che molti
sono gli elementi che tendono ad allontanare da questo percorso, a
partire da quelli esogeni soprattutto, esogeni per la Regione, cioè
legati agli equilibri e alle disposizioni relativi al quadro
nazionale della finanza pubblica a partire dall'articolo 3 della
finanziaria e dal patto di stabilità.
Soprattutto l'articolo 3 della finanziaria 2004 appare sempre più
in vincolo restrittivo e inesplicabile per certi aspetti alle
politiche di sviluppo. Il patto di stabilità, pure al netto della
spesa sanitaria e delle spese di personale, consente ad un esame
sommario del bilancio regionale di intervenire comunque su di una
quota di spesa complessiva di poco inferiore ai 2 miliardi di euro.
Non tocca certamente a noi decidere le allocazioni di bilancio e i
contenuti della manovra finanziaria. La Giunta regionale nel DPEF
del 2005 e nella discussione sul bilancio previsionale alla fine del
2004 si era impegnata, ad articolo 3 vigente, a ricercare le
necessarie soluzioni tecniche per superare i vincoli imposti appunto
dall'articolo 3 e a garantire continuità finanziaria con delle
risorse proprie agli interventi del programma triennale per le
attività produttive, esplicitando in proposito la costituzione di un
così detto fondo speciale non attribuito come contenitore in cui
includere queste risorse prima dell'allocazione prevista per
l'assestamento.
Annualmente la Regione ha in media destinato circa 40 milioni di
euro di risorse proprie da aggiungere alla quota delle risorse
derivanti dal trasferimento statale del fondo unico per le attività
produttive, quei 70 milioni di euro che venivano prima richiamati.
Questa cifra complessivamente è stata appunto destinata al
finanziamento del programma triennale e degli interventi collegati
ad esempio per l'artigianato e la cooperazione. È chiaro che nei
momenti difficili come questo le imprese prima di tutto tagliano
tutti i costi a partire da quelli non strategici e si concentrano
sugli assets fondamentali per il loro futuro. Allo stesso modo nelle
fasi di difficoltà economica è assolutamente indispensabile
concentrare il bilancio sulle priorità. Sappiamo che ciò può
determinare difficoltà in termini di consenso e di aspettative
disattese, ma è oggi secondo noi più che mai necessario concentrare
a tutti i livelli istituzionali scelte e risorse sui nostri
fondamentali: sviluppo economico, welfare, infrastrutture,
formazione e sviluppo sostenibile.
Non toccheremo in questo intervento i temi dalla sanità, delle
infrastrutture o della formazione le cui allocazioni di bilancio
sono proprie di livelli e di interventi ben più elevati legati al
bilancio previsionale e più in generale spesso a rapporti con le
amministrazioni centrali o con l'Unione europea. Ci sono invece
ancora troppi rivoli di spesa, troppi interventi dispersi su una
seria troppo ampia di voci di spesa specie sulla spesa corrente. In
questo senso il progetto di legge finanziario e il progetto di legge
sull'assestamento di bilancio ne sono ulteriore testimonianza pur a
fronte di una manovra complessivamente limitata. Partendo da queste
voci si potrebbero già ottenere buoni risultati in termini di
ottimizzazione e razionalizzazione della spesa al fine di destinare
maggiori risorse allo sviluppo.
L'esperienza, come dicevo in apertura, sta dimostrando che gli
interventi che la Regione ha messo in campo in questi anni stanno
dando buoni risultati.
Il programma triennale per le attività produttive ha supportato
investimenti produttivi delle PMI favorendo l'accesso al credito,
sostenendo l'innovazione delle imprese e del lavoro. Il programma
per la ricerca ha, come detto, dato in poco più di un anno e mezzo
risposte molto importanti. Il piano triennale di tutela ambientale
ha consentito alle imprese di realizzare investimenti di carattere
volontario per il miglioramento della performance ambientale e in
una logica di sviluppo sostenibile.
Se il sistema produttivo ha dato in questi anni risposte positive
ed importanti a interventi regionali altrettanto positivi ed
importanti investendo sempre di più in prima persona proprie risorse
grazie al cofinanziamento della Regione, è per noi fondamentale che
la Regione riconfermi le risorse proprie che destina a questi
strumenti. Ci riferiamo appunto a quei 40 milioni di euro che ho
richiamato prima, che erano destinati al finanziamento del programma
triennale per le attività produttive in aggiunta a quelli nazionali.
Queste risorse hanno consentito negli anni di sostenere le politiche
regionali per l'internazionalizzazione, per gli investimenti, per la
qualità, per l'accesso al credito.
Ciò di cui le imprese hanno necessità è assicurare continuità e
certezza a questi strumenti, a partire da quelli per la ricerca e
l'innovazione. Un quadro certo è premessa essenziale per la
programmazione degli investimenti delle imprese. La certezza si
alimenta delle coerenze delle scelte finanziarie.
Non proponiamo oggi uno specifico emendamento di modifica al
progetto di legge sull'assestamento; è evidente che altre erano le
necessità, le finalità e le volontà che hanno ispirato il
provvedimento specifico.
Ciò che riteniamo importante, proprio perché il bilancio di
assestamento rappresenta per noi prima di tutto un passaggio
importante di verifica intermedia, è un impegno preciso della Giunta
e dell'Assemblea regionale perché il bilancio previsionale 2006 dia
concrete risposte in termini di risorse proprie per lo sviluppo
definendo scelte coerenti a partire dalle priorità condivise. Allo
stesso modo auspichiamo che l'Assemblea possa impegnarsi nella
maggioranza e nell'opposizione a superare il vincolo previsto
dall'articolo 3, specificatamente per le spese relative alla ricerca
e innovazione, alla qualificazione delle risorse umane e allo
sviluppo sostenibile.
Infine proponiamo che, in vista del bilancio 2006, già da ora,
anche partendo dall'esame del rendiconto generale 2004, la
Commissione possa impegnarsi direttamente in prima persona per
favorire l'ottimizzazione delle spese e la allocazione del bilancio
verso priorità indicate e condivise insieme alla Giunta. Grazie.
Flavio DELBONO - Vicepresidente della Giunta regionale - Assessore
a Finanze. Europa
Credo sia molto opportuno in queste occasioni di audizione non solo
guardare i tratti generali del provvedimento, ma anche entrare nel
punto specifico. È evidente che normalmente nelle udienze
conoscitive i rappresentanti di istituzioni o di organizzazioni
comprensibilmente si concentrano sulla parte più direttamente
interessata ai propri iscritti, ai propri soggetti di riferimento.
Questo se è comprensibile, deve essere integrato invece con
considerazioni di carattere più generale. Non per sfuggire alle
osservazioni, ma semplicemente perché alla fine degli interessi
generali ci sono due numeri, uno a destra e uno a sinistra della
linea che auspicabilmente devono eguagliarsi: cioè le entrate e le
uscite.
Rispondo subito alle domande più puntuali, poi farò qualche
considerazione più generale.
Al collega della Provincia di Modena rispondo che non è una prassi
che vorremmo consolidare. Però non è una fuga dalla realtà
ricordare, e se vuole gli posso dare la documentazione più
analitica, che i residui attivi della Regione sono incrementati nel
2004 di 2 miliardi di euro. Questo significa che i crediti nei
confronti dello Stato sono esplosi nel 2004 e ciò per i ritardi
crescenti che avvengono sulle principali entrate della Regione
provenienti dal bilancio dello Stato. Mi riferisco all'Irap, all'Iva
e alla impropriamente chiamata addizionale Irpef. Non lo richiamo
per piglio accademico, ma semplicemente per ricordare che non
stampiamo moneta e che quindi, essendo noi un soggetto intermedio
con una finanza di fatto molto derivata da quella statale, non tanto
e soltanto per la competenza, ma anche per la cassa, se i soldi non
li riceviamo siamo in ritardo a volte anche nell'erogarli. Quindi
quel provvedimento, quella mia lettera che annunciava un rinvio e
quindi una violazione di un accordo sottoscritto con le Province,
capisco bene che non sia stato condiviso nel metodo, ne sono
consapevole. Credo però che se avessimo cominciato un tavolo di
trattativa dove io proponevo di non darvi i soldi, forse non avremmo
chiuso rapidamente.
So che nei numeri non metterà certo in difficoltà i bilanci delle
Province. Vedo e mi fa piacere che normalmente chiudono con avanzi
anche importanti e quindi non è tanto una questione quantitativa, ma
di metodo. Recepisco il punto, lo condivido e farò in modo che per
quanto riguarda il mio settore questo non abbia a ripetersi.
Vorrei tranquillizzare l'amico della Confartigianato. Non trova
nulla nel bilancio, semplicemente perché non c'è. Il fatto che non
ci sia non significa che non abbia copertura. A volte c'è questa
ansia, ciascuno vuole ritrovare se stesso in ogni atto di bilancio.
Le Province procedono nei loro bandi e l'ordine di grandezza è di
12/13 milioni di euro. Sappiamo che queste risorse vengono pagate
non ex ante, ma ex post, cioè a realizzazione dei risultati, quindi
a consuntivo, come è da abitudine nella pubblica amministrazione e
quindi noi rimborseremo le Province a partire dal 2006. Quindi dal
2006 ci sarà in tutto o in parte ciò che le Province dal 2006
daranno sulla legge 20 del '94 agli artigiani. Se non fosse stato
così, avremmo chiesto alle Province di interrompere, sospendere o
chiudere i bandi. Non lo abbiamo fatto. Il fatto che nei prossimi 4
mesi nei documenti contabili della Regione non troviate questa
copertura non deve essere motivo di allarme. Nel 2006, ripeto,
troverete, in base agli accordi che faremo con le Province, che
gestiscono queste risorse della legge 20, e in base anche ai tempi
previsti. Ed evidentemente vale ciò che dicevo prima: non c'è per un
motivo molto semplice, che richiamerò per sommi capi. Ci sono dei
vincoli a cui sia sulla competenza sia sulla cassa anche noi non
riusciamo a fare fronte nei tempi previsti, però vorrei
tranquillizzare sul fatto che quelle risorse saranno quando ci
devono essere nel bilancio regionale.
Lo dico per dare soddisfazione anche al presidente Nervegna, a
fronte di queste giuste sollecitazioni di non vedere nel bilancio
ciò che si vorrebbe trovare: noi abbiamo avanzi importanti che
derivano in molti casi dall'avere stanziato e non avere impegnato. E
di questo ci doliamo. Sappiamo che a volte ci sono ragioni tecniche
legate alle infrastruttura a volte ragioni legate ai bandi ecc.
Ricordo altresì che questa consuetudine che poi si ritrova
nell'avanzo di avere risorse stanziate e non impegnate si scontra
contro alcuni vincoli, come dirò tra un attimo, che rendono ancora
più necessario avvicinare quei due numeri.
Sul neocentralismo sarei sereno, nel senso che il 90% del bilancio
regionale non è gestito in Regione. Credo che ci siano poche Regioni
che possono esibire questo dato. Il 62-63% del bilancio che va alla
sanità è gestito dalle aziende sanitarie ospedaliere. C'è un altro
25% del bilancio gestito dagli Enti locali o da altri soggetti. Qui
gestiamo fondamentalmente quello che non può essere delegato ad
altri, le spese del personale, gli oneri finanziari e poco altro.
Poi capisco che il neocentralismo può essere come dire nelle leggi,
può essere nello stile, però credo che un buon indicatore di
centralismo lo si veda in base a quanto si gestisce delle risorse
del bilancio che si controlla. C'è ancora molta più gestione nel
bilancio dello Stato che non nel bilancio della regione, nonostante
la Bassanini, nonostante il titolo V.
Confindustria. Questa regione ha il 7% della popolazione, il 9% del
PIL, il 12% dell'export ed un terzo dei brevetti italiani. Quindi
non sarà sugli standard finlandesi, però e forse qualche merito ce
l'hanno, oltre agli inventori e innovatori, coloro i quali li hanno
sostenuti.
Questa storia del fondo indistinto, io capisco che nelle audizioni
si possono anche ripetere le cose, però sono circa tre mesi che la
spieghiamo. Il fondo indistinto, adesso è un po' più distinto,
perché come si legge nel provvedimento di bilancio ci sono 95
milioni di euro stanziati per la sanità e sono stanziati per la
sanità per evitare che sia Berlusconi a mettere le tasse nella
regione Emilia-Romagna. Non c'è mistero, non è un cappello magico
dal quale non si sa da dove sono finiti fuori i soldi. Quel fondo
indistinto era indistinto perché non si poteva distinguere. Se non
fosse stata approvata la legge finanziaria dello Stato per il 2005
che richiede un monitoraggio trimestrale della spesa sanitaria.
Questo si sa da 7 mesi. Periodicamente le Regioni sono sottoposte
dal Ministero dell'economia ad un controllo sulla spesa di tipo
trimestrale. Se una Regione spende, nell'arco di tempo considerato,
più della quota parte che il fondo sanitario gli attribuisce, scatta
il seguente automatismo: la Regione viene commissariata per quanto
riguarda la gestione della sanità e automaticamente deve, per
l'esercizio successivo - perché le tasse non si mettono in corso
d'anno - imporre e applicare le leve tributarie a disposizione (tra
l'altro oggi non si saprebbe bene neanche quali sono a sua
disposizione, perché l'irap sarebbe a disposizione 2006? non lo so;
l'Irpef, immagino) per colmare il gap della spesa.
Questa è la ragione del fondo indistinto. Se non fosse stato per
questo provvedimento (ci sono altri vincoli di cui dirò in seguito),
noi virtualmente avremmo avuto 95 milioni di euro in più, di parte
corrente.
La richiesta di finanziare di più la legge regionale n. 7 del 2002,
perché questa è la sintesi dell'intervento di Confindustria. Certo
che è sensato, però va contestualizzato. Si dice: ma perché non ci
mettete mezzi regionali? . Il fatto che la legge 7 sia una priorità
lo si vede da un'altra cosa, che non ce l'ha ordinata il dottore .
Lo si vede dal fatto che il 50% del piano triennale delle attività
produttive, il 50% di quei 70 milioni di euro statali che arrivano
all'anno, li abbiamo messi sulla legge 7. L'idea che si vede che è
una priorità della Regione solo se ci mettiamo mezzi regionali mi
sembra quanto meno riduttiva, nel senso che pecunia non olet.
Se io guardo l'andamento della legge 7 del 2002 in questi anni: nel
2003, mezzi statali, ci abbiamo messo 35,5 milioni di euro di mezzi
statali, che era esattamente la metà di tutto ciò che ci dà lo Stato
sul piano triennale attività produttive. Si potevano mettere anche
da altre parti. Ci sono 400.000 imprese in regione, quindi non penso
che ci sia solo l'innovazione ricerca e sviluppo. Abbiamo fatto una
scelta ben precisa. Questo voleva dire il patto per la qualità
quando diciamo l'innovazione è il nostro centro e noi come Regione
ci abbiamo messo 8 milioni di euro.
Nel 2004 quei 35,5 milioni di euro che avevamo messo nel 2003 ci
sono arrivati per slittamento perché è stato impegnato zero. E di
mezzi regionali impegnato zero. Sono slittati tutti e 8, ne abbiamo
aggiunti altri 4. Quindi la dotazione per il 2004 era di quasi 80
milioni di euro di mezzi statali e di circa 12 (8 iniziali, poi
slittati, più 4 di nuovo stanziamento) di mezzi regionali.
Nel 2005 abbiamo avuto uno slittamento di 45 milioni di euro
statali, a cui adesso si aggiungono quelli che arrivano dal piano
triennale e non abbiamo messo nulla di mezzi regionali, nel senso
che c'è un po' di slittamento - poca roba - 1,5 milioni di euro di
mezzi regionali.
Qualcuno può dire: dove sono i 20-30-40 milioni di euro di mezzi
regionali? a parte che 20-30-40 milioni di euro di mezzi regionali
non li abbiamo mai messi sulla legge 7, mai: 8, 4 e zero. Primo.
Secondo. Il fatto che sia una priorità lo si vede dal fatto che
continuamo a mettere sulla legge 7 la metà dei mezzi statali.
Tenendo presente, e lo sapete, che è l'unico modo per dare dei soldi
a soggetti privati. Perché a causa dell'articolo 3 della legge
finanziaria 2004 per dare contributi a soggetti esterni alla
pubblica amministrazione, le Regioni devono utilizzare risorse
correnti o statali. Statali perché allo Stato non si applica
l'articolo 3, o correnti perché non possiamo indebitarci come dice
l'articolo 3. Quindi non vedo francamente nessuna incoerenza, anche
perché quando è stato siglato il patto, e ora arrivo ai vincoli
generali, il patto è del febbraio 2004, non c'erano i vincoli con i
quali abbiamo fatto i conti con l'assestamento. Neanche uno ce ne
era.
Non è che parliamo dei vincoli perché ci piace parlare dei vincoli.
Parliamo dei vincoli perché ci vincolano. Intanto, gli investimenti
erano fuori dal patto di stabilità: dal 2005 sono dentro e quindi,
sia nel bilancio di competenza che nel bilancio di cassa, sia nel
previsionale, sia nell'assestamento, noi abbiamo quel piccolo
particolare lì: che non possiamo impegnare più di quanto abbiamo
impegnato nel 2003 aumentato del 4,8%. Piaccia o no è così, questa
non è la sede per discutere il patto di stabilità. Dico
semplicemente che è legge dello Stato. Quando abbiamo siglato nel
febbraio 2004 il patto per la qualità dello sviluppo, in quel
momento gli investimenti non erano parte della spesa complessiva
considerata per il patto di stabilità.
Secondo, c'era l'articolo 3 della finanziaria, però era
consapevolmente in odore di revoca. Infatti è stato revocato,
sospeso con il decreto 168 del luglio 2004. Sospeso fino al 31
dicembre, però. Adesso è tornato ad essere efficace.
Terzo, non c'era il trattamento della spesa sanitaria come c'è ora
nella finanziaria 2005. Quindi noi l'assestamento lo abbiamo fatto,
le nostre preferenze per tramutarsi in scelte hanno dovuto fare i
conti con questi tre vincoli.
È evidente che lo spazio di azione è stato più contenuto. Non solo
sulla legge 7, non solo per la legge 20, non solo per i fondi alle
Province, ma in generale. Faccio presente, tratteggiandoo alcuni
aspetti come mi chiedeva l'amico di Confartigianato, che la manovra
complessiva dell'assestamento è di circa 179 milioni di euro. Tra
parte corrente e parte capitale, questo al netto di eventuali
emendamenti che al più tardi vedremo martedì prossimo in
Commissione, relatore il consigliere Berretta.
Di questi 179, più della metà sono la conseguenza di uno di quei
tre vincoli. Quello sanitario che dicevo prima e cioè
quell'accantonamento di 95 milioni di euro che riteniamo essere
l'ammontare di mezzi regionali che dobbiamo aggiungere al fondo
sanitario nazionale per pareggiare e rispettare il monitoraggio del
ministero dell'economia nel corso del 2005. Non stiamo parlando di
vincoli astratti.
Secondo, se anche non ci fosse stato questo aspetto del vincolo
sanitario, non è detto che quelle risorse le avremmo potute
utilizzare come ci pare perché c'è comunque il patto di stabilità.
C'entra nel senso che la sanità è fuori dal patto di stabilità,
quindi se quelle risorse non utilizzate per le sanità le avessimo
avute a disposizione non avremmo potuto impiegarle dove volevamo,
perché la sanità e le spese del personale sono fuori dal patto.
Quindi non è detto che se non le spendavamo là potevamo spenderle
dove volevamo.
In aggiunta, sempre per avere le proporzioni, è evidente che
parlare di 20-30-40 milioni di euro di mezzi regionali correnti per
una legge, le 7 o un'altra che vi piace, è semplicemente fuori dal
mondo.
Se guardate la relazione di accompagnamento, leggerete che a parte
l'accantonamento sulla sanità la manovra di assestamento di parte
corrente è di 37 milioni di euro totale. Dei quali 13, e qui vediamo
di nuovo l'effetto dei vincoli, per effetto dell'articolo 3. Perché
abbiamo messo 13 milioni di euro di risorse di parte corrente per i
cofinanziametni comunitari, per non perdere soldi per l'agricoltura,
per l'obiettivo 2, quindi lo sviluppo economico. Risorse che fino
all'anno scorso potevamo trovare con autorizzazione
all'indebitamento perché non c'era l'articolo 3.
Abbiamo una manovra di parte corrente, a parte la sanità, di 37
milioni di euro, un terzo dei quali è lì per effetto dell'articolo
3, altrimenti sarebbe nel conto capitale, sarebbe autorizzato con
mutui. Quindi, tolto l'articolo 3, tolta la sanità, stando dentro
nel patto di stabilità, noi abbiamo a disposizione per tutta la
regione, per tutte le spese anche obbligatorie (fondo di riserva, il
contratto di lavoro) circa 24 milioni di euro.
Secondo voi, è pensabile che ne possiamo mettere 30 o 40 su una
legge? Queste sono le proporzioni, altrimenti parliamo di vincoli,
poi ciascuno quando guarda la propria legge se ne dimentica, e io
sono in difficoltà a convincerlo.
Con riferimento al 2006, non sono in grado oggi di dare quelle
rassicurazioni che mi vengono chieste. Perché le rassicurazioni per
darle bisogna ogni tanto riceverle. Noi faremo ogni sforzo, credo
che lo abbiamo dimostrato in questi anni.
Dimenticavo, in tutto questo contesto anche per il 2005 non si può
usare la leva fiscale. Ci siamo attualmente assuefatti all'idea che
le tasse il Governo impedisce alle Regioni di metterle che lo
consideriamo quasi normale, ma nei posti civili non è normale che
per 3- 4 anni consecutivi un livello di governo impedisca a qualche
altro livello di governo di usare le proprie leve tributarie. Ma di
questo ne discutiamo in altra sede.
Per il 2006, io non so quale sarà la finanziaria 2006. Tra le carte
che girano (inutili come ricorda il vice premier Tremonti che dice
che noiosa materia seminariale, sulla quale però i presidenti delle
Regioni sono chiamati dal ministro Siniscalco a pronunciarsi), si
evince che una possibile copertura del taglio Irap consiste
nell'azzeramento di tutte le leggi statali tipo quella che finanzia
il piano delle attività produttive.
Se così fosse, noi faremmo un bel po' di fatica a trovare solo su
quella legge 35,5 milioni di euro di mezzi regionali. Non è che
possiamo supplire ad un azzeramento delle grandi leggi statali di
finanziamento al soggetto privato. Anche perché se viene mantenuto
l'articolo 3, non solo bisognerebbe trovare quei 35 milioni, ma
bisogna trovarli di risorse correnti.
Il 2003 è l'ultimo anno limpido, nel senso di non inquinato
dall'articolo 3, perché il 2004 un po' l'articolo 3 lo ha inquinato,
in quanto per i primi 6 mesi non valeva. Ci è parso però che
sostanzialmente alla fine dei conti di soggetti esterni alla
pubblica amministrazione particolarmente penalizzati non ce ne sono.
L'unico, e non è una sorpresa, è il commercio. Lo abbiamo detto e
lo sappiamo. Perché sul commercio, al contrario di quanto accade per
industria o turismo ecc., non ci sono leggi statali che permettano
di finanziare i soggetti privati. Questo è il motivo per il quale
trovate 3,5 milioni di euro che noi diamo ai Comuni sulla legge 40
per favorire il commercio, non li diamo a loro, quindi li diamo in
conto capitale. E probabilmente porteremo in Commissione un
emendamento dove cerchiamo di sostenere un po', attraverso
meccanismi di consorzi fidi, per intenderci, rivolti a favore
soprattutto del commercio, proprio per attutire gli effetti
dell'articolo 3 su quello che dai nostri confronti, che ritengo seri
ed affidabili 2005-2003, risulta essere il settore più penalizzato.
Concludo. Vedremo che cosa la finanziaria nazionale ci riserverà
nei prossimi mesi, ma se la tendenza della politica economica
nazionale è quella che abbiamo visto negli ultimi due, tre anni, mi
pare evidente che Comuni, Province e Regioni, più Regioni che gli
altri due per la struttura delle loro entrate, dovranno sempre più
attuare la loro politica economica regionale attraverso interventi
sulle infrastrutture, nel senso più ampio del termine (in questo
senso la fiera è una infrastruttura, l'interporto, l'aeroporto, non
solo le strade, la logistica le ferrovie i porti).
Perché L'effetto combinato di patto di stabilità e articolo 3, data
la situazione generale, consente soprattutto di autorizzare
investimenti o comunque interventi in conto capitale pubblico su
pubblico. Cioè di finanziare interventi che comunque entrino
nell'attivo dello stato patrimoniale di soggetti pubblici, perché
questo è quello che impone l'articolo 3, al netto di mezzi statali.
Chiaro che i mezzi statali non essendo vincolati dall'articolo 3,
noi li possiamo liberamente, come abbiamo fatto fino ad adesso,
cercare di indirizzare a soggetti esterni alla pubblica
amministrazione.
Questa è stata la strategia dei primi 6 mesi del 2005: di
utilizzare le risorse statali laddove è possibile, dalla
Carraro-Vizzini per il turismo, al piano triennale attività
produttive, tutte le volte che era possibile per darle ai soggetti
privati e di utilizzare i margini di mezzi regionali pubblico su
pubblico, perché noi dobbiamo rispettare l'articolo 3. E sulla parte
corrente, soprattutto visto il modo con cui la sanità è risolta
nella finanziaria 2005, dobbiamo, credo, saggiamente e
prudenzialmente governarla al meglio.
Questo è il contesto, la cornice. È evidente che come abbiamo fatto
nel 2005 faremo ogni sforzo anche nel 2006. Non vogliamo cambiare le
nostre priorità. Non è che il patto è stato rinnegato. Dico
semplicemente che il patto di un anno e mezzo fa deve fare i conti,
nel mantenere quelle priorità, con i nuovi vincoli. Cercheremo come
sempre di fare sì che i vincoli inibiscano il meno possibile le
nostre preferenze e quindi le nostre scelte. Grazie.
Il presidente NERVEGNA ringrazia i relatori per gli interventi
svolti e conclude l'udienza conoscitiva ricordando che la
Commissione esaminerà i testi dei progetti di legge nella prossima
seduta di martedì 19 luglio.
La seduta termina alle ore 15,45.
Verbale approvato nella seduta del 26 luglio 2005.
La Segretaria Il Presidente
Claudia Cattoli Antonio Nervegna