Espandi Indice
Legislatura VIII - Commissione III - Verbale del 11/09/2008 antimeridiano

    Testo

    Verbale n. 20
    Seduta dell'11 settembre 2008
    Il giorno giovedì 11 settembre 2008 alle ore 10.00 si è riunita
    presso la sede dell'Assemblea Legislativa in Bologna Viale A. Moro
    n. 50, la Commissione Territorio Ambiente Mobilità, convocata con
    nota Prot. n. 19595 del 04/09/2008 integrata con la nota Prot. n.
    19797 del 09/09/2008.
    Partecipano alla seduta i Commissari:
    Cognome e nome Qualifica Gruppo Voto
    MUZZARELLI Gian Presidente Partito Democratico 6 presente
    Carlo
    FRANCESCONI Luigi Vice Gruppo della 3 assente
    Presidente Libertà-Popolo della
    Libertà
    PIVA Roberto Vice Partito Democratico 6 presente
    Presidente
    BARTOLINI Luca Componente Alleanza 4 assente
    Nazionale-Popolo della
    Libertà
    BORGHI Gianluca Componente Partito Democratico 2 presente
    BORTOLAZZI Componente Partito dei Comunisti 1 assente
    Donatella Italiani
    CORRADI Roberto Componente Lega Nord Padania E. e 3 assente
    R.
    DELCHIAPPO Renato Componente Partito di Rifondaz. 3 presente
    Comunista
    GUERRA Daniela Componente Verdi per la pace 1 presente
    MAZZA Ugo Componente Sin. Dem. Per il 2 assente
    Socialismo Eu.
    MAZZOTTI Mario Componente Partito Democratico 3 assente
    MONACO Carlo Componente Per l'Emilia-Romagna 1 assente
    NANNI Paolo Componente Italia dei Valori con 1 assente
    Di Pietro
    NERVEGNA Antonio Componente Forza Italia-Popolo 1 assente
    della Libertà
    NOÈ Silvia Componente Unione Democratici 1 assente
    Cristiani e di Centro
    SALOMONI Ubaldo Componente Gruppo della 1 presente
    Libertà-Popolo della
    Libertà
    SALSI Laura Componente Partito Democratico 3 presente
    VILLANI Luigi Componente Forza Italia-Popolo 4 assente
    Giuseppe della Libertà
    ZANCA Paolo Componente Uniti nell'Ulivo-SDI 1 assente
    ZOFFOLI Damiano Componente Partito Democratico 3 presente
    Sono presenti: L. Gilli (Assessore Programmazione e Sviluppo
    territoriale, Cooperazione col Sistema delle Autonomie,
    Organizzazione); L. Zanichelli (Assessore ambiente e sviluppo
    sostenibile); Bortone G. (Dir. Gen. Ambiente e Difesa del Suolo e
    della Costa); Draghetti L. (Progr. territoriale e negoziata, Intese.
    Relazioni europee e Relazioni internazionali); Mattiussi P. (Resp.
    Serv. Programmazione territoriale e Sviluppo della Montagna); Poli
    G. (Resp. Serv. Valorizzazione e Tutela del Paesaggio e Insediamenti
    storici); Ricciardelli M. ( Resp. Serv. Affari legislativi e Qualità
    dei Processi normativi); Ferrari M. (Serv. Informazione Ass. Leg.).
    Presiede la seduta: Gian Carlo Muzzarelli
    Assiste la Segretaria: Samuela Fiorini
    Il presidente MUZZARELLI dichiara aperta la seduta alle ore 10,20.
    Sono presenti i consiglieri, Borghi, Bosi, Guerra, Manfredini,
    Muzzarelli, Piva, Renzi, Salsi.
    - Comunicazione ass. GILLI - ZANICHELLI in merito alla l.r.
    10/2008 con riferimento specifico all'impugnativa dello Stato per la
    dichiarazione di illegittimità costituzionale dell'art. 28, commi 2
    e 7 (Sistema tariffario idrico integrato).
    L'assessore GILLI interviene ringraziando la presidenza della
    Commissione per aver accettato la proposta della Giunta di
    effettuare questa comunicazione in ordine alla decisione assunta dal
    Consiglio dei Ministri lo scorso 28 agosto di impugnare gli articoli
    27 e 28 della legge regionale 10 del 2008, legge di riordino
    territoriale. In particolare il ricorso riguarda un articolo
    riferito alle Agenzie di ambito.
    La Giunta regionale nella scorsa seduta di lunedì ha deciso di
    costituirsi in giudizio contro tale provvedimento, ma voleva
    cogliere l'occasione di questa disponibilità della Commissione per
    dare un'informazione sulla dimensione e sull'attivazione
    dell'impugnazione di questa parte del provvedimento legislativo.
    Anche perché sono uscite alcune dichiarazioni sui mezzi di
    comunicazione che possono dare la sensazione che sia stato sbagliato
    l'impianto di una legge così importante.
    Il ricorso tocca invece un vecchio tema in ordine a chi è assegnata
    la competenza di determinare la tariffa per l'uso dell'acqua che era
    già presente nella legge regionale n. 7 del 2004, anch'essa
    impugnata dal Governo di allora. Nel 2004, presentando ricorso alla
    Corte, la Regione ha avuto ragione e di conseguenza l'azione si è
    fermata perché la Corte Costituzionale ha riconosciuto alla Regione
    Emilia-Romagna il diritto di determinare, anche in applicazione
    della legge Galli, le linee per le tariffe dell'acqua.
    La legge regionale 10 non ridetermina i criteri e le linee per la
    determinazione della tariffa. La legge 10 modifica solo il luogo
    dove si avvia la procedura della determinazione della tariffa
    stessa.
    Infatti, rispetto ai 9 ambiti della legge 7, oggi la legge 10 dice
    che vi è un luogo unico, cioè il livello regionale, che dà le
    indicazioni per la tariffa. Non si è entrati nel merito per indicare
    i criteri, che sono rimasti sempre gli stessi, ma si è solo spostato
    il luogo fisico di queste decisioni.
    Pensa sia un po' forzata l'interpretazione e la motivazione per cui
    il Ministero dell'Ambiente e non il Ministero delle Regioni ha
    insistito su questo punto, o meglio, per la quale una struttura
    tecnica, il COVIRI - nata per l'organizzazione, determinazione e
    composizione ai fini della gestione dell'acqua - ha insistito in
    modo pressante perché si addivenga a questa impugnazione da parte
    del Governo.
    L'assessore Zanichelli sarà più efficace e completo nel fornire gli
    elementi precisi e stringenti rispetto alla materia di specifica
    competenza, ma sotto questa iniziativa vi è una volontà di portare
    al centro, cioè a Roma, la determinazione delle tariffe, in questo
    caso dell'acqua.
    2
    Vi è insomma un neo centralismo che, proprio nel momento in cui ci
    si sta affannando a ragionare su un federalismo fiscale e su una
    riorganizzazione dello Stato in modo diverso, vede sorgere alcune
    azioni - e questa è una di quelle - che cercano di smontare quello
    che si fa in un altro tavolo e riportare a Roma queste decisioni,
    anche in contrasto con leggi precedenti su cui si sono costruite le
    leggi 25 e 7 e si è determinato un percorso consolidato.
    Entra il consigliere Zoffoli.
    L'assessore ZANICHELLI prosegue affermando come il collega Gilli
    abbia già delineato il quadro generale e istituzionale, essendo il
    coordinatore dell'impianto della legge 10. Vorrebbe soprattutto
    soffermarsi sugli aspetti sostanziali più che formali del tema che
    si ha di fronte, ossia il quadro del governo delle tariffe delle
    politiche idriche in una Italia molto complessa, nella quale vi è
    stata un'evoluzione legislativa negli ultimi anni particolarmente
    importante.
    Già l'assessore Gilli faceva riferimento alla legge Galli e alla
    legge regionale 25.
    Con la legge 25 si è sostanzialmente attuata una strategia, che
    prendeva a riferimento la legge Galli e alcune altre leggi di quegli
    anni, vale a dire la separazione tra i percorsi di regolazione,
    indirizzo e controllo rispetto alla gestione, affidata a coloro che,
    in regime di salvaguardia e successivamente e progressivamente in
    regime di concorrenza e di gare, hanno l'affidamento per gestire i
    servizi. Tutto questo in un'idea di sviluppo, da un lato, di
    garanzie per i cittadini e dall'altro di politiche industriali.
    Si guarda con molto rispetto al dibattito ideale generale sui temi
    idrici, ma se si osservano con attenzione anche le questioni
    sostanziali, si vede che dove vi sono aziende industriali capaci di
    realizzare l'integrazione dei servizi, a rete, dove vi sono sistemi
    che lavorano sul ciclo idrico integrato con efficacia (depurazione,
    distribuzione acquedottistica, depurazione dei reflui e quantaltro),
    lì si ha una condizione di normalità.
    Dove non c'è questa situazione, si rilevano spesso dei deficit e
    delle crisi, di cui spesso si parla sulla stampa per questo o quel
    territorio.
    Entra il consigliere Salomoni.
    L'assessore ZANICHELLI spiega che questo impianto in sostanza ha
    portato, con la legge 25 prima e con la legge 7 poi, a prevedere la
    possibilità per la Regione, nell'ambito della legislazione
    nazionale, in cui il legislatore nazionale indica le componenti di
    costo che devono essere considerate per fissare la tariffa, di
    stabilire un metodo tariffario regionale, che poi è stato ed è alla
    base di ciò che le ATO realizzano con le convenzioni e gli
    affidamenti.
    Questa operazione, se ha avuto una forma interessante, nel senso che
    ha dato alle Regioni la potestà, o comunque ha messo la Regione
    Emilia-Romagna nelle condizioni di agire e intervenire sulla
    tariffa, vincendo anche un conflitto di competenze con lo Stato nel
    2005, ha consentito soprattutto di fare un'operazione, di cui questa
    Commissione ha più volte discusso, e cioè di fissare un metodo
    tariffario nel quale si è puntato sul risparmio - quindi un
    meccanismo che premia gli utenti, ma anche i gestori, che riducono
    le perdite e migliorano la qualità del servizio - e di intervenire
    perché l'aumento del costo dell'acqua, che è abbastanza contenuto
    rispetto ad altri servizi energetici, è avvenuto anche in virtù di
    3
    un piano di finanziamento che ha portato 400 milioni di euro in
    interventi sia per l'acquedottistica che per la depurazione, e ha
    consentito soprattutto di temperare anche il dato dell'aumento con
    una tariffazione sociale rivolta alle persone bisognose e alle
    famiglie numerose.
    L'operazione avviata a partire dal 2004 e che poi si è portata
    avanti nel tempo, ha già consentito, in alcune Province che hanno
    rinnovato le convenzioni con i gestori, di intervenire con questi
    elementi virtuosi, cita Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna e Bologna che
    sono già dentro a questo schema.
    Ora si dice che la competenza di gestire le politiche tariffarie e
    la regolazione nazionale deve essere messa in capo allo Stato e con
    la legge 10 viene alterato questo principio, anche se il Governo non
    a caso ha avuto una posizione anche dialogante chiedendo di valutare
    se ci sono le condizioni per correggere alcuni dei rilievi e per
    trovare un'intesa.
    Ribadisce, come già detto prima dall'assessore Gilli, che la Regione
    con la legge 10 non ha modificato su questi punti la legislazione
    precedente, la legge 7 in particolare, e di conseguenza l'iniziativa
    del Ministero dell'Ambiente e nello specifico del COVIRI, è tesa a
    ritornare indietro nel tempo. Di conseguenza si apre un conflitto di
    competenza rispetto al quale la Giunta ha già espresso la propria
    opinione: ossia, nel metodo e nella forma sembra che, vista la
    legislazione e la Costituzione vigente che prevedono sì una funzione
    regolativa sulla concorrenza per lo Stato, ma anche un forte ruolo
    del sistema Regioni sui servizi pubblici locali, vi siano le
    condizioni per questo tipo di iniziativa che, ripete, è già stata
    oggetto di valutazione in sede di Corte Costituzionale con la legge
    7 del 2004.
    Soprattutto pensa sia fondamentale ribadire il concetto che è
    difficile immaginare che da Roma si fissi una componente di costo,
    un metodo tariffario che viene poi portato sui territori locali,
    senza avere una visione omogenea ad una scala adeguata come può
    essere quella regionale.
    Del resto, l'obiettivo inserito alla base della legge 10, con la
    costituzione di una parte del ruolo tariffario insediato presso la
    Regione, non tanto in quanto istituzione, ma in quanto luogo di un
    Comitato di indirizzo formato sia da Regione che da Governi locali,
    Province e Comuni, è quella di omogeneizzare ancora di più il
    sistema.
    In questa Regione c'erano 80 gestioni e si è passati ad 11, si
    avevano tante tariffe che sono ancora numerose, circa una
    settantina, che via via si stanno uniformando proprio perché il
    servizio sta assumendo una maggiore omogeneità su scala non solo
    locale, ma provinciale e regionale.
    Quindi l'operazione che si vorrebbe fare è quella di difendere,
    sostenere e chiarire la qualità del progetto regionale, sancendo
    anche l'aspetto che si rischia di essere in difformità con normative
    europee, perché vi sono normative europee inapplicate su scala
    nazionale, in quanto il metodo tariffario fissato dallo Stato è
    vecchio di 12 anni, mentre normative nuove sul danno ambientale, qui
    acquisite, sono risolte con questa legislazione e questa iniziativa.
    Semmai si dovrebbe discutere in sede di revisione del decreto
    legislativo n. 152 del 2006 (Norme in materia ambientale), riguardo
    alla quale il Governo ha chiesto una deroga alla scadenza fissata ad
    aprile 2008. In quella sede sarà possibile anche stabilire delle
    giuste relazioni di cooperazione tra Governo e Regioni, ma senza
    negare la potestà al sistema Regione di avere un ruolo in questo
    settore.
    4
    Per chiarimenti e precisazioni ulteriori è presente il direttore
    generale del settore ambiente dott. Bortone che ha curato gli
    aspetti tecnici.
    Il presidente MUZZARELLI riassume il senso del conflitto tra Regione
    e Governo sul chi fa che cosa e in particolare sul tema tariffe e
    chiede se per assurdo l'Assemblea decidesse di abrogare l'articolo
    interessato verrebbe ripristinata la situazione attuale a legge 10
    non ancora attuata, senza problemi di relazioni con Roma, ma con la
    certezza della legge. E' un'ipotesi sostenibile? Si dichiara
    federalista convinto e afferma che questo tema configura un
    dibattito politico che va al di là del punto se è un ATO o 9 ATO che
    decidono le tariffe della Regione Emilia-Romagna.
    L'assessore ZANICHELLI osserva che il punto non è tanto eliminare
    l'articolo della legge 10, quanto la legge 7 del 2004 - questo è il
    punto cruciale. La Regione dovrebbe prendere atto che tutto ciò che
    è stato fatto con gli accordi in relazione al consumo ecc. non vale
    più, bisognerebbe prendere a riferimento le componenti di costo
    fissate su scala nazionale e poi le ATO le applicherebbero
    meccanicamente.
    Il presidente MUZZARELLI ripete che a suo parere la questione
    politica è tra Roma e Bologna; la logica delle competenze e del
    federalismo rientra nel ragionamento complessivo, il dibattito,
    ribadisce, è tra Roma e Bologna, è in discussione la legge regionale
    dell'Emilia-Romagna.
    L'assessore ZANICHELLI precisa che la legge 10 ha fissato alcune
    articolazioni diverse tra il sistema ATO e il sistema Regione, ma
    queste non dovrebbero essere messe in discussione, trattandosi di
    questione che riguarda la Regione.
    L'assessore GILLI aggiunge che l'impressione è quella di un
    tentativo di riaccentramento della materia tariffaria, che in realtà
    peraltro andrebbe perseguito con un apposito provvedimento, non
    tramite un'impugnazione.
    Infatti la stessa formulazione dell'impugnazione lascia spazio ad un
    dialogo. Data la delicatezza dell'argomento, tuttavia, la Giunta ha
    ritenuto opportuno svolgere l'informazione odierna.
    Esce la consigliera Guerra.
    Il consigliere RENZI dichiara che sull'argomento ha già presentato
    un'interpellanza e coglie l'occasione per affermare che con
    l'approvazione della legge regionale 10 le cose sono cambiate.
    In particolare, nel merito del punto specifico, la Regione individua
    la tariffa e le sue componenti di costo, per poi trasferirle agli
    ATO. E' fuori discussione che con la normativa approvata si è
    ridimensionato il ruolo degli ATO stessi, tant'è vero che è prevista
    la loro estinzione. A suo parere si attacca un centralismo statale,
    mentre non si ammette che si sta procedendo ad un neocentralismo
    regionale. Inoltre, come risulta dal decreto di impugnazione del
    Consiglio dei Ministri, i costi della nuova struttura regionale
    verranno scaricati sulle tariffe.
    Riassume le motivazioni ed i rilievi formulati dal Governo: la
    Regione non può individuare la tariffa di riferimento del sistema
    idrico integrato, che oggi compete al Ministero dell'Ambiente, ai
    sensi dell'articolo 154 del decreto legislativo 152 del 2006. La
    Corte costituzionale deciderà sul merito della questione. Le
    5
    componenti di costo poi secondo la legge 10 sono stabilite dalla
    Regione e questo a suo parere, come eccepito dal Governo, non può
    essere. Ancora, ai sensi dell'articolo 149 del decreto legislativo
    152 del 2006 la realizzazione del piano economico-finanziario non
    può spettare alla Regione, ma agli ATO. Infine la normativa
    regionale censurata prevede un aumento dei costi di funzionamento a
    seguito della nuova struttura organizzativa regionale.
    Aggiunge che prima ancora dell'impugnativa, l'Antitrust aveva
    formulato rilievi per la violazione di regole e l'introduzione di
    meccanismi distorsivi della concorrenza. Ribadisce che questi sono
    dati di fatto e che la decisione finale spetterà al giudice delle
    leggi.
    Esprime la preoccupazione che i costi delle tariffe a carico dei
    contribuenti non aumentino (e cita in proposito l'articolo 28 della
    legge regionale e i costi prima inesistenti del nuovo organismo di
    livello regionale). La stessa Autorità antitrust ha segnalato le
    criticità al Ministero dell'Ambiente e a quello per i Rapporti con
    le Regioni ed ha invitato la Regione a non dar corso alle
    disposizioni stesse.
    Si augura una riflessione sul tema.
    Il consigliere SALOMONI osserva che il servizio idrico
    emiliano-romagnolo è certamente un servizio di qualità, ma che per
    mettere a sistema il servizio complessivo si sono penalizzate alcune
    zone che usufruivano di questo beneficio per la conformazione
    naturale del territorio, anche in termini di costi, ad esempio tutta
    la parte dei Comuni del crinale, dove il bene acqua era abbondante e
    a costo pressoché zero; dunque il tentativo di dare organicità
    all'insieme regionale del sistema acqua ha penalizzato queste zone.
    Si dichiara tuttavia preoccupato perché negli ultimi decenni la
    Regione si è concentrata nell'organizzazione e nel riordino di
    strutture molto pesanti, che hanno generato e continuano a generare
    costi altrettanto notevoli, pagati dai cittadini. Infatti dai primi
    consorzi, alle s.p.a, alle quotazioni in borsa, agli ATO (a suo
    parere un fallimento assoluto), alla serie di enti ed organismi che
    dovevano fungere da contrappeso allo strapotere dei gestori, la
    Regione ha continuato a creare costi, fino a mettere a punto un
    ruolo pesante quando con la legge regionale 25 si sono di fatto
    commissariati una ventina di Comuni che resistevano all'impostazione
    delineata, fino alle misure più recenti.
    Ritiene che cercare di creare un sistema di ciclo integrato
    dell'acqua che prima aveva una valenza provinciale e ora si
    trasforma a valenza regionale, non sia il percorso da perseguire;
    apparentemente sembrerebbe una scelta adeguata, mentre invece si
    finisce per rincorrere il gestore. Il gestore diventa sempre più
    potente, smisurato, è quotato in borsa; a quel gestore alcune
    Province hanno addirittura venduto parte delle infrastrutture (cosa
    allarmante, come la vendita dei depuratori). Insomma la Regione ha
    compiuto alcune fughe in avanti poi in parte interrotte dalla
    legislazione nazionale. Infine si è arrivati al traguardo del
    federalismo, con un ordinamento non esaurientemente delineato e un
    aumento smisurato delle controversie tra Stato e Regioni.
    Rientra la consigliera Guerra.
    Il consigliere SALOMONI si appella alla ragionevolezza del buon
    amministratore per invitare alla cautela, e alla riflessione,
    ritiene infatti opportuno aspettare qualche mese nell'attuazione
    della normativa regionale, in attesa della pronuncia della Corte
    costituzionale per non creare danni ai cittadini. Invita anche ad
    6
    una riflessione sul sistema nel suo complesso, che privilegia il
    business e contrasta con alcune dichiarazioni di principio dello
    stesso assessore sul monopolio naturale dell'acqua. Afferma che con
    le leggi regionali vigenti questo monopolio è stato utilizzato per
    fare profitto, a fronte di una situazione di estrema debolezza del
    cittadino utente. Tutti i meccanismi creati finora per bilanciare lo
    strapotere del gestore - le ex municipalizzate quotate in borsa,
    ormai trasformate in holdings, in multinazionali - non hanno sortito
    alcun effetto e quella parte della normativa deve essere rivista e
    riorganizzata con uno strumento efficace di controllo. E' convinto
    che si rischi anche con i piani tariffari così come configurati,
    perché non vi è la forza sufficiente a svolgere un controllo
    effettivo sulla loro realizzazione e rispetto.
    Conclude ribadendo che la Regione ha creato un mostro di carattere
    amministrativo che fagocita tutti. Occorre utilizzare lo strumento
    legislativo a disposizione per recuperare la proprietà degli
    impianti di depurazione agli enti locali, bene primario per i
    cittadini.
    Esce la consigliera Salsi. Entra il consigliere Delchiappo.
    Il presidente MUZZARELLI commenta che il punto politico, anche alla
    luce delle considerazioni svolte, è il seguente: far saltare la
    legge 10 per far saltare la legge 7, che in sostanza significa il
    diritto di una comunità di decidere le proprie tariffe, cioè
    togliere una competenza attualmente regionale per riportarla a
    livello centrale. E' convinto che anche se la Regione volesse
    abrogare l'articolo 28, rimanendo la situazione attuale della legge
    regionale 7, vi sarebbe un provvedimento successivo di contrasto
    alla stessa legge 7.
    Ritiene pertanto che l'operazione contro le Regioni e contro il
    federalismo vada arginata e che sia opportuno resistere dinnanzi
    alla Corte costituzionale per evitare che con l'attacco ad una
    singola norma si aggrediscano una pluralità di leggi della Regione
    Emilia-Romagna.
    Il consigliere MANFREDINI esprime perplessità sull'interpretazione
    prospettata, visto il profondo impegno per il federalismo che il
    Governo persegue. Svolgerà gli opportuni approfondimenti in sede
    nazionale per chiarire e verificare i termini della questione.
    L'assessore ZANICHELLI precisa che la Giunta risponderà in Aula
    sulle interrogazioni presentate. Condivide le considerazioni svolte
    dal presidente ma sottolinea principalmente la distinzione tra due
    temi. Il primo è la questione della tariffa, l'altro è il riordino
    delle ATO. Sulla tariffa ha già riferito nella parte iniziale
    dell'informazione.
    Quanto al riordino delle ATO, la Giunta regionale si è adoperata in
    applicazione dell'articolo 38 della legge finanziaria nazionale 2008
    che richiedeva un riordino del sistema. All'interno di quel
    riordino, con l'obiettivo dichiarato di ridurre i costi, la Regione
    ha rilevato che vi era un costo crescente importante - anche se non
    più elevato di altre Regioni italiane, anzi per certi versi anche
    più modesto - e, nella prospettiva del contenimento della spesa, si
    è posto il traguardo di dimezzare il costo stesso e di riportarlo
    dalla dimensione di 7 milioni di euro a 3-3,5 milioni di euro,
    proprio per evitare il rischio di una incidenza eccessiva del costo
    della struttura sulle tariffe. Si è creata una struttura di
    dimensione regionale in capo alla Regione per non creare un ente
    ulteriore, tant'è che lo strumento di governo è il Comitato di
    7
    indirizzo e la struttura va sulla tariffa, ma il monte
    dell'equilibrio territoriale regionale è la metà di quello che era
    il costo precedente.
    Aggiunge in risposta al consigliere Salomoni che in questo caso il
    problema non è tanto esprimere degli auspici: il mondo sta girando
    nel senso delle liberalizzazioni e c'è chi dice che l'acqua va messa
    a mercato e liberalizzata. La dimensione di tutti i gestori che
    stanno facendo gare in Italia non è quella intercomunale, bensì
    addirittura la dimensione europea, globale. Pertanto il tema non è
    discutere tra Hera e il consorzio intercomunale della montagna
    bolognese o reggiana; il tema è se si ha un gestore industriale che
    risponde ad un sistema forte oppure no. Nel caso di specie non
    interessa Hera, ma il punto cruciale che di fronte alla nascita di
    questi soggetti industriali forti, occorre un contrappeso
    altrettanto robusto, non c'è bisogno della dimensione di un ATO che
    è di molto più piccola della dimensione del gestore.
    C'è bisogno di suddividere tra livello regionale, per quella che è
    la regolazione alta tariffaria, e quella che rimane in capo alla
    convenzione, fatta dalle Province e dai Comuni, cioè dai titolari
    delle funzioni - acqua, rifiuti - che ha poi il compito di tradurre
    nei rapporti coi cittadini e con le comunità locali le indicazioni
    espresse dal livello regionale.
    Conclude precisando che l'alternativa sulla tariffa qui indicata non
    è compiere un passo in avanti cooperativo, su cui la Regione è
    disponibile. In riferimento all'impegno assunto dal consigliere
    Manfredini, osserva che l'interesse potrebbe appuntarsi alla
    revisione della normativa del decreto 152, anche in sede di
    Commissione parlamentare Ambiente, poiché se si tratta di rafforzare
    funzioni nazionali nell'indicazione delle componenti di costo che
    assumano i criteri del risparmio, ecc, si dichiara d'accordo. Ma
    rivendica la possibilità per la Regione di avere un'autonomia,
    perché l'Emilia-Romagna non è uguale alla Puglia o alla Sardegna, e
    di potere esercitare una funzione legata alle peculiarità del
    territorio sulle componenti che formano il metodo tariffario.
    Dunque la Regione intende resistere sulla parte impugnativa legge
    10, perché si parla in realtà soprattutto della legge 7, e ricorda
    come tutta questa impostazione sia stata apprezzata sia su scala
    locale da sindacati e forze dell'impresa - si tratta di un elemento
    che rende più trasparente il sistema e lo collega al territorio -
    sia su scala europea, in recenti convegni, perché soprattutto in
    Spagna si guarda a questi meccanismi come a meccanismi avanzati e
    virtuosi, in grado di fornire risposte ai cambiamenti climatici.
    Il problema è insomma un'impostazione per la quale bisogna tener
    conto che i sistemi locali su alcune materie ambientali hanno
    l'esigenza di dover esercitare funzioni di governo.
    - Comunicazione dell'assessore GILLI in materia di Tutela e
    sicurezza del lavoro nei cantieri edili e di ingegneria civile .
    Il presidente MUZZARELLI prima di dare la parola all'assessore,
    osserva che si tratta di una comunicazione di rilevante interesse
    considerata la situazione determinata da quanto sta succedendo, da
    un po' di tempo, anche nella nostra Regione e nel territorio
    modenese proprio in questi giorni.
    L'assessore GILLI afferma che forse questa procedura può sembrare
    inusuale però ci sono due motivazioni che hanno spinto la Giunta a
    chiedere al presidente della Commissione di fare questa informativa
    preliminare sulle azioni che la Giunta ha intenzione di prendere in
    ordine alla tutela e alla sicurezza del lavoro nei cantieri edili e
    8
    di ingegneria civile. La prima è che già esiste un progetto di legge
    depositato e assegnato nel 2005 a questa Commissione con oggetto n.
    665 in ordine al tema della disciplina regionale in materia di
    lavori pubblici nel cui articolato c'è un articolo appunto di
    riferimento alla tutela della sicurezza dei lavori nei cantieri. Di
    conseguenza riteneva giusto prima di adottare la proposta di legge
    in Giunta farne una illustrazione, ed informare che il pdl oggetto
    665 a questo punto verrebbe svuotato ed è quindi da ritirare in
    quanto gli altri articoli in ordine alla disciplina regionale in
    materia di appalti sono stati recuperati nella legge 10 di cui si è
    parlato nel precedente punto.
    La necessità di un confronto e di una condivisione del percorso con
    la Commissione deriva dall'estrema delicatezza e tristezza
    dell'argomento che ha bisogno di molte teste e cervelli per dare
    risposte migliori affinché si riduca questo fenomeno nel comparto
    cantieri-lavori edili, considerando l'alto valore anche di una sola
    vita umana, anche se nella Regione Emilia-Romagna da anni si
    registra un decremento di questo fenomeno, si tratta comunque di
    incidenti che impegnano tutti ed obbligano a trovare soluzioni per
    ridurne il danno.
    Esce il consigliere Renzi.
    L'assessore GILLI precisa che oggi non è possibile consegnare
    l'articolato della proposta di legge in quanto non è stata ancora
    approvata dalla Giunta, ma con l'aiuto di alcune slide se ne possono
    illustrare i punti principali. Il meccanismo messo a punto raccorda
    anche le varie normative, che si intrecciano su questa materia, su
    questo comparto di riferimento e tiene anche come riferimento
    principale le nuove strategie su come comportarsi, indicate
    dall'Unione Europea per gli anni 2007-2012, alle diverse Regioni ed
    ai diversi Stati.
    Nell'ambito delle competenze regionali si affronta questo tema,
    mettendo a frutto numerose esperienze positive di accordi e progetti
    che hanno coinvolto istituzioni, rappresentanze economiche, sociali,
    sindacali e organismi bilaterali. Questo provvedimento si muove nel
    solco dell'accordo tra Stato e Regioni stipulato nel giugno del 2008
    proprio sull'intesa del Patto per la salute e la prevenzione nei
    luoghi di lavoro in ordine al Testo Unico che è stato varato dal
    Governo precedente, e l'intesa si è raggiunta con il Governo attuale
    nella Conferenza tra Stato e Regioni il 12 giugno scorso.
    Il progetto di legge prevede delle norme per la razionalizzazione
    dell'attività amministrativa, la semplificazione delle procedure e
    degli adempimenti, sia a carico dei committenti che a carico delle
    imprese esecutrici dei lavori attraverso anche dei sistemi
    informatici, si prevede anche la realizzazione di un sistema
    informativo, di monitoraggio e di segnalazione anche attraverso
    l'integrazione delle banche dati che sono esistenti, pensa all'
    INAIL, alle AUSL ed ai diversi soggetti che si occupano di questo.
    L'esigenza di monitoraggio e di informazione è utile in quanto
    finalizzata a supportare l'attività che si deve intraprendere di
    promozione, di prevenzione e di controllo sulla sicurezza e sulla
    regolarità del lavoro, atti di controllo che devono essere compiuti
    dagli enti competenti, nonché dall'attività del Comitato regionale
    di coordinamento che esiste.
    Conclude rimarcando due elementi di novità di questo provvedimento
    col quale la Regione ha intenzione di indicare delle norme
    prescrittive per i regolamenti urbanistici ed edilizi dei comuni,
    relativi ai requisiti tecnici vincolanti che gli edifici debbono
    soddisfare per meglio adempiere a delle esigenze di sicurezza,
    9
    nell'esecuzione degli interventi di manutenzione e di costruzione
    nei cantieri ed in particolare quando ci sono lavorazioni
    particolarmente pericolose.
    Si mettono in campo anche degli strumenti di incentivazione
    economica a favore dei committenti che affidano i lavori, a imprese
    o ad altro soggetto esecutore che svolgono la loro attività
    rispondendo con una certa rigidità e serietà a quelli che sono i
    principi di responsabilità sociale a cui anche l'imprenditore si
    deve attenere.
    E' un provvedimento che riguarderà sia i cantieri pubblici che i
    cantieri privati, tra l'altro molto richiesto da parte degli
    operatori, sia pubblici che privati, perché sentono anche loro
    l'esigenza di intervenire, di fronte ad una manodopera che è diversa
    rispetto agli anni passati e a nuove tecnologie degli impianti che
    sono dentro i cantieri che sono anche rischiose, basta pensare a
    quanto successo l'altro giorno a Modena dove si è sganciato un pezzo
    tenuto in sospeso da una gru. Ricorda che una volta era tutto
    manuale e non c'era un'impiantistica di questa natura nei cantieri.
    Rientra il consigliere Renzi.
    L'assessore GILLI spiega che da tempo gli stessi operatori del
    settore chiedono alla Regione di intervenire e che non si è voluto
    aspettare un provvedimento onnicomprensivo rispetto alle varie
    competenze, alle varie funzioni e responsabilità di settore allocate
    nei diversi assessorati, perché ad esempio già nel servizio
    sanitario, attraverso le aziende sanitarie, si compiono i controlli
    e si eseguono una serie di cose che debbono essere attuate. Se si
    pensa all'assessorato della formazione e lavoro dove attualmente si
    compiono delle iniziative di formazione dei lavoratori e dei
    dipendenti di queste aziende.
    Questo per affermare che c'è già una serie di competenze diffuse.
    Inoltre è stato chiesto con insistenza alla Giunta di riprendere
    l'iter di questo provvedimento e di accelerarlo.
    Per avere un quadro di riferimento sugli infortuni, che sono stati
    denunciati in Emilia-Romagna nel periodo compreso tra il 2003 ed il
    2007, relativamente al settore delle costruzioni, fornisce i
    seguenti dati: nel 2003 gli incidenti sul lavoro ammontavano a
    14.144, nel 2006 erano 12.947, scesi nel 2007 a 11.800.
    I casi di mortalità nei cantieri dell'Emilia-Romagna sono stati 31
    nel 2006, scesi a 22 nel 2007, anche se sono ancora molti.
    Il dott. DRAGHETTI passa poi all'illustrazione di alcune slide che
    vengono distribuite ai commissari. Riprendendo quanto indicato
    dall'assessore su come si sta muovendo la Regione sul tema della
    sicurezza del lavoro, spiega che l'eventualità di definire un pdl
    era emersa anche da un impegno assunto durante la definizione del
    pdl sui lavori pubblici, che poi ha subito uno stop anche per il
    fatto che successivamente nel 2006 è stato definito il Codice dei
    contratti, lavori, forniture e servizi (D.Lgs. n. 163/06), in cui
    sono state ridefinite le competenze nell'ambito dei lavori pubblici
    e quindi con la sentenza 401 si è dato un inquadramento giuridico
    definitivo al tema dei lavori pubblici, così anche sul tema della
    sicurezza del lavoro e ricorda velocemente che l'articolo 4 del
    Codice la individua come materia concorrente. Questo ha portato
    alcune Regioni a fare diversi tentativi di normare questo settore
    della sicurezza nei cantieri edili.
    Passa alla seconda slide, che è solo un tentativo per mostrare come
    su questo tema la Regione ha, come è doveroso, un approccio di tipo
    integrato. E' stato istituito un gruppo formato da tutti gli
    10
    assessorati interessati al tema della sicurezza che ha prodotto il
    lavoro che viene oggi presentato. Richiama poi il quadro di
    strategia dell'Unione Europea del quinquennio 2007 - 2012, in
    particolare per quanto attiene al tema della semplificazione
    legislativa, degli scambi di buone pratiche e campagne di
    sensibilizzazione e di informazione.
    Escono i consiglieri Delchiappo e Renzi.
    Il dott. DRAGHETTI spiega in sintesi il contenuto del Testo Unico di
    cui al D.Lgs. n. 81/08, che raccoglie due famose leggi: la 494/96 e
    la 626/94. La 494/96 affrontava il tema della sicurezza
    relativamente ai cantieri, mentre la 626/94 era di portata più
    generale. Quindi l' attuale T.U. va nella direzione della
    semplificazione indicata dall'U.E. Altri input che vengono dall'U.E.
    sono l'inclusione dei temi della salute e della sicurezza nel lavoro
    nelle politiche europee, quindi un approccio integrato ai temi,
    l'individuazione e la valutazione dei possibili rischi e la ricerca
    propria di scambi e conoscenze. E' importante lavorare con più
    persone possibili che abbiano diverse competenze in modo da
    scambiarsi anche quelle che possono essere delle ipotesi di
    soluzione. Nell'illustrare la slide successiva inoltre afferma che
    si tratta di una sintesi della normativa nazionale comprensiva degli
    ultimi provvedimenti: il D.Lgs. n. 81/08 (nuovo T. U. sulla
    sicurezza del lavoro), il DM 24 ottobre 2007che ha istituito e
    normato in maniera precisa il documento unico di regolarità
    contributiva (DURC) e il DPCM 21 dicembre 2007 (coordinamento delle
    attività di prevenzione e vigilanza in materia di sicurezza del
    lavoro), che ha originato anche una delibera della Giunta che ha
    istituito il cd. Comitato di coordinamento regionale. Si sono volute
    mettere insieme quelle che sono le leggi e le delibere della
    Regione, diverse anche temporalmente. Questo per dare l'idea di come
    la Regione si sia mossa nel tempo anche per raggiungere l'obiettivo
    di una riduzione di almeno il 10%. Ricorda anche la legge regionale
    17 del 2005 che aveva l'impostazione della legge nazionale n. 626,
    cioè di una norma sulla sicurezza a livello più generale,
    all'interno della quale può innestarsi il richiamo a quella che può
    essere una norma regionale invece sulla sicurezza dei cantieri edili
    in un settore specifico.
    Sono state approvate altre delibere di recepimento compresa quella
    di approvazione del Comitato regionale di coordinamento (DG n.
    963/08). Anche se non riportata in slide, ricorda la legge regionale
    n. 24 del 2003 sulla disciplina della polizia amministrativa, della
    promozione di un sistema integrato della sicurezza, perché il ruolo
    della Polizia municipale in molti progetti è stato utile per i
    controlli nei cantieri. Sono poi indicati i programmi, i progetti, i
    protocolli e le azioni coordinate, riportate in un quadro di insieme
    per avere una visione completa di quanto ha fatto la Regione. Il
    numero dei progetti ed anche dei protocolli e le azioni coordinate
    sono molte, compresa l'ultima con il Ministero per la campagna
    europea sulla sicurezza, cioè della campagna dei 10.000 cantieri sui
    controlli in edilizia. Richiama l'importanza del raccordo tra i
    diversi sistemi informativi e afferma che nel lavoro fatto con le
    altre direzioni c'è la volontà assoluta di provare a mettere insieme
    le diverse informazioni per arrivare eventualmente alla definizione
    di un sistema di software che curi tutte quelle che sono le
    informazioni sulla sicurezza nei cantieri edili e in edilizia.
    Rientra il consigliere Delchiappo.
    11
    Per il dott. DRAGHETTI quello che conta ed è importante fare, anche
    in prospettiva di una norma regionale, è cercare di dare impulso e
    di mettere a frutto tutte le varie e numerose esperienze presenti
    sul territorio. Segnala come secondo punto, l'importanza di
    razionalizzare e semplificare quelle che sono le procedure e gli
    adempimenti e rendere più efficaci i controlli ed il monitoraggio.
    Le ultime due slide che illustra trattano delle norme prescrittive
    sui regolamenti urbanistici edilizi. Spiega che è possibile fare
    questo anche in virtù della legge regionale n. 20/00 che,
    all'articolo 16, prevede gli atti di indirizzo e di coordinamento
    che possono valere come norme cogenti per i regolamenti urbanistici
    edilizi. Questi sono elementi che tra l'altro vengono richiamati da
    molte associazioni, sindacati e gruppi come l'associazione dei
    piccoli condomini, perché spesso durante le manutenzioni succedono
    purtroppo anche incidenti mortali e la non previsione di nessun tipo
    di possibilità di attacchi e di sistemi di sicurezza pone spesso in
    condizione di grave rischio chi deve svolgere questi lavori.
    Un altro aspetto riguarda gli strumenti di incentivazione che
    dovrebbero essere un po' il cuore della legge in quanto l'intento è
    quello di stimolare i committenti nella scelta responsabile di ditte
    che applichino determinati protocolli o azioni di prevenzione o
    abbiamo svolto corsi di formazione riconosciuti anche dalla Regione
    Emilia-Romagna. Ovviamente per riuscire ad arrivare al cuore del
    problema c'è un altro aspetto, richiamato nell'ultima slide, che è
    quello dei controlli, in quanto si è ben consapevoli che uno degli
    aspetti più importanti per la diminuzione degli incidenti sul lavoro
    è anche un aumento della capacità dei controlli in Emilia-Romagna.
    Dai dati che si hanno e dai controlli che vengono effettuati in
    Emilia-Romagna un cantiere su tre manifesta violazioni alle norme
    sulla sicurezza, dunque un 33% che come dato è altissimo. Questo
    lavoro di monitoraggio si sta già compiendo di fatto e la legge
    dovrà tenerne conto utilizzando anche un progetto finanziato con
    fondi europei al quale la Regione aveva già partecipato: il progetto
    REP, che riguardava la registrazione delle presenze all'interno del
    cantiere. Con la potenzialità della rete Lepida R3 si sta
    verificando la possibilità di fare in modo che i soggetti preposti
    prima di entrare in un cantiere per fare i controlli, abbiano già le
    indicazioni di quello che troveranno all'interno.
    Queste sono in estrema sintesi le linee sulle quali ci si sta
    muovendo per la definizione di questo progetto di legge, i cui
    obiettivi sono riassunti in modo molto sintetico nell'ultima slide e
    cioè: promuovere il miglioramento di tutte le condizioni di
    sicurezza a qualunque titolo svolte nei cantieri edili a committenza
    sia pubblica che privata, inserire nell'articolato anche elementi
    legati al tema della legalità. Ci sono diverse esperienze positive e
    non ultima anche il codice Vigna applicato in diverse realtà ed in
    diverse imprese, che hanno aderito a questo tipo di impostazione
    proprio per evitare le infiltrazioni mafiose all'interno di queste
    realtà, altro tema strettamente legato al tema della sicurezza. Poi
    si è previsto anche di evitare di predisporre norme che siano degli
    aggravi burocratici ulteriori, ma che diano invece indicazioni
    precise con nome prescrittive, coordinare e sviluppare l'attività di
    monitoraggio e di segnalazione; coordinare e sviluppare, elemento
    prioritario, i requisiti delle opere edilizie, nonché promuovere
    quelli che possono essere strumenti di incentivazione che possono
    spingere veramente i committenti in maniera virtuosa ad adottare
    quelle che sono le norme per la sicurezza e la tutela del lavoro.
    La consigliera GUERRA afferma che sul tema della sicurezza sul
    lavoro non si è in presenza di un argomento come gli altri, ma in
    12
    presenza di una situazione che quotidianamente vede tanti morti sul
    lavoro e crede che oramai non ci si possa attestare, come sempre si
    fa, su dichiarazioni generiche. Questo ormai avviene ogni volta che
    si è verificato un incidente, correndo ad esprimere il proprio
    cordoglio e promettendo che si interverrà in maniera più o meno
    generalista, ma poi non ci sono interventi che in maniera puntuale
    possano portare al raggiungimento del risultato. Molto spesso sono
    disattenzioni, che attengono ad una mancata sollecitazione verso il
    datore di lavoro, ma anche verso i lavoratori stessi della necessità
    di avere determinati codici di comportamento. Sia da parte dei
    datori di lavoro che da parte dei lavoratori spesso non c'è la reale
    consapevolezza che anche attività quotidiane, che sono considerate
    di routine, possono provocare incidenti molto gravi, se ne sono
    visti tanti ad es. riguardo alla pulizia di grandi contenitori, ove
    spesso le maschere non c'erano, quando c'erano non erano state
    mantenute in funzione per cui nel momento in cui gli operai le hanno
    usate non erano funzionanti, quindi in alcuni casi le responsabilità
    sono pesanti nei confronti dei datori di lavoro.
    Questa recrudescenza è sicuramente anche dovuta a quei meccanismi
    che portano le aziende ad essere meno responsabili anche nei
    confronti del committente, pensa ad esempio ai subappalti, alla
    fretta, ai tempi delle consegne, pesa anche il fatto che oggi con
    l'obbligatorietà ed il riconoscimento dell'orario aggiuntivo di
    lavoro, questo non sia diventato una scelta del lavoratore, ma
    un'imposizione. L'allungamento dell'orario di lavoro provoca
    necessariamente maggiore stanchezza, maggior fretta perché si vuol
    finire per tornare a casa. Quindi non si è di fronte
    all'eventualità, ma nel caso dei morti sul lavoro si è di fronte a
    cause di natura prettamente umana, non è qualcosa che accade e non
    ci si deve comportare nei confronti di questi eventi quali fossero
    una calamità imperscrutabile. Dichiara di non essere favorevole ad
    interventi di incentivazione in questo caso, mentre è favorevole a
    far valere le leggi che già ci sono anche sulla sicurezza del
    lavoro, e a far valere il mancato rispetto di quelle leggi per
    l'esclusione di determinate ditte dalla partecipazione agli appalti
    pubblici, e dato che i committenti molto spesso sono pubblici,
    quanto meno per quel che riguarda il pubblico; se le ditte, dai
    controlli effettuati, risultano aver disatteso le regole queste
    vanno escluse dalla partecipazione ad appalti e subappalti pubblici,
    stilando la black list, cioè una lista nella quale vengono messe in
    evidenza le ditte in cui si sono verificati incidenti, non solo
    mortali, perché al pubblico pesano anche gli incidenti non mortali
    (invalidità, permanenze in ospedale). Come Regione non è possibile
    fare tantissimo, ma con una lista si può rendere chiaro al pubblico,
    attraverso un giornale, le ditte che hanno avuto incidenti,numero
    degli incidenti e casualità o meno. Le ditte che fanno edilizia e
    pulizia ambientale sono ditte nelle quali accadono molto spesso gli
    incidenti e per questo devono essere nel mirino più di altre, poi
    c'è il grande buco nero dell'agricoltura. In questo settore molto
    spesso quelli che usano macchine da lavoro sono familiari, non molto
    esperti nel maneggiare questi attrezzi. E' proprio l'agricoltura ad
    avere il numero più elevato di incidenti, ma è anche il settore su
    cui c'è meno attenzione in quanto in questo settore non vengono dati
    appalti, sono lavori privati, personali. Però anche l'agricoltura
    accede poi a contributi regionali e pubblici e allora, anziché
    continuare a incentivare, si deve mettere bene in chiaro che quelli
    che dimostrano nei fatti di non essere all'altezza saranno esclusi
    dalle forniture pubbliche. C'è bisogno di un giro di vite notevole
    perché questo farà crescere l'attenzione e prendere maggiormente sul
    serio la necessità di avere determinati accorgimenti.
    13
    Ci sono poi, anche in questa Regione, aziende che hanno lavoratori
    non in regola, queste ovviamente devono essere escluse per sempre o
    per un periodo molto lungo dalla possibilità di avere commesse
    pubbliche e in particolare subappalti (in cui il soggetto non ha
    giuridicamente un rapporto diretto con l'ente pubblico). Al di là
    delle parole, rimangono le famiglie con i loro drammi, che
    cominciano a pretendere dalle istituzioni pubbliche un atteggiamento
    di maggiore durezza e responsabilità, per cui passerebbe dagli
    strumenti di incentivazione a strumenti più seri, questo è possibile
    perché quando è il pubblico, che dà incarichi è il pubblico a
    dettare le regole divenendo quasi un soggetto privato. Il pubblico
    può pretendere che il soggetto cui si affida un incarico, abbia nei
    confronti dei suoi lavoratori un determinato comportamento. Crede
    che solo questo metta dalla parte della ragione.
    Il consigliere SALOMONI afferma che sicuramente è un pdl che può
    essere utile e va pensato attentamente. Fa alcune considerazioni per
    capire se nel pdl in preparazione sono già contenuti aspetti pratici
    e concreti. Parte da una prima considerazione: sul fronte degli
    ultimi episodi di morti sul lavoro, parecchi incidenti hanno
    riguardato operai che si erano calati nelle cisterne e lì sono
    rimasti per le reazioni chimiche che si sono scatenate e ne hanno
    provocato la morte per soffocamento. Questo è dovuto a
    impreparazione.
    Secondo la sua esperienza la prima cosa che si deve provare
    seriamente a fare è selezionare la classe di imprenditori e le
    aziende di qualità. Si devono valorizzare queste aziende, estendere
    questa qualità, come si sta già facendo, anche agli aspetti sulla
    sicurezza del lavoro.
    Qualità non è solo garantire ciò che si fa al proprio cliente, ma è
    farlo in sicurezza. Le norme ci sono e quando si assume la gente non
    la si può sbattere in un cantiere, ma si deve fare formazione seria
    in cantiere o in un luogo prestabilito rispetto a ciò che queste
    persone sono chiamate a fare.
    Ad un ragazzo assunto come manovale in un cantiere edile bisogna che
    gli sia prima fatta formazione, in due o tre giorni in un cantiere,
    e tale formazione deve essere fatta da gente consapevole, che ha
    esperienza e professionalità. Invece accade che immediatamente il
    giorno dopo la visita medica il lavoratore viene spedito in cantiere
    e accade spesso che per scarsa conoscenza delle regole di sicurezza
    o disattenzioni, sia vittima di un incidente, perché non sa che non
    deve stare sotto il raggio di azione della gru, delle betoniere o
    dei carichi sospesi. Le imprese devono mettere a disposizione
    cantieri in cui i tecnici vadano a fare formazione ai lavoratori;
    questa formazione deve essere certificata seriamente in quanto il
    lavoratore in cantiere diventa parte di un sistema dove la mancanza
    di professionalità può arrecare danno non solo al singolo, ma anche
    agli altri.
    Rientra la consigliera Salsi. Esce il consigliere Borghi.
    Per il consigliere SALOMONI l'operaio che viene calato all'interno
    di una cisterna deve sapere cosa può accadergli se non ha un
    salvagente e non è affiancato da un collega, dotato degli elementi
    per portarlo sopra in sicurezza. L'imprenditore deve avere coscienza
    di questa situazione e attivare le misure conseguenti, considerando
    che l'operaio professionalmente preparato costituisce la prima
    ricchezza dell'impresa. Si chiede quanti siano questi imprenditori e
    cosa si faccia come enti pubblici per aiutarli. Non funzionano corsi
    di formazione teorici fatti da associazioni di categoria e da enti
    14
    terzi, che forse non hanno mai visto un cantiere. Pensa che occorra
    accordarsi direttamente con gli imprenditori per avere a fine anno
    un report illustrativo della loro attività, delle loro
    problematiche, in modo da riuscire, per gradi successivi, ad andare
    verso l'obiettivo di una diminuzione degli incidenti, soprattutto di
    quelli mortali.
    Ha vissuto la sua esperienza di imprenditore con la speranza di non
    vedere delle situazioni mortali e gravi incidenti, arrivando ad
    impedire a suoi lavoratori, privi di armature adatte a quel
    cantiere, di scendere incoscientemente dentro a scavi profondi,
    adibendoli piuttosto ad altro lavoro.
    Una coscienza di questo tipo deve diventare prassi ordinaria nelle
    imprese, e gli enti pubblici devono valorizzare quelle che lavorano
    in qualità, concedendo alle imprese che non l'hanno un periodo
    perché si possano adeguare.
    Ricorda che negli appalti pubblici, la quota relativa alla sicurezza
    esiste già e non è soggetta a ribasso. Ritiene che per potere
    cambiare la tendenza in atto, sia necessario investire in corsi di
    formazione certificati. E' necessaria una norma chiara che
    incentivi, magari in termini di fideiussioni bancarie ridotte del
    50%, le imprese e le aziende che lavorano in qualità, rappresentando
    una garanzia. Lo stesso potrebbe farsi applicando riduzioni graduali
    sui carichi contributivi dell'impresa, in funzione della diminuzione
    degli incidenti. Questa logica contributiva dovrebbe applicarsi
    anche alla posizione assicurativa dei singoli lavoratori, elementi
    importanti in una azienda.
    Rileva inoltre come la Regione Emilia-Romagna non sia in posizione
    arretrata in questo settore. Chiede all'Assessore di rompere con i
    protocolli e di fare uno sforzo di qualità incontrando, non solo le
    associazioni di categoria, bensì anche gli imprenditori più
    importanti della Regione al fine di conoscere le loro necessità.
    Ritiene che così facendo si potrà scrivere una norma innovativa,
    mentre i regolamenti comunali non servono in quanto nessuno li
    conosce, neppure gli addetti ai lavori. Uno degli obiettivi è di
    riuscire, nel giro di 5-6 anni, a convincere i privati ad avvalersi
    di imprese qualificate, a prescindere dalle dimensioni delle stesse,
    in quanto solo con una seria qualificazione, si può abbattere il
    numero di incidenti mortali e di infortuni. Chiede, appena
    possibile, di avere copia della proposta di legge.
    Il consigliere DELCHIAPPO si dichiara d'accordo con molte cose dette
    dai colleghi ed apprezza la passionalità del collega Salomoni e la
    sua esperienza di amministratore e uomo di impresa, ritiene comunque
    che il mondo imprenditoriale non sia così idilliaco perché,
    diversamente, non si verificherebbero così tanti incidenti sul
    lavoro, alcuni dei quali mortali.
    Considera che la forza della Regione Emilia-Romagna, che le permette
    di essere prima nel mondo, sia la qualità e afferma che riuscire ad
    affrontare gli impegni del mondo del lavoro, nel settore
    dell'edilizia, con questa caratteristica sia fondamentale. Ricorda
    che già nella legge fatta in collaborazione con l'assessorato alla
    scuola e formazione, il cui obiettivo era la riduzione, nell'arco di
    tre anni, del 10% degli incidenti sul lavoro, c'era molto per quanto
    riguardava la formazione.
    Riferisce che gli operatori delle aziende USL preposti ai controlli
    nei cantieri oltre a richiedere formazione, chiedono anche un ruolo
    propositivo. Per quanto concerne il tema degli incentivi offerti
    dalla Regione, ritiene che non siano considerati sufficienti dalle
    imprese per cambiare modo di produrre.
    15
    In termini di qualità è molto importante che le imprese garantiscano
    il servizio richiesto, per questo si deve utilizzare un sistema per
    l'affidamento in qualità di appalti pubblici, riflettendo sulla
    necessità di costruirlo in modo che, incrociando alcuni elementi e
    fattori produttivi, permetta all'ente pubblico la possibilità di una
    valutazione del soggetto cui si assegna il lavoro. Sottolinea
    l'importanza della formazione e come nei cantieri vi sia anche molto
    sfruttamento, da considerare con particolare attenzione. Ritiene che
    spetti alla Regione il compito di fare un prodotto di qualità a
    vantaggio degli utenti, degli imprenditori e dei lavoratori.
    Esce il consigliere Salomoni.
    Interviene il consigliere BOSI che ringrazia l'assessore e lo staff
    tecnico per avere illustrato le linee guida di un progetto di legge
    che ritiene faccia onore alla Regione Emilia-Romagna. Bastano poche
    regole da fare rispettare, purché siano chiare. Richiama un esempio,
    che riguarda la Regione Emilia-Romagna, per fare capire come la
    faciloneria e l'improvvisazione possono essere sempre in agguato: la
    tratta alta velocità Bologna-Firenze e la quasi parallela
    Bologna-Milano. La prima con grossi problemi dal punto di vista
    tecnico con 67 km di gallerie su 90, con utilizzo di macchinari
    molto pericolosi, la seconda in cui non ci sono particolari problemi
    tecnici. Di fatto, anche se non dispone di dati ufficiali, la
    percezione è che l'incidentalità sia stata molto più alta nella
    seconda tratta, nonostante fosse ritenuta la più facile. Questo si
    motiva in virtù del fatto che la prima tratta era considerata
    pericolosa e la Regione ha messo in campo un insieme di misure di
    prevenzione. Nell'altro caso, invece, la tendenza è stata diversa
    con un impegno minore, ad esempio utilizzando molti lavoratori
    stagionali. Ma i lavoratori senza formazione rischiano la propria
    vita e quella degli altri.
    Ritiene, pertanto, che il progetto di legge debba proseguire il suo
    iter.
    Il presidente MUZZARELLI sintetizza la discussione svoltasi,
    puntualizzando che è stato presentato in Commissione l'impianto
    politico del nuovo progetto di legge sulla tutela e sicurezza del
    lavoro nei cantieri, che la Giunta vuole assumere per iniziare una
    discussione aperta nella Regione e sviluppare una scelta importante
    al fine di ottenere una legge moderna, integrata che rafforzi gli
    sforzi necessari di tutti i soggetti responsabili in campo, al fine
    di assicurare una crescita sostenibile migliore anche attraverso i
    temi della qualità e della sicurezza del lavoro, cercando
    sostanzialmente di evitare il più possibile ogni dolore.
    Interviene quindi l'assessore GILLI che sottolinea come tutti gli
    interventi abbiano dato spunti, per esempio irrigidire sui
    subappalti oppure invece di parlare di incentivazioni, parlare di
    premi, costringere gli enti formativi, per esempio le province, che
    hanno già risorse predestinate alla formazione, ad assegnarne una
    parte per quella su questi temi.
    Si dichiara sicuro che nel mese di settembre, al di là della
    concertazione con le categorie afferenti attività produttive,
    attività economiche e sociali e con la concertazione con gli enti
    locali, sia possibile arricchire e migliorare ulteriormente la bozza
    del progetto di legge affinché sia efficace e non si tratti di
    semplice burocrazia. Sottolinea come la Giunta desidererebbe che
    anche questi incontri diventassero una cosa corale con la
    16
    Commissione, perché il tema riguarda la vita umana e non si tratta
    di scelte operate dall'opposizione o dalla maggioranza.
    Valuta positivamente lo spunto dato dal consigliere Salomoni sulle
    fideiussioni; alzare i criteri per obbligare le aziende a
    determinati premi assicurativi, automaticamente comporterebbe che
    anche le società assicurative diventano controllori delle attività
    in quanto consapevoli che in caso di incidenti ci sarebbero dei
    premi da pagare. Così facendo, vi sarebbe anche in soggetti diversi
    una compartecipazione di responsabilità per raggiungere l'obiettivo
    di ridurre al massimo il fenomeno. Ripensando all'osservazione del
    consigliere Bosi, ritiene che laddove si è scientificamente
    organizzata un'attività di cantiere con tecnologie molto
    sofisticate, vi è stata anche una maggiore formazione. Basti pensare
    a quanto ha investito la Regione Emilia-Romagna per il cantiere
    emiliano romagnolo della variante di valico, con l'utilizzo di
    importantissime e innovative tecnologie. Ritiene che l'utilizzo
    delle solite banche dati sia un po' obsoleto, mentre importante è il
    flusso di notizie e di esperienze.
    In conclusione, sottolinea come la Giunta, dato l'argomento così
    particolare, voglia avviare un percorso, anche sperimentale di
    compartecipazione tra Assemblea e Giunta.
    Il presidente MUZZARELLI ringrazia e passa al successivo punto
    all'ordine del giorno:
    3864 - Proposta recante: Espressione dell'intesa sulla variante
    normativa al Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR)
    presentata dalla Provincia di Rimini con il Piano Territoriale di
    Coordinamento Provinciale (PTCP) adottato con deliberazione
    consiliare n. 64 del 31/7/2007 (delibera di Giunta n. 1153 del
    21/07/08).
    L'assessore GILLI spiega che si tratta di una delibera della Giunta
    assunta a fine luglio, prima della pausa estiva, in ordine ad una
    intesa sulla variante normativa del piano territoriale paesaggistico
    regionale presentata dalla provincia di Rimini e prosegue
    illustrando le motivazioni del provvedimento. Nel nuovo accordo di
    pianificazione adottato dalla provincia di Rimini con un nuovo PTCP
    del 31 luglio 2007, la provincia propone due varianti al piano
    paesaggistico: le proposte di modifica sono relative all'art. 13
    riguardante le zone di riqualificazione della costa dell'arenile e
    l'art. 14 relativamente alle zone urbanizzate in ambito costiero e
    ambiti di riqualificazione dell'immagine turistica. Entrambe,
    riguardano la riformulazione di paragrafi precedentemente proposti
    dalla provincia nel 1998 e approvati, nell'attuale stesura, dalla
    Regione nel 1999. Precisa che per quanto concerne la modifica
    dell'art. 14, la Regione ha respinto la proposta tesa ad uniformare
    le possibilità di intervento nelle aree libere e intercluse
    all'edificato costiero, con superficie complessiva minore di 8.000
    metri mq a quelle di superficie superiore agli 8.000 mq. Infatti,
    qualora si fosse accettata tale proposta, la conseguenza sarebbe
    stata la possibilità di realizzare nuove edificazioni sul 40% della
    superficie in aree strategiche per la qualificazione di un tessuto
    edilizio ormai saturo e continuo. Spiega che il piano paesaggistico
    destina queste aree a verde di quartiere, percorsi e spazi di sosta
    ciclo-pedonali, zone alberate e dotazioni territoriali per standard
    di qualità urbana ecologica ambientale. Prosegue precisando che la
    provincia ha accolto la riserva della Regione e, conseguentemente,
    ha ripristinato il testo vigente del piano paesaggistico regionale.
    17
    Relativamente alla modifica dell'art. 13, in particolare del comma 2
    lett. c), riguardante gli edifici ricadenti in zona incongrua, in
    quanto edifici ubicati sul lato mare della litoranea e ricompresi
    nella zona classificata, sia dal piano paesaggistico sia dal PTCP
    provinciale, come arenile, l'attuale formulazione della norma
    prevede per gli edifici ricadenti in tale zona, limitate possibilità
    di intervento: manutenzione ordinaria, straordinaria, adeguamenti ai
    requisiti obbligatori di legge e l'incentivazione al trasferimento
    in zone più arretrate attraverso premi volumetrici. Così facendo, si
    ottiene un duplice risultato: da una parte, dare maggiore respiro ad
    una fascia di territorio delicata, in quanto di transizione fra
    terra e mare, e quindi potenzialmente soggetta a fenomeni di
    erosione; dall'altra di migliorare la qualità architettonica
    paesaggistica del fronte spiaggia, giacché gli edifici presenti sono
    in condizioni di pessima conservazione e di architettura molto
    modesta, riportando così almeno in parte, l'arenile al suo naturale
    utilizzo e l'immagine turistica ad una qualità accettabile.
    Prosegue spiegando come la proposta della provincia sia finalizzata
    ad ampliare le modalità di intervento sugli edifici esistenti e
    ricadenti in zona incongrua al fine di dare una risposta limitata e
    funzionale al perseguimento degli obiettivi di riqualificazione
    indicati dalla stessa Regione, consentendo interventi di
    ristrutturazione e di accorpamento di due o più edifici, a parità di
    volume complessivo e a condizione che l'intervento determini una
    visuale libera del fronte mare superiore alla somma di quelle
    preesistenti.
    La consigliera GUERRA ritiene che avere respinto la modifica
    dell'art. 14 sia stato molto importante e reputa buono il lavoro
    svolto dall'Assessorato. Precisa però che è già la seconda volta che
    la Regione deve pesantemente intervenire di fronte ad un importante
    atto delle provincia di Rimini. Ricorda che analoga situazione
    dovette essere affrontata dall'assessore Zanichelli in merito al
    piano provinciale dei rifiuti.
    Ritiene che il meccanismo di governance messo in piedi negli anni
    sarebbe da riaggiustare mediante l'utilizzo di un interlocutore
    preventivo evitando situazioni di crisi come questa.
    Nonostante si dichiari in parte sufficientemente soddisfatta
    dell'azione della Regione, ritiene comunque di dover fare alcune
    precisazioni. Cita il passato quando nel piano paesistico si era
    avuto il coraggio di precisare che gli edifici previsti
    dall'articolo 13, ossia quelli che stanno dalla parte del mare
    rispetto alla strada, andavano spostati mediante l'utilizzo di
    incentivi. Riconosce che la norma non è stata realisticamente
    eseguita e non si è provveduto ad alcun spostamento. Inoltre tra
    quegli edifici, che dovrebbero essere tutti abbastanza vecchi, ce
    n'è almeno uno, un residence, che non è affatto vecchio e la cui
    costruzione è stata ultimata lo scorso anno. Si trova all'altezza
    del cartello di Misano, costruito dalla parte verso mare. Allora si
    interroga su come si sia potuta verificare tale situazione e afferma
    che queste discrasie non la rendono completamente soddisfatta del
    lavoro fatto. Continua spiegando che dalla parte opposta della
    strada ci sono 4-5 condomini costruiti non nella zona incongrua, ma
    nella zona che sarebbe stata dell' articolo 13, dove comunque, non
    si sarebbe potuto fare proprio tutto. A suo parere, sarebbe stato
    più logico utilizzare quello spazio per fare arretrare altri
    alberghi dalla parte verso mare.
    Spiega ancora come la stessa cosa sia avvenuta in pieno lungomare di
    Riccione in quella fascia in cui non costruisce più nessuno, tra il
    lungomare e l'altra strada. Tutto questo nonostante l'atteggiamento
    18
    attento della Regione. Riporta l'esempio dell'albergo Corallo che ha
    utilizzato uno spazio adibito a parcheggio per raddoppiare il corpo
    di fabbrica dell'albergo stesso. Va bene quindi l'aver cancellato
    l'art. 14 e aver fermato uno scempio, ma ci sono ancora esempi molto
    contraddittori a Riccione e Misano. Ricorda come anche nel lungomare
    la situazione non sia diversa visto che si sono costruiti i
    parcheggi sotto il lungomare con un impegno ambientale importante
    abbattendo tutte le alberature del lungomare e ripristinandole solo
    in parte. Sostiene che gli edifici dovevano essere spostati, perché
    c'erano zone libere che invece sono state occupate da altre licenze
    edilizie concesse. Considerato quanto accaduto, afferma di voler
    continuare a difendere il piano paesistico esistente.
    Esce il consigliere Manfredini.
    Interviene il consigliere PIVA che si dichiara d'accordo con il modo
    in cui si è proceduto relativamente all'art. 14. Ritiene però
    importante porre l'attenzione sugli edifici posti nelle aree
    incongrue dove non vi sono solo strutture ricettive alberghiere, ma
    in particolare nella zona nord vi sono anche ville storiche degli
    anni venti e quaranta. Il provvedimento non tocca però il
    residenziale. Allo stato sono 57 gli edifici compresi nelle zone
    incongrue ossia tra la battigia e la prima strada parallela: di cui
    38 a Rimini, 9 a Bellaria, 5 a Riccione e 5 a Misano, nessuno a
    Cattolica. Ritiene interessante notare come di queste 57 strutture,
    degli anni '60 e '70, 39 sono a 3 stelle, 13 a 2 stelle e solo 4 a 4
    stelle. Dai numeri e dall'ubicazione si capisce che tutto è spostato
    nella zona nord di Rimini, dal porto verso Cesenatico, Rivabella,
    Viserba, Viserbella e Torre Pedrera. Ricorda che da qualche anno
    nella zona nord, dove è collocata la fiera, oltre alle
    manifestazioni fieristiche ci sono altre attività che fanno sì che
    la stagione sia ben più ampia che da maggio a settembre. Fra
    problemi di viabilità e nuove strutture, è una zona di grande
    interesse che però, dal punto di vista turistico, sta soffrendo.
    Vista la situazione e considerati gli scarsi effetti prodotti dal
    paesistico, ritiene che, anche se sarebbe preferibile un arenile
    libero, non si possa mantenere, in una zona storica per il turismo e
    lo sviluppo, un numero così alto di strutture alberghiere, di cui la
    maggior parte in decadenza, senza fare nulla, visto che non si
    possono trasferire, né demolire, essendo su terreni privati. Inoltre
    valutando la situazione di Rimini sud si può vedere che non sono
    state considerate zone incongrue strutture dove la strada parallela
    è un camminamento pedonale o un passaggio per le biciclette e non
    una strada vera e propria. A suo parere, quindi si è compiuto un
    errore iniziale nel definire incongrue quelle aree che prima erano
    nella perimetrazione. Mantiene una grande riserva sulla vicenda
    delle aree incongrue , perché ritiene che si debba dare la
    possibilità a queste strutture di modernizzarsi e stare sul mercato
    e che non spetti alla Regione, ma al Comune definire i parametri e i
    vincoli che permettano questo. La situazione attuale determina un
    degrado per la zona e un danno per l'economia in quanto sono
    interessate più di cinquanta strutture. Si augurava che il termine
    incongruo fosse cancellato e che queste zone fossero riperimetrate
    e riconsiderate nella perimetrazione urbana come avviene a monte
    della strada parallela. In conclusione dichiara che l'espressione di
    voto sarà favorevole, in quanto costituisce un primo passo in
    avanti, ma con la riserva manifestata si augura che in futuro,
    magari nell'esame del PTR, queste aree possano essere tolte da
    questa definizione.
    19
    Esce il consigliere Delchiappo.
    Interviene il consigliere RENZI. Ricorda che l'art. 13 si poneva
    l'obiettivo di trasferire gli edifici esistenti sull'arenile nelle
    aree retrostanti, ma questo sarebbe potuto accadere se, chi era
    proprietario delle aree sull'arenile dove sono stati realizzati gli
    alberghi, contestualmente fosse stato proprietario di altre aree a
    ridosso della litoranea o della prima strada parallela alla
    battigia. Ribadisce che questo non è avvenuto ed è un dato di fatto
    su cui tutti debbono convenire nonostante lui stesso sia stato
    assolutamente favorevole a tale soluzione.
    Spiega che una delle ultime battaglie da lui fatte al Consiglio
    comunale di Rimini fu la richiesta dell'abbattimento dell'istituto
    talassoterapico realizzato sull'arenile.
    Spiega che se si definisce, come dice il paesistico, l'area
    incongrua come quella tra la battigia e la prima strada parallela
    alla battigia e i varchi a mare, questo discorso si sarebbe dovuto
    contemplare anche in altre situazioni perché attualmente ci si trova
    in una realtà in cui chi ha gli alberghi nella zona nord si ritiene
    discriminato rispetto ad altre realtà. Richiama l'attenzione sulla
    realtà di Miramare dove con le ultime costruzioni si è fatto di
    tutto e di più. Spiega che la maggior parte degli edifici nella zona
    che da Miramare arriva a Bellariva, sono nuovi alberghi grandissimi.
    Le aree incongrue dovevano essere definite nel modo più equo e certo
    possibile. Pur capendo le logiche economiche che muovono gli
    imprenditori, tuttavia parlare di riqualificazione oggi sugli
    arenili è un problema che resta. Gli imprenditori sono interessati
    alla riqualificazione nella misura in cui la richiesta di aumento
    delle volumetrie viene accolta, secondo la vecchia logica della
    rendita che chiede di essere appagata. Ritiene ovvio che questo sia
    un discorso che se da un lato può essere capito, se serve per
    mettere in moto alcuni meccanismi, dall'altro confligge con la
    realtà degli arenili. Spiega che mentre la provincia cercava di
    mettere in moto dei meccanismi premianti per la riqualificazione di
    quegli edifici la Regione è intervenuta per bocciarli. Della
    richiesta iniziale della provincia, oltre alla manutenzione
    ordinaria, oltre alla manutenzione straordinaria, resta il discorso
    degli accorpamenti purché resti una visuale libera del fronte mare
    superiore alla somma delle visuali libere pre esistenti.
    Ricorda un dibattito che riguarda la variante alberghi. Nell'area
    urbanizzata è consentito l'aumento dell'indice sul lotto da 1.7 a 2,
    l'aumento delle altezze da 20 a 25 metri se gli accorpamenti
    prevedono di considerare al 50% le maggiori superfici destinate a
    servizi, questa è la variante che si è provveduto ad adottare.
    Ritiene indispensabile fare una valutazione complessiva per
    salvaguardare da un lato, quello che prevedevano le vecchie leggi
    del 1939, la 1497 e la 1089, sulla tutela delle bellezze naturali e
    ambientali, e dall'altro la necessità di mettere in moto meccanismi
    di riqualificazione.
    Ribadisce che la logica di impresa è sempre dominante nei progetti e
    investimenti. Si tratta di un discorso complesso e difficile, che ci
    riporta al vecchio dibattito del paesistico che prevedeva il
    trasferimento incentivandolo, ma che di fatto è fallito. Spiega come
    in teoria, si vorrebbe che gli alberghi si mettessero d'accordo fra
    di loro e da tre ne facessero uno: in uno l'area verde, in un altro
    il centro benessere e ancora il parcheggio interrato. Tutte cose
    belle in teoria, ma impossibili da realizzarsi nella pratica.
    Dichiara che il suo resta un giudizio sospeso.
    20
    E' dubbioso sulla capacità della Regione di rispondere alle future
    richieste della provincia, quando arriveranno progetti ben più
    pesanti.
    Il Presidente MUZZARELLI spiega come gli sia capitato di seguire la
    questione, di fare anche un sopralluogo e una verifica. Condivide la
    riflessione e l'illustrazione fatta e si dichiara d'accordo con
    quanto detto, anche nell'ultimo intervento, circa il considerare che
    con questo provvedimento si compie comunque un passo in avanti.
    Preso atto dell'impraticabilità di un percorso, oggi con realismo e
    con buonsenso si sente di affermare che la delibera va nella
    direzione di fornire un aiuto all'area coinvolta.
    La Consigliera GUERRA ritiene che quando si arretra nei meccanismi
    di tutela di un'area, quell'area sia persa. Ritiene che la Giunta
    dovrà spiegare perché in alcune aree si sia disattesa la normativa,
    in particolare nell'area rientrante nell'art. 14. E' un errore
    averlo consentito. Ricorda come dopo avere fatto un accordo di
    maggioranza su come l'Emilia- Romagna ha declinato il condono
    edilizio, arrivati in Aula i colleghi consiglieri di Rimini, hanno
    ottenuto qualcosa in più ed evidenzia come gli alberghi di Rimini
    siano stati ampiamente graziati, con sottotetti divenuti camere e
    verande divenute sale da pranzo. Ritiene che la Regione abbia
    lavorato bene, ma che non abbia avuto il sostegno degli enti locali,
    Comune e Provincia che dovevano fare la loro parte. Ancora, porta
    l'esempio di Porto Verde che pur essendo per la gran parte in zona
    incongrua ha condomini di dieci piani. E così, a suo parere
    succederà ancora, con successive modifiche e questo è motivo per la
    sua contrarietà all'atto in discussione.
    L'Assessore GILLI puntualizza alcune cose dette dalla consigliera
    Guerra. Gli Enti locali hanno manifestato ragionevolezza e buon
    senso. C'è un atto di un certo tipo, ci sono stati dei precedenti
    che hanno creato difficoltà, ma sono precedenti e si deve puntare a
    fare crescere un aspetto culturale affinché la riqualificazione
    diventi un beneficio per tutti. Può darsi che nell'ipotesi di
    adeguamento del piano paesaggistico regionale, si possano
    individuare delle norme che puntino alla riqualificazione e al
    miglioramento. Vi sono una serie di fattori come diceva il
    Consigliere Renzi che non dipendono soltanto alla norma.
    È importante spingere su un fatto culturale. Promette che
    verificherà la situazione di Misano, riportata dalla Consigliera
    Guerra.
    Il presidente MUZZARELLI constatato che non vi sono ulteriori
    richieste di intervento pone in votazione l'oggetto.
    La Commissione sulla proposta in oggetto esprime parere favorevole
    con 23 voti a favore (Partito Democratico), 1 contrario (Verdi per
    la Pace)e 4 astenuti (Alleanza Nazionale).
    La seduta termina alle ore 13.20
    Approvato nella seduta del 9 ottobre 2008.
    La Segretaria Il Presidente
    Samuela Fiorini Gian Carlo Muzzarelli
    21
    Espandi Indice