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Legislatura VIII - Commissione I - Verbale del 24/11/2008 antimeridiano

    Testo

    Verbale n. 26 del 2008
    Seduta del 24 novembre 2008
    Il giorno 24 novembre 2008 alle ore 10,30 si è riunita presso la
    sede dell'Assemblea Legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50, in
    Udienza conoscitiva la Commissione Bilancio Affari Generali ed
    Istituzionali, convocata con nota prot. n. 25692 del 10 novembre
    2008.
    Partecipano alla seduta i Consiglieri:
    Cognome Qualifica Gruppo Voto
    e nome
    NERVEGNA Presidente Forza Italia - 5 presente
    Antonio Popolo della Libertà
    BERETTA Vice Partito Democratico 6 presente
    Nino Presidente
    MANFREDINI Vice Lega Nord Padania 3 assente
    Mauro Presidente Emilia e Romagna
    AIMI Componente Alleanza Nazionale - 4 assente
    Enrico Popolo della Libertà
    BORTOLAZZI Componente Partito dei Comunisti 1 assente
    Donatella Italiani
    CARONNA Componente Partito Democratico 1 presente
    Salvatore
    DELCHIAPPO Componente Gruppo Misto 1 assente
    Renato
    GUERRA Componente Verdi per la Pace 1 assente
    Daniela
    LUCCHI Componente Partito Democratico 3 assente
    Paolo
    MASELLA Componente Partito della Rifondazione 2 assente
    Leonardo Comunista
    MAZZA Componente Sinistra Democratica per il 2 assente
    Ugo Socialismo Europeo
    MONACO Componente Per l'Emilia-Romagna 1 assente
    Carlo
    MONARI Componente Partito Democratico 4 presente
    Marco
    MONTANARI Componente Partito Democratico 3 assente
    Roberto
    NANNI Componente Italia dei Valori 1 assente
    Paolo con Di Pietro
    NOE' Componente UDC - Unione dei Democratici 1 assente
    Silvia Cristiani e Democratici di Centro
    RICHETTI Componente Partito Democratico 3 presente
    Matteo
    RIVI Componente Partito Democratico 3 presente
    Gian Luca
    SALOMONI Componente Forza Italia - 4 presente
    Ubaldo Popolo della Libertà
    ZANCA Componente Uniti nell'Ulivo - SDI 1 assente
    Paolo
    Presiede la seduta: Antonio Nervegna
    Assiste la Segretaria: Claudia Cattoli
    UDIENZA CONOSCITIVA
    24 novembre 2008 ore 10,30
    sul progetto di legge:
    Progetto di legge di iniziativa della consigliera Guerra:
    Introduzione di criteri di sostenibilità ambientale
    negli acquisti della pubblica amministrazione
    (ogg.1019)
    Relatore consigliera Daniela Guerra
    Partecipano:
    Ara Daniele PROBER
    Barbani Moreno CNA - Emilia Romagna
    Boattini Claudia Responsabile CNA Costruzioni E.R.
    Casarini Giovanni Assessore ambiente del Comune di San
    Maria Martino In Rio
    Faso Stefano Comune di Modena
    Gezzi Marilena Comune di S. Giovanni in Persiceto
    Ghermandi Leonardo Presidente del Consorzio Italiano
    Compostatori
    Golinelli Sergio Assessore Ambiente della Provincia di
    Ferrara -
    Govoni Pier Paolo UGL Bologna
    Grasselli Beatrice Assessore ambiente del Comune di
    Casalecchio di Reno
    Guidi Ortensina Intercent-ER
    Lombardi Carlo Confindustria Emilia-Romagna
    Lucà Anna Maria A.P.M.I Modena (Ass. Piccole e Medie
    Imprese)
    Mazzini Luciano Assessore ambiente del Comune di Imola
    Mazzoni Patrizia Assessore ambiente del Comune di
    Cavriago
    Montanari Massimo WWF Emilia-Romagna
    Nardo Valeria Comune di Ferrara
    Poggi Andrea ANCE (Ass. Nazionale Costruttori Edili)
    Emilia-Romagna
    Ramazzotti Donata Comune di Faenza
    Vigarani Alfredo Consigliere Gruppo Verdi della
    Provincia di Bologna -
    Il presidente NERVEGNA dichiara aperta la seduta e introduce
    l'udienza conoscitiva sul progetto di legge ogg. 1019 d'iniziativa
    della consigliera Guerra Introduzione di criteri di sostenibilità
    ambientale negli acquisti della pubblica amministrazione . Informa
    che il relatore della Commissione consigliera Guerra non può essere
    presente per concomitanti impegni istituzionali all'estero.
    Invita quindi gli intervenuti a prendere la parola.
    LUCIANO MAZZINI - Assessore all'Ambiente del Comune di Imola
    Grazie Presidente. Il Comune di Imola da circa tre anni e mezzo ha
    intrapreso la strada degli acquisti verdi, devo dire anche con un
    po' di difficoltà rispetto all'inizio, rispetto alle risposte che
    potevamo trovare in Intercenter, che ultimamente ha aumentato il
    numero di prodotti riguardanti gli acquisti verdi, ma in misura non
    sufficiente rispetto alle esigenze e alle potenzialità.
    Da questo punto di vista credo che le finalità della legge siano
    condivisibili, ovvero è innegabile che c'è una funzione degli enti
    locali, quella di promuovere determinate pratiche. Qui ci riferiamo
    a un movimento importante di merci e risorse economiche, quindi un
    sostegno importante a un mercato emergente sempre crescente che
    ancora oggi fa fatica ad affermarsi, per cui credo che indicare ai
    Comuni e alle Province un percorso attraverso il quale si possa
    incrementare e raggiungere obiettivi assolutamente realizzabili e
    credibili sulla possibilità di acquisti verdi, possa essere un atto
    condivisibile e che sia anche coerente con altri provvedimenti che
    sta assumendo la Regione stessaq.
    Ritengo che nelle nostre azioni ci debba essere un filo conduttore.
    Gli acquisti verdi sono presenti nel piano triennale per l'ambiente,
    ma credo che vadano inseriti in un piano più organico e all'interno
    di un obiettivo che la Regione si pone, altrimenti rischiano di
    essere lasciati all'autonomia dei Comuni e comunque di essere
    risorse messe una tantum e che non danno invece un risultato di
    sistema che può essere molto importante. Da questo punto di vista
    non mi soffermo sulla valenza del tipo di materiali e delle finalità
    della legge, ma credo che sia un'occasione da sfruttare.
    CARLO LOMBARDI - Confindustria Emilia-Romagna
    Grazie Presidente. Ringraziamo per l'opportunità di poter
    intervenire su un tema di particolare rilevanza, quale quello degli
    appalti e degli acquisti della pubblica amministrazione.
    Quando parliamo di particolare rilevanza, il riferimento non è solo
    agli ordini di grandezza economica complessiva di questo settore (in
    Italia parliamo di circa 70 miliardi di euro nel 2007 spesi in
    appalti, all'interno dell'Unione europea siamo sui 1.800 miliardi di
    euro nel 2007). La rilevanza è anche nella valenza che gli appalti
    hanno in termini di strumento di politica economica e di politica
    tout court, in quanto tramite questi si vanno a toccare temi quali
    politiche ambientali e politiche sociali.
    Il quadro di riferimento giuridico è molto ampio e complesso: sul
    piano europeo, abbiamo le direttive quadro del 2004 che intervengono
    in un contesto in cui l'Europa si era già data un obiettivo di
    sviluppo sostenibile pochi anni prima, poi c'é la comunicazione
    della Commissione europea sul green public procurement e due altre
    comunicazioni sullo sviluppo sostenibile, produzione e consumo
    sostenibile che prefigurano delle misure in tema di
    eco-progettazione eco-design, etichettatura energetica. Ovviamente
    queste misure andranno ad influenzare il tema degli acquisti verdi.
    L'obiettivo a livello europeo è quello di delineare un quadro il più
    possibile omogeneo, non dico armonizzato, ma un quadro di
    riferimento politico e normativo univoco, per migliorare ed
    accrescere le performance ambientali di prodotti e servizi.
    A livello nazionale, abbiamo il codice dei contratti pubblici
    (decreto legislativo n. 163 del 2006) e più recentemente, credo di
    qualche mese fa, il piano d'azione nazionale per la sostenibilità
    ambientale dei consumi nel settore della P.A. Accanto a questi c'è
    una rilevante attività giurisprudenziale nazionale, che nel corso di
    questi anni è intervenuta in modo puntuale su alcuni aspetti
    inerenti le fasi in cui si articolano le procedure d'acquisto.
    A fronte di questa notevole produzione normativa, c'è da dire che
    le politiche degli acquisti verdi in Europa come anche in Italia non
    è che brillino per velocità né per pervasività per alcune ragioni,
    menzionate anche dalla Commissione europea nelle sue comunicazioni:
    difficoltà di accesso a criteri ambientali sufficientemente diffusi;
    insufficienti informazioni circa i costi totali lungo il ciclo di
    vita dei prodotti cosiddetti ecologici e soprattutto incertezze di
    tipo giuridico per l'inserimento di requisiti ambientali nelle
    procedure di gara.
    La situazione in Europa a 27 membri è riassunta in un prospetto in
    cui si vede che le politiche di acquisti verdi sono attuate con
    intensità diverse e comunque ricorrendo in prevalenza a strumenti
    volontari, quasi mai a norme cogenti. Nella maggior parte dei casi
    si ricorre ad accordi di programma e solo in un nucleo piuttosto
    ristretto di Paesi che fanno parte del nucleo a 15 dell'Unione
    europea (quindi Paesi originari dell'Unione europea) Vi sono delle
    politiche piuttosto avanzate con delle soglie di acquisti verdi
    piuttosto elevate. Questo non accade perché l'abbiano sancito delle
    norme, ma perché a monte vi è un segmento di mercato ricettivo sugli
    acquisti verdi, vi è una domanda di prodotti ecosostenibili capaci
    di generare un vantaggio competitivo in chi li produce.
    L'Emilia Romagna su questo versante, con qualche punta di orgoglio,
    possiamo dire che è molto avanzata in tema di imprese in grado di
    assicurare criteri di gestione ambientale o la produzione di
    prodotti ecosostenibili: ad esempio, siamo primi in Italia sul
    numero di certificazioni EMAS, credo che siano circa 320, un terzo
    del totale nazionale, siamo anche ben posizionati sulle
    certificazioni ISO 14001.
    Il quadro europeo e anche nazionale però fa vedere che l'assenza di
    condizioni, ampiamente diffuse in un settore dove tecnologia,
    innovazione e domanda di mercato necessariamente precedono il
    momento normativo, ha suggerito cautela al legislatore sia europeo
    sia a quello nazionale nel definire tetti, soglie vincolanti di
    acquisti verdi, al fine di evitare distorsioni nel funzionamento del
    mercato interno e quindi nella concorrenza.
    Sul piano normativo, che è l'aspetto che la Commissione enfatizzava
    nella propria comunicazione, l'ostacolo all'utilizzo degli acquisti
    verdi è dovuto all'incertezza giuridica. Nel nostro paese questo
    tema è stato oggetto di diverse pronunce del giudice amministrativo
    che negli anni hanno teso ora ad ammettere ora ad escludere che il
    possesso di certificazione ambientale possa essere un criterio
    premiale nella valutazione dell'offerta economicamente più
    vantaggiosa.
    Sappiamo che le fasi che compongono la procedura di acquisto sono:
    definizione dell'oggetto dell'appalto, definizione del capitolato
    tecnico, criteri di selezione dei candidati, criteri di
    aggiudicazione dell'appalto, modalità di esecuzione.
    Il codice degli appalti, seguito dal suo regolamento attuativo, è
    intervenuto per fare una qualche chiarezza sul tema ,anche se poi è
    stato oggetto di ricorsi da parte delle Regioni in merito
    all'attribuzione o meno di potestà normativa a queste in relazione
    alle varie fasi.
    Tuttavia, un elemento ormai più o meno acquisito sta nella
    possibilità per le stazioni appaltanti di inserire in ogni fase
    della procedura di gara considerazioni di carattere ambientale tra i
    requisiti da richiedere ai candidati, con alcuni distinguo.
    Un primo distinguo è che la previsione di sistemi di gestione
    ambientale è ammissibile solo ai fine della valutazione delle
    capacità tecniche dei fornitori, non nella definizione del
    capitolato, dell'oggetto dell'appalto, in quanto il possesso di
    certificazione EMAS piuttosto che ISO 14001 non determina un impatto
    diretto sulle caratteristiche ambientali del prodotto oggetto di
    gara, mentre il riferimento ad eco-etichette europee tipo ECOLABEL
    può essere inserito tra le specifiche tecniche, a condizione,
    secondo quanto previsto dal legislatore comunitario, che non venga
    considerato come requisito cogente.
    C'è qualche disallineamento tra legislatore europeo e quello
    nazionale in relazione al tipo di appalti all'interno del quale
    inserire acquisti verdi, se l'appalto è di lavori, di forniture o di
    servizi. Per il legislatore comunitario è possibile richiedere
    requisiti tecnici e professionali di tipo ambientale solo per gli
    appalti di lavori e servizi, non per quelli di forniture, perché nel
    caso di lavori e servizi esiste un nesso diretto tra oggetto
    dell'appalto e capacità del prestatore, nesso non direttamente
    ravvisabile, invece, nel caso di appalti di forniture.
    L'Italia su questo versante, in particolare il codice degli
    appalti, dà segnali non univoci. Da un lato si allinea, dall'altro
    lato ammette l'inclusione di criteri ambientali quali EMAS o ISO
    quali requisiti di capacità tecnica negli appalti di lavori.
    Il quadro normativo è molto complesso, non si presta ad una lettura
    univoca ed è in costante divenire. Il contesto in cui si affaccia il
    progetto di legge della consigliera Guerra vede l'Emilia Romagna già
    attiva in materia di acquisti verdi, attraverso la legge n.11 del
    2004 che ha istituito l'Agenzia Intercenter e che colloca non
    casualmente all'articolo 1, tra gli obiettivi, quello di sviluppare
    in questa regione acquisti sempre più verdi.
    Il progetto di legge presenta, a nostro avviso, diverse criticità
    nei quattro articoli di cui si compone: la prima è che pone un tetto
    vincolante del 60% degli acquisti verdi da parte della pubblica
    amministrazione come obiettivo da raggiungere nell'arco di un
    triennio, laddove la Commissione europea non pone obiettivi
    vincolanti e comunque la soglia individuata è quella di un 50%, ma
    non è vincolante.
    I settori prioritari indicati dal progetto di legge non coincidono
    almeno in parte con quelli indicati nelle comunicazioni europee e
    poi si ha l'impressione che i criteri ecologici cui fa riferimento
    possano anche essere diversi da quelli che sono in corso di
    definizione a livello europeo.
    Un'altra considerazione: il progetto di legge individua il termine
    di novanta giorni dall'approvazione della legge per la definizione
    di questi criteri. Se consideriamo il tempo che è occorso e che
    tuttora occorre a livello europeo e nazionale per la definizione di
    criteri uniformi - un lavoro di molti mesi -, dare un limite di
    novanta giorni, tre mesi, dall'approvazione della legge, per
    definire eventuali ulteriori criteri regionali, si traduce in un
    termine piuttosto stretto.
    Il testo poi all'articolo 2 presenta una indeterminatezza lessicale
    che, a nostro avviso, sfocia in un'incertezza di tipo giuridico
    quando al comma 2 - leggo testualmente - le amministrazioni debbono
    tenere conto dei suddetti criteri nelle procedure di selezione degli
    approvvigionamenti pubblici .
    Il riferimento alla selezione, per quanto riferivo prima, non ha
    fondamento giuridico: non è possibile prevedere, pena esclusione, il
    riferimento a criteri ambientali nella selezione; pertanto si tratta
    o di un errore o del risultato di una scelta deliberata del progetto
    di legge, in questo caso la norma si porrebbe in evidente contrasto
    con la disciplina sia nazionale che europea in tema di concorrenza e
    questo è stato anche oggetto di una pronuncia della Corte
    costituzionale proprio in merito al ricorso delle Regioni contro il
    codice degli appalti.
    C'è infine da tenere in considerazione il gravame amministrativo
    che una disciplina regionale così impostata comporterebbe sia in
    termini di programmazione della gara, che di costi procedurali. Fare
    una gara costa, individuare un 60% di prodotti che deve essere
    fornito dai produttori regionali o nazionali ha dei costi e dei
    tempi, non è facile, c'è il rischio che vadano deserte e comunque
    tutto crea un aggravio amministrativo burocratico in capo alle
    stazioni appaltanti.
    Per concludere, riteniamo che criteri definiti in modo disallineato
    - condivido il riferimento al quadro organico che faceva il relatore
    che mi ha preceduto - rischierebbero di porre molte delle gare
    indette dalla Regione in contrasto con la disciplina sulla
    concorrenza.
    Crediamo che occorra valutare con molta attenzione l'opportunità in
    questo ambito, quello degli appalti, e in questo momento specifico,
    di un'iniziativa autonoma regionale. Il rischio di un fai da te
    regionale è che l'esigenza di intervenire a questo livello vada
    tutto a detrimento della qualità e soprattutto della certezza
    giuridica. Grazie.
    ALFREDO VIGARANI - Consigliere Gruppo Verdi della Provincia di
    Bologna
    Volevo esprimere un apprezzamento particolare per questo progetto
    di legge che, a mio avviso, si inserisce molto bene, come è spiegato
    nella parte iniziale della relazione, in un percorso che porta la
    nostra Regione ad allinearsi agli orientamenti prevalenti che si
    muovono in campo europeo sul tema della sostenibilità e sulla
    corretta gestione delle risorse ambientali.
    In questo campo è evidente, e i dati parlano chiaro, che gli
    acquisti delle pubbliche amministrazioni rivestono un ruolo
    assolutamente significativo e di rilievo, in particolare mi
    riferisco alla percentuale che nel nostro Paese questo genere di
    acquisti va a rivestire.
    Volevo intervenire soprattutto per apprezzare un aspetto che è
    quello indicato all'articolo 3 del progetto di legge, che spiega il
    ruolo che dovrebbe avere la Regione nella gestione di questa norma.
    A mio avviso è importante che la Regione sia individuata come
    l'autorità competente per il monitoraggio dell'applicazione di
    questa norma, perché la Regione più di ogni altro ente ha le
    strutture e il peso specifico per poter intervenire sugli enti
    locali, a livello regionale, per vigilare sulla corretta
    applicazione di una normativa assolutamente importante.
    Non sono spaventato dai rischi di rigidità evidenziati dal
    rappresentante di Confindustria che comprendo, ma non posso
    condividere in quanto ci troviamo di fronte a rigidità ben diverse
    su scala globale che ci vengono imposte da una serie di segnali
    gravissimi in termini di cambiamenti climatici, a fronte dei quali
    credo sia ora di rompere gli indugi attraverso l'assunzione non dico
    di provvedimenti di tipo draconiano, però almeno di qualche misura
    significativa, politicamente coraggiosa. Operare diversamente
    significherebbe non rendersi conto abbastanza del frangente in cui
    ci troviamo.
    In qualità di capogruppo del gruppo consiliare dei Verdi in
    Provincia, sosterrò dal punto di vista politico istituzionale, il
    percorso di questo articolato sul quale mi sento però di fare una
    proposta di emendamento.
    Mi chiedo, in particolare, perché vincolare l'applicazione di
    questa normativa soltanto a Regione, Provincia e Comuni con
    popolazione superiore a 5.000 abitanti. A mio avviso esiste tutto un
    ambito del sistema pubblico che deve essere ricompreso da
    provvedimenti di questo tipo, mi riferisco alle aziende Ausl, alle
    Università, agli Acer, a tutto il sistema delle partecipate, alle ex
    municipalizzate, credo che tutto il sistema pubblico dovrebbe
    sentirsi coinvolto in questo ambito normativo.
    Ritengo che una normativa di questo genere debba essere allargata a
    tutto il sistema pubblico, poi non so se effettivamente ci siano
    delle incongruenze -come quelle che venivano rilevate dal relatore
    precedente - in tema di correttezza dei criteri indicati per le
    procedure di selezione - non ho una formazione giuridico
    amministrativa -, tuttavia mi viene da pensare che in molti casi,
    per esempio a parità di punteggi, vengono indicate delle
    caratteristiche che possono considerarsi premiali.
    L'individuazione di criteri che possano premiare un comportamento
    virtuoso costituisce, a mio avviso, un segnale di civiltà prima
    ancora che di correttezza amministrativa e istituzionale. Faccio la
    battaglia politica e accetto di farla per cambiare norme che
    andrebbero in direzione opposta a quella che invece le condizioni
    generali ci impongono. Grazie .
    PATRIZIA MAZZONI - Assessore all'Ambiente del Comune di Cavriago
    Reggio Emilia
    Buongiorno a tutti. Il mio intervento è teso a dare valenza a
    quelli che sono gli obiettivi contenuti nel progetto di legge che
    oggi discutiamo. Esperienze di acquisti verdi sono già avviate in
    alcuni Comuni della nostra regione, non a caso sono a rappresentare
    non soltanto il mio Comune di residenza, Cavriago, in provincia di
    Reggio Emilia, ma anche il Comune di Reggio Emilia, in quanto dal
    2004 i nostri due Comuni hanno dato vita a un'esperienza denominata
    Reggio acquista verde , partecipando ad un bando ministeriale delle
    Agende 21.
    Questo progetto aveva in sostanza la volontà di determinare le
    scelte, dei criteri assolutamente volontari, di portare all'interno
    dell'amministrazione dei criteri di gestione di eco-sostenibilità.
    Il mio Comune è un piccolo Comune di 9.500 abitanti e dal 2002
    aveva assunto nelle proprie politiche le certificazioni ISO EMAS e
    la contabilità ambientale, quindi di fatto il partecipare a questo
    progetto degli acquisti verdi rappresentava sostanzialmente un
    criterio di razionalità e di coerenza rispetto alle politiche
    ambientali dell'ente. In sostanza, portando a conoscenza di questa
    Commissione gli obiettivi del progetto, si intendono appoggiare i
    criteri positivi assolutamente innovativi e determinanti della
    volontà di un'amministrazione di dotarsi di criteri di gestione
    sostenibili.
    Il progetto acquista verde aveva i seguenti obiettivi che vi
    riassumo: mirava e mira tuttora a dare continuità e coerenza alle
    recenti politiche per lo sviluppo sostenibile dei due enti,
    proponendo e ponendo l'attenzione sugli impatti ambientali diretti e
    indiretti derivanti dalle proprie attività e partendo dalla
    revisione delle politiche d'acquisto. Il progetto prevede l'attività
    di partecipazione dei servizi degli enti, con il coinvolgimento
    diretto degli uffici dell'amministrazione che effettua gli acquisti
    e delle comunità locali e del Forum di Agenda 21 locale. Mira alla
    diffusione nel personale dell'ente, nelle imprese fornitrici e
    presso la cittadinanza, della consapevolezza e delle implicazioni
    del consumo e degli acquisti sostenibili, così come tende al
    risparmio economico ambientale e sociale nel medio e lungo termine
    in una logica di continuo miglioramento.
    In prospettiva, è possibile prevedere l'introduzione, attraverso la
    procedura degli appalti pubblici, di migliori prestazioni
    ambientali, sociali e gestionali e la sistematizzazione dei criteri
    negli acquisti di tutti i settori e in alcuni casi la previsione di
    criteri ambientali supplementari o una sensibilizzazione sul
    corretto uso e smaltimento del prodotto.
    Il progetto acquista verde mira altresì a collegare il Comune di
    Cavriago e di Reggio Emilia ai network internazionali sugli acquisti
    verdi. I due Comuni hanno dato vita a questo progetto e intendono
    proseguire nella diffusione e nella divulgazione di esso.
    Nei due Comuni, gli acquisti verdi già realizzati vengono attuati
    nei seguenti comparti: mense scolastiche con prodotti esclusivamente
    biologici, arredi, pannelli in legno, materassi, carta, carta
    igienica, salviette e simili, frigoriferi, fotocopiatrici, lampadine
    a risparmio energetico, regolatori dei flussi dell'acqua, pannelli
    fotovoltaici e solari negli edifici pubblici, impianti di
    coibentazione, e requisiti volontari nelle RUE (Regolamento
    urbanistico edilizio), quindi in uno s trumento urbanistico di
    edilizia sostenibile.
    Spero che il nostro piccolo intervento possa contribuire a far sì
    che questo progetto di legge possa diffondersi a livello regionale,
    creando quelle norme e quelle prescrizioni che oggi sono necessarie
    soprattutto in realtà dove queste esperienze vengono fatte a livello
    volontario. Grazie.
    LEONARDO GHERMANDI - Presidente Consorzio italiano compostatori
    Ringrazio di quest'occasione nella quale possiamo ragionare
    sull'incremento degli acquisiti verdi da parte della pubblica
    amministrazione. Il tema mi appassiona, mi ha fatto lavorare molto
    anche nel corso degli ultimi anni, sinceramente con risultati
    modesti. Ovviamente, rappresentando un consorzio di imprese che
    producono compost, e quindi operante nel circolo dei rifiuti, tendo
    a dare valore all'azione delle imprese in quanto tali. Racconto
    alcune cose, prima di fare alcune osservazioni.
    Oggi, al di là delle grandi affermazioni generali, dal punto di
    vista pratico abbiamo lo strumento del decreto ministeriale n. 203
    del 2003 che riguarda gli acquisti verdi nella pubblica
    amministrazione. Mi sono occorsi due anni per riuscire ad
    accreditare il compost con caratteristiche corrispondenti alla legge
    sui fertilizzanti, definito oggi compost di qualità, come un
    prodotto riciclato. Se non c'è, infatti, il riconoscimento che una
    tipologia di prodotti è un prodotto ambientalmente corretto,
    riciclato, corrispondente a quel tipo di caratteristiche normate
    dagli acquisti verdi, ovviamente non si può dare luogo ad
    un'attività concreta di acquisti.
    Come impresa, Nuova Geovis di cui sono presidente, appena avuto il
    riconoscimento del compost come prodotto coerente con gli acquisti
    verdi, abbiamo avviato le procedure perché i nostri prodotti fossero
    riconosciuti come prodotti coerenti, da poter mettere sul mercato
    rispetto a questo tipo di attività, mi riferisco alla
    documentazione, alla tipologia di prodotti, ai contenuti fisici e
    chimici. L'iter si è bloccato, dal 2003 ad oggi sono passati cinque
    anni, so che alcune imprese del settore tessile hanno ottenuto il
    riconoscimento.
    Credo che vi sia un punto fondamentale: se non acceleriamo
    l'identificazione dei prodotti che possono essere acquistati,
    diventa difficile sostenere che un soggetto pubblico ha acquistato
    un prodotto coerente con gli obiettivi che deve perseguire, perché
    alla fine non ci sono i prodotti, in altri termini non c'è la
    classificazione e l'individuazione dei prodotti come tali.
    A normative esistenti, questo riconoscimento dovrebbe avvenire a
    livello nazionale, il problema pertanto che qui si pone è stabilire
    se la Regione Emilia Romagna sviluppa un'azione sostitutiva, ossia
    svolge delle azioni precise e coerenti perché l'identificazione dei
    prodotti che possono essere acquistati esista concretamente. Si
    tratta di un interrogativo che non so sciogliere dal punto di vista
    normativo, ma lo sottolineo come elemento capace di orientare sulla
    concretezza il problema come tale.
    La seconda questione - proprio perché parliamo di acquisti e quindi
    di azioni che nascono dall'identificazione di un bisogno, attraverso
    l'identificazione del bisogno si fa una gara e attraverso la gara si
    acquista un prodotto con determinate caratteristiche - è la
    seguente: la normativa nazionale afferma che le Rgioni devono
    identificare i soggetti pubblici obbligati a sviluppare le azioni di
    acquisto, non i piani. In questo progetto di legge i soggetti
    obbligati sono i Comuni, le Regioni e le Province e, come si
    anticipava nell'intervento precedente, tutta una serie di altri
    soggetti pubblici non sono individuati, non come soggetti che devono
    fare dei piani, ma che devono agire concretamente per acquistare
    prodotti.
    A me pare che ciò costituisca un problema, in altri termini se una
    normativa nazionale assegna alle Regioni l'identificazione di questi
    soggetti, nel momento in cui si va a costruire la normativa è bene
    che i soggetti obbligati agli acquisti pubblici siano identificati.
    Rimanendo nell'ambito del settore del compostaggio, dico che forse
    tutto il mondo forestale potrebbe essere coinvolto nell'azione degli
    acquisti verdi e non solo relativamente alla gestione dei giardini e
    dei parchi pubblici - sottolineo tale dato come elemento di più
    generale riflessione rispetto all'individuazione dei soggetti
    obbligati.
    Un'altra questione: la normativa del decreto ministeriale n. 203
    del 2003 identifica il 30% delle quantità di acquisto e le
    regolamenta in un certo modo; qui si parla del 30% della spesa.
    Orbene, spesa e quantità sono due concetti differenti; forse è
    auspicabile trovare una relazione che consenta di chiarire questi
    aspetti.
    L'altro punto sul quale è necessaria una riflessione: il decreto
    ministeriale già citato dispone che si devono fare gli acquisti
    verdi in una determinata percentuale di quantità con costi non
    superiori a prodotti di mercato, quindi pone un problema di
    equilibrio nella gestione di finanza pubblica, orienta quindi il
    problema ambientale in una capacità competitiva rispetto ai prodotti
    esistenti. Questa indicazione permane come un'indicazione operativa
    o non sussiste?
    Altra questione a mio avviso molto intrigante per chi deve gestire
    le attività pubbliche e la relativa qualità: se si ha l'obbligo di
    acquistare una certa percentuale di prodotti verdi e questi non ci
    sono perché il mercato non li produce in quantità sufficiente, cosa
    succede? Abbiamo esperito le pratiche e siamo in regola o non
    abbiamo raggiunto l'obiettivo indicato? Si tratta, a mio avviso, di
    un nodo che va risolto.
    Se diamo delle prescrizioni senza costruire la filiera operativa
    capace di risolverle - che riguarda la costruzione dei prodotti, le
    modalità di acquisto e la loro identificazione -, rischiamo di fare
    delle operazioni che non sono quelle che vanno nella direzione della
    soluzione dei problemi, ma delle azioni che sono oggettivamente ed
    esclusivamente velleitarie perché fanno fatica ad essere realizzate.
    Grazie .
    CLAUDIA BOATTINI - Responsabile CNA Costruzioni Emilia-Romagna
    Buongiorno presidente, grazie a tutti per l'occasione di esprimere
    un parere su una questione molto rilevante. Penso che la proposta di
    legge della consigliera Guerra sia un'utile provocazione, perché ci
    aiuta a riflettere sul fatto che dopo tanti anni che si discute di
    acquisti verdi, oggi parliamo di una normativa largamente
    inapplicata nella nostra realtà.
    Comuni virtuosi, enti pubblici virtuosi, se hanno voluto fare
    sperimentazione nuova l'hanno fatta, come ad esempio il comune di
    Correggio che ha costruito una splendida scuola, bandendo un appalto
    in cui si prevedeva che fosse l'impresa candidata a fare proposte
    innovative di utilizzo di materiali e di tecnologie per il risparmio
    energetico e per la sostenibilità della struttura. Un nostro
    consorzio di Modena ha vinto l'appalto perché ritenuta la più
    adeguata e la più interessante economicamente per la soluzione degli
    obiettivi che l'appalto si era posto.
    Ora credo che la Regione Emilia Romagna debba fare un passo
    ulteriore, dopo aver elaborato l'atto di indirizzo sulla
    certificazione energetica e aver spiegato come sia opportuno per le
    imprese intraprendere iniziative innovative che consentano di
    affrontare la grave situazione economica. Ad esempio, le imprese di
    costruzione hanno davanti una certa situazione: non c'è bisogno
    dello studio del CRESME, noi sappiamo già da più di un anno che la
    piccola impresa ha una sofferenza nelle costruzioni e nei margini
    che queste danno. Dopo aver definito che si partiva noi e la Regione
    Lombardia, nonostante non ci fosse a livello nazionale l'accordo
    sufficiente per linee guida condivise da tutte le Regioni - e
    pertanto si è partiti con la nuova normativa -, oggi siamo più
    avanti che in altre realtà e l'imprenditore che vuole presentare un
    progetto alla concessione edilizia sa quello che lo Stato vuole da
    lui.
    Qui nel testo lo sforzo non è stato sufficiente, credo che la
    Regione Emilia Romagna debba fare propria questa tematica e fare uno
    sforzo maggiore.
    Relativamente all'obbligatorietà, sottolineo che obbligare i Comuni
    a fare un piano è diverso dall'obbligare i Comuni a fare gli
    acquisti e pertanto credo che sia necessario definire come tutte le
    aziende partecipate dal pubblico, tutte le aziende tenute agli
    appalti pubblici, debbano dotarsi di questa normativa.
    Inoltre, siccome siamo in Italia e siccome una normativa si applica
    solo se vi sono sanzioni, bisognerà prevedere anche delle misure
    premiali e delle sanzioni per chi non adempie all'obbligo, perché
    altrimenti rischiamo di non incentivare chi innova - e sappiamo che
    non sempre le innovazioni in campo ambientale si traducono in
    maggiore economicità del prodotto proposto.
    Secondo punto: occorre stabilire chi definisce i materiali verdi,
    in particolare sui materiali da costruzione so che la Regione Emilia
    Romagna ha finanziato un centro di ricerca della rete di alta
    tecnologia ed oggi c'è pertanto una banca dati di materiali
    innovativi che è stata finanziata dalla Regione Emilia Romagna.
    Nessuno lo sa, attualmente essere dentro o fuori quella banca dati è
    totalmente indifferente. Che vantaggio ha avuto la Regione Emilia
    Romagna a finanziare tutto questo, se poi non lo utilizza e non lo
    ottimizza nell'ambito più generale delle proprie scelte?
    Credo che sia indispensabile operare valutazioni dal punto di vista
    giuridico, tenendo conto della disciplina sugli appalti e di quella
    sulla concorrenza. Pertanto ci vuole una proposta di legge della
    Regione Emilia Romagna che valuti e affronti questi temi in modo da
    poter dare certezza su quale è il materiale che si ritiene verde e
    quale invece non lo è.
    Nelle costruzioni, se si fa riferimento al sito del Ministero dello
    Sviluppo economico, c'e una definizione di bioedilizia che è
    abbastanza ampia, all'interno della quale possono essere ricompresi
    i materiali più diversi. Si intende recepire quella accezione? La
    Regione Emilia-Romagna ritiene possa farsi un passo avanti, così
    come hanno fatto altri centri, sempre finanziati dall'ente pubblico,
    in Emilia-Romagna com'è il centro di Modena per la bioarchitettura
    che indica invece materiali con uno spettro di utilizzo di
    tecnologie industriali e di materiali non naturali, più largo?
    Queste credo siano domande alle quali sarebbe bene che la rRgione
    fornisse una risposta nel momento in cui decide di procedere con una
    legge di questa natura.
    Non mi convince la burocrazia dei piani d'azione anche nei Comuni
    da cinquemila abitanti.
    Il problema è la sostanza, il punto nodale negli acquisti verdi sta
    nel compiere progressi per far sì che la nostra economia possa
    competere meglio a livello internazionale, sapendo che oggi il
    futuro deve essere un futuro compatibile e pertanto diversamente si
    rischia di dotarsi - come hanno fatto molti Comuni - di moltissime
    costruzioni ambientalmente non sostenibili che oggi fra l'altro
    nessuno vuole acquistare. Oggi si vede che tale scelta non era un
    vantaggio né per le imprese, né per la collettività, né per l'ente
    pubblico. Grazie .
    GIOVANNI MARIA CASARINI - assessore ambiente COMUNE DI SAN MARTINO
    IN RIO
    Chi parla dopo diversi interventi interessanti dà un grosso
    vantaggio alla platea, cioè riesce a parlare molto più brevemente
    perché molte cose interessanti sono state dette, anche in relazione
    ad alcune integrazioni o modifiche della proposta di legge.
    Condivido il progetto nella sua essenza, in quanto lo ritengo
    assolutamente importante, inderogabile, ma alcune osservazioni come
    l'esigenza di ampliare gli enti, quella di chiarire i prodotti
    verdi, l'esigenza di distinguere tra piani e acquisti mi convincono,
    e credo che debbano essere tenuti in considerazione dalla
    Commissione che poi lavorerà sul progetto di legge.
    Due appunti brevissimi, notazioni più politiche che tecniche. Parto
    da un esempio. L'altro giorno c'era la conferenza dei sindaci a
    Reggio Emilia convocata dalla Provincia sul piano dell'aria e
    pensavo all'esperienza fatta di recente dal comune di San Martino in
    Rio, di settemila abitanti, che ha spostato, attraverso una nuova
    tangenziale, il 70% del traffico dal centro verso l'esterno. Dal
    confronto dei valori dell'aria prima e dopo tale operazione, ci si è
    resi conto che la situazione non è cambiata. Questo dato drammatico
    ci spinge a considerare che gli interventi a spot, fatti in un
    Comune singolo, in un gruppo di Comuni, non rivestono alcun
    significato.
    Con il passare del tempo, ci si avvede che l'area di pianificazione
    e di coerenza delle iniziative debba essere sempre più vasta:
    interprovinciale, regionale e per quanto riguarda l'inquinamento
    addirittura interregionale. Non sposta nulla un intervento anche
    virtuoso di un singolo Comune. Dicasi lo stesso per i rifiuti, per
    la pianificazione degli investimenti in tecnologia sullo
    smaltimento, lo stesso vale per gli acquisti verdi.
    Credo - lo diceva anche il presidente della Nuova Geovis il cui
    intervento condivido in pieno - sia indispensabile questa legge, va
    fatta in modo cogente per evitare che ci sia la difficoltà di molti
    Comuni. Il farlo in modo cogente - e mi spiace che il presidente
    della Confindustria non abbia colto questo aspetto che riguarda le
    aziende - questo è scritto nel progetto che sta portando avanti il
    Comune di Reggio Emilia con il Comune di Cavriago - comporta che gli
    acquisti verdi - leggo testualmente - spingono a promuovere
    l'innovazione di processo e di prodotto nelle imprese locali,
    inducendo attraverso la procedura degli appalti pubblici migliori
    prestazioni ambientali sociali e gestionali.
    La premessa è che la Regione deve maggiormente coordinare gli
    interventi di politica ambientale. Sta facendo molte cose egregie,
    però non è possibile che il piano d'azione ambientale, il piano
    energetico, gli acquisti verdi vadano tutti per loro conto. Ci deve
    essere un momento di grande coordinamento fra queste politiche per
    evitare di fare alcune azioni che contrastino l'una con l'altra. Una
    maggiore capacità di coordinamento fa sì che queste politiche
    assumano una forza molto maggiore.
    Ho l'impressione che uno dei limiti del piano d'azione ambientale
    sia il fatto che da una parte si finanziano i FAP - secondo me ha un
    riscontro bassissimo - dall'altra non si dà peso al fatto che
    dovrebbero essere finanziati progetti integrati con l'università per
    lo studio di prodotti ecocompatibili e facilmente riciclabili, cioè
    l'eco - design. Questo è un percorso di grandissima importanza che
    ci porterà ad una diminuzione dei rifiuti e ad una capacità maggiore
    di avere tonnellate di smaltimento sempre inferiori, comportando al
    tempo stesso una riduzione dei costi di smaltimento, dei costi di
    produzione dei rifiuti e dei costi delle tecnologie.
    Penso che uno degli aspetti fondamentali degli acquisti verdi sia
    quello di spingere l'industria a produrre in modo diverso.
    Ritengo altresì che vada non sottovalutato, in quanto momento di
    grande importanza, il ruolo della Regione in termini di sviluppo, di
    stimolo, di confronto con l'Università, per la progettazione di eco
    design e di prodotti ecocompatibili e facilmente riciclabili.
    Grazie .
    SERGIO GOLINELLI - Assessore all'Ambiente della Provincia di Ferrara
    Buongiorno a tutti. Non interverrò tanto nelle questioni
    fondamentali che sono state poste nel merito e testimoniano il fatto
    che vi è la consapevolezza dell'utilità di questo strumento. E'
    chiaro che uno strumento per essere utile non deve soltanto aderire
    a una scelta ideale, ma deve essere concretamente realizzabile,
    perché questa scelta si trasformi in azioni concrete che vadano
    nella direzione voluta. Ho ascoltato con grande interesse tutti
    coloro che hanno indicato criticità da superare per rendere questo
    mezzo effettivamente efficace.
    Ritengo che sia assolutamente opportuno che la Regione si doti di
    uno strumento legislativo e che lo faccia in questo momento. E' vero
    che la Regione attraverso diverse azioni si è impegnata nel campo
    della promozione degli acquisti verdi, così come tanti enti locali
    nel nostro territorio, tra l'altro mettendo a disposizione un
    patrimonio di esperienze dalle quali si possono trarre utili
    indicazioni anche per mettere a punto questo strumento.
    L'intervento legislativo interverrebbe a valle di una volontà
    espressa dal nostro sistema regionale di andare in questa direzione,
    attraverso strumenti non solo volontari, ma anche normativi, perché
    gli enti locali, gli enti territoriali, pianificando, possono
    introdurre regole all'interno della loro attività. Ad esempio, noi
    siamo arrivati agli acquisti verdi attraverso il piano rifiuti;
    quindi non è più una scelta volontaria, ma diventa una scelta in
    campo normativo, seppure a un livello diverso da quello legislativo.
    Il fatto che la Regione adotti lo strumento legislativo è di
    rilevanza fuori di discussione, in quanto fornisce dignità a questa
    scelta. Non soltanto il piano d'azione, l'attività di
    pianificazione, ma si dà dignità legislativa ad una scelta che
    riteniamo fondamentale.
    E' importante in questo momento non soltanto perché la crisi
    ambientale ci obbliga a fare scelte coerenti, ma anche perché in
    questa fase di crisi anche economica - come sappiamo le crisi sono
    momenti di selezione dell'apparato produttivo - è opportuno che
    questa selezione vada in un senso piuttosto che in un altro. Il
    momento di crisi non può essere indirizzato soltanto al salvataggio,
    ma anche a selezionare il salvataggio, affinché il sistema che
    uscirà dalla crisi sia più sostenibile di quello che vi è entrato.
    Mi sembra il momento giusto per recepire uno strumento come questo,
    tenendo conto delle osservazioni fatte, perché sarebbe un'occasione
    persa se esso non dispiegasse totalmente le sue possibilità.
    Da questo punto di vista vorrei introdurre alcuni spunti che
    nell'esperienza si sono rivelati importanti. Tra le finalità, al
    comma 2 dell'articolo 2 del progetto di legge, secondo me è
    opportuno inserire la difesa degli ecosistemi e della biodiversità,
    tra i criteri che servono a selezionare gli acquisti.
    Occorre anche favorire la filiera corta, in questo senso rendere
    esplicito tale elemento mi sembra rilevante. Il concetto di filiera
    corta non è soltanto applicabile all'agricoltura, ma anche agli
    altri sistemi produttivi. Ad esempio, nel campo dell'energia
    possiamo soddisfare il nostro bisogno attraverso l'acquisto di una
    fonte energetica che magari ci porta nell'Asia centrale piuttosto
    che nell'Africa sub sahariana, di conseguenza i relativi flussi
    economici arriverebbero fin lì.
    Se invece ci rivolgiamo all'artigiano e ci facciamo sostituire gli
    infissi, la filiera si accorcia notevolmente e buona parte del
    flusso economico si ferma più vicino a casa nostra, con gli indubbi
    vantaggi per un sistema economico che potrebbe orientarsi verso il
    sostegno della comunità e il rafforzamento dei legami all'interno
    della comunità piuttosto che indurre fenomeni geopolitici
    assolutamente incontrollabili. Mi sembra che l'indicazione della
    filiera corta possa essere un utile riferimento. E' implicita in
    diverse cose ma non mi sembra sbagliato introdurla.
    Altrettanto utile è introdurre il criterio della responsabilità
    sociale. Spesso viene introdotto in strumenti che afferiscono
    all'ambiente quali altri aspetti della responsabilità sociale - tra
    l'altro è in via di definizione una nuova norma della famiglia ISO
    23000 che parla di responsabilità sociale e va ad aggiungersi alla
    SA 8000 che fa parte di una categoria più ampia. Ci sono
    registrazioni che non solo ci consentono di selezionare i prodotti
    per la qualità ambientale, ma anche per la qualità sociale degli
    acquisti.
    Ritengo sia importante finanziare la ricerca al fine di individuare
    quali sono i prodotti verdi e quali non lo sono, ci sono strumenti
    di analisi come quella del ciclo di vita che ci consentono di
    valutare in modo scientifico quali sono gli effetti della
    produzione, dell'uso e dello smaltimento di questi prodotti. Una
    legge regionale potrebbe finanziare un'attività di ricerca non di
    base, ma applicata, che ci consentirebbe di selezionare gli acquisti
    verdi.
    Nell'affrontare il problema della parità dei costi, a mio avviso,
    bisogna andare oltre il paragone bene con bene fatto sul prezzo di
    acquisto, considerando invece il ciclo di vita. Ci sono beni che
    hanno un prezzo superiore, ma che comportano risparmi. Questo
    concetto in ogni caso andrebbe applicato non tanto al prezzo
    d'acquisto, ma alla dimensione più generale dell'utilizzo del bene o
    del servizio che si andrà ad acquisire.
    Ci sono infine altre azioni che qui non vengono menzionate, sia di
    carattere regionale come Intercenter, sia di carattere nazionale (il
    piano di azione degli acquisti verdi, le linee guida che stanno
    uscendo) che andrebbero invece citate per capire che relazione c'è
    tra l'azione che la regione vuole intraprendere e il resto. Grazie.
    BEATRICE GRASSELLI - Assessore all'Ambiente del Comune di
    Casalecchio
    Grazie Presidente, essere l'ultimo intervento semplifica la
    strutturazione dell'intervento stesso, molte cose sono state già
    dette e mi ritrovo in molte osservazioni precedenti.
    Vorrei sottolineare l'importanza del progetto di legge per le
    amministrazioni comunali - come nel caso di Casalecchio - che si
    sono volute impegnare in progetti legati alla riduzione
    dell'impronta ecologica, sia rivolgendosi ai cittadini, attraverso
    un progetto chiamato Cambieresti che ha impegnato un centinaio di
    famiglie per oltre un anno e mezzo a ridurre l'impronta ecologica,
    sia coinvolgendo anche l'amministrazione comunale stessa, proprio
    per dare il buon esempio, impegnata a intraprendere pratiche
    virtuose.
    E' chiaro che un progetto di legge di questo tenore consente ai
    Comuni che hanno intrapreso tale scelta di avere le linee guida
    necessarie a dare sostanza ad un indirizzo politico. Spesso le
    amministrazioni trovano difficoltà nel riuscire a dare all'apparato
    tecnico dell'amministrazione comunale - dirigenti e responsabili
    della struttura - delle indicazioni precise per attuare quello che è
    un indirizzo.
    Ben vengano quindi linee guida molto chiare anche su quelli che
    sono realmente i prodotti sostenibili, così come l'azione di
    coordinamento su scala più ampia che la regione deve compiere. Come
    qualcuno ha già sottolineato prima di me, non si possono lasciare
    azioni di questo genere alla singola volontà dei singoli
    volenterosi, ma è proprio necessaria un'azione di coordinamento più
    ampia che possa dare forza a questa scelta.
    Ritengo che tutto il tema legato all'aspetto economico e di
    rilancio dell'economia in una fase di recessione sia assolutamente
    da non sottovalutare, nel senso che attraverso un progetto di legge
    come questo, se realmente applicato su scala ampia si può pensare ad
    un rilancio dell'economia, ma soprattutto a un rilancio del tessuto
    locale.
    In questo senso è importante ragionare in termini di filiera corta.
    La filiera corta, che sta dando risultati importanti nel campo
    agroalimentare, può, se declinata con successo, dare risultati anche
    in altri settori. Significherebbe dare slancio ad un sistema
    produttivo attraverso la costituzione di un sistema virtuoso che
    possa sostenere le imprese locali e l'economia di un territorio.
    Un altro elemento: si è parlato di costi di prodotto e del
    tentativo di far sì che i prodotti verdi non siano più costosi e che
    abbiano una priorità solo se hanno uno stesso costo rispetto ai
    prodotti convenzionali.
    Penso che in questo senso dobbiamo fare uno sforzo di ragionamento
    legato ai costi indiretti. I costi ambientali sono anche costi
    indiretti, quindi scegliere di acquistare un prodotto verde
    significa anche ridurre i costi sull'ambiente che ricadono in
    maniera indiretta sui cittadini.
    Non a caso per le amministrazioni comunali il tema degli imballaggi
    degli acquisti verdi si pone quando si parla di rifiuto, cioè
    scegliere un prodotto che abbia una lunga vita, che sia riciclabile
    significa anche avere meno costi di smaltimento di rifiuti, il che
    significa per un amministrazione comunale avere meno costi. Questo è
    un tema che va ricondotto in una logica di visione di sistema
    economico come sistema di relazioni ecologiche e quindi in questo
    senso ritengo che se questa legge potrà avere questa funzione di
    coordinamento a livello regionale, potrà anche concretamente
    contribuire a dare un'altra chiave di lettura dei bilanci pubblici.
    Grazie .
    Il presidente NERVEGNA ringrazia tutti i presenti e sottolinea
    l'importanza degli interventi svolti. La Commissione ne terrà conto
    nel corso dei propri lavori di discussione ed esame del progetto di
    legge.
    La seduta termina alle ore 12,10.
    Verbale approvato nella seduta del 9 dicembre 2008.
    La Segretaria Il Presidente
    Claudia Cattoli Antonio Nervegna
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