Testo
Verbale n. 26 del 2008
Seduta del 24 novembre 2008
Il giorno 24 novembre 2008 alle ore 10,30 si è riunita presso la
sede dell'Assemblea Legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50, in
Udienza conoscitiva la Commissione Bilancio Affari Generali ed
Istituzionali, convocata con nota prot. n. 25692 del 10 novembre
2008.
Partecipano alla seduta i Consiglieri:
Cognome Qualifica Gruppo Voto
e nome
NERVEGNA Presidente Forza Italia - 5 presente
Antonio Popolo della Libertà
BERETTA Vice Partito Democratico 6 presente
Nino Presidente
MANFREDINI Vice Lega Nord Padania 3 assente
Mauro Presidente Emilia e Romagna
AIMI Componente Alleanza Nazionale - 4 assente
Enrico Popolo della Libertà
BORTOLAZZI Componente Partito dei Comunisti 1 assente
Donatella Italiani
CARONNA Componente Partito Democratico 1 presente
Salvatore
DELCHIAPPO Componente Gruppo Misto 1 assente
Renato
GUERRA Componente Verdi per la Pace 1 assente
Daniela
LUCCHI Componente Partito Democratico 3 assente
Paolo
MASELLA Componente Partito della Rifondazione 2 assente
Leonardo Comunista
MAZZA Componente Sinistra Democratica per il 2 assente
Ugo Socialismo Europeo
MONACO Componente Per l'Emilia-Romagna 1 assente
Carlo
MONARI Componente Partito Democratico 4 presente
Marco
MONTANARI Componente Partito Democratico 3 assente
Roberto
NANNI Componente Italia dei Valori 1 assente
Paolo con Di Pietro
NOE' Componente UDC - Unione dei Democratici 1 assente
Silvia Cristiani e Democratici di Centro
RICHETTI Componente Partito Democratico 3 presente
Matteo
RIVI Componente Partito Democratico 3 presente
Gian Luca
SALOMONI Componente Forza Italia - 4 presente
Ubaldo Popolo della Libertà
ZANCA Componente Uniti nell'Ulivo - SDI 1 assente
Paolo
Presiede la seduta: Antonio Nervegna
Assiste la Segretaria: Claudia Cattoli
UDIENZA CONOSCITIVA
24 novembre 2008 ore 10,30
sul progetto di legge:
Progetto di legge di iniziativa della consigliera Guerra:
Introduzione di criteri di sostenibilità ambientale
negli acquisti della pubblica amministrazione
(ogg.1019)
Relatore consigliera Daniela Guerra
Partecipano:
Ara Daniele PROBER
Barbani Moreno CNA - Emilia Romagna
Boattini Claudia Responsabile CNA Costruzioni E.R.
Casarini Giovanni Assessore ambiente del Comune di San
Maria Martino In Rio
Faso Stefano Comune di Modena
Gezzi Marilena Comune di S. Giovanni in Persiceto
Ghermandi Leonardo Presidente del Consorzio Italiano
Compostatori
Golinelli Sergio Assessore Ambiente della Provincia di
Ferrara -
Govoni Pier Paolo UGL Bologna
Grasselli Beatrice Assessore ambiente del Comune di
Casalecchio di Reno
Guidi Ortensina Intercent-ER
Lombardi Carlo Confindustria Emilia-Romagna
Lucà Anna Maria A.P.M.I Modena (Ass. Piccole e Medie
Imprese)
Mazzini Luciano Assessore ambiente del Comune di Imola
Mazzoni Patrizia Assessore ambiente del Comune di
Cavriago
Montanari Massimo WWF Emilia-Romagna
Nardo Valeria Comune di Ferrara
Poggi Andrea ANCE (Ass. Nazionale Costruttori Edili)
Emilia-Romagna
Ramazzotti Donata Comune di Faenza
Vigarani Alfredo Consigliere Gruppo Verdi della
Provincia di Bologna -
Il presidente NERVEGNA dichiara aperta la seduta e introduce
l'udienza conoscitiva sul progetto di legge ogg. 1019 d'iniziativa
della consigliera Guerra Introduzione di criteri di sostenibilità
ambientale negli acquisti della pubblica amministrazione . Informa
che il relatore della Commissione consigliera Guerra non può essere
presente per concomitanti impegni istituzionali all'estero.
Invita quindi gli intervenuti a prendere la parola.
LUCIANO MAZZINI - Assessore all'Ambiente del Comune di Imola
Grazie Presidente. Il Comune di Imola da circa tre anni e mezzo ha
intrapreso la strada degli acquisti verdi, devo dire anche con un
po' di difficoltà rispetto all'inizio, rispetto alle risposte che
potevamo trovare in Intercenter, che ultimamente ha aumentato il
numero di prodotti riguardanti gli acquisti verdi, ma in misura non
sufficiente rispetto alle esigenze e alle potenzialità.
Da questo punto di vista credo che le finalità della legge siano
condivisibili, ovvero è innegabile che c'è una funzione degli enti
locali, quella di promuovere determinate pratiche. Qui ci riferiamo
a un movimento importante di merci e risorse economiche, quindi un
sostegno importante a un mercato emergente sempre crescente che
ancora oggi fa fatica ad affermarsi, per cui credo che indicare ai
Comuni e alle Province un percorso attraverso il quale si possa
incrementare e raggiungere obiettivi assolutamente realizzabili e
credibili sulla possibilità di acquisti verdi, possa essere un atto
condivisibile e che sia anche coerente con altri provvedimenti che
sta assumendo la Regione stessaq.
Ritengo che nelle nostre azioni ci debba essere un filo conduttore.
Gli acquisti verdi sono presenti nel piano triennale per l'ambiente,
ma credo che vadano inseriti in un piano più organico e all'interno
di un obiettivo che la Regione si pone, altrimenti rischiano di
essere lasciati all'autonomia dei Comuni e comunque di essere
risorse messe una tantum e che non danno invece un risultato di
sistema che può essere molto importante. Da questo punto di vista
non mi soffermo sulla valenza del tipo di materiali e delle finalità
della legge, ma credo che sia un'occasione da sfruttare.
CARLO LOMBARDI - Confindustria Emilia-Romagna
Grazie Presidente. Ringraziamo per l'opportunità di poter
intervenire su un tema di particolare rilevanza, quale quello degli
appalti e degli acquisti della pubblica amministrazione.
Quando parliamo di particolare rilevanza, il riferimento non è solo
agli ordini di grandezza economica complessiva di questo settore (in
Italia parliamo di circa 70 miliardi di euro nel 2007 spesi in
appalti, all'interno dell'Unione europea siamo sui 1.800 miliardi di
euro nel 2007). La rilevanza è anche nella valenza che gli appalti
hanno in termini di strumento di politica economica e di politica
tout court, in quanto tramite questi si vanno a toccare temi quali
politiche ambientali e politiche sociali.
Il quadro di riferimento giuridico è molto ampio e complesso: sul
piano europeo, abbiamo le direttive quadro del 2004 che intervengono
in un contesto in cui l'Europa si era già data un obiettivo di
sviluppo sostenibile pochi anni prima, poi c'é la comunicazione
della Commissione europea sul green public procurement e due altre
comunicazioni sullo sviluppo sostenibile, produzione e consumo
sostenibile che prefigurano delle misure in tema di
eco-progettazione eco-design, etichettatura energetica. Ovviamente
queste misure andranno ad influenzare il tema degli acquisti verdi.
L'obiettivo a livello europeo è quello di delineare un quadro il più
possibile omogeneo, non dico armonizzato, ma un quadro di
riferimento politico e normativo univoco, per migliorare ed
accrescere le performance ambientali di prodotti e servizi.
A livello nazionale, abbiamo il codice dei contratti pubblici
(decreto legislativo n. 163 del 2006) e più recentemente, credo di
qualche mese fa, il piano d'azione nazionale per la sostenibilità
ambientale dei consumi nel settore della P.A. Accanto a questi c'è
una rilevante attività giurisprudenziale nazionale, che nel corso di
questi anni è intervenuta in modo puntuale su alcuni aspetti
inerenti le fasi in cui si articolano le procedure d'acquisto.
A fronte di questa notevole produzione normativa, c'è da dire che
le politiche degli acquisti verdi in Europa come anche in Italia non
è che brillino per velocità né per pervasività per alcune ragioni,
menzionate anche dalla Commissione europea nelle sue comunicazioni:
difficoltà di accesso a criteri ambientali sufficientemente diffusi;
insufficienti informazioni circa i costi totali lungo il ciclo di
vita dei prodotti cosiddetti ecologici e soprattutto incertezze di
tipo giuridico per l'inserimento di requisiti ambientali nelle
procedure di gara.
La situazione in Europa a 27 membri è riassunta in un prospetto in
cui si vede che le politiche di acquisti verdi sono attuate con
intensità diverse e comunque ricorrendo in prevalenza a strumenti
volontari, quasi mai a norme cogenti. Nella maggior parte dei casi
si ricorre ad accordi di programma e solo in un nucleo piuttosto
ristretto di Paesi che fanno parte del nucleo a 15 dell'Unione
europea (quindi Paesi originari dell'Unione europea) Vi sono delle
politiche piuttosto avanzate con delle soglie di acquisti verdi
piuttosto elevate. Questo non accade perché l'abbiano sancito delle
norme, ma perché a monte vi è un segmento di mercato ricettivo sugli
acquisti verdi, vi è una domanda di prodotti ecosostenibili capaci
di generare un vantaggio competitivo in chi li produce.
L'Emilia Romagna su questo versante, con qualche punta di orgoglio,
possiamo dire che è molto avanzata in tema di imprese in grado di
assicurare criteri di gestione ambientale o la produzione di
prodotti ecosostenibili: ad esempio, siamo primi in Italia sul
numero di certificazioni EMAS, credo che siano circa 320, un terzo
del totale nazionale, siamo anche ben posizionati sulle
certificazioni ISO 14001.
Il quadro europeo e anche nazionale però fa vedere che l'assenza di
condizioni, ampiamente diffuse in un settore dove tecnologia,
innovazione e domanda di mercato necessariamente precedono il
momento normativo, ha suggerito cautela al legislatore sia europeo
sia a quello nazionale nel definire tetti, soglie vincolanti di
acquisti verdi, al fine di evitare distorsioni nel funzionamento del
mercato interno e quindi nella concorrenza.
Sul piano normativo, che è l'aspetto che la Commissione enfatizzava
nella propria comunicazione, l'ostacolo all'utilizzo degli acquisti
verdi è dovuto all'incertezza giuridica. Nel nostro paese questo
tema è stato oggetto di diverse pronunce del giudice amministrativo
che negli anni hanno teso ora ad ammettere ora ad escludere che il
possesso di certificazione ambientale possa essere un criterio
premiale nella valutazione dell'offerta economicamente più
vantaggiosa.
Sappiamo che le fasi che compongono la procedura di acquisto sono:
definizione dell'oggetto dell'appalto, definizione del capitolato
tecnico, criteri di selezione dei candidati, criteri di
aggiudicazione dell'appalto, modalità di esecuzione.
Il codice degli appalti, seguito dal suo regolamento attuativo, è
intervenuto per fare una qualche chiarezza sul tema ,anche se poi è
stato oggetto di ricorsi da parte delle Regioni in merito
all'attribuzione o meno di potestà normativa a queste in relazione
alle varie fasi.
Tuttavia, un elemento ormai più o meno acquisito sta nella
possibilità per le stazioni appaltanti di inserire in ogni fase
della procedura di gara considerazioni di carattere ambientale tra i
requisiti da richiedere ai candidati, con alcuni distinguo.
Un primo distinguo è che la previsione di sistemi di gestione
ambientale è ammissibile solo ai fine della valutazione delle
capacità tecniche dei fornitori, non nella definizione del
capitolato, dell'oggetto dell'appalto, in quanto il possesso di
certificazione EMAS piuttosto che ISO 14001 non determina un impatto
diretto sulle caratteristiche ambientali del prodotto oggetto di
gara, mentre il riferimento ad eco-etichette europee tipo ECOLABEL
può essere inserito tra le specifiche tecniche, a condizione,
secondo quanto previsto dal legislatore comunitario, che non venga
considerato come requisito cogente.
C'è qualche disallineamento tra legislatore europeo e quello
nazionale in relazione al tipo di appalti all'interno del quale
inserire acquisti verdi, se l'appalto è di lavori, di forniture o di
servizi. Per il legislatore comunitario è possibile richiedere
requisiti tecnici e professionali di tipo ambientale solo per gli
appalti di lavori e servizi, non per quelli di forniture, perché nel
caso di lavori e servizi esiste un nesso diretto tra oggetto
dell'appalto e capacità del prestatore, nesso non direttamente
ravvisabile, invece, nel caso di appalti di forniture.
L'Italia su questo versante, in particolare il codice degli
appalti, dà segnali non univoci. Da un lato si allinea, dall'altro
lato ammette l'inclusione di criteri ambientali quali EMAS o ISO
quali requisiti di capacità tecnica negli appalti di lavori.
Il quadro normativo è molto complesso, non si presta ad una lettura
univoca ed è in costante divenire. Il contesto in cui si affaccia il
progetto di legge della consigliera Guerra vede l'Emilia Romagna già
attiva in materia di acquisti verdi, attraverso la legge n.11 del
2004 che ha istituito l'Agenzia Intercenter e che colloca non
casualmente all'articolo 1, tra gli obiettivi, quello di sviluppare
in questa regione acquisti sempre più verdi.
Il progetto di legge presenta, a nostro avviso, diverse criticità
nei quattro articoli di cui si compone: la prima è che pone un tetto
vincolante del 60% degli acquisti verdi da parte della pubblica
amministrazione come obiettivo da raggiungere nell'arco di un
triennio, laddove la Commissione europea non pone obiettivi
vincolanti e comunque la soglia individuata è quella di un 50%, ma
non è vincolante.
I settori prioritari indicati dal progetto di legge non coincidono
almeno in parte con quelli indicati nelle comunicazioni europee e
poi si ha l'impressione che i criteri ecologici cui fa riferimento
possano anche essere diversi da quelli che sono in corso di
definizione a livello europeo.
Un'altra considerazione: il progetto di legge individua il termine
di novanta giorni dall'approvazione della legge per la definizione
di questi criteri. Se consideriamo il tempo che è occorso e che
tuttora occorre a livello europeo e nazionale per la definizione di
criteri uniformi - un lavoro di molti mesi -, dare un limite di
novanta giorni, tre mesi, dall'approvazione della legge, per
definire eventuali ulteriori criteri regionali, si traduce in un
termine piuttosto stretto.
Il testo poi all'articolo 2 presenta una indeterminatezza lessicale
che, a nostro avviso, sfocia in un'incertezza di tipo giuridico
quando al comma 2 - leggo testualmente - le amministrazioni debbono
tenere conto dei suddetti criteri nelle procedure di selezione degli
approvvigionamenti pubblici .
Il riferimento alla selezione, per quanto riferivo prima, non ha
fondamento giuridico: non è possibile prevedere, pena esclusione, il
riferimento a criteri ambientali nella selezione; pertanto si tratta
o di un errore o del risultato di una scelta deliberata del progetto
di legge, in questo caso la norma si porrebbe in evidente contrasto
con la disciplina sia nazionale che europea in tema di concorrenza e
questo è stato anche oggetto di una pronuncia della Corte
costituzionale proprio in merito al ricorso delle Regioni contro il
codice degli appalti.
C'è infine da tenere in considerazione il gravame amministrativo
che una disciplina regionale così impostata comporterebbe sia in
termini di programmazione della gara, che di costi procedurali. Fare
una gara costa, individuare un 60% di prodotti che deve essere
fornito dai produttori regionali o nazionali ha dei costi e dei
tempi, non è facile, c'è il rischio che vadano deserte e comunque
tutto crea un aggravio amministrativo burocratico in capo alle
stazioni appaltanti.
Per concludere, riteniamo che criteri definiti in modo disallineato
- condivido il riferimento al quadro organico che faceva il relatore
che mi ha preceduto - rischierebbero di porre molte delle gare
indette dalla Regione in contrasto con la disciplina sulla
concorrenza.
Crediamo che occorra valutare con molta attenzione l'opportunità in
questo ambito, quello degli appalti, e in questo momento specifico,
di un'iniziativa autonoma regionale. Il rischio di un fai da te
regionale è che l'esigenza di intervenire a questo livello vada
tutto a detrimento della qualità e soprattutto della certezza
giuridica. Grazie.
ALFREDO VIGARANI - Consigliere Gruppo Verdi della Provincia di
Bologna
Volevo esprimere un apprezzamento particolare per questo progetto
di legge che, a mio avviso, si inserisce molto bene, come è spiegato
nella parte iniziale della relazione, in un percorso che porta la
nostra Regione ad allinearsi agli orientamenti prevalenti che si
muovono in campo europeo sul tema della sostenibilità e sulla
corretta gestione delle risorse ambientali.
In questo campo è evidente, e i dati parlano chiaro, che gli
acquisti delle pubbliche amministrazioni rivestono un ruolo
assolutamente significativo e di rilievo, in particolare mi
riferisco alla percentuale che nel nostro Paese questo genere di
acquisti va a rivestire.
Volevo intervenire soprattutto per apprezzare un aspetto che è
quello indicato all'articolo 3 del progetto di legge, che spiega il
ruolo che dovrebbe avere la Regione nella gestione di questa norma.
A mio avviso è importante che la Regione sia individuata come
l'autorità competente per il monitoraggio dell'applicazione di
questa norma, perché la Regione più di ogni altro ente ha le
strutture e il peso specifico per poter intervenire sugli enti
locali, a livello regionale, per vigilare sulla corretta
applicazione di una normativa assolutamente importante.
Non sono spaventato dai rischi di rigidità evidenziati dal
rappresentante di Confindustria che comprendo, ma non posso
condividere in quanto ci troviamo di fronte a rigidità ben diverse
su scala globale che ci vengono imposte da una serie di segnali
gravissimi in termini di cambiamenti climatici, a fronte dei quali
credo sia ora di rompere gli indugi attraverso l'assunzione non dico
di provvedimenti di tipo draconiano, però almeno di qualche misura
significativa, politicamente coraggiosa. Operare diversamente
significherebbe non rendersi conto abbastanza del frangente in cui
ci troviamo.
In qualità di capogruppo del gruppo consiliare dei Verdi in
Provincia, sosterrò dal punto di vista politico istituzionale, il
percorso di questo articolato sul quale mi sento però di fare una
proposta di emendamento.
Mi chiedo, in particolare, perché vincolare l'applicazione di
questa normativa soltanto a Regione, Provincia e Comuni con
popolazione superiore a 5.000 abitanti. A mio avviso esiste tutto un
ambito del sistema pubblico che deve essere ricompreso da
provvedimenti di questo tipo, mi riferisco alle aziende Ausl, alle
Università, agli Acer, a tutto il sistema delle partecipate, alle ex
municipalizzate, credo che tutto il sistema pubblico dovrebbe
sentirsi coinvolto in questo ambito normativo.
Ritengo che una normativa di questo genere debba essere allargata a
tutto il sistema pubblico, poi non so se effettivamente ci siano
delle incongruenze -come quelle che venivano rilevate dal relatore
precedente - in tema di correttezza dei criteri indicati per le
procedure di selezione - non ho una formazione giuridico
amministrativa -, tuttavia mi viene da pensare che in molti casi,
per esempio a parità di punteggi, vengono indicate delle
caratteristiche che possono considerarsi premiali.
L'individuazione di criteri che possano premiare un comportamento
virtuoso costituisce, a mio avviso, un segnale di civiltà prima
ancora che di correttezza amministrativa e istituzionale. Faccio la
battaglia politica e accetto di farla per cambiare norme che
andrebbero in direzione opposta a quella che invece le condizioni
generali ci impongono. Grazie .
PATRIZIA MAZZONI - Assessore all'Ambiente del Comune di Cavriago
Reggio Emilia
Buongiorno a tutti. Il mio intervento è teso a dare valenza a
quelli che sono gli obiettivi contenuti nel progetto di legge che
oggi discutiamo. Esperienze di acquisti verdi sono già avviate in
alcuni Comuni della nostra regione, non a caso sono a rappresentare
non soltanto il mio Comune di residenza, Cavriago, in provincia di
Reggio Emilia, ma anche il Comune di Reggio Emilia, in quanto dal
2004 i nostri due Comuni hanno dato vita a un'esperienza denominata
Reggio acquista verde , partecipando ad un bando ministeriale delle
Agende 21.
Questo progetto aveva in sostanza la volontà di determinare le
scelte, dei criteri assolutamente volontari, di portare all'interno
dell'amministrazione dei criteri di gestione di eco-sostenibilità.
Il mio Comune è un piccolo Comune di 9.500 abitanti e dal 2002
aveva assunto nelle proprie politiche le certificazioni ISO EMAS e
la contabilità ambientale, quindi di fatto il partecipare a questo
progetto degli acquisti verdi rappresentava sostanzialmente un
criterio di razionalità e di coerenza rispetto alle politiche
ambientali dell'ente. In sostanza, portando a conoscenza di questa
Commissione gli obiettivi del progetto, si intendono appoggiare i
criteri positivi assolutamente innovativi e determinanti della
volontà di un'amministrazione di dotarsi di criteri di gestione
sostenibili.
Il progetto acquista verde aveva i seguenti obiettivi che vi
riassumo: mirava e mira tuttora a dare continuità e coerenza alle
recenti politiche per lo sviluppo sostenibile dei due enti,
proponendo e ponendo l'attenzione sugli impatti ambientali diretti e
indiretti derivanti dalle proprie attività e partendo dalla
revisione delle politiche d'acquisto. Il progetto prevede l'attività
di partecipazione dei servizi degli enti, con il coinvolgimento
diretto degli uffici dell'amministrazione che effettua gli acquisti
e delle comunità locali e del Forum di Agenda 21 locale. Mira alla
diffusione nel personale dell'ente, nelle imprese fornitrici e
presso la cittadinanza, della consapevolezza e delle implicazioni
del consumo e degli acquisti sostenibili, così come tende al
risparmio economico ambientale e sociale nel medio e lungo termine
in una logica di continuo miglioramento.
In prospettiva, è possibile prevedere l'introduzione, attraverso la
procedura degli appalti pubblici, di migliori prestazioni
ambientali, sociali e gestionali e la sistematizzazione dei criteri
negli acquisti di tutti i settori e in alcuni casi la previsione di
criteri ambientali supplementari o una sensibilizzazione sul
corretto uso e smaltimento del prodotto.
Il progetto acquista verde mira altresì a collegare il Comune di
Cavriago e di Reggio Emilia ai network internazionali sugli acquisti
verdi. I due Comuni hanno dato vita a questo progetto e intendono
proseguire nella diffusione e nella divulgazione di esso.
Nei due Comuni, gli acquisti verdi già realizzati vengono attuati
nei seguenti comparti: mense scolastiche con prodotti esclusivamente
biologici, arredi, pannelli in legno, materassi, carta, carta
igienica, salviette e simili, frigoriferi, fotocopiatrici, lampadine
a risparmio energetico, regolatori dei flussi dell'acqua, pannelli
fotovoltaici e solari negli edifici pubblici, impianti di
coibentazione, e requisiti volontari nelle RUE (Regolamento
urbanistico edilizio), quindi in uno s trumento urbanistico di
edilizia sostenibile.
Spero che il nostro piccolo intervento possa contribuire a far sì
che questo progetto di legge possa diffondersi a livello regionale,
creando quelle norme e quelle prescrizioni che oggi sono necessarie
soprattutto in realtà dove queste esperienze vengono fatte a livello
volontario. Grazie.
LEONARDO GHERMANDI - Presidente Consorzio italiano compostatori
Ringrazio di quest'occasione nella quale possiamo ragionare
sull'incremento degli acquisiti verdi da parte della pubblica
amministrazione. Il tema mi appassiona, mi ha fatto lavorare molto
anche nel corso degli ultimi anni, sinceramente con risultati
modesti. Ovviamente, rappresentando un consorzio di imprese che
producono compost, e quindi operante nel circolo dei rifiuti, tendo
a dare valore all'azione delle imprese in quanto tali. Racconto
alcune cose, prima di fare alcune osservazioni.
Oggi, al di là delle grandi affermazioni generali, dal punto di
vista pratico abbiamo lo strumento del decreto ministeriale n. 203
del 2003 che riguarda gli acquisti verdi nella pubblica
amministrazione. Mi sono occorsi due anni per riuscire ad
accreditare il compost con caratteristiche corrispondenti alla legge
sui fertilizzanti, definito oggi compost di qualità, come un
prodotto riciclato. Se non c'è, infatti, il riconoscimento che una
tipologia di prodotti è un prodotto ambientalmente corretto,
riciclato, corrispondente a quel tipo di caratteristiche normate
dagli acquisti verdi, ovviamente non si può dare luogo ad
un'attività concreta di acquisti.
Come impresa, Nuova Geovis di cui sono presidente, appena avuto il
riconoscimento del compost come prodotto coerente con gli acquisti
verdi, abbiamo avviato le procedure perché i nostri prodotti fossero
riconosciuti come prodotti coerenti, da poter mettere sul mercato
rispetto a questo tipo di attività, mi riferisco alla
documentazione, alla tipologia di prodotti, ai contenuti fisici e
chimici. L'iter si è bloccato, dal 2003 ad oggi sono passati cinque
anni, so che alcune imprese del settore tessile hanno ottenuto il
riconoscimento.
Credo che vi sia un punto fondamentale: se non acceleriamo
l'identificazione dei prodotti che possono essere acquistati,
diventa difficile sostenere che un soggetto pubblico ha acquistato
un prodotto coerente con gli obiettivi che deve perseguire, perché
alla fine non ci sono i prodotti, in altri termini non c'è la
classificazione e l'individuazione dei prodotti come tali.
A normative esistenti, questo riconoscimento dovrebbe avvenire a
livello nazionale, il problema pertanto che qui si pone è stabilire
se la Regione Emilia Romagna sviluppa un'azione sostitutiva, ossia
svolge delle azioni precise e coerenti perché l'identificazione dei
prodotti che possono essere acquistati esista concretamente. Si
tratta di un interrogativo che non so sciogliere dal punto di vista
normativo, ma lo sottolineo come elemento capace di orientare sulla
concretezza il problema come tale.
La seconda questione - proprio perché parliamo di acquisti e quindi
di azioni che nascono dall'identificazione di un bisogno, attraverso
l'identificazione del bisogno si fa una gara e attraverso la gara si
acquista un prodotto con determinate caratteristiche - è la
seguente: la normativa nazionale afferma che le Rgioni devono
identificare i soggetti pubblici obbligati a sviluppare le azioni di
acquisto, non i piani. In questo progetto di legge i soggetti
obbligati sono i Comuni, le Regioni e le Province e, come si
anticipava nell'intervento precedente, tutta una serie di altri
soggetti pubblici non sono individuati, non come soggetti che devono
fare dei piani, ma che devono agire concretamente per acquistare
prodotti.
A me pare che ciò costituisca un problema, in altri termini se una
normativa nazionale assegna alle Regioni l'identificazione di questi
soggetti, nel momento in cui si va a costruire la normativa è bene
che i soggetti obbligati agli acquisti pubblici siano identificati.
Rimanendo nell'ambito del settore del compostaggio, dico che forse
tutto il mondo forestale potrebbe essere coinvolto nell'azione degli
acquisti verdi e non solo relativamente alla gestione dei giardini e
dei parchi pubblici - sottolineo tale dato come elemento di più
generale riflessione rispetto all'individuazione dei soggetti
obbligati.
Un'altra questione: la normativa del decreto ministeriale n. 203
del 2003 identifica il 30% delle quantità di acquisto e le
regolamenta in un certo modo; qui si parla del 30% della spesa.
Orbene, spesa e quantità sono due concetti differenti; forse è
auspicabile trovare una relazione che consenta di chiarire questi
aspetti.
L'altro punto sul quale è necessaria una riflessione: il decreto
ministeriale già citato dispone che si devono fare gli acquisti
verdi in una determinata percentuale di quantità con costi non
superiori a prodotti di mercato, quindi pone un problema di
equilibrio nella gestione di finanza pubblica, orienta quindi il
problema ambientale in una capacità competitiva rispetto ai prodotti
esistenti. Questa indicazione permane come un'indicazione operativa
o non sussiste?
Altra questione a mio avviso molto intrigante per chi deve gestire
le attività pubbliche e la relativa qualità: se si ha l'obbligo di
acquistare una certa percentuale di prodotti verdi e questi non ci
sono perché il mercato non li produce in quantità sufficiente, cosa
succede? Abbiamo esperito le pratiche e siamo in regola o non
abbiamo raggiunto l'obiettivo indicato? Si tratta, a mio avviso, di
un nodo che va risolto.
Se diamo delle prescrizioni senza costruire la filiera operativa
capace di risolverle - che riguarda la costruzione dei prodotti, le
modalità di acquisto e la loro identificazione -, rischiamo di fare
delle operazioni che non sono quelle che vanno nella direzione della
soluzione dei problemi, ma delle azioni che sono oggettivamente ed
esclusivamente velleitarie perché fanno fatica ad essere realizzate.
Grazie .
CLAUDIA BOATTINI - Responsabile CNA Costruzioni Emilia-Romagna
Buongiorno presidente, grazie a tutti per l'occasione di esprimere
un parere su una questione molto rilevante. Penso che la proposta di
legge della consigliera Guerra sia un'utile provocazione, perché ci
aiuta a riflettere sul fatto che dopo tanti anni che si discute di
acquisti verdi, oggi parliamo di una normativa largamente
inapplicata nella nostra realtà.
Comuni virtuosi, enti pubblici virtuosi, se hanno voluto fare
sperimentazione nuova l'hanno fatta, come ad esempio il comune di
Correggio che ha costruito una splendida scuola, bandendo un appalto
in cui si prevedeva che fosse l'impresa candidata a fare proposte
innovative di utilizzo di materiali e di tecnologie per il risparmio
energetico e per la sostenibilità della struttura. Un nostro
consorzio di Modena ha vinto l'appalto perché ritenuta la più
adeguata e la più interessante economicamente per la soluzione degli
obiettivi che l'appalto si era posto.
Ora credo che la Regione Emilia Romagna debba fare un passo
ulteriore, dopo aver elaborato l'atto di indirizzo sulla
certificazione energetica e aver spiegato come sia opportuno per le
imprese intraprendere iniziative innovative che consentano di
affrontare la grave situazione economica. Ad esempio, le imprese di
costruzione hanno davanti una certa situazione: non c'è bisogno
dello studio del CRESME, noi sappiamo già da più di un anno che la
piccola impresa ha una sofferenza nelle costruzioni e nei margini
che queste danno. Dopo aver definito che si partiva noi e la Regione
Lombardia, nonostante non ci fosse a livello nazionale l'accordo
sufficiente per linee guida condivise da tutte le Regioni - e
pertanto si è partiti con la nuova normativa -, oggi siamo più
avanti che in altre realtà e l'imprenditore che vuole presentare un
progetto alla concessione edilizia sa quello che lo Stato vuole da
lui.
Qui nel testo lo sforzo non è stato sufficiente, credo che la
Regione Emilia Romagna debba fare propria questa tematica e fare uno
sforzo maggiore.
Relativamente all'obbligatorietà, sottolineo che obbligare i Comuni
a fare un piano è diverso dall'obbligare i Comuni a fare gli
acquisti e pertanto credo che sia necessario definire come tutte le
aziende partecipate dal pubblico, tutte le aziende tenute agli
appalti pubblici, debbano dotarsi di questa normativa.
Inoltre, siccome siamo in Italia e siccome una normativa si applica
solo se vi sono sanzioni, bisognerà prevedere anche delle misure
premiali e delle sanzioni per chi non adempie all'obbligo, perché
altrimenti rischiamo di non incentivare chi innova - e sappiamo che
non sempre le innovazioni in campo ambientale si traducono in
maggiore economicità del prodotto proposto.
Secondo punto: occorre stabilire chi definisce i materiali verdi,
in particolare sui materiali da costruzione so che la Regione Emilia
Romagna ha finanziato un centro di ricerca della rete di alta
tecnologia ed oggi c'è pertanto una banca dati di materiali
innovativi che è stata finanziata dalla Regione Emilia Romagna.
Nessuno lo sa, attualmente essere dentro o fuori quella banca dati è
totalmente indifferente. Che vantaggio ha avuto la Regione Emilia
Romagna a finanziare tutto questo, se poi non lo utilizza e non lo
ottimizza nell'ambito più generale delle proprie scelte?
Credo che sia indispensabile operare valutazioni dal punto di vista
giuridico, tenendo conto della disciplina sugli appalti e di quella
sulla concorrenza. Pertanto ci vuole una proposta di legge della
Regione Emilia Romagna che valuti e affronti questi temi in modo da
poter dare certezza su quale è il materiale che si ritiene verde e
quale invece non lo è.
Nelle costruzioni, se si fa riferimento al sito del Ministero dello
Sviluppo economico, c'e una definizione di bioedilizia che è
abbastanza ampia, all'interno della quale possono essere ricompresi
i materiali più diversi. Si intende recepire quella accezione? La
Regione Emilia-Romagna ritiene possa farsi un passo avanti, così
come hanno fatto altri centri, sempre finanziati dall'ente pubblico,
in Emilia-Romagna com'è il centro di Modena per la bioarchitettura
che indica invece materiali con uno spettro di utilizzo di
tecnologie industriali e di materiali non naturali, più largo?
Queste credo siano domande alle quali sarebbe bene che la rRgione
fornisse una risposta nel momento in cui decide di procedere con una
legge di questa natura.
Non mi convince la burocrazia dei piani d'azione anche nei Comuni
da cinquemila abitanti.
Il problema è la sostanza, il punto nodale negli acquisti verdi sta
nel compiere progressi per far sì che la nostra economia possa
competere meglio a livello internazionale, sapendo che oggi il
futuro deve essere un futuro compatibile e pertanto diversamente si
rischia di dotarsi - come hanno fatto molti Comuni - di moltissime
costruzioni ambientalmente non sostenibili che oggi fra l'altro
nessuno vuole acquistare. Oggi si vede che tale scelta non era un
vantaggio né per le imprese, né per la collettività, né per l'ente
pubblico. Grazie .
GIOVANNI MARIA CASARINI - assessore ambiente COMUNE DI SAN MARTINO
IN RIO
Chi parla dopo diversi interventi interessanti dà un grosso
vantaggio alla platea, cioè riesce a parlare molto più brevemente
perché molte cose interessanti sono state dette, anche in relazione
ad alcune integrazioni o modifiche della proposta di legge.
Condivido il progetto nella sua essenza, in quanto lo ritengo
assolutamente importante, inderogabile, ma alcune osservazioni come
l'esigenza di ampliare gli enti, quella di chiarire i prodotti
verdi, l'esigenza di distinguere tra piani e acquisti mi convincono,
e credo che debbano essere tenuti in considerazione dalla
Commissione che poi lavorerà sul progetto di legge.
Due appunti brevissimi, notazioni più politiche che tecniche. Parto
da un esempio. L'altro giorno c'era la conferenza dei sindaci a
Reggio Emilia convocata dalla Provincia sul piano dell'aria e
pensavo all'esperienza fatta di recente dal comune di San Martino in
Rio, di settemila abitanti, che ha spostato, attraverso una nuova
tangenziale, il 70% del traffico dal centro verso l'esterno. Dal
confronto dei valori dell'aria prima e dopo tale operazione, ci si è
resi conto che la situazione non è cambiata. Questo dato drammatico
ci spinge a considerare che gli interventi a spot, fatti in un
Comune singolo, in un gruppo di Comuni, non rivestono alcun
significato.
Con il passare del tempo, ci si avvede che l'area di pianificazione
e di coerenza delle iniziative debba essere sempre più vasta:
interprovinciale, regionale e per quanto riguarda l'inquinamento
addirittura interregionale. Non sposta nulla un intervento anche
virtuoso di un singolo Comune. Dicasi lo stesso per i rifiuti, per
la pianificazione degli investimenti in tecnologia sullo
smaltimento, lo stesso vale per gli acquisti verdi.
Credo - lo diceva anche il presidente della Nuova Geovis il cui
intervento condivido in pieno - sia indispensabile questa legge, va
fatta in modo cogente per evitare che ci sia la difficoltà di molti
Comuni. Il farlo in modo cogente - e mi spiace che il presidente
della Confindustria non abbia colto questo aspetto che riguarda le
aziende - questo è scritto nel progetto che sta portando avanti il
Comune di Reggio Emilia con il Comune di Cavriago - comporta che gli
acquisti verdi - leggo testualmente - spingono a promuovere
l'innovazione di processo e di prodotto nelle imprese locali,
inducendo attraverso la procedura degli appalti pubblici migliori
prestazioni ambientali sociali e gestionali.
La premessa è che la Regione deve maggiormente coordinare gli
interventi di politica ambientale. Sta facendo molte cose egregie,
però non è possibile che il piano d'azione ambientale, il piano
energetico, gli acquisti verdi vadano tutti per loro conto. Ci deve
essere un momento di grande coordinamento fra queste politiche per
evitare di fare alcune azioni che contrastino l'una con l'altra. Una
maggiore capacità di coordinamento fa sì che queste politiche
assumano una forza molto maggiore.
Ho l'impressione che uno dei limiti del piano d'azione ambientale
sia il fatto che da una parte si finanziano i FAP - secondo me ha un
riscontro bassissimo - dall'altra non si dà peso al fatto che
dovrebbero essere finanziati progetti integrati con l'università per
lo studio di prodotti ecocompatibili e facilmente riciclabili, cioè
l'eco - design. Questo è un percorso di grandissima importanza che
ci porterà ad una diminuzione dei rifiuti e ad una capacità maggiore
di avere tonnellate di smaltimento sempre inferiori, comportando al
tempo stesso una riduzione dei costi di smaltimento, dei costi di
produzione dei rifiuti e dei costi delle tecnologie.
Penso che uno degli aspetti fondamentali degli acquisti verdi sia
quello di spingere l'industria a produrre in modo diverso.
Ritengo altresì che vada non sottovalutato, in quanto momento di
grande importanza, il ruolo della Regione in termini di sviluppo, di
stimolo, di confronto con l'Università, per la progettazione di eco
design e di prodotti ecocompatibili e facilmente riciclabili.
Grazie .
SERGIO GOLINELLI - Assessore all'Ambiente della Provincia di Ferrara
Buongiorno a tutti. Non interverrò tanto nelle questioni
fondamentali che sono state poste nel merito e testimoniano il fatto
che vi è la consapevolezza dell'utilità di questo strumento. E'
chiaro che uno strumento per essere utile non deve soltanto aderire
a una scelta ideale, ma deve essere concretamente realizzabile,
perché questa scelta si trasformi in azioni concrete che vadano
nella direzione voluta. Ho ascoltato con grande interesse tutti
coloro che hanno indicato criticità da superare per rendere questo
mezzo effettivamente efficace.
Ritengo che sia assolutamente opportuno che la Regione si doti di
uno strumento legislativo e che lo faccia in questo momento. E' vero
che la Regione attraverso diverse azioni si è impegnata nel campo
della promozione degli acquisti verdi, così come tanti enti locali
nel nostro territorio, tra l'altro mettendo a disposizione un
patrimonio di esperienze dalle quali si possono trarre utili
indicazioni anche per mettere a punto questo strumento.
L'intervento legislativo interverrebbe a valle di una volontà
espressa dal nostro sistema regionale di andare in questa direzione,
attraverso strumenti non solo volontari, ma anche normativi, perché
gli enti locali, gli enti territoriali, pianificando, possono
introdurre regole all'interno della loro attività. Ad esempio, noi
siamo arrivati agli acquisti verdi attraverso il piano rifiuti;
quindi non è più una scelta volontaria, ma diventa una scelta in
campo normativo, seppure a un livello diverso da quello legislativo.
Il fatto che la Regione adotti lo strumento legislativo è di
rilevanza fuori di discussione, in quanto fornisce dignità a questa
scelta. Non soltanto il piano d'azione, l'attività di
pianificazione, ma si dà dignità legislativa ad una scelta che
riteniamo fondamentale.
E' importante in questo momento non soltanto perché la crisi
ambientale ci obbliga a fare scelte coerenti, ma anche perché in
questa fase di crisi anche economica - come sappiamo le crisi sono
momenti di selezione dell'apparato produttivo - è opportuno che
questa selezione vada in un senso piuttosto che in un altro. Il
momento di crisi non può essere indirizzato soltanto al salvataggio,
ma anche a selezionare il salvataggio, affinché il sistema che
uscirà dalla crisi sia più sostenibile di quello che vi è entrato.
Mi sembra il momento giusto per recepire uno strumento come questo,
tenendo conto delle osservazioni fatte, perché sarebbe un'occasione
persa se esso non dispiegasse totalmente le sue possibilità.
Da questo punto di vista vorrei introdurre alcuni spunti che
nell'esperienza si sono rivelati importanti. Tra le finalità, al
comma 2 dell'articolo 2 del progetto di legge, secondo me è
opportuno inserire la difesa degli ecosistemi e della biodiversità,
tra i criteri che servono a selezionare gli acquisti.
Occorre anche favorire la filiera corta, in questo senso rendere
esplicito tale elemento mi sembra rilevante. Il concetto di filiera
corta non è soltanto applicabile all'agricoltura, ma anche agli
altri sistemi produttivi. Ad esempio, nel campo dell'energia
possiamo soddisfare il nostro bisogno attraverso l'acquisto di una
fonte energetica che magari ci porta nell'Asia centrale piuttosto
che nell'Africa sub sahariana, di conseguenza i relativi flussi
economici arriverebbero fin lì.
Se invece ci rivolgiamo all'artigiano e ci facciamo sostituire gli
infissi, la filiera si accorcia notevolmente e buona parte del
flusso economico si ferma più vicino a casa nostra, con gli indubbi
vantaggi per un sistema economico che potrebbe orientarsi verso il
sostegno della comunità e il rafforzamento dei legami all'interno
della comunità piuttosto che indurre fenomeni geopolitici
assolutamente incontrollabili. Mi sembra che l'indicazione della
filiera corta possa essere un utile riferimento. E' implicita in
diverse cose ma non mi sembra sbagliato introdurla.
Altrettanto utile è introdurre il criterio della responsabilità
sociale. Spesso viene introdotto in strumenti che afferiscono
all'ambiente quali altri aspetti della responsabilità sociale - tra
l'altro è in via di definizione una nuova norma della famiglia ISO
23000 che parla di responsabilità sociale e va ad aggiungersi alla
SA 8000 che fa parte di una categoria più ampia. Ci sono
registrazioni che non solo ci consentono di selezionare i prodotti
per la qualità ambientale, ma anche per la qualità sociale degli
acquisti.
Ritengo sia importante finanziare la ricerca al fine di individuare
quali sono i prodotti verdi e quali non lo sono, ci sono strumenti
di analisi come quella del ciclo di vita che ci consentono di
valutare in modo scientifico quali sono gli effetti della
produzione, dell'uso e dello smaltimento di questi prodotti. Una
legge regionale potrebbe finanziare un'attività di ricerca non di
base, ma applicata, che ci consentirebbe di selezionare gli acquisti
verdi.
Nell'affrontare il problema della parità dei costi, a mio avviso,
bisogna andare oltre il paragone bene con bene fatto sul prezzo di
acquisto, considerando invece il ciclo di vita. Ci sono beni che
hanno un prezzo superiore, ma che comportano risparmi. Questo
concetto in ogni caso andrebbe applicato non tanto al prezzo
d'acquisto, ma alla dimensione più generale dell'utilizzo del bene o
del servizio che si andrà ad acquisire.
Ci sono infine altre azioni che qui non vengono menzionate, sia di
carattere regionale come Intercenter, sia di carattere nazionale (il
piano di azione degli acquisti verdi, le linee guida che stanno
uscendo) che andrebbero invece citate per capire che relazione c'è
tra l'azione che la regione vuole intraprendere e il resto. Grazie.
BEATRICE GRASSELLI - Assessore all'Ambiente del Comune di
Casalecchio
Grazie Presidente, essere l'ultimo intervento semplifica la
strutturazione dell'intervento stesso, molte cose sono state già
dette e mi ritrovo in molte osservazioni precedenti.
Vorrei sottolineare l'importanza del progetto di legge per le
amministrazioni comunali - come nel caso di Casalecchio - che si
sono volute impegnare in progetti legati alla riduzione
dell'impronta ecologica, sia rivolgendosi ai cittadini, attraverso
un progetto chiamato Cambieresti che ha impegnato un centinaio di
famiglie per oltre un anno e mezzo a ridurre l'impronta ecologica,
sia coinvolgendo anche l'amministrazione comunale stessa, proprio
per dare il buon esempio, impegnata a intraprendere pratiche
virtuose.
E' chiaro che un progetto di legge di questo tenore consente ai
Comuni che hanno intrapreso tale scelta di avere le linee guida
necessarie a dare sostanza ad un indirizzo politico. Spesso le
amministrazioni trovano difficoltà nel riuscire a dare all'apparato
tecnico dell'amministrazione comunale - dirigenti e responsabili
della struttura - delle indicazioni precise per attuare quello che è
un indirizzo.
Ben vengano quindi linee guida molto chiare anche su quelli che
sono realmente i prodotti sostenibili, così come l'azione di
coordinamento su scala più ampia che la regione deve compiere. Come
qualcuno ha già sottolineato prima di me, non si possono lasciare
azioni di questo genere alla singola volontà dei singoli
volenterosi, ma è proprio necessaria un'azione di coordinamento più
ampia che possa dare forza a questa scelta.
Ritengo che tutto il tema legato all'aspetto economico e di
rilancio dell'economia in una fase di recessione sia assolutamente
da non sottovalutare, nel senso che attraverso un progetto di legge
come questo, se realmente applicato su scala ampia si può pensare ad
un rilancio dell'economia, ma soprattutto a un rilancio del tessuto
locale.
In questo senso è importante ragionare in termini di filiera corta.
La filiera corta, che sta dando risultati importanti nel campo
agroalimentare, può, se declinata con successo, dare risultati anche
in altri settori. Significherebbe dare slancio ad un sistema
produttivo attraverso la costituzione di un sistema virtuoso che
possa sostenere le imprese locali e l'economia di un territorio.
Un altro elemento: si è parlato di costi di prodotto e del
tentativo di far sì che i prodotti verdi non siano più costosi e che
abbiano una priorità solo se hanno uno stesso costo rispetto ai
prodotti convenzionali.
Penso che in questo senso dobbiamo fare uno sforzo di ragionamento
legato ai costi indiretti. I costi ambientali sono anche costi
indiretti, quindi scegliere di acquistare un prodotto verde
significa anche ridurre i costi sull'ambiente che ricadono in
maniera indiretta sui cittadini.
Non a caso per le amministrazioni comunali il tema degli imballaggi
degli acquisti verdi si pone quando si parla di rifiuto, cioè
scegliere un prodotto che abbia una lunga vita, che sia riciclabile
significa anche avere meno costi di smaltimento di rifiuti, il che
significa per un amministrazione comunale avere meno costi. Questo è
un tema che va ricondotto in una logica di visione di sistema
economico come sistema di relazioni ecologiche e quindi in questo
senso ritengo che se questa legge potrà avere questa funzione di
coordinamento a livello regionale, potrà anche concretamente
contribuire a dare un'altra chiave di lettura dei bilanci pubblici.
Grazie .
Il presidente NERVEGNA ringrazia tutti i presenti e sottolinea
l'importanza degli interventi svolti. La Commissione ne terrà conto
nel corso dei propri lavori di discussione ed esame del progetto di
legge.
La seduta termina alle ore 12,10.
Verbale approvato nella seduta del 9 dicembre 2008.
La Segretaria Il Presidente
Claudia Cattoli Antonio Nervegna