Testo
Verbale n. 2
Seduta del 16 gennaio 2009
Il giorno venerdì 16 gennaio 2009 alle ore 10.00 si è riunita presso
la sede dell'Assemblea Legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50,
la Commissione Territorio Ambiente Mobilità, convocata in udienza
conoscitiva con nota Prot. n. 255 del 08/01/2009.
Partecipano alla seduta i Commissari:
Cognome e nome Qualifica Gruppo Voto
MUZZARELLI Gian Presidente Partito Democratico 6 presente
Carlo
FRANCESCONI Luigi Vice Forza Italia-Popolo 5 assente
Presidente della Libertà
PIVA Roberto Vice Partito Democratico 6 presente
Presidente
BARTOLINI Luca Componente Alleanza 4 assente
Nazionale-Popolo della
Libertà
BORGHI Gianluca Componente Partito Democratico 2 presente
BORTOLAZZI Componente Partito dei Comunisti 1 presente
Donatella Italiani
CORRADI Roberto Componente Lega Nord Padania E. e 3 assente
R.
DELCHIAPPO Renato Componente Gruppo Misto 1 assente
GUERRA Daniela Componente Verdi per la pace 1 assente
MASELLA Leonardo Componente Partito di Rifondaz. 2 assente
Comunista
MAZZA Ugo Componente Sin. Dem. Per il 2 assente
Socialismo Eu.
MAZZOTTI Mario Componente Partito Democratico 3 presente
MONACO Carlo Componente Per l'Emilia-Romagna 1 assente
NANNI Paolo Componente Italia dei Valori con 1 assente
Di Pietro
NERVEGNA Antonio Componente Forza Italia-Popolo 2 assente
della Libertà
NOÈ Silvia Componente Unione Democratici 1 assente
Cristiani e di Centro
SALOMONI Ubaldo Componente Forza Italia-Popolo 2 assente
della Libertà
SALSI Laura Componente Partito Democratico 3 assente
ZANCA Paolo Componente Uniti nell'Ulivo-SDI 1 assente
ZOFFOLI Damiano Componente Partito Democratico 3 assente
Sono altresì presenti: l'assessore alla Programmazione e sviluppo
territoriale, cooperazione col sistema delle autonomie,
organizzazione Luigi GILLI.
Hanno partecipato ai lavori della Commissione: L. Draghetti
(Programmazione territoriale e negoziata, intese. Relazioni europee
e relazioni internazionali), G. Monterastelli (Serv. Sanità
pubblica), M. Ferrari (Serv. Informazione Ass. leg.)
Presiede la seduta: Roberto Piva
Assiste la Segretaria: Samuela Fiorini
UDIENZA CONOSCITIVA
4191 - Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: 'Tutela e
sicurezza del lavoro nei cantieri edili e di ingegneria civile'
(delibera di Giunta n. 1860 del 10 11 08).
Partecipano all'udienza conoscitiva:
Aldini Claudia Ministero del Lavoro della Salute e delle
Politiche
Alessandrini Comitato paritetico territoriale operativo di
Cecilia Bologna (CPTO)
Barca Gianluca Polizia Municipale di Parma
Bassi Andrea Ordine degli ingegneri di Forlì-Cesena
Bastelli Massimo Collegio Periti industriali di Bologna
Benedetti Andrea Ministero del Lavoro della Salute e delle
Politiche sociali
Bergamaschi Fabio Polizia Municipale di Parma
Bernardi Mario Associazione Bancaria Italiana (ABI)
Biagini Franca Associazione Ingegneri e Architetti
Emilia-Romagna
Boattini Claudia CNA Costruzioni Emilia-Romagna
Boemi Elsa Polizia Municipale di Piacenza
Buia Gabriele ANCE Emilia-Romagna
Capello Giulio ANCE Emilia-Romagna
Casadio Matteo Comune di Ravenna
Chiarini Paolo Azienda ospedaliera Università di Ferrara
Chiesa Giuseppe AUSL di Imola
Cialdini Silvia INAIL di Cesena
Coccagna Maddalena Università di Ferrara - Facoltà di
Architettura
Cocconi Roberto Ministero del Lavoro della Salute e delle
Politiche sociali
Conti Angelo Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna
Corrado Giuseppe Comune di Bologna
De Laurentis Collegio dei Geometri di Bologna
Giuseppe
Donnarumma Ciro FILCA CISL Emilia-Romagna
Dottori Ennio Confeservizi
Dusman Alberto Ordine degli Ingegneri di Ravenna
Farinelli Roberto Polizia Municipale di Mirandola
Fava Giulia Polizia Municipale di Parma
Fiorentini Mattia ANCE di Forlì-Cesena
Ganapini Daniele Nuova Quasco
Gasparini Associazione Noi Consumatori e UPPI Bologna
Guglieri Polizia Municipale di Piacenza
Bartolomeo
Izzo Raffaele AUSL di Forlì
Lepore Matteo Legacoop Bologna
Linari Ladislao FENEAL UIL
Lotti Letizia Collegio Periti agrari di Bologna
Maccaferri Polizia Municipale di Bologna
Giuseppe
Magri Gabriella Federazione Ordini degli Ingegneri
Emilia-Romagna
Michelini Mariella Comune di Ferrara
Mignani Fabio Comune di Anzola dell'Emilia
Minarelli FILLEA CGIL
Valentino
2
Monaco Felice Comune di Bologna
Morgagni Pino AGCI Emilia-Romagna
Morandi Elia Ordine degli Architetti di Forlì-Cesena
Parisi Augusto Cassa Edile di Mutualità e di Assistenza
(CEMA)
Pedrazzini Gianni CISL Emilia-Romagna
Pera Leone ISPESL Piacenza, Parma e Regio Emilia
Poggi Andrea ANCE Emilia-Romagna
Posteraro Alfredo Federazione regionale dei Dottori Agronomi
Pozzi Francesca Ordine degli Architetti PPC di Ferrara
Reggiani Claudia AUSL di Bologna
Rossi Fulvio Comune di Ferrara
Rubin Gino CGIL Emilia-Romagna
Rusticali Luigi Provincia di Forlì-Cesena
Sandri Saverio Coordinamento dei Collegi della Provincia di
Bologna
Savorani Germano Provincia di Ravenna
Siracusano INAIL
Giuseppe
Skuk Igor Legacoop Emilia-Romagna
Suprani Vittorio CRIARER
Toselli Germano CGIL Emilia-Romagna
Vicenzi Andrea Federconsumatori
Zuccarello ISPESL Bologna
Giovanni
ROBERTO PIVA (Vicepresidente della Commissione Territorio Ambiente
Mobilità): Buon giorno a tutti e grazie di essere intervenuti a
questa udienza conoscitiva. Sono Roberto Piva, vicepresidente della
Commissione e, come previsto dal Regolamento interno dell'Assemblea
legislativa, presiederò la seduta in sostituzione del presidente
Gian Carlo Muzzarelli in quanto questi è relatore del progetto di
legge. Ringrazio per la presenza anche l'assessore Luigi Gilli. I
lavori si svolgeranno secondo la procedura prevista per le udienze
conoscitive. Lascio la parola al relatore della legge, Gian Carlo
Muzzarelli, poi seguiranno gli interventi. Per chi desidera
intervenire, ricordo di compilare e consegnare la richiesta.
GIAN CARLO MUZZARELLI (Presidente della Commissione Territorio
Ambiente Mobilità e relatore del progetto di legge): Ringrazia
l'assessore Gilli e la Giunta: la Commissione ha già avviato l'iter
del progetto di legge ed è già stata svolta una fase di confronto
con l'assessore. Il progetto di legge in oggetto ha l'obiettivo di
tutelare e assicurare le migliori garanzie di sicurezza del lavoro
nei cantieri nel rispetto della legalità, della trasparenza e della
dignità del lavoro. Il ruolo delle Regioni è sempre più importante e
nella nostra Regione c'è la necessità di rafforzare una sorta di
senso di marcia, un comportamento in un'ottica di un federalismo
responsabile per difendere il lavoro ed assicurare e qualificare le
imprese responsabili del nostro territorio. Stiamo lavorando con
molta responsabilità. I dati a nostra disposizione segnano una
diminuzione degli incidenti mortali nel nostro territorio, ma questo
non basta. Puntiamo alla mortalità zero e per questo sono necessarie
azioni per migliorare la prevenzione, la responsabilità e la presa
di coscienza collettiva e pubblica: sicurezza del lavoro e nel
lavoro, qualità del lavoro per rispondere alle esigenze del nostro
3
territorio, per migliorare le condizioni di competitività delle
nostre imprese e per valorizzarle. Riteniamo che occorra migliorare
le regole, che sono importanti, ma non sufficienti: occorre anche
formazione del lavoratore, dell'imprenditore e miglior percezione
del rischio. E' un cammino si vuole continuare a portare avanti per
cercare di migliorare le condizioni di lavoro nella nostra regione,
per raggiungere l'obiettivo della mortalità zero che potrebbe
coniugarsi con legalità, qualità ed imprese eticamente ed
operativamente responsabili. Questo è il senso di marcia. Oggi
dobbiamo raccogliere le considerazioni in un confronto a tutto
campo, proprio perchè vogliamo ragionare su questi obiettivi.
Vorremmo evitare, l'ho scritto e lo ridico anche oggi, il rischio
che i fondi previsti dalla legge regionale 6/2008 non vengano mai
usati. Il progetto di legge vuole valorizzare le attività, le
esperienze di questi anni dando vita ad un unico provvedimento
organico incentivando e obbligando le pubbliche amministrazioni ed i
privati ad utilizzare quelle imprese che garantiscono il rispetto di
tutte le norme, per garantire un lavoro svolto nella massima
legalità e sicurezza, innestando all'interno della riflessione sulla
legalità anche il dibattito che abbiamo avviato, e che abbiamo
assunto, sul tema delle infiltrazioni e delle difficoltà che stiamo
registrando. Questo è il senso di marcia: abbiamo lavorato e
dobbiamo continuare a lavorare per imprese responsabili e contro il
lavoro nero per cercare di trovare le condizioni di una risposta
seria per la nostra società regionale. Sono sicuro che con il vostro
contributo l'impianto uscirà rafforzato, idoneo a fare un passo
avanti nel nostro sistema economico sociale. Anche questo, come
altri provvedimenti della Regione, contribuisce a rispondere al tema
pregnante del lavoro e del riconoscimento della qualità del sistema
delle imprese che deve essere uno degli obiettivi fondanti della
nostra Regione. Su questo terreno vogliamo lavorare e oggi, con il
vostro contributo e con il lavoro positivo che l'Assessore Gilli e
la Giunta stanno facendo, sicuramente potremo fare un passo avanti.
ROBERTO PIVA: Prima di iniziare con gli interventi, informo che sono
presenti anche i colleghi consiglieri Donatella Bortolazzi e
Gianluca Borghi che fanno parte della Commissione. Il primo
intervento è di Claudia Boattini - responsabile CNA Emilia-Romagna.
CLAUDIA BOATTINI (CNA Costruzioni Emilia-Romagna): L'intervento che
vi porto è a nome sia di CNA Emilia-Romagna che di Confartigianato
Emilia-Romagna perchè tutto l'iter del dibattito di questa legge ci
ha visto condividere i momenti di approfondimento e di raccolta
delle proposte. Ringrazio il presidente di questa occasione e
preannuncio che lascerò il testo delle questioni che affronto, anche
perchè non tutti gli emendamenti saranno da me presentati
puntualmente perchè bisognerebbe fare tutte le citazioni degli
attuali articoli. CNA e Confartigianato ritengono molto importante
che la regione Emilia-Romagna potenzi il proprio ruolo di promozione
e di coordinamento assegnatole dalla legislazione nazionale vigente
per la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro. Ci pare in
particolare importante fare emergere la priorità dei cantieri
perchè alcuni passi avanti in questi anni siamo riusciti a farli,
soprattutto con il calo degli incidenti più gravi, ma certamente
fino a che sul lavoro vi sarà la diffusione che tutti conosciamo, ci
sarà il problema. Abbiamo la necessità di investire al meglio le
energie e le risorse per portare a casa ulteriori risultati
importanti con il contributo di tutti. Come sapete l'artigianato
rappresenta - dati del 2007, ma con la crisi forse i dati saranno
diversi - l'85 per cento delle imprese di costruzioni e abbiamo
4
molto apprezzato che nel nuovo articolato della legge dopo la
primissima proposta sottoposta alla concertazione delle parti,
soprattutto delle costruzioni, sia stato recepito il nostro stimolo
affinché anche l'imprenditoria artigiana ed i lavoratori autonomi
siano oggetto dell'investimento formativo da parte della regione
Emilia-Romagna. L'emendamento che proponiamo è proprio teso ad
allargare a tutto il settore delle le costruzioni. Visto che
giustamente la legge approccia non solo alle responsabilità
dell'impresa appaltatrice, ma anche di tutta la filiera del
subappalto e cita esplicitamente gli impiantisti, i serramentisti e
tutte le specializzazioni presenti, ci siamo permessi di proporre
che anche nell'impianto formativo sia indicato l'imprenditore delle
costruzioni. Questo al fine di mettere un tassello in cui anche
l'impiantista, anche lo specialista sia sottoposto ad una formazione
con standard di qualità, comunque presidiati dalla regione
Emilia-Romagna in una logica che comprenda tutti gli addetti, ed in
particolare affronti anche il tema del lavoro autonomo. Se verranno
approvati gli articoli di cui siamo portatori anche noi, sarà
possibile nella nostra regione sperimentare una lotta di contrasto
alla polverizzazione del settore a favore della qualificazione,
anticipando in Emilia-Romagna quella che è la nostra proposta di
legge nazionale di accesso alla professione dell'edilizia che
purtroppo, ne' nell'ultima legislatura, ne' in quella precedente, ha
trovato una maggioranza disponibile all'approvazione.
Sostanzialmente proponiamo che anche i soggetti che intendono
avviare un'attività nell'edilizia siano sottoposti alla formazione
regionale. Questo ci consente, ripeto, di anticipare quello che sarà
una legge nazionale, e che mi auguro trovi maggioranze parlamentari
coerenti. Sulle proposte formative ci siamo già pronunciati in varie
sedi e soprattutto in commissione regionale tripartita. Siamo
d'accordo con l'impianto proposto dalla legge, attendiamo e ci
permettiamo di sollecitare il modulo formativo per l'apprendistato
nell'edilizia che l'assessorato regionale alla Formazione sta
predisponendo. Ci permettiamo di sollecitare anche le altre parti
sociali affinché accelerino la discussione e l'approvazione, in
quanto siamo nei tempi di lancio della formazione di sedici ore,
precedenti l'ingresso nella professione dell'edilizia da parte dei
lavoratori dipendenti del settore edile, ed è importante che anche
l'apprendistato sia inserito in questo quadro, in modo che ci sia
coerenza tra attività delle scuole edili e attività della regione
Emilia-Romagna. La priorità che nella legge, secondo noi, va
ulteriormente accentuata è il coordinamento degli istituti preposti
al controllo e la semplificazione degli adempimenti. C'è già un
passo avanti, rispetto alla prima stesura e ringrazio i tecnici che
hanno avuto la pazienza di ascoltarci. Credo però che bisogna fare
ulteriori passi avanti. Ci permettiamo di fare alcune proposte
concrete, in modo che con più accentuata coerenza, la legge consenta
di punire chi sbaglia, di punire fortemente chi fa il nero o
l'evasione contributiva, ma senza accanirsi in chi si sforza di fare
bene. E' sbagliato continuare ad insistere nei controlli, sempre
sugli stessi, perchè i controlli hanno efficacia ed aiutano i
settori a qualificarsi e a migliorare solo se sono giusti e solo se
le sanzioni sono adeguate all'errore, perchè se c'è un'enorme
sanzione per della carta sbagliata, ovviamente voi capite che si
disincentiva alla sostanza dell'applicazione di reali norme sulla
sicurezza, mentre l'obiettivo che abbiamo tutti è far sì che nei
cantieri si lavori più sicuri, abbattere l'illegalità e il lavoro
nero. Pertanto ci permettiamo di fare delle proposte sia sul
potenziamento del ruolo dei servizi di prevenzione e sicurezza
dell'ambiente di lavoro, sia sulle linee guida che la Regione
5
dovrebbe attuare in tutte le province nello stesso modo, partendo
dalle AUSL, affinché ci sia certezza dell'adempimento per l'impresa
e l'imprenditore, con stessi controlli a Modena come a Forlì.
Pertanto credo che su questo la Regione possa darci degli aiuti
concreti. Crediamo inoltre che gli accordi promossi dalla Regione di
cui all'articolo 3 debbano meglio garantire la pari dignità di tutti
gli interessi rappresentati. Tutta la filiera deve essere coinvolta
- in particolare se parliamo di responsabilità sociale la legge apre
un versante che mi pare nuovo per la regione Emilia-Romagna e
pertanto dopo dirò qualcosa su questo - compresi gli stakeholder,
anche quelli senza interessi economici, ma portatori di interessi
collettivi che non sempre in un appalto del Comune, ad esempio,
possono essere rappresentati dal comune stesso che è parte in causa
e, in quanto committente, può avere tutto l'interesse a ricevere
l'incentivo e pertanto sottoporsi ad un accordo, che non sempre è
totalmente negli interessi generali. Pensiamo quindi che questi
accordi per la responsabilità sociale debbano coinvolgere anche
stakeholder non portatori di interessi meramente economici. Secondo:
la responsabilità sociale. Ci eravamo permessi ad un certo punto di
proporre un testo di legge coerente, perchè la responsabilità
sociale presa a pezzettini rischia di piegarsi un po' agli interessi
di questa o quell'altra categoria. Tuttavia capiamo che se si vuole
premiare le buone prassi nella sicurezza dell'edilizia, bisogna
cominciare a sperimentare qualcosa, per cui collaboriamo volentieri,
sapendo però che stiamo anticipando una riflessione che forse deve
vedere un impegno dell'Assemblea legislativa della regione
Emilia-Romagna più vasto di quello più mirato al settore del
cantiere edile e delle opere di ingegneria civile. E' per questo che
ci permettiamo, già in questo testo di legge, di proporre
l'istituzione di un comitato tecnico di controllo, indicato dalle
parti sociali e dalle istituzioni, formato da un numero ristretto di
personalità autorevoli, non direttamente coinvolte nelle parti,
altrimenti si perde la terzietà della verifica e del controllo. Il
comitato tecnico agisce, non come obbligo o come ulteriore
adempimento con un iter procedurale burocratico dove spendiamo più
soldi a fare la carta, piuttosto che la sostanza della
responsabilità sociale, ma su attivazione degli stakeholder per cui
il cittadino che vede leso il suo diritto all'ambiente da un
palazzone enorme, può ricorrere al comitato tecnico di controllo,
dicendo che non si adempie agli impegni di responsabilità sociale,
così come i lavoratori dipendenti o l'ultimo dei lavoratori autonomi
che si trova a dovere pagare tutta la sicurezza, mentre non gli
viene riconosciuto nel contatto che ha. Pertanto ci permettiamo di
fare una serie di proposte concrete per andare in questa direzione,
rendendoci conto che la valutazione di arbitrati e di responsabilità
sociale avrebbe la necessità di una sede specifica e le scelte che
vengono fatte in questa legge rischiano di creare dei precedenti.
Apprezziamo molto l'articolo 10: è una nuova aggiunta rispetto alla
prima stesura. Nell'articolo 10 si favorisce la qualificazione degli
operatori che realizzano lavori pubblici. Premiare economicamente
chi investe in tutela e sicurezza dell'intera filiera compreso
l'ultimo dei subappaltarori e dei lavoratori autonomi è la migliore
azione che la pubblica amministrazione può promuovere, come dimostra
la gestione dell'INAIL che premia le imprese che possono vantare
esperienze e prassi positive. Perchè ci permettiamo di citare INAIL?
Laddove abbiamo difficoltà a individuare standard e parametri per la
responsabilità sociale, ci si appella a quello che ci risulta essere
finora l'unico ente pubblico che ha normato e sperimentato la
premialità della sicurezza, dando come tutti sappiamo, un
abbassamento dell'aliquota di autoliquidazione INAIL annuale a
6
quelle imprese che sono in grado di dimostrare di essere in ordine
con l'articolo 24 del decreto ministeriale 12 dicembre 2000
(Modalità di applicazione delle tariffe INAIL), in modo tale che
anche qui coordiniamo e portiamo a sintesi le migliori esperienze
esistenti. Chiediamo alla Commissione di approvare una legge che non
aumenti gli obblighi, anzi ne riduca il numero e semplifichi i
documenti che debbono essere presentati. Nell'articolato c'è una
serie di proposte concrete: bisogna promuovere la semplice
applicazione concreta e premiare chi investe nelle innovazioni e
nella qualità del lavoro nei cantieri edili dell'Emilia-Romagna. Noi
pensiamo che questa sia la strada maestra per innescare e
consolidare prassi di tutela della salute e della sicurezza.
GABRIELE BUIA (ANCE Emilia-Romagna): In tutte le sedi opportune
l'ANCE ha sempre ribadito la valenza della parola sicurezza, perchè
oggi parlare ancora di morti bianche ed infortuni sul lavoro è un
problema morale e di civiltà. L'ANCE è in prima fila per combattere
queste problematiche. L'abbiamo sempre detto e lo stiamo anche
dimostrando con i fatti. L'ANCE da due anni ha costituito un'agenzia
nazionale per la sicurezza che promuove la cultura della sicurezza
in tutte le imprese e per tutti i lavoratori, in sinergia col mondo
universitario, col mondo della scuola e con tutte le altre categorie
o associazioni che vogliono partecipare a progetti interessanti per
la nostra categoria. Questa è una cosa importante perchè siamo
convinti che, oltre alle problematiche che ha il lavoratore quando
ha un infortunio o la morte, è un problema sociale che impatta
direttamente sul mondo delle imprese, sull'imprenditore, per cui
l'imprenditore serio, capace che rispetta le regole del gioco e le
normative ha tutto da perdere nell'aver un infortunio sul lavoro nel
proprio cantiere. Pertanto facciamo tutto quello che è opportuno e
utile per andare avanti e per crescere su questa tematica, ma
possiamo e dobbiamo fare di più. Però abbiamo bisogno delle nostre
amministrazioni, degli organi statali perchè ci sono delle normative
importanti che bisogna debellare. Alludo al fatto che si fa tanto
per combattere la piaga del lavoro nero o degli infortuni sul
lavoro, ma si continua a permettere l'iscrizione selvaggia alla
camere di commercio di personaggi non qualificati e che non hanno
patrimonio culturale ed attrezzature adeguati per essere chiamati
impresa. E' solo un modo per eludere o per evadere e non fanno altro
che aumentare quella pletora di imprese uninominali che vediamo
iscritte alle camere di commercio e che entrano poi nel sistema dei
cantieri ma non hanno assolutamente formazione, non sanno cosa vuole
dire sicurezza e per la stragrande maggioranza dei casi non parlano
neanche bene l'italiano. Per cui capite bene che è impossibile
riuscire a trasmettere la parola sicurezza in questi momenti.
Dobbiamo fare di più partendo da qui e dal testo unico sulla
sicurezza d.lgs. 81/2008, testo che abbiamo cercato di limitare
per quanto riguarda le sanzioni, perché sono eccessive e servono a
ben poco, perchè non è con la sanzione che risolviamo i problemi, ma
è con la cultura della sicurezza indotta, sia alle imprese che ai
lavoratori. Dobbiamo migliorarci, dobbiamo cominciare a ragionare in
maniera diversa, anche nelle università e nelle scuole. E'
inconcepibile che ancora oggi nei corsi di laurea di ingegneria
l'esame di sicurezza sia facoltativo e sostituibile. Dobbiamo
cambiare regime, creare sinergie fra il mondo del lavoro e il mondo
dell'istruzione per creare dei tecnici che siano competenti e
sappiano già cosa vuole dire sicurezza quando entrano nei nostri
cantieri. Alludevo al fatto del testo unico che dà delle
responsabilità al committente ed è chiaro che il committente deve
controllare che l'impresa a cui affida i lavori abbia i requisiti di
7
idoneità ad eseguire questi lavori, cosa che succede ancora di rado.
Per l'idoneità basta avere l'iscrizione alla camera di commercio: è
assurdo. Non si può prescindere dall'importo dei lavori, dal tipo di
lavori che si vanno ad eseguire. Pertanto chiediamo che
l'amministrazione regionale ci dia un aiuto usando il testo
dell'articolato di legge che è in discussione, per poter fare sì che
i Comuni, al momento della denuncia di inizio lavori, verifichino
con un attestato SOA, un documento che comprovi l'esperienza di
questa azienda, se è in grado di eseguire quelle lavorazioni che le
sono state affidate. Senza questo continueremo a parlare tanto di
sicurezza del lavoro, ma continueremo a lasciare aperti dei passaggi
che permetteranno sempre la possibilità di entrare in discussione su
queste tematiche. Entrando un po' più nello specifico, visto che
abbiamo già discusso in sede pubblica ed in altre sedi con
l'amministrazione su queste tematiche, l'articolo sulla formazione,
è pienamente condivisibile, siamo completamente favorevoli al fatto
che la Regione spinga molto sulla formazione. Solo creando la
volontarietà e la cultura della sicurezza nel lavoratore e
nell'imprenditore si riuscirà ad avere dei risultati. Però bisogna
prendere anche delle chiare indicazioni su quella che è la
formazione, perchè le risorse sono poche e vanno allocate con
cognizione di causa. Il nostro sistema è un sistema paritetico,
unico in tutti i settori industriali, perchè il mondo dell'edilizia
ha creato un ente formativo paritetico che è il FORMEDIL su base
regionale, unico per risultati ottenuti, sia a livello di formazione
che per altro. Va sponsorizzato e la Regione deve sponsorizzare
questo sistema formativo, perchè è l'unico che ha dato risultati e
che crea indotto sul territorio con le scuole edili, con i CPT che
sono i nostri enti che entrano nei cantieri, anche in base alla
forza che gli ha dato il testo unico sulla sicurezza, ed aiutano le
imprese a migliorarsi, controllano l'operatività dei lavoratori e
con questi enti paritetici penso che si possa lavorare molto e
devono essere sfruttati al meglio. Per cui cerchiamo di allocare al
meglio le risorse che sono destinate dalla Regione. All'articolo 3,
comma 3 il pdl dice che la Regione promuove : è giusto promuovere,
ma è un'indicazione un po' generica. Chiediamo che la Regione si
impegni a sottoscrivere accordi entro un arco temporale ben
definito, in modo da concretizzarli nel più breve tempo possibile,
anche perchè penso che quando si parla di accordi non si debba
mettere ulteriori adempimenti burocratici che non hanno senso, ma
occuparsi concretamente di argomenti fattivi che riguardano la
sicurezza. Quando si fanno questi accordi è una cosa importante e
ritengo che sia doveroso da parte dell'amministrazione far sedere al
tavolo di concertazione di normative inerenti la sicurezza,
operatori che sappiano cosa vuole dire sicurezza e ne parlano con
ragione di causa. Non ci interessa assolutamente un posto al sole su
queste tematiche, noi vogliamo concretezza, ma la nostra esperienza
e il nostro sistema paritetico è un'unicità e una singolarità (come
si chiama in astrofisica). Pensiamo di poter apportare un contributo
fattivo, per cui chiediamo alla Regione di essere presente nelle
cause dove si parla di sicurezza sull'edilizia a 360 gradi. Un altro
passaggio importante è l'articolo 4 per quanto riguarda la
vigilanza: per noi è un argomento importantissimo perchè vuole dire
cercare di coordinare gli interventi ispettivi e senza una
vigilanza, senza un osservatorio come richiama l'articolo 5
dell'articolato non si riesce ad operare sul territorio in maniera
fattiva e concreta. Dobbiamo per forza di causa far sì che ad un
osservatorio regionale faccia seguito un osservatorio provinciale
con un tavolo di coordinamento ispettivo provinciale, perchè solo
così si può mirare con concretezza gli interventi degli organi
8
ispettivi. Chiediamo che questo sia fatto con celerità, perchè
altrimenti continueremo a vedere cantieri controllati due o tre
volte in maniera continuativa, mentre altri non hanno neanche
un'ispezione. Questo è un problema. Gli organi ispettivi hanno pochi
ispettori, fanno fatica, più di tanto non riescono a controllare.
Almeno sfruttino i dati che hanno i nostri enti paritetici: le casse
edili hanno tutti i dati del territorio. Questo è importantissimo.
Dovete per forza di cose appoggiarvi alle casse edili perchè
conoscono il territorio: sanno dove possono esserci delle anomalie e
possono segnalare agli organi ispettivi dove andare a verificare. Si
snellirebbe molto il processo, si semplificherebbe e avremmo
sicuramente degli ottimi risultati. Anche qui quando si parla di
osservatorio: ritengo che questo sia una cosa importantissima perchè
è meglio parlarne prima, piuttosto che essere chiamati in causa a
caratteri cubitali sui giornali perché nei cantieri edili avviene la
maggioranza degli infortuni sul lavoro. Cominciamo a far sintesi
delle nostre potenzialità e a mirare direttamente l'obiettivo.
L'articolo 6 parla di requisiti cogenti: ne abbiamo sempre parlato,
per noi già da tempo si doveva mettere mano a questi requisiti. Si
pensa che questo articolo possa portare ulteriori norme di sicurezza
sull'applicazione di requisiti cogenti. Stiamo attenti a non
appesantire ulteriormente le problematiche di sicurezza che, come
ripeto, hanno già un testo unico pesante, che al suo interno ha di
tutto e di più, per cui ulteriori norme sulla sicurezza sul testo
unico, su quelli esistenti, secondo me andrebbero a penalizzare la
situazione. Dobbiamo snellire ulteriormente le procedure,
semplificarle. Chi sbaglia paga, chiaramente non si torna indietro
su questa tematica, però non crediamo che dare anche una sanzione
elevata possa cambiare il modo di operare di un imprenditore che
vuole stare nel sottobosco e non adempiere agli obblighi di legge.
Un argomento importantissimo che è stato sollevato ed è stato anche
sottolineato in questa normativa sono le incentivazioni. Finalmente
si parla concretamente di incentivi. Anche perchè gli incentivi:
come hanno dimostrato gli incentivi al 55 per cento sul risparmio
energetico, hanno creato un indotto altissimo perchè concreti. Nel
senso che questa legge ha dato dei riscontri concreti a chi li
applicava, per cui l'utente ha capito che c'era una convenienza e
immediatamente ha cambiato il suo modo di pensare e si è dato da
fare per mettere in moto una macchina di innovazione che era
importantissima per gli obiettivi che lo Stato, la Regione e la
Comunità europea si erano dati. E' importante parlare di incentivi.
Le imprese devono capire che più sono virtuose e più possono avere
benefici. Questo è un punto importante. Ma non dimentichiamoci che
anche il lavoratore deve essere incentivato. Dobbiamo far scattare
la molla della volontarietà nel lavoratore che deve cominciare a
lavorare in maniera diversa, sapere che se sta attento, se si muove
in determinate maniere con attenzione sul cantiere, alla fine può
avere una premialità, può essere compensato. Secondo me questa è una
leva importantissima su cui bisogna agire. Pertanto chiedo che la
Regione trovi risorse da applicare concretamente e fattivamente,
identificando i beneficiari e le metodologie applicative,
interagendo con l'IRAP, con l'addizionale regionale dell'IRPEF.
Queste sono concretezze che possono essere realizzate perchè è
volontà della Regione; penso che il sistema della cassa edile possa
essere disponibile ad un discorso del genere. E' possibile trovare
concretezze e dare ristoro sia alle imprese che ai lavoratori che
mettono in pratica le normative sulla sicurezza. Sottolineo che
l'articolo 7 riguarda le incentivazioni per una particolarità che ha
la regione Emilia-Romagna: gli enti paritetici e le associazioni
datoriali sindacali hanno stipulato l'accordo sulla trasferta, che
9
ha una particolarità rispetto alle altre regioni: quando si scrive
che il certificato deve essere rilasciato dalla cassa edile
competente, in relazione a dove si esegue il lavoro, segnalo alla
Regione che, in base a questo accordo che abbiamo sottoscritto, i
lavoratori che si muovono sul territorio emiliano-romagnolo possono
restare iscritti alla cassa edile di provenienza e pertanto questo
articolato va corretto, perchè non è possibile applicarlo, visto che
ormai in Emilia-Romagna ci muoviamo con questo istituto della
trasferta. Pertanto chiedo che venga rivisto e corretto, perchè
inapplicabile. Mi riservo di consegnare un documento su queste
tematiche alla Commissione per essere poi chiamato ad una
discussione più concreta su quegli argomenti che ho sottolineato.
CIRO DONNARUMMA (FILCA - FILLEA - FENEAL): Credo che la legge sulla
sicurezza che oggi viene presentata sia estremamente importante per
le cose che venivano dette prima. Purtroppo nei cantieri edili si
continua a morire e quindi affrontare questo tema in ambito di
prevenzione credo sia importante, proprio per evitare o quantomeno
limitare il più possibile questo tipo di situazione, anche perchè
sono d'accordo con chi mi ha preceduto. Uno dei problemi grossi che
abbiamo nel settore delle costruzioni è legato all'accesso alla
professione. L'accesso alla professione che non è regolamentato in
un certo modo, determina poi tutta una serie di problemi, legati
appunto anche alla sicurezza. E' paradossale che un dipendente debba
fare otto ore di formazione obbligatoria, anzi sedici con la nuova
normativa, prima di potere lavorare, ma non è prevista nessuna
formazione per l'apertura di un'impresa edile. Faccio il pasticcere
e domani apro un'impresa edile, costruisco delle case e non ho
nessun obbligo sul piano della sicurezza. Su questo punto credo che
occorra fare uno sforzo maggiore. Capisco che è un problema a
carattere nazionale, ma bisognerebbe avere anche il coraggio di
iniziare a mettere le mani su questi aspetti, in modo particolare
anche perchè c'è una sensibilità da parte di tutti, sia del
sindacato che delle associazioni datoriali ed è un problema che
tocca tutti, non solo qualcuno, se vogliamo veramente regolamentare
il settore e selezionarlo. Auspicavamo questa legge perchè riteniamo
che sia fondamentale intervenire sulla tutela per la sicurezza.
Abbiamo anche inviato una lettera al gruppo di consiglieri
dell'Assemblea legislativa regionale e ve ne consegnerò una copia.
Su questo documento abbiamo sottolineato alcuni aspetti che
andrebbero aggiustati all'interno del progetto di legge. In modo
particolare per quanto riguarda la questione legata alla trasferta:
abbiamo un accordo regionale che regolamenta la mobilità delle
imprese in Emilia-Romagna. E' un accordo che è stato sottoscritto da
tutte le associazioni datoriali e fa riferimento al contratto
nazionale, cioè è il contratto nazionale ci ha dato la possibilità
di fare questo accordo. Quando chiedevamo che le imprese fossero
iscritte nelle casse edili del territorio ci riferivamo in modo
specifico alle imprese che vengono da altre regioni, perchè in
regione abbiamo questo tipo di mobilità che ci permette di
controllare le imprese che sono regolarmente iscritte alle casse
edili. Se un'impresa non è iscritta alla cassa edile e lavora in
nero non è controllabile e la scopriamo se viene esercitata una
vigilanza di controllo da parte di organi competenti, molte volte
facciamo fatica a trovare scritto chi è il committente sul cartello.
La messa in rete delle diciassette casse edili che trasmettono dati
all'interno di un server permette monitoraggio delle imprese
regolari e poiché abbiamo questo accordo, chiediamo di modificare
mettendo: fatto salvo accordi di carattere regionale cioè
10
chiediamo si trovare una formulazione che ci permetta di poter
salvaguardare questo accordo che per noi è molto importante.
Altro aspetto che volevo sottolineare riguarda l'articolo 3 al comma
2, lettera (d, dove sostanzialmente si fa riferimento agli enti
bilaterali. Poiché gli enti bilaterali sono un'emanazione
contrattuale, è importante che l'attività di formazione che viene
messa in campo coinvolga questi enti bilaterali, i cui promotori
sono le associazioni datoriali e sindacali. Quindi ci deve essere
uno stretto raccordo con gli amministratori e gli enti, nel senso
che siamo i promotori e quindi non è che si fa l'accordo anzi, in
Emilia-Romagna abbiamo il FORMEDIL che è un ente regionale che si
occupa di formazione ed è quindi opportuno che ci sia un incontro
preventivo con le parti per definire quelli che possono essere gli
aspetti legati alle attività di formazione come è previsto dalla
legge che afferma anche la necessità di fare sistema. Credo che sia
importante sapere che abbiamo messo in rete INPS, INAIL e le casse
edili per il rilascio del DURC che è il documento unico di realtà
contributiva e che viene rilasciato da questi tre enti e certifica
la regolarità dell'impresa. Abbiamo necessità di recuperare tutto
l'aspetto delle notifiche delle AUSL, altro aspetto per noi
importante che va richiamato all'interno di questo progetto di
legge, in modo più operativo. Faccio alcuni esempi: dobbiamo mettere
in rete le AUSL, le DPL, i CPT, i comuni e dobbiamo caricare questi
dati attraverso la committenza, quindi sono gli istituti
professionali che fanno riferimento. E' tutto un sistema di rete che
bisogna prevedere, sul piano operativo. Vorrei essere chiaro: questa
è la legge che stabilisce gli indirizzi, poi c'è un aspetto
operativo che è legato anche alle convenzioni che bisogna mettere in
atto, perchè non è che possiamo andare a chiedere i dati, quindi ci
deve essere una sorta di convenzione che deve prevederlo, altrimenti
sul piano pratico, ci perdiamo. Lo dico perchè abbiamo fatto
esperienze in alcuni territori con i vigili urbani o quando abbiamo
attivato delle banche dati, abbiamo fatto delle convenzioni. Se non
facciamo questo, diventa difficile attivare la procedura di verifica
e gli obiettivi che ci siamo dati. Chiedo una maggiore attenzione
anche su questo aspetto, perchè ho l'impressione che sia stato un
po' tralasciato l'aspetto della messa in rete con i vari enti
attraverso convezioni. Ovviamente ogni ente fa riferimento anche sul
piano nazionale, dobbiamo tentare di fare questo tipo di
ragionamento.
Vorrei riprendere poi la questione dei lavoratori autonomi, per
lanciare una proposta, per cercare di fare un ragionamento regionale
legato agli incentivi che potrebbe anche prevedere l'anzianità
dell'impresa. Se l'azienda lavora da anni nel settore delle
costruzioni, allora posso dargli la possibilità di avere incentivi,
ma anche di potersi costituire. La butto lì come suggerimento, credo
che questo punto sia importante. L'altra questione sono tutti questi
criteri su cui stiamo ragionando oggi, probabilmente potrebbero
essere adottati per quanto riguarda l'applicazione delle stazioni
appaltanti per quel che riguarda i 500 mila euro. Abbiamo letto sul
Sole 24 Ore che il 60 per cento degli appalti sono sostanzialmente
su questo importo, quindi perché non pensare che in Emilia-Romagna
questi criteri li possiamo applicare anche per gli appalti con
questi importi?
IGOR SKUK (Legacoop Emilia-Romagna): Credo che, in primo luogo,
dobbiamo ringraziare per il un buon lavoro svolto. Credo che questo
progetto di legge colga in modo intelligente gli spazi possibili di
spiegamento che vi possono essere tra la normativa nazionale col
d.lgs. 81/2008 e quello che concretamente possiamo fare sul nostro
11
territorio. E' vero che si tratta prevalentemente di una norma che
ha soprattutto una funzione di indirizzo e che dovrà trovare
successivamente spazi di esplicazione, anche attraverso altri
strumenti. Voglio ringraziare, oltre ai nostri ospiti, anche i
rappresentanti delle associazioni datoriali che mi hanno preceduto,
perchè condividendo in gran parte le osservazioni che hanno fatto,
mi consentiranno sostanzialmente di fare soltanto un paio di
commenti al provvedimento che stiamo esaminando. In primo luogo
credo che sia opportuno considerare come la cosiddetta sicurezza sia
uno dei fattori che dobbiamo necessariamente mettere in relazione
con due elementi fondamentali, che sono il fattore organizzativo e
della qualificazione degli addetti. Questi aspetti sono stati
richiamati e non mi soffermo sul tema della qualificazione, in
quanto la valorizzazione del sistema della formazione sarà
sicuramente una delle gambe su cui poggerà lo sviluppo di questo
provvedimento. La lega delle cooperative ha sviluppato una programma
intenso di applicazione del d.lgs 231/2001 sulla organizzazione
delle proprie cooperative, favorendo un approccio di carattere non
burocratico, quindi non di costruzione di castelli di carta, allo
scopo semplicemente di esimenti per la sicurezza, ma puntando su dei
programmi di qualificazione organizzativa che hanno anche come
obiettivo, quello di innalzare le soglie di sicurezza. Credo che
sulla scorta di questa esperienza di Legacoop, ma so che è diffusa
anche in altre associazioni imprenditoriali, probabilmente le
associazioni possono pensare di acquisire anche un ruolo forse più
attivo per testimoniare quelli che sono gli impegni e le attività
svolte dalle proprie imprese. Credo che sarebbe molto importante, e
questa è la prima osservazione che faccio, arrivare ad una
classificazione degli investimenti in sicurezza, dei quali è
opportuno tenere conto per testimoniare i comportamenti virtuosi
delle nostre aziende. Per quel che riguarda le nostre aziende, sono
chiare le entità delle risorse che potranno essere messe a
disposizione: in questo caso, la quantità com'è noto può fare
sicuramente la differenza. Le imprese grandi e più strutturate sono
spinte, quasi obbligate, a fare investimenti per la sicurezza per le
condizioni che sono note. Riscontriamo anche comportamenti virtuosi
da parte di piccole aziende, non solo cooperative, e quindi
valutiamo che questo tipo di investimenti non sia perfettamente e
direttamente collegato a condizioni di carattere economico. Si
tratta del modo di intendere l'azienda e l'impresa, questo è chiaro.
Per questa ragione, come veniva ricordato, l'aggiunta di
incentivazione di carattere agevolativo è probabilmente una
categoria particolarmente apprezzata che probabilmente costa anche
meno e può essere messa in campo in maniera sicuramente efficace.
Vorrei fare soltanto una battuta sul tema delle piccole imprese e
soprattutto sulle imprese personali. Io credo che queste siano un
elemento fondamentale del funzionamento della nostra economia e
anche del nostro comparto. Fra queste imprese non ci sono aziende
cooperative, mi permetto però di fare questo commento: queste vanno
sicuramente aiutate nello sviluppo di processi di qualificazione e
credo che una forte incentivazione per il sistema potrebbe essere un
investimento rivolto alle piccole imprese sulla formazione degli
addetti, sulla sedimentazione di nuove forme di consapevolezza e
responsabilità perché questi sono parte, sono i soggetti che
collaborano nei nostri cantieri e che fanno funzionare il nostro
sistema. Abbiamo bisogno di creare una sorta di filiera che non
riguarda soltanto le nostre imprese. La legge prevede anche una
incentivazione per gli utenti e credo che sia molto importante
sollecitare delle forme di sensibilità etica delle famiglie, di
piccoli lavori dei consumatori privati. Questi devono assumere
12
parametri di valutazione che non sono soltanto di tipo quantitativo
(posso avere un premio perché attivo l'appalto o il piccolo con
un'azienda qualificata), ma devono essere sensibilizzati anche in
altro modo. Credo che forme di investimento molto importanti debbano
essere fatte anche nel campo dei consumatori che sono anche
organizzati in altre forme: cooperative, gestori condominiali,
soggetti che in un qualche modo organizzano questa attività.
LEONE PERA (ISPESL Piacenza, Parma e Reggio Emilia): Buongiorno a
tutti. Io parto da alcuni presupposti che mi derivano anche
dall'esperienza, poiché sono direttore purtroppo a Milano, Lodi e
Pavia, ma prendo uno stipendio solo anche se ho due dipartimenti.
Proprio lunedì abbiamo avuto una riunione analoga in regione
Lombardia. Siccome ho contatti anche con la regione Toscana, credo
che l'Emilia-Romagna, la Lombardia e la Toscana costituiscano nei
fatti le regioni pilota per quanto concerne le tematiche che
affrontiamo nel campo dell'edilizia e non solo. Vi sia di
riflessione un dato emerso proprio l'altro giorno in regione
Lombardia sulla frequenza infortunistica per regione e tipo di
conseguenza dove si danno dei dati statistici secondo un parametro
che rapporta il numero dei lavoratori effettivamente esposti al
rischio, o meglio il numero degli addetti, con i cosiddetti indici
di frequenza che sono gli indicatori di rischio, con l'esclusione
poi del concetto in itinere perché è un dato reale: c'è maggiore
attenzione sulle morti bianche ma è altrettanto vero che nel 2000 le
morti sono state poco meno di 2000 e l'anno scorso 1350 circa.
Quindi sono calati e in questi anni c'è stata una maggiore
attenzione nel confronto di questa tematica. Però mentre l'indice
nazionale italiano, sull'inabilità temporanea è pari a 29,03, quello
della regione Emilia-Romagna è pari a 39,37; mentre l'indice di
inabilità permanente in Italia è 1,69, quello della regione
Emilia-Romagna è 1,83. Questi dati emergono da una tematica di
confronto tra l'INAIL e l'ISPESL. Ieri c'è stata l'ennesima riunione
della conferenza Stato-Regioni e non si è deciso nulla quindi il
dato è preoccupante. Sono preoccupato che il testo unico, il d.lgs.
81/2008, che ho contribuito a realizzare nelle parti tecniche, in
alcuni aspetti, faccia la fine dello sportello unico, che riguardava
i nuovi insediamenti produttivi e che ha avuto in Italia solo in
Reggio Emilia, una provincia pilota da questo punto di vista. Ho
collaborato con l'assessore Leoni dando sicuramente dei risultati
produttivi, ma ci volevano in ogni comune, in ogni consorzio e in
ogni provincia dei Leonardo da Vinci che fossero delegati a dare
delle risposte ai nuovi insediamenti produttivi. Anche perché sono
farraginose le procedure: l'altro giorno ad una azienda che voleva
ampliare il proprio stabilimento, il comune, non dico dove, ha
chiesto 36 elaborati tecnici e amministrativi e questo è un dato
preoccupante per la semplificazione delle procedure. Condivido il
discorso ANCE che ho sentito qui questa mattina. Quando si parla di
edilizia bisogna parlare anche di macchine, di attrezzature, di gru.
E quali sono le procedure attuali? Oggi un extra comunitario viene
in Italia, autorizzato, si iscrive alla camera di commercio, conosce
poco l'italiano - ha detto giustamente il rappresentate dell'ANCE -
compra una gru, una betoniera che viene omologata presso il
costruttore, quindi dotata di certificazione CE, che non vuol dire
China export , anche se per una anno abbiamo avuto questo problema,
questa macchina viene collaudata ed omologata. Il testo unico recita
nell'articolo 71, comma 11 che richiama i commi 8 e 4: le verifiche
periodiche le fanno le AUSL di cui la prima la fa l'ISPESL dopo 2
anni . Nel frattempo questo extra comunitario ha montato una
macchina collaudata dal costruttore, ad esempio un semovente, su
13
terreno friabile e cedevole e la prima verifica viene fatta dopo due
anni, senza patentino perché è autorizzato dalla camera di commercio
e non ha avuto nessuna autorizzazione specifica di idoneità
all'utilizzo delle macchine, perché il patentino ci vuole per i
saldatori e per i procedimenti di saldatura, per i recipienti a
pressione, ma non ci vuole per le macchine per l'edilizia e in due
anni in cinque cantieri ha fatto cinque morti. E' qua che le Regioni
devono intervenire a dire qualche cosa allo Stato. Ci ha provato in
realtà due anni fa con una delibera della Giunta, la regione Veneto,
assumendo una delibera che non stava in piedi, perché prevedeva che
chi veniva ad operare con una gigantesca autogrù del valore di 4-5
milioni di euro, doveva avere un patentino rilasciato dalla regione
Veneto. Il che vuol dire che un Emiliano o un Lombardo non potevano
andare nel Veneto; naturalmente tale delibera se la sono rimangiata.
Da qui, un'accusa alle Regioni per acquisire un'omogeneità
comportamentale perché se riconosco all'Emilia-Romagna una capacità
propositiva, è altrettanto vero che dobbiamo diventare poi attuativi
nelle procedure. Sento parlare e leggo, perché me lo sono letto
attentamente questo testo, di formazione. Condivido tutto sul
concetto di formazione tranne un aspetto disatteso: chi forma i
formatori? Perché oggi abbiamo la distribuzione dell'ignoranza. Chi
conosce le 963 direttive comunitarie che sono in inglese, francese e
tedesco? Chi conosce i decreti ministeriali e le circolari
operative? Bisogna fare una cabina di regia, c'è da fare qualcosa
che omogeneizzi anche il campo delle interpretazioni. Questo è il
vero problema: formare i formatori perché mandiamo in giro gente che
non ha cultura e quindi non sa fare la prevenzione e questo è un
aspetto significativo. E' fondamentale ed è un problema che va
affrontato. Dopo aver tenuto un corso con un altro collega ad Ostia
a settantuno giudici che sono gli ispettori delle Procure e a dieci
colonnelli della Guardia di Finanza, è apparso chiaro che i giudici
si trovano veramente in difficoltà giacché si trovano a dover
valutare e condannare delle persone quando le loro sedi lavorative
presentano altrettanti gravi problemi di salubrità. Come fanno a
condannare una persona quando si trovano loro stessi in una
condizione in cui l'ambiente in cui operano, non è sano? Ci sono
scuole e aziende ospedaliere che non rientrano nelle linee guida
fondamentali primarie né della regione Lombardia, né della regione
Emilia-Romagna. Si dice di controllare le falegnamerie, i cantieri
edili, ma abbiamo il 50 per cento degli edifici pubblici che non è a
norma, con le barriere architettoniche, con la mancanza degli
ascensori, con gli aspetti dei carichi di incendio. Quanti ospedali
in Emilia-Romagna hanno il certificato prevenzione incendi? Due.
Quindi viviamo in uno stato di confusione in cui c'è presente il
d.lgs 626/94, il d.lgs 494/1996, il dpr 547/1955, le direttive
comunitarie, i decreti e le circolari. E voi dite: sono state tutte
soppiantate dal testo unico. Verissimo, però nel testo unico in 306
articoli e in 51 allegati si dice 24 volte che alcune decisioni
importanti verranno prese entro 12 mesi dalla data del 15 maggio
2008. A ieri pomeriggio non è stata presa nessuna decisione in
merito. Allora il ruolo delle Regioni deve essere incentivante anche
in questa direzione. Quali formazioni si possono dare quando mancano
le linee guida in alcuni settori? Ricordo i sei morti di Catania
nelle fognature e che per gli ambienti confinati c'è stato un gruppo
di lavoro messo in piedi in tre settimane. Vedete che siamo carenti
anche da questo punto di vista, sul concetto delle linee guida degli
ambienti confinati. Perché, chiedo al relatore e al propositore di
questo testo di oggi, non si dice nulla delle macchine e delle
attrezzature? Vorrei che venisse aggiunto qualche cosa anche in
questa direzione e anche delle direttive comunitarie. Perché, e
14
questa è una preghiera che faccio, viene disatteso il ruolo
dell'ANCE, dei Vigili del Fuoco, quello dell'ISPESL stesso?
Nell'articolato si recita e altri enti : non credo che questi tre
enti che ho citato abbiano un ruolo così subalterno o
sottodimensionato. Si pensi che tra Parma e Bologna l'ISPESL paga
venti borse di studio per la ricerca in protocolli d'intesa fatti
con l'Università e la medicina del lavoro e a Bologna con l'Inail
stesso. Direi che la ricerca si fa anche attraverso questi
atteggiamenti. E ora che i cervelli smettano di scappare negli Stati
Uniti e altrove perché non diamo incentivi e stimoli in questa
direzione. Spendiamo 3 milioni di euro per fare pubblicazioni che
vengono distribuite, facciamo delle linee guide che solo l'anno
scorso nel campo dell'edilizia hanno avuto 80 mila accessi. Si pensi
al focal point di Bilbao dove siamo punto di riferimento europeo per
questi aspetti. Il problema che è stato affrontato anche prima di me
da altri riguarda gli appalti: giusta la considerazione ripresa
dall'ing. Manzi nella regione Toscana. Il problema degli appalti è
molto grave sul concetto anche dei terzi e deve trovare una sua
risposta a monte nei capitolati oltre che nella progettualità.
Peraltro il testo unico dà una nuova dimensione dei progettisti dove
evidentemente si assumono delle responsabilità sul piano della
sicurezza sulla quale non esistono i ribassi d'asta. Abbiamo un
esempio tipico che io pongo come punto di riferimento, anzi ne
abbiamo due: due aziende ospedaliere, di Bergamo e Parma che stanno
attuando le procedure comportamentali con collaudo in corso d'opera,
analisi degli appalti e tutti gli annessi e connessi. A Parma, per
il nuovo impianto del reparto di pediatria, riconosco al direttore
generale Venturi la capacità di aver saputo coinvolgere forze
tecniche per dare delle risposte in questa direzione. E queste
devono costituire un esempio che abbiamo in Italia su come muoverci:
è il capitolato, sono gli appalti e i subappalti che devono trovare
un'analisi che ha una struttura piramidale perché voi sapete che il
ruolo fondamentale dell'RLS e del datore di lavoro è stato
sottolineato dal testo unico. Io ho dato in un'azienda milanese
secondo una direttiva Seveso, una non conformità - e una non
conformità è un fatto grave - ad un'industria chimica perché non era
stato coinvolto in modo adeguato l'RLS come prevede il testo unico.
Poiché qualcuno ha chiamato in causa il concetto della famiglia e lo
riprendo- il pater familias diventa datore di lavoro, se chiamate in
casa per sostituire una caldaia pur dando l'incarico ad un
ingegnere. Nella vecchia 626 la responsabilità era del datore di
lavoro, adesso in tutti i casi il pater familias è datore di lavoro
ed in caso di incidente diviene corresponsabilizzato anche lui in
questa logica. Sembra un paradosso ma è così. Poi perché non si dice
nulla qua e vorrei che qualche riferimento nascesse, se non altro
come stimolo, so che la delega è del Ministero dello Sviluppo
economico delle attività produttive e del Lavoro, perché non si dice
nulla delle centinaia e centinaia organismi notificati che sono
stati autorizzati in Italia? Gli organismi notificati fanno i
collaudi degli impianti di terra che nei cantieri edili ci sono e
degli ascensori che nei cantieri edili ci sono. L'Italia è il paese
al mondo con il maggior numero di ascensori: 852 mila e vengono
controllati e vengono delegati ai controlli, non tanto le AUSL
(l'ISPESL non lo fa più) che ne farà il 15 articolo, ma nell'85 per
cento dei casi organismi notificati privati. I controlli e le
verifiche vengono assegnate a coloro che costano meno. Allora non ci
sta che i due ascensori di Taormina vengano controllati da un ente
di Milano ad ottanta euro l'uno. Vi faccia riflettere questo punto.
Termino con questa riflessione e queste proposte che alla luce delle
considerazioni fatte potrebbero portare lontano ed essere analizzate
15
in modo migliore e mi scuso con voi della fretta con cui le ho
esposte. Propongo quindi un coordinamento ristretto inteso come
cabina di regia e spero che questi suggerimenti non vengano
disattesi.
GIAN CARLO MUZZARELLI: Raccolgo la disponibilità dimostrata.
Desidero però dare la parola ad un tecnico della Regione, il dott.
Giuseppe Monterastelli, al fine di chiarire un passaggio contenuto
nella relazione appena svolta dal direttore dell'ISPESL e relativo
al tema della certificazione che, se non chiarito subito, potrebbe
dare adito ad un'interpretazione impropria e determinare
immediatamente una serie di interrogazioni da parte dei consiglieri.
GIUSEPPE MONTERASTELLI (Servizio Sanità pubblica Regione
Emilia-Romagna): Relativamente al fatto che le Regioni non pongono
nell'ambito dei loro piani di attività il controllo delle strutture
sanitarie, preciso che la regione Emilia-Romagna con il Piano per la
prevenzione assunto con delibera di Giunta n. 426 del 27/03/2006, ha
posto cinque settori da controllare prioritariamente: l'edilizia, la
metalmeccanica, il legno, la sanità e le scuole. La sanità è stata
posta, primo, per la complessità della produzione che si svolge in
questo settore, che va dagli apparecchi a pressione fino al rischio
biologico, secondo, perché ci sembrava coerente e corretto, essendo
la vigilanza in tema di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro
attribuita alla Regione ed in modo particolare all'assessorato
Politiche per la Salute, che a chi detiene il potere di fare
controlli si attribuisse un compito specifico di controllare i
propri settori per non cadere in quello che l'ing. Pera diceva della
magistratura che opera in strutture non a norma e proprio in quelle
strutture si devono condannare soggetti che hanno violato le stesse
norme che in quel momento sono violate in corso d'opera.
Per quanto riguarda il tema più delicato del certificato prevenzione
incendi, la normativa riferita al possesso del certificato
prevenzione incendi è di per sé assolutamente complessa e le
strutture sanitarie della regione Emilia-Romagna sono in possesso o
del Nulla Osta Provvisorio (NOP), ma tale definiva la legge oggi
trasferito e in corso di trasferimento come certificato di
prevenzione incendi, o sono in possesso del certificato prevenzione
incendi o del progetto di adeguamento approvato dal comando dei
Vigili del Fuoco che equivale nella sostanza, anche se non nella
forma, al possesso del certificato prevenzione incendi. Si tratta di
una questione molto complessa ma assolutamente delicata. Ovviamente
abbiamo come obiettivo preciso e specifico quello di garantire la
sicurezza dei pazienti perché pensate a cosa vuol dire un incendio
in un ospedale: vuol dire non operare come in un albergo o in un
edificio come quello della Regione, dicendo alle persone: scappate,
ma significa portare dentro i Vigili del Fuoco e far trasportare
fuori i pazienti una volta posti in sicurezza, il più delle volte
significa portare fuori dei letti. Chi è di Bologna, conosce bene lo
sforzo compiuto per adeguare l'ospedale Maggiore con una intera
colonna per poter portare fuori i pazienti con i letti e alla Sanità
tale sforzo è costato la vendita del Palazzo dei Banchi in Piazza
Maggiore. Quindi tutte le strutture sanitarie in Emilia-Romagna sono
a norma per quanto riguarda l'aspetto legato all'antincendio. In
modo particolare si è posta attenzione a formare il personale. La
Sanità, mi sembra, ha 70 mila dipendenti e il 20 per cento, circa 14
mila, è stato formato per portare fuori i pazienti in caso di
incendio. Sono state fatte prove di evacuazione e all'ospedale
Maggiore addirittura si è fatta l'ipotesi di un attacco terroristico
all'undicesimo piano che isolasse i piani superiori e quindi sono
16
stati portati fuori dei volontari come se fossero ammalati. La
stessa cosa è stata fatta a Parma, a Rimini ed in altri ospedali. Il
certificato di prevenzione incendi è un elemento di arrivo ma ci
sono anche altre misure precedenti che sono state assunte e ricordo
che il certificato prevenzione incendi viene rilasciato dal comando
dei Vigili del Fuoco per l'intero edificio e se quell'edificio
subisce una semplice modifica, ad esempio una porta antincendio
viene sostituita, è necessario un nuovo certificato ad integrazione
dello stesso. Quindi la complessità c'è, ma la garanzia viene data
nel modo più assoluto.
GABRIELLA MAGRI (Federazione Ordini degli Ingegneri
dell'Emilia-Romagna): Prima di tutto volevo far conoscere
l'organizzazione che in questo momento c'è in regione per quanto
riguarda gli ingegneri in quanto ogni ordine provinciale ha la sua
commissione sicurezza con i relativi referenti e poi c'è una
commissione regionale che naturalmente cerca di coordinare gli
ordini che hanno aderito e ha lo scopo di promuovere una maggiore
organicità sia dal punto di vista operativo-tecnico sia
interpretativo delle norme, naturalmente nei limiti del possibile.
In questo senso credo che sia un momento molto positivo per la
figura tecnica dell'ingegnere in quanto per diverso tempo c'è stata
una sorta di disgregazione che in questo momento invece direi essere
stata superata portando ad una produzione fattiva di documenti e
impostazioni tecniche. Oltre a questo gruppo regionale c'è
naturalmente anche un gruppo nazionale, che tra l'altro ha avuto
sede qui a Bologna, proprio di rielaborazione ed analisi del testo
unico del d.lgs 81/08 dando in tempi assolutamente brevi ed
insperati una prima lettura ed una prima proposizione di
miglioramento da parte di tutti gli ingegneri d'Italia. Per
l'Emilia-Romagna è stato un punto di eccellenza l'aver coordinato il
gruppo nazionale. Ho fatto questa premessa per dire che noi
ingegneri dell'Emilia-Romagna siamo molto attivi, ci teniamo ad
essere presenti anche nel momento in cui questi progetti di legge
vengono predisposti e chiediamo di essere invitati non solo per il
commento ma anche all'atto della stesura. Diamo la nostra
disponibilità con questo gruppo assolutamente attivo e direi per un
motivo sostanziale: in realtà lo dice anche il titolo stesso del
pdl: Sicurezza del lavoro nei cantieri edili e di ingegneria
civile . Ovviamente io parlo per il comparto degli ingegneri che
rappresento, ma dal mio punto di vista è una problematica che
andrebbe estesa a tutto il comparto tecnico che ricopre determinati
ruoli. Di fatto noi rappresentiamo la capillarità su tutto il
tessuto sociale in quanto ci occupiamo sia di piccoli cantieri
privati che di grandi appalti pubblici. Operiamo in gruppi complessi
o singolarmente, al nostro interno gli associati possono svolgere
ruoli completi, in quanto il progetto è di piccole dimensioni o
ruoli estremamente specialistici quando i progetti sono di grande
complessità. Noi di fatto siamo la cucitura tra committenti,
imprese, lavoratori e faccio presente che con il d.lgs 81/08 il
comparto tecnico diventa anche committente perché porta alla nomina
del responsabile dei lavori esclusivamente la figura del
progettista, del direttore dei lavori. Io parlo a nome della mia
categoria, ma anche a nome di tutti, non si può pensare di non
coinvolgerci attivamente in qualunque legge che riguardi
l'evoluzione della sicurezza in quanto in prima persona direttamente
coinvolti. Tra l'altro noi come federazione regionale abbiamo anche
condiviso delle buone prassi: già da almeno quattro anni abbiamo
compensato quella che a nostro avviso era una carenza legislativa
sulla regolamentazione comportamentale di minima garanzia sul ruolo
17
del coordinatore della sicurezza, in quanto noi per primi vedevamo
delle discrepanze immense per i controlli e le modalità di approccio
o le modalità operative del cantiere. Chiaramente questo poteva
accadere in quanto la legge non era troppo stringente sia per la
variabilità dei cantieri sia per la loro complessità, però di fatto
questo ha portato ad avere dei tecnici estremamente attenti, pignoli
e continui nello svolgimento dell'attività con altri che invece
hanno un metro più blando. Noi abbiamo cercato di dare, con queste
buone prassi, una minima regolamentazione anche a tutela della
committenza che a fronte di un incarico di una scelta tecnica deve
poter avere un minimo confronto. Vorremmo mettere a disposizione
della Regione le buone prassi e la documentazione che abbiamo
sviluppato anche perché in alcuni casi, come Parma da dove provengo,
sono state condivise con gli altri ordini professionali ed hanno
dato vita ad un discorso corale nel quale crediamo attivamente.
Tornando più tecnicamente al progetto di legge, volevo sottolineare
quella che per me da anni è una problematica tecnica, visto che da
anni opero costantemente sui cantieri, che è quella di ricomprendere
nelle imprese, nei lavoratori autonomi anche tutte quelle voci che
entrano in noli a caldo, in noli a freddo, fornitura di vario genere
e titolo e trasporti, intendendo per trasporti non le mere forniture
di merci che vengono prese e scaricate nei cantieri, ma movimenti
terra, le autobetoniere perché di fatto chi si trova nei cantieri si
trova spesso invaso da questi padroncini che a vario titolo entrano,
che non sono lavoratori autonomi, non sono impresa e non si sa come
trattarli, non hanno una regolamentazione e credo di non sollevare
le critiche di nessuno se dico che tante volte capita per tutta una
serie di motivi tecnico-amministrativi, che non sto a spiegare, che
ci siano delle forniture definite tali perché non raggiungono la
soglia percentuale di manodopera, per cui in un appalto pubblico può
capitare molto spesso di avere un'impresa a titolo di fornitura
quando questa impresa magari ha un 30 per cento di manodopera che
opera in cantiere e ha titolo di esserlo. Mentre negli appalti
pubblici la gestione degli appalti e dei subappalti ha sicuramente
un iter piuttosto complesso di approvazione del subappalti, la
fornitura non ha bisogno di nessuna procedura particolare per cui ci
sono lavoratori ipercontrollati e lavoratori che nessuno ha mai
visto o conosciuto ma che di fatto operano uno di fianco all'altro.
Mi unisco assolutamente a quanto detto dal dott. Buia dell'ANCE e
altri relatori sul fatto che c'è una facilità estrema di iscrizione
alla camera di commercio, specialmente da parte dei lavoratori
autonomi e chiaramente il comparto tecnico che si trova nei cantieri
non può allontanare persone che reputa negative perché comunque
hanno titolo per esserci. Ci sono persone che non comprendono un
minimo di lingua italiana: nessuno vuole l'Italiano fluente, però
d'altra parte per un coordinatore o un tecnico che deve fare un
progetto sicurezza o un progetto di emergenza o un qualunque tipo di
disegno sulla sicurezza in cantiere, nel momento in cui non riesce a
comunicarlo, diventa impossibile metterlo in pratica. L'aspetto di
qualificare coloro che si iscrivono alla camera di commercio e
valutare che abbiano quel minimo di comprensione di comunicare tra
di loro perché naturalmente sui cantieri possono esserci molte etnie
diverse, quindi il problema è non solo tra tecnico e lavoratore ma
anche tra lavoratore e lavoratore: pachistano, dell'Europa dell'est,
nordafricano e tutti quelli che giustamente vengono per lavorare.
Quindi la nostra richiesta del controllo di noli forniture e
movimentazione merci si unisce a quello che ha detto la signora
Boattini della CNA sul fatto che anche coloro che non rappresentano
il contratto edile, quindi quelli che generalmente sono nella
metalmeccanica vadano seguiti. Io apro il ventaglio anche a queste
18
imprese e sicuramente ci vuole un controllo maggiore e più serio nel
momento in cui si accettano dei lavoratori. Per quello che riguarda
gli incentivi alla formazione, all'articolo 7 (Incentivi per i
committenti) e all'articolo 8 (Incentivi per le imprese), credo che
ci sia da prendere in considerazione anche gli incentivi per il
comparto tecnico. Ci deve essere il modo per distinguere chi si
comporta bene e chi no, chi va sempre in cantiere ed opera una
formazione costante, rispetto a chi in un certo senso svilisce la
categoria facendo un po' di carta e chiaramente mandando a
scatafascio il buon lavoro di un altro. Tante volte capita di
sentirmi dire dal muratore o dal carpentiere: ma sei ancora qui? Ma
in quell'altro cantiere il tecnico non è venuto quasi mai e tu sei
venuta due giorni fa . Questo significa che anche i tecnici hanno
bisogno di essere incentivati e uniformati. Hanno bisogno di essere
incentivati con una formazione continua, come diceva il dott. Buia,
nelle scuole superiori, nelle università. Ormai il campo della
sicurezza è una specializzazione e come anche diceva l'ing. Pera, si
devono fare dei corsi specialistici anche sui macchinari e sulle
attrezzature. Chi ha una estrazione edile fa fatica a piegarsi su
tutto quello che sono le parti impiantistiche e meccaniche quindi
sicuramente l'esigenza di una formazione mirata, tecnica ed efficace
è fondamentale. La formazione deve essere fatta anche a tutti quegli
enti preposti ad accogliere le documentazioni, ad esempio i comuni
che sono i più frequenti, perché per tutti i documenti dell'allegato
17 che devono essere consegnati al comune, c'è una discrepanza tra
un comune e l'atro che è spiazzante, nel senso che anche il tecnico,
il committente che deve operare in una certa maniera, ogni volta,
invece di avere un parametro tecnico di riferimento, deve cercare di
capire come in quel comune si fa e questo tecnicamente non è
accettabile, perché stiamo parlando di questioni molto terra terra,
ma che rientrano in un progetto sicurezza comune. Quindi incentivare
la formazione anche per il comparto tecnico, a maggior ragione
quando questi può assumere anche il ruolo di responsabile dei
lavori. Questo è obbligatorio perché non può scegliere il
progettista o il direttore dei lavori: deve assumere quel ruolo. Un
magistrato mi diceva che è quasi automatica questa nomina, fa parte
degli elementi ancora da definire. Quindi formazione anche agli
enti, uniformità di comportamento nelle verifiche. Visto che si
parlava di migliorare e anche di coinvolgere maggiormente gli enti
di controllo. Noi naturalmente soffriamo di controlli molto diversi
come dicevano le imprese: in un comune hanno un certo tipo di
sanzione, in un altro comune no, ma lo stesso succede al tecnico. Ci
sono molti elementi aleatori che vanno stretti, vanno calmierati.
Queste sono le cose principali che volevo sottolineare e vi
ringrazio per l'attenzione.
SAVERIO SANDRI (Coordinamento dei collegi della provincia di
Bologna): Buongiorno. In questa sede rappresento il coordinamento
dei collegi della provincia di Bologna che recentemente si sono
costituiti per affrontare le problematiche dal punto di vista della
sicurezza sul cantiere. Ci si è accorti di poter fare un fronte
comune perché i problemi sostanzialmente sono uguali. Le differenze
che normalmente ci sono tra i tecnici e fra gli ordini, le
peculiarità che distinguono normalmente un ingegnere da un
architetto, da un geometra, in questa materia si livellano.
Fondamentalmente l'architetto, il perito, l'ingegnere e il geometra
fanno tutti lo stesso tipo di lavoro e lo devono fare allo stesso
modo per cui le problematiche sono comuni e come già detto
precedentemente dalla mia collega, pongo anch'io sull'uniformità di
giudizio tra le varie province e tra le AUSL di una stessa
19
provincia. A secondo di chi verrà in cantiere sappiamo su cosa verrà
posto l'accento e questo crea una difformità di giudizio, un modo un
po' ambiguo con il quale relazionarsi che crea dei problemi
lavorativi a noi, ma in ultima analisi alle imprese e ai lavoratori
che non sanno come comportarsi. Cambiano le leggi, ma i morti non
diminuiscono in modo rilevante e sostanziale, quindi probabilmente
non è solo un problema di leggi, ma anche di comportamenti da
mantenere in cantiere. Crediamo che fra le varie potenzialità che si
possono sfruttare ci sia quella dei coordinatori: ci siamo resi
conto di essere sulla carta un soggetto principale, al pari del
committente e dell'impresa appaltatrice che però non riesce ad agire
come vorrebbe e potrebbe perché i nostri poteri rimangono sulla
carta: noi possiamo arrivare fino ad un certo punto, noi possiamo
sospendere la lavorazione, dare la comunicazione all'AUSL e al
dipartimento provinciale del lavoro però è un potere che rimane
sulla carta perché noi siamo poi i primi a pagarne le spese in tutti
i sensi perché poi l'impresa e il committente non ti chiamano più e
quel canale viene interrotto. E' un gioco che si può fare una o due
volte e basta. A quel punto dovremmo essere spalleggiati nel senso
di poter lavorare insieme con la AUSL e il dipartimento provinciale
del lavoro per stabilire delle prassi. La collega che mi ha
preceduto è già riuscita ad instradare questo lavoro nella provincia
di Parma, ha già trovato il modo di interfacciarsi in tutta la
regione. Noi ci siamo costituiti per riuscire a farlo fattivamente
nella provincia di Bologna confrontandoci con chi ha già cominciato
questo tipo di discorso. A tal fine la nostra proposta è molto
semplice ed è quella di poter partecipare ai tavoli dove vengono
scritte e pensate le leggi e quelle che sono le norme, le circolari
e buone prassi da tenere in cantiere, allargando il concetto che
partendo dalla formazione che possiamo svolgere all'interno dei
nostri ordini, facendo da collegamento fra gli enti e i nostri
iscritti, arriva alla possibilità di concordare con gli enti e AUSL
delle buone prassi riuscendo a far arrivare in cantiere un concetto
che per ora è solo sulla carta.
ALBERTO DUSMAN (Ordine degli Ingegneri della provincia di Ravenna):
L'ordine degli ingegneri di Ravenna non aderisce alla Federazione
regionale degli ingegneri. Quando abbiamo letto questo testo, ci è
parso che, visto che ci sono poche energie monetarie a disposizione,
la cosa migliore da fare sia incentivare la formazione e coordinare
ed aumentare i controlli. Abbiamo due osservazioni. La prima è
all'articolo 4 che dice: razionalizzare e semplificare l'attività
amministrativa . Un suggerimento di buon senso che non è demagogico,
è quello di semplificare l'attività amministrativa e migliorare
l'efficienza e l'efficacia perché, se guardiamo tutto il contenuto
della legge, questo non viene rispettato.
L'ultimo punto è quello dei requisiti tecnici: quando scrivete al
punto 3 e 4 che ci saranno ulteriori linee guida indicative, penso
per il lavoro dei tecnici, si parla in termini prestazionali. Il
concetto di prestazionale è stato acquisito da pochi anni perché
tutti i nostri termini erano prescrittivi. Questo facilitava anche
la legge e i giudici, quelli prestazionali invece sono tutti da
dimostrare.
Si devono incentivare almeno gli operai a seguire le elementari
norme di sicurezza come utilizzare l'elmetto.
La seduta termina alle ore 12.00
Approvato nella seduta del 29 gennaio 2009.
20
La Segretaria Il Presidente
Samuela Fiorini Roberto Piva
21