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Legislatura VIII - Commissione III - Verbale del 16/01/2009 antimeridiano

    Testo

    Verbale n. 2
    Seduta del 16 gennaio 2009
    Il giorno venerdì 16 gennaio 2009 alle ore 10.00 si è riunita presso
    la sede dell'Assemblea Legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50,
    la Commissione Territorio Ambiente Mobilità, convocata in udienza
    conoscitiva con nota Prot. n. 255 del 08/01/2009.
    Partecipano alla seduta i Commissari:
    Cognome e nome Qualifica Gruppo Voto
    MUZZARELLI Gian Presidente Partito Democratico 6 presente
    Carlo
    FRANCESCONI Luigi Vice Forza Italia-Popolo 5 assente
    Presidente della Libertà
    PIVA Roberto Vice Partito Democratico 6 presente
    Presidente
    BARTOLINI Luca Componente Alleanza 4 assente
    Nazionale-Popolo della
    Libertà
    BORGHI Gianluca Componente Partito Democratico 2 presente
    BORTOLAZZI Componente Partito dei Comunisti 1 presente
    Donatella Italiani
    CORRADI Roberto Componente Lega Nord Padania E. e 3 assente
    R.
    DELCHIAPPO Renato Componente Gruppo Misto 1 assente
    GUERRA Daniela Componente Verdi per la pace 1 assente
    MASELLA Leonardo Componente Partito di Rifondaz. 2 assente
    Comunista
    MAZZA Ugo Componente Sin. Dem. Per il 2 assente
    Socialismo Eu.
    MAZZOTTI Mario Componente Partito Democratico 3 presente
    MONACO Carlo Componente Per l'Emilia-Romagna 1 assente
    NANNI Paolo Componente Italia dei Valori con 1 assente
    Di Pietro
    NERVEGNA Antonio Componente Forza Italia-Popolo 2 assente
    della Libertà
    NOÈ Silvia Componente Unione Democratici 1 assente
    Cristiani e di Centro
    SALOMONI Ubaldo Componente Forza Italia-Popolo 2 assente
    della Libertà
    SALSI Laura Componente Partito Democratico 3 assente
    ZANCA Paolo Componente Uniti nell'Ulivo-SDI 1 assente
    ZOFFOLI Damiano Componente Partito Democratico 3 assente
    Sono altresì presenti: l'assessore alla Programmazione e sviluppo
    territoriale, cooperazione col sistema delle autonomie,
    organizzazione Luigi GILLI.
    Hanno partecipato ai lavori della Commissione: L. Draghetti
    (Programmazione territoriale e negoziata, intese. Relazioni europee
    e relazioni internazionali), G. Monterastelli (Serv. Sanità
    pubblica), M. Ferrari (Serv. Informazione Ass. leg.)
    Presiede la seduta: Roberto Piva
    Assiste la Segretaria: Samuela Fiorini
    UDIENZA CONOSCITIVA
    4191 - Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: 'Tutela e
    sicurezza del lavoro nei cantieri edili e di ingegneria civile'
    (delibera di Giunta n. 1860 del 10 11 08).
    Partecipano all'udienza conoscitiva:
    Aldini Claudia Ministero del Lavoro della Salute e delle
    Politiche
    Alessandrini Comitato paritetico territoriale operativo di
    Cecilia Bologna (CPTO)
    Barca Gianluca Polizia Municipale di Parma
    Bassi Andrea Ordine degli ingegneri di Forlì-Cesena
    Bastelli Massimo Collegio Periti industriali di Bologna
    Benedetti Andrea Ministero del Lavoro della Salute e delle
    Politiche sociali
    Bergamaschi Fabio Polizia Municipale di Parma
    Bernardi Mario Associazione Bancaria Italiana (ABI)
    Biagini Franca Associazione Ingegneri e Architetti
    Emilia-Romagna
    Boattini Claudia CNA Costruzioni Emilia-Romagna
    Boemi Elsa Polizia Municipale di Piacenza
    Buia Gabriele ANCE Emilia-Romagna
    Capello Giulio ANCE Emilia-Romagna
    Casadio Matteo Comune di Ravenna
    Chiarini Paolo Azienda ospedaliera Università di Ferrara
    Chiesa Giuseppe AUSL di Imola
    Cialdini Silvia INAIL di Cesena
    Coccagna Maddalena Università di Ferrara - Facoltà di
    Architettura
    Cocconi Roberto Ministero del Lavoro della Salute e delle
    Politiche sociali
    Conti Angelo Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna
    Corrado Giuseppe Comune di Bologna
    De Laurentis Collegio dei Geometri di Bologna
    Giuseppe
    Donnarumma Ciro FILCA CISL Emilia-Romagna
    Dottori Ennio Confeservizi
    Dusman Alberto Ordine degli Ingegneri di Ravenna
    Farinelli Roberto Polizia Municipale di Mirandola
    Fava Giulia Polizia Municipale di Parma
    Fiorentini Mattia ANCE di Forlì-Cesena
    Ganapini Daniele Nuova Quasco
    Gasparini Associazione Noi Consumatori e UPPI Bologna
    Guglieri Polizia Municipale di Piacenza
    Bartolomeo
    Izzo Raffaele AUSL di Forlì
    Lepore Matteo Legacoop Bologna
    Linari Ladislao FENEAL UIL
    Lotti Letizia Collegio Periti agrari di Bologna
    Maccaferri Polizia Municipale di Bologna
    Giuseppe
    Magri Gabriella Federazione Ordini degli Ingegneri
    Emilia-Romagna
    Michelini Mariella Comune di Ferrara
    Mignani Fabio Comune di Anzola dell'Emilia
    Minarelli FILLEA CGIL
    Valentino
    2
    Monaco Felice Comune di Bologna
    Morgagni Pino AGCI Emilia-Romagna
    Morandi Elia Ordine degli Architetti di Forlì-Cesena
    Parisi Augusto Cassa Edile di Mutualità e di Assistenza
    (CEMA)
    Pedrazzini Gianni CISL Emilia-Romagna
    Pera Leone ISPESL Piacenza, Parma e Regio Emilia
    Poggi Andrea ANCE Emilia-Romagna
    Posteraro Alfredo Federazione regionale dei Dottori Agronomi
    Pozzi Francesca Ordine degli Architetti PPC di Ferrara
    Reggiani Claudia AUSL di Bologna
    Rossi Fulvio Comune di Ferrara
    Rubin Gino CGIL Emilia-Romagna
    Rusticali Luigi Provincia di Forlì-Cesena
    Sandri Saverio Coordinamento dei Collegi della Provincia di
    Bologna
    Savorani Germano Provincia di Ravenna
    Siracusano INAIL
    Giuseppe
    Skuk Igor Legacoop Emilia-Romagna
    Suprani Vittorio CRIARER
    Toselli Germano CGIL Emilia-Romagna
    Vicenzi Andrea Federconsumatori
    Zuccarello ISPESL Bologna
    Giovanni
    ROBERTO PIVA (Vicepresidente della Commissione Territorio Ambiente
    Mobilità): Buon giorno a tutti e grazie di essere intervenuti a
    questa udienza conoscitiva. Sono Roberto Piva, vicepresidente della
    Commissione e, come previsto dal Regolamento interno dell'Assemblea
    legislativa, presiederò la seduta in sostituzione del presidente
    Gian Carlo Muzzarelli in quanto questi è relatore del progetto di
    legge. Ringrazio per la presenza anche l'assessore Luigi Gilli. I
    lavori si svolgeranno secondo la procedura prevista per le udienze
    conoscitive. Lascio la parola al relatore della legge, Gian Carlo
    Muzzarelli, poi seguiranno gli interventi. Per chi desidera
    intervenire, ricordo di compilare e consegnare la richiesta.
    GIAN CARLO MUZZARELLI (Presidente della Commissione Territorio
    Ambiente Mobilità e relatore del progetto di legge): Ringrazia
    l'assessore Gilli e la Giunta: la Commissione ha già avviato l'iter
    del progetto di legge ed è già stata svolta una fase di confronto
    con l'assessore. Il progetto di legge in oggetto ha l'obiettivo di
    tutelare e assicurare le migliori garanzie di sicurezza del lavoro
    nei cantieri nel rispetto della legalità, della trasparenza e della
    dignità del lavoro. Il ruolo delle Regioni è sempre più importante e
    nella nostra Regione c'è la necessità di rafforzare una sorta di
    senso di marcia, un comportamento in un'ottica di un federalismo
    responsabile per difendere il lavoro ed assicurare e qualificare le
    imprese responsabili del nostro territorio. Stiamo lavorando con
    molta responsabilità. I dati a nostra disposizione segnano una
    diminuzione degli incidenti mortali nel nostro territorio, ma questo
    non basta. Puntiamo alla mortalità zero e per questo sono necessarie
    azioni per migliorare la prevenzione, la responsabilità e la presa
    di coscienza collettiva e pubblica: sicurezza del lavoro e nel
    lavoro, qualità del lavoro per rispondere alle esigenze del nostro
    3
    territorio, per migliorare le condizioni di competitività delle
    nostre imprese e per valorizzarle. Riteniamo che occorra migliorare
    le regole, che sono importanti, ma non sufficienti: occorre anche
    formazione del lavoratore, dell'imprenditore e miglior percezione
    del rischio. E' un cammino si vuole continuare a portare avanti per
    cercare di migliorare le condizioni di lavoro nella nostra regione,
    per raggiungere l'obiettivo della mortalità zero che potrebbe
    coniugarsi con legalità, qualità ed imprese eticamente ed
    operativamente responsabili. Questo è il senso di marcia. Oggi
    dobbiamo raccogliere le considerazioni in un confronto a tutto
    campo, proprio perchè vogliamo ragionare su questi obiettivi.
    Vorremmo evitare, l'ho scritto e lo ridico anche oggi, il rischio
    che i fondi previsti dalla legge regionale 6/2008 non vengano mai
    usati. Il progetto di legge vuole valorizzare le attività, le
    esperienze di questi anni dando vita ad un unico provvedimento
    organico incentivando e obbligando le pubbliche amministrazioni ed i
    privati ad utilizzare quelle imprese che garantiscono il rispetto di
    tutte le norme, per garantire un lavoro svolto nella massima
    legalità e sicurezza, innestando all'interno della riflessione sulla
    legalità anche il dibattito che abbiamo avviato, e che abbiamo
    assunto, sul tema delle infiltrazioni e delle difficoltà che stiamo
    registrando. Questo è il senso di marcia: abbiamo lavorato e
    dobbiamo continuare a lavorare per imprese responsabili e contro il
    lavoro nero per cercare di trovare le condizioni di una risposta
    seria per la nostra società regionale. Sono sicuro che con il vostro
    contributo l'impianto uscirà rafforzato, idoneo a fare un passo
    avanti nel nostro sistema economico sociale. Anche questo, come
    altri provvedimenti della Regione, contribuisce a rispondere al tema
    pregnante del lavoro e del riconoscimento della qualità del sistema
    delle imprese che deve essere uno degli obiettivi fondanti della
    nostra Regione. Su questo terreno vogliamo lavorare e oggi, con il
    vostro contributo e con il lavoro positivo che l'Assessore Gilli e
    la Giunta stanno facendo, sicuramente potremo fare un passo avanti.
    ROBERTO PIVA: Prima di iniziare con gli interventi, informo che sono
    presenti anche i colleghi consiglieri Donatella Bortolazzi e
    Gianluca Borghi che fanno parte della Commissione. Il primo
    intervento è di Claudia Boattini - responsabile CNA Emilia-Romagna.
    CLAUDIA BOATTINI (CNA Costruzioni Emilia-Romagna): L'intervento che
    vi porto è a nome sia di CNA Emilia-Romagna che di Confartigianato
    Emilia-Romagna perchè tutto l'iter del dibattito di questa legge ci
    ha visto condividere i momenti di approfondimento e di raccolta
    delle proposte. Ringrazio il presidente di questa occasione e
    preannuncio che lascerò il testo delle questioni che affronto, anche
    perchè non tutti gli emendamenti saranno da me presentati
    puntualmente perchè bisognerebbe fare tutte le citazioni degli
    attuali articoli. CNA e Confartigianato ritengono molto importante
    che la regione Emilia-Romagna potenzi il proprio ruolo di promozione
    e di coordinamento assegnatole dalla legislazione nazionale vigente
    per la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro. Ci pare in
    particolare importante fare emergere la priorità dei cantieri
    perchè alcuni passi avanti in questi anni siamo riusciti a farli,
    soprattutto con il calo degli incidenti più gravi, ma certamente
    fino a che sul lavoro vi sarà la diffusione che tutti conosciamo, ci
    sarà il problema. Abbiamo la necessità di investire al meglio le
    energie e le risorse per portare a casa ulteriori risultati
    importanti con il contributo di tutti. Come sapete l'artigianato
    rappresenta - dati del 2007, ma con la crisi forse i dati saranno
    diversi - l'85 per cento delle imprese di costruzioni e abbiamo
    4
    molto apprezzato che nel nuovo articolato della legge dopo la
    primissima proposta sottoposta alla concertazione delle parti,
    soprattutto delle costruzioni, sia stato recepito il nostro stimolo
    affinché anche l'imprenditoria artigiana ed i lavoratori autonomi
    siano oggetto dell'investimento formativo da parte della regione
    Emilia-Romagna. L'emendamento che proponiamo è proprio teso ad
    allargare a tutto il settore delle le costruzioni. Visto che
    giustamente la legge approccia non solo alle responsabilità
    dell'impresa appaltatrice, ma anche di tutta la filiera del
    subappalto e cita esplicitamente gli impiantisti, i serramentisti e
    tutte le specializzazioni presenti, ci siamo permessi di proporre
    che anche nell'impianto formativo sia indicato l'imprenditore delle
    costruzioni. Questo al fine di mettere un tassello in cui anche
    l'impiantista, anche lo specialista sia sottoposto ad una formazione
    con standard di qualità, comunque presidiati dalla regione
    Emilia-Romagna in una logica che comprenda tutti gli addetti, ed in
    particolare affronti anche il tema del lavoro autonomo. Se verranno
    approvati gli articoli di cui siamo portatori anche noi, sarà
    possibile nella nostra regione sperimentare una lotta di contrasto
    alla polverizzazione del settore a favore della qualificazione,
    anticipando in Emilia-Romagna quella che è la nostra proposta di
    legge nazionale di accesso alla professione dell'edilizia che
    purtroppo, ne' nell'ultima legislatura, ne' in quella precedente, ha
    trovato una maggioranza disponibile all'approvazione.
    Sostanzialmente proponiamo che anche i soggetti che intendono
    avviare un'attività nell'edilizia siano sottoposti alla formazione
    regionale. Questo ci consente, ripeto, di anticipare quello che sarà
    una legge nazionale, e che mi auguro trovi maggioranze parlamentari
    coerenti. Sulle proposte formative ci siamo già pronunciati in varie
    sedi e soprattutto in commissione regionale tripartita. Siamo
    d'accordo con l'impianto proposto dalla legge, attendiamo e ci
    permettiamo di sollecitare il modulo formativo per l'apprendistato
    nell'edilizia che l'assessorato regionale alla Formazione sta
    predisponendo. Ci permettiamo di sollecitare anche le altre parti
    sociali affinché accelerino la discussione e l'approvazione, in
    quanto siamo nei tempi di lancio della formazione di sedici ore,
    precedenti l'ingresso nella professione dell'edilizia da parte dei
    lavoratori dipendenti del settore edile, ed è importante che anche
    l'apprendistato sia inserito in questo quadro, in modo che ci sia
    coerenza tra attività delle scuole edili e attività della regione
    Emilia-Romagna. La priorità che nella legge, secondo noi, va
    ulteriormente accentuata è il coordinamento degli istituti preposti
    al controllo e la semplificazione degli adempimenti. C'è già un
    passo avanti, rispetto alla prima stesura e ringrazio i tecnici che
    hanno avuto la pazienza di ascoltarci. Credo però che bisogna fare
    ulteriori passi avanti. Ci permettiamo di fare alcune proposte
    concrete, in modo che con più accentuata coerenza, la legge consenta
    di punire chi sbaglia, di punire fortemente chi fa il nero o
    l'evasione contributiva, ma senza accanirsi in chi si sforza di fare
    bene. E' sbagliato continuare ad insistere nei controlli, sempre
    sugli stessi, perchè i controlli hanno efficacia ed aiutano i
    settori a qualificarsi e a migliorare solo se sono giusti e solo se
    le sanzioni sono adeguate all'errore, perchè se c'è un'enorme
    sanzione per della carta sbagliata, ovviamente voi capite che si
    disincentiva alla sostanza dell'applicazione di reali norme sulla
    sicurezza, mentre l'obiettivo che abbiamo tutti è far sì che nei
    cantieri si lavori più sicuri, abbattere l'illegalità e il lavoro
    nero. Pertanto ci permettiamo di fare delle proposte sia sul
    potenziamento del ruolo dei servizi di prevenzione e sicurezza
    dell'ambiente di lavoro, sia sulle linee guida che la Regione
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    dovrebbe attuare in tutte le province nello stesso modo, partendo
    dalle AUSL, affinché ci sia certezza dell'adempimento per l'impresa
    e l'imprenditore, con stessi controlli a Modena come a Forlì.
    Pertanto credo che su questo la Regione possa darci degli aiuti
    concreti. Crediamo inoltre che gli accordi promossi dalla Regione di
    cui all'articolo 3 debbano meglio garantire la pari dignità di tutti
    gli interessi rappresentati. Tutta la filiera deve essere coinvolta
    - in particolare se parliamo di responsabilità sociale la legge apre
    un versante che mi pare nuovo per la regione Emilia-Romagna e
    pertanto dopo dirò qualcosa su questo - compresi gli stakeholder,
    anche quelli senza interessi economici, ma portatori di interessi
    collettivi che non sempre in un appalto del Comune, ad esempio,
    possono essere rappresentati dal comune stesso che è parte in causa
    e, in quanto committente, può avere tutto l'interesse a ricevere
    l'incentivo e pertanto sottoporsi ad un accordo, che non sempre è
    totalmente negli interessi generali. Pensiamo quindi che questi
    accordi per la responsabilità sociale debbano coinvolgere anche
    stakeholder non portatori di interessi meramente economici. Secondo:
    la responsabilità sociale. Ci eravamo permessi ad un certo punto di
    proporre un testo di legge coerente, perchè la responsabilità
    sociale presa a pezzettini rischia di piegarsi un po' agli interessi
    di questa o quell'altra categoria. Tuttavia capiamo che se si vuole
    premiare le buone prassi nella sicurezza dell'edilizia, bisogna
    cominciare a sperimentare qualcosa, per cui collaboriamo volentieri,
    sapendo però che stiamo anticipando una riflessione che forse deve
    vedere un impegno dell'Assemblea legislativa della regione
    Emilia-Romagna più vasto di quello più mirato al settore del
    cantiere edile e delle opere di ingegneria civile. E' per questo che
    ci permettiamo, già in questo testo di legge, di proporre
    l'istituzione di un comitato tecnico di controllo, indicato dalle
    parti sociali e dalle istituzioni, formato da un numero ristretto di
    personalità autorevoli, non direttamente coinvolte nelle parti,
    altrimenti si perde la terzietà della verifica e del controllo. Il
    comitato tecnico agisce, non come obbligo o come ulteriore
    adempimento con un iter procedurale burocratico dove spendiamo più
    soldi a fare la carta, piuttosto che la sostanza della
    responsabilità sociale, ma su attivazione degli stakeholder per cui
    il cittadino che vede leso il suo diritto all'ambiente da un
    palazzone enorme, può ricorrere al comitato tecnico di controllo,
    dicendo che non si adempie agli impegni di responsabilità sociale,
    così come i lavoratori dipendenti o l'ultimo dei lavoratori autonomi
    che si trova a dovere pagare tutta la sicurezza, mentre non gli
    viene riconosciuto nel contatto che ha. Pertanto ci permettiamo di
    fare una serie di proposte concrete per andare in questa direzione,
    rendendoci conto che la valutazione di arbitrati e di responsabilità
    sociale avrebbe la necessità di una sede specifica e le scelte che
    vengono fatte in questa legge rischiano di creare dei precedenti.
    Apprezziamo molto l'articolo 10: è una nuova aggiunta rispetto alla
    prima stesura. Nell'articolo 10 si favorisce la qualificazione degli
    operatori che realizzano lavori pubblici. Premiare economicamente
    chi investe in tutela e sicurezza dell'intera filiera compreso
    l'ultimo dei subappaltarori e dei lavoratori autonomi è la migliore
    azione che la pubblica amministrazione può promuovere, come dimostra
    la gestione dell'INAIL che premia le imprese che possono vantare
    esperienze e prassi positive. Perchè ci permettiamo di citare INAIL?
    Laddove abbiamo difficoltà a individuare standard e parametri per la
    responsabilità sociale, ci si appella a quello che ci risulta essere
    finora l'unico ente pubblico che ha normato e sperimentato la
    premialità della sicurezza, dando come tutti sappiamo, un
    abbassamento dell'aliquota di autoliquidazione INAIL annuale a
    6
    quelle imprese che sono in grado di dimostrare di essere in ordine
    con l'articolo 24 del decreto ministeriale 12 dicembre 2000
    (Modalità di applicazione delle tariffe INAIL), in modo tale che
    anche qui coordiniamo e portiamo a sintesi le migliori esperienze
    esistenti. Chiediamo alla Commissione di approvare una legge che non
    aumenti gli obblighi, anzi ne riduca il numero e semplifichi i
    documenti che debbono essere presentati. Nell'articolato c'è una
    serie di proposte concrete: bisogna promuovere la semplice
    applicazione concreta e premiare chi investe nelle innovazioni e
    nella qualità del lavoro nei cantieri edili dell'Emilia-Romagna. Noi
    pensiamo che questa sia la strada maestra per innescare e
    consolidare prassi di tutela della salute e della sicurezza.
    GABRIELE BUIA (ANCE Emilia-Romagna): In tutte le sedi opportune
    l'ANCE ha sempre ribadito la valenza della parola sicurezza, perchè
    oggi parlare ancora di morti bianche ed infortuni sul lavoro è un
    problema morale e di civiltà. L'ANCE è in prima fila per combattere
    queste problematiche. L'abbiamo sempre detto e lo stiamo anche
    dimostrando con i fatti. L'ANCE da due anni ha costituito un'agenzia
    nazionale per la sicurezza che promuove la cultura della sicurezza
    in tutte le imprese e per tutti i lavoratori, in sinergia col mondo
    universitario, col mondo della scuola e con tutte le altre categorie
    o associazioni che vogliono partecipare a progetti interessanti per
    la nostra categoria. Questa è una cosa importante perchè siamo
    convinti che, oltre alle problematiche che ha il lavoratore quando
    ha un infortunio o la morte, è un problema sociale che impatta
    direttamente sul mondo delle imprese, sull'imprenditore, per cui
    l'imprenditore serio, capace che rispetta le regole del gioco e le
    normative ha tutto da perdere nell'aver un infortunio sul lavoro nel
    proprio cantiere. Pertanto facciamo tutto quello che è opportuno e
    utile per andare avanti e per crescere su questa tematica, ma
    possiamo e dobbiamo fare di più. Però abbiamo bisogno delle nostre
    amministrazioni, degli organi statali perchè ci sono delle normative
    importanti che bisogna debellare. Alludo al fatto che si fa tanto
    per combattere la piaga del lavoro nero o degli infortuni sul
    lavoro, ma si continua a permettere l'iscrizione selvaggia alla
    camere di commercio di personaggi non qualificati e che non hanno
    patrimonio culturale ed attrezzature adeguati per essere chiamati
    impresa. E' solo un modo per eludere o per evadere e non fanno altro
    che aumentare quella pletora di imprese uninominali che vediamo
    iscritte alle camere di commercio e che entrano poi nel sistema dei
    cantieri ma non hanno assolutamente formazione, non sanno cosa vuole
    dire sicurezza e per la stragrande maggioranza dei casi non parlano
    neanche bene l'italiano. Per cui capite bene che è impossibile
    riuscire a trasmettere la parola sicurezza in questi momenti.
    Dobbiamo fare di più partendo da qui e dal testo unico sulla
    sicurezza d.lgs. 81/2008, testo che abbiamo cercato di limitare
    per quanto riguarda le sanzioni, perché sono eccessive e servono a
    ben poco, perchè non è con la sanzione che risolviamo i problemi, ma
    è con la cultura della sicurezza indotta, sia alle imprese che ai
    lavoratori. Dobbiamo migliorarci, dobbiamo cominciare a ragionare in
    maniera diversa, anche nelle università e nelle scuole. E'
    inconcepibile che ancora oggi nei corsi di laurea di ingegneria
    l'esame di sicurezza sia facoltativo e sostituibile. Dobbiamo
    cambiare regime, creare sinergie fra il mondo del lavoro e il mondo
    dell'istruzione per creare dei tecnici che siano competenti e
    sappiano già cosa vuole dire sicurezza quando entrano nei nostri
    cantieri. Alludevo al fatto del testo unico che dà delle
    responsabilità al committente ed è chiaro che il committente deve
    controllare che l'impresa a cui affida i lavori abbia i requisiti di
    7
    idoneità ad eseguire questi lavori, cosa che succede ancora di rado.
    Per l'idoneità basta avere l'iscrizione alla camera di commercio: è
    assurdo. Non si può prescindere dall'importo dei lavori, dal tipo di
    lavori che si vanno ad eseguire. Pertanto chiediamo che
    l'amministrazione regionale ci dia un aiuto usando il testo
    dell'articolato di legge che è in discussione, per poter fare sì che
    i Comuni, al momento della denuncia di inizio lavori, verifichino
    con un attestato SOA, un documento che comprovi l'esperienza di
    questa azienda, se è in grado di eseguire quelle lavorazioni che le
    sono state affidate. Senza questo continueremo a parlare tanto di
    sicurezza del lavoro, ma continueremo a lasciare aperti dei passaggi
    che permetteranno sempre la possibilità di entrare in discussione su
    queste tematiche. Entrando un po' più nello specifico, visto che
    abbiamo già discusso in sede pubblica ed in altre sedi con
    l'amministrazione su queste tematiche, l'articolo sulla formazione,
    è pienamente condivisibile, siamo completamente favorevoli al fatto
    che la Regione spinga molto sulla formazione. Solo creando la
    volontarietà e la cultura della sicurezza nel lavoratore e
    nell'imprenditore si riuscirà ad avere dei risultati. Però bisogna
    prendere anche delle chiare indicazioni su quella che è la
    formazione, perchè le risorse sono poche e vanno allocate con
    cognizione di causa. Il nostro sistema è un sistema paritetico,
    unico in tutti i settori industriali, perchè il mondo dell'edilizia
    ha creato un ente formativo paritetico che è il FORMEDIL su base
    regionale, unico per risultati ottenuti, sia a livello di formazione
    che per altro. Va sponsorizzato e la Regione deve sponsorizzare
    questo sistema formativo, perchè è l'unico che ha dato risultati e
    che crea indotto sul territorio con le scuole edili, con i CPT che
    sono i nostri enti che entrano nei cantieri, anche in base alla
    forza che gli ha dato il testo unico sulla sicurezza, ed aiutano le
    imprese a migliorarsi, controllano l'operatività dei lavoratori e
    con questi enti paritetici penso che si possa lavorare molto e
    devono essere sfruttati al meglio. Per cui cerchiamo di allocare al
    meglio le risorse che sono destinate dalla Regione. All'articolo 3,
    comma 3 il pdl dice che la Regione promuove : è giusto promuovere,
    ma è un'indicazione un po' generica. Chiediamo che la Regione si
    impegni a sottoscrivere accordi entro un arco temporale ben
    definito, in modo da concretizzarli nel più breve tempo possibile,
    anche perchè penso che quando si parla di accordi non si debba
    mettere ulteriori adempimenti burocratici che non hanno senso, ma
    occuparsi concretamente di argomenti fattivi che riguardano la
    sicurezza. Quando si fanno questi accordi è una cosa importante e
    ritengo che sia doveroso da parte dell'amministrazione far sedere al
    tavolo di concertazione di normative inerenti la sicurezza,
    operatori che sappiano cosa vuole dire sicurezza e ne parlano con
    ragione di causa. Non ci interessa assolutamente un posto al sole su
    queste tematiche, noi vogliamo concretezza, ma la nostra esperienza
    e il nostro sistema paritetico è un'unicità e una singolarità (come
    si chiama in astrofisica). Pensiamo di poter apportare un contributo
    fattivo, per cui chiediamo alla Regione di essere presente nelle
    cause dove si parla di sicurezza sull'edilizia a 360 gradi. Un altro
    passaggio importante è l'articolo 4 per quanto riguarda la
    vigilanza: per noi è un argomento importantissimo perchè vuole dire
    cercare di coordinare gli interventi ispettivi e senza una
    vigilanza, senza un osservatorio come richiama l'articolo 5
    dell'articolato non si riesce ad operare sul territorio in maniera
    fattiva e concreta. Dobbiamo per forza di causa far sì che ad un
    osservatorio regionale faccia seguito un osservatorio provinciale
    con un tavolo di coordinamento ispettivo provinciale, perchè solo
    così si può mirare con concretezza gli interventi degli organi
    8
    ispettivi. Chiediamo che questo sia fatto con celerità, perchè
    altrimenti continueremo a vedere cantieri controllati due o tre
    volte in maniera continuativa, mentre altri non hanno neanche
    un'ispezione. Questo è un problema. Gli organi ispettivi hanno pochi
    ispettori, fanno fatica, più di tanto non riescono a controllare.
    Almeno sfruttino i dati che hanno i nostri enti paritetici: le casse
    edili hanno tutti i dati del territorio. Questo è importantissimo.
    Dovete per forza di cose appoggiarvi alle casse edili perchè
    conoscono il territorio: sanno dove possono esserci delle anomalie e
    possono segnalare agli organi ispettivi dove andare a verificare. Si
    snellirebbe molto il processo, si semplificherebbe e avremmo
    sicuramente degli ottimi risultati. Anche qui quando si parla di
    osservatorio: ritengo che questo sia una cosa importantissima perchè
    è meglio parlarne prima, piuttosto che essere chiamati in causa a
    caratteri cubitali sui giornali perché nei cantieri edili avviene la
    maggioranza degli infortuni sul lavoro. Cominciamo a far sintesi
    delle nostre potenzialità e a mirare direttamente l'obiettivo.
    L'articolo 6 parla di requisiti cogenti: ne abbiamo sempre parlato,
    per noi già da tempo si doveva mettere mano a questi requisiti. Si
    pensa che questo articolo possa portare ulteriori norme di sicurezza
    sull'applicazione di requisiti cogenti. Stiamo attenti a non
    appesantire ulteriormente le problematiche di sicurezza che, come
    ripeto, hanno già un testo unico pesante, che al suo interno ha di
    tutto e di più, per cui ulteriori norme sulla sicurezza sul testo
    unico, su quelli esistenti, secondo me andrebbero a penalizzare la
    situazione. Dobbiamo snellire ulteriormente le procedure,
    semplificarle. Chi sbaglia paga, chiaramente non si torna indietro
    su questa tematica, però non crediamo che dare anche una sanzione
    elevata possa cambiare il modo di operare di un imprenditore che
    vuole stare nel sottobosco e non adempiere agli obblighi di legge.
    Un argomento importantissimo che è stato sollevato ed è stato anche
    sottolineato in questa normativa sono le incentivazioni. Finalmente
    si parla concretamente di incentivi. Anche perchè gli incentivi:
    come hanno dimostrato gli incentivi al 55 per cento sul risparmio
    energetico, hanno creato un indotto altissimo perchè concreti. Nel
    senso che questa legge ha dato dei riscontri concreti a chi li
    applicava, per cui l'utente ha capito che c'era una convenienza e
    immediatamente ha cambiato il suo modo di pensare e si è dato da
    fare per mettere in moto una macchina di innovazione che era
    importantissima per gli obiettivi che lo Stato, la Regione e la
    Comunità europea si erano dati. E' importante parlare di incentivi.
    Le imprese devono capire che più sono virtuose e più possono avere
    benefici. Questo è un punto importante. Ma non dimentichiamoci che
    anche il lavoratore deve essere incentivato. Dobbiamo far scattare
    la molla della volontarietà nel lavoratore che deve cominciare a
    lavorare in maniera diversa, sapere che se sta attento, se si muove
    in determinate maniere con attenzione sul cantiere, alla fine può
    avere una premialità, può essere compensato. Secondo me questa è una
    leva importantissima su cui bisogna agire. Pertanto chiedo che la
    Regione trovi risorse da applicare concretamente e fattivamente,
    identificando i beneficiari e le metodologie applicative,
    interagendo con l'IRAP, con l'addizionale regionale dell'IRPEF.
    Queste sono concretezze che possono essere realizzate perchè è
    volontà della Regione; penso che il sistema della cassa edile possa
    essere disponibile ad un discorso del genere. E' possibile trovare
    concretezze e dare ristoro sia alle imprese che ai lavoratori che
    mettono in pratica le normative sulla sicurezza. Sottolineo che
    l'articolo 7 riguarda le incentivazioni per una particolarità che ha
    la regione Emilia-Romagna: gli enti paritetici e le associazioni
    datoriali sindacali hanno stipulato l'accordo sulla trasferta, che
    9
    ha una particolarità rispetto alle altre regioni: quando si scrive
    che il certificato deve essere rilasciato dalla cassa edile
    competente, in relazione a dove si esegue il lavoro, segnalo alla
    Regione che, in base a questo accordo che abbiamo sottoscritto, i
    lavoratori che si muovono sul territorio emiliano-romagnolo possono
    restare iscritti alla cassa edile di provenienza e pertanto questo
    articolato va corretto, perchè non è possibile applicarlo, visto che
    ormai in Emilia-Romagna ci muoviamo con questo istituto della
    trasferta. Pertanto chiedo che venga rivisto e corretto, perchè
    inapplicabile. Mi riservo di consegnare un documento su queste
    tematiche alla Commissione per essere poi chiamato ad una
    discussione più concreta su quegli argomenti che ho sottolineato.
    CIRO DONNARUMMA (FILCA - FILLEA - FENEAL): Credo che la legge sulla
    sicurezza che oggi viene presentata sia estremamente importante per
    le cose che venivano dette prima. Purtroppo nei cantieri edili si
    continua a morire e quindi affrontare questo tema in ambito di
    prevenzione credo sia importante, proprio per evitare o quantomeno
    limitare il più possibile questo tipo di situazione, anche perchè
    sono d'accordo con chi mi ha preceduto. Uno dei problemi grossi che
    abbiamo nel settore delle costruzioni è legato all'accesso alla
    professione. L'accesso alla professione che non è regolamentato in
    un certo modo, determina poi tutta una serie di problemi, legati
    appunto anche alla sicurezza. E' paradossale che un dipendente debba
    fare otto ore di formazione obbligatoria, anzi sedici con la nuova
    normativa, prima di potere lavorare, ma non è prevista nessuna
    formazione per l'apertura di un'impresa edile. Faccio il pasticcere
    e domani apro un'impresa edile, costruisco delle case e non ho
    nessun obbligo sul piano della sicurezza. Su questo punto credo che
    occorra fare uno sforzo maggiore. Capisco che è un problema a
    carattere nazionale, ma bisognerebbe avere anche il coraggio di
    iniziare a mettere le mani su questi aspetti, in modo particolare
    anche perchè c'è una sensibilità da parte di tutti, sia del
    sindacato che delle associazioni datoriali ed è un problema che
    tocca tutti, non solo qualcuno, se vogliamo veramente regolamentare
    il settore e selezionarlo. Auspicavamo questa legge perchè riteniamo
    che sia fondamentale intervenire sulla tutela per la sicurezza.
    Abbiamo anche inviato una lettera al gruppo di consiglieri
    dell'Assemblea legislativa regionale e ve ne consegnerò una copia.
    Su questo documento abbiamo sottolineato alcuni aspetti che
    andrebbero aggiustati all'interno del progetto di legge. In modo
    particolare per quanto riguarda la questione legata alla trasferta:
    abbiamo un accordo regionale che regolamenta la mobilità delle
    imprese in Emilia-Romagna. E' un accordo che è stato sottoscritto da
    tutte le associazioni datoriali e fa riferimento al contratto
    nazionale, cioè è il contratto nazionale ci ha dato la possibilità
    di fare questo accordo. Quando chiedevamo che le imprese fossero
    iscritte nelle casse edili del territorio ci riferivamo in modo
    specifico alle imprese che vengono da altre regioni, perchè in
    regione abbiamo questo tipo di mobilità che ci permette di
    controllare le imprese che sono regolarmente iscritte alle casse
    edili. Se un'impresa non è iscritta alla cassa edile e lavora in
    nero non è controllabile e la scopriamo se viene esercitata una
    vigilanza di controllo da parte di organi competenti, molte volte
    facciamo fatica a trovare scritto chi è il committente sul cartello.
    La messa in rete delle diciassette casse edili che trasmettono dati
    all'interno di un server permette monitoraggio delle imprese
    regolari e poiché abbiamo questo accordo, chiediamo di modificare
    mettendo: fatto salvo accordi di carattere regionale cioè
    10
    chiediamo si trovare una formulazione che ci permetta di poter
    salvaguardare questo accordo che per noi è molto importante.
    Altro aspetto che volevo sottolineare riguarda l'articolo 3 al comma
    2, lettera (d, dove sostanzialmente si fa riferimento agli enti
    bilaterali. Poiché gli enti bilaterali sono un'emanazione
    contrattuale, è importante che l'attività di formazione che viene
    messa in campo coinvolga questi enti bilaterali, i cui promotori
    sono le associazioni datoriali e sindacali. Quindi ci deve essere
    uno stretto raccordo con gli amministratori e gli enti, nel senso
    che siamo i promotori e quindi non è che si fa l'accordo anzi, in
    Emilia-Romagna abbiamo il FORMEDIL che è un ente regionale che si
    occupa di formazione ed è quindi opportuno che ci sia un incontro
    preventivo con le parti per definire quelli che possono essere gli
    aspetti legati alle attività di formazione come è previsto dalla
    legge che afferma anche la necessità di fare sistema. Credo che sia
    importante sapere che abbiamo messo in rete INPS, INAIL e le casse
    edili per il rilascio del DURC che è il documento unico di realtà
    contributiva e che viene rilasciato da questi tre enti e certifica
    la regolarità dell'impresa. Abbiamo necessità di recuperare tutto
    l'aspetto delle notifiche delle AUSL, altro aspetto per noi
    importante che va richiamato all'interno di questo progetto di
    legge, in modo più operativo. Faccio alcuni esempi: dobbiamo mettere
    in rete le AUSL, le DPL, i CPT, i comuni e dobbiamo caricare questi
    dati attraverso la committenza, quindi sono gli istituti
    professionali che fanno riferimento. E' tutto un sistema di rete che
    bisogna prevedere, sul piano operativo. Vorrei essere chiaro: questa
    è la legge che stabilisce gli indirizzi, poi c'è un aspetto
    operativo che è legato anche alle convenzioni che bisogna mettere in
    atto, perchè non è che possiamo andare a chiedere i dati, quindi ci
    deve essere una sorta di convenzione che deve prevederlo, altrimenti
    sul piano pratico, ci perdiamo. Lo dico perchè abbiamo fatto
    esperienze in alcuni territori con i vigili urbani o quando abbiamo
    attivato delle banche dati, abbiamo fatto delle convenzioni. Se non
    facciamo questo, diventa difficile attivare la procedura di verifica
    e gli obiettivi che ci siamo dati. Chiedo una maggiore attenzione
    anche su questo aspetto, perchè ho l'impressione che sia stato un
    po' tralasciato l'aspetto della messa in rete con i vari enti
    attraverso convezioni. Ovviamente ogni ente fa riferimento anche sul
    piano nazionale, dobbiamo tentare di fare questo tipo di
    ragionamento.
    Vorrei riprendere poi la questione dei lavoratori autonomi, per
    lanciare una proposta, per cercare di fare un ragionamento regionale
    legato agli incentivi che potrebbe anche prevedere l'anzianità
    dell'impresa. Se l'azienda lavora da anni nel settore delle
    costruzioni, allora posso dargli la possibilità di avere incentivi,
    ma anche di potersi costituire. La butto lì come suggerimento, credo
    che questo punto sia importante. L'altra questione sono tutti questi
    criteri su cui stiamo ragionando oggi, probabilmente potrebbero
    essere adottati per quanto riguarda l'applicazione delle stazioni
    appaltanti per quel che riguarda i 500 mila euro. Abbiamo letto sul
    Sole 24 Ore che il 60 per cento degli appalti sono sostanzialmente
    su questo importo, quindi perché non pensare che in Emilia-Romagna
    questi criteri li possiamo applicare anche per gli appalti con
    questi importi?
    IGOR SKUK (Legacoop Emilia-Romagna): Credo che, in primo luogo,
    dobbiamo ringraziare per il un buon lavoro svolto. Credo che questo
    progetto di legge colga in modo intelligente gli spazi possibili di
    spiegamento che vi possono essere tra la normativa nazionale col
    d.lgs. 81/2008 e quello che concretamente possiamo fare sul nostro
    11
    territorio. E' vero che si tratta prevalentemente di una norma che
    ha soprattutto una funzione di indirizzo e che dovrà trovare
    successivamente spazi di esplicazione, anche attraverso altri
    strumenti. Voglio ringraziare, oltre ai nostri ospiti, anche i
    rappresentanti delle associazioni datoriali che mi hanno preceduto,
    perchè condividendo in gran parte le osservazioni che hanno fatto,
    mi consentiranno sostanzialmente di fare soltanto un paio di
    commenti al provvedimento che stiamo esaminando. In primo luogo
    credo che sia opportuno considerare come la cosiddetta sicurezza sia
    uno dei fattori che dobbiamo necessariamente mettere in relazione
    con due elementi fondamentali, che sono il fattore organizzativo e
    della qualificazione degli addetti. Questi aspetti sono stati
    richiamati e non mi soffermo sul tema della qualificazione, in
    quanto la valorizzazione del sistema della formazione sarà
    sicuramente una delle gambe su cui poggerà lo sviluppo di questo
    provvedimento. La lega delle cooperative ha sviluppato una programma
    intenso di applicazione del d.lgs 231/2001 sulla organizzazione
    delle proprie cooperative, favorendo un approccio di carattere non
    burocratico, quindi non di costruzione di castelli di carta, allo
    scopo semplicemente di esimenti per la sicurezza, ma puntando su dei
    programmi di qualificazione organizzativa che hanno anche come
    obiettivo, quello di innalzare le soglie di sicurezza. Credo che
    sulla scorta di questa esperienza di Legacoop, ma so che è diffusa
    anche in altre associazioni imprenditoriali, probabilmente le
    associazioni possono pensare di acquisire anche un ruolo forse più
    attivo per testimoniare quelli che sono gli impegni e le attività
    svolte dalle proprie imprese. Credo che sarebbe molto importante, e
    questa è la prima osservazione che faccio, arrivare ad una
    classificazione degli investimenti in sicurezza, dei quali è
    opportuno tenere conto per testimoniare i comportamenti virtuosi
    delle nostre aziende. Per quel che riguarda le nostre aziende, sono
    chiare le entità delle risorse che potranno essere messe a
    disposizione: in questo caso, la quantità com'è noto può fare
    sicuramente la differenza. Le imprese grandi e più strutturate sono
    spinte, quasi obbligate, a fare investimenti per la sicurezza per le
    condizioni che sono note. Riscontriamo anche comportamenti virtuosi
    da parte di piccole aziende, non solo cooperative, e quindi
    valutiamo che questo tipo di investimenti non sia perfettamente e
    direttamente collegato a condizioni di carattere economico. Si
    tratta del modo di intendere l'azienda e l'impresa, questo è chiaro.
    Per questa ragione, come veniva ricordato, l'aggiunta di
    incentivazione di carattere agevolativo è probabilmente una
    categoria particolarmente apprezzata che probabilmente costa anche
    meno e può essere messa in campo in maniera sicuramente efficace.
    Vorrei fare soltanto una battuta sul tema delle piccole imprese e
    soprattutto sulle imprese personali. Io credo che queste siano un
    elemento fondamentale del funzionamento della nostra economia e
    anche del nostro comparto. Fra queste imprese non ci sono aziende
    cooperative, mi permetto però di fare questo commento: queste vanno
    sicuramente aiutate nello sviluppo di processi di qualificazione e
    credo che una forte incentivazione per il sistema potrebbe essere un
    investimento rivolto alle piccole imprese sulla formazione degli
    addetti, sulla sedimentazione di nuove forme di consapevolezza e
    responsabilità perché questi sono parte, sono i soggetti che
    collaborano nei nostri cantieri e che fanno funzionare il nostro
    sistema. Abbiamo bisogno di creare una sorta di filiera che non
    riguarda soltanto le nostre imprese. La legge prevede anche una
    incentivazione per gli utenti e credo che sia molto importante
    sollecitare delle forme di sensibilità etica delle famiglie, di
    piccoli lavori dei consumatori privati. Questi devono assumere
    12
    parametri di valutazione che non sono soltanto di tipo quantitativo
    (posso avere un premio perché attivo l'appalto o il piccolo con
    un'azienda qualificata), ma devono essere sensibilizzati anche in
    altro modo. Credo che forme di investimento molto importanti debbano
    essere fatte anche nel campo dei consumatori che sono anche
    organizzati in altre forme: cooperative, gestori condominiali,
    soggetti che in un qualche modo organizzano questa attività.
    LEONE PERA (ISPESL Piacenza, Parma e Reggio Emilia): Buongiorno a
    tutti. Io parto da alcuni presupposti che mi derivano anche
    dall'esperienza, poiché sono direttore purtroppo a Milano, Lodi e
    Pavia, ma prendo uno stipendio solo anche se ho due dipartimenti.
    Proprio lunedì abbiamo avuto una riunione analoga in regione
    Lombardia. Siccome ho contatti anche con la regione Toscana, credo
    che l'Emilia-Romagna, la Lombardia e la Toscana costituiscano nei
    fatti le regioni pilota per quanto concerne le tematiche che
    affrontiamo nel campo dell'edilizia e non solo. Vi sia di
    riflessione un dato emerso proprio l'altro giorno in regione
    Lombardia sulla frequenza infortunistica per regione e tipo di
    conseguenza dove si danno dei dati statistici secondo un parametro
    che rapporta il numero dei lavoratori effettivamente esposti al
    rischio, o meglio il numero degli addetti, con i cosiddetti indici
    di frequenza che sono gli indicatori di rischio, con l'esclusione
    poi del concetto in itinere perché è un dato reale: c'è maggiore
    attenzione sulle morti bianche ma è altrettanto vero che nel 2000 le
    morti sono state poco meno di 2000 e l'anno scorso 1350 circa.
    Quindi sono calati e in questi anni c'è stata una maggiore
    attenzione nel confronto di questa tematica. Però mentre l'indice
    nazionale italiano, sull'inabilità temporanea è pari a 29,03, quello
    della regione Emilia-Romagna è pari a 39,37; mentre l'indice di
    inabilità permanente in Italia è 1,69, quello della regione
    Emilia-Romagna è 1,83. Questi dati emergono da una tematica di
    confronto tra l'INAIL e l'ISPESL. Ieri c'è stata l'ennesima riunione
    della conferenza Stato-Regioni e non si è deciso nulla quindi il
    dato è preoccupante. Sono preoccupato che il testo unico, il d.lgs.
    81/2008, che ho contribuito a realizzare nelle parti tecniche, in
    alcuni aspetti, faccia la fine dello sportello unico, che riguardava
    i nuovi insediamenti produttivi e che ha avuto in Italia solo in
    Reggio Emilia, una provincia pilota da questo punto di vista. Ho
    collaborato con l'assessore Leoni dando sicuramente dei risultati
    produttivi, ma ci volevano in ogni comune, in ogni consorzio e in
    ogni provincia dei Leonardo da Vinci che fossero delegati a dare
    delle risposte ai nuovi insediamenti produttivi. Anche perché sono
    farraginose le procedure: l'altro giorno ad una azienda che voleva
    ampliare il proprio stabilimento, il comune, non dico dove, ha
    chiesto 36 elaborati tecnici e amministrativi e questo è un dato
    preoccupante per la semplificazione delle procedure. Condivido il
    discorso ANCE che ho sentito qui questa mattina. Quando si parla di
    edilizia bisogna parlare anche di macchine, di attrezzature, di gru.
    E quali sono le procedure attuali? Oggi un extra comunitario viene
    in Italia, autorizzato, si iscrive alla camera di commercio, conosce
    poco l'italiano - ha detto giustamente il rappresentate dell'ANCE -
    compra una gru, una betoniera che viene omologata presso il
    costruttore, quindi dotata di certificazione CE, che non vuol dire
    China export , anche se per una anno abbiamo avuto questo problema,
    questa macchina viene collaudata ed omologata. Il testo unico recita
    nell'articolo 71, comma 11 che richiama i commi 8 e 4: le verifiche
    periodiche le fanno le AUSL di cui la prima la fa l'ISPESL dopo 2
    anni . Nel frattempo questo extra comunitario ha montato una
    macchina collaudata dal costruttore, ad esempio un semovente, su
    13
    terreno friabile e cedevole e la prima verifica viene fatta dopo due
    anni, senza patentino perché è autorizzato dalla camera di commercio
    e non ha avuto nessuna autorizzazione specifica di idoneità
    all'utilizzo delle macchine, perché il patentino ci vuole per i
    saldatori e per i procedimenti di saldatura, per i recipienti a
    pressione, ma non ci vuole per le macchine per l'edilizia e in due
    anni in cinque cantieri ha fatto cinque morti. E' qua che le Regioni
    devono intervenire a dire qualche cosa allo Stato. Ci ha provato in
    realtà due anni fa con una delibera della Giunta, la regione Veneto,
    assumendo una delibera che non stava in piedi, perché prevedeva che
    chi veniva ad operare con una gigantesca autogrù del valore di 4-5
    milioni di euro, doveva avere un patentino rilasciato dalla regione
    Veneto. Il che vuol dire che un Emiliano o un Lombardo non potevano
    andare nel Veneto; naturalmente tale delibera se la sono rimangiata.
    Da qui, un'accusa alle Regioni per acquisire un'omogeneità
    comportamentale perché se riconosco all'Emilia-Romagna una capacità
    propositiva, è altrettanto vero che dobbiamo diventare poi attuativi
    nelle procedure. Sento parlare e leggo, perché me lo sono letto
    attentamente questo testo, di formazione. Condivido tutto sul
    concetto di formazione tranne un aspetto disatteso: chi forma i
    formatori? Perché oggi abbiamo la distribuzione dell'ignoranza. Chi
    conosce le 963 direttive comunitarie che sono in inglese, francese e
    tedesco? Chi conosce i decreti ministeriali e le circolari
    operative? Bisogna fare una cabina di regia, c'è da fare qualcosa
    che omogeneizzi anche il campo delle interpretazioni. Questo è il
    vero problema: formare i formatori perché mandiamo in giro gente che
    non ha cultura e quindi non sa fare la prevenzione e questo è un
    aspetto significativo. E' fondamentale ed è un problema che va
    affrontato. Dopo aver tenuto un corso con un altro collega ad Ostia
    a settantuno giudici che sono gli ispettori delle Procure e a dieci
    colonnelli della Guardia di Finanza, è apparso chiaro che i giudici
    si trovano veramente in difficoltà giacché si trovano a dover
    valutare e condannare delle persone quando le loro sedi lavorative
    presentano altrettanti gravi problemi di salubrità. Come fanno a
    condannare una persona quando si trovano loro stessi in una
    condizione in cui l'ambiente in cui operano, non è sano? Ci sono
    scuole e aziende ospedaliere che non rientrano nelle linee guida
    fondamentali primarie né della regione Lombardia, né della regione
    Emilia-Romagna. Si dice di controllare le falegnamerie, i cantieri
    edili, ma abbiamo il 50 per cento degli edifici pubblici che non è a
    norma, con le barriere architettoniche, con la mancanza degli
    ascensori, con gli aspetti dei carichi di incendio. Quanti ospedali
    in Emilia-Romagna hanno il certificato prevenzione incendi? Due.
    Quindi viviamo in uno stato di confusione in cui c'è presente il
    d.lgs 626/94, il d.lgs 494/1996, il dpr 547/1955, le direttive
    comunitarie, i decreti e le circolari. E voi dite: sono state tutte
    soppiantate dal testo unico. Verissimo, però nel testo unico in 306
    articoli e in 51 allegati si dice 24 volte che alcune decisioni
    importanti verranno prese entro 12 mesi dalla data del 15 maggio
    2008. A ieri pomeriggio non è stata presa nessuna decisione in
    merito. Allora il ruolo delle Regioni deve essere incentivante anche
    in questa direzione. Quali formazioni si possono dare quando mancano
    le linee guida in alcuni settori? Ricordo i sei morti di Catania
    nelle fognature e che per gli ambienti confinati c'è stato un gruppo
    di lavoro messo in piedi in tre settimane. Vedete che siamo carenti
    anche da questo punto di vista, sul concetto delle linee guida degli
    ambienti confinati. Perché, chiedo al relatore e al propositore di
    questo testo di oggi, non si dice nulla delle macchine e delle
    attrezzature? Vorrei che venisse aggiunto qualche cosa anche in
    questa direzione e anche delle direttive comunitarie. Perché, e
    14
    questa è una preghiera che faccio, viene disatteso il ruolo
    dell'ANCE, dei Vigili del Fuoco, quello dell'ISPESL stesso?
    Nell'articolato si recita e altri enti : non credo che questi tre
    enti che ho citato abbiano un ruolo così subalterno o
    sottodimensionato. Si pensi che tra Parma e Bologna l'ISPESL paga
    venti borse di studio per la ricerca in protocolli d'intesa fatti
    con l'Università e la medicina del lavoro e a Bologna con l'Inail
    stesso. Direi che la ricerca si fa anche attraverso questi
    atteggiamenti. E ora che i cervelli smettano di scappare negli Stati
    Uniti e altrove perché non diamo incentivi e stimoli in questa
    direzione. Spendiamo 3 milioni di euro per fare pubblicazioni che
    vengono distribuite, facciamo delle linee guide che solo l'anno
    scorso nel campo dell'edilizia hanno avuto 80 mila accessi. Si pensi
    al focal point di Bilbao dove siamo punto di riferimento europeo per
    questi aspetti. Il problema che è stato affrontato anche prima di me
    da altri riguarda gli appalti: giusta la considerazione ripresa
    dall'ing. Manzi nella regione Toscana. Il problema degli appalti è
    molto grave sul concetto anche dei terzi e deve trovare una sua
    risposta a monte nei capitolati oltre che nella progettualità.
    Peraltro il testo unico dà una nuova dimensione dei progettisti dove
    evidentemente si assumono delle responsabilità sul piano della
    sicurezza sulla quale non esistono i ribassi d'asta. Abbiamo un
    esempio tipico che io pongo come punto di riferimento, anzi ne
    abbiamo due: due aziende ospedaliere, di Bergamo e Parma che stanno
    attuando le procedure comportamentali con collaudo in corso d'opera,
    analisi degli appalti e tutti gli annessi e connessi. A Parma, per
    il nuovo impianto del reparto di pediatria, riconosco al direttore
    generale Venturi la capacità di aver saputo coinvolgere forze
    tecniche per dare delle risposte in questa direzione. E queste
    devono costituire un esempio che abbiamo in Italia su come muoverci:
    è il capitolato, sono gli appalti e i subappalti che devono trovare
    un'analisi che ha una struttura piramidale perché voi sapete che il
    ruolo fondamentale dell'RLS e del datore di lavoro è stato
    sottolineato dal testo unico. Io ho dato in un'azienda milanese
    secondo una direttiva Seveso, una non conformità - e una non
    conformità è un fatto grave - ad un'industria chimica perché non era
    stato coinvolto in modo adeguato l'RLS come prevede il testo unico.
    Poiché qualcuno ha chiamato in causa il concetto della famiglia e lo
    riprendo- il pater familias diventa datore di lavoro, se chiamate in
    casa per sostituire una caldaia pur dando l'incarico ad un
    ingegnere. Nella vecchia 626 la responsabilità era del datore di
    lavoro, adesso in tutti i casi il pater familias è datore di lavoro
    ed in caso di incidente diviene corresponsabilizzato anche lui in
    questa logica. Sembra un paradosso ma è così. Poi perché non si dice
    nulla qua e vorrei che qualche riferimento nascesse, se non altro
    come stimolo, so che la delega è del Ministero dello Sviluppo
    economico delle attività produttive e del Lavoro, perché non si dice
    nulla delle centinaia e centinaia organismi notificati che sono
    stati autorizzati in Italia? Gli organismi notificati fanno i
    collaudi degli impianti di terra che nei cantieri edili ci sono e
    degli ascensori che nei cantieri edili ci sono. L'Italia è il paese
    al mondo con il maggior numero di ascensori: 852 mila e vengono
    controllati e vengono delegati ai controlli, non tanto le AUSL
    (l'ISPESL non lo fa più) che ne farà il 15 articolo, ma nell'85 per
    cento dei casi organismi notificati privati. I controlli e le
    verifiche vengono assegnate a coloro che costano meno. Allora non ci
    sta che i due ascensori di Taormina vengano controllati da un ente
    di Milano ad ottanta euro l'uno. Vi faccia riflettere questo punto.
    Termino con questa riflessione e queste proposte che alla luce delle
    considerazioni fatte potrebbero portare lontano ed essere analizzate
    15
    in modo migliore e mi scuso con voi della fretta con cui le ho
    esposte. Propongo quindi un coordinamento ristretto inteso come
    cabina di regia e spero che questi suggerimenti non vengano
    disattesi.
    GIAN CARLO MUZZARELLI: Raccolgo la disponibilità dimostrata.
    Desidero però dare la parola ad un tecnico della Regione, il dott.
    Giuseppe Monterastelli, al fine di chiarire un passaggio contenuto
    nella relazione appena svolta dal direttore dell'ISPESL e relativo
    al tema della certificazione che, se non chiarito subito, potrebbe
    dare adito ad un'interpretazione impropria e determinare
    immediatamente una serie di interrogazioni da parte dei consiglieri.
    GIUSEPPE MONTERASTELLI (Servizio Sanità pubblica Regione
    Emilia-Romagna): Relativamente al fatto che le Regioni non pongono
    nell'ambito dei loro piani di attività il controllo delle strutture
    sanitarie, preciso che la regione Emilia-Romagna con il Piano per la
    prevenzione assunto con delibera di Giunta n. 426 del 27/03/2006, ha
    posto cinque settori da controllare prioritariamente: l'edilizia, la
    metalmeccanica, il legno, la sanità e le scuole. La sanità è stata
    posta, primo, per la complessità della produzione che si svolge in
    questo settore, che va dagli apparecchi a pressione fino al rischio
    biologico, secondo, perché ci sembrava coerente e corretto, essendo
    la vigilanza in tema di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro
    attribuita alla Regione ed in modo particolare all'assessorato
    Politiche per la Salute, che a chi detiene il potere di fare
    controlli si attribuisse un compito specifico di controllare i
    propri settori per non cadere in quello che l'ing. Pera diceva della
    magistratura che opera in strutture non a norma e proprio in quelle
    strutture si devono condannare soggetti che hanno violato le stesse
    norme che in quel momento sono violate in corso d'opera.
    Per quanto riguarda il tema più delicato del certificato prevenzione
    incendi, la normativa riferita al possesso del certificato
    prevenzione incendi è di per sé assolutamente complessa e le
    strutture sanitarie della regione Emilia-Romagna sono in possesso o
    del Nulla Osta Provvisorio (NOP), ma tale definiva la legge oggi
    trasferito e in corso di trasferimento come certificato di
    prevenzione incendi, o sono in possesso del certificato prevenzione
    incendi o del progetto di adeguamento approvato dal comando dei
    Vigili del Fuoco che equivale nella sostanza, anche se non nella
    forma, al possesso del certificato prevenzione incendi. Si tratta di
    una questione molto complessa ma assolutamente delicata. Ovviamente
    abbiamo come obiettivo preciso e specifico quello di garantire la
    sicurezza dei pazienti perché pensate a cosa vuol dire un incendio
    in un ospedale: vuol dire non operare come in un albergo o in un
    edificio come quello della Regione, dicendo alle persone: scappate,
    ma significa portare dentro i Vigili del Fuoco e far trasportare
    fuori i pazienti una volta posti in sicurezza, il più delle volte
    significa portare fuori dei letti. Chi è di Bologna, conosce bene lo
    sforzo compiuto per adeguare l'ospedale Maggiore con una intera
    colonna per poter portare fuori i pazienti con i letti e alla Sanità
    tale sforzo è costato la vendita del Palazzo dei Banchi in Piazza
    Maggiore. Quindi tutte le strutture sanitarie in Emilia-Romagna sono
    a norma per quanto riguarda l'aspetto legato all'antincendio. In
    modo particolare si è posta attenzione a formare il personale. La
    Sanità, mi sembra, ha 70 mila dipendenti e il 20 per cento, circa 14
    mila, è stato formato per portare fuori i pazienti in caso di
    incendio. Sono state fatte prove di evacuazione e all'ospedale
    Maggiore addirittura si è fatta l'ipotesi di un attacco terroristico
    all'undicesimo piano che isolasse i piani superiori e quindi sono
    16
    stati portati fuori dei volontari come se fossero ammalati. La
    stessa cosa è stata fatta a Parma, a Rimini ed in altri ospedali. Il
    certificato di prevenzione incendi è un elemento di arrivo ma ci
    sono anche altre misure precedenti che sono state assunte e ricordo
    che il certificato prevenzione incendi viene rilasciato dal comando
    dei Vigili del Fuoco per l'intero edificio e se quell'edificio
    subisce una semplice modifica, ad esempio una porta antincendio
    viene sostituita, è necessario un nuovo certificato ad integrazione
    dello stesso. Quindi la complessità c'è, ma la garanzia viene data
    nel modo più assoluto.
    GABRIELLA MAGRI (Federazione Ordini degli Ingegneri
    dell'Emilia-Romagna): Prima di tutto volevo far conoscere
    l'organizzazione che in questo momento c'è in regione per quanto
    riguarda gli ingegneri in quanto ogni ordine provinciale ha la sua
    commissione sicurezza con i relativi referenti e poi c'è una
    commissione regionale che naturalmente cerca di coordinare gli
    ordini che hanno aderito e ha lo scopo di promuovere una maggiore
    organicità sia dal punto di vista operativo-tecnico sia
    interpretativo delle norme, naturalmente nei limiti del possibile.
    In questo senso credo che sia un momento molto positivo per la
    figura tecnica dell'ingegnere in quanto per diverso tempo c'è stata
    una sorta di disgregazione che in questo momento invece direi essere
    stata superata portando ad una produzione fattiva di documenti e
    impostazioni tecniche. Oltre a questo gruppo regionale c'è
    naturalmente anche un gruppo nazionale, che tra l'altro ha avuto
    sede qui a Bologna, proprio di rielaborazione ed analisi del testo
    unico del d.lgs 81/08 dando in tempi assolutamente brevi ed
    insperati una prima lettura ed una prima proposizione di
    miglioramento da parte di tutti gli ingegneri d'Italia. Per
    l'Emilia-Romagna è stato un punto di eccellenza l'aver coordinato il
    gruppo nazionale. Ho fatto questa premessa per dire che noi
    ingegneri dell'Emilia-Romagna siamo molto attivi, ci teniamo ad
    essere presenti anche nel momento in cui questi progetti di legge
    vengono predisposti e chiediamo di essere invitati non solo per il
    commento ma anche all'atto della stesura. Diamo la nostra
    disponibilità con questo gruppo assolutamente attivo e direi per un
    motivo sostanziale: in realtà lo dice anche il titolo stesso del
    pdl: Sicurezza del lavoro nei cantieri edili e di ingegneria
    civile . Ovviamente io parlo per il comparto degli ingegneri che
    rappresento, ma dal mio punto di vista è una problematica che
    andrebbe estesa a tutto il comparto tecnico che ricopre determinati
    ruoli. Di fatto noi rappresentiamo la capillarità su tutto il
    tessuto sociale in quanto ci occupiamo sia di piccoli cantieri
    privati che di grandi appalti pubblici. Operiamo in gruppi complessi
    o singolarmente, al nostro interno gli associati possono svolgere
    ruoli completi, in quanto il progetto è di piccole dimensioni o
    ruoli estremamente specialistici quando i progetti sono di grande
    complessità. Noi di fatto siamo la cucitura tra committenti,
    imprese, lavoratori e faccio presente che con il d.lgs 81/08 il
    comparto tecnico diventa anche committente perché porta alla nomina
    del responsabile dei lavori esclusivamente la figura del
    progettista, del direttore dei lavori. Io parlo a nome della mia
    categoria, ma anche a nome di tutti, non si può pensare di non
    coinvolgerci attivamente in qualunque legge che riguardi
    l'evoluzione della sicurezza in quanto in prima persona direttamente
    coinvolti. Tra l'altro noi come federazione regionale abbiamo anche
    condiviso delle buone prassi: già da almeno quattro anni abbiamo
    compensato quella che a nostro avviso era una carenza legislativa
    sulla regolamentazione comportamentale di minima garanzia sul ruolo
    17
    del coordinatore della sicurezza, in quanto noi per primi vedevamo
    delle discrepanze immense per i controlli e le modalità di approccio
    o le modalità operative del cantiere. Chiaramente questo poteva
    accadere in quanto la legge non era troppo stringente sia per la
    variabilità dei cantieri sia per la loro complessità, però di fatto
    questo ha portato ad avere dei tecnici estremamente attenti, pignoli
    e continui nello svolgimento dell'attività con altri che invece
    hanno un metro più blando. Noi abbiamo cercato di dare, con queste
    buone prassi, una minima regolamentazione anche a tutela della
    committenza che a fronte di un incarico di una scelta tecnica deve
    poter avere un minimo confronto. Vorremmo mettere a disposizione
    della Regione le buone prassi e la documentazione che abbiamo
    sviluppato anche perché in alcuni casi, come Parma da dove provengo,
    sono state condivise con gli altri ordini professionali ed hanno
    dato vita ad un discorso corale nel quale crediamo attivamente.
    Tornando più tecnicamente al progetto di legge, volevo sottolineare
    quella che per me da anni è una problematica tecnica, visto che da
    anni opero costantemente sui cantieri, che è quella di ricomprendere
    nelle imprese, nei lavoratori autonomi anche tutte quelle voci che
    entrano in noli a caldo, in noli a freddo, fornitura di vario genere
    e titolo e trasporti, intendendo per trasporti non le mere forniture
    di merci che vengono prese e scaricate nei cantieri, ma movimenti
    terra, le autobetoniere perché di fatto chi si trova nei cantieri si
    trova spesso invaso da questi padroncini che a vario titolo entrano,
    che non sono lavoratori autonomi, non sono impresa e non si sa come
    trattarli, non hanno una regolamentazione e credo di non sollevare
    le critiche di nessuno se dico che tante volte capita per tutta una
    serie di motivi tecnico-amministrativi, che non sto a spiegare, che
    ci siano delle forniture definite tali perché non raggiungono la
    soglia percentuale di manodopera, per cui in un appalto pubblico può
    capitare molto spesso di avere un'impresa a titolo di fornitura
    quando questa impresa magari ha un 30 per cento di manodopera che
    opera in cantiere e ha titolo di esserlo. Mentre negli appalti
    pubblici la gestione degli appalti e dei subappalti ha sicuramente
    un iter piuttosto complesso di approvazione del subappalti, la
    fornitura non ha bisogno di nessuna procedura particolare per cui ci
    sono lavoratori ipercontrollati e lavoratori che nessuno ha mai
    visto o conosciuto ma che di fatto operano uno di fianco all'altro.
    Mi unisco assolutamente a quanto detto dal dott. Buia dell'ANCE e
    altri relatori sul fatto che c'è una facilità estrema di iscrizione
    alla camera di commercio, specialmente da parte dei lavoratori
    autonomi e chiaramente il comparto tecnico che si trova nei cantieri
    non può allontanare persone che reputa negative perché comunque
    hanno titolo per esserci. Ci sono persone che non comprendono un
    minimo di lingua italiana: nessuno vuole l'Italiano fluente, però
    d'altra parte per un coordinatore o un tecnico che deve fare un
    progetto sicurezza o un progetto di emergenza o un qualunque tipo di
    disegno sulla sicurezza in cantiere, nel momento in cui non riesce a
    comunicarlo, diventa impossibile metterlo in pratica. L'aspetto di
    qualificare coloro che si iscrivono alla camera di commercio e
    valutare che abbiano quel minimo di comprensione di comunicare tra
    di loro perché naturalmente sui cantieri possono esserci molte etnie
    diverse, quindi il problema è non solo tra tecnico e lavoratore ma
    anche tra lavoratore e lavoratore: pachistano, dell'Europa dell'est,
    nordafricano e tutti quelli che giustamente vengono per lavorare.
    Quindi la nostra richiesta del controllo di noli forniture e
    movimentazione merci si unisce a quello che ha detto la signora
    Boattini della CNA sul fatto che anche coloro che non rappresentano
    il contratto edile, quindi quelli che generalmente sono nella
    metalmeccanica vadano seguiti. Io apro il ventaglio anche a queste
    18
    imprese e sicuramente ci vuole un controllo maggiore e più serio nel
    momento in cui si accettano dei lavoratori. Per quello che riguarda
    gli incentivi alla formazione, all'articolo 7 (Incentivi per i
    committenti) e all'articolo 8 (Incentivi per le imprese), credo che
    ci sia da prendere in considerazione anche gli incentivi per il
    comparto tecnico. Ci deve essere il modo per distinguere chi si
    comporta bene e chi no, chi va sempre in cantiere ed opera una
    formazione costante, rispetto a chi in un certo senso svilisce la
    categoria facendo un po' di carta e chiaramente mandando a
    scatafascio il buon lavoro di un altro. Tante volte capita di
    sentirmi dire dal muratore o dal carpentiere: ma sei ancora qui? Ma
    in quell'altro cantiere il tecnico non è venuto quasi mai e tu sei
    venuta due giorni fa . Questo significa che anche i tecnici hanno
    bisogno di essere incentivati e uniformati. Hanno bisogno di essere
    incentivati con una formazione continua, come diceva il dott. Buia,
    nelle scuole superiori, nelle università. Ormai il campo della
    sicurezza è una specializzazione e come anche diceva l'ing. Pera, si
    devono fare dei corsi specialistici anche sui macchinari e sulle
    attrezzature. Chi ha una estrazione edile fa fatica a piegarsi su
    tutto quello che sono le parti impiantistiche e meccaniche quindi
    sicuramente l'esigenza di una formazione mirata, tecnica ed efficace
    è fondamentale. La formazione deve essere fatta anche a tutti quegli
    enti preposti ad accogliere le documentazioni, ad esempio i comuni
    che sono i più frequenti, perché per tutti i documenti dell'allegato
    17 che devono essere consegnati al comune, c'è una discrepanza tra
    un comune e l'atro che è spiazzante, nel senso che anche il tecnico,
    il committente che deve operare in una certa maniera, ogni volta,
    invece di avere un parametro tecnico di riferimento, deve cercare di
    capire come in quel comune si fa e questo tecnicamente non è
    accettabile, perché stiamo parlando di questioni molto terra terra,
    ma che rientrano in un progetto sicurezza comune. Quindi incentivare
    la formazione anche per il comparto tecnico, a maggior ragione
    quando questi può assumere anche il ruolo di responsabile dei
    lavori. Questo è obbligatorio perché non può scegliere il
    progettista o il direttore dei lavori: deve assumere quel ruolo. Un
    magistrato mi diceva che è quasi automatica questa nomina, fa parte
    degli elementi ancora da definire. Quindi formazione anche agli
    enti, uniformità di comportamento nelle verifiche. Visto che si
    parlava di migliorare e anche di coinvolgere maggiormente gli enti
    di controllo. Noi naturalmente soffriamo di controlli molto diversi
    come dicevano le imprese: in un comune hanno un certo tipo di
    sanzione, in un altro comune no, ma lo stesso succede al tecnico. Ci
    sono molti elementi aleatori che vanno stretti, vanno calmierati.
    Queste sono le cose principali che volevo sottolineare e vi
    ringrazio per l'attenzione.
    SAVERIO SANDRI (Coordinamento dei collegi della provincia di
    Bologna): Buongiorno. In questa sede rappresento il coordinamento
    dei collegi della provincia di Bologna che recentemente si sono
    costituiti per affrontare le problematiche dal punto di vista della
    sicurezza sul cantiere. Ci si è accorti di poter fare un fronte
    comune perché i problemi sostanzialmente sono uguali. Le differenze
    che normalmente ci sono tra i tecnici e fra gli ordini, le
    peculiarità che distinguono normalmente un ingegnere da un
    architetto, da un geometra, in questa materia si livellano.
    Fondamentalmente l'architetto, il perito, l'ingegnere e il geometra
    fanno tutti lo stesso tipo di lavoro e lo devono fare allo stesso
    modo per cui le problematiche sono comuni e come già detto
    precedentemente dalla mia collega, pongo anch'io sull'uniformità di
    giudizio tra le varie province e tra le AUSL di una stessa
    19
    provincia. A secondo di chi verrà in cantiere sappiamo su cosa verrà
    posto l'accento e questo crea una difformità di giudizio, un modo un
    po' ambiguo con il quale relazionarsi che crea dei problemi
    lavorativi a noi, ma in ultima analisi alle imprese e ai lavoratori
    che non sanno come comportarsi. Cambiano le leggi, ma i morti non
    diminuiscono in modo rilevante e sostanziale, quindi probabilmente
    non è solo un problema di leggi, ma anche di comportamenti da
    mantenere in cantiere. Crediamo che fra le varie potenzialità che si
    possono sfruttare ci sia quella dei coordinatori: ci siamo resi
    conto di essere sulla carta un soggetto principale, al pari del
    committente e dell'impresa appaltatrice che però non riesce ad agire
    come vorrebbe e potrebbe perché i nostri poteri rimangono sulla
    carta: noi possiamo arrivare fino ad un certo punto, noi possiamo
    sospendere la lavorazione, dare la comunicazione all'AUSL e al
    dipartimento provinciale del lavoro però è un potere che rimane
    sulla carta perché noi siamo poi i primi a pagarne le spese in tutti
    i sensi perché poi l'impresa e il committente non ti chiamano più e
    quel canale viene interrotto. E' un gioco che si può fare una o due
    volte e basta. A quel punto dovremmo essere spalleggiati nel senso
    di poter lavorare insieme con la AUSL e il dipartimento provinciale
    del lavoro per stabilire delle prassi. La collega che mi ha
    preceduto è già riuscita ad instradare questo lavoro nella provincia
    di Parma, ha già trovato il modo di interfacciarsi in tutta la
    regione. Noi ci siamo costituiti per riuscire a farlo fattivamente
    nella provincia di Bologna confrontandoci con chi ha già cominciato
    questo tipo di discorso. A tal fine la nostra proposta è molto
    semplice ed è quella di poter partecipare ai tavoli dove vengono
    scritte e pensate le leggi e quelle che sono le norme, le circolari
    e buone prassi da tenere in cantiere, allargando il concetto che
    partendo dalla formazione che possiamo svolgere all'interno dei
    nostri ordini, facendo da collegamento fra gli enti e i nostri
    iscritti, arriva alla possibilità di concordare con gli enti e AUSL
    delle buone prassi riuscendo a far arrivare in cantiere un concetto
    che per ora è solo sulla carta.
    ALBERTO DUSMAN (Ordine degli Ingegneri della provincia di Ravenna):
    L'ordine degli ingegneri di Ravenna non aderisce alla Federazione
    regionale degli ingegneri. Quando abbiamo letto questo testo, ci è
    parso che, visto che ci sono poche energie monetarie a disposizione,
    la cosa migliore da fare sia incentivare la formazione e coordinare
    ed aumentare i controlli. Abbiamo due osservazioni. La prima è
    all'articolo 4 che dice: razionalizzare e semplificare l'attività
    amministrativa . Un suggerimento di buon senso che non è demagogico,
    è quello di semplificare l'attività amministrativa e migliorare
    l'efficienza e l'efficacia perché, se guardiamo tutto il contenuto
    della legge, questo non viene rispettato.
    L'ultimo punto è quello dei requisiti tecnici: quando scrivete al
    punto 3 e 4 che ci saranno ulteriori linee guida indicative, penso
    per il lavoro dei tecnici, si parla in termini prestazionali. Il
    concetto di prestazionale è stato acquisito da pochi anni perché
    tutti i nostri termini erano prescrittivi. Questo facilitava anche
    la legge e i giudici, quelli prestazionali invece sono tutti da
    dimostrare.
    Si devono incentivare almeno gli operai a seguire le elementari
    norme di sicurezza come utilizzare l'elmetto.
    La seduta termina alle ore 12.00
    Approvato nella seduta del 29 gennaio 2009.
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    La Segretaria Il Presidente
    Samuela Fiorini Roberto Piva
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