Testo
Verbale n. 4
Seduta del 23 marzo 2011
Il giorno 23 marzo 2011 alle ore 14,30 si è riunita presso la sede
dell'Assemblea Legislativa, in Bologna Viale A. Moro 50, la
Commissione Statuto e Regolamento convocata con nota Prot. n. 8679
del 16 marzo 2011.
Partecipano alla seduta i Commissari:
Cognome e Nome Qualifica Gruppo Voto
FAVIA Giovanni Presidente Movimento 5 Stelle 2 presente
Beppegrillo.it
MUMOLO Antonio Vicepresidente Partito Democratico 6 presente
POLLASTRI Andrea Vicepresidente PDL - Popolo della 6 presente
Libertà
BARBATI Liana Componente Italia dei Valori 4 assente
Lista Di Pietro
BERNARDINI Manes Componente Lega Nord Padania 4 assente
Emilia e Romagna
BONACCINI Stefano Componente Partito Democratico 4 presente
CEVENINI Maurizio Componente Partito Democratico 4 presente
DONINI Monica Componente Federazione della 2 presente
Sinistra
MONARI Marco Componente Partito Democratico 4 presente
MONTANARI Roberto Componente Partito Democratico 4 presente
MORI Roberta Componente Partito Democratico 2 presente
NALDI Gian Guido Componente Sinistra Ecologia 2 presente
Libertà - Idee Verdi
NOE' Silvia Componente UDC - Unione di Centro 1 presente
VECCHI Alberto Componente PDL - Popolo della 4 presente
Libertà
VILLANI Luigi Componente PDL - Popolo della 1 assente
Giuseppe Libertà
È presente: il consigliere Stefano CAVALLI in sostituzione del
consigliere Manes BERNARDINI.
Sono altresì presenti la consigliera Palma COSTI e il consigliere
Matteo RIVA.
Hanno partecipato alla seduta: la Consigliera di parità regionale
effettiva Rosa Maria AMOREVOLE; le Consigliere di parità provinciali
effettive di Bologna Barbara BUSI, di Forlì-Cesena Eva Carmen
CARBONARI, di Ravenna Fato LUWANGA NURU, di Reggio Emilia Maria
Giovanna MONDELLI, di Rimini Loredana URBINI; la Consigliera di
parità provinciale supplente di Ferrara Maria Assunta SERENARI; Rudi
Ghedini (Servizio Informazione), Mara Veronese (Servizio
Coordinamento Commissioni Assembleari).
Presiede la seduta: Giovanni FAVIA
Assiste il segretario: Nicoletta Tartari
Resocontista: Nicoletta Tartari
Il presidente FAVIA dichiara aperta la seduta alle ore 14,45.
Sono presenti i consiglieri Bonaccini, Cavalli, Cevenini, Donini,
Monari, Montanari, Mori, Mumolo, Pollastri e Vecchi.
- Approvazione del verbale n. 3 del 16 febbraio 2011.
La Commissione approva all'unanimità dei presenti.
- Audizione delle Consigliere regionali e provinciali di parità in
ordine alle attività svolte per la promozione e il controllo del
rispetto dei principi di uguaglianza e non discriminazione nel
lavoro, in vista dell'esame del progetto di legge oggetto 597,
concernente Istituzione della Commissione regionale per la
promozione di condizioni di piena parità tra donne e uomini .
Il presidente FAVIA saluta le Consigliere di parità presenti e le
ringrazia per essere intervenute.
La consigliera MORI, relatrice del progetto di legge oggetto 597,
unendosi ai ringraziamenti per le Consigliere di parità presenti,
ricorda che per l'esame del progetto di legge è stato previsto un
percorso di approfondimento sulle politiche di genere e di pari
opportunità, che ha già visto l'informativa svolta dall'Assessore
Bortolazzi, nel corso del quale si raccoglieranno anche eventuali
osservazioni. In considerazione delle funzioni svolte, sostiene che
le Consigliere di parità sono un interlocutore importante e lo
saranno anche per l'istituenda Commissione e auspica che la rete che
si sta costruendo sia solida e duratura nel tempo.
Entrano i consiglieri Naldi e Noé.
Rosa Maria AMOREVOLE (Consigliera di parità regionale effettiva):
Innanzitutto ringrazio a nome delle Consigliere di parità per
questo invito che ci è stato rivolto a prendere parola in merito al
progetto di legge; vorrei ringraziare sia il Presidente, sia le
signore consigliere, sia i signori consiglieri e auguro a tutti un
buon pomeriggio.
Presenterò una comunicazione che abbiamo condiviso con le
Consigliere di parità provinciali, che oggi purtroppo non sono tutte
qui presenti perché, come voi sapete, il ruolo di Consigliera di
parità non è un ruolo a tempo pieno, ma è un ruolo limitato nelle
ore mensili. Sono qui presenti comunque le Consigliere di parità
effettive delle province di Forlì-Cesena, Ravenna, Bologna, Rimini e
Reggio Emilia. Le Consigliere, come ogni organo del Ministero del
Lavoro, hanno anche un componente supplente, che interviene nel
momento in cui la Consigliera effettiva non ha possibilità di
partecipare o presenziare.
Ho consegnato al banco della presidenza copia dell'intervento, con
anche un estratto delle norme di legge e nello specifico del Codice
delle pari opportunità, che riassume tutte le normative di pari
opportunità; ovviamente non ve l'ho consegnato tutto, ma ho
estrapolato l'articolato che fa riferimento alle Consigliere di
parità, alla definizione di discriminazione, che dal febbraio di
quest'anno è stato modificato per il recepimento della direttiva 54
dell'Unione europea, e gli articoli 44 e 46, che nello specifico
fanno riferimento ad alcune azioni tipiche della Consigliera
regionale di parità, come per esempio il rapporto biennale sulla
situazione del personale e il controllo dei progetti di azioni
positive.
Il mio intervento è diviso in due parti. La prima, molto operativa,
rivolta al parere rispetto alla proposta di legge; la seconda parte
è invece legata al ruolo e alle funzioni delle consigliere, a una
sintesi di ciò che è stato fatto nel 2010, con anche alcuni numeri
che permettono di inquadrare la situazione più nel dettaglio.
Le Consigliere di parità di fronte al progetto di legge esprimono un
apprezzamento per l'attuazione di quanto previsto dall'articolo 41
dello Statuto della Regione Emilia-Romagna. In particolar modo
l'elemento che ci ha colpito è stato proprio ciò che è citato
nell'articolo 3, laddove si parla di composizione e funzionamento
della Commissione, perché in quell'articolo si dice che la
Commissione deve essere formata da consigliere e consiglieri
regionali, che si compone ed opera con le stesse modalità e
procedure, durate e criteri di rappresentanza previste dallo Statuto
e dal Regolamento delle Commissioni permanenti, e ciò che viene
indicato all'articolo 1, cioè la sua collocazione presso l'Assemblea
legislativa. Perché questi tre punti ci appaiono estremamente
importanti? Perché in realtà per la prima volta fanno supporre una
reale intenzione di integrazione delle pari opportunità in tutti
quegli aspetti di vita economica, civile e sociale e quindi nella
relativa attività; c'è quindi una sorta di quello che a livello
europeo si chiama gender mainstreaming, quindi inserimento della
tematica trasversale delle pari opportunità in tutte le azioni, su
tutte le politiche regionali.
Quanto previsto dall'articolo 2 al punto a) espressioni di parere,
formulazioni di osservazioni e proposte su progetti di legge e atti
di programmazione, al punto b) valutazione dello stato di attuazione
in regione delle normative regionali, nazionali ed europee in
materia di pari opportunità e di contrasto alle discriminazioni
dirette e indirette, al punto c) elaborazione di proposte di
adeguamento normativo al fine della loro presentazione in Assemblea
legislativa e quanto indicato al punto f) promuovere e sostenere la
presenza delle donne nelle nomine di competenza regionale, tutto ciò
ci sembra disegnare il quadro di una commissione estremamente
moderna. Con questi quattro punti, ci sembra che passiamo dal
modello di Commissione anni '80, più disegnata in un ottica di
promuovere le pari opportunità, di fare cultura, di sollecitare
l'attenzione verso tematiche molto importanti (peraltro la rimanente
parte dell'articolato non esclude questo), ad una connotazione
moderna, molto innovativa, che va verso quell'obiettivo generale di
gender mainstreaming trasversale all'azione dell'Assemblea
legislativa.
Sul testo proporremmo solo un'integrazione: all'articolo 1, punto
c), laddove si fa riferimento alle realtà e alle esperienze
femminili presenti in regione, ci sembra importante non legare il
raccordo solamente alle esperienze femminili e quindi al mondo
solamente delle associazioni; quindi proponiamo questa integrazione:
e le realtà e le esperienze femminili e gli organismi che si
occupano di pari opportunità e discriminazioni di genere presenti in
regione . Questo ci sembra importante proprio a partire da quella
che è la nostra esperienza operativa, nel senso che qualcuno dice
che noi ci occupiamo di donne, ma noi ci occupiamo di
discriminazione di genere, pur se statisticamente ci capita più di
avere come utenti delle donne (anche se negli ultimi anni io stessa
ho trattato un caso di discriminazione collettiva dove i richiedenti
erano due uomini).
Rispetto al nostro raccordo con la Commissione, la rete regionale
delle Consigliere di parità si augura che possa instaurarsi una
fattiva collaborazione con la costituenda Commissione, alla luce di
quelli che sono i compiti e le funzioni che la normativa affida alle
Consigliere di parità, nello specifico con riferimento al Codice
delle pari opportunità e a tutte le sue successive modifiche, nonché
alla luce dell'esperienza maturata in regione ed anche del fatto che
la stessa normativa prevede la presenza della Consigliera di parità,
ovviamente per il livello di competenza, negli organismi di
concertazione, e che operi in raccordo, con le Direzioni del Lavoro
ed i Servizi ispettivi e che sia invitata permanente in tutti quegli
organismi, comunque essi si chiamino, che si occupano di temi di
pari opportunità.
Vorrei ora descrivere in sintesi la nostra azione. Siccome i termini
parità, pari opportunità spesso ci fanno pensare ad una miriade di
organismi, quello che come Consigliere di parità ci teniamo a
mettere in evidenza è che noi siamo un organismo un po' diverso;
innanzitutto siamo organismi definiti per legge, secondo quanto
previsto dal decreto legislativo che oggi raccoglie tutta una serie
di norme che via via, dal '91 in avanti, hanno meglio definito il
ruolo e le funzioni. Sintetizzando tutto l'articolato, le
Consigliere di parità essenzialmente intervengono su due forti aree
di azione: da una parte la promozione e dall'altra la vigilanza.
Cioè noi vigiliamo sul fatto che non si attivino situazioni di
discriminazione in ambito lavorativo. Questo è l'altro elemento che
ci differenzia da altri soggetti: noi ci occupiamo di lavoro e di
politiche attive del lavoro. Ci occupiamo di violenza solamente
nella misura in cui ci occupiamo del reinserimento al lavoro delle
persone, delle donne che hanno subito violenza. Non ci occupiamo di
altro se non di tutto ciò che ha attinenza con il tema del lavoro,
sia esso dipendente, sia esso non standard, sia esso di natura
imprenditoriale.
Tra le azioni di promozione, il nostro ruolo prevede che ci
occupiamo di azioni positive, quindi anche di sperimentazioni e di
progetti di azioni positive, di diffusione della conoscenza delle
pari opportunità, del sostegno alle politiche attive del lavoro
comprese quelle formative in materia di pari opportunità, di
diffusione della conoscenza e di scambio di buone prassi che si sono
verificate sul territorio. Buone prassi significa tutti quei
comportamenti virtuosi che possono essere trasferiti e che possono
originare delle migliori situazioni organizzative per esempio in
ambito lavorativo.
Inoltre partecipiamo agli organismi di promozione e di attuazione
delle politiche di pari opportunità da parte di soggetti pubblici e
privati che operano nel mercato del lavoro e operiamo con le azioni
che favoriscano la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro
e il benessere lavorativo. Questi sono due elementi che sono stati
introdotti dal recepimento della direttiva 54 all'interno del Codice
delle pari opportunità. Fino al 2006, il Codice delle pari
opportunità era ancora era una sorta di collage tra la normativa che
arrivava fino agli anni '90; con il recepimento della direttiva 54,
non si parla più solamente di discriminazioni dirette o indirette,
ma anche tutto ciò che ha a che fare con azioni di contrasto a
lavoratrici o a lavoratori per l'esercizio dei diritti di maternità
e paternità sono discriminazioni. Anche il mancato benessere
organizzativo, il mobbing, sono definite come discriminazioni.
Anche la funzione di vigilanza è un altro elemento molto
interessante che ci differenzia da altri organismi. Noi dobbiamo
vigilare sul rispetto della non discriminazione fra uomini e donne
nel lavoro pubblico e privato, rilevando le violazioni; possiamo
fare azioni in giudizio (di cui riferirò); facciamo una verifica di
tutto ciò che sono i progetti di azioni positive e cerchiamo di
individuare procedure per la rimozione delle discriminazioni, anche
in raccordo con i servizi ispettivi del Ministero del Lavoro. Cioè,
in estrema sintesi, a fronte di una denuncia di presunta
discriminazione, possiamo ordinare ai Servizi ispettivi un'ispezione
dell'Ispettorato del Lavoro. Peraltro negli ultimi anni, grazie agli
incentivi ai lavoratori degli Ispettorati del lavoro che se lavorano
con noi hanno una valutazione migliore, ci richiamano e abbiamo un
proficuo scambio; questo è il risultato di un lavoro di raccordo, di
protocolli d'intesa, di azioni e di lavoro comune degli ultimi anni.
Le Consigliere di parità sono pubblici ufficiali e per questa
ragione abbiamo la facoltà di utilizzare i Servizi ispettivi del
Ministero del Lavoro.
Cosa hanno fatto le Consigliere di parità dell'Emilia-Romagna? Noi
tendiamo a lavorare sotto traccia , perché avendo anche questo
ruolo di vigilanza preferiamo agire sul concreto piuttosto che
essere sempre visibili in altro modo, perché ci sembra importante
riuscire ad agire sul versante pratico.
In Emilia-Romagna le Consigliere di parità sono attive da oltre un
decennio. Dopo un primo periodo in cui l'attività è stata più che
altro di assestamento, di promozione, in cui si è lavorato per far
conoscere la figura, dopo un decennio le Consigliere di parità sono
entrate appieno nell'esercizio di ruoli e funzioni secondo quanto
previsto dall'articolo 15 del Codice delle pari opportunità. Va
detto che negli ultimi anni, fra le altre cose, si è sviluppata una
forte azione antidiscriminatoria. Questo è un elemento molto
importante: ci sono arrivate, soprattutto negli ultimi anni (e la
crisi sicuramente favorisce l'acquisizione di nuovi utenti), denunce
di presunte discriminazioni sia da soggetti in forma singola che in
forma collettiva, sia da soggetti che arrivavano a noi in raccordo
con organizzazioni sindacali, avvocati, associazioni di categoria o
associazioni di natura culturale o di altro genere. È molto
interessante che gli stessi avvocati ci chiamino per un intervento
ad adiuvandum nei ricorsi al tribunale del lavoro.
Circa l'attività del 2010, darò solamente qualche dato molto
raggruppato e generale, perché entro il 31 marzo le Consigliere
debbono completare il rapporto annuale relativo all'anno 2010, per
cui dati più dettagliati verranno probabilmente presentati in
aprile. Mi sembrano molto interessanti anche solamente alcuni
numeri: in regione sono state registrate oltre trecento denunce di
presunte discriminazioni individuali, con dei picchi specifici di
attività avvenuti nelle province di Modena e di Reggio Emilia,
seguiti dalla provincia di Forlì-Cesena. Tenete presente che
talvolta proprio la presenza da più anni della consigliera
garantisce una maggiore conoscenza della figura e quindi il numero
dei casi lievita.
Inoltre a livello regionale ci sono state nel 2010 oltre trenta
denunce di presunte discriminazioni collettive, con oltre quaranta
casi individuali just-in-time. Di solito la regola è la seguente:
quando come Consigliera regionale intercetto una discriminazione
individuale preferisco rinviarla alla Consigliera provinciale
territorialmente competente; così le discriminazioni collettive, che
per la legge sono di competenza della Consigliera regionale, vengono
dalle colleghe rinviate a me. Però, soprattutto quest'anno, in
presenza anche di situazioni di crisi, in cui ci sono arrivati molti
casi in riferimento alla maternità, mi sono trovata come Consigliera
regionale a dover dare una risposta dalla sera alla mattina o
all'istante, rispetto a tutta una serie di problematiche. a persone
- prevalentemente donne in gravidanza - che stavano andando a
sottoscrivere la mobilità a livello aziendale e quindi è evidente
che in quel caso sarebbe stato veramente assurdo rinviarle alle
Consigliere provinciali. Ho coperto questo tipo di servizio
just-in-time proprio per garantire efficacia ed efficienza al
sistema. Inoltre abbiamo trattato insieme tra Consigliera
provinciale e Consigliera regionale una serie di situazioni magari
provinciali che facevano riferimento ad aziende in ambito regionale
e quant'altro.
Sul versante dell'ufficio regionale, mi sembra importante citare il
sito della Consigliera regionale di parità, che ospita anche
l'informazione sulle Consigliere provinciali perché l'obbiettivo,
dal punto di vista comunicativo, è mettere in evidenza che in questa
regione esiste una rete che agisce a livello regionale e
provinciale. Dal 1° gennaio al 31 dicembre 2010, secondo i dati del
Servizio informatico della Regione, il sito della Consigliera
regionale di parità ha ricevuto 59.597 contatti (e non siamo su
Facebook, è un sito normale), con una media di 163 accessi al
giorno, della durata media di 29 minuti. Quindi c'è anche un aspetto
comunicativo, di informazione anche sul livello normativo; adesso,
per esempio, con l'uscita delle linee guida collegate
all'attivazione dei Comitati unici di garanzia all'interno degli
enti pubblici, molte amministrazioni ci chiedono come fare e
l'ufficio regionale fa da trait d'union anche con il gruppo di
consulenza a livello nazionale per riuscire a fornire questo tipo di
informazione.
Inoltre debbo dire che i casi collettivi che arrivano a livello
regionale non sono più semplici come una volta, sono molto
complessi, molto più complessi, e possono riguardare da due persone,
nel momento in cui diventa un caso collettivo, fino a seicento
persone. Ad esempio, quando la Consigliera regionale interviene di
fronte ad un accordo di secondo livello che magari penalizza o ha un
impatto di genere favorevole per un genere o per l'altro, è evidente
che questo non riguarderà solo la persona o le persone che sono
venute a denunciare, ma tutta la platea dei soggetti che in
quell'organizzazione lavorano.
Limitate sono le azioni in giudizio per due motivi precisi: da una
parte perché ricerchiamo di conciliare in sede extra giudiziale,
cioè di fare la conciliazione tra le parti all'interno dei nostri
uffici o al massimo presso la Direzione Provinciale del Lavoro;
dall'altre perché andare in giudizio ci costa e noi che agiamo su un
fondo nazionale sempre più esiguo non possiamo permetterci i costi
di giudizio. Adesso, per esempio, stiamo ragionando su come fare
rispetto a cause pilota che, qualora ci arrivassero, sarebbe molto
interessante agire. Quest'anno alcune colleghe sono andate in
giudizio a fronte di situazioni non risolvibili; personalmente,
avendo un fondo estremamente limitato, ho attivato una solidarietà
con avvocate e avvocati che - più per amicizia che altro - mi hanno
fornito il servizio gratuito; personalmente e a nome delle colleghe,
speriamo che la situazione migliori per i prossimi anni.
Queste, in sintesi, sono le attività che hanno svolto le Consigliere
di parità. Vorrei ricordare che noi non siamo nel nostro ufficio per
36, 40 ore alla settimana; secondo ciò che dice la legge, noi
abbiamo un riferimento di monte ore che sono 30 ore al mese per le
Consigliere provinciali e 50 ore al mese per la Consigliera
regionale. Diciamo che buona parte delle attività sono fatte un po'
extra il monte ore.
Vorrei soffermarmi gli ultimi minuti per ragionare sul rapporto e
sulle differenze tra Consigliere di parità ed altri organismi,
perché ci siamo rese conto che a volte le segnalazioni delle
discriminazioni ci arrivano dopo che sono passate per vari giri. Ma
se una persona è discriminata, è inutile che vada a parlare con
questo o quello o che il Consiglio comunale di Rocca Cannuccia
faccia una mozione: non cambia niente; deve arrivare in qualche modo
al soggetto che può agire rispetto a quel tipo di situazione. Noi
abbiamo lavorato molto anche per entrare in relazione con tutti i
soggetti che di questo si occupano: per esempio, il raccordo con gli
ex Comitati pari opportunità (che a breve diventeranno Comitati
unici di garanzia), ci fa presupporre che, attraverso accordi di
cooperazione strategica, così come prevedono il collegato lavoro e
soprattutto le linee guida, noi si possa continuare a meglio
interagire con tutti i soggetti che possono entrare in relazione con
chi denuncia una presunta discriminazione. Questo perché, ripeto,
avendo noi Consigliere questa opportunità e questa possibilità di
collegamento con i Servizi ispettivi dell'Ispettorato del Lavoro,
quando annunciamo che può arrivare l'ispezione in realtà riusciamo
spesso anche a trovare una soluzione immediata.
Avrei finito così, siamo ovviamente a disposizione per le domande
che vogliate farci. Grazie.
Il presidente FAVIA ringrazia la Consigliera regionale di parità
Amorevole e apre il dibattito.
Il consigliere POLLASTRI saluta le Consigliere di parità presenti e
ringrazia la Consigliera regionale di parità Amorevole, di cui ha
apprezzato la ricca relazione. Ricorda un caso concreto che lo colpì
favorevolmente, di una sorta di bando attraverso il quale la
Consigliera provinciale di parità di Piacenza e l'Amministrazione
provinciale offriva una possibilità alle donne ultratrentaduenni,
mettendole in contatto con le aziende. Tale esperienza ebbe effetti
positivi e per questo fu replicata nel tempo. Considera poi
importante il progetto di legge oggetto 597, che è stato
sottoscritto anche dal proprio gruppo assembleare, il quale lo
sosterrà; auspica quindi che, una volta approvato, possa portare ad
una proficua e concreta collaborazione, nell'interesse dell'intero
mondo femminile.
Esce il consigliere Riva.
La consigliera MORI ringrazia la Consigliera regionale di parità
Amorevole e, pur riservando l'approfondimento in sede di esame
dell'articolato del progetto di legge, anticipa la propria opinione
favorevole all'integrazione proposta all'articolo 1, considerando
che intento del progetto di legge è connettere la Commissione
regionale per le pari opportunità con tutte le realtà istituzionali
ed associative dello stesso ambito. Considerando che la Regione si
occupa di lavoro sotto diversi punti di vista, chiede che il
rapporto che le Consigliere di parità stileranno entro il 31 marzo
possa essere assunto come materiale utile nel percorso di
approfondimento che la Commissione Statuto e Regolamento sta
compiendo, percorso che vedrà come prossimo appuntamento un
approfondimento sul versante accademico, culturale e sociologico,
sui temi della discriminazione e delle differenze complessivamente
intesi, non solo con riferimento alle pari opportunità di genere,
sebbene abbiano una posizione preminente. Anche per questo ringrazia
le Consigliere di parità per l'approccio con cui si occupano di
discriminazioni, che riguardano principalmente le donne in quanto
soggetti più deboli, ma non solo esse.
Il presidente FAVIA, chiudendo la seduta, rinnova il ringraziamento
alla Consigliera regionale di parità Amorevole e a tutte le
Consigliere provinciali di parità presenti.
La seduta termina alle ore 15,20.
Approvato nella seduta del 6 aprile 2011.
Il Segretario Il Presidente
Nicoletta Tartari Giovanni Favia