Testo
Verbale n. 9
Seduta del 12 04 2011
Il giorno 12 aprile 2011 alle ore 10.52 si è riunita presso la sede
dell'Assemblea Legislativa in Bologna, Viale A. Moro n. 50, la
Commissione Bilancio Affari generali ed istituzionali, convocata con
nota prot. n. 11233 del 6 aprile 2011
Partecipano alla seduta i Consiglieri:
Cognome e nome Qualifica Gruppo Voto
LOMBARDI Presidente PDL - Popolo della 5 presente
Marco Libertà
FILIPPI Vicepresidente PDL - Popolo della 1 presente
Fabio Libertà
VECCHI Vicepresidente Partito Democratico 4 presente
Luciano
BARBATI Componente Italia dei Valori - 4 assente
Liana Lista Di Pietro
BIGNAMI Componente PDL - Popolo della 3 presente
Galeazzo Libertà
BONACCINI Componente Partito Democratico 2 presente
Stefano
DEFRANCESCHI Componente Movimento 5 Stelle 2 presente
Andrea Beppegrillo.it
FERRARI Componente Partito Democratico 2 presente
Gabriele
MANFREDINI Componente Lega Nord Padania 4 assente
Mauro Emilia e Romagna
MAZZOTTI Componente Partito Democratico 2 presente
Mario
MEO Componente Sinistra Ecologia 2 assente
Gabriella Libertà - Idee Verdi
MONARI Componente Partito Democratico 3 presente
Marco
MONTANARI Componente Partito Democratico 2 presente
Roberto
MONTANI Componente Partito Democratico 2 presente
Daniela
MORICONI Componente Partito Democratico 2 presente
Rita
MUMOLO Componente Partito Democratico 2 presente
Antonio
NOE' Componente UDC - Unione di Centro 1 assente
Silvia
PARIANI Componente Partito Democratico 3 assente
Anna
POLLASTRI Componente PDL - Popolo della 2 presente
Andrea Libertà
SCONCIAFORNI Componente Federazione della 2 assente
Roberto Sinistra
La consigliera Monica DONINI sostituisce Il consigliere
Sconciaforni, il consigliere Roberto CORRADI sostituisce il
consigliere Manfredini, Il consigliere Matteo RIVA sostituisce la
consigliera Barbati.
Sono presenti i consiglieri Marco CARINI (PD), Palma COSTI (PD),
Giuseppe PAGANI (PD), Paola MARANI (PD) e Damiano ZOFFOLI (PD).
Sono altresì presenti: il Presidente dell'Assemblea legislativa
Matteo RICHETTI e la Vicepresidente e assessore alle Finanze,
Europa, cooperazione con il sistema delle autonomie, valorizzazione
della montagna, regolazione dei servizi pubblici locali,
semplificazione e trasparenza, politiche per la sicurezza Simonetta
SALIERA.
Sono inoltre presenti: Alberto CISTERNA (Procuratore nazionale
aggiunto della Direzione Antimafia), Antimo PONTICELLO (Ufficio
scolastico regionale), Beatrice FONTI (C. U. Professioni
Emilia-Romagna), Mario BERNARDI (Segretario regionale ABI).
Presiede la seduta: Marco LOMBARDI
Assiste il Segretario: Adolfo ZAULI
Resocontista: Laura SANVITALE
Il presidente LOMBARDI dichiara aperta la seduta alle ore 10.52.
Ringrazia tutti gli intervenuti, cedendo poi la parola al relatore
Mumolo.
Esame abbinato dei progetti di legge:
1117 - Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: Misure per
l'attuazione coordinata delle politiche regionali a favore della
prevenzione del crimine organizzato e mafioso, nonché per la
promozione della cultura della legalità e della cittadinanza
responsabile (delibera di Giunta n. 259 del 28 02 11) TESTO BASE
e
1078 - Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Favia e
Defranceschi Norme per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni
mafiosi, criminali, illegali e per la promozione dell'educazione
alla legalità (18 02 11)
Il relatore MUMOLO anticipa una breve relazione sui punti più
qualificanti del progetto di legge. Sottolinea che la Regione è un
territorio sano, anche se non indenne dalle infiltrazioni mafiose.
La finalità del progetto di legge risiede nel rinforzare il
territorio rispetto a tale pericolo. Segnala tre punti nodali del
progetto di legge: il monitoraggio e la prevenzione del fenomeno, la
velocizzazione delle procedure per l'assegnazione dei beni
sequestrati, lo start up. Relativamente al primo punto, il progetto
prevede la creazione di un osservatorio regionale per reperire dati
ed elementi di conoscenza, incrementando lo studio del fenomeno
mafioso, nonché un centro di documentazione aperto ai cittadini per
raccogliere materiale di conoscenza e per promuovere iniziative. Il
progetto di legge prevede, inoltre, attività di sensibilizzazione
rispetto al fenomeno da realizzarsi nelle scuole di ogni ordine e
grado e una giornata della memoria individuata il 21 marzo.
Relativamente alla velocizzazione delle procedure per l'assegnazione
dei beni confiscati, spesso vi sono comuni sprovvisti di uffici
legali che trovano più difficoltà nel gestire la procedura. Il
progetto di legge prevede a tal fine un ufficio presso
l'amministrazione regionale al quale tali soggetti possono
richiedere aiuto per la velocizzazione delle procedure per
l'assegnazione dei beni confiscati. Segnala che essa non comporta
automaticamente l'immediata disponibilità, in quanto in molti casi
si tratta di beni soggetti a ipoteca oppure, nel caso d'immobili,
abitati dallo stesso mafioso. Lo scopo del progetto di legge è
garantire, invece, l'utilizzo nel più breve tempo possibile. La
finanziaria del 2011 prevede un fondo di 2 milioni di euro per dare
tale possibilità. Il progetto di legge prevede la necessità di
rapporti stabili con il volontariato, aiuti per la formazione della
polizia locale, sostegno delle vittime attraverso la fondazione
emiliano-romagnola già esistente. Inserisce anche una clausola
valutativa, al fine di garantire efficacia sul territorio, elemento
di novità nel panorama legislativo regionale nazionale in tema
d'infiltrazioni mafiose. Ogni due anni la Giunta deve relazionare
alla commissione competente gli effetti della legge.
Dr. Alberto CISTERNA (Procuratore nazionale aggiunto della Direzione
nazionale antimafia) - deregistrazione integrale
Buongiorno. Innanzitutto ringrazio ovviamente il Consiglio regionale
dell'Emilia-Romagna di quest'opportunità, perché è un'opportunità
vera, di poter riflettere in un territorio che effettivamente, come
si ricordava poc'anzi, è un territorio sano e che naturalmente fa
della scommessa nel resistere ai tentativi d'infiltrazione un punto
cruciale di una strategia che non è soltanto regionale, ma per
quanto ci riguarda è nazionale. Riuscire cioè a contenere in questo
momento le infiltrazioni delle mafie al centro nord è una sorta di
bisogno impellente perché, volessimo fotografare in poche battute la
situazione, ricordo quando sono entrato in magistratura 25 anni fa:
i latitanti passeggiavano per le strade e avevano tre, quattro figli
e riuscivano anche a sposarli in chiesa senza che nessuno
intervenisse; oggi i latitanti vivono al sud in quelli che chiamano
bunker, in realtà sono delle fosse scavate da qualche parte dove lo
Stato a uno a uno li ha rintracciati e tranne un paio li ha quasi
tutti presi. È chiaro che questo ha determinato una spinta naturale
delle organizzazioni a spostarsi verso il nord Italia, verso il
centro-nord Italia dove immaginano che la pressione degli apparati
investigativi sia inferiore e che, per così dire, le possibilità di
disperdere in un tessuto economico più ampio, più strutturato la
propria presenza siano più vantaggiose. Dico sempre scherzando che
un conto è aprire un capannone a Gioia Tauro, che immediatamente
viene visionato e segnalato alle forze di polizia, un conto è
aprirlo a Forlì, dove ovviamente le questioni cambiano in termini
proprio di quantità e di densità. Quindi, da questo punto di vista,
è una scelta in parte dovuta al fatto, non dico che le mafie
scappino dal sud, ma che, usando un termine in voga, delocalizzino
molto di più di prima. Cioè mentre il sud era rimasto sempre e
resterà sempre la loro base quasi ideologica, oltre che operativa, è
chiaro che il centro nord offre opportunità. Da questo punto di
vista devo dire che, in ordine al progetto di legge, a me hanno
colpito alcune proposizioni della relazione che lo accompagna. Una
in particolare perché è una nozione molto evoluta di quella che è la
minaccia mafiosa in questo momento: cioè si usa a un certo punto il
termine reti di relazione. È molto importante, cioè è molto
importante - anche qui spendo solo poche parole - capire che la
vocazione di un gruppo mafioso - quando dico mafia mi riferisco
ovviamente a tutte e tre le principali organizzazioni che operano
sul territorio - è una vocazione che poco ha a che spartire con il
denaro e che ha molto a che spartire con il potere. È una vocazione
che, usando una vecchia terminologia ormai desueta, punta
all'egemonia, cioè punta a controllare laddove si può anche
guadagnare nulla, ma l'importante è comandare e avere dei punti di
riferimento sul territorio. La scommessa che sembra essere stata
inaugurata negli ultimi due-tre anni non è più quindi la scommessa
della presenza per il riciclaggio minuto, per il traffico della
cocaina, per le piccole attività di usura o per sistemare i
latitanti, perché spesso la logistica mafiosa prevede che i
latitanti siano allocati per un certo tempo proprio in queste zone.
Il problema vero, la scommessa degli ultimi anni sembra essere
quella di un'attenzione perseguita in maniera abbastanza netta a
cercare reti di relazione , quindi a cercare di essere sul
territorio in maniera tale da poter, in alcuni snodi del territorio,
intessere relazioni che si possono rivelare proficue per questo
progetto diciamo egemone. Naturalmente quando parlo di egemonia non
dico che intendono comandare in Emilia-Romagna. Intendo dire
semplicemente che intendono creare sacche di territorio o sacche di
relazioni che in qualche modo governano, da cui partire: sono nati
così, questo sanno fare, non sanno fare altro. È come dire che a
Murano fanno vetro da 500 anni; loro fanno mafia da mezzo secolo in
Calabria, da quasi un secolo in Sicilia e in Campania. Fanno così:
si interviene, si creano relazioni e bisogna stare in alcuni snodi.
Questi snodi sono abbastanza semplici, anche perché non è che
sappiano fare ancora cose molto complicate; sanno fare cose
abbastanza semplici, di cui dirò comunque da qui a un secondo. La
cosa semplice che sanno fare è controllare tutto il circuito degli
appalti pubblici e privati. Lo sanno fare bene perché producono
calcestruzzo, sanno come si produce il calcestruzzo, i materiali
bituminosi, sanno cosa sono le cave, sanno cos'è il trasporto degli
inerti, lo sanno fare bene, lo fanno da 30 anni. Devo dire che non è
che siano andati granché oltre questo livello, neppure al sud, e ciò
in qualche modo li condanna a una vocazione subalterna, nel senso
che - ma ne parlerò fra breve - non hanno le competenze né le
capacità per fare un salto qualitativo che vada oltre questa
congerie di sub-contratti, sub-negoziazioni pubbliche e private.
Tuttavia è un settore importante, perché è il baricentro della loro
presenza. Ho già detto che una cava, un impianto di calcestruzzo è
un luogo dove in cui innanzitutto si controlla il territorio, perché
è il luogo a cui fanno capo e riferimento tutti i soggetti pubblici
e privati che operano sul territorio, dall'opera pubblica alla
cooperativa privata, al grande centro commerciale, alle villette a
schiera; uno, stando in quel luogo, acquisisce conoscenza di cosa
accade sul territorio, cerca in qualche modo di capire chi sono i
protagonisti di questo movimento economico, cercano di
interfacciarsi. Ora purtroppo sarò brutale e sbrigativo, ma non
voglio farvi perdere molto tempo in divagazioni fuori tema, ma certo
è che il sistema della cocaina e, in parte, anche un sistema diciamo
di prostituzione costituisce la prima merce con cui questi soggetti
si interfacciano con le pubbliche istituzioni, ma anche con il mondo
dell'economia privata. Nel senso che la cessione di sostanze
stupefacenti di cui dispongono e la capacità diciamo di realizzare
quello che Windows avrebbe chiamato l'interfaccia amichevole, li
rende pericolosi. Nel senso che tutte le volte che sento parlare di
calabresi arrestati da Roma in su sento dire: mah, sembravano brave
persone... . E certo, che li volevate con la lupara sulla spalla? È
chiaro che sono brave persone, si sanno muovere, sono accoglienti,
accomodanti, con un termine inglesi diremmo: confortevoli, e quindi
riescono in qualche modo a captare la benevolenza e quindi il
consenso dei soggetti con cui interloquiscono. Mi è stato chiesto
poc'anzi: ma cosa si può fare? Beh, insomma, ci sono alcune cose che
si possono fare, altre che invece bisogna sperare che ci vada tutto
bene, che non vada male, che non prenda una piega negativa. La prima
cosa da fare è capire, comprendere, rendersi conto della capacità di
realizzare una presenza quasi invisibile dal punto di vista
criminale, ossia intendo dire delle estorsioni, degli omicidi, dei
danneggiamenti. Non va sempre così: a Ventimiglia c'è una
percentuale di danneggiamenti annui che è superiore a quella delle
peggiori zone del sud Italia; ci sono stati più incendi e
danneggiamenti nel comprensorio di Sanremo, percentualmente su
90.000 abitanti sono quasi 500 tra attentati, danneggiamenti,
intimidazioni, minacce, che è una cifra spaventosa. Per questo non è
detto che vada sempre bene. Là non sta andando bene e si stanno
vedendo anche le conseguenze: lo scioglimento del consiglio comunale
di Bordighera. Dicevo: sono praticamente invisibili, cioè difficili
da identificare e questa invisibilità rende per così dire centrale
il tema della legalità: io non saprei dire chi sono tutti gli
'ndranghetisti dell'Emilia-Romagna, so però che se qualcuno mi
propone qualcosa che è fuori dalle regole farei bene a rifiutare,
perché non so se chi me lo propone è un affarista come tanti ce ne
sono in giro o se dietro quell'affarista ci sia una cosca che lo
manovra in quella direzione. Quindi il problema della legalità è un
problema essenziale nel contrasto, essenziale. Nel senso che se non
si sta attenti all'etica del lavoro, all'etica del capitale,
all'etica dei rapporti bancari, all'etica dei rapporti finanziari,
la questione non si risolve, perché ovviamente hanno una capacità di
generare soggetti e disponibilità alta. Vengo al problema di che
tipo di socialità esprimono, perché mi pare anche questo un dato
importante, soprattutto in riferimento all'educazione alla legalità
che mi pare un profilo interessante e cruciale. Beh, ancora per
fortuna hanno molti soldi, ma vanno scarsi, come si suol dire, a
capitale sociale, nel senso che non riescono, per ragioni
strutturali che si potrebbero anche riassumere in un paio di
battute, a esprimere al proprio interno, cioè nella cerchia più
intima delle proprie relazioni familiari, soggetti che siano in
condizione di prendere in mano direttamente il settore di interesse
economico più complesso, settore commerciale, settore
imprenditoriale, che richiede delle competenze: non sempre sono dei
buoni imprenditori. Io da un anno sono all'interno del consiglio
direttivo dell'Agenzia nazionale per i beni confiscati, che ha
quattro componenti e un direttore, e noi non riusciamo a tenere in
piedi le imprese che confischiamo e sequestriamo perché sono imprese
malate, cioè sono imprese non sane, salvo alcuni casi, siciliani ma
non a caso. Lì c'è un'imprenditoria veramente evoluta, ma c'è un
secolo di storia; sarebbe anche interessante vedere perché è andata
in un certo modo in Sicilia. Dicevo, se andiamo a guardare lì,
tranne qualche eccezione, il resto delle imprese sono imprese
fasulle. Naturalmente non è che i mafiosi amino buttar denaro in
queste imprese o impiegare troppa violenza, intimidazione,
concorrenza sleale per farle funzionare; ambirebbero a che
funzionino, ma non hanno ancora le competenze necessarie, quindi c'è
una forte richiesta di capitale sociale. Naturalmente questo
capitale sociale è un capitale rischioso , questa è un'occasione
prestigiosa e posso dire una cosa che solitamente non riferisco. Per
esempio quando mi capita con i servizi di sicurezza di fare una
relazione sullo stato della criminalità organizzata, dico sempre che
sicuramente attività sotto copertura, quindi agenti infiltrati, in
questo momento, sarebbe un'arma micidiale contro le organizzazioni.
Perché anche loro non riescono a selezionare l'interlocutore, cioè
sono molto porose in questo momento e hanno bisogno di assorbire
soggetti. Se, io credo, si presentassero cinque tenenti dei
carabinieri o poliziotti travestiti da ingegneri li prenderebbero
immediatamente. Il che ci fa capire che siamo su una contesa
importante: la società è porosa, ma anche loro lo sono: sono alla
ricerca di uno scambio di risorse. Ora è chiaro che la cultura alla
legalità, tutto l'allarme sociale, le reti di cooperazione sono
importanti, ripeto perché: io non ti so dire chi sei, però sono in
grado di valutare cosa mi stai proponendo. Questo credo che sia uno
sforzo importante e vengo rapidamente ad alcune questioni cruciali:
la prima questione, che a me pare importante in tutto il contesto;
mi pare importante la relazione di accompagnamento all'articolo 6,
laddove si parla di conferenze della Polizia locale. Io lo dico, nel
senso che è un allarme che non diamo come ufficio di Procura, però è
una situazione reale: quella di un progressivo ed evidente
depauperamento delle risorse che stanno anche a finanziare
l'attività delle Forze di Polizia nel paese. Le manifestazioni in
certi luoghi le abbiamo viste tutti e tutti sentiamo la grande
preoccupazione che c'è sul problema delle risorse, perché oggi
contrastare delle mafie, che ragionano a risorse illimitate, col
problema del carburante, delle missioni all'estero è una difficoltà.
È in discussione al senato la legge sulle squadre investigative
comuni, che con una battuta vorrebbe dire che i poliziotti di
Bologna potrebbero operare in Francia come se fossero poliziotti
francesi, quindi con tutta una serie di vantaggi operativi, però la
legge si sta arenando, c'è un momento di blocco perché si è detto:
ma la copertura? Certo, la copertura, non lo so, lo possiamo
chiedere ai mafiosi se ce la coprono, in maniera tale che lottiamo
ad armi pari da questo punto di vista. Perché il problema delle
risorse diventa drammatico; nel senso che ci sono soggetti che per
andare in Colombia prendono cinque voli con cinque compagnie
diverse, nel senso che arrivano a Oslo, da Oslo tornano a Parigi, da
Parigi saltano in Colombia o in Venezuela e bisogna seguirli, e per
seguirli ci vogliono soldi, bisogna volare e per volare bisogna
comprare i biglietti, all'ultimo momento, alle tariffe più alte.
Dico una cosa banale per far capire che quel riferimento alla
polizia locale è un riferimento importante: io adesso tecnicamente
so che c'è il problema del Garante per la privacy, insomma, diciamo
che è un interlocutore particolarmente tenace il Garante per la
privacy in questo paese, ci abbiamo più volte discusso. Però
riuscire a convogliare tutti i dati di quelli che vengono definiti
controlli amministrativi territoriali in una banca dati regionale
che li metta a disposizione in maniera orizzontale sarebbe
importante, perché poi il vero punto di forza è la democrazia, cioè
rendere le questioni orizzontali, partecipate, in cui tutti siano
responsabili: anche gli enti locali, territoriali. Io so bene che
se, ad esempio, il Prefetto di Bologna rilascia una certificazione
antimafia negativa, dicendo che un certo tizio non può aggiudicarsi
un appalto, questa informazione, ancora, per un vizio congenito
della nostra pubblica amministrazione non viene portata a conoscenza
di tutti. Io non dico di fare le liste dell'ostracismo, però è anche
vero che un abitante di Rimini può rivolgersi a quella ditta
privatamente senza sapere chi sia, perché non sa quello che è
pubblico, perché è un atto dello Stato, che viene addirittura
impugnato dal TAR, davanti al Consiglio di Stato. Cioè non ha
conoscenza dei soggetti con cui parla, perché uno escluso dal
settore delle gare pubbliche entra in quello delle gare private dove
non ci vuole la certificazione antimafia. Lo stiamo vedendo in
questo momento in Abruzzo, dove abbiamo il problema della
ricostruzione affidata con contributi alle singole famiglie e
abbiamo il timore, diciamo timore per non dire altro, che gruppi
importanti di casalesi si stiano spostando per realizzare società
che assumono albanesi, rumeni e li mettono lì a faticare 15 ore al
giorno, si stiano attrezzando o abbiano l'intenzione di fare
costruzione privata, dove non ci sono controlli, e quindi si è
dovuto immaginare un sistema di controlli. Credo che quello sia un
punto cruciale, nel senso che registrare cosa accade sul territorio,
averne consapevolezza, discutere con le banche dati del Ministero
dell'interno quantomeno in termini statistici, per sapere: quanti
attentati, quanti danneggiamenti, quanti incendi in un certo
territorio; questo lo possono dire perché non è un dato riservato;
non è un dato di polizia, è un dato statistico che può essere
offerto. Avere una mappa di quello che accade sul territorio in
termini anche di esercizio della violenza è un punto essenziale per
registrare presenze che potrebbero essere in qualche modo contenute.
Chiudo semplicemente con due riferimenti: sono i due bracci
operativi che la legge 136 del 2010, il Piano straordinario
antimafia, ha previsto in tema di negoziazione pubblica. Il primo
braccio è la tracciabilità finanziaria che, diciamo, con sacrificio
- so che c'è l'ABI e quindi saprà del sacrificio che in questo
momento le imprese si stanno accollando - tutte le imprese del
Paese, le pubbliche amministrazioni, devono rispettare, è un punto
importante perché traccia la filiera del denaro. Certo il punto è
che questa filiera del denaro è una filiera sine causa, cioè non
sappiamo per quale motivo, non avremo contezza e evidenza del perché
è stato fatto un bonifico tra due imprese, sappiamo solo che è
relativo a una certa gara e a un certo appalto attraverso
l'apposizione di un codice che questo flusso di denaro porta sempre
con sé, quindi un codice telematico. È chiaro che il discorso si
completerebbe in maniera decisiva se fosse imposta nella relazione
con la pubblica amministrazione la fatturazione elettronica, cioè in
maniera tale che si abbia contezza immediata delle ragioni che sono
sottostanti alle transazioni economiche. E' un punto delicato quello
sulla fatturazione, c'è la SOGEI che è abbastanza avanti con un
progetto che ha messo a disposizione del Ministero dell'economia e
delle finanze. È un punto essenziale che già in sede regionale
potrebbe governare il settore della negoziazione pubblica e renderlo
trasparente. Certo un punto delicato è anche quello della
certificazione dei bilanci. Pochissime società in Italia sono
certificate nei bilanci, almeno chi realizza un intervento pubblico
farebbe bene a certificarsi e a dare contezza della reale
costituzione dell'azienda, tenuto conto della gravissima sofferenza
che c'è nel settore delle SOA, dove purtroppo le certificazioni
fasulle sono sul libero mercato e quindi dove, come saprete, c'è
gente che ha inserito nel patrimonio aziendale anche la Ferrari
dicendo che fa parte del compendio aziendale tecnico-organizzativo.
Il settore del SOA è un settore delicato, ha preso il posto
dell'Albo nazionale dei costruttori, però ha una criticità circa la
veridicità di queste attestazioni. Quindi già un esame dei bilanci e
con delle società di certificazione darebbe garanzie ulteriori circa
la solidità dell'impresa che sta lavorando, soprattutto circa la sua
storia. Sul tema della trasparenza, e qui ho veramente chiuso, se si
va a guardare il disegno di legge Brunetta anticorruzione -
purtroppo questo giace fermo nelle aule parlamentari e non se ne
parla - vediamo che non è un progetto per così dire forcaiolo, cioè
non è un progetto che prevede chissà quali innalzamenti di pena o
quali sanzioni penali, ma un sistema che prevede un'importante rete
di monitoraggio dei rischi della corruzione. Qui torno quindi al
tema della legalità dicendo che, naturalmente, l'istituzione
dell'anagrafe patrimoniale dei dirigenti regionali e di tutti quelli
provinciali o comunali dei comuni o delle province che vogliono
aderirvi, enti locali che vogliono aderirvi, un'anagrafe
patrimoniale di questo genere, accompagnata dalla costituzione - e
vengo al secondo braccio di cui dicevo della 136 - della stazione
unica appaltante, quindi di un soggetto che regoli - voglio dire che
già dal 2007 ho visto la legge regionale sulla centrale unica
d'acquisto - in maniera più penetrante l'aggiudicazione delle opere
pubbliche in sede regionale e sub regionale - naturalmente con gli
enti che vogliono aderirvi, è chiaro che nessuno può imporre una
soluzione del genere - naturalmente va a chiudere il cerchio insieme
alla tracciabilità e insieme alla normativa anticorruzione, che crea
un perimetro di legalità che non è che sia invalicabile, non c'è
nulla d'invalicabile, però crea, lascia traccia e lascia in qualche
modo possibilità di ricostruire ciò che è accaduto. Quindi credo
che, e concludo, tutte le soluzioni vadano bene, naturalmente quello
che è previsto va più che bene, tenendo conto che naturalmente
dovrebbe essere, immagino, parte di una manovra legislativa che
recuperi alcuni temi: penso al tema delle licenze, delle
concessioni, delle autorizzazioni regionali, penso al settore delle
cave, penso alla grande distribuzione, alle licenze di costruzione
date dai comuni. Non si tratta di creare il Grande fratello , ma di
rendere tutto trasparente. Il contrario: il grande fratello
acquisisce dati e li tiene per sé; una società trasparente è una
società, invece, che quei dati li acquisisce e li rende divulgati e
pubblici. Chiudo dicendo che il progetto Brunetta dice una cosa
bellissima. Dice a un certo punto nella relazione - non so chi
gliel'abbia scritta, perché è una questione molto tecnica di diritto
costituzionale - dice a un certo punto che la trasparenza
amministrativa rientra tra i livelli essenziali delle prestazioni
concernenti i diritti civili e sociali di cui all'articolo 117,
comma 2°, lettera n) della Costituzione. Quindi fa parte dei LEA, i
famosi LEA tanto noti nel sistema sanitario. Lo dice perché
ovviamente vuole cooperare con le regioni e ottenere dalle regioni
la cooperazione, ma insomma nulla vieta di far da sé e in questi
casi vale il doppio. Grazie.
Dr. Antimo PONTICELLO (Ufficio scolastico regionale) -
deregistrazione integrale
Abbiamo accolto con molto interesse il progetto di legge per quanto
riguarda gli aspetti formativi ed educativi e vorremmo evidenziarne
alcuni punti che hanno come denominatore la collaborazione con
l'ufficio per la strutturazione dei progetti presso le singole
scuole. Tra questi, a proposito dell'art. 1, comma 2, segnaliamo
come in base alla legge 169 del 2008 siano già presenti gli
interventi che stimolano la progettualità relativa a cittadinanza e
Costituzione. L'expertise sul campo ci consente di offrire valore
aggiunto. In riferimento all'art. 5 vorremmo sottolineare la
necessità di inserire un coordinamento con l'Ufficio scolastico
regionale per attività che mirino alla collaborazione e a creare
punti d'incontro non solo con i giovani, ma stimolando attività che
coinvolgano le famiglie. Riteniamo molto opportuno un nostro ruolo
attivo nel promuovere le relative iniziative, per un pieno
coordinamento delle attività in questione.
Ing. Beatrice FONTI (Comitato unitario delle Professioni
Emilia-Romagna - CUP) - deregistrazione integrale
Mi scuso intanto di non aver prodotto nulla di scritto, ma per un
banalissimo problema di e-mail e di comunicazione solo ieri sono
riuscita ad avere notizia di quest'audizione. Innanzitutto porto i
saluti del Comitato unitario dei professionisti regionale e
ringrazio tutti quanti per averci invitato. Un plauso da parte dei
professionisti per questo progetto di legge che riteniamo davvero
importante. Rappresento i professionisti e testimonio la centralità
del ruolo del professionista in una società responsabile e
moralmente integra. Tali professionisti sono consapevoli
dell'evoluzione della mafia, come ha già detto il dr. Cisterna, da
organizzazione criminale a sistema criminale, più pericoloso ed
invasivo perché infetta tutti i gangli della società e, nello stesso
tempo, si mimetizza nel tessuto economico, così come sono
consapevoli che la vera forza della mafia è al di fuori di essa: nel
bacino di connivenza, nell'indifferenza e nella presunzione che
quello del crimine organizzato sia problema di altri. Tali
professionisti per la prima volta in Italia hanno scelto di dotarsi
di una Carta etica delle professioni intellettuali, dimostrando di
essere una forza sociale autonoma, responsabile ed eticamente
corretta che vuole attivamente contribuire a contrastare il fenomeno
dell'infiltrazione mafiosa. Difatti a Modena il 28 gennaio 2011
abbiamo presentato, alla presenza illustre del presidente Richetti,
che è stato nostro relatore gradito, la Carta etica delle
professioni intellettuali, che è nata ispirandosi a principi
condivisi, perché i professionisti hanno deciso di parlare e di non
restare indifferenti di fronte al fiume di soldi sporchi che
inquinano l'economia legale, anche perché sappiamo che solo un
fronte compatto comune e determinato è un utile strumento alla lotta
contro la criminalità organizzata. Tale carta, preciso, non è un
manifesto d'intenti, ma ha un valore deontologico. Proposta dal
Comitato unitario delle professioni, è stata poi approvata e
recepita da ogni singolo ordine professionale, diventando così
un'appendice al codice deontologico. Sul progetto di legge formulo
le seguenti osservazioni. La centralità della figura del
professionista nella lotta alle mafie è ormai assodata, come è
assodato che la vera forza delle mafie sta nella rete di colletti
bianchi che alimenta e fortifica la criminalità organizzata.
All'interno del disegno di legge non leggo mai la parola
professionista e credo che nominarla esplicitamente serva a
responsabilizzarlo, a responsabilizzare una categoria professionale
e a fare in modo che nessuno si senta escluso. Raccogliendo l'invito
del governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, che chiedeva
aiuto ai professionisti sottolineando il ruolo fondamentale che essi
hanno nella lotta alle mafie, riteniamo che ampio spazio debba
essere dato alla necessità di formazione degli stessi professionisti
sulla legalità e sull'etica. Siamo assolutamente consapevoli che il
vero contrasto alle mafie si realizza ribaltando la cultura mafiosa
con una cultura alla e per la legalità e i professionisti in tale
percorso vogliono essere protagonisti. Riteniamo che la formazione
dei professionisti debba riguardare: 1) i giovani neolaureati che si
iscrivono per la prima volta agli ordini e ai collegi professionali;
2) i professionisti che già esercitano la professione e che
necessitano di strumenti utili al riconoscimento di segnali
d'infiltrazione mafiosa nel proprio ambito lavorativo. Aggiungo
ancora che, come professionisti, abbiamo promosso, già attivo a
Modena e pian piano nelle altre province della regione, un
osservatorio di legalità che sia anche e soprattutto un punto di
ascolto per quei professionisti in difficoltà o che ravvisano
situazioni poco chiare nell'ambito lavorativo, ciò per sostenere e
accompagnare la presa di coscienza del singolo che si trova a
fronteggiare una presenza mafiosa nell'ambito in cui esercita e che,
per paura, non denuncia. Ma per fare questo abbiamo bisogno di
formarci, di acquisire gli strumenti necessari e, quindi, la
formazione andrà senz'altro anche indirizzata a quei professionisti
che nell'ambito del proprio ordine/collegio hanno deciso di mettere
a disposizione dei colleghi la propria esperienza. Allo scopo
abbiamo avviato un percorso formativo con momenti d'incontro
frontale con magistrati e studiosi, ad esempio è prevista a Modena
per il 27 maggio una lezione magistrale del Sostituto procuratore
antimafia Antonio Ingroia con noi professionisti. I professionisti
quindi possono e debbono diventare organismo di consulenza per le
istituzioni. Sarebbe quindi auspicabile che anche il progetto di
legge focalizzasse in maniera inequivocabile la centralità dei
professionisti, prevedendo collaborazione e contributi economici per
la formazione negli ambiti professionali dei diversi soggetti. Altro
contributo che potrebbero dare i professionisti é senz'altro quello
della collaborazione al riutilizzo dei beni confiscati. La
multidisciplinarietà dei professionisti potrebbe essere utilizzata
in diversi ambiti, da quello economico a quello squisitamente
tecnico e architettonico. I professionisti si propongo, inoltre,
tramite gli ordini e i collegi, di diventare enti assegnatari dei
beni confiscati alla mafia. In ultimo la Regione dovrebbe, secondo
me, valutare la possibilità di costituirsi parte civile nei processi
per reati di tipo mafioso e tale indicazione sarebbe, a nostro
giudizio, un elemento di maggiore chiarezza all'interno del dettato
legislativo. Gli ordini e i collegi lo hanno già fatto prevedendolo
nella Carta etica. Per chiarezza e completezza ritengo
indispensabile, per un'efficace ed effettivo contrasto alle mafie,
che all'interno del disegno di legge appaia in modo inequivocabile
che la formazione, l'educazione e la diffusione della cultura della
legalità deve anche passare dalla lotta alla corruzione. E' infatti
chiaro a tutti come la corruzione sia un viatico per la criminalità
organizzata, come l'intreccio corruzione-mafia sia ormai
imprescindibilmente legato, come i comportamenti dei mafiosi e dei
corrotti siamo del tutto simili, così come simili sono i danni sulla
società civile. Nelle mani della giustizia finiscono imprenditori,
manager, amministratori pubblici, rappresentanti locali di partiti,
dirigenti di asl, arbitri, sportivi, professori, membri delle forze
dell'ordine, avvocati, ex magistrati, ecc. Il tema della corruzione
domina ormai la vita del paese e ne condiziona lo sviluppo,
investendo la scena politica e il comportamento dei ceti dirigenti
dilagando nella società in innumerevoli forme individuali
d'inosservanza delle regole ed elusione delle leggi, espressione di
una normalità e di un costume diffuso dove controllori e controllati
spesso si scambiano i ruoli, assumendo nell'immaginario
dell'opinione pubblica un tratto normale dell'Italia dei nostri
giorni. Un'ultima osservazione che mi preme sottolineare è come la
formazione alla legalità ed al rispetto delle regole debba anche
essere rivolta a tutti i dipendenti, funzionari e dirigenti della
P.A., comuni, province e regioni. Anche questo sarebbe auspicabile
chiarirlo nel dettato normativo, in modo da favorire un percorso di
legalità che i cittadini recepirebbero come nato dal basso. Ciò
rappresenterebbe un'inequivocabile presa di coscienza di ognuno
delle proprie responsabilità, un modo per dire che le istituzioni
partecipano attivamente al processo di educazione alla legalità.
Grazie.
Dr. Mario BERNARDI (Segretario Regionale dell'ABI Emilia Romagna) -
(deregistrazione integrale)
Buongiorno a tutti. Ringrazio per l'invito. Non era prevista una mia
partecipazione, quindi parlerò a braccio. Da tempo il sistema
bancario è molto attento a quella che è l'infiltrazione mafiosa o
comunque della delinquenza organizzata nelle transazioni
finanziarie. Le banche sopportano un costo abbastanza importante nel
tracciare qualsiasi movimento bancario, anche se devo dire che il
grosso flusso dei movimenti finanziari legati alla criminalità
organizzata difficilmente passano attraverso il sistema bancario o
comunque sono facilmente identificabili come tali. A livello
nazionale abbiamo predisposto una serie di accordi antiusura che
vengono poi sottoscritti nelle singole prefetture; in Emilia-Romagna
è già stato fatto a Bologna, Piacenza, Forlì e quindi siamo attenti
a questo aspetto. Approviamo, condividiamo quanto indicato nel
progetto di legge, sottolineiamo soltanto l'aspetto importante che
qui è toccato, ma non nel dettaglio, probabilmente seguirà nei
regolamenti della requisizione dei beni mobili in particolare legati
alla delinquenza; bisognerà stare molto attenti nella valutazione di
questi immobili che fossero eventualmente gravati da ipoteche. È un
aspetto molto, molto importante perché la banca concede
un'operazione finanziaria a un operatore in quel momento non
sospettabile di collegamenti mafiosi e un domani si potrebbe vedere
requisire quel bene senza un indennizzo proporzionale all'esborso
che la banca stessa ha fatto. Quindi condividiamo che debba essere
fatto, chiediamo soltanto che venga tutelato anche l'interesse del
sistema bancario che ha operato in maniera corretta. Ringrazio
ancora, condividiamo e buon lavoro.
Il presidente LOMBARDI ringrazia gli invitati per il loro contributo
e ricorda che c'è ancora un po' di tempo per dare eventualmente
integrazioni scritte qualora dal dibattito di oggi fosse emerso
qualcosa di nuovo, il relatore ne farà buon uso nell'iter
procedurale. Comunica che l'assessore SALIERA ritiene di non
intervenire in questa fase per rispetto alla procedura, visto che
oggi il progetto di legge è in mano al relatore. Si dichiara, però,
assolutamente disponibile a recepire gli orientamenti che sono
emersi oggi.
Esame ai sensi dell'articolo 38 comma 4 del Regolamento interno in
merito a:
- Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al
Consiglio, al Comitato Economico e Sociale europeo e al Comitato
delle Regioni Piano di efficienza energetica 2011 - COM (2011) 109
definitivo dell'8 marzo 2011
Il presidente LOMBARDI richiama il parere favorevole, senza
osservazioni, espresso dalla II commissione Politiche economiche
competente per materia e propone di non procedere all'approvazione
della risoluzione.
La commissione concorda.
Esame ai sensi dell'articolo 38 comma 4 del Regolamento interno in
merito a:
- Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al
Consiglio, al Comitato Economico e Sociale europeo e al Comitato
delle Regioni Una tabella di marcia verso un'economia competitiva a
basse emissioni di carbonio nel 2050 - COM (2011) 112 definitivo
dell'8 marzo 2011
Il presidente LOMBARDI richiama i pareri favorevoli, senza
osservazioni, espressi dalla II commissione Politiche economiche e
dalla III commissione Territorio. Ambiente. Mobilità , competenti
per materia e propone di non procedere all'approvazione della
risoluzione.
La commissione concorda.
Il presidente LOMBARDI dichiara chiusa la seduta alle ore 11.40.
Approvato nella seduta del 3 maggio 2011.
Il Segretario Il Presidente
Adolfo Zauli Marco Lombardi