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Legislatura IX - Commissione I - Verbale del 12/04/2011 antimeridiano

    Testo

                                Verbale n. 9
    Seduta del 12 04 2011
    Il giorno 12 aprile 2011 alle ore 10.52 si è riunita presso la sede
    dell'Assemblea Legislativa in Bologna, Viale A. Moro n. 50, la
    Commissione Bilancio Affari generali ed istituzionali, convocata con
    nota prot. n. 11233 del 6 aprile 2011
    Partecipano alla seduta i Consiglieri:
    Cognome e nome Qualifica Gruppo Voto
    LOMBARDI Presidente PDL - Popolo della 5 presente
    Marco Libertà
    FILIPPI Vicepresidente PDL - Popolo della 1 presente
    Fabio Libertà
    VECCHI Vicepresidente Partito Democratico 4 presente
    Luciano
    BARBATI Componente Italia dei Valori - 4 assente
    Liana Lista Di Pietro
    BIGNAMI Componente PDL - Popolo della 3 presente
    Galeazzo Libertà
    BONACCINI Componente Partito Democratico 2 presente
    Stefano
    DEFRANCESCHI Componente Movimento 5 Stelle 2 presente
    Andrea Beppegrillo.it
    FERRARI Componente Partito Democratico 2 presente
    Gabriele
    MANFREDINI Componente Lega Nord Padania 4 assente
    Mauro Emilia e Romagna
    MAZZOTTI Componente Partito Democratico 2 presente
    Mario
    MEO Componente Sinistra Ecologia 2 assente
    Gabriella Libertà - Idee Verdi
    MONARI Componente Partito Democratico 3 presente
    Marco
    MONTANARI Componente Partito Democratico 2 presente
    Roberto
    MONTANI Componente Partito Democratico 2 presente
    Daniela
    MORICONI Componente Partito Democratico 2 presente
    Rita
    MUMOLO Componente Partito Democratico 2 presente
    Antonio
    NOE' Componente UDC - Unione di Centro 1 assente
    Silvia
    PARIANI Componente Partito Democratico 3 assente
    Anna
    POLLASTRI Componente PDL - Popolo della 2 presente
    Andrea Libertà
    SCONCIAFORNI Componente Federazione della 2 assente
    Roberto Sinistra
    La consigliera Monica DONINI sostituisce Il consigliere
    Sconciaforni, il consigliere Roberto CORRADI sostituisce il
    consigliere Manfredini, Il consigliere Matteo RIVA sostituisce la
    consigliera Barbati.
    Sono presenti i consiglieri Marco CARINI (PD), Palma COSTI (PD),
    Giuseppe PAGANI (PD), Paola MARANI (PD) e Damiano ZOFFOLI (PD).
    Sono altresì presenti: il Presidente dell'Assemblea legislativa
    Matteo RICHETTI e la Vicepresidente e assessore alle Finanze,
    Europa, cooperazione con il sistema delle autonomie, valorizzazione
    della montagna, regolazione dei servizi pubblici locali,
    semplificazione e trasparenza, politiche per la sicurezza Simonetta
    SALIERA.
    Sono inoltre presenti: Alberto CISTERNA (Procuratore nazionale
    aggiunto della Direzione Antimafia), Antimo PONTICELLO (Ufficio
    scolastico regionale), Beatrice FONTI (C. U. Professioni
    Emilia-Romagna), Mario BERNARDI (Segretario regionale ABI).
    Presiede la seduta: Marco LOMBARDI
    Assiste il Segretario: Adolfo ZAULI
    Resocontista: Laura SANVITALE
    Il presidente LOMBARDI dichiara aperta la seduta alle ore 10.52.
    Ringrazia tutti gli intervenuti, cedendo poi la parola al relatore
    Mumolo.
    Esame abbinato dei progetti di legge:
    1117 - Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: Misure per
    l'attuazione coordinata delle politiche regionali a favore della
    prevenzione del crimine organizzato e mafioso, nonché per la
    promozione della cultura della legalità e della cittadinanza
    responsabile (delibera di Giunta n. 259 del 28 02 11) TESTO BASE
    e
    1078 - Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Favia e
    Defranceschi Norme per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni
    mafiosi, criminali, illegali e per la promozione dell'educazione
    alla legalità (18 02 11)
    Il relatore MUMOLO anticipa una breve relazione sui punti più
    qualificanti del progetto di legge. Sottolinea che la Regione è un
    territorio sano, anche se non indenne dalle infiltrazioni mafiose.
    La finalità del progetto di legge risiede nel rinforzare il
    territorio rispetto a tale pericolo. Segnala tre punti nodali del
    progetto di legge: il monitoraggio e la prevenzione del fenomeno, la
    velocizzazione delle procedure per l'assegnazione dei beni
    sequestrati, lo start up. Relativamente al primo punto, il progetto
    prevede la creazione di un osservatorio regionale per reperire dati
    ed elementi di conoscenza, incrementando lo studio del fenomeno
    mafioso, nonché un centro di documentazione aperto ai cittadini per
    raccogliere materiale di conoscenza e per promuovere iniziative. Il
    progetto di legge prevede, inoltre, attività di sensibilizzazione
    rispetto al fenomeno da realizzarsi nelle scuole di ogni ordine e
    grado e una giornata della memoria individuata il 21 marzo.
    Relativamente alla velocizzazione delle procedure per l'assegnazione
    dei beni confiscati, spesso vi sono comuni sprovvisti di uffici
    legali che trovano più difficoltà nel gestire la procedura. Il
    progetto di legge prevede a tal fine un ufficio presso
    l'amministrazione regionale al quale tali soggetti possono
    richiedere aiuto per la velocizzazione delle procedure per
    l'assegnazione dei beni confiscati. Segnala che essa non comporta
    automaticamente l'immediata disponibilità, in quanto in molti casi
    si tratta di beni soggetti a ipoteca oppure, nel caso d'immobili,
    abitati dallo stesso mafioso. Lo scopo del progetto di legge è
    garantire, invece, l'utilizzo nel più breve tempo possibile. La
    finanziaria del 2011 prevede un fondo di 2 milioni di euro per dare
    tale possibilità. Il progetto di legge prevede la necessità di
    rapporti stabili con il volontariato, aiuti per la formazione della
    polizia locale, sostegno delle vittime attraverso la fondazione
    emiliano-romagnola già esistente. Inserisce anche una clausola
    valutativa, al fine di garantire efficacia sul territorio, elemento
    di novità nel panorama legislativo regionale nazionale in tema
    d'infiltrazioni mafiose. Ogni due anni la Giunta deve relazionare
    alla commissione competente gli effetti della legge.
    Dr. Alberto CISTERNA (Procuratore nazionale aggiunto della Direzione
    nazionale antimafia) - deregistrazione integrale
    Buongiorno. Innanzitutto ringrazio ovviamente il Consiglio regionale
    dell'Emilia-Romagna di quest'opportunità, perché è un'opportunità
    vera, di poter riflettere in un territorio che effettivamente, come
    si ricordava poc'anzi, è un territorio sano e che naturalmente fa
    della scommessa nel resistere ai tentativi d'infiltrazione un punto
    cruciale di una strategia che non è soltanto regionale, ma per
    quanto ci riguarda è nazionale. Riuscire cioè a contenere in questo
    momento le infiltrazioni delle mafie al centro nord è una sorta di
    bisogno impellente perché, volessimo fotografare in poche battute la
    situazione, ricordo quando sono entrato in magistratura 25 anni fa:
    i latitanti passeggiavano per le strade e avevano tre, quattro figli
    e riuscivano anche a sposarli in chiesa senza che nessuno
    intervenisse; oggi i latitanti vivono al sud in quelli che chiamano
    bunker, in realtà sono delle fosse scavate da qualche parte dove lo
    Stato a uno a uno li ha rintracciati e tranne un paio li ha quasi
    tutti presi. È chiaro che questo ha determinato una spinta naturale
    delle organizzazioni a spostarsi verso il nord Italia, verso il
    centro-nord Italia dove immaginano che la pressione degli apparati
    investigativi sia inferiore e che, per così dire, le possibilità di
    disperdere in un tessuto economico più ampio, più strutturato la
    propria presenza siano più vantaggiose. Dico sempre scherzando che
    un conto è aprire un capannone a Gioia Tauro, che immediatamente
    viene visionato e segnalato alle forze di polizia, un conto è
    aprirlo a Forlì, dove ovviamente le questioni cambiano in termini
    proprio di quantità e di densità. Quindi, da questo punto di vista,
    è una scelta in parte dovuta al fatto, non dico che le mafie
    scappino dal sud, ma che, usando un termine in voga, delocalizzino
    molto di più di prima. Cioè mentre il sud era rimasto sempre e
    resterà sempre la loro base quasi ideologica, oltre che operativa, è
    chiaro che il centro nord offre opportunità. Da questo punto di
    vista devo dire che, in ordine al progetto di legge, a me hanno
    colpito alcune proposizioni della relazione che lo accompagna. Una
    in particolare perché è una nozione molto evoluta di quella che è la
    minaccia mafiosa in questo momento: cioè si usa a un certo punto il
    termine reti di relazione. È molto importante, cioè è molto
    importante - anche qui spendo solo poche parole - capire che la
    vocazione di un gruppo mafioso - quando dico mafia mi riferisco
    ovviamente a tutte e tre le principali organizzazioni che operano
    sul territorio - è una vocazione che poco ha a che spartire con il
    denaro e che ha molto a che spartire con il potere. È una vocazione
    che, usando una vecchia terminologia ormai desueta, punta
    all'egemonia, cioè punta a controllare laddove si può anche
    guadagnare nulla, ma l'importante è comandare e avere dei punti di
    riferimento sul territorio. La scommessa che sembra essere stata
    inaugurata negli ultimi due-tre anni non è più quindi la scommessa
    della presenza per il riciclaggio minuto, per il traffico della
    cocaina, per le piccole attività di usura o per sistemare i
    latitanti, perché spesso la logistica mafiosa prevede che i
    latitanti siano allocati per un certo tempo proprio in queste zone.
    Il problema vero, la scommessa degli ultimi anni sembra essere
    quella di un'attenzione perseguita in maniera abbastanza netta a
    cercare reti di relazione , quindi a cercare di essere sul
    territorio in maniera tale da poter, in alcuni snodi del territorio,
    intessere relazioni che si possono rivelare proficue per questo
    progetto diciamo egemone. Naturalmente quando parlo di egemonia non
    dico che intendono comandare in Emilia-Romagna. Intendo dire
    semplicemente che intendono creare sacche di territorio o sacche di
    relazioni che in qualche modo governano, da cui partire: sono nati
    così, questo sanno fare, non sanno fare altro. È come dire che a
    Murano fanno vetro da 500 anni; loro fanno mafia da mezzo secolo in
    Calabria, da quasi un secolo in Sicilia e in Campania. Fanno così:
    si interviene, si creano relazioni e bisogna stare in alcuni snodi.
    Questi snodi sono abbastanza semplici, anche perché non è che
    sappiano fare ancora cose molto complicate; sanno fare cose
    abbastanza semplici, di cui dirò comunque da qui a un secondo. La
    cosa semplice che sanno fare è controllare tutto il circuito degli
    appalti pubblici e privati. Lo sanno fare bene perché producono
    calcestruzzo, sanno come si produce il calcestruzzo, i materiali
    bituminosi, sanno cosa sono le cave, sanno cos'è il trasporto degli
    inerti, lo sanno fare bene, lo fanno da 30 anni. Devo dire che non è
    che siano andati granché oltre questo livello, neppure al sud, e ciò
    in qualche modo li condanna a una vocazione subalterna, nel senso
    che - ma ne parlerò fra breve - non hanno le competenze né le
    capacità per fare un salto qualitativo che vada oltre questa
    congerie di sub-contratti, sub-negoziazioni pubbliche e private.
    Tuttavia è un settore importante, perché è il baricentro della loro
    presenza. Ho già detto che una cava, un impianto di calcestruzzo è
    un luogo dove in cui innanzitutto si controlla il territorio, perché
    è il luogo a cui fanno capo e riferimento tutti i soggetti pubblici
    e privati che operano sul territorio, dall'opera pubblica alla
    cooperativa privata, al grande centro commerciale, alle villette a
    schiera; uno, stando in quel luogo, acquisisce conoscenza di cosa
    accade sul territorio, cerca in qualche modo di capire chi sono i
    protagonisti di questo movimento economico, cercano di
    interfacciarsi. Ora purtroppo sarò brutale e sbrigativo, ma non
    voglio farvi perdere molto tempo in divagazioni fuori tema, ma certo
    è che il sistema della cocaina e, in parte, anche un sistema diciamo
    di prostituzione costituisce la prima merce con cui questi soggetti
    si interfacciano con le pubbliche istituzioni, ma anche con il mondo
    dell'economia privata. Nel senso che la cessione di sostanze
    stupefacenti di cui dispongono e la capacità diciamo di realizzare
    quello che Windows avrebbe chiamato l'interfaccia amichevole, li
    rende pericolosi. Nel senso che tutte le volte che sento parlare di
    calabresi arrestati da Roma in su sento dire: mah, sembravano brave
    persone... . E certo, che li volevate con la lupara sulla spalla? È
    chiaro che sono brave persone, si sanno muovere, sono accoglienti,
    accomodanti, con un termine inglesi diremmo: confortevoli, e quindi
    riescono in qualche modo a captare la benevolenza e quindi il
    consenso dei soggetti con cui interloquiscono. Mi è stato chiesto
    poc'anzi: ma cosa si può fare? Beh, insomma, ci sono alcune cose che
    si possono fare, altre che invece bisogna sperare che ci vada tutto
    bene, che non vada male, che non prenda una piega negativa. La prima
    cosa da fare è capire, comprendere, rendersi conto della capacità di
    realizzare una presenza quasi invisibile dal punto di vista
    criminale, ossia intendo dire delle estorsioni, degli omicidi, dei
    danneggiamenti. Non va sempre così: a Ventimiglia c'è una
    percentuale di danneggiamenti annui che è superiore a quella delle
    peggiori zone del sud Italia; ci sono stati più incendi e
    danneggiamenti nel comprensorio di Sanremo, percentualmente su
    90.000 abitanti sono quasi 500 tra attentati, danneggiamenti,
    intimidazioni, minacce, che è una cifra spaventosa. Per questo non è
    detto che vada sempre bene. Là non sta andando bene e si stanno
    vedendo anche le conseguenze: lo scioglimento del consiglio comunale
    di Bordighera. Dicevo: sono praticamente invisibili, cioè difficili
    da identificare e questa invisibilità rende per così dire centrale
    il tema della legalità: io non saprei dire chi sono tutti gli
    'ndranghetisti dell'Emilia-Romagna, so però che se qualcuno mi
    propone qualcosa che è fuori dalle regole farei bene a rifiutare,
    perché non so se chi me lo propone è un affarista come tanti ce ne
    sono in giro o se dietro quell'affarista ci sia una cosca che lo
    manovra in quella direzione. Quindi il problema della legalità è un
    problema essenziale nel contrasto, essenziale. Nel senso che se non
    si sta attenti all'etica del lavoro, all'etica del capitale,
    all'etica dei rapporti bancari, all'etica dei rapporti finanziari,
    la questione non si risolve, perché ovviamente hanno una capacità di
    generare soggetti e disponibilità alta. Vengo al problema di che
    tipo di socialità esprimono, perché mi pare anche questo un dato
    importante, soprattutto in riferimento all'educazione alla legalità
    che mi pare un profilo interessante e cruciale. Beh, ancora per
    fortuna hanno molti soldi, ma vanno scarsi, come si suol dire, a
    capitale sociale, nel senso che non riescono, per ragioni
    strutturali che si potrebbero anche riassumere in un paio di
    battute, a esprimere al proprio interno, cioè nella cerchia più
    intima delle proprie relazioni familiari, soggetti che siano in
    condizione di prendere in mano direttamente il settore di interesse
    economico più complesso, settore commerciale, settore
    imprenditoriale, che richiede delle competenze: non sempre sono dei
    buoni imprenditori. Io da un anno sono all'interno del consiglio
    direttivo dell'Agenzia nazionale per i beni confiscati, che ha
    quattro componenti e un direttore, e noi non riusciamo a tenere in
    piedi le imprese che confischiamo e sequestriamo perché sono imprese
    malate, cioè sono imprese non sane, salvo alcuni casi, siciliani ma
    non a caso. Lì c'è un'imprenditoria veramente evoluta, ma c'è un
    secolo di storia; sarebbe anche interessante vedere perché è andata
    in un certo modo in Sicilia. Dicevo, se andiamo a guardare lì,
    tranne qualche eccezione, il resto delle imprese sono imprese
    fasulle. Naturalmente non è che i mafiosi amino buttar denaro in
    queste imprese o impiegare troppa violenza, intimidazione,
    concorrenza sleale per farle funzionare; ambirebbero a che
    funzionino, ma non hanno ancora le competenze necessarie, quindi c'è
    una forte richiesta di capitale sociale. Naturalmente questo
    capitale sociale è un capitale rischioso , questa è un'occasione
    prestigiosa e posso dire una cosa che solitamente non riferisco. Per
    esempio quando mi capita con i servizi di sicurezza di fare una
    relazione sullo stato della criminalità organizzata, dico sempre che
    sicuramente attività sotto copertura, quindi agenti infiltrati, in
    questo momento, sarebbe un'arma micidiale contro le organizzazioni.
    Perché anche loro non riescono a selezionare l'interlocutore, cioè
    sono molto porose in questo momento e hanno bisogno di assorbire
    soggetti. Se, io credo, si presentassero cinque tenenti dei
    carabinieri o poliziotti travestiti da ingegneri li prenderebbero
    immediatamente. Il che ci fa capire che siamo su una contesa
    importante: la società è porosa, ma anche loro lo sono: sono alla
    ricerca di uno scambio di risorse. Ora è chiaro che la cultura alla
    legalità, tutto l'allarme sociale, le reti di cooperazione sono
    importanti, ripeto perché: io non ti so dire chi sei, però sono in
    grado di valutare cosa mi stai proponendo. Questo credo che sia uno
    sforzo importante e vengo rapidamente ad alcune questioni cruciali:
    la prima questione, che a me pare importante in tutto il contesto;
    mi pare importante la relazione di accompagnamento all'articolo 6,
    laddove si parla di conferenze della Polizia locale. Io lo dico, nel
    senso che è un allarme che non diamo come ufficio di Procura, però è
    una situazione reale: quella di un progressivo ed evidente
    depauperamento delle risorse che stanno anche a finanziare
    l'attività delle Forze di Polizia nel paese. Le manifestazioni in
    certi luoghi le abbiamo viste tutti e tutti sentiamo la grande
    preoccupazione che c'è sul problema delle risorse, perché oggi
    contrastare delle mafie, che ragionano a risorse illimitate, col
    problema del carburante, delle missioni all'estero è una difficoltà.
    È in discussione al senato la legge sulle squadre investigative
    comuni, che con una battuta vorrebbe dire che i poliziotti di
    Bologna potrebbero operare in Francia come se fossero poliziotti
    francesi, quindi con tutta una serie di vantaggi operativi, però la
    legge si sta arenando, c'è un momento di blocco perché si è detto:
    ma la copertura? Certo, la copertura, non lo so, lo possiamo
    chiedere ai mafiosi se ce la coprono, in maniera tale che lottiamo
    ad armi pari da questo punto di vista. Perché il problema delle
    risorse diventa drammatico; nel senso che ci sono soggetti che per
    andare in Colombia prendono cinque voli con cinque compagnie
    diverse, nel senso che arrivano a Oslo, da Oslo tornano a Parigi, da
    Parigi saltano in Colombia o in Venezuela e bisogna seguirli, e per
    seguirli ci vogliono soldi, bisogna volare e per volare bisogna
    comprare i biglietti, all'ultimo momento, alle tariffe più alte.
    Dico una cosa banale per far capire che quel riferimento alla
    polizia locale è un riferimento importante: io adesso tecnicamente
    so che c'è il problema del Garante per la privacy, insomma, diciamo
    che è un interlocutore particolarmente tenace il Garante per la
    privacy in questo paese, ci abbiamo più volte discusso. Però
    riuscire a convogliare tutti i dati di quelli che vengono definiti
    controlli amministrativi territoriali in una banca dati regionale
    che li metta a disposizione in maniera orizzontale sarebbe
    importante, perché poi il vero punto di forza è la democrazia, cioè
    rendere le questioni orizzontali, partecipate, in cui tutti siano
    responsabili: anche gli enti locali, territoriali. Io so bene che
    se, ad esempio, il Prefetto di Bologna rilascia una certificazione
    antimafia negativa, dicendo che un certo tizio non può aggiudicarsi
    un appalto, questa informazione, ancora, per un vizio congenito
    della nostra pubblica amministrazione non viene portata a conoscenza
    di tutti. Io non dico di fare le liste dell'ostracismo, però è anche
    vero che un abitante di Rimini può rivolgersi a quella ditta
    privatamente senza sapere chi sia, perché non sa quello che è
    pubblico, perché è un atto dello Stato, che viene addirittura
    impugnato dal TAR, davanti al Consiglio di Stato. Cioè non ha
    conoscenza dei soggetti con cui parla, perché uno escluso dal
    settore delle gare pubbliche entra in quello delle gare private dove
    non ci vuole la certificazione antimafia. Lo stiamo vedendo in
    questo momento in Abruzzo, dove abbiamo il problema della
    ricostruzione affidata con contributi alle singole famiglie e
    abbiamo il timore, diciamo timore per non dire altro, che gruppi
    importanti di casalesi si stiano spostando per realizzare società
    che assumono albanesi, rumeni e li mettono lì a faticare 15 ore al
    giorno, si stiano attrezzando o abbiano l'intenzione di fare
    costruzione privata, dove non ci sono controlli, e quindi si è
    dovuto immaginare un sistema di controlli. Credo che quello sia un
    punto cruciale, nel senso che registrare cosa accade sul territorio,
    averne consapevolezza, discutere con le banche dati del Ministero
    dell'interno quantomeno in termini statistici, per sapere: quanti
    attentati, quanti danneggiamenti, quanti incendi in un certo
    territorio; questo lo possono dire perché non è un dato riservato;
    non è un dato di polizia, è un dato statistico che può essere
    offerto. Avere una mappa di quello che accade sul territorio in
    termini anche di esercizio della violenza è un punto essenziale per
    registrare presenze che potrebbero essere in qualche modo contenute.
    Chiudo semplicemente con due riferimenti: sono i due bracci
    operativi che la legge 136 del 2010, il Piano straordinario
    antimafia, ha previsto in tema di negoziazione pubblica. Il primo
    braccio è la tracciabilità finanziaria che, diciamo, con sacrificio
    - so che c'è l'ABI e quindi saprà del sacrificio che in questo
    momento le imprese si stanno accollando - tutte le imprese del
    Paese, le pubbliche amministrazioni, devono rispettare, è un punto
    importante perché traccia la filiera del denaro. Certo il punto è
    che questa filiera del denaro è una filiera sine causa, cioè non
    sappiamo per quale motivo, non avremo contezza e evidenza del perché
    è stato fatto un bonifico tra due imprese, sappiamo solo che è
    relativo a una certa gara e a un certo appalto attraverso
    l'apposizione di un codice che questo flusso di denaro porta sempre
    con sé, quindi un codice telematico. È chiaro che il discorso si
    completerebbe in maniera decisiva se fosse imposta nella relazione
    con la pubblica amministrazione la fatturazione elettronica, cioè in
    maniera tale che si abbia contezza immediata delle ragioni che sono
    sottostanti alle transazioni economiche. E' un punto delicato quello
    sulla fatturazione, c'è la SOGEI che è abbastanza avanti con un
    progetto che ha messo a disposizione del Ministero dell'economia e
    delle finanze. È un punto essenziale che già in sede regionale
    potrebbe governare il settore della negoziazione pubblica e renderlo
    trasparente. Certo un punto delicato è anche quello della
    certificazione dei bilanci. Pochissime società in Italia sono
    certificate nei bilanci, almeno chi realizza un intervento pubblico
    farebbe bene a certificarsi e a dare contezza della reale
    costituzione dell'azienda, tenuto conto della gravissima sofferenza
    che c'è nel settore delle SOA, dove purtroppo le certificazioni
    fasulle sono sul libero mercato e quindi dove, come saprete, c'è
    gente che ha inserito nel patrimonio aziendale anche la Ferrari
    dicendo che fa parte del compendio aziendale tecnico-organizzativo.
    Il settore del SOA è un settore delicato, ha preso il posto
    dell'Albo nazionale dei costruttori, però ha una criticità circa la
    veridicità di queste attestazioni. Quindi già un esame dei bilanci e
    con delle società di certificazione darebbe garanzie ulteriori circa
    la solidità dell'impresa che sta lavorando, soprattutto circa la sua
    storia. Sul tema della trasparenza, e qui ho veramente chiuso, se si
    va a guardare il disegno di legge Brunetta anticorruzione -
    purtroppo questo giace fermo nelle aule parlamentari e non se ne
    parla - vediamo che non è un progetto per così dire forcaiolo, cioè
    non è un progetto che prevede chissà quali innalzamenti di pena o
    quali sanzioni penali, ma un sistema che prevede un'importante rete
    di monitoraggio dei rischi della corruzione. Qui torno quindi al
    tema della legalità dicendo che, naturalmente, l'istituzione
    dell'anagrafe patrimoniale dei dirigenti regionali e di tutti quelli
    provinciali o comunali dei comuni o delle province che vogliono
    aderirvi, enti locali che vogliono aderirvi, un'anagrafe
    patrimoniale di questo genere, accompagnata dalla costituzione - e
    vengo al secondo braccio di cui dicevo della 136 - della stazione
    unica appaltante, quindi di un soggetto che regoli - voglio dire che
    già dal 2007 ho visto la legge regionale sulla centrale unica
    d'acquisto - in maniera più penetrante l'aggiudicazione delle opere
    pubbliche in sede regionale e sub regionale - naturalmente con gli
    enti che vogliono aderirvi, è chiaro che nessuno può imporre una
    soluzione del genere - naturalmente va a chiudere il cerchio insieme
    alla tracciabilità e insieme alla normativa anticorruzione, che crea
    un perimetro di legalità che non è che sia invalicabile, non c'è
    nulla d'invalicabile, però crea, lascia traccia e lascia in qualche
    modo possibilità di ricostruire ciò che è accaduto. Quindi credo
    che, e concludo, tutte le soluzioni vadano bene, naturalmente quello
    che è previsto va più che bene, tenendo conto che naturalmente
    dovrebbe essere, immagino, parte di una manovra legislativa che
    recuperi alcuni temi: penso al tema delle licenze, delle
    concessioni, delle autorizzazioni regionali, penso al settore delle
    cave, penso alla grande distribuzione, alle licenze di costruzione
    date dai comuni. Non si tratta di creare il Grande fratello , ma di
    rendere tutto trasparente. Il contrario: il grande fratello
    acquisisce dati e li tiene per sé; una società trasparente è una
    società, invece, che quei dati li acquisisce e li rende divulgati e
    pubblici. Chiudo dicendo che il progetto Brunetta dice una cosa
    bellissima. Dice a un certo punto nella relazione - non so chi
    gliel'abbia scritta, perché è una questione molto tecnica di diritto
    costituzionale - dice a un certo punto che la trasparenza
    amministrativa rientra tra i livelli essenziali delle prestazioni
    concernenti i diritti civili e sociali di cui all'articolo 117,
    comma 2°, lettera n) della Costituzione. Quindi fa parte dei LEA, i
    famosi LEA tanto noti nel sistema sanitario. Lo dice perché
    ovviamente vuole cooperare con le regioni e ottenere dalle regioni
    la cooperazione, ma insomma nulla vieta di far da sé e in questi
    casi vale il doppio. Grazie.
    Dr. Antimo PONTICELLO (Ufficio scolastico regionale) -
    deregistrazione integrale
    Abbiamo accolto con molto interesse il progetto di legge per quanto
    riguarda gli aspetti formativi ed educativi e vorremmo evidenziarne
    alcuni punti che hanno come denominatore la collaborazione con
    l'ufficio per la strutturazione dei progetti presso le singole
    scuole. Tra questi, a proposito dell'art. 1, comma 2, segnaliamo
    come in base alla legge 169 del 2008 siano già presenti gli
    interventi che stimolano la progettualità relativa a cittadinanza e
    Costituzione. L'expertise sul campo ci consente di offrire valore
    aggiunto. In riferimento all'art. 5 vorremmo sottolineare la
    necessità di inserire un coordinamento con l'Ufficio scolastico
    regionale per attività che mirino alla collaborazione e a creare
    punti d'incontro non solo con i giovani, ma stimolando attività che
    coinvolgano le famiglie. Riteniamo molto opportuno un nostro ruolo
    attivo nel promuovere le relative iniziative, per un pieno
    coordinamento delle attività in questione.
    Ing. Beatrice FONTI (Comitato unitario delle Professioni
    Emilia-Romagna - CUP) - deregistrazione integrale
    Mi scuso intanto di non aver prodotto nulla di scritto, ma per un
    banalissimo problema di e-mail e di comunicazione solo ieri sono
    riuscita ad avere notizia di quest'audizione. Innanzitutto porto i
    saluti del Comitato unitario dei professionisti regionale e
    ringrazio tutti quanti per averci invitato. Un plauso da parte dei
    professionisti per questo progetto di legge che riteniamo davvero
    importante. Rappresento i professionisti e testimonio la centralità
    del ruolo del professionista in una società responsabile e
    moralmente integra. Tali professionisti sono consapevoli
    dell'evoluzione della mafia, come ha già detto il dr. Cisterna, da
    organizzazione criminale a sistema criminale, più pericoloso ed
    invasivo perché infetta tutti i gangli della società e, nello stesso
    tempo, si mimetizza nel tessuto economico, così come sono
    consapevoli che la vera forza della mafia è al di fuori di essa: nel
    bacino di connivenza, nell'indifferenza e nella presunzione che
    quello del crimine organizzato sia problema di altri. Tali
    professionisti per la prima volta in Italia hanno scelto di dotarsi
    di una Carta etica delle professioni intellettuali, dimostrando di
    essere una forza sociale autonoma, responsabile ed eticamente
    corretta che vuole attivamente contribuire a contrastare il fenomeno
    dell'infiltrazione mafiosa. Difatti a Modena il 28 gennaio 2011
    abbiamo presentato, alla presenza illustre del presidente Richetti,
    che è stato nostro relatore gradito, la Carta etica delle
    professioni intellettuali, che è nata ispirandosi a principi
    condivisi, perché i professionisti hanno deciso di parlare e di non
    restare indifferenti di fronte al fiume di soldi sporchi che
    inquinano l'economia legale, anche perché sappiamo che solo un
    fronte compatto comune e determinato è un utile strumento alla lotta
    contro la criminalità organizzata. Tale carta, preciso, non è un
    manifesto d'intenti, ma ha un valore deontologico. Proposta dal
    Comitato unitario delle professioni, è stata poi approvata e
    recepita da ogni singolo ordine professionale, diventando così
    un'appendice al codice deontologico. Sul progetto di legge formulo
    le seguenti osservazioni. La centralità della figura del
    professionista nella lotta alle mafie è ormai assodata, come è
    assodato che la vera forza delle mafie sta nella rete di colletti
    bianchi che alimenta e fortifica la criminalità organizzata.
    All'interno del disegno di legge non leggo mai la parola
    professionista e credo che nominarla esplicitamente serva a
    responsabilizzarlo, a responsabilizzare una categoria professionale
    e a fare in modo che nessuno si senta escluso. Raccogliendo l'invito
    del governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, che chiedeva
    aiuto ai professionisti sottolineando il ruolo fondamentale che essi
    hanno nella lotta alle mafie, riteniamo che ampio spazio debba
    essere dato alla necessità di formazione degli stessi professionisti
    sulla legalità e sull'etica. Siamo assolutamente consapevoli che il
    vero contrasto alle mafie si realizza ribaltando la cultura mafiosa
    con una cultura alla e per la legalità e i professionisti in tale
    percorso vogliono essere protagonisti. Riteniamo che la formazione
    dei professionisti debba riguardare: 1) i giovani neolaureati che si
    iscrivono per la prima volta agli ordini e ai collegi professionali;
    2) i professionisti che già esercitano la professione e che
    necessitano di strumenti utili al riconoscimento di segnali
    d'infiltrazione mafiosa nel proprio ambito lavorativo. Aggiungo
    ancora che, come professionisti, abbiamo promosso, già attivo a
    Modena e pian piano nelle altre province della regione, un
    osservatorio di legalità che sia anche e soprattutto un punto di
    ascolto per quei professionisti in difficoltà o che ravvisano
    situazioni poco chiare nell'ambito lavorativo, ciò per sostenere e
    accompagnare la presa di coscienza del singolo che si trova a
    fronteggiare una presenza mafiosa nell'ambito in cui esercita e che,
    per paura, non denuncia. Ma per fare questo abbiamo bisogno di
    formarci, di acquisire gli strumenti necessari e, quindi, la
    formazione andrà senz'altro anche indirizzata a quei professionisti
    che nell'ambito del proprio ordine/collegio hanno deciso di mettere
    a disposizione dei colleghi la propria esperienza. Allo scopo
    abbiamo avviato un percorso formativo con momenti d'incontro
    frontale con magistrati e studiosi, ad esempio è prevista a Modena
    per il 27 maggio una lezione magistrale del Sostituto procuratore
    antimafia Antonio Ingroia con noi professionisti. I professionisti
    quindi possono e debbono diventare organismo di consulenza per le
    istituzioni. Sarebbe quindi auspicabile che anche il progetto di
    legge focalizzasse in maniera inequivocabile la centralità dei
    professionisti, prevedendo collaborazione e contributi economici per
    la formazione negli ambiti professionali dei diversi soggetti. Altro
    contributo che potrebbero dare i professionisti é senz'altro quello
    della collaborazione al riutilizzo dei beni confiscati. La
    multidisciplinarietà dei professionisti potrebbe essere utilizzata
    in diversi ambiti, da quello economico a quello squisitamente
    tecnico e architettonico. I professionisti si propongo, inoltre,
    tramite gli ordini e i collegi, di diventare enti assegnatari dei
    beni confiscati alla mafia. In ultimo la Regione dovrebbe, secondo
    me, valutare la possibilità di costituirsi parte civile nei processi
    per reati di tipo mafioso e tale indicazione sarebbe, a nostro
    giudizio, un elemento di maggiore chiarezza all'interno del dettato
    legislativo. Gli ordini e i collegi lo hanno già fatto prevedendolo
    nella Carta etica. Per chiarezza e completezza ritengo
    indispensabile, per un'efficace ed effettivo contrasto alle mafie,
    che all'interno del disegno di legge appaia in modo inequivocabile
    che la formazione, l'educazione e la diffusione della cultura della
    legalità deve anche passare dalla lotta alla corruzione. E' infatti
    chiaro a tutti come la corruzione sia un viatico per la criminalità
    organizzata, come l'intreccio corruzione-mafia sia ormai
    imprescindibilmente legato, come i comportamenti dei mafiosi e dei
    corrotti siamo del tutto simili, così come simili sono i danni sulla
    società civile. Nelle mani della giustizia finiscono imprenditori,
    manager, amministratori pubblici, rappresentanti locali di partiti,
    dirigenti di asl, arbitri, sportivi, professori, membri delle forze
    dell'ordine, avvocati, ex magistrati, ecc. Il tema della corruzione
    domina ormai la vita del paese e ne condiziona lo sviluppo,
    investendo la scena politica e il comportamento dei ceti dirigenti
    dilagando nella società in innumerevoli forme individuali
    d'inosservanza delle regole ed elusione delle leggi, espressione di
    una normalità e di un costume diffuso dove controllori e controllati
    spesso si scambiano i ruoli, assumendo nell'immaginario
    dell'opinione pubblica un tratto normale dell'Italia dei nostri
    giorni. Un'ultima osservazione che mi preme sottolineare è come la
    formazione alla legalità ed al rispetto delle regole debba anche
    essere rivolta a tutti i dipendenti, funzionari e dirigenti della
    P.A., comuni, province e regioni. Anche questo sarebbe auspicabile
    chiarirlo nel dettato normativo, in modo da favorire un percorso di
    legalità che i cittadini recepirebbero come nato dal basso. Ciò
    rappresenterebbe un'inequivocabile presa di coscienza di ognuno
    delle proprie responsabilità, un modo per dire che le istituzioni
    partecipano attivamente al processo di educazione alla legalità.
    Grazie.
    Dr. Mario BERNARDI (Segretario Regionale dell'ABI Emilia Romagna) -
    (deregistrazione integrale)
    Buongiorno a tutti. Ringrazio per l'invito. Non era prevista una mia
    partecipazione, quindi parlerò a braccio. Da tempo il sistema
    bancario è molto attento a quella che è l'infiltrazione mafiosa o
    comunque della delinquenza organizzata nelle transazioni
    finanziarie. Le banche sopportano un costo abbastanza importante nel
    tracciare qualsiasi movimento bancario, anche se devo dire che il
    grosso flusso dei movimenti finanziari legati alla criminalità
    organizzata difficilmente passano attraverso il sistema bancario o
    comunque sono facilmente identificabili come tali. A livello
    nazionale abbiamo predisposto una serie di accordi antiusura che
    vengono poi sottoscritti nelle singole prefetture; in Emilia-Romagna
    è già stato fatto a Bologna, Piacenza, Forlì e quindi siamo attenti
    a questo aspetto. Approviamo, condividiamo quanto indicato nel
    progetto di legge, sottolineiamo soltanto l'aspetto importante che
    qui è toccato, ma non nel dettaglio, probabilmente seguirà nei
    regolamenti della requisizione dei beni mobili in particolare legati
    alla delinquenza; bisognerà stare molto attenti nella valutazione di
    questi immobili che fossero eventualmente gravati da ipoteche. È un
    aspetto molto, molto importante perché la banca concede
    un'operazione finanziaria a un operatore in quel momento non
    sospettabile di collegamenti mafiosi e un domani si potrebbe vedere
    requisire quel bene senza un indennizzo proporzionale all'esborso
    che la banca stessa ha fatto. Quindi condividiamo che debba essere
    fatto, chiediamo soltanto che venga tutelato anche l'interesse del
    sistema bancario che ha operato in maniera corretta. Ringrazio
    ancora, condividiamo e buon lavoro.
    Il presidente LOMBARDI ringrazia gli invitati per il loro contributo
    e ricorda che c'è ancora un po' di tempo per dare eventualmente
    integrazioni scritte qualora dal dibattito di oggi fosse emerso
    qualcosa di nuovo, il relatore ne farà buon uso nell'iter
    procedurale. Comunica che l'assessore SALIERA ritiene di non
    intervenire in questa fase per rispetto alla procedura, visto che
    oggi il progetto di legge è in mano al relatore. Si dichiara, però,
    assolutamente disponibile a recepire gli orientamenti che sono
    emersi oggi.
    Esame ai sensi dell'articolo 38 comma 4 del Regolamento interno in
    merito a:
    - Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al
    Consiglio, al Comitato Economico e Sociale europeo e al Comitato
    delle Regioni Piano di efficienza energetica 2011 - COM (2011) 109
    definitivo dell'8 marzo 2011
    Il presidente LOMBARDI richiama il parere favorevole, senza
    osservazioni, espresso dalla II commissione Politiche economiche
    competente per materia e propone di non procedere all'approvazione
    della risoluzione.
    La commissione concorda.
    Esame ai sensi dell'articolo 38 comma 4 del Regolamento interno in
    merito a:
    - Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al
    Consiglio, al Comitato Economico e Sociale europeo e al Comitato
    delle Regioni Una tabella di marcia verso un'economia competitiva a
    basse emissioni di carbonio nel 2050 - COM (2011) 112 definitivo
    dell'8 marzo 2011
    Il presidente LOMBARDI richiama i pareri favorevoli, senza
    osservazioni, espressi dalla II commissione Politiche economiche e
    dalla III commissione Territorio. Ambiente. Mobilità , competenti
    per materia e propone di non procedere all'approvazione della
    risoluzione.
    La commissione concorda.
    Il presidente LOMBARDI dichiara chiusa la seduta alle ore 11.40.
    Approvato nella seduta del 3 maggio 2011.
    Il Segretario Il Presidente
    Adolfo Zauli Marco Lombardi
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