Testo
Verbale n. 33
Seduta del 9 novembre 2011
Il giorno 9 novembre 2011 alle ore 14.30 si è riunita presso la sede
dell'Assemblea Legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50, la
Commissione Bilancio Affari generali ed istituzionali, convocata con
nota prot. n. 35498 del 3 novembre 2011.
Partecipano alla seduta i Consiglieri:
Cognome Qualifica Gruppo Voto
e nome
LOMBARDI Presidente PDL - Popolo 5 presente
Marco della Libertà
FILIPPI Vicepresidente PDL - Popolo 1 assente
Fabio della Libertà
VECCHI Vicepresidente Partito Democratico 4 presente
Luciano
BARBATI Componente Italia dei Valori - 3 assente
Liana Lista Di Pietro
BARBIERI Componente Partito Democratico 2 presente
Marco
BIGNAMI Componente PDL - Popolo della 3 assente
Galeazzo Libertà
BONACCINI Componente Partito Democratico 2 presente
Stefano
CAVALLI Componente Lega Nord Padania 1 presente
Stefano Emilia e Romagna
DEFRANCESCHI Componente Movimento 5 Stelle 2 presente
Andrea Beppegrillo.it
FERRARI Componente Partito Democratico 2 presente
Gabriele
MANFREDINI Componente Lega Nord Padania 3 presente
Mauro Emilia e Romagna
MAZZOTTI Componente Partito Democratico 2 presente
Mario
MEO Componente Sinistra Ecologia 2 presente
Gabriella Libertà - Idee Verdi
MONARI Componente Partito Democratico 3 presente
Marco
MONTANARI Componente Partito Democratico 2 presente
Roberto
MORICONI Componente Partito Democratico 2 presente
Rita
MUMOLO Componente Partito Democratico 2 presente
Antonio
NOE' Componente UDC - Unione di 1 presente
Silvia Centro
PARIANI Componente Partito Democratico 3 presente
Anna
POLLASTRI Componente PDL - Popolo 2 presente
Andrea della Libertà
RIVA Componente Gruppo Misto 1 assente
Matteo
SCONCIAFORNI Componente Federazione 2 assente
Roberto della Sinistra
Sono presenti la Vicepresidente e Assessore a Finanze, Europa,
cooperazione con il sistema delle autonomie, valorizzazione della
montagna, regolazione dei servizi pubblici locali, semplificazione e
trasparenza, politiche per la sicurezza Simonetta Saliera e il
Sottosegretario alla Presidenza della Giunta regionale Alfredo
Bertelli.
Hanno partecipato ai lavori della Commissione: Cocchi (Dir. gen.
Programmazione territoriale e negoziata, intese. Relazioni europee e
relazioni internazionali), Attili e Pulvino (Serv. Legislativo e
qualità della legislazione AL), Celletti e Scandaletti (Serv.
Informazione e comunicazione istituzionale AL).
Presiede la seduta: Marco LOMBARDI
Assiste la Segretaria: Claudia Cattoli
Resocontista: Laura Sanvitale
Il presidente LOMBARDI dichiara aperta la seduta.
Sono presenti i consiglieri Barbieri, Ferrari, Manfredini, Mazzotti,
Meo, Monari, Montanari, Moriconi, Mumolo, Noè, Pariani, Vecchi.
Approvazione del verbale n. 29 del 2011
La Commissione all'unanimità dei presenti approva il verbale n. 29
del 2011, relativo alla seduta dell'11 ottobre 2011.
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1675 - Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: Misure per
l'attuazione degli obiettivi di semplificazione del sistema
amministrativo regionale e locale. Istituzione della sessione di
semplificazione (delibera di Giunta n. 1152 del 01 08 11)
Relatore consigliera Anna Pariani
Il presidente LOMBARDI richiama gli emendamenti presentati dalla
Giunta regionale e già inviati ai consiglieri. Cede quindi la parola
alla vicepresidente della Giunta per una loro illustrazione e
successivamente alla consigliera relatrice per le proprie
osservazioni.
Entra il consigliere Pollastri.
La vicepresidente SALIERA rammenta che nell'udienza conoscitiva il
progetto di legge era stato presentato e illustrato ai presenti come
testo aperto e suscettibile di miglioramento sulla scorta di
sollecitazioni e suggerimenti provenienti dal mondo imprenditoriale,
delle forze sociali e associativo.
Afferma che sono stati, infatti, presentati diversi documenti di
osservazioni; la Giunta ha incontrato i soggetti presentatori dei
suggerimenti e ha accolto e condiviso in parte diverse modifiche del
testo originario.
Segnala che rispetto al testo iniziale si è prevista la suddivisione
del progetto di legge in due parti: il titolo I e il titolo II. Nel
primo sono specificati meglio i principi generali per il
miglioramento e la qualità dell'attività normativa e dell'azione
amministrativa locale.
Il secondo titolo riguarda, invece, misure di semplificazione per
cittadini e imprese e alcuni articoli definiscono azioni immediate.
Nel titolo I all'articolo 1 viene specificato che si intende
sviluppare la qualità degli atti normativi e conseguire concreti
risultati di semplificazione dei procedimenti amministrativi. Si è
disposto quale obiettivo primario dell'azione di governo della
Regione e degli enti locali la realizzazione del principio di
sussidiarietà, elemento richiesto sia in sede di udienza conoscitiva
che nella successiva documentazione prodotta, oltre che
l'applicazione dei criteri di appropriatezza, necessità e
adeguatezza.
Nel comma 3 dell'articolo 1, inoltre, si specifica il principio
dell'armonizzazione e dell'uniformità delle procedure amministrative
e della connessa modulistica, elementi che nel titolo II del nuovo
testo si pongono nel novero delle azioni immediate.
Si evidenzia meglio la piena applicazione dei principi di
responsabilità e trasparenza dell'attività amministrativa, anche
questi tradotti nel successivo titolo in azioni.
L'articolo 2 riproduce sostanzialmente il testo iniziale, ma
aggiunge l'impegno da parte del Nucleo tecnico a valutare
l'applicazione di provvedimenti nazionali e comunitari che
consentano di apportare ulteriori snellimenti alle procedure in
atto.
Nell'articolo 2 le misure per la semplificazione dei procedimenti
interni al sistema delle regioni e degli enti locali vengono in
parte riscritte, perché sia la Regione che gli enti locali assumono
nella propria azione di governo l'obiettivo più forte della
realizzazione dei principi enunciati nell'articolo 1.
La Regione e gli enti locali sottoscrivono accordi volti a
sviluppare le specifiche azioni di semplificazione coerenti con le
finalità individuate, ma soprattutto con i principi descritti in
precedenza.
L'articolo 3 detta le norme in materia di analisi e valutazione
permanente dei procedimenti; specifica che si utilizzano in primo
luogo gli strumenti di valutazione e misurazione individuati. La
valutazione permanente ha lo scopo di individuare le tipologie di
procedimenti che determinano un carico ingiustificato di oneri
amministrativi.
L'articolo 4 è stato rivisto alla luce di emendamenti e documenti
nella parte in cui si chiedeva che il Tavolo permanente per la
semplificazione fosse un tavolo reale di garanzia. Il Nucleo tecnico
è di supporto alle indicazioni e priorità che il Tavolo permanente
traccia ed è espressione di tutte le forme associative e delle parti
sociali. In tale sede la parte pubblica (Regioni, comuni, province)
incontra e insieme condivide percorsi e priorità di lavoro. È
possibile di volta in volta coinvolgere professionalità diverse
all'interno della struttura regionale a seconda dei settori
interessati. Le diverse Direzioni saranno più o meno coinvolte in
relazione all'argomento trattato.
L'articolo 5, rimasto invariato, istituisce la sessione di
semplificazione.
Il titolo II, invece, prevede articoli (dal 5 bis al 5 septies) che
disciplinano azioni immediate che nel testo originario trovavano la
propria declinazione esclusivamente all'interno del Tavolo
permanente.
Vengono normati: la certezza dei tempi di conclusione dei
procedimenti, responsabilità e trasparenza amministrativa;
l'uniformità delle procedure amministrative; il divieto di
introduzione di oneri amministrativi non compensati, nel senso che
ad ogni nuovo onere deve corrispondere l'eliminazione di un onere di
valore equivalente; il divieto di richiesta di documenti già in
possesso delle pubbliche amministrazioni; la semplificazione per le
imprese certificate, con l'introduzione di agevolazioni di natura
amministrativa; l'introduzione del principio di monitoraggio della
Regione rispetto all'applicazione dei principi da parte degli enti
locali.
L'articolo 6 del testo originario sulle norme di prima applicazione
è stato sostituito. Vengono definiti gli ambiti prioritari oggetto
degli interventi di semplificazione, sulla scorta delle indicazioni
che saranno fornite dal Tavolo permanente, quali l'applicazione
degli istituti di semplificazione relativi alla disciplina statale
della conferenza di servizi e del silenzio assenso e la misurazione
e le misure di riduzione degli oneri amministrativi.
In conclusione, l'assessore ringrazia la relatrice Pariani per il
lavoro costante con il mondo economico e le forze sociali al fine
dell'individuazione delle priorità e delle azioni immediate e ancor
di più della condivisione di un metodo di lavoro.
Afferma che il nuovo testo del progetto di legge si è
contraddistinto per le modalità condivise del metodo che nel
frattempo è stato ampiamente discusso e in sede di autonomie locali
e in sede di tutte le forme organizzate del mondo imprenditoriale e
delle forze sociali. Il progetto di legge non è quindi calato
dall'alto, ma è stato il frutto di indicazioni, patrimonio di tutti
i soggetti che dovranno operare per migliorare il sistema
amministrativo e normativo.
Entra il consigliere Defranceschi.
La relatrice PARIANI ringrazia la vicepresidente e la Giunta per il
lavoro importante di ascolto e condivisione che ha consentito di
raccogliere e porre in modo sistematico tutta una serie di
suggerimenti di percorso e di azioni concrete ricevute da parte dei
sindacati e delle imprese, all'interno dell'idea originaria del
progetto di un lavoro comune sulla semplificazione. Si tratta di
materiale interessante su cui è stato possibile lavorare. Il nuovo
testo raccoglie anche l'emendamento del consigliere Pollastri,
poiché si è ritenuto utile uscire dall'equivoco che si volesse
introdurre la possibilità di stipulare consulenze esterne al di
fuori del Nucleo tecnico.
Vi è, invece, una fondamentale necessità di valorizzare le
competenze della pubblica amministrazione in un confronto aperto
verso l'esterno.
La nuova struttura dell'articolo dispone che il processo di
confronto è in capo alla Giunta insieme al Tavolo permanente di
semplificazione con le forze sociali e le rappresentanze dei
cittadini, che si avvale di un Nucleo tecnico che avrà competenze
diverse della pubblica amministrazione che di volta in volta si
succedono per valutare i diversi provvedimenti.
A suo avviso è importante sottolineare come l'ultimo articolo
introduce gli ambiti prioritari di intervento nella prima sessione
di semplificazione, di competenza dell'Assemblea, lavoro a valle di
ciò che il Tavolo permanente della semplificazione concorderà.
Occorre svolgere pertanto una valutazione immediata degli strumenti
di semplificazione introdotti nel titolo II, a partire dalle
innovazioni comunitarie e nazionali che sono stati introdotti su
alcuni di essi. Aggiunge che si prevedono nel 2012 due sessioni di
semplificazione: la prima, entro il primo semestre del 2012,
consiste nell'attivazione del processo che già conterrà elementi su
alcuni provvedimenti specifici; la seconda avverrà, come
ordinariamente previsto dal progetto di legge, nel mese di ottobre
di ogni anno.
In conclusione, afferma che sarebbe utile a suo avviso procedere,
così come annunciato, alla discussione all'interno di una seconda
udienza conoscitiva per allargare il confronto sul testo emendato ai
fini di una partecipazione vera prima di giungere ai lavori in
Assemblea legislativa. Sottolinea inoltre il clima positivo
raggiunto sulla proposta di legge che sarebbe utile mantenere fino
all'approvazione del provvedimento.
Il presidente LOMBARDI riassume le prossime tappe dell'iter
procedurale. Rammenta che si era ipotizzato di fissare la seconda
udienza conoscitiva il 14 novembre, ma a tal fine non vi sono i
tempi necessari, pertanto propone come data lunedì 28 novembre alle
ore 14,30. Aggiunge che in tal modo si ha la possibilità di svolgere
un'altra seduta della Commissione per esaminare in maniera compiuta
gli emendamenti, in modo da accedere alla udienza conoscitiva con il
nuovo testo.
La Commissione concorda.
Escono i consiglieri Meo e Mazzotti.
Il consigliere POLLASTRI rammenta di aver sostenuto già nella
discussione generale l'importanza di poter intervenire sulle
normative. Sottolinea per inciso che dalla lettura del Rapporto
sulla qualità della legislazione regionale ha notato come vi sia
stata una serie di abrogazioni di norme regionali superate e ricorda
che sul punto aveva chiesto un quadro complessivo di tutti gli atti
abrogati.
Esprime soddisfazione per l'accoglimento dell'emendamento perché
l'intento era quello di incidere positivamente sul testo.
Chiede delucidazioni sull'articolo 5 bis, in particolare sul mancato
accoglimento dell'istanza espressa dalla Confindustria di porre
sanzioni in caso di inadempienze rispetto a scadenze certe. Chiede
se vi siano norme ostative all'accoglimento di tale richiesta.
Sull'articolo 5 quinquies rammenta che vi era stata un'annotazione
sulle Camere di Commercio. Chiede se siano ricomprese nella
qualifica di amministrazione in generale.
Nota, inoltre, che non viene più citata la Commissione legislativa.
Esprime un giudizio positivo sull'impianto del provvedimento.
La consigliera NOÉ esprime apprezzamento per le modifiche apportate
dalla Giunta perché la semplificazione è un obiettivo importante,
rientrante anche nel programma di governo del Presidente Errani; vi
è stata una grande azione di ascolto, che ha apprezzato.
Occorre a suo avviso giungere a un testo partecipato e condiviso.
Propone due integrazioni: la prima mira ad inserire una sorta di
richiamo formale nel testo alle norme della legge regionale n. 30
del 2006, in particolare al potere sostitutivo.
La seconda ha l'obiettivo di rendere più espliciti i casi in cui si
possa estendere l'istituto del silenzio assenso.
Sottolinea un altro aspetto a suo avviso importante: l'inserimento
della restituzione degli oneri amministrativi già versati dalle
imprese per ottenere un provvedimento amministrativo nel caso in cui
non venga ottenuto nei termini di legge. Afferma che pur sussistendo
la possibilità di un'azione legale volta al risarcimento del danno è
comunque una via che necessita di tempi lunghi e dagli esiti
incerti; essa prevede inoltre l'accertamento di una serie di
presupposti come la prova dell'esistenza di dolo o colpa.
Ritiene che la proposta di inserire una responsabilità civile
conseguente alla mancata emissione del provvedimento nei termini
dovrebbe essere un atto dovuto, una tutela che andrebbe riconosciuta
e potrebbe portare a suo avviso a un maggior rispetto dei propri
doveri.
Entrano i consiglieri Cavalli e Bonaccini.
Il consigliere MONARI ringrazia ed esprime apprezzamento, anche a
titolo del Gruppo del Partito democratico, per il metodo utilizzato
nella redazione del progetto di legge e per il merito, consapevole
della difficoltà dei temi trattati, oltre che delle ricadute e del
conseguente interesse, già emerso nella precedente legislatura, che
essi suscitano nel contesto sociale ed economico della Regione,
soprattutto in un periodo critico come quello attuale.
Rinnova pertanto il ringraziamento alla Vicepresidente, alla
relatrice, alla segreteria della Commissione ed esprime
apprezzamento per l'assunzione di responsabilità delle
rappresentanze dei corpi sociali, delle parti sindacali che hanno
fatto pervenire i propri contributi.
In relazione alle osservazioni della consigliera Noé, solleva il
problema del loro inserimento rispetto a un testo già condiviso.
Sostiene che poiché si è giunti a una condivisione sostanziale di un
ottimo testo, occorre valutare se vi è ancora la possibilità di un
miglioramento, ma a suo avviso in tal modo si profilerebbe il
rischio di peggiorare un esito ad oggi molto positivo.
La vicepresidente SALIERA sostiene che nella prossima seduta si
entrerà nel merito, con le delucidazioni e gli approfondimenti sui
singoli articoli.
Chiede di riflettere su alcuni aspetti evidenziati e presi in esame
negli ultimi mesi, al momento della riflessione sul primo testo,
come le questioni del potere sostitutivo e delle sanzioni. Tali
elementi possono diventare, a suo avviso, momento di retrocessione
degli obiettivi complessivi della legge. Un metodo di lavoro, il cui
fondamento è l'effettiva sinergia, condivisione dei processi fra
Regione enti locali, fra parte pubblica e forze sindacali,
raggiungendo l'obiettivo di mettere in fila le priorità e
condividere i problemi da risolvere, può essere la molla reale delle
riforme non annunciate ma praticate.
Ritiene che sia importante la condivisione delle strutture, del
sindacato, senza avere barriere iniziali, ma condividendo i processi
iniziali e definendo le azioni concrete, dato che occorre passare
dalla norma alle azioni concrete. Eccedere significherebbe a suo
avviso accettare il rischio di fare passi indietro.
Afferma che questo testo, per il lavoro svolto, è un punto altissimo
di mediazione, che ha consentito di attuare un confronto in modo
equilibrato, senza barricate.
A suo avviso tirare troppo la corda non significa sempre fare il
bene dei processi. Occorre confrontarsi con i vari livelli, dal
Comune capoluogo al sistema delle Unioni a quello delle Province. La
definizione di alcune azioni concrete consiste in un obiettivo già
molto forte per le loro strutture. Per raggiungerlo, occorrono
condivisione, consapevolezza politica e capacità di coinvolgimento
delle strutture.
L'innovazione del testo risiede nel fare sistema e rendere concreti
gli obiettivi, nel risolvere i problemi della semplificazione che
sia reale e si concretizzi. Occorre che ciascuno metta la propria
competenza per risolvere i problemi, per far sì che la burocrazia
non sia impedimento, ma che sia invece utilizzata in modo virtuoso
come tempi e come oneri.
La relatrice PARIANI sottolinea, sulle questioni proposte dal
consigliere Pollastri e dalla consigliera Noé, che il progetto di
legge apre un processo. Sulla base dell'articolo conclusivo, nella
prima sessione di semplificazione si concentrerà il lavoro su alcuni
istituti di semplificazione, quali la conferenza di servizi e il
silenzio-assenso, per verificare la concreta applicazione di questi
istituti fin da subito. Vi è dunque piena condivisione dell'idea che
si debba attuare un lavoro concreto e immediato su diversi
provvedimenti.
Sul tema della risarcibilità e del potere sostitutivo, ritiene che
occorra pensare in futuro a modalità concrete che consentano di fare
un lavoro concertativo con le altre pubbliche amministrazioni, come
l'amministrazione decentrata dello Stato, in modo da attuare in
tempi certi la previsione della norma.
Afferma che a suo avviso la politica degli accordi deve proseguire
per far sì che tutto il sistema lavori positivamente nella direzione
del progetto di legge. Una cultura punitiva sarebbe meno efficace di
una cultura di collaborazione e cooperazione fra le istituzioni.
Il tema degli accordi può essere decisivo per far avanzare le
questioni sottese dal progetto di legge.
La consigliera NOÉ precisa che la propria proposta non mirava a
favorire una cultura punitiva, ma piuttosto una cultura rispettosa.
Ritiene giusto che ciò possa avvenire nel rispetto anche di accordi
condivisi, però esprime l'auspicio e l'apprezzamento se si possano
prevedere tutele prima di tutto rispettose di un principio di
civiltà giuridica. Una cultura non risarcitoria, ma restitutiva,
alla stregua delle caparre. Apprezza la disponibilità all'ascolto e
a ragionare in tali termini.
Su proposta del presidente LOMBARDI, la Commissione rinvia l'esame
del progetto di legge alla prossima seduta.
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1932 - Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: Proroga della
durata di validità di graduatorie concorsuali (delibera di Giunta
n. 1569 del 02 11 11)
Il presidente LOMBARDI invita la Commissione a procedere alla nomina
del relatore, ricordando che l'esame del testo è previsto per la
prossima seduta del 15 novembre p.v.
Su proposta del consigliere Vecchi, la Commissione concorda di
nominare relatore, ai sensi dell'articolo 50 dello Statuto, la
consigliera Anna Pariani.
- - -
Il presidente LOMBARDI propone di anticipare l'esame delle proposte
di regolamento UE relative alla Politica di coesione, che riguardano
direttamente le competenze della I Commissione, rispetto a quelle
sulla politica agricola comune (PAC) poste al punto seguente
dell'ordine del giorno.
La Commissione concorda.
Esce la consigliera Noè.
Esame ai sensi dell'art. 38, comma 4 del Regolamento interno delle
proposte di regolamento Politica di coesione:
- Proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio
recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale,
sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo
agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari
marittimi e la pesca compresi nel quadro strategico comune e
disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul
Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione, e che abroga il
regolamento (CE) n.1083/2006. COM(2011) 615 del 10 ottobre 2011
- Proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio
relativo al Fondo di coesione e che abroga il regolamento (CE) n.
1084/2006 del Consiglio. COM(2011) 612 definitivo del 10 ottobre
2011
- Proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio
che modifica il regolamento (CE) n. 1082/2006 del Parlamento europeo
e del Consiglio, del 5 luglio 2006, relativo a un gruppo europeo di
cooperazione territoriale (GECT) per quanto concerne il chiarimento,
la semplificazione e il miglioramento delle norme in tema di
istituzione e di funzionamento di tali gruppi. COM(2011) 610
definitivo dell'11 ottobre 2011
- Proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio
recante disposizioni specifiche per il sostegno del Fondo europeo di
sviluppo regionale all'obiettivo di cooperazione territoriale
europea. COM(2011) 611 definitivo del 10 ottobre 2011
- Proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio
relativo a disposizioni specifiche concernenti il Fondo europeo di
sviluppo regionale e l'obiettivo Investimenti a favore della
crescita e dell'occupazione e che abroga il regolamento (CE) n.
1080/2006 COM (2011) 614 definitivo del 10 ottobre 2011
- Proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio
relativo al Fondo sociale europeo e che abroga il regolamento (CE)
n. 1081/2006. COM (2011) 607 definitivo del 10 ottobre 2011
Il presidente LOMBARDI cede la parola al sottosegretario alla
Presidenza e al direttore generale alle relazioni europee,
richiamando la documentazione già inviata (v. atti) e l'informazione
preliminare svolta nella seduta del 18 ottobre scorso.
Il sottosegretario BERTELLI tratteggia il quadro generale e le
novità intervenute rispetto alle procedure della precedente stagione
dei fondi strutturali, che avevano coinvolto l'Assemblea legislativa
solamente sotto il profilo dell'informazione da parte della Giunta
sulle modalità con le quali si era operato.
Ora, grazie alle disposizioni statutarie e regolamentari, nonché
alla legge regionale di procedura n. 16 del 2008, arrivano all'esame
della I Commissione dell'Assemblea le complesse proposte di
regolamento sulla politica di coesione, rispetto alle quali vi è un
dato aggiuntivo da tener presente, nel senso che se è utile, qualora
la Commissione ritenga opportuno esprimere un giudizio, che vi sia
un parere, una raccomandazione, tuttavia va colto e contestualizzato
il momento procedurale in cui ci si inserisce.
Attualmente ci si trova infatti all'inizio di un lungo percorso
negoziale, nel quale questi provvedimenti sono sostanzialmente posti
all'attenzione degli Stati membri in tutte le forme in cui potranno
concorrere a ragionarne ed eventualmente a produrre delle
innovazioni. Naturalmente sono poi messi all'attenzione della
Commissione e del Parlamento Europeo che dovrà approvarli. Si è
quindi all'inizio di un percorso, che si concluderà non prima del
2012, o più avanti nel tempo, a seconda delle presidenze semestrali
europee, che dovranno portare a termine tutto il lavoro. La materia
richiede due complessi negoziati.
Il primo riguarda i contenuti dei regolamenti, che sono quelli in
esame nella seduta odierna e trattano le materie dei fondi
strutturali, per la prima volta proposti in forma più aggregata che
nel passato, tanto è vero che si chiede una forte integrazione di
tutte le politiche, comprese quelle che riguardano l'agricoltura e
la pesca, che invece in passato proseguivano autonomamente rispetto
al percorso principale e richiedono una discussione specifica molto
dettagliata e particolareggiata sulle finalità, sugli obiettivi, sui
regolamenti.
Questa discussione finirà per coinvolgere gli Stati membri che
beneficeranno dei fondi, compresi quindi il Governo e le Regioni che
entreranno nelle eleggibilità dei fondi stessi, compresa la Regione
Emilia-Romagna a seconda della categoria in cui sarà inserita, ma di
certo fra quelle più sviluppate.
Un secondo negoziato che pure è in corso riguarda invece la quota
finanziaria di cui si discuterà. Anche questa trattativa si presenta
molto complicata, ovviamente complicata ulteriormente dalla fase
pessima che sta attraversando l'Europa e il mondo intero.
Anche questo è un negoziato in corso, rispetto al quale, per così
dire, il peso della Regione è assolutamente ininfluente nella sua
definizione, mentre sicuramente la conclusione di questo negoziato
diventa invece assolutamente importante per quello che si troverà in
cassa anche la Regione Emilia-Romagna ai fini della spendibilità nel
periodo di validità dei fondi, dal 2014 in avanti, su tutti i
settori: il nuovo Obiettivo 2, il Fondo sociale europeo, i fondi
della pesca, della cooperazione e dell'agricoltura.
Sottolinea questo punto, perché è bene che la Commissione sia
consapevole della fase in cui si trova quando esamina le proposte
dei regolamenti generali e dei regolamenti specifici. Ribadisce che
in questa fase in particolare, nel periodo difficile che sta
attraversando il Paese, si tratta di una funzione che sta svolgendo
il Governo nazionale e che da parte di coloro che stanno svolgendo
la negoziazione sia sui regolamenti sia sulla parte finanziaria,
l'attenzione nei confronti delle Regioni è pari a zero.
La Regione Emilia-Romagna fa parte del gruppo di contatto ed ha
assegnate una parte delle materie che poi il direttore generale
illustrerà; sostanzialmente cerca di promuovere e governare il
processo per ottenere una condivisione a livello delle Regioni
italiane da portare poi al Governo. Tuttavia, anche recentemente,
chi sta svolgendo per conto del Governo le trattative con Bruxelles
ha affermato che si aspetta che il parere delle Regioni sia di tipo
culturale e niente più, perché non accetterà nessun'altra proposta.
Pertanto la situazione è complicata.
Inoltre dovrebbe essere il Ministero delle Finanze ad occuparsi
della parte della mediazione sul livello economico della trattativa,
dovrebbe esservi un Ministro che si occupa dei problemi dell'Europa
e dei fondi, mentre invece se ne sta occupando in prima persona il
Ministro dello Sviluppo economico, in parte il Ministro degli Esteri
e, solo in terza istanza, il Ministro degli Affari europei, il che
comporta una certa difficoltà di interlocuzione.
Naturalmente questo indebolisce non solo il fatto che le Regioni
possano essere parte della discussione (alla fine infatti i fondi
finiscono sui livelli regionali e non su quelli statali, per cui
sarebbe il caso che le Regioni fossero parte attiva in questa
discussione, per i regolamenti ma anche per le risorse), ma finisce
per indebolire anche il ruolo che l'Italia sta svolgendo a livello
europeo.
E in alcuni casi il Paese è anche poco presente in momenti decisivi,
al di là dei fondi, ad esempio quando si discute di reti di
collegamenti infrastrutturali, o quando si decide non solo per i
grandi assi viari, ferroviari, corridoi, eccetera, ma anche per
quelli telematici.
Conclude sottolineando che a suo parere è utile che i consiglieri
approfondiscano il tema e chiedano alla Giunta, in questa e nelle
fasi successive, quando vi saranno dei passaggi evolutivi del
negoziato, di essere tenuti al corrente ed anche di esprimere
giudizi, considerazioni, rilievi che sia come esecutivo che come
Assemblea, si cercherà di far pesare - se possibile - ai tavoli del
negoziato, soprattutto a quelli nei quali la Regione Emilia-Romagna
è presente.
Ribadisce che è bene svolgere questo lavoro, anche perché si tratta
di un lavoro che riguarderà i prossimi sette anni e, alla fine del
negoziato, probabilmente questi saranno gli unici fondi spendibili a
livello di crescita e di sviluppo complessivamente a disposizione
come Paese. Quindi ognuno nel proprio ruolo istituzionale cercherà
di fare fino in fondo la propria parte.
Per l'Assemblea legislativa si tratta di svolgere un compito che è
quello di prestare attenzione, essere informati, chiedere e
orientare i lavori della Giunta per quello che la Giunta potrà far
pesare sui tavoli del negoziato, perché si sta parlando di un
pacchetto di risorse che potrà essere speso sul territorio
dell'Emilia-Romagna in anni in cui probabilmente non vi saranno
altre risorse.
Il lavoro è dunque impegnativo e complesso, tuttavia estremamente
utile, anche se probabilmente non si arriverà ad avere un'udienza di
peso ai tavoli in cui invece occorrerebbe averla. Ma è bene
continuare a farlo e c'è una disponibilità della Giunta e delle
strutture della Giunta che continueranno a seguire in sede, nei
tavoli romani e in quelli di Bruxelles tutta questa difficile
materia, a tenere aggiornata la Commissione e l'Assemblea sui
compiti svolti.
Cede quindi la parola al direttore per illustrare anche gli elementi
di criticità che la Giunta ha già rilevato nelle proposte di
regolamento e sulle quali cercherà di avere una interlocuzione del
gruppo di contatto con il Governo e con i parlamentari europei, i
quali, per la prima volta, avranno voce in capitolo su queste
decisioni, svolgendo un lavoro utile per il Paese e per la Regione
Emilia-Romagna.
COCCHI premette che il tema di fondo è la consapevolezza di avere
proposte e condizioni valide per utilizzare qualsiasi varco si possa
aprire nei prossimi mesi, per avere compiutezza di una proposta che,
dal livello del sistema regionale, possa essere la più strutturata e
la più utile possibile nella logica del contributo al negoziato.
In questa prospettiva, la Conferenza dei Presidenti delle Regioni ha
attivato un coordinamento fra le Regioni stesse e sta analizzando
puntualmente tutto l'impianto complessivo sia del regolamento
generale, sia dei vari regolamenti specifici, perché la parte in cui
le Regioni sono maggiormente coinvolte nel momento attuale è quella
della definizione del regolamento di funzionamento, del gioco dei
ruoli dei fondi.
Attualmente vi è infatti da un lato un negoziato esclusivamente
finanziario fra i vari Paesi, dall'altro la politica di coesione
vede un processo di costruzione delle sue tematiche fondamentali,
processo che si dovrà consolidare, alla conclusione del negoziato
sui regolamenti, attraverso un atto di indirizzo della Commissione
europea che andrà a definire non semplicemente una sommatoria di
regole amministrative specializzate per le varie fonti finanziarie,
ma anche un quadro strategico comune, che individuerà le priorità
tematiche dell'Europa a 27 per il prossimo futuro.
Le priorità tematiche, a loro volta, saranno diversamente articolate
a seconda delle caratteristiche socio-economiche dei vari Paesi.
Quindi, schematizzando, vi sono in questa prima proposta tre
macro-categorie: quella dei Paesi in ritardo di sviluppo; quelli
che, uscendo dal vecchio Obiettivo1 del ritardo di sviluppo, hanno
una dimensione di reddito aumentata di oltre il 75% del PIL medio
comunitario e sono in una zona di transizione tra il 75% e il 90%; e
le Regioni dichiarate attualmente di competitività, delle quali fa
parte anche la Regione Emilia-Romagna, dove le condizioni di PIL
medio sono quelle più importanti in termini cumulativi all'interno
della media comunitaria. A seconda delle caratteristiche della
fascia in cui ci si troverà, vi saranno degli indirizzi su quelle
che sono considerate le politiche prioritarie di ciascun contesto.
Nella documentazione inviata ai consiglieri le schede sintetiche
riassumono il meccanismo: per l'Italia quattro Regioni rientrano
nell'attuale obiettivo convergenza e cioè Sicilia, Campania,
Calabria e Puglia; quattro Regioni sono in transizione - Sardegna,
Basilicata, Abruzzo e Molise -; e le altre Regioni sono nella fascia
delle Regioni con competitività più ricche.
La preoccupazione rispetto a questo punto è quella di avere un ruolo
attuale, non solo futuro, all'interno del macronegoziato in corso,
ma anche nella definizione futura del rapporto tra lo Stato italiano
e la Commissione europea, per individuare la specificità italiana
rispetto all'atto di indirizzo generale e quindi le priorità che
verranno messe all'ordine del giorno dello Stato italiano. E ciò
ovviamente perché la Regione Emilia-Romagna non vorrebbe ritrovarsi
ad essere esclusivamente soggetto gestore di una programmazione già
definita da altri e quindi di un contratto di partnership stipulato
esclusivamente tra lo Stato italiano e la Commissione.
Nello specifico, quello che la Giunta sta proponendo è di essere
parte in causa nel rapporto di definizione delle priorità per lo
Stato membro e nelle modalità con cui vengono utilizzate. Modalità
significa regole, e dato che nel caso dell'ordinamento italiano le
Regioni hanno potere legislativo e quindi hanno una dimensione
rilevante non soltanto dal punto di vista amministrativo, esse sono
i soggetti attuatori della politica di coesione - tanto quella in
senso stretto relativa ai fondi strutturali (FSE, FESR), quanto
quella relativa alla PAC, che non fa parte in senso stretto della
politica di coesione ma è lo strumento strutturale della politica
per l'agricoltura europea -, soggetti che definiscono ed hanno la
responsabilità dell'utilizzo di quelle risorse per la dimensione
regionale, attraverso specifici programmi operativi.
Nella prospettiva dell'azione sui fondi la preoccupazione è dunque
la seguente: se da una parte non si vedono meccanismi chiari o più
snelli rispetto a quelli passati - ma anzi un'ulteriore
stratificazione di regole -, dall'altra parte il meccanismo di
indirizzo programmatico vede invece il ritorno ad una presenza più
forte del livello di governo nazionale, in senso dirigista e
gerarchico-verticale.
Quindi già la Commissione dà indirizzi rispetto alla programmazione
degli Stati membri, ma anche lo Stato membro a sua volta ribalta
sulle Regioni le proprie priorità. Questo meccanismo per la Regione
Emilia-Romagna deve essere visto in una logica di sussidiarietà
reale e quindi di pari dignità dei vari livelli istituzionali che
contribuiscono alla costruzione della politica di coesione, con una
maggiore elasticità in modo da poter attivare, rispetto al proprio
territorio, l'utilizzo ottimale delle risorse. Si tratta in poche
parole di garantire una reale dimensione territoriale delle
politiche, in particolare della politica di coesione.
Una prima criticità dei macropunti riguarda questa prima parte e tra
le macroregole, la più importante per quanto riguarda l'Italia è
quella della cosiddetta condizionalità macro-economica. Cioè la
possibilità (che dovrebbe essere consolidata nel contratto di
partnership tra ciascun Paese e la Commissione, con eventuali
meccanismi e sue specificazioni sul sistema nazionale) di un blocco
del trasferimento delle risorse, o con modalità codecise, o con
modalità più hard ma ancora da definire.
In sostanza, nei Paesi che non rispettano le condizioni
macroeconomiche generali di rispetto del cosiddetto semestre europeo
e dalla governance economica europea, cioè pareggio di bilancio
entro il 2014, anticipato nel caso italiano al 2013, e rientro al
60% del rapporto deficit/PIL (e dunque non quelle previste dai fondi
comunitari o relative all'efficienza della spesa o dell'utilizzo dei
medesimi), l'inadempienza rispetto alle condizioni macroeconomiche
da parte dei Governi nazionali ricade negativamente senza
possibilità di intervenire anche sulle eventuali Regioni virtuose,
che sono paradossalmente nelle condizioni di utilizzare al meglio
queste risorse e che ne fanno strumento utile al proprio sistema
socio-economico. E quindi esiste una forte necessità di non essere
condizionati nell'operatività dei fondi alle condizioni macro,
esterne, del rapporto tra Paesi.
Vi è poi una considerazione ulteriore, secondo la quale se si vanno
a penalizzare i Paesi e i contesti dove già esiste un elemento di
criticità economico-finanziaria, decurtandogli i trasferimenti, da
una parte viene chiesto a questi Paesi di alimentare il bilancio
europeo, quindi viene loro chiesto di esporre il proprio bilancio a
un esborso, per contro non gli verrebbe riconosciuto, anche in
presenza di una politica positiva, il riscontro delle somme
utilizzate.
Entrando più nel merito del Fondo sociale (FSE) e del Fondo
regionale di sviluppo (FESR), una seconda attenzione riguarda gli
strumenti. Sono immaginate una serie di nuove iniziative e a scala
territoriale e a scala settoriale: joint action plans, major project
e infine quelli che - tradotti - sono i gruppi di azione locale,
quindi la possibilità ulteriore su base territoriale di dar vita ad
aggregati non per politiche settoriali, ma incentrati su ambiti
territoriali, al fine di redigere specifici programmi di sviluppo
(fino ai 10 milioni di euro i programmi settoriali, fino a 50
milioni di euro le specifiche infrastrutture, da definirsi nei
contenuti). Programmi che appaiono, per come sono descritti, molto
simili all'esperienza già fatta dalla Regione Emilia-Romagna con le
intese territoriali, ma per programmi all'interno di subaree
nell'ambito dell'efficacia dei cosiddetti programmi operativi.
In questo processo di definizione dell'operatività locale, diventano
importanti non soltanto le cosiddette macrocondizionalità, ma anche
le condizionalità puntuali, le cosiddette condizionalità esatte di
programmazione.
Allora sicuramente la Regione condivide tutto questo, come necessità
di attenzione alla consapevolezza e alla capacità di poter produrre
proposte programmatiche di utilizzo di risorse, a fronte di una base
di consapevolezza forte del sistema. Tuttavia la Giunta non vorrebbe
che l'obbligo di valutazione ex ante di queste condizionalità,
diventasse eccessivamente rigido in termini di possibilità di
accedere a nuove forme di intervento.
Non si vorrebbe insomma che diventasse una sorta di irrigidimento e
di consolidamento di quello che si è già fatto, che quindi si
traducesse in sistemi territoriali del nord Europa avvantaggiati in
modo indiscriminato su tutta una serie di politiche - in particolare
ricerca, innovazione tecnologica, meccanismi di socialità - e invece
altri sistemi territoriali, soprattutto quelli dell'area
mediterranea, meno strutturati, che, invece di poter accedere al
sostegno per aggredire alcune di queste situazioni, non avendo una
struttura precedentemente forte, sono interpretati come limitati
nella loro effettiva capacità di affrontare queste nuove tematiche
con possibilità di successo e quindi tagliati fuori sin dall'inizio
dei giochi.
Quindi sì alla consapevolezza di dove partiamo, no a che diventi un
elemento troppo rigido e ostativo ad esplorare nuove strategie di
sviluppo.
Altre preoccupazioni riguardano poi alcuni meccanismi di rigidità
sui programmi regionali. Alcuni esempi per tutti: sul fondo
regionale di sviluppo un 5% dell'accantonamento sulle aree urbane,
sul fondo sociale europeo un 20% di accantonamento per le politiche
a stretta correlazione sociale o almeno il 52% delle aree
competitività. Quindi gli Stati dovrebbero garantire alle Regioni in
competitività come l'Emilia-Romagna l'obbligo per almeno il 52% di
utilizzo del Fondo sociale europeo in quei territori.
Dovrebbe esserci quindi una maggior elasticità all'interno del
sistema Paese per necessità conclamate e condivise nell'equilibrio
complessivo e nei sistemi territoriali (sull'equilibrio
sull'utilizzo dei fondi si aprirà anche un negoziato all'interno
dell'Italia per ridefinire il peso complessivo di quanto possono
incidere FESR, FSE e le varie forme di risorse correlate). E la
raccomandazione diventa di non essere troppo rigidi nel secondo
negoziato all'interno del sistema Paese e avere la possibilità di
aggredire i problemi con maggiori condizioni di elasticità nella
capacità di intervento.
La Giunta condivide quindi l'impianto dal punto di vista della
valutazione ex ante, del principio della valutazione, dell'obbligo
di dover rispondere con risultati concreti, quindi con valutazioni
di impatto e non semplicemente con un monitoraggio o con una
reportistica su come sono state utilizzate le risorse, ma anche con
l'indicazione di quali sono stati i benefici oggettivi e misurabili
che questi hanno introdotto all'interno di ciascun sistema
territoriale in termini di maggiore qualità della vita e di
benessere delle popolazioni.
Per quanto riguarda infine il tema dello sviluppo locale integrato,
cioè una delle tre modalità che venivano ricordate come modalità di
intervento, per la Regione Emilia-Romagna diventa importante - e di
conseguenza il ruolo della Regione stessa nel contratto di
partnership non solo verso lo Stato membro, ma anche verso la
Commissione europea - essere consapevoli delle regole e apportare
contributi, perché sulla programmazione negoziata in particolare
l'Amministrazione regionale ha una vasta esperienza, la utilizza da
anni, nei suo comportamenti, l'ha fatta nel 2006 con questo ciclo di
programmazione. Pertanto diventa elemento caratterizzante e
potenzialmente riproducibile per il futuro, avendo la RER già una
macchina amministrativa attrezzata e rodata.
Il presidente LOMBARDI, constatato che non vi sono richieste di
intervento, propone alla Commissione, come da prassi già
consolidata, di procedere alla votazione della risoluzione, dando
mandato all'Ufficio di Presidenza della Commissione stessa di
redigere formalmente il testo, sulla base sia della documentazione
inviata ai consiglieri e illustrata in seduta, sia del dibattito
svoltosi in data odierna nella seduta congiunta antimeridiana delle
Commissioni assembleari IV e V e del relativo parere, di cui dà
lettura.
Osserva che la risoluzione sarà ancora a maglie larghe , perché si
è all'inizio di una procedura che si concluderà nel corso del
prossimo anno. Afferma che la Commissione è molto interessata da un
lato a fornire delle indicazioni, dall'altro a seguire l'evolvere
del negoziato.
Sottolinea inoltre un altro elemento importante, l'esame di
sussidiarietà, grazie al quale la risoluzione approvata verrà
inoltrata, oltre che al Governo e agli europarlamentari eletti nella
circoscrizione della Regione, anche al Parlamento, nell'ambito della
procedura dell'early warning system prevista dal Protocollo n. 2
allegato al Trattato di Lisbona.
E a questo proposito segnala infine che la risoluzione approvata a
luglio dalla I Commissione relativamente alla proposta di direttiva
sull'efficienza energetica, insieme all'analogo atto approvato dalla
Regione Marche, è stata citata negli atti della 14^ Commissione del
Senato che saranno inviati ai competenti organi europei.
La Commissione concorda all'unanimità dei presenti sul mandato e, ai
sensi dell'articolo 38, comma 4 del Regolamento interno e degli
articoli 6 e 7 della legge regionale n. 16 del 2008, approva la
risoluzione con 33 voti a favore (PD, PDL, LN, M5S), nessun
contrario o astenuto (v. allegato 1).
- - - - - -
Esame ai sensi dell'art. 38, comma 4 del Regolamento interno delle
proposte di regolamento PAC:
- Proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio
recante modifica del regolamento (CE) n. 73/2009 in ordine
all'applicazione dei pagamenti diretti agli agricoltori per il 2013.
COM(2011) 630 definitivo del 18 ottobre 2011
- Proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che
modifica il regolamento (CE) n.1234/2007 in ordine al regime di
pagamento unico e al sostegno ai viticoltori. COM(2011) 631
definitivo del 18 ottobre 2011
- Proposta di Regolamento del Consiglio recante misure per la
fissazione di determinati aiuti e restituzioni connessi
all'organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli.
COM(2011) 629 definitivo del 17 ottobre 2011
- Proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio
sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo
agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR). COM(2011) 627 definitivo
del 17 ottobre 2011
- Proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio
sul finanziamento, sulla gestione e sul monitoraggio della politica
agricola comune. COM(2011) 628 definitivo del 17 ottobre 2011
- Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio
recante organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli
(regolamento OCM unica) COM(2011) 626 definitivo del 17 ottobre 2011
- Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio
recante norme sui pagamenti diretti agli agricoltori nell'ambito dei
regimi di sostegno previsti dalla politica agricola comune COM(2011)
625 definitivo del 17 ottobre 2011
Il presidente LOMBARDI osserva che, diversamente dalle proposte di
regolamento in precedenza affrontate, la competenza della materia
per gli atti in esame non è della I Commissione, che si esprime solo
sul profilo della sussidiarietà, bensì della Commissione Politiche
economiche, che nel proprio parere consultivo ha formulato
osservazioni specifiche.
Propone pertanto alla Commissione di accogliere tali osservazioni,
ribadendo altresì il giudizio positivo in merito al rispetto del
principio di sussidiarietà, dando mandato, anche in questo caso,
all'Ufficio di Presidenza della Commissione di redigere il testo
della risoluzione.
La Commissione concorda ed approva, ai sensi dell'articolo 38, comma
4 del Regolamento interno e degli articoli 6 e 7 della legge
regionale n. 16 del 2008, la risoluzione con 33 voti a favore (PD,
PDL, LN, M5S), nessun contrario o astenuto (v. allegato 2).
- - - - - -
Determinazioni procedurali sull'esame dei seguenti progetti di
legge:
1887 - Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Favia e
Defranceschi: Norme in materia di incentivi all'occupazione (18 10
11)
1478 - Progetto di legge d'iniziativa della consigliera Noè:
Disposizioni tributarie in materia di IRAP (10 06 11) Relatore
consigliera Silvia Noe'
Il presidente LOMBARDI informa che l'ultimo argomento all'ordine del
giorno è superato, in quanto avrebbe previsto l'abbinamento con il
progetto di legge 1478 (di iniziativa della consigliera Noè) del
progetto di legge 1887 (di iniziativa dei consiglieri Favia e
Defranceschi), che nel frattempo è stato ritirato.
In conclusione di seduta il presidente svolge poi due comunicazioni
finali.
La prima rivolta al consigliere Defranceschi, che insieme al
presidente Favia aveva richiesto una audizione del Comitato per
l'acqua pubblica sul tema della riforma ATO (agenzie d'ambito
territoriale ottimale). Annuncia che è di imminente assegnazione
alla I Commissione il progetto di legge della Giunta regionale, in
materia di regolazione dei servizi, sull'organizzazione territoriale
delle funzioni relative ai servizi pubblici locali dell'ambiente.
Nell'iter di esame del testo, la Commissione indirà un'udienza
conoscitiva per consultare la società regionale e propone quindi di
estendere l'invito in quella occasione anche al Comitato.
La seconda riguarda una audizione con alcuni esperti sul tema
dell'analisi economica degli strumenti di revisione dell'ISEE,
richiesta dalla consigliera Noè, con particolare riferimento alle
esperienze sul campo dei vari modelli elaborati. L'argomento -
sottolinea - ha una valenza prettamente economica (oggetto della
discussione sono i redditi) e rientra nelle competenze della I
Commissione, che può svolgere un approfondimento ai sensi
dell'articolo 44 del Regolamento interno.
La Commissione concorda.
La seduta termina alle ore 16.10.
Approvato nella seduta del 13 dicembre 2011.
La Segretaria Il Presidente
Claudia Cattoli Marco Lombardi
Regione Emilia-Romagna
IX Legislatura
Assemblea Legislativa
Oggetto: 2050
I Commissione Permanente
Bilancio Affari generali ed istituzionali
Risoluzione sulle proposte di regolamento del Parlamento europeo e
del Consiglio recanti il quadro legislativo relativo alla politica
di coesione per il periodo 2014-2020 (COM (2011) 615, 612, 611, 614,
607 e 610 def. del 6 ottobre 2011). Osservazioni dell'Assemblea
legislativa della Regione Emilia-Romagna ai sensi dell'articolo 5,
comma 3 della legge n. 11 del 2005 e esame di sussidiarietà ai sensi
del Protocollo n. 2 allegato al Trattato di Lisbona
Approvata nella seduta del 9 novembre 2011
OGGETTO: Risoluzione sulle proposte di regolamento del Parlamento
europeo e del Consiglio recanti il quadro legislativo relativo alla
politica di coesione per il periodo 2014-2020 (COM (2011) 615, 612,
611, 614, 607 e 610 def. del 6 ottobre 2011). Osservazioni
dell'Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna ai sensi
dell'articolo 5, comma 3 della legge n. 11 del 2005 e esame di
sussidiarietà ai sensi del Protocollo n. 2 allegato al Trattato di
Lisbona
RISOLUZIONE
La I Commissione Bilancio, Affari Generali e Istituzionali
dell'Assemblea legislativa della Regione Emilia - Romagna
Visto l'articolo 38, comma 4, del Regolamento interno dell'Assemblea
legislativa e la legge regionale 28 luglio 2008, n. 16, in
particolare gli articoli 3, 4 , 6 e 7;
Visto l'articolo 5, comma 3, della legge n. 11/2005;
Visto l'articolo 5 del Trattato sull'Unione europea e il Protocollo
n. 2 sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e
proporzionalità allegato al Trattato al trattato sull'Unione europea
e al trattato sul funzionamento dell'Unione europea;
Vista la Risoluzione dell'Assemblea legislativa n. 1434 del 8 giugno
2011 contenente Indirizzi relativi alla partecipazione della
Regione Emilia - Romagna alla fase ascendente e discendente del
diritto dell'Unione Europea - Sessione comunitaria 2011 , in
particolare le lettere f), m), n), o), v);
Viste le lettere del Presidente dell'Assemblea legislativa (prot. n.
34034, prot. n. 34027 e prot. n. 34101 del 21 ottobre 2011);
Viste:
- la Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio
relativo al Fondo sociale europeo e che abroga il regolamento (CE)
n. 1081/2006. COM(2011) 607 definitivo del 6 ottobre 2011;
- la Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio
che modifica il regolamento (CE) n. 1082/2006 del Parlamento europeo
e del Consiglio, del 5 luglio 2006, relativo a un gruppo europeo di
cooperazione territoriale (GECT) per quanto concerne il chiarimento,
la semplificazione e il miglioramento delle norme in tema di
istituzione e di funzionamento di tali gruppi. COM(2011) 610
definitivo del 6 ottobre 2011;
- la Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio
recante disposizioni specifiche per il sostegno del Fondo europeo di
sviluppo regionale all'obiettivo di cooperazione territoriale
europea. COM(2011) 611 definitivo del 6 ottobre 2011;
- la Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio
relativo al Fondo di coesione e che abroga il regolamento (CE) n.
1084/2006 del Consiglio. COM(2011) 612 definitivo del 6 ottobre
2011;
- la Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio
relativo a disposizioni specifiche concernenti il Fondo europeo di
sviluppo regionale e l'obiettivo Investimenti a favore della
crescita e dell'occupazione e che abroga il regolamento (CE)
n.1080/2006 COM (2011) 614 definitivo del 6 ottobre 2011;
- e la Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del
Consiglio recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo
regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul
Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo
per gli affari marittimi e la pesca compresi nel quadro strategico
comune e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo
regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione, e che
abroga il regolamento (CE) n.1083/2006. COM(2011) 615 definitivo del
6 ottobre 2011;
Visti gli articoli 164, 177 e 178 del Trattato sul funzionamento
dell'Unione europea (TFUE);
Visti i pareri resi dalla IV Commissione Politiche per la salute e
Politiche sociali (prot. n. 36221 del 9 novembre 2011) e dalla V
Commissione Turismo Cultura Scuola Formazione Lavoro Sport (prot.
n. 36223 del 9 novembre 2011) nella seduta congiunta del 9 novembre
2011 sulla Proposta di Regolamento del Paramento europeo e del
Consiglio relativo al Fondo sociale europeo e che abroga il
regolamento (CE) n. 1081/2006. COM(2011) 607 definitivo del 6
ottobre 2011;
Considerato che l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona il 1°
dicembre 2009 ha rafforzato il ruolo regionale nel processo
decisionale dell'Unione europea, introducendo, con il Protocollo n.
2 ad esso allegato, il coinvolgimento delle Assemblee legislative
regionali nel controllo della sussidiarietà in collaborazione con i
rispettivi Parlamenti nazionali nell'ambito del cd. early warning
system ;
Considerato che le proposte di regolamento presentate dalla
Commissione europea recanti il quadro legislativo relativo alla
politica di coesione per il periodo 2014-2020 fanno parte degli atti
segnalati nell'ambito della sessione comunitaria 2011, sui quali
l'Assemblea e la Giunta regionale si sono impegnate a valutare, al
momento della effettiva presentazione, l'opportunità di inviare
osservazioni al Governo ai sensi della legge n. 11 del 2005,
articolo 5, comma 3, per gli aspetti di competenza regionale, oltre
all'eventuale esame della sussidiarietà delle proposte legislative
da parte dell'Assemblea;
Considerato che nella Risoluzione dell'Assemblea legislativa ogg. n.
1434 dell'8 giugno 2011 relativa alla sessione comunitaria 2011, era
stata già segnalata l'importanza del dibattito attualmente in corso
sul futuro della politica di coesione e richiesto alla Giunta
regionale di essere informata costantemente degli avanzamenti,
anche in funzione dell'eventuale espressione di osservazioni al
Governo in fase ascendente sulle singole iniziative legislative, ai
sensi della legge 11/2005 (punto f) anche alla luce
dell'introduzione, a seguito dell'entrata in vigore del Trattato di
Lisbona, dell'obiettivo di coesione territoriale a fianco della
coesione economica e sociale ;
Considerato che il negoziato sulle proposte di regolamenti, che
costituiscono il pacchetto legislativo relativo alla politica di
coesione e definiscono strumenti e procedure per la gestione e la
spendita dei fondi strutturali per il ciclo di programmazione
2014-2020, si affianca al dibattito sul MFF Quadro Finanziario
Pluriennale dell'Unione Europea, destinato a fornire il necessario
supporto finanziario a tutte le politiche europee fino al 2020, e
si sta sviluppando parallelamente al negoziato relativo alla
individuazione delle priorità tematiche di intervento che - ai sensi
della strategia Europa 2020 - contribuiranno ad orientare la
programmazione ai vari livelli delle risorse finanziarie da
investire e degli interventi;
Considerato che, data la grave situazione di crisi economica e
politica in atto, i finanziamenti relativi alla politica di coesione
potrebbero costituire nel prossimo futuro, per lo Stato italiano,
gli unici finanziamenti indirizzati alla crescita, e per la Regione
Emilia-Romagna l'unica opportunità di sostegno alle politiche di
sviluppo territoriale integrato, sostenibile ed innovativo;
Considerata l'importanza della partecipazione attiva della Regione,
già in fase ascendente, alla definizione dei contenuti delle
proposte di regolamento in esame, ai negoziati sulla individuazione
delle priorità di intervento, per poter orientare al meglio la fase
di programmazione, soprattutto in considerazione del fatto che i
fondi strutturali sono gestiti a livello regionale e le regioni sono
i soggetti responsabili dell'attuazione degli interventi e
conseguentemente della spendita efficace e misurabile delle risorse
a fronte di reali benefici in termini di qualità della vita e
benessere della popolazione;
Considerato, infine, che il pacchetto legislativo relativo alla
politica di coesione per il periodo 2014-2020, è costituito da una
serie di proposte di regolamento molto complesse e strettamente
collegate tra di loro, sulle quali sono stati avviati solo di
recente vari percorsi di approfondimento tecnico-politico, analisi e
condivisione a tutti i livelli di governo, mentre al contempo sono
allo stadio ancora iniziale i negoziati, si ritiene, almeno in
questa fase, di formulare alcune considerazioni e osservazioni di
ordine generale, basate soprattutto su alcune previsioni della
proposta di regolamento recante disposizioni comuni sui fondi;
Si esprime in senso favorevole con riferimento agli aspetti di cui
ai successivi punti a) e b) rilevando quanto segue:
a)la base giuridica appare correttamente individuata negli articoli
164, 177 e 178 del TFUE;
b) Ai fini dell'applicazione del Protocollo n. 2 allegato al
Trattato di Lisbona, che prevede il coinvolgimento delle Assemblee
legislative regionali nel controllo della sussidiarietà in
collaborazione con i rispettivi Parlamenti nazionali nell'ambito del
cd. early warning system , le proposte di regolamento appaiono
conformi al principio di sussidiarietà e proporzionalità come
definito dall'articolo 5, paragrafi 3 e 4 del TUE;
c) Per quanto attiene il merito delle proposte, osserva che:
- In linea generale, il negoziato sulla nuova politica di coesione
per il periodo 2014-2020 si inserisce nella definizione del Quadro
Finanziario Pluriennale dell'UE per definire la struttura di
gestione e le regole per orientare la spesa pubblica verso
l'armonizzazione dello sviluppo e della ripresa dell'economia a
livello regionale, tramite l'introduzione di appositi Regolamenti
che andranno a definire regole e procedure per la gestione dei fondi
strutturali, e, come previsto dalla strategia Europa 2020,
l'individuazione di un quadro strategico comune (Common Strategic
Framework), all'interno del quale saranno individuate le priorità
tematiche di intervento dei 27 Stati membri dell'Unione europea per
il prossimo futuro. Di conseguenza sottolinea l'importanza, per le
Regioni italiane, di un coinvolgimento attivo e dell'uso dei vari
canali istituzionali per influire nei negoziati aperti in sede
europea, che dovranno concordare, nell'ambito degli obiettivi del
semestre europeo, della governance economica europea e della
strategia Europa 2020, le priorità di intervento specifiche dello
Stato italiano, così da evitare che le Regioni, soggetti
fondamentali della politica di coesione con la responsabilità, in
quanto beneficiari, dell'utilizzo e della spendita delle risorse
assegnate, siano chiamate, successivamente, a dare attuazione ad una
programmazione calata dall'alto già predefinita in altre sedi;
- In linea con la precedente osservazione, con riferimento ai
meccanismi e ai passaggi attraverso i quali si dovrà definire la
programmazione dei fondi strutturali, rileva la mancanza, almeno
allo stato attuale, di meccanismi chiari e semplificati rispetto a
quelli passati, mentre, viceversa, emerge un'ulteriore
stratificazione di regole e procedure ed un accentramento
verticale della programmazione che contrasta con la necessità
evidente di coinvolgere, anche nella fase di costruzione della
nuova politica di coesione, tutti i soggetti che saranno poi
chiamati a darvi attuazione, elemento chiave per l'efficacia dei
risultati sul territorio;
- Tra gli elementi di criticità che già allo stadio attuale è
possibile riscontrare nelle proposte legislative della Commissione
UE, vi è l'introduzione della condizionalità macroeconomica, ossia
la possibilità per l'Unione europea di bloccare il trasferimento
alle regioni beneficiarie delle risorse relative alla politica di
coesione, a fronte del mancato rispetto da parte degli Stati membri
di una serie di condizioni macroeconomiche, appunto, come il
raggiungimento del pareggio di bilancio entro il 2013 (per lo Stato
italiano) e il rientro del rapporto deficit/PIL entro il 60%.
Considerato che, di per sé, tali condizioni non attengono alle
regole di gestione e spendita efficiente delle risorse dei fondi, ma
a questioni macro economiche e finanziarie che regolano i rapporti
tra Stati membri, e non sono, quindi, variabili imputabili alle
regioni, cui grava invece il controllo della qualità ed efficacia
nell'utilizzo dei fondi, rileva che la condizionalità macroeconomica
- già di per se discutibile - il cui funzionamento dovrebbe essere
meglio specificato nell'ambito dei cd. contratti di partnership
stipulati tra Stati membri e Commissione europea, rischia di
penalizzare maggiormente proprio le Regioni più virtuose che, anche
a fronte di politiche efficaci nell'ambito del proprio sistema
socio-economico, potrebbero subire decurtazioni di risorse
finanziarie per cause e fattori che attengono ai rapporti tra gli
Stati membri dell'UE, e gli Stati con maggiori problematiche
economico-finanziarie che, da un lato, sono chiamati ad alimentare
il bilancio comunitario esponendosi ad un esborso finanziario, senza
avere, dall'altro, la garanzia del successivo riconoscimento delle
risorse impiegate anche a fronte di politiche positive e utili;
- con riferimento più specifico al fondo sociale europeo (FSE) e al
fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) le proposte di
regolamento prevedono alcuni nuovi strumenti operativi e di gestione
delle risorse a scala territoriale o settoriale (Joint action plans,
Major progect e Integrate Territorial Investment). Nella definizione
e regolamentazione di questi strumenti influiscono non solo le sopra
richiamate condizionalità macroeconomiche, ma anche le cd.
condizionalità ex ante di programmazione. Sul punto rileva che, se
da un lato non si discute la necessità di verificare in anticipo la
presenza di alcune condizioni di fondo che garantiscano la concreta
fattibilità degli interventi e dei progetti che si intendono porre
in essere, dall'altro lato, un approccio troppo rigido rischia di
escludere dall'accesso a nuove forme di intervento e finanziamento
proprio le realtà che ne trarrebbero maggiore beneficio in termini
di opportunità di crescita sostenibile. In altri termini, inserire
una serie di parametri vincolanti ai fini dell'accesso ai
finanziamenti, basati per lo più sull'attuale status quo delle varie
realtà territoriali, potrebbe precludere l'impiego di risorse
proprio nei settori e in quei territori dove le strategie puntano a
rafforzare questi tipi di intervento e politiche di sviluppo. In
settori come la ricerca, l'innovazione e le politiche di tutela
sociale, ad esempio, si rischierebbe di avvantaggiare realtà
territoriali consolidate come quelle del nord europa a discapito
delle regioni del mediterraneo che su questo tipo di politiche e
interventi risultano più deboli e, proprio per questo, dovrebbero
poter intervenire e investire maggiormente.
- Le proposte di regolamenti prevedono altri criteri che riguardano
la migliore distribuzione secondo il principio della concentrazione
delle risorse (ad esempio, l'accantonamento di almeno il 5% delle
Risorse FESR a livello nazionale per azioni volte a favorire lo
sviluppo urbano sostenibile; per le regioni più sviluppate
l'allocazione di almeno il 52% dei fondi strutturali sull'FSE;
sempre con riferimento all'FSE l'attribuzione a livello nazionale
del 20% delle risorse all'obiettivo Promuovere l'inclusione sociale
e combattere la povertà), che, nell'ottica di una maggiore
elasticità ed efficacia degli interventi da attuare, potrebbero
trasformarsi in meccanismi di rigidità, in grado di influire
negativamente nella successiva fase di negoziazione interna allo
Stato italiano sull'allocazione delle risorse, determinando
squilibri tra le varie regioni interessate;
- Infine, nell'ambito dello sviluppo territoriale integrato, la
Regione Emilia-Romagna, già a partire dal ciclo di programmazione
2000-2006 ha sviluppato procedure e metodologie di intervento
risultate efficaci. Di conseguenza, rileva l'opportunità di
proporre, sia nella fase di negoziato tra il Governo e la
Commissione europea finalizzata alla definizione del contratto di
partnership che in quella successiva interna allo Stato italiano, la
possibilità per la nostra regione di rafforzare, aggiornare e
strutturare in modo permanente il ricorso, anche nel nuovo ciclo di
programmazione 2014-2020, agli strumenti e procedure già
sperimentati e risultati in grado di garantire un efficace uso
integrato delle risorse.
d)Sulla base di quanto precede rileva l'opportunità di trasmettere
la presente Risoluzione al Governo, per il tramite della Conferenza
dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle
Province autonome, quali osservazioni ai sensi dell'articolo 5,
comma 3, della legge 11/2005, ai fini della formazione della
posizione italiana;
e) Dispone l'invio della presente Risoluzione, al Senato della
Repubblica e alla Camera dei Deputati per l'inoltro alle competenti
Commissioni parlamentari, anche ai fini dell'espressione del parere
di cui al Protocollo n. 2 sull'applicazione dei principi di
sussidiarietà e proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione
europea e sul funzionamento dell'Unione europea;
f)Dispone l'invio della presente Risoluzione alla Giunta della
Regione Emilia - Romagna, per garantire il massimo raccordo tra gli
organi della Regione nello svolgimento delle rispettive attività e
competenze, assegnate dalla legge e dal regolamento;
g) Impegna la Giunta ad assicurare un'adeguata informazione sulle
proposte di regolamento recanti il quadro legislativo della Politica
di coesione per il periodo 2014-2020, informando le competenti
Commissioni assembleari circa le modalità e i contributi concreti
della partecipazione della Regione Emilia-Romagna al processo
decisionale e le iniziative assunte nelle opportune sedi nazionali
ed europee;
h) Dispone inoltre l'invio della presente Risoluzione ai
parlamentari europei eletti in Emilia - Romagna e ai membri emiliano
- romagnoli del Comitato delle Regioni, al Network sussidiarietà del
Comitato delle Regioni, alle Assemblee legislative regionali
italiane ed europee per favorire la massima circolazione delle
informazioni sulle attività di partecipazione alla fase ascendente.
Approvata all'unanimità nella seduta del 9 novembre 2011, ai sensi
dell'articolo 38, comma 4 del Regolamento interno e della legge
regionale n. 16 del 2008.
Regione Emilia-Romagna
IX Legislatura
Oggetto: 2006
Assemblea Legislativa
I Commissione Permanente
Bilancio Affari generali ed istituzionali
Risoluzione sulle Proposte di Regolamento del Parlamento europeo e
del Consiglio recanti il quadro legislativo della Politica agricola
comune (PAC) per il periodo 2014-2020 (COM (2011) 630 e 631 def. 18
ottobre 2011 e 629, 627, 628, 626, 625 def. 17 ottobre 2011).
Osservazioni dell'Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna
ai sensi dell'articolo 5, comma 3 della legge n. 11 del 2005 e
controllo di sussidiarietà ai sensi del Protocollo n. 2 allegato al
Trattato di Lisbona
Approvata nella seduta del 9 novembre 2011
OGGETTO: Risoluzione sulle proposte di Regolamento del Parlamento
europeo e del Consiglio recanti il quadro legislativo della Politica
agricola comune (PAC) per il periodo 2014-2020 (COM (2011) 630 e 631
def. 18 ottobre 2011 e 629, 627, 628, 626 e 625 def. 17 ottobre
2011). Osservazioni dell'Assemblea legislativa della Regione
Emilia-Romagna ai sensi dell'articolo 5, comma 3 della legge n. 11
del 2005 e esame di sussidiarietà ai sensi del Protocollo n. 2
allegato al Trattato di Lisbona
RISOLUZIONE
La I Commissione Bilancio, Affari Generali e Istituzionali
dell'Assemblea legislativa della Regione Emilia - Romagna
Visto l'articolo 38, comma 4, del Regolamento interno dell'Assemblea
legislativa e la legge regionale 28 luglio 2008, n. 16, in
particolare gli articoli 3, 4 , 6 e 7;
Visto l'articolo 5, comma 3, della legge n. 11/2005;
Visto l'articolo 5 del Trattato sull'Unione europea e il Protocollo
n. 2 sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e
proporzionalità allegato al Trattato al trattato sull'Unione europea
e al trattato sul funzionamento dell'Unione europea;
Vista la Risoluzione dell'Assemblea legislativa n. 1434 del 8 giugno
2011 contenente Indirizzi relativi alla partecipazione della
Regione Emilia - Romagna alla fase ascendente e discendente del
diritto dell'Unione Europea - Sessione comunitaria 2011 , in
particolare le lettere m), n), o), v);
Vista la Risoluzione della I Commissione Bilancio, Affari Generali
e Istituzionali dell'Assemblea legislativa della Regione Emilia -
Romagna n. 854 del 14 dicembre 2010 contenente Osservazioni
dell'Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna sulla
Comunicazione della commissione europea al Parlamento europeo, al
Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato
delle regioni La PAC verso il 2020: rispondere alle future sfide
dell'alimentazione, delle risorse naturali e del territorio - COM
(2010) 672 del 18 novembre 2010 ;
Viste le lettere del Presidente dell'Assemblea legislativa (prot. n.
34105 del 21 ottobre 2011 e prot. n. 34858 del 27 ottobre 2011);
Vista la Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del
Consiglio recante norme sui pagamenti diretti agli agricoltori
nell'ambito dei regimi di sostegno previsti dalla politica agricola
comune - COM(2011) 625 definitivo del 17 ottobre 2011; la Proposta
di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante
organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli (regolamento
OCM unica) - COM(2011) 626 definitivo del 17 ottobre 2011; la
Proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sul
sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo
per lo sviluppo rurale (FEASR) - COM(2011) 627 definitivo del 17
ottobre 2011; la Proposta di Regolamento del Parlamento europeo e
del Consiglio sul finanziamento, sulla gestione e sul monitoraggio
della politica agricola comune - COM(2011) 628 definitivo del 17
ottobre 2011; la Proposta di Regolamento del Consiglio recante
misure per la fissazione di determinati aiuti e restituzioni
connessi all'organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli
- COM(2011) 629 definitivo del 17 ottobre 2011; la Proposta di
Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica
del regolamento (CE) n. 73/2009 in ordine all'applicazione dei
pagamenti diretti agli agricoltori per il 2013 - COM(2011) 630
definitivo del 18 ottobre 2011; la Proposta di Regolamento del
Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE)
n.1234/2007 in ordine al regime di pagamento unico e al sostegno ai
viticoltori - COM(2011) 631 definitivo del 18 ottobre 2011;
Visti gli articoli 42 e 43 del Trattato sul funzionamento
dell'Unione europea (TFUE);
Visto il parere reso dalla II Commissione Politiche economiche
nella seduta del 3 novembre 2011 (prot. n. 35679 del 4 novembre
2011);
Considerato che l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona il 1°
dicembre 2009 ha rafforzato il ruolo regionale nel processo
decisionale dell'Unione europea, introducendo, con il Protocollo n.
2 ad esso allegato, il coinvolgimento delle Assemblee legislative
regionali nel controllo della sussidiarietà in collaborazione con i
rispettivi Parlamenti nazionali nell'ambito del cd. early warning
system ;
Considerato che le Proposte di Regolamento presentate dalla
Commissione europea recanti il quadro legislativo della Politica
agricola comune (PAC) fanno parte degli atti segnalati nell'ambito
della sessione comunitaria 2011, sui quali l'Assemblea e la Giunta
regionale si sono impegnate a valutare, al momento della effettiva
presentazione, l'opportunità di inviare osservazioni al Governo ai
sensi della legge n. 11 del 2005, articolo 5, comma 3, per gli
aspetti di competenza regionale, oltre all'eventuale esame della
sussidiarietà delle proposte legislative da parte dell'Assemblea;
Considerato che già a seguito della segnalazione effettuata nel
corso della sessione comunitaria 2010, la I Commissione aveva
inviato osservazioni al Governo ai sensi della legge n. 11 del 2005,
articolo 5, comma 3, sulla Comunicazione della Commissione al
Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale
Europeo e al Comitato delle Regioni - La PAC verso il 2020:
rispondere alle future sfide dell'alimentazione, delle risorse
naturali e del territorio COM(2010) 672 def., che delineava la
strategia della Commissione europea sulla riforma della PAC e
anticipava la successiva presentazione delle proposte recanti il
nuovo quadro legislativo della Politica agricola comune (PAC);
Considerata la portata della riforma in atto anche alla luce delle
competenze delle regioni italiane in questa materia e del potenziale
impatto su un settore come quello agricolo, di importanza strategica
per la Regione Emilia - Romagna, e l'ampio dibattito, sulle proposte
presentate dalla Commissione europea, attualmente in atto a livello
europeo, nazionale e regionale;
Considerata l'importanza delle proposte in esame e della
partecipazione della Regione, già in fase ascendente, alla
definizione dei contenuti delle proposte nonché ai successivi
negoziati sulle stesse attraverso l'attivazione di tutti gli
strumenti e le procedure di partecipazione al processo decisionale
dell'Unione europea;
Considerato infine, che il pacchetto di misure di riforma della PAC
è costituto da sette proposte di regolamento molto complesse e
strettamente collegate tra di loro, di conseguenza, ferma restando
l'analisi della Riforma nel suo complesso, sono state evidenziate
specifiche osservazioni di merito che attengono maggiormente ad
alcune delle proposte esaminate;
Si esprime in senso favorevole con riferimento agli aspetti
giuridici di cui ai successivi punti a) e b) rilevando quanto
segue:
a) la base giuridica appare correttamente individuata negli articoli
42 e 43 del TFUE;
b) Ai fini dell'applicazione del Protocollo n. 2 allegato al
Trattato di Lisbona, che prevede il coinvolgimento delle Assemblee
legislative regionali nel controllo della sussidiarietà in
collaborazione con i rispettivi Parlamenti nazionali nell'ambito del
cd. early warning system , le proposte di regolamento appaiono
conformi al principio di sussidiarietà e proporzionalità come
definito dall'articolo 5, paragrafi 3 e 4 del TUE;
Per quanto attiene il merito delle proposte, osserva che:
c) con riferimento alle misure previste nella Proposta di
regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante norme sui
pagamenti diretti agli agricoltori nell'ambito dei regimi di
sostegno previsti dalla politica agricola comune COM(2011) 625
definitivo del 17 ottobre 2011:
- è fortemente criticabile la proposta di adottare quale criterio
di riparto delle risorse tra gli Stati membri destinate ai pagamenti
diretti, il solo parametro della superficie, peraltro riferito alla
superficie ammissibile a premio nel 2009. Questo meccanismo,
infatti, escluderebbe dal computo le superfici coltivate a
ortofrutta e vite, colture che, nel periodo considerato, non erano
ammissibili ai pagamenti PAC, e di conseguenza non potrebbero essere
prese in considerazione in sede di riparto delle risorse. Si
propone, pertanto, di integrare il criterio della superficie con
altri parametri quali la PLV, l'occupazione, il valore aggiunto
riparametrando l'entità dell'aiuto in considerazione del diverso
potere di acquisto esistente negli Stati membri;
- con riferimento al valore della componente di base dei pagamenti
diretti, il passaggio dal regime attuale (legata alle produzioni
storiche) al nuovo sistema che estende a tutte le superfici agricole
(regionalizzazione) pagamenti degli aiuti entro il termine del 2019
avrebbe come conseguenza una riduzione del valore unitario
dell'aiuto significativa rispetto alle medie registrate nelle
economie agricole di vitale importanza per la tenuta socio economica
di ampie porzioni del territorio rurale nazionale caratterizzate da
un apporto di lavoro per unità di superficie o bestiame molto
elevato e, per questo, più esposto ai rischi del mercato. Per
consentire l'adattamento dei sistemi agricoli al nuovo regime,
propone, pertanto, di estendere il periodo di transizione sino al
2026;
- dalla proposta non emerge una politica specifica e adeguata a
sostegno dei prodotti di qualità, di conseguenza si propone di dare
in questa sede concreta attuazione alle strategie dell'Unione
europea di incentivazione delle produzioni di qualità anche
attraverso l'attivazione, a discrezione degli stati membri /
regioni, di una componente volontaria per il sostegno alle
produzioni di qualità certificate entro la quota massima del 2% del
massimale nazionale;
- con riferimento al cd. greening, ovvero le disposizioni che
disciplinano i pagamenti per le pratiche agricole finalizzate a
tutelare il clima e l'ambiente, si rileva che, così come attualmente
strutturate nella proposta di regolamento, escludendo le colture
arboree, penalizzano fortemente i paesi dell'area mediterranea e
deprimono ulteriormente la competitività delle aziende collocate in
queste aree e inoltre, risultano troppo rigide e di dubbia efficacia
in termini di tutela dell'ambiente. Appare, inoltre, troppo alta la
percentuale di incidenza, sia in termini finanziari che in termini
di modalità e di superficie. Di conseguenza, si propone: di inserire
fra gli agricoltori che hanno diritto al premio aggiuntivo per il
greening anche i titolari di superfici a colture permanenti e chi ha
aziende situate in tutto o in parte in zone contemplate dalla
direttiva nitrati 91/676, in aggiunta a quanto già previsto per le
direttive 92/43/CEE o 2009/147/CE; di ridurre al 20% la componente
ambientale, attualmente stabilita nella proposta di regolamento al
30%, e il chiarimento netto delle relazioni di tali impegni con gli
interventi dello Sviluppo Rurale (Biologico, Indennità Natura 2000
ecc.). Infine, sarebbe opportuno assicurare che nella componente
ecologica possano rientrare gli elementi caratteristici del
paesaggio, i terrazzamenti, le fasce tampone che sono tutelati anche
dalla condizionalità in termini di mantenimento.
- con riferimento alla mancanza di adeguati strumenti di
stabilizzazione del reddito degli agricoltori e di gestione delle
crisi, si propone di trasferire sul I pilastro gli strumenti di
stabilizzazione del reddito (o income stabilization tool),
attualmente inseriti nel II pilastro relativo allo sviluppo rurale,
così da rendere questi interventi coerenti con gli obiettivi del I
pilastro di garanzia ai redditi e da consentire una gestione
semplice, dinamica, tempestiva. In quest'ottica si richiede
l'attivazione a discrezione degli stati membri/regioni, di una
componente volontaria per l'adozione di misure per la gestione dei
rischi di mercato entro un massimo del 10% del massimale nazionale.
- Con riferimento all'obiettivo di semplificazione si rileva che il
regime forfetario per le piccole aziende non appare in grado di
compensare le complicazioni e le difficoltà di attuazione
determinate dall'introduzione delle misure di greening e dai
problemi di demarcazione tra OCM unica e Sviluppo Rurale che, per
come è strutturata la proposta di regolamento, continuano a
sussistere.
d)Con riferimento alle misure previste nella Proposta di regolamento
del Parlamento europeo e del Consiglio recante organizzazione comune
dei mercati dei prodotti agricoli (regolamento OCM unica) COM(2011)
626 definitivo del 17 ottobre 2011:
- Con riferimento alla soppressione delle quote zucchero a partire
dalla data del 30 Settembre 2015, si rileva che essa è destinata a
destabilizzare definitivamente il comparto bieticolo saccarifero
italiano già oggetto di una profonda ristrutturazione, a vantaggio,
invece, della bieticoltura nel nord Europa, di conseguenza
andrebbero pensati e inseriti nella proposta dei sistemi più
flessibili per orientare la produzione al mercato, collegati con gli
stock mondiali di zucchero;
- Con riferimento alla soppressione delle quote in generale, si
rileva la necessità di prorogare oltre il 2015 tali regimi, in
particolare, per le quote latte si ravvisa, inoltre, la non
positività della cessazione dell'obbligo degli acquirenti di
dichiarare mensilmente la produzione di latte ritirata e da parte
dei produttori in vendite dirette di dichiarare annualmente la
produzione prodotta/venduta. Tale informazione, infatti, è
fondamentale per traghettare il settore verso il superamento della
politica delle quote, mantenendo contemporaneamente monitorata la
produzione, presupposto questo essenziale per la conoscenza del
mercato e per supportare al meglio i rapporti contrattuali in questo
settore.
- Con riferimento alle Organizzazioni di Produttori e
organizzazioni Interprofessionali, si sottolinea che l'obiettivo di
prevenire la volatilità dei prezzi dei prodotti agricoli e di
migliorare il buon funzionamento della catena alimentare è stato
affrontato in maniera troppo blanda, anche in risposta all'abbandono
del regime delle quote: l'OCM unica, infatti, rende sistematica la
possibilità per tutti i settori di costituire Organizzazioni di
Produttori e organizzazioni interprofessionali, quali strumenti per
migliorare la programmazione dell'offerta e regolarizzare il
mercato, tuttavia, a fronte di questo aspetto positivo, permangono
delle disomogeneità tra settori con riferimento a due aspetti
fondamentali: in primo luogo, le risorse per dotare le
Organizzazioni di produttori di strumenti operativi - così come già
avviene per l'ortofrutta dove sono risultate ampiamente più efficaci
soprattutto perché inserite direttamente nel I pilastro (senza
cofinanziamento da parte dello Stato membro)- dovrebbero essere
interamente trasferite nell'OCM unica e rafforzate, mentre
attualmente per le altre OP sono previsti piccoli incentivi
unicamente nel II pilastro relativo allo Sviluppo rurale; in secondo
luogo, la proposta di regolamento appare poco efficace e mantiene
una discriminazione tra settori nell'ambito della contrattazione
(attualmente possibile in maniera dettagliata per lo zucchero, il
latte e i prodotti lattiero - caseari), che rappresenta un elemento
fondamentale di prevenzione delle crisi e della volatilità dei
prezzi. Senza un esplicito richiamo alla possibilità di introdurre
regole di base omogenee sui modelli contrattuali (così come avviene
nel caso del latte), infatti, si lasciano in buona parte irrisolti i
problemi del riequilibrio del valore nella catena alimentare, con
meccanismi e strumenti che, di fatto, intervengono quando le crisi
sono in atto, senza essere in grado di prevenirle.
e) Con riferimento alla Proposta di REGOLAMENTO del Parlamento
europeo e del Consiglio sul finanziamento, sulla gestione e sul
monitoraggio della politica agricola comune. COM(2011) 628
definitivo del 17 ottobre 2011:
- Sarebbe opportuno ripristinare l'entità dell'anticipazione del 7%
che costituisce un indispensabile volano finanziario necessario
all'avvio tempestivo delle iniziative programmate e consente di
evitare i maggiori rischi di disimpegno delle risorse nei primi
anni. Inoltre si richiede l' equiparazione delle procedure
gestionali previste per lo Sviluppo rurale con quanto previsto per i
fondi strutturali, e in particolare si dovrebbero applicare anche
per il FEARS le procedure di controllo semplificate già contenute
nelle proposte di regolamento per i fondi strutturali, a partire
dalle regole per il disimpegno automatico.
f) Con riferimento alla Proposta di REGOLAMENTO del Parlamento
europeo e del Consiglio sul sostegno allo sviluppo rurale da parte
del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR). COM(2011)
627 definitivo del 17 ottobre 2011:
- Si rileva l'opportunità di rivedere complessivamente le linee
d'intervento per le produzioni di qualità che, a fronte della grande
enfasi data ai contenuti del Pacchetto Qualità, sono di fatto
depotenziate, dalla riproposizione della disposizione sui costi di
certificazione, senza le opportune modifiche necessarie a
migliorarne l'attuale ridottissima portata, e la contemporanea
eliminazione della disposizione sulla promozione nei mercati
interni.
- con riferimento agli strumenti per la gestione dei rischi di
mercato, si ribadisce quanto affermato in precedenza, ossia che il
mantenimento nel II pilastro (relativo allo sviluppo rurale)
potrebbe comportare fenomeni distorsivi della concorrenza o almeno
modalità di intervento non omogenee a livello comunitario, in quanto
tali interventi sono gestiti a livello locale e influenzati dalla
capacità di cofinanziamento degli Stati membri.
g) Sulla base di quanto precede rileva l'opportunità di trasmettere
la presente Risoluzione al Governo, per il tramite della Conferenza
dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle
Province autonome, quali osservazioni ai sensi dell'articolo 5,
comma 3, della legge 11/2005, ai fini della formazione della
posizione italiana.
h) Dispone l'invio della presente Risoluzione, al Senato della
Repubblica e alla Camera dei Deputati per l'inoltro alle competenti
Commissioni parlamentari, anche ai fini dell'espressione del parere
di cui al Protocollo n. 2 sull'applicazione dei principi di
sussidiarietà e proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione
europea e sul funzionamento dell'Unione europea;
i) Dispone l'invio della presente Risoluzione alla Giunta della
Regione Emilia - Romagna, per garantire il massimo raccordo tra gli
organi della Regione nello svolgimento delle rispettive attività e
competenze, assegnate dalla legge e dal regolamento;
j) Impegna la Giunta ad assicurare un'adeguata informazione sul
pacchetto di proposte di regolamento presentate dalla Commissione
europea recanti il quadro legislativo della Politica agricola comune
(PAC) per il periodo 2014-2020, informando le competenti Commissioni
assembleari circa le modalità e i contributi concreti della
partecipazione della Regione Emilia-Romagna al processo decisionale
e le iniziative assunte nelle opportune sedi nazionali ed europee;
k) Dispone inoltre l'invio della presente Risoluzione ai
parlamentari europei eletti in Emilia - Romagna e ai membri emiliano
-romagnoli del Comitato delle Regioni, al Network sussidiarietà del
Comitato delle Regioni, alle Assemblee legislative regionali
italiane ed europee per favorire la massima circolazione delle
informazioni sulle attività di partecipazione alla fase ascendente.
Approvata all'unanimità nella seduta del 9 novembre 2011, ai sensi
dell'articolo 38, comma 4 del Regolamento interno e dell'articolo 6,
comma 2 della legge regionale n. 16 del 2008.