Testo
Verbale n. 5
Seduta del 9 febbraio 2012
Il giorno giovedì 9 febbraio 2012 alle ore 10.00 si è riunita presso
la sede dell'Assemblea Legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50,
la Commissione Territorio Ambiente Mobilità, convocata con nota
Prot. n. 4562 del 06/02/2012.
Partecipano alla seduta i Commissari:
Cognome e nome Qualifica Gruppo Voto
ZOFFOLI Damiano Presidente Partito Democratico 5 presente
BERNARDINI Manes Vicepreside Lega Nord Padania 4 presente
nte Emilia e Romagna
MARANI Paola Vicepreside Partito Democratico 4 presente
nte
ALESSANDRINI Componente Partito Democratico 2 presente
Tiziano
BARTOLINI Luca Componente PDL- Popolo Della 1 assente
Libertà
BAZZONI Gianguido Componente PDL- Popolo Della 2 presente
Libertà
BIGNAMI Galeazzo Componente PDL- Popolo Della 4 assente
Libertà
CASADEI Thomas Componente Partito Democratico 2 presente
DONINI Monica Componente Federazione Della 2 presente
Sinistra
FAVIA Giovanni Componente Movimento 5 Stelle 2 presente
Beppegrillo.it
FERRARI Gabriele Componente Partito Democratico 5 presente
FILIPPI Fabio Componente PDL- Popolo Della 4 presente
Libertà
MANDINI Sandro Componente Italia Dei Valori 3 assente
MAZZOTTI Mario Componente Partito Democratico 2 presente
MEO Gabriella Componente Sinistra Ecologia e 2 presente
Libertà - Idee Verdi
MORI Roberta Componente Partito Democratico 2 assente
NOE' Silvia Componente UDC- Unione Di Centro 1 presente
PARIANI Anna Componente Partito Democratico 2 presente
RIVA Matteo Componente Misto 1 assente
Sono presenti i consiglieri: Mauro MANFREDINI in sostituzione
parziale di BERNARDINI.
Sono altresì presenti: Paola GAZZOLO (Assessore Sicurezza
territoriale, difesa del suolo e della costa, protezione civile);
Gian Carlo MUZZARELLI (Assessore Attività produttive, piano
energetico e sviluppo sostenibile, economia verde, edilizia,
autorizzazione unica integrata).
Hanno partecipato ai lavori della Commissione: A. Zucchini (Resp.
Serv. Cultura, Sport); C. Belluzzi (Serv. Cultura, Sport); S.
Lipparini (Serv. Affari legislativi e qualità dei processi
normativi); L. Draghetti (Resp. Serv. Opere e lavori pubblici.
Legalità e sicurezza. edilizia pubblica e privata); R. Ventura
(Serv. Affari generali, giuridici e programmazione finanziaria -
Progr. territoriale e negoziata); S. Guerra (Agenzia regionale di
Protezione civile); I. Scandaletti (Serv. Informazione e
comunicazione istituzionale).
Presiede la seduta: Damiano Zoffoli
Assiste la Segretaria: Samuela Fiorini
Resocontista: Maria Giovanna Mengozzi
Il presidente ZOFFOLI dichiara aperta la seduta alle ore 10.30.
Sono presenti i consiglieri: Alessandrini, Bazzoni, Casadei, Donini,
Ferrari, Manfredini, Marani e Zoffoli.
Il presidente ZOFFOLI comunica che essendo stata chiesta
un'inversione dell'ordine del giorno da parte di alcuni consiglieri
che stanno arrivando, la seduta inizia con le Proposte di decisione
del Parlamento europeo e del Consiglio sul meccanismo dell'unione di
Protezione Civile. E' presente l'assessore alla Sicurezza
territoriale, difesa del suolo e della costa, Protezione civile,
Paola Gazzolo che ringrazia della partecipazione, nonostante i
giorni di massimo impegno e all'erta.
- Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio su
un meccanismo unionale di protezione civile - COM(2011) 934
definitivo del 20 dicembre 2011.
(Sede consultiva - Parere alla Commissione referente Bilancio,
Affari generali ed istituzionali)
Il presidente ricorda che in sede di sessione comunitaria la
Commissione segnalava interesse e attenzione rispetto a questa
proposta, che è stata puntualmente trasmessa con un documento
tecnico allegato, inviato ai consiglieri. Oggi la Commissione è
chiamata ad esprimere un parere alla Commissione referente Bilancio,
Affari generali ed istituzionali.
La dott.ssa GUERRA dell'Agenzia di Protezione civile spiega che
questa proposta di decisione del Parlamento e del Consiglio europeo
verte sostanzialmente su due tematiche, capisaldi fondamentali, che
sono il meccanismo comunitario per la Protezione Civile e lo
strumento finanziario per la Protezione Civile, che erano
disciplinati da due decisioni del 2007. Questa proposta di decisione
contribuisce a semplificare il quadro normativo proprio perché
rappresenta una sorta di testo unico delle disposizioni contenute in
queste due decisioni del 2007. In sostanza questa proposta di
decisione ha un proprio fondamento giuridico nell'ambito del
Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, che prevede la
creazione, nel settore della Protezione civile, di un meccanismo di
coordinamento e di cooperazione rafforzata tra gli stati membri per
gestire e affrontare un'emergenza: un'emergenza che può essere
praticamente connessa ad eventi naturali, catastrofi naturali o
anche a eventi antropici, connessi cioè all'attività umana.
Questa proposta di decisione, questo meccanismo cosiddetto unionale,
prevede il perseguimento di tre obbiettivi principali: quello di
protezione dalle catastrofi, cercando di prevenire e ridurre gli
effetti delle catastrofi sul territorio; quello di migliorare lo
stato di preparazione dell'Unione europea e quello di agevolare gli
interventi di risposta rapida, in caso soprattutto di catastrofi
gravi.
Per quanto riguarda uno degli obbiettivi principali, quello anche
della prevenzione, occorre evidenziare che tra le azioni che sono
poste da questa proposta di decisione in capo alla Commissione c'è
soprattutto - e questo è un primo elemento su cui la Protezione
Civile regionale ha proposto delle proprie osservazioni - la
predisposizione da parte degli stati membri di piani di gestione dei
rischi. I Piani di gestione dei rischi hanno un equivalente,
nell'ambito del nostro ordinamento, nei programmi di prevenzione e
previsione delle ipotesi di rischio. Questa proposta prevede che gli
stati membri predispongano e attuino questi piani di gestione di
rischi che sono strumenti di studio delle cause dei rischi presenti
sul territorio e strumenti di previsione e di definizione delle
misure atte a ridurre e a mitigare gli stessi rischi. Quella della
predisposizione dei programmi di previsione dei rischi è una
funzione che, nel nostro ordinamento, ripercorrendo la successione
delle leggi nel tempo, è sia in capo allo Stato, sia in capo alle
Regioni, che agli enti territoriali come le Province. Attualmente
con un decreto legislativo del '98 si è riservata allo Stato
soltanto la funzione di dettare dei principi, dei criteri di massima
per la predisposizione di questi programmi di previsione,
prevenzione la cui competenza è delle Regioni. Oggi, quindi, la
competenza legislativa, ma anche operativa è in capo alle Regioni.
La proposta di decisione prevede la predisposizione di questi piani
da parte degli stati membri e il rilievo che si fa e che si cerca di
evidenziare è quello di capire l'impatto, che questa proposta di
decisione potrà avere sulla normativa nazionale su questo specifico
aspetto e sul rapporto della normativa nazionale con la normativa
regionale. Evidenzia che la legge regionale in materia di protezione
civile, la 1 del 2005, prevede espressamente in capo alla Regione la
predisposizione del programma di previsione e prevenzione dei
rischi.
Per quanto riguarda le attività di preparazione e risposta
all'emergenza è da segnalare, per esempio, il compito in capo alla
Commissione europea di istituire il Centro CERE, il cui acronimo sta
per Centro Europeo di risposta alle emergenze, che è appunto una
struttura attiva ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su
sette, che ha sede solo negli stati membri.
Nell'ambito delle attività di preparazione di risposta alle
emergenze non si può ignorare la pianificazione dell'emergenza, che
è un altro strumento previsto, consolidato e praticato nel nostro
Paese, previsto sia a livello normativo che tradotto in pratica a
livello operativo, ma nell'ambito delle attività di risposta alle
emergenze è prevista la mobilitazione, la messa a disposizione di
una serie di risorse da parte degli stati membri, tra cui i moduli
di intervento che sostanzialmente sono caratterizzati da un insieme
di mezzi, di attrezzature e materiali, ed anche da operatori
specializzati in squadre di interventi di soccorso. Su questo punto
anche nella nota è stato importante evidenziare il fatto che
nell'esperienza del Paese praticamente la risposta alle emergenze è
fatta anche attraverso la gestione, la costituzione e
l'organizzazione di una serie di moduli operativi, moduli funzionali
- si pensi ad esempio alla colonna mobile nazionale delle regioni -
di protezione civile, e per quanto riguarda la mobilitazione di
moduli e mezzi succede che se questo sistema è un sistema misto
perché la colonna mobile nazionale, ad esempio, è costituita da
mezzi, da attrezzature, comunque da risorse appartenenti allo Stato,
alle Regioni e agli altri enti territoriali. Nel momento in cui si
dovesse verificare un'emergenza sia al di fuori del territorio
nazionale, ma anche all'interno di un territorio di una regione e si
dovessero mobilitare questi mezzi, il percorso prevede l'attivazione
di questo sistema da parte del Dipartimento nazionale della
Protezione Civile, d'intesa naturalmente con le Regioni che mettono
a disposizione questo tipo di risorse. Dal momento che la proposta
di decisione in esame prevede che gli stati membri possano
condividere mezzi e risorse, si ritiene di evidenziare che il
governo centrale, quando dovesse verificarsi l'occasione di
partecipare anche sotto questo profilo, in qualche modo concordi con
le Regioni interessate questo tipo di partecipazione.
Ultimo punto riguarda l'assistenza finanziaria prevista da questa
proposta di decisione che prevede un intervento sotto forma di
sovvenzioni, di rimborsi spese, di apertura di fondi fiduciari per
finanziare una serie di azioni e di iniziative, azioni che sono sia
di carattere generale che azioni che riguardano proprio le attività
di prevenzione di interpretazione e risposta all'emergenza. Su
questo punto la riflessione che si fa è quella che questa proposta
vada a chiarire, in maniera più dettagliata, le modalità di
erogazione di queste forme di finanziamento perché non è
particolarmente chiaro se l'erogazione dei sostegni finanziari possa
avvenire in via diretta anche nei confronti degli enti territoriali
degli stati membri oppure se il passaggio sia un passaggio diretto
tra i servizi della Commissione e lo stato membro. Sottolinea,
comunque, che questi erano alcuni elementi fondamentali riportati
anche nella nota.
Il presidente ZOFFOLI ringrazia e apre la discussione.
Entra il consigliere Favia.
Il consigliere FERRARI osserva che questo incontro cade in un
momento particolarissimo per il Paese e per l'Emilia-Romagna, visto
la sommatoria di emergenze affrontate - e non ancora finite - e
viste le previsioni. Si tratta di un tema di straordinaria
importanza che dovrebbe essere ben presente ai governi nazionali,
anche se nell'ultimo periodo si è assistito ad un depotenziamento e
a un impoverimento del sistema di protezione civile nazionale. Tutti
hanno seguito la polemica dei giorni scorsi tra il capo della
Protezione civile Gabrielli e il sindaco di Roma: il tema è
importantissimo perché le emergenze di questi ultimi anni e quelle
che potrebbero esserci da qui in poi, a livello europeo e non solo,
saranno sempre più complicate e sempre più difficili; quindi, una
buona organizzazione - che certamente rientra fra i compiti
dell'Unione europea - è un elemento fondamentale per ridurre il
rischio, i danni e anche i morti.
Propone, sulla base di quello che è stato illustrato, che così come
in Italia anche negli altri paesi europei nei quali ci siano regioni
con un sistema di protezione civile avanzato e di qualità - se
l'obiettivo è arrivare ad avere una protezione civile efficiente
efficace a livello europeo - sarebbe buona norma cominciare a
rafforzare e lavorare su quelle protezioni civili locali-regionali
che già funzionano. Su questo tema invita l'assessore e il
presidente Errani, per il ruolo importante che svolge di presidente
della Conferenza Stato Regioni, a fare in modo che quello che
l'esperienza dell'Emilia-Romagna, e magari di qualche altra Regione
- pensa alle Marche o al Veneto -, possa essere una modalità
interessante e già sperimentata e da valorizzare ulteriormente per
arrivare poi a quel sistema integrato degli stati europei che dia
finalmente una risposta coordinata, puntuale e uguale per tutti.
Oggi si sa che quando c'è un'emergenza in alcuni casi arrivano
sostegni anche economici, in altri casi ne arrivano meno, siamo
ancora in una fase abbastanza nebulosa nella gestione complessiva
del sistema europeo; quindi coloro che hanno fatto più esperienza,
hanno programmato meglio, hanno lavorato meglio sia nella
pianificazione che nell'emergenza, devono essere tenuti nella debita
considerazione. Crede che questo sia un lavoro tutto politico che va
fatto a cominciare dal livello nazionale per essere portato, poi, a
livello europeo. Sollecita, quindi, in questo senso perché questo
ruolo di buona pratica -riconosciuto e qualche volta anche un po'
invidiato in giro per l'Italia e non solo - possa essere esportato
non per sentirsi dire bravi (questo interessa poco), ma per poter
dare un contributo positivo a un tema che è rilevantissimo e sempre
più importante.
Il consigliere FAVIA chiede se ci si stia preparando alla potenziale
emergenza dovuta alla neve e, in particolare, come si pensi di
affrontare la situazione post neve, per quanto riguarda
l'irreggimentazione delle acque, non essendoci zone che possano
assorbire e spandere un riflusso di tale portata.
L'assessore GAZZOLO afferma che la proposta va condivisa e
sostenuta, perché è evidente - prende l'esempio del terremoto di
Haiti del 2010 - che in quell'occasione l'Europa ha mostrato in modo
estremamente frammentato la sua capacità d'intervento senza
organicità e capacità di porsi come forza capace di valorizzare e
mettere a disposizione, sia in emergenze internazionali, che in
emergenze specifiche possibili anche nei diversi stati membri il
patrimonio di risorse umane, di mezzi e di esperienze che in realtà
gli Stati membri hanno e dimostrano di avere.
Ricorda che la decisione prevede un'adesione volontaria dei diversi
stati membri a partire dal 2014 e quindi già da questo punto di
vista il primo punto sarà l'adesione dell'Italia a questo nuovo
strumento e dall'altra rispetto all'impatto che ha su alcuni
scenari, su alcune competenze tipiche delle Regioni: gli scenari di
rischio, gli aspetti legati ai finanziamenti e per esempio anche
agli stessi meccanismi di costituzione delle colonne mobili, della
colonna mobile europea, se basata o meno, per esempio,
sull'esperienza italiana che vede una colonna mobile nazionale
incardinata e che fa sue le singole colonne mobili regionali, quindi
parte di mezzi che sono nelle disponibilità delle Regioni entrano
organicamente a far parte della colonna mobile. Concorda con il
consigliere Ferrari, perché sia sul piano nazionale che comunque
nell'impatto che la decisione stessa avrà sugli stati membri, è
evidente quanto sia importante continuare da questo punto di vista a
rafforzare le buone prassi non solo dell'Emilia-Romagna, ma anche di
altri sistemi di protezione civile regionali o della stessa
Provincia autonoma di Trento, per esempio, che in questo momento
anche nella nostra emergenza sta dando grande prova non solo di
capacità di coordinamento delle Regioni, ma anche di fattivo aiuto e
intervento mettendo a disposizione mezzi e uomini tipicamente alpini
anche per il nostro territorio di fronte a cadute di neve imponenti
come quelle che si sono succedute e che arriveranno nei prossimi
giorni. Condivide, quindi, l'importanza che diventi buona prassi,
risorsa europea e crede che questo provvedimento che va nella
direzione di rafforzare la dimensione Europa - un'Europa capace di
essere Europa sinergica, ma anche politica - sia un altro mattoncino
in questo riordino organico della normativa europea che va in questa
direzione.
Entrano i consiglieri Filippi, Mazzotti e Pariani.
Il presidente ZOFFOLI, prima della risposta alla domanda del
consigliere Favia sull'emergenza neve invita ad esprimere il voto
sul parere.
La Commissione esprime, per quanto di competenza, parere favorevole
con 24 voti a favore (PD, FdS), nessun contrario e 12 astenuti (M5S,
PDL, LN), rilevando quanto segue:
Si premette che la proposta di decisione su un meccanismo unionale
di protezione civile ha l'obiettivo di conseguire un efficiente
livello di protezione dalle catastrofi naturali o provocate
dall'uomo, prevenendone o riducendone gli effetti e promuovendo una
cultura di prevenzione, di migliorare lo stato di preparazione
dell'Unione europea in risposta alle catastrofi e, in caso di gravi
catastrofi, di agevolare interventi di risposta emergenziale rapidi
e efficaci. La proposta contribuisce inoltre al processo di
semplificazione dell'attuale quadro normativo accorpando in un unico
testo le disposizioni di cui alle precedenti Decisioni 2007/779/CE,
Euratom Istituzione del meccanismo comunitario di protezione
civile e 2007/162/CE, Euratom Istituzione di uno strumento
finanziario per la protezione civile .
Si sottolinea che:
-
tenuto conto del significativo aumento in questi anni del numero e
della gravità delle catastrofi naturali e provocate dall'uomo, si
condivide l'impostazione della proposta di decisione che evidenzia
l'importanza di un approccio integrato alla gestione delle
catastrofi, in cui l'Unione europea sostiene, coordina e integra
l'operato degli Stati membri, anche con l'obiettivo di potenziare
l'efficacia e il funzionamento della protezione civile a livello
nazionale e locale;
-
con riferimento agli interventi di prevenzione, la proposta di
decisione prevede in capo alla Commissione europea azioni di
miglioramento e condivisione delle conoscenze di base sui rischi;
zonazione del rischio; aggiornamento della panoramica dei rischi;
promozione dello sviluppo ed attuazione da parte degli Stati membri
di piani di gestione dei rischi e sensibilizzazione dell'opinione
pubblica. Più nel dettaglio, il Piano di gestione dei rischi (che
costituirà lo strumento di previsione, stima dell'impatto, messa a
punto ed attuazione di misure di riduzione e mitigazione dei rischi)
dovrebbe essere elaborato da ciascun Stato membro sulla base degli
orientamenti della Commissione e comunicato a quest'ultima entro la
fine del 2016, per garantire una efficace cooperazione nell'ambito
del meccanismo istituito. Considerato che nel nostro Paese il piano
di gestione dei rischi trova corrispondenza nel Programma di
previsione e prevenzione delle ipotesi di rischio, la cui
elaborazione è demandata dalla vigente normativa nazionale alle
Regioni che esercitano la propria competenza legislativa e le
funzioni operative e gestionali, si segnala l'opportunità che il
Governo, in sede di negoziato a livello europeo, monitori e valuti,
coinvolgendo e informando le Regioni, l'impatto che l'approvazione
della proposta di decisione potrebbe avere sull'attuale normativa
statale e regionale, nonché sui meccanismi di funzionamento della
protezione civile;
-
con riferimento alle attività di preparazione e risposta, la
proposta di decisione prevede una serie articolata di misure sia in
capo alla Commissione europea che agli Stati membri, tra cui per
quanto qui rileva, la mobilitazione di moduli e mezzi di risposta
alle emergenze. Poiché nel nostro Paese il sistema di costituzione,
gestione e mobilitazione dei moduli e mezzi di assistenza e di
soccorso, ha una composizione mista e prevede la compresenza di
mezzi e moduli non solo dello Stato, ma anche delle Regioni e di
altri enti territoriali, si rileva che l'eventuale decisione da
parte del Governo italiano, in attuazione di quanto previsto dalla
proposta di decisione, di mettere a disposizione di altri Stati
membri che ne facciano richiesta, moduli e mezzi di risposta
emergenziale che fanno capo alle Regioni, dovrebbe essere
previamente concordata con la o le Regioni interessate;
-
sempre con riferimento alle attività di preparazione e risposta, si
sottolinea l'opportunità di proporre anche a livello europeo, come
modello di riferimento metodologico ed organizzativo, il progetto
Colonna Mobile nazionale delle Regioni , sviluppato in raccordo con
il Dipartimento nazionale di Protezione Civile che, riguardo ai
moduli di assistenza alla popolazione, ha visto negli ultimi anni la
costituzione e l'organizzazione di un insieme di operatori
specializzati e la messa a punto di attrezzature, mezzi e materiali
assistenziali che rispondono a criteri e requisiti standard,
condivisi e definiti di comune accordo, tenuto conto anche della
capacità di intervento, dei risultati conseguiti e dell'esperienza
positiva maturata da alcune Regioni, tra cui l'Emilia-Romagna;
-
Infine, la proposta di decisione prevede in capo alla Commissione
europea il compito di gestire l'assistenza finanziaria conformemente
al Regolamento finanziario. L'assistenza finanziaria potrà assumere
varie forme e dovrà essere gestita nell'ambito di programmi di
lavoro annuali per attività preventivabili, in cui saranno definiti
gli obiettivi perseguiti, i risultati attesi, le priorità, le azioni
da finanziare ed il relativo importo. La misura dei contributi
finanziari dovrà essere determinata in relazione alle diverse
tipologie di azioni. Nel caso delle sovvenzioni, i programmi annuali
di cui sopra indicheranno i principali criteri di valutazione e il
tasso massimo di finanziamento. Con riferimento alle modalità di
assistenza finanziaria, sarebbe opportuno che la proposta di
decisione chiarisse meglio la possibilità di erogazione in via
diretta dei finanziamenti non solo a favore degli Stati membri, ma
anche dei rispettivi enti territoriali, soprattutto se questi
ultimi, come nel caso delle Regioni italiane, sono titolari di
potestà legislativa e funzioni operative in materia di protezione
civile.
L'assessore GAZZOLO risponde al consigliere Favia riguardo
all'emergenza neve confermando che gli sforzi principali sono legati
a governare l'intera emergenza. L'Agenzia regionale ha emesso anche
la fase di preallarme, non solo di attenzione, su tutto il
territorio regionale, in particolare per le zone della Romagna e i
territori che appartengono alle Province di Forlì-Cesena e di
Rimini, per le nuove precipitazioni nevose che sono previste da
questa notte fino a domenica pomeriggio. Crede che su questo non
solo ci sia, e sia visibile a tutti, un buon grado d'integrazione
tra i diversi livelli sia di governo che di enti, che a diverso
titolo devono occuparsi e responsabilmente esercitare le proprie
competenze sull'emergenza. Si riferisce non solo agli enti locali
Regione, Province, Comuni in perfetta integrazione con le
Prefetture, ma anche a tutti gli altri enti che fanno capo alle reti
collegate di distribuzione, compreso telefonia, compreso ferrovia,
Vigili del fuoco, Corpo Forestale dello Stato, tutte le forze
dell'ordine. E' stato decretato lo stato di emergenza sabato scorso
dal Presidente, dopo un vertice in Romagna, ed è stata già assunta
la decisione di mettere a disposizione delle prime risorse, per due
milioni di euro, per affrontare le priorità dell'emergenza. Comunica
che, in questo momento, l'approccio è di questo tipo: da una parte
uscire dall'emergenza e quindi governare tutto il fenomeno, anche
perché si vedrà al termine e complessivamente quale sarà l'impatto e
poi, contestualmente, occuparsi della situazione post emergenza. La
situazione post emergenza vuol dire - sicuramente - sicurezza del
territorio per tutto il tema legato alla portata delle acque e non
solo, anche alle conseguenze che le acque avranno su tutti i
versanti di frana e su questo versante assicura un monitoraggio già
in essere, poi ci sarà tutto l'impatto sulle strade perché è
evidente che la neve lascia impatto anche di altra natura. Riferisce
che il presidente oggi è a Roma per un incontro che ha richiesto,
promosso e ottenuto dal Governo, quindi insieme a Anci, Upi, per
definire anche nel post emergenza tutto ciò che deve essere
modificato rispetto sia alla capacità sia rispetto alle procedure,
alcune procedure che a livello nazionale hanno manifestato tutta la
loro inefficacia (per esempio il gruppo Ferrovie dello Stato). Pensa
che ci siano da affinare anche dal punto di vista procedurale in
emergenza alcuni aspetti, ma poi non solo questi ma tutta la parte
relativa a mettere le Regioni insieme al Paese tutto nella
condizione di poter rispondere sia in emergenza, con adeguate norme
e risorse e poi operare sul versante della prevenzione e quindi
rafforzando sistemi di previsione e di monitoraggio. Al riguardo
crede che in Emilia-Romagna oggi si possa dire di essere nelle
condizioni di traguardare la situazione anche post neve potendo
valutarne le conseguenze, quindi da questo punto di vista, in questo
momento si sta facendo fronte all'emergenza e ci si dota delle
informazioni e dei dati che poi serviranno a valutare lo scenario di
scioglimento. Prima occorre vedere quanta neve cade e ci saranno i
tempi per vedere quale tipo di rilascio e come si scioglierà,
tenendo ben presente che c'è questa situazione post, non solo per le
acque ma anche per le conseguenze preoccupanti anche sui versanti di
frana del nostro Appennino.
Il presidente ZOFFOLI ringrazia l'assessore per la comunicazione
legata all'attualità e procede con i successivi oggetti all'ordine
del giorno.
- Approvazione dei verbali nn. 1, 2 e 4 del 2012.
La Commissione li approva a maggioranza dei presenti con
l'astensione del consigliere Favia (M5S).
Si procede con l'ulteriore oggetto:
2250 - Proposta recante: Programma quadriennale 2012-2015 per
l'insediamento di attività cinematografiche e atto di indirizzo e
coordinamento tecnico ai sensi dell'art. 4 della L.R. 12/06 e
dell'art. 16 della L.R. 20/00. Proposta all'Assemblea legislativa
(delibera di Giunta n. 52 del 23 01 12).
(Sede consultiva - Parere alla Commissione referente Turismo,
Cultura, Scuola, Formazione, Lavoro, Sport)
Il presidente ZOFFOLI introduce precisando che sulla proposta che
andrà in Aula la Commissione è chiamata ad esprimere parere in sede
consultiva alla Commissione referente Turismo, Cultura, Scuola,
Formazione Lavoro e Sport. Da la parola al tecnico dirigente del
Servizio cultura e sport.
La dott.ssa BELLUZZI spiega che il programma quadriennale 2012-2015
non si discosta in modo particolare da quello precedente. Premette
che è un programma fatto in collaborazione tra gli assessorati alla
Cultura e all'Urbanistica. Per quello che riguarda la parte della
cultura, sulla base del precedente piano, si sono fatte delle
considerazioni molto interessanti che hanno portato praticamente a
confermare quello che era stato previsto ovvero: con l'applicazione
della legge 12 non si è verificato quel panorama che alcuni
temevano, cioè l'apertura selvaggia delle multi sale. Anzi,
l'obbiettivo del piano, che è quello di mantenere le piccole sale
dei centri cittadini e anche delle zone montane è stato praticamente
raggiunto. E' stata rivista, però, la pianificazione territoriale,
dal momento che ci sono state delle Province che hanno cambiato la
loro situazione per esempio con l'inserimento dei Comuni della Val
Marecchia. Non avendo, comunque, apportato altre modifiche cede la
parola alla collega dell'urbanistica per la spiegazione delle
modifiche relative a quel settore.
La dott.ssa VENTURA spiega che il nuovo programma ha anche tutta una
parte che riguarda l'urbanistica e in particolare le dotazioni
territoriali che le sale cinematografiche devono avere. Sono state
confermate nel nuovo programma le percentuali di dotazione per
parcheggi e verde, quindi sono state confermate le quantità e i
criteri per calcolare queste quantità ed è stata confermata anche la
quantità di parcheggi pertinenziali privati che ogni sala deve
avere. La modifica, dunque, ha riguardato la possibilità di
realizzare un uso complementare dei parcheggi pubblici e privati e
quindi la possibilità, dove esista una struttura e dove la struttura
cinematografica sia inserita in un contesto plurifunzionale, di
usare lo stesso spazio per parcheggi da parte di più esercizi:
ovviamente devono essere esercizi che hanno un'utenza in orari
differenziati come il classico caso della struttura commerciale di
media e grandi dimensioni insieme alla multisala. Dove esista questa
situazione si è ritenuto opportuno prevedere la possibilità di un
uso complementare, quindi la stessa area di parcheggio al servizio
di più esercizi. Questo deve essere regolato dalla convenzione
urbanistica, in pratica dal piano particolareggiato nel quale il
Comune deve verificare il fatto che sussistano i parcheggi e le
strutture che possano usare la stessa area in orari differenziati e
quindi alla convenzione urbanistica tra il Comune e la sala
cinematografica dovrà essere probabilmente allegato un contratto di
uso comune dell'area di parcheggio. Si è, inoltre, previsto che la
quota di parcheggi pubblici che non viene realizzata, perché
inutile, sia monetizzata e quindi vengano pagati i parcheggi da
parte di chi non li realizza. La finalità di questa modifica è
quella di evitare la costruzione di parcheggi inutili, quindi il
consumo del suolo e maggiori costi per le imprese. Aggiunge che
questo uso complementare era già previsto nella delibera del
Consiglio regionale che riguardava le strutture di vendita di medie
e grandi dimensioni, quindi questo è un adeguamento, un necessario
coordinamento della normativa regionale: quella dei centri
commerciali e quella delle sale cinematografiche perché è chiaro che
la possibilità dell'uso complementare si realizza soltanto dove c'è
questa compresenza di vendita e sale cinematografiche. Nell'atto
deliberativo di approvazione di questo programma è stata inserita
anche una norma di interpretazione autentica, dove si chiarisce che
questa complementarietà d'uso può essere applicata anche alle sale
cinematografiche che sono in fase di realizzazione.
Entra la consigliera Noè.
Il consigliere FAVIA chiede per quanto riguarda l'insediamento di
multi sale a che periodo ci si stia riferendo, se dal momento in cui
è stata approvata la legge ad oggi.
La dott.ssa BELLUZZI precisa che occorre tenere presente che al
momento dell'entrata in vigore della legge erano già state date
delle autorizzazioni da parte del Ministero, che all'epoca aveva la
competenza.
Il consigliere FAVIA aggiunge che crede che il tema non sia
l'autorizzazione all'apertura, ma sia legato alla pianificazione
urbanistica. Si sa che la competenza è anche regionale su questo
tema, al di là dell'autorizzazione in sé. Chiede di specificare
l'anno di passaggio alla Regione come competenza.
La dott.ssa BELLUZZI risponde che la legge regionale è andata a
regime nel 2007 e, infatti, è stato realizzato il primo piano
quadriennale.
Il consigliere FAVIA chiede sul tema delle mono sale che non sono
attive pur avendo ancora quel tipo di destinazione se esista il dato
effettivo, perché pensa che sia interessante. Dice di voler capire
anche per fare un'analisi su quello che si potrebbe fare con queste
sale, come riutilizzarle e capire quale sia il numero di mono sale
inattive. Attualmente ci sono multi sale che si sono insediate,
pensa che ci sia una multi sala che fa riferimento alla legge
regionale, che è quella di Mirandola.
La dott.ssa BELLUZZI risponde che l'iter per questa multi sala non è
stato ancora autorizzato. Il quadro fatto si riferisce allo stato
attuale, quello autorizzato.
Esce il consigliere Bazzoni.
Il consigliere FAVIA osserva che si riferiva alla sala di Mirandola
perché tutto l'iter è partito dal nuovo percorso indicato dalla
legge, poi si vedrà se sarà autorizzata o meno.
Sul tema, invece, dell'urbanistica - che più interessa - questa è
una modifica quasi, come dire, dovuta, però c'è un tema che forse è
mancato a monte e proprio perché si sta parlando di modifica
urbanistica andrebbe esaminato. Dotando queste strutture di ampi
parcheggi è chiaro che queste strutture sono immesse nella
situazione di fare una concorrenza altissima alle mono sale che
sviluppandosi in contesti urbani consolidati non hanno la
disponibilità di questi parcheggi. Ritiene che, in questo senso, la
Regione avvantaggi le multi sale e l'uso del mezzo privato. Dice di
non capire perché per fare un cinema ci vogliano -visto che esiste
un sistema di trasporto pubblico, che può essere anche declinato in
diversi orari - perché si debba avere sempre questa mentalità che
dove c'è un punto di concentrazione di massa ci debba arrivare il
mezzo privato. Obietta soprattutto questo ragionamento nel piano,
che segue ancora questa logica. Non ha senso affermare di
salvaguardare le mono sale e creare delle situazioni per cui
l'utente che cerca la comodità e la velocità alla fine oltre ad una
pluralità di schermi nella stessa multi sala, si trova anche il
parcheggio comodissimo. E' chiaro che le mono sale non possono
reggere il confronto. Al riguardo chiede se questo sia un atto che
torna direttamente in Giunta o no.
Il presidente ZOFFOLI risponde che l'atto è una proposta
all'Assemblea sul quale la Commissione si esprime in sede
consultiva. Il parere verrà espresso dalla Commissione referente
Turismo, Cultura, Scuola, Formazione Lavoro e Sport e poi trasmesso
all'Aula per la discussione finale.
Il consigliere FAVIA dichiara che vorrebbe arrivasse alla
Commissione referente questa riflessione sull'urbanistica, perché
ritiene sia uno dei temi principali che porta al successo delle
multi sale e alla crisi delle mono sale, proprio quello legato al
parcheggio, alla mobilità. Ci sono paesi che fanno una politica di
mobilità dolce anche per l'accesso a queste strutture e qui si
continua, invece, a sostenere una mobilità pesante d'accesso.
Il consigliere FILIPPI oltre all'affermazione del collega, che
condivide, osserva che esiste anche il problema delle
liberalizzazioni. Non essendoci più limite d'orario per i
supermercati potrebbero venire a coincidere gli orari d'apertura
dell'ipermercato con quelli della multi sala. Chiede se sia stata
presa in considerazione questa ipotesi, perché se gli orari
coincidono può darsi pure ci sia il problema del parcheggio
Esce la consigliera Pariani.
La dott.ssa VENTURA risponde che questo uso complementare è stato
condizionato ad una verifica, cioè il Comune deve verificare che lo
spazio per parcheggi sia libero nell'orario di apertura dei cinema,
altrimenti non è possibile.
Il presidente ZOFFOLI risponde al consigliere Favia che alla
Commissione referente viene trasmesso il parere e che il verbale
contiene i contenuti del confronto. Non essendoci altre richieste
d'intervento, pone in votazione l'oggetto.
La Commissione esprime sulla proposta in oggetto, per quanto di
competenza, parere favorevole con 22 voti a favore (PD, FdS), 10
contrari (M5S, PDL, LN) e 1 astenuto (UDC).
Il consigliere FAVIA afferma che gli piacerebbe poter inviare anche
pareri discorsivi, perché il parere non è una bocciatura o
un'approvazione, è proprio far arrivare, a suo avviso, al di là del
verbale che non verrà mai letto in Commissione, l'idea di una
Commissione su un tema specifico. Non vuole polemizzare, ma
gradirebbe che si riflettesse di più, in futuro, su questo tema.
Il presidente ZOFFOLI prende atto che ci sarebbero molte cose su cui
riflettere a livello istituzionale nelle sedi preposte.
Si passa alla trattazione dei successivi oggetti:
- Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio
sugli appalti pubblici - COM(2011) 896 definitivo del 20 dicembre
2011.
(Sede consultiva - Parere alla Commissione referente Bilancio,
Affari generali ed istituzionali)
- Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio
sulle procedure d'appalto degli enti erogatori nei settori
dell'acqua, dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali -
COM(2011) 895 definitivo 20 dicembre 2011.
(Sede consultiva - Parere alla Commissione referente Bilancio,
Affari generali ed istituzionali)
(v. documentazione inviata ai componenti con nota n. 2589 del
23.01.2012)
Il presidente introduce, evidenziando che si tratta di due proposte
di direttiva europea riguardanti gli appalti nei settori ordinari e
nei settori speciali. Pone in luce che su tali proposte non è stata
elaborata alcuna nota tecnica dal gruppo di lavoro istituito
dall'Assemblea e dalla Giunta, pertanto in questa sede ci si
limiterà ad una mera illustrazione, in seguito alla quale la
Commissione potrà eventualmente formulare osservazioni e proposte
nell'ambito del parere da inviare alla Commissione referente
Bilancio, Affari generali ed istituzionali.
Entra il consigliere Bernardini. Esce il consigliere Ferrari.
Il responsabile del Servizio opere e lavori pubblici, Legalità e
sicurezza, Edilizia pubblica e privata dott. DRAGHETTI illustra le
proposte di direttiva in esame che si propongono di sostituire le
direttive 17 e 18 del 2004 attualmente vigenti. Sottolinea il
percorso partecipativo avviato dal Parlamento europeo sul punto,
percorso iniziato già nel 2011 con la redazione del Libro Verde
sulla modernizzazione della politica dell'Unione Europea in materia
di appalti pubblici. Il Libro Verde raccoglieva, in particolare,
tutta una serie di suggerimenti e proposte provenienti dagli Stati
membri e dai soggetti direttamente interessati dalla normativa sugli
appalti, quali gli enti locali ed il mondo produttivo (associazioni
imprenditoriali e organizzazioni sindacali). Grazie a questo
coinvolgimento sono pervenute da parte degli Stati membri oltre 630
proposte, che hanno messo in evidenza i pro ed i contro delle
discipline proposte.
La normativa che si vorrebbe introdurre ha due obiettivi tra loro
complementari: da un lato, l'incremento dell'efficienza della spesa
nel settore degli appalti per garantire i migliori risultati
possibili in termini di rapporto qualità/prezzo; dall'altro, la
necessità di favorire la partecipazione agli appalti delle piccole e
medie imprese. A tali obiettivi si aggiunge, inoltre, la necessità
che i committenti facciano il miglior uso possibile degli appalti, a
sostegno anche di finalità sociali quali la tutela dell'ambiente,
l'efficienza energetica, il proficuo utilizzo delle risorse, la
lotta contro i cambiamenti climatici, nonché la promozione
dell'innovazione e dell'inclusione sociale.
Con specifico riguardo alla proposta di direttiva sugli appalti nei
settori speciali, evidenzia, infine, che l'Unione europea si è in
larga parte limitata a fornire indicazioni di coordinamento, in
quanto le legislazioni degli Stati membri su tali settori sono molto
diversificate; ciò nondimeno, all'interno della medesima proposta
sono comunque inseriti aspetti normativi cogenti. Nell'ambito della
disciplina dei servizi pubblici è stata peraltro riservata
particolare attenzione al tema della flessibilità delle
amministrazioni aggiudicatrici, così da facilitare la partecipazione
agli appalti delle piccole e medie imprese; in particolare, si è
tenuto conto dell'etica commerciale delle aziende private, cercando
di innervare la disciplina proposta con indicazioni di merito su
questo tema.
Rientra il consigliere Bazzoni.
Il dott. LIPPARINI del Servizio affari legislativi e qualità dei
processi normativi chiarisce che la proposta di direttiva sugli
appalti nei settori ordinari intende sostituire integralmente la
direttiva 18 del 2004 attualmente vigente, raccogliendo le risposte
alle sollecitazioni provenienti dal Libro Verde.
In linea generale, osserva che rispetto alla disciplina vigente il
livello di dettaglio delle norme contenute nella proposta non
diminuisce: nessun ambito risulta deregolamentato, ma piuttosto
vengono disciplinati aspetti prima non considerati.
Le novità più rilevanti contenute nella proposta riguardano:
l'ambito di applicazione; il miglioramento degli strumenti relativi
alla fase di affidamento, nonché alla fase di esecuzione del
contratto; le misure volte a garantire una migliore accessibilità al
mercato degli appalti da parte del sistema delle imprese; il
rapporto tra tutela del mercato e principi di concorrenza con
esigenze sociali e ambientali, gli strumenti previsti per garantire
lo svolgimento di procedure corrette, nonché il sistema di presidio
istituzionale posto a garanzia dell'osservanza delle direttive.
L'ambito generale di applicazione della direttiva risulta ampliato,
in particolare viene sostanzialmente superata la distinzione tra
servizi prioritari di cui all'Allegato 2A e servizi non prioritari
di cui all'Allegato 2B: la proposta di direttiva considera, infatti,
tutti i servizi come prioritari, fatta eccezione per i servizi
sanitari e sociali che conservano un regime speciale. Segnala che
tra i servizi assoggettati ad un regime speciale sono inclusi i
servizi sanitari e sociali di importo superiore a 500 mila euro,
rispetto ai quali si prevede in ogni caso l'applicazione
obbligatoria dei principi di trasparenza e parità di trattamento e
si introduce l'obbligo di far precedere l'affidamento da un bando di
gara.
Riguardo alle soglie, si prevede un innalzamento minimo, in quanto
nel caso di appalti di lavori si passa da 4 milioni 485 mila euro a
5 milioni di euro, per gli appalti di servizi e forniture
aggiudicati da amministrazioni non statali si passa da circa 193 a
200 mila euro, mentre per gli appalti di servizi e forniture
aggiudicati da amministrazioni statali si passa da 125 a 132 mila
euro. L'innalzamento delle soglie è dunque talmente ridotto da non
sottrarre all'ambito di applicazione delle direttive molte
fattispecie.
L'ambito di applicazione delle direttive viene altresì precisato in
merito alla nozione di organismo di diritto pubblico ed in relazione
alle ipotesi di cooperazione istituzionale tra amministrazioni
aggiudicatrici; a quest'ultimo riguardo l'obiettivo è quello di
escludere quelle forme di collaborazione tra pubbliche
amministrazioni di carattere meramente commerciale.
In ordine al miglioramento degli strumenti relativi alla fase di
affidamento, si assiste ad una riduzione dei termini per la
presentazione delle domande di partecipazione e per la presentazione
delle offerte. Vi è, inoltre, una tendenza a promuovere gli appalti
elettronici mediante il passaggio ad una comunicazione interamente
elettronica; l'obiettivo è quello di rendere più agevole l'accesso a
questo tipo di informazioni e quindi la partecipazione alle gare da
parte delle imprese. Un esempio in questo senso è dato dall'obbligo
di rendere disponibile la documentazione di gara sui siti internet.
Entro due anni dall'avvenuto recepimento della direttiva, inoltre,
tutte le amministrazioni aggiudicatrici saranno tenute ad utilizzare
solo mezzi di comunicazione elettronici per tutti gli appalti
comunitari.
Vengono previsti strumenti flessibili e meno gravosi per le
amministrazioni più piccole, in particolare quelle regionali e
locali, tra i quali l'uso dell'avviso di pre informazione come
strumento di indizione di gara, ovvero termini inferiori rispetto a
quelli ordinari per la presentazione delle offerte. Il termine
ridotto per la presentazione delle offerte potrà oltretutto essere
concordato con i candidati e laddove ciò non risulti possibile, si
prevede comunque che lo stesso non possa essere inferiore ai 10
giorni.
Sotto il profilo del rafforzamento della capacità delle stazioni
appaltanti di far fronte all'enorme mole di lavoro da gestire, viene
prevista la messa a disposizione da parte degli Stati membri di
strutture di sostegno tecnico, orientamento e assistenza alle
amministrazioni e alle imprese. In sostanza, non si abbassa il
livello di requisiti e adempimenti richiesti, ma si cerca di
assistere i vari attori del sistema nell'applicazione delle norme.
Vengono disciplinati in modo più puntuale l'attività di
centralizzazione delle committenze, le attività di committenze
ausiliarie offerte sul mercato e gli appalti comuni occasionali.
Segnala che rispetto all'esigenza di favorire l'accesso al mercato
delle piccole e medie imprese non vengono previste a favore di
queste ultime misure premiali o di discriminazione positiva , ma lo
strumento principe è la suddivisione per lotti, così da ridurre il
livello della commessa.
La procedura negoziata senza bando, ovvero la trattativa privata,
risulta completamente confermata e, sotto certi profili, pare essere
ancora più stringente.
La proposta di delibera prevede altresì una maggiore flessibilità
nella distinzione tra criteri di selezione degli offerenti e criteri
di aggiudicazione, in quanto introduce la possibilità di tener
conto, nel caso di offerta economicamente più vantaggiosa relativa
ad appalti di servizi o ad appalti che comportano la progettazione
di lavori, di criteri connessi all'organizzazione, alla qualifica e
all'esperienza del personale incaricato di eseguire il contratto.
Siffatta previsione segna il superamento di quella drastica
distinzione che l'ordinamento comunitario poneva tra criteri
soggettivi di selezione dei concorrenti, attinenti al singolo
candidato, e criteri oggettivi di aggiudicazione, attinenti
esclusivamente all'offerta.
Vengono confermati i tradizionali criteri di aggiudicazione,
tuttavia mentre nella formulazione attuale si fa esclusivo
riferimento al prezzo più basso, nella nuova formulazione vengono
introdotti concetti quali il costo del ciclo di vita , volto a
tener conto, oltre che del prezzo, anche dei costi d'uso (consumi,
manutenzione, smaltimento, costi ambientali). Inoltre, viene
riconosciuta agli Stati, non più alle singole stazioni appaltanti,
la facoltà di prevedere che determinate tipologie di contratti siano
aggiudicati secondo il criterio dell'offerta economicamente più
vantaggiosa.
Un'ulteriore rilevante novità è rappresentata dalla disciplina
relativa alle modifiche del contratto in corso di esecuzione, ovvero
alle varianti in corso d'opera: l'ordinamento comunitario fino ad
ora non si era, infatti, mai occupato della fase di esecuzione,
limitandosi a regolare esclusivamente la procedura che conduce
all'individuazione del contraente. L'art. 72 della proposta di
direttiva disciplina, dunque, per la prima volta la variante in
corso d'opera, prevedendo che laddove quest'ultima abbia carattere
sostanziale si debba provvedere al riaffidamento mediante una nuova
procedura di gara. Lo stesso articolo disciplina altresì le varianti
non sostanziali, nonché la variante sostanziale dovuta a circostanze
imprevedibili, rispetto alla quale non si impone l'indizione di una
nuova gara. Sulla variante sostanziale imprevedibile si prevede un
limite quantitativo, in virtù del quale la stessa non può superare
il 50% del contratto originario, nonché l'obbligo di pubblicare le
notizie ad essa relative sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione
Europea, così da consentire una sorta di controllo sociale diffuso.
La proposta di direttiva disciplina altresì i casi di modifica
soggettiva del contraente, ovvero le fattispecie in cui siffatte
modifiche non implicano una modifica sostanziale del contratto (come
nel caso di ristrutturazione aziendale o di cessione d'azienda).
La disciplina del subappalto non subisce ulteriori restrizioni, né
vengono previste misure di premialità per gli appaltatori che
subappaltano. Una novità è invece rappresentata dalla previsione del
pagamento diretto del subappaltatore da parte della stazione
appaltante su richiesta di quest'ultimo, quale misura volta ad
agevolare la partecipazione agli appalti da parte delle piccole e
medie imprese.
Rispetto all'obiettivo di garantire una migliore accessibilità al
mercato degli appalti, da un lato, si prevede un ampio ricorso ai
sistemi delle autocertificazioni e del controllo sul suolo
aggiudicatario, dall'altro si introduce un limite al fatturato, il
quale, salvo casi eccezionali debitamente giustificati, non può
superare il triplo del valore dell'appalto. Inoltre, sempre nella
medesima ottica, si prevede un alleggerimento degli oneri
documentali mediante l'impiego di banche dati, la futura creazione
di un passaporto europeo uniforme per gli appalti pubblici che
comprovi il possesso dei requisiti, nonché la suddivisione della
domanda pubblica in lotti. Attraverso i raggruppamenti temporanei di
imprese e la suddivisione in lotti della commessa si cerca di
contemperare l'esigenza di porre in essere economie di scala, quale
vantaggio per l'amministrazione, con l'accessibilità agli appalti da
parte delle piccole e medie imprese. In sostanza, la logica è quella
di eliminare le discriminazioni negative gravanti sui soggetti
imprenditoriali deboli, non creando al contempo discriminazioni
positive in loro favore. L'articolo 44 della proposta di direttiva,
dedicato appunto alla suddivisione in lotti, contiene disposizioni
già previste nell'ordinamento interno, ma maggiormente puntuali,
prevedendo ad esempio che, per tutti gli appalti comunitari di
lavori e per gli appalti comunitari di servizi e forniture di
importo comunque non inferiore a 500 mila euro, la mancata
suddivisione debba essere motivata.
Allo scopo di contemperare la tutela del mercato con le esigenze
sociali ed ambientali, si cerca di valorizzare il criterio dei costi
del ciclo di vita, il criterio dell'offerta economicamente più
vantaggiosa, l'impiego delle specifiche tecniche da esprimere in
termini prestazionali o di requisiti funzionali, le etichette
europee e le condizioni di esecuzione; l'attenzione è pertanto
sempre rivolta ad elementi relativi al processo di produzione o
all'offerta.
Per quanto riguarda gli appalti riservati ad determinato gruppo di
operatori economici, la novità più rilevante è costituita dal fatto
che mentre la disciplina vigente fa riferimento soltanto
all'inserimento di lavoratori con disabilità, la disciplina
contenuta nella proposta di direttiva prevede l'integrazione sociale
dei lavoratori svantaggiati.
In merito agli strumenti di presidio istituzionale, infine, viene
prevista l'istituzione obbligatoria da parte degli Stati membri di
un unico organo nazionale indipendente di vigilanza pubblica, che
nell'ordinamento italiano dovrebbe essere rappresentato
dall'Autorità di vigilanza dei contratti pubblici. A tale organo
vengono demandati il monitoraggio statistico informativo, il
controllo sull'applicazione delle norme relative agli appalti
pubblici da parte delle amministrazioni aggiudicatrici, la
consulenza legale a favore di queste ultime, la formulazione di
pareri di interesse generale, nonché l'esame dei reclami provenienti
da cittadini e imprese. Segnala, in particolare, l'obbligo per le
amministrazioni aggiudicatrici di trasmettere all'organo di
vigilanza il testo completo dei contratti di fornitura e servizi
superiori ad un milione di euro e dei contratti di lavori superiori
a 10 milioni di euro. L'articolo 84, paragrafo 7, dispone altresì
che l'organo di vigilanza debba garantire l'accesso gratuito,
illimitato e diretto ai contratti in parola, senza che il
richiedente debba dimostrare alcun interesse diretto o indiretto.
Escono i consiglieri Bazzoni, Donini e Noè. Rientra il consigliere
Ferrari.
La consigliera MARANI domanda quali siano i tempi e le modalità
previsti affinché la legislazione italiana si conformi alle nuove
norme e se la proposta di direttiva elimini le gare al massimo
ribasso. Chiede, infine, se il riaffidamento del contratto mediante
l'indizione di una nuova gara in caso di varianti sostanziali
rappresenti una misura prescrittiva.
Il dott. LIPPARINI risponde che, qualora la proposta di direttiva
dovesse essere approvata nella formulazione attuale, gli Stati
membri saranno tenuti a provvedere al relativo recepimento entro il
30 giugno 2014. Nel caso in cui non si ottemperi all'obbligo di
recepimento, risulteranno ciò nondimeno direttamente applicabili
all'interno delle legislazioni nazionali le norme cosiddette
autoesecutive, ovvero quelle disposizioni aventi un contenuto chiaro
e preciso, cioè tali da non richiedere l'emanazione di ulteriori
provvedimenti attuativi. Chiarisce che la proposta di delibera non
elimina le gare al massimo ribasso, ma affianca a questo criterio di
aggiudicazione quello dell'offerta economicamente più vantaggiosa.
La dott.ssa ATTILI del Servizio legislativo e qualità della
legislazione precisa ulteriormente che la direttiva in esame è
ancora in fase di proposta e che l'iter per la relativa
approvazione, ovvero la negoziazione a livello europeo in sede di
Parlamento e Consiglio (che in questo caso operano in codecisione),
non terminerà prima della fine del 2012. Il termine per il
recepimento è contenuto nella stessa direttiva e, qualora gli Stati
non dovessero provvedere tempestivamente, le disposizioni
sufficientemente dettagliate entreranno in vigore automaticamente
alla scadenza del medesimo.
Entra il consigliere Defranceschi. Rientra la consigliera Donini.
La consigliera MARANI chiede se la Commissione sia competente a
formulare in questa fase osservazioni sulla proposta di delibera.
La dott.ssa ATTILI risponde che, secondo la procedura vigente, le
commissioni competenti per materia hanno la facoltà di formulare
rilievi nell'ambito dei rispettivi pareri, tuttavia l'elaborazione
di osservazioni fa capo alla Commissione Bilancio, Affari generali
ed istituzionali, quale commissione competente ad adottare la
risoluzione. Sottolinea che la Commissione Territorio, Ambiente,
Mobilità aveva individuato gli atti in esame per gli aspetti di
propria specifica competenza e che dall'analisi effettuata anche dai
tecnici della Giunta sono emerse considerazioni più generali.
Evidenzia peraltro che la competenza in materia della commissione
Bilancio, Affari generali ed istituzionali non si esaurisce nella
sola adozione della risoluzione, investendo anche il merito
dell'atto.
Il presidente ZOFFOLI evidenzia che la Commissione Territorio,
Ambiente, Mobilità non ha di fatto osservazioni da fare sul punto,
conseguentemente il relativo parere consisterà nella presa d'atto
delle proposte di direttiva illustrate.
Il consigliere FAVIA domanda se l'eventuale entrata in vigore della
nuova direttiva sugli appalti possa determinare l'illegittimità
degli accordi tra amministrazioni pubbliche e privati di cui
all'art. 18 L.R. 20/2000, i quali normalmente superano le soglie
individuate a livello europeo.
Il dott. DRAGHETTI sottolinea che occorre distinguere tra ciò che
rientra nella casistica dei contratti pubblici e ciò che invece ne
resta escluso: i contratti di cui all'art. 18 sono, infatti,
soggetti ad un regime diverso rispetto a quello vigente per i
contratti scaturenti da appalti pubblici. A livello nazionale il
riferimento è il codice dei contratti, ossia il D.lgs. 163/2006, il
quale definisce le tipologie contrattuali cui si applicano le
relative disposizioni ed elenca gli adempimenti facenti capo in
questo caso alle amministrazioni aggiudicatrici. Nel caso di
contratti stipulati nell'ambito di una rapporto di convenzione
relativo all'edilizia privata, il regime è completamente diverso
rispetto a quello degli appalti e solo in relazione alle prestazioni
dell'accordo realizzate dal pubblico, la stazione appaltante sarà
tenuta ad osservare le procedure di gara previste dal codice dei
contratti. In definitiva, sottolinea come le diverse fattispecie
vadano valutate caso per caso.
Il consigliere FAVIA evidenzia che nel momento in cui il Comune
mette un privato nelle condizioni di urbanizzare attraverso la
costruzione di un'opera pubblica, come ad esempio una strada, ciò si
traduce, seppur indirettamente, in una commessa pubblica.
Il dott. DRAGHETTI chiarisce che la questione sollevata dal
consigliere Favia riguarda il tema degli oneri a scomputo, tema
disciplinato da diverse discipline succedutesi nel tempo. In virtù
della normativa europea, allo Stato italiano è stato imposto di
adeguarsi con uno dei tanti decreti modificativi del codice dei
contratti, il quale ha previsto che anche le opere di urbanizzazione
di oneri a scomputo debbano essere realizzate dal privato in
ottemperanza alla disciplina dettata dal codice dei contratti.
Attualmente, ai sensi di uno degli ultimi decreti emanati sul tema
dello sviluppo, è stata riconosciuta al privato la facoltà di non
adeguarsi alla normativa in materia di appalti per le sole opere che
non superano la soglia di un milione di euro.
Rientra la consigliera Pariani.
Terminata la discussione, il presidente ZOFFOLI domanda alla
commissione di esprimere un parere sulle due proposte di direttiva
illustrate.
La Commissione, con distinte votazioni d'identico risultato, esprime
per quanto di competenza parere favorevole, non ravvisando la
necessità di formulare alcuna osservazione ai sensi dell'articolo 38
del regolamento, con 18 voti a favore (PD, FdS), nessun contrario e
10 astenuti (M5S, PDL, LN).
Si passa alla trattazione dell'ultimo punto all'ordine del giorno:
2048 - Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: Riforma della
legge regionale 18 maggio 1999, n. 9 recante disciplina della
procedura di valutazione dell'impatto ambientale (delibera di
Giunta n. 1688 del 21 11 11).
Relatore consigliera Monica Donini
(Discussione generale)
Il presidente ZOFFOLI introduce brevemente ricordando che, in
seguito all'udienza conoscitiva del 26 gennaio, stanno arrivando
osservazioni e proposte che vengono trasmesse ai consiglieri a cura
della segreteria della Commissione. Apre la discussione generale
sulla proposta di legge.
Il consigliere FAVIA comunica la presentazione da parte del suo
gruppo di uno specifico progetto di legge.
Il presidente ZOFFOLI informa che, come prevede il Regolamento, si
dovrà provvedere all'abbinamento tra i due progetti e a rinominare
il relatore.
Il consigliere FAVIA afferma che da parte sua non c'è l'intenzione
di cambiare il relatore.
Il presidente ZOFFOLI ringrazia per la precisazione e chiarisce che
comunque ci si dovrà esprimere formalmente con un voto e scegliere
il testo base.
Il consigliere FAVIA chiede chiarimenti rispetto alla possibilità
d'inserire nell'impianto della proposta in discussione la
valutazione d'impatto sanitario.
La relatrice consigliera DONINI afferma che tecnicamente l'arch. Di
Stefano sarà in grado di dare una risposta. Spiega che la VIS -
valutazione d'impatto sanitario - è attualmente in fase sperimentale
e l'Emilia-Romagna, sulla base di un progetto finanziato anche dal
Ministero, sta concorrendo a questa sperimentazione, per cui ancora
non c'è una procedura standard verificabile o normata dal punto di
vista nazionale e questo può essere, in questa fase, una difficoltà.
La sperimentazione non si è ancora conclusa, c'è molto interesse a
considerare, nell'elenco degli impatti, quello sulla salute - uno
degli impatti più importanti da prevedere e prevenire - il modo di
definire, dal punto di vista procedurale, un procedimento di VIS è
al momento difficile, mancando una norma di riferimento. La
normativa che si sta cambiando a livello regionale è un'altra e ha
come primo obiettivo quello di adeguare l'ordinamento regionale,
anche dal punto di vista formale, alle recenti innovazioni
intervenute a livello statale, a seguito dell'entrata in vigore del
cosiddetto Codice ambiente e delle sue successive modifiche e vede
difficoltà tecniche ad inserire dentro a questo impianto la
procedura di VIS. Anche sulla base di un pacchetto di osservazioni
pervenute da parte dell'Azienda sanitaria di Bologna si valuterà,
comunque, insieme ai tecnici quanto sia possibile collocare in
questa proposta della parte relativa alla VIS.
Entra la consigliera Meo. Esce il consigliere Alessandrini.
L'arch. DI STEFANO ricorda che dalla Direttiva europea alle norme
nazionali la valutazione degli impatti sulla salute è uno dei
contenuti necessariamente da prendere in considerazione nella
valutazione d'impatto ambientale, tant'è vero che è richiamato
all'art. 4, comma 4, lett. b) del D.Lgs 152 del 2006 a cui rinvia
direttamente il progetto di legge in discussione. Formalmente,
quindi, la valutazione d'impatto ambientale dovrebbe prendere in
considerazione anche gli impatti sulla salute. Mette in evidenza,
come tra l'altro fatto anche dall'Azienda sanitaria di Bologna, che
negli studi d'impatto ambientale che sono stati esaminati, la
valutazione degli impatti sulla salute normalmente è sottovalutata e
non sviluppata in modo adeguato. Solo recentemente si stanno
iniziando a verificare quali sono i meccanismi tecnici da mettere in
campo per valutare gli effetti sulla salute. Invita a tener conto
della difficoltà in generale di studiare ed evidenziare gli effetti
sulla salute, perché sono da prendere in considerazione non
semplicemente gli effetti immediati e diretti, ma anche gli effetti
di lunghissimo termine. Gli esami epidemiologici che tentano di
individuare le cause di alcune malattie, per essere minimamente
credibili, devono durare trent'anni quindi, o esistono basi
scientifiche a supporto o altrimenti è molto difficile. Fa l'esempio
del divieto, in Italia, di utilizzare prodotti contenenti amianto
perché è stato scientificamente provato, sulla base di studi
epidemiologici, che una singola fibra di 0.1 micron di lunghezza di
amianto è in grado di causare il cancro ai polmoni: è stata presa
questa decisione dopo anni di uso molto diffuso di questo materiale
e studiandone gli effetti ex post. Nel mondo esistono pochi esempi
di analisi sui prodotti da immettere sul mercato ed è soprattutto la
Food and Drug Administration statunitense che sottopone, alcuni
materiali, i farmaci e i cosmetici, ad un'analisi d'impatto con
delle sperimentazioni su animali o simulate, per verificare gli
effetti. Di solito su queste due tipologie di prodotti fa fede
quello che dice la Food and Drug Administration in tutto il mondo,
con qualche problema perché per esempio ha detto che la soia
geneticamente modificata può essere utilizzata, mentre in Italia e
in altri Paesi europei è vietata. Spiega che è complicato trovare
gli strumenti tecnici e che c'è un'arretratezza tecnico-scientifica
da superare in questa materia. Nel merito della valutazione
d'impatto sanitario bisognerebbe studiare quali sono le procedure,
le tecniche da mettere in atto. Non basta dire VIS per poterla fare,
bisogna dire in modo molto dettagliato quali sono le procedure, le
competenze e le tecniche da utilizzare.
Il consigliere FILIPPI chiede maggiori chiarimenti rispetto al tema
dell'amianto, se cioè si tratti di una normativa solo a livello
italiano o anche di altri paesi.
L'arch. DI STEFANO risponde che si tratta sicuramente di una
normativa italiana e di pochi altri stati europei, per esempio la
Germania.
Il consigliere FAVIA ringrazia per la risposta tecnica, ma
politicamente è intollerabile e inaccettabile. Non si può pensare, a
suo parere, di aver vietato l'amianto sulla pelle di centinaia di
persone morte di mesotelioma , perché non si può andare avanti
pensando che tra trent'anni si potrà sapere se qualcosa è o no
nocivo alla salute. Pensa, infatti, che l'approccio debba essere
completamente diverso, partendo da un presupposto semplice: se
semini veleni, raccogli malattie . Nel momento in cui ci sono
sostanze neuro tossiche, in una pianura avvelenata, si sa che una
serie d'impianti - come gli insalubri di prima classe - che
producono queste sostanze, vanno a peggiorare la salute dei
cittadini. Crede non si possa continuare a ignorare questi problemi,
facendo andare avanti interessi economici privati che, come per
esempio nel caso degli inceneritori, non sono interventi obbligati,
ma ci sarebbero anche altre soluzioni. Ritiene si debba far pesare
anche la valutazione sanitaria, che in alcuni stati europei già
esiste, della quale l'Emilia-Romagna è capofila di un progetto
sperimentale e della quale si potrebbe avere un protocollo da
aprire. Pensa che - assolutamente - questa procedura vada prevista
in questa legge che si sta modificando. Auspica, essendo quello
della salute dei cittadini uno tra i temi di maggiore importanza,
che ci sia convergenza, nel momento in cui si affronterà
l'articolato, su un percorso che vada nella direzione fondamentale
di iniziare a prevedere questo tipo di valutazione.
Il consigliere BERNARDINI condivide quanto affermato dal collega
Favia in quanto ritiene necessario e fondamentale iniziare questo
percorso, pur in presenza di un'insufficiente letteratura medica su
alcuni passaggi contestati - pensa per esempio ai danni alla salute
da impianti eolici, in cui spesso ci si è trovati a disquisire in
mancanza di una risposta certa ed inequivocabile - mantenendo però
la discussione che deve accompagnare anche la valutazione d'impatto
ambientale, lasciando una finestra aperta per future
riconsiderazioni di quelli che possono essere eventuali impianti che
si vanno a collocare. Ritiene sia oggi una scelta coraggiosa e che
guarda al futuro, senza preoccuparsi di ciò che manca oggi, riuscire
a mantenere, all'interno di un quadro normativo, una finestra di
questo tipo.
Esce il consigliere Bernardini.
Il consigliere FILIPPI osserva che per certe importanti strutture
pubbliche forse l'impatto sanitario è più importante dell'impatto
ambientale.
Il consigliere FAVIA chiede chiarimenti circa le modalità di
svolgimento del dibattito.
Il presidente ZOFFOLI invita a chiudere almeno il dibattito sul
punto relativo all'impatto sanitario prima di affrontare altre
problematiche.
L'arch. DI STEFANO aggiunge che già la legge 9 prevedeva la
valutazione degli effetti sulla salute relativamente ai progetti
sottoposti alla valutazione d'impatto ambientale e nella Conferenza
dei servizi è sempre stata invitata l'Azienda USL, che dava il suo
contributo. Inoltre, nel programma dell'Assessorato alla sanità -
Direzione sanitaria della Regione si prevede di rendere
normativamente efficace la VIS, al termine della sperimentazione
che si sta conducendo.
Rientrano i consiglieri Alessandrini e Bernardini. Esce il
consigliere Filippi.
La relatrice consigliera DONINI si dice disponibile a una verifica e
a un confronto con i diversi assessorati che si devono occupare, da
un punto di vista tecnico, del tema, condividendo - comunque -
l'obiettivo politico della tutela della salute. Il tema della VIS è
delegato al Piano triennale sulla prevenzione dell'Agenzia sanitaria
regionale che ha attivato questa sperimentazione e, nel mese di
aprile, dovrebbe essere disponibile il relativo pacchetto
procedurale . Nelle osservazioni presentate dall'Azienda sanitaria
di Bologna vengono rappresentate le difficoltà che esistono in
questa fase di sperimentazione e si propone di utilizzare l'art. 21
della proposta in discussione, relativo all'organizzazione delle
Conferenze dei servizi, suggerendo la necessità di una maggiore
chiarezza per quanto riguarda l'obbligatorietà del coinvolgimento
delle Aziende sanitarie. Nel merito di questo aspetto specifico si
entrerà nel momento dell'esame dell'articolato, tenendo conto anche
di eventuali emendamenti. Evidenzia che si tratta di un problema
complicato dal punto di vista tecnico-formale, perché ancora non
esiste una procedura standard normata a livello nazionale, il quadro
della valutazione d'impatto sanitario è demandato, anche dal quadro
nazionale, ad analisi epidemiologiche (che prevedono grandi numeri,
la statistica e tempi lunghi). Questo limita le Regioni ad inserire
norme che, in qualche modo, cambino la ricerca epidemiologica, in
ambito di impatto sulla salute. Invita a fare in modo di rafforzare
e fare emergere nella norma in esame - anche attraverso proposte
emendative che verranno valutate con attenzione - i progressi che,
nell'ambito della VIS, in Emilia-Romagna si stanno facendo, grazie
alla sperimentazione.
Il consigliere FAVIA osserva che ciò che ha portato, in Italia, a
bandire la produzione d'amianto è stato anche la comparsa di un
tumore particolare e, in questi casi, l'epidemiologia riesce a
trovare delle correlazioni a livello statistico. Afferma che in una
zona particolarmente grigia come la Pianura Padana, nella quale c'è
un'alta estensione di patologie tumorali, se la patologia tumorale
collegata all'emissione inquinante è una patologia diffusa è
difficile creare la correlazione: per questo occorre ribaltare la
questione. Sottolinea che in presenza di una letteratura scientifica
indiscussa che da anni sostiene che determinati inquinanti
danneggiano la salute in generale - per esempio le PM10 o gli ossidi
d'azoto - e si sa che la Pianura Padana è particolarmente inquinata
in percentuale da questi agenti, è evidente che continuare a
consentire impianti che immettono in atmosfera queste sostanze non
può che peggiorare lo stato di salute dei cittadini
emiliano-romagnoli. Invita a non ragionare solo in termini di
mortalità o di patologie gravi e cercare, almeno, per quanto
riguarda le ripercussioni ambientali e sanitarie, di non peggiorare
la situazione esistente. Ritiene che si possa lavorare
sull'articolato in questa direzione.
Esce il consigliere Bernardini.
L'assessore MUZZARELLI evidenzia che il progetto di legge in
discussione ha come obiettivo quello di modificare una legge
regionale esistente inserendo le innovazioni legislative nazionali e
tenendo d'occhio il dibattito europeo per rendere più operative e
funzionali le procedure obbligatorie di VIA. Fa presente che la
Giunta vuole discutere questo provvedimento ed entrare nel merito
dello stesso.
La relatrice consigliera DONINI spiega che la VIA serve a garantire
l'applicazione delle norme di tutela e prevenzione che altri
strumenti mettono in campo: la proposta di legge in discussione si
occupa di procedure, questi sono i confini di quanto è competenza
regionale rispetto allo Stato. Non è con la riforma della VIA che
possono essere inseriti nuovi vincoli in ambito ambientale e
sanitario.
Esce il consigliere Mazzotti.
Il consigliere FAVIA concorda su questo punto. Aggiunge, comunque,
che il progetto di legge oggi presentato dal suo gruppo sul tema
della VIA è diretto ad aprire un dibattito più ampio in sede
assembleare rispetto al progetto presentato dalla Giunta. Ritiene
che, ferma restando la legittimità tecnico-amministrativa di un atto
o di un intervento, cambiare la procedura significhi anche fare
tutto il possibile per tutelare gli interessi coinvolti, tenuto
conto che i campi non sono rigidi. Auspica che, su un tema delicato
come la tutela della salute si possa essere più elastici. Si tratta
di mettere la Conferenza dei servizi nelle condizioni di poter
tirare le somme e fornire un quadro sull'impatto ambientale - che
determina anche la qualità della salute - che consenta di decidere,
avendo presente il quadro generale.
L'assessore MUZZARELLI ribadisce: Vogliamo fare una legge che sia
approvata dal Governo e staremo dentro a questo percorso .
La seduta termina alle ore 12.40.
Approvato nella seduta dell'1 marzo 2012.
La Segretaria Il Presidente
Samuela Fiorini Damiano Zoffoli