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Legislatura IX - Commissione III - Verbale del 09/02/2012 antimeridiano

    Testo

                                Verbale n. 5
    Seduta del 9 febbraio 2012
    Il giorno giovedì 9 febbraio 2012 alle ore 10.00 si è riunita presso
    la sede dell'Assemblea Legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50,
    la Commissione Territorio Ambiente Mobilità, convocata con nota
    Prot. n. 4562 del 06/02/2012.
    Partecipano alla seduta i Commissari:
    Cognome e nome Qualifica Gruppo Voto
    ZOFFOLI Damiano Presidente Partito Democratico 5 presente
    BERNARDINI Manes Vicepreside Lega Nord Padania 4 presente
    nte Emilia e Romagna
    MARANI Paola Vicepreside Partito Democratico 4 presente
    nte
    ALESSANDRINI Componente Partito Democratico 2 presente
    Tiziano
    BARTOLINI Luca Componente PDL- Popolo Della 1 assente
    Libertà
    BAZZONI Gianguido Componente PDL- Popolo Della 2 presente
    Libertà
    BIGNAMI Galeazzo Componente PDL- Popolo Della 4 assente
    Libertà
    CASADEI Thomas Componente Partito Democratico 2 presente
    DONINI Monica Componente Federazione Della 2 presente
    Sinistra
    FAVIA Giovanni Componente Movimento 5 Stelle 2 presente
    Beppegrillo.it
    FERRARI Gabriele Componente Partito Democratico 5 presente
    FILIPPI Fabio Componente PDL- Popolo Della 4 presente
    Libertà
    MANDINI Sandro Componente Italia Dei Valori 3 assente
    MAZZOTTI Mario Componente Partito Democratico 2 presente
    MEO Gabriella Componente Sinistra Ecologia e 2 presente
    Libertà - Idee Verdi
    MORI Roberta Componente Partito Democratico 2 assente
    NOE' Silvia Componente UDC- Unione Di Centro 1 presente
    PARIANI Anna Componente Partito Democratico 2 presente
    RIVA Matteo Componente Misto 1 assente
    Sono presenti i consiglieri: Mauro MANFREDINI in sostituzione
    parziale di BERNARDINI.
    Sono altresì presenti: Paola GAZZOLO (Assessore Sicurezza
    territoriale, difesa del suolo e della costa, protezione civile);
    Gian Carlo MUZZARELLI (Assessore Attività produttive, piano
    energetico e sviluppo sostenibile, economia verde, edilizia,
    autorizzazione unica integrata).
    Hanno partecipato ai lavori della Commissione: A. Zucchini (Resp.
    Serv. Cultura, Sport); C. Belluzzi (Serv. Cultura, Sport); S.
    Lipparini (Serv. Affari legislativi e qualità dei processi
    normativi); L. Draghetti (Resp. Serv. Opere e lavori pubblici.
    Legalità e sicurezza. edilizia pubblica e privata); R. Ventura
    (Serv. Affari generali, giuridici e programmazione finanziaria -
    Progr. territoriale e negoziata); S. Guerra (Agenzia regionale di
    Protezione civile); I. Scandaletti (Serv. Informazione e
    comunicazione istituzionale).
    Presiede la seduta: Damiano Zoffoli
    Assiste la Segretaria: Samuela Fiorini
    Resocontista: Maria Giovanna Mengozzi
    Il presidente ZOFFOLI dichiara aperta la seduta alle ore 10.30.
    Sono presenti i consiglieri: Alessandrini, Bazzoni, Casadei, Donini,
    Ferrari, Manfredini, Marani e Zoffoli.
    Il presidente ZOFFOLI comunica che essendo stata chiesta
    un'inversione dell'ordine del giorno da parte di alcuni consiglieri
    che stanno arrivando, la seduta inizia con le Proposte di decisione
    del Parlamento europeo e del Consiglio sul meccanismo dell'unione di
    Protezione Civile. E' presente l'assessore alla Sicurezza
    territoriale, difesa del suolo e della costa, Protezione civile,
    Paola Gazzolo che ringrazia della partecipazione, nonostante i
    giorni di massimo impegno e all'erta.
    - Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio su
    un meccanismo unionale di protezione civile - COM(2011) 934
    definitivo del 20 dicembre 2011.
    (Sede consultiva - Parere alla Commissione referente Bilancio,
    Affari generali ed istituzionali)
    Il presidente ricorda che in sede di sessione comunitaria la
    Commissione segnalava interesse e attenzione rispetto a questa
    proposta, che è stata puntualmente trasmessa con un documento
    tecnico allegato, inviato ai consiglieri. Oggi la Commissione è
    chiamata ad esprimere un parere alla Commissione referente Bilancio,
    Affari generali ed istituzionali.
    La dott.ssa GUERRA dell'Agenzia di Protezione civile spiega che
    questa proposta di decisione del Parlamento e del Consiglio europeo
    verte sostanzialmente su due tematiche, capisaldi fondamentali, che
    sono il meccanismo comunitario per la Protezione Civile e lo
    strumento finanziario per la Protezione Civile, che erano
    disciplinati da due decisioni del 2007. Questa proposta di decisione
    contribuisce a semplificare il quadro normativo proprio perché
    rappresenta una sorta di testo unico delle disposizioni contenute in
    queste due decisioni del 2007. In sostanza questa proposta di
    decisione ha un proprio fondamento giuridico nell'ambito del
    Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, che prevede la
    creazione, nel settore della Protezione civile, di un meccanismo di
    coordinamento e di cooperazione rafforzata tra gli stati membri per
    gestire e affrontare un'emergenza: un'emergenza che può essere
    praticamente connessa ad eventi naturali, catastrofi naturali o
    anche a eventi antropici, connessi cioè all'attività umana.
    Questa proposta di decisione, questo meccanismo cosiddetto unionale,
    prevede il perseguimento di tre obbiettivi principali: quello di
    protezione dalle catastrofi, cercando di prevenire e ridurre gli
    effetti delle catastrofi sul territorio; quello di migliorare lo
    stato di preparazione dell'Unione europea e quello di agevolare gli
    interventi di risposta rapida, in caso soprattutto di catastrofi
    gravi.
    Per quanto riguarda uno degli obbiettivi principali, quello anche
    della prevenzione, occorre evidenziare che tra le azioni che sono
    poste da questa proposta di decisione in capo alla Commissione c'è
    soprattutto - e questo è un primo elemento su cui la Protezione
    Civile regionale ha proposto delle proprie osservazioni - la
    predisposizione da parte degli stati membri di piani di gestione dei
    rischi. I Piani di gestione dei rischi hanno un equivalente,
    nell'ambito del nostro ordinamento, nei programmi di prevenzione e
    previsione delle ipotesi di rischio. Questa proposta prevede che gli
    stati membri predispongano e attuino questi piani di gestione di
    rischi che sono strumenti di studio delle cause dei rischi presenti
    sul territorio e strumenti di previsione e di definizione delle
    misure atte a ridurre e a mitigare gli stessi rischi. Quella della
    predisposizione dei programmi di previsione dei rischi è una
    funzione che, nel nostro ordinamento, ripercorrendo la successione
    delle leggi nel tempo, è sia in capo allo Stato, sia in capo alle
    Regioni, che agli enti territoriali come le Province. Attualmente
    con un decreto legislativo del '98 si è riservata allo Stato
    soltanto la funzione di dettare dei principi, dei criteri di massima
    per la predisposizione di questi programmi di previsione,
    prevenzione la cui competenza è delle Regioni. Oggi, quindi, la
    competenza legislativa, ma anche operativa è in capo alle Regioni.
    La proposta di decisione prevede la predisposizione di questi piani
    da parte degli stati membri e il rilievo che si fa e che si cerca di
    evidenziare è quello di capire l'impatto, che questa proposta di
    decisione potrà avere sulla normativa nazionale su questo specifico
    aspetto e sul rapporto della normativa nazionale con la normativa
    regionale. Evidenzia che la legge regionale in materia di protezione
    civile, la 1 del 2005, prevede espressamente in capo alla Regione la
    predisposizione del programma di previsione e prevenzione dei
    rischi.
    Per quanto riguarda le attività di preparazione e risposta
    all'emergenza è da segnalare, per esempio, il compito in capo alla
    Commissione europea di istituire il Centro CERE, il cui acronimo sta
    per Centro Europeo di risposta alle emergenze, che è appunto una
    struttura attiva ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su
    sette, che ha sede solo negli stati membri.
    Nell'ambito delle attività di preparazione di risposta alle
    emergenze non si può ignorare la pianificazione dell'emergenza, che
    è un altro strumento previsto, consolidato e praticato nel nostro
    Paese, previsto sia a livello normativo che tradotto in pratica a
    livello operativo, ma nell'ambito delle attività di risposta alle
    emergenze è prevista la mobilitazione, la messa a disposizione di
    una serie di risorse da parte degli stati membri, tra cui i moduli
    di intervento che sostanzialmente sono caratterizzati da un insieme
    di mezzi, di attrezzature e materiali, ed anche da operatori
    specializzati in squadre di interventi di soccorso. Su questo punto
    anche nella nota è stato importante evidenziare il fatto che
    nell'esperienza del Paese praticamente la risposta alle emergenze è
    fatta anche attraverso la gestione, la costituzione e
    l'organizzazione di una serie di moduli operativi, moduli funzionali
    - si pensi ad esempio alla colonna mobile nazionale delle regioni -
    di protezione civile, e per quanto riguarda la mobilitazione di
    moduli e mezzi succede che se questo sistema è un sistema misto
    perché la colonna mobile nazionale, ad esempio, è costituita da
    mezzi, da attrezzature, comunque da risorse appartenenti allo Stato,
    alle Regioni e agli altri enti territoriali. Nel momento in cui si
    dovesse verificare un'emergenza sia al di fuori del territorio
    nazionale, ma anche all'interno di un territorio di una regione e si
    dovessero mobilitare questi mezzi, il percorso prevede l'attivazione
    di questo sistema da parte del Dipartimento nazionale della
    Protezione Civile, d'intesa naturalmente con le Regioni che mettono
    a disposizione questo tipo di risorse. Dal momento che la proposta
    di decisione in esame prevede che gli stati membri possano
    condividere mezzi e risorse, si ritiene di evidenziare che il
    governo centrale, quando dovesse verificarsi l'occasione di
    partecipare anche sotto questo profilo, in qualche modo concordi con
    le Regioni interessate questo tipo di partecipazione.
    Ultimo punto riguarda l'assistenza finanziaria prevista da questa
    proposta di decisione che prevede un intervento sotto forma di
    sovvenzioni, di rimborsi spese, di apertura di fondi fiduciari per
    finanziare una serie di azioni e di iniziative, azioni che sono sia
    di carattere generale che azioni che riguardano proprio le attività
    di prevenzione di interpretazione e risposta all'emergenza. Su
    questo punto la riflessione che si fa è quella che questa proposta
    vada a chiarire, in maniera più dettagliata, le modalità di
    erogazione di queste forme di finanziamento perché non è
    particolarmente chiaro se l'erogazione dei sostegni finanziari possa
    avvenire in via diretta anche nei confronti degli enti territoriali
    degli stati membri oppure se il passaggio sia un passaggio diretto
    tra i servizi della Commissione e lo stato membro. Sottolinea,
    comunque, che questi erano alcuni elementi fondamentali riportati
    anche nella nota.
    Il presidente ZOFFOLI ringrazia e apre la discussione.
    Entra il consigliere Favia.
    Il consigliere FERRARI osserva che questo incontro cade in un
    momento particolarissimo per il Paese e per l'Emilia-Romagna, visto
    la sommatoria di emergenze affrontate - e non ancora finite - e
    viste le previsioni. Si tratta di un tema di straordinaria
    importanza che dovrebbe essere ben presente ai governi nazionali,
    anche se nell'ultimo periodo si è assistito ad un depotenziamento e
    a un impoverimento del sistema di protezione civile nazionale. Tutti
    hanno seguito la polemica dei giorni scorsi tra il capo della
    Protezione civile Gabrielli e il sindaco di Roma: il tema è
    importantissimo perché le emergenze di questi ultimi anni e quelle
    che potrebbero esserci da qui in poi, a livello europeo e non solo,
    saranno sempre più complicate e sempre più difficili; quindi, una
    buona organizzazione - che certamente rientra fra i compiti
    dell'Unione europea - è un elemento fondamentale per ridurre il
    rischio, i danni e anche i morti.
    Propone, sulla base di quello che è stato illustrato, che così come
    in Italia anche negli altri paesi europei nei quali ci siano regioni
    con un sistema di protezione civile avanzato e di qualità - se
    l'obiettivo è arrivare ad avere una protezione civile efficiente
    efficace a livello europeo - sarebbe buona norma cominciare a
    rafforzare e lavorare su quelle protezioni civili locali-regionali
    che già funzionano. Su questo tema invita l'assessore e il
    presidente Errani, per il ruolo importante che svolge di presidente
    della Conferenza Stato Regioni, a fare in modo che quello che
    l'esperienza dell'Emilia-Romagna, e magari di qualche altra Regione
    - pensa alle Marche o al Veneto -, possa essere una modalità
    interessante e già sperimentata e da valorizzare ulteriormente per
    arrivare poi a quel sistema integrato degli stati europei che dia
    finalmente una risposta coordinata, puntuale e uguale per tutti.
    Oggi si sa che quando c'è un'emergenza in alcuni casi arrivano
    sostegni anche economici, in altri casi ne arrivano meno, siamo
    ancora in una fase abbastanza nebulosa nella gestione complessiva
    del sistema europeo; quindi coloro che hanno fatto più esperienza,
    hanno programmato meglio, hanno lavorato meglio sia nella
    pianificazione che nell'emergenza, devono essere tenuti nella debita
    considerazione. Crede che questo sia un lavoro tutto politico che va
    fatto a cominciare dal livello nazionale per essere portato, poi, a
    livello europeo. Sollecita, quindi, in questo senso perché questo
    ruolo di buona pratica -riconosciuto e qualche volta anche un po'
    invidiato in giro per l'Italia e non solo - possa essere esportato
    non per sentirsi dire bravi (questo interessa poco), ma per poter
    dare un contributo positivo a un tema che è rilevantissimo e sempre
    più importante.
    Il consigliere FAVIA chiede se ci si stia preparando alla potenziale
    emergenza dovuta alla neve e, in particolare, come si pensi di
    affrontare la situazione post neve, per quanto riguarda
    l'irreggimentazione delle acque, non essendoci zone che possano
    assorbire e spandere un riflusso di tale portata.
    L'assessore GAZZOLO afferma che la proposta va condivisa e
    sostenuta, perché è evidente - prende l'esempio del terremoto di
    Haiti del 2010 - che in quell'occasione l'Europa ha mostrato in modo
    estremamente frammentato la sua capacità d'intervento senza
    organicità e capacità di porsi come forza capace di valorizzare e
    mettere a disposizione, sia in emergenze internazionali, che in
    emergenze specifiche possibili anche nei diversi stati membri il
    patrimonio di risorse umane, di mezzi e di esperienze che in realtà
    gli Stati membri hanno e dimostrano di avere.
    Ricorda che la decisione prevede un'adesione volontaria dei diversi
    stati membri a partire dal 2014 e quindi già da questo punto di
    vista il primo punto sarà l'adesione dell'Italia a questo nuovo
    strumento e dall'altra rispetto all'impatto che ha su alcuni
    scenari, su alcune competenze tipiche delle Regioni: gli scenari di
    rischio, gli aspetti legati ai finanziamenti e per esempio anche
    agli stessi meccanismi di costituzione delle colonne mobili, della
    colonna mobile europea, se basata o meno, per esempio,
    sull'esperienza italiana che vede una colonna mobile nazionale
    incardinata e che fa sue le singole colonne mobili regionali, quindi
    parte di mezzi che sono nelle disponibilità delle Regioni entrano
    organicamente a far parte della colonna mobile. Concorda con il
    consigliere Ferrari, perché sia sul piano nazionale che comunque
    nell'impatto che la decisione stessa avrà sugli stati membri, è
    evidente quanto sia importante continuare da questo punto di vista a
    rafforzare le buone prassi non solo dell'Emilia-Romagna, ma anche di
    altri sistemi di protezione civile regionali o della stessa
    Provincia autonoma di Trento, per esempio, che in questo momento
    anche nella nostra emergenza sta dando grande prova non solo di
    capacità di coordinamento delle Regioni, ma anche di fattivo aiuto e
    intervento mettendo a disposizione mezzi e uomini tipicamente alpini
    anche per il nostro territorio di fronte a cadute di neve imponenti
    come quelle che si sono succedute e che arriveranno nei prossimi
    giorni. Condivide, quindi, l'importanza che diventi buona prassi,
    risorsa europea e crede che questo provvedimento che va nella
    direzione di rafforzare la dimensione Europa - un'Europa capace di
    essere Europa sinergica, ma anche politica - sia un altro mattoncino
    in questo riordino organico della normativa europea che va in questa
    direzione.
    Entrano i consiglieri Filippi, Mazzotti e Pariani.
    Il presidente ZOFFOLI, prima della risposta alla domanda del
    consigliere Favia sull'emergenza neve invita ad esprimere il voto
    sul parere.
    La Commissione esprime, per quanto di competenza, parere favorevole
    con 24 voti a favore (PD, FdS), nessun contrario e 12 astenuti (M5S,
    PDL, LN), rilevando quanto segue:
    Si premette che la proposta di decisione su un meccanismo unionale
    di protezione civile ha l'obiettivo di conseguire un efficiente
    livello di protezione dalle catastrofi naturali o provocate
    dall'uomo, prevenendone o riducendone gli effetti e promuovendo una
    cultura di prevenzione, di migliorare lo stato di preparazione
    dell'Unione europea in risposta alle catastrofi e, in caso di gravi
    catastrofi, di agevolare interventi di risposta emergenziale rapidi
    e efficaci. La proposta contribuisce inoltre al processo di
    semplificazione dell'attuale quadro normativo accorpando in un unico
    testo le disposizioni di cui alle precedenti Decisioni 2007/779/CE,
    Euratom Istituzione del meccanismo comunitario di protezione
    civile e 2007/162/CE, Euratom Istituzione di uno strumento
    finanziario per la protezione civile .
    Si sottolinea che:
    -
    tenuto conto del significativo aumento in questi anni del numero e
    della gravità delle catastrofi naturali e provocate dall'uomo, si
    condivide l'impostazione della proposta di decisione che evidenzia
    l'importanza di un approccio integrato alla gestione delle
    catastrofi, in cui l'Unione europea sostiene, coordina e integra
    l'operato degli Stati membri, anche con l'obiettivo di potenziare
    l'efficacia e il funzionamento della protezione civile a livello
    nazionale e locale;
    -
    con riferimento agli interventi di prevenzione, la proposta di
    decisione prevede in capo alla Commissione europea azioni di
    miglioramento e condivisione delle conoscenze di base sui rischi;
    zonazione del rischio; aggiornamento della panoramica dei rischi;
    promozione dello sviluppo ed attuazione da parte degli Stati membri
    di piani di gestione dei rischi e sensibilizzazione dell'opinione
    pubblica. Più nel dettaglio, il Piano di gestione dei rischi (che
    costituirà lo strumento di previsione, stima dell'impatto, messa a
    punto ed attuazione di misure di riduzione e mitigazione dei rischi)
    dovrebbe essere elaborato da ciascun Stato membro sulla base degli
    orientamenti della Commissione e comunicato a quest'ultima entro la
    fine del 2016, per garantire una efficace cooperazione nell'ambito
    del meccanismo istituito. Considerato che nel nostro Paese il piano
    di gestione dei rischi trova corrispondenza nel Programma di
    previsione e prevenzione delle ipotesi di rischio, la cui
    elaborazione è demandata dalla vigente normativa nazionale alle
    Regioni che esercitano la propria competenza legislativa e le
    funzioni operative e gestionali, si segnala l'opportunità che il
    Governo, in sede di negoziato a livello europeo, monitori e valuti,
    coinvolgendo e informando le Regioni, l'impatto che l'approvazione
    della proposta di decisione potrebbe avere sull'attuale normativa
    statale e regionale, nonché sui meccanismi di funzionamento della
    protezione civile;
    -
    con riferimento alle attività di preparazione e risposta, la
    proposta di decisione prevede una serie articolata di misure sia in
    capo alla Commissione europea che agli Stati membri, tra cui per
    quanto qui rileva, la mobilitazione di moduli e mezzi di risposta
    alle emergenze. Poiché nel nostro Paese il sistema di costituzione,
    gestione e mobilitazione dei moduli e mezzi di assistenza e di
    soccorso, ha una composizione mista e prevede la compresenza di
    mezzi e moduli non solo dello Stato, ma anche delle Regioni e di
    altri enti territoriali, si rileva che l'eventuale decisione da
    parte del Governo italiano, in attuazione di quanto previsto dalla
    proposta di decisione, di mettere a disposizione di altri Stati
    membri che ne facciano richiesta, moduli e mezzi di risposta
    emergenziale che fanno capo alle Regioni, dovrebbe essere
    previamente concordata con la o le Regioni interessate;
    -
    sempre con riferimento alle attività di preparazione e risposta, si
    sottolinea l'opportunità di proporre anche a livello europeo, come
    modello di riferimento metodologico ed organizzativo, il progetto
    Colonna Mobile nazionale delle Regioni , sviluppato in raccordo con
    il Dipartimento nazionale di Protezione Civile che, riguardo ai
    moduli di assistenza alla popolazione, ha visto negli ultimi anni la
    costituzione e l'organizzazione di un insieme di operatori
    specializzati e la messa a punto di attrezzature, mezzi e materiali
    assistenziali che rispondono a criteri e requisiti standard,
    condivisi e definiti di comune accordo, tenuto conto anche della
    capacità di intervento, dei risultati conseguiti e dell'esperienza
    positiva maturata da alcune Regioni, tra cui l'Emilia-Romagna;
    -
    Infine, la proposta di decisione prevede in capo alla Commissione
    europea il compito di gestire l'assistenza finanziaria conformemente
    al Regolamento finanziario. L'assistenza finanziaria potrà assumere
    varie forme e dovrà essere gestita nell'ambito di programmi di
    lavoro annuali per attività preventivabili, in cui saranno definiti
    gli obiettivi perseguiti, i risultati attesi, le priorità, le azioni
    da finanziare ed il relativo importo. La misura dei contributi
    finanziari dovrà essere determinata in relazione alle diverse
    tipologie di azioni. Nel caso delle sovvenzioni, i programmi annuali
    di cui sopra indicheranno i principali criteri di valutazione e il
    tasso massimo di finanziamento. Con riferimento alle modalità di
    assistenza finanziaria, sarebbe opportuno che la proposta di
    decisione chiarisse meglio la possibilità di erogazione in via
    diretta dei finanziamenti non solo a favore degli Stati membri, ma
    anche dei rispettivi enti territoriali, soprattutto se questi
    ultimi, come nel caso delle Regioni italiane, sono titolari di
    potestà legislativa e funzioni operative in materia di protezione
    civile.
    L'assessore GAZZOLO risponde al consigliere Favia riguardo
    all'emergenza neve confermando che gli sforzi principali sono legati
    a governare l'intera emergenza. L'Agenzia regionale ha emesso anche
    la fase di preallarme, non solo di attenzione, su tutto il
    territorio regionale, in particolare per le zone della Romagna e i
    territori che appartengono alle Province di Forlì-Cesena e di
    Rimini, per le nuove precipitazioni nevose che sono previste da
    questa notte fino a domenica pomeriggio. Crede che su questo non
    solo ci sia, e sia visibile a tutti, un buon grado d'integrazione
    tra i diversi livelli sia di governo che di enti, che a diverso
    titolo devono occuparsi e responsabilmente esercitare le proprie
    competenze sull'emergenza. Si riferisce non solo agli enti locali
    Regione, Province, Comuni in perfetta integrazione con le
    Prefetture, ma anche a tutti gli altri enti che fanno capo alle reti
    collegate di distribuzione, compreso telefonia, compreso ferrovia,
    Vigili del fuoco, Corpo Forestale dello Stato, tutte le forze
    dell'ordine. E' stato decretato lo stato di emergenza sabato scorso
    dal Presidente, dopo un vertice in Romagna, ed è stata già assunta
    la decisione di mettere a disposizione delle prime risorse, per due
    milioni di euro, per affrontare le priorità dell'emergenza. Comunica
    che, in questo momento, l'approccio è di questo tipo: da una parte
    uscire dall'emergenza e quindi governare tutto il fenomeno, anche
    perché si vedrà al termine e complessivamente quale sarà l'impatto e
    poi, contestualmente, occuparsi della situazione post emergenza. La
    situazione post emergenza vuol dire - sicuramente - sicurezza del
    territorio per tutto il tema legato alla portata delle acque e non
    solo, anche alle conseguenze che le acque avranno su tutti i
    versanti di frana e su questo versante assicura un monitoraggio già
    in essere, poi ci sarà tutto l'impatto sulle strade perché è
    evidente che la neve lascia impatto anche di altra natura. Riferisce
    che il presidente oggi è a Roma per un incontro che ha richiesto,
    promosso e ottenuto dal Governo, quindi insieme a Anci, Upi, per
    definire anche nel post emergenza tutto ciò che deve essere
    modificato rispetto sia alla capacità sia rispetto alle procedure,
    alcune procedure che a livello nazionale hanno manifestato tutta la
    loro inefficacia (per esempio il gruppo Ferrovie dello Stato). Pensa
    che ci siano da affinare anche dal punto di vista procedurale in
    emergenza alcuni aspetti, ma poi non solo questi ma tutta la parte
    relativa a mettere le Regioni insieme al Paese tutto nella
    condizione di poter rispondere sia in emergenza, con adeguate norme
    e risorse e poi operare sul versante della prevenzione e quindi
    rafforzando sistemi di previsione e di monitoraggio. Al riguardo
    crede che in Emilia-Romagna oggi si possa dire di essere nelle
    condizioni di traguardare la situazione anche post neve potendo
    valutarne le conseguenze, quindi da questo punto di vista, in questo
    momento si sta facendo fronte all'emergenza e ci si dota delle
    informazioni e dei dati che poi serviranno a valutare lo scenario di
    scioglimento. Prima occorre vedere quanta neve cade e ci saranno i
    tempi per vedere quale tipo di rilascio e come si scioglierà,
    tenendo ben presente che c'è questa situazione post, non solo per le
    acque ma anche per le conseguenze preoccupanti anche sui versanti di
    frana del nostro Appennino.
    Il presidente ZOFFOLI ringrazia l'assessore per la comunicazione
    legata all'attualità e procede con i successivi oggetti all'ordine
    del giorno.
    - Approvazione dei verbali nn. 1, 2 e 4 del 2012.
    La Commissione li approva a maggioranza dei presenti con
    l'astensione del consigliere Favia (M5S).
    Si procede con l'ulteriore oggetto:
    2250 - Proposta recante: Programma quadriennale 2012-2015 per
    l'insediamento di attività cinematografiche e atto di indirizzo e
    coordinamento tecnico ai sensi dell'art. 4 della L.R. 12/06 e
    dell'art. 16 della L.R. 20/00. Proposta all'Assemblea legislativa
    (delibera di Giunta n. 52 del 23 01 12).
    (Sede consultiva - Parere alla Commissione referente Turismo,
    Cultura, Scuola, Formazione, Lavoro, Sport)
    Il presidente ZOFFOLI introduce precisando che sulla proposta che
    andrà in Aula la Commissione è chiamata ad esprimere parere in sede
    consultiva alla Commissione referente Turismo, Cultura, Scuola,
    Formazione Lavoro e Sport. Da la parola al tecnico dirigente del
    Servizio cultura e sport.
    La dott.ssa BELLUZZI spiega che il programma quadriennale 2012-2015
    non si discosta in modo particolare da quello precedente. Premette
    che è un programma fatto in collaborazione tra gli assessorati alla
    Cultura e all'Urbanistica. Per quello che riguarda la parte della
    cultura, sulla base del precedente piano, si sono fatte delle
    considerazioni molto interessanti che hanno portato praticamente a
    confermare quello che era stato previsto ovvero: con l'applicazione
    della legge 12 non si è verificato quel panorama che alcuni
    temevano, cioè l'apertura selvaggia delle multi sale. Anzi,
    l'obbiettivo del piano, che è quello di mantenere le piccole sale
    dei centri cittadini e anche delle zone montane è stato praticamente
    raggiunto. E' stata rivista, però, la pianificazione territoriale,
    dal momento che ci sono state delle Province che hanno cambiato la
    loro situazione per esempio con l'inserimento dei Comuni della Val
    Marecchia. Non avendo, comunque, apportato altre modifiche cede la
    parola alla collega dell'urbanistica per la spiegazione delle
    modifiche relative a quel settore.
    La dott.ssa VENTURA spiega che il nuovo programma ha anche tutta una
    parte che riguarda l'urbanistica e in particolare le dotazioni
    territoriali che le sale cinematografiche devono avere. Sono state
    confermate nel nuovo programma le percentuali di dotazione per
    parcheggi e verde, quindi sono state confermate le quantità e i
    criteri per calcolare queste quantità ed è stata confermata anche la
    quantità di parcheggi pertinenziali privati che ogni sala deve
    avere. La modifica, dunque, ha riguardato la possibilità di
    realizzare un uso complementare dei parcheggi pubblici e privati e
    quindi la possibilità, dove esista una struttura e dove la struttura
    cinematografica sia inserita in un contesto plurifunzionale, di
    usare lo stesso spazio per parcheggi da parte di più esercizi:
    ovviamente devono essere esercizi che hanno un'utenza in orari
    differenziati come il classico caso della struttura commerciale di
    media e grandi dimensioni insieme alla multisala. Dove esista questa
    situazione si è ritenuto opportuno prevedere la possibilità di un
    uso complementare, quindi la stessa area di parcheggio al servizio
    di più esercizi. Questo deve essere regolato dalla convenzione
    urbanistica, in pratica dal piano particolareggiato nel quale il
    Comune deve verificare il fatto che sussistano i parcheggi e le
    strutture che possano usare la stessa area in orari differenziati e
    quindi alla convenzione urbanistica tra il Comune e la sala
    cinematografica dovrà essere probabilmente allegato un contratto di
    uso comune dell'area di parcheggio. Si è, inoltre, previsto che la
    quota di parcheggi pubblici che non viene realizzata, perché
    inutile, sia monetizzata e quindi vengano pagati i parcheggi da
    parte di chi non li realizza. La finalità di questa modifica è
    quella di evitare la costruzione di parcheggi inutili, quindi il
    consumo del suolo e maggiori costi per le imprese. Aggiunge che
    questo uso complementare era già previsto nella delibera del
    Consiglio regionale che riguardava le strutture di vendita di medie
    e grandi dimensioni, quindi questo è un adeguamento, un necessario
    coordinamento della normativa regionale: quella dei centri
    commerciali e quella delle sale cinematografiche perché è chiaro che
    la possibilità dell'uso complementare si realizza soltanto dove c'è
    questa compresenza di vendita e sale cinematografiche. Nell'atto
    deliberativo di approvazione di questo programma è stata inserita
    anche una norma di interpretazione autentica, dove si chiarisce che
    questa complementarietà d'uso può essere applicata anche alle sale
    cinematografiche che sono in fase di realizzazione.
    Entra la consigliera Noè.
    Il consigliere FAVIA chiede per quanto riguarda l'insediamento di
    multi sale a che periodo ci si stia riferendo, se dal momento in cui
    è stata approvata la legge ad oggi.
    La dott.ssa BELLUZZI precisa che occorre tenere presente che al
    momento dell'entrata in vigore della legge erano già state date
    delle autorizzazioni da parte del Ministero, che all'epoca aveva la
    competenza.
    Il consigliere FAVIA aggiunge che crede che il tema non sia
    l'autorizzazione all'apertura, ma sia legato alla pianificazione
    urbanistica. Si sa che la competenza è anche regionale su questo
    tema, al di là dell'autorizzazione in sé. Chiede di specificare
    l'anno di passaggio alla Regione come competenza.
    La dott.ssa BELLUZZI risponde che la legge regionale è andata a
    regime nel 2007 e, infatti, è stato realizzato il primo piano
    quadriennale.
    Il consigliere FAVIA chiede sul tema delle mono sale che non sono
    attive pur avendo ancora quel tipo di destinazione se esista il dato
    effettivo, perché pensa che sia interessante. Dice di voler capire
    anche per fare un'analisi su quello che si potrebbe fare con queste
    sale, come riutilizzarle e capire quale sia il numero di mono sale
    inattive. Attualmente ci sono multi sale che si sono insediate,
    pensa che ci sia una multi sala che fa riferimento alla legge
    regionale, che è quella di Mirandola.
    La dott.ssa BELLUZZI risponde che l'iter per questa multi sala non è
    stato ancora autorizzato. Il quadro fatto si riferisce allo stato
    attuale, quello autorizzato.
    Esce il consigliere Bazzoni.
    Il consigliere FAVIA osserva che si riferiva alla sala di Mirandola
    perché tutto l'iter è partito dal nuovo percorso indicato dalla
    legge, poi si vedrà se sarà autorizzata o meno.
    Sul tema, invece, dell'urbanistica - che più interessa - questa è
    una modifica quasi, come dire, dovuta, però c'è un tema che forse è
    mancato a monte e proprio perché si sta parlando di modifica
    urbanistica andrebbe esaminato. Dotando queste strutture di ampi
    parcheggi è chiaro che queste strutture sono immesse nella
    situazione di fare una concorrenza altissima alle mono sale che
    sviluppandosi in contesti urbani consolidati non hanno la
    disponibilità di questi parcheggi. Ritiene che, in questo senso, la
    Regione avvantaggi le multi sale e l'uso del mezzo privato. Dice di
    non capire perché per fare un cinema ci vogliano -visto che esiste
    un sistema di trasporto pubblico, che può essere anche declinato in
    diversi orari - perché si debba avere sempre questa mentalità che
    dove c'è un punto di concentrazione di massa ci debba arrivare il
    mezzo privato. Obietta soprattutto questo ragionamento nel piano,
    che segue ancora questa logica. Non ha senso affermare di
    salvaguardare le mono sale e creare delle situazioni per cui
    l'utente che cerca la comodità e la velocità alla fine oltre ad una
    pluralità di schermi nella stessa multi sala, si trova anche il
    parcheggio comodissimo. E' chiaro che le mono sale non possono
    reggere il confronto. Al riguardo chiede se questo sia un atto che
    torna direttamente in Giunta o no.
    Il presidente ZOFFOLI risponde che l'atto è una proposta
    all'Assemblea sul quale la Commissione si esprime in sede
    consultiva. Il parere verrà espresso dalla Commissione referente
    Turismo, Cultura, Scuola, Formazione Lavoro e Sport e poi trasmesso
    all'Aula per la discussione finale.
    Il consigliere FAVIA dichiara che vorrebbe arrivasse alla
    Commissione referente questa riflessione sull'urbanistica, perché
    ritiene sia uno dei temi principali che porta al successo delle
    multi sale e alla crisi delle mono sale, proprio quello legato al
    parcheggio, alla mobilità. Ci sono paesi che fanno una politica di
    mobilità dolce anche per l'accesso a queste strutture e qui si
    continua, invece, a sostenere una mobilità pesante d'accesso.
    Il consigliere FILIPPI oltre all'affermazione del collega, che
    condivide, osserva che esiste anche il problema delle
    liberalizzazioni. Non essendoci più limite d'orario per i
    supermercati potrebbero venire a coincidere gli orari d'apertura
    dell'ipermercato con quelli della multi sala. Chiede se sia stata
    presa in considerazione questa ipotesi, perché se gli orari
    coincidono può darsi pure ci sia il problema del parcheggio
    Esce la consigliera Pariani.
    La dott.ssa VENTURA risponde che questo uso complementare è stato
    condizionato ad una verifica, cioè il Comune deve verificare che lo
    spazio per parcheggi sia libero nell'orario di apertura dei cinema,
    altrimenti non è possibile.
    Il presidente ZOFFOLI risponde al consigliere Favia che alla
    Commissione referente viene trasmesso il parere e che il verbale
    contiene i contenuti del confronto. Non essendoci altre richieste
    d'intervento, pone in votazione l'oggetto.
    La Commissione esprime sulla proposta in oggetto, per quanto di
    competenza, parere favorevole con 22 voti a favore (PD, FdS), 10
    contrari (M5S, PDL, LN) e 1 astenuto (UDC).
    Il consigliere FAVIA afferma che gli piacerebbe poter inviare anche
    pareri discorsivi, perché il parere non è una bocciatura o
    un'approvazione, è proprio far arrivare, a suo avviso, al di là del
    verbale che non verrà mai letto in Commissione, l'idea di una
    Commissione su un tema specifico. Non vuole polemizzare, ma
    gradirebbe che si riflettesse di più, in futuro, su questo tema.
    Il presidente ZOFFOLI prende atto che ci sarebbero molte cose su cui
    riflettere a livello istituzionale nelle sedi preposte.
    Si passa alla trattazione dei successivi oggetti:
    - Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio
    sugli appalti pubblici - COM(2011) 896 definitivo del 20 dicembre
    2011.
    (Sede consultiva - Parere alla Commissione referente Bilancio,
    Affari generali ed istituzionali)
    - Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio
    sulle procedure d'appalto degli enti erogatori nei settori
    dell'acqua, dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali -
    COM(2011) 895 definitivo 20 dicembre 2011.
    (Sede consultiva - Parere alla Commissione referente Bilancio,
    Affari generali ed istituzionali)
    (v. documentazione inviata ai componenti con nota n. 2589 del
    23.01.2012)
    Il presidente introduce, evidenziando che si tratta di due proposte
    di direttiva europea riguardanti gli appalti nei settori ordinari e
    nei settori speciali. Pone in luce che su tali proposte non è stata
    elaborata alcuna nota tecnica dal gruppo di lavoro istituito
    dall'Assemblea e dalla Giunta, pertanto in questa sede ci si
    limiterà ad una mera illustrazione, in seguito alla quale la
    Commissione potrà eventualmente formulare osservazioni e proposte
    nell'ambito del parere da inviare alla Commissione referente
    Bilancio, Affari generali ed istituzionali.
    Entra il consigliere Bernardini. Esce il consigliere Ferrari.
    Il responsabile del Servizio opere e lavori pubblici, Legalità e
    sicurezza, Edilizia pubblica e privata dott. DRAGHETTI illustra le
    proposte di direttiva in esame che si propongono di sostituire le
    direttive 17 e 18 del 2004 attualmente vigenti. Sottolinea il
    percorso partecipativo avviato dal Parlamento europeo sul punto,
    percorso iniziato già nel 2011 con la redazione del Libro Verde
    sulla modernizzazione della politica dell'Unione Europea in materia
    di appalti pubblici. Il Libro Verde raccoglieva, in particolare,
    tutta una serie di suggerimenti e proposte provenienti dagli Stati
    membri e dai soggetti direttamente interessati dalla normativa sugli
    appalti, quali gli enti locali ed il mondo produttivo (associazioni
    imprenditoriali e organizzazioni sindacali). Grazie a questo
    coinvolgimento sono pervenute da parte degli Stati membri oltre 630
    proposte, che hanno messo in evidenza i pro ed i contro delle
    discipline proposte.
    La normativa che si vorrebbe introdurre ha due obiettivi tra loro
    complementari: da un lato, l'incremento dell'efficienza della spesa
    nel settore degli appalti per garantire i migliori risultati
    possibili in termini di rapporto qualità/prezzo; dall'altro, la
    necessità di favorire la partecipazione agli appalti delle piccole e
    medie imprese. A tali obiettivi si aggiunge, inoltre, la necessità
    che i committenti facciano il miglior uso possibile degli appalti, a
    sostegno anche di finalità sociali quali la tutela dell'ambiente,
    l'efficienza energetica, il proficuo utilizzo delle risorse, la
    lotta contro i cambiamenti climatici, nonché la promozione
    dell'innovazione e dell'inclusione sociale.
    Con specifico riguardo alla proposta di direttiva sugli appalti nei
    settori speciali, evidenzia, infine, che l'Unione europea si è in
    larga parte limitata a fornire indicazioni di coordinamento, in
    quanto le legislazioni degli Stati membri su tali settori sono molto
    diversificate; ciò nondimeno, all'interno della medesima proposta
    sono comunque inseriti aspetti normativi cogenti. Nell'ambito della
    disciplina dei servizi pubblici è stata peraltro riservata
    particolare attenzione al tema della flessibilità delle
    amministrazioni aggiudicatrici, così da facilitare la partecipazione
    agli appalti delle piccole e medie imprese; in particolare, si è
    tenuto conto dell'etica commerciale delle aziende private, cercando
    di innervare la disciplina proposta con indicazioni di merito su
    questo tema.
    Rientra il consigliere Bazzoni.
    Il dott. LIPPARINI del Servizio affari legislativi e qualità dei
    processi normativi chiarisce che la proposta di direttiva sugli
    appalti nei settori ordinari intende sostituire integralmente la
    direttiva 18 del 2004 attualmente vigente, raccogliendo le risposte
    alle sollecitazioni provenienti dal Libro Verde.
    In linea generale, osserva che rispetto alla disciplina vigente il
    livello di dettaglio delle norme contenute nella proposta non
    diminuisce: nessun ambito risulta deregolamentato, ma piuttosto
    vengono disciplinati aspetti prima non considerati.
    Le novità più rilevanti contenute nella proposta riguardano:
    l'ambito di applicazione; il miglioramento degli strumenti relativi
    alla fase di affidamento, nonché alla fase di esecuzione del
    contratto; le misure volte a garantire una migliore accessibilità al
    mercato degli appalti da parte del sistema delle imprese; il
    rapporto tra tutela del mercato e principi di concorrenza con
    esigenze sociali e ambientali, gli strumenti previsti per garantire
    lo svolgimento di procedure corrette, nonché il sistema di presidio
    istituzionale posto a garanzia dell'osservanza delle direttive.
    L'ambito generale di applicazione della direttiva risulta ampliato,
    in particolare viene sostanzialmente superata la distinzione tra
    servizi prioritari di cui all'Allegato 2A e servizi non prioritari
    di cui all'Allegato 2B: la proposta di direttiva considera, infatti,
    tutti i servizi come prioritari, fatta eccezione per i servizi
    sanitari e sociali che conservano un regime speciale. Segnala che
    tra i servizi assoggettati ad un regime speciale sono inclusi i
    servizi sanitari e sociali di importo superiore a 500 mila euro,
    rispetto ai quali si prevede in ogni caso l'applicazione
    obbligatoria dei principi di trasparenza e parità di trattamento e
    si introduce l'obbligo di far precedere l'affidamento da un bando di
    gara.
    Riguardo alle soglie, si prevede un innalzamento minimo, in quanto
    nel caso di appalti di lavori si passa da 4 milioni 485 mila euro a
    5 milioni di euro, per gli appalti di servizi e forniture
    aggiudicati da amministrazioni non statali si passa da circa 193 a
    200 mila euro, mentre per gli appalti di servizi e forniture
    aggiudicati da amministrazioni statali si passa da 125 a 132 mila
    euro. L'innalzamento delle soglie è dunque talmente ridotto da non
    sottrarre all'ambito di applicazione delle direttive molte
    fattispecie.
    L'ambito di applicazione delle direttive viene altresì precisato in
    merito alla nozione di organismo di diritto pubblico ed in relazione
    alle ipotesi di cooperazione istituzionale tra amministrazioni
    aggiudicatrici; a quest'ultimo riguardo l'obiettivo è quello di
    escludere quelle forme di collaborazione tra pubbliche
    amministrazioni di carattere meramente commerciale.
    In ordine al miglioramento degli strumenti relativi alla fase di
    affidamento, si assiste ad una riduzione dei termini per la
    presentazione delle domande di partecipazione e per la presentazione
    delle offerte. Vi è, inoltre, una tendenza a promuovere gli appalti
    elettronici mediante il passaggio ad una comunicazione interamente
    elettronica; l'obiettivo è quello di rendere più agevole l'accesso a
    questo tipo di informazioni e quindi la partecipazione alle gare da
    parte delle imprese. Un esempio in questo senso è dato dall'obbligo
    di rendere disponibile la documentazione di gara sui siti internet.
    Entro due anni dall'avvenuto recepimento della direttiva, inoltre,
    tutte le amministrazioni aggiudicatrici saranno tenute ad utilizzare
    solo mezzi di comunicazione elettronici per tutti gli appalti
    comunitari.
    Vengono previsti strumenti flessibili e meno gravosi per le
    amministrazioni più piccole, in particolare quelle regionali e
    locali, tra i quali l'uso dell'avviso di pre informazione come
    strumento di indizione di gara, ovvero termini inferiori rispetto a
    quelli ordinari per la presentazione delle offerte. Il termine
    ridotto per la presentazione delle offerte potrà oltretutto essere
    concordato con i candidati e laddove ciò non risulti possibile, si
    prevede comunque che lo stesso non possa essere inferiore ai 10
    giorni.
    Sotto il profilo del rafforzamento della capacità delle stazioni
    appaltanti di far fronte all'enorme mole di lavoro da gestire, viene
    prevista la messa a disposizione da parte degli Stati membri di
    strutture di sostegno tecnico, orientamento e assistenza alle
    amministrazioni e alle imprese. In sostanza, non si abbassa il
    livello di requisiti e adempimenti richiesti, ma si cerca di
    assistere i vari attori del sistema nell'applicazione delle norme.
    Vengono disciplinati in modo più puntuale l'attività di
    centralizzazione delle committenze, le attività di committenze
    ausiliarie offerte sul mercato e gli appalti comuni occasionali.
    Segnala che rispetto all'esigenza di favorire l'accesso al mercato
    delle piccole e medie imprese non vengono previste a favore di
    queste ultime misure premiali o di discriminazione positiva , ma lo
    strumento principe è la suddivisione per lotti, così da ridurre il
    livello della commessa.
    La procedura negoziata senza bando, ovvero la trattativa privata,
    risulta completamente confermata e, sotto certi profili, pare essere
    ancora più stringente.
    La proposta di delibera prevede altresì una maggiore flessibilità
    nella distinzione tra criteri di selezione degli offerenti e criteri
    di aggiudicazione, in quanto introduce la possibilità di tener
    conto, nel caso di offerta economicamente più vantaggiosa relativa
    ad appalti di servizi o ad appalti che comportano la progettazione
    di lavori, di criteri connessi all'organizzazione, alla qualifica e
    all'esperienza del personale incaricato di eseguire il contratto.
    Siffatta previsione segna il superamento di quella drastica
    distinzione che l'ordinamento comunitario poneva tra criteri
    soggettivi di selezione dei concorrenti, attinenti al singolo
    candidato, e criteri oggettivi di aggiudicazione, attinenti
    esclusivamente all'offerta.
    Vengono confermati i tradizionali criteri di aggiudicazione,
    tuttavia mentre nella formulazione attuale si fa esclusivo
    riferimento al prezzo più basso, nella nuova formulazione vengono
    introdotti concetti quali il costo del ciclo di vita , volto a
    tener conto, oltre che del prezzo, anche dei costi d'uso (consumi,
    manutenzione, smaltimento, costi ambientali). Inoltre, viene
    riconosciuta agli Stati, non più alle singole stazioni appaltanti,
    la facoltà di prevedere che determinate tipologie di contratti siano
    aggiudicati secondo il criterio dell'offerta economicamente più
    vantaggiosa.
    Un'ulteriore rilevante novità è rappresentata dalla disciplina
    relativa alle modifiche del contratto in corso di esecuzione, ovvero
    alle varianti in corso d'opera: l'ordinamento comunitario fino ad
    ora non si era, infatti, mai occupato della fase di esecuzione,
    limitandosi a regolare esclusivamente la procedura che conduce
    all'individuazione del contraente. L'art. 72 della proposta di
    direttiva disciplina, dunque, per la prima volta la variante in
    corso d'opera, prevedendo che laddove quest'ultima abbia carattere
    sostanziale si debba provvedere al riaffidamento mediante una nuova
    procedura di gara. Lo stesso articolo disciplina altresì le varianti
    non sostanziali, nonché la variante sostanziale dovuta a circostanze
    imprevedibili, rispetto alla quale non si impone l'indizione di una
    nuova gara. Sulla variante sostanziale imprevedibile si prevede un
    limite quantitativo, in virtù del quale la stessa non può superare
    il 50% del contratto originario, nonché l'obbligo di pubblicare le
    notizie ad essa relative sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione
    Europea, così da consentire una sorta di controllo sociale diffuso.
    La proposta di direttiva disciplina altresì i casi di modifica
    soggettiva del contraente, ovvero le fattispecie in cui siffatte
    modifiche non implicano una modifica sostanziale del contratto (come
    nel caso di ristrutturazione aziendale o di cessione d'azienda).
    La disciplina del subappalto non subisce ulteriori restrizioni, né
    vengono previste misure di premialità per gli appaltatori che
    subappaltano. Una novità è invece rappresentata dalla previsione del
    pagamento diretto del subappaltatore da parte della stazione
    appaltante su richiesta di quest'ultimo, quale misura volta ad
    agevolare la partecipazione agli appalti da parte delle piccole e
    medie imprese.
    Rispetto all'obiettivo di garantire una migliore accessibilità al
    mercato degli appalti, da un lato, si prevede un ampio ricorso ai
    sistemi delle autocertificazioni e del controllo sul suolo
    aggiudicatario, dall'altro si introduce un limite al fatturato, il
    quale, salvo casi eccezionali debitamente giustificati, non può
    superare il triplo del valore dell'appalto. Inoltre, sempre nella
    medesima ottica, si prevede un alleggerimento degli oneri
    documentali mediante l'impiego di banche dati, la futura creazione
    di un passaporto europeo uniforme per gli appalti pubblici che
    comprovi il possesso dei requisiti, nonché la suddivisione della
    domanda pubblica in lotti. Attraverso i raggruppamenti temporanei di
    imprese e la suddivisione in lotti della commessa si cerca di
    contemperare l'esigenza di porre in essere economie di scala, quale
    vantaggio per l'amministrazione, con l'accessibilità agli appalti da
    parte delle piccole e medie imprese. In sostanza, la logica è quella
    di eliminare le discriminazioni negative gravanti sui soggetti
    imprenditoriali deboli, non creando al contempo discriminazioni
    positive in loro favore. L'articolo 44 della proposta di direttiva,
    dedicato appunto alla suddivisione in lotti, contiene disposizioni
    già previste nell'ordinamento interno, ma maggiormente puntuali,
    prevedendo ad esempio che, per tutti gli appalti comunitari di
    lavori e per gli appalti comunitari di servizi e forniture di
    importo comunque non inferiore a 500 mila euro, la mancata
    suddivisione debba essere motivata.
    Allo scopo di contemperare la tutela del mercato con le esigenze
    sociali ed ambientali, si cerca di valorizzare il criterio dei costi
    del ciclo di vita, il criterio dell'offerta economicamente più
    vantaggiosa, l'impiego delle specifiche tecniche da esprimere in
    termini prestazionali o di requisiti funzionali, le etichette
    europee e le condizioni di esecuzione; l'attenzione è pertanto
    sempre rivolta ad elementi relativi al processo di produzione o
    all'offerta.
    Per quanto riguarda gli appalti riservati ad determinato gruppo di
    operatori economici, la novità più rilevante è costituita dal fatto
    che mentre la disciplina vigente fa riferimento soltanto
    all'inserimento di lavoratori con disabilità, la disciplina
    contenuta nella proposta di direttiva prevede l'integrazione sociale
    dei lavoratori svantaggiati.
    In merito agli strumenti di presidio istituzionale, infine, viene
    prevista l'istituzione obbligatoria da parte degli Stati membri di
    un unico organo nazionale indipendente di vigilanza pubblica, che
    nell'ordinamento italiano dovrebbe essere rappresentato
    dall'Autorità di vigilanza dei contratti pubblici. A tale organo
    vengono demandati il monitoraggio statistico informativo, il
    controllo sull'applicazione delle norme relative agli appalti
    pubblici da parte delle amministrazioni aggiudicatrici, la
    consulenza legale a favore di queste ultime, la formulazione di
    pareri di interesse generale, nonché l'esame dei reclami provenienti
    da cittadini e imprese. Segnala, in particolare, l'obbligo per le
    amministrazioni aggiudicatrici di trasmettere all'organo di
    vigilanza il testo completo dei contratti di fornitura e servizi
    superiori ad un milione di euro e dei contratti di lavori superiori
    a 10 milioni di euro. L'articolo 84, paragrafo 7, dispone altresì
    che l'organo di vigilanza debba garantire l'accesso gratuito,
    illimitato e diretto ai contratti in parola, senza che il
    richiedente debba dimostrare alcun interesse diretto o indiretto.
    Escono i consiglieri Bazzoni, Donini e Noè. Rientra il consigliere
    Ferrari.
    La consigliera MARANI domanda quali siano i tempi e le modalità
    previsti affinché la legislazione italiana si conformi alle nuove
    norme e se la proposta di direttiva elimini le gare al massimo
    ribasso. Chiede, infine, se il riaffidamento del contratto mediante
    l'indizione di una nuova gara in caso di varianti sostanziali
    rappresenti una misura prescrittiva.
    Il dott. LIPPARINI risponde che, qualora la proposta di direttiva
    dovesse essere approvata nella formulazione attuale, gli Stati
    membri saranno tenuti a provvedere al relativo recepimento entro il
    30 giugno 2014. Nel caso in cui non si ottemperi all'obbligo di
    recepimento, risulteranno ciò nondimeno direttamente applicabili
    all'interno delle legislazioni nazionali le norme cosiddette
    autoesecutive, ovvero quelle disposizioni aventi un contenuto chiaro
    e preciso, cioè tali da non richiedere l'emanazione di ulteriori
    provvedimenti attuativi. Chiarisce che la proposta di delibera non
    elimina le gare al massimo ribasso, ma affianca a questo criterio di
    aggiudicazione quello dell'offerta economicamente più vantaggiosa.
    La dott.ssa ATTILI del Servizio legislativo e qualità della
    legislazione precisa ulteriormente che la direttiva in esame è
    ancora in fase di proposta e che l'iter per la relativa
    approvazione, ovvero la negoziazione a livello europeo in sede di
    Parlamento e Consiglio (che in questo caso operano in codecisione),
    non terminerà prima della fine del 2012. Il termine per il
    recepimento è contenuto nella stessa direttiva e, qualora gli Stati
    non dovessero provvedere tempestivamente, le disposizioni
    sufficientemente dettagliate entreranno in vigore automaticamente
    alla scadenza del medesimo.
    Entra il consigliere Defranceschi. Rientra la consigliera Donini.
    La consigliera MARANI chiede se la Commissione sia competente a
    formulare in questa fase osservazioni sulla proposta di delibera.
    La dott.ssa ATTILI risponde che, secondo la procedura vigente, le
    commissioni competenti per materia hanno la facoltà di formulare
    rilievi nell'ambito dei rispettivi pareri, tuttavia l'elaborazione
    di osservazioni fa capo alla Commissione Bilancio, Affari generali
    ed istituzionali, quale commissione competente ad adottare la
    risoluzione. Sottolinea che la Commissione Territorio, Ambiente,
    Mobilità aveva individuato gli atti in esame per gli aspetti di
    propria specifica competenza e che dall'analisi effettuata anche dai
    tecnici della Giunta sono emerse considerazioni più generali.
    Evidenzia peraltro che la competenza in materia della commissione
    Bilancio, Affari generali ed istituzionali non si esaurisce nella
    sola adozione della risoluzione, investendo anche il merito
    dell'atto.
    Il presidente ZOFFOLI evidenzia che la Commissione Territorio,
    Ambiente, Mobilità non ha di fatto osservazioni da fare sul punto,
    conseguentemente il relativo parere consisterà nella presa d'atto
    delle proposte di direttiva illustrate.
    Il consigliere FAVIA domanda se l'eventuale entrata in vigore della
    nuova direttiva sugli appalti possa determinare l'illegittimità
    degli accordi tra amministrazioni pubbliche e privati di cui
    all'art. 18 L.R. 20/2000, i quali normalmente superano le soglie
    individuate a livello europeo.
    Il dott. DRAGHETTI sottolinea che occorre distinguere tra ciò che
    rientra nella casistica dei contratti pubblici e ciò che invece ne
    resta escluso: i contratti di cui all'art. 18 sono, infatti,
    soggetti ad un regime diverso rispetto a quello vigente per i
    contratti scaturenti da appalti pubblici. A livello nazionale il
    riferimento è il codice dei contratti, ossia il D.lgs. 163/2006, il
    quale definisce le tipologie contrattuali cui si applicano le
    relative disposizioni ed elenca gli adempimenti facenti capo in
    questo caso alle amministrazioni aggiudicatrici. Nel caso di
    contratti stipulati nell'ambito di una rapporto di convenzione
    relativo all'edilizia privata, il regime è completamente diverso
    rispetto a quello degli appalti e solo in relazione alle prestazioni
    dell'accordo realizzate dal pubblico, la stazione appaltante sarà
    tenuta ad osservare le procedure di gara previste dal codice dei
    contratti. In definitiva, sottolinea come le diverse fattispecie
    vadano valutate caso per caso.
    Il consigliere FAVIA evidenzia che nel momento in cui il Comune
    mette un privato nelle condizioni di urbanizzare attraverso la
    costruzione di un'opera pubblica, come ad esempio una strada, ciò si
    traduce, seppur indirettamente, in una commessa pubblica.
    Il dott. DRAGHETTI chiarisce che la questione sollevata dal
    consigliere Favia riguarda il tema degli oneri a scomputo, tema
    disciplinato da diverse discipline succedutesi nel tempo. In virtù
    della normativa europea, allo Stato italiano è stato imposto di
    adeguarsi con uno dei tanti decreti modificativi del codice dei
    contratti, il quale ha previsto che anche le opere di urbanizzazione
    di oneri a scomputo debbano essere realizzate dal privato in
    ottemperanza alla disciplina dettata dal codice dei contratti.
    Attualmente, ai sensi di uno degli ultimi decreti emanati sul tema
    dello sviluppo, è stata riconosciuta al privato la facoltà di non
    adeguarsi alla normativa in materia di appalti per le sole opere che
    non superano la soglia di un milione di euro.
    Rientra la consigliera Pariani.
    Terminata la discussione, il presidente ZOFFOLI domanda alla
    commissione di esprimere un parere sulle due proposte di direttiva
    illustrate.
    La Commissione, con distinte votazioni d'identico risultato, esprime
    per quanto di competenza parere favorevole, non ravvisando la
    necessità di formulare alcuna osservazione ai sensi dell'articolo 38
    del regolamento, con 18 voti a favore (PD, FdS), nessun contrario e
    10 astenuti (M5S, PDL, LN).
    Si passa alla trattazione dell'ultimo punto all'ordine del giorno:
    2048 - Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: Riforma della
    legge regionale 18 maggio 1999, n. 9 recante disciplina della
    procedura di valutazione dell'impatto ambientale (delibera di
    Giunta n. 1688 del 21 11 11).
    Relatore consigliera Monica Donini
    (Discussione generale)
    Il presidente ZOFFOLI introduce brevemente ricordando che, in
    seguito all'udienza conoscitiva del 26 gennaio, stanno arrivando
    osservazioni e proposte che vengono trasmesse ai consiglieri a cura
    della segreteria della Commissione. Apre la discussione generale
    sulla proposta di legge.
    Il consigliere FAVIA comunica la presentazione da parte del suo
    gruppo di uno specifico progetto di legge.
    Il presidente ZOFFOLI informa che, come prevede il Regolamento, si
    dovrà provvedere all'abbinamento tra i due progetti e a rinominare
    il relatore.
    Il consigliere FAVIA afferma che da parte sua non c'è l'intenzione
    di cambiare il relatore.
    Il presidente ZOFFOLI ringrazia per la precisazione e chiarisce che
    comunque ci si dovrà esprimere formalmente con un voto e scegliere
    il testo base.
    Il consigliere FAVIA chiede chiarimenti rispetto alla possibilità
    d'inserire nell'impianto della proposta in discussione la
    valutazione d'impatto sanitario.
    La relatrice consigliera DONINI afferma che tecnicamente l'arch. Di
    Stefano sarà in grado di dare una risposta. Spiega che la VIS -
    valutazione d'impatto sanitario - è attualmente in fase sperimentale
    e l'Emilia-Romagna, sulla base di un progetto finanziato anche dal
    Ministero, sta concorrendo a questa sperimentazione, per cui ancora
    non c'è una procedura standard verificabile o normata dal punto di
    vista nazionale e questo può essere, in questa fase, una difficoltà.
    La sperimentazione non si è ancora conclusa, c'è molto interesse a
    considerare, nell'elenco degli impatti, quello sulla salute - uno
    degli impatti più importanti da prevedere e prevenire - il modo di
    definire, dal punto di vista procedurale, un procedimento di VIS è
    al momento difficile, mancando una norma di riferimento. La
    normativa che si sta cambiando a livello regionale è un'altra e ha
    come primo obiettivo quello di adeguare l'ordinamento regionale,
    anche dal punto di vista formale, alle recenti innovazioni
    intervenute a livello statale, a seguito dell'entrata in vigore del
    cosiddetto Codice ambiente e delle sue successive modifiche e vede
    difficoltà tecniche ad inserire dentro a questo impianto la
    procedura di VIS. Anche sulla base di un pacchetto di osservazioni
    pervenute da parte dell'Azienda sanitaria di Bologna si valuterà,
    comunque, insieme ai tecnici quanto sia possibile collocare in
    questa proposta della parte relativa alla VIS.
    Entra la consigliera Meo. Esce il consigliere Alessandrini.
    L'arch. DI STEFANO ricorda che dalla Direttiva europea alle norme
    nazionali la valutazione degli impatti sulla salute è uno dei
    contenuti necessariamente da prendere in considerazione nella
    valutazione d'impatto ambientale, tant'è vero che è richiamato
    all'art. 4, comma 4, lett. b) del D.Lgs 152 del 2006 a cui rinvia
    direttamente il progetto di legge in discussione. Formalmente,
    quindi, la valutazione d'impatto ambientale dovrebbe prendere in
    considerazione anche gli impatti sulla salute. Mette in evidenza,
    come tra l'altro fatto anche dall'Azienda sanitaria di Bologna, che
    negli studi d'impatto ambientale che sono stati esaminati, la
    valutazione degli impatti sulla salute normalmente è sottovalutata e
    non sviluppata in modo adeguato. Solo recentemente si stanno
    iniziando a verificare quali sono i meccanismi tecnici da mettere in
    campo per valutare gli effetti sulla salute. Invita a tener conto
    della difficoltà in generale di studiare ed evidenziare gli effetti
    sulla salute, perché sono da prendere in considerazione non
    semplicemente gli effetti immediati e diretti, ma anche gli effetti
    di lunghissimo termine. Gli esami epidemiologici che tentano di
    individuare le cause di alcune malattie, per essere minimamente
    credibili, devono durare trent'anni quindi, o esistono basi
    scientifiche a supporto o altrimenti è molto difficile. Fa l'esempio
    del divieto, in Italia, di utilizzare prodotti contenenti amianto
    perché è stato scientificamente provato, sulla base di studi
    epidemiologici, che una singola fibra di 0.1 micron di lunghezza di
    amianto è in grado di causare il cancro ai polmoni: è stata presa
    questa decisione dopo anni di uso molto diffuso di questo materiale
    e studiandone gli effetti ex post. Nel mondo esistono pochi esempi
    di analisi sui prodotti da immettere sul mercato ed è soprattutto la
    Food and Drug Administration statunitense che sottopone, alcuni
    materiali, i farmaci e i cosmetici, ad un'analisi d'impatto con
    delle sperimentazioni su animali o simulate, per verificare gli
    effetti. Di solito su queste due tipologie di prodotti fa fede
    quello che dice la Food and Drug Administration in tutto il mondo,
    con qualche problema perché per esempio ha detto che la soia
    geneticamente modificata può essere utilizzata, mentre in Italia e
    in altri Paesi europei è vietata. Spiega che è complicato trovare
    gli strumenti tecnici e che c'è un'arretratezza tecnico-scientifica
    da superare in questa materia. Nel merito della valutazione
    d'impatto sanitario bisognerebbe studiare quali sono le procedure,
    le tecniche da mettere in atto. Non basta dire VIS per poterla fare,
    bisogna dire in modo molto dettagliato quali sono le procedure, le
    competenze e le tecniche da utilizzare.
    Il consigliere FILIPPI chiede maggiori chiarimenti rispetto al tema
    dell'amianto, se cioè si tratti di una normativa solo a livello
    italiano o anche di altri paesi.
    L'arch. DI STEFANO risponde che si tratta sicuramente di una
    normativa italiana e di pochi altri stati europei, per esempio la
    Germania.
    Il consigliere FAVIA ringrazia per la risposta tecnica, ma
    politicamente è intollerabile e inaccettabile. Non si può pensare, a
    suo parere, di aver vietato l'amianto sulla pelle di centinaia di
    persone morte di mesotelioma , perché non si può andare avanti
    pensando che tra trent'anni si potrà sapere se qualcosa è o no
    nocivo alla salute. Pensa, infatti, che l'approccio debba essere
    completamente diverso, partendo da un presupposto semplice: se
    semini veleni, raccogli malattie . Nel momento in cui ci sono
    sostanze neuro tossiche, in una pianura avvelenata, si sa che una
    serie d'impianti - come gli insalubri di prima classe - che
    producono queste sostanze, vanno a peggiorare la salute dei
    cittadini. Crede non si possa continuare a ignorare questi problemi,
    facendo andare avanti interessi economici privati che, come per
    esempio nel caso degli inceneritori, non sono interventi obbligati,
    ma ci sarebbero anche altre soluzioni. Ritiene si debba far pesare
    anche la valutazione sanitaria, che in alcuni stati europei già
    esiste, della quale l'Emilia-Romagna è capofila di un progetto
    sperimentale e della quale si potrebbe avere un protocollo da
    aprire. Pensa che - assolutamente - questa procedura vada prevista
    in questa legge che si sta modificando. Auspica, essendo quello
    della salute dei cittadini uno tra i temi di maggiore importanza,
    che ci sia convergenza, nel momento in cui si affronterà
    l'articolato, su un percorso che vada nella direzione fondamentale
    di iniziare a prevedere questo tipo di valutazione.
    Il consigliere BERNARDINI condivide quanto affermato dal collega
    Favia in quanto ritiene necessario e fondamentale iniziare questo
    percorso, pur in presenza di un'insufficiente letteratura medica su
    alcuni passaggi contestati - pensa per esempio ai danni alla salute
    da impianti eolici, in cui spesso ci si è trovati a disquisire in
    mancanza di una risposta certa ed inequivocabile - mantenendo però
    la discussione che deve accompagnare anche la valutazione d'impatto
    ambientale, lasciando una finestra aperta per future
    riconsiderazioni di quelli che possono essere eventuali impianti che
    si vanno a collocare. Ritiene sia oggi una scelta coraggiosa e che
    guarda al futuro, senza preoccuparsi di ciò che manca oggi, riuscire
    a mantenere, all'interno di un quadro normativo, una finestra di
    questo tipo.
    Esce il consigliere Bernardini.
    Il consigliere FILIPPI osserva che per certe importanti strutture
    pubbliche forse l'impatto sanitario è più importante dell'impatto
    ambientale.
    Il consigliere FAVIA chiede chiarimenti circa le modalità di
    svolgimento del dibattito.
    Il presidente ZOFFOLI invita a chiudere almeno il dibattito sul
    punto relativo all'impatto sanitario prima di affrontare altre
    problematiche.
    L'arch. DI STEFANO aggiunge che già la legge 9 prevedeva la
    valutazione degli effetti sulla salute relativamente ai progetti
    sottoposti alla valutazione d'impatto ambientale e nella Conferenza
    dei servizi è sempre stata invitata l'Azienda USL, che dava il suo
    contributo. Inoltre, nel programma dell'Assessorato alla sanità -
    Direzione sanitaria della Regione si prevede di rendere
    normativamente efficace la VIS, al termine della sperimentazione
    che si sta conducendo.
    Rientrano i consiglieri Alessandrini e Bernardini. Esce il
    consigliere Filippi.
    La relatrice consigliera DONINI si dice disponibile a una verifica e
    a un confronto con i diversi assessorati che si devono occupare, da
    un punto di vista tecnico, del tema, condividendo - comunque -
    l'obiettivo politico della tutela della salute. Il tema della VIS è
    delegato al Piano triennale sulla prevenzione dell'Agenzia sanitaria
    regionale che ha attivato questa sperimentazione e, nel mese di
    aprile, dovrebbe essere disponibile il relativo pacchetto
    procedurale . Nelle osservazioni presentate dall'Azienda sanitaria
    di Bologna vengono rappresentate le difficoltà che esistono in
    questa fase di sperimentazione e si propone di utilizzare l'art. 21
    della proposta in discussione, relativo all'organizzazione delle
    Conferenze dei servizi, suggerendo la necessità di una maggiore
    chiarezza per quanto riguarda l'obbligatorietà del coinvolgimento
    delle Aziende sanitarie. Nel merito di questo aspetto specifico si
    entrerà nel momento dell'esame dell'articolato, tenendo conto anche
    di eventuali emendamenti. Evidenzia che si tratta di un problema
    complicato dal punto di vista tecnico-formale, perché ancora non
    esiste una procedura standard normata a livello nazionale, il quadro
    della valutazione d'impatto sanitario è demandato, anche dal quadro
    nazionale, ad analisi epidemiologiche (che prevedono grandi numeri,
    la statistica e tempi lunghi). Questo limita le Regioni ad inserire
    norme che, in qualche modo, cambino la ricerca epidemiologica, in
    ambito di impatto sulla salute. Invita a fare in modo di rafforzare
    e fare emergere nella norma in esame - anche attraverso proposte
    emendative che verranno valutate con attenzione - i progressi che,
    nell'ambito della VIS, in Emilia-Romagna si stanno facendo, grazie
    alla sperimentazione.
    Il consigliere FAVIA osserva che ciò che ha portato, in Italia, a
    bandire la produzione d'amianto è stato anche la comparsa di un
    tumore particolare e, in questi casi, l'epidemiologia riesce a
    trovare delle correlazioni a livello statistico. Afferma che in una
    zona particolarmente grigia come la Pianura Padana, nella quale c'è
    un'alta estensione di patologie tumorali, se la patologia tumorale
    collegata all'emissione inquinante è una patologia diffusa è
    difficile creare la correlazione: per questo occorre ribaltare la
    questione. Sottolinea che in presenza di una letteratura scientifica
    indiscussa che da anni sostiene che determinati inquinanti
    danneggiano la salute in generale - per esempio le PM10 o gli ossidi
    d'azoto - e si sa che la Pianura Padana è particolarmente inquinata
    in percentuale da questi agenti, è evidente che continuare a
    consentire impianti che immettono in atmosfera queste sostanze non
    può che peggiorare lo stato di salute dei cittadini
    emiliano-romagnoli. Invita a non ragionare solo in termini di
    mortalità o di patologie gravi e cercare, almeno, per quanto
    riguarda le ripercussioni ambientali e sanitarie, di non peggiorare
    la situazione esistente. Ritiene che si possa lavorare
    sull'articolato in questa direzione.
    Esce il consigliere Bernardini.
    L'assessore MUZZARELLI evidenzia che il progetto di legge in
    discussione ha come obiettivo quello di modificare una legge
    regionale esistente inserendo le innovazioni legislative nazionali e
    tenendo d'occhio il dibattito europeo per rendere più operative e
    funzionali le procedure obbligatorie di VIA. Fa presente che la
    Giunta vuole discutere questo provvedimento ed entrare nel merito
    dello stesso.
    La relatrice consigliera DONINI spiega che la VIA serve a garantire
    l'applicazione delle norme di tutela e prevenzione che altri
    strumenti mettono in campo: la proposta di legge in discussione si
    occupa di procedure, questi sono i confini di quanto è competenza
    regionale rispetto allo Stato. Non è con la riforma della VIA che
    possono essere inseriti nuovi vincoli in ambito ambientale e
    sanitario.
    Esce il consigliere Mazzotti.
    Il consigliere FAVIA concorda su questo punto. Aggiunge, comunque,
    che il progetto di legge oggi presentato dal suo gruppo sul tema
    della VIA è diretto ad aprire un dibattito più ampio in sede
    assembleare rispetto al progetto presentato dalla Giunta. Ritiene
    che, ferma restando la legittimità tecnico-amministrativa di un atto
    o di un intervento, cambiare la procedura significhi anche fare
    tutto il possibile per tutelare gli interessi coinvolti, tenuto
    conto che i campi non sono rigidi. Auspica che, su un tema delicato
    come la tutela della salute si possa essere più elastici. Si tratta
    di mettere la Conferenza dei servizi nelle condizioni di poter
    tirare le somme e fornire un quadro sull'impatto ambientale - che
    determina anche la qualità della salute - che consenta di decidere,
    avendo presente il quadro generale.
    L'assessore MUZZARELLI ribadisce: Vogliamo fare una legge che sia
    approvata dal Governo e staremo dentro a questo percorso .
    La seduta termina alle ore 12.40.
    Approvato nella seduta dell'1 marzo 2012.
    La Segretaria Il Presidente
    Samuela Fiorini Damiano Zoffoli
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