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Legislatura IX - Commissione IV - Verbale del 21/10/2013 antimeridiano

     

     

     

     

     

    Verbale n. 35

    Seduta del 21 ottobre 2013

     

    Il giorno 21 ottobre 2013 alle ore 10 si è riunita in udienza conoscitiva presso la sede dell’Assemblea Legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50, la Commissione Politiche per la Salute e Politiche Sociali, convocata con nota prot. n. 40535 del 15 ottobre 2013.

     

    Partecipano alla seduta i Consiglieri:

     

     

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    DONINI Monica

    Presidente

    Federazione della Sinistra

    2

    presente

    PIVA Roberto

    Vice Presidente

    Partito Democratico

    5

    presente

    VECCHI Alberto

    Vice Presidente

    PDL - Popolo della Libertà

    5

    presente

    BARBATI Liana

    Componente

    Italia dei Valori – Lista Di Pietro

    2

    presente

    BARBIERI Marco

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    BAZZONI Gianguido

    Componente

    PDL - Popolo della Libertà

    1

    presente

    CAMORALI Cinzia

    Componente

    PDL - Popolo della Libertà

    2

    presente

    CARINI Marco

    Componente

    Partito Democratico

    5

    presente

    CORRADI Roberto

    Componente

    Lega Nord Padania Emilia e Romagna

    4

    presente

    DEFRANCESCHI Andrea

    Componente

    Movimento 5 Stelle Beppegrillo.it

    1

    presente

    FIAMMENGHI Valdimiro

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    GRILLINI Franco

    Componente

    Gruppo Misto

    3

    assente

    MARANI Paola

    Componente

    Partito Democratico

    2

    assente

    MAZZOTTI Mario

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    MUMOLO Antonio

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    NALDI Gian Guido

    Componente

    Sinistra Ecologia Libertà - Idee Verdi

    2

    presente

    NOÈ Silvia

    Componente

    UDC - Unione di Centro

    1

    presente

    PARUOLO Giuseppe

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    POLLASTRI Andrea

    Componente

    PDL - Popolo della Libertà

    3

    presente

    SERRI Luciana

    Componente

    Partito Democratico

    2

    assente

     

    Sono presenti i consiglieri Luca BARTOLINI, Thomas CASADEI e Marco LOMBARDI.

     

    Hanno partecipato ai lavori della Commissione: G. Cilione (Resp. Serv. Relazioni con gli Enti del SSR, sistemi organizzativi e risorse umane, supporto giuridico); M.L. De Palma e G. Strazzoni (Serv. Relazioni con gli Enti del SSR, sistemi organizzativi e risorse umane, supporto giuridico); C. Cicognani (Serv. Informazione e comunicazione istituzionale).

     

    Presiede la seduta: Monica DONINI

    Assiste la Segretaria: Nicoletta Tartari

    Resocontista: Nicoletta Tartari

     


     

    UDIENZA CONOSCITIVA

    del 21 ottobre 2013

    sul progetto di legge oggetto:

     

    4545 - Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: "Misure di adeguamento degli assetti istituzionali in materia sanitaria. Istituzione dell'Azienda USL della Romagna. Partecipazione della Regione Emilia-Romagna all'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico "Irst S.r.l."" (delibera di Giunta n. 1384 del 30 09 13).

     

    Relatore consigliere Piva – relatore di minoranza consigliere Bazzoni

     

    Partecipano alla seduta:

     

    Claudio Aurigemma Auriemma              Segretario ANAAO Emilia-Romagna

    Roberto Balzani              Sindaco Comune Forlì

    Daniele Bedetti              FIALS - CONFSAL

    Simona Benedetti              Assessore Comune Cesena

    Matteo Biagini              AIOP Emilia-Romagna

    Carla Bonvicini              Segretario provinciale FIALS Rimini

    Alberto Breschi              AIOP Emilia-Romagna

    Mario Cotti              Presidente AIOP Emilia-Romagna

    Alessandro D’Errico              Dir. san. Casa di cura “San Lorenzino” Cesena

    Manuela Dradi              Dirigente AUSL Ravenna

    Gerry Ferrara              Segretario UIL – FPL Emilia-Romagna

    Maurizio Frigeri              CGIL – FP Emilia-Romagna

    Stefano Grandi              Pres. ospedale privato “Domus Nova” Ravenna

    Davide Guerra              Casa di cura “Villa Azzurra” Riolo Terme

    Michela Guerra              Ospedale privato “San Francesco” Ravenna

    Stefano Collina              Senatore

    Paola Mami              RSA “Sole” Misano Adriatico

    Giorgio Martelli              Direttore sanitario AUSL Cesena

    Maurizia Martinelli              CISL Emilia-Romagna

    Franco Masini              Segretario CGIL Medici Emilia-Romagna

    Francesco Melandri              Vicesegretario ANAAO Emilia-Romagna

    Carlo Mestitz              Vicepresidente provinciale AISM Bologna

    Leo Montanari              Casa di cura “Montanari” Morciano di Romagna

    Luciano Natali              AIOP Emilia-Romagna

    Paolo Palmarini              UIL Ravenna

    Maria Parmeggiani              COSMED

    Andrea Pasini              Consigliere comunale Forlì

    Nicoletta Perno              Segretario provinciale UIL FPL Rimini

    Roberto Pezzani              CISL FP Rimini

    Giovanna Piaia              Assessore Comune Ravenna

    Eleonora Proni              Assessore Provincia di Ravenna

    Carlo Rasmi              USB

    Angelo Ravaglia              Comitato Ecologisti civici Lugo

    Gianluca Rusconi              Confindustria Emilia-Romagna

    Enzo Santolini              CGIL Emilia-Romagna

    Gastone Spizzicato              Segreteria regionale UIL FPL

    Tania Testa              RSA “Sole” Misano Adriatico

    Livio Pietro Tronconi              GVM Care & Reaserch spa

    Mario Tubertini              Direttore generale IRST Meldola

    Luca Turrini              Segretario SIVEMP Emilia-Romagna

    Sauro Turroni              Verdi Emilia-Romagna

    Matteo Vaccari              Presidente provinciale AIOP Rimini

    Anna Valcavi              CGIL Emilia-Romagna

    Valentina Valentini              Presidente provinciale AIOP Forlì-Cesena

    Silvano Verlicchi              Confindustria Ravenna

    Giuseppe Vischetti              Confindustria Emilia-Romagna

    Fausto Viviani              CGIL Emilia-Romagna

    Giuliano Zignani              UIL Emilia-Romagna

     


    L’udienza conoscitiva inizia alle ore 10,30.

     

    Presidente DONINI

    Vi prego di prendere posto: tendenzialmente siamo puntuali, ma abbiamo ricevuto da parte di alcuni ospiti la richiesta di ritardare di qualche minuto l’udienza conoscitiva, perché c’è molto traffico in autostrada, per cui abbiamo alcune realtà territoriali invitate che ancora, attraverso i loro rappresentanti, non sono riuscite a raggiungerci a causa di queste code in autostrada. Ad ogni modo sono già le dieci e mezza e, per dare spazio a tutti, direi che è il caso di iniziare.

    Siamo riuniti per un’udienza conoscitiva sul progetto di legge “Misure di adeguamento degli assetti istituzionali in materia sanitaria. Istituzione dell’Azienda USL della Romagna. Partecipazione della Regione Emilia Romagna all’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico “Irst S.r.l.””. Il relatore di questa proposta di legge è il collega al mio fianco, Roberto Piva.

    Vi informo che abbiamo aperto l’iter partecipativo su questa legge attraverso la realizzazione di questo momento di consultazione, di udienza conoscitiva, invitando moltissime realtà ad essere presenti: non soltanto i rappresentanti degli enti locali, i sindacati e le associazioni di categoria, ma anche le associazioni che si occupano a vario titolo del diritto alla salute e dei diritti dei malati e degli utenti. Abbiamo previsto questa tempistica: il 29 di questo mese inizieranno in Commissione l’iter sulla discussione generale e l’esame dell’articolato, dovremmo arrivare ad avere la proposta di legge licenziata dalla Commissione per l’Aula di metà novembre circa; questo è il tempo che ci siamo dati in via teorica.

    Queste udienze sono aperte e formalizzano la possibilità di fare arrivare osservazioni, sollecitazioni e proposte di modifica da parte di chiunque dei soggetti che sono stati invitati; oltre a intervenire durante l’audizione, vi invito a mandare presso l’e–mail della IV Commissione ogni possibile proposta, osservazione e segnalazione vogliate far avere ai commissari che hanno il compito di seguire l’istruttoria della legge, questo entro la fine della settimana, perché iniziamo formalmente dal 29 ad esaminare in Commissione gli aspetti specifici della proposta di legge.

    Non aggiungo altro, mi accingo a dare la parola al collega Piva per la sua introduzione, poi iniziamo a raccogliere gli interventi, ne abbiamo alcuni. Vi invito a compilare la richiesta d’intervento che vi trovate all’esterno del tavolo, in modo tale da poter prevedere l’organizzazione di questa nostra udienza. Prego, collega. 

     

    Consigliere PIVA (relatore)

    Grazie, presidente. Buongiorno a tutti. Purtroppo le condizioni della mia voce, ma anche del traffico e qualche ritardo di treno (qualcuno ci ha telefonato dalla Romagna dicendo che è tornato indietro, addirittura, in autostrada)... Comunque sia sarò breve, perché è già stato spiegato l’iter procedurale e non lo risottolineo. È già da tempo che una bozza di proposta di legge è disponibile ed è stata disponibile in particolare presso le Conferenze sanitarie e sociosanitarie delle province, per cui è stata discussa ed è conosciuta. Qui oggi la funzione dell’udienza conoscitiva è appunto quella dell’ascolto di tutte le realtà: forse è uno dei momenti più significativi e più belli per una proposta di legge, ovviamente il tutto dopo è correlato ai lavori in Commissione e ai lavori in Aula. 

    Cosa dire di questo tema? Per chi non l’avesse ancora avuto, avete visto che fuori è disponibile il testo del progetto di legge, che è stato approvato dalla Giunta regionale il 30 settembre e poi è approdato all’iter previsto. Si compone di nove articoli e in realtà disegna il percorso finale e iniziale: disegna il percorso finale di un lavoro di collaborazione tra le quattro Aziende della Romagna (l’esempio principale è quello del laboratorio di Pievesistina e del 118) e in particolare i gruppi di lavoro che ci sono tra i dirigenti professionisti delle quattro Aziende su temi particolari, all’interno di settori specifici di tipo scientifico/medico, non di tipo politico. Già quest’esperienza è abbastanza consolidata.

    Ci troviamo di fronte sostanzialmente a quattro piccole Aziende sanitarie che insieme faranno più di 1 milione di abitanti e 2 miliardi e 100 milioni di euro: se sommiamo le risorse a disposizione delle quattro aziende danno questa cifra. In futuro avremo una grossa Azienda di grande significato, per cui tra le note che ritengo più interessanti vi è intanto – e questo lo sottolineo – la potenzialità effettiva che i territori devono avere, nel senso che non ci saranno più diverse Conferenze, ce ne sarà una unica romagnola, con un Ufficio di presidenza, e poi ci saranno i Distretti con i Comitati di Distretto, in quanto laddove nasce il bisogno deve partire la richiesta di risoluzione del problema. Dunque i Distretti, la Conferenza, il ruolo importante dei Sindaci – ne saluto qualcuno che vedo qui in sala – e di coloro che ne fanno parte: questo è un ruolo territoriale che non deve venire meno, anzi, penso che l’individuazione del bisogno nasca dal basso. È chiaro che in sanità in generale, in uno Stato a volte un po’ borbonico – diciamolo – dove le ridondanze esistono e dove la semplificazione ha bisogno di essere veramente una semplificazione, magari quattro uffici personale, quattro economati, eccetera, sono troppi, probabilmente, e quindi vanno liberate energie, come si legge nella relazione introduttiva, vanno liberate risorse non per il risparmio, ma per investire nei servizi, perché le risorse vanno investite nei servizi.

    Non ci deve essere assolutamente penalizzazione, in particolare per quanto concerne i servizi di base, per i nostri cittadini - perché questo è il concetto principale - perché deve essere un avanzamento, non una retrocessione. Bene anche tutte le rivendicazioni che si sono sentite in questi mesi da parte dei territori, perché in particolare – poi termino – in Romagna (vedo il mio territorio) ogni servizio in più è stato visto come una conquista per la Romagna, perché fino a un decennio fa si staccava il biglietto per Bologna per andarsi a curare; io abito a Rimini, ma penso che anche in altri territori succedesse la stessa cosa. Oggi più dell’80% delle risposte avvengono nei territori delle nostre Aziende, questi sono i dati, per cui i fatti dimostrano che vi è stata una grande evoluzione in termini di disponibilità e di qualità dei servizi offerti alla popolazione. Bisogna continuare con questa strategia, così come con gli acquisti unici che da anni hanno portato a una trasparenza delle procedure, bisogna prendere risorse e rimetterle in capo ai servizi veri e propri, in un momento come questo, e qui non sto a sottolineare che quest’anno è stato il primo anno in cui per la prima volta in valore assoluto si è visto un finanziamento ai servizi sanitari in meno, cosa che non era mai successa in questi anni.

    Mi fermo qui, perché sennò parlo solo io: di cose, essendo un argomento così interessante, ce ne sarebbero molte da dire, però il percorso l’ha già descritto la Presidente. Oltre l’udienza conoscitiva siamo tutti rintracciabili e quindi siamo assolutamente disponibili a incontrarci a far sì che alla fine questo, che partirà dal 1° gennaio 2014, come dicevo all’inizio sia veramente la fine di una collaborazione che fino a oggi era di buona volontà e l’inizio di un percorso vero e proprio dello stare insieme: per me sarà un bene per la Romagna.

     

    Presidente DONINI

    Bene, iniziamo la nostra udienza ascoltando voi: al momento ho tre interventi prenotati, ribadisco la sollecitazione a segnalare l’intenzione di intervenire. Diamo una decina di minuti di tempo per svolgere ogni intervento, diciamo che attorno agli otto segnalerò che ormai il tempo sta per scadere: credo che sia uno spazio che consente a tutti di svolgere le proprie considerazioni. Vi segnalo che mi è arrivata un’e–mail da parte del Presidente del Centro per i diritti del malato “Natale Bolognesi”, un’associazione che ha sede a Savignano: il presidente Luca Menegatti si scusa perché non riesce a essere presente qui e ci invia un documento con una serie di sollecitazioni che rimarrà agli atti. La parola a Martinelli Maurizia per CGIL, CISL e UIL per il primo intervento. Poi vi chiederemo anche di inviarli via e–mail, perché in questo modo riusciamo a farli girare meglio.

     

    Maurizia MARTINELLI (CISL Emilia-Romagna)

    Scusate la voce, però mi sentite lo stesso. Come organizzazioni sindacali CGIL, CISL e UIL abbiamo avuto un confronto, come di solito avviene, con la Regione Emilia-Romagna, la quale in parte aveva già accolto qualche osservazione che veniva dalle nostre organizzazioni sindacali di carattere territoriale, e insieme alle categorie che seguono direttamente il personale esprimiamo complessivamente un giudizio positivo rispetto al progetto di legge, presentando – spiegherò brevemente nei principi – alcuni emendamenti. Ci tenevo a dire che evidentemente siamo in un periodo, in una situazione particolarmente delicata non solo per il tema delle risorse e della sostenibilità economica, ma anche perché si sta prospettando in regione, per quanto riguarda la sanità, in modo trasversale, non solo per quanto riguarda la Romagna, un riordino della rete ospedaliera e di tutte le attività di cure primarie che investirà anche questa nuova Azienda. La costituzione di questa grande Azienda della Romagna si interseca con un processo più grande che è omogeneo a tutte le altre aziende e quindi abbiamo bisogno, rispetto al successo di quest’operazione, del massimo della coesione sociale: questo ci tenevo a dirlo, perché evidentemente in una situazione di questo genere non ci possiamo permettere di cominciare delle avventure che non hanno successo. 

    Rispetto agli emendamenti solleviamo tre questioni, di cui la prima riguarda direttamente la gestione del personale: il nuovo testo di legge a un certo punto dice che il nuovo direttore generale dal 1° gennaio 2014 dovrà garantire l’omogeneizzazione dei trattamenti giuridici e economici del personale. Evidentemente da questo punto di vista qualche problema l’abbiamo, nel senso che condividiamo assolutamente l’opportunità di aprire un percorso graduale per l’omogeneizzazione dei trattamenti giuridici e economici del personale, ma dall’entrata in vigore di questa norma il 1° gennaio 2014, quindi all’atto costitutivo dell’Azienda, evidentemente non ci sono i tempi per fare questo tipo di omogeneizzazione e virtualmente sulla carta potremmo trovarci nella stranissima condizione che, sparite le quattro Aziende originarie, esiste una nuova Azienda senza contratti decentrati e senza accordi decentrati, così come a tutt’oggi hanno normato il personale. Quindi chiediamo sostanzialmente che nell’articolato della legge ci sia un riconoscimento della vigenza dei contratti decentrati delle quattro Aziende e degli accordi oggi in essere, che riguardano – lo voglio dire affinché non sia sottovalutato il problema – non solo gli aspetti economici, ma anche gli aspetti normativi e giuridici inerenti l’organizzazione del lavoro, come gli accordi sulla mobilità, sulla flessibilità, sugli straordinari e tutta la vita delle aziende così come sono state regolate fino a oggi. Praticamente chiediamo che quei contratti decentrati e quegli accordi decentrati rimangano in vigore fino a nuova contrattazione.

    Abbiamo poi un altro problema che riguarda i soggetti contrattuali e in particolare le RSU, perché abbiamo quattro RSU neoelette, elette da pochissimo tempo che dovrebbero andare al rinnovo solo nel 2015. In sostanza, per farla breve, chiediamo che questo percorso sia accompagnato da un protocollo di carattere regionale che riguarda esclusivamente questa materia di categoria, ossia l’omogeneizzazione del trattamento giuridico e economico, e si riconosca la vigenza dei contratti fino a nuova decisione tra le parti. 

    Il secondo tema importante invece riguarda un aspetto più generale della norma, un aspetto di carattere confederale. L’articolo 4 della norma regolamenta le funzioni, la composizione degli organismi e il regolamento della Conferenza: abbiamo molta, molta attenzione nei confronti di quelle che sono le attività che dovrà fare questa Conferenza, perché evidentemente sono funzioni che, rispetto ai funzionamenti ordinari delle Conferenze sociosanitarie a livello provinciale, per l’ambito territoriale e per la complessità dei servizi di cui veniva detto in apertura, ci metteranno di fronte a funzioni molto delicate, soprattutto quelle che sono inerenti alla definizione dei nuovi Distretti e alla definizione degli ambiti territoriali dei nuovi Distretti, perché è chiaro che questa è una facoltà che tutte le Conferenze hanno, che potrà essere agita e che in questo caso viene agita su confini che sono sovraprovinciali. Per tutti questi elementi, sia la programmazione dei servizi, sia la governance, sia i regolamenti, chiediamo un riferimento nell’articolato che richiami l’articolo 6, l’articolo che regolamenta il ruolo e le funzioni delle organizzazioni sindacali, perché in questa discussione – lo sottolineiamo, anche se l’articolo 6 è abbastanza omnicomprensivo – obiettivamente così importante, noi ci vogliamo essere. Sempre per quanto riguarda l’articolo 4 inerente la Conferenza, vogliamo introdurre una sottolineatura: tutto quello che fa la Conferenza deve essere in coerenza con la legge regionale 12/2013. La legge regionale 12/2013 è quella che, oltre a regolamentare le ASP, dice anche che il sistema delle autonomie locali deve assolvere alle proprie funzioni sociali e sociosanitarie in ambito distrettuale. Voi direte “perché questa sottolineatura così forte, visto che la Conferenza è comunque obbligata a rispettare le leggi della Regione Emilia-Romagna?”: perché riteniamo quella legge particolarmente importante per costruire una coerenza forte, così come dice il nostro Piano sociosanitario, nell’integrazione fra il mondo delle autonomie locali e il mondo della sanità. È chiaro che dobbiamo continuare a perseguire la stretta coerenza degli ambiti in cui lavoriamo rispetto alle autonomie locali e rispetto alla sanità, senza nascondere – ecco perché richiamiamo la 12 e non 21 – che la legge regionale 21/2012 da questo punto di vista nella definizione degli ambiti qualche problema probabilmente a quest’Azienda lo darà, non fosse altro che perché la 21 impone che gli ambiti siano dentro i confini provinciali, mentre qui siamo di fronte a un’Azienda che supera i confini provinciali e che potrà avere dei distretti che superano i confini stessi. È una discussione che si farà, però è importante che ci sia coerenza, se vogliamo fare veramente integrazione tra le funzioni delle autonomie locali e quelle della sanità. 

    L’ultimo piccolo rilievo – però, se permettete, per noi è significativo anche questo – rispetto all’Irst di Meldola, laddove si condiziona la partecipazione della Regione Emilia-Romagna a una serie di condizioni, tra le quali il numero di cinque componenti: vorremmo introdurre un richiamo alla legge 120/2011, che è la legge che garantisce la rappresentanza di genere all’interno dei Consigli di amministrazione. Grazie

     

    Luca TURRINI (Segretario SIVEMP Emilia-Romagna)

    Buongiorno a tutti, sono il Segretario regionale dei veterinari del servizio veterinario pubblico. Sull’articolato chiederemmo di fare due incisi nella proposta di legge che vi leggo, dai quali scaturiscono delle conseguenze che per noi sono importanti. 

    Articolo 3, comma 2: nel progetto di legge si dice “l’Azienda assicura, in condizioni di qualità, appropriatezza e omogeneità, l’esercizio unitario delle funzioni di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione”; noi chiediamo di mettere, dopo “prevenzione”, “incluse quelle relative alla sicurezza alimentare e alla sanità pubblica veterinaria”, perché è presente nella legge 29, quest’articolo qui mi sembra sia stato preso dalla legge regionale 29/2004, però quest’inciso non c’è, lo dobbiamo mettere assolutamente, perché crediamo che queste attività nostre debbano assolutamente rimanere in un ambito pubblico. Guardate, non dico una corbelleria, dicendo che ci sono delle pulsioni notevoli, anche al nostro interno, che vorrebbero in qualche maniera privatizzare alcune funzioni che adesso sono in carico alla sanità pubblica veterinaria, perché l’Europa lo chiede e perché le aziende si sentono un po’ più libere dai controlli che facciamo; ci sono dei meccanismi, magari per il momento sotterranei, che in qualche maniera mettono in dubbio la natura pubblica di tutte le funzioni che facciamo, perciò per noi è assolutamente fondamentale che nell’articolato della legge dell’Area Vasta della Romagna, come dico, essendo presente nella 29, questo sia messo in chiaro. 

    Il secondo aspetto concerne l’articolo 3, comma 7: “la riorganizzazione dei servizi sul piano assistenziale avviene nel rispetto della programmazione regionale, assicurando condizioni di equità di accesso e prossimità ai servizi nei confronti dei cittadini, con particolare riguardo ai servizi di assistenza primaria, attività ospedaliere di base, ai servizi territoriali e domiciliari afferenti all’integrazione socio-sanitaria”. Dopo questo “socio-sanitaria” chiediamo di aggiungere “ai servizi di sanità pubblica veterinaria e alle attività connesse alla sicurezza alimentare”. Il nostro servizio è un servizio prettamente territoriale, noi non esistiamo al di fuori del territorio, ma questa problematica che sollevo per quanto riguarda l’Area Vasta Romagna, l’abbiamo a livello regionale, pertanto a livello regionale sarebbe meglio che si facesse una ridefinizione dei Dipartimenti di sanità pubblica all’interno dei quali noi siamo – diciamo che forse non ci stiamo proprio benissimo, ma ci siamo – per affermare la nostra territorialità. Abbiamo delle esigenze di risparmio, chiaramente non parlo dell’Area Vasta Romagna, perché sappiamo benissimo che il direttore generale sarà quello che alla fine organizzerà nel dettaglio i servizi, ma abbiamo esperienza di altre zone della Regione Emilia-Romagna in cui i servizi vengono accorpati in una sede centrale: questo per me è un errore grossolano, perché non siamo uguali ai servizi che dividiamo con il Dipartimento di sanità pubblica, che sono i servizi medici di medicina del lavoro e di igiene pubblica, i quali hanno delle caratteristiche diverse rispetto alle nostre, noi riceviamo centinaia di telefonate al giorno – e non scherzo – perché uno ha visto una mosca volare di traverso, un altro ha visto un piccione morto, un altro ha un gatto che striscia in casa, un altro ha visto uno scarafaggio dentro una presa e, sulla base di queste chiamate, al cittadino dobbiamo comunque dare delle risposte. E poi vorrei citare un successo, secondo me nostro, che c’è stato riconosciuto dall’assessore Carlo Lusenti di recente, per quanto concerne l’influenza aviaria nel territorio di Ferrara. Qui in 40 giorni siamo riusciti a debellare un virus pericoloso per l’uomo – abbiamo avuto solo tre casi umani, ma sapete benissimo che qui l’OSM si aspetta una pandemia che probabilmente è di origine aviaria, non so: loro sono degli scienziati e quindi non mi dilungo su questo - in 40 giorni abbiamo chiuso un focolaio, abbattendo qualche milione di volatili, chiaramente, e circoscrivendo il tutto. Questo è un successo legato alla sovrapposizione di due cose che abbiamo: la specializzazione, perché abbiamo degli specialisti, e la conoscenza del territorio. Questa territorialità per noi è fondamentale: adesso abbiamo tre livelli, ossia abbiamo le Aziende sanitarie, rispetto alle quali la tendenza è quella di ingrandirle – nel pomeriggio andiamo con i colleghi medici a una riunione sull’Area Vasta Emilia Centro, vediamo cosa ci dicono – abbiamo i Distretti, che per la legge regionale 29/2004 sono il centro, il fulcro dell’erogazione sanitaria, perché sono in rapporto con le comunità locali, con i Sindaci e con gli amministratori, e poi abbiamo i Dipartimenti - in cui noi siamo, per esempio, in quelli della sanità pubblica - che nel corso degli anni sono diventati da funzionali a gestionali. Cito una pubblicazione dell’Emilia-Romagna del 2011, però la cito a memoria e non vorrei che qualcuno mi denunciasse perché ho sbagliato i numeri: non sono sicuro, ma il personale in staff ai vari Dipartimenti delle varie ASL è di 40, 80 o 90 persone. Qui, se vogliamo snellire la catena e se vogliamo risparmiare, dobbiamo decidere dove andare a risparmiare e i punti dove andare a risparmiare senza andare a toccare quella che è la caratteristica di un servizio come il nostro, cioè la territorialità, ci sono.

    Vorrei citare, a questo punto, l’assessore Carlo Lusenti, che è venuto a Modena – io lavoro a Modena - a presentare insieme alla dottoressa Martini, il direttore generale, una conferenza sulla sanità modenese e ha detto – me lo sono scritto, quindi magari le virgole potrebbero essere non corrette – “mantenere a livello locale le risposte ai cittadini e accorpare quelle funzioni che non sono funzionali ad assistenza e controllo”; siamo d’accordissimo, però basta che si faccia. La territorialità, la presenza sul territorio e il Distretto come punto centrale della nostra organizzazione devono essere previsti non solamente per l’Area Vasta Romagna - io sono segretario regionale e sono venuto qui per parlare dell’Area Vasta Romagna, ma la mia preoccupazione si estende oltre l’Area Vasta Romagna, da quello che sto vedendo in giro - per tutta la regione, evitando delle assimilazioni a altri servizi che non hanno le nostre caratteristiche. 

    Dico le ultime due cose: la prima riguarda un’organizzazione nostra a livello apicale che è stata definita in maniera precisa dalla legge Balduzzi, per la quale è intervenuta poi una circolare esplicativa. Quella è l’organizzazione che vogliamo, quella che è l’organizzazione presente e necessaria per un’autorità competente in tema di sicurezza alimentare che, oltre al Dipartimento e alle aziende, deve rispondere al Ministero, deve rispondere all’FVO, deve rispondere alla Cina, alla Russia e all’America nell’esportazione. Quella è l’organizzazione che vogliamo a livello apicale: quella della legge Balduzzi e della circolare applicativa. 

    Secondo aspetto della territorialità: stiamo vedendo che abbiamo dei contenziosi in atto sulle mobilità; la mobilità sappiamo benissimo che, nel corso degli anni, soprattutto con gli interventi di quel grande ministro, Brunetta, ha avuto un’evoluzione sfavorevole ai dipendenti e molto favorevole alle organizzazioni che prestano il lavoro e quindi alle organizzazioni sanitarie. Vorremmo rivedere – ma questo a livello regionale – queste norme per cercare di non prendere la strada dell’avvocato o del giudice, perché è perdente. La territorialità è funzionale anche a una riduzione della conflittualità all’interno dei nostri servizi, conflittualità che – lo dico per ultimo – credo sia nell’interesse della Regione Emilia-Romagna e dell’Area Vasta Romagna ridurre al minino, perché riducendo al minimo aumentano al massimo le possibilità di successo di accorpamenti che così sono pesanti, perché fare un’Azienda di quattro Aziende, oppure, non so, dell’Area Vasta Centro o dell’Area Emilia Nord, cosa succederà? Ho finito, penso sia un interesse generale riuscire a non andare incontro ai colleghi dicendo loro “guardate, siete in mano al primo che arriva”: noi non vorremmo dirlo. Grazie. 

     

    Angelo RAVAGLIA (Comitato Ecologisti civici Lugo)

    Sarò telegrafico. Come lughesi e Verdi lamentiamo innanzitutto che ci sia stato un deficit di democrazia, perché in nessun programma elettorale se ne era parlato a fondo e non era stato annunciato o preventivato: da qui l’allarme dei cittadini nel vedersi progressivamente depotenziato l’ospedale locale. Il referendum che avremmo promosso per favorire questa consultazione popolare ha molto successo - volevo riportarvelo – non tanto sul vedere smantellato l’ospedale locale, rischiando la solita difesa dell’ospedale locale, per cui è facile raccogliere firme, come si può immaginare; ma abbiamo a Lugo delle esperienze dirette, come lo smantellamento di reparti d’eccellenza quali ginecologia o ostetricia a favore di Ravenna e questo precedente crea un forte allarme, per altro, comune agli ospedali più piccoli o periferici come Novafeltria e Cattolica, poi c’è già stato il precedente di un Comune molto più importante, Faenza, che mi risulta abbia raccolto migliaia di firme contro questo progetto.

    Alla fine cosa temono i cittadini - questo volevo riferire -: che la concentrazione in rete di presidi sanitari cosiddetti di eccellenza a Ravenna, Forlì, Cesena o Rimini, obblighi a una mobilità forzata una popolazione sempre più anziana e sempre più bisognosa di assistenza, che non può che favorire necessariamente il privato. Qui c’è un forte allarme sociale rispetto a questo di cui volevo mettervi al corrente per poterne fare oggetto di dibattito politico, perché il tema della sanità è di estrema concretezza e di estrema delicatezza. 

     

    Mario COTTI (Presidente AIOP Emilia-Romagna)

    Grazie e buongiorno a tutti. Come i colleghi che mi hanno preceduto, mi voglio complimentare per quest’iniziativa di progetto di legge, in quanto conferma che l’Emilia-Romagna – in questo caso la Romagna, ma penso che questo modello si estenderà a tutta la regione – è veramente una Regione guida, non per niente viene presa a modello per una sanità d’eccellenza non solamente in Italia, ma anche in Europa e, anzi, recentemente abbiamo avuto visite anche dal Canada a questo riguardo.

    Vorrei rispondere subito al collega che mi ha preceduto: non mi preoccuperei tanto del privato in quanto privato, ormai la rete è una rete ospedaliera integrata, assolutamente integrata con gli ospedali pubblici e privati accreditati. Abbiamo celebrato recentemente – e questo è il volume che abbiamo pubblicato nel 2011, molto interessante: a chi di voi lo volesse la nostra segreteria è disponibile a fornirlo – l’accreditamento delle strutture private: la struttura privata in quanto accreditata svolge un ruolo pubblico ed ha dei controlli severissimi e continuativi; ci siamo impegnati perché vogliamo trasparenza nel nostro modo di lavorare. Questa filosofia, questo modo di lavorare, che è stato in parte condiviso con la Regione Emilia-Romagna quando era ancora assessore Giovanni Bissoni, ha portato a una crescita notevole delle strutture ospedaliere, non solo private, ma anche pubbliche e abbiamo fatto un’integrazione non solo della rete ospedaliera, ma anche di tutti i nostri servizi: questo ritengo sia un passo avanti veramente notevole. Ci sentiamo a pieno titolo dei presidi, per quanto privati, che danno un servizio pubblico e conseguentemente le nostre strutture ormai sono una risorsa del territorio; di questo i nostri Sindaci, i nostri amministratori locali sono perfettamente coscienti e ci sostengono nelle nostre iniziative e – lasciatemi dire – anche nei nostri investimenti: investimenti tutti privati che, in questi ultimi dieci, quindici anni, abbiamo fatto con una rimodulazione del nostro servizio e della nostra rete, con soddisfazione della Regione. Riceviamo anche dalla Regione dei meriti e uno di questi è stato quando abbiamo pubblicato questo volume con l’assessore Lusenti. 

    Detto questo, vorrei lasciare spazio al collega di Confindustria, che presenterà nel dettaglio gli emendamenti, ma vorrei anticipare che l’ospedalità privata, per dare un numero, in regione riesce a partecipare al 25% delle prestazioni sanitarie ospedaliere e questo è un dato di fatto: basta vedere quante sono le prestazioni, che sono trasparenti e sono alla portata di tutti. Il livello qualitativo delle strutture ospedaliere pubbliche e private accreditate in Emilia-Romagna provoca una mobilità attiva notevole: in valore assoluto direi che siamo i primi attrattori nei confronti di altre regioni per quanto riguarda il problema sanitario; numericamente è la Lombardia, ma solo numericamente, perché se facciamo una ponderazione vedete che siamo i primi. 

    Non mi voglio dilungare oltre però, anticipando quello che dirà il dottor Rusconi di Confindustria, mi premerebbe molto fare una sola osservazione: all’articolo 3 comma 7, verso la fine, quando si dice “a tal fine, in sede di costituzione dell’Azienda unica, è confermato l’assetto distributivo esistente per le attività territoriali, specialistiche ed ospedaliere” io aggiungerei “accreditate”, perché ha un senso molto importante per tutte le strutture che in questi ultimi anni si sono messe in questa rete e che si sono sottoposte a una verifica periodica; ne avremo una i primi dell’anno prossimo in tutte le strutture, in cui andranno a vedere nel dettaglio quali sono le procedure. Lascio la parola al collega. Gli emendamenti ve li manderemo sicuramente via e–mail. Grazie. 

     

    Gianluca RUSCONI (Confindustria Emilia-Romagna)

    Innanzitutto buongiorno e grazie, Presidente, per quest’opportunità di approfondimento e di riconoscimento di un percorso che l’assessorato ha voluto realizzare per quanto riguarda la costituzione dell’ASL unica della Romagna. Dico subito che come organizzazione d’impresa condividiamo la scelta della Regione di questo tipo di processo, perché è un processo che si inserisce in un ambito istituzionale innovativo e è assolutamente un precursore rispetto a quelli che saranno gli assetti di governance che inevitabilmente il Paese dovrà cominciare a considerare. Siamo impegnati già da un lungo periodo nella riflessione sul ruolo delle Province e la Regione Emilia-Romagna è stata la prima a ridisegnare questo ruolo, poi accantonato momentaneamente; siamo tra le prime Regioni, anzi la prima Regione che si pone un ruolo di messa a sistema del ruolo delle ASL attraverso processi di razionalizzazione, perché è il Paese stesso che ce lo chiede.

    Con questo tipo di approccio abbiamo analizzato i contenuti del disegno di legge e ci siamo permessi di formulare alcune proposte che – aggiungo – sono proposte che nascono dal territorio, nascono dalle imprese del territorio, sono condivise da tutte le organizzazioni d’impresa del territorio e anche dagli amministratori locali, non sono proposte meramente confindustriali, ma sono proposte che abbiamo raccolto dal territorio interessato da questo tipo d’intervento legislativo e le sottoponiamo all’attenzione della Commissione in quest’occasione. 

    Vorrei soffermarmi un minuto sul tema che ha segnalato il presidente Cotti dell’Aiop poc’anzi perché, nell’enfatizzazione del concetto di ospedalità accreditata, che è un elemento che dovrebbe dare soprattutto maggiori garanzie agli utenti, ossia agli ammalati, si inserisce sostanzialmente la nostra prima proposta di emendamento relativamente all’articolo 1, comma 3, dove vorremmo richiamare l’attenzione sul fatto che il Servizio sanitario regionale è un servizio in rete all’interno del quale c’è un forte ruolo dell’ospedalità privata: pubblico e privato accreditato sono parti componenti dello stesso sistema. Crediamo che inserendo questo tipo di proposta si possa dare una maggiore enfatizzazione a questo sistema, a questo modello che viene preso a riferimento da altre Regioni d’Italia e quindi ci permettiamo di richiamare l’attenzione della Regione su questa prima nostra proposta d’emendamento, che si inserisce sostanzialmente nell’ambito delle osservazioni che il presidente Cotti vi ha poc’anzi illustrato.

    Abbiamo fatto altre due proposte, di cui una relativamente all’articolo 4, comma 2, dove ci permettiamo di richiamare l’attenzione, nell’ambito della Conferenza territoriale, sul ruolo degli enti locali e in particolar modo dei Comuni: questo, infatti, è un tipo di proposta che è stato condiviso dai Sindaci dei territori coinvolti, perché il Comune è il primo front office dell’esigenza del cittadino del territorio e quindi è fondamentale che i Comuni, nell’ambito di questa nuova Conferenza territoriale, vengano considerati e vengano valorizzati, perché è da lì che nascono le problematiche e è lì che devono trovare le soluzioni. 

    Un’ulteriore proposta che ci permettiamo di sollevare riguarda l’articolo 6 e in particolar modo la norma che viene intitolata “concertazione e confronto con le organizzazioni sindacali”. Questa è una proposta meramente di natura partecipativa, ossia per noi è limitativo ridurre il confronto e la concertazione solo con le organizzazioni sindacali: questo perché non ci sembra coerente in primo luogo con le linee che il presidente Errani ha dato nella sua amministrazione, laddove ha costituito il Tavolo regionale per la crescita, all’interno del quale ci sono tutte le organizzazioni, non solo quelle sindacali, nella condivisione dei percorsi e delle scelte politiche. Fondamentalmente non è in linea con l’approccio che la Regione Emilia-Romagna ha voluto dare, perché in queste settimane e in questi mesi si è confrontata con tutte le organizzazioni, non solo con quelle sindacali, che sono sì rappresentative, ma di uno spaccato delle questioni e delle problematiche che nascono dal territorio. Sappiamo che può essere un refuso di una legislazione di qualche anno fa, ma con enfasi vorremmo chiedere una modifica sia del titolo che della norma, riconoscendo e enfatizzando il ruolo di tutte le parti sociali, nel momento in cui si andrà a definire la programmazione sociosanitaria legata al territorio e all’ASL unica della Romagna.

    Aggiungo un’ultima osservazione che non è di dettaglio: le categorie produttive attraverso l’Irap, che per la Regione Emilia-Romagna vale circa 3,5-4 miliardi di euro, sono le prime finanziatrici del Servizio sanitario; sembrerebbe paradossale che il primo finanziatore del Servizio sanitario non venisse coinvolto in scelte importanti che riguardano i territori, come quella dell’assistenza sanitaria territoriale.

    Queste sono le proposte di merito minimali puntuali che rivolgiamo alla Commissione in quest’occasione. Mi permetto di richiamare – un ultimo minuto – l’attenzione su un tema che non è oggetto di emendamenti, però è un tema che vorremmo richiamare in questa sede perché riguarda il ruolo della ricerca: non abbiamo fatto una proposta emendativa al riguardo, perché non è oggetto del disegno di legge oggi in discussione e conseguentemente non vorremmo allargare l’ambito della discussione a questioni che non attengono la materia specifica, però vorremmo cogliere quest’occasione per ricordare ai membri della Commissione e poi all’Assemblea, in un secondo momento, che abbiamo delle grandi eccellenze nell’ambito del servizio sanitario privato che stanno sviluppando grandi potenzialità di ricerca; se non includiamo queste eccellenze nel network della ricerca sanitaria pubblica, come è emerso nell’ambito della legislazione vigente, rischiamo di perdere una grande opportunità.

    Ripeto: non è una proposta di emendamento in questa sede, ma abbiamo già formulato all’assessorato – e andremo avanti con ulteriori approfondimenti nelle prossime settimane – l’esigenza di mettere in luce queste grandi potenzialità che devono essere messe a fattor comune nell’ambito del disegno più complessivo della ricerca che la Regione Emilia-Romagna si vuole dare. Grazie per l’attenzione. 

     

    Carlo RASMI (USB)

    Buongiorno a tutti. Ovviamente non siamo preventivamente contrari al riordino e alla sistematizzazione della struttura sanitaria della nostra regione, tuttavia esprimiamo preoccupazione perché, a monte di ogni singolo atto amministrativo, si trovano degli orientamenti di carattere nazionale che necessariamente informano e condizionano le scelte che si fanno in loco. Ormai, come sapete - il primo è stato Monti l’anno scorso – si rimette in discussione il carattere universalistico della sanità, adducendo il problema della compatibilità delle spese: ovviamente è un tema politico. Faccio alcuni accenni di carattere generale e poi vengo allo specifico: le scelte di priorità nella spesa pubblica sono un problema politico, nel senso che, se 4 miliardi incassati lo scorso anno dall’IMU poi vanno al Monte dei Paschi di Siena, che si trova in questa condizione per scelte speculative, uno si può e si deve porre il problema di quale ordine di priorità nella spesa pubblica si ha in questo Paese. 

    Il secondo aspetto, connesso a questo, è che ormai si rimette in discussione il carattere universalistico del nostro sistema sanitario: lo diceva Monti l’anno scorso, ma ormai è un tema che è all’ordine del giorno della politica nazionale. Trattiamo pure questo tema del riordino a cui non siamo preventivamente contrari, però teniamo conto che il contesto è questo e, proprio perché questo è il contesto, esprimiamo preoccupazione.

    Questo tipo di provvedimento avrà due finalità: all’interno della finalità centrale della riduzione dei costi, avrà un approccio di riduzione delle spese di carattere tecnico-amministrativo-burocratico e si dice con chiarezza che in un secondo tempo avrà un approccio di ristrutturazione di carattere sanitario. Mi collego a quanto diceva la collega di CGIL, CISL e UIL: esprimiamo anche noi preoccupazione, vorrei però definire in maniera più puntuale il problema: non si dice solo omogeneizzazione giuridica e economica, bensì nel testo si dice “omogeneizzazione delle regole inerenti la gestione giuridica e economica del personale”. Probabilmente questo è un tema che ha connessione con la famosa modifica dell’articolo 8 e quindi sostanzialmente con una destrutturazione dei diritti del mondo del lavoro. Rispetto a questa formulazione non possiamo non esprimere preoccupazione per il destino dei lavoratori, perché ovviamente nello stesso documento si dice con chiarezza che questi cambiamenti interesseranno una parte non irrilevante del personale: in un primo tempo del personale amministrativo e burocratico e in un secondo tempo del personale sanitario. Se è possibile, chiederei un chiarimento rispetto a questo tema della modifica delle regole, ma anche rispetto a alcune formulazioni tipo “sistema incentivante anche integrato”, vorrei capire di che cosa si tratta: ho una mia lettura che potete capire, però una spiegazione in questa sede non sarebbe per niente inopportuna perché, rispetto a questa prospettiva di una modifica dei diritti e della condizione economica dei lavoratori, non possiamo che esprimere con forza preoccupazione. 

    Il secondo aspetto su cui volevamo porre l’accento è la modifica dei servizi sanitari: è chiaro che il tema della Casa della Salute non è all’ordine del giorno, però al tempo stesso ha delle connessioni evidenti, in quanto, quando si va a una modifica dell’assetto ospedaliero e si dice “l’abbiamo già fatta, però sono prevedibili ulteriori modifiche qualora la situazione in essere sia in contraddizione rispetto alla normativa che oggi approviamo”, vuol dire che c’è un iter che prosegue nella ristrutturazione della struttura sanitaria. In questo contesto di una prosecuzione della riduzione delle strutture sanitarie c’è un tema che è quello della riorganizzazione della sanità secondo i livelli dell’intensità di cura (alta intensità e bassa intensità), perché le aree che si occuperanno della bassa intensità di cura hanno una connessione diretta con le Case della Salute e anche qua non siamo contrari alla territorializzazione e all’avvicinamento: bisogna capire quale è la natura di quest’avvicinamento, cosa c’è a monte e quale è l’ascendenza di questa riforma. Se l’ascendenza è la spending review, che è una sorta di ondata barbarica rispetto alla spesa pubblica, perché taglia in maniera indiscriminata i diritti dei cittadini e anche dei lavoratori, è una cosa. Ci sarà – come dire? – un’osmosi tra il basso livello di intensità della cura e la Casa della Salute sul territorio, soprattutto quando si prevede che la Casa della Salute abbia un assetto organizzativo – leggo letteralmente da un’altra delibera – “autonomo all’interno della rete integrata dei servizi”. La Casa della Salute sarà una struttura all’interno della quale si troveranno il pubblico e il privato, di cui non si capisce ancora quale sia il tipo di gestione né quale è l’assetto con cui verrà gestita questa struttura; formalmente si dice che dipende dal Dipartimento delle cure primarie, ma in realtà la cosa è assai più complessa. 

    In definitiva, penso che alcuni aspetti li verificheremo strada facendo, nel senso che, nel momento in cui discuteremo concretamente di quale sarà il destino di questi lavoratori, ci organizzeremo per difendere i loro diritti. Non vorremmo che ci fossero delle operazioni come quelle che sono state fatte in passato, mediante le quali dei dipendenti pubblici si sono trasformati in dipendenti di cooperative o di enti intermedi tra la cooperativa e altre operazioni di questo genere, perché non lo potremmo accettare. Il nostro approccio è un approccio preoccupato e critico che verificheremo nel tempo nei tempi d’attuazione. Grazie. 

     

    Carla BONVICINI (Segretario provinciale FIALS Rimini)

    Buongiorno a tutti, sono Carla Bonvicini, Segretario provinciale della FIALS, segreteria di Rimini. La FIALS è la Federazione Italiana Autonomie Locali e Sanità e è la sigla autonoma maggiormente rappresentativa nel comparto sanità, contando circa 30.000 iscritti. A livello nazionale aderisce alla CONFSAL, Confederazione Sindacati Autonomi e Lavoratori, che conta più di 800.000 iscritti. Ringrazio la presidenza per l’opportunità che ci viene concessa di esprimere la nostra voce, voce che molto spesso facciamo fatica a far sentire appunto perché, come sindacato autonomo, spesso non veniamo convocati. 

    Esponiamo alcune perplessità: come il collega che mi ha preceduto, siamo un po’ preoccupati di fronte a questo progetto di legge e vi dico quali sono le problematiche. Già nel corso di un incontro che è stato convocato dai Presidenti delle Conferenze territoriali socio-sanitarie di Cesena, Forlì, Ravenna e Rimini, tenutosi lo scorso 26 luglio presso il Centro Servizi di Area Vasta a Pievesistina proprio in merito al progetto di costituzione dell’Azienda Sanitaria Unica della Romagna, sono state evidenziate delle perplessità. La proposta di legge, così come viene presentata alle organizzazioni sindacali e confederazioni, non è stata corredata, a nostro parere, da tutte quelle informazioni e da tutti quei dati che ne sono il presupposto dal punto di vista dell’opportunità economico-finanziaria, ma anche dal punto di vista del livello quantitativo e qualitativo dei servizi sanitari che si intende garantire e sviluppare nel futuro ai cittadini con la costituzione dell’Azienda Sanitaria Unica della Romagna. Quei cittadini che ad oggi sembra siano sempre e dovranno essere sempre più al centro del sistema sanitario e di welfare, mentre in realtà non sono messi nella condizione di comprendere quale modello di assistenza sanitaria si sta prospettando. Credo che in quasi nessuno dei comuni – o perlomeno a San Leo, dove vivo – ci sia stata informazione da parte dei Sindaci o delle istituzioni nei confronti dei cittadini, per cui i cittadini, soprattutto quelli dei piccoli comuni, sono sempre più preoccupati perché non si sa che fine faranno i piccoli ospedali e se i servizi che in essi si prestano saranno garantiti e il 1° gennaio è a due passi, è veramente molto vicino. Lo stesso dicasi per i professionisti sanitari e le rispettive organizzazioni sindacali e confederazioni sindacali, anch’essi destinatari di grandi cambiamenti e sacrifici, i quali non sono messi in condizioni di entrare nel merito dell’immensa riorganizzazione attraverso una compiuta e completa documentazione e base informativa propedeutica all’attivazione di una vera e propria concertazione sindacale. 

    Solleviamo poi un sostanziale vizio di forma, in quanto riteniamo molto grave l’atteggiamento dell’Assessorato regionale alla sanità, il quale non ha coinvolto tutte le organizzazioni sindacali e confederazioni sindacali aventi titolo alla preventiva definizione in merito alle direttive alle Aziende sanitarie per la regolamentazione delle relazioni sindacali in ambito di Area Vasta, preferendo esclusivamente concordare questo protocollo con le sole CGIL, CISL e UIL, ledendo formalmente e gravemente il modello delle relazioni sindacali, che deve invece vedere il coinvolgimento di tutte le componenti sindacali aventi titolo e non solo di quelle storicamente più vicine alle posizioni della Regione. Esiste un verbale d’incontro tra l’Assessorato delle politiche per la salute, le organizzazioni sindacali confederali e le organizzazioni sindacali del personale del comparto sanità in merito a queste direttive che è stato siglato in data 5 maggio 2011. 

    Passiamo poi a dei rilievi di merito. Occorre innanzitutto esplicitare quali sono gli obiettivi della proposta di legge: ancora non è chiaro quale sia l’obiettivo, ossia se è l’unificazione per un risparmio dal punto di vista dei costi, oppure se l’obiettivo è quello dell’aumento della qualità. Ho dei dubbi riguardo il fatto che unificare e risparmiare portino sempre a un aumento della qualità, rispetto a questo ho veramente qualche dubbio. Sia nel primo che nel secondo caso occorre indicare preventivamente quali sono gli indicatori di partenza, in modo da poter monitorare e dare trasparenza all’intera riorganizzazione, così come alle sue ricadute.

    Non è stato chiarito e neanche è stata data risposta in merito alla possibilità concreta di valorizzare i professionisti sanitari della dirigenza medica, della dirigenza non medica e del comparto, anche utilizzando parte dei risparmi che si potranno produrre (si veda l’articolo 16, comma 5, del decreto 98/2011, norma che prevede la possibilità di destinare fino al 50% delle economie conseguite all’implementazione dei rispettivi fondi contrattuali). In merito a quest’aspetto non è stato chiarito e disposto nulla e, come qualcuno ha già rilevato precedentemente, c’è anche una disomogeneità di trattamenti economici tra le varie aziende: anche rispetto a questo non sappiamo assolutamente nulla. 

    Si rileva inoltre come la diminuzione del numero delle Aziende sanitarie locali a livello nazionale (sono passate da 659 a circa 145) non abbia di per sé e di fatto diminuito il costo dell’erogazione delle prestazioni sanitarie, così come non ne ha aumentato la qualità, come è stato riportato in un recente studio reso pubblico dalla FIASO. La nostra preoccupazione è anche questa: non vorremmo che il risparmio da parte delle Aziende USL ricadesse sugli utenti e che questi dovessero pagare le prestazioni più care rispetto a quello che stanno pagando oggi.

    Non è stato chiarito e neanche definito quale è l’attuale livello di coinvolgimento del cosiddetto privato accreditato e quale sarà in futuro, per altro non indicando neanche gli auspicabili settori in cui sarebbe possibile e economicamente vantaggioso per la sanità pubblica internalizzare le prestazioni ora garantite dal settore privato. Non si capisce, infatti, come il cosiddetto sistema dell’ospedale a rete non debba e possa produrre recuperi anche da questo punto di vista, al fine di ottimizzare l’utilizzo delle risorse. 

    Infine, abbiamo delle perplessità rispetto a come sia possibile coniugare la necessaria esigenza di vedere presenti sul territorio importanti servizi con politiche che vedono concentrare sui Distretti e accentrando ancora di più l’erogazione di alcuni servizi. Riteniamo che la territorialità abbia un valore e sia un’esigenza.

    Abbiamo anche perplessità rispetto a come sia possibile prevedere adeguati livelli di responsabilità di direzione con la presenza di direttori di unità operative o di direzioni uniche per tutto l’ambito provinciale. C’è la mancanza della bozza di un piano attuativo in cui siano declinati “chi fa che cosa” in termini di assistenza sanitaria in ambito romagnolo.

    Prendendo l’esperienza dell’unificazione del laboratorio a Pievesistina, rispetto al quale ancora oggi non è stato chiarito e reso pubblico quali sono stati i risultati economici (in termini di costi, comprendendoli tutti, anche quelli riferiti, per esempio, all’affitto della struttura in cui si è fatto erigere il laboratorio, quando invece le aziende hanno degli edifici, degli immobili di proprietà) e quelli dal punto di vista della qualità degli esami erogati che sono conseguiti a quest’unificazione, chiediamo che questa ben più ampia e complessiva riorganizzazione del sistema sanitario romagnolo, che si vuole implementare anche attraverso l’unificazione delle quattro Aziende USL romagnole, sia preceduta e non seguita da apposite iniziative al fine di colmare quell’immenso deficit di informazione, comunicazione e partecipazione nei confronti dei cittadini, ma anche dei lavoratori e dei loro rappresentanti.

    La scrivente organizzazione sindacale chiede che sia fornito alla cittadinanza, ai lavoratori e ai loro rappresentanti il cosiddetto piano attuativo del “chi fa che cosa” nella complessiva nuova rete sanitaria romagnola. La nostra organizzazione, che non ha connotazioni politiche, rimane fiduciosa che la Giunta regionale, il Consiglio e i componenti della IV Commissione assembleare ripristinino, prima del varo della legge regionale, corrette relazioni sindacali tramite la convocazione delle nostre organizzazioni in sede di Presidenza regionale e Assessorato, alla presenza dei rispettivi segretari generali, e favoriscano quel recupero della politica nella relazione con i cittadini, in modo che alle prossime elezioni questi possano giudicare gli amministratori locali non solo per la bontà del progetto proposto, ma anche per il metodo seguito nel rispetto dei principi democratici della trasparenza e della partecipazione, finora tanto auspicata ma poco praticata. In questo modo potrà essere recuperato quel clamoroso vizio di forma che ci ha visti esclusi, ad esclusivo appannaggio delle sigle CGIL, CISL e UIL, ritornando in sede di Conferenza territoriale socio-sanitaria dell’Area Vasta romagnola con un calendario serrato di incontri almeno bimensili per poter conoscere il progetto e confrontarsi nel merito dello stesso, una volta acquisiti i dati e gli elementi conoscitivi richiesti di cui ai precedenti punti. Mi scuso per aver sforato, grazie. 

     

    Roberto BALZANI (Sindaco Comune Forlì)

    Tengo a precisare, alla luce dell’ultimo intervento, che il percorso della legge è stato un percorso mirante, in questo caso, a costruire soprattutto quella che potremmo chiamare la scatola di governance dell’Azienda, posticipando gli aspetti progettuali e organizzativi. Naturalmente si poteva fare esattamente il contrario e una parte di noi era convinta che questa fosse la strada più corretta, ma in corso d’opera l’elemento che è stato privilegiato è stato quello del tema – chiamiamolo così – della fusione tout court e poi della verifica di tutti questi argomenti in una fase successiva.

    Per questo motivo mi concentro rapidissimamente solo su un tema che è quello della governance, poiché è il tema basilare per i Comuni: teniamo presente che, come è stato detto, i Comuni sono 75, abbiamo sentito tutte le preoccupazioni riguardo il rispetto della territorialità, giustamente, e abbiamo sicuramente un problema che è quello della forte asimmetria tra una posizione tecnica molto forte, quale quella della struttura gerarchica imperniata sul nuovo direttore generale d’Area Vasta, e dall’altra parte la frammentazione delle realtà municipali, frammentazione che è un problema storico dell’area, perché non dimentichiamo che, laddove sono avvenute altre fusioni (penso a Bologna, che viene evocato come l’altro caso di riferimento), in realtà ciò è avvenuto sulla base di una gerarchia urbana indiscutibile in cui, sotto il profilo della rappresentanza, pesi e contrappesi sono stati relativamente facili da definire. In questo caso, ovviamente, non è così.

    Questa è sicuramente una delle questioni chiave, perché questi argomenti sono argomenti che in parte erano già impliciti nelle linee guida per le decisioni dei direttori generali d’Area Vasta in discussione tra il 2010 e il 2012; discussione eterna, risolta, alla fine, con un documento tendente alla collegialità, che però di fatto non è mai diventato operativo, perché si è proceduto al rilancio del tema dell’ASL unica. Il tema comunque è ancora quello lì, ossia quello della cooperazione nella fase decisionale, della non mortificazione dei territori e, nello stesso tempo, dello sviluppo di politiche efficacemente strutturate per poter in qualche modo dialogare, se non alla pari, con una certa capacità di presenza, con un direttore generale che avrà una forza - non solo tecnica, ma politica - enorme.

    Da questo punto di vista non tocco un tema che come Sindaci ci siamo posti e che tratteremo a parte, quale quello relativo alle maggioranze e all’organizzazione della rappresentanza, in modo tale che nessun territorio sia o rischi in qualche modo di essere emarginato in sede di decisione perlomeno sui temi forti che pertengono, in base alla legge, alle Conferenze; però qui ci sono due piccoli elementi che, secondo me, starebbero bene come emendamenti al testo di legge, fermo restando che un’altra parte riguarda l’organizzazione della Conferenza. Uno è quello relativo al principio della rappresentanza dei Comuni per popolazione residente, in modo tale che non si possa pensare a una rappresentanza per testa e questo è un primo elemento. Inoltre credo che a questa rappresentanza per percentuale della popolazione residente debbano corrispondere in sede di assemblea delle maggioranze molto alte, in modo tale da poter far partecipare anche i Comuni piccoli alle decisioni: lo anticipo, ma non è un argomento… a me interesserebbe che fosse espresso il tema della rappresentanza pesata per popolazione. 

    Un altro tema che era già stato sollecitato dalla rappresentante dei sindacati confederali è quello dell’effettiva disomogeneità, della potenziale disomogeneità tra i Distretti da un lato e l’Ufficio di presidenza che si va a costruire dall’altro, perché i Distretti avrebbero un potenziale infraprovinciale e anzi, in molti casi sarebbe forse auspicabile che fossero ridisegnati sulla base di gerarchie o di solidarietà territoriali che sono nuove, sono la realtà e non sono il frutto della maglia amministrativa post-unitaria - perché poi parliamo di una cosa che esiste fondamentalmente dal 1861 con qualche cambiamento, ma quella è – e che questi rischino in qualche modo di essere dissimili o asimmetrici rispetto al tema della territorialità così come è stato costruito fino a oggi. La proposta di legge fa riferimento a un sistema misto, ossia quello della rappresentanza delle tre Province, i quattro Comuni capoluogo e i Presidenti di Distretto: sappiamo che questa è già una variazione rispetto alla legge delle ASL, che non prevede la presenza dei Comuni capoluogo, ma solo delle Province e dei Distretti. La mia personale opinione è che sarebbe sensato mettere non i Distretti, ma le Unioni dei Comuni, in base alla legge regionale 21/2012, dentro questa struttura di rappresentanza, posto che questa sarà la nuova maglia amministrativa che la Regione Emilia-Romagna ha deciso di darsi alla fine dell’anno scorso, indipendentemente da quelli che saranno i confini provinciali.

    Accanto a questo, credo che la Romagna e i Comuni romagnoli debbano proporre, in virtù dell’articolo 133, la fusione delle tre Province, in modo tale che il problema venga risolto alla base, ossia ci diamo una rappresentanza territoriale in base alle Unioni dei Comuni dentro l’Ufficio di presidenza, dopodiché cancelliamo le Province e ne facciamo una sola - parallelamente si può fare con l’articolo 133, semplicemente con delibere dei Consigli comunali, non c’è neanche bisogno del referendum - così creiamo una maglia amministrativa coerente con quella che è l’ASL, perché altrimenti avremmo due strutture che sono incoerenti: un’ASL unica che ha una testa sostanzialmente tecnica, con un enorme bacino di riferimento e un potere amministrativo che non solo è frammentato tra i Comuni, ma anche a livello provinciale rischia di riprodurre delle varianze che non hanno più senso.

    Penso che, come dicevano anche i rappresentanti degli imprenditori, stiamo parlando di una cosa che sappiamo tutti essere di buonsenso: è ostacolata, come sapete, da un ceto politico parassitario, ma mi auguro che i Sindaci dei Comuni della Romagna sapranno reagire. Grazie. 

     

    Claudio AURIGEMMA AURIEMMA (Segretario ANAAO Emilia-Romagna)

    Buongiorno a tutti, sono Claudio Aurigemma, Segretario regionale dell’ANAAO, aderente alla confederazione COSMED. Molte cose che volevo dire le ha dette la collega della FIALS e le abbiamo già dette a Cesena: è un problema, quello del rispetto delle regole sindacali, che in queste vicende non è stato rispettato. La COSMED non è stata convocata ai tavoli confederali, non è stata convocata nemmeno il giorno 8 ottobre quando, da “la Repubblica” di domenica, abbiamo appreso che il giorno dopo ci sarebbe stato un incontro con le confederazioni per l’Area Vasta Emilia Centro. Memori di ciò che è già successo in Romagna, abbiamo subito mandato diffida ai sei direttori generali e oggi pomeriggio abbiamo un incontro, non so se da soli o se hanno convocato anche le altre confederazioni. Perché vedete, a me sembra di vivere in un mondo grottesco in cui chi ha il diritto di sedere non viene chiamato, Confindustria dice “ scusate, ma con le organizzazioni sindacali c’entro anch’io” e io sono terrorizzato dal dover discutere dei miei fondi contrattuali con Confindustria: non per le persone, ma ovviamente perché non ne ha titolo. È logico che al tavolo in cui si decidono gli indirizzi Confindustria ci deve stare, come sta al Governo, quando chiama il Governo, negli indirizzi di politica sociale, in quanto parte sociale, ma ai tavoli in cui si decidono altre cose tipo l’organizzazione dei servizi ci stanno i professionisti, mi scusi. 

    Fatta questa premessa, volevo segnalare due cose: la prima è che in linea generale rispetto all’accorpamento non abbiamo dei grossi rilievi tecnici, nel senso che la sostenibilità del sistema passa attraverso operazioni di questo genere, ma non sono appassionato della governante: nelle Marche per esempio l’hanno risolta con un’Azienda sanitaria unica e poi hanno lasciato le zone. Potrebbe essere una soluzione, senza stravolgere quella di cui dico che mi pare ci siamo occupati poco, ossia la vita delle persone: le persone sono i cittadini e i lavoratori. Ho chiesto già da un mese alla Regione Emilia-Romagna di aprire un tavolo prima che parta l’Azienda unica, perché sono convinto che dopo quel tavolo sulle regole non l’avremo e le regole vanno discusse prima. La mobilità come avviene? Uno da Riccione va a Faenza la mattina dopo? Perché se c’è qualche megadirettore galattico le regole dicono che dopo nella stessa azienda può essere spostato. La legge dice dal 1° gennaio, ma dal 1° gennaio come? Dobbiamo fare un percorso.

    La collega della CGIL, CISL e UIL, con la quale mi trovo d’accordo per quanto riguarda gli aspetti dell’omogeneizzazione, sa benissimo come me che omogeneizzare non è facile, in un periodo in cui le risorse non ci sono, perché tu puoi omogeneizzare quando ci sono le risorse, nel senso che dopo porti in alto chi è più in basso e porti coerenza nel sistema, perché abbiamo quattro Aziende omogenee, sì, ma non omogenee per le scelte che hanno fatto negli anni precedenti. Posso parlare per la mia esperienza, che riguarda l’area di contrattazione della dirigenza medica: abbiamo due Aziende che hanno fatto poche strutture, ma hard, concrete, i cui professionisti hanno degli stipendi più corposi, e abbiamo altre due Aziende che hanno fatto tante strutture vuote, con stipendi meno corposi. Il contratto definisce struttura semplice e struttura complessa, ma non è che faccia una differenziazione, non è che si vada a vedere che cosa c’è dentro, ossia chi gestisce realmente il personale e quantità grosse di risorse e chi gestisce l’ambulatorio per il callo del piede sinistro. Questi sono processi che passano innanzitutto attraverso operazioni di cultura all’interno delle aziende, in cui il discorso della struttura deve essere concepito allo stesso modo in tutte le Aziende.

    Ricordo che - ero ancora giovane, non lo so quanto tempo fa, penso a inizio anni 2000 - a Rimini con il direttore generale Carradori definimmo già una struttura che aveva un contenuto economico personale dedicato, eccetera. L’atto aziendale deve essere unico e come si fa un atto aziendale con quattro Aziende che hanno delle definizioni di strutture completamente diverse, omogeneizzando in quattro e quattr’otto i percorsi?

    A parte questi, che sono aspetti che vanno ai tavoli - tavoli che, come dicevo, ho chiesto alla Regione Emilia-Romagna di aprire prima, perché altrimenti, specialmente per quanto riguarda la mobilità, sono convinto che avremo grossi dolori sia noi che i colleghi del comparto – veniamo agli aspetti più tecnici. Sono convinto che quest’operazione vada fatta perché la sostenibilità del sistema passa attraverso operazioni del genere. Vorrei avere anch’io, come diceva la collega della FIALS, degli oggettivi indicatori sulla base dei quali muoverci per proporre delle idee e per fare delle proiezioni in merito a quali organizzazioni sono meglio applicabili e quali no: non possiamo esprimere un parere che non sia generico, se non abbiamo questi dati.

    Siamo d’accordo che s’ha da fare, siamo d’accordo che si farà, ma l’importante è come si farà, perché se si fa passando addosso ai cittadini e a chi ci lavora, penso che sarà difficile: sarà difficile che la gente accetti una cosa del genere perché, come ho detto già a Cesena qualche mese fa, fino a due anni fa aprivamo gli ambulatori di condominio e adesso dovremo spiegare alla gente che deve fare un po’ di chilometri per ottenere una prestazione che speriamo sia di qualità migliore, ma al momento direi che è la stessa prestazione. I tempi non possono essere dall’oggi al domani: sono convinto che da oggi si partirà tra due mesi con un’Azienda unica dal punto di vista del soggetto giuridico e sarà già problematico fare un tavolo unico per contrattare e omogeneizzare i quattro contratti di lavoro dell’area della dirigenza e suppongo anche del comparto, per questo ci vorrà del tempo.

    Il Sindaco di Forlì diceva che Bologna è omogenea: Bologna dopo dieci anni ancora non ha omogeneizzato i trattamenti economici; noi viviamo nel mondo reale e sappiamo quali sono le difficoltà e allora volete che vi diamo una mano a risolvere le difficoltà, o la mano la volete quando i problemi cominceranno a presentarsi? Perché i problemi si presenteranno, se prima non definiamo almeno una cornice dentro la quale deve stare qualsiasi direttore generale, perché quella è la cornice delle regole.

    Regole da fare prima: solo così si avrà il sostegno dei professionisti, i quali sono interessati a due cose, ossia non alle medaglie, ma a avere un’organizzazione che abbia una coerenza, che dia assistenza alla popolazione e non li faccia sempre essere il front office delle lamentele delle persone. Grazie. 

     

    Simona BENEDETTI (Assessore Comune Cesena)

    Buongiorno a tutti e grazie alla Regione e alla Presidente per questa occasione, per questo percorso importante che si sta mettendo in piedi nuovamente con il dialogo.

    Il tavolo permanente di coordinamento per la programmazione di Area Vasta in Romagna ha oltre dieci anni: sono stati dieci anni di lavori intensi e di risultati – crediamo – particolarmente significativi, qualcuno li ha già citati e sono il 118, il laboratorio unico di Pievesistina, di cui conosciamo almeno da due anni in tutti i territori i risultati importanti a livello economico e non solo e l’istituto di Meldola. Sono anni importanti, che hanno consolidato percorsi di lavoro, ottimizzazione e riorganizzazione. Citavo i risultati evidenti per i cittadini, ci sono stati altri risultati messi in piedi e implementati che possono costituire per la Romagna un modello rispetto alla futura organizzazione dei servizi sanitari, quelli ospedalieri e quelli territoriali.

    Per questo, facendo riferimento al modello romagnolo e ai risultati ottenuti con l’Area Vasta, che sono risultati particolari e particolarmente significativi nel panorama regionale, come sappiamo, i territori hanno chiesto alla Regione di avviare già molti mesi fa, già dalla fine del 2011 un percorso, un confronto per rafforzare i risultati di Area Vasta e arrivare all’Azienda Sanitaria Unica Romagnola, percorso che poi si è rafforzato con le deliberazioni di tutte e quattro le Conferenze, con il consenso favorevole di 74 Comuni su 75 fra febbraio e marzo del 2012, come abbiamo già avuto occasione di ricordare. Naturalmente arriverò alla legge, ma non posso non fare anche delle valutazioni di natura più politico-programmatoria: il modello romagnolo si è rafforzato soprattutto tenendo conto di una preoccupazione, che è quella di cercare di capire come in quel territorio si possano mantenere la qualità e la quantità dei servizi sanitari e l’impostazione valoriale che quei servizi li aveva fatti crescere soprattutto nel corso degli ultimi anni, rafforzandoli molto in quantità e in qualità e rendendo tutti i territori autosufficienti – non sono risultati che si sono ottenuti da moltissimo tempo – alla luce di un contesto e di un panorama nazionale che sono quelli che conosciamo e sono quelli dei tagli e delle difficoltà che conosciamo.

    La valutazione nasce proprio per cercare di raggiungere e di mantenere l’obiettivo di mantenere quei servizi e di provare a capire quale percorso è possibile per mantenere i servizi sul territorio, partendo da un dato che è un dato oggettivo: quattro Aziende medio-piccole che corrono fortemente il rischio, in realtà, di non riuscire a mantenere le medesime garanzia di adesso rispetto ai cittadini e di non essere neanche particolarmente attrattive rispetto all’organizzazione dei servizi, all’attirare professionisti,eccetera. Queste sono state le motivazioni che ci hanno portato a lavorare con la Regione in questa direzione; qualcuno prima ricordava gli incontri che si sono tenuti sui territori: non abbiamo mai dimenticato, da una parte, che ci sono i cittadini e c’è la necessità di mantenere i servizi, possibilmente cercando di svilupparli e di consolidarli come abbiamo fatto in questi anni e, dall’altra, che percorsi di questa natura richiedono moltissime attenzioni e moltissimi percorsi (qualcuno delle categorie li ha ricordati anche stamattina).

    Non riteniamo, nonostante l’avvio del percorso legislativo regionale, che il confronto sui territori sia un confronto che si è chiuso. Siamo assolutamente consapevoli di quello che dice la proposta di legge, che condividiamo: il 1° gennaio 2014 ci sarà l’Azienda Unica della Romagna, ma questo non significa che il 1° gennaio 2014 non ci sia più la necessità di continuare a confrontarsi, perché in quel momento non cambieranno i servizi, i reparti, le specialistiche e l’organizzazione dei servizi territoriali ospedalieri, non si chiuderanno ospedali sul territorio (questo la legge lo dice in maniera molto chiara). Eppure per far fronte alla situazione economico-finanziaria che tutti conosciamo è chiaro e evidente che da quel momento dovremo cercare di ottimizzare le potenzialità che la nuova Azienda ci darà, che saranno quelle di ottimizzare i costi amministrativi, organizzativi e logistici per continuare a implementare i servizi per i cittadini, i servizi territoriali, l’integrazione socio-sanitaria, che non dobbiamo dimenticare, i servizi ospedalieri, la territorialità, come giustamente il Sindaco di Forlì ricordava prima, che è stata sempre un passaggio di quelli centrali nei confronti che abbiamo avuto fino a adesso e naturalmente la dignità di ogni territorio in tutte le zone della Romagna, quelle centrali e anche quelle periferiche.

    Ci sono dei temi, sicuramente importanti, che sono stati sollevati questa mattina che attengono la governance, di cui la legge parla e che forse per alcuni, come si è detto, non vengono affrontati in maniera approfondita: riteniamo che non ci sia dubbio che, come succede adesso in tutti e quattro i regolamenti delle Conferenze territoriali sociosanitarie, le maggioranze devono essere maggioranze pesate, come accade. Anche di questo continueremo a parlare, ma secondo noi bisogna fare molta attenzione a non confondere il livello nel merito, nei contenuti, di un provvedimento legislativo con i contenuti di un provvedimento regolamentare, del regolamento di funzionamento che dovremo avere nei territori nella nuova Conferenza. Ci sono sicuramente necessità di integrazione con la legge di riforma istituzionale che vanno valutate con moltissima attenzione: questo è un percorso, un passaggio che vediamo in questi mesi, ormai in questi anni, in tutti i percorsi e i provvedimenti legislativi che mettiamo in piedi, perché la riforma istituzionale naturalmente sta sopra tutto e va tenuta in considerazione.

    Crediamo inoltre che il provvedimento di legge, per come è stato presentato, sia un provvedimento coerente: sicuramente è coerente e di grande garanzia rispetto alle attenzioni che abbiamo chiesto di avere alla Regione. Per cui la nostra idea è quella di andare avanti con questo percorso, con la più grande disponibilità e – ripeto – con la consapevolezza che dal 1° gennaio non si chiude nessuna fase, ma se ne apre una di particolare attenzione e disponibilità, relativamente a una programmazione che dovrà vedere ancora i territori, i Distretti e i Comuni, assumere il ruolo centrale rispetto al contesto dei servizi nel territorio.

     

    Presidente DONINI

    Bene, grazie. Come vi dicevo non ho altri interventi richiesti, invito tutti, sia quelli che sono intervenuti, sia coloro che, pur essendo presenti, non hanno ritenuto di intervenire, a inviare eventuali osservazioni o sollecitazioni all’e–mail della Commissione, che è la stessa con la quale vi è arrivata la convocazione di oggi. 

    Per chiudere i lavori di questa mattina ridò brevemente la parola al collega Piva, premettendo che non siamo in grado, in questa sede, di svolgere delle conclusioni proprio perché questa è l’occasione per informare e coinvolgere la comunità interessata, che inizia formalmente l’iter legislativo in Commissione. La Commissione ha previsto un calendario abbastanza serrato di sedute, attraverso i colleghi consiglieri regionali è possibile interagire con l’attività della Commissione. Prego, collega Piva. 

     

    Consigliere PIVA (relatore)

    Grazie, Mi pare tu abbia già detto tutto, quindi faccio proprio un saluto e un ringraziamento per le osservazioni: il titolo di quest’incontro è “udienza conoscitiva” e per noi è un momento molto, molto importante, di cui farò tesoro.

    Qui di risposte non possiamo darne, perché siamo a livello di Commissione, riceviamo dalla Giunta regionale le leggi e poi ne discutiamo in Commissione, quindi siamo attori nel ruolo legislativo, ma non siamo primi attori nel ruolo gestionale di stesura delle leggi, per cui farò tesoro in particolare di alcune osservazioni circa i rapporti sindacali e le preoccupazioni del personale, perché mi sembra una cosa assolutamente necessaria, anzi, mi fa molto piacere e devo dirvi che a volte mi associo a voi e mi sento anch’io, come consigliere regionale, come qualcuno di voi delle organizzazioni sindacali, perché anche noi tante volte le cose le sappiamo a posteriori, quando già sono decise in alcuni ambienti, pertanto mi associo anch’io a questa piccola sottolineatura.

    Anch’io penso che provvedimenti del genere vadano assunti in una coralità di intenti della comunità, però non stresserei troppo le preoccupazioni: non è che il 2 gennaio, come dicevo in un incontro pochi giorni fa, qualcuno monterà delle rotelline e un servizio, un ambulatorio si trasporta per la Via Emilia o sulla Romea o da qualche altra parte; questo non succederà o almeno, leggendo la legge, mi pare così, poi dopo le interpretazioni possono essere varie e variegate, ma non penso che sia così, insomma. Anche tutto quello che succederà a livello di personale e di operatori: ci sono delle norme e delle caratteristiche contrattuali che penso saranno rafforzate e magari unificate.

    Al momento è chiaro che un po’ di preoccupazione c’è in tutti, ma inviterei noi in primo luogo e tutti voi, se posso permettermi - da chi è a livello istituzionale, a chi è a livello degli operatori - a non lanciare messaggi di ulteriore preoccupazione tra la gente. Anche in questi giorni nel mio territorio c’è qualcuno che dice “dove andranno a curarsi i cittadini della zona?” rispondo che andranno dove sono andati fino a oggi; oppure qualcun altro dice “succederà che tutte le conquiste di questi ultimi anni non ci saranno più”. A me preoccupano amministratori di questo tipo, a essere sincero, perché se pongono questi temi già in un momento di crisi e di difficoltà, in cui già le speranze sono poche e le preoccupazioni sono tante, quando ancora siamo di fronte solo a un puro e mero atto legislativo, se già si pongono questi dubbi riguardo cosa succederà dopo per il futuro, a quel punto non siamo dei grandi politici, mettiamo in discussione delle cose importanti creando ancora più pensieri, dicendo “cosa succede? In Emilia-Romagna fino a oggi ci curavano bene, va a finire che da dopodomani questo non succederà più…”. Questo dobbiamo evitarlo prima di tutto noi, dando tutte le informazioni e coinvolgendo tutti coloro che devono essere coinvolti.

    Mi fermo qui, grazie, faremo tesoro davvero in maniera molto, molto seria di tutto quello che abbiamo sentito. 

     

    La seduta termina alle ore 12,05.

     

     

     

     

    Approvato nella seduta del 4 novembre 2013.

     

     

     

     

     

    La Segretaria

    La Presidente

    Nicoletta Tartari

    Monica Donini

     

     

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