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173.

 

SEDUTA DI MERCOLEDÌ 2 APRILE 2014

 

(ANTIMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE COSTI

 

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è raggiungibile dalla Ricerca oggetti

 

OGGETTO 5390

PROGETTO DI RIFORMA COSTITUZIONALE RIGUARDANTE IL SUPERAMENTO DEL BICAMERALISMO PERFETTO E IL TITOLO V DELLA SECONDA PARTE DELLA COSTITUZIONE

(Comunicazione della Presidente dell’Assemblea e discussione)

(Risoluzione oggetto 5376 a firma del consigliere Malaguti - Presentazione e discussione)

(Risoluzione oggetto 5379 a firma del consigliere Favia - Presentazione e discussione)

(Risoluzione oggetto 5380 a firma dei consiglieri Bazzoni, Villani, Lombardi, Bartolini, Aimi, Filippi, Vecchi Alberto, Leoni, Pollastri - Presentazione e discussione)

PRESIDENTE (Costi)

LEONI (Forza Italia - PDL)

BERNARDINI (Lega Nord)

PRESIDENTE (Costi)

LOMBARDI (Forza Italia - PDL)

GRILLINI (Misto)

MANDINI (Italia dei Valori)

PRESIDENTE (Costi)

MALAGUTI (Misto)

FAVIA (Misto)

NALDI (SEL-Verdi)

PARIANI (PD)

SCONCIAFORNI (Fed. della Sinistra)

PARUOLO (PD)

POLLASTRI (Forza Italia - PDL)

NOÈ (UDC)

ERRANI, presidente della Giunta

PRESIDENTE (Costi)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Comunicazioni prescritte dall’articolo 68 del Regolamento interno

 

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE COSTI

 

La seduta ha inizio alle ore 10

 

PRESIDENTE (Costi): Dichiaro aperta la centosettantatreesima seduta della IX legislatura dell’Assemblea legislativa.

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta la vicepresidente della Giunta Saliera, a Bruxelles per impegni istituzionali; gli assessori Marzocchi, Muzzarelli, Peri e il consigliere Manfredini.

Comunico ai consiglieri che, insieme alla convocazione, sono state inviate tutte le comunicazioni, così come prescritto dall’articolo 68 del Regolamento interno.

 

(Le comunicazioni prescritte dall’articolo 68 del Regolamento interno sono riportate in allegato)

 

OGGETTO 5390

PROGETTO DI RIFORMA COSTITUZIONALE RIGUARDANTE IL SUPERAMENTO DEL BICAMERALISMO PERFETTO E IL TITOLO V DELLA SECONDA PARTE DELLA COSTITUZIONE

(Comunicazione della Presidente dell’Assemblea e discussione)

(Risoluzione oggetto 5376 a firma del consigliere Malaguti - Presentazione e discussione)

Risoluzione oggetto 5379 a firma del consigliere Favia - Presentazione e discussione)

Risoluzione oggetto 5380 a firma dei consiglieri Bazzoni, Villani, Lombardi, Bartolini, Aimi, Filippi, Vecchi Alberto, Leoni, Pollastri - Presentazione e discussione)

 

PRESIDENTE (Costi): L’Assemblea è stata convocata su invito della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative e delle Province autonome per portare all’attenzione dei Consigli regionali il progetto di riforma costituzionale riguardante il superamento del bicameralismo perfetto e il Titolo V della seconda parte della Costituzione.

Come abbiamo convenuto nella Conferenza dei Presidenti, la comunicazione sarà fatta da me, poi apriremo il dibattito e le conclusioni, in mattinata, saranno del presidente Errani.

Siamo in una fase straordinaria della vita politica ed istituzionale del nostro Paese ed è fondamentale che le Regioni e le Autonomie locali siano protagoniste attive dei progetti di riforma costituzionale che si sono avviati. Tutte le Regioni condividono la necessità di dare concreta attuazione in tempi brevi al processo di riforma in corso.

In questo contesto vorrei ricordare anche il tema "Europa delle Regioni", al fine di sottolineare sia il ruolo importante svolto dalle Autonomie locali nei vari Stati membri con ordinamenti diversificati (quali, ad esempio, quello più centralista delle Francia e quello più federalista della Germania) sia la diversità di esperienze storiche e culturali.

Dal Trattato di Maastricht del 1992 il principio di sussidiarietà è stato declinato e successivamente attuato, fino al Trattato di Lisbona, ormai completamente approvato sul piano istituzionale, sia sul piano della ripartizione delle competenze tra Unione europea, Stati membri, Regioni e Autonomie locali, sia sul piano dei processi decisionali. È evidente per i sistemi regionali e locali la necessità di poter governare al meglio le proprie risorse nel rispetto delle regole derivate dall’appartenenza all’Unione europea e allo Stato. Per le Regioni e le Autonomie locali valgono le parole chiave competitività nel mercato europeo e globale e attrattività in funzione delle risorse, che sono sempre più mobili.

Discende quindi l’urgenza di definire in modo unitario un sistema di governance fondato sulla consapevolezza e sull’esigenza della valorizzazione e della responsabilizzazione del sistema Stato, Regioni e Autonomie locali con l’obiettivo primario di riuscire a far fronte ai grandi problemi comuni in modo ordinato ed efficace.

Semplificare i livelli istituzionali di governo per una migliore allocazione delle rispettive funzioni e per l’ottimizzazione della gestione delle politiche pubbliche può rappresentare uno dei veri motori della crescita del Paese. Lo facciamo nel solco di un dibattito e di un confronto che le Regioni hanno tracciato in questi ultimi quindici anni, un progetto di federalismo responsabile e cooperativo che rafforzi i valori della sussidiarietà, dell’autonomia e del decentramento.

Senza retorica, questa fase di revisione costituzionale può dare finalmente piena attuazione a una norma di fondamentale importanza della nostra Costituzione, che è l’articolo 5, che nel sancire l’unità e l’indivisibilità della Repubblica, riconosce e promuove le Autonomie locali, e orienta tutta la legislazione statale e regionale alle esigenze delle autonomie e del decentramento. Nello stesso tempo ribadiamo la necessità di una coerente revisione dell’organizzazione dell’amministrazione dello Stato alleggerendo i Ministeri e le rispettive burocrazie in coerenza con il disegno di riforma costituzionale.

Per questo le due Conferenze dei Presidenti e delle Assemblee legislative hanno convenuto su una proposta unitaria che hanno sottoposto al Governo, che rappresenta il punto su cui oggi le Assemblee legislative di quasi tutte le Regioni svolgono il dibattito e sul quale chiediamo la convergenza delle Assemblee legislative quale rafforzamento dei punti fondamentali di questo documento utile al confronto che continuerà nei prossimi giorni.

Noi riteniamo positiva la scelta fatta dal Governo di procedere con un testo unico normativo sia per la trasformazione del Senato, sia per la riscrittura del Titolo V della Costituzione. Con questo spirito positivo e costruttivo intendiamo partecipare e ribadire gli elementi che devono trovare una soluzione in un equilibrio di poteri coerenti con l’impianto generale. Proprio perché veniamo da un dibattito molto dettagliato tra le Regioni ci riconosciamo a pieno nel superamento del bicameralismo paritario con una significativa riduzione del numero dei parlamentari, la centralità della Camera politica a suffragio universale, che è unica depositaria della fiducia al Governo, l’istituzione del Senato delle Regioni e delle Autonomie ad elezione indiretta, differenziato per funzioni.

Il nuovo Senato, che noi pensiamo debba chiamarsi delle Regioni e delle Autonomie, deve costituire il momento centrale di raccordo e di cooperazione tra centro e territori, quindi il Senato come un ramo che esprime un diverso punto di vista rispetto a quello che apportano al processo legislativo i rappresentanti eletti direttamente dai cittadini in base agli allineamenti politico-partitici.

A tal fine diventa fondamentale che la composizione del Senato escluda la presenza dei membri nominati, che stride con la nuova missione, e che per numero può alterare la formazione della maggioranza, soprattutto se, come proponiamo, si pensa a un meccanismo di voto per appartenenza e rappresentanza delle comunità regionali, proprio perché noi riteniamo che al Senato si attribuisca il ruolo di Assemblea di rappresentanza dei territori e di raccordo tra tutte le istituzioni rappresentative, così come è fondamentale che ai membri di diritto si affianchino i rappresentanti delle Assemblee legislative eletti dalle stesse e dai Sindaci eletti nei collegi previsti, così come riteniamo importante che la ripartizione dei seggi sia parametrata anche rispetto alla popolazione delle regioni e apprezziamo al riguardo le aperture nel merito che ha fatto proprio nella giornata di ieri il Ministro Boschi, garantendo comunque - noi crediamo - per tutte le Regioni le componenti elette sia per la parte delle Assemblee legislative sia per i Sindaci.

In un sistema così modificato e oggettivamente semplificato, al fine di mantenersi coerentemente in un’ottica di federalismo, è necessario consentire al Senato di esercitare concrete funzioni di riequilibrio tra le competenze dello Stato e delle Regioni anche al fine di superare il conflitto costituzionale che ha caratterizzato questi anni. Si condivide con il Governo di mantenere una funzione legislativa di tipo bicamerale per le leggi di revisione della Costituzione, delle altre leggi costituzionali, così come noi chiediamo che anche gli accordi comunitari siano mantenuti in questo processo bicamerale, chiaramente molto semplificato, come comprendete. Sulle altre leggi proponiamo la maggioranza assoluta della Camera nei casi di dissenso espresso dal Senato, parzialmente questo per alcuni punti già accolto nel testo presentato dal Governo nella giornata di ieri l’altro.

Ma la parte di maggiore rilevanza riguarda la modifica del Titolo V. Siamo convinti che un elenco di materie concorrenti sia necessario per un esercizio coordinato delle diverse competenze legislative e il nostro obiettivo rimane quello, perché questo è l’obiettivo fondamentale, di costruire un sistema istituzionale semplificato che funzioni meglio. Dall’esperienza maturata in questi anni abbiamo verificato concretamente come le materie concorrenti siano insite nei processi che si sono andati costruendo.

Le materie indicate nell’articolo 117 della Costituzione rappresentano una realtà complessa fatta di sfere e di interessi intrecciati, multilivello, spesso non riconducibili alle astratte categorie giuridiche. Del resto l’esperienza decennale sulla legislazione concorrente dimostra come in alcune materie è necessario uno svolgimento regionale dei principi fissati dal legislatore statale. Il ricondurre queste materie a soli due cataloghi, come prevede la proposta del Governo, l’una di competenza esclusiva statale e l’altro di competenza esclusiva regionale, non è certamente semplice. Certamente però si può affrontare positivamente se se ne comprende fino in fondo la delicatezza, anche con questo rischio di un nuovo centralismo nei fatti, e lo si affronta invece con strumenti adeguati.

Per questo noi riteniamo che si possa accedere alla proposta del Governo di superare la legislazione concorrente ma solo prevedendo un rafforzamento delle controgaranzie che possa trovare concretezza in strumenti del resto mutuati da modelli costituzionali federali che sono funzionanti, quale la previsione di una legge bicamerale a tempi certi di approvazione, chiaramente inserita in Costituzione, che identifichi in modo puntuale le sfere di competenze proprie dello Stato e delle Regioni.

Accedere a questa proposta, ripetiamo, funzionante in tante altre realtà statuali significa rivedere in modo coerente e lineare le proposte del Governo in materia di competenze esclusive dello Stato - mi riferisco al secondo comma dell’articolo 117, come uscito nella proposta del Governo - con particolare riferimento al riportare alla competenza esclusiva dello Stato competenze quali l’urbanistica, l’ordinamento degli enti locali, il procedimento amministrativo e la protezione civile, coordinamento della finanza pubblica, richiamando invece una competenza statale circoscritta alla definizione solo di una disciplina generale. Nello stesso tempo occorre chiaramente rivedere la parte della legislazione residuale regionale perché occorre riportare competenze quali finanza locale, urbanistica, governo del territorio, coordinamento della finanza locale, competenza su enti intermedi e forme associative dei Comuni alla legislazione regionale. A questo va aggiunto anche che occorre prevedere una procedimentalizzazione della clausola di salvaguardia per le attribuzioni in materia ad esclusiva competenza statale con un voto favorevole, noi crediamo preventivo, del Senato, quindi con un coinvolgimento vero del Senato delle Regioni e delle Autonomie, e di converso prevediamo però anche che debba essere inserita l’iniziativa regionale per l’attribuzione di materie e funzioni di competenza statale viceversa alle Regioni, così come noi riteniamo importante l’introduzione di una Commissione bicamerale che operi preventivamente in sede redigente nel procedimento legislativo. Anche questo, che noi abbiamo mutuato da altri modelli che stanno funzionando in altre parti dell’Europa, dovrebbe garantire, differenziare e velocizzare il procedimento legislativo del Parlamento che è quello - vorrei ricordare - che ci chiedono cittadini, imprese e che chiediamo anche noi come Regioni.

Proprio perché siamo in un momento importante, il lavoro iniziato positivamente dalle due Conferenze deve continuare al fine di produrre una puntuale definizione dei contenuti del documento, che ricordo è stato consegnato a tutti i Consiglieri il giorno dopo la convocazione, e questo per proseguire un confronto di merito con il Governo e in vista del passaggio parlamentare, un confronto chiaramente che ci deve vedere impegnati anche sul fronte delle Autonomie locali, perché è un percorso che stiamo facendo insieme, un percorso di riforma in cui sia chiaro che le Regioni - Giunte e Assemblee legislative - devono e vogliono essere protagoniste perché da anni stiamo portando avanti un processo vero di semplificazione dei livelli istituzionali, però una semplificazione chiaramente piena di contenuti e nell’ottica di quel federalismo cooperativo e solidale di cui ho parlato all’inizio.

È aperto il dibattito generale.

Ha chiesto di parlare il consigliere Leoni. Ne ha facoltà.

 

LEONI: Grazie, presidente. Basta che un cittadino guardi attentamente al funzionamento del nostro Stato e, anche chi, evidentemente, non si interessa di materie costituzionali o di ingegneria costituzionale, riesce a percepire assai bene che la serietà e il livello della crisi che investe le nostre istituzioni e le istituzioni italiane in generale. È una situazione che ormai è alla luce del sole in tutta la sua ingombrante serietà e che porta squilibri e inadeguatezze. La letteratura specialistica, peraltro, sul tema è davvero sterminata.

Nel corso degli ultimi trent’anni, sappiamo tutti che sono stati molteplici e fallimentari gli sforzi parlamentari per tentare di porvi rimedio e a volte tra l’altro questi tentativi sono stati utilizzati in genere per scopi elettorali, come se la nostra Carta costituzionale dovesse diventare o fosse uno strumento di lotta politica. Siamo in più investiti da una crisi economica che investe tutta l’area dell’Euro, da una crisi morale che investe ampiamente l’Occidente e da una crisi politica che investe le nostre istituzioni. Sono segnali oggettivamente che destano forti preoccupazioni e ci troviamo di fronte a una situazione che non può essere in alcun modo sottovalutata perché la storia peraltro è piena di democrazie che non hanno funzionato e il mal funzionamento di queste democrazie ha portato a guai molto seri, compresa l’esistenza stessa dell’istituto democratico. Se poi guardiamo i nostri due scenari di riferimento, cioè lo scenario esterno (europeo) e lo scenario interno, noi vediamo che la nostra Costituzione è stata evidentemente carente nei confronti di quelli che sono stati i passaggi che il nostro Paese ha dovuto affrontare nell’integrazione europea.

Tutti ricordiamo, sulla Costituzione europea in altri Paesi si sono svolti dei referendum di carattere popolare, ci sono stati ampi dibattiti mentre nel nostro Paese abbiamo visto un sonnolente dibattito parlamentare che ha archiviato in una sola giornata di lavori l’adesione alla Costituzione europea. Già questo allora ci dice che ci sono delle carenze nella nostra Carta costituzionale e nel campo interno abbiamo solo l’opzione di scelta.

Il Titolo V lo conosciamo tutti, sappiamo tutti le storture che può aver prodotto, che è stato impropriamente peraltro definito come federalismo e che è frutto anch’esso stesso di un provvedimento di interpolazione legislativa. Sappiamo bene che il Presidente del Consiglio è un primus inter pares e che non può decidere nel pieno dei suoi Ministri, sappiamo bene che il Presidente della Repubblica, che era stato voluto dai costituenti solo come il rappresentante della Nazione, in realtà oggi è un vero e proprio decisore politico, e che gli piaccia o meno lo è diventato così proprio per motivi legati alle condizioni politiche.

Allora non sarebbe meglio a questo punto fare una valutazione complessiva sulla nostra Costituzione e chiarire bene tutti questi aspetti che nell’ambiguità della Carta stessa consentono alla politica praticante di mettere in piedi dei comportamenti che poi diventano consuetudine costituzionale? Allora se, come tutti, in tutto il dibattito politico, diciamo che c’è la necessità di cambiare la nostra Carta costituzionale, penso che si debba raggiungere in questo senso un buon risultato, e non solamente il risultato. Oggi noi siamo inondati anche dalla propaganda messa in piedi anche dal Governo che vuole raggiungere un risultato, quale che sia pur da poterlo far vedere al popolo.

Penso che se invece noi vogliamo ottenere un buon risultato, e non solo il risultato, ci sono molti mezzi a disposizione, e ve ne sono anche disciplinati dall’articolo 138 della nostra Costituzione, che dice che il Parlamento può delegare delle Assemblee per riscrivere il testo costituzionale. Penso quindi che tra le varie ipotesi che si dovrebbero mettere in campo per riscrivere la nostra Carta costituzionale e fare tutte quelle cose che abbiamo sentito anche prima dalla relazione della Presidente Costi, penso che sarebbe una cosa molto intelligente eleggere un’Assemblea costituente.

Mi si dirà immediatamente che questo produrrà l’ennesimo sovraccarico di lavoro, però sarebbe un’Assemblea costituente molto semplice, composta da settantacinque componenti incompatibili con il mandato parlamentare e con qualunque incarico politico votata con sistema proporzionale puro. Questa Assemblea dovrà ricevere, dare e redigere la nuova Costituzione entro nove mesi, dopodiché entro i tre mesi successivi si terrà il referendum senza quorum e se il testo presentato al popolo otterrà la maggioranza dei voti a quel punto entrerà in vigore nei tempi e nei modi fissati dall’Assemblea.

Penso che vi siano molti vantaggi in questa proposta, molto meglio della Costituzione rifatta a spot, che ha già dimostrato di non essere in grado di risolvere i problemi. Il primo grande vantaggio è che si avrebbe un risultato certo, il secondo è che si avrebbe un risultato certo in tempi certi, ossia i nove mesi, il terzo grande vantaggio è che il testo uscito dall’Assemblea costituente rappresenterebbe anche un nuovo patto costruito e sancito dagli italiani, il quarto vantaggio è che per attivare questo nuovo patto costituente tra gli italiani per riscrivere le regole della convivenza civile sarebbero coinvolti in prima persona con l’elezione a suffragio universale tutti i cittadini, il quinto vantaggio è che gli italiani potranno giudicare il testo con il voto al referendum, il sesto grande vantaggio è che le forze politiche rappresentate in Assemblea avrebbero finalmente l’opportunità di discutere di questioni un po’ più alte, discutere di strategia e non di tattica, una discussione non condizionata dall’attività di Governo, dalla durata del Governo, dalla composizione del Governo o della legislatura, il settimo vantaggio è che il risultato raggiunto consentirebbe invece al Parlamento di varare una legge elettorale congruente con la forma di Governo votata in Assemblea, l’ottavo grande vantaggio è che si discuterebbe liberamente e attivamente di tutte le ipotesi si riforma che abbiamo ascoltato, sentito e udito in questi anni dal presidenzialismo al semipresidenzialismo, al premierato, alla sfiducia costruttiva, al federalismo, al mono o al bicameralismo, un altro grande vantaggio è che le proposte acquisirebbero quindi anche la giusta e la dovuta dignità e serietà perché verrebbero inserite in un contesto complessivo organico, non a spot, come ci viene proposto oggi dal Governo Renzi, e il decimo grande vantaggio, che penso sia il più importante, è che, come diceva Edmund Burke, innovare non vuol dire riformare, e serve quindi una riforma ponderata e seria della nostra Carta costituzionale e non uno slogan acchiappa voti per le elezioni europee, regionali o politiche degli anni a venire.

L’Assemblea costituente sarebbe quindi un vero e proprio inno alla sovranità popolare e una comunità che nella sua interezza si pone un obiettivo, ne discute e prende delle decisioni in tempi certi. Sarebbe quindi un nuovo patto di identità collettiva del nostro Paese, condiviso da un voto popolare, e verrebbero tracciate quelle regole che daranno il via al nostro futuro e che daranno un nuovo senso alla nostra identità nazionale e al nostro modo di essere italiani. Ecco perché sono così importanti gli strumenti con i quali si decidono le modalità con le quali si cambiano le nostre regole dello stare insieme. Dicevo prima che riformare non vuol dire innovare ma mi sembra che il Parlamento e il Paese siano indirizzati su un clima e su un crinale che è l’esatto contrario di questa massima piena di saggezza e che andrebbe seguita. Gli strumenti ci sono, penso che con una discussione intelligente e franca si riesca anche a superare la necessità elettorale per porsi in realtà la vera necessità, che è quella dell’interesse nazionale e del bene della nostra Nazione.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Leoni.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bernardini. Ne ha facoltà.

 

BERNARDINI: Grazie, presidente. Accolgo con favore questo percorso di rivisitazione di quello che è il nostro impianto istituzionale, anche perché finalmente vedo concretizzarsi quelle che sono state passioni e studi personali - ho fatto la tesi sulla Camera delle Autonomie e il Senato delle Regioni - da quello che è stato anche un membro di quest’Aula in qualità di Assessore, il professor Vandelli. Nel lontano 1998 mi occupai dello studio comparato di quelle che erano proposte nate in seno alla bicamerale D’Alema, per non citare la precedente bicamerale Iotti, in cui si trattò in maniera molto approfondita il superamento del bicameralismo perfetto e l’introduzione di un Senato delle Autonomie locali o delle Regioni. Basta rammentare che oggi di bicameralismi perfetti al mondo ne esistono solo due, quello degli Stati Uniti e di un altro paese non europeo, ma oggi dobbiamo concentrarci sul fatto che dobbiamo individuare bene che cosa sarà il Senato delle Autonomie alla luce anche delle grandi contraddizioni che purtroppo accompagnano questa grande riforma, perché se da un lato vogliamo creare una Camera di compensazione dove comunque affiancare a un percorso legislativo nazionale anche quelle che sono le esigenze territoriali delle autonomie locali, quindi dare quelle competenze che vanno a bilanciare in un percorso di legislazione che comunque intacca quelle che sono anche materie territoriali, e quindi chiedere l’aiuto anche degli enti locali, da una parte vediamo che non si crede nelle autonomie locali ma si tenta di svuotare le competenze delle Regioni, si tenta di limitare quelle che sono le autonomie locali, si fa una riforma del Titolo V che per esempio toglie quella che è per noi una grande conquista, ossia il federalismo a geometria variabile.

Questi sono i punti su cui incardinare la discussione per non arrivare ad avere finalmente una Camera delle Autonomie e un Senato delle Regioni svuotato, perché attorno a questo contesto torniamo a non credere più in quello che è un percorso delle autonomie locali e delle Regioni. Al di là dei tecnicismi che andranno a regolamentare questa nuova Camera, il numero dei Senatori, quelli che saranno di nomina presidenziale, sulla quale non ci troviamo assolutamente d’accordo, su quelli che saranno i meccanismi di composizione di questo nuovo Senato, è tutto l’impianto di riforma costituzionale che deve essere calmierato all’interno di un discorso di valorizzazione delle autonomie locali e anche di quel regionalismo che è rimasta la vera grande incompiuta della nostra Costituzione.

Gli esempi, partendo dalla Germania, che è quello più citato come esempio di Camera regionale che vanno in qualche modo a compensare la Camera nazionale, ma se ne potrebbero fare tantissimi altri, sono innumerevoli dai quali possiamo prendere spunti per una riforma che il nostro Paese sta discutendo dal giorno dopo l’introduzione delle Regioni, perché la cosa emblematica è che oggi si arriva a fare una cosa di cui in Italia si parla da trent’anni come minimo e abbiamo fatto anche qualcosa di concreto perché non voglio dimenticare quella che fu l’esperienza del 2006 con un referendum che facemmo per andare a discutere su quell’ipotesi di Devolution che prevedeva già una riforma sostanziale del Senato, con il superamento del bicameralismo perfetto e addirittura con la riduzione dei parlamentari, quindi con una vera Camera delle Autonomie che si andava a creare, ma questo era accompagnato a un discorso, che abbiamo trovato anche nei provvedimenti del successivo Governo, di federalismo fiscale, quindi di andare a completare quello che era un organigramma vero di riforma dei poteri all’interno della nostra Costituzione.

Oggi stiamo facendo veramente la maschera di Arlecchino, per cui da una parte cancelliamo e togliamo con delle proroghe, come avviene per le Province, dall’altra si tenta di sminuire i poteri delle Regioni togliendo loro competenza, si toglie la possibilità di premiare quelle Regioni che con eccellenze e con buona prova di governo possono aspirare legittimamente ad avere nuove materie e nuove competenze in una contrattazione sana e fatta alla luce del sole con lo Stato, quindi all’interno di questo panorama mi chiedo quale Senato sarà.

È una riforma fatta per compiacere l’opinione pubblica per dimostrare che finalmente qualcosa in Italia si fa e che finalmente si va a lavorare su quel bicameralismo perfetto che ha creato molte disfunzioni e rallentamenti nell’approvazione di provvedimenti legislativi rendendo non concorrenziale il nostro Paese sul tema della legiferazione oppure abbiamo veramente un percorso, a cui crediamo, che veda nel fine ultimo dell’innovazione di una Camera importante come quella del Senato la realizzazione di un percorso veramente federalista di realizzazione vera di quello che è quel sistema regionale che la nostra Costituzione ha in un qualche modo improntato? Inoltre chiedo se crediamo nel sistema delle autonomie locali, perché la partita penso che sia lì, al di là delle alchimie che andremo a trovare e sulle quali troveremo l’accordo per eventualmente andare a disciplinare il nuovo Senato.

Oggi quello che vedo è la grande preoccupazione che anche come Lega portiamo avanti e apprezzo oggi le parole dell’ex Ministro Calderoli che avanza anche un’ipotesi di un voto favorevole su questa riforma, perché è una riforma che noi della Lega Nord non solo abbiamo nel programma, ed è un po’ il nostro primo vivere, ma abbiamo addirittura realizzato nel 2006 con quella che era una riforma perfettibile e migliorabile ma che comunque era la tipica palla di neve lanciata giù dalla montagna che avrebbe innescato un cambiamento, ma l’avrebbe innescato con la stella polare del federalismo e della valorizzazione delle autonomie locali e del rispetto di quelli che sono i ruoli delle Regioni.

All’interno di quello che è oggi il dibattito sulle riforme costituzionali sinceramente vedo molta confusione, vedo idee buone e fini buoni ma mi preoccupano i mezzi che vengono scelti per la realizzazione di queste riforme. Sicuramente le esperienze delle bicamerali sono state delle esperienze positive perché all’interno di quelle si sono fatte delle grandi discussioni e approfondimenti su questi temi elaborando documenti che potrebbero essere oggi rispolverati ed essere materia su cui trovare quegli accordi che già allora si erano trovati e che furono abortiti per altri motivi, che magari sono gli stessi motivi politici che porteranno oggi questo percorso di grandi riforme costituzionali ad avere i medesimi problemi.

Il semipresidenzialismo, che in un qualche modo fu la causa di rottura politica in quella bicamerale, oggi si ripropone nelle sue forme, e basta leggere dichiarazioni di esponenti di Forza Italia, come si vede oggi che non è tanto l’obiettivo ma è il salvaguardare quelle che sono posizioni politiche singole di ogni formazione che oggi vengono ad avere un potere ricattatorio su quello che è un percorso di riforma.

Al Senato delle Autonomie noi ci crediamo, noi crediamo nel superamento del bicameralismo perfetto, che è una soluzione che oggi esiste ed è adottata da tutti i Paesi che hanno una struttura di tipo federale perché c’è la necessità di andare a bilanciare quelle che sono in ambito nazionale le esigenze degli enti locali ma la domanda che io le rivolgo, Presidente Errani, perché penso che sia una preoccupazione sua ma anche di altri suoi colleghi Presidenti delle Regioni, è che cosa ne sarà del sistema delle autonomie locali, delle competenze delle Regioni, che cosa ne sarà di quel federalismo variabile che poteva essere anche il motore per creare quelle eccellenze nel buon governo di realtà regionali e mi chiedo che cosa sarà di tutto questo all’interno di questo percorso di grande riforma che finalmente si rimette in moto, perché Renzi non sta facendo nulla di nuovo di quello che avevamo già fatto noi nel 2006, ossia mettere nel mirino la riforma costituzionale e il superamento del bicameralismo perfetto.

Guarda caso nel 2006 si fece una riforma che fu altamente osteggiata in ogni luogo e in ogni istituzione da quel centrosinistra oggi che alza la bandiera del superamento del bicameralismo perfetto come la grande riforma fatta e voluta solamente da un’unica parte politica, che così non è e non è stato, e la storia lo è lì a dimostrare. Vorrei sapere quale sarà il ruolo delle Regioni. All’interno di quello che è il richiamo all’interno di questa risoluzione dell’accordo presentato con la Conferenza Stato-Regione vorrei sapere, Presidente, qual è la vera preoccupazione di voi governatori, qual è la vera preoccupazione di chi oggi chiede il superamento del bicameralismo perfetto ma chiede anche la salvaguardia e il rilancio di quella che è una valorizzazione degli enti locali e del ruolo delle Regioni.

Penso che la vera partita sia lì, al di là della composizione di chi ci andrà o no, di quanti saranno i membri, ossia capire se sarà veramente una Camera delle Autonomie locali o se sarà solo un’operazione politica di facciata per dire che abbiamo tagliato, eliminato e finalmente superato il bicameralismo perfetto ma creando un qualcosa, ripeto, che non va a sintetizzare il valore delle autonomie locali ma semplicemente un contentino che si dà a chi oggi comunque chiede voce in capitolo per quelle che sono le sfere di competenza in ambito locale e regionale e quelle che sono le esigenze di bilanciamento a livello legislativo tra le normative che possono avere un interesse a livello locale e quelle che invece sono di esclusivo appannaggio di livello nazionale.

Presidente, le chiedo all’interno della Conferenza Stato-Regioni quelle che sono le vere preoccupazioni di voi governatori, all’interno di un percorso riformatore di questo tipo che vede - lo ripeto - il superamento del bicameralismo perfetto come una buona notizia, la creazione del Senato delle Regioni come una buona notizia, ma a me piacerebbe chiamarlo non Senato delle Regioni ma Senato delle Autonomie locali, perché quello deve essere il vero senso di questa riforma. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Bernardini.

Il documento di sintesi che è stato inviato non è della Conferenza Stato-Regioni ma è il documento di sintesi tra la Conferenza dei Presidenti delle Giunte regionali e i Presidenti delle Assemblee regionali. Ci tengo a precisarlo perché sono due soggetti di cui uno è rappresentativo delle Assemblee.

È arrivata anche una risoluzione a firma del consigliere Mauro Malaguti, che vi è stata già distribuita, la 5376, che chiede di impegnare la Giunta a esprimere e sostenere nelle sedi opportune il superamento del bicameralismo perfetto e riordino complessivo dell’assetto regionale.

Ha chiesto di parlare il consigliere Lombardi. Ne ha facoltà.

 

LOMBARDI: Grazie, presidente. Penso che la discussione di oggi sia una di quelle discussioni che, chi come noi fa politica, debba fare con particolare impegno e con particolare attenzione perché stiamo discutendo di una modifica fondamentale e duratura, perché sappiamo quanto durano queste riforme nel nostro Paese, dell’architettura istituzionale, quindi è ovvio che il profilo di una discussione di questo tipo deve essere un profilo certamente istituzionale, però siamo anche in un’Assemblea politica e quindi alcune considerazioni, almeno in premessa, sulla situazione in generale credo vadano assolutamente fatte.

Intanto un’attenzione e anche una considerazione: la sinistra, anche se oggi è interpretata in maniera strana, dal mio punto di vista, da Renzi, per la seconda volta si accinge a proporre una modifica dell’assetto istituzionale e costituzionale del nostro Paese. L’altra volta è stata fatta quasi con prepotenza in Aula con appena 4 voti di maggioranza e questa volta mi pare con una stessa prepotenza dovuta al fatto che si agisce sotto la spinta dell’opinione pubblica dei costi della politica e dei tagli. Anche da questo punto di vista bisogna prestare attenzione perché quando sento Renzi che dice che abbiamo tolto l’indennità a tremila politici, riferito alle Province, lui politico a tutto tondo, Presidente della Provincia fino a poco fa e Sindaco fino a ieri, da persona che è un po’ nell’ambiente, questa cosa mi dà un certo fastidio, ma anche da cittadino sono preoccupato, perché dicendo che abolendo le Province da un lato, togliendo il Senato dall’altro - tengo subito a ribadire che sono favorevole e condivido anche il documento proposto - e fare questa doverosa revisione costituzionale del nostro Paese è utile a liberare delle risorse e a tagliare dei costi il cittadino, che poco è interessato ai meccanismi istituzionali, capisce che una volta tolte le Province e una volta abolito il Senato i nostri problemi economici sono risolti.

Questa è una cosa pericolosa perché invece sappiamo benissimo tutti che non da lì verranno le risorse per il rilancio di questo Paese, che è una riforma necessaria quella che stiamo facendo, ma ingenerare speranze dal punto di vista di vantaggi economici che questa cosa dovrebbe portare secondo me c’è il rischio che si ripercuota nei confronti di chi oggi in qualche modo la propone. Secondo me Renzi farebbe molto meglio a preoccuparsi del Fiscal compact, che domani ci mette in ginocchio, e non l’abolizione del Senato e delle Province, che va fatto ma che non cambierà la situazione economica di questo Paese.

Inoltre il profilo istituzionale, quindi l’attenzione e la voglia di partecipare a questo dibattito, deve fondarsi su un presupposto: vogliamo riformare lo Stato o vogliamo, per interessi di una casta politica che è a Roma, uccidere tutto quello che c’è sul territorio? Perché leggo dietro questa riforma del Senato anche un attacco alle Regioni, e lo dirò dopo per quanto riguarda le critiche mosse al provvedimento, perché intanto si parla del Senato ma poi in maniera un po’ schizzinosa anche delle Regioni, alla fine di una campagna, che tutti conosciamo, nei confronti delle autonomie regionali e consentitemi di dire una cosa che mi sembra sia passato troppo sotto silenzio, cioè che la Confcommercio nella sua riunione annuale a Cernobbio ha prodotto un documento in cui si dice che le Regioni sprecano 80 miliardi di euro all’anno. Noi siamo quelli che sprecano 80 miliardi all’anno? Se poi leggiamo quel documento, perché mi sembrava talmente incredibile che me lo sono andato a leggere, si dice che quegli 80 miliardi di sprechi derivano da una valutazione molto semplice: se tutte le Regioni si comportassero come le Regioni virtuose (Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna) si potrebbero risparmiare 80 miliardi.

 

ERRANI: È impossibile perché le Regioni hanno 36 miliardi.

 

LOMBARDI: Ma in ogni caso, possibile o impossibile, se si dice che ci sono alcune Regioni che si comportano in maniera virtuosa penso che bisognerebbe partire da lì e non dire che bisogna abolirle tutte perché le altre non riescono a stare su questo piano.

Un’altra cosa un po’ più tecnica è a proposito del rischio della legislazione concorrente: si dice che bisogna abolire la legislazione concorrente perché ha creato troppo contenzioso. Questo è vero, era un momento iniziale, la fase iniziale oggi si è stabilizzata e il contenzioso, se non è sparito, è molto meno ma questo principio - è riconosciuto da tutti i costituzionalisti - non viene meno perché vengono meno le materie concorrenti, perché un domani qualsiasi Regione potrà ritenere che una legge che lo Stato assume di aver fatto nella sua competenza esclusiva in realtà si riferisce a una competenza regionale, quindi questo conflitto non viene diminuito da questo fatto.

C’è poi l’altra nota politica, che è vero che noi oggi stiamo rifacendo con qualche piccolo aggiustamento la stessa riforma costituzionale che nel 2005 avevamo fatto noi e che nel 2006 è stata bocciata dal referendum. Un’ultima annotazione di carattere politico va fatta anche sui tempi di questa riforma; noi sosteniamo che bisognava proseguire sull’approvazione della legge elettorale prima di arrivare a una definizione della legge costituzionale sul Senato non solo - lo voglio dire esplicitamente - per mantenere un patto fatto e non solo perché magari qualcuno, non tutti, al nostro interno pensa di andare a votare il più presto possibile, ma anche perché quando sento Renzi dire che se non passa questa riforma del Senato si va a votare, con quale legge si va a votare? Con quella che ci hanno lasciato gli altri?

Se invece noi avessimo predisposto una legge, così come mi sembrava che ci fosse un accordo ampio, questa pistola fumante in qualche modo poteva avere un valore, nel senso che se non passa questa riforma si va a votare e siamo pronti per votare.

Ci siamo completamente dimenticati - non è più nell’ordine delle cose - il dibattito sul federalismo fiscale. Ci siamo ubriacati per anni di federalismo fiscale, oggi non se ne parla più e anzi guai se c’è una qualsiasi prerogativa regionale in questo senso. Anche qui, Presidente, avrei voluto sapere, ma lo dico in maniera retorica perché so che non è facile in questo momento, siccome anche qui si sente dire che in questi ultimi dieci anni sono le autonomie locali, quindi la Regione in testa, che hanno aumentato la pressione fiscale del 110 per cento, bisognerebbe anche dire che se i trasferimenti dallo Stato in questi ultimi anni sono stati 16 miliardi in meno, dove li ha messi questi 16 miliardi lo Stato. Perché se fosse vero che ha costretto le Regioni e i Comuni ad alzare le loro aliquote, vorrebbe dire che con quei 16 miliardi che ha risparmiato, questo Stato, che oggi si vuole riappropriare di tutto e di tutti, avrebbe potuto abbassare lui la pressione fiscale ai cittadini e secondo il principio tipico del federalismo fiscale per i cittadini sarebbe rimasto tutto uguale, nel senso che ci sarebbe stato solo un trasferimento di imposizione dallo Stato agli enti locali ma a costo zero per i cittadini.

Così però non è avvenuto perché lo Stato ha obbligato, soprattutto i Comuni, ad alzare effettivamente alcune imposte ma i soldi che ha risparmiato se li è tenuti probabilmente per fare meno tagli di quelli che si potevano fare.

Il collega Bernardini diceva che sono trent’anni che ragioniamo di queste cose, ed è vero, quindi il dinamismo e la voglia di fare del Presidente del Consiglio certamente vanno prese come una cosa positiva, però questo atteggiamento positivo non deve frenarci nel dire che anche gli esperti, che sicuramente sono dietro a questa proposta di Renzi, possono commettere degli errori.

A volte, come tutti gli studiosi - abbiamo visto i bocconiani - che danni hanno fatto, quindi gli studiosi costituzionalisti possono anche loro fare qualche guaio per il nostro Paese, qualcuno in buonafede, che va contrastato con la forza delle idee, e qualcuno penso anche in malafede, quindi bisognerà usare un po’ di più la forza dei numeri se in qualche modo riusciremo a farlo.

Ieri sera ho sentito anche dei dibattiti, perché poi dobbiamo uscire dalle nostre aule e andare dagli opinionisti di strada, e il concetto che sta passando è che al Senato bisogna dare poche competenze giusto perché non si può dire che si vuole abolire, perché siccome ci andranno dentro i rappresentanti delle Regioni è meglio dare poca roba. Se io penso oggi ad alcuni senatori del mio partito e li raffronto con alcuni colleghi di quest’Aula non c’è paragone, quindi non sarei così preoccupato se qualche Consigliere regionale va a fare il senatore e magari cambia qualche senatore di quelli che già abbiamo, però l’opinione pubblica sta facendo passare il concetto che bisogna dare poche competenze al Senato perché ci vanno i Consiglieri regionali.

Anche su questo credo che dovremmo fare una battaglia. Per esempio la rappresentanza territoriale numerica, cosa che è riportata dal documento, va in qualche modo salvaguardata e la nomina - lo dico esplicitamente - dei 21 membri del Presidente della Repubblica, ed ecco perché dico che o i costituzionalisti si inventano delle cose oppure c’è una malafede di fondo, è un’enorme stupidaggine, e questa cosa è una di quelle che è stata letta proprio ieri sera in un dibattito come a dire che questi 21 servono per bilanciare gli altri, perché gli altri sono degli azzeccagarbugli e si devono mettere 21 persone che il Presidente della Repubblica ritiene tra i migliori.

Detto questo, ho detto già alcune critiche, come l’elezione, il metodo proporzionale di rappresentanza delle Regioni e l’abolizione della previsione dei 21 membri. Presidente, mi consenta un minuto per dire la questione - lo dico perché è interessante - dei rapporti con l’Europa. In alcuni documenti non ho visto trattato l’argomento e mi sono preoccupato, in un commento del Sole 24 Ore ho visto che invece si parlava di questa cosa e quindi sono un po’ più tranquillo, però attenzione, perché alcune Regioni, noi tra quelle, hanno dimostrato di offrire un ottimo servizio ai nostri cittadini nel rapporto con la legislazione europea sia nella fase ascendente sia in quella discendente, e se viene tolta anche questa prerogativa per passarla allo Stato credo che avremo una decurtazione di potestà inaccettabile e un danno per i cittadini.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Lombardi.

Ha chiesto di parlare il consigliere Grillini. Ne ha facoltà.

Ricordo a tutti che si hanno a disposizione dieci minuti.

 

GRILLINI: Grazie, presidente. Ho avuto l’avventura di stare in Parlamento per sette anni e quindi di vedere da vicino e toccare con mano quelle che erano le difficoltà del lavoro parlamentare nel cosiddetto bicameralismo perfetto e di norme che partivano dalla Camera, andavano al Senato, dal Senato tornavano alla Camera e dalla Camera tornavano al Senato, quindi effettivamente in un sistema come il nostro, dove il principale problema politico e istituzionale è quello di un sistema bloccato dai veti incrociati, dalla incapacità di decidere, dalla farraginosità del sistema istituzionale e di formazione delle leggi, tuttavia il blocco a mio parere in questi anni è stato soprattutto di carattere politico e cioè dalla mancanza di una vera maggioranza che governasse il Paese. Questo problema in altri sistemi istituzionali l’hanno risolto da tempo, in Francia con il doppio turno.

Vi è inoltre la questione del sistema elettorale, e parlo del sistema elettorale perché stiamo discutendo un insieme di riforme collegate tra di loro (riforma elettorale, abolizione delle Province, superamento del bicameralismo), quindi stiamo discutendo di un pacchetto di interventi e di riforme sostanziali e si intravede la possibilità che questo pacchetto abbia finalmente un esito positivo perché uno dei problemi che abbiamo avuto è che le discussioni interminabili sulle riforme istituzionali hanno finito per non produrre nulla, dalla Commissione Bozzi in poi.

Un referendum ha cancellato la proposta che aveva fatto la destra in Italia, io stesso ho partecipato a questo referendum e ho votato no, perché ritenevo quella proposta sbagliata e squilibrata di fronte ai poteri attribuiti al Presidente del Consiglio, quindi con rischi autoritari evidenti, rischi che qualcuno ha paventato anche con questa riforma istituzionale. Onestamente la questione del rischio autoritario penso che esista nel combinato disposto che vede per esempio la cancellazione dalle aule parlamentari delle forze politiche minori; c’è un’ossessione sulle forze politiche minori che a mio parere è totalmente sbagliata.

Mi dispiace che in questo momento non ci sia il Presidente Errani in Aula perché vorrei fare riferimento a quella che era la cultura del vecchio Partito Comunista prima e dei Democratici di Sinistra poi, in cui mi onoro di aver militato, anche in funzione di dirigente, perché lì c’era un’attenzione alle altre culture, a volte anche in modo ossessivo, perché il mantra del rapporto tra cultura comunista, socialista e cattolica era diventato un po’ fastidioso, agli alleati e alle forze politiche minori che non solo adesso non c’è più ma che addirittura si è trasformata nel suo contrario con l’ossessione della cancellazione della rappresentanza delle forze politiche minori, che a mio parere rappresenta un errore, perché non si risolve in questo modo il problema dello sblocco del sistema, il problema della velocizzazione delle riforme e dell’efficienza istituzionale.

Soprattutto non si risolve in questo modo la questione della rappresentanza, che a me sta a cuore, perché più si riduce la rappresentanza e più si riduce il numero delle persone che vanno a votare, perché quando si va a votare non si trova sulla scheda elettorale la forza politica di riferimento, quella in cui ci si riconosce e quella che dà identità, quella che esprime la propria visione del mondo, anche in maniera imperfetta ma un qualcosa in cui ci si possa riconoscere, non è che uno giocoforza vota un altro partito ma non va a votare. Noi abbiamo avuto voti, anche locali, dove il 50 per cento dell’elettorato non si è recato alle urne, e non mi si dica che è una questione di stanchezza, perché andare a votare e perdere un quarto d’ora non è che sia un grande sforzo, quindi attenzione alla questione della rappresentanza, che a mio parere invece è fondamentale. Noi possiamo discutere ore questioni di ingegneria, ma la questione fondamentale che si pone in questo Paese è quella della rappresentanza, del diritto alla rappresentanza e al pluralismo dei partiti, delle forze politiche e delle opzioni politiche e culturali che ci sono in questo Paese.

In Francia hanno risolto la questione col doppio turno, noi proponevamo nel centrosinistra il doppio turno, e perché si è tenuta questa posizione e non abbiamo insistito su questo terreno? Ora si va a una riforma che a mio parere ha degli aspetti positivi, perché occorre dare delle risposte al bisogno, al desiderio e alla necessità di cambiamento, anche istituzionale. Non si può continuare a dire che non possiamo e che non ci riusciamo, perché le risposte ci vogliono, e allora ci dobbiamo chiedere se questa riforma che ci è stata proposta è una buona riforma.

A mio parere è una riforma interessante che contiene molti aspetti positivi e che ha bisogno di molti correttivi. Io non condivido il fatto che sarebbe l’ennesimo Parlamento di nominati, perché in realtà chi andrà in questo Senato sarà stato votato, e in molti casi addirittura con le preferenze, quindi finalmente avremo qualcuno scelto dall’elettorato, che quando vota un Consigliere regionale sa che questo Consigliere regionale potrebbe fare anche il senatore, quindi da questo punto di vista questo fatto rappresenta un passo avanti rispetto alla legge elettorale Porcellum dove non viene votato ma viene nominato dalle Segreterie dei partiti, e l’Italicum da questo punto di vista non ha cambiato nulla, che era il nodo della questione posta anche dalla sentenza della Corte Costituzionale.

Il punto è se noi andiamo a creare una nuova Camera nel nostro sistema istituzionale che funzioni, una seconda Camera che non sia una Camera secondaria, che non sia un orpello inutile, che infastidisce il lavoro della Camera dei Deputati ma che dà un contributo vero e serio, e da questo punto di vista è giusto rivedere le competenze legislative, quello che compete alle Regioni e quello che compete allo Stato, ma a mio parere bisognerebbe dare poteri reali a questa seconda Camera dello Stato in modo tale che non diventi una Camera secondaria, cioè inutile. Da questo punto di vista credo che sia totalmente assurda la questione dei 21 nominati dal Presidente della Repubblica, tra l’altro 21 nominati che stanno lì per sette anni e sarebbe l’unico blocco di senatori stabile, perché tutti gli altri verrebbero cambiati al cambiare delle Assemblee legislative regionali e dei Consigli comunali che eleggono i rappresentanti nei Comuni capoluogo di Regione.

Vi è il rischio di una Camera senatoriale che sia una porta girevole, perché in Italia a mio parere tra l’altro abbiamo una patologia che è quella che ogni anno comunque sia dieci, quindici o venti milioni di italiani vanno a votare, perché non c’è più il blocco unico elettorale, e questa è una questione a cui mio parere occorrerebbe porre rimedio e bisognerebbe che le Regioni e i Comuni andassero a votare tutti insieme in modo tale da creare coerenza al processo legislativo, quindi il rischio è che si entri e che si esca e che si perda l’unitarietà del lavoro e che ci sia un’asimmetria eccessiva tra Camera e Senato. Secondo me quindi la questione dei 21 senatori, tra l’altro in netta controtendenza sulle critiche dei senatori a vita, andrebbe semplicemente cassata. Io vedo che anche nel dibattito che abbiamo fatto finora in questa sede non sono il solo a pensarla...

 

PRESIDENTE (Costi): Consigliere...

 

GRILLINI: Ho finito il tempo? Certo che dieci minuti non sono mica un granché per discutere dei destini della nazione, Presidente.

 

PRESIDENTE (Costi): Mi scuso, però ci sono ancora nove iscritti. Lo dico per correttezza.

 

GRILLINI: Stiamo discutendo del cambiamento della forma dello Stato e in altri casi abbiamo venti minuti, ma ovviamente mi adeguo. A me preme sottolineare che ci sia un ruolo reale di questa Camera che noi andiamo a creare, anche se non sappiamo se ci si riuscirà, perché anche il Presidente del Consiglio ha detto che non è in grado di dire che ce la si farà, perché oggi leggo che ci sono 45 senatori del Partito Democratico che dicono che non sono d’accordo. Da questo punto di vista allora mi aspetto anche nel dibattito in quest’Aula che ci sia anche un elemento di chiarezza e ribadisco che la governabilità e l’efficienza del processo legislativo si possono ottenere anche senza forzature e che il problema reale è come garantire a un tempo la rappresentanza la maggioranza e il pluralismo politico e nello stesso tempo la governabilità. Altri l'hanno risolta bene, finisco facendo l'esempio che altri hanno fatto in questa sede, cioè quello del bicameralismo perfetto americano: negli Stati Uniti c'è un sistema praticamente bipartitico e lì il bicameralismo perfetto non rappresenta un ostacolo perché non esiste il problema politico perché ci sono maggioranze politiche. In altri paesi, come la Spagna, le maggioranze politiche si formano e quindi non c'è un problema di bicameralismo perfetto. Quindi il punto è che dobbiamo risolvere il problema politico, in questo paese, della rappresentanza perché lì sì che ci vedo un probabile rischio autoritario, non certo in questa proposta di riforma politico-istituzionale.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Grillini.

Ha chiesto di parlare il consigliere Mandini. Ne ha facoltà.

 

MANDINI: Grazie, presidente. Sicuramente c'è condivisione sul documento predisposto dai Presidenti e dai coordinatori delle Assemblee legislative perché evidentemente questo documento coglie aspetti essenziali della riforma del Senato comprese alcune critiche e osservazioni di modifica o di principi che si ritiene indispensabile affermare. Certo immagino sia stato un lavoro faticoso aver portato a sintesi questo documento perché purtroppo questo dibattito avviene in un momento di grande debolezza delle Regioni.

In questo paese si è avviato anni fa un serio dibattito politico sulla riforma delle istituzioni e sulla necessità di dare un'impronta federalista - non secessionista, ma federalista - delle autonomie locali dalle Regioni in giù. Purtroppo questo dibattito, dal quale erano uscite anche delle proposte interessanti per una revisione dell'architettura istituzionale dello Stato, diciamolo con franchezza, è stato stroncato per due fondamentali motivi: uno, per le risorse economiche in un paese che è attanagliato da anni dalla crisi; due, perché è arrivata la Magistratura che ha tagliato ogni possibilità di dibattito e di dialogo sul ruolo dei consigli regionali. Due argomenti che però stridono molto con quella che è la realtà. La realtà di questi anni fotografa una situazione sicuramente a macchia di leopardo, cioè Regioni che hanno lavorato bene e Regioni che non hanno lavorato bene. Se la nostra ha raggiunto livelli di PIL, di occupazione e di produzione superiori a tante altre Regioni italiane ciò è dovuto a chi ha governato questa Regione, non certo ad un Presidente del Consiglio o ad un Governo; principalmente il motivo è che chi ci ha preceduto ha governato bene e oggi quelli che ci sono governano bene. Perciò un momento di orgoglio credo che sia necessario perché sta passando coscientemente un disegno che qualcuno ha già denunciato, cioè il tentativo di ribaltare quel percorso politico che portava alla valorizzazione del decentramento e del federalismo in quello del riassestamento dei poteri dello Stato. Che io ritengo prima di tutto di natura economica, cioè questa volontà ha alla base la necessità che il Governo riprenda in mano le redini della borsa dell'economia e del bilancio di questo Stato; dopo anni in cui si è assistito costantemente a tagli dei trasferimenti, adesso probabilmente si è arrivati al punto che non è più possibile perciò togliamo competenze e a quel punto mi tengo i soldi a livello centrale.

Questo non va bene, perché se questo è lo spirito che governa la sostanza di questa modifica, alla fine corriamo il rischio di fare un contenitore privo di contenuti, quei contenuti che, come ricordavo prima, sono fondamentali per il buongoverno delle Regioni. E anche avere, tra virgolette, fatto chiarezza su alcune competenze rispetto alla legislazione concorrenziale capisco che sia una necessità, però non sono disposto a scommettere che se rimettiamo il turismo sotto la sfera della programmazione nazionale, quelle regioni che oggi e ieri avevano un grande potenziale sul turismo riusciranno per questo a svilupparlo. I nostri albergatori della Riviera romagnola, con il supporto della nostra Regione, hanno riconvertito il proprio turismo, non hanno avuto bisogno di un ministro al Governo che facesse questo.

Quello che mi dispiace molto è sentire in questi giorni da parte di autorevoli esponenti di questo Governo nonché del Parlamento quello che lamentava prima il collega Lombardi, cioè che: "questo nuovo Senato, stiamo attenti, sarà composto da rappresentanti indegni della classe politica nazionale, regionale", perché, appunto, le Regioni sono viste come il centro dello spreco più assoluto. Ora va bene che le Regioni hanno fatto la propria parte perché passasse questo messaggio, però mi dispiace che una parte di questo Governo e di questo Parlamento cavalchi questi argomenti in termini mediatici, non di sostanza, cioè si vuole far passare il messaggio: facciamo queste riforme, togliamo soldi alla classe politica per darli ai cittadini. Questa è una strumentalizzazione vergognosa perché - la metto così, tanto per fare un esempio - il sindaco di Bologna, che ha tutta la mia stima, si troverà ad essere sindaco di Bologna, presidente della Città metropolitana, senatore della Repubblica, presidente di Atersir e sicuramente mi scordo qualche cosa. Allora il sindaco di Bologna, che ha grandi capacità di lavoro e di costanza di presenza, cosa riuscirà a fare bene di questi quattro o cinque incarichi? A quel punto, se vorrà fare tutti questi incarichi, li dovrà delegare. Cito questo solo come esempio perché non credo che sia l'unico. Il nostro governatore Errani...

 

ERRANI: Presidente! È dal 2000 che faccio questa battaglia.

 

MANDINI: Presidente, hai ragione, chiedo scusa. Il nostro Presidente Errani - al quale qualcuno contesta le spese per i viaggi, cosa che trovo abbastanza ridicola, credo che si muova non tanto per andare a passeggio ma credo che si muova perché per governare bene questa regione c'è bisogno di essere laddove si conta, laddove si fanno le scelte, laddove si creano le opportunità per questa regione - riuscirà il nostro presidente ad essere presente al Senato, oppure questo Senato si convocherà solo nei weekend? Scusatemi, non voglio banalizzare il tema, però mi sa tanto che stiamo andando verso un contenitore, ripeto, senza reali contenuti.

E ancora: questa classe politica regionale così compromessa, così sprecona, deve subire in silenzio certi tipi di accuse da parte di parlamentari che sono anni che siedono in Parlamento? Ne ho sentita recentemente una - la cito non perché è stata particolarmente significativa, ma perché è l'ultima che ho sentito e che mi viene in mente - dalla senatrice Lanzillotta, che è stata per anni in Parlamento, è stata ministro. Vorrei sapere, oltre a dire che i consiglieri regionali bisogna stare attenti a farli andare in Senato perché rappresentano una classe politica problematica, cosa ha fatto lei, come tanti altri che nei propri ruoli per anni hanno mantenuto il Governo di questo paese, per cambiare il sistema di questo paese. Credo, colleghi, che dobbiamo recuperare una nostra dignità rispetto ad un'operazione mortificante che arriva anche... scusatemi non voglio banalizzare, però è indecoroso; richiamo l'attenzione sull'articolo 34, le disposizioni finali del disegno di legge del Governo, in cui al comma 2 si dice: "non possono essere corrisposti rimborsi o analoghi trasferimenti monetari recanti oneri a carico della finanzia pubblica in favore dei gruppi politici presenti nei consigli regionali", ma perché i gruppi politici dei consigli regionali sono associazioni a delinquere mentre i gruppi parlamentari cosa sono, fondazioni di beneficienza? Dei parlamentari che siedono in un Governo che si azzardano a scrivere nero su bianco queste cose arrecano un'offesa a tutti i consiglieri regionali e a quelle persone che li hanno votati con le preferenze, come diceva qualcuno prima, perché dopo che molti di noi, a torto o ragione, ancora non lo so, hanno già subito l'onta di una condanna sui mass media, ricordo che in questo Governo ci sono alcuni sottosegretari che hanno già ricevuto gli avvisi di garanzia mentre mi risulta che in quest'Aula ancora nessuno li ha ricevuti per il momento, ricordo che tanti parlamentari hanno ricevuto non solo avvisi di garanzia, ma hanno subito anche condanne. Perciò la morale da parte di questo Governo e di questo Parlamento sull'azione dei nostri consigli io non l'accetto più, perciò trovo indecoroso e vergognoso che si mettano queste clausole in questo disegno di legge.

Vado a chiudere, presidente. Mi appello ai Presidenti delle Assemblee e mi appello ai Presidenti delle Regioni perché in queste trattative, in questo anno e passa che tutti dicono sarà necessario per arrivare a chiudere questa riforma, ci sia un serrato confronto con il Governo e con il Parlamento e perché voi voliate più alto sugli obiettivi rispetto ad un ragazzo che a Roma pesta i piedi ogni giorno e minaccia di andare a casa perché il confronto non può essere a questo livello, e mi auguro che i parlamentari che oggi siedono a Roma e che si sono precedentemente seduti su queste poltrone, ricoprendo anche ruoli importanti in questa Regione, si facciano carico dentro il Parlamento di riportare rispetto e dignità ai consigli regionali e ai consiglieri regionali, e mi auguro che alla fine si arrivi ad una riforma e ad un Senato delle Autonomie in cui ci siano vere e reali competenze nell'ambito, appunto, di un disegno di riequilibrio federalistico del sistema e dell'architettura di questo Stato che oggi non c'è. Perciò condivido, ripeto e chiudo, il contenuto del documento che è stato redatto dai presidenti e dai coordinatori delle Assemblee legislative come base di partenza per poter ottenere da questo Governo e da questo Parlamento nazionale un miglioramento del testo del disegno di legge. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie al consigliere Mandini.

Adesso darò la parola al consigliere Malaguti, ma prima informo l'Aula che ho dieci iscritti a parlare, compreso il consigliere Malaguti. Il presidente Errani mi ha appena comunicato che oggi pomeriggio deve essere a Roma, per cui, se voi siete d'accordo, daremo la parola al Presidente in mattinata. Noi continueremo il confronto anche oggi pomeriggio, tutto ciò che viene detto rimarrà a verbale e questo è molto importante.

La parola al consigliere Malaguti.

 

MALAGUTI: Grazie, presidente. Cercherò di essere breve per lasciare così spazio anche ai colleghi. In qualità di componente del Gruppo Misto, ma esponente del movimento politico di Fratelli d'Italia, noi - "noi" inteso come nostro partito - guardiamo positivamente questa fase di riforma che comporta un superamento del bicameralismo perfetto, ma questa riforma non può prescindere da una revisione profonda del Titolo V della Costituzione che definisca una volta per tutte le competenze precise dei vari organi dello Stato.

La politica ha vissuto recentemente e sta ancora vivendo una stagione difficile, una stagione che l'ha allontanata dai cittadini, una stagione che l'ha indubbiamente indebolita, talvolta su istanze comprensibili, talvolta anche su istanze giustificate, ma talvolta anche su istanze funzionali a sottrarre quelle prerogative che sono naturali e specifiche della politica.

L'apertura di una fase costituente, secondo noi, per modernizzare le istituzioni, non potrà prescindere dall'opportunità di restituire ai cittadini la facoltà di scegliere direttamente i propri rappresentanti istituzionali per abbattere la distanza che esiste ormai tra la volontà popolare e il Governo. Vi sono oggi lobby economiche e finanziarie troppo potenti i cui interessi vanno anche oltre gli interessi nazionali (tanto per fare un esempio, penso alle questioni degli approvvigionamenti energetici). Queste lobby hanno disponibilità economiche senza limiti, quelle disponibilità che la politica non avrà più. Allora affidare esclusivamente ad un capopartito ogni decisione è ormai inconcepibile. Dobbiamo rinsaldare il rapporto tra la gente, tra i cittadini e i rappresentanti cittadini a livello nazionale. Proprio quel rapporto diretto legato alle preferenze è l'unica garanzia che ci sia una vera rappresentanza del popolo all'interno delle istituzioni nazionali che vada oltre ad interessi che molto spesso viaggiano sulla tasta della gente, sulla tasta delle stesse nazioni, una garanzia di contrasto ad interessi lontani dalla volontà popolare. Bene, quindi, che in Senato vadano eletti nelle regioni, ma siamo contrari ad ogni forma di nominati. Io sarei, ad esempio, anche per togliere il listino bloccato della vigente legge regionale.

Questo punto l'ho sottolineato nella risoluzione che ho presentato e per me e per noi, per i componenti della mia formazione politica, è essenziale. Non ci sarà vera riforma se questo passaggio anche nella Camera che andremo a chiamare forse "primaria" non sarà effettuato. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Malaguti.

Aveva chiesto di intervenire il consigliere Naldi, che al momento non è in Aula, per cui do la parola al consigliere Favia.

Prego, consigliere Favia.

 

FAVIA: Grazie, presidente. Siamo davanti ad una materia molto delicata perché c'è una riforma della Costituzione in corso. Devo dire che quando si parla di Costituzione bisogna fare molta attenzione, però la Costituzione in sé prevede dei meccanismi per essere modificata, anche i Padri costituenti, con grande attenzione, erano perfettamente coscienti che i tempi cambiano, le situazioni cambiano e nulla è scritto sulla pietra.

Credo che il superamento del bicameralismo perfetto sia un importante passo avanti, ovviamente non per il tema dei risparmi, che pure sono importanti e pure ci sono. Su questo mi permetto una parentesi perché ormai assistiamo alla menzogna costante in televisione: guardavo il TG5 l'altro giorno e sentivo un onorevole del Movimento 5 Stelle dire che i risparmi sui consigli provinciali sono inesistenti perché ci saranno 26.000 consiglieri comunali in più a fronte dei 1.500 consiglieri provinciali che cesseranno di esistere. Si gioca sull'ignoranza dei cittadini e sulla mancata lettura delle carte perché leggendo il decreto si può subito intuire come in realtà vi è scritto sotto, nel comma, "si ha ad invarianza economica". Si potrebbe anche ricordare alle persone che un comune fino a 10.000 abitanti vede all'interno dei consiglieri che a volte percepiscono 30 euro in un mese, ovvero non hanno stipendio ma hanno rimborsi. Si potrebbe dire a quelli che oggi sono in Parlamento grazie ad una storia che era cominciata con le liste civiche, che quando in un comune, un piccolo comune, c'è una lista civica magari indipendente, magari l'unica a battersi contro la cementificazione o affari non chiari, con il 12 per cento dei voti, oggi sarebbe tagliata fuori da quei consigli comunali e che con questo cambiamento si può garantire un po' di democrazia in più senza nessun costo aggiuntivo. Prendo questo tema come un esempio, io non sono un entusiasta delle riforme fatte con l'accetta per avere un trofeo e per dire che si risparmia qualcosa, però non sono neanche favorevole al paese dei chiacchieroni che è capace di criticare qualsiasi cosa e alla fine di non cambiare mai nulla. Però queste riforme vanno fatte con grande attenzione, è un'occasione che non capita tutti gli anni, allora dobbiamo prenderci il tempo che serve, dover sottostare ai tempi, come dire, di coerenza delle slide a me, sinceramente, come cittadino italiano non interessa. Voglio che ci sia un dibattito ampio su queste riforme, voglio che si facciano, ma che si ragioni.

Faccio un esempio: noi abbiamo la Fiera di Bologna in un momento molto delicato, la Fiera di Bologna sta perdendo pezzi uno dopo l'altro a causa di una legislazione nazionale sbagliata. In Costituzione, la riforma del Titolo V, fatta anche quella frettolosamente, ha previsto che le Regioni abbiano competenza in tema di sistema fieristico, ci siamo trovati, quindi, a farci una guerra tra Regioni, tra sistemi fieristici, quando in realtà ci vorrebbe una cabina di regia nazionale, come avviene, ad esempio, in Germania. È importante che noi anche su questo tema, per salvare la nostra Fiera - sennò non c'è management da cambiare, sennò andrà sicuramente verso un lento declino - è importante che noi affermiamo questo principio e andiamo a cambiare questo passaggio in questo momento di riforma costituzionale. Ma non è l'unico.

In questo periodo non si può ragionare solo inseguendo l'opinione pubblica, dobbiamo approfittare di questo momento per una grande riflessione istituzionale e amministrativa su ciò che non va nel nostro paese e sono molte le cose che non vanno. Chi non vuole cambiare nulla lo fa semplicemente per una strumentalità politica. Dire oggi che la salvezza di questo paese è il bicameralismo perfetto è dire una menzogna. Io ricordo che quando il mio professore di diritto, alle superiori, tentò di spiegarci cos'era il bicameralismo perfetto dicendoci che due Camere facevano la stessa cosa, noi, ingenui, non capivamo il perché e facevamo domande ingenue al professore. Poi studiando capisci qual è stata la volontà dei Padri costituenti. Ma oggi la situazione è cambiata, lo Stato non è un'azienda. Pensate se un'azienda avesse due CdA che devono fare le stesse cose e le stesse deliberazioni, che una volta modificate nel secondo CdA, devono tornare nel primo e viceversa, non è possibile! Se avremo una Camera di incompetenti che farà delle leggi scellerate, queste persone dovranno andare a casa; non c'è la "camera delle badanti" che li controlla, premesso che ci sono altri sistemi, su legislazioni delicate, per inserire dei freni e maggiori controlli. Io posso dire che è vero che sono state fermate delle leggi dal Senato, leggi terribili, ma quante leggi buone invece sono rimaste bloccate, quante leggi nel loro iter parlamentare sono state snaturate! Raccontiamo agli italiani le cose con completezza di informazione. Lo dico con il massimo rispetto, massimo rispetto e stima per i costituzionalisti che hanno espresso delle riserve, riserve che è giusto che loro esprimano, loro sono in qualche modo anche garanti della nostra Costituzione in quanto giuristi, in quanto costituzionalisti, però è chiaro che poi la politica deve fare delle valutazioni che sono autonome, ascoltando tutti, ma che sono autonome. Abbiamo, è stato ricordato, gli Stati Uniti che hanno una sorta di bicameralismo perfetto, ma sono un sistema completamente diverso e del resto nel mondo non ci sono democrazie con questo equilibrio.

Aggiungo una cosa. Per quanto sia difficile fare le riforme, venti regioni, oggi, in Italia, sono a mio avviso troppe e inadeguate. L'esempio più classico è quello del Molise: in Molise c'è una popolazione pari poco più a quella della provincia di Bologna... anzi, è più piccola della provincia di Bologna, mi segnala il presidente; hanno due province, cento e passa comuni. È chiaro che c'è un indice di politici per abitanti che non è sostenibile. C'era un bel progetto di accorpamento delle Regioni, che non toccava quelle già strutturate come l'Emilia-Romagna, come la Lombardia e altre, che portava ad avere dieci regioni forti che potevano ragionare e porsi alla pari in Europa. Speravo che questa riforma facesse dei cambiamenti ancora più radicali o almeno che ne discutesse.

La stessa cosa vale per il tema del presidenzialismo e della svolta autoritaria. Dobbiamo metterci d'accordo con noi stessi: se ci lamentiamo in maniera demagogica ogni due per tre perché i premier non sono eletti dai cittadini e poi diciamo che vogliamo salvare la Costituzione dal golpe, dovremmo ricordarci che la nostra Costituzione è quella di una Repubblica parlamentare dove i Governi, ci piaccia o no, si fanno a Roma, questa è la base della nostra Costituzione, è il parlamentarismo. Allora chi vuole il premier eletto dal popolo deve avere il coraggio di dire, come ha avuto il coraggio di dire Berlusconi, prendendosi ovviamente gli strali di tutto un mondo, che vuole il presidenzialismo. Se non si vuole il presidenzialismo, che stravolge la Carta, allora si deve riconoscere che i Governi si fanno a Roma. Lo dico perché il paese è nel caos più totale. Io sono per un Parlamento forte, sono per un Parlamento di rappresentanza con dei poteri più distinti da quelli del Governo, ma un Parlamento che sia di rappresentanza.

La vera svolta antidemocratica di tutte queste riforme di cui parliamo sono gli sbarramenti indecenti che non esistono in nessuna parte del mondo, di forze che magari rappresentano milioni di persone e che su mille o seicento parlamentari, quelli che saranno, non avranno nemmeno un rappresentante. Questa è follia, è da ricorso alla Corte costituzionale immediato, perché se si dice che questa riforma elettorale è costituzionale basandosi sulle sentenze del "porcellum" siamo fuori completamente. Le sentenze del "porcellum" parlano di una parte del "porcellum", non dicono che è legittimo uno sbarramento all'8 per cento. Quello sì che richiede di andare in piazza e invece su quello nessuno di coloro che si ergono a difensori del popolo, che fino a qualche anno fa rimaneva fuori per via degli sbarramenti, ha gridato allo scandalo, chissà perché. C'è ormai un tripolarismo che si è rafforzato e che secondo me è stabilizzante per il sistema che forse ha interesse a portare avanti questa legge elettorale.

Ho letto la relazione, ci sarebbe da parlare ancora a lungo, ma non c'è tempo. Chiedo che, se arriveremo a vedere la luce per questa Camera delle Autonomie e delle Regioni, sicuramente mantenga il potere ispettivo. A chi parla del doppio lavoro dico che questa criticità c'è, però ricordiamoci che già oggi esiste la Conferenza delle Regioni, già questo secondo lavoro di coordinarsi e di valutare gli atti del Governo viene fatto; molti sindaci, anche quelli che dicono che hanno da fare altro, hanno ruoli all'interno dell'ANCI, quindi dedicano una parte del loro tempo a coordinarsi per interagire con il Governo. Che una Camera delle Autonomie, di persone elette con le preferenze invece che nominate, nuova, abbia cittadinanza a Roma io credo che sia importante specie perché rappresenta il territorio. Questa cosa, ripeto, porterà risparmio, ma il risparmio è secondario; il fatto che il territorio venga rappresentato a Roma da persone elette con le preferenze credo che sia un grosso passo avanti.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Favia.

Ora do la parola al consigliere Naldi, poi ci sarà la consigliera Pariani e poi il consigliere Sconciaforni.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Naldi. Ne ha facoltà.

 

NALDI: Grazie, presidente. Mi scuso per l'assenza di prima. Nei confronti delle riforme di cui stiamo discutendo ho un atteggiamento sereno; nonostante Renzi e anche Crozza, mantengo ugualmente un atteggiamento sereno perché confido ancora in una dialettica e in quello che anche il Presidente Errani ha chiamato di recente "un sistema di poteri e contropoteri, di pesi e contrappesi". Certo che mi preoccupa molto il fatto che il carburante di Renzi sia una dose di populismo insopportabile quando individua, indica nei tremila consiglieri provinciali o nei trecento senatori il costo da eliminare per risolvere una marea di problemi, come hanno ricordato prima di me il consigliere Lombardi e altri consiglieri, che sicuramente non sono risolvibili attraverso questa modalità.

Credo che siano inquietanti alcuni atteggiamenti di persone di primo piano del PD in questo momento, democratici finché sono all'opposizione, stalinisti, come la Serracchiani, quando cominciano a governare. Il richiamo che la Serracchiani ha fatto a Grasso dicendogli: stai attento a quello che dici perché tu devi rispondere alla maggioranza del PD, detto ad un Presidente del Senato è un atteggiamento tipicamente stalinista. Questi sono veramente degli atteggiamenti... Se sono tutti così questi giovani rampanti, non siamo messi molto bene. Poi io devo dire che avendo iniziato a fare attività politica, anzi, sociale più che politica, in un periodo nel quale le diffidenze nei confronti del sistema della democrazia diretta erano altissime... Noi, allora FLM, eleggevamo direttamente soltanto i delegati di fabbrica, tutto il resto era un sistema indiretto. Mi ricordo che Trentin, quando si parlò per la prima volta di introdurre il referendum per risolvere questioni di lavoro, ci disse: ricordatevi che Hitler è andato al potere con un referendum. Ci gelò tutti, perché aver ricordato, uno come Trentin, questo antefatto... Quindi tutti quanti eravamo ben ancorati ad un sistema democratico che avesse pesi e contrappesi, momenti di riflessione e così via.

Ora, che in questo paese, dopo vent'anni di esaltazione della democrazia diretta dei referendum, del rapporto diretto leader-popolo, le riforme di cui si va a parlare oggi siano riforme che tendono a riportare alcuni organismi ad elezioni di secondo grado, al massimo dell'espressione indiretta, è una cosa che mi fa veramente sorridere perché lo fanno quelli che sono stati protagonisti... Renzi per primo; la miscela che è Renzi fra grillismo, berlusconismo e non so quali altre cose, alla fine ci riporta a delle forme di democrazia indiretta antica, antichissima.

Detto questo, siccome io penso che, fatte tutte le tare, ci sia però indubbiamente un problema di semplificazione della struttura dello Stato per il bene dei cittadini, perché lo Stato sia al servizio dei cittadini, mi rapporto con atteggiamento sereno nei confronti delle riforme di cui si sta parlando. Ritengo che sia opportuno, maturo il fatto di superare il bicameralismo paritario o perfetto e quindi andare alla fiducia di una sola Camera e sono d'accordo che il Senato si può trasformare in un Senato delle Regioni e delle Autonomie. Chiarendo però le competenze del Senato, perché se le competenze del Senato rimanessero quelle indicate nella bozza - io ho letto la bozza - o nel testo di legge espresso dal Consiglio dei ministri, nel giro di qualche anno ci accorgeremmo che il Senato è un ente inutile, quindi o al Senato vengono attribuite le competenze che sono richiamate dal testo che è stato elaborato dai Presidenti dei Consigli regionali e dai Presidenti delle Giunte regionali, o altrimenti il Senato corre il rischio di diventare una cosa che nel giro di poco tempo si scopre essere veramente poco utile, anzi, inutile.

Sulla composizione del Senato, se il Senato non deve più esprimere la fiducia, dovrebbe essere libero da qualsiasi vincolo e tecnica di premialità utile alla maggioranza, alla governabilità, quindi dovrebbe essere tranquillamente il più possibile rappresentativo di un pluralismo il più largo possibile perché a quel punto non c'è più il problema di rappresentare la governabilità. Per questo io sono d'accordo con la proposta contenuta nel documento richiamato fin dalla relazione dalla Presidente Palma Costi, cioè che il numero dei consiglieri, dei senatori espresso da ciascuna Regione dovrebbe essere proporzionato agli abitanti di quella Regione, che è l'unico modo per esprimere anche un certo pluralismo in quel contesto, perché se sono due per Regione è impossibile esprimere un pluralismo. Sono meno convinto che sia utile un'esaltazione delle cariche monocratiche per cui sono le Assemblee dei sindaci che eleggono. Perché non le Assemblee dei consigli comunali e non quelle dei sindaci, anche in questo caso per tener conto di un'espressione il più possibile plurale del voto dei cittadini? E poi, come già hanno detto molti altri miei colleghi, sono perfettamente d'accordo che è una vera e propria forzatura distorsiva la possibilità di eleggere 21 senatori su 148 da parte del Presidente della Repubblica, questo finirebbe per distorcere qualsiasi meccanismo di rappresentatività e di rapporto con i cittadini. Poi ho visto che Monti ritiene che debba essere rappresentata la società civile nel Senato, ma perché lui continua a considerarsi membro della società civile e quindi conta di continuare a fare il senatore per tutta la sua vita. Io penso che non possa essere questo il criterio che ci deve accompagnare.

Infine sulla revisione del Titolo V sentirei il bisogno di un maggior approfondimento e di una maggiore discussione, però sono d'accordo sul fatto che serva essere anche su questo il più possibile precisi e quindi serva elencare le materie che rimangono di competenza delle Regioni e non so se sia sufficiente dire "di massima". Sì, forse "di massima" ci garantisce dal fatto che ci può essere qualcos'altro di residuo, però bisogna indicare con precisione le materie di competenza delle Regioni. Ed è chiaro, per interloquire anche, essendo d'accordo, con le considerazioni di Mandini, che qui sono in molti, moltissimi a cercare di approfittare del momento di crisi reale delle Regioni per intervenire sulla materia più succosa che le Regioni gestiscono, ovvero sulla sanità, perché ci sono molte forze, suddivise in maniera abbastanza ampia nell'arco parlamentare, nell'arco politico del nostro paese, che cercano di riportare allo Stato centrale la gestione della sanità. Ora io penso che, senza eccedere in campanilismo, noi però, che pure abbiamo le nostre discussioni ripetute e continue sulla riforma della sanità che faticosamente cerchiamo di portare avanti con tutti i contrasti che abbiamo, dobbiamo difendere le nostre esperienze eccellenti in particolar modo in campo sanitario. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Naldi.

Ora la parola alla consigliera Pariani, poi ci sarà il consigliere Sconciaforni.

La parola alla consigliera Pariani.

 

PARIANI: Grazie, presidente. È giusto, necessario che l'Assemblea legislativa, come tutte le assemblee legislative d'Italia, si pronunci, discuta, arricchisca il dibattito che nel paese si è aperto grazie alla presentazione di un sistema articolato di riforme che era fortemente atteso, da decenni vorrei dire. Giustamente alcuni colleghi hanno ricordato la storia di tutte le bicamerali che si sono succedute per le riforme istituzionali in questo paese: superamento del bicameralismo, semplificazione istituzionale con la cancellazione in Costituzione delle Province, la realizzazione di una seconda Camera, il Senato delle Regioni e delle autonomie in piena applicazione dell'articolo 5 della Costituzione, e tutto questo con un percorso parallelo alla realizzazione di una nuova legge elettorale che superi le storture già denunciate e cancellate dalla Corte costituzionale sull'attuale legge elettorale. Non credo che ci sarà bisogno - sentivo parlare di pistola fumante da parte di qualche collega - di nessuna pistola fumante da parte del Governo nei confronti del Parlamento, io credo che i nostri parlamentari siano ben consapevoli di come nel paese queste riforme siano attese, necessarie, indispensabili a costruire un obiettivo che continua ad essere quello che noi sosteniamo, cioè una democrazia compiuta nel solco della nostra Costituzione, che riconosca pienamente le autonomie territoriali quale parte integrante dello Stato e concorrente anche alla definizione democratica di questo paese in maniera più forte rispetto a quello che abbiamo conosciuto nella nostra storia.

Siamo consapevoli, nonostante questi anni in cui abbiamo parlato molto di federalismo, che gli enti territoriali in questo paese non hanno il peso che nella Costituzione è indicato e noi vediamo l'istituzione del Senato delle autonomie come un passo in avanti in questa direzione e lo vediamo come la possibilità di portare nel luogo del processo legislativo nazionale una visione dei territori che non è localismo, ma federalismo responsabile e cooperativo nella forma che è prevista nella nostra Costituzione. Lo ricordo, noi non siamo una repubblica federale e quindi ritengo sbagliato guardare all'obiettivo tedesco, tanto per dire, della costituzione del Senato, perché qui partiamo da una storia che vede nella nostra Costituzione scritti "Comuni" e "Regioni" come enti di pari dignità. Poi sappiamo bene che le Regioni hanno una potestà legislativa che non è data alle funzioni dei Comuni, tuttavia abbiamo la necessità di tener conto di come è fatto il nostro paese e credo che questa proposta di fondo ne tenga conto.

Noi dobbiamo fare presto e bene, non sempre il presto è amico del bene. Tuttavia, proprio l'obiettivo che noi profondamente condividiamo di portare a compimento queste riforme in tempi rapidi, perché purtroppo abbiamo alle spalle troppi fallimenti, ci dà la possibilità senza infingimenti di dire ciò che secondo noi è ancora fortemente migliorabile nelle proposte che sono state avanzate e di esercitare nei luoghi previsti, come è stato fatto fin qui attraverso la Conferenza delle Regioni e la Conferenza delle Assemblee legislative, il nostro ruolo istituzionale, ciò che ci compete come legislatori regionali. Ringrazio da questo punto di vista il presidente Errani, la presidente Costi, insieme a tutti gli altri presidenti delle Regioni e delle Assemblee, che hanno fatto in questi mesi un lavoro molto positivo, capace di raccogliere istanze in maniera unitaria. È questo il modo con cui in maniera responsabile le istituzioni regionali devono presentarsi all'appuntamento con la discussione con il Governo e con il Parlamento su queste riforme.

Voglio sottolineare alcune delle questioni poste dal documento a firma Errani e Brega che condividiamo. Una democrazia bloccata, incapace di fare le istituzioni, è una democrazia malata. Io credo che noi ci dobbiamo assumere la responsabilità e anche i rischi in questo di costruire un percorso efficace delle riforme facendo i conti con obiettivi chiari e mettendo in conto anche qualche rischio, appunto, ma capace di superare la situazione di stallo sulle riforme in cui siamo da troppo tempo in questo paese.

Ci sono alcune questioni su cui noi dobbiamo continuare ad aprire - sono d'accordo con il documento che è stato presentato a firma dei due presidenti - perché noi seriamente ci poniamo come interlocutori che non frenano le riforme, ma che le vogliono far avanzare in maniera positiva. Intanto sulla composizione del Senato due brevi osservazioni. La proporzionalità in rapporto alla popolazione è una questione di buonsenso. Noi abbiamo regioni troppo squilibrate in questo paese, la Lombardia non può contare come il Molise, con tutto il rispetto per il Molise, c'è un problema di rappresentanza dei cittadini equilibrata. Seconda questione sulla composizione che voglio sottolineare, altri colleghi lo hanno fatto: non ci può essere una composizione che integra gli eletti in seconda battuta, in secondo grado - il Senato ha queste caratteristiche nella riforma - con nomine del Presidente che per numero alterano la composizione delle maggioranze o la rappresentanza di territori anche molto vasti; questo è un problema di democrazia e rappresentanza che noi credo dobbiamo sostenere e sottolineare.

Ma le questioni più importanti che voglio sottolineare hanno a che fare con gli obiettivi di rendere efficace il procedimento legislativo e di superare quelle che sono state in questi anni le questioni che ci siamo trovati di fronte, i conflitti cui ci siamo trovati di fronte in virtù della riforma del Titolo V, in particolare sul tema delle materie concorrenti. Innanzitutto voglio dire una questione sulle competenze e le funzioni del Senato: la riforma accoglie alcune questioni che erano state poste dal documento, ovviamente proposto al Governo prima della presentazione della proposta, in particolare la funzione di controllo del Senato sull'attività legislativa, ma forse in maniera troppo timida lo accoglie per quello che noi riteniamo utile. È una discussione che dobbiamo proseguire da questo punto di vista, comunque riteniamo che sul superamento del conflitto sulle materie concorrenti oggi previste nel Titolo V, il meccanismo che è stato delineato non sia sufficiente a chiarire e a semplificare ciò che abbiamo alle spalle. La proposta che qui viene indicata è indicata in Costituzione una legge bicamerale avente ad oggetto la definizione del contenuto specifico delle materie e delle funzioni ripartite tra Stato e Regioni. Ciò può essere un elemento di semplificazione utile, piuttosto che inserire un elenco di materie impreciso all'interno della Costituzione, può consentire maggiore efficienza e può consentire alle due Camere di lavorare nella direzione di un'effettiva cooperazione legislativa.

Credo che queste siano questioni che vanno poste e che aiuteranno a rendere questa riforma più utile e capace di rispondere alle esigenze di semplificazione istituzionale, di efficienza delle istituzioni di cui questo paese ha estremo bisogno perché solo così sapremo riavvicinare l'utilità della politica ai bisogni dei cittadini e dare risposte chiare e certe. Non è partendo solo dal tema dei tagli che si può dare questa risposta. Quand'anche avremo tagliato tutto ma non saremo in grado di costituire istituzioni in grado di corrispondere ai bisogni della nostra società, avremo fallito. Insieme dobbiamo assumerci la responsabilità di istituzioni capaci di rispondere, di farlo in maniera efficiente ed efficace, di farlo con sobrietà. Questa è sempre stata la nostra linea istituzionale; dobbiamo far sì che questo obiettivo sia raggiunto, come dicevo, presto e bene.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliera Pariani.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Sconciaforni.

Poi si prepari il consigliere Paruolo.

La parola al consigliere Sconciaforni.

 

SCONCIAFORNI: Grazie, presidente. Anch'io vorrei fare prima una brevissima premessa a questa discussione perché vedo che con molta enfasi si dice: è assolutamente, dopo anni di immobilismo, necessario fare le riforme. Questa è una frase che ci sentiamo ripetere da moltissimi anni e non è vera, io non penso affatto che sia vero che le riforme non si siano fatte, di riforme ne sono state fatte tante, in tutti i campi, sociale, istituzionale, economico, previdenziale, culturale. Il problema è che tutte queste cosiddette riforme hanno una caratteristica comune, hanno proprio un filo rosso che le lega: in questi anni hanno fatto passare sotto il nome di "riforme" un, da un punto di vista sociale, sostanziale peggioramento delle condizioni di vita e delle condizioni normative e delle condizioni dei diritti di determinati soggetti sociali; da un punto di vista economico, sotto il nome di riforme hanno fatto passare una sostanziale liberalizzazione del sistema economico e una liberazione e privatizzazione del sistema economico, che infatti non a caso anche questo Governo continua a voler rilanciare chiamandolo "riforme".

Allora quando io sento: c'è bisogno di riforme, ammetto che i miei sensi di allarme scattano ai massimi livelli, perché - e fisso una data ben precisa - è dal 1992-1993, dalla riforma della contrattazione, che vengono fatte riforme che hanno una caratteristica ben chiara, specifica e a senso unico: quella di peggiorare oggettivamente le condizioni materiali di vita e le condizioni di agibilità politica e democratica dei soggetti sociali più deboli, del movimento dei lavoratori, della classe lavoratrice complessivamente nel nostro paese. Questo è il segno delle riforme che negli anni, a partire dalla fine degli anni Ottanta, in questo paese viene avanti, sia con Governi di centrosinistra, sia con Governi di centrodestra, su questo non ci sono state grosse differenze. Questo, e ho voluto dirlo subito in premessa, è l'elemento distintivo del processo riformatore del nostro paese, che utilizzando una parola nobile, "le riforme", in realtà ha camuffato un progetto di destrutturazione, di regressione economica e sociale e istituzionale nel nostro paese.

Fatta questa premessa generale - che io reputo comunque importante, fondamentale per inquadrare la fase storica che stiamo attraversando nel nostro paese, cioè una fase di arretramento economico, politico e sociale soprattutto per le classi lavoratrici e per il movimento dei lavoratori del nostro paese - per quanto riguarda il merito, perché ovviamente non mi voglio sottrarre al merito della discussione che stiamo facendo, anche qui io penso che l'elemento centrale, quando parliamo di questo tipo di cambiamenti istituzionali e costituzionali del nostro paese, sia: perché li facciamo? Io penso che sicuramente, cosa che invece viene ampiamente utilizzata come argomentazione, non si fanno questi tipi di cambiamenti istituzionali e costituzionali per ridurre i costi della politica o in generale per ridurre i costi. Questa mi pare un'impostazione del tutto fuorviante e estremamente pericolosa. Purtroppo non è affatto qualcosa di inventato perché invece, purtroppo, basta leggere le dichiarazioni di autorevoli esponenti anche del Governo: una delle motivazioni che vengono addotte per introdurre questi cambiamenti è proprio il taglio dei costi, i risparmi.

A me pare assolutamente folle, quando si parla di un impianto istituzionale, costituzionale, quindi quando si parla della nostra democrazia, giustificare o vantare determinati cambiamenti perché questo porta a tagli, diciamo così, economici, questa mi pare un'impostazione completamente sbagliata. Si fanno i cambiamenti sul terreno costituzionale e istituzionale perché servono, perché servono a migliorare l'operatività del paese, perché servono a migliorare l'operatività degli organismi rappresentavi, perché servono a rendere più efficaci i provvedimenti che si prendono, a renderli più veloci, più facilmente attuabili, per questo si fanno, non perché si hanno dei risparmi. Utilizzare questa parola io lo considero estremamente pericoloso perché - sto dicendo una cosa scontata, penso da tutti condivisa - la democrazia ha un costo e ci mancherebbe altro, è ovvio, quindi quando sento parlare di sistema democratico associato al tema del ridurre i costi, a me scattano - e non è certo difesa di casta - a me scattano mille allarmi di tenuta democratica.

Ed evidentemente non solo a me perché penso che tutti abbiano visto che ci sono appelli di fior fiore di intellettuali e di costituzionalisti che non possono essere certo relegati a semplici conservatori o difensori di un'esistente che non funziona, ma sono persone che stanno lanciando evidentemente un appello di preoccupazione politica e di tenuta democratica del nostro paese, sono costituzionalisti seri, sono intellettuali seri che hanno una storia importante nella costruzione della democrazia nel nostro paese da un punto di vista anche economico e sociale. E se lanciano appelli di tenuta democratica del nostro paese o di rischi di involuzione autoritaria nel nostro paese, è grave, è grave che l'esecutivo li liquidi come esponenti di un presunto fronte conservatore, è grave! La dice, secondo me, molto negativamente lunga sulla concezione della democrazia di certe persone, di cosa vuol dire la dialettica democratica e il rispetto delle regole democratiche. Io invece faccio mio con forza l'appello che sta uscendo da intellettuali, da sindacalisti che denunciano il rischio di un'involuzione democratica nel nostro paese. Parlo dell'appello di Rodotà, di Landini, di Zagrebelsky eccetera, penso e spero che lo abbiamo visto e letto tutti. Questo tema c'è, questo tema, per me, c'è.

Entrando ancora di più nel merito di alcuni punti, penso che questo provvedimento del Governo superi giustamente - perché questa è la posizione, peraltro storica, che a sinistra in generale abbiamo avuto - il bicameralismo perfetto con argomenti che hanno secondo me un senso. Laddove questo bicameralismo perfetto ha funzionato ed è stato giusto farlo in tutta una fase della storia della nostra Repubblica, considerando da dove veniamo e da dove siamo nati, è ovvio che oggi un bicameralismo perfetto come c'era nel nostro paese stava indubbiamente creando una serie di problemi ed è quindi giusto anche affrontarlo. Il punto è che secondo me lo si affronta senza poi avere il coraggio di arrivare alle conseguenze finali di un certo tipo di ragionamento se si vuole superare il bicameralismo perfetto, cioè creare il monocameralismo. Francamente creare un sistema dove c'è un Senato che non si capisce a cosa serve, non si capisce letteralmente a cosa serve, mi lascia più di una perplessità, e non mi riferisco soltanto al fatto che il Senato non viene eletto. Francamente non capisco perché mi dovrei sentire più rappresentato da un Senato dove ci sono dei, diciamo, nominati, piuttosto che da un organismo comunque parlamentare che viene invece eletto dai cittadini, non capisco perché mi devo sentire più rappresentato. E non sono d'accordo con chi dice: ma in fondo ci vanno i sindaci, i consiglieri regionali che sono stati eletti. Ma questo non c'entra nulla, perché se io devo votare un rappresentante di un'istituzione che, ad esempio, deve trattare la riforma costituzionale o leggi di tipo costituzionale, probabilmente mi oriento verso persone che hanno determinate capacità e competenze, non mi interessa mettere un Consigliere regionale, io ho eletto un Consigliere regionale perché voglio che faccia certe cose, che abbia certe competenze, se lo mando al Senato a trattare di riforme costituzionali, manderei un’altra persona. Anche questa logica di sovrapposizione di incarichi francamente è una cosa unica che manteniamo in Italia, se prendiamo ad esempio la Francia, qui non è possibile avere sovrapposizioni di cariche istituzionali, se sei in un certo organismo, non puoi essere in un altro, io penso che anche questo sia un elemento importante e, comunque sicuramente non capisco come ci si faccia a sentire più rappresentati da un organismo che non viene eletto ma che viene nominato. Addirittura lasciando una non indifferente quota di persone che vengono direttamente elette dal Presidente della Repubblica che rappresentano la società civile.

 

PRESIDENTE (Costi): Consigliere sta terminando il tempo a sua disposizione.

 

SCONCIAFORNI: Sì, grazie, un minuto e concludo.

Dicevo che vedo una serie di elementi di forte problematicità e l’elemento anche di forte problematicità che vedo in questa riforma, cosiddetta riforma, è che c’è di nuovo un forte accrescimento del potere dell’esecutivo, rispetto a quello che è l’organismo legislativo, perché anche per la Camera che rimane, la Camera dei Deputati con le funzioni importanti che ha, è indubbio che vediamo un esecutivo che si intromette nella autonomia di questa Camera, avendo la possibilità di determinare quali sono le leggi importanti e, in qualche modo, poter determinare il calendario dei lavori e, quindi, togliendo in qualche modo una serie di funzioni fondamentali alla Camera, per restituirle e trasferirle all’esecutivo.

Se a questo aggiungiamo l’altra riforma elettorale, il cosiddetto Italicum, che è un porcellum travestito, io vedo un combinato disposto estremamente negativo per la questione della rappresentanza perché questa legge che è stata già approvata alla Camera, secondo me assolutamente non risponde a quelle che sono state le critiche della Corte Costituzionale rispetto al porcellum, anzi ripropone una serie di elementi che la Corte Costituzionale aveva sollevato rispetto al livello di adeguata rappresentanza democratica che va comunque garantita perché mettere quel tipo di elezione, quel tipo di sbarramenti nei fatti introduce una forma di bipartitismo che nel nostro paese non è concepita e non è mai stata neanche dichiarata così esplicitamente. Nei fatti taglia fuori una larga parte della popolazione dalla possibilità di avere una rappresentanza in Parlamento quindi in questo senso la considero una controriforma elettorale estremamente negativa e che va nella direzione sbagliata e opposta rispetto a quella che aveva indicato la Corte Costituzionale bocciando il Porcellum.

Queste sono, secondo me, considerazioni che mi sento di fare e che, evidentemente rendono necessaria la continuazione della discussione ma che dovrebbe portare a una direzione diversa da quello che mi sembra essere l’orientamento della maggioranza del Parlamento. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Sconciaforni.

Ha chiesto di parlare il consigliere Paruolo. Ne ha facoltà.

 

PARUOLO: Grazie, presidente. Voglio innanzitutto dire che ho apprezzato il documento di coordinamento dei Presidenti delle Regioni perché credo che si tratti di suggerimenti ragionevoli e indicazioni utili per mettere a punto la riforma in oggetto del Senato in Camera delle Autonomie nel migliore dei modi. L’ho apprezzata anche perché lo sento come un parere che viene espresso nel merito e senza intenti dilatori e lo dico perché credo che sia da sottolineare il fatto che occorre davvero procedere presto e bene, come altri hanno ricordato in quest’Aula. È davvero urgente procedere anche perché ora sembra che questa riforma del Senato sia la madre di tutte le battaglie, di tutte le riforme ma certamente non lo è ed è evidente che nella nostra Italia occorre fare molto di più in termini di capacità di riforma, ma per fare di più si passa dal fare questa riforma, farla bene e non certo da rimandare.

Credo che i cittadini in larghissima misura questa cosa l’abbiano capita, mentre invece ancora nella classe politica continuano a esserci dei riflessi forse condizionati o forse dei pareri legittimi che vanno presi per quello che sono e che tenderebbero a rimandare e a far scivolare in avanti questo percorso. Credo che questo sarebbe un errore gravissimo, per questo da quest’Aula io mi sento di dire con forza a Matteo Renzi di andare avanti perché l’Italia ne ha bisogno e mi sento di fare un appello a chi in Parlamento fosse tentato dall’affossare il cammino delle riforme attraverso la discussione su questa riforma del Senato, mi sento di ripetere con affetto lo stesso invito che fece il comandante De Falco al comandante Schettino: salite a bordo! Salite a bordo e provate a dare un contributo di merito, come questo della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e dei Presidenti delle Assemblee legislative per fare al meglio questa riforma, ma per farla. Credo davvero che il Presidente del Consiglio abbia espresso con chiarezza i paletti irrinunciabili attorno ai quali si può fare un lavoro e il Parlamento, anche con il contributo delle Assemblee legislative delle Regioni, con il contributo di tutti può darsi come obiettivo quello di fare questo lavoro per arrivare davvero a fare nel merito la migliore riforma possibile all’interno dei capisaldi che sono stati indicati dal Presidente del Consiglio.

Viviamo in una fase in cui credo sia giusto riconoscere che c’è un po’ di confusione, abbiamo alle spalle un lungo periodo buio e forse facciamo fatica noi stessi a riconoscerlo perché abbiamo dato contributi anche a fare cose importanti in questo periodo che però è rimasto un periodo buio, un periodo in cui l’Italia è andata indietro, un periodo in cui il declino è diventato palpabile. Nei giorni scorsi ero a un convegno a San Giovanni Persiceto per ricordare la chiusura dell’ospedale psichiatrico e si ricordava, appunto, la stagione delle riforme, la legge Basaglia del ’78, i decreti delegati, l’obiezione di coscienza e il servizio civile e l’istituzione del Servizio sanitario nazionale; tutte cose che sono state fatte negli anni ’70 e che sono state interrotte dagli anni di piombo, dall’assassinio del Presidente Moro e da quello che ne è seguito. Un’Italia che ha reagito, dovendosi difendersi da un attacco in qualche modo anche mettendosi anche a difesa del sistema, come era giusto che fosse ma fermandosi, anni a cui è seguita Tangentopoli e poi il lungo ventennio che abbiamo ora alle nostre spalle, un ventennio in cui spesso le parole d’ordine che sono state usate anche nella nostra parte politica sono state quelle di resistere e resistere perché il cambiamento veniva identificato comunque come un peggioramento, come un tentativo di portarci indietro e vedo che adesso questo riflesso condizionato ce l’hanno anche persone che evidentemente confondono questo Governo e questa stagione con le stagioni che abbiamo alle spalle. Io credo che sia un errore grave perché non è questo…

 

(interruzione della consigliera Donini)

 

Se poi potessi continuare il mio intervento senza avere interruzioni. La Presidente Donini mi richiama sempre nella Commissione perché io chiacchiero con qualcun altro, adesso lo fa lei.

Credo davvero che si debba cogliere che questa è una stagione diversa, io mi arrabbiavo quando in passato vedevo fare confusione anche in politica tra figure che secondo me sono molto diverse, in passato qualcuno ha confuso Romano Prodi con Francesco Cossiga che secondo me rimangono due figure molto diverse e molto distanti e anche oggi c’è chi continua a fare confusione e a confondere Matteo Renzi con personaggi politici che hanno segnato il recente passato. Io credo davvero che sia un errore grave e che sia un errore di valutazione importante, credo davvero queste persone dovrebbero fare una seria riflessione e chiedersi all’interno di tutti i nodi della nostra società che sono bloccati da anni di immobilismo e chiederci se davvero la cosa di cui ha bisogno il nostro Paese è fermare il cammino delle riforme. No, salite a bordo, salite a bordo e provate a dare un contributo importante, come è questo contributo che viene dato e che ha lo scopo di cercare di migliorare un provvedimento che può essere certamente migliorato ma in cui è fondamentale che tutti noi condividiamo il fatto che deve essere fatto e deve segnare l’avvio di una stagione in cui le riforme vengono fatte e non soltanto auspicate.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Paruolo.

Ha chiesto di parlare il consigliere Pollastri. Ne ha facoltà.

Chiedo anche a lui di rispettare i dieci minuti.

 

POLLASTRI: Grazie, presidente, rispetterò sicuramente i tempi di questa importante discussione che avviene oggi in aula sul progetto di riforma costituzionale e, sotto questo profilo devo dire che non si può nascondere, signor Presidente, che la riforma dell’architettura dello Stato e in particolare il superamento del bicameralismo perfetto così come è oggi e, nella fattispecie l’esempio classico di scuola che si fa nel cosiddetto passaggio, la navetta da un ramo del Parlamento a un altro che allunga i tempi dell’approvazione delle leggi, questo superamento fa parte di quell’accordo di natura politica siglato dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi e dal principale leader dell’opposizione, Silvio Berlusconi.

È opportuno ricordare, Presidente Errani, che questa riforma è avvertita ormai, come tante riforme nel nostro Paese, da alcuni decenni, era stata inserita anche come proposta del centrodestra nel 2005 e fu inopinatamente bocciata da un referendum che l’allora sinistra aveva cavalcato.  Quella riforma, che era organica, prevedeva un riordino delle competenze regionali e statali e poi alla fine dirò su questo tema delle competenze che lei sa meglio di me quanta conflittualità hanno portato di fronte alla Corte Costituzionale, dicevo che poneva fine a quel bicameralismo perfetto dei due rami del Parlamento, introduceva un premierato e riduceva anche il numero dei Parlamentari. Sul Senato, che doveva trasformarsi in Senato federale, si prevedeva una riduzione dei componenti da 315 a 252, tra cui 42 rappresentanti di Regioni e Province autonome.

Per questi motivi noi vediamo come Forza Italia di buon occhio l’operazione della riforma che vada in questa direzione. Ci accorgiamo, però, dalla lettura degli atti che questa riforma approvata alla unanimità dal Consiglio dei Ministri, salvo poi in separata sede vedere qualche distinguo di qualche Ministro, presenta delle questioni che dovrebbero essere con maggior calma e meno fretta consegnate all’opinione pubblica perché, come lei ben sa, c’è una netta distinzione tra fare in fretta e fare bene. Prima di tutto, anche se mi avventuro in una questione più politica che tecnico - giuridica, a lei non sarà sfuggito che la prima criticità riguarda i tempi, cioè la riforma del Senato e delle Istituzioni doveva secondo gli accordi presi tra Renzi e Berlusconi, seguire e non precedere, la riforma della legge elettorale che invece giace in Parlamento insabbiata dal fuoco incrociato di diversi parlamentari, non certo di Forza Italia.

Detto questo, per rientrare nel tema, questa riforma segue un decreto Delrio, un decreto Delrio che oltre ad evidenti profili di incostituzionalità, finirà, a mio sommesso parere, per creare maggiori costi più che indubbi vantaggi e queste criticità abbiamo avuto modo di sollevarle.

Sull’atto da lei firmato e sul tema della riforma siamo per superare il bicameralismo perfetto ma vi sono alcuni punti critici, già meglio evidenziati da alcuni colleghi che mi hanno preceduto e mi riferisco ai ventun membri nominati da parte del Presidente della Repubblica, quindi le chiederei, Presidente Errani, di esprimere in quest’Aula, nel massimo consesso dell’Assemblea legislativa, anche la sua posizione su questo, soprattutto perché si rischia di compromettere degli equilibri, anche in considerazione delle elezioni di due Sindaci per Regioni, senza che vi sia una proporzione tra Regioni, tanto che, per fare un esempio semplice e concreto, tra l’Emilia-Romagna e la Valle d’Aosta avremo lo stesso numero di Sindaci, il capoluogo della Regione e i due eletti dai Sindaci stessi. Di questo mi pare di averne colto anche traccia negli atti di cui stiamo discutendo.

È poi condivisibile il documento che lei ha sottoscritto nella parte relativa alle competenze del nuovo Statuto, forse con qualche riflessione in più ma magari questo lo dirà lei nella sua replica conclusiva, sui poteri ispettivi dei Senatori che a mio avviso dovrebbe essere esercitato sulle materie di interesse delle Regioni e, quindi, del Senato delle Autonomie.

Sulla revisione del Titolo V della cui criticità ho già citato il passaggio contraddittorio di Delrio sulla abolizione delle Province, con il timore di un modesto anche risparmio abolendo, ad esempio, le Giunte o degli organi politici ma creando problemi di competenze e di riassorbire nelle Regioni delle competenze, di collocare il personale in altri Enti pubblici ho già detto e quindi questo mostro giuridico, capace di duplicare spese e funzioni, creato ai tempi del 2001, noi ne paghiamo ora le conseguenze e quindi questa legislazione paga le conseguenze di questa conflittualità e questa sovrapposizione o difficile individuazione delle competenze.

Per quanto riguarda il documento, e mi avvio alla conclusione, ritengo opportuno che i compiti dello Stato nelle materie citate dal suo documento al punto a), bisognerebbe inserire anche una materia in più, il turismo che è fondamentale, la cui parcellizzazione, la cui troppa suddivisione nei vari organismi elettivi è stata causa, tra le altre cose, anche di difficoltà per quanto riguarda questo settore.

Per ultimo, ritengo che sarebbe un errore la previsione di una elencazione di massima delle competenze di legislazione residuale, residuale nella famosa ripartizione delle competenze citate nel punto b), compatibilmente con il principio che noi richiamiamo spesso e che è riconosciuto della sussidiarietà, le competenze residuali non devono essere elencate o chiarite, ma definite quelle esclusive dello Stato e tutte le restanti di competenza delle Regioni. Non tramite un dare della Costituzione ma perché in uno Stato federale il potere viene dal basso e non viceversa, come avviene in uno Stato centralista.

Per questi motivi e per queste riflessioni che lascio agli atti, evidentemente aspetto qualche risposta da parte del nostro Presidente, non Governatore della Regione.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Pollastri.

La parola alla consigliera Noè per l’ultimo intervento prima di dare la parola al Presidente.

Vi informo anche che sono pervenute altre due risoluzioni, una a firma del consigliere Favia, oggetto 5379 e l’altra, a firma dei consiglieri Bazzoni e altri, oggetto 5380.

Prego consigliera Noè.

 

NOÈ: Grazie, presidente. Credo che quello di oggi sia un appuntamento importante perché effettivamente quest’Aula ha l’opportunità e l’onore di esprimersi di fronte alla riforma delle riforme, alla rivisitazione istituzionale del nostro Paese e sono anche orgogliosa di dare il mio contributo a nome mio e del mio partito in questo senso e rispetto alla proposta che ci è pervenuta dal Governo, sento di pormi in due fasi, in una prima fase di assoluta condivisione perché ritengo che l’Italia abbia bisogno di uno strumento che le consenta di gestire le risposte che deve dare alla gestione del Paese stesso in modo più snello, più veloce e, perché no, qualora fosse possibile anche in modo meno costoso nell’arrivare alla promulgazione delle leggi, però ritengo anche che questo procedimento, questo cambiamento sia ancora più condivisibile se oltre ad un obiettivo di efficacia e di efficienza, si pone anche l’obiettivo di essere fortemente democratico e non completamente indifferente, rispetto a una storia recente che ci ha insegnato a valorizzare e a responsabilizzare meglio il ruolo dei territori, in particolare delle Regioni e qui mi sento con serenità di associarmi a quanto diceva il collega Lombardi rispetto un po’ a un accanimento sulle Regioni che ogni tanto mi fa anche pensar male, mi fa anche pensare che sia avvenuto anche in modo strumentale rispetto a un disegno strategico di cercare di metterle un po’ da parte per riproporre una gestione più centrale del paese, tra l’altro mi lasci dire, una gestione centrale che rischia di penalizzare quelle Regioni che invece puntualmente, correttamente, responsabilmente hanno sempre fatto il loro dovere in un gioco di squadra, in un gioco a venti come sistema paese, rispetto agli stessi obiettivi e scadenze che ci venivano date dall’Europa. Io mi auguro veramente che una eventuale centralizzazione o comunque una eventuale ridefinizione delle competenze non penalizzi chi si è comportato in modo corretto e virtuoso. Non vorrei che alla fine, per andare a recuperare minori virtuosismi altrove, il risultato di media non so se alla fine sarà pari a quello che abbiamo portato adesso con qualche ruota che era più lenta nella macchina.

Credo che questa riforma sarà sicuramente efficiente perché semplificherà la vita ma saprà essere moderna solo se sarà capace di valorizzare il contributo e l’apporto nei giusti modi, nei giusti termini, nei giusti pesi, nei giusti contrappesi, anche da parte dei territori.

Mi interessa e mi intriga questa riforma perché mi prospetta maggiore efficienza, eventuale modernità e democraticità. Però a questo punto, per arrivare alla fase 2, Presidente io le chiedo, per parafrasare i programmi di oggi, a lei e alla Presidente Costi, ma soprattutto a lei in qualità di Presidente della Conferenza Stato-Regioni, di fare da grande fratello. Io vorrei che lei facesse da grande fratello per evitare che questa proposta che ci viene sottoposta non sia, in realtà, un’ansia da prestazione ma, effettivamente, qualche cosa di vero, qualche cosa che vorrei che lei monitorasse e ci consentisse di riproporre in questa assemblea, rispetto a quanto si dibatterà nelle aule parlamentari perché io ho apprezzato anche il documento Errani - Brega, lo ho apprezzato perché i passaggi di criticità che sono stati rilevati sono passaggi assolutamente condivisibili. Io li condivido tutti, li condivido sia laddove si pronunciano in merito alla composizione del Senato, in merito alle competenze del Senato, all’organizzazione del Senato, però tutto questo, purtroppo, dovrà avvenire nelle aule parlamentari dove effettivamente si articolerà un profondo dibattito che declinerà in modo concreto questo progetto. Io sono pronta a dire che ci sto, che è una sfida che accetto ma, ripeto, voglio sentirmi tutelata perché questo è un punto di non ritorno. Anche l’assemblea di oggi, Presidente, è una assemblea che, ripeto, darà un via, non so fino a che punto da questo via noi potremo ritornare al via come succede nel Monopoli, non credo o se ci ritorneremo ci ritorneremo in condizioni diverse. Quello che raccomando da questo punto di non ritorno è che ci sia davvero una mobilitazione totale, anche attraverso l’informazione che ci verrà data dall’Aula, da voi, dai nostri colleghi di partito coinvolti nel Parlamento, perché il gioco deve essere di squadra. Io voglio concorrere per creare un Senato più democratico, più moderno e che serva a qualche cosa, altrimenti capisco l’amico Sconciaforni nel momento in cui si domanda a che cosa serve questo Senato, perché oggi sembra un po’ un assemblaggio, un assemblaggio che vuole garantire da un lato la democratica rappresentatività di tutte le Regioni, poi capisco che abbiamo anche un presidente del Consiglio che in qualità di presidente della Provincia e di sindaco abbia voglia di non deludere aspettative di Sindaci e di Presidenti delle Province, però attenzione, stiamo parlando di un organo che ha sempre avuto una vocazione legislativa e quindi vorrei che in quella vocazione legislativa ci fosse un azionista di maggioranza che la vocazione legislativa ce l’ha anche nel suo DNA, quindi la rappresentatività delle Regioni io non la accetto paritetica rispetto a quella dei Sindaci o dei Presidenti delle Province che, probabilmente hanno anche una visione più limitata rispetto a quello che è il contributo di una Regione che ha funzione legislativa. Attenzione, perché qui alla fine non dobbiamo creare un contenitore che metta in pace il fatto per cui la Regione terrà conto dei territori, se poi alla fine addirittura c’è stato anche il coraggio in questo assemblaggio di metterci dentro ventun personaggi, ventuno ufo che non sappiamo neanche da dove provengono. Abbiate almeno il buon senso quei ventuno di andare a metterli alla Camera dove ce ne sono 630 e quindi dove l’eventuale incidenza, l’eventuale peso dei ventuno non inciderà come quello di un partito, addirittura che sia l’emanazione di una persona sola, anche se si tratta del Capo dello Stato. Deve essere espressione moderna, ma anche democratica e, soprattutto, funzionale a quello che è l’obiettivo che ci siamo posti. Se veniamo da anni di federalismo, di regionalismo, di culture e ascolto dei territori, cerchiamo di fare un contenitore che effettivamente sia utile a quel tipo di messaggio, a quel tipo di contributo, altrimenti rischiamo di essere ipocriti e non è un lusso che né, Renzi né il Parlamento, né noi, soprattutto noi delle Regioni, ci possiamo permettere, soprattutto per quanto riguarda una Regione come l’Emilia-Romagna che per quanto io sia all’Opposizione, convintamente all’Opposizione, non posso disconoscere che è una Regione importante, corretta, una Regione che ha saputo essere da esempio e non accetto un tagliafuori. Ognuno di noi risponderà nelle sedi deputate, eventualmente, di qualcosa che gli potrà competere. Ma queste sono Regioni che hanno lavorato bene. I fondi europei li hanno utilizzati come si deve, la sanità è stata esercitata, magari in maniera poco sussidiaria, però, questo è un contributo che lei Presidente deve sentire, ma lo deve sentire, non come Presidente dell’Emilia-Romagna ma come Presidente della Conferenza Stato-Regioni. Non permettiamo, soprattutto a chi ha lavorato bene che in questa riforma sconti uno strano periodo; io non ci sto non ci sto, come persona, come consigliere, come consigliere di questa Regione, come espressione dei Consigli Regionali d’Italia.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliera Noè.

La parola al Presidente Errani.

 

ERRANI, presidente della Giunta: Grazie, presidente. Ho condiviso la relazione, ho condiviso diversi contributi che sono venuti dai consiglieri. Cercherò di dire la mia, cercando anche di sottolineare alcuni punti che a me sembrano fondamentali.

Primo punto, la riforma è indispensabile, rispetto anche le cose che adesso dicevano i consiglieri Noè, Mandini, Lombardi, ed è fondamentale ridare vigore, credibilità e autorevolezza a tutte le Istituzioni.

Questo è un passaggio decisivo perché prima di tutto si fa la riforma, perché i tempi sono cambiati e c’è bisogno di dare maggiore efficienza, più qualità, superare le sovrapposizioni, dare snellezza democratica alla efficacia del lavoro delle Istituzioni, in relazione al rapporto oggi difficilissimo tra le Istituzioni e i cittadini. Da questo punto di vista nessuno è in grado di scagliare la prima pietra, questo deve essere chiaro, e per quello che attiene a me, l’orgoglio di ciò che questa Regione rappresenta. Non potete stimolarmi su questo punto perché sono d’accordo.

Questa Regione, come ho sempre detto, è quello che ha fatto, è ma qui siamo dentro un altro ambito che vi pregherei di vedere con la serenità che ci indicava il consigliere Naldi, come battuta.

Secondo punto, l’Italia deve uscire dal pendolarismo classico, tale per cui quindici anni fa siamo partiti dal fallimento del centralismo statale, pendolarmente siamo andati alla teorizzazione propagandistica, secondo me, per alcuni versi del federalismo e autonomismo e adesso torniamo al centralismo? No, perché è ora che facciamo delle discussioni di merito, ciò che non funziona è un centralismo che sia esso statale o regionale poco importa, venti centralismi regionali non funzionano. Perché ho cercato di fare la battaglia culturale sul tema dei governatori? Perché l’idea dei governatori è una rappresentazione inesistente di una forma di Governo inesistente. Capisco che in questo paese sia difficile costruire un rapporto diretto tra la parola che si esprime e il concetto reale, tuttavia questo è molto importante e da questo punto di vista negli anni che ci stanno alle spalle anche le Regioni hanno fatto degli errori. Allora facciamo finalmente dibattito vero, bisogna superare il bicameralismo perfetto. Che cosa è il Senato delle Autonomie? Perché o partiamo di qui per capire come deve essere composto e che funzioni deve avere oppure rischiamo di disperdere il filo della riforma. Cosa è il Senato delle Autonomie? Io che ho guardato sempre come riferimento il Bundesrat, penso che il Senato delle autonomie abbia un compito fondamentale che è quello di garantire il riequilibrio tra la legislazione nazionale, che si fa nella Camera politica, la legislazione regionale e le competenze territoriali dei Comuni.

Questa è la ragione per cui facciamo il federalismo, scusate, per cui facciamo il Senato delle Autonomie, cioè una funzione precisa a cui per me deve essere riconosciuto un ruolo, rispetto alla proposta fatta, più incidente in relazione a questa competenza, non al fatto che legiferi, perché se no ciò che togliamo dalla porta, ci rientra dalla finestra.

A prescindere dalla discussione che stiamo facendo ora, ho sempre pensato questo quando abbiamo parlato di Senato delle Autonomie delle Regioni. Poi, certo, sulla questione costituzionale e sulla questione degli ordinamenti europei, riguardando le questioni fondamentali dell’insieme della Repubblica e sull’ordinamento europeo, sono d’accordo con Lombardi, riguardando competenze e funzioni fondamentali del territorio, è giusto che vi siano equilibri tra la Camera politica e il Senato. È giusto che ci sia un’unica espressione della fiducia, è giusto per me, è giusto che la Camera sia in grado di decidere con tempi certi. Io non la vivo come una lesione della democrazia, sempre che io non la vivo come una lesione della democrazia, sempre che noi non abbiamo, ed io non ce l’ho, una idea populista della democrazia e che la rappresentanza della Camera politica sia una rappresentanza del popolo. Rappresentanza e non rapporto diretto.

Questo è il punto, il primo punto cardine, da questo punto di vista io ritengo che, come abbiamo detto nel documento per fare alcune risposte, la proporzionalità nella rappresentanza l’abbiamo proposta e nel documento. Se questa è la funzione, questa funzione non corrisponde, allora, alla indicazione dei ventuno, lo abbiamo detto come per tutte le Regioni, stiamo facendo qualcosa di nuovo che a mio parere non può cercare mediazioni infinite con l’assetto istituzionale del ‘900. Per me, per esempio, quel Senato delle Autonomie non vota per appartenenza politica, se è quella la sua funzione deve trovare delle forme di organizzazione interna che siano in grado di corrispondere alla sua funzione che è quella di presidiare e costruire un equilibrio tra le funzioni legislative nazionali, le funzioni legislative regionali e le competenze. Quindi territori e, secondo me, è giusto che ci siano i Sindaci. Noi abbiamo fatto un accordo su questo con i Sindaci perché c’è elemento di rappresentazione del Paese per quello che è, per superare la pendolarità, tale per cui arriva chi è più forte nel momento, magari per la spinta mediatica e poi, alla fine, ti accorgi che non riesci a realizzare gli equilibri.

Seconda grande questione, si propone di superare la concorrenza; io voglio essere chiaro su questo punto, si può superare nella Costituzione la concorrenza, mi va bene, ma ci sono materie, dove la concorrenza è un dato oggettivo, di fatto, come qualcuno di voi ha detto. Ora dove è stato il problema sulla concorrenza? Ce lo ha detto la Corte costituzionale, ce lo hanno detto diversi Presidenti della Corte costituzionale che hanno in questi anni sottolineato come la mancanza della legislazione nazionale che doveva ridefinire su tutte le materie i principi fondamentali attraverso cui la funzione legislativa residuale, la funzione legislativa regionale sulla base di quei principi doveva organizzare la sua funzione legislativa.

Questo non è stato fatto e di qui i conflitti e questo è un dato oggettivo.

Non si risolverebbe nemmeno il conflitto dicendo che questa è materia esclusiva dello Stato e questa è materia esclusiva delle Regioni. Vi voglio fare due esempi che si collocano da punti di vista opposti, io cerco di non ragionare colleghi, visto che si tratta dell’impianto costituzionale partendo da un’unica ed esclusiva ottica, quella che è la mia che sono in una Regione, non so se mi spiego. Cerco di costruire un equilibrio perché questo è quello che si deve costruire e allora io penso che assegnare, per esempio, la sanità come materia esclusiva alle Regioni non sia giusto perché c’è bisogno che il sistema sanitario sia nazionale e abbia elementi nazionali, principi fondamentali, i LEA che garantiscono i cittadini sul territorio nazionale. Pensare che l’urbanistica, al contrario, possa essere determinata da una legge nazionale, ci fa fare passi indietro di trent’anni ed è certo che un centralismo da questo punto di vista non saprebbe rappresentare il paese e la sua articolazione.

E allora io considero questa una proposta innovativa e importante. Anzi questo punto è forse l’architrave del nostro ragionamento e cioè dato che non è risolvibile in Costituzione questo problema, occorre che in modo bicamerale, cioè il Senato delle Autonomie e la Camera legislativa facciano finalmente una legge bicamerale dove vengono definite, riprofilate intelligentemente le competenze e cioè chi fa che cosa e come lo deve fare. Perché una legge bicamerale e non solo la parte della Costituzione? Perché, tra l’altro, questo elemento ha bisogno di una flessibilità e anche di essere corretto. Faccio un esempio, sono anni che io propongo un piano nazionale decennale sull’assetto idrogeologico e territoriale di questo paese. Se voglio fare questa cosa io debbo trovare un modo, perché il federalismo è cooperazione e se non c’è cooperazione non c’è federalismo, un modo, attraverso la bicamerale, attraverso cui confluiscono le competenze delle Regioni, dei Comuni, dal Governo e si fa finalmente un piano nazionale, dove si definiscono priorità e si tiene conto del ruolo dei Comuni e del ruolo delle Regioni sulla base di un patto. Come funziona il Bundesrat che ogni anno discute col Governo e il pallino non è sempre fermo su un punto, quando la Repubblica federale tedesca fece l’unificazione con la ex DDR, cambiarono i riferimenti sostanziali e senza cambiare la Costituzione perché riferimenti sostanziali erano un rapporto reale attraverso la relazione tra il Bundesrat è il Governo federale, è il Parlamento federale.

Questa è una cosa seria, se riusciamo a fare questo salto di qualità tutti e riusciamo a costruire questo modo di pensare a un nuovo impianto istituzionale, allora sì che facciamo bene. Bisogna, quindi, riprofilare, nella riforma proposta dal Governo c’è un punto, lo diceva anche la Presidente Costi, il principio di supremazia, principio giusto che c’è in sistemi federali ma deve essere definito il procedimento perché la democrazia è fatta così. Ecco a cosa serve il Senato, deve essere definito il ruolo del Senato e quando tu mi proponi un meccanismo così impegnativo, il meccanismo di supremazia è che mi assumo il potere della Regione, ci deve essere il voto a maggioranza assoluta del Senato e il voto a maggioranza assoluta della Camera. Ecco perché non ci può essere il voto politico al Senato, per me c’è un vuoto di rappresentanza delle prerogative e delle funzioni ma, allo stesso tempo se c’è il principio di supremazia è giusto che ci sia anche il principio di cedevolezza o sussidiarietà. Vale a dire, è giusto, (per corrispondere anche a una cosa che ha detto la consigliera Noè) una proposta su cui noi stiamo lavorando, più equilibrata rispetto al terzo comma del 116, laddove si parlava di autonomie differenziate e cioè c’è un principio di cedevolezza/sussidiarietà che sulla base della proposta o della Regione o del Governo si assumono funzioni nazionali perché quella Regione è in grado di esercitarle. Perché l’impianto è quello della cooperazione istituzionale e da questo punto di vista io davvero vi invito, e invito tutti noi, a ragionare sulla necessità di avere la forza e il coraggio di guardare a questa riforma essenziale, sulla base degli equilibri che riusciamo a realizzare. Oggi, rispetto alla base del Governo utile dobbiamo fare ulteriori passi in avanti, esattamente su questi punti che ho detto.

Ci sono poi alcune altre questioni su cui io mi vorrei soffermare, sulla questione relativa alle risorse. Il consigliere Mandini ha posto una questione reale. L’ho detto perché si fanno le riforme per me, poi, naturalmente, è giusto ridurre i costi istituzionali per tutto ciò che è possibile ridurre, ma si fanno le riforme per quegli obiettivi che ho cercato di dire all’inizio. Certo è che in questa riforma, salvaguardando i principi dell’articolo 119 della Costituzione, che sono quelli relativi alle risorse, occorre che sia chiaro come si fa a fare corrispondere le competenze alle risorse a disposizione. Questo è un punto cruciale.

A questo proposito, al di là dei tanti numeri c’è un elemento nuovo che forse non avete ancora visto, ma per la prima volta la Commissione composta da Regioni, Autonomie locali, Governo, MEF e Ragioneria ha fatto il quadro di quello che è successo in questi cinque anni. Di quello che è successo a proposito dei numeri.

È successo questo, le Regioni hanno tagliato 25 miliardi sulla sanità, hanno tagliato il 17% sul resto del bilancio, i Comuni il 14%, lo Stato meno del 10%.

Tutto ciò è avvenuto a competenze crescenti per le Regioni, dunque questo è un punto e parla la relazione di quella Commissione che non è di una parte, è della Repubblica. Questo è molto importante, sapete quanto ci abbiamo messo? Questa Commissione era nella legge del Governo sul federalismo fiscale, ci abbiamo messo sei anni per istituirla finalmente ha dato esito e, per quello che mi riguarda, sarà certamente l’orientamento anche della spending review perché bisognerà pure costruire una relazione. Facciamo un esempio, a proposito di competenze e di risorse, per quanto riguarda il turismo, come ricordava il consigliere Mandini, io sono d’accordissimo, le Regioni lo hanno proposto, ci vuole un piano nazionale che vada sui mercati, prima di tutto sui mercati esteri e prima di tutto sui mercati lontani che sono quelli che crescono di più nel mercato turistico. Certo che, ad esempio, per andare in Cina non ci va una Regione ma ci va l’Italia, con il made in Italy si è più forti, dopodiché il problema, a parte la competenza, sta nel fatto se si ha una organizzazione turistica e chi la fa l’organizzazione turistica? Lo Stato centrale? Io non credo, non credo, lo dico semplicemente, non credo. Cosa è l’organizzazione turistica? È la rete degli operatori perché se la rete degli operatori non sta su quei mercati in forme organizzate e intelligenti, accompagnate dal pubblico, su quei mercati non siamo nessuno! È chiaro? Non conta chi ha lo scudetto nel petto, conta il processo reale e organizzativo. Prima avevamo una cosa opposta, adesso abbiamo quell’altra e abbiamo capito che o affrontiamo quel nodo, allora la bicamerale dica che vuole fare un programma nazionale, io sono d'accordo e dico che le Regioni debbono entrare in quei progetti di commercializzazione per attrarre turisti e portarli qua e la Regione se non entra, si assumerebbe una responsabilità enorme. E a quel punto ci possono essere anche processi sostitutivi perché la bicamerale per ridefinire le competenze. Ma se c'è qualcuno che non spende i fondi comunitari è giusto che le regioni lo hanno proposto nell’incontro che abbiamo fatto con il Presidente del Consiglio e prima con l’altro Governo, se c’è chi non spende è giusto che subentri lo Stato. Anche se sappiamo che i PON, i programmi operativi nazionali, non hanno percentuali di spesa più alti delle performance più basse delle Regioni. Chi non fa è giusto che si assuma le responsabilità e venga sostituito, ma se c’è una Regione che fa la sua parte fino in fondo, date la possibilità di andare avanti, non mettete l’asticella in basso perché non ci possiamo permettere di tenere una asticella in basso perché in questo modo si frena il territorio.

Il federalismo non è un luogo ideologico, quante volte l’ho detto, anche quando qualcuno ne faceva una ideologia, non mi ha mai convinto. Non è un luogo ideologico, il federalismo è lo strumento per dare la funzione di Governo più efficace rispetto alle condizioni in cui si è e alle opportunità che si hanno e agli strumenti e alle prospettive che si devono avere. Non è un luogo ideologico, tale per cui si fa un braccio di ferro tra Sindaci, Presidenti di Regione e Governo. Il Senato federale non è la Conferenza Stato-Regioni, la Conferenza Stato-Regioni non è presieduta da me, è presieduta dal Ministro perché è il luogo dove Governo e Regioni si confrontano e questo è un livello che dovrà avere la sua funzione, non è il Senato federale che presiede la funzione legislativa, io sono Presidente della Conferenza delle Regioni.

Il consigliere Favia ha detto una cosa che io condivido e cioè che la riforma è importantissima, bisogna farla e bisogna cercare di stare sul merito senza farsi trascinare dalle correnti dominanti di pensiero che sono facili da promuovere ma che non tengono conto di una cosa e cioè che un sistema istituzionale che deve funzionare nel nuovo secolo, in questo secolo ha bisogno di innovarsi per tempi, competenze, funzioni e visioni e questo Paese deve assolutamente mettere al centro la collaborazione e la cooperazione istituzionale, senza di questo non andiamo da nessuna parte.

Debbo poi aggiungere un’ultima cosa, noi oggi abbiamo un documento, nel dibattito sono emersi moltissimi apprezzamenti e di questo vi ringrazio, un documento che è frutto di due Conferenze, la Conferenza dei Presidenti dei Consigli e la Conferenza dei Presidenti delle Giunte. Noi continueremo a lavorare così perché è importante che ci sia un impianto unitario e il fatto che noi siamo riusciti a realizzarlo e a tenerlo non è un fatto secondario. Dialogheremo con il Governo e con il Parlamento per affermare ciò che noi consideriamo essenziale e vorrei dire alla consigliera Noè che io penso che la nostra Assemblea non ha un mandato in bianco, c’è un confronto aperto e un dibattito, c’è un lavoro da fare che noi stiamo facendo ma io penso che la nostra assemblea, nel corso del lavoro parlamentare si possa ritrovare perché il grande fratello per me è troppo da tanti punti di vista ma non ci sono deleghe in bianco. Il ragionamento che voglio fare è questo, è un lavoro che facciamo insieme e valuteremo nel corso ma certo noi ci siamo messi sul binario concreto e di merito per ottenerla il prima possibile. Un consigliere in un intervento ha proposto l’Assemblea costituzionale, guardate io sono convinto di una cosa, si tratta di una fase particolare, c’è una opportunità, cogliamola nel merito, nella sostanza, stiamo al merito e forse facciamo un servizio al Paese.

 

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, Presidente Errani.

Sospendiamo i lavori. Nel pomeriggio alle ore 15,00 ci saranno le interpellanze, e poi continueremo il dibattito su questo tema.

Grazie a tutti i colleghi.

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 13,10

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50.

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Enrico AIMI, Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Stefano CAVALLI, Roberto CORRADI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Sandro MANDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Silvia NOÈ, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Giuseppe PARUOLO, Roberto PIVA, Andrea POLLASTRI, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Luciana SERRI, Alberto VECCHI, Luciano VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI, Damiano ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta il presidente della Giunta Vasco ERRANI;

il sottosegretario alla Presidenza Alfredo BERTELLI;

gli assessori: Patrizio BIANCHI, Donatella BORTOLAZZI, Paola GAZZOLO, Carlo LUSENTI, Maurizio MELUCCI, Tiberio RABBONI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta la vicepresidente della Giunta Simonetta SALIERA, gli assessori Teresa MARZOCCHI, Gian Carlo MUZZARELLI, Alfredo PERI e il consigliere Mauro MANFREDINI.

 

Comunicazioni prescritte dall’articolo 68 del Regolamento interno

 

È stato presentato il seguente progetto di legge:

 

5355 - Progetto di legge d'iniziativa della Giunta: "Promozione degli investimenti in Emilia-Romagna" (delibera di Giunta n. 386 del 27 03 14).

 

Sono pervenuti i sottonotati documenti:

 

Risoluzioni

 

5350 - Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi presso il Governo italiano per rappresentare la necessità di difendere il "Made in Italy" agroalimentare e di intervenire nei negoziati tra UE e Stati Uniti d'America per tutelare le eccellenze alimentari italiane e in particolare il Parmigiano Reggiano, l'Aceto balsamico di Modena e il Prosciutto di Parma. A firma del Consigliere: Leoni

5351 - Risoluzione in merito al fenomeno dell'immigrazione clandestina e alla gestione dei CIE (Centri di identificazione ed espulsione). A firma dei Consiglieri: Bazzoni, Villani, Vecchi Alberto, Leoni (28 03 14)

5357 - Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni volte a garantire, nella Provincia di Modena, un efficiente servizio di prenotazione di visite ed esami da parte della relativa Azienda USL, eventualmente ripristinando le modalità operative precedentemente in uso. A firma del Consigliere: Leoni

 

Interpellanze

 

5359 - Interpellanza circa le competenze ed il personale delle Province, in relazione alle modificazioni normative intervenute. A firma del Consigliere: Pollastri

5360 - Interpellanza circa atti di violenza posti in essere da cittadini extracomunitari presso gli uffici dei Servizi Sociali di Piacenza in data 27 marzo 2014.               A firma del Consigliere: Pollastri

 

Interrogazioni

 

5345 - Interrogazione a risposta scritta circa la costruzione e l'esercizio di un impianto di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (biogas) in comune di Ravenna, località La Caserma. A firma della Consigliera: Noè

5346 - Interrogazione a risposta scritta circa la stagione turistica invernale dell'appennino modenese, fortemente negativa in termini di presenze di turisti. A firma del Consigliere: Leoni

5347 - Interrogazione a risposta scritta circa i controlli sulle attività di acconciatore con titolare di nazionalità cinese. A firma del Consigliere: Cavalli

5348 - Interrogazione a risposta scritta circa la norma che impone di incoraggiare il dialogo interculturale contenuta nel Codice disciplinare e di comportamento applicabile ai dipendenti della Regione Emilia-Romagna. A firma dei Consiglieri: Manfredini, Cavalli, Bernardini, Corradi

5349 - Interrogazione a risposta scritta circa il Piano di razionalizzazione dei presidi, proposto dal Ministero degli Interni, che prevede la soppressione di presidi di Polizia e caserme dei Carabinieri, particolarmente significativo anche per l’Emilia-Romagna. A firma del Consigliere: Villani

5352 - Interrogazione a risposta scritta circa i danni provocati dall'alluvione dell’11 giugno 2011 e la sicurezza idraulica dei territori dei comuni parmensi di Sala Baganza, Collecchio e Fornovo Taro. A firma del Consigliere: Favia

5353 - Interrogazione a risposta scritta circa i controlli sulle autocertificazioni, relative alla fascia di compartecipazione alla spesa sanitaria, disposte dal DM dell'11 dicembre 2009. A firma del Consigliere: Alessandrini

5354 - Interrogazione a risposta scritta per sapere come la Giunta intenda attivarsi per promuovere verso i comuni soci di Hera una posizione che porti all'uscita di Hera dal consorzio Sei e dal progetto di costruzione della centrale a carbone di Saline Joniche (RC). A firma del Consigliere: Sconciaforni

5356 - Interrogazione a risposta scritta circa le modalità di conferimento e smaltimento di rifiuti di centri commerciali. A firma del Consigliere: Defranceschi

5358 - Interrogazione a risposta scritta circa le procedure di reclutamento del personale relative alle Terme di Salsomaggiore e Tabiano. A firma del Consigliere: Villani

5361 - Interrogazione a risposta scritta circa richieste di finanziamento, in relazione agli eventi sismici che hanno colpito l'Emilia-Romagna, alla Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa (CEB). A firma del Consigliere: Defranceschi

5362 - Interrogazione a risposta scritta circa la dotazione organica dell'Agenzia denominata "Intercent-ER Agenzia regionale di sviluppo dei mercati telematici". A firma del Consigliere: Vecchi Alberto

5363 - Interrogazione a risposta scritta circa la documentazione, la tempistica e le procedure riguardanti informazioni fornite in ordine al rifacimento di un tratto della strada denominata Carrai, a Pavullo nel Frignano. A firma del Consigliere: Leoni

5364 - Interrogazione a risposta scritta circa la tutela dei livelli occupazionali e dei lavoratori della Croce Rossa, anche in relazione alle convenzioni con le AUSL regionali. A firma del Consigliere: Zoffoli

5365 - Interrogazione a risposta scritta circa la tutela e la preservazione dei "negozi di vicinato", con particolare riferimento alla rete distributiva modenese. A firma del Consigliere: Leoni

5366 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per garantire, presso le AUSL regionali, l'accesso gratuito alla anestesia epidurale a tutte le partorienti che lo richiedano. A firma del Consigliere: Mumolo

5367 - Interrogazione di attualità a risposta immediata in Aula circa la normativa, riguardante le farmacie, relativa all’erogazioni dei farmaci della lista PHT nazionale in distribuzione per conto della Regione Emilia-Romagna. A firma del Consigliere: Vecchi Alberto

 

È stata data risposta scritta alle interrogazioni oggetti nn. :

 

4993 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa la situazione di difficoltà riguardante le imprese del comparto edilizio.

4994 - Interrogazione dei consiglieri Serri e Luciano Vecchi, a risposta scritta, circa la sistemazione delle vie di accesso alla frazione Tagliole, in località Pievepelago (MO).

4997 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa la conversione dell'inceneritore sito a Raibano (RN) da impianto di smaltimento a impianto di recupero.

5003 - Interrogazione della consigliera Donini, a risposta scritta, circa le procedure relative alla prescrizione della "pillola del giorno dopo" e la connessa obiezione di coscienza da parte dei medici e farmacisti.

5009 - Interrogazione del consigliere Filippi, a risposta scritta, circa la situazione conseguente al cedimento dell'argine del fiume Secchia e le relative responsabilità.

5011 - Interrogazione del consigliere Malaguti, a risposta scritta, circa la situazione relativa all'esondazione del fiume Secchia e le iniziative per aiutare le persone sfollate.

5013 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa le cause, i danni, le responsabilità e gli interventi relativi alla rottura dell'argine del fiume Secchia.

5016 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa le azioni da attuare a sostegno dei cittadini e delle imprese colpiti dall'esondazione del fiume Secchia.

5018 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa le azioni da porre in essere per contrastare i fenomeni franosi ed i danni subiti dai territori dell'Appennino modenese.

5020 - Interrogazione del consigliere Favia, a risposta scritta, circa gli interventi da porre in essere a sostegno delle popolazioni colpite dall'esondazione del fiume Secchia e per contrastare il dissesto idrogeologico.

5023 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa il cedimento di un argine del fiume Secchia nei pressi del ponte della TAV MI-BO e di un metanodotto.

5032 - Interrogazione della consigliera Meo, a risposta scritta, circa la soluzione delle problematiche gravanti sulla linea ferroviaria Modena-Carpi.

5034 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa le problematiche ed i disservizi connessi alla sospensione del servizio ferroviario lungo la tratta Porretta Terme-Pistoia.

5035 - Interrogazione del consigliere Favia, a risposta scritta, circa la richiesta di stato di emergenza e la sospensione dei pagamenti per imposte e tasse a favore dei cittadini colpiti dall'alluvione nel territorio modenese, e le risorse da mettere a disposizione degli stessi.

5041 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa un'infiltrazione d'acqua nella diga del fiume Panaro (MO).

5047 - Interrogazione del consigliere Bartolini, a risposta scritta, circa l'accentramento delle funzioni di Anatomia Patologica delle strutture romagnole presso il Centro Servizi di Pievesestina.

5048 - Interrogazione del consigliere Pollastri, a risposta scritta, circa la messa in sicurezza del Trebbia tra Rocca Corvi e Gorreto e della strada statale tra Piacenza e Genova.

5050 - Interrogazione del consigliere Leoni, a risposta scritta, circa le azioni da porre in essere per evitare il ripetersi di ricorrenti inondazioni storicamente causate dal fiume Secchia nel territorio modenese.

5052 - Interrogazione del consigliere Bignami, a risposta scritta, circa incarichi riguardanti consulenze presso l'ASL di Bologna.

5053 - Interrogazione del consigliere Favia, a risposta scritta, circa le problematiche emerse e le soluzioni da porre in essere, nell'ambito della prevenzione del rischio idrogeologico, a seguito della rottura dell'argine del fiume Secchia, con particolare riferimento alle funzioni relative all'Aipo.

5057 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, relativa alla realizzazione di una pista di cantiere a S. Giustina (Rimini) e alla tutela del Marecchia.

5059 - Interrogazione della consigliera Noè, a risposta scritta, circa gli aumenti posti in essere da Ferrobus di Trenitalia e Tper sulle direttrici ferroviarie di Porretta, Galliera e Persicetana.

5061 - Interrogazione del consigliere Favia, a risposta scritta, in merito agli interventi chirurgici eseguiti su pazienti a seguito della diagnosi di instabilità lombare presso la struttura ospedaliera "Villa Erbosa".

5102 - Interrogazione del consigliere Defranceschi, a risposta scritta, circa le procedure riguardanti un impianto di recupero mediante compostaggio di rifiuti organici sito a Finale Emilia (MO).

5156 - Interrogazione a risposta scritta, circa lo smottamento che ha interessato l'area su cui è collocata la linea ferroviaria Porretta-Pistoia. A firma del Consigliere: Vecchi Alberto

5162 - Interrogazione a risposta scritta sui provvedimenti che la Giunta intende adottare per contrastare i fenomeni di impoverimento di massa nella regione Emilia-Romagna e sulla previsione di aumento degli stanziamenti di risorse per assicurare le condizioni di tenuta sociale. A firma del Consigliere: Leoni

5164 - Interrogazione a risposta scritta circa un intervento della Giunta per richiamare D&C ed Eurofood a un confronto con le rappresentanze sindacali e per cercare di garantire i lavoratori di D&C nel mantenimento del loro posto di lavoro. A firma del Consigliere: Sconciaforni

5166 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per sostenere la produzione pioppicola in Emilia-Romagna. A firma del Consigliere: Pollastri

5169 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per contrastare lo spopolamento dell'Appennino modenese. A firma del Consigliere: Leoni

5171 - Interrogazione a risposta scritta circa la sospensione dei pagamenti dei mutui sulle abitazioni rese inagibili dai fenomeni sismici. A firma della Consigliera: Noè

5181 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni per sostenere il settore commerciale nella Provincia di Modena. A firma del Consigliere: Leoni

5189 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere per promuovere il partenariato pubblico-privato in Emilia-Romagna. A firma della Consigliera: Noè

5192 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per evitare la chiusura dello sportello dell'Agenzia delle Entrate di Langhirano. A firma del Consigliere: Villani

5195 - Interrogazione a risposta scritta circa deroghe temporali riguardanti lo spandimento di liquami e la modifica della "Direttiva Nitrati". A firma del Consigliere: Pollastri

5199 - Interrogazione a risposta scritta circa gli interventi posti in essere a favore dei portatori di handicap, con particolare riferimento all'abbattimento delle barriere architettoniche. A firma del Consigliere: Villani

5207 - Interrogazione a risposta scritta circa l'esclusione delle persone con disabilità dallo status di disoccupato, a seguito dell'introduzione dei nuovi criteri economici. A firma del Consigliere: Vecchi Luciano

5216 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere per sostenere il comparto dell'edilizia in Emilia-Romagna. A firma del Consigliere: Leoni

5230 - Interrogazione a risposta scritta circa la soluzione delle problematiche causate dall'interruzione dei servizi telefonici e Internet a San Giovanni (MO). A firma del Consigliere: Leoni

5233 - Interrogazione a risposta scritta circa gli interventi, da parte dell'ANAS, di manutenzione relativi al tratto modenese della Strada Statale 12. A firma della Consigliera: Serri

5235 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere per contrastare allagamenti causati dal fiume Secchia, con particolare riferimento al Comune di Bomporto. A firma del Consigliere: Leoni

5261 - Interrogazione a risposta scritta sulla prevista chiusura della sezione della polizia postale a Piacenza. A firma della Consigliera: Noè

5274 - Interrogazione a risposta scritta circa gli effetti dell'attività del rigassificatore sito al largo di Porto Viro, con particolare riferimento alla tutela dei pescatori e dell'ambiente. A firma del Consigliere: Zoffoli

5276 - Interrogazione a risposta scritta circa l'attività dell'Agenzia Intercenter. A firma dei Consiglieri: Manfredini, Bernardini, Corradi, Cavalli

(Comunicazione n. 77 prescritta dall’art. 68 del Regolamento interno - prot. NP.2014.0000598 del 1/04/2014)

 

 

 

LA PRESIDENTE

I SEGRETARI

Costi

Corradi - Meo

 

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