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174.

 

SEDUTA DI MERCOLEDÌ 2 APRILE 2014

 

(POMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MANDINI

 

INDI DELLA PRESIDENTE COSTI

 

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è raggiungibile dalla Ricerca oggetti

 

OGGETTO 5082

Interpellanza circa la chiusura o il depotenziamento di consultori familiari, con particolare riferimento a quello di Castel Maggiore. A firma dei Consiglieri: Naldi, Sconciaforni

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Mandini)

NALDI (SEL-Verdi)

LUSENTI, assessore

NALDI (SEL-Verdi)

 

OGGETTO 5027

Interpellanza circa le modalità di interlocuzione intercorse, durante un incontro pubblico riguardante l'Ospedale di Budrio, tra il Direttore Generale dell'Azienda USL di Bologna ed un'infermiera. A firma del Consigliere: Favia

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Mandini)

FAVIA (Misto)

LUSENTI, assessore

FAVIA (Misto)

PRESIDENTE (Mandini)

 

OGGETTO 5029

Interpellanza circa la conversione dei veicoli più inquinanti all'utilizzazione di combustibili con minore impatto ambientale, e le conseguenti forme di incentivazione da porre in essere. A firma del Consigliere: Pollastri

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Mandini)

POLLASTRI (Forza Italia - PDL)

BERTELLI, sottosegretario alla Presidenza della Giunta

POLLASTRI (Forza Italia - PDL)

 

OGGETTO 5074

Interpellanza circa l'accorpamento delle Centrali del 118 a seguito dell'introduzione delle Aree Vaste, con particolare riferimento al futuro della Centrale 118 di Piacenza. A firma del Consigliere: Pollastri

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Mandini)

POLLASTRI (Forza Italia - PDL)

LUSENTI, assessore

POLLASTRI (Forza Italia - PDL)

PRESIDENTE (Mandini)

 

OGGETTO 5093

Interpellanza circa l’eventuale sdoppiamento dell’Unità Operativa Complessa di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva di Parma. A firma del Consigliere: Naldi

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Mandini)

NALDI (SEL-Verdi)

LUSENTI, assessore

NALDI (SEL-Verdi)

 

OGGETTO 5390

PROGETTO DI RIFORMA COSTITUZIONALE RIGUARDANTE IL SUPERAMENTO DEL BICAMERALISMO PERFETTO E IL TITOLO V DELLA SECONDA PARTE DELLA COSTITUZIONE

(Continuazione discussione)

(Risoluzione oggetto 5376 a firma del consigliere Malaguti - Continuazione discussione e reiezione)

(Risoluzione oggetto 5379 a firma del consigliere Favia - Continuazione discussione e reiezione)

(Risoluzione oggetto 5380 a firma dei consiglieri Bazzoni, Villani, Lombardi, Bartolini, Aimi, Filippi, Vecchi Alberto, Leoni, Pollastri - Continuazione discussione e reiezione)

PRESIDENTE (Mandini)

BARBATI (Italia dei Valori)

PRESIDENTE (Costi)

RIVA (Misto)

DEFRANCESCHI (Mov. 5 Stelle)

MONTANARI (PD)

BONACCINI (PD)

VILLANI (Forza Italia - PDL)

PRESIDENTE (Costi)

PARIANI (PD)

MANDINI (Italia dei Valori)

GRILLINI (Misto)

PRESIDENTE (Costi)

NALDI (SEL-Verdi)

FAVIA (Misto)

POLLASTRI (Forza Italia - PDL)

 

Iscrizione di nuovo argomento all’ordine del giorno

PRESIDENTE (Costi)

 

OGGETTO 5251

Delibera: «Programma 2014-2016 per l'integrazione sociale dei cittadini stranieri (articolo 3, comma 2, L.R. n. 5/2004).» (Proposta della Giunta regionale in data 3 marzo 2014, n. 261) (156)

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Costi)

MUMOLO (PD)

BERNARDINI (Lega Nord)

POLLASTRI (Forza Italia - PDL)

VECCHI Alberto (Forza Italia - PDL)

MANDINI (Italia dei Valori)

DONINI (Fed. della Sinistra)

LEONI (Forza Italia - PDL)

MARZOCCHI, assessore

PRESIDENTE (Costi)

CAVALLI (Lega Nord)

VILLANI (Forza Italia - PDL)

AIMI (Forza Italia - PDL)

PRESIDENTE (Costi)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazione elettronica oggetto 5251

Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno

 

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MANDINI

 

 

La seduta ha inizio alle ore 15,03

 

PRESIDENTE (Mandini): Dichiaro aperta la centosettantaquattresima seduta della IX legislatura dell’Assemblea legislativa.

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta la vicepresidente della Giunta Saliera, gli assessori Muzzarelli e Peri ed il consigliere Manfredini.

 

Svolgimento di interpellanze

 

PRESIDENTE (Mandini): Iniziamo con le interpellanze. La prima è del consigliere Favia, ma al momento non è presente in Aula, perciò chiamo l'oggetto:

 

5082 - Interpellanza circa la chiusura o il depotenziamento di consultori familiari, con particolare riferimento a quello di Castel Maggiore. A firma dei Consiglieri: Naldi, Sconciaforni

 

All'interpellanza risponderà l'assessore Lusenti.

Prego, consigliere Naldi.

 

NALDI: Grazie, presidente. Ci viene segnalata una mobilitazione di cittadini, anche molto forte perché sono state raccolte 4.000 firme per esprimere una preoccupazione molto sentita circa la chiusura a Castel Maggiore del consultorio familiare che verrebbe trasferito a Granarolo. Castel Maggiore è sicuramente in quell'area il Comune più significativo, più popolato, quindi si fa fatica a comprendere questa scelta, quando, fra l'altro, anche la collocazione di quel consultorio e le sue funzioni sono molto apprezzate, tanto più in quest'ultimo periodo.

Vorrei chiedere all'assessore se ha delle novità - a noi non risultano, però l'interpellanza risale a due mesi fa - e in particolar modo se è possibile capire eventualmente anche in quale contesto viene collocata questa ristrutturazione, se c'è un contesto più ampio di ristrutturazione di tutti i consultori e su quali criteri eventualmente si basa questa ristrutturazione.

 

PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Naldi.

Prego, assessore Lusenti, per la risposta.

 

LUSENTI, assessore: Grazie, presidente. In premessa vale ricordare che negli ultimi anni le Aziende sanitarie stanno riorganizzando l'assistenza primaria anche mediante la realizzazione delle Case della salute quale punto di riferimento per i cittadini per trovare una risposta ai propri bisogni di salute. La realizzazione della Casa della salute comporta l'erogazione in uno stesso spazio fisico delle prestazioni socio-sanitarie e favorisce, attraverso la continuità spaziale dei servizi e degli operatori, l'unitarietà e l'integrazione dei livelli essenziali delle prestazioni sanitarie e socio-sanitarie, rappresentando pertanto la struttura di riferimento per l'erogazione dell'insieme delle cure primarie, tra cui anche l'assistenza consultoriale.

Questa scelta comporta a livello locale una riorganizzazione dei consultori familiari, che dovranno progressivamente trovare collocazione all'interno delle Case della salute. La riorganizzazione consultoriale fa parte di una riorganizzazione, quindi, più complessiva che rientra nella programmazione distrettuale dei piani di zona per la salute e il benessere sociale, concordata tra le Aziende sanitarie, gli enti locali e le conferenze sociali e sanitarie territoriali. La Regione ha il compito di monitorare il rispetto di alcuni requisiti minimi, quali un'adeguata offerta di ore di apertura sulla popolazione, target distrettuale e la presenza di almeno un consultorio con un'apertura settimanale ampia e con un'equipe multidisciplinare, inoltre verifica le attività consultoriali offerte e l'appropriatezza degli interventi effettuati.

A titolo di monitoraggio e anche di descrizione del quadro complessivo, valgono alcuni dati. Le sedi consultoriali in Emilia-Romagna erano 217 nel 2011, sono passate a 211 nel 2012, quindi con una riduzione di 6 sedi su 217. Le ore di apertura per la popolazione target sono invece passate da 3.2 per 1000 donne nel 2011 a 3.3 per 1000 donne; sempre riferita alla popolazione target, la presenza del personale è passata da 11.1 unità a 11.3 unità. Quindi se da un lato si riducono marginalmente le sedi consultoriali, dall'altra aumentano le ore di apertura e aumenta il personale presente. La numerosità delle sedi non può quindi da sola essere considerata un elemento di qualità per la rete dei consultori: se da un lato avvicina i servizi ai cittadini, dall'altro non necessariamente rappresenta una garanzia di accesso per gli stessi a causa della ridotta apertura al pubblico che si riscontra in molti casi.

Il previsto superamento del consultorio di Castel Maggiore rientra in un complessivo progetto di riordino della rete consultoriale dell'Azienda ASL di Bologna, che attualmente dispone di 33 sedi, che è stato presentato, discusso e approvato in Conferenza territoriale sociale e sanitaria della provincia di Bologna il 28 ottobre 2013 e successivamente è stato presentato ai comitati di distretto dell'Azienda e alle organizzazioni sindacali.

Nella definizione del percorso, l'Azienda USL ha tenuto conto dei bacini d'utenza e dell'utilizzo effettivo dei servizi da parte delle donne, delle condizioni logistiche e di viabilità, della disponibilità di risorse professionali, di strutture adeguate anche nelle dimensioni alle attività che un consultorio oggi deve essere in grado di offrire. Le aree di miglioramento prese in considerazione prioritariamente riguardano la presa in carico nell'ambito del percorso nascita, il sostegno e la promozione dell'allattamento al seno, la prevenzione oncologica, le reti cliniche integrate.

La scelta di chiudere il consultorio di Castel Maggiore in particolare è dovuta alla valutazione dell'inadeguatezza della struttura a rispondere al nuovo modello organizzativo soprattutto in relazione alle condizioni logistiche, ad esempio come sede per l'esecuzione dello screening del tumore della cervice uterina in accesso diretto in relazione al potenziale bacino di riferimento.

Nelle more dell'assunzione di una decisione definitiva sulla sede consultoriale di Castel Maggiore - quindi deve ancora avvenire la decisione definitiva sulla sede nuova - alle donne residenti ad Argelato è stata offerta l'opportunità di usufruire, per l'esecuzione dello screening della cervice uterina, della modalità di accesso diretto presso la sede di Bentivoglio, che offre un miglioramento dell'accessibilità in relazione alla disponibilità di spazi di attesa più adeguati per l'esercizio della funzione. In questo modo si è decongestionata la sede di Castel Maggiore in considerazione della limitatezza degli spazi a disposizione che ad oggi le consentono di accogliere le donne solo per appuntamento fisso, quindi con una maggiore rigidità rispetto alle esigenze.

Infine, come richiesto nella parte finale dell'interpellanza, poiché la programmazione dei principali percorsi riorganizzativi segue ordinariamente un iter che prevede il passaggio in conferenza territoriale e nei comitati di distretto, non risultano ad tutt'oggi nell'Azienda ASL di Bologna casi di revoche di decisioni riguardanti la riorganizzazione o la chiusura di una sede consultoriale come definita attraverso questi percorsi istituzionali.

 

PRESIDENTE (Mandini): Grazie, assessore Lusenti.

Consigliere Naldi, per la replica ha sei minuti a disposizione, prego.

 

NALDI: Grazie, presidente. Grazie all'assessore per la risposta, che è stata molto chiara nel descrivere quali sono i criteri di un processo di riorganizzazione. Io mi riservo di valutare con attenzione la risposta che mi ha dato e di valutarla insieme ai colleghi e alle persone interessate. Ovviamente non mi tranquillizza molto la conclusione del suo ragionamento.

Adesso, per la verità, avrei bisogno di farle una domanda suppletiva, alla quale mi risponderà magari, diciamo così, non in modo formale. Non credo che a Castel Maggiore non ci sarà una Casa della salute considerando anche la rilevanza di quel comune, che, fra l'altro, è un comune al centro di una discussione di una riorganizzazione, di un'unione di comuni, anzi, di una fusione di nuovi comuni di quella zona, e sicuramente Castel Maggiore è il comune più rilevante, una fusione che doveva comunque comprendere nove comuni per 80.000 abitanti, quindi non credo che possa essere esclusa una Casa della salute in quel contesto.

Comunque, siccome lei ha detto che la decisione non è definitiva, mi auguro che una valutazione ulteriore e più approfondita possa consentire di ripensare la scelta che è stata già in qualche modo pensata o adottata in via non ancora definitiva però, quindi mi auguro che ci sia lo spazio per un ripensamento. Grazie.

 

PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Naldi.

Riprendiamo l'ordine originario.

Chiamo l'oggetto:

 

5027 - Interpellanza circa le modalità di interlocuzione intercorse, durante un incontro pubblico riguardante l'Ospedale di Budrio, tra il Direttore Generale dell'Azienda USL di Bologna ed un'infermiera. A firma del Consigliere: Favia

 

Risponderà l'assessore Lusenti.

Prego, consigliere Favia.

 

FAVIA: Grazie, presidente. Come lei avrà saputo, assessore, il dottor Ripa di Meana, durante un confronto con le forze sindacali, si è rivolto ad un operatore della sua Azienda, che esprimeva delle rimostranze rispetto alla dirigenza dell'Azienda sanitaria, dicendo: "si ricordi che io sono il suo direttore generale", con un tono abbastanza d'imperio. Questa cosa ha un po' danneggiato l'immagine della sanità bolognese, ha fatto il giro del web e mi sono stupito che il direttore non abbia fatto delle scuse, che la Regione non si sia mossa in alcun modo, perché diciamo sempre che il lavoro deve essere rispettato, che la critica sindacale va rispettata... voi, poi, che siete una maggioranza, sulla carta, di centrosinistra... poi questo episodio è successo non in un settore privato, ma in un settore pubblico: un dirigente pagato fior di quattrini con i soldi dei cittadini, davanti ad una critica, si permette di rispondere in questo modo ad un'infermiera del Servizio sanitario pubblico! Queste cose non dovrebbero capitare, ma possono capitare, ma se capitano, quantomeno bisogna fare un piccolo richiamino scritto perché un dirigente dell'ASL non si può permettere di perdere il contegno in quel modo davanti ad una critica in un'assemblea, tra l'altro videoregistrata. Sono pagati anche per saper tenere il contegno, per saper gestire gli stress in momenti conflittuali. Se non sono in grado e fanno fare una pessima figura a tutto il sistema sanitario regionale, mandiamogli un richiamino e comunque pretendiamo e chiediamogli che facciano delle scuse.

 

PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Favia.

Prego, assessore Lusenti.

 

LUSENTI, assessore: Grazie, presidente. L'episodio cui fa riferimento il consigliere Favia è dello scorso 11 gennaio e si è verificato nel corso di un incontro pubblico dedicato al futuro dell'ospedale di Budrio presieduto dal sindaco Giulio Pierini.

Il clima della sala di quell'incontro pubblico si è manifestato dall'inizio come un clima surriscaldato, con frequenti interruzioni dei relatori e l'uso di un linguaggio e modalità piuttosto aggressive, al limite dell'offesa personale. Siccome il filmato è disponibile, cito a titolo di esempio - non riferendomi al direttore Ripa di Meana, ma riferendomi al direttore del Sant'Orsola Venturi, che pure era presente insieme ai due co-presidenti della conferenza e al sindaco Pierini - che il direttore Venturi del Sant'Orsola è stato apostrofato nel seguente modo: "tornatene a casa con la tua auto blu", quando lui era andato a Budrio da Parma, dove risiede, con la sua auto privata. Questo per dire del clima.

Dal direttore generale e dai presidenti della conferenza presenti all'incontro pubblico è stato dichiarato sin dal primo intervento, in maniera che non potesse lasciare spazio ad alcuna ambiguità e citando elementi oggettivi a riprova, che l'Azienda non aveva in programma né la chiusura, né il depotenziamento dell'ospedale di Budrio. A nulla sono valse le rassicurazioni del sindaco e dei co-presidenti della conferenza in questo senso presenti all'incontro, il clima della platea si è mantenuto, come è facile verificare, costantemente acceso, soprattutto su sollecitazione di un gruppo di cittadini. Nonostante l'accurata e rassicurante descrizione dei programmi dell'Azienda sull'ospedale, gli interventi di una parte del pubblico hanno cercato di accreditare l'idea che si stesse raccontando in quella sede una verità di comodo, ma che nella realtà le cose si preparassero ad andare assai diversamente.

L'intervento dell'infermiera citata si inserisce in questo clima e in questo contesto ed è stato incentrato sulla richiesta reiterata alla platea di fidarsi di lei e delle sue dichiarazioni in ragione del fatto che, in quanto operatrice dell'ospedale, sarebbe stata in possesso di informazioni certe: "fidatevi di me, io ci lavoro lì dentro e so come vanno le cose". Nel corso dello stesso intervento sono state fornite alla platea informazioni scorrette sulla qualità e la sicurezza del pronto soccorso.

L'intervento del direttore Ripa di Meana citato nell'interpellanza è stato determinato e si inserisce in questo clima complessivo di tensione che si era venuta a creare nella sala. Tuttavia convengo che sarebbe stato meglio utilizzare uno stile diverso, più pacato e improntato ad uno scambio dialettico più costruttivo, che devo dire che in quel contesto, però, non è stato garantito.

Preme infine precisare che il processo riorganizzativo che porterà al ridisegno delle funzioni ospedaliere nel suo complesso, come di nuovo richiesto nell'interpellanza, sarà oggetto di tutti i confronti previsti dalle norme vigenti, nazionali e regionali, e dalle prassi consolidate nelle conferenze territoriali e nei comitati di distretto.

 

PRESIDENTE (Mandini): Grazie, assessore Lusenti.

Consigliere Favia, ha sei minuti per la replica, prego.

 

FAVIA: Grazie, presidente. Presidente, spero che qualcuno in Ufficio di Presidenza si possa premurare di chiedere agli assessori di tentare di rispondere alle domande che vengono rivolte scritte nero su bianco, nel senso che su quattro domande, assessore, lei ha risposto a una, forse a due. Le ho ribadite anche a voce. Chiedevo all'assessore se intenda fare un richiamo scritto per questa condotta non consona del direttore generale e se abbia chiesto al direttore generale di fare delle scuse che sono mancate. Questo era l'oggetto dei primi due quesiti della mia domanda. Vi inviterei a leggere meglio le nostre interpellanze. Non siamo qui perché ci hanno estratto alla lotteria, siamo qui perché ci hanno mandato i cittadini anche per fare sindacato ispettivo e fare anche domande, e in questo caso su un atteggiamento pubblico di un dirigente nominato che non dovrebbe comportarsi così.

Tutti finiamo nelle assemblee, le assemblee con i cittadini sono calde, spesso ci sono motivi perché queste assemblee siano calde, ma non mi sembra che neanche lei, assessore, quando va a queste assemblee, perda il contegno, allora io chiedevo di fare un richiamo ufficiale.

Io, tra parentesi, non so se quegli operatori dicessero il falso o meno, so che però di quello che dice l'assessorato non ci si può sempre fidare. Io chiesi sul ridimensionamento a Porretta - io, non un'infermiera, lo chiesi attraverso un'interrogazione - e mi diceste che non si riduceva nulla, ma poi tre mesi dopo avete fatto quello che volevate, mentendo, quindi, in risposta ad una mia interrogazione. Perciò adesso non fate i santi che dicono ai cittadini che mentono su ridimensionamenti e strutture perché in realtà non ce n'è traccia. No, spesso voi fate le cose senza dirle o perlomeno fate promesse che poi non mantenete sui mantenimenti di presidi, quindi in questo senso non posso sicuramente biasimare ciò che lei riportava e che ha detto l'infermiera in questione.

Fatto sta che noi abbiamo una classe dirigente inadeguata, datata, che non sa lavorare in equipe, che non sa ascoltare i problemi reali di questi infermieri, di queste persone che hanno stipendi da miseria e che comunque si impegnano più che possono per far funzionare il nostro sistema. Se in Emilia-Romagna ci sono molte cose che vanno bene nella sanità è anche merito del nostro patrimonio umano, delle nostre risorse umane - ma mi piace parlare di più di patrimonio umano. Non credo che un direttore generale dell'ASL possa permettersi di rivolgersi in quel modo perché può sicuramente, il cittadino, perdere le staffe, non può l'amministratore pubblico.

 

PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Favia.

Visto che si è rivolto alla vicepresidenza, io le posso solo rispondere che come il consigliere si assume la responsabilità della domanda dell'interpellanza che fa, chi risponde all'interpellanza si assume soggettivamente la responsabilità dei toni, dei modi e dei contenuti della risposta.

Chiamo l'oggetto:

 

5029 - Interpellanza circa la conversione dei veicoli più inquinanti all'utilizzazione di combustibili con minore impatto ambientale, e le conseguenti forme di incentivazione da porre in essere. A firma del Consigliere: Pollastri

 

Risponderà il sottosegretario Bertelli in quanto la vicepresidente Saliera ha comunicato la sua assenza dalla seduta.

Prego, consigliere Pollastri.

 

POLLASTRI: Grazie, presidente. Questa interpellanza ha una fondamentale premessa, signor sottosegretario, cioè la campagna che è partita nel 2012 denominata "Iniziativa carburanti a basso impatto", promossa, come lei ben sa, dal Ministero dell'ambiente e frutto di un accordo di programma tra il Ministero stesso e 600 Comuni.

Essa prevedeva la concessione di ecoincentivi a persone fisiche e giuridiche con residenza o sede legale in uno dei comuni aderenti all'iniziativa, per la conversione a metano o a GPL di vetture alimentate a benzina immatricolate dopo il 1997.

L’ammontare era previsto in 500 euro per un impianto GPL e 650 euro per un impianto a metano.

Per il triennio 2013-2015, al fine di favorire le immatricolazioni, il Ministero dello sviluppo economico ha stanziato 120 milioni di euro per le auto private, a cui si aggiungono quelli per i veicoli commerciali e pubblici, e per la diffusione dell’alimentazione alternativa (elettricità, biometano, biocombustibili e idrogeno). Una circolare ha però stabilito il temporaneo blocco degli aiuti, del sostegno, a partire dal primo gennaio 2014.

Considerato che, da uno studio, un'analisi, una ricerca, a sostegno delle politiche governative la Regione Lombardia ha previsto in via previsionale, nel bilancio 2014, 12 milioni di euro per incentivare chi possiede un veicolo diesel Euro 3 a passare a uno meno inquinante tramite l'esenzione del pagamento del bollo; notato che la politica degli incentivi alla conversione a carburanti meno inquinanti è una misura strutturale volta a ridurre gli inquinanti stessi in modo più efficace e senza complicare, come noi abbiamo sempre detto, la vita ai cittadini con dei blocchi, con dei divieti (un giorno sì, il giovedì a certi orari eccetera), che alla fine sono, signor sottosegretario, delle soluzioni tampone che certo non risolvono in maniera strutturale il tema che è nell'agenda, penso, di tutte le amministrazioni regionali, provinciali e comunali (quindi, ripeto, c'è stata questa iniezione, diciamo, di liquidità che la Regione Lombardia ha inserito per chi possiede un veicolo diesel Euro 3, a fronte di una circolare che ha bloccato i finanziamenti da parte del Ministero, per cui la Regione ha reperito questi 12 milioni di euro di risorse proprie); considerato tutto ciò, chiedo e interpello il sottosegretario per sapere che cosa la Giunta abbia fatto negli anni precedenti - sono due semplici quesiti, molto chiari penso - per favorire la conversione dei veicoli maggiormente inquinanti e se si intenda prevedere per l’anno in corso qualche forma di incentivo a favore dei veicoli privati e commerciali, anche mediante l’esenzione del bollo, quindi meno introiti, o qualche altra forma - aggiungo io, questo non è nell'interpellanza - di risorsa nostra, della nostra Regione, tramite ovviamente, sottosegretario, una scelta politica che lei e il presidente Errani, la Giunta nella sua collegialità... ma nella fattispecie mi sembra che la delega all'ambiente sia ancora in capo al presidente della Regione.

Insomma, chiedo che cosa si possa fare, perché la Lombardia è limitrofa e anche come popolazione non ci compariamo ad una regione delle più piccole; qui il tema degli inquinanti c'è, c'è sia in Lombardia che in Emilia. La Regione Lombardia si è mossa in questo senso e io chiedo di sapere ufficialmente, oggi, in quest'Aula, quanto è stato fatto in passato e se si intenda fare qualcosa qui, o con una misura, appunto, di esenzione del bollo, o reperendo delle risorse proprie dal bilancio regionale a favore, in prospettiva, di questo tipo di nuove immatricolazioni, con anche queste alimentazioni alternative che citavo in premessa dell'interrogazione, che non secondo me, ma secondo gli esperti che si occupano di temi e di problemi ambientali, potrebbero, scusate la battuta, dare una boccata d'ossigeno in più ai nostri cittadini. Grazie.

 

PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Pollastri.

Prego, sottosegretario Bertelli per la risposta.

 

BERTELLI, sottosegretario alla Presidenza della Giunta: Grazie, presidente. In risposta al primo quesito posto dal consigliere Pollastri su "cosa sia stato fatto negli anni precedenti per favorire la conversione dei veicoli più inquinanti" si precisa quanto segue. A partire dal 2002 la Regione Emilia-Romagna ha attivato una serie di interventi finalizzati alla promozione della mobilità sostenibile attraverso gli Accordi di Programma per la gestione della qualità dell'aria sottoscritti tra Regione, Provincia, Comuni capoluogo e Comuni con popolazione superiore a 50 mila abitanti.

In attuazione della legislazione europea e nazionale, la Regione ha avviato il percorso che porterà all'approvazione del primo Piano regionale integrato per la qualità dell'aria (PAIR 2020), uno dei cui obiettivi primari consiste nel raggiungimento di una mobilità sostenibile che veda lo spostamento dalla mobilità privata a quella collettiva e dall'utilizzo di mezzi inquinanti a quelli a impatto zero e ad un minore impatto ambientale.

In particolare, la Regione ha portato a conclusione l'iniziativa di incentivazione alla trasformazione dei veicoli a benzina, a GPL/metano, dalla classe ambientale pre-euro fino agli euro 5. Le risorse stanziate, pari a 13,1 milioni di euro, sono state trasferite agli oltre 90 Comuni, che hanno adottato le misure previste nei diversi Accordi di Programma per la Qualità dell'Aria. La suddetta iniziativa ha portato alla trasformazione di oltre 30 mila veicoli, di cui il 60% a GPL e i restanti a metano.

Nel periodo 2008/2012 la Regione ha inoltre promosso e finanziato un piano autobus con contributi regionali di oltre 30 milioni di euro per la sostituzione di 150 autobus e filobus con nuovi mezzi a basso impatto ambientale. Per il biennio 2013-2014 sono stati stanziati complessivamente ulteriori 12,5 milioni di euro, grazie ai quali, con finanziamento delle aziende, è stato possibile acquistare 98 autobus urbani a metano e un filobus.

Nell'ambito del Piano regionale di sviluppo dell'elettrico, il cosiddetto "Mi muovo elettrico" prosegue - e si prevede sarà completata entro il 2014 - l'installazione delle colonnine di ricarica per autovetture interoperabili e localizzate nei punti intermodali delle principali città, a cura e spese dei principali gestori di energia elettrica.

Inoltre, in due stralci la Regione ha stanziato al Comune di Bologna 680 mila euro per l'acquisto di biciclette a pedalata assistita e ciclomotori elettrici con raddoppio dell'incentivo fino a 600 euro a veicolo nel caso di rottamazione di vecchio motorino, con un finanziamento di 300.000 euro, che sono in buono stato di avanzamento con l'acquisto da parte dei cittadini di 1.400 bici a pedalata assistita o ciclomotori.

Si rileva infine che gli autoveicoli, i motocicli e i ciclomotori a due, o tre, o quattro ruote, azionati con motore elettrico, godono dell'esenzione del pagamento delle tasse automobiliste per cinque anni a decorrere dalla data di prima immatricolazione. Inoltre, le autovetture e gli autoveicoli ad uso promiscuo omologati per la circolazione esclusivamente con alimentazione a GPL o gas metano, sono assoggettati al pagamento di un quarto della tassa automobilistica prevista per i corrispondenti veicoli a benzina.

Con riferimento al secondo quesito dell'interpellanza riguardante quali iniziative intende promuovere la Giunta regionale in merito alla possibilità di stabilire esenzioni per la tassa automobilistica per i veicoli meno inquinanti, si svolgono le seguenti considerazioni. La Giunta regionale sta svolgendo approfondimenti sulla possibilità di attivare iniziative di politica fiscale relative ad esenzioni della tassa automobilistica per incentivare l'acquisto di veicoli ad alimentazione alternativa, per giungere ad una stima degli effetti, in termini di costi e benefici, che questa esenzione produrrà sulla finanza regionale.

Inoltre, un'attenta riflessione su eventuali provvedimenti regionali in materia, pur avendo finalità pienamente condivisibili, deve tenere conto che l'obbligo di copertura finanziaria previsto dall'articolo 81, quarto comma della Costituzione, si applica non soltanto alle leggi che comportano nuove spese, ma anche a quelle che prevedono minori entrate.

Al proposito, infine, è opportuno ricordare che il principio della copertura finanziaria è stato rafforzato dalla legge costituzionale n. 1 del 2012 che prevede l'introduzione del principio del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale, stabilendo che "ogni legge che comporti nuovi o maggiori oneri, provvede ai mezzi per farvi fronte". Sto semplicemente ricordando che una operazione di questo tipo, che comporterebbe una minore entrata delle spese a bilancio, ha bisogno di una discussione, di una copertura che si dovrebbe discutere in quest'Aula quando faremo o l'assestamento, o il bilancio.

 

PRESIDENTE (Mandini): Grazie, sottosegretario Bertelli.

La parola al consigliere Pollastri. Ha due minuti per la replica.

 

POLLASTRI: Grazie, presidente. Grazie, sottosegretario, perché devo dire con molta onestà e molta franchezza che questo tipo di strumento ispettivo qual è l'interpellanza, che normalmente ha una valenza, diciamo, di natura piuttosto estesa, come il tema che ho individuato oggi, quindi il tema dell'inquinamento in tutta la Regione, ha trovato da parte del sottosegretario una compiuta risposta nei quesiti che ho posto. Sotto questo profilo devo dire che la Giunta non si è sottratta a una mia richiesta specifica, anche perché mi pare dobbiate darmi atto che tutto questo tipo di strumenti ispettivi che utilizzo per portare sotto i riflettori di quest'Aula delle tematiche che alla fine riguardano la salute - perché il minore inquinamento è maggiore salute di tutti i concittadini emiliano-romagnoli - devo dire che ha trovato in quest'Aula, se qualche collega ha avuto interesse ad ascoltare la risposta ufficiale della Giunta, degli elementi di novità o degli elementi sotto il profilo politico che possono farci ben sperare in sede futura di predisposizione di bilancio con magari un meccanismo di scelta politica.

Mi soddisfa anche la risposta del sottosegretario quando dice che sarà quest'Aula, eventualmente con un atto di indirizzo alla Giunta, a dire: va bene, Giunta, ci saranno meno entrate, ad esempio, per l'esenzione dal bollo, ma sulla base di uno studio, di una stima sugli effetti costi e benefici di questa questione che oggi porto all'attenzione dell'Aula, potrebbe essere l'Aula stessa a farsi motore propulsivo verso una scelta della Giunta.

Concludo, presidente, dicendo che vorrei maggiori approfondimenti, ma magari farò un'altra interrogazione a risposta scritta, sul piano del 2020 di cui citava il sottosegretario, eventualmente tramite risorse comunitarie ed europee. Grazie.

 

PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Pollastri.

Chiamo l'oggetto:

 

5074 - Interpellanza circa l'accorpamento delle Centrali del 118 a seguito dell'introduzione delle Aree Vaste, con particolare riferimento al futuro della Centrale 118 di Piacenza. A firma del Consigliere: Pollastri

 

Risponderà l'assessore Lusenti.

Prego, consigliere Pollastri.

 

POLLASTRI: Grazie, presidente. L'assessore conosce bene il tema che ripropongo a lui e all'Aula. Non vorrei, assessore, fosse passata troppa acqua sotto i ponti, come dice l'antico proverbio, perché questa interpellanza, presidente, è datata 31 gennaio. Ma ricostruiamo la vicenda - vedo che anche il collega Carini conosce bene questo tema e lo ringrazio, anzi, dell'attenzione perché riguarda il nostro territorio piacentino cui lui dedica attività e attenzione.

A seguito della creazione dell’Area Vasta Emilia Nord (AVEN), che comprende le sette Aziende sanitarie ricadenti nelle province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena, si è avviato un processo di aggregazione e sviluppo di sinergie volto all’ottimizzazione dei costi e all’omogeneizzazione degli standard dell’offerta assistenziale.

Tra gli obiettivi vi è l’accorpamento di tutte le Centrali 118 esistenti in una unica a livello di area vasta, sul modello di quanto già fatto in Romagna;

Il 23 maggio 2012, rispondendo ad un’interpellanza dell'interpellante oggi, l’assessore alle politiche per la salute rispondeva - tengo sempre le vecchie risposte per farne il cemento e il fondamento delle nuove - che: "in Area Vasta Emilia Nord è stato costituito un attivo un gruppo tecnico, coordinato dal direttore sanitario dell'Azienda ospedaliera universitaria di Parma, con la partecipazione dei direttori dei sistemi 118 delle quattro province" - che citavo - "il quale ha proceduto ad una ricognizione" - quindi a una fotografia diciamo - "delle performances propedeutica allo studio di fattibilità vero e proprio, anche attraverso l'uso di indicatori sperimentati nelle realtà che aggregano consistenti volumi di utenza" - quindi di cittadini utenti - "e sta elaborando lo studio di fattibilità, che ha per oggetto la centrale unica, con il mantenimento del governo provinciale dei sistemi di soccorso territoriale, studio che il gruppo porterà all'attenzione dell'assemblea dei direttori generali e prima dell'approvazione sarà avviato il percorso di condivisione istituzionale".

All’interno delle linee di programmazione e finanziamento delle ASL per il 2013, discusse dalla Commissione IV Politiche per la salute presieduta dalla collega Donini, al punto 2.14.1 è stabilito che: "le Aziende sono tenute a partecipare al gruppo di progetto delineato nel documento sulla concentrazione delle Centrali 118 a Parma per Piacenza Parma e Reggio, e a Bologna per Bologna, Modena e Ferrara, nella realizzazione della centralizzazione effettiva entro la fine del 2013";

Il 27 maggio, l'assessore, rispondendo ad un ulteriore atto ispettivo dello scrivente, affermava: "il processo di aggregazione delle centrali fa riferimento alle modalità organizzative del 118 stabilite fin dal 1993, che ne prevedeva una sola per l’area omogenea Emilia Ovest (Piacenza, Parma, Reggio). In questi anni si è, quindi, proceduto ad un'ampia riorganizzazione e ammodernamento delle tecnologie informatiche e telefoniche, concentrandone la gestione in un'unica Azienda sanitaria, finanziandola con risorse regionali finalizzate allo scopo. Sono state altresì realizzate nuove strutture edilizie per la Centrale 118 di Parma con la finalità di contenere le attività di coordinamento delle emergenze. Visto l'approssimarsi del completamento del processo di adeguamento tecnologico, si sta procedendo all'ultimazione del riassetto organizzativo delle centrali. Nel dicembre 2012 la Direzione generale sanità e politiche sociali ha fornito indicazioni all’Area Vasta Emilia Nord per istituire uno specifico gruppo di lavoro per esaminare il progetto di centralizzazione del punto di consegna delle chiamate nella centrale di Parma. Il supporto tecnico ai gruppi di lavoro è assicurato dalle Centrali operative 118. È previsto che i gruppi di lavoro consegnino entro maggio 2013 i propri elaborati alle due aree vaste per la successiva valutazione e approvazione. Al termine del percorso i due progetti dovranno essere inviati all'assessorato per le valutazioni di merito e il successivo percorso di validazione".

Lo scorso 28 gennaio, l'assessore Lusenti, commentando una notizia relativa della chiusura della Centrale di Ferrara accorpata a quella di Bologna, sosteneva e poi non smentiva che: "dopo quella unica della Romagna e quella appena attivata tra Bologna e Ferrara, prevediamo di proseguire con l'integrazione di Modena entro quest'anno e successivamente con l'unificazione delle Centrali di Piacenza, Parma e Reggio Emilia", ribadendo: "fatti i percorsi condivisi nelle conferenze sociali e sanitarie dei territori interessati" e poi è stato votato il documento dell'accorpamento all'unanimità.

Malgrado ciò, a giudicare dalle parole dell'assessore, dagli investimenti già fatti presso la centrale di Parma e dalle indicazioni contenute nelle linee di programmazione, sembra che la decisione sia stata già presa. Per questo motivo, in data 31 gennaio 2012 (tale è datata al protocollo della Regione l'interpellanza) chiedevo alla Giunta regionale, interpellavo - e qui poi sarà l'assessore a parlare delle novità e quant'altro - chiedevo molto dettagliatamente:

se sia stato prodotto lo studio di fattibilità e, in caso affermativo, se sia stato ultimato entro i tempi stabiliti (maggio 2013); quali ne siano i contenuti; perché non sia stato presentato ai direttori generali, alle istituzioni ed ai sindacati;

se le affermazioni dell’assessore in merito all’unificazione corrispondano ad un suo pensiero o ad un auspicio personale o siano espressione di una decisione sotto il profilo politico già assunta dalla Giunta;

se corrispondano ad una posizione detta ai giornalisti e se intenda chiarire questa posizione (perché per il territorio di Piacenza, come lei ben sa, era importante questa questione);

qualora invece siano espressione di una decisione già presa ma non notificata o comunicata, perché non vi sia stato un processo partecipato - quella partecipazione che tanto sbandierate sempre di utilizzare;

come ci si intenda rapportare alla decisone della conferenza territoriale sociale e sanitaria e se, a seguito del suo netto pronunciamento, si intenda prenderne atto sospendendo la chiusura della Centrale 118 di Piacenza;

per quale motivo siano stati avviati i lavori di adattamento della Centrale di Parma ancor prima di sapere se vi si sarebbero stati trasferiti o meno gli operatori - quindi parliamo di personale, parliamo di risorse umane - di Piacenza, Reggio Emilia e Modena, e chi li abbia autorizzati.

Mi sembra di aver ricostruito nei fatti, con le date, con i documenti, con quanto è accaduto, tutta la vicenda del 118. Pongo come al solito in termini di assoluta responsabilità e costruttivi delle domande e penso che sia questa l'Aula, ancor prima dei giornali, dove si possano sapere notizie di questo tipo.

 

PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Pollastri.

La parola all'assessore Lusenti per la risposta.

 

LUSENTI, assessore: Grazie, presidente. In effetti, come ricordava il consigliere Pollastri, molta acqua è passata sotto i ponti e ha macinato anche molto grano e forse qualcosa è bene aggiornarlo.

Facendo seguito alla specifica richiesta del dicembre 2012 del direttore generale delle politiche sociali e sanità dell'assessorato, il coordinatore del comitato dei direttori di Area Vasta Emilia Nord ha provveduto ad avviare la progettazione di adeguamento strutturale, organizzativo e tecnologico delle Centrali operative di soccorso sanitario 118 dell'area omogenea Ovest, cioè Piacenza, Parma e Reggio, prevedendone l'accorpamento a Parma.

Il progetto di adeguamento delle Centrali operative di soccorso sanitario è stato elaborato da un gruppo di lavoro istituito nel gennaio 2013. Tale gruppo, coordinato dal direttore sanitario dell'Azienda ospedaliera universitaria di Parma, ha visto la partecipazione dei responsabili medici e infermieristici delle Centrali operative di Piacenza, di Parma e di Reggio Emilia, di un referente delle direzioni sanitarie di tutte le Aziende sedi di Centrali 118, di un rappresentante dei direttori di dipartimento di emergenza-urgenza di tutte le province interessate e del responsabile del programma dell'Area Vasta Emilia Nord.

All'inizio di settembre 2013, questo progetto, così elaborato con queste competenze che rappresentano tutto il sistema, ha avuto la condivisione di tutti i componenti del gruppo di lavoro, cioè è stato approvato dal gruppo che l'ha elaborato - e siamo a settembre 2013 - sia per la parte organizzativa che per la parte tecnologia ed è stato inviato all'assemblea dei direttori generali. I direttori generali di Area Vasta Emilia Nord lo hanno discusso e approvato il 12 settembre 2013 e quindi, proseguendo nel percorso istituzionale, l'hanno trasmesso alle tre conferenze territoriali sociali e sanitarie dell'Area Vasta Emilia Nord Piacenza, Parma e Reggio il 23 gennaio 2014.

L'iter istruttorio si è concluso con l'acquisizione dei pareri favorevoli espressi dalle tre conferenze: il primo, della conferenza di Parma l'11 febbraio; il secondo, della conferenza di Piacenza il 14 febbraio - che ha approvato il progetto all'unanimità, consigliere Pollastri, qualcuno glielo avrebbe potuto dire dei suoi cittadini rappresentati - e, infine, della conferenza di Reggio Emilia che si è riunita, approvando, l'11 marzo 2014. Quindi l'iter tecnico istruttorio di approvazione, di trasmissione e ulteriore approvazione da parte dei direttori generali e di approvazione da parte delle conferenze territoriali delle tre Aziende sanitarie è stato interamente completato, come ultimo passaggio, l'11 marzo del 2014. Perciò il progetto, che è definito e approvato in tutte le sedi, è operativo e prevede il completamento e la realizzazione della terza Centrale di 118, oltre a quella della Romagna e a quella dell'Emilia Centro a Bologna, entro l'anno in corso.

 

PRESIDENTE (Mandini): Grazie, assessore Lusenti.

Consigliere Pollastri, non perché sono magnanimo, ma perché ho rispetto del suo ruolo, le concedo un minuto, uno, per rispondere; ad un minuto e un secondo le tolgo la parola. Prego.

 

POLLASTRI: Grazie, signor presidente. Era opportuno ricostruire tutta la questione, perché anche se l'assessore Lusenti mi dice: qualcuno poteva anche dirglielo, sapevo ben già di questa situazione, ma è evidente, ripeto, che l'atto - perché bisogna sempre guardare la data e la firma - l'atto naturalmente è datato 31 gennaio 2014, ed è comunque bene che una ricostruzione, a fronte di una decisione di natura politica che, come ha riferito lei, ha avuto la copertura anche degli organismi competenti, sia comunque un punto che bene ho fatto a riferire in quest'Aula, perché lei, ben sa, la decisione è stata presa, ma non è che tutti si freghino le mani dalla felicità. E c'è anche il tema, non ultimo, sul quale però non mi ha forse risposto, che riguardava gli operatori, assessore. Su questo adesso io ho ascoltato, ma essendo copiosa la risposta, tutto non sono riuscito a segnarmi.

In ultima analisi, la decisione è stata presa; rimangono delle perplessità su tutto l'iter e il percorso che voglio che comunque siano segnate a verbale perché ci sono stati dei passaggi a mio avviso non troppo chiari, trasparenti...

 

PRESIDENTE (Mandini): Consigliere, guardi che il minuto è passato, concluda per cortesia, non ne può approfittare...

 

POLLASTRI: Presidente, la posizione politica che avevo io naturalmente non mi vede in linea con quella dell'assessore.

 

PRESIDENTE (Mandini): Sì, ma i Regolamenti valgono per tutti al di là delle posizioni politiche, mi scusi.

Passiamo all'ultima interpellanza che è del consigliere Naldi.

Chiamo l'oggetto:

 

5093 - Interpellanza circa l’eventuale sdoppiamento dell’Unità Operativa Complessa di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva di Parma. A firma del Consigliere: Naldi

 

Risponderà l'assessore Lusenti.

Prego, consigliere Naldi.

 

NALDI: Grazie, presidente. Verrò in soccorso del consigliere Pollastri utilizzando molto poco tempo rispetto a quello che avrei a disposizione.

Mi viene segnalato che presso l’Azienda ospedaliera universitaria di Parma è operativa da alcuni anni una Unità di gastroenterologia ed endoscopia digestiva che è molto apprezzata, pare che abbia raggiunto dei ragguardevoli risultati sia in termini qualitativi che quantitativi.

Ora è giunta notizia - i giornali di Parma ne hanno parlato - di un'intenzione di scorporare questa Unità operativa. Io non mi sarei permesso di entrare nel merito di questa scelta se non risultasse un po' strana anche a me sulla base della discussione che qui abbiamo fatto tante volte sui processi di ristrutturazione, riorganizzazione della sanità, che mi pare siano molto incentrati anche su una logica di economia adeguata di scala per poter essere all'altezza di strutture che hanno anche delle esigenze di numeri per l'utilizzo degli impianti che sono anche molto complessi. Quindi questa decisione annunciata - ammesso che sia così, poi sentirò cosa ci dice l'assessore - mi è sembrata effettivamente incongruente con i processi di riorganizzazione che noi abitualmente, mi pare, sosteniamo.

 

PRESIDENTE (Mandini): Grazie, consigliere Naldi.

Prego, assessore Lusenti.

 

LUSENTI, assessore: Grazie, presidente. Ricostruisco cronologicamente la vicenda, che ha elementi di complessità che cercherò di calendarizzare anche nelle decisioni assunte negli anni.

Con delibera n. 752 del maggio 2001 è stato approvato l'accordo tra l'Azienda ospedaliera di Parma e l'Università degli Studi di Parma in attuazione del protocollo d'intesa regionale dove era già prevista la Struttura complessa di gastroenterologia e endoscopia digestiva dotata di posti letti rivolta a pazienti adulti e in età pediatrica.

Con successiva delibera dell'Azienda del 2006 è stato adottato l'atto aziendale e la Struttura complessa di gastroenterologia istituita nel 2001 è stata inserita all'interno del Dipartimento medico-specialistico.

Negli anni successivi si è avuto un progressivo aumento di richieste per pazienti seguiti in particolare dall'Unità operativa di pediatria e in conseguenza di ciò, con atto deliberativo n. 126 del 2008, è stata istituita una nuova seconda Struttura complessa di gastroenterologia, questa afferente al Dipartimento materno-infantile.

Successivamente, a seguito dell'acquiescenza del direttore della Struttura complessa di gastroenterologia afferente al Dipartimento medico-specialistico, cioè la prima istituita, è stata assegnata la responsabilità ad interim di questa Unità operativa al direttore della Struttura complessa di medicina interna ad indirizzo angiologico. Ciò ha comportato la conseguente necessaria riorganizzazione delle attività gastroenterologiche ed endoscopiche digestive dell'Azienda, nonché l'assegnazione al direttore dell'Unità operativa di gastroenterologia afferente al Dipartimento materno-infantile, cioè la seconda costituita in ordine di tempo, dell'attività di screening del colon-retto. Pertanto si è ritenuto con la delibera n. 50 del 2012 dell'Azienda ospedaliera universitaria di Parma di modificare la denominazione delle Strutture complesse interessate al processo di riorganizzazione così come di seguito indicato.

Ad oggi sono presenti entrambe le Strutture complesse, una preesistente dal 2001 la cui direzione attualmente è affidata ad interim al direttore della Struttura complessa di medicina interna, e una seconda afferente al Dipartimento materno-infantile istituita nel 2008 e affidata dal 2009 al professor Gianluigi De Angelis. Questa è la struttura ad oggi.

Nel piano di contenimento dei posti letto del periodo 2013, attuato come ogni anno per permettere l'attuazione del programma di effettuazione delle ferie estive, l'Azienda ha previsto la riduzione di dieci posti letto dell'Unità operativa di gastroenterologia. A seguito delle indicazioni delle leggi n. 135 e n. 189 (Spending review e Legge di stabilità) si è ritenuto di non procedere successivamente all'estate del 2013, quindi dopo tale periodo, alla riattivazione dei posti letto specificamente assegnati alla struttura al fine di poter sperimentare una riorganizzazione che prevede il ricovero di pazienti gastroenterologici nell'ambito di posti letto di area medica adiacenti alla struttura stessa con possibile recupero di risorse.

Questo è il quadro descrittivo, quindi due Unità operative esistevano, due Unità operative esistono; ciascuna ha, in un caso ad interim, in un caso stabile, un direttore di Struttura complessa e ad oggi non c'è nessuna volontà di sopprimere una piuttosto che l'altra, ma una diversa organizzazione dei posti letto a cui afferiscono questi servizi in una logica di adeguamento della disponibilità di posti letto e di adozione di nuovi modelli assistenziali per intensità di cura e complessità assistenziale.

Infine, per quanto attiene l'attività di trapianto di midollo osseo citata nell'interpellanza, l'affermazione secondo la quale sarebbero stati fortemente limitati nel 2013 gli interventi per mancanza di copertura è destituita di fondamento, di fatti i trapianti sono passati nell'Azienda ospedaliera di Parma dai 23 del 2012 ai 36 del 2013.

 

PRESIDENTE (Mandini): Grazie, assessore Lusenti.

Consigliere Naldi, ha sei minuti per la replica, prego.

 

NALDI: Grazie, presidente. Intanto la volevo ringraziare, assessore; in particolar modo mi sembra rassicurante l'ultima affermazione che ha fatto con i dati che ha riportato relativamente al trapianto di midollo osseo.

Per quanto riguarda la ricostruzione, che immagino le sia stata preparata, le voglio dire di congratularsi con chi l'ha scritta perché è abbastanza degna del castello di carte come costruzione, c'è una certa capacità narrativa, diciamo così, abbastanza contorta, che è sempre apprezzabile. Comunque mi riservo di valutarla con attenzione insieme a coloro che vivono da vicino questa situazione. Grazie.

 

OGGETTO 5390

PROGETTO DI RIFORMA COSTITUZIONALE RIGUARDANTE IL SUPERAMENTO DEL BICAMERALISMO PERFETTO E IL TITOLO V DELLA SECONDA PARTE DELLA COSTITUZIONE

(Continuazione discussione)

(Risoluzione oggetto 5376 a firma del consigliere Malaguti - Continuazione discussione e reiezione)

(Risoluzione oggetto 5379 a firma del consigliere Favia - Continuazione discussione e reiezione)

(Risoluzione oggetto 5380 a firma dei consiglieri Bazzoni, Villani, Lombardi, Bartolini, Aimi, Filippi, Vecchi Alberto, Leoni, Pollastri - Continuazione discussione e reiezione)

 

PRESIDENTE (Mandini): Torniamo all'ordine dei lavori, perciò al dibattito generale sul progetto di riforma costituzionale. Ricordo che siamo in dibattito generale. Erano prenotati dalla mattinata i consiglieri Barbati e Riva.

La parola alla consigliera Barbati.

 

BARBATI: Grazie, presidente. Proviamo a riprendere un discorso molto importante che abbiamo interrotto questa mattina. Devo dire che nella mia vita, come iscritta all'Italia dei Valori, incontri, raccolte di firme, iniziative in piazza per la difesa della Costituzione ne ho fatte parecchie e quindi quando si parla di andarci attorno, anche per una rivisitazione più moderna e più pratica della Costituzione, un po' la pelle d'oca mi viene perché ritengo la nostra Carta costituzionale ancora un grande atto che quasi ci invidiano da altre parti. Comunque la proposta di disegno di legge costituzionale dovrebbe intervenire sul funzionamento del Parlamento e quindi sul procedimento legislativo.

In questa proposta - che però non sappiamo se poi andrà in porto o se subirà modifiche, quindi oggi parliamo di una cosa supposta - il Senato viene trasformato in una sorta di Camera delle autonomie strutturalmente diversa dalla Camera dei deputati in quanto composta da rappresentanti territoriali che hanno un legame solo mediato con l'elettorato, con conseguente difetto di democraticità. 148 membri: 42 membri presidenti di Regione e sindaci che sono membri di diritto, 80 che verrebbero cooptati tra consiglieri regionali e sindaci, 21 (e questo è anche un numero rispetto al quale io trovo un'enorme sperequazione rispetto ai 148) cittadini che vengono definiti "importanti in quanto hanno dato lustro alla Patria" (già qui la cosa mi preoccupa perché, insomma, questa terminologia mi preoccupa veramente tanto) più altri 5 senatori a vita. Quindi praticamente 26 persone che in questo caso verrebbero designate da Napolitano ma comunque dal futuro Presidente di questa Repubblica. Sono più di un partito, come diceva questa mattina la collega Noè, e quindi con un peso sulle decisioni abbastanza corposo.

In secondo luogo la riforma prevedrebbe il passaggio da un bicameralismo perfetto ad un "bicameralismo differenziato", per usare il termine che viene usato. Il vero dominus del provvedimento legislativo sarà la Camera dei Deputati a cui spetterà l'approvazione definitiva delle leggi. Il Senato così fatto potrà solo proporre modifiche non vincolanti, quindi sarà una specie di "sotto-Camera", un "sottoscala" io direi, per cui qualsiasi cosa verrà decisa lì dentro non sarà di sicuro vincolante, lo prevede la stessa riforma.

Gli effetti di tale sistema di bicameralismo non sono ad oggi ponderabili e ciò mi preclude di approvare incondizionatamente una idea di una futura riforma costituzionale. Gli effetti della riforma, poi, sarebbero ancora più incerti se si pensa che saranno apprezzabili solo quando saranno approvati gli altri due provvedimenti strettamente connessi che non ci dobbiamo dimenticare: il mitico Italicum e il disegno di legge di Delrio sulle Province e le Città metropolitane. Si tratta di provvedimenti legislativi strettamente connessi che riformerebbero veramente la stessa forma di governo.

Non si può esprimere contrarietà a ciò che comporta semplificazione e risparmio, ma la semplificazione e il risparmio non devono andare a discapito della democraticità. Sarà compito di tutti, per parte propria, collaborare a livello istituzionale per trovare un punto di equilibrio. Se ad oggi le riforme del Governo raggiungono tale equilibrio, non appare possibile confermarlo incondizionatamente. Esprimo, quindi, alcune perplessità politico-giuridiche e non certezze nemmeno sui tempi di questa rivoluzione.

La riforma costituzionale, tra l'altro, incide anche sull'assetto delle competenze legislative. Come è noto, l'articolo 117 della Costituzione prevede la ripartizione tra materie di competenza legislativa esclusive dello Stato, materie di competenza concorrente tra Stato e Regioni, e materie di competenza legislativa residuale delle Regioni, tutte le materie non contemplate negli elenchi precedenti. Con il disegno di legge costituzionale si cancellano le materie di competenza concorrente con conseguente ridefinizione espressa dalle materie di competenza dello Stato e quelle di potestà legislativa regionale nell'ottica del riaccentramento delle competenze in capo allo Stato, ad esempio in materia di governo del territorio e di urbanistica. Mi sfugge quindi un po' quello che ho ascoltato questa mattina dal presidente Errani che proprio sul discorso dell'urbanistica e del territorio diceva che questi rimarrebbero in capo alla Regione, mentre invece probabilmente la sanità sarebbe stato più corretto riportarla all'interno dello Stato. C'è qualcosa che non mi è ben chiaro in questo percorso.

La nuova norma, al contrario della precedente, è ispirata ad un criterio di flessibilità: da un lato si prevede la clausola di supremazia in base alla quale lo Stato può legiferare in materia di competenza regionale e ove lo richieda la tutela dell'unità giuridica economica, quindi mi viene in mente che se una Regione dice che una superstrada o una galleria non è funzionale al territorio, lo Stato può decidere di farla al di là della volontà dei cittadini; dall'altro, l'introduzione della possibilità per lo Stato di delegare alle Regioni la funzione legislativa nelle materie, appunto, di propria competenza. Questa flessibilità, che è apprezzabile sotto il profilo dell'auspicata deflazione del contenzioso costituzionale ingenerato dalla precedente formulazione, potrebbe però determinare una riappropriazione del ruolo centrale dello Stato nel processo di legiferazione con effetti positivi o negativi ad oggi non ponderabili. Quindi io ritengo che dobbiamo stare molto attenti, dobbiamo fare molta attenzione perché credo che la democrazia sia fatta anche dalla possibilità che i cittadini possano decidere autonomamente nelle Regioni alcune cose e non mantenere a capo soltanto della Camera, della futura Camera così ingrassata, la possibilità di decidere cose importanti per i territori.

E non sono neanche d'accordo con il presidente Errani, a dire la verità, sulla sua fiduciosa descrizione di quanto poi questi membri che andranno all'interno del futuro Senato (o "sotto-Camera") che si andrà a formare potranno decidere al di là del partito di appartenenza. Come si fa se saranno sindaci o presidenti delle Regioni eletti dai vari partiti? Come si fa se questi che andranno là saranno cooptati da consiglieri regionali? Io non credo che uno possa spogliarsi della propria appartenenza o dei valori che l'hanno fatto militare in un determinato partito, penso proprio che non sia possibile, ma neanche chiedere ad una persona di fare questo. Su questa auspicata e raccontata Camera fiduciosa che lavorerà di comune accordo io non ci spero proprio, anche se poi, è chiaro, tanto quello che deciderà varrà ben poco se la Camera non è d'accordo, quindi c'è senz'altro una supremazia della Camera rispetto al Senato. Mi verrebbe quasi da chiedermi perché allora lo manteniamo in vita, che cosa sarà veramente l'azione che il Senato potrà fare al di là di quello che decide la Camera e questo non mi fa stare tranquilla rispetto alle future decisioni, alla futura democrazia che noi ci apprestiamo ad affrontare.

Si parla di questa operazione di maquillage della Costituzione in base ad un ipotetico risparmio, ma le cifre che circolano non mi pare neanche che siano davvero così importanti, e poi la democrazia non ha prezzo, diciamoci anche questo. Io penso che forse bisognerebbe anche cominciare a dare una spuntatina alla Camera rispetto al numero dei deputati, alle loro indennità e ai loro privilegi, ma questo ancora non viene fatto.

Al di là delle mie obiezioni su quello che sarà il futuro del disegno di legge, l'altro atto che oggi ci apprestiamo a sostenere e a votare è il documento firmato da Errani e da Brega, importante perché è la voce delle Regioni. Il documento di per sé, a parte qualche piccola obiezione, potrebbe anche andare bene, però mi fermo a quell'ultimo argomento che ha trattato anche il mio collega nel quale si dice che il tutto dovrà essere a costo zero. Non ripeto quello che è stato detto dal collega Mandini, ritengo però che la Regione e i consiglieri regionali uno scatto di orgoglio lo debbano fare. La Regione ha lavorato bene; passare continuamente, compreso in un documento delle Regioni, come persone che non si sono comportate correttamente... in qualche caso sono la prima a dire che questo è successo e lo vediamo tutti i giorni, però non trovo neanche giusto che si possa fare di tutta l'erba un fascio, quindi delle perplessità ce l'ho in questo senso. Non mi pare che l'impostazione neanche del documento delle Regioni sia corretta nei confronti di chi cerca di svolgere il proprio lavoro dignitosamente, mi sento anche, devo dire, un po' avvilita come consigliere regionale. Grazie.

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE COSTI

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliera Barbati.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Riva. Ne ha facoltà.

 

RIVA: Grazie, presidente. Cari colleghi, avrei voluto intervenire con la presenza del presidente Errani ma questo non è possibile. Devo dire che sulle riforme costituzionali, come la Barbati ha la pelle d'oca, la pelle d'oca ce l'ho anch'io. Io credo che sarebbe stato utile fare queste riforme venti, trent'anni fa, quando ancora erano in vita o erano ragionevolmente attivi coloro che nel 1938 avevano diciotto anni. Penso che farle adesso, quando chi ha vissuto il fascismo e l'autoritarismo vero in questa nazione non c'è più, sia un po' come cancellare la memoria di questo paese perché qua si dimentica tutto molto in fretta. Io credo che il rischio e il pericolo dell'uomo solo al comando sia un rischio che questa nazione ha già vissuto e purtroppo tornerà a vivere. Quello che ci salva, quello che ci aiuta è la Costituzione, una delle migliori Costituzioni dell'Occidente, una delle Costituzioni più importanti. Io ho fatto uno sciopero della fame qualche settimana fa per contestare il modo in cui erano state condotte le primarie del centrosinistra a Reggio Emilia e in una settimana devo dire che un buco della cintura l'ho dovuto restringere. Così come chi dimagrisce deve adattare un po' la cintura, ma non butta via la cintura, credo che bisogna salvare i principi e i valori di quella Costituzione, non bisogna stravolgerla, soprattutto perché non abbiamo più la memoria viva, abbiamo soltanto una memoria raccontata e storica.

Però è necessario oggi partecipare al processo di riforma costituzionale che ha avviato il Governo e che la Presidenza e la segreteria - perché Renzi è sia Presidente che segretario - ha fortemente accelerato. A me è venuta la pelle d'oca anche quando ho sentito dire ieri l'altro da Renzi: voglio che i consiglieri provinciali provino l'ebbrezza di andare a lavorare. Io vorrei dire a Renzi che Palazzo Chigi costa come le nove Province dell'Emilia-Romagna. Io ho lavorato a Palazzo Chigi nel 1998, sono stato nominato; si guadagnava, nel 1998, quanto guadagno oggi a fare il Consigliere regionale; ero nominato, non eletto, non votato. Quindi, forse, sarebbe anche utile iniziare a tagliare e ad operare come abbiamo fatto noi, cioè dove uno è, dove uno opera, dove uno lavora, perché alla Provincia di Firenze il consigliere provinciale guadagna 20 mila euro all'anno mentre il consigliere provinciale a Reggio Emilia ne guadagna 1.800, allora ci deve essere qualcosa che non va.

Comunque la discussione di oggi è una discussione importante, sono valutazioni importanti, ma lo sono se si può tenere presente quella che è la storia di questo paese, perché anche la storia recente... Forse in questa discussione, che oggi avviamo e che faremo anche nelle prossime settimane, che proseguiremo, dovremmo ragionare insieme anche alle altre Regioni su quella che è la legge elettorale delle Regioni perché non possiamo più mantenere una legge elettorale dove dieci consiglieri regionali vengono scelti perché sono amici di qualcuno. I consiglieri regionali devono essere eletti e devono essere rappresentanti del territorio.

Dobbiamo anche parlare, visto che ci troviamo l'abolizione tout-court delle Province, ma non degli articoli 90 della 267 delle Province, ci troviamo l'abolizione del ceto politico, quello che ci dicono che deve provare l'ebbrezza di andare a lavorare, ma non ci troviamo all'abolizione delle nomine politiche, ci troviamo soltanto l'abolizione del ceto politico. Allora noi dovremmo anche trovarci a discutere di quello che vogliamo fare delle Province di questa Regione perché oggi non ci sono più, da oggi non ci sono più. Tra ieri e oggi mi pare che si siano riuniti per l'ultima volta i consigli provinciali di questa Regione.

Allora smettiamola, per favore, smettiamola di commettere sempre gli stessi errori! Per vent'anni abbiamo inseguito Silvio Berlusconi, e parlo del centrosinistra; per vent'anni siamo corsi dietro a Silvio Berlusconi dicendo che Silvio Berlusconi era il male assoluto, oggi rincorriamo un'altra persona, si chiama Beppe Grillo, ma rincorriamo un'altra persona. Dobbiamo essere in grado di dire noi quello che vogliamo fare, partendo dai luoghi in cui svolgiamo il nostro mandato così come ha fatto l'Emilia-Romagna.

Per quanto riguarda invece le riforme costituzionali io credo che, dato il fallimento delle varie Commissioni bicamerali che si sono susseguite, o si parte davvero da un'Assemblea costituente eletta dal popolo e scelta dal popolo, oppure non ne arriviamo a capo, oppure la riforma sarà sempre la riforma di qualcuno. Non si può eleggere un'Assemblea costituente né con il "porcellum", né tanto meno con un Italicum che è peggio del "porcellum". Però io capisco anche che siamo deboli perché da qualche tempo a questa parte si tende a far passare il messaggio che la democrazia ha un costo, la democrazia costa, gli enti rappresentativi sono un gran magna-magna, quindi capisco la nostra debolezza, la capisco, però non possiamo permetterci di lasciare uno solo che comanda perché io ancora un po' ricordo quello che mi raccontava mio nonno, mi ricordo l'olio di ricino di cui lui mi parlava. E allora, siccome mio nonno io ce l'ho ancora presente e vivo, non le ho lette sui libri di storia queste cose, dobbiamo stare attenti a non commettere quegli stessi errori e non si può permettere che l'ignoranza prevalga, perché - i colleghi di Reggio Emilia lo sapranno - sono tre mesi che a Reggio Emilia, al casello autostradale c'è scritto: "terzo Governo non eletto dal popolo" e questo è un messaggio che significa che noi non abbiamo fatto educazione civica. I Governi non li elegge il popolo, i Governi li elegge un Parlamento che deve essere eletto dal popolo, non nominato.

Ci tenevo oggi a lasciare come Matteo Riva, come Centro Democratico e come consigliere regionale di questa Regione questa dichiarazione. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Riva.

Ha chiesto di parlare il consigliere Defranceschi. Ne ha facoltà.

 

DEFRANCESCHI: Grazie, presidente. Vedo che c'è molto fermento su questa giornata non solo negli interventi, nel loro numero, ma anche nel numero di risoluzioni che molti si sono impegnati a produrre, voglio sperare con una buona dose di ipocrisia, nel senso che mi auguro, per intelligenza collettiva, che nessuno si ponga il sospetto che qualcuno a Roma ascolterà il nostro parere piuttosto che quello ovviamente di tutte le altre Regioni, perché è evidente che tutto ciò non interessa a nessuno, è evidente che c'è un disegno ben più grande di noi, del presidente Errani, di tutte le altre Regioni, per cui questi sono piccoli dettagli lungo il percorso.

La realtà è che il progetto è sicuramente quello di eliminare il Senato nonostante la nostra Costituzione preveda un bicameralismo che oggi viene portato come la causa di tutti i mali di questo paese. Sembra che solo lì sia il problema, quando probabilmente andrebbe conservata la radice, l'ottica e il senso che non può esistere un Parlamento in cui in mezzora, magari con i metodi della Boldrini, si approva qualunque cosa, ma forse un'altra Camera, un secondo passaggio ha sempre avuto il significato di una possibilità di un ripensamento. D'altronde è lo stesso PD che vota le leggi in una Camera e poi dice: sì, perché così la miglioriamo dopo al Senato, come sta accadendo, ad esempio, per la riforma elettorale.

Domani, con questa riforma, il Senato sarà ridotto ad uno "sgabuzzino" in cui si troveranno dei chiacchieroni in allegra gita in pullman dalle Regioni, che andranno a raccontarsi e ad alzare la manina senza nessun assolutamente effetto pratico perché il loro parere non conterà assolutamente nulla, saremo al livello di un parere da bar, con la solita considerazione che chi fa il presidente di Regione, chi fa l'assessore, chi fa il sindaco abbia evidentemente del tempo da perdere e, com'è noto, poi, ovunque, anche in questa Regione, il salto della quaglia ormai è una prassi, si possono fare sei, sette mestieri insieme, se ne può interrompere tranquillamente uno perché tanto cosa importa di cosa abbiamo raccontato?

Alcuni di questi senatori saranno nominati da un monarca assoluto, cosa che forse neanche lontanamente accadeva ai tempi dell'Impero romano che venissero nominati da una sola persona, e rimarrà una sola Camera in cui sostanzialmente ci saranno degli scribacchini e delle persone che schiacceranno un pulsante sulla base del decreto-legge che passa in quel momento. Camera che sarà eletta con una legge truffa, che truffa anche la sentenza della Corte costituzionale che dichiara un Parlamento illegittimo, in cui ci sarà un premio di maggioranza incostituzionale per il quale chiunque arrivi a prendere poco meno del 30 per cento si troverà a governare, ad avere in mano l'intero paese, a partire dalle Forze armate per finire all'economia, in cui ci saranno i soliti nominati all'interno di qualche bar o di qualche ristorante bene di Roma o magari in una sede un po' più istituzionale tipo una sede di un partito. Tutto questo ovviamente è concordato, in questo "simpatico" paese, a cena o in strani luoghi in cui ci si trova con un criminale incallito che è stato cacciato purtroppo solo recentemente, ma per fortuna alla fine, dal Senato. Domani avremo il capo assoluto di un esecutivo che si troverà libero da lacciuoli, libero da quegli impacci noiosi tipo la Costituzione o tipo il fatto che in questo paese dovrebbe esistere una differenza tra potere legislativo e potere esecutivo.

Ovviamente non si parla di ridurre il numero dei parlamentari, continueremo ad averne 600 alla Camera, il tutto fatto da un Parlamento illegittimo, dichiarato come tale dalla Corte costituzionale, che non ha il mandato di nessuno per toccare la Costituzione, per toccare questo tipo di leggi. Un Parlamento in cui alla Presidenza del Consiglio siede una persona non indicata dagli elettori che avevano indicato un'altra persona, che a sua volta è stata sostituita da un'altra ancora, che poi, per le ambizioni personali di Renzi, quello del tweet: "Enrico, stai sereno"... beh, è stato mandato via Enrico e ha preso il posto un'altra persona, che faceva, peraltro, tutt'altro mestiere e che è il segretario del partito che ha preso poco più dei voti del secondo classificato.

Il tutto è assolutamente illegittimo anche per il semplice fatto che la maggioranza che si presenta a cambiare oggi la Costituzione non è stata votata da nessuno, è una maggioranza che si è inventata a tavolino come si faceva ai tempi del pentapartito con Craxi nelle staffette con De Mita, e si trovano in Parlamento a cambiare la Costituzione a nome di tutti, senza averlo chiaramente detto durante le elezioni, nessuno ha dato un mandato a queste persone di cambiare la Costituzione, ma sperando che con il bisogno delle riforme che c'è da vent'anni, e forse non è il momento e non è questo il Parlamento sicuramente che può farle, Parlamento delegittimato anche dalla Corte costituzionale. E noi dobbiamo esaminare degli atti fatti da queste persone.

Il progetto politico più grande di noi, del presidente Errani e del voto di quest'Aula qualcuno lo dice da qualche anno: è evidente che qui si sta portando avanti - forse bisognerebbe andare a leggerlo prima di partecipare a questi consessi - il programma politico della P2 di Gelli. Era tutto scritto allora e oggi ci stiamo arrivando, oggi manca un piccolo sforzo e ce la state per fare.

Allora è evidente che io voterò contro tutto quello che passa a riguardo, a tutte queste risoluzioni; non prendo nemmeno in esame una riforma costituzionale che non è peraltro tale perché dovrebbe essere costituzionale e invece la faremo con dei progetti di legge, non mi sento nemmeno di prenderla in considerazione.

Voglio parafrasare l'esempio della Concordia che faceva Paruolo che richiamava il capitano Schettino. Il problema non è Schettino ma è il fatto che questo paese, questa Italia si è incagliata su uno scoglio e questo scoglio è questa classe politica che a questo scoglio è attaccata come una cozza, quindi non è Schettino che deve tornare su, ma credo che siano queste "cozze" che devono scendere dallo scoglio.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Defranceschi.

Ha chiesto di parlare il consigliere Montanari. Ne ha facoltà.

 

MONTANARI: Grazie presidente. Presidente, colleghi, solo una valutazione sintetica. Non sono un costituzionalista e altri hanno fatto considerazioni puntuali. Io voglio rischiare la banalità. Sento che a volte si ignora volutamente la realtà e forse anche la storia. Per quanto riguarda la realtà, è molto semplice, la descrivo con parole che si possono esprimere in una piazza, al mercato, in un bar, ma anche in un'Aula come questa: così come sono Camera e Senato, non funziona niente e sono trent'anni che si discute. È sufficiente uno starnuto di dissenso che un provvedimento viaggia da una Camera all'altra senza avere nessuna possibilità di essere approvato. Qual è il costo di una situazione per lungo tempo determinata con questa precisa caratteristica? Io penso che su questo punto si dica troppo poco sia qui che nel dibattito nazionale. Non c'è solo un costo economico, burocratico, di sistema, io penso che ci sia anche un costo democratico, un insieme di costi, e per valutarli meglio bisognerebbe ricordare - non viene mai fatto, salvo poi sentire ricostruzioni storiche fantasiose - che quando è stata scritta la Costituzione e si sono istituiti la Camera e il Senato, semplicemente si stava uscendo da una guerra e da una dittatura per cui è stata costruita la doppia lettura come sistema di garanzia democratica. Perché cambiare? Perché non siamo più a rischio di una dittatura ma sono decine e decine di anni che siamo messi così e perché questa doppia lettura da garanzia democratica è diventata freno su tutto, è diventata una messa in discussione della democrazia perché la democrazia muore di inedia se mai può decidere, se mai può verificare. Questo è l'enorme problema che abbiamo davanti, enorme.

Le proposte che sono state avanzate dalla nostra presidente questa mattina e riprese in molti interventi, dal presidente Errani, sono proposte che hanno un indirizzo positivo. Io dico che servono due cose molto semplici, modeste. La prima è avere una Camera che viene eletta direttamente e l'altra no. E l'altra no e non solo per un problema di costi, che è giusto mettere in evidenza, che si riducono, della politica. È giusto metterlo in evidenza, ma anche perché ha un ruolo e funzioni diverse che possono benissimo dialogare virtuosamente, per i territori che rappresentano, per un assetto di carattere federale, con la Camera che viene eletta. Le proposte presentate oggi all’Aula vanno in questa direzione e interloquiscono con la bozza che è stata presentata dal Governo. Il secondo aspetto è che una Camera decida, una, con quel rapporto virtuoso, senza doppie letture. Certo, con le maggioranze qualificate su temi quando questo viene chiesto dal Senato in forma di dissenso. Ma allora un ruolo e una funzione c'è.

Io sono molto stupito dalle parole del consigliere Defranceschi (5 Stelle). Come posso dire? Si vogliono tenere ciò che rappresenta probabilmente il problema più grande che abbiamo, solo per dire diversamente, per contrastare una cosa che si sta facendo per la prima volta dopo tanti anni, effettivamente; direi, moderni frequentatori di Internet e vecchi politicanti che usano le vecchie pratiche, così come precedentemente si sono dimenticati dello streaming quando hanno dovuto fare qualche discussione chiudendosi in una qualche catacomba. Il nuovo è un'altra cosa, l'innovazione è procedere su questa strada che ha come obiettivo quello di ritenere l'unico attacco alla democrazia quello di farla morire di inedia.

Il mio appello, alla fine di questo intervento, è che le nostre proposte siano sostenute, ma al tempo stesso sia sostenuta la possibilità che si decida in tempi rapidi questa riforma con le caratteristiche che ho sottolineato. Non è, diciamo così, una venatura populistica, è una venatura democratica che sconfigge il populismo che adesso abbiamo visto imbracciare il dissenso quando una delle riforme più radicali di cui ha bisogno il nostro paese oramai è vicina all’attuazione.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Montanari.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bonaccini. Ne ha facoltà.

 

BONACCINI: Grazie, presidente. Non voglio portare via troppi minuti, si sono già espressi altri del mio gruppo. Vorrei fare una riflessione politica sulla situazione e la necessità di riformare le istituzioni. Il primo punto è questo: se non ci rendiamo conto della congiuntura che tiene insieme l'incrocio tra crisi economica, sociale e finanziaria più pesante dal dopoguerra, è un problema che non riguarda solo l'Italia peraltro, penso che il voto francese abbia dimostrato la natura di un consenso che sta crescendo verso coloro che si oppongono all'idea di uno status quo nel quale via via assegnano responsabilità a questo o a quello dei problemi, che spesso, peraltro, troverebbero altra natura di colpevolizzazione, ma che per comodo assegnano all'idea per cui se si sta peggio oggi è colpa di qualcun altro, una volta è l'euro, una volta sono gli immigrati, un'altra volta sono le banche, un'altra volta è la burocrazia, spostando ovviamente il tiro comunque su chi ha governato in questi anni l'Europa, non distinguendo mai, peraltro, le responsabilità, anche all'interno di coloro che ritengono l'Europa il perimetro nel quale tenere insieme una politica, nella globalizzazione, che sia unitaria per questo continente. Dall'altra, oltre alla crisi economica e sociale così drammatica che ha fatto perdere milioni di posti di lavoro, c'è la delegittimazione, spesso, dei primi Parlamenti, del sistema politico, delle istituzioni.

È un pericolo evidente quello che stiamo correndo e credo che mai come oggi tutti si riempiano la bocca o si sono riempiti la bocca della necessità di riformare il paese e le sue istituzioni, poi, alla fine, pochi si cimentino con una riforma che possa davvero procedere o riforme che possano procedere.

Io penso che il governo Renzi stia facendo alcune scelte necessarie, perfino, oserei dire, in ritardo, non rispetto al Governo stesso, che da poche settimane è impegnato in questa sfida, ma rispetto alle esigenze che questo paese aveva. E mi verrebbe da dire che se è vero che il presto a volte non è fratello del bene, è pur vero che il bene mai raggiunto, perché sempre rinviato rispetto alle cose che c'erano da fare, ha portato un contributo abbastanza elevato alla delegittimazione e alla poca credibilità di un sistema politico che, soprattutto nell'ultimo decennio, spesso ha indicato nella necessità di riformare le istituzioni uno dei punti prioritari dei propri programmi, ma che mai è riuscito realisticamente a farlo.

Ora questo nasce, prima, dalla necessità di riformare una legge elettorale che abbiamo in tanti definito una vergogna, il "porcellum", ma che per otto anni è rimasta tale, poi, più precisamente, per quanto riguarda il funzionamento delle istituzioni stesse, dal tema complessivo di una riduzione dei livelli di governo che esistono in questo paese e dunque dal superamento delle Province per portare a tre i livelli di primo grado eletti in un tema di necessità di politiche di area vasta, dibattito peraltro che questa Regione meritoriamente aveva già iniziato a fare anche in questa Assemblea legislativa, ma che ha trovato cogenza con un provvedimento, che io peraltro condivido, che permetterà e ci dovrà permettere di fare in modo che l'esperienza dell'Emilia-Romagna, prima in Italia per numero di costituzioni di Unioni dei comuni per i quali, secondo me, dovrebbe essere prevista obbligatoria la messa in gestione associata dei propri servizi e gli incentivi alle fusioni. Sapete che tra poche settimane si voterà nel più grande comune italiano fuso dal referendum popolare, che è quello del Comune della Valsamoggia, di 30 mila abitanti. Credo che l'esperienza che da queste parti si è fatta - sostenuta, peraltro, non sempre solo dalla stessa maggioranza, ma anche da una trasversalità più larga, che è sempre positiva, secondo me, quando raggiunge risultati di riforma vera - possa essere affiancata a quel superamento delle Province che è cosa giusta, ma che sarebbe sbagliata se portasse, ad esempio, ad un neocentralismo regionale o a neocentralismi regionali, in un meccanismo che dovrà prevedere in futuro... io non penso che potranno rimanere 20 Regioni, ad esempio, e 8.000 Comuni, con il superamento delle 110 Province.

Detto questo, c'è un altro aspetto che si accompagna alla riforma di cui discutiamo, che è il tema del superamento del cosiddetto bicameralismo perfetto, che è da tantissimi anni che chi parla e i partiti nei quali sono stato hanno sempre posto nell'agenda politica di programma di riforme che serviva a questo paese. Peraltro quel sistema di bicameralismo perfetto che nel mondo probabilmente abbiamo solo noi, che è stato concepito in un'Italia che usciva da una dittatura, in un dopoguerra che aveva bisogno di far partecipare milioni di persone alla democrazia dopo decenni di regime, ma che credo dopo settant'anni e oltre trovi una ragione di superamento in una doppia direzione, come è stato detto bene dalla consigliera Pariani e da altri che mi hanno preceduto. Questa proposta viene fatta e viene sostenuta per due motivi: da un lato, certo, c'è anche l'esigenza, né demagogica, né populista, di una riduzione dei cosiddetti costi della politica, che noi peraltro qui abbiamo già iniziato a fare da un po' di tempo; è una riduzione di costi che si deve incrociare con un tema di riduzione dei cosiddetti sprechi, che non riguarda soltanto la funzione di una Assemblea legislativa o di una Camera e che porta anche agli occhi dei cittadini il fatto che la politica deve tirare la cinghia prima di tutto per sé per poter chiederlo di tirarla ad altri; dall'altra parte c'è il tema dell'efficientamento delle istituzioni. Io sono tra coloro che sono convinti che una sola Camera legislativa che evita il cosiddetto ping-pong istituzionale sia un segnale verso i cittadini che i tempi delle decisioni che la politica si prende, peraltro nella sua massima espressione istituzionale, cioè il Parlamento, si cominciano a ridurre o provano a ridursi per essere un po' più vicini ai tempi in cui i lavoratori, le famiglie, gli imprenditori devono prendere decisioni importanti per la loro vita, per il loro lavoro, per la loro famiglia.

Lo facciamo, dunque, in due direzioni e io penso che nel dire questo non ci sia contraddizione con il documento che ci è stato presentato, cioè il documento che i presidenti delle Regioni e i presidenti delle Assemblee legislative hanno posto al Governo come elemento di discussione. Alcuni di quei punti sono, secondo me, un elemento di discussione con il Governo che possono migliorare questo progetto di riforma, dicendo però a chiare lettere qui dentro che noi siamo tra coloro che vogliono che la riforma proceda spedita. La credibilità del sistema politico italiano e delle sue istituzioni si accompagneranno, oltre che nel fare bene, anche nella rapidità con cui saremo in grado di dire al paese che dopo anni di parole cominceremo a passare ai fatti. Credo che questa sia la risposta migliore a chi pensa come noi che la politica, i partiti, le istituzioni siano alla base della tenuta democratica di un paese.

Ho sentito alcune parole pronunciate qui da Defranceschi che mi sorprendono un po' nel ritrovare quel Movimento 5 Stelle, che diceva che facevamo tutti schifo ed eravamo tutti uguali e che diceva che serviva una necessaria riforma delle istituzioni e del sistema politico, aver votato contro il superamento delle Province e ritrovarsi oggi ad essere contrario all'abolizione del Senato, di quel Senato che c'è, mentre noi, e concludo, siamo convinti che un Senato delle Autonomie, cioè un luogo nel quale i rappresentanti delle istituzioni territoriali, cioè delle Regioni e dei Comuni, come ha detto molto bene il presidente Errani oggi, possa rappresentare quel bilanciamento nella discussione, nella rappresentanza istituzionale che da anni chiedevamo e che troverebbe in questa riforma una ragione per essere valorizzato ed avere un ruolo primario.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Bonaccini.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Villani. Ne ha facoltà.

 

VILLANI: Grazie, presidente. Intervengo dopo che i miei colleghi del gruppo hanno certamente in modo molto puntale evidenziato alcune criticità rispetto al percorso che il Governo ha intrapreso, consapevole del fatto che su questa questione vi è una lunga storia, una lunga storia parlamentare e non solo, che vede oggi coloro che diversi anni fa, quando un Governo di centrodestra decise che a questo paese non serviva più un bicameralismo perfetto e assolutamente rigoroso, il ping-pong al quale ha appena accennato il collega Bonaccini, non era più in sintonia con la necessità di una legislazione che doveva essere assolutamente repentina rispetto ad un'evoluzione della società che richiedeva tempi certi e, per un posizionamento ideologico, i partiti che appartenevano alla coalizione che sono la maggioranza di questa Assemblea, cioè i partiti del centrosinistra - allora c'erano ancora i DS, se non sbaglio, o il PDS; in questa storia lunga faccio anche fatica a riprendere quel filo - gridarono al fatto che c'era in questo paese una svolta assolutamente autoritaria perché il bicameralismo consentiva un equilibrio di poteri, per cui le leggi che dovevano essere emanate erano leggi che passavano al vaglio di due assemblee che sostanzialmente rilevavano i punti critici, con passaggi che erano abnormi rispetto alla necessità di avere una posizione rapida e comune che consentisse di legiferare, ma tant'è. Oggi mi rendo conto che questo sistema si è capovolto; sarà il renzismo nuovo, la necessità di questa velocità, che io mi auguro non ci porti a sbattere contro un muro, ci porti ad ottenere qualcosa di concreto rispetto al paese, ma la velocità senza obiettivi molto spesso è un qualcosa che, ad esempio, può portare un pilota di Formula 1 a sbattere contro una pila di pneumatici messi a protezione. Comunque è qualcosa che è entrato nel sentire comune della sinistra, del centrosinistra.

Io ho sentito con molto interesse l'intervento del collega Naldi perché ha posto alcune questioni che a mio modo di vedere possono essere anche condivisibili, ma condivisibili se c'è una capacità intellettuale di dire: oggi siamo al traino di un Governo che fa, decide, disfa, dà i tempi, percorre delle autostrade con un obiettivo indefinito. Ci spogliamo di una maglietta ideologica, apprezzo, posso dire che apprezzo, però, cari signori, abbiamo perso dodici, tredici anni su questo percorso perché avevate la maglietta dell'ideologia che oggi vi togliete, e va bene, ne prendiamo atto, però, siccome noi siamo un po' maoisti da questo punto di vista, l'importante è che il gatto prenda il topo, lo arraffi e se lo mangi, quindi, se vogliamo raggiungere alcuni obiettivi per il paese, siamo tutti d'accordo. Il problema qual è? Il problema è che non si faccia un'ulteriore confusione. Se il buongiorno si vede dal mattino, l'operazione dell'abolizione delle Province, che pure noi abbiamo assolutamente condiviso in termini molto antecedenti rispetto alla posizione del vostro segretario del PD e attuale Presidente del Consiglio e che voi avete osteggiato, spero che non si riveli un pastrocchio e ho il timore che oggi siamo nelle stesse condizioni, perché, vedete, dire al paese: abbiamo abolito le Province, avremo dei risparmi incredibili, quando questo non è vero, non è assolutamente vero... Non è vero perché poi avete messo in quella legge tutta una serie di questioni che vanno dall'ampliamento dei consigli comunali laddove erano stati ristretti alla possibilità di mettere qualche assessore in più. È pur vero che 3.000 poltrone tra assessori, consiglieri eccetera eccetera vengono tolte, ma ne mettiamo 26.800 in più e queste 26.800 in più, se io guardo il mio collega Garbi, se penso ai Comuni del nostro Appennino, se penso al Comune di Corniglio, di Palanzano, di Tizzano, di Albareto, di Tornolo, è pur vero che questi consigli, alla fine, dal punto di vista economico, hanno un carico in più di 230-300 euro per ogni consigliere per il gettone di presenza, ma se fate moltiplicato per 26.800, voi vedrete che questa è una riforma che toglie una zeppa intermedia rispetto al governo del territorio e siamo perfettamente d'accordo, ma non è a costo zero, è una riforma che alla fine costerà di più di quello che abbiamo tolto. Allora non vorrei che qui...

 

(interruzioni del consigliere Bonaccini)

 

Bonaccini, io ti ho ascoltato e tu taci! Bonaccini, tu taci! Presidente, per cortesia mi faccia finire il mio intervento.

 

PRESIDENTE (Costi): Per cortesia!

 

VILLANI: So che sei investito di una grande autorità di un partito dove c'è questo Presidente del Consiglio che ormai dice: sei unto dal Signore, però in quest'Aula ci sono delle regole. Mi fai parlare e poi, se avrai la possibilità, intervieni; sei già intervenuto, interverrai in dichiarazione di voto.

Presidente, sul documento che ci è stato presentato il presidente Errani ha detto delle cose che sono assolutamente condivisibili, ma sono cose che noi abbiamo detto molti anni fa quando in quest'Aula ci accapigliavamo sulla riforma del sistema scolastico. Qualcuno dei presenti... c'è Monari, c'è Aimi... molti, non tantissimi a dire la verità, ma molti erano presenti. Vi ricordo che abbiamo fatto ostruzionismo perché l'allora assessore Bastico doveva arrivare e dire: noi abbiamo fatto questa legge che contrasta la legge dello Stato che avete fatto voi che siete di destra, biechi, che volete smontare un sistema pubblico di istruzione. Quella riforma l'avete fatta voi con quattro voti di maggioranza in Parlamento, con un colpo di mano che ha stravolto il Titolo V della Costituzione, che ha innestato la legislazione concorrente. Bene, oggi prendo atto che finalmente siete arrivati ad una conclusione diversa, mi fa piacere. Però, attenzione, non vorrei che il giubilo perché siete arrivati sostanzialmente a capire che quello era il percorso, con un po' di ritardo devo dire, non ci faccia produrre un ulteriore pasticcio, o meglio, un pastrocchio, o meglio, un pastrocchio! Quando sento il Presidente Errani che parla della necessità di un confronto bicamerale sulla legislazione che istituisca ope legis le funzioni, io dico: quello mi sembra un percorso assolutamente razionale; ma prendiamo la sanità: noi non vogliamo che la sanità venga gestita a livello centrale. Perché? Perché ci sono dei sistemi sanitari regionali che funzionano, altri che non funzionano, alcuni - a dire il vero, solo uno - che producono un avanzo, altri che producono disavanzi, altri che producono voragini. Allora quando sento dire a livello centrale: ma noi dobbiamo da questo punto di vista eccetera, non vorrei che si volesse annacquare tutto questo in un sistema dove i peggiori alla fine hanno quanto devono avere i migliori, e senza timore di essere tacciato per uno che appoggia le scelte della maggioranza, dico che il nostro sistema sanitario ha bisogno di molte correzioni, ma comunque è un sistema sanitario che regge. Allora il problema vero è che in questo paese noi non abbiamo avuto la capacità, nonostante fosse questa dettata da una legge dello Stato, di addivenire in tempi certi alla creazione omogenea su tutto il territorio nazionale dei LEA, questo è il nocciolo. Allora quando sento Errani che fa il distinguo sulla sanità, ho qualche problematicità ad accogliere quello che dice.

Così come vi sono altre questioni. Errani parla di Bundesrat. Il Bundesrat è una cosa completamente diversa rispetto a quello che ho potuto vedere - che ringrazio la Presidente di avermi trasmesso - sul disegno di legge licenziato dal Governo, è una cosa totalmente diversa. Il Bundesrat ha un'elezione particolare che non è certamente quella che ci viene prospettata dove noi mettiamo dei sindaci che non hanno nessuna possibilità o capacità legislativa, dove mettiamo 21 rappresentanti che vengono nominati da un Presidente della Repubblica, quindi siamo in pieno conflitto d'interesse, perché lasciamo stare Napolitano che si dimetterà appena finito il lavoro che deve fare, ma il prossimo Presidente ne nomina 21 e poi questi partecipano all'elezione del Presidente. Quindi è tutto un pastrocchio, questo è un pastrocchio. E lo capisco: oggi c'è il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio che più che aver fatto il sindaco di Reggio - con i risultati che vediamo in alcuni settori - e il Presidente dell'ANCI insieme a Guerrini e insieme all'altro Presidente del Consiglio che più che aver fatto i sindaci non hanno fatto, vogliono coinvolgere i sindaci in questo percorso, ma è un obbrobrio, è un obbrobrio, è assolutamente certo che è un obbrobrio.

Mi ha fatto piacere quando Errani ha citato il Bundesrat, ma avesse studiato quello che è il Bundesrat. È una Camera che decide su alcune questioni che riguardano le competenze Stato e Regioni, ma anche competenze finanziarie perché il Bundesrat agisce su questioni molto importanti che oggi sono escluse e che in questo disegno di legge non sono neanche menzionate, perché vi ricordo che in Germania vi sono le banche dei Länder, quindi è una questione molto diversa rispetto a quel pastrocchio che abbiamo visto.

Noi diciamo, e con, credo, molto raziocinio, che il documento sul quale oggi abbiamo discusso è un documento condivisibile, apre un dibattito, diciamo alcune cose, ma ci sono alcuni punti fermi che sono assolutamente irrinunciabili rispetto alla funzionalità. E quando si parla delle leggi bicamerali, forse dovrei dare ragione al mio collega Leoni che dice: allora facciamo l'Assemblea costituente, il che vuol dire che ci andiamo a mettere nella palude nella quale Renzi non vuole andare ma sarà obbligato ad andare. E in più ci sono altre questioni che oggi ci fanno dire che questo è un progetto di legge che ha una connotazione molto precisa perché in questo paese il fatto che ci sia la necessità di percorrere una strada più veloce sulla legislazione è assolutamente assodato, lo abbiamo detto anni fa, ma non ci è stato riconosciuto questo concetto che doveva essere una legge dello Stato; quando l'abbiamo fatto, è stato fatto un referendum e Prodi, il centrosinistra, i DS, i PDS, quello che c'era, hanno fatto di tutto perché non si avverasse. Oggi ci riconduciamo a questo profilo.

Quindi, sostanzialmente, apriamo questo dibattito, vedremo se avremo la capacità di percorrerlo o se è un percorso già dettato da qualcuno che ha detto che vuole correre, ma non vorrei che questa corsa dei 200 - non ci metto i 100 metri - diventasse una maratona. Io credo, alla fine, di sì. Per cui, su quel documento ovviamente ho una pregiudiziale che non è ideologica, ma è assolutamente di metodo.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Villani.

Chiudo il dibattito generale perché non ho più nessun iscritto a parlare e chiedo di procedere immediatamente alla dichiarazione di voto congiunta sulle tre risoluzioni che sono state proposte: la 5376 del consigliere Mauro Malaguti, la 5379 del consigliere Favia, la 5380 dei consiglieri Bazzoni, Villani, Lombardi, Bartolini, Aimi, Filippi, Vecchi Alberto, Leoni e Pollastri.

Nomino scrutatori la consigliera Marani, il consigliere Carini e il consigliere Pollastri.

Rispetto ai tempi, ricordo che ci sono cinque minuti. Interromperò chi procede oltre i cinque minuti.

Ha chiesto di intervenire la consigliera Pariani. Ne ha facoltà.

 

PARIANI: Grazie, presidente. Sarò telegrafica, presidente. Io credo che il dibattito oggi abbia dimostrato che attorno al documento presentato dai presidenti delle Regioni e delle conferenze ci sia una sostanziale convergenza delle posizioni espresse, certo, con differenziazioni, ma che quello rappresenti il punto di unità. È questa la ragione per cui non riteniamo di votare alcun altro documento perché riteniamo necessario dare priorità a questa unitarietà nel rapporto con la discussione verso il Governo e il Parlamento.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliera Pariani.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Mandini. Ne ha facoltà.

 

MANDINI: Grazie, presidente. Anche noi siamo sulle stesse posizioni che ha espresso la consigliera Pariani; c'è stata, al di là delle sfumature, una convergenza di sostanza sul documento congiunto. Rispetto alle risoluzioni ci asteniamo in quanto prese di per sé alcune possono avere anche un significato, ma nel contesto della partenza della discussione credo che sia prematuro affrontare le tematiche di queste risoluzioni, perciò esprimeremo voto di astensione su tutte le risoluzioni, non nel merito, ma come metodo di discussione. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Mandini.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Grillini. Ne ha facoltà.

 

GRILLINI: Grazie, presidente. Anch'io penso che mi asterrò perché, in realtà, dopo la discussione di oggi, noi dovremmo vedere che cosa effettivamente si discuterà in Senato, quale sarà la proposta effettiva. Probabilmente quello che noi abbiamo potuto vedere sarà il testo base e può anche darsi che ci siano cambiamenti sostanziali, quindi è anche probabile che magari saremo chiamati ad un supplemento di discussione, perché se questi cambiamenti sostanziali ci saranno anche sul Titolo V, oggi abbiamo fatto una discussione appassionata, ma io credo che sarà necessario tornare a discutere e magari in quella sede esprimere anche una posizione unitaria, se ci riusciremo, se sarà necessario, di tutto il centrosinistra. Per cui onestamente in questo momento francamente preferisco, come diceva il collega Mandini che mi ha preceduto, preferisco astenermi perché vorrei capire bene qual è il testo finale su cui si discuterà; in questo momento abbiamo un testo, ma è probabile che nei prossimi giorni avremo un testo diverso e non so se sarà un testo assai diverso da questo ma sicuramente, visto che in Parlamento oltretutto ci sono posizioni molto differenziate anche all’interno dei partiti della maggioranza, è probabile che vi sia un qualche compromesso o una qualche mediazione, soprattutto se a quanto pare il premier insiste per un voto prima delle elezioni europee, quindi in tempi piuttosto ravvicinati, e preferisco discutere sul testo definitivo.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Grillini.

Per chiarezza, acquisiamo il dibattito che c’è stato oggi in Aula, quindi i verbali di oggi li trasmetterò alla Conferenza dei Presidenti delle Giunte e alla Conferenza dei Presidenti delle Assemblee.

Le tre risoluzioni abbinate sono quella del consigliere Favia, che riguarda il tema delle Fiere, quella dei consiglieri Bazzoni, Villani, Lombardi e altri che propongono di eliminare le attribuzioni differenziate in capo alle Regioni a Statuto speciale, e l’altra del consigliere Malaguti che propone una risoluzione che ha contenuti diversi rispetto al documento che abbiamo proposto noi.

Ha chiesto di parlare il consigliere Naldi. Ne ha facoltà.

 

NALDI: Grazie, presidente. Anche io ritengo che in questa discussione su questa materia così difficile dove alcuni colleghi, anche autorevoli costituzionalisti, vedono anche rischi pesanti per il tessuto democratico e le istituzioni democratiche del nostro Paese, lo spazio politico più efficace e più incisivo sia quello che viene agito dal documento congiunto del Presidente delle Assemblee legislative delle Regioni e dal Presidente della Conferenza delle Regioni, quindi credo che convenga attestarsi su questo documento e quindi mi asterrò invece su altri documenti che possono essere anche interessanti ma che in questo contesto non permettono di attestarsi sul punto centrale di tenuta.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Naldi.

Ha chiesto di parlare il consigliere Favia. Ne ha facoltà.

 

FAVIA: Grazie, presidente. Abbiamo la Fiera di Bologna che sta andando verso il fallimento, Presidente, per via di questa concorrenza assurda tra sistemi regionali...

 

(brusio in Aula)

 

PRESIDENTE (Costi): Per piacere vi chiedo di non parlare a voce alta e di non disturbare chi sta parlando. Consigliere Villani, le chiedo per piacere, anche perché dobbiamo proseguire con i lavori, abbiamo anche dei cittadini in sala, di mantenere un atteggiamento consono all’Aula.

Consigliere Favia, proceda.

 

FAVIA: È chiaro che adesso votiamo sulle risoluzioni e il fatto che si ricambi il Titolo V e si approfitti di questo momento per far sì che la regia del sistema fieristico sia nazionale e non regionale, con Regioni che si fanno la concorrenza tra di loro, credo che sia un tema importante e se non votiamo la risoluzione è sicuramente un’occasione persa. Tornando sul tema invece, neanche io sono innamorato di questa riforma, però trovo risibile che si citi il Senato come una Camera di sicurezza. Il bicameralismo perfetto va assolutamente superato e chi ha definito questa classe politica una casta dovrebbe secondo me inseguire chi vuole abolire metà di questa casta; delle due, forse la critica che si poteva fare a Renzi era quella di abolire del tutto il sistema, ma il problema è che l’Italia è un paese di chiacchieroni e si trovano sempre delle scuse quando non si vogliono fare le cose. Io capisco che i senatori siano in difficoltà, perché prendere lo stipendio con la diaria, con cui si va al ristorante, si pagano babysitter, colf, vestiti, ecc. piace, persone che improvvisamente sono alla ribalta delle cronache nazionali con i giornalisti che le intervistano è bello, c’è chi è andato al Senato vincendo la lotteria, io capisco che si inventano tutte le scuse possibili, sia i vecchi sia i nuovi, per non lasciare il Senato ma la verità è che oggi, visto che non servono al sistema, perché una Camera con seicento deputati basta e avanza, devono andare a casa. I senatori devono farsi una ragione del fatto che devono andare a casa, sia i vecchi sia i nuovi.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Favia.

Ha chiesto di parlare il consigliere Pollastri. Ne ha facoltà.

 

POLLASTRI: Grazie, presidente. Sull’oggetto 5380 voterò naturalmente positivamente ma intanto colgo l’occasione per riassumerne, Presidente, i contenuti. Questa risoluzione di Forza Italia sostanzialmente invita la Giunta regionale ad assumere idonee iniziative che sollecitino l’attività parlamentare e governativa a superare l’attuale sperequazione tra Regioni ed eliminare ogni qualsivoglia tipo di poteri e di attribuzioni differenziate dalle Regioni a Statuto speciale, non più giustificabili in questo presente momento storico, sociale, economico e finanziario. Quindi la nostra è una risoluzione assolutamente votabile, invito i colleghi degli altri gruppi a valutarla attentamente perché questa questione è oggetto di dibattito ormai da troppi anni e ritengo che una presa di posizione sotto il profilo politico dell’Assemblea legislativa che segni questa possibilità di superare queste differenziazioni che ci sono tra Regioni come la nostra e Regioni a Statuto speciale sia molto importante. Abbiamo colto l’occasione di questo dibattito, Presidente, per fare una forte iniziativa del gruppo di Forza Italia, una forte iniziativa politica che possa trovare l’accoglimento da parte degli altri Consiglieri regionali e quindi la proponiamo con molta chiarezza ma con molta incisività. Poi vi è la risoluzione del collega Malaguti, che è assolutamente degna di attenzione...

 

(brusio in Aula)

 

PRESIDENTE (Costi): Chiedo nuovamente all’Aula di fare silenzio e di lasciare che il consigliere Pollastri termini la dichiarazione di voto.

 

POLLASTRI: La risoluzione del collega Malaguti la valutiamo favorevolmente, apprezziamo lo sforzo anche del collega Favia che ha presentato questo documento, il gruppo si rende conto della tematica posta dal collega ma il gruppo di Forza Italia questa risoluzione non potrà votarla. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Pollastri.

Se nessun altro consigliere chiede di parlare metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione, oggetto 5376, per impegnare la Giunta a esprimere e sostenere nelle sedi opportune il superamento del bicameralismo perfetto e il riordino complessivo dell'assetto regionale, a firma del consigliere Malaguti.

 

(È respinta a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Costi): La risoluzione è respinta.

Se nessun consigliere chiede di parlare metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione, oggetto 5379, per impegnare la Giunta ad esprimere e sostenere nell'ambito della proposta di riforma del Titolo V, il superamento dell'attuale competenza in tema di Fiere, oggi riservata alle Regioni, a firma del consigliere Favia.

 

(È respinta a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Costi): La risoluzione è respinta.

Se nessun consigliere chiede di parlare metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione, oggetto 5380, per invitare la Giunta ad assumere iniziative per superare la sperequazione attuale tra le Regioni ed eliminare le attribuzioni differenziate in capo alle Regioni a Statuto Speciale, a firma dei consiglieri Bazzoni, Villani, Lombardi, Bartolini, Aimi, Filippi, Vecchi Alberto, Leoni, Pollastri.

 

(È respinta a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Costi): La risoluzione è respinta.

 

Iscrizione di nuovo argomento all’ordine del giorno

 

PRESIDENTE (Costi): Ricordo che sulla richiesta di iscrizione all’ordine del giorno è possibile svolgere un intervento a favore e uno contro.

Se nessun consigliere chiede di parlare metto in votazione, per alzata di mano, la richiesta dell’iscrizione all’ordine del giorno dell’oggetto 5251.

 

(È accolta a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Costi): La richiesta è accolta.

 

OGGETTO 5251

Delibera: «Programma 2014-2016 per l'integrazione sociale dei cittadini stranieri (articolo 3, comma 2, L.R. n. 5/2004).» (Proposta della Giunta regionale in data 3 marzo 2014, n. 261) (156)

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Costi): È aperta la discussione generale.

Ha chiesto di parlare il consigliere Mumolo. Ne ha facoltà.

 

MUMOLO: Grazie, presidente. Il programma 2014-2016 per l’integrazione sociale dei cittadini stranieri di cui discutiamo è stato realizzato dopo un percorso partecipato che ha previsto focus group, convegni e numerosi incontri pubblici, è uno strumento trasversale che pone al centro delle programmazioni di settore un tema molto importante, tanto più in una regione come la nostra già interculturale a tutti gli effetti, dove risiedono stabilmente circa mezzo milione di persone di origine straniera, pari a circa un decimo della popolazione. Tra gli stranieri sono circa 350 mila i cittadini occupati regolarmente, sono persone che pagano le tasse, che contribuiscono a mandare avanti la nostra economia, che con il proprio lavoro contribuiscono a sostenere in maniera determinante il nostro sistema pensionistico e questi numeri, già oggi di tutto rilievo e che fanno dell’Emilia-Romagna la terza regione italiana per numero di stranieri residenti, sono destinati a salire e l’impatto della popolazione straniera in un settore chiave come quello del lavoro sarà sempre maggiore in futuro.

La previsione infatti è che da qui al 2020 circa il 60 per cento dei residenti stranieri avrà meno di 40 anni, con l’incidenza prevista nella fascia di età 0 - 39 intorno al 28 per cento totale delle persone che vivono in Emilia-Romagna.

Il piano presenta molti aspetti positivi: innanzitutto riconosce che per un buon livello di inclusione sociale delle persone migranti serve una pluralità di interventi che riguardano settori diversi (la scuola, la formazione, il lavoro, il sociale, la salute, la casa), che sono però tra loro strettamente connessi. Il piano sottolinea la necessità di rimuovere ostacoli di ordine linguistico, culturale e organizzativo nella presa in carico e nella definizione di percorsi di inclusione socio-lavorativa e appare ancora più urgente se riferita a un’ampia gamma di persone in condizione di vulnerabilità sociale, per esempio, i richiedenti titolari di protezione internazionale umanitaria, i minori stranieri non accompagnati, le persone vittime di tratta, le persone ex detenute, le persone vittime di violenza e/o vittime di matrimoni forzati. Le politiche regionali devono poi promuovere la molteplicità delle forme di cittadinanza attiva, di relazione sociale e di partecipazione che possano permettere di aumentare i livelli di coesione sociale e prevenire eventuali conflitti.

Questo è un percorso su cui si lavora già da tempo e che si intende rafforzare. Sotto questo profilo il piano ribadisce l’importanza di un approccio dal basso nel quale gli enti locali esercitano funzione di governo per la programmazione e realizzazione degli interventi, attivando il coinvolgimento di una vasta gamma di attori istituzionali e non (enti periferici dello Stato, i soggetti del terzo settore, la scuola, le imprese), puntando comunque sempre sul protagonismo attivo degli stessi migranti.

Il piano individua dunque alcune azioni prioritarie dedicate in primo luogo alle donne e ai giovani di origine straniera, la promozione e il coordinamento in ambito locale delle iniziative per l’apprendimento e l’alfabetizzazione alla lingua italiana, la mediazione e la formazione culturale, l’informazione e la conoscenza diffusa dei diritti e dei doveri connessi alla condizione di cittadino straniero. Specifica attenzione è poi rivolta al settore sportivo ove occorre rafforzare la funzione sociale del gioco nel rispetto delle regole nel contrasto a ogni forma di violenza, anche verbale, e a quello dei media dove è sempre più urgente la promozione di iniziative all’insegna dell’intercultura.

Uno degli aspetti positivi del piano che mi preme sottolineare è l’importanza che viene riconosciuta a tutte le associazioni che si occupano di immigrazione in maniera più o meno specifica o che sono esse stesse promosse da cittadini stranieri. L’associazionismo promosso dai cittadini stranieri rappresenta una risorsa importante per le istituzioni e la comunità di un territorio, in quanto spesso promotore di progettualità concrete e positive e di occasione di scambio e dialogo interculturale. Il coinvolgimento dell’associazione dei migranti verrà incentivato e sostenuto attraverso i tavoli, tavolo di coordinamento per le aree di intervento prioritarie della Regione. Il piano si propone inoltre di favorire le azioni di networking operativo tra la rete istituzionale degli sportelli stranieri e la rete degli sportelli del privato sociale e del mondo del lavoro, si propone di attivare e rafforzare reti di coordinamento a livello territoriale tra istituzioni statali, enti locali e associazioni del terzo settore ai fini di qualificare l’offerta dei pubblici servizi rivolti ai cittadini di paesi terzi.

Tutto questo è previsto nel piano, tutto questo si può fare e ci sono ovviamente anche dei problemi che difficilmente però purtroppo riusciremo a risolvere noi. Ci sono dei problemi perché l’integrazione sociale è resa difficile anche da normative nazionali, che sono normative che dovremmo cambiare ovviamente a livello nazionale e che non possiamo cambiare noi. Ho ascoltato attentamente la discussione in Commissione rispetto a questo piano, si è parlato impropriamente di stranieri che si trovano irregolarmente nel nostro territorio ma il piano non si occupa di queste persone. Noi abbiamo delle regole, nessuno di noi ha mai pensato di aprire le frontiere a chiunque - non ce la faremmo neanche materialmente a sostenere un flusso enorme di persone immigrate da altre paesi - ma noi stiamo dentro le regole, le regole che sono quelle che ci siamo dati a Schengen, tutti gli Stati europei devono avere una normativa che regoli l’ingresso delle persone extracomunitarie, però noi ci troviamo anche in situazioni difficili in quanto abbiamo delle normative che purtroppo anziché ridurre la clandestinità l’hanno aumentata.

Col collega Bernardini discuteremo di una sua risoluzione, che ho apprezzato molto e rispetto la quale voterò a favore, che riguarda le clausole valutative. Se fosse stata inserita una clausola valutativa all’interno della legge denominata "Bossi-Fini" forse qualcosa l’avremmo cambiata nel frattempo perché quella legge che nasceva con un intento preciso, cioè ridurre il fenomeno della clandestinità in Italia, purtroppo per una serie di circostanze non ha prodotto quell’effetto e anzi ha aggravato il fenomeno della clandestinità in Italia perché legare così strettamente il permesso di soggiorno al rapporto di lavoro significa rendere di fatto clandestine persone semplicemente perché hanno perso il posto di lavoro. Noi sappiamo che quella legge stabilisce che se entro sei mesi non si trova un altro posto di lavoro, nel momento in cui si richiede il rinnovo del permesso di soggiorno, quel permesso viene negato, e persone che magari sono in Italia da tanti anni, che si sono stabilite qui e che hanno famiglia e figli qui difficilmente vanno via e dobbiamo pensare a quelle persone. Basterebbe una semplice modifica di quella norma ed ecco perché parlo di clausola valutativa, perché se ci fosse stata una clausola valutativa avremmo fatto una valutazione successiva semplicemente perché i tempi sono cambiati e avremmo previsto una modalità per risolvere questa situazione, che oggi è difficile (ci sono tante persone in questa condizione).

Bisogna distinguere - ha detto bene l’Assessore in Commissione - tra arrivi non programmati e arrivi programmati e richiedenti asilo. Non è che noi con questo piano ci possiamo occupare di tutte le persone che arrivano ogni giorno da varie parti del mondo e attraverso vari varchi in Italia, perché quelli sono gli arrivi non programmati, e insieme a queste persone però ci sono persone di cui dobbiamo occuparci, ma dobbiamo occuparcene perché c’è una normativa che ce lo impone. L’Accordo di Dublino stabilisce che quando una persona arriva da un altro Paese e richiede l’asilo se ne deve occupare necessariamente il primo Stato in cui questa persona arriva, quindi se arrivano in Italia e richiedono l’asilo se ne deve occupare necessariamente l’Italia, e se poi dall’Italia vanno in un altro Stato, ma il primo Stato in cui sono arrivati è l’Italia, se ne deve occupare l’Italia, ma questo ovviamente vale per la Grecia e per tutti quanti gli Stati dell’Unione europea, quindi di queste persone il piano necessariamente se ne deve occupare, perché se ne deve occupare il nostro Stato sulla base di questi accordi europei.

Noi ci dobbiamo occupare di chi viene qui legalmente e dobbiamo favorire percorsi di riqualificazione di migranti presenti nel nostro territorio e privi di occupazione, anche perché c’è quel famoso rischio che paventavo prima, cioè che se una persona perde il posto di lavoro, non può più dimostrare un reddito lecito e non ha la possibilità di rinnovare il permesso di soggiorno rischia la clandestinità perché ovviamente sono persone che in seguito all’espulsione non andranno via dall’Italia ma rimarranno in Italia a fare i nuovi schiavi.

L’ultima cosa che volevo dire è che questo piano parla di diritti e responsabilità. Come diceva giustamente l’Assessore - vorrei chiudere con questo - responsabilità è qualcosa di più dei doveri. I doveri ce li abbiamo ovviamente tutti quanti noi e tutte le persone che vivono in questo Stato, però la responsabilità implica azioni non dovute in favore della collettività e questo è quello che si cerca di sviluppare con questo piano. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Mumolo.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bernardini. Ne ha facoltà.

 

BERNARDINI: Grazie, presidente. Ringrazio anche il collega Mumolo per l’apertura sulla risoluzione che impone alcune clausole valutative, ma richiamerei il consigliere Mumolo su quello che è il vero contenuto anche di questo documento, perché mi sta benissimo ricordare i più che comunque il fenomeno migratorio ha portato al nostro Paese, ma quello che dimenticate sempre sono i meno, sono i costi che il Paese sta affrontando, partendo dagli enti locali fino per arrivare al Governo per fronteggiare quello che è il fenomeno migratorio che sta interessando il nostro Paese.

Sui numeri in negativo si tace sempre e non si calcola mai qual è il vero costo dell’immigrazione e l’incidenza del fenomeno migratorio su quelli che sono i fondi che hanno gli enti locali, che mettono a disposizione le Regioni e lo Stato. Mi sta bene il richiamo al PIL, però quel conciso che accompagna il documento che parla dell’apporto sulla ricchezza regionale in termini di PIL derivante dal lavoro posto in essere dalla componente straniera, dice anche una cosa molto importante, che lei purtroppo, collega Mumolo ha tralasciato, e la leggo, perché così rimane chiaro, visto che non è uno studio fatto da un partito ma è uno studio che viene relazionato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali sul mercato del lavoro dei cittadini stranieri: "La costante contrazione della domanda di lavoro e il contestuale significativo aumento delle persone in cerca di occupazione sembrano determinare una condizione in cui l’offerta di lavoro garantita dai lavoratori stranieri già presenti in Italia appare più che sufficiente".

Di fronte a questo quadro, il contenuto di questo documento che contiene delle enunciazioni sicuramente degne di condivisioni, fa richiamo a dei valori rispetto ai quali non si può non essere d’accordo nel richiamare certi principi ispirati alla democrazia, all’uguaglianza, al rispetto delle persone in quanto individui in quanto tali, indipendentemente da distinzioni di sesso, razza e religione, come dice anche la nostra Costituzione, c’è un problema di contestualizzare questo documento all’interno di quella che è una situazione economica italiana che tutti noi purtroppo ben conosciamo, e alcuni numeri mi piacerebbe ricordarli e cito quello dell’Emilia-Romagna. Stamattina mi sono assentato per circa mezz’ora per fare visita a un ospedale che dista poche centinaia di metri da qua e vi posso assicurare che l’incidenza delle prestazioni sanitarie su quella che è la popolazione straniera è notevole, con tutti quanti con le esenzioni ticket (bastava vedere le prenotazioni che avevano in mano, di colore bianco e non di colore rosso) e la Regione Emilia-Romagna ogni anno spende 20 milioni di euro per pagare esenzioni ticket a cittadini extracomunitari, un dato che non viene mai ricordato. In una vecchia Commissione con l’Assessore presente abbiamo analizzato quelle che erano le voci di spesa inerenti a capitoli immigrati per accorgerci che l’incidenza non è solo nella voce immigrati ma è anche in tutte le altre politiche sociali che accompagnano la voce scuola, minori, anziani, famiglia, e andando a vedere l’incidenza della voce immigrati su quelle voci in cui la parola immigrati non compare, abbiamo delle incidenze che superano talvolta anche il 50 per cento in quello che è il volume di spesa, somme che vanno aggiunte alle voci specificatamente previste per quello che è il capitolo immigrazione.

Nel 2012-2013 abbiamo avuto 168 domande di asilo e solo 1.400 hanno avuto il riconoscimento dopo gli adempimenti e le verifiche previste ex lege di status di rifugiati, quindi meno del 10 per cento, e questo indica che spesso lo strumento della richiesta di asilo politico viene abusata e non è una garanzia rispetto a una situazione di sofferenza, quindi il 90 per cento di questi è stato dichiarato clandestino.

Per quanto riguarda l’operazione Mare Nostrum, siamo l’unico paese al mondo che paga per importare immigrazione invece che controllare le proprie frontiere, e abbiamo speso 190 milioni di euro, soldi presi dal taglio al fondo delle vittime della mafia (60 milioni di euro). Abbiamo l’incidenza di quelle che sono le conseguenze di questa immigrazione, perché lei giustamente, consigliere Mumolo, citava un passaggio della legge "Bossi-Fini" che legava l’ingresso legittimo sul territorio nazionale alla presenza comunque di un contratto di lavoro e di una casa, e penso che chiedere a chi viene nel nostro paese di entrare se abbiamo la possibilità di garantirgli una casa e un lavoro sia il primo comandamento che ogni legislazione nazionale dovrebbe porre in essere per far sì che non si tratti di un’invasione o di uno schiavismo del terzo millennio, come io amo definirlo, ma sia veramente un’immigrazione controllata che garantisca un percorso di inserimento sociale per chi arriva nel nostro paese e non a essere abbandonato sotto i ponti, per le strade o arruolato dalla malavita organizzata, come oggi avviene, perché non siamo in grado di dare a chi viene nel nostro paese né un lavoro né una casa né gli aiuti sociali, che non riusciamo a garantire neanche ai nostri cittadini italiani.

Questo è il vero problema, che oggi noi stiamo affrontando il problema dell’immigrazione su un presupposto che non c’è più, che è quello della sostenibilità economica di questo percorso. Oggi l’immigrazione non è più economicamente sostenibile con questi numeri, ed è una realtà. Bisogna vedere al Comune di Bologna come funziona e cosa succede agli sportelli sociali, andiamo a vedere il grado di esasperazione e disperazione che assistiamo nei numerosi colloqui che si tengono con gli assistenti sociali e il problema delle assegnazioni delle case popolari.

Tornando a quello che è un principio cardine della legge "Bossi-Fini", disatteso, perché era troppo giusto e troppo onesto dire di venire se si ha la possibilità di avere un lavoro e una casa, vediamo i risultati: oltre il 50 per cento dei detenuti sono stranieri. Se il 50 per cento dei detenuti sono stranieri, con delle incidenze molto forti su alcune tipologie di reati, come il furto (75,7 per cento), rapine (85,6 per cento), ricettazione (85,2 per cento), maltrattamenti in famiglia (88,2 per cento), violenze sessuali (85,1 per cento), omicidi colposi (91,7 per cento), atti sessuali con minorenni (91,5 per cento), significa che c’è un problema di coesione sociale e di tenuta anche di quello che è un percorso vero di integrazione. Qui non stiamo integrando ma stiamo riempiendo le galere, perché non riusciamo a garantire a chi viene nel nostro Paese un circuito vero di inserimento sociale e non riusciamo a garantire quello che è il primo vivere, ossia un lavoro. Basta vedere oggi l’incidenza negativa che abbiamo anche in termini di disoccupazione tra gli stranieri che sono arrivati qua che magari avevano un lavoro e che oggi non hanno più, hanno superato le 500 mila unità, più di mezzo milione di stranieri oggi sono senza lavoro, a cui bisogna garantire, perché è previsto ex lege, tutti gli ammortizzatori sociali del caso, ma anche quelli hanno un costo, e abbiamo il problema dei CIE. Capisco che i CIE hanno funzionato male, che sono meccanismi da rivedere e da ristudiare, ma li avete inseriti voi e li avete creati voi i CTP, poi noi abbiamo cambiato il nome e abbiamo sicuramente prolungato quelli che erano i tempi di permanenza.

Questi contenitori che sono in tutto il mondo, proprio perché devono consentire l’identificazione e prevedere le pratiche burocratiche per espellere quello che in tantissimi paesi è previsto come reato di immigrazione clandestina e che voi avete tolto, perché l’incidenza del reato di clandestinità su quello che è il corpo delle sentenze penali, e lei, collega Mumolo, che è anche avvocato, lo sa benissimo, non è un’incidenza che in un qualche modo può far gridare allo scandalo, tant’è vero che gli stessi giudici di pace di Bologna hanno evidenziato come il reato di immigrazione clandestina veniva contestato come cosa accessoria rispetto ad altre tipologie di reato più grave ed era la contestazione per consentire una più facile espulsione del soggetto. I numeri che ha citato il Ministro Kyenge erano del tribunale quando la competenza è del giudice di pace, per dire quanto ne ha capito lei della legge "Bossi-Fini" e del reato di immigrazione clandestina.

Oggi il tasso di disoccupazione straniera in Italia è del 18 per cento e abbiamo un aumento di incidenza percentuale di due punti all’anno. Il problema di questo documento non è nelle belle parole che avete usato e in quei concetti anche dirompenti di democrazia, ma il problema è che questo documento contestualizzato alla situazione economica italiana di oggi e a quella che è la vera realtà del fenomeno migratorio nel nostro Paese non sta in piedi, è irrealizzabile, se sarà realizzato sarà realizzato solo ad uso e consumo di pochi e non produrrà sicuramente niente di tutto quello che voi vi ponete come fine ultimo. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Bernardini.

Ha chiesto di parlare il consigliere Pollastri. Ne ha facoltà.

 

POLLASTRI: Grazie, presidente. Questa proposta all’Assemblea legislativa che abbiamo esaminato pone certamente, Assessore, delle riflessioni e delle considerazioni, avendola analizzata parte per parte e avendo il nostro gruppo fatto una valutazione sul provvedimento. Questo programma è il terzo, se non ricordo male, dall’approvazione della legge regionale n. 5/2004 ed evidenzia con chiarezza una situazione che ormai è quella dei nostri giorni, un’immigrazione di dimensioni importanti (si parlava del 18 - 20 per cento circa) che è caratterizzata da un dato, ossia molti giovani, e quindi è un’immigrazione giunta alla seconda generazione nata e cresciuta nel nostro Paese. La crisi in corso ci dà un ulteriore dato da non trascurare: molti immigrati stanno rientrando a casa perché non hanno né prospettive né lavoro. Ciò significa due cose, cioè che l’immigrazione non è proprio una questione continua e irreversibile e che certamente accade più spesso che quelli che rimangono qui sono già coloro i quali hanno dei figli qui nati e cresciuti.

Questa premessa serve per diversificare l’approccio a questo problema, cioè tra chi è qui temporaneamente e necessita di servizi essenziali e chi qui rimane a lungo, cui sono dedicate queste politiche di integrazione, perché crescendo in Italia nel tempo si diventa italiani. Rispetto al passato, devo dire che questo programma, Assessore, è un po’ più disincantato, avrà analizzato i precedenti piani e questo è meno ideologico, anche se non tutti i colleghi magari saranno d’accordo. Devo dire che prende atto di alcune cose che il centrodestra però, Assessore, sostiene e sosteneva da sempre, che non erano captate proprio per quella ideologizzazione di cui riferivo prima ma che comunque avevano una provenienza concreta.

La sanità evidentemente deve essere un intervento costante di controllo e monitoraggio sulla salute degli immigrati come persone, soprattutto quando arrivano, e soprattutto sui bambini per diffondere con una certa costanza il tema della prevenzione delle malattie. Nel sociale è giusto implementare i processi di informazione, di diffusione della cittadinanza di sostegno e di mediazione culturale però, Assessore, spesso i Comuni vengono lasciati soli, spesso c’è un grido d’allarme dei Comuni che vengono lasciati soli a fronteggiare questi difficili aspetti, signor Presidente, e quindi la Regione deve, se vuol fare una seria politica per l’immigrazione, avere anche le risorse economiche e umane da mettere a disposizione degli enti locali perché penso che tantissimi di noi che siedono oggi su questi banchi hanno in precedenza avuto (chi Sindaco, chi Consigliere comunale e chi Assessore) a che fare con queste tematiche.

Allora non sbandieriamo solo la bandiera e la grancassa della solidarietà ma che la Regione metta i quattrini a disposizione degli enti locali per far fronte a queste esigenze dell’immigrazione. Si parla di rimpatrio, e la definizione delle linee guida nazionali consente questa importante opportunità ma anche qui ci vuole una capillare campagna di informazione presso gli immigrati perché ne siano a conoscenza e presso gli enti locali per indirizzare e gestire queste richieste. A Piacenza vi sono stati casi recenti, Assessore, casi che fanno propendere anche per un’incentivazione di questa possibilità.

Non sto a citare il tema della problematica dei reati e delle carceri perché so che lei è molto attenta sotto questo profilo e sa benissimo - in passato le rivolsi delle interrogazioni sul punto - le problematiche sociali che sono sottese al fenomeno. Parliamo invece della lingua: è positivo lo sforzo che si sta facendo per diffondere la lingua italiana, e anche questo, che da sempre è stato un caposaldo nei nostri programmi del centrodestra, è un fattore di integrazione, di opportunità lavorativa, di uguaglianza nell’accesso dei servizi e direi - mi rivolgo alle donne - un fattore positivo per l’emancipazione delle donne straniere, ma non voglio entrare in una discussione che mi porterebbe a parlare ben oltre i tempi che il Regolamento mi consente, quindi segnalo soltanto il punto ma vorrei anche da lei una risposta sotto il profilo politico del tema della lingua e rispetto all’emancipazione del mondo femminile delle donne straniere. È necessario diffondere questi corsi ma senza soldi non si cantan messe, ci vogliono risorse adeguate, bisogna predisporre corsi a sostegno dei minori che arrivano in Italia, che vengono inseriti nelle scuole anche con questa fatica di interagire con la difficoltà della lingua, ci vogliono dei corsi pomeridiani di affiancamento che la scuola ora non ha.  Poi vi è il tema della diffusione della lingua di origine. Se i genitori vogliono trasmetterla ai figli - è un’opportunità per qualsiasi figlio conoscere una lingua in più - non deve essere solo compito delle istituzioni italiane, come ai tempi è stato per i nostri migranti italiani, cioè lo Stato di origine sostenga politiche di mantenimento della cultura d’origine, com’è stato fatto dall’Italia con i nostri emigrati tramite anche istituti di cultura in loco.

Di pari passo con la conoscenza della lingua deve andare anche quella dell’educazione civica, con corsi ad hoc o integrati con quelli della lingua. Vi sono poi sulla cultura altri interventi che si limitano all’intrattenimento, allo spettacolo e allo sport. Non bisogna dimenticare però una cosa fondamentale, ossia che per integrare chi viene qui o evitare che sia sradicato chi è nato da genitori stranieri è necessario favorire e diffondere, finanziandoli, progetti volti a far conoscere la nostra cultura, la nostra storia, le nostre tradizioni locali nei nostri Comuni e nelle nostre amministrazioni.

Tutti questi interventi, e concludo, Presidente, quelli previsti da questo programma che abbiamo esaminato, hanno naturalmente un costo ed è necessario andare a vedere voce per voce quanto costa ogni azione, soprattutto monitorarne gli esiti e non solo a fine programma con una relazione triennale ma giusta è l’introduzione della clausola valutativa che ci dica quale impatto ha questo programma. Certamente, Assessore, non possiamo darle una cambiale in bianco e non voteremo a favore.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Pollastri.

Ha chiesto di parlare il consigliere Alberto Vecchi. Ne ha facoltà.

 

VECCHI Alberto: Grazie, presidente. Cerco di essere rapido e sintetico anche perché ho già parlato in Commissione e il mio parere lo conosce già. Noi siamo - il collega Pollastri mi ha appena preceduto - contrari a questa proposta che da un lato trova certamente l’adesione per quanto concerne un ragionamento sull’alfabetizzazione, sull’integrazione culturale, su un approccio importante nei confronti del mondo femminile extracomunitario, sui giovani di seconda generazione, quindi su questi argomenti non c’è contrarietà, perché è chiaro che è un problema che dobbiamo porci tutti quanti e dobbiamo cercare di trovare e risolvere al meglio.

La contrarietà, Assessore, è, come ho già avuto modo di dirle, sulle parole chiave e sui principi che sono alla base di questa proposta che oggi viene in Aula. Non è posta al centro l’Italia, non è posta al centro la nostra cultura, non è posta al centro la nostra storia, e lei ha dichiarato in Commissione che noi dobbiamo cambiare e adeguarci alle persone che vengono qua da noi. È chiaro che questa filosofia è la sua e non è la mia. La mia filosofia è che io cerco di capire tutti e comprenderli, però quando vado in Marocco cerco di capire cosa fanno in Marocco, quando vado in Thailandia cerco di capire cosa fanno in Thailandia e se vengono in Italia devono imparare cosa facciamo noi, perché la nostra cultura è alla base, non è il contrario e non è che vengono qua e io devo capire quello che fanno loro. Purtroppo è su questi pensieri e su questa filosofia che la pensiamo in maniera radicalmente diversa.

Altro concetto per me e per il nostro partito importantissimo è che noi non vogliamo che sia modificato, cosa che invece è stata detta - non fa parte di questo pacchetto che nei ragionamenti fatti in Commissione è emerso - quelle proposte di cittadinanza che vengono fatte, che erano prive di valore, che sono state fatte sia qua approvate in Regione sia nei vari Comuni della nostra regione, lo ius sanguinis rispetto allo ius soli e anche questo vede assolutamente la nostra contrarietà.

Concludo questo mio breve intervento dicendo che credo che l’Italia ha degli esempi concreti davanti di grandi paesi di altissima democrazia, paesi presi ad esempio nel mondo (Canada e Australia) dove si alternano governi laburisti e conservatori, quindi sia che vinca la destra sia che vinca la sinistra hanno lo stesso approccio mentale che è quello di un’immigrazione controllata e di un’immigrazione gestita dove si cerca di far sì che le persone che entrano nel paese abbiano poi una giusta e adeguata accoglienza per poter essere produttivi e comunque una grande spinta del paese in cui loro vanno ad abitare. Qua da noi invece rischiamo, con il concetto del welfare indiscriminato a tutti, che diventiamo l’attrazione per la massa di migliaia e migliaia di africani che pensano di arrivare in Italia perché comunque ormai la voce che si è sparsa è che da noi il welfare è per tutti. Per questo noi siamo contrari. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Alberto Vecchi.

Ha chiesto di parlare il consigliere Mandini. Ne ha facoltà.

 

MANDINI: Grazie, presidente. Velocemente per dire che condividiamo l’impostazione data dal programma e faccio mie un po’ delle osservazioni del consigliere Pollastri, Assessore, cioè ci sembra che questa volta ci sia un taglio meno ideologico e più pragmatico alla tematica. Faccio solo due osservazioni per dire che condividiamo uno dei principi che è alla base di questo documento, che ci pare sia quello di traslare il rapporto tra chi ospita e chi arriva da un cambio di doveri a un concetto di corresponsabilità in quello che è il convivere quotidiano. Io però auspico che il concetto di responsabilità sia reciproco tra chi ospita e chi viene ospitato; i fatti recenti di Piacenza purtroppo non sono andati in questo senso perché un gruppo di immigrati, credo seguiti in modo decoroso e adeguato dall’amministrazione comunale, ha compiuto un gesto che è inqualificabile, e lo sarebbe se fosse stato compiuto da cittadini italiani, però mi pare che questa responsabilità ha un senso che possa anche quietare alcuni animi e alcune situazioni di esasperazione se si capisse in termini culturali che ci sono i diritti ma anche i doveri. Anche i doveri devono essere patrimonio di tutti e questo credo che sia uno sforzo che dobbiamo fare se vogliamo ragionare in termini di scambio e interculturalità. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Mandini.

Ha chiesto di parlare la consigliera Donini. Ne ha facoltà.

 

DONINI: Grazie, presidente. In dichiarazione di voto perché ci sarebbe molto da dire, avendo ascoltato gli interventi, ma voglio stare al punto: noi stiamo attuando l’articolo 3 di una legge regionale, la stiamo attuando e siamo a discutere un provvedimento che ha avuto un percorso molto interessante partecipato, fatto da focus, dal coinvolgimento dei soggetti interessati, dagli enti locali e dal mondo associativo, la legge 5/2004 è una legge che recentemente abbiamo valutato sulla base della scadenza della clausola valutativa e grazie all’attività dell’osservatorio abbiamo acquisito molti dettagli sulla situazione quantitativa e qualitativa dei cittadini migranti presenti sul territorio regionale, si è stabilito di mantenere l’impianto di questa legge senza produrre modifiche dal momento che ben altre sono le modifiche necessarie alla legislazione nazionale in vigore, alcune cose sono state dette, invito di procedere rapidamente all’approvazione di questo piano proprio come da un lato atto dovuto attuativo di una legge il cui valore ritengo vada ribadito e riconfermato e in più perché c’è la necessità di attivare urgentemente tutta quella serie di progettività che migliora dando anche delle risposte ad alcune delle considerazioni che in ordine sparso sono state fatte anche da chi sostiene posizioni molto diverse dalla mia dando una risposta più piena e consapevole a quel potenziale che deve continuare a rappresentare per me e per tutti noi un’occasione di civiltà e di crescita democratica complessiva della nostra comunità.

Non aggiungo altro, anche se - lo dico anche da Presidente della Quarta Commissione, che segue questo tipo di politiche - c’è tutto lo spazio, anche in Commissione, per approfondire alcuni dati che qui sono stati dati e sono stati detti, dal mio punto di vista, non con una chiara oggettivazione e non all’interno di un contesto più generale entro il quale il fenomeno va indagato, per cui se se ne vuole parlare ben venga promuovere discussioni pubbliche, spero non l’enfatizzazione dei sensi comuni ormai dominanti ma la possibilità di acquisire qualche sapere certo su questo tema.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliera Donini.

Ha chiesto di parlare il consigliere Leoni. Ne ha facoltà.

 

LEONI: Grazie, presidente. Questo programma triennale l’abbiamo esaminato con grande attenzione, peraltro non è il primo, ed è figlio di una sciagurata legge regionale, che io ebbi modo di contrastare proprio in quest’Aula, la "Borghi-Masella", una legge nata per contrastare la legge "Bossi-Fini", e già su questo si potrebbero riaprire tante discussioni, e si comprende come questa legge che norma questo documento sia una legge datata, anche perché noi riteniamo che l’immigrazione richieda che tutte le strutture e tutte le articolazioni dello Stato nei vari livelli remino dalla stessa parte e non tentare con una legge regionale di vanificare gli effetti di una legge nazionale, e in più perché sono cambiati i presupposti che portarono quella legge a essere approvata oltre dieci anni fa in quest’Aula.

Noi sappiamo - lo dice anche il documento - che sono 547 mila gli stranieri in Emilia-Romagna e tra l’altro proprio il documento ci testimonia che - cito testualmente - l’offerta di lavoro garantita ai lavoratori stranieri appare più che sufficiente; quindi lo stesso documento ci dice che non servono più ulteriori lavoratori stranieri perché evidentemente - i motivi sono ben chiari - c’è una forte crisi e non c’è più la capacità del nostro sistema economico e produttivo di assorbire una manodopera straniera visto che c’è una disoccupazione straniera e una disoccupazione nostrana. Ma nel documento c’è di più: nel documento si dice - cito testualmente - che serve un cambio di paradigma e che occorre definitivamente abbandonare una lettura del fenomeno migratorio come una questione di nicchia marginale a cui rispondere con interventi specifici. Se le parole hanno un senso, vuol dire da un lato cambiare questa legge, che prevedeva proprio interventi specifici e di nicchia, e smetterla con interventi specifici.

Il documento, come spesso capita in varie articolazioni di questa Regione, cede a pulsioni ideologiche, e a questo proposito la penso diversamente dal collega Pollastri, soprattutto quando critica le politiche di contrasto e di allontanamento dei clandestini messe in campo dalle norme statali. Evidentemente quindi i vecchi vizi non muoiono mai, senza considerare l’ormai battage propagandistico, con tanto di auspici, per far modificare la legge sulla cittadinanza, cadendo peraltro in una grave e grande contraddizione. Nel documento infatti si accenna alla necessità di far sentire i cittadini di questa regione tutti al pari degli italiani; non sapevo quindi che ben mezzo milione di persone nella civilissima Emilia-Romagna non fossero considerate esattamente identiche agli altri e che anzi fossero in una condizione di inferiorità, ed evidentemente tutte le politiche assai costose messe in campo dalla Regione e dagli enti locali non hanno raggiunto gli scopi prefissati.

Adesso vengo all’analisi di merito del testo: avevo letto che bisognava smettere con interventi mirati ai soli stranieri. Partendo dalla scuola, vedo che si prevedono azioni mirate in temi di orientamento per gli stranieri, e dovrebbero azioni che chiaramente dovrebbero essere rivolte per tutte le persone che risiedono nella nostra comunità regionale. Nel campo del lavoro leggo che la Regione dovrà prioritariamente investire sulla riqualificazione e riconversione degli stranieri disoccupati e anche in questo caso dovrebbe essere un’azione prioritaria della Regione nei confronti di tutti i lavoratori, poco importa che siano italiani o stranieri. Sulle imprese di stranieri leggiamo di un non meglio specificato sostegno all’avvio, consolidamento e sviluppo di impresa in più di un monitoraggio costante sulle imprese degli stranieri, ma anche in questo caso penso che dovrebbe valere per tutte le imprese della nostra regione. Sugli interventi per i servizi per i minori e per le famiglie si vuole produrre un non meglio specificato materiale multimediale su tematiche interculturali, molto vago ma evidentemente molto specifico, a differenza di quanto si enuncia. C’è peraltro invece una parte, sulla quale invito a fare molto attenzione, per quanto riguarda la salute in cui si sottolinea che c’è una grande necessità di interventi specifici, e su questo non si può essere non d’accordo, perché si dice che alcune delle nazionalità non considerano importanti gli interventi di prevenzione, quindi da questo punto di vista invito gli organismi deputati a fare in modo che vi siano questi interventi. Sulle politiche abitative si dice che agli stranieri devono essere assicurati gli accessi all’edilizia residenziale pubblica, cosa giusta ma che è già scritto in tutte le altre leggi della nostra regione, però c’è un punto in più, ossia che si definiscono altre misure volte a favorire l’accesso alle abitazioni; ma di quale altre misure di favore stiamo parlando? Sulla promozione delle forme di cittadinanza attiva siamo alla riproposizione di una serie di fallimenti che abbiamo visto in questi anni, come Consiglieri aggiunti, consulte e forum vari che non hanno funzionato. Sulla comunicazione, si vuole migliorare la rappresentazione delle persone immigrate del processo migratorio sui media, siamo quindi al tentativo pagato con i soldi degli emiliano-romagnoli di indottrinamento degli organi di informazione nel tentativo di falsificare la realtà. Ci piacerebbe avere le notizie per quello che sono e non per quello che dovrebbero essere. Di conseguenza abbiamo anche gli spettacoli teatrali finanziati dalla Regione purché si parli di immigrazione. Riassumendo, non ci devono essere interventi specifici, e ne abbiamo enumerati in una grande quantità, e poi mi sbaglio o abbiamo assistito in questi anni alla retorica della cultura che non deve essere orientata e invece qui paghiamo spettacoli teatrali purché parlino di un determinato tema? Alla faccia della cultura libera.

Mi sembra quindi che vi siano tanti argomenti per essere assolutamente contrari a questa proposta che ci è stata presentata oggi, quindi la Regione Emilia-Romagna, al di là di quello che scrive nei propri atti, in pratica continua a promuovere politiche di favore nei confronti dei cittadini stranieri, politiche esse stesse - così si dice - che non devono essere più fatte perché è cambiato il paradigma dell’immigrazione. Lo scrivete voi ma evidentemente la mano destra non sa quello che fa la mano sinistra. È arrivata l’ora - lo dicevo in Commissione quando ne abbiamo discusso - di abrogare la legge regionale "Borghi-Masella" perché questa comunità non può più permettersi azioni di paternalismo politico, che sono datate e che sono figlie e frutto di una stagione politica che è passata e che non c’è più. La politica peraltro dei figli e dei figliastri ha fatto abbondantemente il proprio tempo per il semplice motivo che non ce lo possiamo più permettere.

Forse dieci anni fa ci si poteva anche permettere di fare un po’ di consulte, di fare un po’ di cinema, di regalare un po’ di cittadinanze onorarie, di buttare qualche soldo per sostenere le proprie posizioni ideologiche ma oggi non ci si può davvero più permettere tutto questo, servono nuovi interventi, come voi scrivete all’inizio di questo documento, e soprattutto bisogna evitare di ripetere interventi a favore solo di determinate categorie che non sono più una minoranza, visto che stiamo parlando di oltre mezzo milione di persone, che devono avere gli stessi diritti che hanno gli altri e gli stessi doveri, ma non avere qualche diritto in più.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Leoni.

Chiudo il dibattito generale. Ha chiesto di parlare l’assessore Marzocchi. Ne ha facoltà.

 

MARZOCCHI, assessore: Grazie, presidente. Vi ruberò pochi minuti perché so che è stata una giornata lunga e intensa ma devo dire pochissime cose secondo me molto necessarie. Prima di tutto intervengo per ringraziare tutti i colleghi, anche quelli che non sono intervenuti, il consigliere Grillini e altri, perché hanno arricchito questo dibattito nelle tre Commissioni in cui abbiamo potuto invece avere più tempo e valutare insieme. Ringrazio anche i colleghi che non sono d’accordo su questo documento e che non condividono la linea politica, confidando che una volta approvato ci aiutino comunque a metterlo in pratica, perché poi diventa un documento amministrativo e abbiamo il dovere di applicarlo. Ringrazio i tanti che hanno lavorato nel mio Assessorato e negli Assessorati della Regione, sul territorio e le molte persone di origine straniera, i nostri migranti, che lavorano perché quello che scriviamo venga veramente applicato con il loro protagonismo e la loro disponibilità. Dico due parole solo per rassicurarvi.

Non facciamo un documento perché apriamo le porte a chiunque. La situazione delle condizioni migratorie del nostro territorio è stabile, questo documento si rivolge alle persone e ai cittadini di origine straniera presenti sul nostro territorio e si propone con questi cittadini di fare politiche di integrazione. Non c’è niente di nuovo e lavoriamo con i cittadini e per i cittadini che, essendo cittadini, hanno diritto di stare sul nostro territorio. Non siamo favorevoli a nuovi flussi, sappiamo che non ce n’è bisogno, per cui non confondiamo gli arrivi non programmati sui territori di questi tempi con i contenuti di questo documento. È un uso strumentale che non dobbiamo fare per correttezza.

Stiamo parlando dei nostri cittadini presenti sui nostri territori, che in questo momento, come gli altri cittadini, non hanno lavoro e quindi è bene occuparsi di loro per favorire le condizioni di reinserimento come gli altri cittadini. Non parlate inoltre di costi per l’immigrazione e che ci vogliono più soldi, perché se ce li mettiamo ci criticate, se non ce li mettiamo ce li dobbiamo mettere, per cui - ve l’ho già detto quando ho presentato il riparto del fondo sociale - abbiamo messo il 24 per cento in più di fondo sociale da usare sui territori, lo sapete ed eravate in Commissione, e queste sono risorse che vanno per tutti i cittadini e vanno anche per i cittadini immigrati presenti su questo territorio.

L’altro dibattito lunghissimo che vi prego di non fare più, perché è strumentale, è che le persone immigrate sul nostro territorio sono un costo aggiuntivo. Non è vero, vi abbiamo fornito i dati mille volte e a somma totale dei costi di welfare il dato è in positivo rispetto ai nostri bilanci, perché sono persone giovani, non hanno assistenza, non utilizziamo per loro il fondo della non autosufficienza poiché sono giovani e attivi e stanno bene. Ci costano poco e ci guadagniamo di più. Se volete che vi riporti i dati, facciamo un’altra Commissione e ve li riporto, però basta. È strumentale un dibattito che non ci serve. Noi siamo qui non per fare del cinema, perché questo non è cinema.

 

LEONI: Teatro!

 

MARZOCCHI: Non è neanche teatro, ma siamo qui a fare il nostro mestiere per cui tutti siamo pagati e siamo qui a fare un documento in cui diciamo che lavoriamo per la giustizia e per l’equità e quando scriviamo che lavoriamo per la giustizia non sono belle parole ma diciamo che non favoriamo né i nativi né le persone di origine straniera, vogliamo che non ci siano percorsi facilitatori né per gli uni né per gli altri. Quando diciamo che vogliamo fare equità diciamo che vogliamo dare a ciascuno quello di cui ha bisogno, e non parti uguali per tutti. Queste sono parole vere e non favole.

L’ultimo discorso è che noi ci proponiamo non di fare imparare la nostra cultura ma di promuovere uno scambio paritetico tra le culture. Questo è fare integrazione e questo è quello che vogliamo fare. Non vendiamola diversa da quello che diciamo e da quel che facciamo. In ultimo dico di stare tranquilli perché abbiamo fatto un documento che si intitola "Per l’integrazione delle persone straniere presenti sul nostro territorio" al fine di costruire una comunità interculturale, comunità che vuol dire che è di tutti e che lavoriamo per star meglio tutti, mentre interculturale vuol dire che ci parliamo alla pari perché solo se ci parliamo alla pari possiamo generare delle condizioni di vita migliori per tutti. È scritto in questo documento che si occupa di immigrazione ed è la stessa filosofia che stiamo approntando pezzo per pezzo per sostenere l’innovazione del nostro sistema di welfare.

Questa è la nostra proposta, tutti abbiamo avuto la possibilità di dire la nostra e adesso ci apprestiamo a lavorare sui territori per fare in modo che questi diventino atti dovuti e che il nostro cammino proceda. Vi ricordo che abbiamo già fatto la clausola valutativa su questa legge, abbiamo fatto le Commissioni, tutti avete partecipato e il primo luglio abbiamo fornito i dati e le documentazioni, quindi è una legge assolutamente monitorata che l’anno scorso abbiamo deciso di mantenere e di non sostituire perché era ancora idonea. Se c’è da cambiare una legge, si deve cambiare quella del Governo centrale, e dopo anche noi adegueremo le nostre. Grazie a tutti e buon lavoro.

 

(Applausi dai banchi del pubblico)

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, assessore Marzocchi.

Chiedo al pubblico di mantenere un atteggiamento sobrio. Non si può applaudire e vi prego di mantenere l’atteggiamento che avete tenuto fino ad ora. Passiamo adesso alle dichiarazioni di voto rispetto all’atto amministrativo.

Ha chiesto di parlare il consigliere Cavalli. Ne ha facoltà.

 

CAVALLI: Grazie, presidente. Ringrazio l’Assessore che, visto che ci siamo confrontati anche in Commissione e col collega Leoni, sapeva la nostra posizione, anche se siamo di partiti differenti. Ho letto attentamente in questi giorni il documento e alcuni passaggi possiamo anche condividerli ma avrei incentivato di più il senso sul lavoro. Noi abbiamo il problema del lavoro, che non riguarda soltanto i cittadini italiani ma soprattutto, e c’è nel documento, i cittadini stranieri con stipendi da fame. Quindi il nostro documento, che lei ha proposto, non può essere votato perché quando lei vuole finanziare i teatri non va bene perché dobbiamo incentivare un lavoro per tutti, un’integrazione giusta, come abbiamo sempre detto, perché è giusto che i nostri figli e i loro figli stiano insieme, perché devono integrarsi e crescere con la nostra cultura, perché non è che noi dobbiamo imparare la loro ma loro devono imparare la nostra, quindi è questa la questione che differenzia noi e voi. Sono contento del dibattito, so benissimo che le divergenze rimangono sempre propositive, non siamo mai a uno scontro culturale ma di proposte differenti che lei ha sempre accettato e ci siamo sempre confrontati e anche se il nostro voto non è favorevole, perché sa benissimo la nostra posizione, questo documento speriamo che venga riproposto in modo completamente differente la prossima volta.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Cavalli.

Ha chiesto di parlare il consigliere Villani. Ne ha facoltà.

 

VILLANI: Grazie, presidente. Come ho avuto modo di dire in Commissione nel dibattito che abbiamo avuto alla presenza dell’Assessore, ci sono alcune questioni affrontate in questo dispositivo che in qualche modo ci vedono in sintonia, nel senso che per alcune azioni che lì in qualche modo sono descritte sulla possibilità che questa Regione intervenga in alcuni meccanismi sull’integrazione di chi c’è qua e lavora, e quindi magari ha la famiglia e affetti, siamo assolutamente concordi. Quello che non ci trova d’accordo è naturalmente, come ho avuto modo di dire, la premessa a tutto questo, perché la premessa è una premessa che ripercorre vecchie strade che sono le strade che oggi hanno creato in questo Paese numerosi problemi e sono strade che hanno abbandonato altri paesi europei.

A questo proposito cito le iniziative che ha preso il premier britannico Cameron con la nuova legge sull’immigrazione assai restrittiva, cito le iniziative che sono state prese ad esempio dal premier norvegese, cito le iniziative che sono state prese da un soggetto che non può essere definito un becero fascista razzista come Hollande in Francia e cito anche quello che si sta verificando in Spagna.

Credo che la premessa fatta su questo dispositivo sia una premessa che ripercorre una strada che noi oggi dobbiamo considerare desueta, non possiamo permetterci di essere il ventre molle d’Europa e quindi non possiamo permetterci di dare dei segnali, come ha fatto il Ministro Kyenge, deleteri di presenza in un Ministero che ha fatto solo un po’ di propaganda dicendo che in questo Paese possono entrare tutti in modo indiscriminato, cosa che verifichiamo nelle nostre città e nelle nostre periferie non è più possibile, perché chi viene in questo Paese deve avere la possibilità di un lavoro, di un’abitazione e di una vita normale, che oggi non succede.

Quando il vostro Presidente del Consiglio dice che è un obbrobrio quello che verifichiamo sui dati ISTAT rispetto alla disoccupazione in questo Paese vuol dire che ci sono ampie fasce di cittadini italiani che oggi non hanno il lavoro e non possiamo più permetterci un accesso indiscriminato in Italia di tutte le persone che dal Nord Africa purtroppo scappano per le condizioni in cui oggi si trovano. Quindi diamo un messaggio che non è quello giusto e noi dobbiamo fare delle politiche che vanno in favore di coloro i quali sono già qua integrati, non possiamo fare delle politiche indiscriminate e non ce lo possiamo più permettere. Ho visto, come ho avuto modo di dire, che gli immigrati concorrono con il 16 per cento nella produzione del PIL regionale, ma manca l’altro dato della bilancia, che è quello che dovrebbe essere in analisi considerato, ossia quali sono i costi sociali rispetto a coloro i quali in Italia sono una fascia di clandestinità e che comunque accedono ai servizi del welfare della nostra regione. Oggi questo è un dato inequivocabile e bene ha fatto il consigliere Leoni a dire che dobbiamo rivisitare la legge che abbiamo fatto in un altro contesto storico e soprattutto in un altro contesto economico, che va sotto il nome di "Borghi-Masella". Apriamo questo dibattito e siamo assolutamente disponibili a percorrere tutte quelle strade che ci consentono di dire che chi si è integrato e chi ha fatto un certo percorso ha gli stessi diritti esattamente dei cittadini di questa regione e dei cittadini italiani, ma tutto il resto no.

Quando l’Assessore nella prefazione a questo dispositivo dice che oggi lo Stato è soltanto vocato al respingimento, al fatto che ci siano delle clausole molto restrittive rispetto a chi viene e quindi non è consentito un certo tipo di predisposizione legislativa regionale, dice esattamente la questione che oggi il sentire comune di questo Paese vuole combattere. Nel dispositivo diciamo che per quanto riguarda il lavoro oggi è chiaro che il Paese non è più attrattivo, ma guardate, cari signori e caro Assessore, i dati che il Ministero dell’Interno del vostro Governo sta dando, cioè che in questi primi tre mesi sono entrati più del 60 per cento degli immigrati che sono entrati in tutto l’anno 2013, quindi siamo di fronte a un’invasione e occorre che prendiamo dei provvedimenti che diano un segnale. È ora di smetterla di dire, come ha detto la Presidente della Camera, Boldrini, che noi abbiamo delle leggi che non acconsentono l’accoglienza ma invece per il turismo, che dà un più 12 miliardi di avanzo nella bilancia noi diamo i 4 o i 5 stelle ai turisti, ma scherziamo?

Questo è un atteggiamento buonista fuori luogo che ormai la gente non recepisce più. Facciamo quindi delle politiche serie sull’integrazione ma basta in ogni dispositivo e in ogni legge che viene emanata questo buonismo che ha aperto le porte di questo Paese a chiunque sia in modo assolutamente indiscriminato.

Detto questo, su questo procedimento il nostro è un voto contrario convinto e chiediamo anche di rispondere a un’esigenza che viene dalla comunità emiliano-romagnola.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Villani.

Ha chiesto di parlare il consigliere Aimi. Ne ha facoltà.

 

AIMI: Grazie, presidente. Chiedo il voto con il sistema elettronico.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Aimi.

Se nessun consigliere chiede di intervenire si proceda alla votazione del partito di deliberazione, oggetto 5251, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Costi): Comunico l’esito della votazione:

 

Presenti

 

34

Assenti

 

16

Favorevoli

 

27

Contrari

 

6

Astenuti

 

1

 

PRESIDENTE (Costi): L’Assemblea approva.

Ringrazio tutti i cittadini che sono stati con noi nel pomeriggio, tutti i colleghi Consiglieri anche per la ricchezza del dibattito di oggi sul tema delle riforme, i collaboratori e anche il personale addetto alla regia, perché oggi ha funzionato tutto in modo perfetto. Grazie mille.

 

(Le comunicazioni prescritte dall’articolo 69 del Regolamento interno, inviate a tutti i consiglieri, sono riportate in allegato)

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 18,22

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50.

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Enrico AIMI, Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Stefano CAVALLI, Roberto CORRADI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Sandro MANDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Silvia NOÈ, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Giuseppe PARUOLO, Roberto PIVA, Andrea POLLASTRI, Matteo RIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Luciana SERRI, Alberto VECCHI, Luciano VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI, Damiano ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta il sottosegretario alla Presidenza Alfredo BERTELLI;

gli assessori: Patrizio BIANCHI, Donatella BORTOLAZZI, Carlo LUSENTI, Teresa MARZOCCHI, Maurizio MELUCCI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta la vicepresidente della Giunta Simonetta SALIERA, gli assessori Gian Carlo MUZZARELLI e Alfredo PERI e il consigliere Mauro MANFREDINI.

 

Votazione elettronica

 

OGGETTO 5251 "Delibera: «Programma 2014-2016 per l'integrazione sociale dei cittadini stranieri (articolo 3, comma 2, L.R. n. 5/2004).» (Proposta della Giunta regionale in data 3 marzo 2014, n. 261)."

 

Presenti: 34

 

Favorevoli: 27

Tiziano ALESSANDRINI, Marco BARBIERI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Palma COSTI, Monica DONINI, Valdimiro FIAMMENGHI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Sandro MANDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Gian Guido NALDI, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Giuseppe PARUOLO, Roberto PIVA, Roberto SCONCIAFORNI, Luciana SERRI, Luciano VECCHI, Damiano ZOFFOLI.

 

Contrari: 6

Enrico AIMI, Manes BERNARDINI, Stefano CAVALLI, Andrea LEONI, Andrea POLLASTRI, Luigi Giuseppe VILLANI.

 

Astenuti: 1

Andrea DEFRANCESCHI.

 

Assenti: 16

Liana BARBATI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Galeazzo BIGNAMI, Roberto CORRADI, Vasco ERRANI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Fabio FILIPPI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Mauro MANFREDINI, Antonio MUMOLO, Silvia NOÈ, Matteo RIVA, Alberto VECCHI.

 

Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno

 

Nel corso delle sedute sono pervenuti i sottonotati documenti:

 

Interpellanza

 

5368 - Interpellanza circa le procedure relative alla nomina del Direttore di una Unità Operativa Complessa istituita presso il Policlinico S. Orsola di Bologna. A firma del Consigliere: Bignami

 

Interrogazioni

 

5369 - Interrogazione a risposta scritta circa gli interventi, i finanziamenti e l'utilizzazione dell'ex caserma dei Vigili del Fuoco di Ferrara. A firma del Consigliere: Malaguti

5370 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per garantire un servizio di trasporto pubblico ferroviario di qualità, con particolare riferimento alle richieste avanzate da Federconsumatori. A firma del Consigliere: Leoni

5371 - Interrogazione a risposta scritta circa la tutela dei cittadini di Goro in relazione alla realizzazione di un impianto di cogenerazione di energia elettrica a biogas. A firma del Consigliere: Defranceschi

5372 - Interrogazione a risposta scritta circa il contributo concesso al Consorzio Navi del Delta di Comacchio. A firma del Consigliere: Defranceschi

5373 - Interrogazione a risposta scritta circa la riduzione delle tariffe per i cittadini e delle aziende delle zone ove sono collocati impianti di smaltimento. A firma della Consigliera: Meo

5375 - Interrogazione a risposta scritta, circa la situazione relativa all'accordo Regione-ABI in merito alla sospensione dei mutui riguardanti gli immobili resi inagibili dal sisma. A firma del Consigliere: Noè

5381 - Interrogazione a risposta scritta circa la tutela dei lavoratori della azienda "Sant'Andrea Novara SpA" ex Cognetex di Imola. A firma del Consigliere: Sconciaforni

5382 - Interrogazione a risposta scritta circa contratti di lavoro a tempo determinato relativi all'Azienda Ospedaliera Universitaria di Bologna. A firma del Consigliere: Bignami

5386 - Interrogazione a risposta scritta per conoscere l'evoluzione della situazione e quali strategie possono essere messe in atto per favorire la ripresa della produzione del ramo imolese dell'azienda Sant'Andrea. A firma del Consigliere: Pariani

5387 - Interrogazione a risposta scritta per sapere se la Giunta intende intervenire, di concerto con le autorità competenti, al fine di ripristinare la viabilità della strada comunale che collega Poggio alla Lastra all'albergo ristorante Ca' di Veroli nel Comune di Bagno di Romagna (FC). A firma del Consigliere: Bartolini

 

Risoluzioni

 

5376 - Risoluzione per impegnare la Giunta a esprimere e sostenere nelle sedi opportune il superamento del bicameralismo perfetto e il riordino complessivo dell'assetto regionale. A firma del Consigliere: Malaguti (02 04 14).

5378 - Risoluzione per impegnare la Giunta affinchè le risorse destinate alla cultura, con la scomparsa delle province, trovino utilizzo attraverso il protagonismo di altri Enti locali. A firma dei Consiglieri: Casadei, Donini, Pariani, Carini, Zoffoli, Pagani, Piva, Grillini, Montanari, Barbieri, Alessandrini, Marani, Mazzotti, Sconciaforni, Mori, Naldi, Serri, Mandini, Vecchi Luciano, Barbati, Mumolo, Paruolo (02 04 14)

5379 - Risoluzione per impegnare la Giunta ad esprimere e sostenere nell'ambito della proposta di riforma del Titolo V, il superamento dell'attuale competenza in tema di Fiere, oggi riservata alle Regioni. A firma del Consigliere: Favia (02 04 14)

5380 - Risoluzione per invitare la Giunta ad assumere iniziative per superare la sperequazione attuale tra le Regioni ed eliminare le attribuzioni differenziate in capo alle Regioni a Statuto Speciale. A firma dei Consiglieri: Bazzoni, Villani, Lombardi, Bartolini, Aimi, Filippi, Vecchi Alberto, Leoni, Pollastri (02 04 14)

5384 - Risoluzione per impegnare la Giunta a sostenere in sede nazionale la trasformazione del tirocinio formativo in contratto a termine dei lavoratori degli Uffici Giudiziari al fine di creare le condizioni per la stabilizzazione del rapporto di lavoro. A firma dei Consiglieri: Naldi, Sconciaforni, Pariani, Defranceschi, Barbati, Corradi, Riva, Lombardi, Noè (02 04 14)

5385 - Risoluzione per impegnare la Giunta a garantire la piena autonomia, in materia di gestione dei servizi socio-sanitari, dei CCM delle aziende ed a facilitarne l'accesso al mondo del terzo settore ed ai singoli cittadini. A firma dei Consiglieri: Donini, Marani, Naldi

5388 - Risoluzione per impegnare la Giunta a rivendicare il diritto al risarcimento dei danni provocati dall'alluvione dell'11 giugno 2011 nella provincia di Parma. A firma dei Consiglieri: Favia, Villani, Meo (02 04 14)

(Comunicazione n. 73 prescritta dall’art. 69 del Regolamento interno - prot. NP.2014.0000623 del 03/04/2014)

 

 

I PRESIDENTI

I SEGRETARI

Costi - Mandini

Corradi - Meo

 

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