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179.

 

SEDUTA DI MARTEDÌ 27 MAGGIO 2014

 

(POMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE AIMI

 

INDI DELLA PRESIDENTE COSTI

 

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è raggiungibile dalla Ricerca oggetti

 

OGGETTO 4550

Interpellanza circa le azioni da porre in essere, a tutela dei lavoratori di RFI e CLF e dei cittadini, relativamente ai rischi connessi all'amianto, a seguito dei lavori che interesseranno la Stazione di Bologna, nei pressi dello scalo Salesiani. A firma del Consigliere: Favia

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Aimi)

FAVIA (Misto)

LUSENTI, assessore

FAVIA (Misto)

 

OGGETTO 4964

Interpellanza circa la situazione organizzativa del personale della Croce Rossa Italiana a seguito della privatizzazione, in particolare per quanto riguarda la Croce Rossa di Piacenza. A firma del Consigliere: Pollastri

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Aimi)

POLLASTRI (Forza Italia - PDL)

LUSENTI, assessore

POLLASTRI (Forza Italia - PDL)

 

OGGETTO 5256

Interpellanza circa i contributi concessi dalla Regione alla Fondazione "Meeting per l’amicizia dei popoli". A firma del Consigliere: Grillini

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Aimi)

GRILLINI (Misto)

SALIERA, vicepresidente della Giunta

GRILLINI (Misto)

 

OGGETTO 5291

Interpellanza circa il numero di militari o ex militari residenti in Emilia-Romagna che hanno promosso azioni legali a seguito di patologie riconducibili all'esposizione ad uranio impoverito o a causa di vaccinazioni obbligatorie. A firma del Consigliere: Mandini

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Aimi)

MANDINI (Italia dei Valori)

LUSENTI, assessore

MANDINI (Italia dei Valori)

 

OGGETTO 5272

Interpellanza circa problematiche riguardanti il ripristino dei servizi sanitari ospedalieri di Fiorenzuola, con particolare riferimento alla demolizione ed alla ricostruzione di parte del relativo Ospedale. A firma del Consigliere: Pollastri

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Aimi)

POLLASTRI (Forza Italia - PDL)

LUSENTI, assessore

POLLASTRI (Forza Italia - PDL)

PRESIDENTE (Aimi)

 

OGGETTO 2475

Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni che esprimano contrarietà alle coltivazioni OGM e preoccupazione circa i rischi da esse derivanti. A firma del Consigliere: Cavalli

(Discussione e reiezione)

OGGETTO 4388

Mozione per impegnare la Giunta ad attivarsi per la salvaguardia della salute dei consumatori, dell'ambiente e dell'agrobiodiversità dalla diffusione della coltivazione degli organismi geneticamente modificati. A firma della Consigliera: Barbati

(Discussione e approvazione)

OGGETTO 5174

Risoluzione per impegnare la Giunta, nei confronti del Governo e del Parlamento, a ribadire la propria indisponibilità ad ospitare sul territorio regionale colture OGM in assenza di misure di salvaguardia di quelle tradizionali e biologiche, richiedendo inoltre la revisione della relativa normativa nazionale e comunitaria. A firma dei Consiglieri: Paruolo, Barbieri, Pariani, Piva, Riva, Mumolo, Alessandrini, Vecchi Luciano, Pagani, Casadei

(Discussione e approvazione)

OGGETTO 5314

Risoluzione per impegnare la Giunta regionale ad adottare una moratoria finalizzata a dichiarare il proprio territorio libero dagli OGM e a richiedere al Governo l'adozione di misure di emergenza e di salvaguardia previste dalla normativa al fine di tutelare le nostre tipicità ed il made in Italy. A firma dei Consiglieri: Manfredini, Bernardini, Cavalli, Corradi

(Discussione e reiezione)

PRESIDENTE (Aimi)

BARBATI (Italia dei Valori)

PARUOLO (PD)

PRESIDENTE (Costi)

MANFREDINI (Lega Nord)

ALESSANDRINI (PD)

 

OGGETTO 5512

Risoluzione per condannare, in relazione alla morte di Federico Aldrovandi, il comportamento degli agenti coinvolti e del sindacato SAP in merito agli applausi loro tributati durante il Congresso svoltosi a Rimini, per esprimere vicinanza alla famiglia Aldrovandi e per invitare il Governo a porre in essere azioni volte a ripristinare il rispetto delle competenze costituzionali dei vari poteri dello Stato. A firma dei Consiglieri: Mandini, Montanari, Pariani, Sconciaforni, Naldi, Riva, Barbati, Mumolo

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Costi)

MONTANARI (PD)

BIGNAMI (Forza Italia - PDL)

VECCHI Alberto (Forza Italia - PDL)

DONINI (Fed. della Sinistra)

 

OGGETTO 5473

Risoluzione per impegnare la Giunta a chiedere al Governo di sospendere l'operazione "Mare Nostrum", di rafforzare i controlli alle frontiere, di stabilire accordi bilaterali per impedire le partenze dagli Stati costieri dell'Africa, adottando inoltre iniziative in ambito sanitario volte a tutelare la cittadinanza dalla diffusione dell'epidemia del virus Ebola. A firma dei Consiglieri: Manfredini, Bernardini, Cavalli, Corradi

(Reiezione)

OGGETTO 5484

Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni nei confronti del Governo volte a rivedere e sospendere l'operazione "Mare Nostrum", rafforzare i controlli presso tutte le frontiere per contenere gli ingressi, rappresentando inoltre alle Istituzioni europee problematiche riguardanti l'immigrazione ed il diritto di asilo. A firma dei Consiglieri: Leoni, Bazzoni, Villani

(Reiezione)

OGGETTO 5518

Risoluzione per invitare il Governo a proseguire nell'operazione Mare Nostrum per la salvaguardia dei migranti e la protezione delle coste italiane dai traffici illegali. A firma dei Consiglieri: Vecchi Luciano, Pariani, Naldi, Riva, Grillini, Barbati, Monari, Bonaccini, Ferrari, Mumolo

(Approvazione)

PRESIDENTE (Costi)

 

OGGETTO 5580

Risoluzione per impegnare la Giunta a proseguire la propria azione nei confronti di Governo e Parlamento per l'ottenimento delle risorse e delle misure necessarie al completo ripristino delle aree colpite dal sisma del maggio 2012 e dalle altre calamità naturali sopravvenute. A firma dei Consiglieri: Vecchi Luciano, Serri, Montanari, Marani, Bonaccini, Pariani, Casadei, Mumolo, Mazzotti, Alessandrini, Carini, Ferrari, Pagani, Barbati, Monari, Bazzoni, Lombardi, Pollastri, Manfredini, Cavalli

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Costi)

VECCHI Luciano (PD)

MANFREDINI (Lega Nord)

LEONI (Forza Italia - PDL)

VECCHI Luciano (PD)

MANFREDINI (Lega Nord)

LEONI (Forza Italia - PDL)

 

OGGETTO 5522

Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi nelle sedi opportune affinché il processo di riforma relativo alle Province ed alle Città metropolitane si completi celermente e a presentare una proposta di riassetto che dia sicurezza ai relativi lavoratori. A firma dei Consiglieri: Serri, Vecchi Luciano, Pariani, Montanari, Mumolo, Casadei, Carini, Bonaccini, Monari, Mazzotti, Fiammenghi, Pagani, Alessandrini, Moriconi, Piva, Marani, Garbi

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Costi)

SERRI (PD)

MANDINI (Italia dei Valori)

POLLASTRI (Forza Italia - PDL)

POLLASTRI (Forza Italia - PDL)

PRESIDENTE (Costi)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Emendamenti all’oggetto 4388

Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE AIMI

 

La seduta ha inizio alle ore 15,13

 

PRESIDENTE (Aimi): Dichiaro aperta la centosettantanovesima seduta della IX legislatura dell’Assemblea legislativa.

Hanno comunicato che non saranno presenti alla seduta l’assessore Maurizio Melucci, l'assessore Giancarlo Muzzarelli e l'assessore Tiberio Rabboni. Il consigliere Filippi comunica che non sarà presente all'inizio della seduta per le interpellanze.

 

Svolgimento di interpellanze

 

PRESIDENTE (Aimi): Iniziamo con lo svolgimento di interpellanze.

Chiamo l’oggetto:

 

4550 - Interpellanza circa le azioni da porre in essere, a tutela dei lavoratori di RFI e CLF e dei cittadini, relativamente ai rischi connessi all'amianto, a seguito dei lavori che interesseranno la Stazione di Bologna, nei pressi dello scalo Salesiani. A firma del Consigliere: Favia

 

Risponderà l'assessore Lusenti.

La parola al consigliere Favia.

 

FAVIA: Grazie, presidente. Passo subito alla risposta, presidente.

 

PRESIDENTE (Aimi): Molto bene, quindi rinuncia all'illustrazione dell'interpellanza, riserva tutto il tempo per la risposta.

Diamo subito la parola all'assessore Lusenti. Prego.

 

LUSENTI, assessore: Grazie, presidente. Sarà una risposta articolata e non breve.

La normativa vigente, cioè l'articolo 256 del decreto legislativo 81 del 2008, prevede che l'impresa esecutrice trenta giorni prima dell'inizio dei lavori di rimozione di materiali contenenti amianto presenti all'Azienda ASL competente per territorio un piano di lavoro che descriva l'intervento, i materiali interessati e le misure di prevenzione adottate.

In data 7 agosto 2013 l'impresa esecutrice ha ottemperato a tale obbligo trasmettendo all'Azienda ASL di Bologna copia del piano di lavoro relativo agli interventi di bonifica programmati nell'area della Stazione Centrale di Bologna.

In data 12 settembre 2013 si è tenuto un confronto tra l'impresa interessata ai lavori, l'unità operativa di Prevenzione sicurezza ambienti di lavoro e l'unità operativa Igiene ambientale dell'ASL di Bologna, con la presenza del Coordinatore per la sicurezza in fase di esecuzione, in cui sono state concordate le seguenti modifiche al piano di lavoro: lo svolgimento dei lavori esclusivamente in orario notturno; lo svolgimento dei lavori in condizioni di interruzione del traffico ferroviario almeno nei due binari ai due lati delle linee oggetto dell'intervento; l'irrorazione continua con acqua nel corso delle operazioni di sollevamento, carico sui mezzi di trasporto ferroviario e scarico al deposito temporaneo, oltre al previsto trattamento incapsulante del ballast, cioè del pietrisco allo stato naturale o ricavato per frantumazione di rocce, utilizzato per la formazione di massicciate ferrovie; l'ampliamento della zona di rispetto del cantiere in cui non è prevista la presenza di persone estranee alle operazioni di bonifica da 30 metri, come previsto dal piano di lavoro, a 50 metri, in analogia con altri simili interventi svolti presso lo scalo di San Donato di Bologna; lo spostamento in area più remota all'interno dell'area ferroviaria a Ravone del sito di deposito temporaneo dei materiali rimossi.

Prima dell'inizio dei lavori il Dipartimento di sanità pubblica ha eseguito campionamenti nelle aree della massicciata ferroviaria individuate come potenzialmente più critiche (in quanto il materiale è stato classificato in quelle aree con un indice di rilascio superiore allo 0,1 per cento in base alla normativa relativa ai rifiuti dei materiali contenenti amianto) e nella zona di deposito temporaneo. Le analisi effettuate presso il laboratorio ARPA di Reggio Emilia non hanno individuato fibre di amianto nell'aria.

I lavori nell'area della Stazione Centrale di Bologna sono effettivamente iniziati nella notte tra l'1 e il 2 ottobre 2013 e sono stati conclusi il 14 novembre.

La ditta esecutrice, seguendo le indicazioni contenute nel piano di lavoro, ha commissionato ad un laboratorio di fiducia campionamenti di aria durante i lavori sulla massicciata. I risultati dei campionamenti acquisiti dall'Azienda ASL non hanno rilevato la presenza di fibre di amianto. Il Dipartimento di sanità pubblica in attività ispettiva ha verificato la correttezza e la congruità tecnica dei campionamenti realizzati dalla ditta e ha effettuato autonomi ulteriori campionamenti nei lotti individuati come più critici. Anche in questi casi i risultati sono stati negativi.

Il trasporto dalla Stazione Centrale al deposito temporaneo della zona Ravone, area isolata di pertinenza ferroviaria, è stato effettuato su carro coperto. Presso il deposito il materiale è stato collocato in due cumuli coperti suddivisi secondo l'indice di rilascio: meno 0,1 per cento trattato con incapsulante di colore blu e maggiore di 0,1 per cento trattato con incapsulante di colore rosso. Nella zona di deposito temporaneo del pietrisco rimosso è stato realizzato un campionamento prima che vi fosse trasportato il materiale, risultato negativo. Successivamente, in data 12 dicembre 2013, è stato eseguito un ulteriore campionamento, anch'esso risultato negativo.

In data 20 gennaio 2014 sono iniziate le operazioni di rimozione di tutto il materiale depositato nella zona Ravone utilizzata a fini di deposito temporaneo, materiale derivato dagli interventi sulla massicciata ferroviaria. In data 21 gennaio 2014 il Dipartimento di sanità pubblica è intervenuto per controllare la correttezza dei lavori e contemporaneamente ha eseguito un campionamento di aria al fine di verificare l'eventuale presenza di fibre disperse durante la rimozione del pietrisco rimosso. In data 23 gennaio 2014 il Dipartimento di sanità pubblica ha verificato, mediante sopralluogo, l'avvenuta totale rimozione del materiale derivato dalle lavorazioni condotte sulla massicciata ferroviaria. Il materiale è stato conferito ad una discarica autorizzata ubicata in Piemonte.

L'Azienda ASL di Bologna, attraverso l'unità operativa Prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro competente per territorio, ha seguito la bonifica fino alla sua pianificazione, con l'esame del piano di lavoro e il confronto tecnico con le imprese coinvolte Sono stati disposti tre sopralluoghi ispettivi in orario notturno, nel corso dei lavori, durante i quali è stato verificato che lo svolgimento dei lavori seguisse le indicazioni contenute sul piano di lavoro e sono stati inoltre prelevati campioni di aria nel corso dei lavori di bonifica. In una sola occasione, all'inizio dell'intervento, su un singolo tratto di massicciata, è stata rilevata una difformità tra la conduzione delle operazioni e il contenuto del piano di lavoro. I tecnici della vigilanza sono pertanto intervenuti a fermare le operazioni e a ripristinare la corretta esecuzione dei lavori contestando all'impresa esecutrice le violazioni di cui al decreto legislativo 81/2008. In questa stessa occasione è stato eseguito il campionamento dell'aria che ha compreso anche il breve periodo in cui le lavorazioni sono state eseguite difformemente dal piano di lavoro. Anche in questo caso l'esito delle analisi non ha evidenziato la diffusione di fibre di amianto, probabilmente perché il ballast ofiolitico non era esposto direttamente all'aria ma era ricoperto da un altro materiale non contenente amianto. In esito ai controlli eseguiti, l'Azienda ASL di Bologna competente in materia non ha ritenuto opportuno introdurre misure ulteriori rispetto a quelle originariamente previste.

Quanto agli ulteriori quesiti presentati nell'interpellanza si può affermare che: la classificazione dell'aria con indice di rilascio superiore allo 0,1 per cento, come sopra riportato, dipende dalla classificazione del materiale in base alle norme relative ai rifiuti; la correttezza della relativa classificazione da parte di Rete ferroviarie italiane del materiale dopo l'intervento di bonifica deve quindi essere ricondotta ai parametri indicati da quelle norme; l'asportazione dei primi 30 centimetri di massicciata e la ricopertura della stessa con materiale privo di inclusioni ofiolitiche, oltre che l'inserimento, in numerosi tratti ferroviari, tra i due strati, di un materiale di tessuto non tessuto, costituiscono certamente fattori che riducono l'eventuale rilascio di dispersione di fibre. Inoltre, la rete ferroviaria regionale è stata oggetto da parte di Reti ferroviarie italiane di ricognizione e mappatura delle componenti amiantate naturali presenti nelle massicciate ferroviarie. In alcune di queste aree sono già stati realizzati interventi di bonifica. In particolare, per quanto riguarda il nodo di Bologna, si ricordano gli interventi realizzati a Pianoro, al piazzale ovest della Stazione Centrale di Bologna, allo scalo di San Donato. In tutti i casi l'Azienda ASL, come previsto dalla legge, ha valutato i piani di lavoro ed è intervenuta in sede di vigilanza per valutarne il rispetto.

 

PRESIDENTE (Aimi): Grazie, assessore Lusenti.

Prego, consigliere Favia.

 

FAVIA: Grazie, presidente. Devo dire che sono soddisfatto della puntuale rendicontazione dell'assessore. È un'interpellanza datata perché è di qualche mese fa. La portai all'attenzione dell'Assemblea perché ciò che stava avvenendo non era a mio avviso in linea con il principio di precauzione. C'è stata poi una battaglia sindacale, che si è conclusa posteriormente al deposito di questa interpellanza, che ha migliorato i parametri, l'informazione presso i lavoratori e tutto quello che ne è conseguito. Sono lavori delicati quando soprattutto si va a muovere pietrisco. Sicuramente avere allargato la zona del cantiere, avere svolto il lavoro di notte e avere usato dei getti d'acqua per evitare l'alzarsi delle polveri è stata cosa giusta. Noi abbiamo una stazione che è in parte in pieno centro a Bologna e in parte in periferia; quando si va a muovere dell'amianto, specie se nelle vicinanze ci sono delle scuole, bisogna fare grande attenzione. In questo caso i lavori sono stati svolti, usiamo questo termine, a regola d'arte o, se preferiamo, nell'interesse della tutela della salute pubblica e quindi mi ritengo soddisfatto.

 

PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Favia.

Chiamo l'oggetto:

 

4964 - Interpellanza circa la situazione organizzativa del personale della Croce Rossa Italiana a seguito della privatizzazione, in particolare per quanto riguarda la Croce Rossa di Piacenza. A firma del Consigliere: Pollastri

 

Risponderà l'assessore Lusenti.

Prego, consigliere Pollastri.

 

POLLASTRI: Grazie, signor presidente. Questa interpellanza a risposta orale risale al 9 gennaio 2014, quindi anche il meccanismo delle interpellanze secondo me dovrebbe essere rivisto e ripreso sia dall'Ufficio di Presidenza che dalla Conferenza dei Capigruppo perché arrivano delle interpellanze che hanno quattro o cinque mesi. Non so, magari si potrebbe ovviare con una mezza seduta in più o qualcosa del genere, perché effettivamente arrivano degli atti ispettivi al di là del tempo, e poi dirò anche sul successivo.

Il decreto legislativo 28 settembre 2012 n. 178 contiene la riforma che dal primo gennaio 2014 muta la natura giuridica della Croce Rossa Italiana da ente pubblico non economico ad associazione di diritto privato, questo sancisce l'articolo.

Relativamente ai circa 4.000 dipendenti della Croce Rossa Italiana, mentre il personale precario, legato a servizi in convenzione, transita in capo all'associazione purché sopravvivano i servizi convenzionati, quello a tempo indeterminato - quindi c'è una distinzione tra tempo determinato e indeterminato - potrà scegliere entro il 31 dicembre 2015 se passare all’associazione o rimanere in capo all'ente che si occuperà successivamente della gestione e della liquidazione del patrimonio della Croce Rossa.

A seguito di queste sopravvenute normative, la Croce Rossa di Piacenza, dal prossimo primo aprile, con un possibile slittamento a giugno (uso sempre, come lei sa, assessore, la prudenza), potrebbe (anche qui uso il condizionale) perdere i nove dipendenti fissi che attualmente ha e che verrebbero (uso sempre il condizionale) trasferiti a Parma o a Bologna.

Considerato che la perdita del personale a tempo determinato potrà mettere a rischio alcuni servizi, come l'ambulatorio ma soprattutto il trasporto degli infermi dai cui proventi vengono tratte le risorse per il pagamento dei quindici dipendenti a tempo determinato, e che questo effetto domino potrebbe comportare la perdita di numerose prestazioni erogate dalla Croce Rossa piacentina non più sostenibili con il mero volontariato (quindi pongo un tema e un problema sentito non solo dal personale, ma anche da numerosi cittadini che mi hanno segnalato la questione), interpello (e qui i quesiti sono diversi non prevedendo il Regolamento il quesito unico come nei question time in quanto nell'interpellanza si possono fare anche numerosi quesiti) interpello l'assessore per sapere: quale sia effettivamente lo scenario, diciamo, della Croce Rossa emiliano-romagnola in generale (perché l'interpellanza deve anche avere un carattere generale che investa tutta una problematica del territorio) a seguito della privatizzazione a livello di organizzazione, dimensione e allocazione del personale; quale sia la possibile ricaduta sui servizi offerti; se siano a rischio servizi primari attualmente coperti anche grazie alla disponibilità della Croce Rossa, quali quelli soprattutto di carattere emergenziale (questo è un tema che riguarda tutta la regione, per questo ho portato in Aula questa interpellanza); se si intende intervenire anche economicamente per evitare la drastica riduzione del personale della Croce Rossa di Piacenza con la conseguente possibile perdita di attività che trovano un importante riscontro da parte dell’utenza ed assicurano in senso sussidiario una valida integrazione rispetto a quanto erogato dall’ASL piacentina; in che modo si intenda fornire i suddetti servizi qualora non sia possibile fruire dell’apporto della Croce Rossa.

Il quesito è abbastanza dettagliato, mi rendo conto, assessore, però vorrei una risposta di natura politica su questo. Ne avete parlato in Giunta? È stato affrontato il tema delle questioni della Croce Rossa, il tema del personale precario, il tema delle novità del diritto, oserei dire, anche se non sono un giurista, dello ius che è sopravvenuto rispetto alla natura giuridica della Croce Rossa? Vedo che annuisce anche l'avvocato Aimi presidente, che quindi mi conforta nell'andare avanti in queste richieste. Ma le mie non sono richieste da spaccare il capello in quattro, sono richieste di natura politica al di là dei nodi normativi e delle questioni squisitamente giuridiche. Chiedo se avete una linea come Giunta per quanto riguarda il futuro soprattutto del personale della Croce Rossa emiliano-romagnola e segnatamente del personale del territorio di Piacenza che io rappresento.

 

PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Pollasti.

La parola per la risposta all'assessore Lusenti.

 

LUSENTI, assessore: Grazie, presidente. Il Parlamento ha approvato la legge 125/2013 di conversione del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, recante: "Disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle Pubbliche Amministrazioni". Il provvedimento è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 30 ottobre 2013 per cui è entrato in vigore il 31 ottobre. Con la citata legge sono state introdotte, tra le altre cose, alcune modifiche al decreto legislativo 178 del 2012 recante "Riorganizzazione dell'Associazione italiana della Croce Rossa (CRI)". La novità principale consiste nel rinvio di un anno della privatizzazione del comitato centrale e dei comitati regionali, mentre i comitati provinciali e locali sono stati destinatari di una norma ad hoc che recita: "i comitati locali e provinciali esistenti alla data del 31 dicembre 2013, ad eccezione dei comitati delle Province autonome di Trento e di Bolzano, assumono alla data del primo gennaio 2014 la personalità giuridica di diritto privato. Sono disciplinati dalle norme del Titolo II del Libro I del Codice civile e sono iscritti di diritto nei registri provinciali delle associazioni di promozione sociale, applicandosi ad essi, per quanto non diversamente disposto dal presente decreto, la legge 7 dicembre 2000, n. 383". Dunque, dal primo gennaio 2014 i comitati provinciali locali della Croce Rossa Italiana sono ufficialmente privatizzati.

La legge aveva previsto la possibilità di chiedere una proroga di sei mesi del regime pubblicistico, possibilità alla quale ad oggi non ha aderito alcun comitato regionale e provinciale della nostra regione. Comitati provinciali e locali si stanno quindi muovendo sia per il riconoscimento ope legis della personalità di diritto privato, sia per l'iscrizione di diritto nel registro delle associazioni di promozione sociale. Purtroppo per entrambe le questioni si evidenziano incompatibilità con le normative specifiche di riferimento, legate, ad esempio, alla presenza di personale, all'assenza degli organi direttivi, alla mancanza di norme transitorie che chiaramente specifichino l'applicabilità del DPCM 97/2005 anche per i nuclei locali o che dettino procedure per la definizione di atti costituivi e statuti fuori dall'autonoma determinazione dei singoli comitati locali. In tale ambito sono in corso approfondimenti, anche con altre regioni, per individuare idonee soluzioni.

Per quanto riguarda i rapporti convenzionali in essere tra i comitati territoriali della Croce Rossa e gli enti pubblici e/o privati locali saranno i comitati provinciali locali, costituiti in associazioni di diritto privato, a subentrare, così come è previsto dalla legge 125, "a tutti i rapporti attivi e passivi dei corrispondenti comitati ed enti pubblici, anche con riferimento alle convenzioni stipulate dalla Croce Rossa con enti territoriali e organi del Servizio sanitario nazionale". Con circolare dell'Assessorato sono state definite indicazioni alle Aziende per prorogare per periodi limitati le convenzioni in essere in attesa che vengano precisate le modalità con le quali potranno essere sottoscritti i contratti di fornitura con i comitati provinciali o locali in relazione alla particolare natura giuridica dei nuovi soggetti, cioè associazioni di promozione sociale.

Allo stato attuale non risulta alcuna riduzione dei volumi di attività assegnati alle ambulanze della Croce Rossa da parte di tutte le Aziende sanitarie della nostra regione, né alcuna riduzione dei servizi in convenzione.

La vicenda è legata, come è evidente, ad un processo di riorganizzazione, avviato da un provvedimento di legge nazionale, della struttura e della natura giuridica della Croce Rossa Italiana e questo non ha modificato in nulla e non modificherà in nulla il ruolo di committenza che il Servizio sanitario regionale, attraverso le Aziende sanitarie, richiede e di cui si avvale rispetto alle delegazioni provinciali e locali della Croce Rossa.

 

PRESIDENTE (Aimi): Grazie, assessore Lusenti.

La parola per la replica al consigliere Pollastri, al quale ricordo che ha due minuti. Prego.

 

POLLASTRI: Grazie, signor presidente. Credo, mi dia atto l'assessore, di aver toccato un tasto importante con questa interpellanza perché è un'interpellanza che riguarda, colleghi consiglieri, una riorganizzazione della Croce Rossa, a fronte della normativa sopravvenuta, che investe tutta la regione Emilia-Romagna. È vero che io sono partito dal caso di specie della Croce Rossa di Piacenza, ma questo, e guardo anche lei, presidente, riguarda anche Modena, il suo territorio, riguarda Rimini quanto Bologna e quant'altro.

Devo dire che i quesiti erano cinque e chiedo come sempre all'assessore di farmi avere la dettagliata risposta scritta, però sotto il profilo politico prendo atto di una novità importante, di una novità assolutamente importante: al fine di trovare delle soluzioni a questo, diciamo, mutamento, ci sarà un approfondimento in sede di confronto Regione con altre Regioni, assessore, se non ho colto male, ci sarà questo approfondimento, quindi questa è già una risposta e una novità importante. L'altra questione che ritengo importante è la sottolineatura dell'assessore relativamente al fatto che, nonostante questi cambiamenti, la committenza del Servizio sanitario regionale attraverso gli organi delle ASL provincia per provincia non viene meno. Vi è poi, ma l'approfondirò chiedendone copia del testo... lei ha citato il contenuto, ma eventualmente io chiederò in sede di accesso agli atti la circolare specifica con cui l'assessore alla sanità ha diramato le direttive per quanto riguarda il rapporto e soprattutto i servizi offerti. Mi ha risposto in un quadro comunque di incertezza, in una situazione, presidente, mi consenta il termine, molto fluida, perché quando ci sono questi cambiamenti vi è un quadro di incertezza. Prendo atto, quindi, della risposta dell'assessore. Mi limito a dire che approfondirò tutto il contenuto, ma sicuramente, presidente, su questo argomento dovrò ritornare successivamente perché è un argomento molto sentito.

 

PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Pollastri.

Chiamo l'oggetto:

 

5256 - Interpellanza circa i contributi concessi dalla Regione alla Fondazione "Meeting per l’amicizia dei popoli". A firma del Consigliere: Grillini

 

Risponderà la vicepresidente Saliera.

Prego, consigliere Grillini.

 

GRILLINI: Grazie, presidente. I fatti sono noti. La Procura di Rimini aveva aperto un'inchiesta già nel dicembre 2012 perché, come recitano gli atti ufficiali, al fine di ottenere l’indebita elargizione di contributi pubblici, il Meeting avrebbe dolosamente falsificato i propri documenti contabili simulando in modo fraudolento false perdite in bilancio mediante operazioni societarie e commerciali false e fittizie.

Io avevo già interpellato la Giunta con altri atti ispettivi, però, visto che c'era un procedimento giudiziario in corso, chiedo con questa interpellanza che cosa ha fatto la Giunta, se ha chiesto la restituzione dei fondi, se ha chiesto i danni morali e se non ha intenzione di smettere di finanziare il Meeting direttamente o indirettamente. Voglio ricordare la cifra che in dieci anni è andata al Meeting da parte delle casse regionali: 545.445,89 euro. Onestamente, visto anche l'atteggiamento non proprio specchiato, per esprimerci in termini eufemistici, ritengo che si possa anche smettere di finanziare questa iniziativa, quindi, nel chiedere se la Regione ha avviato una richiesta risarcitoria, chiedo anche se non ha intenzione di smettere di finanziare questa fondazione e questo avvenimento. Ricordo che nonostante le mie interrogazioni - ad esempio la prima è datata 14 dicembre 2012 - anche l'anno scorso c'è stata un'elargizione di più di 35 mila euro per la presunta pubblicità turistica nonostante fosse stato preso l'impegno di non finanziare più iniziative all'interno di quel contenitore.

Ascolto volentieri la risposta della vicepresidente Saliera.

 

PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Grillini.

La parola per la risposta alla vicepresidente Saliera.

 

SALIERA, vicepresidente della Giunta: Grazie, presidente. Prima di entrare nel merito delle azioni poste in essere dalla Regione Emilia-Romagna a seguito della vicenda giudiziaria che ha interessato la Fondazione "Meeting per l'amicizia tra i popoli", credo sia utile fornire alcune brevi precisazioni. Il procedimento penale pendente avanti il Tribunale di Rimini riguarda ipotesi di reato commesse dalla fondazione relativamente alle gestioni contabili degli anni 2009 e 2010. Come indicato in una precedente risposta in Aula, nel biennio in oggetto la Regione risultava essere interessata per un importo complessivo pari a 80 mila euro suddivisi in 50 mila deliberati nel 2009 e 30 mila deliberati nel 2010. Si precisa che le somme interessate dal procedimento penale sono esclusivamente quelle appena esposte in quanto riferite, appunto, alla competenza economica dell'anno di esercizio a prescindere dal momento in cui si effettua il pagamento, che può avvenire anche in esercizi successivi. Infatti, in entrambi i casi il pagamento da parte della Regione è avvenuto nell'anno seguente la relativa deliberazione a fronte della presentazione da parte della fondazione dei documenti di consuntivo, come indicano i criteri che regolano questa tipologia di finanziamenti.

Per quanto riguarda le azioni intraprese dalla Giunta regionale ai fini del recupero dei contributi concessi nel 2009 e nel 2010 alla Fondazione "Meeting per l'amicizia tra i popoli" si fa presente che la Giunta, con deliberazione 119 del 10 febbraio 2014, ha deciso di intervenire in qualità di persona offesa nel procedimento penale pendente avanti il Tribunale di Rimini nei confronti dei signori […], […], […] e la stessa Fondazione "Meeting per l'amicizia tra i popoli", conferendo l'incarico all'avvocato Mariano Rossetti del Foro di Bologna. A seguito di trattative poi intercorse tra l'avvocato Rossetti e il difensore degli imputati è stato raggiunto un accordo di definizione della vertenza che prevede il pagamento a favore della Regione Emilia-Romagna della somma di 90 mila euro di cui 88 mila a titolo di capitale e interessi nonché 2 mila euro lorde a titolo di contributo per le spese di consulenza, assistenza e difesa della Regione. Tale accordo è stato formalizzato con deliberazione della Giunta regionale 247 del 3 marzo 2014. Si informa che il 12 marzo la Fondazione Meeting ha provveduto ad effettuare il bonifico dell'importo di 90 mila euro a favore della Regione a saldo di quanto disposto dalla deliberazione 247 del 2014.

Credo di avere dato le delucidazioni almeno necessarie per rispondere alla sua interpellanza.

 

PRESIDENTE (Aimi): Grazie, assessore Saliera.

La parola al consigliere Grillini per la replica. Ha sei minuti a disposizione.

 

GRILLINI: Grazie, presidente. Non posso che dirmi molto soddisfatto di questa risposta perché la restituzione dei fondi alla Regione Emilia-Romagna, cioè alla collettività, intanto costituisce un’ammissione di colpa perché sono garantista, fino al terzo grado uno non è colpevole ma se durante il dibattimento in primo grado c’è un accordo stragiudiziale per cui uno restituisce 90 mila euro vuol dire che l’ammissione di colpa c’è, perché se uno pensa di non aver fatto niente di male uno non fa un accordo di questo tipo, quindi c’è un’ammissione di colpa. La colpa in questo mi pare francamente un po’ pesante soprattutto per un’organizzazione come il Meeting di Rimini che fa riferimento a un gruppo come Comunione e Liberazione, che dovrebbe essere un gruppo morale, improntato ad atteggiamenti e comportamenti moralmente ineccepibili e invece scopriamo che per ottenere fondi pubblici si falsificano i bilanci, i documenti contabili, si simula in maniera fraudolenta false perdite in bilancio mediante operazioni societarie commerciali false e fittizie. C’è da rimanere sbigottiti. Noi ci siamo sentiti fare la morale anche in politica perché siamo di fronte a un gruppo che dovrebbe definirsi ecclesiale ma in realtà sappiamo tutti che è un gruppo che fa politica, parapartitico, che ha eletto parlamentari in Italia e in Europa, alcuni dei quali sotto inchiesta, tanto per cambiare (il più noto è Formigoni, che credo che abbia una collezione di inchieste assolutamente non invidiabile). Mi sono sempre chiesto per quale motivo gli enti pubblici destinassero denaro pubblico a un’organizzazione le cui funzioni sociali a me personalmente sfuggono, ma siccome ci vedo male e poco magari sarà per quello. È un gruppo partigiano che ce l’ha con le donne che abortiscono, con gli omosessuali, abbiamo assistito a una raccolta di firme nell’ambito del Meeting dell’amicizia dei popoli contro la proposta di matrimoni anche per le persone dello stesso sesso, per cui è un gruppo che esprime una parte politica assolutamente precisa, quindi onestamente, visto che c’è il finanziamento pubblico dei partiti, non si capisce perché gli enti locali devono finanziare questa organizzazione. Sono molto soddisfatto che almeno una parte dei soldi siano ritornati nel luogo dove possono essere utilizzati infinitamente molto meglio per la pubblica utilità. Ripeto che a mio parere bisognerebbe che in seguito a fatti così moralmente riprovevoli, e voglio sottolineare questo termine, quando si fanno iniziative fraudolente e quando si falsificano i bilanci onestamente un gruppo che vuole fare il suo meeting lo faccia ma con soldi suoi e non con quelli pubblici, quindi mi auguro che non ci siano più finanziamenti, a partire dal 2014, perché per il 2013 ci sono stati. Ci è stato detto che erano stati concessi nel 2012, però nel 2012 c’era stato detto che non sarebbero più stati dati a partire dall’immediato. Spero che non ci siano più finanziamenti e non credo che la Regione Emilia-Romagna abbia un danno clamoroso se non è presente il proprio stand per pubblicizzare attività turistiche e non credo che ci sia un grandissimo vantaggio. Questi signori devono dimostrare di essere moralmente irreprensibili, di non fare più trucchi di bilancio, vedremo cosa deciderà il giudice in primo, secondo e terzo grado, sta di fatto che penso che sull’utilizzo dei fondi bisogna avere molta attenzione e usare un criterio di sobrietà e di giustizia e soprattutto non finanziare organizzazioni parapolitiche o parapartitiche.

 

PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Grillini.

Chiamo l’oggetto:

 

5291 - Interpellanza circa il numero di militari o ex militari residenti in Emilia-Romagna che hanno promosso azioni legali a seguito di patologie riconducibili all'esposizione ad uranio impoverito o a causa di vaccinazioni obbligatorie. A firma del Consigliere: Mandini

 

Risponderà l’assessore Lusenti.

Diamo la parola al consigliere Mandini. Ne ha facoltà.

 

MANDINI: Grazie, presidente. La questione è molto delicata e me ne sto occupando perché mi risulta che anche cittadini della nostra regione hanno subito la situazione che vado a descrivere. I giovani italiani che hanno deciso di servire il proprio Paese indossando la divisa militare sono tanti, chi fa questa scelta è anche consapevole dei rischi che questo mestiere può comportare, ma credo che nessuno di loro pensasse che nell’arruolarsi nelle forze armate uno dei fattori di rischio potesse essere quello di ammalarsi gravemente per situazioni derivate dalle tipologie di vaccinazione a cui i militari vengono sottoposti. Questa tematica pare investa parecchi numeri (oltre 3.700 casi di militari); dal dato che riporta l’Associazione Italiana dell’Assistenza Vittime Arruolate nelle Forze Armate risultano contaminati da uranio impoverito ma non solo, perché all’interno di questi numeri ci sono tanti militari che non hanno prestato il proprio servizio all’estero, perciò non hanno corso i rischi di essere impiegati in teatri di battaglia o a teatri operativi in cui si è utilizzato questo tipo di armamento, ma sono state riscontrate malattie importanti che in alcuni casi hanno avuto come conseguenza la morte di questi ragazzi. Uno di questi ragazzi era un nostro cittadino dell’Emilia-Romagna, si chiamava Finessi ed è morto a 22 anni per un tumore. La famiglia ha fatto causa e recentemente il tribunale di Ferrara ha sentenziato che non può escludere un nesso di causalità con le vaccinazioni avute durante il servizio di leva. Non lo dà per scontato ma non ha potuto neanche escluderlo, da qui ha condannato il Ministero della Salute a indennizzare la famiglia. Di questi casi ce ne sono parecchi, c’è anche una polemica in corso all’interno delle forze armate perché si parla anche di un consenso informato che l’Esercito dovrebbe dare ai ragazzi che si sottopongono a queste vaccinazioni ma che di fatto non viene dato, e anzi se un ragazzo rifiuta la vaccinazione in mancanza di un consenso informato rischia l’insubordinazione, con tanto di arresto. Da un lato capite che pur nel rispetto delle regole militari, che ovviamente posso comprendere che siano anche particolari, si punta il caso su un protocollo di queste vaccinazioni che pare che dia in certi casi delle problematiche. Da qui la mia richiesta di sapere se è noto alla Giunta il numero dei militari o ex militari che risiedono nella nostra regione che hanno intentato cause legali legate a complicanze dello stato di salute riconducibili a vaccinazioni obbligatorie o a esposizione a uranio impoverito. Grazie.

 

PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Mandini.

Diamo la parola all’assessore Lusenti.

 

LUSENTI, assessore: Grazie, presidente. Premetto che la risposta ha dei limiti di parzialità, di cui mi rendo conto, perché parziale, come evidenzierò, è il ruolo e la responsabilità del Servizio sanitario nazionale e regionale riguardo agli oggetti dell’interpellanza. Le somministrazioni di vaccinazioni ai militari non vengono in alcun modo gestite dal Servizio sanitario regionale, le forze armate infatti seguono propri protocolli totalmente autonomi rispetto alla sanità regionale sia per la produzione e l’acquisto dei vaccini sia per la loro somministrazione, pertanto eventuali cause legali per danni allo stato di salute dei militari derivanti dalla somministrazione di tali vaccini non vedono il coinvolgimento né delle Aziende ASL né della Regione. La Regione e le Aziende ASL sono coinvolte, nei limiti che esporrò di seguito, nella campagna di monitoraggio sulle condizioni sanitarie dei cittadini italiani che a qualunque titolo hanno operato o operano nei territori della Bosnia-Erzegovina e del Kosovo, promossa e finanziata dallo Stato, che si realizza con modalità disciplinate dall’accordo Stato-Regioni del 30 maggio 2002 al quale è seguito il decreto ministeriale del 22 ottobre 2002. Così come previsto dal citato decreto ministeriale, la Regione Emilia-Romagna ha disciplinato l’attuazione della campagna di monitoraggio sul proprio territorio con determinazione della Direzione generale della sanità e politiche sociali del 6 maggio 2003. I cittadini residenti in Emilia-Romagna che hanno partecipato a missioni umanitarie in Bosnia-Erzegovina e Kosovo possono rivolgersi ai Dipartimenti di sanità pubblica delle rispettive Aziende ASL di residenza per sottoporsi ai controlli previsti dalla campagna di monitoraggio che prevede sette visite mediche e i controlli ematici a scadenze predefinite per un quinquennio dal rientro dalle zone interessate. Gli accertamenti sono esenti da ticket con oneri a carico dello Stato. Previa richiesta delle autorità regionali competenti è previsto l’accesso alle strutture delle Aziende ASL per l’effettuazione dei controlli anche da parte del personale militare che effettua undici visite nel quinquennio e della Polizia di Stato che ne effettua sette. La divulgazione di quanto stabilito nel citato decreto ministeriale è stata effettuata tramite la trasmissione del provvedimento alle Aziende ASL della Regione Emilia-Romagna, alle Province, ai Comuni e all’ANPAS regionale, incaricata del coordinamento delle associazioni di volontariato regionali impegnate nelle missioni internazionali nei territori della Bosnia-Erzegovina e del Kosovo. Inoltre è possibile presso il numero verde regionale per la sanità avere informazioni su tale problematica, sulle modalità di accesso alla campagna, sull’elenco dei referenti regionali e aziendali. La campagna è rivolta ai militari, alle forze di Polizia dello Stato, al personale civile dipendente dei Ministeri della Difesa e dell’Interno e anche ai volontari civili che hanno operato nei territori della Bosnia-Erzegovina e del Kosovo in missioni internazionali di pace e di assistenza umanitaria. Pertanto si è proceduto a verificare presso i servizi regionali interessati, che sono protezione civile e relazioni internazionali, l’eventuale partecipazione a missioni presso i territori interessati di personale regionale ed è stata inviata specifica comunicazione ai collaboratori regionali coinvolti. Così come previsto dall’accordo, semestralmente viene effettuata la raccolta in buste sigillate degli esiti delle visite e degli accertamenti effettuati dalle ASL, le stesse vengono inviate al centro di raccolta del Ministero della Salute che provvede a trasferirle in una banca dati informatizzata ad accesso riservato ai sensi delle leggi di tutela della privacy. Con analoga periodicità vengono raccolti i dati sul numero di prestazioni eseguite dalle ASL per civili e militari e successivamente inviati alle strutture competenti alla liquidazione dei rimborsi alla Regione per le attività effettuate. Questi dati sono gli unici dei quali si dispone a livello regionale mentre sono disponibili esclusivamente presso il Ministero della Salute le informazioni relative allo stato di salute delle persone sottoposte a monitoraggio.

 

PRESIDENTE (Aimi): Grazie, assessore Lusenti.

Consigliere Mandini, le rimangono quattro minuti per la replica. Prego.

 

MANDINI: Grazie, presidente. Non avevo dubbi, Assessore, che la Regione, per un fatto di competenza, non potesse avere situazioni aggiornate, però prendo la risposta che lei mi ha dato nel senso che la Regione comunque un ruolo di supporto su un protocollo di intesa col Ministero lo sta facendo. Evidentemente questo conferma che il problema esiste e nessuno si sta inventando nulla se c’è in corso questo monitoraggio che riguarda persone sia militari sia civili che hanno operato su quei teatri operativi. Sarebbe però importante, Assessore, sapere - capisco la privacy - non tanto la tipologia della problematica o della malattia che può interessare la singola persona ma nella nostra regione quanti nostri concittadini si sono rivolti, ovviamente nell’anonimato, per farsi controllare e in quanti continuano a fare questi controlli, perché immagino che questo possa essere un dato che abbia una sua importanza. Non credo che tutti quelli che sono andati all’estero dei nostri concittadini automaticamente richiedono questi tipi di controlli ma evidentemente chi lo richiede penso in buona parte siano persone che in un qualche modo abbiano lamentato delle problematiche. Invito, se è possibile, all’interno delle procedure esistenti di verificare se ci sono le condizioni per approfondire o articolare diversamente questi protocolli perché credo che sia importante per noi amministratori che amministriamo questa regione avere un quadro un po’ più preciso di quanti nostri concittadini sono stati in un qualche modo coinvolti in queste problematiche della salute. Comunque mi dichiaro soddisfatto nella risposta nelle condizioni in cui la Regione oggi è chiamata a intervenire. Grazie.

 

PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Mandini.

Chiamo l’oggetto:

 

5272 - Interpellanza circa problematiche riguardanti il ripristino dei servizi sanitari ospedalieri di Fiorenzuola, con particolare riferimento alla demolizione ed alla ricostruzione di parte del relativo Ospedale. A firma del Consigliere: Pollastri

 

Risponderà, anche in questa occasione, l’assessore Lusenti.

Prego, consigliere Pollastri.

 

POLLASTRI: Grazie, presidente. Già l’8 marzo mettevo nero su bianco quello che poi effettivamente con un atto concreto passato in Commissione e già votato questa mattina dall’Aula, sul quale ho avuto modo di esprimere numerose riflessioni e riserve che non sto a ripetere, perché sono già agli atti dei lavori di questo consesso, documentavo come rispetto al ripristino dei servizi sanitari ospedalieri di Fiorenzuola non vi era stata da parte solo del sottoscritto ma del comitato una mera protesta ma anche una proposta concreta che poteva eventualmente portare un risparmio alle casse della Regione, dopo le famose prove antisismiche. Non voglio tornare a quel tipo di proposta di marzo, che comunque è agli atti, perché poi la Regione giustamente come scelta politica ha fatto, individuato e deciso e oggi votato la demolizione e quindi la ricostruzione dell’ospedale di Fiorenzuola.

È un caso che questa interpellanza venga proprio oggi in Aula rispetto a quanto abbiamo discusso sui programmi di investimento - ne abbiamo già parlato con l’assessore Lusenti - perché il timore e una delle riserve che io avevo evidenziato era il timore sul futuro dei servizi. Abbiamo deciso, verrà demolito e ricostruito, la Regione ha messo i fondi, vedremo quanto tempo ci vorrà per la durata complessiva dell’operazione, ho visto che i tempi previsti sono di 26 - 28 mesi, i costi li abbiamo detti oggi (10 milioni) ma non voglio entrare nel dettaglio perché è una cosa superata perché siamo andati avanti e ormai le cose sono cristalline, per cui chiedo tra i vari quesiti, eliminando quelli riguardanti la demolizione, i costi, ecc., i tempi.

Conferma che i tempi di 26 - 28 mesi saranno tempi sufficienti, Assessore, oppure vi è la possibilità che questi, dalle informazioni che lei ha o avrà, saranno insufficienti? Inoltre vorrei sapere qualcosa sul futuro destino dei servizi, perché se adesso ricostruiamo l’ospedale della Val d’Arda e ricreiamo nei tempi che vedremo questa nuova struttura a prova antisismica, volevo sapere se saranno ripristinati tutti questi servizi che vengono citati nella premessa tra blocco A e blocco B, cioè la medicina, la lungodegenza, la riabilitazione, servizi di palestra e quant’altro.

La domanda di fondo che è rimasta non tanto a me ma ai cittadini, che avevo già ribadito questa mattina e per la quale vorrei una rassicurazione da parte dell’assessore Lusenti, al quale devo riconoscere un grosso sforzo su questa partita, che certamente non è facile e non è stata facile da gestire perché si era creato un comitato, si erano mobilitati i sindaci della Val d’Arda, c’era stata una grossa campagna sulla stampa, c’erano dibattiti e con oggi siamo arrivati alla fine con lo stanziamento dei famosi 10 milioni, è se, quando ci saranno tutti i muri dell’ospedale, i servizi che c’erano precedentemente dentro a beneficio dei cittadini della Val d’Arda saranno ancora gli stessi. È questo l’interrogativo di fondo e chiedo a lei in quest’Aula oggi una risposta ufficiale. Grazie.

 

PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Pollastri.

La parola all’assessore Lusenti. Prego.

 

LUSENTI, assessore: Grazie, presidente. Come diceva il consigliere Pollastri, estraggo e attualizzo alcuni temi dal complesso dei quesiti posti alcuni mesi fa. Per quanto riguarda i tempi di realizzazione dell’opera, gli stessi saranno il più possibile contratti grazie a un’impostazione dei bandi di gara che valorizzerà tempi e tecniche di realizzazione oltre che la disponibilità di un’organizzazione del lavoro su turni diversi da quelli tradizionalmente impegnati in edilizia in un contesto tuttavia di massimo rispetto delle norme di settore con particolare riferimento alla sicurezza sui cantieri. Ciò fa ritenere possibile il rispetto della programmazione prevista nella progettazione che è di 26 - 28 mesi, com’è noto.

Sugli ulteriori quesiti e riassicurazioni proposte oggi in Aula e non contenute nel testo dell’interpellanza, ma più volte proposti nel dibattito di questi mesi, non solo nei due incontri realizzati con la mia presenza nella Conferenza territoriale di Piacenza nel luglio del 2013 e nell’aprile dell’anno in corso, ma anche in un accordo approvato dalla Conferenza e sottoscritto dall’Assessorato è chiaramente esplicitato che una volta ripristinata non solo in termini di sicurezza ma di maggiore qualità la struttura che viene ricostruita e sostituita alla precedente che, com’è noto, aveva evidenziato importanti problemi non solo legati al sisma ma di sicurezza statica dell’edificio, tutti i servizi attualmente presenti non solo in quel blocco ma complessivamente nell’ospedale di Fiorenzuola verranno completamente ripristinati e il personale impegnato in quei servizi tornerà a lavorare nella sua abituale storica sede di lavoro.

In quelle due occasioni e nel protocollo sottoscritto con la Conferenza, e approvato dalla Conferenza, sono stati affermati due ulteriori e aggiuntivi concetti rispetto al ripristino dei servizi: che la nuova logistica dell’ospedale, che sarà consentita da un corpo di fabbrica nuovo e da una diversa distribuzione più moderna e più efficiente degli spazi, consentirà percorsi, organizzazione del lavoro e accoglienza dei pazienti migliori rispetto alla struttura preesistente e inoltre che oltre al ripristino di tutti i servizi preesistenti, cioè esistenti fino al 2013, se al momento dell’ingresso nel nuovo stabile, verosimilmente tra 26 - 28 mesi, quindi a distanza di circa due anni e mezzo - tre anni la Conferenza e il Comitato di distretto ritenessero che di fronte a bisogni mutati di quella popolazione in quell’arco di tempo fossero necessari ulteriori e diversi servizi quella struttura nuova sarà in grado di accoglierli e c’è l’assoluta disponibilità e l’interesse dell’Azienda sanitaria di realizzare anche eventuali ulteriori servizi che fossero corrispondenti a mutati e nuovi bisogni che la popolazione di quel distretto nel frattempo avesse evidenziato.

 

PRESIDENTE (Aimi): Grazie, assessore Lusenti.

La parola al consigliere Pollastri per la replica. Ha due minuti.

 

POLLASTRI: Grazie, presidente. Devo ringraziare l’Assessore perché intanto è andato oltre i quesiti posti dalla datata interpellanza e ha centrato e attualizzato l’argomento. Penso che sia di interesse anche per altri colleghi che hanno seguito la vicenda - mi rivolgo al collega Carini, alla consigliera Donini e altri - che c’è questo elemento di novità che ha dato l’Assessore, cioè non solo, e mi voglio fidare della parola dell’assessore Lusenti, che i servizi e il personale ritorneranno esattamente dove sono, cioè a Fiorenzuola, ma anche che se nei tre anni vi saranno nuove esigenze da parte della popolazione perché magari vi è un maggiore invecchiamento o perché - spero - ci siano maggiori nascite e quindi magari necessiterà un servizio pediatrico più potenziato...

 

(interruzioni)

 

Non ho la sfera di cristallo e non sono un mago, ma comunque mi fido dell’assessore Lusenti che dice che se vi saranno da potenziare e incanalare dei nuovi servizi in questa struttura fatta ex novo, a prova di bomba, di terremoto e di quant’altro, perché parlate di maggiore qualità e di maggiore sicurezza, questi servizi saranno concessi. Non so se siederò ancora in questi banchi ma tra tre anni mi ricorderò, quando finirà l’ospedale di Fiorenzuola, di questa sua promessa non tanto sui tempi, perché sui tempi mi rendo conto che non dipende dall’Assessore, anche se qui parla di turni diversi e di accelerazione, perché nel bando di gara sono previsti dei turni di lavoro molto intensi per rispettare i 28 mesi - mi rendo conto che non siamo come in certi ospedali del sud dove magari si parte e non si sa quando il lavoro sarà finito - ma soprattutto sulla parte dei servizi perché su questo si è impegnato in quest’Aula. Concludo dicendo che conserverò questa risposta. Grazie.

 

PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliere Pollastri.

L’oggetto 5273 è rinviato alla prossima seduta perché è un’interpellanza del consigliere Filippi, che è assente giustificato per la prima parte della seduta.

 

OGGETTO 2475

Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni che esprimano contrarietà alle coltivazioni OGM e preoccupazione circa i rischi da esse derivanti. A firma del Consigliere: Cavalli

(Discussione e reiezione)

 

OGGETTO 4388

Mozione per impegnare la Giunta ad attivarsi per la salvaguardia della salute dei consumatori, dell'ambiente e dell'agrobiodiversità dalla diffusione della coltivazione degli organismi geneticamente modificati. A firma della Consigliera: Barbati

(Discussione e approvazione)

 

OGGETTO 5174

Risoluzione per impegnare la Giunta, nei confronti del Governo e del Parlamento, a ribadire la propria indisponibilità ad ospitare sul territorio regionale colture OGM in assenza di misure di salvaguardia di quelle tradizionali e biologiche, richiedendo inoltre la revisione della relativa normativa nazionale e comunitaria. A firma dei Consiglieri: Paruolo, Barbieri, Pariani, Piva, Riva, Mumolo, Alessandrini, Vecchi Luciano, Pagani, Casadei

(Discussione e approvazione)

 

OGGETTO 5314

Risoluzione per impegnare la Giunta regionale ad adottare una moratoria finalizzata a dichiarare il proprio territorio libero dagli OGM e a richiedere al Governo l'adozione di misure di emergenza e di salvaguardia previste dalla normativa al fine di tutelare le nostre tipicità ed il made in Italy. A firma dei Consiglieri: Manfredini, Bernardini, Cavalli, Corradi

(Discussione e reiezione)

 

PRESIDENTE (Aimi): Apro il dibattito generale su queste risoluzioni abbinate.

Ha chiesto di parlare la consigliera Barbati. Ne ha facoltà.

 

BARBATI: Grazie, presidente. La mozione ha come oggetto la salvaguardia della salute dei consumatori, dell’ambiente e dell’agro-biodiversità dalla diffusione della coltivazione di organismi geneticamente modificati. La mozione chiede, premettendo alcune cose che adesso citerò, qualche divieto da parte della Giunta e del Governo nazionale. Premesso che la decisione del 22 aprile 1998, n. 294, della Comunità europea, ora Commissione europea, ha autorizzato l’immissione in commercio di mais geneticamente modificato segnatamente l’autorizzazione di cui alla precedente linea è stata rilasciata ai sensi della direttiva 90/220 della CEE, per vero in base ai requisiti in materia di valutazione dei rischi ambientali e agroalimentari molto inferiori rispetto a quelli stabiliti dalla successiva direttiva, che ha abrogato e sostituito la precedente. Nel parere dell’8 dicembre 2011 l’Autorità europea per la sicurezza alimentare - organismo preposto al controllo e alla valutazione scientifica degli alimenti - ha evidenziato che il mais geneticamente modificato, (MON 810) produce una tossina in grado di incidere negativamente sulla salute dell’ambiente e sull’agro-biodiversità e con rischi tali da giustificare un rafforzamento delle misure di gestione di sorveglianza funzionali a ridurre le possibili conseguenze pregiudizievoli agli interessi sensibili coinvolti.

Il parere della Commissione si inserisce peraltro in una più ampia politica europea orientata al maggior controllo della diffusione delle colture geneticamente modificate e delle conseguenze che ne derivano. Il Consiglio dell’Unione europea nella sessione ambiente del 2008 ha sottolineato tra l’altro la possibilità nell’ambito delle procedure di autorizzazioni esistenti per gli OGM destinati alla coltivazione di adottare misure di gestione o misure restrittive specifiche, comprese misure di divieto per garantire la protezione della bio-diversità negli ecosistemi fragili auspicando più in generale un rafforzamento delle procedure di valutazione dei rischi ambientali e agroalimentari e per la salute umana. Sottolineato inoltre che il regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, che istituisce l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare, disciplina tra l’altro le misure e gli istituti preordinati a tutelare la salute umana e gli interessi dei consumatori in relazione agli alimenti anche al fine di garantire la libera circolazione di alimenti sicuri e di qualità nel mercato interno, nonché nell’ambiente.

In particolare in questo regolamento il Ministero della Salute di concerto con il Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali ha richiesto il 2 aprile 2013 alla Commissione europea l’adozione di misure urgenti di prevenzione e contenimento dei rischi connessi alla coltivazione del mais MON 810. A fronte dell’inerzia della Commissione europea il Ministro della Salute con proprio decreto del 12 luglio 2013 ha adottato misure cautelari provvisorie, in particolare l’articolo 1 del decreto prevede la coltivazione della qualità di mais MON 810 provenienti da sementi geneticamente modificate che è vietata sul territorio nazionale fino all’adozione di misure comunitarie.

L’altra cosa che vogliamo citare è il decreto ministeriale che positivamente è apprezzabile alla luce dello stato attuale della normativa e non si può non rilevare come le misure introdotte abbiano carattere solamente provvisorio e interinale. Sottolineato che di fronte alle criticità causate dalla coltivazione di OGM quali la salute umana, l’ambiente, ecc., è necessario predisporre e attuare politiche di più ampio respiro orientate al divieto di coltivazione degli OGM.

In tal senso risulta particolarmente rilevante la proposta della Commissione europea di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio dell’Unione europea che modifica la vecchia direttiva che abbiamo citato per quanto concerne la possibilità degli Stati membri di limitare o vietare la coltivazione sul loro territorio, proposta che è stata approvata con modifica dal Parlamento europeo nel 2011, invece mancando a tutt’oggi l’approvazione da parte del Consiglio dell’Unione, che è formato, com’è noto, da un rappresentante di ciascun Stato membro a livello ministeriale, che si occupa della stessa materia a livello statale, ciò che preclude il perfezionamento del procedimento legislativo e quindi dell’approvazione dell’emendando regolamento.

In particolare, la Commissione europea sui presupposti che l’esperienza ha dimostrato che la coltivazione degli OGM è questione trattata in modo più approfondito dagli Stati membri sia a livello centrale sia regionale sia locale, in questo contesto è opportuno garantire agli Stati membri in conformità al principio di sussidiarietà maggior libertà di decidere se desiderano oppure no coltivare colture OGM sul loro territorio. Prevede inoltre che gli Stati membri siano autorizzati ad adottare misure che limitino o vietino la coltivazione in tutto il loro territorio, o in parte di esso, e a modificare tali misure nel modo ritenuto più opportuno. L’altra cosa che volevo ricordare è la delibera della Giunta regionale del 23 marzo 2009, che parla di recepimento dell’intesa del 13 novembre 2008 tra Governo, Regioni e Province autonome di modifica dell’intesa del 15 dicembre 2005 che reca le linee guida per la gestione operativa del sistema di allerta per alimenti destinati al consumo umano.

Con questa mozione si impegnerebbe la Giunta ad adottare tutte le misure necessarie, presidiare su tutto il territorio regionale il divieto di coltivazione di questo mais introdotto dal decreto del Ministero della Salute 12 luglio 2013, più in generale a proseguire, anche in attuazione della normativa regionale, nell’attività di vigilanza e controllo sul territorio regionale in ordine alla diffusione delle colture geneticamente modificate e alla presenza di OGM nell’alimentazione umana e animale al fine di tutelare i cittadini consumatori, l’agricoltura, l’ambiente, la biodiversità e il futuro dei nostri figli.

Invitiamo anche il Governo ad attivarsi in sede europea e in particolare in seno al Consiglio dell’Unione europea mediante i propri rappresentanti affinché sia tempestivamente perfezionata la procedura legislativa ordinaria di approvazione della citata proposta di regolamento che consente agli Stati membri di limitare e vietare le coltivazioni di OGM sul proprio territorio nazionale. Questa risoluzione risale al 27 agosto 2013, nel frattempo alcune cose sono state modificate ma abbiamo anche condiviso alcuni emendamenti, però lascerei a questo punto alle persone che insieme a me (i consiglieri Monari e Alessandrini) hanno sottoscritto questi emendamenti, di illustrarli. Grazie.

 

PRESIDENTE (Aimi): Grazie, consigliera Barbati.

Ha chiesto di parlare il consigliere Paruolo. Ne ha facoltà.

 

PARUOLO: Grazie, presidente. Come ha ricordato lei in sede di presentazione, associata a questa risoluzione c’è una seconda risoluzione che ho presentato insieme ad altri colleghi nel febbraio di quest’anno e, come ricordava poco fa la collega Barbati, nel frattempo si era evoluta la questione che afferisce sia alla risoluzione della consigliera Barbati sia alla mia. Ci sono evidenti punti di relazione tra queste due risoluzioni e ci sono, come poco fa ricordava la collega, alcuni emendamenti che altri colleghi del gruppo del PD hanno concordato con la proponente per armonizzare ulteriormente in modo migliore i due testi.

Io voglio cogliere però questa occasione per fare il punto sul tema degli organismi geneticamente modificati e anche per rilevare in quest’Aula che sono successe delle cose che dovrebbero indurci a un atteggiamento diverso rispetto a questa materia. Nella consapevolezza che i livelli decisionali che sono coinvolti sono diversi e sono anche evidentemente più alti di quello regionale, perché c’è una competenza certamente nazionale ma anche di tipo comunitario, e proprio in questi giorni in cui abbiamo celebrato le elezioni europee, e diamo idealmente l’in bocca al lupo a chi in Europa porterà avanti il tema della legislazione comunitaria, questo è uno degli argomenti su cui qualche cosa di più e di meglio si potrebbe produrre. In buona sostanza c’è una direttiva dell’Unione europea che impedisce di vietare in modo indiscriminato le coltivazioni di OGM all’interno di un paese; in questo contesto però veniva demandata una regolamentazione che nel frattempo non è stata prodotta a livello italiano e regionale pensando che il retro-pensiero forse nemmeno troppo velatamente espresso che in attesa della regolamentazione nel frattempo non potessero assistersi a colpi di mano, come invece si è effettivamente verificato.

C’è chi ha pensato, dato il principio definito dall’Unione europea, che non è possibile vietare in modo indiscriminato la semina e la coltivazione di piante OGM, di piantarle. È stato fatto il decreto ministeriale per cercare di evitare che questa decisione che è stata assunta da alcuni coltivatori di seminare del mais transgenico potesse andare a buon fine e in effetti quello che si è verificato è che la mancanza di una parte sanzionatoria all’interno del decreto ha di fatto impedito che venisse data piena attuazione al decreto ministeriale e arrivata la stagione della raccolta il mais è stato raccolto e sostanzialmente la questione è passata via liscia.

Ora quindi sarebbe utile che ci fosse una presa di coscienza e la prima cosa che si chiede nella risoluzione è che si ponga fine in modo urgente alla mancanza della parte di sanzioni nel decreto che il Governo Letta aveva emanato e quindi sarebbe utile che il decreto venisse rivisto inserendo anche le necessarie previsioni sanzionatorie e riaprendo un ulteriore periodo di vigenza. Dopodiché occorre che sia a livello comunitario sia a livello nazionale e, nella misura in cui saremo chiamati a farlo, anche a livello regionale ci sia una presa di coscienza diversa e maggiore rispetto a queste tematiche perché è del tutto evidente che ci sono diverse questioni in gioco sia dal punto di vista della precauzione ma anche dal punto di vista della scelta del posizionamento.

Se può avere un senso dal punto di vista economico, dove si è in presenza di larghissimi appezzamenti di terreno coltivati in modo estensivo e dove effettivamente si intravede un differenziale significativo a favore dal punto di vista squisitamente finanziario, evidentemente a favore della coltivazione di prodotti transgenici per la relativa facilità di coltivazione e di resa, in un territorio come quello italiano fatto di grandissime ricchezze dal punto di vista agroalimentare, da specificità che siamo tutti impegnati a cercare di valorizzare al meglio - pensiamo ai progetti che ci sono sulla valorizzazione dell’agroalimentare (il progetto di FICO nella città di Bologna) - si intravede non soltanto un’opportunità di tipo precauzionale ma anche di posizionamento economico che è quella di puntare sulla genuinità del prodotto e sulla sua biologicità.

In questo senso non si tratta semplicemente di fare una battaglia sulla valutazione scientifica di quanto questi prodotti possano essere salutari, anche se naturalmente si tratta di una questione che occorre seguire con grande attenzione e su cui non bisogna fare sconti, anche in considerazione del fatto che piantare in un campo un prodotto transgenico implica il fatto che venga contaminato anche il territorio circostante e non soltanto dove vengono poste le sementi, perché c’è un normale meccanismo di miscelamento che la natura mette in campo che fa sì che il prodotto sia di tipo pervasivo rispetto ai campi che sono intorno. In questo senso definire delle zone di rispetto per le coltivazioni biologiche e definire anche la possibilità di investire sui prodotti biologici come scelta di campo non sarebbe soltanto una cosa che risponde a criteri di tipo precauzionale dal punto di vista sanitario ma al di là di queste considerazioni credo che debba essere una valutazione che possiamo fare anche per posizionare nel modo migliore e più efficace il nostro territorio e la produzione agroalimentare del nostro territorio.

Sono questioni su cui occorrerebbe aprire un confronto importante anche con gli operatori di questo settore tenendo conto anche della duplicità delle valenze che queste questioni possono assumere perché da un lato parliamo di possibili risparmi, però che poi rischiano di essere vanificati dalle conseguenze che ho cercato di descrivere, e dall’altro parliamo di maggiori oneri per quel che riguarda lo sviluppo delle produzioni ma anche la possibilità di avere maggiori ritorni se il sistema Paese riesce attorno a questo a confezionare una proposta che sia effettivamente convincente.

Tutto questo per significare che c’è certamente un elemento di urgenza che ci spinge a chiedere che venga integrato, rivisto, aggiornato e rilanciato con tutte le previsioni sanzionatorie in modo che sia pienamente valido ed efficace nel potere essere fatto valere sul territorio il decreto del Governo che abbiamo citato, ma anche quello di assumere un impegno per rivedere la propria normativa in materia di organismi geneticamente modificati alla luce delle considerazioni che ho cercato brevemente di svolgere nel mio intervento.

Come ricordavo all’inizio, la risoluzione che ho presentato è pienamente compatibile e le finalità si sposano con quelle della risoluzione della collega Barbati, così come modificata attraverso gli emendamenti che sono stati citati e che verranno quindi posti in approvazione. Grazie.

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE COSTI

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Paruolo.

Ha chiesto di parlare il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.

 

MANFREDINI: Grazie, presidente. La comunità scientifica non ha ancora espresso una posizione univoca in merito agli effetti sulla salute umana degli OGM. Lo sviluppo dell’agricoltura transgenica rispetto alle incertezze delle valutazioni scientifiche della potenziale tossicità degli OGM appare in contrasto con il principio di precauzione che l’Unione europea pone a tutela della salute umana. Nell’ordinamento comunitario esiste la cosiddetta "clausola di salvaguardia", articolo 25 del decreto legislativo 224/2003, in recepimento a quanto stabilito dall’articolo 23 della direttiva 2001/18/CE che permette a un Paese membro di limitare o vietare temporaneamente l’uso o la vendita di prodotti OGM se considerati rischiosi per la salute e per l’ambiente. L’articolo 34 del regolamento della Comunità europea n. 1829/2003, l’adozione di provvedimenti di emergenza in caso di rischi per la salute umana, degli animali o per l’ambiente, miranti a sospendere o modificare eventuali autorizzazioni, conformemente alle procedure previste agli articoli 53 e 54 del regolamento della Comunità europea n. 178/2002 che prevedono la possibilità di attuare misure cautelari provvisorie. Inoltre le Regioni hanno più volte espresso la loro ferma contrarietà all’introduzione di colture transgeniche evidenziando la necessità che il futuro regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio, di modifica della direttiva 2001/18/CE, per quanto concerne la possibilità per gli Stati membri sia il più possibile adeguato a salvaguardare l’agricoltura locale. Mentre in Europa otto Stati (Francia, Germania, Lussemburgo, Austria, Ungheria, Grecia, Bulgaria e Polonia) hanno adottato la clausola di salvaguardia (ma non l’Italia), ad oggi l’Ue ha autorizzato la coltivazione del granturco transgenico dell’azienda Monsanto (USA), individuato come MON 810, ed è in arrivo il via libera, da parte della Commissione europea, per il mais della Pioneer Hi-Bred (USA), denominato TC 1507 e rispetto al quale 19 Paesi, tra cui l’Italia, si sono già dichiarati contrari. In assenza di un chiaro quadro di riferimento normativo comunitario che vieti la coltivazione in campo degli OGM e con la possibilità che i singoli Stati membri abbiano, in futuro, la titolarità della scelta, è importante il pronunciamento delle amministrazioni locali e delle Regioni. Per queste ragioni noi siamo contro gli OGM e voteremo a favore di queste tre risoluzioni. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Manfredini.

Ha chiesto di parlare il consigliere Alessandrini. Ne ha facoltà.

 

ALESSANDRINI: Grazie, presidente. Intervengo più che altro sugli emendamenti per quello che riguarda la risoluzione 4388 perché di fatto gli stessi in qualche modo tendono a superare il contenuto delle risoluzioni 2475 e 5314, rispettivamente dei consiglieri Cavalli e Manfredini. Gli emendamenti alla risoluzione 4388 spostano decisamente il tema della vigilanza soprattutto attraverso il piano di controllo degli OGM delle sementi di mais e di soia che il Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste attua ogni anno; il problema è che sono diminuiti drasticamente i controlli negli ultimi anni soprattutto per ragioni di costo, e questo è inaccettabile tenuto conto della materia di cui discutiamo. Dieci anni fa questa attività interessava il cento per cento delle produzioni e oggi invece una quota limitatissima. È per questo che l’emendamento 3 sposta l’impegno della Giunta da generici controlli a un’attività di attivazione verso il MIPAAF affinché risolva a monte i problemi, e nella fattispecie due in modo particolare: 1) i controlli sulla totalità dei lotti di sementi di mais; 2) il tema della vigilanza e l’impegno affinché il Governo emani il decreto da tempo peraltro in discussione dopo però averlo concordato e adeguato secondo le richieste delle Regioni. L’emendamento n. 4, infine, invita semplicemente il Governo - ecco perché dicevo che supera anche le altre - a emanare urgentemente il provvedimento di divieto alla coltivazione nel nostro Paese di piante geneticamente modificate. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Alessandrini.

Non ci sono più interventi in dibattito generale, quindi apro le dichiarazioni di voto congiunte su tutto (emendamenti e risoluzioni).

Gli scrutatori sono i consiglieri Casadei, Moriconi e Cavalli.

Se nessun consigliere chiede di parlare metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 2475, a firma del consigliere Cavalli.

 

(È respinta a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Costi): La risoluzione è respinta.

Passiamo all’oggetto 4388, la mozione proposta dalla consigliera Barbati, sulla quale insistono tre emendamenti.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 2, a firma dei consiglieri Monari, Barbati e Alessandrini.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Costi): L’emendamento 2 è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 3, a firma dei consiglieri Monari, Barbati e Alessandrini.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Costi): L’emendamento 3 è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 4, a firma dei consiglieri Monari, Barbati e Alessandrini.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Costi): L’emendamento 4 è approvato.

Se nessun consigliere chiede di parlare metto in votazione, per alzata di mano, la mozione oggetto 4388, a firma della consigliera Barbati, così come emendata.

 

(È approvata a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Costi): La mozione è approvata.

Passiamo alla risoluzione 5174.

Se nessun consigliere chiede di parlare metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 5174, a firma dei consiglieri Paruolo, Barbieri, Pariani, Piva, Riva, Mumolo, Alessandrini, Vecchi Luciano, Pagani, Casadei.

 

(È approvata a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Costi): La risoluzione è approvata.

Passiamo alla risoluzione 5314.

Se nessun consigliere chiede di parlare metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 5314, a firma dei consiglieri Manfredini, Bernardini, Cavalli, Corradi.

 

(È respinta a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Costi): La risoluzione è respinta.

 

OGGETTO 5512

Risoluzione per condannare, in relazione alla morte di Federico Aldrovandi, il comportamento degli agenti coinvolti e del sindacato SAP in merito agli applausi loro tributati durante il Congresso svoltosi a Rimini, per esprimere vicinanza alla famiglia Aldrovandi e per invitare il Governo a porre in essere azioni volte a ripristinare il rispetto delle competenze costituzionali dei vari poteri dello Stato. A firma dei Consiglieri: Mandini, Montanari, Pariani, Sconciaforni, Naldi, Riva, Barbati, Mumolo

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Costi): Apro il dibattito generale.

Ha chiesto di parlare il consigliere Montanari. Ne ha facoltà.

 

MONTANARI: Grazie, presidente. Presidente, colleghi, chi si macchia dei reati commessi e provati su Federico Aldrovandi non è degno di portare la divisa. Il reato di tortura deve diventare legge dello Stato italiano e, terzo punto, come ci chiede l’Europa, il casco degli agenti deve avere un numero identificativo e una telecamera nell’interesse di tempi brevi per ottenere verità qualora fosse necessario nell’interesse dei cittadini e delle forze dell’ordine, agenti che agiscono correttamente o loro stessi siano vittime di aggressioni. Queste sono le cose che si devono fare!. Che cosa ancora impedisce di arrivare a ciò? Tutto quanto abbiamo assaporato durante la drammatica vicenda Aldrovandi, prima della svolta della condanna degli agenti. C’è una democrazia che spesso si contorce, si sintetizza in corporazioni che si difendono e non si parlano, anche quando si tratta di corpi dello Stato. Ci fu verità per Federico perché una madre e una famiglia straordinarie si sono opposte a un castello enorme di menzogne volte a coprire i reati commessi da agenti di polizia; un’immigrata ha avuto il coraggio di testimoniare come realmente andarono i fatti, svelando quelle menzogne. Il Sindaco, la politica e la città di Ferrara si sono schierati per la verità non piegandosi alle intimidazioni ricevute da più parti e un Ministro dell’Interno, Giuliano Amato, ha lasciato parlare i fatti.

Che vergogna quel lungo applauso! E quel segretario del SAP che non considera valida quella sentenza! Che vergogna per la memoria di Federico, la sua famiglia, a cui va ancora una volta tutta la nostra fattiva vicinanza e solidarietà! E che vergogna per la democrazia, a partire da chi tutti i giorni in divisa fa il suo dovere, da chi è morto per difendere le istituzioni e il loro carattere democratico! Umori e contorcimenti sempre più nitidi con più si avvicinano le decisioni fondamentali, il cambiamento vero. Per questo abbiamo chiesto un dibattito in Parlamento, perché quando parla il Capo della Polizia e propone nuove regole di ingaggio che evitino abusi e poco dopo arriva quell'applauso siamo ad un punto di rottura che come tale va valutato.

Come fu a suo tempo per la verità processuale che ho richiamato, quella madre, quell'immigrata, quel Sindaco, quei cittadini, quel Ministro dell'Interno resero possibile che ci fosse giustizia, oggi, il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio, il Ministero dell'Interno, il Capo della Polizia, le più alte cariche dello Stato, tanti rappresentanti delle Forze dell'ordine, i cittadini, esprimono indignazione e volontà di introdurre profondi cambiamenti. Vanno riviste le regole di ingaggio e ripensate le modalità delle operazioni di ordine pubblico in modo da consentire un perfetto equilibrio tra i diritti dei cittadini che democraticamente protestano e il diritto dell'agente di Polizia a non essere aggredito; deve avere via libera il DDL contro la tortura e quello sul codice di identificazione delle forze di Polizia. Questa Assemblea sta contribuendo, oggi, a che il Parlamento e il Governo vadano in questa direzione. Cambiamento significa, lo dico in una parola, irrobustire la democrazia dalla parte dei diritti dei cittadini e dalla parte di chi fa il proprio dovere dentro i corpi dello Stato preposti alla salvaguardia delle istituzioni democratiche.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Montanari.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bignami. Ne ha facoltà.

 

BIGNAMI: Non ho la pretesa di cambiare l'opinione dei colleghi di maggioranza rispetto ad una vicenda che è già stata ampliamente sviscerata e tradotta anche in sede giudiziale. Diversamente da quello che si può magari intendere da alcune situazioni specifiche che in quanto specifiche vanno trattate nella loro peculiarità, non intendiamo commentare le situazione. Da avvocato so che le sentenze si appellano, si impugnano, si giudicano come opinioni, ma alla fine si rispettano.

Ciò detto, e ciò detto anche rispetto alle eccezioni che possono confermare la regola, ho incontrato gli agenti, sono andato in carcere, non mi sono trovato davanti a dei mostri, non mi sono trovato dinanzi a delle persone che passavano in quella circostanza drammatica e si sono dovute trovare a fronteggiare una situazione con le modalità che il nostro ordinamento mette a disposizione per fronteggiare quelle situazioni. Mi sono fatto un'opinione di ciò che può essere accaduto, ma ritengo che quando una madre perde un figlio non si possano addurre scuse, giustificazioni o spiegazioni per lenire un dolore che evidentemente è incolmabile. Ma ciò non deve essere utilizzato né da una parte, né dall'altra come bagarre o motivo di discussione politica.

Questa è una vicenda che è stata trattata nelle sue sedi e rispetto alle parole pronunciate da Gianni Tonelli, che è persona di cui mi onoro di essere amico, si è realizzato un maldestro tentativo di distorsione che credo sia possibile che accada se si rimane nell'ambito delle chiacchiere da bar; se si viene in una sede istituzionale bisogna avere contezza di ciò che è stato pronunciato. Quello che è stato chiesto è stata una revisione di un processo in base ad elementi di fatto nuovi che consentono di rivalutare la condotta e la conclusione giudiziale della vicenda. Ciò è nell'assoluta e piena facoltà che il nostro ordinamento processuale riconosce a chiunque, a maggior ragione a delle persone che hanno scontato la loro pena. Nella vicenda, infatti, ciò che ha caratterizzato una singolarità attiene anche al dato che questi agenti hanno scontato la pena. Noi riteniamo che sia giusto che se una pena viene comminata, essa sia scontata, ma riteniamo giusto che ciò non abbia luogo solo quando si vuole essere severi, ma abbia luogo sempre, perché diversamente c'è una lesione implicita di quel principio di proporzionalità che vuole che magari le persone a cui viene comminata una pena anche per reati più gravi... perché nella scala di valori che il nostro Codice riconosce e attribuisce, l'omicidio colposo è meno grave sul piano sanzionatorio all'erogazione della pena dell'omicidio preterintenzionale, che è meno grave rispetto all'omicidio doloso. Qui la scala dei valori si colloca al di fuori dell'omicidio preterintenzionale doloso, ma noi vediamo autori di quei reati che non scontano giorni di pena pari a quelli comminati ed è questo che in noi ha suscitato una forte perplessità, non la vicenda, ma il modo in cui è stata trattata; la reiterazione dei provvedimenti di custodia, la negazione dei provvedimenti di incontro con le famiglie, normalmente autorizzati. Non vorremmo che qualcuno fosse stato più realista del re ed è questo ciò che il segretario generale del SAP ha rilevato. Il resto attiene ad un dibattito strumentale a cui non intendiamo partecipare. Le parole pronunciate dal Sindacato autonomo di Polizia attengono ad una difesa e tutela sindacale che credo che chiunque, quando si trova a fare delle azioni di sindacato, possa legittimamente mettere in campo. Giustamente o meno? Questo è un altro paio di maniche e la risposta sulla giustezza o meno di quelle parole se la assumeranno, in termini di riconoscimenti, i sindacati stessi. Ho sentito dire parole vergognose, ho sentito descrivere quello come un atto gravissimo, sento oggi un autorevole esponente della maggioranza dire: "è un punto di rottura". Per me, quando si parla tra istituzioni, non esistono punti di rottura, ma devono esserci sempre e soltanto punti di dialogo, anche quando qualcuno eccede, anche quando qualcuno sbaglia, perché il nostro ordinamento giuridico è ispirato a questi principi. Per queste ragioni da qui si modulerà il nostro atteggiamento di voto.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Bignami.

Ha chiesto di parlare il consigliere Alberto Vecchi. Ne ha facoltà.

 

VECCHI Alberto: Grazie, presidente. Condivido pienamente le parole del collega Bignami, è evidente che su un tema, su un argomento di questo tipo, da un lato c'è giustamente il dolore e la richiesta di giustizia da parte della madre, dei genitori del ragazzo morto e questo non solo è legittimo, ma è sacrosanto; dall'altro c'è una sentenza e le sentenze comunque vanno rispettate anche se possono essere condivise o non condivise. Il ragionamento che è stato fatto e che ci tenevo anch'io a dire è che il Sindacato autonomo di Polizia ha evidenziato e richiesto, alla luce di nuovi fatti emersi, se c'era o meno la possibilità di poter rivedere comunque il processo alla luce, appunto, di queste nuove situazioni. Stiamo parlando di persone che hanno scontato la loro pena e quindi dal mio punto di vista credo che su questi argomenti non si possa assolutamente dire nulla. C'è stata, secondo me, una grande strumentalizzazione di tutta la vicenda, una strumentalizzazione che non è assolutamente corretta. Io credo che vada tutto riportato su un percorso di ricerca non solo della verità, ma anche su percorsi di legalità consentiti dal nostro ordinamento. È un sindacato il SAP e quindi fa il suo lavoro, che è quello di ricercare la verità e di tutelare i propri iscritti.

È chiaro che da parte di qualsiasi persona, non solo da parte mia, va la massima solidarietà alla famiglia di Aldrovandi perché questo non solo è doveroso, ma credo che sia obbligato, però non strumentalizziamo queste vicende e soprattutto non entriamo in ragionamenti per cui vogliamo inserire il reato di tortura in Italia, perché non mi sembra che in Italia ci siano Forze dell'ordine come ci sono in tanti paesi del mondo dove vige veramente la tortura, mi sembra una follia; come mi sembra assolutamente sbagliato andare a definire nelle divise di ordinanza delle persone preposte a tutelare l'ordine l'identificazione della persona, che poi a sua volta può essere oggetto, e non sarebbe la prima volta, di ritorsioni future. Allora mi sembra anche corretto che se qualcuno vuole filmare o guardare quello che succede, anche i nostri tutori dell'ordine, chi gestisce l'ordine pubblico abbia a sua volta la possibilità di filmare quello che viene fatto nei loro confronti, tutte le offese che vengono quotidianamente dette da soggetti che regolarmente in tutte le più grandi e importanti manifestazioni insultano, sputano, e attaccano le nostre Forze dell'ordine senza che fondamentalmente gli sia fatto nulla. Per questo motivo mi associo a quanto detto dal collega e su questi argomenti trarremo le condizioni conseguenti. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Alberto Vecchi.

Ha chiesto di parlare la consigliera Donini. Ne ha facoltà.

 

DONINI: Grazie, presidente. Non voglio aggiungere troppe considerazioni a quelle già svolte in Aula dal collega Montanari, che condivido, ma vorrei far rilevare ai colleghi Alberto Vecchi e Bignami che sono intervenuti poco fa di stare ai contenuti del testo della risoluzione che noi proponiamo. In questa risoluzione noi non parliamo e non chiediamo l'istituzione del reato di tortura. Io su questo ho una visione chiara ed è una rivendicazione che faccio e quindi ho un'opinione diversa dal collega Alberto Vecchi, ritengo che sia necessario, ma non c'è questa richiesta in questa risoluzione. Così come non c'è la richiesta, che pure personalmente considero legittima, di inserire il codice identificativo, il badge con il nome del funzionario di Polizia o di pubblica sicurezza in modo tale che chi si rapporta a lui sappia con chi si rapporta. È una mia posizione diversa da quella, legittima, del collega Alberto Vecchi e del collega Bignami, fatto sta che di questo tema non si parla nella risoluzione.

Nella risoluzione si prende atto di un fatto di cronaca avvenuto durante lo svolgimento di un momento importante e solenne, come quello di un congresso, per qualunque organizzazione sindacale, politica, associativa del nostro paese, un momento di manifestazione della democrazia interna e quindi di partecipazione. In quel contesto è avvenuto un episodio che si ritiene grave: sono state accolte come eroi ed applaudite persone che sono state giudicate con sentenza passata in tutti e tre i gradi di giudizio, passata, appunto, in giudicato e che hanno scontato la pena, questo è vero, tre persone considerate ree di omicidio colposo, ma di omicidio, e sono state applaudite e accolte come eroi. Quello stesso sindacato pochi mesi prima aveva addirittura organizzato, non come iniziativa di singoli, ma come iniziativa patrocinata dal sindacato stesso, una manifestazione di protesta e di provocazione sotto l'ufficio in cui lavora la madre di Aldrovandi nel Comune di Ferrara. Ricordiamoci che questi sono gesti gravi. Io che sono una libertaria, tendenzialmente non incline al giustizialismo, una che tendenzialmente rispetta gli spazi di libertà e di protagonismo personale, le diverse opinioni, prenderei una posizione esprimendo una mia opinione contro il comportamento di un singolo e mi rapporterei, pur senza accanimento, perché c'è spazio per tutti, perché non condivido quello che dici, ma difenderei fino alla morte il tuo diritto di dirlo, la mia è questo tipo di cultura. Ma qui parliamo di un'associazione sindacale che come organizzazione collettiva ha coperto, sostenuto e patrocinato iniziative di questo genere che hanno indubbiamente anche un contenuto di carattere eversivo, la dico così, e quindi la nostra è secondo me una risoluzione che pone sia nella premessa, sia nel dispositivo una posizione di carattere istituzionale: un'Assemblea parlamentare come la nostra stabilisce che il rispetto della Costituzione passa da comportamenti corretti degli individui, dal riconoscersi da parte anche delle associazioni, quindi delle organizzazioni collettive, all'interno di una comunità che corrisponde a certe regole di comportamento, di stile e di presa di posizione. Diciamo questo in questa risoluzione, non andiamo oltre, ci limitiamo a questo fatto e quindi rimaniamo all'interno di un percorso di carattere istituzionale. Non c'è nessuna strumentalizzazione dal punto di vista politico, non c'è nessuna torsione o abuso o utilizzo di questa vicenda per affermare, ad esempio, alcune posizioni politiche rispetto ad altre; ripeto, io ho le mie, che sono diverse da altre. Credo che dal momento che il caso riguarda fatti accaduti in questa regione, dal momento che questo è il luogo dove è avvenuta l'uccisione di Federico Aldrovandi, è il luogo dove si sono accolti con applausi i rei di questo omicidio, sia doveroso da parte di questa Assemblea legislativa, così come abbiamo fatto in passato anche con altre situazioni e altri episodi, prendere una posizione, che mi auguro sia una posizione unanime perché non è che si sta nel mezzo in queste situazioni, si sta dalla parte della giustizia, si sta dalla parte del diritto, si sta dalla parte dei doveri costituzionali e del rispetto dei rapporti di carattere costituzionale. Questo è quanto noi diciamo e mi aspetterei un voto unanime su un contenuto di questo genere. Poi discutiamo del merito e della prospettiva del tema del diritto di tortura, di quante sono ormai le vittime nelle nostre carceri, nei nostri presidi di sicurezza, ma questa è un'altra discussione che non è, ripeto, al centro dei contenuti di questa risoluzione che portiamo in approvazione e che chiaramente io voterò con convinzione.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliera Donini.

Non ho più nessuno iscritto in dibattito generale per cui chiudo il dibattito generale e apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto perciò chiudiamo anche le dichiarazioni di voto.

Sostituisco il consigliere Cavalli con il consigliere Carini nelle funzioni di scrutatore. Ricordo, quindi, che gli scrutatori solo i consiglieri Casadei, Moriconi e Carini.

Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 5512, a firma dei consiglieri Mandini, Montanari, Pariani, Sconciaforni, Naldi, Riva, Barbati, Mumolo.

 

(È approvata all'unanimità dei presenti)

 

PRESIDENTE (Costi): La risoluzione è approvata.

 

OGGETTO 5473

Risoluzione per impegnare la Giunta a chiedere al Governo di sospendere l'operazione "Mare Nostrum", di rafforzare i controlli alle frontiere, di stabilire accordi bilaterali per impedire le partenze dagli Stati costieri dell'Africa, adottando inoltre iniziative in ambito sanitario volte a tutelare la cittadinanza dalla diffusione dell'epidemia del virus Ebola. A firma dei Consiglieri: Manfredini, Bernardini, Cavalli, Corradi

(Reiezione)

 

OGGETTO 5484

Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni nei confronti del Governo volte a rivedere e sospendere l'operazione "Mare Nostrum", rafforzare i controlli presso tutte le frontiere per contenere gli ingressi, rappresentando inoltre alle Istituzioni europee problematiche riguardanti l'immigrazione ed il diritto di asilo. A firma dei Consiglieri: Leoni, Bazzoni, Villani

(Reiezione)

 

OGGETTO 5518

Risoluzione per invitare il Governo a proseguire nell'operazione Mare Nostrum per la salvaguardia dei migranti e la protezione delle coste italiane dai traffici illegali. A firma dei Consiglieri: Vecchi Luciano, Pariani, Naldi, Riva, Grillini, Barbati, Monari, Bonaccini, Ferrari, Mumolo

(Approvazione)

 

PRESIDENTE (Costi): Apro il dibattito generale su tutte e tre le risoluzioni abbinate.

Nessuno intende prendere la parola, quindi chiudo il dibattito generale e apro per dichiarazione di voto. Chiudo anche le dichiarazioni di voto e a questo punto metto in votazione le risoluzioni.

Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 5473, a firma dei consiglieri Manfredini, Bernardini, Cavalli, Corradi.

 

(È respinta a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Costi): La risoluzione è respinta.

Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 5484, a firma dei consiglieri Leoni, Bazzoni, Villani.

 

(È respinta a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Costi): La risoluzione è respinta.

Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 5518, a firma dei consiglieri Vecchi Luciano, Pariani, Naldi, Riva, Grillini, Barbati, Monari, Bonaccini, Ferrari, Mumolo.

 

(È approvata a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Costi): La risoluzione è approvata.

 

OGGETTO 5580

Risoluzione per impegnare la Giunta a proseguire la propria azione nei confronti di Governo e Parlamento per l'ottenimento delle risorse e delle misure necessarie al completo ripristino delle aree colpite dal sisma del maggio 2012 e dalle altre calamità naturali sopravvenute. A firma dei Consiglieri: Vecchi Luciano, Serri, Montanari, Marani, Bonaccini, Pariani, Casadei, Mumolo, Mazzotti, Alessandrini, Carini, Ferrari, Pagani, Barbati, Monari, Bazzoni, Lombardi, Pollastri, Manfredini, Cavalli

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Costi): Apro il dibattito generale. Ha chiesto di intervenire il consigliere Luciano Vecchi. Ne ha facoltà.

 

VECCHI Luciano: Grazie, presidente. Con questa risoluzione - e sono davvero contento che sia stata firmata da colleghi appartenenti a tanti gruppi politici - si intende, diciamo così, dare un ulteriore contributo al lavoro che questa Giunta regionale ha avviato da tempo, sia in quanto Giunta, sia attraverso il Presidente Errani come commissario della ricostruzione, che è volto a permettere la ricostruzione dei territori colpiti ormai non soltanto dal terremoto del maggio del 2012, ma anche da altre calamità (come quella dell'alluvione di fine gennaio 2014, poi le trombe d'aria, e speriamo di fermarci qua), affrontando un aspetto che quest'Aula ha evocato più volte e che ha trovato nella risoluzione adottata, se non ricordo male, all'unanimità, o comunque a grande maggioranza, a seguito della rottura dell'argine del Secchia del gennaio di quest'anno un punto di riferimento importante dove si chiedeva alla Giunta regionale di operare nei confronti di Governo e Parlamento nazionali per l'ottenimento di alcune misure di fiscalità di vantaggio strutturali per alcune delle zone colpite da queste calamità.

Devo dire che questo è un lavoro, e ringrazio la Giunta, che è stato messo in campo; non ha, rispetto a questo aspetto specifico, ancora trovato, diciamo così, la rispondenza da parte delle autorità nazionali, ma è un lavoro che deve continuare, mi auguro, evidentemente, potendo ottenere risultati in tempi brevi, e che deve, come sempre è stato fatto nel corso di questi anni, essere improntato alla massima serietà, alla massima affidabilità, oltre che evidentemente alla massima ambizione possibile. Con questa risoluzione intendiamo indicare quale può essere la modalità con cui si raggiunge questo obiettivo. Facendo che cosa, al di là di discussioni, devo dire, in questi anni, anche in quest'Aula, ma soprattutto fuori, un po' poco basate su elementi e dati di realtà? Si affronta e si invita ad affrontare il tema per quelle che sono, da un lato, le possibilità dal punto di vista giuridico, dall'altro, per quelli che sono gli elementi di correttezza, rispetto all'analisi della situazione, che ci permettono di indicare un provvedimento, che, come poi dirò tra un attimo, non dipende essenzialmente e fondamentalmente poi da noi dal punto di vista della sua definizione, dal punto di vista legislativo, perché dipende essenzialmente dagli organi nazionali preposti a questo, ma che possa avere, perché è condizione fondamentale anche se non sufficiente affinché questi provvedimenti possano vedere la luce, possano trovare poi compimento... Si chiede di affrontare quella che è oggi la priorità più grande che sola può giustificare un intervento strutturale di fiscalità di vantaggio, che, come ricordiamo nella proposta di risoluzione, deve trovare il proprio spazio all'interno della normativa degli aiuti di Stato recentemente, ma solo parzialmente, riformulata con l'entrata in vigore della nuova regolamentazione dell'Unione europea entrata in vigore il primo gennaio di quest'anno.

Ricordo che all'interno del territorio dell'Unione europea in linea di massima non sono possibili interventi che riguardino la fiscalità che stabiliscano regimi fiscali diversi all'interno dello stesso Stato o per territori, se non nei limiti previsti dalla normativa, che definisce con grande chiarezza quali sono le regioni e le zone europee che possono essere destinatarie di interventi particolari, ivi compresi quelli dei fondi strutturali europei, e che non può la fiscalità discriminare un settore produttivo dall'altro, non può intervenire con provvedimenti generalizzati, che ad esempio riducano o addirittura eliminino le imposte sul reddito e le persone fisiche in un determinato territorio a prescindere da quella che è la loro condizione, invece possono permettere a determinate condizioni di sviluppare alcuni interventi, con delle limitazioni chiaramente previste, che però devono trovare la propria giustificazione in eventi o situazioni eccezionali. Per questo diciamo che gli eventi eccezionali ovviamente sono quelli calamitosi.

È ovvio che non stiamo parlando del tema, affrontato evidentemente con altri strumenti, che riguarda il risarcimento dei danni o l'impegno di risorse per l'opera di ricostruzione, questo è stato affrontato giustamente con altri strumenti. Sottolineiamo un punto di criticità fondamentale: la situazione dei centri urbani, in maniera particolare dei centri storici, colpiti dal terremoto del maggio del 2012, alcuni di questi ricolpiti dall'alluvione del gennaio 2014 e poi alcune zone colpite anche da altri eventi eccezionali. Ma in maniera particolare, al di là del tema danni, esiste una situazione che riguarda sia coloro che danni diretti hanno avuto e quindi hanno diritto a forme o di risarcimento nel caso dell'alluvione o di contributi per la ricostruzione nel caso del terremoto, ma che riguarda anche altri soggetti, in maniera particolare quelli inseriti, ad esempio, nelle ex zone rosse o comunque nei centri storici urbani particolarmente colpiti, dove evidentemente l'esercizio delle attività economiche risulta più difficile sia per costi diretti o indiretti superiori, sia per il fatto che vi è stato, ad esempio, un diradarsi della popolazione e così via.

Ciò che indichiamo è di proseguire nell'opera, che, devo dire, è già stata iniziata da qualche mese, nei confronti di Governo e Parlamento. Per dire che cosa? Abbiamo un problema particolare che riguarda la micro-impresa o le piccole imprese, fondamentalmente quelle di natura commerciale o di artigianato o di servizio, che sono quelle che per loro natura sono vincolate alla presenza in un determinato territorio, addirittura in un micro-territorio, in una porzione di territorio, che quindi per definizione non possono essere delocalizzate, che per definizione vivono o possono trovare la propria convenienza economica minima soltanto se esiste una popolazione presente, soltanto se esiste un'attrattività di quelle porzioni di territorio affinché qualcuno ci vada, oppure di quei territori in cui è necessario anche utilizzare strumenti di natura anche fiscale per incentivare lo stabilimento anche ex novo di nuove attività economiche di questa natura o, ad esempio, l'impiantarsi di imprese a carattere individuale, a carattere giovanile eccetera. In questo modo chiarendo in maniera molto evidente, diciamo così, e alla prova di qualunque possibilità di rischio di infrazione o di ricorso, che non stiamo parlando - perché questo è espressamente vietato dalla normativa europea - di imprese che per i caratteri della loro produzione o per la dimensione dell'impresa stessa in qualche modo hanno un peso rilevante nel mercato interno e in quanto tali non possono essere oggetto di interventi di questo tipo. Quindi stiamo parlando di pensare e di soprattutto richiedere interventi che riguardino queste aree che sono evidentemente, anche dopo il risarcimento dei danni o anche dopo l'opera di ricostruzione, penalizzate a causa di questi eventi.

Ovviamente tutto questo ha bisogno di passaggi che sono di natura legislativa e normativa a livello nazionale, ovviamente occorre avere strumenti che siano al riparo da qualunque possibile ricorso in sede europea, innanzitutto nei confronti della Commissione europea. Lo strumento individuato e prospettato da questa risoluzione è quello che combina le norme presenti già nella nostra legislazione nazionale che riguardano le zone franche urbane, permettendo però un'attuazione, attraverso il cosiddetto meccanismo de minimis, che è quello che permette anche senza notifica alla Commissione europea di garantire a una singola impresa o sovvenzioni o agevolazioni fiscali fino al limite di 200 mila euro nell’arco di tre esercizi successivi. Dico questo perché l’applicazione di altri strumenti si è rivelata nella storia del nostro Paese non particolarmente fortunata. Lo stesso strumento della zona franca urbana tout court senza il meccanismo de minimis non solo pensato ma normato dal punto di vista legislativo per quanto riguardava il centro storico de L’Aquila è stato abbandonato perché si è rivelato impraticabile, o meccanismi di altra natura come la famosa e drammatica vicenda delle sovvenzioni della Regione Sardegna per gli investimenti in campo agricolo che si è rivelata un boomerang terribile per i poveri produttori agricoli di quella regione perché fatta in violazione inconsapevole della normativa comunitaria. Ricordo infine che questa normativa sugli aiuti di Stato non è assurda perché in fondo è quella che tutela le economie dei Paesi più in difficoltà perché evidente che se Paesi come la Germania o i Paesi Bassi potessero sovvenzionare senza limiti stabiliti comunemente dall’Unione europea le proprie imprese non esisterebbero imprese in quei settori negli altri Paesi. Da questo punto di vista occorre un’azione forte come quella che ci ha portato ad avere risultati sui risarcimenti e sulla ricostruzione ricordando che ovviamente nel nostro Paese ci sono decine di situazioni di zone che sono state colpite in taluni casi anche più pesantemente ma meno in maniera reiterata e quindi la serietà e la definizione chiara della fattispecie a cui ci riferiremo è la condizione per riuscire ragionevolmente a ottenere, mi auguro in tempi brevi, un risultato di questo tipo.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Luciano Vecchi.

Ha chiesto di parlare il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.

 

MANFREDINI: Grazie, presidente. Il collega Luciano Vecchi ha appena espresso la sua felicità e la contentezza che tutte le forze politiche abbiano firmato la vostra risoluzione. Si figuri la nostra di felicità, vedere che si va verso una soluzione che dopo una lunga e penosa attesa finalmente si prende atto che anche le imprese che non hanno subito danni diretti sono state comunque danneggiate dal terremoto e dalle alluvioni della zona. Si prende finalmente atto che quando capitano simili tragedie si verificano danni e condizioni particolarmente sfavorevoli alle persone e alle imprese di un’attività economica. Si tratta non solo di danni diretti bensì anche di danni indiretti che solo una fiscalità di vantaggio - una zona franca urbana o no tax area - può rimediare, cosa che abbiamo proposto e riproposto in tutte le occasioni in tutte le salse. Un fatto curioso che mi ha fatto nascere è un’incomprensione: qualcuno mi dovrebbe spiegare perché la vostra proposta oggi è fattibile e come mai da due anni le nostre proposte simili furono sempre comunque bocciate. E dire che lo abbiamo ripetuto centinaia di volte in tutte le salse. Mentre l’assessore Muzzarelli e voi della maggioranza, scuotendo la testa, ci ridevate in faccia, siamo partiti dal giugno 2012, data di presentazione del nostro progetto di legge per l’istituzione della nuova zona franca nei comuni emiliano-romagnoli colpiti dagli eventi sismici. Dovete dare atto che abbiamo sempre chiesto con decine di atti, interrogazioni, risoluzioni e ordini del giorno e con decine di interventi qui in Aula, sulla stampa e in ogni dove, che si attivassero meccanismi di questo senso. Mentre noi ci siamo addirittura rivolti al commissario europeo Almunia per avere un parere sulla fattibilità della nostra richiesta, lo stesso Almunia diede poi parere favorevole e voi dal punto di vista politico tale proposta non l’avete mai voluta prendere in considerazione. Oggi ci troviamo pertanto con ben due anni di ritardo (meglio tardi che mai vien da dire), noi per senso di responsabilità siamo disponibili a firmare, come abbiamo già fatto, e a votare la vostra proposta dato che l’avevamo già fatto in passato, non vogliamo piantare bandiere, il nostro obiettivo è che si raggiunga il risultato tanto atteso per chi vive in quei posti. Oggi a maggior ragione, visto che sia dal centrosinistra sia dal centrodestra e viene ora avanzata l’idea dell’azione di zona franca urbana, noi vogliamo aggiungere anche la nostra firma, come abbiamo già fatto, la voteremo perché vogliamo aiutare i cittadini che hanno bisogno e che dopo due anni aspettano ancora che questa Regione faccia tutto il possibile affinché le aziende possano ripartire. Concludo dicendo che questo deve essere un impegno serio ad attuare nel miglior tempo possibile i ritardi di questi anni che hanno già accresciuto i danni iniziali del terremoto. Chiedo quindi alla Giunta di impegnarsi a seguire passo dopo passo e a sollecitare il Governo per attuare quanto chiesto nella vostra risoluzione. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Manfredini.

Ha chiesto di parlare il consigliere Leoni. Ne ha facoltà.

 

LEONI: Grazie, presidente. Il 14 agosto 2012 questa Assemblea ha bocciato una risoluzione che chiedeva alla Giunta regionale di impegnarsi presso il Governo nazionale affinché facesse partire immediatamente presso la Commissione europea la procedura necessaria affinché le aree colpite dal sisma in Emilia-Romagna fossero dichiarate zone a fisco zero oppure zone franche per i successivi cinque anni. Era una mozione che avevo presentato, che è stata votata e bocciata due anni fa e che chiedeva esattamente le stesse cose; che allora evidentemente non erano possibili, secondo voi, e che ora sono possibili; anche perché se vado a vedere il dispositivo finale della mozione di oggi vedo che si chiede la stessa cosa. Peraltro, come tutti sappiamo, c’è una mozione votata in Parlamento nel luglio 2012 che chiedeva a Regione e Governo di impegnarsi per mettere in campo iniziative volte all’istituzione di no tax aree o fiscalità di vantaggio o comunque di quella filosofia che vedeva nella richiesta di istituire una zona "speciale", come vengono chiamate, dove gli adempimenti di carattere burocratico e fiscale venivano sospesi per un congruo numero di anni. Anche io, come ha detto prima il collega Manfredini, voterò questa mozione - perché fa parte delle tante proposte che io insieme ad altri abbiamo presentato in quest’Aula e che troppe volte quest’Aula ha non solo bocciato ma aveva anche detto che non erano possibili, e la voterò proprio perché da un lato con questa mozione oggi la maggioranza prende atto che non solo questa proposta allora era fattibile, ma prende anche atto che è necessaria e che quindi sarebbe stato meglio farla partire prima. Da un lato sarebbe anche bene, soprattutto sul tema del sisma - dove almeno la maggioranza darà atto a me e ad altri di avere sempre tenuto un comportamento assolutamente responsabile, di avere fatto molte proposte e di non avere cavalcato le critiche che potevano arrivare dai territori - se qualcuna delle proposte che abbiamo messo in campo in questi anni avesse potuto trovare un ascolto maggiore: perché proprio oggi viene testimoniato che queste proposte erano tutt’altro che delle cose campate in aria ma erano delle cose sulle quali anche noi avevamo ragionato con delle persone non solo della Regione ma anche di altri enti, e che pertanto erano possibili. Da un lato sono soddisfatto che ci sia questo accoglimento e questa filosofia di fondo diversa che noi proponevamo, cioè la possibilità di avere meno vincoli e di mettere in condizioni anche coloro i quali non avevano ricevuto danni diretti di trovare una "forma di risarcimento" e per questo voteremo questa mozione perché vogliamo mettere in condizione il Presidente della Regione di poter attivarsi con il Governo e contrattare questa cosa. Ci chiediamo sommessamente, anche se francamente un po’ stupiti dall’atteggiamento che ha avuto quest’Aula in questi anni e la Giunta, come mai questa cosa che era evidente a tutti non è stata evidente per oltre due anni e solo oggi arriva a compimento. Qualche occasione in più è stata persa, forse qualche attività non riaprirà, mi auguro che con quello che noi definivamo attraverso queste zone franche qualcuno possa essere attratto dalla possibilità ad aprire magari nei centri storici - noi volevamo anche qualcosa di più di quanto c’è scritto in questa risoluzione - e speriamo di non aver perso tempo inutile. La morale di questa storia è che non sempre dall’opposizione arrivano delle cose assurde, ma che forse ogni tanto ascoltare anche quello che arriva da questi banchi sarebbe stato meglio, visto che oggi votiamo esattamente quello che due anni fa, il 14 agosto 2012, avevate bocciato.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Leoni.

Non ci sono altri interventi in dibattito generale, per cui apro le dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare il consigliere Vecchi Luciano.

 

VECCHI Luciano: Grazie, presidente. Il voto sarà favorevole e mi preme sottolineare un paio di elementi per la chiarezza, anche perché anche, e non solo, in quest’Aula abbiamo visto utilizzare uno slogan, quello della no tax area, che oltre a essere una terminologia che nel nostro ordinamento ha un senso ma che non c’entra niente con quello di cui stiamo parlando - chiamasi no tax area quella parte del reddito individuale al di sotto di un certo minimo che non è soggetto a IRPEF - non esiste né nella legislazione italiana né in quella europea, quindi si stava parlando di qualcosa che non esisteva, ma ricordo molte proposte venute da qualche gruppo in cui si parlava di una cosa che oltre a essere impossibile non era neanche corretta, cioè definire territori in cui nessuno pagava più imposte. Siccome parto dal presupposto che chi ha un reddito personale, per esempio pur abitando a Mirandola perché lavora in banca a Modena, non si capisce per quale motivo per il solo fatto di abitare a Mirandola non debba pagare imposte sul reddito, e se ha avuto dei danni evidentemente verrà risarcito o si utilizzeranno gli strumenti per la ricostruzione. Noi non stiamo parlando di uno strumento che si mescola o che possa essere considerato mescolato al risarcimento perché se questa cosa fosse stata fatta due anni fa, come diceva Almunia alla risposta all’europarlamentare della Lega Nord, il danno poteva essere risarcito oppure si potevano usare misure di natura fiscali oppure si poteva contribuire, come è stato scelto, alla ricostruzione, ma non tutte le cose insieme, una sola e fino al limite del cento per cento del danno. Se fosse stata questa la situazione si sarebbero date esenzioni fiscali in un territorio in cui non si sarebbe neanche avviata la ricostruzione, quindi c’è una differenza da questo punto di vista. Dopodiché a me non interessa essere il primo o l’ultimo ma mi interessa, se è possibile, che tutti noi contribuiamo, nel momento in cui ciò è più corretto dal punto di vista del processo della ricostruzione e dello stimolo alla ripresa di quel territorio, a indicare quei provvedimenti giusti che d’altronde non possiamo prendere noi ma sono all’interno di una decisione che riguarda le istituzioni nazionali dove le pressioni di altre cento aree in Italia sono eguali, se non più forti, ed è per questo che l’unica possibilità di avere rispetto alle norme europee ma anche rispetto alle compatibilità nazionali interventi di fiscalità di vantaggio occorre da un lato definire bene l’ambito territoriale, occorre definire le tipologie e occorre definire anche qual è il progetto di sviluppo in cui si inseriscono. Peraltro le opportunità date non a caso a oggi dalla nuova fase di programmazione dei fondi europei - mi riferisco in particolare alla programmazione territoriale legata all’uso del FESR - può essere un’occasione buona in cui si integrano strumenti diversi. Da questo punto di vista mi auguro di votare tutti insieme una risoluzione della quale mi interessa poco chi è stato il redattore e chi è stato il primo firmatario, perché ogni passo che facciamo avanti lo facciamo tutti, tuttavia è una proposta diversa rispetto a quelle che abbiamo valutato nel corso degli anni passati e avviene in un momento che è diverso da quello che abbiamo vissuto nel corso dei due anni passati.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Luciano Vecchi.

Ha chiesto di parlare il consigliere Manfredini. Ne ha facoltà.

 

MANFREDINI: Grazie, presidente. È vero, noi la chiamammo subito no tax area, anche perché c’è stato quel periodo in cui il Governo Monti concedeva a iosa le zone franche a tutte le regioni. Quando avemmo la risposta di Almunia venni nel suo ufficio, se ricorda bene, nominavo il fatto della de minimis e dissi che se ci eravamo sbagliati a scrivere o a chiedere una cosa che non si poteva fare avrei ritirato la mia, vi avevo proposto di farla, noi l’avremmo firmata e l’importante era che si andasse avanti e che queste imprese avessero un aiuto. Questo è quello che abbiamo chiesto. Oggi abbiamo trovato la soluzione, sono contento di averla trovata, però siamo in ritardo di due anni e probabilmente se l’avessimo fatta in quei giorni, cioè due anni fa, magari le cose sarebbero migliori. Comunque l’importante è fare tutto quello che è possibile fare in modo che queste persone e queste aziende abbiano un rilancio che è necessario sia per loro economicamente sia per far rivivere i centri, perché oggi come oggi se uno ha l’occasione, come sicuramente siete andare a vedere, sembrano centri storici di fantasmi e non vedo l’ora che ci siano tutte le misure per cercare di ricostruire e dare quei vantaggi che queste imprese chiedono.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Manfredini.

Ha chiesto di parlare il consigliere Leoni. Ne ha facoltà.

 

LEONI: Grazie, presidente. Come dicevo prima, noi voteremo questa risoluzione perché è esattamente identica alla risoluzione che questa Assemblea ha bocciato nell’agosto 2012, però dico di più; successivamente ad alcune delle argomentazioni che abbiamo risentito oggi, anche rispetto alla no tax area, abbiamo presentato delle altre risoluzioni dove non parlavamo più di no tax area ma mettevamo in condizione la Giunta, se avessero promosso la risoluzione, di decidere la modalità di vantaggio da applicare per quelle zone. Le nostre risoluzioni quindi erano così aperte perché volevamo raggiungere il risultato. Oggi questa mozione non l’ho neanche firmata, però la voto molto volentieri. Ogni passaggio ulteriore per me è un passaggio che funziona in più per quel territorio. Ma mi sarebbe piaciuto sentire in questi anni che la mia proposta a quel tempo non si sarebbe potuta fare e che l’avreste messa in campo per un domani perché ritenevate che uno, due, cinque o sette anni dopo poteva essere necessaria, e non sentirmi dire, come ci siamo sentiti dire, che non era possibile, perché c’è stata l’opportunità di zone franche, zone a fiscalità di vantaggio, abbiamo tolto a un certo la no tax area e quindi prendiamo solo atto che oggi si arriva a votare quello che abbiamo chiesto due anni fa. Siamo felici di questo ma possiamo dire serenamente che forse qualche tempo lo si è perso e se forse avessimo dato mandato al Presidente Errani di trattare con il Governo italiano, che a sua volta avrebbe dovuto trattare con la Commissione europea, già da tempo avremmo potuto mettere in esecuzione un meccanismo ancora migliore di quello che è stato deciso? Penso che sia un dubbio legittimo e vedremo se adesso, dando questo largo mandato al Presidente Errani, che penso prenderà l’unanimità dei voti su questa risoluzione, almeno questo mini passo in avanti riusciremo a farlo.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Leoni.

Se nessun consigliere di parlare metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 5580, a firma dei consiglieri Vecchi Luciano, Serri, Montanari, Marani, Bonaccini, Pariani, Casadei, Mumolo, Mazzotti, Alessandrini, Carini, Ferrari, Pagani, Barbati, Monari, Bazzoni, Lombardi, Pollastri, Manfredini, Cavalli.

 

(È approvata all’unanimità dei presenti)

 

PRESIDENTE (Costi): La risoluzione è approvata.

 

OGGETTO 5522

Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi nelle sedi opportune affinché il processo di riforma relativo alle Province ed alle Città metropolitane si completi celermente e a presentare una proposta di riassetto che dia sicurezza ai relativi lavoratori. A firma dei Consiglieri: Serri, Vecchi Luciano, Pariani, Montanari, Mumolo, Casadei, Carini, Bonaccini, Monari, Mazzotti, Fiammenghi, Pagani, Alessandrini, Moriconi, Piva, Marani, Garbi

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Costi): Ha chiesto di parlare la consigliera Serri. Ne ha facoltà.

 

SERRI: Grazie, Presidente. Con l’approvazione al Senato del disegno di legge Delrio che va a istituire le Città metropolitane e trasforma le Province in enti di secondo livello, (quindi non più elette direttamente dai cittadini) ed in agenzie a servizio dei Comuni, di fatto si fa un passo in avanti rispetto a un processo di riforma istituzionale importante. È stato un percorso molto complesso sia dal punto di vista tecnico e giuridico sia dal punto di vista politico. Ovviamente questo assume oggi un carattere transitorio perché è un percorso riformatore che ha la necessità di passare attraverso la riforma costituzionale, la riforma del Titolo V. Senza entrare nel merito della complessità giuridica e legislativa, credo che sia opportuno sottolineare il fatto che è parte di un ampio quadro di riforme istituzionali che vanno a riformare il sistema politico-istituzionale Italiano. Basta pensare alla nuova legge elettorale, alla riforma del Senato, al Titolo V, che citavo prima, e all’oggetto in discussione che tratta l’abolizione delle Province e l’istituzione delle Città metropolitane. Il tema credo che diventi quello del carattere transitorio che vede oggi assegnate alle Province, attraverso questo disegno di legge approvato, solo alcune funzioni fondamentali; parliamo di pianificazione territoriale, di ambiente, di trasporto, di viabilità provinciale, di programmazione della rete scolastica e dell’edilizia scolastica, di attività statistica e di pari opportunità. La storia però della nostra Regione ha visto e vede comunque assegnate alle nostre Province molte deleghe e molte funzioni e possiamo dire senza ombra di dubbio che le nostre Province hanno concorso in sinergia con gli altri livelli istituzionali a dare risposte concrete, efficaci e importanti al nostro territorio e ai nostri cittadini. È chiaro che oggi siamo in una fase, come si diceva prima, di transitorietà, ci sono percorsi previsti dalla legge che devono vedere la definizione di nuove deleghe da attribuire attraverso normative statali e devono vedere anche la nostra Regione completare un iter più completo di disegno istituzionale di assegnazione di funzioni. È chiaro che in questi anni la storia delle nostre Province ha visto crescere competenze e professionalità importanti che hanno concorso, perché le risorse umane sono basilari, a far funzionare in modo efficace i nostri enti e le nostre istituzioni. Chiediamo di sollecitare nelle sedi opportune affinché questa fase transitoria possa vedere in tempi brevi soluzioni e definizioni più precise rispetto a quelle che sono le funzioni da assegnare a queste nuove Province e a questi enti di area vasta, il prodotto di questa legge Delrio, affinché si possano ottenere nel più breve tempo possibile risposte certe, una completa funzionalità delle nostre istituzioni e soprattutto anche la valorizzazione di quelle che sono le risorse, il personale e le professionalità, che sono state basilari in questi anni e in questo periodo storico che ci precede e che ha visto le nostre Province lavorare in modo intenso per il territorio. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliera Serri.

Ha chiesto di parlare il consigliere Mandini. Ne ha facoltà.

 

MANDINI: Grazie, presidente. La premessa ovviamente è che sosterrò questa risoluzione perché tocca un problema serio, perché ogni problema che riguarda persone che lavorano e l’occupazione e il futuro dei lavoratori è un problema serio, non posso però non segnalare che purtroppo mentre siamo qui che approviamo questo ordine del giorno dovremmo anche riflettere sul fatto che la mania esasperata di fare un riformismo più di facciata che di sostanza comporta questi tipi di problematiche.

Lo dice uno che ha raccolto firme a sostegno di un progetto di legge per abolire le Province in quanto enti, non certo per abolire i lavoratori delle Province, però nel momento in cui finalmente il Governo e il Parlamento hanno affrontato il tema credo che si sarebbe dovuto affrontarlo in modo più compiuto e più articolato vedendo i compiti delle Province a chi sarebbero in futuro spettati e rivedere completamente l’architettura istituzionale di questo Paese.

Così è stato fatto, si è proceduto con quello che io ritengo più uno spot, l’auspicio che qui in Aula facciamo a favore del futuro di questi lavoratori è ovviamente un atto dovuto e sentito, purtroppo, come si diceva e in genere si dice, ci si poteva pensare prima per fare una cosa un po’ più razionale senza costringere un’Aula assembleare regionale, o anche più Aule, perché ovviamente il tema va oltre la nostra regione, di sollecitare il Governo rispetto a una problematica di una riforma chiusa e compiuta delle istituzioni nazionali. Grazie.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Mandini.

Ha chiesto di parlare il consigliere Pollastri. Ne ha facoltà.

 

POLLASTRI: Grazie, presidente. Confesso di aver letto tutto il documento del Partito Democratico solo in questo momento e spero di aver capito qualcosa. Normalmente leggo tutte le risoluzioni che provengono da tutti i gruppi di questa Assemblea regionale e devo dire su questo, Presidente, che ci sono agli atti già numerose interpellanze del gruppo di Forza Italia che chiedono quale sia la posizione politica della Giunta, e devo dire anche, se vogliamo dirla tutta, al di là del dispositivo che impegna la Giunta ad attivarsi affinché si completi questa riforma, come ha detto nella discussione generale la collega Serri, che rimango stupito perché mi sembra che la maggioranza non sappia che vi è stata una seduta della Giunta col Presidente Errani proprio dedicata al tema, e vorrei magari da parte del Sottosegretario se rispondono al vero le informazioni che ha il sottoscritto, cioè che gli Assessori e i collaboratori del Presidente Errani sono già stati riuniti per dare un indirizzo su questo, e che un rappresentante della Giunta, dato che il Regolamento lo prevede, al di là delle legittime richieste della maggioranza, possa, signor Sottosegretario, dirci qualcosa di quella riunione formale o informale che si sarebbe tenuta. Mi sembra strano che i componenti della maggioranza ne siano all’oscuro. Dico questo perché è tantissimo tempo che noi incalziamo la Giunta affinché riferisca se ha un’idea, Sottosegretario, un progetto chiaro, una visione di quanto deve avvenire, soprattutto in tema di personale. Premesso che è stato fatto da tutte le parti un gran pasticcio sulla questione delle Province e dubito che vi sia, al di là del taglio, quel gran risparmio che tante forze politiche hanno sbandierato, chiedevo effettivamente se lei o qualche altro esponente della Giunta, visto che è un organo collegiale, potesse riferire a quest’Aula quale sia la vostra posizione. Chiedo se è lecito.

 

BERTELLI: È un’interrogazione?

 

POLLASTRI: Ne ho fatte anche di interrogazioni, però chiedevo sul punto.

 

BERTELLI: Allora risponderemo al momento opportuno.

 

PRESIDENTE (Costi): Consigliere Pollastri, completi. Stiamo discutendo una risoluzione.

 

POLLASTRI: Mi sembra strano che ci siano tutte queste firme e la Giunta non possa spiegare quale sia la posizione al di là di questo documento abbastanza generico che vuole essere uno spot per la sicurezza dei lavoratori e la loro collocazione ma non evidenzia quanto già discusso, se le mie informazioni sono corrette, dalla Giunta e penso che la Giunta ne abbia già informato la maggioranza, quindi mi chiedo questa posizione che oggi la impegna se non sia una risoluzione un po’ superata. Chiedo al Sottosegretario o magari a qualche altro Assessore che è presente, come l’assessore Gazzolo o l’assessore Marzocchi, se ci vogliono riferire qualcosa circa le determinazioni che avete assunto in questa riunione col Presidente Errani per parlare del futuro delle Province.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Pollastri. Siamo in dibattito generale sulla risoluzione oggetto 5522. Non ci sono altri interventi in dibattito generale, per cui apro le dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare il consigliere Pollastri. Ne ha facoltà.

 

POLLASTRI: Grazie, presidente. A questo punto, avendo sollecitato il Sottosegretario e non avendo avuto quell’arricchimento da parte della Giunta su un tema di cui hanno già discusso, e mi spiace che i colleghi della maggioranza non ne sappiano nulla, non parteciperò a questa votazione.

 

PRESIDENTE (Costi): Grazie, consigliere Pollastri.

 

(Il consigliere Pollastri esce dall’Aula)

 

PRESIDENTE (Costi): Se nessun consigliere chiede di parlare metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 5522, a firma dei consiglieri Serri, Vecchi Luciano, Pariani, Montanari, Mumolo, Casadei, Carini, Bonaccini, Monari, Mazzotti, Fiammenghi, Pagani, Alessandrini, Moriconi, Piva, Marani, Garbi.

 

(È approvata a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Costi): La risoluzione è approvata.

Se i colleghi sono d’accordo, anche se mancano cinque minuti, non aprirei un’ulteriore risoluzione perché andremmo fuori tempo. Mi pare che siamo tutti d’accordo, per cui vi ringrazio.

 

(Le comunicazioni prescritte dall’articolo 69 del Regolamento interno, inviate a tutti i consiglieri, sono riportate in allegato)

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 17,56

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Enrico AIMI, Tiziano ALESSANDRINI, Liana BARBATI, Marco BARBIERI, Luca BARTOLINI, Gianguido BAZZONI, Manes BERNARDINI, Galeazzo BIGNAMI, Stefano BONACCINI, Marco CARINI, Thomas CASADEI, Stefano CAVALLI, Roberto CORRADI, Palma COSTI, Andrea DEFRANCESCHI, Monica DONINI, Giovanni FAVIA, Gabriele FERRARI, Valdimiro FIAMMENGHI, Fabio FILIPPI, Roberto GARBI, Franco GRILLINI, Andrea LEONI, Marco LOMBARDI, Mauro MALAGUTI, Sandro MANDINI, Mauro MANFREDINI, Paola MARANI, Mario MAZZOTTI, Gabriella MEO, Marco MONARI, Roberto MONTANARI, Roberta MORI, Rita MORICONI, Antonio MUMOLO, Gian Guido NALDI, Giuseppe Eugenio PAGANI, Anna PARIANI, Giuseppe PARUOLO, Roberto PIVA, Andrea POLLASTRI, Roberto SCONCIAFORNI, Luciana SERRI, Alberto VECCHI, Luciano VECCHI, Luigi Giuseppe VILLANI, Damiano ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta il sottosegretario alla Presidenza Alfredo BERTELLI;

gli assessori: Patrizio BIANCHI, Donatella BORTOLAZZI, Paola GAZZOLO, Carlo LUSENTI, Teresa MARZOCCHI, Simonetta SALIERA.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta gli assessori Maurizio MELUCCI, Gian Carlo MUZZARELLI e Tiberio RABBONI.

 

Emendamenti

 

OGGETTO 4388 "Mozione per impegnare la Giunta ad attivarsi per la salvaguardia della salute dei consumatori, dell'ambiente e dell'agrobiodiversità dalla diffusione della coltivazione degli organismi geneticamente modificati. A firma della Consigliera: Barbati"

 

Emendamento 1 a firma dei consiglieri Barbati e Alessandrini:

II dispositivo "Impegna la Giunta" è così sostituito:

"- ad attivarsi affinché il MiPAAF implementi il Piano nazionale di vigilanza e controllo delle sementi OGM e riprendano così i controlli sulla totalità dei lotti di sementi di mais;

- più in generale a potenziare e migliorare la collaborazione con il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, con il Ministero della Salute e con il Ministero dell'Ambiente, del Territorio e della Tutela del Mare nell'attività di vigilanza e controllo e a tal fine ad impegnare il Governo ad emanare l'apposito Decreto da tempo in discussione, dopo averlo concordato ed adeguato secondo le richieste delle Regioni;"

(Ritirato)

 

Emendamento 2 a firma dei consiglieri Monari, Barbati e Alessandrini:

Alla fine del dispositivo introdotto da "Sottolineato che" è aggiunto il seguente punto:

"infine ad ottobre 2013, in una lettera ai ministri delle Politiche agricole e della Salute, il ministro dell'Ambiente Andrea Orlando ha richiesto alle colleghe la rapidissima attivazione di un coordinamento tra i Gabinetti dei tre Dicasteri competenti per emanare rapidamente un provvedimento interministeriale di divieto alla coltivazione OGM sul territorio nazionale."

(Approvato)

 

Emendamento 3 a firma dei consiglieri Monari, Barbati e Alessandrini:

II dispositivo introdotto da "Impegna la Giunta" è così sostituito:

"nel ribadire la posizione contraria della Regione Emilia-Romagna all'utilizzo, nel nostro paese, di piante geneticamente modificate, impegna la Giunta

- ad attivarsi affinché il MiPAAF implementi il Piano nazionale di vigilanza e controllo delle sementi OGM e riprendano così i controlli sulla totalità dei lotti di sementi di mais;

- più in generale a potenziare e migliorare la collaborazione con il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, con il Ministero della Salute e con il Ministero dell'Ambiente, del Territorio e della Tutela del Mare nell'attività di vigilanza e controllo ed a tal fine ad impegnare il Governo ad emanare l'apposito Decreto da tempo in discussione, dopo averlo concordato ed adeguato secondo le richieste delle Regioni."

(Approvato)

 

Emendamento 4 a firma dei consiglieri Monari, Barbati e Alessandrini:

Al dispositivo introdotto da "Invita il Governo" è così aggiunto il seguente punto:

"ad emanare urgentemente il provvedimento interministeriale di divieto alla coltivazione, nel nostro paese, di piante geneticamente modificate."

(Approvato)

 

Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno

 

Nel corso delle sedute sono pervenuti i sottonotati documenti:

 

Interrogazione

 

5578 - Interrogazione a risposta scritta circa i furti di medicinali avvenuti presso l'Ospedale di Sassuolo ed il Policlinico di Modena. A firma del Consigliere: Leoni

 

Risoluzioni

 

5579 - Risoluzione in merito alle procedure per garantire gli ammortizzatori sociali ai lavoratori della Cooperativa Produttori Uova Associati (COPUA). A firma dei Consiglieri: Alessandrini, Casadei, Pariani

5580 - Risoluzione per impegnare la Giunta a proseguire la propria azione nei confronti di Governo e Parlamento per l'ottenimento delle risorse e delle misure necessarie al completo ripristino delle aree colpite dal sisma del maggio 2012 e dalle altre calamità naturali sopravvenute. A firma dei Consiglieri: Vecchi Luciano, Serri, Montanari, Marani, Bonaccini, Pariani, Casadei, Mumolo, Mazzotti, Alessandrini, Carini, Ferrari, Pagani, Barbati, Monari, Bazzoni, Lombardi, Pollastri, Manfredini, Cavalli

5581 - Risoluzione per impegnare la Giunta ad esprimere sostegno alla posizione assunta dal Governo italiano sulla crisi in Crimea, ribadendo la necessità di una soluzione conforme al diritto internazionale, attraverso il dialogo e rifiutando ogni forma di violenza. A firma dei Consiglieri: Vecchi Luciano, Fiammenghi, Grillini, Pariani, Montanari, Alessandrini, Monari, Paruolo, Piva, Marani, Ferrari

5582 - Risoluzione per invitare la Giunta a sostenere l'Associazione GA/ER (Giovani Artisti Emilia Romagna) che si propone, fra altro, di promuovere la creatività giovanile, anche a livello imprenditoriale, offrendo progetti di formazione e favorendo l'inserimento lavorativo e la nascita di nuovi prodotti creativi. A firma dei Consiglieri: Casadei, Pariani, Carini, Mumolo, Barbieri, Monari, Barbati, Mori, Moriconi, Piva, Marani, Montanari, Mazzotti, Fiammenghi, Alessandrini, Donini, Sconciaforni, Grillini, Pagani, Zoffoli, Vecchi Luciano

(Comunicazione n. 76 prescritta dall’art. 69 del Regolamento interno - prot. NP.2014.0000892 del 28/05/2014)

 

 

I PRESIDENTI

I SEGRETARI

Aimi - Costi

Corradi - Meo

 

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