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3.

 

SEDUTA DI LUNEDÌ 26 GENNAIO 2015

 

(POMERIDIANA)

 

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

INDI DELLA VICEPRESIDENTE SONCINI

 

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è raggiungibile dalla Ricerca oggetti

 

OGGETTO 33

Illustrazione del Presidente della Regione del Programma di Governo e composizione della Giunta (art. 28, comma 2 e art. 44, comma 2 dello Statuto).

(Discussione e conclusioni)

(Risoluzione oggetto 107 - Dichiarazioni di voto e approvazione)

(Risoluzione oggetto 108 - Dichiarazioni di voto e approvazione)

PRESIDENTE (Saliera)

FABBRI (LN)

GIBERTONI (M5S)

ALLEVA (ALTRA ER)

FOTI (FdI)

BIGNAMI (FI)

TARUFFI (SEL)

CALVANO (PD)

SENSOLI (M5S)

PRESIDENTE (Soncini)

RAINIERI (LN)

MARCHETTI Daniele (LN)

SASSI (M5S)

MONTALTI (PD)

BARGI (LN)

BESSI (PD)

MORI (PD)

BOSCHINI (PD)

PRESIDENTE (Saliera)

SONCINI (PD)

BERTANI (M5S)

BONACCINI, presidente della Giunta

PRESIDENTE (Saliera)

BIGNAMI (FI)

CALVANO (PD)

FOTI (FdI)

GIBERTONI (M5S)

FABBRI (LN)

TARUFFI (SEL)

CALVANO (PD)

PRESIDENTE (Saliera)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Emendamento all’oggetto 107

Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

La seduta ha inizio alle ore 15,22

 

PRESIDENTE (Saliera): Dichiaro aperta la terza seduta della X legislatura dell’Assemblea legislativa.

 

OGGETTO 33

Illustrazione del Presidente della Regione del Programma di Governo e composizione della Giunta (art. 28, comma 2 e art. 44, comma 2 dello Statuto).

(Discussione e conclusioni)

(Risoluzione oggetto 107 - Dichiarazioni di voto e approvazione)

(Risoluzione oggetto 108 - Dichiarazioni di voto e approvazione)

 

PRESIDENTE (Saliera): Buon pomeriggio. Riprendiamo i nostri lavori con la discussione generale. Ricordo che sono state depositate due risoluzioni collegate all’oggetto 33, quindi all'illustrazione del Presidente della Regione del Programma di Governo. Comunico che è stato presentato un emendamento ad una delle due risoluzioni presentate. Credo che il relativo materiale vi sia stato già distribuito, pertanto, nell'ambito della discussione generale, daremo seguito anche alla discussione delle risoluzioni e del suddetto emendamento.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Fabbri. Ne ha facoltà.

 

FABBRI: Grazie, presidente.

Ho ascoltato con attenzione il lungo discorso del presidente Bonaccini, anche noi abbiamo fatto le nostre considerazioni su quest’intervento, considerazioni di cui do lettura.

La nostra regione è un presidio anticrisi, è un cantiere per la ricostruzione, la nostra regione è vicina ai giovani emiliano-romagnoli, investe sul lavoro e si batte contro tagli ingiusti e per garantire servizi crescenti ai propri cittadini.

La Lega passa da quattro a nove consiglieri rispetto alla precedente legislatura, ottenendo un risultato storico: siamo il primo partito di opposizione, il secondo in una regione storicamente di sinistra. A Piacenza abbiamo battuto il centro-sinistra, a Ferrara siamo stati ad un soffio da un sorpasso epocale. La vera forza di sinistra oggi è la Lega, vicina alla gente, sempre presente con un programma politico chiaro. Siamo l'unica forza che ha fatto della crisi la sua priorità, in un panorama politico più orientato a guardare alle beghe interne dei partiti che alle misure urgenti per lo sviluppo e il rilancio dell’occupazione.

Affrontiamo quindi questa sfida con la consapevolezza di essere motore del cambiamento, proponendo come facciamo un’altra versione della politica. Per questo, anche dalle fila della minoranza, non diremo solo dei no, ma proporremo, proporremo e ancora proporremo. Siamo forza di opposizione, ma anche di governo.

Oggi la priorità è il lavoro, non dico niente di nuovo, ma lo dico con un diverso approccio. Per noi, il rilancio dell'occupazione si fa con investimenti, e non limitandosi a tavoli da cui troppo spesso escono solo dichiarazioni di intenti. Il rilancio del lavoro si fa abbassando le tasse. Oggi, la regione può agire direttamente su almeno nove leve fiscali. La politica degli incentivi e delle esenzioni è lo stimolo migliore all’imprenditoria e l’incentivo migliore alle assunzioni.

Ma bisogna anche regalare opportunità ai giovani, investire su progetti definiti, stabilire priorità, finalizzare le risorse oggi sprecate in mille rivoli e in capitoli assurdi. Oggi, un emiliano-romagnolo su dieci è a casa, abbiamo 112 mila giovani inattivi. Con Ducati si è lavorato bene, quell’esperienza di continuità tra scuola e lavoro deve continuare, deve ampliarsi a macchia d'olio.

L’export è al 4,2 per cento, e in molti casi aggrappato all'embargo russo sull'agroalimentare, frutto della folle politica estera occidentale, integralmente appoggiata dal Governo Renzi, di cui questa Giunta è diretta emanazione. In campagna elettorale, abbiamo incontrato imprenditori che, a causa del blocco dell'export - verso la Russia, appunto - ci stanno rimettendo milioni di euro. La responsabilità di quei mancati incassi è tutta politica, e pesa come un macigno sulle spalle dell'attuale Esecutivo. Senza contare la drammatica gestione aeroportuale, che ha prodotto un calo del turismo russo con punte del -45 per cento: una sciagura per la Riviera.

Ebbene, io dico che, al netto dei problemi internazionali legati al calo del prezzo del petrolio e al difficile periodo per la Federazione, per la regione ci siano margini per andare a trattativa privata con la Russia. In Veneto, dove la Lega governa, la Giunta ha dato mandato unitario al governatore Zaia di attivare ogni utile azione politica e diplomatica per riaprire le frontiere russe ai prodotti veneti. Questa è una strada che l'Emilia-Romagna non deve ignorare. Contro una crisi che non accenna ad allentare la sua morsa, non lasceremo nulla di intentato. Le prospettive di ripresa per il 2015 stimate oggi sono insufficienti, ci attestiamo al +1 per cento: troppo poco per una regione che vanta eccellenze mondiali e meriterebbe quindi ben altro destino, penso alla Ferrari, alla Maserati, penso al tessile di Carpi, alle ceramiche di Sassuolo, di Faenza, all'agroalimentare unico al mondo, a centinaia di aziende che fanno cose che nessun altro sa fare meglio di noi.

Troppo spesso, questo viene ignorato dalla politica o, peggio ancora, la politica è un ostacolo alla vita, come abbiamo tragicamente visto nel caso del terremoto. Perché se è vero com'è vero che gli imprenditori hanno oggi ricostruito, è altrettanto vero che, in molti casi, l'hanno fatto a proprie spese, specialmente nei primi mesi del terremoto. Se avessero aspettato lo Stato, sarebbero falliti non una ma altre mille volte, tanti sono i giorni che sono passati da quel 20 e 29 maggio 2012, e da tanto la stragrande maggioranza dei terremotati sta aspettando per avere il risarcimento che le spetta. È di poche settimane fa l'appello del sindaco di Finale Emilia, Fernando Ferioli, che è quasi mio conterraneo, che dice: “siamo al 50 per cento - è anche ottimista - ma per completare il discorso relativo alla ricostruzione privata occorrerà attendere diversi anni. C'è il serio rischio che l'ultimo cittadino rientri nella propria abitazione dopo il 2020”. Sono numeri allarmanti, qui c'è il rischio di una nuova Irpinia, 1500 persone sono ancora nei MAP. A Bondeno, comune che ho fieramente amministrato, oltre 900 persone sono ancora fuori dalla propria abitazione, quando erano residenti - appunto - al momento del sisma, da Bologna e dallo Stato attendono risposte. Invece che cosa viene detto loro? Che il Governo, a matrice PD, ha stanziato 90 milioni dietro di euro in tre anni per i terremotati della Sicilia, a 24 anni dal sisma; che il commissario dell'Irpinia è stato prorogato, a 34 anni dal dramma, a 100 mila euro all'anno di stipendio, e che per loro non c'è neanche un euro per le esenzioni fiscali: una vergogna! E i parlamentari del PD, ad ogni giro di boa legislativo, si ostinano ad annunciare la zona franca, rigettando tutte le accuse di chi, come il sottoscritto, rileva ad ogni passaggio l'inconcludenza e la fumosità delle promesse dei cosiddetti democratici: risultati zero. Il ritornello si è ripetuto anche in Legge di Stabilità. Da Bonaccini ai senatori Vaccari e Broglia (modenesi) è stato tutto uno sperticarsi in promesse, alla fine della zona franca nella Legge di Stabilità neanche l'ombra, ma ancora soldi per il Meridione, una beffa per i terremotati emiliani.

Ora Renzi non ha più alcun alibi. Ci aspettiamo una legge primaria e risorse dedicate. Se così non sarà, in quest’Aula noi porteremo sempre avanti le istanze di questi territori, e così dovrebbe fare a mio avviso anche il PD, che deve lavorare in questa direzione.

Capitolo burocrazia. La Lombardia ha formato, finanziato e stipendierà l'attività di trenta giovani freschi di studi, per aiutare gli imprenditori a districarsi nella matassa della burocrazia. Un’iniziativa di grandissimo potenziale. Purtroppo in Emilia-Romagna, regione che per indole politica ha per anni creato burocrazia per assegnare nuovi incarichi e coprire nuove poltrone, la prospettiva è agli antipodi. Auspico che la bella opportunità assegnata dalla Giunta Maroni a tanti ragazzi competenti ed entusiasti possa trovare casa anche nella nostra regione, e possa in futuro farsi nuova e riconosciuta professionalità. Di esperienza Dio solo sa quanto ce ne sia bisogno in questo momento difficile e complesso per questo Paese e per questa regione.

Cambiare si può. Noi della Lega Nord, laddove i cittadini ci hanno consegnato la maggioranza di governo, l'abbiamo dimostrato. Porto il mio esempio di Bondeno: uno dei miei primi atti da sindaco è stato quello di cambiare i criteri di accesso alle case popolari, premiando i residenti storici. Risultato: tra gli assegnatari nelle prime posizioni ci sono appunto i cittadini storici del nostro territorio, che magari sono stati travolti dalla crisi economica e che, dopo aver pagato le tasse per anni, ora meritano di diritto un alloggio popolare e aiuti.

Staremo con il fiato sul collo del presidente di questa Giunta, questo è un principio per noi inderogabile, e vale per qualsiasi settore, sanità compresa. Dal 2010 al 2012 l'assistenza sanitaria extracomunitaria esentata da ticket è costata agli emiliano-romagnoli 60 milioni di euro, un furto legalizzato, in un'epoca in cui si tagliano punti nascita e ospedali in montagna. Lo dico al neoassessore Venturi, che mi auguro di conoscere presto, e che non faccia come il suo predecessore, faccia i conti con i numeri, ma anche con le persone, ché la salute non è un'equazione matematica, e soprattutto mi auguro che l'attuale Giunta abbia l'umiltà di trarre spunto dalle esperienze realmente virtuose. Mi riferisco alla Lombardia e al Veneto, dove per una visita specialistica basta una settimana, e non ottanta giorni come dalle nostre parti, e dove, per specifica delibera regionale, nei pronti soccorso si viene accolti da steward e il tempo massimo di visita non può superare le quattro ore. Non a caso oggi decine di pullman di emiliano-romagnoli partono ogni giorno alla volta di Monselice per farsi curare fuori regione, sono emiliano romagnoli che scappano da questo sistema sanitario che, checché se ne dica, risulta appunto inefficiente.

Quanto ai costi della politica un segnale non trascurabile è stato dato, peraltro in attuazione di tagli già decisi in passato, ma non basta. L'ho detto in campagna elettorale, lo ribadisco ora, i tempi sono maturi per tagliare il numero dei consiglieri regionali, basta una modifica allo Statuto, ciò che oggi fanno 50 consiglieri lo possono fare benissimo in 40, il che tradotto significa 7 milioni di euro di risparmi per cinque anni, 35 milioni di euro liberati per investimenti nel lavoro e nell’occupazione. E basta con gli enti inutili, le consulenze e i maxistipendi che gridano vendetta al cospetto di chi ha lavorato una vita e oggi si trova a spasso. A Bonaccini abbiamo già chiesto di tagliare la Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo, che è uno scandaloso e costoso monumento allo spreco.

La politica deve darsi una mossa, là fuori c'è gente che non ce la fa più, il Paese è al collasso ed è in piena emergenza crisi e sicurezza. A proposito di sicurezza, in questi giorni abbiamo assistito ad un allarmante silenzio sul tema dell'Europa e dell'Occidente tutto, che porta le ferite sulla propria pelle dell'attentato a Charlie Hebdo, dei focolai estremisti che divampano con allarmante frequenza. Eppure, dopo le manifestazioni, dopo le fiaccolate, non un provvedimento è stato preso per fare scudo a questi rischi. Il Governo ha addirittura rimandato il decreto antiterrorismo.

Io dico che è venuto il tempo che anche questa regione dica una parola chiara e forte contro le moschee, trovando i meccanismi amministrativi per introdurre una moratoria alla realizzazione di nuovi luoghi di culto islamici e per dichiarare guerra a quelli abusivi, come i centri culturali islamici che proliferano in maniera spesso incontrollata sul nostro territorio. Per questo, come gruppo Lega Nord, abbiamo presentato una risoluzione. L'obiettivo è risvegliare le coscienze. Chi amministra ha la responsabilità della prevenzione, la leggerezza o l'immobilismo, in pieno allarme internazionale, sono una colpa. Il ministro Gentiloni, giovedì scorso, ha chiaramente detto che l'immigrazione porta con sé il rischio di infiltrazioni terroristiche.

La regione ha il compito morale, ancor prima che politico, di dare un segnale forte di contrasto all’immigrazione clandestina e di pretendere il rispetto delle regole da parte di tutti. Ma ha anche il dovere culturale di non arretrare di un solo millimetro nella difesa della propria identità. Ed è per questo che la difesa del Crocifisso in tutti i luoghi pubblici è un segnale importante, il segnale di una comunità che non si vergogna della propria storia, che rivendica ed esibisce con orgoglio il simbolo della propria appartenenza culturale, che nessuno potrà mai toglierci, men che meno chi usa la paura come arma.

Mi auguro che anche e soprattutto su questo tema, che secondo noi è cruciale, l'Assemblea trovi piena convergenza. Sul versante del controllo dei flussi in ingresso, lancio poi un'idea subito operativa: perché non creare da quelle ormai defunte polizie provinciali un corpo regionale con specifiche competenze sul controllo del territorio e contrasto all’immigrazione clandestina?

Ma in regione c'è tantissimo da fare anche contro l’infiltrazione delle mafie, anzi direi che siamo all'anno zero. Il PD, prima degli annunci, deve fare chiarezza sul caso di Brescello. La Lega Nord, non solo in campagna elettorale, sul tema delle lotte alle mafie si è spesa tantissimo. Proprio a Brescello la nostra Catia Silva, militante e consigliera comunale, da anni vive sotto la costante minaccia della 'ndrangheta, contro la quale sta conducendo la sua battaglia, nell’imbarazzante silenzio del PD, che continua a sostenere un sindaco che ha definito "gentile e molto tranquillo" un boss locale, e che si ostina a negare la presenza ‘ndranghetista in uno dei paesi a più alto tasso di infiltrazione. Finché il PD non si libererà di questa macchia non sarà credibile sull'antimafia.

Non lasciamo cadere l'allarme lanciato proprio in questi giorni dal presidente della Corte di Appello di Bologna, Giuliano Lucentini, che ha chiaramente rilevato che le organizzazioni mafiose stanno radicandosi sempre di più in questa regione. Se la piovra si è infiltrata nel sistema è perché la politica ha mostrato il suo ventre molle. Il contrasto alle mafie si fa con il coraggio delle scelte e con la forza della denuncia, quella della nostra Catia Silva, non alla maniera del Partito Democratico, che tiene in piedi da anni, con propri esponenti nei consigli comunali, primi cittadini che meriterebbero essi stessi di finire al confino.

Capitolo infrastrutture. E45 e Cispadana sono progetti ancora al palo. È il solito ritornello delle opere infinite, non solo in questa regione ma un po' in tutt’Italia. È proprio la Cispadana è finita nell'agosto scorso tra le opere appannaggio del Governo. La cosa non ci rassicura. Dopo anni di attesa c'è il rischio reale che il tracciato finisca in una nuova sacca, quella della burocrazia romana. I trasporti ferroviari sono peggiori del terzo mondo, in alcuni casi. I pendolari sono i grandi dimenticati da decenni di politiche di questa regione. L'insicurezza dilaga nelle stazioni, e il trasporto pubblico locale è tra i settori martoriati dai tagli e dall’insulsa riforma delle province, che ha avuto come unico esito quello di ridurre al collasso i servizi territoriali. A tal proposito, Simonetta Saliera, che era assessore nella precedente legislatura, ha avviato il processo di cosiddetto riordino istituzionale. Abbiamo assistito a casi di comuni che si sono espressi contro gli accorpamenti, ma che comunque sono stati costretti a fondersi. Oggi il rischio di questa furia centralista è che nella rincorsa alle aree vaste estesa ad ogni settore, si dimentichino le singole esigenze territoriali.

Prova ne è la politica sanitaria, dove l'accentramento è passato sopra anche alle legittime esigenze dei territori più isolati, in montagna soprattutto, ma non solo, anche in pianura. Interi presidi sono stati azzerati, magari dopo investimenti anche di milioni di euro, vedi Comacchio, e oggi la popolazione si trova costretta a fare chilometri con collegamenti scadenti per un esame o una visita. Ospedali nuovi e funzionanti rimangono così dei totem allo spreco. Questa non è la sanità che ci piace.

Coraggio e fierezza: è questo l'augurio che rivolgo a tutti noi. Siamo una delle regioni più avanzate al mondo che oggi paga per colpe non sue, e deve avere il coraggio di ribellarsi. Lo dico in tempi di revisione della Costituzione ricordando le parole di un grande padre costituente cresciuto nella nostra terra, Giuseppe Dossetti, che propose il diritto alla resistenza individuale e collettiva agli atti dei pubblici poteri che violano le libertà fondamentali.

Ebbene, oggi opporsi ad un Governo che alza le tasse, taglia risorse sulla pelle dei cittadini, scippa spazi di democrazia, come ha fatto con le province, e mette in crisi il sistema dei servizi fondamentali, in base a quel sacrosanto principio, è un dovere per chi amministra nel nome del territorio e della sua gente. Mi rivolgo a Bonaccini, io al suo posto farei subito una cosa: metterei sul piatto della trattativa con il Governo centrale 15 miliardi, quei 15 miliardi che ogni anno regaliamo a Roma, ricevendone indietro solo tagli. Con quest’immenso tesoro nelle nostre mani, punterei ad ottenere legittimamente di più per il nostro territorio, perché l'Emilia-Romagna è una delle regioni senza le quali il Paese sarebbe già fallito. Di questo dobbiamo essere fieri, ma dobbiamo essere altrettanto coscienti delle nostre potenzialità. Non si può abbassare il capo di fronte ad un Governo - colpevole - che ci scippa 570 milioni di euro, dopo che gli regaliamo 15 miliardi all'anno. Mi rendo conto che Bonaccini, nei confronti di Renzi, non possa certo avere la libertà di fare la voce grossa. Dia a noi la delega, e la voce grossa la faremo sentire sicuramente.

A tutti voi dico: buon lavoro. E l'augurio lo rivolgo anche a noi che siamo qui da qualche mese. Più che opposizione vogliamo essere governo ombra, per proporre un'alternativa, perché dopo decenni di politiche sempre uguali a se stesse, dei soliti errori, abbiamo una visione nuova da proporre, una visione che in campagna elettorale ha pagato e che vogliamo costruire giorno dopo giorno. Grazie.

 

(Applausi)

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Fabbri.

Ha chiesto di intervenire la consigliera Gibertoni. Ne ha facoltà.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente. 

Parto dalla questione dei poteri della regione, su cui abbiamo fatto alcune riflessioni. In effetti, noi ci aspettavamo un discorso - parto dall'atto che abbiamo già protocollato, che riguarda lo "sblocca Italia" - che mettesse al centro la regione, o rimettesse al centro la regione, e il livello decisionale regionale, che quindi si ponesse in contrasto effettivo rispetto ad un processo che ci sembra essere un processo di neocentralismo, anche se a parole è stato negato, e che ci viene in questo momento imposto da Roma. Al di là dei proclami di autonomia, dal nostro punto di vista, occorrono fatti concreti. Noi avevamo chiesto che, come altre regioni hanno fatto, direi ovunque su stimolo del Movimento 5 Stelle, ma anche di altre formazioni politiche, a volte anche il PD, in altre regioni, ha accettato di impugnare lo “sblocca Italia” davanti alla Corte Costituzionale. Mi riferisco in particolare agli articoli 35, quello che porterà i rifiuti in Emilia-Romagna da fuori regione, e all'articolo 38 che, come sapete bene, è quello che ci toglie la competenza di decidere sulle reiniezioni di idrocarburi e sulle attività estrattive in questa regione, il che significa che ci sottrae competenze anche rispetto ad un tema molto importante, che è stato accennato prima dal presidente Bonaccini, che non si può non mettere in relazione con il sisma, o perlomeno negarne una plausibile correlazione.

Si è parlato di prevenzione dei terremoti, si è detto che la regione si impegnerà rispetto alla prevenzione dei terremoti, allora impugniamo immediatamente l'articolo 38 dello “sblocca Italia” perché sapete meglio di me che la Commissione ICHESE, che è stata discussa qui, non escludeva eventuali correlazioni tra attività estrattive e sismi. In alcuni casi ha detto che, anche laddove non vengano immediatamente attivati, può darsi che in effetti il sisma del 2012 sia stato anticipato di 500 anni, e questa non è una consolazione.

Cito il presidente Bonaccini: lavoro, lavoro, lavoro. Il fatto che il lavoro per la Giunta e per il presidente sia un'ossessione, un'ossessione che non li fa dormire la notte, non ha impedito che non si dicesse nulla sulla riforma dei centri per l'impiego, che certamente sono altra cosa rispetto alle agenzie interinali, che sono private e che sono delle realtà che non possono in alcun modo sostituirsi totalmente alla funzione pubblica. Ricordo che in Emilia-Romagna si sono investiti già milioni di euro per un sistema informativo sul mercato del lavoro, il cui costo però è spropositato, se andiamo a guardare i risultati, ossia il numero di persone che grazie a questo hanno effettivamente trovato lavoro, cioè grazie a quell'incrocio tra domanda e offerta che si è creato tramite questo strumento. Un software elementare che però è costato quanto un sistema della NASA. Solo il 5 per cento delle nuove assunzioni sul totale ha trovato poi un’effettiva collocazione, un’effettiva occupazione grazie all’intermediazione dei centri per l'impiego.

A questo punto, non possiamo non citare il Jobs Act. Nella sua ultima riforma del lavoro, il Governo nazionale parla di istituire l'Agenzia nazionale per l'occupazione, che sarebbe partecipata da Stato, regioni e province autonome, vigilata dal Ministero del Lavoro, e dovrebbe avere competenze gestionali in materia di servizi per l'impiego, politiche attive. Però le competenze, finora frazionate, faranno capo così ad un unico soggetto. Da un lato, quindi, noi vediamo che, dopo anni di decentramento, si ripropone l'accentramento delle competenze su questo tema, e questo ci sembra un teatrino che va avanti da troppo tempo: prima tutto accentrato, poi si dice che è meglio decentrare, poi si ritorna al sistema precedente. In questo senso, nel frattempo si sprecano risorse pubbliche, non si valorizzano gli operatori, si perdono per strada delle competenze, e non si porta a casa nulla.

A tal proposito, mi rifaccio a quanto si diceva prima, ossia che "piccolo è bello" valeva soltanto in passato e adesso non vale più, non è così. Rischiamo davvero di perderci in storia e identità se andiamo verso grandi monoliti che accentreranno tutto, e questo non solo - stando allo scenario presentato dal presidente - per quanto riguarda il tema del lavoro, ma anche quello della sanità. L'idea è che il policentrismo è negativo, non è vero, non sempre. Nel caso della sanità, presidii sanitari vicini al territorio, che si occupino della salute dei cittadini, sono in realtà vitali. In questo modo perdiamo quella che, a tutti gli effetti, è stata la stella del nostro sistema sanitario, inteso come un sistema funzionante, di eccellenza e di prossimità. Ma su questo torneremo.

Pertanto, piccolo è ancora bello, dal nostro punto di vista. Anche micro è bello, soprattutto quando rispetta le diversità, rispetta l’iniziativa individuale, e quando non obbliga il piccolo a snaturarsi.

Peraltro, mi pare non sia stata citata la sicurezza sul lavoro. Ricordo i dati allarmanti di questa regione. Il presidente Bonaccini si rifà ai dati Inail, che però non certificano la situazione reale del territorio, ma solo una parte di essa, ossia le casistiche coperte dai premi Inail. È ovvio che il fenomeno è molto più ampio, lo leggiamo sulla cronaca non dico tutti i giorni, ma sono purtroppo casi molto frequenti. Ricordo anzi che la regione Emilia-Romagna è al secondo posto per incidenza di morti sul lavoro a livello nazionale, dietro alla Lombardia, però nessuno dice che è una casistica particolarmente allarmante, perché la popolazione è inferiore.

A Bologna, l'osservatorio indipendente sui morti sul lavoro mi risulta che abbia chiuso abbastanza di recente, nella generale indifferenza delle istituzioni. Quest’osservatorio dava dati reali in tempi reali, mentre credo che l’Inail fornisca dati a distanza di sei o dodici mesi, comunque molto differiti, e permetteva quindi di mettere in campo politiche reali, politiche di emergenza, ma necessarie, di sostanza. Nella prima seduta dell'Assemblea, abbiamo osservato un minuto di silenzio per i morti sul lavoro di Ravenna. Si sperava che quel minuto di silenzio potesse incidere nella costruzione di politiche regionali. Staremo a vedere, per il momento non ci sembra che le premesse siano soddisfacenti.

Anche sul tema del lavoro, quindi, ci aspettiamo un segnale di discontinuità, di cambio di marcia e di rotta; mentre al momento vediamo che non vengono a galla idee molto convincenti. Dobbiamo andare oltre le politiche per il sostegno all'occupazione, dobbiamo fare in modo che si attuino al più presto nuove politiche industriali, che si rilancino gli investimenti, soprattutto per le piccole e medie imprese. L'emendamento che presentiamo oggi va proprio in questa direzione, è simbolico di una direzione che dobbiamo intraprendere, e che dobbiamo intraprendere quotidianamente, perché non è vero che saremo o, meglio, che sarete valutati tra cinque anni, mi auguro che saremo tutti valutati con scadenze quasi quotidiane rispetto al nostro lavoro, rispetto a ciò che si decide e rispetto a come si legifera in quest’Aula, e non tra cinque anni.

La nuova riforma del lavoro introdotta dal Governo in ogni caso toglie tutele a tutti. Si parla di contratti a tutele crescenti, ma per adesso vediamo certamente tutele decrescenti. Basti pensare ai licenziamenti collettivi, con riferimento ai quali le tutele sono calate. Siamo a ridosso della fine della gestione degli ammortizzatori sociali in deroga. Se non si trovano soluzioni in fretta, decine di migliaia di lavoratori saranno soggetti molto presto a norme sui licenziamenti collettivi. Ci battiamo, l’abbiamo chiesto nel nostro programma regionale, come ci battiamo a livello nazionale per l'istituzione di un reddito di cittadinanza. Ormai non si può più ritardare un discorso serio su ammortizzatori sociali che consentano autonomia, che consentano alle persone che non riescono ad andare avanti di non essere effettivamente lasciati indietro nei fatti, e non soltanto a parole. Nel discorso di insediamento si è detto che nessuno deve essere lasciato da solo, ma sembrava fosse più una questione di compagnia che di aiutare le persone ad andare avanti con la propria vita. Anche su questo torneremo in un secondo momento, quando parleremo del sisma.

Per quanto riguarda la legalità, va bene, però abbiamo aperto la seduta facendo un applauso ad un condannato. Certo, sono piccole cose, ma sono cose simboliche. Non metto in dubbio il rispetto dovuto ai vostri precedenti colleghi, però la legislatura precedente non si è chiusa per cause naturali, si è chiusa per una questione giudiziaria. Di solito, dopo una fine prematura si fa un'autopsia. A fronte di una fine non naturale, di una morte non naturale, si fa un’autopsia per verificare che cosa sia successo esattamente. L’autopsia si esegue per capire le cause della fine prematura, ma anche per cercare le condizioni perché non si ripeta un fatto così increscioso, ché a tutti dispiacciono le fini non naturali, proprio perché non sono naturali. Nel nostro caso, invece, mi pare che - e lo testimonia l'applauso che avete fatto stamattina - si voglia ripartire senza fare un’analisi seria delle cause della fine prematura della precedente legislatura, e delle azioni che sono da mettere in campo, ovviamente al di là dei proclami. Perché le parole ci sono piaciute, la forma ci è piaciuta. Mi è stato chiesto che cosa mi è piaciuto del discorso del presidente, ho risposto che la forma è buona, ma non possiamo più permetterci di guardare soltanto alla forma. Bisogna quindi mettere in campo delle azioni efficaci affinché questi casi non si riproducano. Non possiamo certamente affermare che finora a Bologna e in Emilia-Romagna abbiamo vissuto in un sistema sano. Il presidente prima ha detto che forse finora era mancato il coraggio di dirlo, mi pare che abbia pronunciato una frase di questo tipo, sicuramente cito male, ma il significato è sembrato questo. Allora chiediamoci perché era mancato il coraggio di dirlo e perché adesso ci è venuto di colpo. Insomma, facciamo un'analisi seria e diciamolo, diciamo che non abbiamo vissuto in un sistema sano fino ad ora. Non possiamo dire che abbiamo vissuto in un sistema esente da episodi di corruzione e malaffare. Non è mica roba da poco ammetterlo, peraltro questo, anche senza ammetterlo, è un dato incontestabile. Basti pensare ai vari casi Delbono, Vecchi, pensiamo all'ospedale di Cona, tutte questioni che abbiamo cercato di rendere particolarmente visibili con i nostri eletti sul territorio.

Ci aspettavamo, quindi, un discorso che contenesse degli intenti più forti, volti a rafforzare queste difese, a costruire una cultura della legalità, capace di espellere questo germe, che nel frattempo è diventato abbastanza visibile, della criminalità organizzata e in generale della corruzione. Si è parlato di sanità, rispetto alla quale apprendiamo di rinvii a giudizio di ex assessori, direttori generali della sanità, dirigenti degli assessorati competenti. Insomma, certamente la situazione, se migliorerà, non migliorerà a breve.

Per quanto riguarda la questione della macchina regionale, si è parlato di burocrazia e di snellimento di queste macchinosità. Prima di tutto, bisogna certamente fare in modo tutti insieme, al fine di far ripartire l'economia regionale, di rendere più produttiva e snella questa macchina regionale. Va benissimo moderare i costi della politica, nel discorso si è detto però che effettivamente andiamo verso una riduzione dei costi della politica, peraltro forte, quindi una riduzione che ci trova d'accordo, ché abbiamo a nostra volta presentato un progetto di legge in tal senso, già protocollato diverse settimane fa, quindi avremo modo di riparlarne, ma si è detto anche di una riduzione, dove sarà possibile, dei costi delle istituzioni. Stiamo attenti, quindi, a non confondere i costi dell'Assemblea legislativa con il costo della regione, perché un conto sono i tagli che adesso possiamo fare senza impedire alla gente di lavorare all'interno dell'Assemblea legislativa, altro sono i costi della regione, ed è lì che invece bisogna ragionare seriamente, senza confondere i due piani, che sono ben diversi. La sobrietà deve valere innanzitutto per il Consiglio regionale, però non è qui che ci si deve fermare. Gli stessi criteri vanno poi applicati alla Giunta, ma alla regione nel suo bilancio complessivo.

Per quanto riguarda la trasparenza, la predichiamo e la pratichiamo, ma va praticata a tutti i livelli, e senza eccezioni. Va rivisto, è stato detto e concordiamo, il sistema delle società partecipate, ma va rivisto anche quello delle agenzie, delle aziende, dove ci sono elementi di forte potenzialità da salvaguardare, ma altri che ormai sono solo un ricordo del passato vanno invece eliminati. La regione deve concentrarsi sulle sue funzioni primarie, programmare e legiferare, mentre i compiti di gestione spettano alle strutture più vicine ai cittadini, essenzialmente al livello comunale.

Desidero soffermarmi ancora sulla questione del sisma, di cui certamente tutti ricordiamo i dati impressionanti. Li richiamo: nel 2014, Il Sole 24 Ore tracciava un bilancio di quasi 12 miliardi di euro di danni nel complesso, 45 mila persone coinvolte, 27 morti, 350 feriti, migliaia e migliaia - 13 mila, 14 mila - attività economiche compromesse, alcune per sempre, e 14 mila, 15 mila edifici lesionati. Questi sono i numeri prodotti dal terremoto che, il 20 e 29 maggio 2012, com'è stato giustamente ricordato, ha messo in ginocchio il cuore produttivo dell’Emilia. Sono stati poi citati quei 9 miliardi che sarebbero disponibili tra emergenza e avvio della ricostruzione, ma soldi concessi non significa soldi liquidati. Infatti, il vero problema, come ci ricordano i piccoli imprenditori con cui parliamo sui territori, è che di denaro in cassa, alla fine, ne è arrivato poco. I territori vedono quindi tempi ancora molto lunghi. Se non è così, sarà il caso di dare segnali sostanziali, in tempi brevi, quindi dare delle scadenze che siano serie.

Per quanto riguarda la sanità, bisogna ripartire da dove sono iniziati i problemi della sanità regionale, garantendo ai cittadini uno stato di salute sempre migliore, e non arretramenti, come vediamo emergere giornalmente. Ricordo che la nostra è una Repubblica fondata sul lavoro, ma è anche una Repubblica (articolo 32) fondata sulla salute e sulla tutela della stessa. Noi abbiamo raccolto pochi dati per renderci conto dello stato della sanità in Emilia-Romagna. Da notizie di stampa, sappiamo che vi è un rinvio a giudizio dell'ex assessore alla sanità, di un direttore generale, di una dirigente dell'assessorato. Ebbene, come abbiamo sollevato con un atto già depositato, vi è un’idea di rotazione continua, in base alla quale gli stessi nomi ruotano sempre negli stessi posti. Magari effettivamente certe persone vengono spostate, salvo riaffiorare magicamente altrove, con scambi nell’ambito dei quali gli stessi nomi, a livello regionale, si avvicendano sempre. Non è credibile che in un ventennio non sia stato possibile trovare persone con competenze almeno pari ai professionisti che hanno ruotato finora, pari ma anche superiori.

Inoltre, stando ai dati riscontrati dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori sanitari - anche questo è un dato importante da sottolineare -, l'Emilia-Romagna, con 36 casi, nel 2014 si pone al quarto posto, dietro alla Campania, che ne registra 37, per episodi di malasanità, non sempre connessi ad errori di operatori sanitari, ma spesso dovuti a disservizi, carenze strutturali, inadeguatezza e disorganizzazione. Anche questa è una cosa che, in qualche modo, va a rimorchio del ragionamento generale che va fatto seriamente sulla sanità e sulla gestione della stessa, e alla mancanza di una struttura di vertice che sia stata capace di prevenire questi errori, perché vi è la responsabilità anche di chi si occupa della gestione e del management.

Il principale obiettivo della sanità regionale dovrebbe essere garantire alle persone l’eliminazione delle liste di attesa, una buona sanità pubblica, sostenibile sul piano finanziario, che eviti di gravare sul cittadino, e poi dei presidi sanitari di eccellenza (che noi avevamo) ben dislocati sul territorio e vicini al cittadino. Certamente non questa chiusura o questa sedicente trasformazione, che è a tutti gli effetti una chiusura, ché gli ospedali chiudono, non si stanno trasformando. L’ospedale chiude e apre una casa della salute, che non è un ospedale, quindi l'ospedale chiude, e ne stanno chiudendo a decine in regione. Si tratta di una problema serissimo…

 

(interruzione del presidente Bonaccini)

 

Complessivamente a decine a livello regionale: dodici, tredici, quindici. Soltanto in provincia di Modena sono cinque o sei le strutture ospedaliere chiuse o in chiusura, che diventano case della salute. Gli ospedali chiudono e vengono sostituiti da presidi meno efficaci. Se vuole, dopo ne parliamo; se vuole, dopo le do dei dati certi, così si preoccuperà anche lei e ne chiuderà di meno. Sull’ospedale di Mirandola, poco prima delle elezioni, il Consiglio comunale ha deciso; a Castelfranco idem; così per altri presidi sull'Appennino modenese e sull’Appennino bolognese. Direi quindi che, numeri alla mano, ci siamo.

Integrazione tra pubblico e privato ci sembra possibile e auspicabile, a condizione però che indirizzi e controlli pubblici siano puntuali ed efficaci, e i privati concorrano al loro raggiungimento.

La medicina di base certamente dovrebbe essere il punto di partenza della presa in carico, oggi purtroppo, anche nella nostra regione, è una delle principali criticità che limita il diritto alla salute dei cittadini.

La rete delle emergenze dovrebbe essere costituita da servizi rapidi ed efficienti, ed invece oggi è caratterizzata da strutture dove per la presa in carico bisogna aspettare molto tempo, anche fino a 12 ore. Peraltro, basta accedere ad un qualunque pronto soccorso delle nostre città e ne abbiamo un'esperienza diretta.

Veniamo alla questione dei MAP. È vero, lo sappiamo tutti, a distanza di tre anni dalle scosse sismiche, sono 485 i MAP ancora abitati, in cui vivono circa 1500 persone, nella cosiddetta area del cratere, a queste si sommano 590 famiglie in 240 moduli che vivono nei container rurali. Dopo il sisma, i moduli realizzati complessivamente erano quasi 800, distribuiti in sette comuni, quelli più colpiti dal sisma della Bassa Modenese in particolare, cento nel Ferrarese. Per le famiglie ancora ospitate in queste aree, a parole un impegno pubblico è stato già promesso dall'assessore regionale competente e da altre cariche istituzionali locali, da sindaci locali, eccetera, che hanno promesso - appunto - che avrebbero individuato soluzioni velocemente, volte a far confluire alcune famiglie in alloggi pubblici ed altre in alloggi di proprietà privata attraverso contratti di locazione per il periodo necessario al rientro nell'abitazione danneggiata. L'ex presidente della regione, nonché ex commissario alla ricostruzione Errani, in più occasioni pubbliche, aveva promesso che i container abitativi allestiti nelle periferie dei comuni più colpiti dai fenomeni sismici non sarebbero stati utilizzati per più di due anni. Adesso effettivamente siamo ancora in una situazione che certamente non può dirsi risolta. Il presidente nel suo discorso ha detto che si va verso la dismissione dei MAP, entro la fine di quest'anno, entro la fine del 2015, ma teniamo presente che alla fine del 2015 manca ancora praticamente un anno. Intanto, però, i problemi di queste strutture abitative sono diventati stabili. Ricorderete infatti che avevate preso le strutture abitative come provvisorie, almeno così dicevate, erano provvisorie, quindi tanto valeva non coibentarle troppo, che se non erano del tutto vivibili non importava, perché era questione di poco tempo. Peccato che nel frattempo sono passati due anni e mezzo, peraltro dite che c'è da aspettare più o meno un altro anno, se ho capito bene, fino alla fine del 2015, e freddo, umidità, fango e topi - dato allarmante - sono diventati problemi consolidati.

Pertanto, le famiglie ospitate in queste strutture transitorie sono costrette, come sapete bene, ad utilizzare gli strumenti di riscaldamento o di condizionamento, a seconda della stagione, al massimo della loro potenza, quindi accumulano delle bollette impagabili, e si sono rivolte alle istituzioni per ricevere una soluzione. La maggior parte delle famiglie ospitate nei MAP, oltre al problema dei costi sproporzionati delle bollette dell'energia elettrica, ha anche problemi occupazionali, e lo sappiamo bene, l'abbiamo detto prima, perché il sisma non ha impattato solo sugli edifici civili, sulle abitazioni e sulla residenzialità, ma ha danneggiato anche - l’abbiamo detto - 13 mila, 14 mila imprese di quelle zone. Le conseguenze determinano un reddito basso che non consente a queste persone di pagare bollette spropositate. Queste persone sono quindi impossibilitate a programmare quello che dovrebbe essere il nostro fine, se è vero che non vogliamo lasciarle da sole, come è stato detto il 29, cioè programmare un ritorno alla normalità. Eppure, nonostante gli sterili proclami dei politici di maggioranza, l’Assemblea legislativa e lo stesso presidente della regione affermano che è necessario partire dal lavoro per uscire dalla crisi, in particolare nei territori colpiti dal sisma. Per adesso si continua a respirare una profonda disperazione, determinata soprattutto dalla mancanza di lavoro e dalla chiusura di numerose attività produttive nei territori colpiti.

Attività produttive, ma anche piccolo commercio. Infatti, se andate a visitare i centri storici dei paesi colpiti dal sisma, vedrete che essi si stanno svuotando non solo dei residenti, ma anche dei piccoli commercianti. È ora che a questi piccoli commercianti venga riconosciuta una funzione aggiuntiva rispetto a quella del commercio, cioè una funzione di decoro urbano, animazione del centro storico, resistenza all'interno di un centro storico. Infatti, se diciamo che dobbiamo preservare la nostra storia e se parte della nostra identità passa per i centri storici delle nostre cittadine, bisognerebbe cominciare a pensare ad una integrazione al reddito per questi piccoli commercianti che, in questa fase, nelle terre del cratere, non sono solo piccoli commercianti, ma hanno appunto delle funzioni aggiuntive, che vanno loro riconosciute. L'assessorato competente ha risposto che è vero che nessuno deve essere lasciato da solo, però bisogna pagare le bollette. Ebbene, questa contraddizione in termini ci lascia sempre perplessi, al di là della bella forma di questi programmi e di queste dichiarazioni.

È bene limitare il consumo di suolo, anzi eliminare il consumo di suolo, andare verso il saldo zero - noi siamo per il consumo zero -, intanto però possiamo fare le infrastrutture pubbliche inutili, come la Cispadana…

 

PRESIDENTE (Saliera): Consigliera Gibertoni, la richiamo ai limiti di tempo del suo intervento: le faccio notare che sono già trascorsi 21 minuti.

 

GIBERTONI: Presidente, se mi dà altri due minuti, glieli restituisco in un'altra occasione, per esempio rinunciando a rispondere alla Lega. Lo prometto, dovrei farlo ma non lo farò.

Mi dia ancora un minuto e mezzo e concludo.

 

PRESIDENTE (Saliera): Consigliera, si attenga al minuto. Prego.

 

GIBERTONI: Va bene, concludo, è giusto così.

Da un lato preserviamo l'agricoltura, ma duemila ettari di terreno agricolo se ne vanno con la Cispadana; d’altra parte diciamo che nessuno deve essere lasciato da solo, a noi fa piacere la vostra compagnia, sia chiaro, ma dire che nessuno deve essere lasciato indietro significa che bisogna dare una mano a questa gente che non ce la fa a pagare le bollette; tutte le minoranze devono essere rappresentate, però il Movimento 5 Stelle è fuori dall'Ufficio di Presidenza e dalla Commissione Bilancio.

Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Gibertoni.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Alleva. Ne ha facoltà.

 

ALLEVA: Grazie, presidente. Parlo per la lista L'Altra Emilia-Romagna, che è la dimensione regionale della lista L'Altra Europa con Tsipras, e questo vi fa comprendere come per noi si tratti oggi di una giornata di estrema allegria e contentezza, perché pensiamo che finalmente abbia cambiato verso, tanto per usare un'espressione ormai entrata nel classico, la problematica dei rapporti con l'Europa. Speriamo che volga al termine l'epoca dell'austerity, delle restrizioni, della miseria crescente e senza prospettive.

In questa visuale, ritengo che dovrebbe inserirsi il programma di mandato della Giunta regionale, alla quale invece, se posso fare una critica, o la criticità principale che ritengo di fare è forse la mancanza di apertura verso una dimensione superiore, nazionale, più ampia. Vi sono molte affermazioni condivisibili, molti scopi condivisibili, per esempio il consumo zero di territorio, poi bisognerà vedere se vanno d’accordo con altre iniziative come la Cispadana, ma quello che mi colpisce negativamente è - appunto - questa mancanza di raccordo.

Parto dal tema che meglio conosco, che è quello del lavoro e del welfare. Poche righe sono dedicate a questo tema in questo programma, anche se sono righe in sé importanti, perché si dice che ciò che si vuole è un piano del lavoro che affronti il problema della disoccupazione. Benissimo, un obiettivo assolutamente da condividere. Ma in quale quadro lo collochiamo? Ecco, questo manca completamente. Il quadro in cui lo collochiamo è un quadro di netto peggioramento del mercato del lavoro, quale risultato del Jobs Act, che da una parte, con il Jobs Act 1, altrimenti detto decreto Poletti, ha reso sistematico il precariato, perché ha reso a-causale il contratto a termine, facendo di esso uno strumento sistematico di ricatto verso i lavoratori, completato poi dal contratto cosiddetto a tutele crescenti, in realtà decrescenti, che per quell'80 per cento di lavoratori che comunque dovranno essere a tempo indeterminato all'interno di un'azienda ha riproposto, sotto altro profilo, una visuale di ricatto, perché il licenziamento ingiustificato comunque non ammetterà reintegro.

Ebbene, in questo quadro, che è un quadro di deterioramento della condizione lavorativa, perché il lavoratore ricattato e ricattabile diventerà un lavoratore sottopagato, come è già in Italia, e come è stato per lunghissimo tempo ed è diventato in Grecia, in questo tipo di situazione, alla quale poi si è affiancata, con il secondo dei decreti attuativi, la distruzione in realtà del sistema degli ammortizzatori sociali, che è diventato un sistema solo risarcitorio, nel quale vengono pesantemente puniti proprio i lavoratori precari, quei lavoratori che adesso sono condannati al precariato dal decreto Poletti, ebbene, anche su questo, noi che cosa abbiamo da dire? Ricordatevi come si fa, se qualcuno non lo sa, voglio dirglielo. D'ora in poi, quando un lavoratore resta disoccupato, si deve guardare indietro quattro anni. Avrà diritto a tante settimane di disoccupazione, la metà, quante sono le settimane in cui ha contribuito nei quattro anni precedenti. Se ha lavorato sempre, potrà avere due anni di disoccupazione, ed è il massimo dei massimi, ben poca cosa rispetto agli anni di mobilità attuali. Ma se è stato un lavoratore precario, uno che ha lavorato pochi mesi, avrà pochissimo in indennità di disoccupazione, e poi? Poi potrà andare a mangiare alla Caritas. È questa la Affairs and Security di Matteo Renzi.

Su queste questioni, la nostra Regione ha qualcosa da dire. Io penso che avrebbe moltissime cose da dire, sia sotto il profilo del rapporto di lavoro in quanto tale, facendo in modo che non si vada verso il precariato, che in quel piano del lavoro vi sia l'impegno delle imprese per un lavoro di qualità, e non per un lavoro ricattatorio, sia sul piano del welfare, sul piano degli ammortizzatori sociali e sul piano della ricerca occupazionale.

Signor presidente, io vorrei che su quest’impegno noi effettivamente potessimo fare delle proposte innovative, delle proposte esemplari a livello nazionale, ed è per questo che però dobbiamo avere ben presente il quadro nazionale. Nel Jobs Act, tra le deleghe non ancora attuate c'è quella della riforma dei contratti di solidarietà, sia dei contratti difensivi sia dei contratti espansivi. Io dico che la regione deve impiegare i soldi che ha in questo senso, perché con i contratti espansivi deve ripromettersi di dare lavoro a qualcosa come cinquanta, centomila giovani. Non è impossibile, considerato che, a fronte di duecentomila disoccupati, in questa regione vi sono ancora - e per fortuna - 2 milioni di occupati, la cui riduzione dell’orario di lavoro con contratto di solidarietà espansivo potrebbe comportare il riassorbimento di quella disoccupazione.

Vediamo, però, il profilo degli ammortizzatori sociali. La miseria sta bussando alle porte di tante famiglie. Gli ammortizzatori sociali, come ho detto, per chi è in difficoltà non esistono, o quasi.

E allora? Allora la prospettiva, l'idea di un reddito minimo garantito non può più essere una specie di feticcio, di libro dei sogni, anche perché, alla fine, siamo uno dei pochissimi Paesi in Europa che non ce l'hanno. È un problema di legislazione nazionale? Sicuramente, ma occorre che qualcuno dia la dimostrazione del fatto che è possibile, perché potrebbe essere benissimo istituito, è già accaduto, ci hanno già provato nel Lazio e in Campania, per esempio, anche a questo livello. In tal senso vorrei veramente vedere un impegno diverso da quello che ho visto toccato fuggevolmente e superficialmente nel programma.

Dicevo su due lati: da un lato il lavoro, la creazione del lavoro, l'occupabilità dei giovani, dall’altro gli ammortizzatori sociali per chi sta per perdere il reddito o lo perderà. Perché quella miserabile Affairs and Security che oggi ci propone il Jobs Act è pagata con la perdita degli ammortizzatori precedenti e tradizionali, che erano ammortizzatori di tipo conservativo, per i quali il lavoratore conservava il posto di lavoro, ed erano la cassa integrazione in deroga, ed erano molti tipi di cassa integrazione speciale, che adesso vengono meno.

Vado avanti perché non voglio dedicare tutto il tempo a questo tema, che pure come comprendete, mi appassiona e per il quale mi metto a disposizione di tutti i colleghi di questa Assemblea, per quello che so e ho imparato in tutti questi anni. Ma voglio dire che ci sono altri temi che vanno visti in questa luce. Per esempio si è parlato, e bene, delle prospettive, del valore del settore agroalimentare della nostra regione. Ma questo settore corre un pericolo mortale. Non leggo niente sul Trattato Transatlantico, sul TTIP, il quale, se approvato, banalizzerà tutte le produzioni, farà diventare il nostro settore un settore aperto, necessariamente aperto, obbligatoriamente aperto e subalterno ad una concorrenza straniera che toglierà ogni pregio a queste produzioni. Lo dicono tutti, ma nessuno fa niente in realtà. E chi è che dovrebbe fare le barricate? Dovrebbero farle proprio gli emiliano-romagnoli, che hanno la migliore agricoltura del mondo. Non lo dico io, lo diceva a suo tempo Napoleone Bonaparte, quando indicava alle sue truppe quale premio per il loro valore le fertili pianure dell'Emilia.

Altri temi importanti da toccare: uno, per esempio, è quello del riordino istituzionale. Da me, e sicuramente da altri colleghi, sono già venuti i dipendenti delle province. C'è una contraddizione grossissima tra la legge Delrio che parla di rinvio al mittente in qualche modo delle deleghe, delle funzioni, con il personale che di esso si occupa, che sarebbe una cosa al limite logicamente conseguente, e la Legge di Stabilità, che dà per scontato il 50 per cento di esuberi, non solo, ma pretenderebbe di riassorbirlo attraverso il circuito ordinario di mobilità infra-regionale, di cui alla legge 165 del 2001, il che significa che questi lavoratori non saranno reintegrati, e che il normale ricambio e turn-over degli enti di arrivo sarà invece impedito. In tal senso la regione, che ha in mano le funzioni, che deve ridistribuirle, dovrebbe assolutamente porre un problema gigantesco al livello nazionale, dire che la mobilità non può avvenire in questo modo, dire che occorre una normativa specifica e diversa, a pena di non avere il riassetto delle funzioni, a pena di avere una nuova categoria di esodati.

Ancora: il tema caldo della privatizzazione dei servizi. Oggi il presidente della regione si è espresso in maniera neutrale, agnostica: il pubblico non è sempre buono, come non sempre buono è il privato, e viceversa, dobbiamo vedere. Ebbene, io penso che la privatizzazione dei servizi abbia un senso unico: rimettere ad oggetto di mercato, quindi di privata speculazione, quelli che dovrebbero invece essere degli interessi e dei beni comuni. Mi preoccupa molto vedere questa fuga dalle responsabilità da parte del pubblico verso i cittadini. In tal senso, il tema del controllo è illusorio. Dire che al pubblico resta il controllo, il controllo su comportamenti che sono di necessità comportamenti speculativi, anche se a questa parola non si volesse dare un significato negativo.

E poi questo privato come viene individuato? Siamo rimasti tutti sbalorditi di fronte all'estensione dei fenomeni corruttivi, che passano sempre per l'affidamento in appalto di servizi di questo genere, di servizi pubblici, anche - devo dirlo, perché siamo in Emilia-Romagna - quando poi questo appaltatore privato è un organismo di tipo cooperativo.

Altro tema sul quale bisognerà fare una grossa riflessione, e non soltanto a livello regionale, perché proprio la necessità di bonificare questo settore dovrebbe portarci a prendere delle iniziative su una revisione dell'istituto, è la cooperazione, l’attività cooperativa, che non può significare, come sempre più sta significando, caporalato, intermediazione di manodopera, affidamento del servizio pubblico ad organismi che forniscono soltanto mera manodopera. Una volta questo era assolutamente vietato, peraltro dovrebbe esserlo ancora, secondo un’importantissima sentenza della Corte di Cassazione, Sezione Penale, che ho letto l'altro giorno. Pertanto, mi sembra assolutamente necessario tenere in grossa considerazione questo problema della privatizzazione, che porta con sé gli appalti e la qualità dei destinatari degli stessi.

Infine, tocco - Cicero pro domo sua - il tema dei costi della politica, leggendo la risoluzione nella quale si dice che, ferma restando la necessità di tagliare le indennità dei consiglieri, e va bene, potete toglierci anche la camicia, non ce ne lamenteremo, tuttavia, devono restare le spese per il personale, secondo criteri di proporzionalità ed equità, entro un certo tetto di spesa (circa 51 mila euro).

Ebbene, vorrei chiarire che criteri di proporzionalità equi possono essere soltanto criteri di proporzione inversa, non di proporzione diretta. Come dire: quanto più un gruppo è piccolo, tanto più ha delle necessità non comprimibili che dovranno far sì che ciò che gli viene dato per le spese per il personale sia in proporzione di più di un gruppo grande. Il gruppo del PD - beato lui! - ha trenta consiglieri, quindi ha 1 milione 500 mila euro da amministrare per i suoi dipendenti, e sicuramente li amministrerà nella maniera migliore. Però anche i piccoli gruppi hanno il diritto di fare politica, e senza collaboratori non si può fare. Ed è a questo livello che dicevo Cicerone pro domo sua, ma non solo pro domo sua, credo Cicero in favore della politica giusta. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Alleva.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Grazie, presidente.

Abbiamo ascoltato con attenzione non la lettura del corposo piano che ci è stato consegnato, e che francamente ci ripromettiamo di leggere con più attenzione in altra sede, ma abbiamo ascoltato con attenzione la comunicazione del presidente Bonaccini, e debbo dire che mi sarei aspettato anche un'analisi attenta di quella che sarà l'impostazione del bilancio che, da qui a breve, la regione dovrà approvare. Lo dico perché, se sono vere le notizie di stampa che ipotizzano tagli dell'ordine di 400/500 milioni di euro per quanto riguarda i trasferimenti alla regione Emilia-Romagna, è evidente che uno dei settori, se non il settore, che più dovrà essere interessato da quest'azione sarà quello della sanità, sia per il peso che essa assume in termini quantitativi all'interno del bilancio della regione, sia perché alcune affermazioni prima fatte dal presidente Bonaccini - "triplicheremo i fondi per la cultura" -evidentemente fanno presagire che non è su quella voce che intende calare la scure dei tagli di bilancio.

In realtà, invece, abbiamo avuto una rappresentazione da parte del presidente Bonaccini che ha utilizzato in più occasioni una parola che va molto di moda nel suo vocabolario: sobrietà. Mi viene solo il dubbio che l'abbia presa in prestito da un suo assessore che, diventando presidente della Coop Emilia, utilizzò notevolmente, nella prima seduta di insediamento, questa parola, sobrietà, a tal punto che l'accompagnò anche dai tagli agli stipendi più o meno d’oro alle auto più piccole, alla sobrietà negli incarichi e ai cumuli delle indennità. L'assessore Caselli si riferiva ovviamente a quella che era la sua linea di politica di risanamento della Legacoop di Reggio. Ebbene, non vorrei che questo suo vocabolario sia stato mutuato solo da lì, anche perché mi pare che, oltre alla sobrietà, bisognerebbe usare anche quel minimo di fantasia, accompagnato ad un senso di realismo, che a volte mi pare mancare.

Presidente, lei ha affrontato un tema molto importante e significativo, quello della vicenda del terremoto. Penso di avere titolo di parlarne in quest’Aula perché sono stato relatore del decreto-legge sul terremoto, il primo decreto-legge sul terremoto ebbe come relatore chi vi parla. E ricordo bene quali furono le difficoltà che incontrammo anche e soprattutto per andare incontro ad una delle prime esigenze, che era quella, soprattutto nella zona del cratere, di evitare la paralisi del settore produttivo, e scongiurare quella che allora poteva essere qualcosa di più di una previsione nefasta, e cioè che molte di quelle aziende che lavoravano nel distretto della tecnologia riservata alla sanità se ne potessero andare. Ebbene, sul problema oggi non si può giocare a rimpiattino, perché la regione ha voluto, e il Parlamento le ha dato fin dall'inizio, carta bianca. Ma lei sa che siamo a tremila ordinanze emanate? E dei 6 miliardi stanziati dal Governo centrale, se i dati del sito della regione sono aggiornati, al 31 ottobre 2014 risultano erogati 541 milioni di euro, pari al 9 per cento, e stanziati 1405 milioni di euro. Sono questi i dati che devono farci riflettere, presidente Bonaccini, perché è evidente che nessuno si attrezza per i miracoli, ma che qualcosa non funzioni nel sistema è sotto gli occhi di tutti, ché questi dati di per sé fanno concorrenza ai nefasti dati di quando si voleva tutto centralizzato alla Protezione civile nazionale.

Inoltre, lei ha riservato una particolare attenzione, e giustamente, alle vicende che riguardano l'assetto idrogeologico. A tal proposito, però, presidente Bonaccini, sicuramente sarà importante fare dei passi in avanti sotto questo profilo, ma sarà anche ora di attuare fino in fondo l'accordo che nel 2010 venne firmato - l'unico accordo - tra regione e Ministero dell'ambiente - era il novembre del 2010 -, poi rimodulato in due o tre occasioni, che riguardava proprio una compartecipazione della regione ai finanziamenti statali proprio per la prevenzione del rischio idrogeologico, e sicuramente non per intervenire a posteriori.

Per quanto riguarda quel concetto che lei ha illustrato a proposito della pianificazione urbanistica, a mio avviso, necessita di una sua precisazione, perché una cosa è riferirsi al consumo di suolo zero, altro è ipotizzare un consumo di suolo a saldo zero. Sono due concetti nettamente diversi, che hanno impatti totalmente diversi. Io mi auguro che lei convenga con me che l'obiettivo non può essere quello della tendenza al saldo zero, perché non possiamo neanche pensare che la pratica del riutilizzo possa interessare sistematicamente gli stessi comparti urbanistici. Noi abbiamo ancora delle città che hanno, ad esempio, gli arsenali, che sono collocati in quelle che una volta erano le zone periferiche e che oggi sono nel pieno centro delle città. Secondo voi, il riutilizzo di un'area del genere può avere la stessa classificazione urbanistica che ha oggi? O evidentemente, se si vuole del produttivo, si deve andare altrove, e tutt'al più studiare - questo sì - da parte dei comuni la formula migliore per compensare una realizzazione in termini edilizi che abbia ancora una sua ragion d'essere e un suo valore?

Inoltre, quasi come se lei venisse da Marte e non fosse stato parte di una classe dirigente, ma lei di quella classe dirigente, signor presidente, aveva la maggiore responsabilità politica, ché possiamo non darle la responsabilità istituzionale, ma quando una persona è coordinatore regionale del più importante partito della regione, che in passato si preoccupava di curarsi dalla culla alla bara del destino delle persone, allora lo smantellamento del capitalismo regionale, ché di questo si tratta, perché la partecipazione in società per azioni al 98 per cento da parte della regione costituisce una forma di capitalismo regionale, penso che converrà con me sul punto, con 28 società partecipate, 46 enti pubblici vigilati, 58 enti di diritto pubblico controllati non necessitano di una "sfoltatina" qualsiasi, ma necessitano di un'analisi critica su quello che è stato un sistema di potere realizzato a tavolino, attraverso il quale si sono deferiti ad organi che sfuggivano spesso e volentieri dal controllo della regione compiti che in realtà erano a tutti gli effetti della regione stessa.

Ancora: io penso che le poche parole, ma capisco che il tema e i tanti temi affrontati possano anche richiederne poche, ma ritengo che uno dei settori importanti e trainanti di questa nostra regione, che ha tenuto botta durante la crisi, sia il comparto agricolo. A tal proposito, presidente, a me pare che rendere operativo nei tempi più veloci possibili il piano di sviluppo rurale che è stato inviato alla Commissione europea, che su 70 pagine ha avuto 542 osservazioni da parte della Commissione medesima, sia una di quelle necessità o di quelle emergenze che decida lei se inserirla nei primi 100 giorni di attività o nell'anno solare 2015 di attività, ma io penso che sia un’attività che va necessariamente intrapresa.

Mi sia consentito di fare una riflessione, non in questa sede, dove non l'ha detto, a dir la verità, ma lei in altra sede ha ipotizzato una specie di macroregione con la Toscana …

 

(interruzione del Presidente Bonaccini)

 

Guardi, è uscito su tutte le agenzie e su tutti i quotidiani nazionali, poi non sarà stato così. In ogni caso, se lei non l'ha ipotizzato, quindi avranno capito male coloro i quali scrivono … sul punto mi trova estremamente consenziente, ma se non mi avesse interrotto, sarei stato invece più curioso di sapere se quell’indicazione che pare sia stata data dal vicepresidente della BEI quando ha convocato i presidenti - questo sì - di quattro regioni che, secondo me, hanno delle sinergie positive da sviluppare, indipendentemente dalle bandierine del controllo politico delle medesime, ebbene, se questa è un’indicazione che lei intende seguire, evidentemente non potrà che trovarci d'accordo, perché ritengo che tra Lombardia, Veneto, Piemonte e regione Emilia-Romagna si possano sicuramente sviluppare delle sinergie positive e delle energie produttive di risultati positivi, piuttosto che chiudersi in un asse ipotizzato, a questo punto, non si sa da chi, ma attribuito al presidente Bonaccini, tra l'Emilia-Romagna e la Toscana. Spero solo che la sua non sia la stessa posizione del tweet di ieri, che anche quello se lo sia inventato qualcuno, a proposito delle elezioni greche, ma diventa un po' più difficile smentirlo perché quello è stato soltanto cancellato, come lei sa bene.

Signor presidente, mi permetto di spendere una parola in relazione ad un discorso che lei ha fatto con riferimento al porto di Ravenna, che mi dà l'occasione per dire che, in termini di azioni e interventi pubblici, occorre sicuramente fare un salto di qualità, atteso che la regione Emilia-Romagna è sicuramente la prima regione del Nord Italia in termini di presenza di superfici intermodali. Purtroppo, però, si trova in una situazione abbastanza particolare perché sia la vicinanza dei porti del Tirreno e dell'Adriatico, sia la collocazione a sud di nodi ferroviari terminali di importanti operatori internazionali ne stanno penalizzando lo sviluppo rispetto al trasporto ferroviario. Io penso che quello della logistica, e quando parlo di logistica mi riferisco ad una scelta di campo che molti stanno criminalizzando, della logistica molti sono più avvezzi a portare ad esempio la contrattualistica di una parte dei lavoratori, ma la logistica, in questo Paese, e soprattutto in questa regione, può assumere una funzione enorme anche per quanto riguarda la trazione del manifatturiero, perché non c'è logistica, vera logistica, che inevitabilmente non attragga anche il manifatturiero di completamento. E allora sotto questo profilo, se è vero che c'è stato ed è scaduto - non so se sia stato rinnovato, ma ne dubito - un accordo tra l'Interporto di Parma, il Porto di Ravenna e la Regione Emilia-Romagna che nel 2014 aveva e doveva sviluppare alcune sinergie, io mi permetto di dire che un'attenzione a tutti i corridoi e anche alle possibilità che da vari altri porti che non sono nella regione, affinché si possa sviluppare un comparto che rappresenta una delle chiavi di investimento più importanti che si possono registrare nel nostro paese in questa regione, un'attenzione particolare a quel comparto della logistica io mi permetto di sottolinearglielo perché ritengo che possa essere fonte di un incremento delle attività nella nostra regione.

Debbo dire che non mi ha convinto sulla parte della cooperazione dei territori e non della competizione, perché indipendentemente dalle scelte che si vorranno fare, oggi una competizione tra i territori c'è. Potrei ricordarle l'IRAP applicata in modo diverso dalle varie Regioni, potrei ricordarle l'addizionale IRPEF, giustappunto per riferirci ad una fiscalità che un suo peso lo ha rispetto a certe scelte. Ma soprattutto rispetto a certe scelte ciò che appare evidente è il carico della burocrazia, che, e io me lo auguro, da qui a due anni, se non ho capito male dal suo intervento, lei si preoccupa di voler ristrutturare in modo sostanziale. Io penso che quello della burocrazia sia un discorso estremamente importante perché spesso si perdono delle opportunità e si fanno scappare delle opportunità proprio in relazione al carico burocratico che un'attività economica, prima ancora di iniziare a dispiegare i suoi effetti, deve affrontare in termini preventivi. E se questo tipo di discorso può servire, mi permetto di aggiungere anche che insieme all'eliminazione del carico burocratico, nei limiti ovviamente del possibile, sarebbe importante andare anche sulla strada dei testi unici perché ormai la Regione ha compiuto, compie proprio quest'anno, i suoi primi quarant'anni di vita e spesso i testi unici consentono anche una consultazione di tutta la materia di cui uno si sta occupando decisamente più agevole del continuare a rincorrere questa o quella legge, questa o quella circolare, questa o quella precisazione.

L'argomento tasse è un argomento, signor presidente, che è importante, è un argomento che indubbiamente si associa anche ai tagli di spesa. Non so se quello a cui sto facendo riferimento sia tema che vada collegato anche alla sobrietà, all'opportunità di una verifica più attenta, però dico soltanto che dai dati pubblicati sul sito del Ministero risulta che la Regione Emilia-Romagna abbia speso in liti, come patrocinio legale, nell'anno 2014, oltre 6 milioni 600 mila euro. Non so questo contenzioso e questi numeri da che cosa derivino, dico che sono numeri rilevanti ed importanti che devono far riflettere in ordine anche al contenzioso in essere, perché è evidente che una cifra di questo tipo è una cifra molto elevata e tra l'altro aumenta di circa il 60 per cento rispetto al 2013, il che non vorrei che rappresentasse una tendenza negativa. Se è un anno nel quale si sono realizzate o verificate situazioni eccezionali, può starci, ma diversamente mi permetto di dire che è una voce che andrebbe attentamente valutata perché è una voce che non tanto per il quantum, quanto per lo sviluppo che ha e per la materia di cui trattasi dovrebbe essere a mio avviso particolarmente attenzionata.

Dico anche che il piano delle aree vaste da lei proposte spero non sia anche questo un argomento di smentita e cioè che le abbiamo soltanto lette ma nessuno se n'è mai assunto la paternità, in ambito sanitario soprattutto, in relazione anche ad un'esperienza che è stata fatta di area vasta della Romagna, ma soprattutto, lo dico in questo caso come piacentino, in relazione all'ipotesi di aree vaste che ancora dovrebbero essere delineate, cioè se Piacenza-Parma o addirittura area vasta Emilia, comprendendo quindi anche Reggio e Modena. Io mi permetto solo di fare un riferimento di questo tipo: attenzione alle città di frontiera perché sono quelle città e quei territori che tradizionalmente hanno e generano una mobilità passiva. È evidente che è argomento che tratteremo quando verrà presentata una proposta da parte della Giunta, ma mi permetto di attenzionarlo perché sui territori questa preoccupazione c'è e, ad esempio, il Consiglio comunale di Piacenza all'unanimità in tal senso si è espresso in modo negativo.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

Per dare ordine ai lavori, darei la parola ai presidenti di gruppo, che hanno venti minuti come massimo, e poi, con almeno altri sette interventi già prenotati, ai consiglieri, che hanno un massimo di dieci minuti ciascuno.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Bignami. Ne ha facoltà.

 

BIGNAMI: Grazie, presidente. Colleghi, presidente, intanto abbiamo atteso con una certa curiosità, ma anche con una certa volontà di confrontarci nel merito, questa illustrazione, che è stata ampia, copiosa, se me lo consente, presidente, un po' evanescente perché poco calata nella concretezza di un'azione che, riprendo le parole di importanti stakeholders del nostro territorio, ha conosciuto uno stacco significativo determinato da un'interruzione della legislatura non voluta e quindi dopo cinque o sei mesi immaginavamo un po' più, me lo consenta, di energia e di aggressività nei confronti dei problemi.

Abbiamo sentito tante dichiarazioni di principio largamente condivisibili perché sugli enunciati di principio oggettivamente ci siamo trovati d'accordo e questo devo dire che per certi aspetti mi preoccupa perché non ha reso possibile fissare con chiarezza quel punto di cesura tra il ruolo di maggioranza che agisce e quello di opposizione che controlla. Temo che ciò sia dovuto, signor presidente, al fatto che rispetto all'opportunità che lei aveva qui, in questa sede, di fissare con una certa chiarezza e puntualità le tappe di quel cambiamento di cui lei giustamente si fa promotore, oggi, rispetto a questa opportunità, devo dire che non vi è stato alcun riscontro. Ci aspettavamo un po' più di numeri, un po' più di scelte già fatte o comunque in procinto di essere realizzate, ci aspettavamo un'indicazione nitida dei traguardi, degli obiettivi, delle cose concrete.

Io comprendo bene, presidente, che questo le desti ilarità, però sono convinto che magari sul merito potrà anche prestare attenzione, perché, vede, quando lei parla giustamente di rinnovamento, di cambiamento... io non gliene voglio fare una colpa perché in questo mese, d'altronde, non è che noi potessimo sperare che lei avesse la bacchetta magica, però c'è un punto che mi sfugge: mi perdoni, ma lei dov'era la scorsa legislatura? Lei era il segretario del partito di Vasco Errani, del partito di cui lei è stato in qualche maniera il coordinatore politico in termini di segreteria partitica. Lei, signor presidente, nella scorsa legislatura era lì, non era fuori. Vogliamo far parlare dei numeri per evidenziare questa discontinuità d'azione che lei invoca? Signor presidente, io ho guardato un po' di numeri: zero interrogazioni presentate da parte sua, zero interpellanze presentate da parte sua, zero domande a risposta immediata presentate qui, in Aula, da parte sua. Non credo che questo sia perché lei non lavorasse, al contrario, ma perché credo che lei fosse ben appoggiato dentro questa struttura amministrativa e ben introdotto da non necessitare di presentare un'interrogazione, una mozione, un'interpellanza o una domanda a risposta immediata per avere una risposta perché la macchina rispondeva a lei esattamente come rispondeva ai più autorevoli esponenti della maggioranza. Altri suoi colleghi, che siedono anche in Giunta, hanno presentato qualche interrogazione, qualche interpellanza giusto per poter anche un po' avere risposte, invece da parte sua nulla di tutto ciò. E non credo, torno a dire, che sia perché lei non lavorasse, anzi, al contrario, di questo gliene diamo atto, poi magari il merito del lavoro che lei svolgeva è un altro tema, ma lei non ha mai segnato un punto di discontinuità nei confronti di Errani. Io ho ben presente il bacio che lei dà ad Errani alla Festa dell'Unità quando Renzi gli dice: "ho una stima incommensurabile verso quest'uomo" e credo - guardi che detto da me, poi, è abbastanza singolare - che lei sia stato un po' ingeneroso nei confronti di Errani perché tutta questa discontinuità che lei afferma è incompatibile con la sua presenza in quello scranno, è incompatibile!

La sobrietà a cui lei fa richiamo, per carità, noi la condividiamo, tra l'altro non voteremo neanche contro la risoluzione presentata dai colleghi della maggioranza, con una postilla che, seppure su un percorso diverso, porta al medesimo approdo del professor Alleva. Noi non abbiamo alcun tipo di ostilità, anzi, a tutti i risparmi che vogliamo realizzare e a tutte le opere di contenimento della spesa pubblica che si possono attuare, però serve parlare con chiarezza e su questo, presidente, lei aveva l'opportunità di spendere dei numeri e non li ha spesi. Vedete, noi possiamo anche rinunciare a tutti i tipi di sostegni, però deve esserci una lealtà da parte della pubblica amministrazione che l'articolo 97 della Costituzione fissa nel dichiarare l'imparzialità dell'azione amministrativa di tutti i dirigenti, non che se qualcuno dell'opposizione chiede un'informazione gli dicono: "presenta un'interrogazione" mentre se chiama qualcuno della maggioranza si scatta sull'attenti e si risponde immediatamente: "presente!". È il motivo per cui lei, presidente, non ha mai avuto bisogno di presentare interrogazioni o interpellanze, perché non c'era bisogno, bastava che lei correttamente chiedesse all'ufficio informazioni e le davano le informazioni giuste, invece qui c'è un altro problema: ti portano sulla strada sbagliata.

Questo, presidente, è un tema di cui lei deve farsi carico perché il nostro Statuto fissa con chiarezza - se non ricordo male, all'articolo 31 - che ci deve essere una tutela dei diritti delle minoranze, che non sono i rom o i sinti o qualche altra minoranza etnica, sono le minoranze dell'Assemblea, verso cui lei deve farsi carico perché lei è il presidente della Giunta ed è lei che deve dire anche ai funzionari della Giunta: "non giocate sporco", altrimenti quando nello studio di fattibilità sulla fusione dei comuni della Valsamoggia, e non solo, si affermano delle cose e noi siamo costretti a dover ricorrere a degli studi esterni per poter verificare quegli studi, c'è evidentemente una disparità che noi non possiamo colmare con le risorse pubbliche che vengono costantemente e sistematicamente tagliate. Ci va bene il taglio, ma deve esserci un'affermazione di lealtà da parte della struttura, della burocrazia, della tecnico-struttura amministrativa, ci deve essere perché evidentemente sinora non c'è.

Questo glielo dico perché lei ha fatto bene a chiedere a tutti i dirigenti delle ASL di rimettere il mandato, ma ci saremmo aspettati analogo comportamento nei confronti dei direttori generali di tutti i dipartimenti di questa Regione, perché è lì la discontinuità, è lì che si fissa con chiarezza dove finisce un'amministrazione e dove inizia un'altra. Invece noi vediamo che i direttori generali della struttura sono i medesimi in larga parte. Io non voglio fare nomi, ma quando un direttore generale che prende 120 mila euro più i premi di produttività e quant'altro, tutti meritati se lavora, però sbaglia il PSR tanto da meritarsi una bocciatura... perché io non vedo come altro si possa chiamare quando tu hai un'opposizione con 536 osservazioni sul PSR.

Presidente, lei qua parla del Piano di sviluppo rurale, parlando delle misure 2014-2020... siamo nel 2015 perché Bruxelles ha già detto che non ce li darà i soldi per il 2014, stiamo riscrivendo il piano. Mentre noi siamo qua, quindici funzionari sono dovuti andare a Bruxelles a trattare della riscrizione totale di questo PSR. Questo significa che l'Unione europea non aspetta noi, va avanti, e noi perdiamo un'aliquota sulla sesta misura obiettivo di quel PSR 2014-2020 che è stato bocciato. E sa dov'è stata la trattativa? Glielo dico perché lei non lo sa: è stato nel far togliere tre parole nella relazione di Bruxelles che dicevano: "it's not approved" e invece noi siamo dovuti andare là dicendo: "per favore togliete quello sennò succede un casino". E le hanno tolte perché la sostanza è che il nostro direttore generale, che lei dovrebbe conoscere perché è quello - e lei sa a chi mi riferisco - da cui poi è provenuto anche l'evento tragico, in termini di fine, di cessazione, per riprendere l'espressione di qualcuno, della precedente legislatura, che ha determinato un errore, chiamiamolo così, su determinate relazioni successivamente attenzionate dalle autorità giudiziarie competenti che hanno ritenuto che ci fosse falso ideologico. Io non credo che Vasco Errani si sia messo a scrivere la relazione francamente, però ha firmato e questo è sufficiente per informare una responsabilità di natura giudiziaria. Ma quel dirigente è ancora lì.

Sulla sanità a me dispiace che non ci sia quello che io chiamavo "l'assessore Carradori". Mi auguro che l'assessore Venturi sappia riprendere un po' in mano le redini di una struttura amministrativa che era totalmente scappata di mano, ma le dico anche, presidente, che la scelta di Carradori è un brutto segnale perché è la scelta di continuità sull'asse principale di bilancio di questa amministrazione regionale rispetto alla quale noi ci aspettavamo, al contrario, una forte discontinuità. Ci va bene il risparmio, ma dobbiamo anche dire le cose come stanno sul piano dei dirigenti. Lei su questo poteva dare dei numeri, ce li aspettavamo. Non è un problema perché lei dice: "ci rivedremo qui tra un po'" e noi l'attendiamo fiduciosi, però quando noi abbiamo 184 dirigenti che prendono in media 110-112 mila euro e c'è chi, come il dirigente importantissimo che tiene i rapporti con Bruxelles, una figura centrale, che prende 130 mila euro... Sono 184 dirigenti, presidente! Ma ci rendiamo conto che noi stiamo facendo la punta, chiudiamo i punti nascita, tagliamo i servizi, guardiamo quelli che sono i piccoli proventi, che ne so, sulla scuola e abbiamo 184 dirigenti tutti bravi, tutti meritevoli, tutti capaci, che da contratto però hanno in larga parte 43 mila euro di retribuzione e arrivano a 100 mila grazie ai premi di produttività, all'indennità di posizione?! Va bene, tutti dovuti e noi siamo grati a queste persone che lavorano perché certamente sono brave, però, primo, c'è il richiamo all'imparzialità, secondo, bisogna iniziare anche a dire che la ricreazione è finita.

Su una cosa io le voglio dare credito rispetto alla precedente amministrazione: rispetto alla precedente amministrazione molti mi avevano parlato bene di Vasco Errani, a prescindere dalle scelte politiche e dai comportamenti su cui non entro, perché era uno che lavorava, ma noi la scorsa legislatura abbiamo visto esattamente il contrario e questo ha consentito una dilatazione da parte delle burocrazie che è stata usata per occupare degli spazi che diversamente la politica, voi che governate e noi che controlliamo, doveva saper presidiare per impedire che la palla andasse in quella direzione, perché la gente poi chiede risposte a noi, non le chiede ai dirigenti, non le chiede ai tecnici, perché quando su degli studi di fattibilità c'è scritto che uno più uno fa cinque e lo votiamo noi, siamo noi che veniamo presi per i fondelli dal territorio. È un errore, si può cambiare, va bene, però ci è costato 50 mila euro e questo ha ricadute drammatiche anche su quelle che sono poi le scelte di assetto istituzionale complessivamente assunte da questa Regione.

Lei parlava della Valsamoggia. Accetto volentieri l'ingaggio su questo tema. Il bilancio della Valsamoggia, spese correnti e spese in conto capitale... questo importante esempio di ingegneria istituzionale che si è consumato sul territorio di Bologna in cui cinque comuni (tra cui due contrari... perché lei dice: "bisogna rispettare, tramite il referendum, quello che sarà l'esito del desiderio popolare", sì, però due hanno votato contro e sono dentro anche se avevano votato contro. Ma "acqua passata non macina più" purtroppo) avevano dei bilanci che individualmente, intesi come comuni, portavano ad un montante complessivo di circa 29 milioni, 30 milioni comprese spese correnti e spese in conto capitale. Il bilancio della Valsamoggia è, a bilancio pluriennale pubblicato sul sito, di 35 milioni di euro, più 5 milioni di euro. Lo studio di fattibilità ipotizzava invece che quel bilancio si fermasse a 26 milioni di euro con 2 milioni di avanzo. Non l'ha fatto lei lo studio, non l'ho fatto io, non lo hanno fatto i dirigenti, lo ha fatto uno studio, a cui abbiamo dato qualche decina di migliaia di euro, che ha scritto delle baggianate così baggianate che alla fine chi l'ha fatto si vergognava probabilmente di tornare in ufficio e quindi lo avete, come partito, nominato (studio condotto dalla SPISA, centro amministrativo, centro di studi, centro universitario, dove si guarda la Costituzione, il diritto regionale eccetera), l'avete messo a fare il presidente delle mense scolastiche, perché ormai sul piano scientifico evidentemente era un po' compromesso. Tra l'altro mi dicono che stanno anche per chiudere quella società... era una sorta di Re Mida al contrario, insomma.

Ci dicono: ma questo comporta maggiori trasferimenti. Sarà, però sul bilancio ci sono 630 mila euro in meno di trasferimenti a quell'ente. Ci dicono: sì, però la gente risparmia. Sarà, però mentre prima le aliquote IRPEF erano 0,7, 0,7, 0,4, 0,8 e 0,7 adesso il differenziale va tutto a 0,8, la TARI è aumenta allo 0,3 o giù di lì, la TASI pure, le esenzioni sono state ridotte, la fascia di no tax area, di esenzione di fasce di reddito si è abbassata. Il risparmio, se c'è, è per le casse comunali, ma viene spostato - ed è l'unico esempio di sussidiarietà che ho sentito nel suo intervento - spostando i costi sulle tasche dei cittadini.

Non ha pronunciato una volta la parola "sussidiarietà", presidente. Questa è una sorpresa perché credevo che invece nella cultura politica del Partito Democratico il termine "sussidiarietà", il principio della sussidiarietà, il valore della sussidiarietà fosse ben radicato. Lei dice bene, non tutto il pubblico è sbagliato, non tutto il privato è sbagliato, non tutto il privato è giusto, non tutto il pubblico è giusto. È un po' tautologico, ma ci piace. Però vogliamo anche dire come vogliamo integrarlo questo sistema? Vogliamo anche iniziare a dire che la sanità privata, la scuola privata, il sociale privato non sono il male? Certo, vanno approntati dei presidi di controllo fermi ed efficaci, ma non sono il male e soprattutto vanno valorizzati dando un credito di fiducia che oggi non c'è, non c'è.

E allora, presidente, noi ci attendevamo per questo qualche numero in più, ci attendevamo maggiori parole anche sulla continuità amministrativa della precedente gestione istituzionale. Lei ha detto una cosa che io condivido molto nel suo intervento, lei ha detto: abbiamo discusso e discusso e discusso e poi abbiamo discusso e discusso e discusso. Io dico che in effetti abbiamo discusso tanto, avete discusso tanto, però lei viene qua e ci dice: io immagino quattro maxi aree, quattro aree vaste. Ma, Presidente, abbiamo discusso e discusso e discusso e c'è una delibera, la n. 1/2012 del CAL (la numero 1 perché è l'unica, perché poi anche il CAL...) che ha detto: facciamo le province Parma e Piacenza, Reggio e Modena, Ferrara, Bologna e la Romagna. Lei era seduto lì, a meno che non fosse il suo gemello monozigote, e disse, a nostra richiesta di chiarimenti del perché si utilizzava lo strumento Monti per andare a delineare le nuove province (perché secondo me era uno strumento sterile, lo avevamo capito tutti che tanto quel provvedimento non andava da nessuna parte), lei ci disse, io me lo ricordo: il "Salva Italia" di Monti è solo un'iniziativa da cui deve partire l'occasione per ricostruire l'assetto istituzionale della nostra regione. Ci fu la delibera dell'Assemblea legislativa del novembre 2012, ce la ricordiamo, la troviamo, è negli atti. Adesso ci viene a dire: rifacciamo tutto. Io non credo che quello fosse lo strumento adatto...

 

BONACCINI: C’è una legge che si chiama Delrio, la legga, la studi, consigliere.

 

BIGNAMI: Sì, lo so, grazie, presidente. Aspetti che me l'appunto... ha detto "Delrio"? Aspetti che me lo segno... tutto attaccato o...? Va beh, ma forse me lo ricordo... "Delrio"...

Eppure io vedo che qui siamo di nuovo a ridiscutere tutto. Io dico che è sbagliato, dico che è sbagliato perché non vorrei che poi finissimo - salto di palo in frasca un po' come ha fatto lei - come per il Passante Nord: ne abbiamo parlato per ventidue anni ed è così centrale quest'opera che non ne ha neanche parlato lei (a proposito, 10 di quei milioni di euro vengono dagli oneri di urbanizzazione di Philip Morris, non è che tutti gli anni...). Sarà simpatico anche capire quali saranno le scelte delle infrastrutture regionali che verranno realizzate. Della Cispadana ne abbiamo discusso e discusso e discusso e se non si è fatta non è colpa nostra! Avevate tutti gli strumenti per farla, avevate tutti gli strumenti per avviare il Passante Nord, avevate tutti gli strumenti per avviare una determinata azione e non l'avete condotta. Io non dico che abbiate fatto bene o male perché dovete risponderne ai cittadini, ma che adesso ci veniate a dire: finalmente siamo al governo, finalmente siamo chiamati a guidare questa regione e quindi possiamo finalmente fare... Ohibò, io ero convinto che c'eravate anche prima, ma forse mi sbaglio.

Sulla montagna aspettiamo questa conferenza per la montagna che apprendo con grande felicità. Mi permetto di dire che mi pare un po' fragile mettere a perno di tutte le politiche sulla montagna i GAL, è un piccolo consiglio, perché ritengo che i Gruppi di Azione Locale siano strumenti utili, ma di complemento, non di centralità. Però, come ho detto in apertura del mio intervento, siamo anche convinti che sia opportuno darle credito e quindi vedremo prima dell'estate, se non nei cento giorni, quali azioni politiche su questo punto svilupperà. Però vorrei che sulla montagna, ma non solo sulla montagna, si cessasse di realizzare quella costante e sistematica azione di tagli che è poi funzionale a portare risorse verso gli ambiti urbani consolidati. Vorrei che ci fosse anche l'intelligenza politica, che le riconosco, e l'onestà intellettuale, che pure le riconosco, di dire con chiarezza a chi è sul territorio: non ne abbiamo per sostenere ogni tipo di azione.

Le azioni sulla sanità in particolar modo che abbiamo programmato sono state sbagliate, perché, e mi perdoneranno i colleghi di fuori Bologna se cito Porretta, sono state spese decine di milioni di euro per quell'ospedale e non più tardi di un mese fa una donna muore perché non arriva l'automedica. Anche a Vergato - realtà che conosce bene il nostro assessore Venturi perché, se non sbaglio, è di quelle parti - sono state spese decine di milioni di euro e si stanno sottraendo reparti a quelle strutture. Allora qualcuno forse ha esagerato parlando di decine di ospedali chiusi, ma smettiamo anche di parlare di riorganizzazione, assumiamoci la responsabilità politica delle scelte che si fanno, assumiamoci, mettendoci la faccia, anche le responsabilità di chi è venuto prima. La politica torni ad occupare quello spazio che diversamente, presidente, verrà occupato da delle burocrazie che hanno solo una certezza, ovvero che non risponderanno all'opinione pubblica degli errori che compiono perché l'opinione pubblica giustamente chiederà conto a noi che abbiamo scelto quei burocrati e quei dirigenti nella collocazione di un ruolo che veramente si pone in distonia rispetto all'azione politica di cui lei giustamente ha ritenuto di farsi promotore. È per questo che dico che sulla sanità serve un'inversione di rotta drastica. Prima qualcuno ricordava che ci vogliono otto mesi per fare un esame; ma magari, ma magari! Dei giornali che certamente non sono a noi vicini, hanno, in un recente reportage, riferito che ci sono persone che hanno prenotato nel novembre 2013 una mammografia di controllo e sono in attesa fino a luglio 2015. Ma ci rendiamo conto che questo non è sostenibile?! Si può anche citare la tal fondazione dicendo che c'è un livello di efficienza di chissà che tipo, per carità, tutto quello che vogliamo, ma noi non dobbiamo lavorare per cercare di garantirci un rating, da questa o da quella fondazione, di adeguatezza, noi dobbiamo dare risposte alla cittadinanza e queste risposte, signor presidente, io ritengo potessero essere oggetto del suo intervento.

È stato un intervento articolato, è stato un intervento un po' ampio, mi perdoni, presidente, un po' fumoso, ritengo che ci fosse la possibilità di scendere più nel dettaglio. Le vogliamo dare credito di avere maggiori opportunità nei prossimi incontri che avremo in quest'Aula, però le chiedo, signor presidente, che la stessa lealtà e la stessa onestà intellettuale che ha dimostrato in passato le dimostri in questo mandato, anche garantendo, e questo è l'ultimo appello che mi permetto di rivolgerle, quella imparzialità delle burocrazie su cui, come avrà compreso, c'è un po' di preoccupazione.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bignami.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Taruffi. Ne ha facoltà.

 

TARUFFI: Grazie, presidente. Vorrei aprire con una nota generale, ma molto positiva per chi milita a sinistra e per chi appartiene ai movimenti politici della sinistra europea, perché ieri in Grecia è successo qualcosa di molto importante che mi piace sottolineare anche in quest'Aula, perché la vittoria di Syriza e di Alexīs Tsipras segna sicuramente uno spartiacque che speriamo possa valere per tutti e a tanti livelli. Parto da qui perché spesso, anche quando ci troviamo a governare realtà territoriali, amministrative, spesso riteniamo che esistano vincoli insuperabili, esistano aspetti amministrativi che in qualche modo sono dati una volta per sempre, invece io penso che il messaggio che arriva da Atene sia proprio quello di cercare di immaginare, di avere il coraggio di immaginare che le cose possono cambiare soprattutto se si ha il coraggio e la coerenza di dire e soprattutto di fare quello che si è detto e si dice in campagna elettorale. Parto da qui perché ho apprezzato, abbiamo apprezzato l'approccio con il quale lei questa mattina si è presentato qua e ha illustrato il programma di legislatura, però vogliamo sottolineare con forza anche gli aspetti che più ci stanno a cuore e che più riteniamo strategici per questi cinque anni, a partire dalle politiche ambientali, che nel corso del dibattito che si sta svolgendo in questo pomeriggio hanno avuto poco spazio e che invece per noi sono centrali e strategiche per impostare effettivamente un nuovo corso di amministrazione per questa regione.

In particolar modo riteniamo fondamentale che dopo tanti anni nei quali si è discusso, si passi all'approvazione, in tempi non infiniti, di una legge contro il consumo di suolo, che, appunto, ha coinvolto una discussione che va avanti da tanti anni ed ora è il momento di passare dalle parole ai fatti. Quindi quando diciamo "consumo di suolo zero o a saldo zero" dobbiamo dire e poi sapere che quella cosa ha delle conseguenze pratiche ben precise, anche e soprattutto in termini di programmazione territoriale per quanto riguarda le amministrazioni comunali e per i vari livelli amministrativi, perché chiaramente risulta difficile pensare che si possa fare seriamente una legge contro il consumo di suolo e contestualmente portare avanti opere quali, ad esempio, il Passante Nord, sul quale non più tardi di oggi alcuni sindaci della cintura metropolitana bolognese hanno dichiarato che non è detto che si debba fare a prescindere, ma solo se ha una reale utilità, il che vuol dire che c'è ancora un dibattito piuttosto significativo e piuttosto importante su quel punto. Tra l'altro tra i firmatari di questa iniziativa pubblica c'è anche Irene Priolo, sindaco di Calderara di Reno, che ha la delega ai trasporti per la Città metropolitana, quindi se Bologna deve decidere, è chiaro che forse qualche elemento di discussione in più è utile tenerlo aperto.

Non c'è ovviamente solo la legge contro il consumo di suolo, c'è anche - anzi, in termini temporali probabilmente c'era anche da prima - da modificare il Piano regionale di gestione dei rifiuti, che nella precedente legislatura è stato approvato dalla Giunta e che poi non è stato portato in Aula per l'interruzione della legislatura. Quel piano ha degli aspetti positivi, ma ha anche aspetti che vanno profondamente cambiati. Il gruppo di Sinistra, Ecologia e Libertà nella precedente legislatura ha avanzato numerose osservazioni a quel piano, che secondo noi sono la base di partenza dalla quale aprire una discussione che tenda a modificare quel piano, a modificarlo con coraggio, perché un'impostazione complessiva diversa dalla gestione e dello smaltimento dei rifiuti non è solo utile, è anche necessaria perché ce lo chiede l'Europa. Visto che va di moda dire questa espressione quando si devono compiere interventi restrittivi delle politiche sociali o di taglio della spesa pubblica, ricordiamo che l'Europa ci chiede di trattare e di gestire i rifiuti in modo diverso e che ci farà pagare penali se non lo faremo proprio perché siamo assolutamente lontani come paese da quella che è la percentuale minima di raccolta differenziata che dovremmo raggiungere e l'Emilia-Romagna non è tra le regioni più virtuose. Qui abbiamo 8 inceneritori, 26 discariche, insomma, c'è un sistema che va affrontato con determinazione, c'è un sistema che va modificato con determinazione. C'è una legge sui rifiuti che è stata frutto di un lavoro intenso di diversi gruppi nella precedente legislatura che non è stato possibile portare a compimento e che andrà presentata al più presto e sulla quale bisognerà lavorare con altrettanta determinazione in termini di tariffa puntale, in termini di aspetti importanti per quanto riguarda quell'ambito delle politiche ambientali.

Poi c'è un tema che per me, per noi è molto importante, che ha a che fare anche con la credibilità delle istituzioni e della politica in questo paese. Nel 2011 sono andati a votare 27 milioni di italiani per un referendum che dava un'indicazione chiara che era quella della ripubblicizzazione dell'acqua. Ovviamente il tema è ampio ed articolato, però non può sfuggire a nessuno che quel referendum ha avuto un esito travolgente, importante e nonostante questo a distanza di quattro anni quel referendum non ha prodotto i risultati che invece i cittadini italiani si aspettavano. Io credo che questa mancata risposta abbia contribuito a far sì che alla fine... ovviamente non è solo l'unico aspetto, però è uno degli aspetti per i quali alla fine i cittadini pensano che sia inutile andare a votare, perché se si va a votare e poi il voto che si esprime non si traduce in risultati concreti, in atti amministrativi e legislativi, allora diventa difficile trovare anche la motivazione per la quale tornare a votare. Ovviamente nella nostra regione il tema dell'affluenza merita un'analisi a parte, però io penso che se dobbiamo contribuire a ricostruire il rapporto di fiducia nei confronti dei cittadini, dobbiamo dare anche segnali di questo tipo. Sulla ripubblicizzazione del sistema del servizio idrico e di gestione dell'acqua penso che dovremmo lavorare e dovremmo anche guardare quello che succede in altre Regioni, a partire, ad esempio, da quello che succede nella Regione Lazio, dove un percorso è stato avviato, credo, in modo interessante.

Penso anche che sia necessario intervenire su un altro aspetto legato alle politiche ambientali. Anche qui c'è una legge che attende di essere approvata, la legge sulla regolamentazione delle estrazioni delle cave. Pensare ad un aumento dei canoni e ad una diminuzione dei quantitativi pianificati forse sarebbe utile ed importante.

Chiudo questa carrellata sulle politiche ambientali citando un ultimo aspetto di attualità che riguarda le trivellazioni e il tema molto delicato ad esso collegato. È vero che c'è stato lo "Sblocca Italia", è vero che quel provvedimento forse può anche essere oggetto di discussione, altre Regioni lo hanno fatto, comunque sicuramente su quel tema l'attenzione dovrà essere - e mi riferisco alla moratoria in essere - massima e prima di muovere qualcosa sarà opportuno pensarci molto molto bene, perché al di là delle spinte e delle controspinte che arrivano dai territori, è evidente che il tema merita una riflessione molto molto approfondita.

Per quanto riguarda un altro aspetto delle politiche ambientali - così in qualche modo io penso sia opportuno definirle - è chiaro che noi dobbiamo scegliere sul trasporto quale linea percorrere, quale strada imboccare. I trasporti pubblici sono fondamentali e io penso che noi dobbiamo scegliere con determinazione il trasporto su ferro, che dobbiamo pensare all'intermodalità, che dobbiamo pensare al fatto che in questa regione ci sono tanti pendolari che si spostano per ragioni di lavoro e di studio e che a loro dobbiamo dare una risposta precisa ed importante. Anche perché mi piacerebbe pensare che questa legislatura servisse a costruire la Regione Emilia-Romagna come la regione meno diseguale d'Europa, in cui i diritti sono garantiti e le opportunità sono garantite, e che soprattutto il lavoro di questa Giunta, di questa amministrazione sia teso a limitare le disuguaglianze che pure affliggono i cittadini di questa regione. Allora il trasporto pubblico, i servizi sociali, i servizi di base, la pubblica istruzione sono elementi sui quali noi dobbiamo avere molta attenzione.

Vado velocemente avanti perché le cose da dire sarebbero molte. Sicuramente il tema del lavoro è l'ossessione che dobbiamo avere tutti e penso che da questo punto di vista sia fondamentale creare tutte le condizioni per avere buona e nuova occupazione. Penso anche che dobbiamo preoccuparci delle politiche di welfare più complessivamente e credo che una legge sul reddito di cittadinanza anche in questo caso non possa aspettare oltre. Ci sono pezzi di società che lo chiedono, ci sono molte associazioni che ci lavorano, è un tema maturo e credo che il segnale che dobbiamo dare sia quello di andare anche in questa direzione.

C'è una legge che è stata approvata all'unanimità in quest'Aula nella precedente legislatura, che è la legge sull'economia solidale, e qui devo fare un'osservazione al presidente perché tra gli assessorati manca una delega specifica sull'economia solidale. C'è una risoluzione che impegnava in qualche modo il presidente ad attribuire anche questa delega, ma si farà sicuramente in tempo a recuperarla...

 

(interruzione del presidente Bonaccini)

 

Sull'economia solidale? Allora le chiedo scusa, mi era sfuggita. Comunque è un tema sul quale bisognerà lavorare e lavorare anche in questo caso con determinazione perché l'economia solidale non è solo uno slogan ma è un'opportunità anche in questo caso importante per creare nuova e buona occupazione.

Certo, il tema della legalità è un tema fondamentale, è molto importante avere attribuito una specifica delega. L'osservatorio sugli appalti e la sicurezza nei cantieri sono temi dei quali spesso ci occupiamo solo quando è la cronaca nera che se ne occupa. Io penso che un lavoro importante da questo punto di vista si possa svolgere.

Dicevo prima che mi piacerebbe che la Regione Emilia-Romagna diventasse la regione meno disuguale d'Europa, che vuol dire occupazione, vuol dire trasporti e vuol dire anche sanità, e per quanto riguarda il Piano sanitario credo che il punto fondamentale sia quello di assicurare l'universalità dei diritti, che spesso cozza, dobbiamo dircelo chiaramente, con il raggiungimento degli standard ottimali, sui quali spesso ci capita di cozzare, la realtà ci porta a cozzare. Bene la conferenza sulla montagna, benissimo, però sappiamo anche che in passato è capitato che per raggiungere e mantenere determinati standard si sia scelto di chiudere servizi in territori di montagna. Io penso che sia opportuno invertire il trend. È ovvio, la sicurezza va garantita, però dobbiamo trovare gli strumenti per garantire i servizi a tutto il territorio e non possiamo pensare di chiudere i servizi, specie nelle zone più disagiate, perché non siamo in grado di garantire determinati standard. Ovvio che il confronto con il territorio è fondamentale, da questo punto di vista voglio dire una cosa molto chiara: spero che il nuovo assessore, che ha un compito molto importante, molto delicato, ma d'altra parte ne era pienamente consapevole quando ha accettato la proposta, abbia nei confronti dei territori un rapporto diverso da quanto non abbia fatto il suo predecessore, perché le scelte che si fanno vanno spiegate ai cittadini e vanno spiegate alle istituzioni. Non si deve avere paura di andare nei territori a dire quello che succederà, non ci si può rassegnare al fatto che a spiegare le politiche sanitarie della Regione siano i funzionari perché questo sarebbe la fine della politica. Per cui, quando si fanno delle scelte, si deve avere il coraggio di andare a misurarsi con i cittadini e soprattutto con le istituzioni, cosa che in passato non è avvenuta ed è secondo me un ulteriore elemento che ha in qualche modo inficiato anche alcuni passaggi.

Su questo tema del confronto con i territori credo che sia molto importante il processo di riordino istituzionale che dovremo affrontare. Anche su questo con grande nettezza voglio dire che i processi di fusione dei comuni per noi sono processi molto importanti, che devono essere aiutati, incentivati, sostenuti, ovviamente tenendo conto anche e soprattutto degli esiti dei referendum. Penso che se in Valsamoggia ci sono stati dei problemi è perché non si è coinvolto adeguatamente e non si sono messi in campo tutti gli strumenti di partecipazione che invece questa Regione ha e a cui deve dare corso, a partire dalla legge sulla partecipazione che è una legge del febbraio 2010, che necessita di modifiche, necessita di interventi, ma che è uno strumento che dobbiamo considerare come fondamentale per le nostre scelte politiche, in particolare quando parliamo di questi aspetti.

Dicevo prima della riorganizzazione dei territori. La discussione sulle aree vaste è una discussione importante che va fatta con attenzione. Mi piace però l'approccio che il presidente ha avuto, anche le parole che ha speso in campagna elettorale sui temi della fusione dei comuni. L'unico accenno che voglio fare è che spesso i territori hanno bisogno di essere accompagnati, di essere guidati e di trovare nella Regione una sponda che li rassicuri e che non abbia solo un aspetto notarile e che attenda dal territorio risposte che a volte il territorio non è in grado di dare.

Bene sulle politiche culturali, lo dicevo all'inizio, benissimo la possibilità, l'impegno di aumentare i fondi sul settore. Bene la proposta di una legge quadro sulla musica così come è stato sul cinema. Quando parliamo di cultura spesso ci dimentichiamo che in questa regione ci sono 35 mila imprese che producono circa 70 mila posti di lavoro e il 5 per cento del PIL regionale. Vorrei che avessimo sempre bene in mente che la cultura è anche e soprattutto posti di lavoro, non dimentichiamocelo mai perché è fondamentale.

Chiudo su un tema. Il presidente questa mattina ha parlato di legislatura costituente. Mi piacerebbe pensare ad una legislatura "ri-costituente", cioè che fosse in grado di ricostruire un rapporto di fiducia con i cittadini, un rapporto di fiducia con le istituzioni e un rapporto diverso anche tra Assemblea e Giunta. Nella precedente legislatura - ma potrei citare anche quella prima e quella prima ancora, cito l'ultima solo per ragioni di tempo - sono stati presentati 94 progetti di legge di iniziativa della Giunta, di cui 84 sono diventati legge; 147 progetti di legge sono stati presentati dai consiglieri, di cui solo 39 sono diventati legge. Vale a dire che c'è stata un'evidente incapacità, un evidente limite dell'Assemblea nel presentare progetti di legge rispetto alla Giunta, anzi, non tanto di presentarli, ma di vederli approvati. Io da questo punto di vista credo che sia importante contribuire a ristabilire un corretto ruolo tra quelli che sono i compiti della Giunta e quelli che sono i compiti dell'Assemblea perché ne va, anche in questo caso, di una ricostruzione di corretti rapporti istituzionali e anche politici. Si può ragionare sul numero dei consiglieri, però soprattutto oggi in cui ci sono tutti consiglieri eletti con le preferenze, quindi scelti direttamente dai cittadini, il ruolo dei consiglieri è un elemento che dobbiamo mettere a fattore comune e a cui dobbiamo dare assolutamente importanza per recuperare anche quel rapporto con i territori di cui abbiamo bisogno. Non sfugge a nessuno che siamo stati eletti con una partecipazione del 37 per cento dei cittadini al voto, quindi l'impegno dovrà essere doppio o triplo per riconquistare i cittadini alla politica. Ovviamente lo potremo fare con i provvedimenti, con le azioni concrete, ma è un impegno che riguarda ed interroga tutti noi.

Se il ruolo dell'Assemblea è centrale, è determinante anche il fatto che i progetti di legge che vengono presentati e discussi e soprattutto le competenze siano riconosciute. Il progetto di legge a firma Calvano-Taruffi per la diminuzione dei costi della politica è appunto un progetto di legge di iniziativa dell'Assemblea, di due consiglieri, in rappresentanza ovviamente di due gruppi. Ci tengo a sottolinearlo perché è importante che ciascuno faccia la propria parte e ciascuno con chiarezza svolga il proprio ruolo. Noi ce la metteremo tutta. Penso che ridurre i costi della politica sia fondamentale proprio nei termini che dicevo prima di legislatura "ri-costituente" e che quindi anche l'azzeramento dei trasferimenti ai gruppi vada in questa direzione.

Chiudo con un'ultima battuta. Penso che nei rapporti tra di noi sarà importante, sarà fondamentale un controllo reciproco e anche una fiducia reciproca perché credo che sarà su tutti questi temi che ho cercato di trattare velocemente che il centrosinistra verrà giudicato e sarà su questi temi che forse sarà possibile per noi costruire e anche ampliare la nostra capacità decisionale di maggioranza, perché in quest'Aula ci sono forze politiche con le quali, secondo me, sarà possibile costruire lavori comuni, a partire dalla presenza di Giovanni Alleva e dell'Altra Emilia-Romagna.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Taruffi.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Calvano. Ne ha facoltà.

 

CALVANO: Grazie, presidente. Signor presidente, lei oggi ha messo nero su bianco gli impegni che saremo chiamati ad onorare nei prossimi cinque anni. Li ha dettagliati, ne ha sancito gli obiettivi, ne ha dettato i tempi e questa è una grande novità. Mi dispiace che nel dibattito non sia emerso perché nel documento che lei ci ha fatto avere e che ha fatto avere a questa Assemblea ci sono delle scadenze sulle cose da fare, ci sono impegni precisi, importanti, tappe, i cento giorni, un anno, cinque anni. È tutt'altro che qualcosa di non palpabile, è assolutamente, invece, qualcosa di concreto, visibile, verificabile.

Del resto questi anni ci hanno insegnato che la politica e le istituzioni sono credibili nella misura in cui riescono ad essere efficaci e in grado di rispettare gli impegni che ci si prende di fronte agli elettori. Questa è la sfida che spetta alla sua Giunta, composta da donne e uomini, per la prima volta da cinque uomini e da cinque donne, quindi in un numero inferiore anche alla tornata precedente. Certo, questo per legge, però sicuramente significa che il lavoro non si è ridotto rispetto al passato, anzi, rischia di essere di più e quindi a loro faccio il mio in bocca al lupo per l'avventura che è cominciata, sapendo che da parte del Partito Democratico hanno tutta la fiducia che può servire per poter lavorare al meglio.

Ancor prima, ovviamente, abbiamo la necessità di ridare un carattere di sobrietà alla politica, dobbiamo fare della sobrietà una regola aurea, la condizione minima dalla quale ripartire per riscrivere il patto tra elettori ed eletti, tra cittadini e amministratori. A quello stile lei ci ha chiesto di aderire, è stato uno dei suoi punti centrali nella campagna elettorale, lo è stato per il Partito Democratico. Noi l'abbiamo fatto, ha detto bene il consigliere Taruffi, proponendo una legge, una legge molto chiara, che abbiamo depositato, un progetto di legge pronto a recepire l'indirizzo della sobrietà, un disegno di legge che ci ha consentito di passare subito dalle parole ai fatti perché questo è quello che ci chiedono i cittadini, tradurre le parole in atti concreti. È un progetto di legge che riduce le indennità dei consiglieri, elimina il fondo di funzionamento dei gruppi, elimina l'indennità di fine mandato, lasciando nelle disponibilità dei cittadini della nostra regione 7 milioni di euro, che a nostro avviso non devono cadere nel calderone del bilancio, ma devono trovare un loro reimpiego in politiche per il lavoro e per il contrasto alle nuove povertà. Su questa legge siamo disponibili al dialogo con tutte le altre forze, non però sul "più uno", perché non è il "più uno" che bisogna cercare, ma bisogna cercare il modo per ottimizzare i costi della democrazia. Allora se Alleva come altri gruppi pongono il tema dei gruppi più piccoli, va affrontato questo tema sulla questione dei costi del personale come di altre cose perché dobbiamo garantire a tutti di poter essere operativi sulle questioni, quindi c'è grande apertura a questo tipo di dialogo, non al "più uno" perché il "più uno" non serve a nessuno, a questo dialogo invece c'è grande volontà di aprirsi.

Siamo noi i primi a metterci in gioco in questo modo, perché i cittadini ci hanno chiamato a rappresentarli e noi dobbiamo farlo con disciplina ed onore, ce lo dice la nostra Costituzione. Lo ha detto bene lei nel suo intervento, la sobrietà è una condizione necessaria, ma purtroppo, o per fortuna, non è la condizione sufficiente per riuscire a recuperare il rapporto di fiducia perché serve ridare efficacia alla politica e serve farlo in una regione che da sempre si è contraddistinta per avere performance superiori alla media nazionale, spesso in grado di trascinare la crescita del paese, o meglio, in questi anni di crisi, di evitare che il barato fosse ancora più profondo. Ce lo dicono i dati: quando l'Italia viaggia con il segno meno, l'Emilia-Romagna torna al segno più. Non un dato di cui potersi accontentare, ma è un segno che ci dice quanto questa regione possa essere il treno per l'Italia e per l'Europa. Su questo mi permetto di dire una cosa. L'applauso ad Errani è l'applauso ad oltre quindici anni di impegno perché l'Emilia-Romagna potesse essere quella cosa lì, non è il piacere ad un compagno di partito. È il riconoscimento di un lavoro istituzionale che è stato fatto e i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti, perché è incredibile che quando ognuno di noi esce dall'Emilia-Romagna si sente dire: "siete fortunati voi emiliano-romagnoli per quello che avete lì", poi viene in quest'Aula e ascolta un dibattito in cui sembra di vivere all'inferno, perché non è così, non è questa la nostra regione, e questa rappresentazione, secondo me, va oltre il normale confronto politico.

Nei giorni scorsi ho avuto la fortuna di ricevere da un amico, da un anziano amico, un libro in cui si racconta l'Emilia-Romagna dall'inizio degli anni Settanta, il periodo in cui c'era Guido Fanti che ne ha cominciato la storia istituzionale, e in quel libro si dice questo, la si descrive così: "la tradizione democratica, la gestione per decenni degli enti locali da parte di forze popolari, lo sviluppo di una fitta rete di organizzazioni economiche, i costumi civilissimi, una fervida ed antica elaborazione culturale hanno creato le premesse per consentire la realizzazione di un organismo regionale concepito come centro propulsore di nuove conquiste economiche e sociali, e non come semplice apparato amministrativo". Ecco, questa è la sfida che noi oggi abbiamo davanti e lei, presidente, ci ha presentato una regione che vuole essere un centro propulsore, non un mero organismo amministrativo. Non sarà certamente facile perché la mannaia dei tagli ai finanziamenti è lì sul tavolo nella trattativa tra Stato e Regioni.

So che c'è grande movimento da parte della Giunta per far capire al Governo cosa si può tagliare e dove si può tagliare e dove ci si può confrontare. Ma non è una novità, penso che non sia una novità per molti degli amministratori che sono seduti qua dentro, quella di accettare la sfida di un Governo centrale che dice: dovete fare dei sacrifici. Delle volte mi sono interrogato perché sono arrivato a fare il sindaco nel 2004 e ci hanno detto che dovevamo tagliare gli investimenti e la spesa corrente, vado a fare il consigliere provinciale e sapete com'è finita sulle province. A volte mi sono interrogato anche su questo, però, diciamo così, siamo una generazione che a fare quelle cose lì è abituata ed è pronta anche a farle e fa bene Bonaccini ad accettare la sfida che lancia il Governo Renzi, anche perché quando si invita Bonaccini a ribellarsi anche da parte dei consiglieri della Lega, mi viene da dire: ma dove eravate quando dovevamo fare il miglior federalismo del mondo e ci siamo trovati con Governi che accentravano completamente tutto, Governi dove c'era la Lega nelle posizioni di primo attore e nelle politiche di quei Governi?

Io credo che siamo pronti ad accettare quella sfida perché questa regione ha un elemento centrale che è la qualità delle relazioni che l'hanno contraddistinta ed è dalla qualità di quelle relazioni che scaturisce la possibilità di riscrivere rapidamente, come da lei annunciato, un nuovo patto per il lavoro in questa regione, un patto per fare squadra tra Regione, Governo, Comuni, parti sociali e imprenditoriali e terzo settore con l'obiettivo di tornare alla piena e qualificata occupazione, perché la creazione di nuovo e qualificato lavoro è la priorità che prima di ogni altra come Partito Democratico condividiamo e che insieme alla sua Giunta faremo di tutto per realizzare. Ce lo chiedono i giovani che dopo essersi formati sono bramosi di entrare nel mercato del lavoro; ce lo chiedono quelle maestranze che a causa della crisi hanno visto chiudere i battenti di aziende che sembravano immortali e che ora devono essere riqualificati per poter rientrare nel mercato del lavoro; ce lo chiedono le donne di questa regione, dove il loro tasso di attività è sicuramente più alto che altrove, ma non è ancora sufficiente, allora lì dobbiamo avere la capacità di dare delle risposte per creare condizioni sia lavorative che di servizi che consentano davvero le pari opportunità tra donne e uomini, dobbiamo pensare alle une e agli altri.

È certo che la creazione di lavoro non sta solo e tanto nelle regole. Le regole sono fondamentali e fa bene il Governo Renzi ad affrontare il tema delle regole perché occorre creare un ambiente incentivante per le nuove assunzioni, ma la creazione di lavoro sta soprattutto nella capacità di stimolare nuova imprenditorialità e attrarre nuove imprese. Potremmo essere in una fase d'oro dal punto di vista finanziario perché cala il valore dell'euro, migliorano le esportazioni e al contempo non aumenta il costo dell'energia, che avrebbe invece potuto metterci in difficoltà, perché c'è il calo del prezzo del petrolio; potrebbe crearsi una congiuntura favorevole rispetto alla quale dobbiamo essere tutti pronti ad intercettare la ripresa. La centralità che lei ha posto in questo senso sulla pubblica amministrazione, che, a partire dalla Regione, dia risposte certe in tempi rapidi, è una condizione essenziale affinché chi vuole investire nella nostra regione si senta nelle condizioni di farlo. Ne abbiamo avuta dimostrazione in investimenti importanti che lei stesso richiamava, che vanno da Philip Morris a Louis Vuitton, perché hanno trovato un ambiente amministrativo, un ambiente politico pronto ad accoglierli, che era pronto a fare in modo che quegli investimenti potessero partire con tempi certi e avessero risposte certe e avessero servizi certi, a partire dalla formazione del personale. Con quelle eccellenze dialoghiamo tutti i giorni, non che non ci dialoghiamo, e sono eccellenze anche perché hanno un dialogo costante con le istituzioni locali che presidiano la nostra regione, dai Comuni alla Regione stessa.

La sfida, quindi, è quella di una pubblica amministrazione che sia alleata dei cittadini e delle imprese e che non venga percepita come una loro controparte. Mi è capitato di trovarmi con un imprenditore che ha dovuto chiedere autorizzazioni speciali perché c'era un canale che passava vicino alla sua impresa, però il canale nella realtà non c'era più, era solo sulle cartine, ma per questo ha dovuto chiedere un'autorizzazione in più perché era ancora disegnato. Queste sono cose che non possiamo accettare e sopportare e sulle quali è giusto lavorare raccogliendo la sfida della regulation review che siamo pronti ad affrontare e a vincere. Semplificare le norme, sburocratizzare, senza rinunciare però a quelle regole che garantiscono onestà, trasparenza, correttezza e legalità.

Lo ha detto bene lei, presidente, legalità è una parola che ha da sempre caratterizzato la nostra regione tanto da pensare che fossimo una terra impermeabile a pratiche ed intromissioni malavitose irregolari. Così non è. Va tenuta alta la guardia senza considerarsi immuni da eventi di questo genere. È un tema già affrontato nella passata legislatura con efficacia ed azioni concrete che oggi devono essere ulteriormente implementate. Le terre confiscate alla mafia sono un'occasione per creare lavoro lanciando un messaggio fortissimo a tutto il paese e l'Emilia-Romagna può incentivare tali pratiche, non le può determinarle, ma le può certamente incentivare.

Un patto per il lavoro, quindi, che deve avere questi ingredienti e deve trovare nel Governo un importante interlocutore e nell'Europa la fonte di nuove risorse, indispensabili per far tornare a crescere la regione e il paese accrescendo il grado di coesione economica, sociale e territoriale. Lei ci ha disegnato un quadro che ci consente di guardare al futuro con il giusto grado di ambizione, perché l'ambizione, quella che ha nell'interesse generale il suo unico obiettivo, è una spinta indispensabile per incentivare ognuno di noi a fare meglio ogni giorno. Ripartiamo, quindi, dall'Europa, sfruttiamo al massimo i vantaggi che l'Europa può offrire ad una Regione come l'Emilia-Romagna, del resto siamo stati sempre molto bravi nel fare questo. La scelta di individuare un assessorato che si occupi del coordinamento delle politiche europee dice chiaramente qual è l'obiettivo della Regione Emilia-Romagna e della sua legislatura.

Sul PSR bisogna raccontarla com'è. C'è un confronto tra l'Europa e tutte le Regioni per fare in modo che i PSR abbiano più o meno tutti la stessa impronta e quindi vengano fatte osservazioni all'Emilia-Romagna, al Veneto e a tutte le altre Regioni, è questo che sta succedendo, non la rinuncia ai finanziamenti del 2014, che non perderemo perché al massimo vengono spalmati sul 2015. Questo è il punto, allora smettiamola di fare un po' le vittime da un lato e dall'altro raccontare cose che non sono vere.

L'Europa ci può fornire risorse straordinarie con cui dobbiamo fare cose straordinarie. Credo che ognuno di noi, anche nel rapporto con il proprio territorio, deve resistere alla tentazione di pensare che si usino cose straordinarie per fare l'ordinario perché a quel punto rischiamo di perdere una grande occasione. Lei ci ha detto invece che le cose straordinarie si possono fare con quei fondi e noi le dobbiamo fare. È per questo che l'ambizione ha un senso solo se accompagnata alla lungimiranza intesa un po' alla Max Weber come modo per rimanere alla giusta distanza dalle cose ed essere completamente al servizio della causa, ma anche alla lungimiranza intesa come capacità di guardare oltre le necessità del giorno stesso o, al massimo, del giorno dopo.

Avere in testa un'idea, un disegno è quello che lei oggi ci ha illustrato, una regione che sappia ripartire da se stessa, ma che sappia essere al contempo da traino per tutte le altre; una regione che non sia più la somma di tanti centri su cui ripartire proporzionalmente le risorse, ma che sia un'unica grande città di 4 milioni di abitanti, una smart city regionale, come l'ha definita nel suo programma, che abbia il suo centro nella città metropolitana di Bologna e che crei le condizioni affinché l'ottimizzazione dei servizi non ne neghi l'universalità e l'accessibilità per tutti, cittadini, imprese, comunità, da Piacenza a Rimini; un sistema metropolitano regionale - è questo che c'è nel disegno di quel faldone che oggi lei ci ha dato - intermodale che parta anche dalle grandi infrastrutture che dobbiamo finalmente realizzare. E allora la Cispadana non possiamo rallentarla, dobbiamo creare le condizioni perché vada via veloce, perché vadano via veloci le altre grandi infrastrutture che lei ha disegnato e che oggi ha proposto a questa Assemblea.

Dobbiamo riuscire a mettere in campo una grande città che sappia crescere in modo omogeneo tra centro e periferia, nella quale le peculiarità della montagna, da lei richiamate, le specificità della costa e del delta del Po possano rappresentare una nuova opportunità e non un vincolo. Per fare questo occorre avere la capacità di ripensare se stessi, per questo l'idea di essere i protagonisti del nostro cambiamento senza attendere imposizioni dall'alto o dall'esterno non è solo una scelta condivisibile, ma soprattutto una sfida appassionante su cui prendere per mano le nostre comunità. Per questo il processo di riordino istituzionale che lei ha proposto agli emiliano-romagnoli è proprio dal confronto con quelle comunità che deve trovare la sua esplicitazione, dentro un processo di riassetto istituzionale che da noi ha raggiunto grandi risultati, soprattutto se guardiamo ai processi aggregativi tra i comuni. Le unioni ormai sono una realtà, le fusioni una realtà ed una prospettiva che può trovare ancora più concretezza in questa legislatura premiando quelle più ambiziose e spronando fusioni che non puntino solo al rispetto di un dettato normativo, ma che siano realmente, anche sotto il profilo dimensionale, un valore aggiunto per le comunità che ne sono coinvolte.

Si tratta di ridisegnare l'assetto delle istituzioni, di stabilirne il nuovo quadro delle funzioni per renderle più efficaci. Dobbiamo dare una risposta alla situazione delle province. I primi atti che la Giunta ha già messo in campo ne sono un significativo segnale. Non mancheranno sfide appassionanti perché istituzioni efficaci e politiche per creare nuovo lavoro non sono che la base essenziale affinché la comunità sia coesa e solidale.

Il lavoro come diritto, come elemento che dà dignità agli uomini e alle donne e, insieme ad esso, i servizi e l'universalità nel godimento di quei servizi, soprattutto quando si parla di salute e scuola. E allora gli standard sono la parte pubblica vera che ci deve interessare, quella che deve dire: un servizio deve essere così perché se così non è non è, se così non è non può essere, va cambiato, va rivoltato. Anche su questo, quando proveremo a confrontarci sul futuro della sanità, sarà sulla qualità del servizio che dovremo concentrarci piuttosto che sulla vicinanza del punto di soccorso, perché è la qualità che fa la differenza, è la qualità che salva la salute, non i muri, è la qualità del servizio che offriamo che salva la salute dei cittadini.

Come del resto non possiamo non sapere, e lo ha detto molto bene, presidente, che è dalla scuola che vuole ripartire questa terra, dai bambini che frequentano quella scuola, perché sono anche l'espressione di integrazione che la storia di questa terra ci ha raccontato, sono i bambini, che non si distinguono per il colore della pelle tra di loro, ma magari si chiamano per il colore diverso del maglione quando non si ricordano il nome, dicono "quello con il maglione rosso" e non "quello scuro di pelle". E allora ripartiamo da lì se vogliamo fare integrazione, come ripartiamo dalla formazione se vogliamo rendere competitivo il nostro territorio. Questa è la sfida che abbiamo e che lei oggi ci ha illustrato e che noi siamo orgogliosi di poter interpretare da quest'Aula.

Dobbiamo dare sicurezza alla tenuta sociale della comunità, da un lato, e mettere in sicurezza il territorio, dall'altro. La nostra terra ha tremato, gli emiliano-romagnoli hanno conosciuto il dramma delle alluvioni, abbiamo affrontato condizioni metereologiche mai viste nei secoli, eppure abbiamo saputo reagire. Lezioni importanti che ci dicono quanto sia enorme la capacità di reazione del nostro popolo, ma al contempo quanto sia importante anche l'azione pubblica per completare la ricostruzione, che qui più che altrove è stata immediatamente messa in atto con certezza di finanziamento. È incredibile la memoria corta che qualcuno ha o fa finta di avere! Ricordate quando il Governo Monti è venuto a dirci che c'era solo 1 miliardo per l'Emilia-Romagna e l'Emilia-Romagna è andata a dirgli che di 1 miliardo non ce ne facevamo niente e che volevamo di più, ma non perché volevamo soldi così, ma perché c'era un popolo che era pronto a ripartire, e così quel miliardo è diventato 6 miliardi e oggi sono 10 miliardi, pronti per la ricostruzione. Dove c'è una situazione così? In Irpinia, Fabbri? Dove? Dove c'è una situazione così? A L'Aquila? I sindaci sanno bene quanto il lavoro fatto dal commissario Errani e dalla Regione Emilia-Romagna sia stato importante per questo territorio, lo sanno dappertutto, sindaci di destra, di sinistra o di qualunque altro colore politico. Per questo la centralità che lei, presidente, ha riservato comunque alle politiche anche di prevenzione del rischio idraulico e del rischio idrogeologico non possono che trovarci d'accordo. Serve in tal senso, quindi, una cultura ambientalista rinnovata, che faccia del saldo zero nel consumo del suolo una nuova frontiera mettendo al centro le politiche urbane con i processi di rigenerazione per rilanciare anche l’edilizia. Ambiente significa un nuovo paradigma intorno a cui reimpostare l’economia regionale, ambiente non come vincolo ma come opportunità di lavoro, un nuovo paradigma attorno al quale costruire le nuove politiche dei rifiuti. Arriviamo a dieci anni prima nel suo programma per quanto riguarda la raccolta differenziata e anche per la frontiera del riciclo e del riuso. Un indirizzo quindi pubblico forte che deve guidare anche le aziende che devono sapere che le politiche le decide il pubblico, ancor prima delle aziende anche se sono aziende pubbliche. Anche le aziende pubbliche quindi su questo devono sapere che i cittadini vengono prima di tutto. La parola innovazione permea il suo programma, attraversa ogni campo, dall’agricoltura al terziario passando per il rinascimento della manifattura. Siamo sempre stati dei precursori nell’innovazione di processo e di prodotto in tutti i settori, vogliamo e possiamo continuare a essere. La triplicazione delle risorse per la cultura e un turismo che arriva al 10 per cento del PIL sono grandi sfide, anche queste da raccogliere per portare il brand dell’Emilia-Romagna in giro per il mondo, a partire dall’Expo. È un programma ambizioso ma con i piedi ben piantati per terra, che siamo pronti ad affrontare insieme. La dico così: proviamo a usare l’ottimismo della volontà per una volta e non il pessimismo della ragione perché anche usando la ragione possiamo vedere segni sui quali essere ottimisti. Costruiamolo insieme memori di quei valori che partono anche dalla lotta al nazifascismo, che domani ricorderemo, di cui questa regione è ricca e forte. Grazie.

 

(Applausi)

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Calvano.

Ha chiesto di parlare la consigliera Sensoli. Ne ha facoltà.

 

SENSOLI: Grazie, presidente. Presidente Bonaccini, mi rivolgo a lei in merito alla sua dichiarazione di intenti. I propositi che ho sentito oggi sono tutti molto ambiziosi, in alcuni casi addirittura auspicabili, penso però che la realizzazione degli stessi sia attuabile all’unica condizione di rompere veramente con il passato ma soprattutto con gli interessi che il passato porta con sé. È indispensabile che chiunque ricopra un ruolo pubblico non ambisca a essere la persona che porta il miglioramento del suo comune, della sua regione e del suo paese; oltre all’incapacità l’unico ostacolo alla realizzazione delle ambizioni degli amministratori, pur nate nobili, sono le troppe mani strette per arrivare dove si è (parlo naturalmente in linea generale). Questo pensiero però mi è venuto in mente quando ho sentito parlare di metropolitana di superficie nel suo discorso. Questa metropolitana altrimenti nota come metropolitana di costa o TRC (Trasporto Rapido Costiero) è una cosa che nella provincia di Rimini purtroppo conosciamo molto bene, soprattutto per i suoi molteplici problemi. Il TRC pensato ormai venti anni fa è una soluzione obsoleta, invadente ed economicamente sconveniente per la collettività tant’è vero che per mettere una toppa ai dieci miseri chilometri di pista protetta non ancora terminata ma costata già 100 milioni di euro si cerca di ridistribuire il debito a tutta la provincia, compresi i comuni che non si trovano sul tracciato. Il TRC è un autobus con una sorta di pilota automatico che corre in una corsia protetta. Le tecnologie di guida sono due: una ottica, miseramente fallita in quel di Bologna, e una magnetica, così innovativa che la ditta che la produceva è fallita un anno fa, anzi credo quest’anno. Questi sono i successi del mezzo di cui stiamo parlando senza contare poi che le sfide future della mobilità richiedono mezzi più versatili rispetto a un torpedone di 18 metri. Detto questo, perché parlavo di promesse del passato? Sapete chi è il più grande sostenitore del TRC? Maurizio Melucci, che voi conoscete bene, e sapete anche chi è il presidente di Agenzia Mobilità a Rimini? Roberta Frisoni che, per una di quelle coincidenze che purtroppo troppo spesso accadono, è la nipote di Maurizio Melucci, senza nulla togliere naturalmente a Vasco Errani, anch’egli sostenitore del progetto. Ecco dunque perché sentirle pronunciare nello stesso discorso metropolitana di superficie e discontinuità un po’ mi confonde. Mi auguro naturalmente sia solo un mio momentaneo limite e che le sue intenzioni siano delle più nobili ma proprio per questo voglio far sapere che nonostante i suoi compagni di partito a Rimini e provincia siano legati mani e piedi a quel progetto fallimentare la Regione non dovrebbe agevolare il perpetrarsi di quell’esperienza perché - magari non sarà così - potrebbe sembrare che si portino avanti dei vecchi interessi con lo spiacevole effetto collaterale della frustrazione delle sue ottime intenzioni. Naturalmente noi non mancheremo di farle avere informazioni più dettagliate e di tenerla aggiornata sui problemi e sui difetti che quel progetto porta con sé. Grazie.

 

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE SONCINI

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliera Sensoli.

Ha chiesto di parlare il consigliere Rainieri. Ne ha facoltà.

 

RAINIERI: Grazie, presidente. Mi dispiace che non ci sia l’assessore all’agricoltura Caselli ma parlo al Presidente e immagino che le potrà riferire. Parlo da agricoltore prima ancora che da Consigliere regionale. Sa cosa vogliono gli agricoltori, Presidente? Poter lavorare e la Regione ha il dovere di dare una mano agli agricoltori, all’agricoltura e a tutto quel mondo che ci gravita intorno. Oggi noi abbiamo una grande fortuna essendo agricoltori in una terra come l’Emilia-Romagna che, come ha detto lei, ha il maggior numero di DOP, IGP ed è invidiata da tutto il mondo, però non dobbiamo dimenticarci che stiamo attraversando anni di grossi problemi nel settore e di sicuro la Regione può dare una mano, se vuole, a questo mondo che, al di là di quello che può essere il puro mondo agricolo, ha un indotto attorno immenso e che ha reso grande questa regione. Quando noi parliamo di regione dobbiamo capire cosa intendiamo come regione, perché sul gasolio agricolo lei sa che ci sono i buoni che vengono dati agli agricoltori sull’utilizzo del gasolio a tasso agevolato e la Regione quest’anno li ha diminuiti. Con i prezzi in aumento di tutte le materie prime, con i prezzi in aumento dell’energia elettrica, con i prezzi in aumento di tutta quella che è la burocrazia attorno al mondo agricolo la Regione è riuscita a diminuire il quantitativo di gasolio destinato agli agricoltori a prezzo agevolato. Questo non credo sia una buona partenza. Abbiamo un grosso problema che è stato semplicemente sfiorato, ossia la questione delle banche; non abbiamo più nessuna banca che ci fa finanziamento e non abbiamo più nessuna banca del territorio che si fida di quello che è il mondo agricolo. Come possiamo fare gli investimenti e come possiamo cambiare? In molte delle aziende agricole ci sono ancora le stalle ricoperte di eternit ma come facciamo a cambiarlo e a toglierlo? Come facciamo a fare investimenti se vogliamo stare al passo con il progresso e se vogliamo essere ancora la regione leader mondiale dei prodotti tipici? Qui la Regione ha un grande potere e in questo la Regione deve aiutarci.

Si parlava prima della questione del TFR e non voglio dar ragione né al consigliere Bignami né al Capogruppo del PD ma la verità sta a metà: probabilmente non è l’Europa che ci sta dando una mano in questo, anzi ci sta danneggiando, sta danneggiando quello che è il nostro territorio chiedendoci cose che poi magari diventano anche inutili, perché per fare l’agricoltore non serve avere la banda larga. Certamente aiuta, sarà un incentivo, però abbiamo bisogno di altro, abbiamo bisogno di togliere la burocrazia, abbiamo bisogno di parlare di ambiente e non di ambientalisti, che è molto diverso, perché i migliori ambientalisti - lo ricordo a tutti - sono gli agricoltori, perché se non ci fossero gli agricoltori nel territorio montano, nel territorio delle golene e nei territori limitrofi alle città molto probabilmente la situazione sarebbe molto diversa. Vediamo di fare quello che ci viene chiesto come ambiente ma evitiamo di fare gli ambientalisti estremisti perché se abbiamo un problema, ad esempio gli ungulati e le nutrie, dobbiamo combatterlo. Quando ci troviamo a fare una legge sulla caccia che non prevede la possibilità di difenderci da quelli che sono i danni causati da certe tipologie di animali (cinghiali e le nutrie), ricordatevi che molti dei danni che abbiamo avuto nei corsi d’acqua è dovuto a questo, animali che danneggiano gli argini e che costringe molto spesso a lavori straordinari per cercare di mantenere a posto i canali e i fiumi, soprattutto quelli irrigui. Dobbiamo anche stare attenti al discorso dei parchi. I parchi sono una risorsa ma bisogna stare attenti, perché devono diventare una risorsa per il cittadino che va a portare il bambino il sabato e la domenica ma non devono diventare però un ostacolo per gli agricoltori perché con il flusso minimo vitale quest’anno e negli anni passati abbiamo causato tantissimi danni in alcune zone del territorio, soprattutto per alcune produzioni tipiche come il pomodoro che hanno bisogno di acqua e perché la misurazione viene fatta in malo modo rispetto a quelle che sono le regole obblighiamo le colture a non avere l’acqua per essere irrigate mentre dobbiamo salvare qualche pesciolino o qualche animale che non aiuta nessuno. Presidente, è giusto, come ha fatto lei, un discorso a largo raggio, però queste sono le realtà con cui l’agricoltura oggi si deve confrontare.

Poi ci sono le questioni dell’Europa. Il Capogruppo del PD ha detto che l’Europa è una grande opportunità; no, per la nostra agricoltura l’Europa è stata un danno enorme. Voglio ricordare gli zuccherifici chiusi, le barbabietole che ci hanno messo le quote quando siamo deficitari e voglio ricordare il latte. L’Italia produce il 60 per cento di quello che consuma e l’Europa ci obbliga a pagare delle quote dove abbiamo anche verificato che commissioni non volute da me e da chissà chi ma volute da Ministri dell’Agricoltura e fatte da Finanza e Carabinieri hanno dimostrato che questo non era assolutamente vero, per cui andiamo a chiedere indietro i soldi che ci devono e lasciamo lavorare gli agricoltori. Abbiamo un prodotto, il Parmigiano Reggiano; Presidente, il nostro settore non vorrei chiamarlo agricoltura ma "agricultura" semplicemente perché abbiamo due grandi risorse in questo territorio, ossia l’agricoltura e la cultura e vediamo se riusciamo insieme a ragionare perché queste due priorità che noi abbiamo e questi due primati che tutti ci invidiano possano insieme portare al nostro territorio quella ricchezza di cui abbiamo bisogno ancora di più negli ultimi tempi perché una volta facendo l’agricoltore si viveva mentre oggi si vivacchia e abbiamo bisogno di ritornare ad avere quel ruolo nella gerarchia di primario settore, non come siamo oggi, che siamo solo quelli che inquinano secondo la logica di qualcuno e secondo la logica dell’Europa. Siamo quelli che producono di più e siamo quelli che guadagnano ancora troppo secondo loro, invece le dico da agricoltore, ancora prima che da Consigliere, che è esattamente il contrario.

Ricordatevi che senza agricoltura non ci sarebbe nessun altro settore perché l’agricoltura vi dà da mangiare perché non mangeremo i tondini di ferro e non mangeremo qualsiasi altro prodotto, per cui dobbiamo metterla e, Presidente, le chiedo di avere un occhio di riguardo per il settore dell’agricoltura e non di accanirsi ma di aiutare questo settore, un settore in cui i giovani si stanno purtroppo allontanando sempre di più perché è un settore che dà da lavorare anche la domenica, il giorno di Pasqua, il giorno di Natale e anche il 15 agosto, quindi i giovani se non hanno almeno la possibilità di un guadagno non si avvicineranno mai a questo settore e sempre di più andranno a fare dell’altro.

Chiudo sull’agricoltura parlando di Parma - ho ancora un minuto e mezzo -, questione che lei, Presidente, non ha toccato, se non parlando della TiBre, che è il primo pezzo che dovrebbe - speriamo - partire nella zona di Parma. Noi abbiamo un aeroporto che all’inizio doveva essere la ricchezza, Prodi ce lo vendette come l’aeroporto che avrebbe portato Parma città del mondo, insieme all’EFSA, con tanti risvolti positivi ma non ne abbiamo visto nessuno né per l’EFSA né tantomeno per l’aeroporto, che sta chiudendo con tanti di quei debiti da far paura. Lavoriamo su questo aeroporto e facciamo in modo che Parma ritorni a essere non la cenerentola delle province dell’Emilia ma una delle città principali di questa regione. Per quanto riguarda le infrastrutture, abbiamo il CEPIM - lei non l’ha nominato ma nel suo programma è scritto -, che è il secondo interporto più importante di Italia e dobbiamo creare però le infrastrutture perché questo abbia la possibilità di continuare a esistere. Sappiamo che ha delle potenzialità ma oggi dei grossi problemi, quindi vediamo di riportare quelle che sono le infrastrutture necessarie che prima di tutto portino benessere e beneficio alla città e ai cittadini dell’Emilia-Romagna, non quelle che magari si possono anche posticipare nei tempi che verranno.

Chiudo con il Po. Abbiamo una grande fortuna, Presidente, il Po che percorre tutte le province dell’Emilia e vediamo se riuscire a fare un grande progetto, che è quello della navigabilità del Po, perché quello riuscirebbe a diminuire l’inquinamento, accelerare i rapporti di lontananza tra le varie città e diminuire i costi. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Rainieri.

Ha chiesto di parlare il consigliere Daniele Marchetti. Ne ha facoltà.

 

MARCHETTI Daniele: Grazie, presidente. È già stato detto molto dal nostro Capogruppo Alan Fabbri, quindi impiegherò soltanto qualche minuto per fare alcune riflessioni in merito a ciò che sta accadendo nel territorio in cui sono stato eletto, ovvero la provincia di Bologna, una provincia trasformata proprio quest’anno in città metropolitana, un passaggio avvenuto tra mille difficoltà causate dal disastro legislativo portato avanti dal Governo Renzi sulle orme poi dei governi precedenti (ricordiamo non eletti dai cittadini) che con dei tratti di penna pensavano e pensano tuttora di risolvere i problemi del Paese.

La Città metropolitana di Bologna al momento esiste soltanto sulla carta, un ente fumoso, sconosciuto alla stragrande maggioranza dei cittadini e completamente assente, di cui non sappiamo nemmeno quali funzioni dovrà assumere, come verrà gestito il personale lasciato in eredità dalla vecchia Provincia e in che modo verranno garantiti i servizi ai cittadini. Una cosa però l’ho capita: l’importante è accentrare non tanto per risparmiare ma per mantenere il potere perché accentriamo con la Città metropolitana, col circondario imolese istituito con legge regionale ad hoc, con l’unione delle vecchie province andando a creare delle nuove aree vaste e qualche volta magari con una bella fusione dei comuni come in Valsamoggia.

La tanto sbandierata fusione della Valsamoggia altro non è che un altro disastro che viene portato come modello ma dove in realtà non è stata rispettata nemmeno la volontà dei comuni contrari e dove si sono uniti territori troppo distanti tra loro. Un vero e proprio caos istituzionale, insomma, che non aiuta certamente il nostro territorio, un territorio che nonostante le eccellenze e le potenzialità sviluppate in passato sta completamente morendo. Le attività produttive e commerciali nelle migliori delle ipotesi stanno crollando e hanno l’acqua alla gola e tutto questo nonostante la nostra posizione geografica che ci pone in un punto strategico per il traffico di merci e di persone, fattori che evidentemente non sappiamo sfruttare abbastanza.

Non sappiamo sfruttare ciò che abbiamo ma stiamo a pensare al Passante Nord - non è stato citato prima ma lo si legge nel programma - che non servirà assolutamente a nulla, perché la gente piuttosto che allungare il tragitto di 40 chilometri cercherà assolutamente altre soluzioni per aggirarlo, un progetto contestato duramente anche dalle associazioni di categoria agricole ed è un progetto che noi della Lega Nord contestiamo da sempre in tutte le sedi istituzionali. Capisco che lei magari è un po’ in imbarazzo a citarlo dato che si troverà certamente in un braccio di ferro tra costruttori e amministratori locali. Piuttosto completiamo, sistemiamo e potenziamo le opere già esistenti e lasciamo perdere il Passante Nord, che è soltanto uno spreco di territorio e consumo di territorio e andiamo a rovinare un tessuto agricolo importante della nostra regione.

Veniamo poi alla sanità, che fa acqua da tutte le parti, dove le nostre ASL magari lasciano occupare abusivamente le loro proprietà pagando addirittura l’acqua agli occupanti abusivi e poi mandano degli specializzandi da soli sulle auto mediche del 118 oppure dove i costi per la dirigenza dell’ASL imolese, la più piccola del territorio regionale, rimangono sempre altissimi. Io non sono certamente contrario all’autonomia, anche in campo sanitario, ma questa deve assolutamente portare benefici e non svantaggi per i cittadini, come la mancata copertura del 118 in alcune zone di competenza nelle ore notturne, perché questo accade nel territorio imolese. Non parliamo poi della gestione dell’edilizia residenziale pubblica sul territorio bolognese. Molte volte non viene fatta rispettare nemmeno la legge regionale esistente, che secondo me andrebbe totalmente stravolta, e tutto questo con la consapevolezza di ACER. Insomma, ci sarebbe tantissimo da fare e proprio per questo il mio operato sarà incentrato almeno inizialmente nel capire e conoscere tutti i meccanismi e le spese di questo ente per poi arrivare con dati alla mano a delle proposte valide, fattibili e per, come ha detto tra l’altro il Capogruppo Alan Fabbri prima nel suo intervento, finalizzare risorse oggi sprecate in mille rivoli o in capitoli assurdi destinandole ad azioni concrete perché i cittadini sono stanchi delle parole e vogliono i fatti. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Daniele Marchetti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Sassi. Ne ha facoltà.

 

SASSI: Grazie, presidente. Presidente, intanto approfitto di questo primo mio intervento per augurare a lei e alla Giunta un buon lavoro sperando di arrivare a dei risultati concreti a beneficio dei cittadini. Io non entro nel merito delle istanze in questa fase perché ci saranno le Commissioni su cui lavorare e lì entreremo nel merito di problematiche territoriali più specifiche e approfondite. Credo che noi del Movimento 5 Stelle avremo, da quello che ho sentito stamattina nella presentazione del suo programma, vita facile nei prossimi cinque anni, visto che molti temi che lei ha citato sono sostanzialmente parte del nostro programma. Siamo contentissimi di questo e se poi dai titoli passiamo a dei fatti concreti che siano un po’ allineati a quelle che sono le nostre idee lavoreremo sicuramente e ci troverà collaborativi su temi specifici e su peculiarità a noi molto vicine. Ne cito alcuni perché sono eclatanti che mi sono segnato appositamente, come il trasporto locale, su cui poco tempo fa abbiamo fatto un comunicato stampa sui problemi avuti nella linea Reggio - Sassuolo, che non è l’unica. Ha citato la partecipazione, quindi la voglia di far partecipare i cittadini ed essere più vicini ai cittadini anche per evitare quello scollamento tra cittadinanza e politica che si è evidenziato con l’astensione, che per noi equivale a un’idea di democrazia diretta o comunque quantomeno di consultazione continua dei cittadini. Ha parlato di consumo di suolo zero, di riqualificazione edilizia per l’efficienza energetica, che produrrà posti di lavoro, perché effettivamente la qualità degli edifici in Italia è molto bassa in molti casi, quindi riqualificare sarà senz’altro un bel bacino di posti di lavoro, tra l’altro di qualità e non di manodopera molto spesso presa se non in nero ma di basso livello per costruzioni di vecchio stampo. Per quanto riguarda la fusione di comuni, noi l’abbiamo nel programma da tempo, quindi ben venga. Abbiamo proposto in più occasioni l’accorpamento dei comuni sotto i cinquemila abitanti, era un’indicazione una valutazione di media ma va benissimo. Mi soffermo un attimo su uno degli argomenti che a me sta a cuore, perché è un po’ di tempo che me ne occupo, cioè i rifiuti. Noi a Reggio Emilia siamo abbastanza privilegiati, abbiamo spento l’inceneritore perché era fuori legge e non perché la politica ne avesse la volontà. L’inceneritore di Reggio è stato rappezzato non so quante volte e poi si è dovuto chiudere, “tanto c’è quello di Parma”. A Reggio si penserà poi di lavorare su un TMB, tra l’altro presentato dall’ex sindaco Delrio in diverse occasioni, che ha l’intenzione anche di arrivare alla produzione di energia. TMB non serve a produrre energia ma si pensa di fare del CDR, quindi del combustibile da rifiuti, ma il problema di per sé non è tanto la situazione di Reggio Emilia, che, come dicevo, sarà meglio discutere in maniera più dettagliata e approfondita nelle sedi opportune, ma quello che mi trova perplesso è il fatto che lei al punto 5.3 del suo programma, il punto riguardante i rifiuti, parla della necessità di approvare il precedente piano regionale per la gestione dei rifiuti e di elaborarlo (o è una cosa o è l’altra). Il fatto è che quel piano non è più attuale, quindi dal nostro punto di vista penso sia più il caso di analizzare lo stato dei fatti della differenziata oggi, del calo che c’è stato nella produzione dei rifiuti, che è dovuto in principal modo forse più alla crisi che non solo agli strumenti messi in campo per la riduzione a monte del rifiuto. Tutto questo è molto interessante vederlo nell’ottica di ciò che ci arriverà addosso dalla legge 133, la famosa “Sblocca Italia”, all’articolo 35. Noi possiamo fare tutti i regolamenti che vogliamo ma se appena arriva il decreto attuativo su quell’articolo noi avremo addosso qualunque cosa. Nel nostro territorio con gli inceneritori presenti in Emilia-Romagna potremmo bruciare anche le eco-balle di Napoli ed Emilia-Romagna o comuni interessati a questo non potranno aprire bocca perché è parte delle caratteristiche dell’articolo 35 dello “Sblocca Italia”. Come vi ha accennato la nostra Capogruppo all’inizio, l’Emilia-Romagna non ha impugnato queste azioni che il Governo sta cercando di mettere in campo con lo “Sblocca Italia”, di conseguenza sarebbe interessante conoscere come ci dovremmo comportare in questo senso. Ricordo anche il fatto che in campagna elettorale lei disse - le parole esatte non le ricordo - che avrebbe difeso le nostre coste e la nostra riviera, però c’è la trivellazione che lo “Sblocca Italia” prevede. Non so se quella è una collocazione appetibile, però il mare, come l’aria, non ha confini, quindi dove si fa un danno lo si fa per tutti. Per questo vi è il problema anche dell’incenerimento piuttosto che del superamento delle discariche, come lo stesso articolo 35 cita, aumento al massimo del potere calorifico di tutti gli impianti esistenti, anche se obsoleti, e investimenti su impianti obsoleti, quindi altri soldi, per bruciare nuovamente dei rifiuti. Di recupero di materie si parla, però dove non si riesce comunque si punta all’incenerimento. Questo non è un piano molto salubre per noi ovviamente, che puntiamo alla strategia dei rifiuti zero, che è il recupero dei materiali, creare quel ciclo di materia prima seconda che ancora non si è veramente avviato. In modo particolare - lo so per esperienza anche professionale - mi viene in mente da pensare al materiale plastico, che è quello che per gli inceneritori ha il più alto potere calorifico e quindi molto più appetibile. Non esiste una filiera compiuta e piena per quanto riguarda la materia prima seconda nel settore plastico perché è un materiale nato nel benessere e non nato nel bisogno, quindi se ne è fatto grande uso. Oggi non potremmo certo farne a meno - non dico che non debba essere utilizzato - ma c’è una serie di politiche per la riduzione a monte del rifiuto che deve essere messa in campo insieme ad aziende, ricerca, come lei stesso diceva, e università per fare in modo che qualunque prodotto la cui materia non ha possibilità di essere recuperata non può essere messo in circolazione. L’ingegnerizzazione a monte è fondamentale, fermo restando che poi con tutti gli sforzi che potremo mettere in campo a livello regionale, risorse e quant’altro lo “Sblocca Italia” in qualche modo poi non ce li vanifichi tutte. Per questo le chiedo con assoluta fermezza, come linea politica della Regione, di farsi carico di questo dialogo col Governo non dico per eliminare (io abrogherei l’articolo) ma per cercare, e mi sto soffermando solo su un punto del suo programma perché il resto ovviamente lo valuteremo con calma, di farsi carico di cercare di mediare questo tipo di intervento che hanno intenzione di fare, perché non è possibile rendere il territorio di una regione che dovrebbe essere eccellenza nel turismo - stiamo puntando lì, ed è questo che lei ha dichiarato, quindi giustamente orgogliosamente sarei contento di questo - insalubre, territorio con il quale certamente non attraiamo molto turismo. Tenga presente inoltre che la zona della food valley, dalle ultime mappe che ho visto io un mese fa (forse qualcosa è cambiato), è una delle zone più inquinate d’Europa; noi avremmo voluto che l’inceneritore di Parma nemmeno partisse e vedremo cosa potremo farne, però il fatto è che quelli che si possono chiudere vanno chiusi e tutti gli sforzi che l’Emilia-Romagna può mettere in campo per la corretta gestione dei materiali, del rifiuto industriale o civile non vengano vanificati dallo “Sblocca Italia” e da quanto il Governo possa mettere in campo al di là dei nostri regolamenti. Mi fermo qui e poi il resto vedremo nelle varie Commissioni come affrontarlo. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Sassi.

Ricordo che l’Ufficio di Presidenza ha deciso di attribuire a ogni Presidente di gruppo o suo delegato venti minuti e a ogni Consigliere un tempo di dieci minuti in dibattito.

Ha chiesto di parlare la consigliera Montalti. Ne ha facoltà.

 

MONTALTI: Grazie, presidente. L’abbiamo detto e lo vogliamo ribadire: l’Emilia-Romagna riparte dall’Europa con l’ambizione di essere una protagonista attiva e propositiva delle politiche europee. La crisi, mettendo a rischio la tenuta sociale ed economica del nostro territorio, ha rimesso in discussione il nostro ruolo e il nostro posizionamento anche nel contesto europeo e allora oggi ci troviamo prima di tutto di fronte a una grande sfida, quella di far ripartire la crescita misurandoci con le regioni più avanzate d’Europa ma anche e soprattutto a essere, come Emilia-Romagna, un soggetto che nell’interlocuzione con le istituzioni europee e le altre regioni d’Europa si fa promotrice di una nuova visione politica europea che rimette al centro i territori e i cittadini superando le politiche di austerity, come anche gli ultimi segnali politici che vengono dalla Grecia ci spingono a fare, ma in maniera positiva, come sappiamo fare noi contribuendo e investendo in nuove politiche pubbliche e di crescita.

La spinta a giocare sempre di più un ruolo da protagonisti nell’orizzonte europeo è uno dei temi centrali del programma di governo che il Presidente ha illustrato. Ereditiamo una regione che ha saputo distinguersi in Europa per il virtuoso utilizzo dei fondi europei, per le performance a livello delle più avanzate regioni europee su temi fondamentali come la qualità dei servizi, lo sviluppo del sistema della ricerca, l’export e la produzione, ma oggi, se vogliamo fare dell’Emilia-Romagna la locomotiva del cambiamento in Italia e in Europa dobbiamo essere in grado di esprimere una nuova e innovata visione politica e amministrativa. Va in questo senso la scelta importante fatta dal Presidente di costituire un Assessorato all’Europa che coordini le politiche europee, in particolare per quel che riguarda l’utilizzo dei fondi europei. Creare sinergia e collaborare, mettere in rete e fare sistema rappresenta la prima strategia che la nostra regione dovrà essere in grado di attuare, questo non solo nei confronti delle proprie dinamiche politiche e amministrative interne ma aprendosi alle realtà regionali, alle nostre imprese, ai cittadini e ai territori. Da un lato sarà sempre di più necessario rafforzare l’azione della Regione Emilia-Romagna a livello europeo nella relazione con le istituzioni comunitarie investendo in un’azione unitaria e convergente di tutti i soggetti dell’Emilia-Romagna che operano nel campo delle imprese, della ricerca, dello sviluppo sociale e delle amministrazioni locali, ma dovremmo porre anche una grandissima attenzione a quelle che sono le politiche di coesione territoriale. Coesione significa che nello sviluppo delle politiche di programmazione dei fondi strutturali la Regione dovrà essere in grado di tenere dentro le varie realtà territoriali, economiche e sociali dando la possibilità a tutti di giocarsi la propria chance.

La vera sfida è quella di riuscire a costruire politiche e strumenti che permettano a quei territori, a quelle imprese o persone che hanno progetti, competenze e idee di poter avere una propria occasione da giocarsi fino in fondo. Dovremmo essere in grado di farlo garantendo un equilibrio che rispetti le differenze e le criticità, le peculiarità e le specificità; penso, solo per fare un esempio, a quelle realtà territoriali, la montagna con le sue complessità diverse dalla pianura o dalle aree a vocazioni turistiche come la costa. Le politiche di coesione e la programmazione dei fondi strutturali rappresentano la più grande opportunità in termini di risorse certe e di strategie che ci giochiamo in questa legislatura. 2 miliardi 500 milioni di euro da spendere entro il 2020 che possono dar vita a investimenti e occupazione e che non sono certo risorse ordinarie (l’abbiamo detto) ma sono risorse che devono essere utilizzate su progetti straordinari, straordinari per la qualità della proposta e delle idee da mettere in campo.

Non ci dobbiamo nascondere che in questa fase la politica di coesione regionale vive una complessità in più legata al riordino istituzionale e anche su questa dimensione la Regione può giocarsi una carta importante, cioè costruire sulla programmazione dei fondi europei spazi nuovi di confronto con i territori, con gli enti locali, le unioni, le aree vaste, non sottrarsi a quel tipo di interlocuzione ma rafforzarlo perché solo attraverso un confronto politico e amministrativo costante con le realtà locali potremmo davvero essere in grado di raggiungere gli obiettivi ambiziosi che ci siamo dati realizzando progetti di qualità che abbiano un impatto positivo e reale e che possono contribuire a quella che il Presidente ha più volte definito opportunamente la nostra ossessione, ovvero quella di creare lavoro.

L’Emilia-Romagna può dunque essere promotrice e protagonista delle grandi strategie europee. Tra questa, sul piano della ripresa economica, Europa 2020, la strategia per la crescita intelligente e sostenibile e inclusiva, lo strumento da utilizzare sono i fondi europei ma soprattutto dobbiamo lavorare su una visione politica che veda la nostra regione tra quelle che spingono l’Europa nella direzione della crescita, dell’integrazione e anche del protagonismo politico ed economico sullo scenario mondiale. Possiamo anche in questo senso e soprattutto in questa fase avere un ruolo importante. Penso alla politica del Mediterraneo; l’Emilia-Romagna tradizionalmente ha un ruolo di confine tra le aree del centro-nord Europa dell’est e le altre regioni italiane ma anche mediterranee. In questa fase di relazioni così complesse e di grandi cambiamenti politici e sociali in quell’area possiamo essere protagonisti a partire per esempio dalla citata Macroregione Adriatico-Ionica. E ancora, pensando alle politiche europee di crescita, la Smart Specialisation Strategy, che ha come obiettivo quello di valorizzare le eccellenze e i settori del mercato più competitivi e con nuove potenzialità di sviluppo imprenditoriale. Questa strategia che è stata richiamata più volte nella programmazione regionale dei fondi strutturali può rappresentare una delle chiavi di quella rinascita della manifattura e del tessuto economico emiliano-romagnolo che vogliamo fino in fono perseguire e stimolare. Io credo, e mi avvio alla conclusione, che i prossimi anni saranno determinanti per il futuro del progetto europeo.

La crisi, lo sappiamo tutti, ha messo fortemente in discussione il percorso di integrazione europea, si sta esasperando sempre di più la frattura tra chi vede nell’Europa una delle cause della crisi che ci attanaglia e chi invece crede che l’Europa possa rappresentare ancora un percorso di crescita, benessere e pace per i cittadini e i territori. Noi come Partito Democratico crediamo fortemente in un progetto europeo rinnovato e rifondato che si basi sui valori dell’equità e del rispetto e che metta al centro i territori e le regioni. È l’Europa delle regioni e delle diversità che si completano, di cui l’Emilia-Romagna può e vuole essere cuore pulsante e propositivo. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliera Montalti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bargi. Ne ha facoltà.

 

BARGI: Grazie, presidente. Scusi per la sollecitazione ma c’è stato un qui pro quo e devo anche io abituarmi ai pulsanti che ho qui davanti. Veniamo al dunque, ossia al lavoro. È tutta la sera che sento da parte della maggioranza, ma non solo questa sera ma dalla campagna elettorale, dagli incontri che si sono fatti, dai dibattiti in televisione, che il lavoro è l’ossessione del Partito Democratico. Non si pensi di parlare di lavoro e delle politiche sul lavoro dissociandole dalle politiche sulle imprese perché altrimenti siamo fuori strada e vuol dire che col pubblico e col sociale ci carichiamo di costi, vuol dire altre tasse, vuol dire far fallire altre imprese e vuol dire creare un circolo non virtuoso dal quale non se ne esce. Mi sarei aspettato stasera sentire parlare di defiscalizzazione, di lotta alla delocalizzazione e invece ho sentito - mi sembra di aver capito - che uno dei fulcri di questo programma per quanto riguarda le imprese, quindi rilanciare il privato e il lavoro, è l’internazionalizzazione, ottima cosa se non che - non penso sia una novità - abbiamo imprese che già si stanno muovendo in questa direzione, di andare sui mercati esteri, abbiamo associazioni di categoria e studi che forniscono questo servizio alle imprese. Se non ricordo male, la Regione ha un ufficio che va in aiuto delle imprese per quanto riguarda l’internazionalizzazione, quindi non mi sembra che stiamo parlando di una grande novità da introdurre, bisogna piuttosto che sia un continuo di qualcosa che già esiste. Vorrei capire anche che tipo di interventi esattamente farà la Regione per andare ad aiutare le imprese in questo contesto.

Si è parlato di internazionalizzazione ma mi sembra anche strano che si passi in maniera flebile senza neanche tirarlo fuori il caso della Russia. Se tanto parliamo di internazionalizzazione, non dovremmo rinunciare in maniera così pacata e inchinandoci alla nostra amica Unione europea, a quello che è un mercato fondamentale. Vi riporto quello che diceva il presidente del consorzio del Parmigiano Reggiano, un prodotto simbolo della nostra regione, a settembre - ottobre dell’anno scorso: diceva che con la chiusura del mercato russo il Parmigiano Reggiano ha perso in termini di prezzo il 10 per cento perché ovviamente avevano fatto più forme per un mercato più ampio che hanno dovuto ripartire su quello che è invece il mercato europeo e per farlo hanno dovuto abbassare il prezzo. Purtroppo non è una bella cosa. Noi dobbiamo lottare contro le imprese che vogliono investire fuori ma delocalizzazione vale nel senso che imprese che portano la sede o gli stabilimenti fuori ma la delocalizzazione la paghiamo anche nel rapporto con le altre regioni.

Voi parlavate degli investimenti della Philip Morris, degli investimenti Louis Vuitton, fa piacere però se uno va a parlare con le piccole e medie imprese di Guastalla o della zona del mirandolese che si trovano ad avere la concorrenza di imprese che sono a Poggio Rusco o a Viadana, cioè nella regione Lombardia, si trovano già ad avere delle disparità in quelli che sono i tipi di azioni che la Regione fa in aiuto alle imprese magari che assumono, magari nei primi cinque anni di assunzione di nuovi dipendenti. Vi è poi la defiscalizzazione; su questo tema avremo modo anche di portare dei suggerimenti con gli strumenti che questa Assemblea ci consente, però credo che dobbiamo considerare anche il carico fiscale che grava sul lavoro, perché il lavoratore ha un costo ben diverso da quella che è la sua busta paga per l’impresa, e qui capisco che la Regione possa fare la sua parte magari in maniera più misera rispetto al Governo, però è anche vero che la Regione, magari d’accordo con altre regioni, può fare massa critica e farsi sentire. Tra l’altro è un governo che porta il vostro stesso simbolo di partito, quindi credo che non dovreste avere difficoltà a dialogare e cercare di spingere in questa direzione. Per tornare al discorso regionale, prima si parlava della Macroregione Adriatico-Ionica, ma dove ci porta? A meno che non abbia tendenze irredentiste cosa andiamo a fare nella Macroregione Adriatico-Ionica? Anche questa non è una novità ma c’è da un po’.

 

(interruzione del presidente Bonaccini)

 

C’è da un po’, Presidente, e non mi venga a dire che è una cosa nuova. Forse non era operativa, forse lei ha in mente accordi diversi, qualche patto tipo il patto sul lavoro. Lei va avanti a patti, Presidente, e io la inviterei a fare una cosa diversa. Visto che abbiamo citato, ma non solo io, perché l’hanno citato altri Consiglieri questa sera, la possibilità di avere rapporti maggiori con altre regioni che fanno parte della nostra realtà del nord Italia, quindi Veneto, Lombardia e Piemonte, la inviterei a fare un passo diverso, un passo che il suo predecessore non ha voluto fare, cioè andare a orientarsi verso la Macroregione Alpina che si sta costituendo invece recentemente, che coinvolge comunque anche la Slovenia e l’Austria, che coinvolge anche uno stato che non fa parte...

 

BONACCINI: Hanno aderito alla macroregione...

 

BARGI: Presidente, peccato che stavo leggendo adesso il patto con la Macroregione Alpina, comunque sono abituato che quando ho la parola ce l’ho io, se non le dispiace.

 

(interruzione del presidente Bonaccini)

 

Lei è il Presidente della Regione, però mi lasci terminare l’intervento. Lei dopo ha la replica e l’ultima parola è sua, quindi non è un problema. Le dicevo che la inviterei ad andare un pochino verso questa diversa realtà, una realtà che si è chiamata Macroregione Alpina ma che aveva tra i nomi possibili Macroregione dei Produttori proprio perché coinvolge quelle realtà manifatturiere che sono in questo momento alcuni tra i motori principali d’Europa in termini economici e di PIL a esclusione della Catalogna che per motivi di territorialità è molto più lontana. Parliamo del Rhône-Alpes francese, della Baviera tedesca, del coinvolgimento della Svizzera che, pur non essendo in Unione europea, comunque si troverebbe accerchiata in questa realtà, e parliamo di aver rapporti con un gruppo di regioni del nord che avrebbero i nostri stessi tipi di problemi legati all’industria e allo sviluppo del lavoro e con le quali fare massa critica. Se non sbaglio, il termine Padania viene coniato in questo senso proprio da Guido Fanti, il primo Presidente di questa Regione, ed era stato creato nel contesto di dire che le realtà della Valle del Po, se compatte, avrebbero potuto fare massa critica verso il Governo di Roma. Io la inviterei a prendere in considerazione questa opportunità oltre la Macroregione Adriatico-Ionica.

Termino col discorso sulla burocrazia. Questa tendenza che vuole dare alla regione di sburocratizzare mi trova favorevole e voglio fare una nota di merito perché per la prima volta da un esponente del suo partito, ma probabilmente a livello locale dei comuni non avevo la possibilità di parlare con un esponente del suo livello, sento dire una frase, cioè dei controlli da fare su quelle che sono le richieste per interventi e di cantieri a valle e non a monte, quindi parlava di controlli fatti in concomitanza con quelli che sono i lavori o susseguentemente non con la logica tipica di questo paese che chi si relaziona col pubblico è un ladro e quindi bisogna andare a controllare attentamente ogni cartaccia che deve produrre prima e quindi questo allunga i tempi, chiaramente sposta in avanti i cantieri e credo di aver afferrato il suo concetto. Se questo è, questa è una nota di merito che le porto, sia chiaro che vigileremo che si vada in questa direzione. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Bargi.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Bessi. Ne ha facoltà.

 

BESSI: Grazie, presidente. Grazie a tutti i colleghi. Il metodo e il merito del programma presentato dal Presidente Stefano Bonaccini ci trova d’accordo, come è stato giustamente espresso in maniera lineare e chiara da parte del nostro Capogruppo. Io faccio esclusivamente riferimento ad alcuni aspetti del programma del Presidente, però vorrei sottolineare l’idea forte da parte di questo programma di questi cinque anni anche degli aspetti degli obiettivi dei primi cento giorni, del primo anno, anche per dare un senso a un metodo di lavoro che condivido, un metodo di lavoro che prevede il stare dove accadono le cose, che è quello che noi come politici dobbiamo cogliere le occasioni per definire e stare in mezzo a dove accadono le cose. La nostra è una regione globale che ha delle radici ben profonde su storie, su territori, su comunità, su un capitale umano che ci viene - è stato ricordato - invidiato da tanti. Parto dall’economia del mare, che credo che sia una delle suggestioni che nel programma è ben definita; è stata ricordata l’Euroregione Adriatica, sotto diversi punti di vista la Giunta guidata da Stefano Bonaccini ha già cominciato a realizzare, per quanto riguarda l’economia del mare, alcune politiche ed è un argomento su cui mi sento particolarmente coinvolto perché di alcune di queste materie mi sono occupato da amministratore pubblico e a livello professionale.

Il mare è da sempre una delle vie più importanti di traffici; il nuovo governo dell’Emilia-Romagna intende rafforzare il ruolo della via Adriatico-Ionica, che è quella cerniera che ci permette di collegarci con i traffici europei, soprattutto l’area dell’Europa centrale, da Lubiana e dell’area baltica e infatti siamo protagonisti del corridoio Adriatico-Baltico e questo mette al centro il porto di Ravenna, il porto dell’Emilia-Romagna, come giustamente ha citato il Presidente. Ovviamente in questo caso l’infrastruttura principale, insieme a un’altra, che è l’E55, per formare quella piattaforma logistica che la Regione utilizza e vuole utilizzare nel pieno delle sue potenzialità per rendere sempre più internazionalizzata e globale questa nostra regione. Do alcuni dati: nel 2014 i primi undici mesi vedono il porto di Ravenna con un più 11 per cento circa ed essendo un porto prevalentemente di materie prima significa che stanno ripartendo l’arrivo delle materie prime, per esempio i prodotti metallurgici (più 11 per cento), sotto l’aspetto delle ecomode di agricoli (più 29 per cento) e dall’altra parte abbiamo una grande sfida, e anche qui il programma di Stefano Bonaccini lo sottolinea pienamente, cioè di approfondire e di rendere ancora più moderno e più connesso questa importante risorsa che è il porto dell’Emilia-Romagna. C’è un finanziamento già approvato dal CIPE che sta andando nel suo corso di 50 milioni di euro più tutta una politica fatta dalle autorità locali con l’Autorità portuale per un finanziamento di 100 milioni ricevuto dalla BEI per la nuova piattaforma logistica e quindi rendere questo nodo centrale e pulsante per la nostra economia. Faccio una piccola digressione per essere nei tavoli che contano per poter portare le nostre istanze e il nostro ruolo centrale come Regione Emilia-Romagna: per esempio sui lavori portuali c’è da tenere il faro acceso e stare un attimo sul ddl concorrenza perché rivede un po’ il ruolo del lavoro portuale. Su questo sia a livello locale sia a livello regionale credo che ci sarà l’attenzione che merita. Un altro esempio legato all’economia del mare chiaramente è il polo produttivo offshore ad alta specializzazione ricordato dal Presidente. Le aziende che ne fanno parte producono circa 3 - 4 miliardi di euro di fatturato annuo e soprattutto manufatti ad elevato contenuto tecnologico che esportano in tutto il mondo e sono tra le eccellenze di questo paese. Basta prendere l’ultimo report della Fondazione Edison per vedere quali servizi avanzati queste aziende forniscono nel mondo. Tale distretto è uno dei tanti distretti di eccellenza della nostra regione; io cito questo perché lo conosco e perché sono di Ravenna, però altri legati alla meccanica, al packaging, l’elenco è lungo. Per quanto riguarda questo particolare settore che ogni tanto viene citato è strettamente legato alla terra e alla nostra regione perché la filiera che nasce è composta da tantissime aziende di sub-fornitura che toccano tante altre città, da quelle forlivesi a quelle della provincia di Modena e Piacenza. Vi invito tutti il 25 e il 27 marzo prossimo, perché ogni due anni Ravenna vede ospitata l’OMC (Offshore Mediterranean Conference), che è uno degli appuntamenti più prestigiosi del settore energetico a livello internazionale. Chi volesse venire me lo dica perché ci sono seicento espositori, gran parte italiani, perché siamo leader in questo settore, e quindi si fa un’idea di che cosa significa soprattutto lavorare ad altissimo livello con un capitale umano, ingegneri, geologi e tanti lavoratori che escono dai nostri importantissimi istituti tecnici, che sono un’eccellenza di questo paese e in particolare di questa regione. Lo scenario dell’economia del mare si completa, come sappiamo tutti, con i centri di ricerca internazionali collegati alle attività marine, alla pesca, quindi il nostro dna è dentro le reti relazionali perché la nostra regione è internazionalizzata dove la posizione, al centro dell’Europa e al centro del mondo, è nota a tutti. Un esempio che è stato citato da molti è il settore agroalimentare su cui la forza e la potenzialità sono note a tutti. L’agricoltura regionale si fonda su due pilastri: la qualità e l’organizzazione. Solo la qualità senza l’organizzazione, che sono le reti logistiche (capitale umano e le reti di imprese), non basta e non è più sufficiente. Su questi due valori dobbiamo proseguire lo sviluppo di un modello economico che ha dato tante soddisfazioni, capace di dialogare sia con i mercati internazionali sia a trattenere quote importanti di valore aggiunto sui nostri territori. Arriviamo alla nuova programmazione per lo sviluppo rurale dove dobbiamo rafforzare queste leve e il lavoro fatto è in questa direzione, e ha già risposto il Capogruppo Calvano su alcune sollecitazioni da parte dell’opposizione, però occorre anche evidenziare due aspetti. Di solito la regione Emilia-Romagna - è noto a tutti a livello europeo - è la prima regione a cui si prendono un po’ le misure di questo momento, che non è neanche un negoziato ma un lavoro di omogeneizzazione di tutti gli altri piani di sviluppo rurale. Dall’altra parte l’accordo nazionale, che è avvenuto dopo al piano di sviluppo rurale dell’Emilia-Romagna, ha portato alcune differenze, per esempio l’importante spostamento di alcune risorse fondamentali sullo sviluppo della banda larga. Nasce un normale e conseguente aggiornamento di questo piano; credo che, anche dal lavoro che ha iniziato l’assessore Caselli, tra febbraio e marzo avremo in Aula i vari passaggi, quindi sullo sviluppo rurale inclusivo e capace di valorizzare questo patrimonio e di sapere tradizioni e sedimenti della nostra comunità locale credo che non corriamo rischi. Per concludere, abbiamo sentito rigorose diagnosi, infauste prognosi e improbabili terapie e occorre definire un esempio classico, quello dell’agroalimentare, per esempio sull’internalizzazione. Il trattato tra l’Unione europea e gli Stati Uniti che si sta svolgendo riguarda, per quanto riguarda l’Italia, 3 miliardi 500 milioni di euro. In bocca al lupo al Presidente, alla sua squadra e buon lavoro a tutti. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Bessi.

Ha chiesto di intervenire la consigliera Mori. Ne ha facoltà.

 

MORI: Grazie, presidente. In considerazione dello spazio e dell’importanza che il tema dei diritti, come motore di sviluppo, rileva all’interno del programma di mandato illustrato stamane dal Presidente Bonaccini, mi permetto di consegnare ai colleghi e alle colleghe d’Aula alcune riflessioni che sono anche un aggiornamento di un percorso di cui, credo, tutti dobbiamo essere consapevoli e per quanto possibile orgogliosi.

In tema di diritti delle persone, oltre che affermare ogni giorno nello svolgimento del mandato di legislatura quella concretezza valoriale a cui ci ha richiamato il Presidente stamane, dobbiamo essere certi dell’esigibilità dei diritti e della loro accessibilità ispirata al principio di universalità a cui tendiamo come sistema sempre perfettibile. Appunto, sistema sempre perfettibile, non perfetto. Questo perché io credo che tra la visione apocalittica di alcuni colleghi (Lega) e quella autoptica di altri (M5S), ci stia una visione realistica che inserisce la nostra regione in un quadro competitivo e ancora d’avanguardia sul piano nazionale e internazionale, ma che esista un dato di sofferenza oggettiva che grava sull’economia e il lavoro e che interpella profondamente il nostro sistema, il quale ha fatto del lavoro un elemento non solo economico, ma un elemento di dignità e di identità.

Il percorso che nella IX legislatura ha visto la legge per la costituzione della Commissione Parità sottoscritta da tutti i capigruppo per la piena attuazione dello Statuto regionale è stato un segnale di maturità politica nella consapevolezza che la Commissione non sarebbe stata un momento ideologico, formale o di bandiera rispetto al raggiungimento dell’uguaglianza sostanziale, di cui agli articoli 3 e 51 della Costituzione, ma anche e soprattutto uno strumento permanente per costruire politiche strutturali di parità e non interventi spot.

Con la legge 6/2014, a cui tutti i gruppi hanno fattivamente collaborato al di là della votazione finale, comunque avvenuta a larghissima maggioranza, non solo abbiamo tracciato un orizzonte paritario programmatico ambizioso, ma lo abbiamo fatto costruendo un’ampia convergenza politica e una partecipazione larga della società emiliano-romagnola.

Questo grande apprezzamento registrato tra le associazioni, le categorie e i comuni di tutta la regione va, esplicitamente, ad una normativa completa ed aggiornata che ha l’ambizione di attrezzare la società verso una compiuta democrazia paritaria e una fattiva prevenzione alla violenza contro le donne. Sì, perché la violenza contro le donne non è un problema solo delle donne, ma della società tutta, che ne viene condizionata e mortificata e come tale deve essere affrontata con un’assunzione di responsabilità forte e adeguata dei singoli, uomini e donne, delle istituzioni e di tutti.

La legge regionale 6/2014 di fatto rappresenta la prima attuazione della Convenzione di Istanbul per prevenire e contrastare la violenza contro le donne e la violenza domestica mediante un’azione di mainstreaming applicato trasversalmente a tutti gli ambiti potenzialmente discriminatori della società: lavoro, salute, istituzioni, comunicazione, educazione, cultura e tanto altro. Perché la violenza, e lo sappiamo bene soprattutto in questi giorni e in questi tempi, in tutte le forme esercitata ostacola lo sviluppo, intimidisce le coscienze, impedisce la ricerca della pace e, perché no… della felicità.

Diritti di cittadinanza dunque che determinano prerogative e cambiamenti. Sì, perché grazie ad esempio all’introduzione della doppia preferenza di genere e alle liste paritarie nelle ultime elezioni regionali si sono sostanzialmente raddoppiate le presenze femminili in Assemblea legislativa, perché la condivisione del potere in un’alleanza forte tra uomini e donne nella società è di fatto una leva di cambiamento potentissima.

L’introduzione della medicina di genere non significa medicina delle donne, ma introduzione di una prestazione sanitaria più attenta alle differenze biologiche e allo stile di vita che nel tempo significherà cura e assistenza più appropriate che consentiranno maggiore prevenzione e conseguente risparmio per tutto il comparto sanità.

La formazione curriculare e scolastica a tutti i livelli di un’educazione di genere rispettosa delle specificità e delle differenze da mettersi a valore di un nuovo civismo le cui radici sono profondamente radicate nel terreno culturale della nostra regione anche questo è un obiettivo, oltre il mandato ovviamente.

In tal senso mi preme sottolineare il progetto di un dottorato di ricerca europeo sugli studi di genere promosso dal Dipartimento di Lingue e Letterature moderne dell’Università di Bologna che insieme all’Associazione Orlando e in collaborazione con l’Università di Utrecht e di tante università europee costituirà la base qualificante per una formazione veramente importante di coloro i quali dovranno gestire con competenza queste materie perché le politiche strutturali di genere esercitano ovviamente cambiamenti molto forti ma necessitano anche di competenze altrettanto importanti. Nulla si improvvisa, meno che meno la democrazia paritaria.

Una cultura del pensiero quindi senza strabismi, ovvero con la considerazione che tutti i protagonismi maschili e femminili che la storia e il sapere ci hanno tramandato sono stati e sono utili per una lettura compiuta della società. In tal senso figure di donne esemplari sono oggi riferimento fulgido di milioni di persone, mi riferisco per esempio al premio Nobel Aung San Suu Kyi, che ha patito anni di segregazione e prigionia di una dittatura che ancora oggi ha lasciato un segno indelebile in Birmania e Aung San Suu Kyi, che è così lontana ma così vicina a noi, è stata insignita della laurea ad honorem dall’Alma Mater di Bologna, è cittadina onoraria di Parma fin dal 2008 e grazie all’attività dell’Associazione per l’Amicizia Italia-Birmania può davvero costituire un’idea alta di impegno politico, istituzionale, sociale e civile, ovvero una donna esemplare.

Se poi il lavoro è necessario per tutti, per le donne è indispensabile non solo perché l’autonomia economica è importante ma perché spesso l’autonomia economica è fondamentale per le vittime di violenza per sottrarsi a contesti violenti e intollerabili.

Come dice il Presidente Bonaccini, attuazione della legge per la parità subito e diritti di cittadinanza come motore di sviluppo oltre il semplice determinismo economico. Noi siamo qui e collaboreremo con grande impegno. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliera Mori.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Boschini. Ne ha facoltà.

 

BOSCHINI: Grazie, presidente. Colleghi Consiglieri, il Presidente Bonaccini nell’illustrarci il programma di legislatura ha indicato nel lavoro la priorità fondamentale per l’azione del governo regionale. Vorrei sottolinearlo ancora perché tornare a creare lavoro significa dare dignità alle persone e non è una cosa banale, significa liberarle dal bisogno, significa lavorare per la loro realizzazione, quindi è davvero un tema centrale. Credo che tutti concordiamo nell’individuare questa priorità e quindi vorrei concentrare su questo il mio intervento, ossia le politiche per recuperare occupazione, se è possibile, durature e di qualità, in una parola uscire dalla crisi. In realtà, quando usiamo questo termine crisi, che usiamo ormai da sette anni, dovremmo piuttosto riferirci a un concetto più ampio, sapere che quello a cui assistiamo è un imponente processo globale di riallocazione delle attività produttive e finanziarie con profonde ricadute di tipo geopolitico e socioeconomico. I risultati sociali di questo processo storico sono sotto gli occhi di tutti e quindi non c’è bisogno di richiamarli perché li viviamo ogni giorno anche in questa regione. Il lavoro cambia, si frammenta, assume nuove forme, però si impoverisce anche la classe media, fenomeno che nella nostra regione conosciamo per la prima volta, crescono le diseguaglianze, sta cambiando anche la distribuzione della ricchezza tra paesi e aree economiche, quindi alcuni paesi crescono, non sono affatto in crisi e noi, come in generale buona parte dell’area Euro, fatichiamo a reggere il passo. Il nostro Paese in effetti si è fatto trovare impreparato a fronteggiare questa evoluzione globale sotto più di un aspetto ed è un elenco di sfide irrisolte e già tante volte ripetuto. Siamo stati trovati impreparati sotto l’aspetto della riforma degli assetti istituzionali, sotto l’aspetto dell’efficienza e della qualità della spesa pubblica, della certezza del diritto, della legalità, della lotta alla corruzione, della semplicità e trasparenza dei processi amministrativi e decisionali, delle riforme strutturali in ambiti essenziali come il lavoro, l’istruzione e il fisco, sulla qualità delle infrastrutture materiali e immateriali. Questi non sono soltanto temi istituzionali ma sono asset fondamentali per lo sviluppo di un paese, ma basta anche dire per lo sviluppo di una comunità con una convivenza civile in merito ai quali l’Italia ha alle spalle una ormai ventennale stagione di riforme ahimè molto discusse e poco realizzate. Questo che ho appena richiamato, e si badi che è un elenco largamente incompleto, è un elenco di priorità del sistema paese, e questo è il punto che vorrei sottolineare, che ci viene addosso, viene addosso a noi che ci accingiamo a intraprendere il compito di governare e rappresentare una comunità regionale, diventa allora un elenco di cose da fare bene e in fretta estremamente impegnativo, che consegna a tutti noi che sediamo qui oggi, senza nessuna esclusione, quindi alla Giunta, all’Assemblea, alla maggioranza e alle minoranza, alla struttura amministrativa della Regione, a tutti un’enorme responsabilità, che io ritengo eccezionale sotto il profilo anche storico e di cui non è possibile non avvertire l’onere e l’urgenza. Ne va della credibilità stessa del nostro impegno e ne va soprattutto della fiducia dei cittadini verso le istituzioni e la politica, una fiducia che può essere ritrovata solo se sapremo dare risposte concrete e leggibili da questi palazzi verso la vita quotidiana di imprese, di giovani e di disoccupati. I cittadini in questi mesi e in questi anni anche nella nostra regione vivono quotidianamente gli effetti di un imponente processo di selezione che la crisi attua tra le imprese. Ne abbiamo perse in Emilia-Romagna dal 2009 ad oggi circa 8.500 con un’accentuazione del dato per le imprese artigiane. Questo restringimento della compagine imprenditoriale dell’Emilia-Romagna però - lo sottolineo - non corrisponde a un generalizzato processo di deindustrializzazione, corrisponde piuttosto a un processo di selezione a macchia di leopardo, per cui c’è un fenomeno nuovo e nella stessa strada un’impresa chiude o intraprende la via crucis dei processi di crisi e un’altra, nel capannone a fianco, nelle stesse condizioni logistiche e di contesto, invece cresce e assume. Cosa fa la differenza tra queste due imprese? Lo sappiamo: è la capacità di innovazione di ogni singola azienda, di ogni singola rete e filiera di creazione del valore, la capacità di muoversi nei mercati esteri, di aprirsi e di stare nella globalizzazione. Di fronte a questo quadro è essenziale chiedersi cosa deve fare il decisore pubblico: quali politiche sono davvero capaci di incidere su questo quadro economico? Intanto davvero tanto è già stato fatto da chi ci ha preceduto nelle istituzioni regionali. Le politiche realizzate negli scorsi anni hanno certamente contenuto gli impatti della crisi, generato opportunità che altrimenti sarebbero mancate, al tempo stesso però potrebbe non bastare più riaffermare che abbiamo sempre speso bene i fondi, e tutti, che nemmeno le calamità naturali ci hanno fermato e davvero, lo ribadisco, non era scontato. Oggi i dati econometrici non sono più tutti negativi; nel 2014 il nostro PIL regionale torna a crescere ed è merito soprattutto di quelle imprese capaci di stare nei mercati esteri. La produzione però dell’industria manifatturiera in senso stretto cala ancora di uno 0,5 per cento, il numero delle imprese attive si riduce dell’1,1 per cento, per contro, tra gennaio e settembre, l’occupazione nel mercato del lavoro regionale non cala più, ed è un dato importante, cresce nella componente maschile e c’è una leggera flessione purtroppo in quella femminile. Insomma, sono segnali tenui e in parte contraddittori, però di una possibile svolta e oggi il compito delle politiche pubbliche è soprattutto quello di finalizzare al massimo le risorse calanti, cioè dare alle nostre politiche delle priorità rigorose. Per questo occorre credo sviluppare in modo crescente la cultura della valutazione degli impatti delle nostre politiche, che vanno analizzate con grande rigore di merito e di metodo col coraggio di innovare di fronte all’evidenza. Se per esempio una politica di sovvenzione globale per la creazione di impresa non dimostra performance o ricadute commisurate ai suoi costi occorrerà il coraggio di ripensarla anche radicalmente, quindi valutare per decidere. Tutti questi elementi sono stati ben presenti nella sua relazione e nella sua presentazione, Presidente, quindi mi limito nel tempo che ho ancora a disposizione a fare due sottolineature tra gli elementi che lei oggi ci ha presentato proprio per mirare al meglio le politiche per il lavoro e la ripresa. La prima sottolineatura riguarda la priorità da dare alle politiche per lo sviluppo dei nuovi bacini di impiego perché dobbiamo sapere che da oggi non sempre più produzione significherà più lavoro, quindi occorrerà dare priorità a fianco alla centralità della nostra vocazione manifatturiera ai settori cosiddetti labour-intensive, cioè i servizi all’impresa, i servizi alle persone, il turismo, i giacimenti culturali, la valorizzazione del territorio con i suoi saperi tradizionali e le sue eccellenze e che possono e devono trovare a brevissimo termine nell’Expo una opportunità di tipo non transitorio. Potremo poi provare a porre in agenda anche nuove politiche ancora poco esplorate come i temi delle reti per il coworking, il potenziale di sviluppo connesso alla cura del territorio, al recupero del patrimonio edilizio urbano, insomma non c’è una sola ricetta per creare lavoro ma c’è un’ampia tastiera che va suonata in tutte le sue estensioni e c’è la necessità di fare della creazione di lavoro un mainstream che attraversa trasversalmente le politiche di tutti i settori. Questa è la prima sottolineatura. La seconda è quella credo di cercare di rendere davvero accessibili sui territori i servizi strategici per le imprese - lei ne ha parlato largamente -, la formazione, ricerca, sostegno all’internazionalizzione, la logistica avanzata, le infrastrutture digitali, lo sblocco del credito su cui sappiamo c’è un problema molto forte, per quelle PMI che abbiamo visto faticano ad agganciare le dinamiche dei mercati globalizzati e per questo rischiano la sopravvivenza dobbiamo dare i servizi ma soprattutto li dobbiamo dare in modo semplificato con tanta immediatezza e vicinanza, e questo credo sia un secondo elemento da sottolineare. Nella sua presentazione, Presidente, lei ha individuato complessivamente questi elementi, che io ho solo in parte potuto richiamare; non solo ha messo al centro il tema fondamentale del lavoro e della ripresa, di uno sviluppo equo e di qualità ma ha toccato in modo sostanziale i diversi tasti della tastiera proponendoli all’azione del governo regionale in questa nuova legislatura. Le istituzioni però non potranno e non possono fare tutto quello che serve; non si può essere ancora parte di una razionalità di programmazione assoluta, onnipotente, e quindi lei ci ha detto che farà tutto questo provando a valorizzare anche le energie proprie della società e dell’economia del nostro territorio, a partire dunque da un nuovo patto regionale per il lavoro che ci ha confermato rappresenta uno dei principali impegni assunti dal governo regionale già da questi primi giorni. È per questi motivi che l’indicazione programmatica che ci ha presentato risulta per noi convincente, estesa, articolata rispetto ai bisogni del nostro territorio e troverà quindi da parte del gruppo PD un solido sostegno e l’impegno a dare il massimo contributo per il suo sviluppo, la sua declinazione in atti normativi e di indirizzo. Lungo queste direttrici auguri davvero di buon lavoro a tutta la Giunta per il bene di questa regione e dei suoi abitanti. Diamoci dentro. Occupazione e ripresa siano davvero la nostra prima preoccupazione quotidiana, il centro di ogni sforzo, l’elemento su cui misurare in ultima istanza ogni nostra politica e tutto il nostro lavoro dei mesi che abbiamo davanti.

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Boschini.

Ha chiesto di intervenire la consigliera Soncini. Ne ha facoltà.

 

SONCINI: Grazie, presidente. Signor Presidente Bonaccini, Assessori, colleghe e colleghi, prendo la parola con una certa emozione oggi, nella seconda seduta della X legislatura, legislatura che prende l’avvio concretamente oggi con la presentazione e l’illustrazione delle linee di programma regionale che il Presidente Bonaccini ha espresso nel dettaglio collocandole anche nel contesto nazionale e regionale. Vorrei sottolineare alcune scelte chiare nelle direttrici che ritengo importanti - è davvero un piccolo e breve contributo anche frutto di quelli che sono stati gli incontri sul territorio con gli operatori sanitari - sul tema della sanità, un settore che incide per quattro quinti sul bilancio regionale, la cui strategicità è pari alla complessità e che sappiamo stare a cuore davvero tanto alla comunità emiliano-romagnola che rappresentiamo e della quale innanzitutto facciamo parte come cittadini. È un tempo estremamente difficile questo in cui concorrono il calo di risorse pubbliche, l’aumento delle malattie croniche e la crisi economica che colpisce molte famiglie; ritengo che il nostro impegno e il nostro lavoro sia volto innanzitutto a mantenere alto il livello di qualità del sistema sanitario facendo anche appello a una grande lungimiranza e a una "fantasia" perché la sfida sicuramente è quella di mantenere un sistema sanitario che in questi anni ha garantito qualità, equità e solidarietà nella cura dell’individuo come persona. La sfida è però quella di garantire la stessa qualità con l’ambizione addirittura di migliorarla nell’ottica di risorse che potrebbero anche essere ridotte. Per fare questo, pur riconoscendo naturalmente a ciascuno il proprio compito e il proprio ruolo, in particolare all’Assessorato preposto, penso ci siano alcune scelte dalle quali non si può prescindere. Lo dico perché intanto occorre una chiarezza sul ruolo della politica e credo davvero che il luogo primo della politica sia quello della programmazione; essa è il punto di partenza per spendere meglio. In quest’ottica è necessario lavorare su aspetti che abbiano un basso impatto economico e una bassa incidenza sulla spesa pur garantendo alle persone benessere fisico e mentale e, laddove questi non siano possibili perché intervengono delle malattie croniche, garantendo un servizio di cure più umanizzante. Quali sono gli elementi che mi permetto, con un breve contributo, di sottolineare? Innanzitutto la prevenzione. Il sistema sanitario regionale rappresenta la leva fondamentale per far crescere e consolidare il sistema di prevenzione in tutti i suoi aspetti, dai comportamenti individuali agli stili di vita, ai comportamenti sociali in genere ma anche alle politiche ambientali e territoriali e per fare questo occorre investire con convinzione nelle scuole e coinvolgere anche gli operatori sanitari territoriali. Un aspetto che ritengo fondamentale è il riprogettare, una progettazione che parte dal territorio e dall’impiego di risorse umane su di esso, ovvero il valorizzare e incrementare le risorse per l’assistenza sul territorio, assistenza improntata alla semplicità di accesso e alle cure delle patologie croniche. Un dato significativo è questo: il rapporto tra operatori paramedici e medici è di uno a quattro e su questo credo si debba lavorare, e lo credo perché potenziare la rete domiciliare, la rete sul territorio, significa aiutare tante famiglie che hanno familiari e pazienti cronici non autosufficienti o con patologie degenerative complesse. Queste nuove condizioni che caratterizzano tanti cittadini dell’Emilia-Romagna non possono pregiudicare il futuro della nostra comunità. In terzo luogo credo sia fondamentale riorganizzare la rete ospedaliera sul territorio con ospedali di eccellenza ma anche con il riordino dei piccoli ospedali, escluse evidenti eccezioni rispetto a ospedali che si collocano in un territorio montano. Non possono più esserci ospedali puramente territoriali, ma devono essere organizzati e basati su un’alta efficienza medica, ovvero strutture che diano garanzie tra volumi di attività ed esiti clinici. Altro aspetto è l’informazione che la Regione deve garantire ai cittadini, informazione come accesso ai diritti ma anche intesa come campagna di sensibilizzazione al fine di evitare l’aumento di domande rispetto a prestazioni sanitarie o servizi inappropriati. Mi piace pensare che va valorizzato l’approccio dello “scegliere con saggezza” per eliminare davvero, laddove fosse necessario, disciplina per disciplina, una serie di prestazioni eventualmente inutili, e riallocarne le risorse. È naturale che in questo serve una grande collaborazione con gli operatori sanitari per una medicina che sia sobria e parsimoniosa. Occorre anche proseguire il lavoro per ridurre eventuali disequità del sistema, differenze di prestazioni all’interno della stessa regione; si è fatto tanto e, seppure ridotte, esistono ancora e portano a garanzie diverse talvolta per i cittadini della stessa regione. In ultimo, serve proseguire nella semplificazione e nell’innovazione tecnologica, penso in particolare al fascicolo sanitario elettronico, alla ricetta digitale o ai servizi informativi e all’analisi di performance. Per fare questo occorre che tutti gli operatori sanitari e le istituzioni lavorino insieme, operatori pubblici e privati. Credo sia necessario un grande coinvolgimento, riprendere in mano tutta la legislazione che prevede un coinvolgimento proficuo, una partecipazione dei cittadini alle scelte, all’utilizzazione e alla programmazione del sistema sanitario regionale; questo perché è fondamentale definire una linea di formazione alla responsabilità; è importante, a mio avviso, creare una partecipazione democratica e lavorare sul "senso del vivere insiem" e per raggiungere visioni collettive sulle sfide della nostra comunità. Noi insieme a lei, Presidente Bonaccini, e alla sua Giunta, proviamo a innovare, migliorandolo, un sistema sanitario che è stato e sarà - ne sono convinta - guida per il sistema sanitario nazionale. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Soncini.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Bertani. Ne ha facoltà.

 

BERTANI: Grazie, presidente. Il Presidente ha chiuso l’intervento citando un motore, la benzina di quel motore sarà sicuramente il vostro entusiasmo e la vostra passione ma una parte di quella benzina è anche il bilancio della Regione, un bilancio che ha risorse finite, sempre minori e quindi ci piacerebbe sapere anche che intenzioni avete per trattare quei tagli che ci stanno arrivando, come li contratteremo e dove andremo a tagliare, perché da qualche parte li dobbiamo tagliare. Speriamo non li vogliate tagliare ancora dalla sanità. Vuol dire anche allocare queste risorse. Per esempio ci parlate di investimento nel dissesto idrogeologico; siamo molto favorevoli anche perché sappiamo che un euro investito in dissesto idrogeologico ce ne fa risparmiare dieci in emergenze, però quanti soldi ci mettiamo qui e quanti soldi ci mettiamo nella grandi opere inutili? Per quanto riguarda il Passante Nord, per ogni euro investito quanti soldi ci dà indietro? Non lo sappiamo, forse ce ne dà di meno di dieci. Per fare respirare un po’ di più il bilancio finalmente, oppure ancora di più, decidiamo di tagliare i costi della politica; su questo siamo molto contenti, finalmente a forza di rincorrerci ormai ci avete raggiunto e speriamo che tagliamo anche i costi della Giunta, non solo dell’Assemblea. Cosa ci vogliamo fare con questi soldi? Siccome parliamo di fare degli atti e dare subito le conseguenze, proponiamo qui un emendamento alla proposta che ha fatto il PD per destinare subito questi soldi, quindi impegniamo la Giunta ad aprire immediatamente un fondo per le piccole e medie imprese già a bilancio dove finiranno questi risparmi che sicuramente andremo a realizzare. Come altri hanno detto, i risparmi devono venire anche dai tagli sulla macchina regionale; qua dite che "ove possibile, ridurremo i costi delle istituzioni", ma bisogna sicuramente essere più incisivi sulle posizioni dirigenziali e ripagare il vero merito dove c’è e non dando soldi a pioggia. Alcuni appunti che rilevo sul programma sono ad esempio sulla mobilità sostenibile. Citate come interventi sulla mobilità sostenibile la mappa delle piste ciclabili. Forse è il caso, prima di farle, di investirci sopra più che fare delle mappe. Non quei pezzettini di piste ciclabili che esistono fino ad oggi ma finanziando magari dei percorsi intermodali fra comune e comune e tra città e città. La mobilità sostenibile non sono solo le piste ciclabili e citate anche gli interventi sul trasporto su rotaia, però in realtà andate a citare che entro i primi cento giorni pubblicherete la graduatoria dei finanziamenti per le merci su rotaie, che erano già finanziati, che tra l’altro sono anche un po’ pochi perché sono 800 milioni di euro l’anno, e di più non vedo. Come hanno già citato altri colleghi, non abbiamo sentito parlare di acqua pubblica, di che cosa si vuole fare rispetto al referendum dell’acqua pubblica. Anche noi inoltre condividiamo la preoccupazione sul PSR, qualcuno ci sta rassicurando e vedremo. Sempre sull’agricoltura, non abbiamo visto citato niente sulla filiera corta, sulle piccole e piccolissime aziende agricole, che secondo me sono un valore della nostra regione, compreso lo sviluppo del biologico. Infine, sulle eccellenze agroalimentari che avete citato, vi chiediamo di adoperarvi presso il Ministero dello Sviluppo economico perché abbiamo perso, come sapete, l’obbligo dell’indicazione dello stabilimento di produzione. Il Ministro si è dimenticato, o non ha voluto, intervenire entro l’arrivo del nuovo regolamento UE e quindi questa è una cosa che stiamo perdendo e come Emilia-Romagna secondo me dobbiamo farci promotori di questa cosa. L’indicazione dello stabilimento di produzione nell’agroalimentare è importante. Infine, le ultime parole chiave che ho ritrovato spesso nel programma sono "accorpare", "centralizzare", "fare crescere" e "concentrare". Va bene, esistono delle economie di scala ma esistono anche delle diseconomie di scala, quindi valutiamo quando vogliamo andare ad accentrare e a creare aree vaste anche perché accentrare e accorpare rischia di aumentare la lontananza dei cittadini dalle istituzioni. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bertani.

Non ci sono altri interventi prenotati.

Ha chiesto di parlare il Presidente Bonaccini. Ne ha facoltà.

 

BONACCINI, presidente della Giunta: Grazie, presidente. Avete citato tante cose e già vi ho tediato parecchio stamattina e non vorrei annoiarvi stasera. Era evidente che diverse cose non riuscivo a citarle e credo che il programma che vi abbiamo consegnato sia tutto sommato snello e allo stesso molto completo, un programma dove potete trovare anche per capitoletti tutto quello che immaginavamo potesse essere di interesse e di completamento dei titoli generali e questa scelta - credeteci - non facile e non banale in così pochi giorni da cui siamo insediati di indicare ciò che vorremmo fare i primi cento giorni, ciò che vorremmo fare il primo anno e ciò che vorremmo fare in legislatura, qui ci sono tanti amministratori pubblici, non so quanti ne abbiano memoria, il che non vuol dire che abbiamo fatto bene, perché saremo giudicati giustamente non dalle parole che ho usato anche io stamattina, ma dai fatti, tant’è che non voglio polemizzare, anzi vi ringrazio per i toni con cui si è svolto il dibattito. Quando mi riferivo stamattina alla necessità di recuperare un clima che ridia dignità alla politica, a partire anche dal rispetto tra noi, intendevo questo e ho molto apprezzato. Peraltro ci sono spunti - non c’è il tempo stasera ma me li sono segnati - anche di corrispondere tra parti diverse ad alcune indicazioni che sono arrivate che credo potrebbero trovare anche una risposta comune. In ogni caso dico alla Giunta - gliel’ho già detto - che vorremmo essere sempre presenti, fatto salvo che potete immaginare che agende abbiamo. Stamattina per esempio, mentre citavo il triplicare in legislatura i fondi alla cultura, l’assessore Mezzetti era a sostituirmi in una conferenza stampa sui temi della Giornata della Memoria, però credo che per rispetto vostro la Giunta debba provare a essere presente sempre quando c’è il Consiglio regionale, così come dico a me stesso, prima che a loro, di provare a rispondere il più velocemente possibile e a evadere le interrogazioni, mozioni e interpellanze che verranno presentate augurandomi che non si faccia solo per avere un numero di fila di presentazione, perché non ho sempre trovato consona la qualità di ciò che si fa, correre a presentarne per poter dire che se ne sono presentate trecento e quello di fianco cento, però essendo uno strumento non solo per le opposizioni ma anche per la maggioranza di poter interloquire, controllare e interagire credo sia doveroso da parte nostra provare a esaudirle nel minor tempo possibile. Voglio dire solo due cose sul tema del passato, del presente e del futuro, quindi non sto a entrare nel merito di questioni più nazionali o internazionali. Mi piacerebbe molto intervenire sulla Russia, anche per una passione che ho della politica internazionale, perché avete giustamente citato una cosa che preoccupa anche me e anche noi, e sappiamo che il Governo sta lavorando presso l’Unione europea per provare a capire se sia possibile un intervento di moral suasion, però non ha detto nessuno di voi che non è che una mattina qualcuno si è svegliato e ha deciso di sanzionare la Russia ma c’è stato un intervento - ognuno lo giudica come crede - rispetto ai confini e all’Ucraina che qualche problema di sovranità l’ha dato.

Detto questo - non voglio far perdere tempo e ne ragioneremo in futuro - ci sono elementi e spunti che sono usciti molto interessanti sul tema della TTIP, del trattato ad esempio con gli Stati Uniti che se è allentato consentirebbe ai produttori ad esempio del prosciutto - guardo non a caso chi vive nella parte vicino a casa mia, che lo produce - garantire una collocazione di 1 miliardo di euro circa di prodotti che per un protezionismo che quando uno cita Stati Uniti (patria del libero scambio) apparirebbe surreale. Ci sono tante cose che potremmo provare a fare sulle quali alcune possiamo avere anche l’ambizione di provarci ma da soli non spostiamo il mondo, ma credo sia giusto - l’ho detto io per primo che vogliamo essere una regione europea - provare a muovere anche da questo punto di vista ciò che è possibile perché siamo una regione grande e importante.

Due cose le voglio togliere per evitare equivoci. Si è parlato di un tweet o meno di Tsipras; ha votato il 60 per cento circa? Quanti voti ha preso la lista? 36? Se voi calcolate quel 36 cosa vale in valori assoluti, un po’ di più, più del 20, ma era per dire, e per me ha valore quel risultato - l’ho citato stamattina - posto che mi dicono che stia trattando e abbia già un fatto un governo con un partito di destra, che sta nelle ragioni della politica e non so nemmeno se sia vera l’informazione che mi hanno dato. Al di là di quello che succederà, siccome io ho detto che quel voto dovrà pur svegliare qualcuno e segnare quantomeno un malessere verso un’Europa più attenta ai bilanci alle politiche per il lavoro sociali o dell’impresa o della crescita, era per dire che è stato un trionfo ma in termini assoluti - è un voto legittimo peraltro che attesta a quel partito e a quel premier un voto dell’elettorato - è un voto poco più del 20 per cento. Non vedo quali polemiche ci possano essere o meno, anzi era in favore di quella scelta legittima.

Io in realtà ho presentato un bel po’ di mozioni, interrogazioni e interpellanze, le firmavo ma siccome ero il segretario del più grande partito presente qui e siccome, soprattutto per chi governa, chi fa maggioranza, è più difficile avere visibilità rispetto all’opposizione, per una consuetudine che mi era propria non ho mai voluto firmare per primo perché sui giornali ci andavo già abbastanza, ma evitiamo di raccontare che non si siano firmate mozioni, interpellanze e interrogazioni (alcune erano firmate da tantissimi). Non è una cosa importante ma per precisare, perché sembra quasi che uno sia passato di qua a guardare cosa accadeva. Siccome altri questa cosa l’hanno tirata fuori in passato non ho mai voluto polemizzare ma l’ho detta proprio perché capiterà a tanti di voi firmare interrogazioni, interpellanze e mozioni di alcuni ed è il primo firmatario mediamente che deposita o che esce. Questo per dire che hai perso tanto tempo, consigliere Bignami, su questo che credo interessasse a nessuno. Il tema centrale è quello rispetto a cosa vogliamo fare dell’Emilia-Romagna in futuro, ed è chiaro che io ho valorizzato tante delle cose che sono state fatte, anche perché avevo una responsabilità che, giustamente, come ha detto lei, non solo me ne sono fatto carico qui ma ne facevo carico in giro per i territori. D’altra parte, se si fosse governato così male questa regione troverei strano che io da segretario regionale col mio partito per cinque anni ogni volta che c’era una tornata elettorale erano più i comuni che vincevamo rispetto a quelli che stavamo governando la volta precedente. Se volete, ci sono i numeri, l’ultimo caso a maggio, una vittoria nell’80 per cento dei 270 comuni in cui si è votato, cinque capoluoghi su cinque, trentacinque su trentanove comuni sopra i quindicimila abitanti, il dato più alto in Italia. Vorrà pur dire che c’era una relazione tra le politiche locali e territoriali. Certo, è rimasta qua anche a me la vittoria di Parma che non è arrivata ma insieme combatteremo per provare ad avere un bel risultato la prossima volta.

Detto questo, volevo, e chiudo su questo, dirvi che non sono d’accordo su una cosa, che stamattina non si siano messe in campo tante cose. Anzi, un giornalista prima fuori mi ha detto che se faremo la metà delle cose che ho enunciato stamattina verremo ricordati. Posso citare alcuni esempi anche per segnare come si può dire che si è fatto tanto su alcune cose e si può provare in una stagione nuova per la quale, peraltro, con la crisi che c’è stata le semplici politiche applicate in passato non basterebbero più e non vale per i territori dove anche governa la destra o il Movimento 5 Stelle immaginare via via che si può, se si governerà a lungo o si sta governando a lungo, immaginare politiche esattamente coincidenti come quelle di prima. Credo, Alan, dove governa Bondeno lo potrebbe raccontare anche lui per i parametri, il volume di investimenti, i bilanci, i tagli del Governo; magari è colpa dei governi ma non è più possibile fare ciò che si faceva quando si investiva dieci rispetto a oggi che col patto di stabilità in questi anni si è investito uno o due. Chi ha fatto l’amministratore questo lo sa perfettamente. Sulla sobrietà, ma vale poco che noi come primo atto abbiamo chiesto, vi chiediamo e faremo su di noi, e ognuno nella sua autonomia, fare una cosa che in Italia non ha fatto ancora nessuno? Vale poco? È fumoso? Eppure ho detto prima che siamo stati i primi a toglierci il vitalizio la volta scorsa, ed è merito di tutti, anche dei Bignami, degli Aimi, dei Paruolo, dei Mumolo, della Mori e di tutti coloro i quali c’erano la volta precedente, una scelta che purtroppo - diciamoci la verità - è stata affogata nelle inevitabili polemiche che sono seguite all’inchiesta. Io ho piena fiducia nella magistratura, gliel’ho sempre riferita e dimostrata per come credo mi sono sempre atteggiato e comportato per anche ciò che ha riguardato e riguarda me, auguro a tutti di poter dimostrare la piena liceità di ciò che hanno fatto e comunque, avendo piena fiducia nella magistratura, saranno loro a determinare la giustezza o meno delle scelte individuali di ognuno di noi e tutti quelli coinvolti.

Se parliamo di astensione - magari un giorno lo faremo questo dibattito - ho l’impressione che abbia pesato tanto quella vicenda dal punto di vista della percezione dell’elettorato rispetto a un dato che altrimenti immagino sarebbe stato più o meno simile a quello di tutte le altre regioni che quando votano da sole hanno sempre avuto il 50 per cento della presenza (le ultime sono Sardegna, Basilicata e il Friuli) oppure il 40 per cento (Calabria). Certo, dobbiamo recuperare e il sottoscritto, a nome del suo partito, ha parlato di schiaffo un minuto dopo che era successo, come ricordavo stamattina, e credo che con la sobrietà, che da sola non può bastare per governare bene ma può essere una precondizione ideale, come avete riconosciuto tutti, noi oggi ci attestiamo a un’indicazione che è quella del primo atto (d’altra parte fermeranno anche voi i cittadini che hanno eletto e vi diranno che forse si è anche capita la lezione). Su questo ho sempre riconosciuto che l’arrivo del Movimento 5 Stelle, col quale ho avuto anche elementi di disputa mai in termini denigratori ma anche di aspra polemica politica, in politica ha svegliato la politica stessa, a partire dal campo nel quale milito io, che anni fa, mentre si governava il paese, forse avrebbe dovuto capire che togliersi qualcosa che veniva letto (non so se lo era) come privilegio o ridurre le indennità a partire dal Parlamento per mettersi all’altezza degli occhi della gente che non arriva a fine mese che si incontra, che quando è arrivata la crisi è cresciuta via via rispetto a quei pochi che c’erano prima, avrebbe dato la schiena dritta e le spalle robuste a tutti noi quando abbiamo fatto recenti campagne elettorali. Cerchiamo di fare questo nella dignità di garantire il funzionamento dei gruppi e, come diceva Alleva e come ha risposto Calvano, non troverà ostacoli in noi il fatto che se ci sono funzionamenti per i gruppi più piccoli che devono avere qualche aggiustamento sta nella disponibilità del dibattito dell’Assemblea ed è la nostra intenzione favorire tutto quello che può far funzionare al meglio il lavoro che ogni giorno dovete compiere anche a nome di questa istituzione.

Sul terremoto ho detto che tanto è stato fatto; la ricostruzione dell’Emilia diventerà esempio per il Paese. Io non so Foti quante volte è stato nei comuni terremotati, non credo che abbia trovato solo protesta, che inevitabilmente c’è, ma avrà trovato anche imprese che sono ripartite, avrà trovato qualcuno...

 

FOTI: Anche dei centri storici abbandonati.

 

BONACCINI: Lì c’è un problema che si chiama Sovrintendenza, che bisogna recuperare in un certo modo, perché sono tutelati beni artistici e architettonici. Perché vorremmo arrivare al tema delle zone franche urbane chiedendo al Governo di ascoltarci? Perché, come qualcuno ha sollevato giustamente, il valore del commercio nei centri storici è un fatto drammatico rispetto ad altri perfino liberi professionisti, lavoratori, artigiani o imprenditori dell’area del cratere perché lì la gente se ne è dovuta andare e magari nelle zone rosse chiuse non può neanche rientrare e dunque c’è un problema che vale doppio nella difficoltà e quindi capiamo che lì c’è bisogno di un regime perfino speciale per dare una mano come veniva richiesto. Quei fondi che, grazie anche al suo lavoro, sono stati elargiti dal Parlamento sono stati visti agli occhi dei suoi colleghi come qualcosa di troppo rispetto al poco o al non tutto che va dalle altre parti, però capisco la polemica, Alan, ma da sindaco sai - tolgo la convenzione e ci diamo del tu - che si è fatto tanto. Ti ho riconosciuto che avete fatto tanto ma si è fatto tanto da parte di questa Regione. Lo dico per dire che adesso dobbiamo tutti insieme marciare perché io vorrei che un anno prima piuttosto che un anno dopo arrivassimo all’ultima famiglia, cittadino, lavoratore o imprenditore che deve ricevere ciò che gli spetta. Questo è il senso della Giunta San Felice, l’incontro con i sindaci perché ci diciate e insieme guardiamo e facciamo pressione, moral suasion, sul Parlamento. Ad esempio ho detto che non è detto che ci venga concesso e abbiamo chiesto ulteriori proroghe per le imprese rispetto agli adempimenti fiscali. Sul terremoto tanto è stato fatto e noi i MAP vogliamo entro l’anno chiuderli. Credo sia giusto ma è pur vero che è stato un terremoto in cui non c’è stato un ragazzo o una ragazza che ha perso l’anno scolastico. Era successo a maggio, con decine di migliaia di studenti che avevano le scuole inagibili e non c’è stata una sola persona delle decine di migliaia che hanno avuto la casa danneggiata o crollata e che addirittura abbia dormito in tenda. Non so se è chiaro. Andate a vedere, e andate a L’Aquila magari (alcuni di voi ci sono stati), come con i governi precedenti - non si vuole fare polemica - c’è stata una bella differenza. Dall’idea di new town, dove si è rimasti là e non so quando ne verranno via, fino a noi, dove non si sono volute fare le new town perché vogliamo riportare le persone, i nostri centri storici e le nostre città esattamente a vivere come erano prima, più forti e più sicure. Questo è successo e sta succedendo; certo, ci saranno ritardi, ci saranno problemi ma io davvero sono convinto che da lì potrà venire una nuova legge che manca in questo Paese sul tema delle emergenze e delle ricostruzioni e tanto, se ci sarà, attingerà dall’esperienza dell’Emilia-Romagna. Sulle aree vaste è intercorsa una nuova legge, la legge Delrio, che prevede l’obbligatorietà della gestione associata dei servizi per i comuni associati in unioni, ma gran parte di questo paese non le conosce, c’è il tema del riconoscimento delle fusioni e noi per primi - Simonetta Saliera potrebbe farlo - potremmo raccontare che battagliate abbiamo fatto anche in Valsamoggia, dove ci siamo presi una bella responsabilità proprio per le ragioni che avete detto voi, di andare a sfidare al voto reale, quello di tutti i cittadini, ciò che nel referendum qualche inquietudine ce l'aveva data, e cioè che due comuni su cinque erano contrari, che il referendum aveva visto l'espressione di metà e metà sul "sì" e sul "no". Potevamo perdere le elezioni se l'indicazione di molti, tra cui chi si contrapponeva, fosse andata nella direzione di dire: sono tutti contrari. Abbiamo stravinto le elezioni: con sei candidati, il sindaco di Valsamoggia ha preso quasi il 60 per cento dei voti, e non mi interessa che colore politico ha. Significa che quei cittadini, quando gli è stato presentato cosa voleva dire la fusione... Ecco perché io dico che non si deve fare obbligatoriamente, ci mancherebbe, ma può essere un'opportunità nella crisi. Ci hanno dato i dati: la Valsamoggia per i prossimi tre anni ha 34 milioni di euro di sblocco di investimenti. 34 milioni di euro, un comune di 30 mila abitanti! Sapete che ricaduta è? Interverranno per fare nuove scuole, cosa che è impedita a quasi tutti i comuni stante il Patto di stabilità, che abbiamo detto dovrebbe chiamarsi "patto di stupidità". Le tasse calano. I dirigenti sono passati da 23 a 14. Lo dico per informarsi bene, carta canta, andate là a vedere i conti, andate a chiederglielo. Immagino che gli imprenditori, i lavoratori, le famiglie di quel territorio avranno fatto due conti e avranno pensato, magari sbagliando, che è un'opportunità passare da un comune che non riusciva a fare investimenti ad un territorio che attrae investimenti e addirittura libera risorse per provare a garantire più servizi. Ecco perché parlavo di premi che dovrebbero stare nella legge nazionale, come voi ben avete fatto, presidente, nella legge precedente.

Io mi sono preso una responsabilità e ci abbiamo messo la faccia, abbiamo detto che alla fine di questo mandato vorremmo vedere i comuni dell'Emilia-Romagna arrivare a 300 o addirittura a meno. Ci sono in atto possibilità per oltre una decina di fusioni, alcune molto avanzate. Nel Reggiano, se non c'era l'interruzione anticipata della legislatura, i quattro comuni più piccoli dell'Appennino il 15 ottobre sarebbero andati a fare il referendum confermativo o meno. E nel momento in cui sulle fusioni decidono i cittadini... certo, con quell'elemento che da noi la legge stabilisce, cioè che si può proseguire con il voto consiliare e se un comune non ci sta, gli altri possono comunque proseguire se le loro comunità sono d'accordo. Lo volevo dire per fare un esempio di come noi vogliamo interpretare, e non è detto che siate d'accordo né dovete esserlo per forza, l'idea di non stare fermi proprio perché vogliamo dare una mano alla riforma costituzionale, che prevede - cosa che per me è giusta, per molti di noi è giusta - di passare da quattro a tre livelli di governo come è in molti paesi europei, cioè Stato, Regioni e Comuni. Lì in mezzo, senza fare un nuovo livello di governo, proprio per non perdere il contatto con il territorio o creare un neo centralismo regionale, vorremmo vedere delle aree, le cosiddette aree vaste, da lasciare determinare e decidere ai territori. Sull'Emilia ho sempre detto che per me che siano due le eventuali aree, o sia una, o siano diverse non è un problema che mi riguarda o che ci riguarda, nell'idea però che nei territori - e così ci hanno detto - si voglia provare a sperimentare una forma che possa aiutare nell'essere più competitivi come sistema territoriale, di fronte, peraltro, ad una Bologna città metropolitana che con il comprensorio imolese mette insieme una forza non da poco, e più forze, a mio parere, sono meglio di una forza e magari di tante singole debolezze.

Parliamo di sanità? La sanità dell'Emilia-Romagna in tutte le classifiche che vengono attestate è sempre al primo o al secondo posto. C'era un inserto del giornale di Confindustria, non di un organo sedicente rivoluzionario di sinistra, che la indicava come la prima in Italia e la terza in Europa. A me non interessa se sia la prima, la seconda, la terza, ci sono tante buone sanità in questo paese, non mi interessa questo, non mi interessa la mostrina, ma la nostra è una sanità che ha funzionato. D'altra parte basta chiederlo agli utenti. Va tutto bene? No, le liste di attesa, come avete detto, in alcune prestazioni sanitarie sono troppo lunghe. È poca cosa dire che ci mettiamo la faccia ed entro la fine di quest'anno vogliamo già essere giudicati se saremo stati capaci di provare - e guardo l'assessore Venturi - a cominciare a ridurre quei tempi di attesa, che a volte perfino sfociano o nel ricorso al privato, e non tutti se lo possono permettere, o a migrare verso altri territori? Posto che se andate a vedere, però, l'entrata e l'uscita scoprirete cose che forse non conoscete e che vedono un saldo. Ma non mi interessa perché la critica che è stata espressa anche da quest'Aula è giusta in quel caso. Ce la vogliamo provare a fare. Così come dal nostro punto di vista la riorganizzazione sanitaria deve vedere più domiciliarità e meno ospedalizzazione. Io sono convinto che i cittadini preferiscano stare vicino a casa e non all'ospedale se è possibile curarli in altro modo. Vuol dire chiudere gli ospedali? No, vuol dire riorganizzare, vuol dire provare a fare in modo che la rete porti anche risparmio se ospedali dello stesso territorio, ad esempio, invece che essere doppioni, provano ad integrarsi e a fare in modo che non ci siano troppe funzioni raddoppiate.

Dopodiché potrei continuare, ma chiudo su una cosa. Questa mattina abbiamo indicato una serie di scelte che vogliamo provare a determinare con il tanto di buono che è stato fatto, ma mettendoci un passo in più che, dopo lo stop di una cosa inusuale per noi, cioè le elezioni anticipate, che alcune cose le ha perfino fermate, provi a far ripartire, correndo, questa regione, su alcune cose provando a metterci anche qualcosa in più. Alleva ha parlato di lavoro ed è curioso che abbia dimenticato di dire che triplichiamo e triplicheremo i fondi per la cultura, perché, come Taruffi ha segnalato, per noi significa creare posti di lavoro e crearli in un ambito in cui in tutta Europa investono mentre in questo paese, negli enti locali, si è sempre tagliato. Non è lavoro anche quello? C'è solo un certo tipo di lavoro, al di là delle idee, che sono tutte giuste e corrette? O possiamo parlare di più interventi per creare lavoro, dagli investimenti al sostegno alle piccole e medie imprese che vogliono investire, all'attrazione di fondi europei? Ho citato l'Emilia-Romagna come capace di spendere il cento per cento dei fondi europei. Possiamo avere l'ambizione di fare ancora un passo in più e ancora meglio? Certo, con le difficoltà che avete detto, ma sul PSR le Regioni sono messe tutte allo stesso modo e i fondi non si perdono, possono essere spalmati, come è stato detto. È per questo che siamo corsi a Bruxelles immediatamente, perché vorremmo, come per il fondo sociale dove siamo stati la prima Regione a cui sono stati attestati i 780 milioni di euro da spendere, vorremmo anche lì fare in modo di non perderne nemmeno uno di quegli euro visto che la metà va in agricoltura, che vogliamo che sia uno dei comparti produttivi che insieme al manifatturiero, al turismo e al welfare, per le ragioni che abbiamo detto questa mattina, con parole, questo sì, in parte anche nuove... Altro che la parola "sussidiarietà"! Abbiamo parlato di rapporto tra pubblico e privato in un modello nel quale ognuno giochi la sua parte, perché, siccome non voglio prendere in giro nessuno, le risorse non ci sono più di prima, anzi, sono calanti. Da questo punto di vista l'impegno è che - perché ancora non sappiamo, nella trattativa che stiamo facendo, quale sarà il volume di taglio o meno - appena possibile verremo, visto che dovremo votare il bilancio entro il 30 di aprile, per fare una bella discussione nelle Commissioni e ovviamente anche in Consiglio regionale, perché è evidente che va segnalato ed indicato molto bene e precisamente dove si debba intervenire perché in quel caso bisognerà fare una scelta piuttosto che un'altra, non si potrà vivacchiare immaginando che non si fa un intervento reale.

Dopodiché io penso che noi possiamo cercare di attestarci ad un livello almeno di lavoro, di tentativo di provare a corrispondere alle tante cose che abbiamo detto facendoci giudicare continuamente. Il senso di quel programma diviso in tre step è questo. Questa mattina ho provato a metterci un ragionamento che parlasse di questa società. L'avete ripreso in pochi, ma domani è la Giornata della Memoria. So che certamente anche per voi, per tutti noi qua dentro ha un valore importante. Quello che sta accadendo nel mondo ci preoccupa, ci spaventa. Abbiamo bisogno tutti quanti, anche nelle polemiche quotidiane, di riportare l'idea che il fondamentalismo non arrivi a livelli per i quali scopriamo un giorno che c'è sempre qualcuno più fondamentalista dell'altro. Noi abbiamo bisogno di recuperare una dignità e un rispetto per il quale, ripeto, il colore della pelle o la religione che si professa o la cultura che si pratica debbano essere rispettati a prescindere, difendendo, certo, i valori, ad esempio, in primo luogo, democratici, quelli di una democrazia nella quale ha piena dignità anche chi non la pensa come te e non ci possono certo andare bene sistemi dove regimi negano il diritto di parola, di opinione e di libertà. Qui c'è chi ha dato la vita settant'anni fa per tornare a darci la libertà di parola e di opinione rispetto ad un regime che troppi lutti e disuguaglianze aveva prodotto e ci mancherebbe non guardassimo anche in altre parti del mondo quando questo accade o potrebbe succedere.

Insomma, noi ci metteremo tutta l'umiltà che serve, nessuno di noi nasce imparato, ma anche la determinazione di chi sa che non c'è tempo da perdere. Noi abbiamo bisogno di fare in fretta ed è per questo che dico che vogliamo provare, se saremo capaci, a recuperare, e dateci una mano, il dialogo con la società emiliano-romagnola per le ragioni che io ho provato a dire e che meglio di me hanno detto tanti di voi, e dunque provare a mettere insieme un legame nel quale mai ci venga meno la voglia, la tentazione, la scomodità, a volte, certo, di doverci confrontare a prescindere, ma sempre dicendo agli interlocutori: va bene ascoltare tutti, discutiamo, correggiamo, ma poi però una democrazia è forte, è robusta, è matura se è in grado, come ho detto tante volte, di corrispondere a tempi in cui la politica troppe volte, a destra come a sinistra o al centro, negli anni ha dimostrato di non sapere in tempi brevi decidere. Mi riferivo in particolare alla politica nazionale, come avrete capito, laddove i continui cambi di Governo e le costanti liti sulle riforme hanno portato questo paese, al di là di come la si pensi, ad essere un paese che è in ritardo di decenni su alcune riforme che in altre democrazie europee sono state affrontate a volte anche persino con una convergenza tra destra e sinistra, tra conservatori e social-democratici, in passato, in tempi non sospetti.

Noi abbiamo bisogno di provare, allora, a fare bene e a fare presto e così noi proveremo a fare. Ci muove la voglia di provare, però, anche a scommettere. Con piacere ho appreso dalle agenzie che il presidente della Fiera di Rimini e persino quello della Fiera di Bologna ha detto che l'idea che questa mattina abbiamo lanciato dell'obiettivo di un'unica società di gestione delle Fiere regionali può essere la strada giusta da provare a percorrere, e non c'era nessun accordo. Insomma, noi proviamo a scommettere anche su iniziative e modalità che non sappiamo se saranno quelle giuste, ma che ci appaiono come una direzione di marcia che affronta i tempi che stiamo percorrendo e che stiamo vivendo, però anche con quel giusto richiamo che Boschini faceva alla speranza che un po' dobbiamo anche dare e avere che qualche timido segnale di ripresa c'è. Se quei 60 miliardi di euro al mese davvero dovessero essere utili a far ripartire il paese come qualcuno, come qualche centro studi ci sta dicendo, una regione come questa può essere avvantaggiata. Il paese prevedeva di partire quest'anno, 2015, allo 0,4 o 0,5 del PIL, noi all'1, il prossimo anno all'1,5. Non è molto ma è qualcosa rispetto a quello che abbiamo vissuto in questi anni. Se agganceremo una ripresa europea credo che questa regione potrà essere davvero la locomotiva del paese. Lo vogliamo fare certamente perché per noi creare posti di lavoro è, lo ribadisco, la nostra ossessione, ma lo vogliamo fare garantendo qualità dei servizi, delle opportunità e dei diritti, certo, richiedendo a tutti anche gli stessi doveri per tutti i cittadini dell'Emilia-Romagna. Grazie.

 

(Applausi)

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, presidente Bonaccini.

Si è chiuso il dibattito generale, si procede ora con le dichiarazioni di voto. Nelle dichiarazioni di voto si prendono in esame le risoluzioni depositate.

La prima risoluzione è per invitare la Presidenza dell'Assemblea e l'Ufficio di Presidenza ad assegnare ai gruppi assembleari esclusivamente la quota di risorse destinate al personale non procedendo all'attribuzione delle risorse riguardanti il funzionamento. È la risoluzione n. 107 a firma dei consiglieri Calvano e Taruffi, sulla quale insiste un emendamento del Movimento 5 Stelle a firma Bertani, Gibertoni, Piccinini, Sensoli e Sassi.

La seconda risoluzione è la n. 108 circa la condivisione e il sostegno nei confronti del programma di legislatura presentato dal presidente della Giunta regionale, riconoscendo, inoltre, le priorità nello stesso individuate, a firma dei consiglieri Calvano e Taruffi.

Per le dichiarazioni di voto, su prenotazione, ci sono cinque minuti a disposizione di ogni capogruppo o suo delegato.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Bignami. Ne ha facoltà.

 

BIGNAMI: Grazie, presidente. Per quanto riguarda l'invito alla Presidenza e all'Assemblea in merito al congelamento delle spese di funzionamento il nostro orientamento è di astenerci perché se da un lato abbiamo ribadito il sostegno a questo tipo di iniziative, dall'altro lato ci siamo permessi di rappresentare, con ripetuti solleciti rivolti al presidente, l'esigenza di garantire un'imparzialità e non è che lo diciamo perché non abbiamo altro da dire, ma perché questa cosa ci preoccupa. Non vogliamo votare contro per non dare un segnale sbagliato, ma vorremmo un segnale importante dal presidente nei confronti della struttura richiamandola all'imparzialità. Lo dico perché abbiamo motivo di essere un po' preoccupati, non su tutti, devo dire, perché larga parte della struttura è assolutamente corretta, però su alcune situazioni abbiamo un po' di perplessità, allora, e in questo seguo il ragionamento delle altre opposizioni, non vorremmo che il taglio si risolvesse in una riduzione di spazio politico, tenendo fermo che la maggioranza ha, anche per certi aspetti legittimamente, un appoggio nel background che le strutture gli danno che manca invece alle opposizioni e questo è un po' meno legittimo. Quindi su questa indicazione di un sostegno politico, ma da una preoccupazione in questa fase specifica, non voteremo contro, ci asterremo in attesa che pervengano delle risposte a questi temi che abbiamo posto.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bignami.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Calvano. Ne ha facoltà.

 

CALVANO: Grazie, presidente. Se mi è possibile entrare nel merito anche dell'emendamento del Movimento 5 Stelle, mi permetto di recuperare una cosa che ho detto nell'intervento sulla discussione rispetto al programma perché credo non ci fosse il capogruppo Bignami...

 

(interruzione del consigliere Bignami)

 

Ovviamente da parte mia come credo da parte del collega di SEL per quanto riguarda la proposta di blocco della distribuzione dei fondi di funzionamento ai gruppi auspichiamo davvero un'ampia convergenza perché è un atto che ci consente di poter ragionare sulla legge a bocce ferme e quindi ci consente poi anche di recuperare nel dibattito all'interno delle Commissioni quei dubbi che eventualmente i gruppi, in particolare quelli più piccoli, possono avere in termini di agibilità politica, di agibilità istituzionale sulle cose che vogliono fare. Lo dico perché credo che sarebbe un bel segnale che diamo all'esterno che ci tiriamo via la maglia e proviamo a discuterne, proviamo a capire qual è la soluzione migliore per consentire un taglio dei costi della politica, ma nel rispetto dei costi della democrazia e del buon andamento, del buon funzionamento di tutti gruppi. Ribadisco questa disponibilità, se può essere utile per il gruppo anche di Forza Italia e per tutti gli altri gruppi, a votare favorevolmente. Lo dico anche al Movimento 5 Stelle. È stato presentato un emendamento, un emendamento che sta anche nel filone delle cose che il Partito Democratico e SEL hanno detto nel momento in cui hanno presentato il progetto di legge, cioè su tutti i risparmi che questa legge determina vogliamo aprire un confronto con la Giunta ed eventualmente come Assemblea porre dei paletti, nella nostra autonomia, sul fatto che una parte di quei risparmi possa essere utilizzata... nel nostro caso abbiamo immaginato per il contrasto alle nuove povertà e per le politiche per il lavoro, nel caso del Movimento 5 Stelle è stato indicato il fondo per le piccole e medie imprese. Siccome c'è la volontà e la disponibilità da parte di tutti a discutere su come utilizzare queste risorse, capiremo anche dalla Giunta se esistono problemi di bilancio. Insomma, siccome c'è piena disponibilità, la cosa che dico è: blocchiamo la distribuzione dei fondi per il funzionamento ai gruppi, apriamo la discussione sulla legge e dico qua - e quindi sarà a verbale - che c'è piena disponibilità sia sulle questioni poste dal Movimento 5 Stelle, sia su quelle poste da Alleva, nonché su quelle poste da Bignami ad una discussione seria, serena, pacata dentro le Commissioni. Lo dico perché mi dispiacerebbe molto votare contro l'emendamento proposto dal Movimento 5 Stelle perché in realtà lo condivido moltissimo nello spirito. Mi piacerebbe avere la possibilità anche di discutere con il gruppo del Partito Democratico, con cui eravamo arrivati ad altre conclusioni parlando di destinazioni su politiche per il lavoro e contrasto alle nuove povertà. Riapriamo quella discussione, ne siamo ben contenti alla luce anche delle proposte del Movimento 5 Stelle.

Quindi, in sostanza, l'auspicio è che tutti possano votare favorevolmente a questa risoluzione e che il Movimento 5 Stelle, alla luce anche delle parole che mettiamo a verbale, degli impegni che ci prendiamo, ritiri il suo emendamento in modo tale da poter affrontare con serenità la discussione in Commissione.

Ovviamente, essendo questa una dichiarazione di voto, noi voteremo favorevolmente sia la risoluzione per il blocco della distribuzione delle risorse di funzionamento ai gruppi, sia ovviamente la risoluzione che approva il programma del presidente Bonaccini, che attraverso le conclusioni ha reso ancora più soddisfacente, per quanto ci riguarda, l'approccio al programma e alle idee per i prossimi cinque anni.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Calvano.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Grazie, presidente. L'appello del capogruppo del PD necessita anche di una precisazione per la verità. Noi oggi ci siamo riuniti come Ufficio di Presidenza e abbiamo assegnato le risorse solo per il personale, quindi sotto questo profilo è già stato accolto in partenza, volendo, l'ordine del giorno, perché non si è dato luogo a nessun altra iniziativa. Debbo dire peraltro che in relazione al personale, come sa bene il capogruppo del PD ma anche tutti gli altri capigruppo, vi sono dei problemi a seconda dei contratti che si vanno a stipulare perché il quadro non è chiaro e non si può pretendere, presidente Bonaccini, che chi fa il consigliere regionale sappia fare anche il consulente del lavoro perché questo non ci è richiesto. Noi stiamo facendo i consulenti del lavoro in questo momento, come capigruppo, ed è una cosa che non esiste, lo dico proprio nel massimo della chiarezza politica.

Dopodiché i tagli alla politica e i costi della politica sono una cosa; il funzionamento degli organi, e i gruppi consiliari sono un organo, è un'altra. E aggiungo anche una considerazione: anche il funzionamento dell'Assemblea legislativa nel suo insieme non passa solo per i costi della politica, perché se voi andate a vedere, i due terzi dei costi dell'Assemblea non derivano dai costi né di quest'Aula, né del personale, né dei gruppi, né di altro. Quindi sotto questo profilo sarebbe auspicale che nel momento in cui si vuole veramente mettere mano ad un ridimensionamento dei costi dell'Assemblea legislativa, si indicasse un budget complessivo entro il quale operare al fine di aggiungere al taglio dei costi della politica un insieme di altri tagli che in questa fase non voglio rendere pubblici, ma che sicuramente potremmo chiaramente andare ad individuare con molta umiltà, ma anche con molta precisione.

Aggiungo anche una considerazione in generale: effettivamente, a proposito di accelerazioni, stiamo accelerando anche per quanto riguarda la possibilità di mettere i gruppi nelle condizioni di funzionare. Certo, vi sono gruppi che più facilmente possono funzionare perché fanno un po' di articoli 63 e il personale ce l'hanno e gli funziona per tutto, altri hanno problemi diversi perché, essendo o mono gruppi o di due persone, anche i tetti che sono stati previsti sono tetti che in alcuni casi impediscono di poter procedere oltre ad una certa assegnazione di soldi che rimangono anche inutilizzati, perché tecnicamente alcuni, se facciamo solo articoli 63, non possono essere utilizzati. Proprio in relazione a questo, che è un dibattito più tecnico che politico, l'auspicio è che, indipendentemente dalla valutazione di questo ordine del giorno, le indicazioni che si vogliono fornire all'Ufficio di Presidenza siano indicazioni che vanno anche nel senso di dire: una parte dei tagli sia anche utilizzata per consentire ad alcune strutture che oggi funzioneranno male... per dire che non funzionano, perché se uno oggi vuole fare un Co.co.pro. o un Co.co.co., sapete benissimo che la struttura regionale per quanto riguarda i gruppi non dà indicazione e se devo andare da un consulente del lavoro non è che posso andargli a dire: sono alto, sono simpatico, forse sono anche carino, quindi sistemami il contratto che io lo firmo. Anche perché ci sarebbe comunque una culpa in vigilando da parte della Regione nel momento in cui il maneggio dei soldi passa per liquidare contratti che non hanno avuto una verifica di regolarità da parte dell'ente stesso.

Quindi, proprio perché la questione è di questo tipo, io dico molto tranquillamente che personalmente sono dell'avviso di astenermi su questo ordine del giorno, ma per un unico problema: perché tanto non gli daremmo comunque seguito. E aggiungo una cosa al capogruppo del PD: se andiamo a vedere il bilancio dell'anno scorso dei vari gruppi, molti hanno risparmiato e avanzato soldi proprio su questo capitolo perché è un capitolo che scotta, così ce la diciamo tutta, allora per toglierlo non c'è problema, l'importante è che diamo delle indicazioni, però, per poter far funzionare i gruppi consiliari come i gruppi consiliari devono poter funzionare.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

Ha chiesto di intervenire la consigliera Gibertoni. Ne ha facoltà.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente. Noi certamente voteremo a favore della risoluzione che riguarda l'azzeramento delle risorse dei fondi per il funzionamento dei gruppi, confermiamo anche, però, il nostro emendamento. Ci trova allineati la richiesta, però certamente confermiamo il nostro emendamento e voteremo certamente a favore anche di quello. Poi non invitiamo nessuno a votare a favore del nostro emendamento perché tanto sappiamo che dite sempre di no e votate sempre contro. Speriamo di poterne parlare più avanti come promesso, però noi non lo ritiriamo, è qui e votiamo a favore dell'emendamento.

Invece votiamo certamente contro al programma del presidente per le ragioni che abbiamo cercato di spiegare, anche perché banalmente sarebbe bastato anche solamente uno di quei punti, come ad esempio la chiusura degli ospedali, per votare contro (ho recuperato il dato: sono 25 gli ospedali già chiusi o in chiusura), ma, insomma, abbiamo tanto altro materiale per poter dire con convinzione che votiamo contro questo programma. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Gibertoni.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Fabbri. Ne ha facoltà.

 

FABBRI: Grazie, presidente. Mi associo alle riflessioni che hanno fatto i colleghi Bignami e Foti. Già il fatto che l'Ufficio di Presidenza oggi non abbia stanziato questi fondi è sicuramente un segnale positivo che va verso la logica che abbiamo portato avanti in campagna elettorale di ottimizzare i costi della politica. Discuteremo ovviamente in Commissione un po' tutti i problemi che ci sono e ce ne sono molti che ci mettono anche in difficoltà, non solo come consiglieri, ma anche come persone, nell'affrontare i contratti che dobbiamo firmare con i collaboratori e in questo momento, a due mesi dalle elezioni, siamo veramente fermi da questo punto di vista.

Se si vuole condividere un percorso di questo tipo, e noi lo vogliamo fare, sarebbe stato bello ed opportuno da parte del capogruppo del PD e del capogruppo del SEL condividere anche questo emendamento in fase di stesura e a firma congiunta un po' di tutti i capigruppo. Questa cosa non è stata fatta e non vorrei che fosse soltanto un modo di ritagliarsi un po' di visibilità su un argomento di questo tipo che riguarda i costi della politica. Magari nelle prossime settimane miglioreremo forse anche questo metodo di collaborazione.

Ovviamente sulle linee programmatiche e sulla risoluzione che viene presentata dal capogruppo del PD e dal capogruppo del SEL la Lega voterà contro per i motivi che abbiamo detto prima sia durante la mia relazione che anche durante gli interventi degli altri colleghi consiglieri.

Solo una precisazione perché sono stato chiamato in causa a livello personale dal presidente. Sul terremoto non abbiamo mai fatto populismo su quello che è stato fatto in termini positivi, specialmente nella fase di emergenza, però volevamo sottolineare e porre sotto la luce dei riflettori dell'opinione pubblica e della stampa il fatto che si può fare molto di più sia in termini di ricostruzione degli edifici, che per quello che riguarda le aziende. Molte aziende a causa della lentezza burocratica non stanno riaprendo e molte sono state chiuse, e abbiamo ancora tantissimi cittadini fuori dalle proprie case. Credo che sia opportuno ripartire subito spediti e con i buoni proposti che ci siamo sempre dati per la ricostruzione. Altra cosa è invece il tema dell'esenzione fiscale, che non c'entra niente con i miliardi che sono stati stanziati dai vari Governi che si sono succeduti, comunque Governi che sono sempre stati appoggiati dal Partito Democratico, da Monti passando per Letta ed arrivando a Renzi. Avevo letto e sto leggendo ancora il fatto che nella Legge di stabilità o più avanti verrà portato avanti il discorso delle aree dei centri urbani come zone franche in termini di fiscalità, ma mi dispiace che ancora a tutt'oggi queste cose non si sono viste. Noi abbiamo proposto la no tax area come altri territori italiani che l'hanno avuta. Credo che l'Emilia meriti di più da questo punto di vista perché il territorio colpito produce il 2 per cento del PIL nazionale e la gente a gran voce ci sta chiedendo di portare avanti questo discorso. Invito le persone che fanno le ordinanze e che continuano a farle magari a fare anche qualche passaggio loro direttamente negli uffici dei comuni e non che siano sempre i comuni che vanno negli uffici dell'ente commissariale, perché forse si renderebbero conto di quella che effettivamente è una difficoltà enorme anche per avere l'accesso ai contributi.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Fabbri.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Taruffi. Ne ha facoltà.

 

TARUFFI: Grazie, presidente. Volevo chiedere ai colleghi del Movimento 5 Stelle, se fosse possibile, di ritirare l'emendamento proprio perché lo spirito è quello di trovare soluzioni condivise e quindi avere il tempo per fare una discussione più approfondita sul tema, che, appunto, condividiamo ed immagino che in Commissione sicuramente ci sarà modo e tempo per riprendere e approfondire, quindi l'invito è questo.

Ovviamente noi esprimeremo un voto favorevole sia alla prima risoluzione che alla seconda. L'unico aspetto per quanto riguarda il programma che abbiamo già detto e che tengo a sottolineare è che la verifica continua a cui dovremo essere sottoposti vale anche nei rapporti fra di noi, fra le forze che compongono il centrosinistra e penso che sia opportuno con chiarezza e schiettezza, siccome ci saranno anche forse momenti in cui non saremo d'accordo, non avere problemi ad affrontare discussioni in modo aperto ed approfondito.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Taruffi.

Non ci sono più interventi, le dichiarazioni di voto sono concluse.

Nomino scrutatori i consiglieri Lori, Rossi Nadia e Piccinini.

Procediamo con le votazioni partendo dall'emendamento n. 1 a firma Bertani, Gibertoni, Piccinini, Sensoli e Sassi. Per poter procedere al voto occorre il parere in questo caso del consigliere Calvano, primo firmatario della risoluzione.

 

CALVANO: Grazie, presidente. Autorizziamo il voto.

 

PRESIDENTE (Saliera): Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 1 sulla risoluzione oggetto 107, a firma dei consiglieri Bertani, Gibertoni, Piccinini, Sensoli e Sassi.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L'emendamento 1 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 107, a firma dei consiglieri Calvano e Taruffi.

 

(È approvata a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): La risoluzione è approvata.

Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 108, a firma dei consiglieri Calvano e Taruffi.

 

(È approvata a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): La risoluzione è approvata.

Abbiamo concluso la nostra giornata di lavoro. Arrivederci.

 

(Le comunicazioni prescritte dall’articolo 69 del Regolamento interno, inviate a tutti i consiglieri, sono riportate in allegato)

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 20,08

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Enrico AIMI, Piergiovanni ALLEVA, Mirco BAGNARI, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Gianni BESSI, Galeazzo BIGNAMI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Alessandro CARDINALI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta il presidente della Giunta Stefano BONACCINI;

il sottosegretario alla Presidenza Andrea ROSSI;

gli assessori: Patrizio BIANCHI, Simona CASELLI, Andrea CORSINI, Palma COSTI, Raffaele DONINI, Paola GAZZOLO, Elisabetta GUALMINI, Massimo MEZZETTI, Emma PETITTI, Sergio VENTURI.

 

Emendamento

 

OGGETTO 107

Risoluzione per invitare l’Ufficio di Presidenza dell’Assemblea ad assegnare ai Gruppi consiliari esclusivamente la quota di risorse destinate al personale. A firma dei Consiglieri: Calvano, Taruffi

 

Emendamento 1, a firma dei consiglieri Bertani, Gibertoni, Piccinini, Sensoli e Sassi:

«Nel dispositivo dopo il primo periodo:

"Invita la Presidenza dell’Assemblea e l’Ufficio di Presidenza

Ad assegnare ai gruppi consiliari esclusivamente la quota di risorse destinate al personale e di non procedere all’assegnazione delle risorse per il funzionamento in attesa di norme volte all’abolizione di questa voce."

è aggiunto il seguente periodo:

"Impegna la Giunta regionale

A destinare, già con la prossima legge di bilancio e legge finanziaria regionale, una cifra pari al risparmio di risorse derivato dalla mancata assegnazione, a un apposito fondo con destinazione esclusiva per il credito alle piccole e medie imprese regionali."»

(Respinto)

 

Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno

 

Nel corso delle sedute sono pervenuti i sottonotati documenti:

 

Interrogazioni

 

94 - Interrogazione a risposta scritta circa procedure ed incarichi riguardanti le AUSL di Piacenza e di Bologna. A firma del Consigliere: Bignami

97 - Interrogazione a risposta scritta circa i finanziamenti concessi dalla Regione Emilia-Romagna per la realizzazione di documentari ed opere d'animazione per la promozione del territorio regionale. A firma dei Consiglieri: Marchetti Daniele, Fabbri, Rainieri, Delmonte, Bargi, Rancan, Pettazzoni, Liverani, Pompignoli

98 - Interrogazione a risposta scritta circa l'uso e l'ampliamento della discarica di Molino Boschetti di Sant'Agostino (FE). A firma dei Consiglieri: Fabbri, Pettazzoni

99 - Interrogazione a risposta scritta circa le procedure relative all'adeguamento del Corpo di Polizia Municipale di Modena con particolare riferimento all'Accordo di Programma ed alle assunzioni nello stesso previste. A firma del Consigliere: Bargi

100 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere in ordine al conferimento a Giuseppe Oberdan Salvioli, deceduto mentre portava soccorso a concittadini durante l'alluvione causata dal Secchia, della medaglia d'oro al valor civile. A firma del Consigliere: Foti

104 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per mantenere e valorizzare i piccoli nosocomi siti nel territorio montano. A firma del Consigliere: Pompignoli

 

Risoluzioni

 

95 - Risoluzione per impegnare la Giunta, a seguito della chiusura del Punto Nascite di Porretta Terme e delle conseguenti criticità ed emergenze mediche riguardanti anche il Comune di Granaglione, a riorganizzare il servizio di presidio medico sanitario, segnalando inoltre all'Autorità giudiziaria i responsabili di tale situazione. (23 01 15) A firma del Consigliere: Bignami

103 - Risoluzione per impegnare la Giunta e l'Assemblea Regionale a confermare gli stanziamenti inerenti i luoghi della memoria e a continuare l'attività a favore della conoscenza, dell'educazione e dei percorsi di cittadinanza attiva. (26 01 15) A firma dei Consiglieri: Mori, Pruccoli, Cardinali, Molinari, Paruolo, Calvano, Zappaterra, Lori, Taruffi, Sabattini, Prodi, Serri, Torri, Rontini, Marchetti Francesca, Poli, Montalti, Ravaioli, Zoffoli, Rossi Nadia, Bagnari, Mumolo, Rossi Andrea

107 - Risoluzione per invitare l'Ufficio di Presidenza dell'Assemblea ad assegnare ai Gruppi consiliari esclusivamente la quota di risorse destinate al personale. (26 01 15) A firma dei Consiglieri: Calvano, Taruffi

108 - Risoluzione "Approvazione del Programma della X legislatura". (26 01 15) A firma dei Consiglieri: Calvano, Taruffi

 

Mozione

 

102 - Mozione di sfiducia ai sensi dell'art. 3, c. 1 bis del Regolamento interno, nei confronti del Vicepresidente dell'Assemblea legislativa, Fabio Rainieri. (26 01 15) A firma dei Consiglieri: Calvano, Taruffi, Gibertoni, Bertani, Mumolo, Piccinini, Sassi, Torri, Sensoli, Alleva, Marchetti Francesca, Paruolo, Ravaioli, Prodi, Poli, Sabattini, Bagnari, Serri, Montalti, Rossi Nadia, Zoffoli

(Comunicazione n. 1 prescritta dall’art. 69 del Regolamento interno - prot. NP.2015.0000173 del 27/01/2015)

 

LE PRESIDENTI

I SEGRETARI

Saliera - Soncini

Rancan - Torri

 

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