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33.

 

SEDUTA DI LUNEDÌ 27 LUGLIO 2015

 

(POMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE SONCINI

 

INDI DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è raggiungibile dalla Ricerca oggetti

 

OGGETTO 610

Interpellanza in merito alle azioni di prevenzione e contrasto della dipendenza dal gioco d'azzardo previste dalla L.R. n. 5/2013. A firma del Consigliere: Bertani

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Soncini)

BERTANI (M5S)

VENTURI, assessore

BERTANI (M5S)

 

OGGETTO 673

Interpellanza circa la tutela dei lavoratori della ex BAT di Bologna e l'attivazione di un tavolo di confronto presso il MISE al fine di risolvere tale soluzione. A firma del Consigliere: Alleva

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Soncini)

ALLEVA (Altra ER)

ROSSI Andrea, sottosegretario alla Presidenza della Giunta

ALLEVA (Altra ER)

 

OGGETTO 694

Interpellanza circa la situazione riguardante il Nuovo Circondario Imolese. A firma del Consigliere: Bignami

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Soncini)

BIGNAMI (FI)

PETITTI, assessore

BIGNAMI (FI)

 

OGGETTO 701

Interpellanza circa le azioni da porre in essere per evitare la chiusura dell’aeroporto “Verdi” di Parma. A firma del Consigliere: Foti

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Soncini)

FOTI (FdI)

DONINI, assessore

FOTI (FdI)

 

OGGETTO 718

Interpellanza circa la situazione relativa alla realizzazione del “Passante Nord” e le relative problematiche. A firma del Consigliere: Bignami

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Soncini)

BIGNAMI (FI)

DONINI, assessore

BIGNAMI (FI)

 

OGGETTO 736

Interpellanza circa il "Polo del Soccorso" riguardante la Val Conca. A firma del Consigliere: Alleva

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Soncini)

ALLEVA (Altra ER)

GAZZOLO, assessore

ALLEVA (Altra ER)

 

OGGETTO 786

Interpellanza circa la tutela dei lavoratori e della produzione ceramica dello stabilimento di Borgotaro della multinazionale turca Kale Group. A firma del Consigliere: Alleva

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Soncini)

ALLEVA (Altra ER)

ROSSI Andrea, sottosegretario alla Presidenza della Giunta

ALLEVA (Altra ER)

 

OGGETTO 773

Interpellanza circa le azioni da attuare per contrastare l’infiltrazione mafiosa sul territorio regionale, con particolare riferimento al coinvolgimento della cittadinanza ed al territorio di Crevalcore. A firma del Consigliere: Bignami

(Svolgimento)

PRESIDENTE (Soncini)

BIGNAMI (FI)

MEZZETTI, assessore

BIGNAMI (FI)

 

OGGETTO 751

Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: «Riforma del sistema di governo regionale e locale e disposizioni su Città metropolitana di Bologna, Province, Comuni e loro Unioni» (13)

(Continuazione discussione ed esame articolato)

PRESIDENTE (Soncini)

BIGNAMI (FI)

MONTALTI (PD)

CALVANO (PD)

BARGI (LN)

PRESIDENTE (Rainieri)

ALLEVA (Altra ER)

TARUFFI (SEL)

CALIANDRO (PD)

PETITTI, assessore

BONACCINI, presidente della Giunta

FOTI (FdI)

ALLEVA (Altra ER)

ZAPPATERRA (PD)

BERTANI (M5S)

ZAPPATERRA (PD)

FOTI (FdI)

FOTI (FdI)

ZAPPATERRA (PD)

FOTI (FdI)

FOTI (FdI)

ZAPPATERRA (PD)

FOTI (FdI)

ZAPPATERRA (PD)

FOTI (FdI)

ZAPPATERRA (PD)

BERTANI (M5S)

TARUFFI (SEL)

ZAPPATERRA (PD)

ZAPPATERRA (PD)

FOTI (FdI)

FOTI (FdI)

ZAPPATERRA (PD)

BERTANI (M5S)

FOTI (FdI)

PICCININI (M5S)

ZAPPATERRA (PD)

PICCININI (M5S)

SABATTINI (PD)

PICCININI (M5S)

ZAPPATERRA (PD)

PRESIDENTE (Rainieri)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Gli emendamenti all’oggetto 751 sono pubblicati in allegato al Resoconto integrale 34 – seduta antimeridiana del 28 luglio

 

 

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE SONCINI

 

La seduta ha inizio alle ore 14,15

 

PRESIDENTE (Soncini): Dichiaro aperta la trentatreesima seduta della X legislatura dell’Assemblea legislativa.

 

Svolgimento di interpellanze

 

OGGETTO 610

Interpellanza in merito alle azioni di prevenzione e contrasto della dipendenza dal gioco d'azzardo previste dalla L.R. n. 5/2013. A firma del Consigliere: Bertani

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Soncini): Risponderà per la Giunta l'assessore Venturi.

La parola al consigliere Bertani per l'illustrazione dell'interpellanza.

 

BERTANI: Grazie, presidente. La nostra Regione si è dotata di una legge per il contrasto, la prevenzione e la riduzione del rischio del gioco d'azzardo patologico, un fenomeno ormai tristemente noto che colpisce anche nella nostra regione. Dati Eurispes ci danno un quadro veramente impressionante, fra l'altro abbiamo anche alcuni recenti ed agghiaccianti fatti di cronaca che confermano questa preoccupazione.

La Regione Emilia-Romagna aveva dato un segnale forte in questa direzione, la legge prevedeva anche un piano integrato. Questo piano integrato prevedeva varie azioni, fra le quali anche lo sviluppo del marchio "Slot freE-R". Nel contesto di questo piano, in cui si invita anche alla collaborazione con i vari enti locali, abbiamo con un certo stupore appreso che un Comitato di distretto socio-sanitario, quello del Rubicone, ha ritenuto di non aderire alla proposta del piano vista, cito, "la genericità delle argomentazioni che sono esposte nella legge regionale".

Questa interpellanza, quindi, è per capire se la Regione intenda approfondire le ragioni di questa scelta, se sia un caso isolato, quindi una scelta singola di un distretto sanitario, o se questa indichi comunque un problema che c'è all'interno della nostra legge regionale, che quindi richiede magari una manutenzione, visto che, fra l'altro, siamo anche vicino all'epoca della clausola valutativa. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Bertani.

La parola all'assessore Venturi per la risposta.

 

VENTURI, assessore: Grazie, presidente. Grazie, consigliere, adesso provo a darle un quadro riassuntivo di quello che è accaduto nei distretti e negli enti locali relativamente alla legge che lei ha citato.

L'attuazione del piano integrato si basa sui seguenti principi e persegue i seguenti obiettivi: considerare il fenomeno ponendosi obiettivi di protezione della popolazione con interventi preventivi e di contrasto alla dipendenza che si collochino tra i due estremi del proibizionismo e del liberismo; organizzare interventi di prevenzione con messaggi proposti in modo continuo e coerente, quindi non una tantum; garantire la cura dei giocatori patologici e delle loro famiglie; promuovere la ricerca e la riflessione sul fenomeno.

La stesura del piano e la definizione delle azioni conseguenti sono avvenute in stretta collaborazione con un gruppo di lavoro di ANCI Feder Sanità, cui partecipano sindaci e assessori comunali. Questa collaborazione si è tradotta in numerose attività in sede locale che hanno contribuito alla promozione della cultura del gioco responsabile. Lo stesso piano prevede l'istituzione di un osservatorio interassessorile, cui partecipa, tra l'altro, una rappresentanza di enti locali designata, per l'appunto, da ANCI e Legautonomie. L'osservatorio deve produrre una relazione sulle attività presumibilmente entro l'anno.

Nel frattempo ANCI e Legautonomie, in collaborazione con la Regione, hanno effettuato una prima ricognizione sui quesiti posti dall'interpellanza. Alla ricognizione hanno risposto 111 Comuni. Di questi, 52 dichiarano di aver attivato la campagna "Slot freE-R" ricevendo al 30 maggio 2015 complessivamente 130 adesioni da parte dei locali oggetto della campagna. 67 dei 111 Comuni dichiarano di aver aderito al Manifesto dei sindaci per la legalità contro il gioco d'azzardo. Tra i 21 Comuni che non hanno aderito al manifesto e che non hanno ancora attivato la campagna "Slot freE-R", 9 dichiarano di avere messo in atto altre iniziative. In definitiva, 12 Comuni tra i 111 che hanno risposto alla ricognizione dichiarano di non essersi attivati in alcun modo nei confronti del problema.

Per quanto attiene la posizione assunta dai Comuni del Distretto del Rubicone, si riporta quanto dichiarato dai Comuni stessi. Nella seduta del 14 maggio dell'anno scorso è stato approvato dal Comitato di distretto il programma attuativo 2014 del Piano di zona per la salute e il benessere sociale. Tra le azioni innovative è stata inserita anche una scheda sulle iniziative sulla legalità, lotta alle mafie e gioco d'azzardo, per il quale è stato programmato uno specifico budget distrettuale.

Il 6 agosto dello stesso anno il Comitato di distretto ha preso in esame le linee di attuazione del Piano regionale integrato per il contrasto, la prevenzione e la riduzione del gioco d'azzardo e il relativo piano operativo. Il Comitato, seppure riconoscendo in pieno l'importanza della tematica tanto da aver inserito questo tema all'interno del piano attuativo annuale, ha deciso di non aderire all'azione "Slot freE-R", ma di attivarsi verso progetti di prevenzione e promozione strettamente legati al territorio.

Sono stati pertanto avviati incontri di conoscenza ed approfondimento del fenomeno con il Ser.T della USL della Romagna e al contempo si è deciso di redigere una mappa delle buone prassi messe in atto dai diversi Comuni del distretto per contrastare tale fenomeno.

La non adesione all'azione specifica del marchio "Slot freE-R" viene riportata come finalizzata a porre una distanza da un sistema che, da una parte, predispone prelievi fiscali da attività che creano dipendenze e, dall'altra parte, incarica gli enti locali di prendersi cura di tali dipendenze e disciplinare tali attività.

A seguito di questa decisione, il Distretto ha effettuato alcuni approfondimenti con i servizi AUSL di cure e diagnosi delle dipendenze e ha chiesto di investire su precise direttive: 1) promuovere l'apertura di un gruppo di auto-mutuo-aiuto nel territorio distrettuale; 2) ricostruire un quadro organico degli interventi di prossimità tra cui quelli a contrasto del gioco d'azzardo e delle dipendenze più in generale a supporto della rete dei servizi distrettuali; 3) attuare la gestione degli interventi di prossimità di cui sopra per garantire una maggiore coerenza con gli obiettivi locali e un contatto più puntuale con la comunità; 4) promuovere l'educazione e la promozione di corretti stili di vita fra gli adolescenti.

I diversi Comuni distrettuali hanno inoltre attuato attività specifiche. Alcuni Comuni, oltre ad avere aderito al Manifesto dei sindaci contro il gioco d'azzardo, hanno previsto la regolamentazione degli orari di apertura delle sale giochi e la limitazione della fascia oraria di utilizzo dei dispositivi da gioco con vincita in denaro ovunque installati. Sono state inoltre previste specifiche agevolazioni finalizzate al contenimento della diffusione dei dispositivi da gioco con vincita. Altri hanno organizzato incontri pubblici. Importanti iniziative riguardano, infine, attività di promozione ed educazione a stili di vita sani all'interno delle scuole secondarie di primo grado a favore dei genitori e degli adolescenti sulle tematiche specifiche della dipendenza, tra cui anche la cyber dipendenza e la ludopatia in senso ampio.

A completamento di quanto riferito dai Comuni del Distretto del Rubicone va rilevato come le attività messe in campo corrispondano a quanto previsto dalla legge n. 5/2013 e dal piano integrato relativamente alla prevenzione e al trattamento da dipendenza dal gioco d'azzardo.

Per quanto riguarda l'informativa, nella competente Commissione assembleare, sullo stato di attuazione della legge n. 5/2013, essa è stata effettuata nel corso della seduta del 19 maggio ultimo corso. In tale occasione il consigliere Bertani è intervenuto e ha chiesto ed ottenuto chiarimenti. Per i contenuti ovviamente si rinvia al verbale sul sito dell'Assemblea legislativa.

Io credo personalmente, al di là della risposta formale, che comunque sia necessario che la Regione attui una politica più cogente nei confronti degli enti locali. Il fenomeno è un fenomeno diffuso, è un fenomeno con delle conseguenze serie al di là di quelle che abbiamo visto anche negli ultimi giorni. Da questo punto di vista credo che davvero ci siano dei Comuni che hanno delle iniziative molto lodevoli anche se non popolari. Credo che sia necessario che noi, oltre che fare una sorta di censimento, di rilevazione, andiamo davvero a fare una direttiva più diffusa e che sia in grado anche di coinvolgere i Comuni nella loro totalità, non solo quelli di buona volontà.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, assessore Venturi.

Consigliere Bertani, ha cinque minuti per la replica.

 

BERTANI: Grazie, presidente. Ringrazio l'assessore soprattutto per questa parte finale che è quella che interessava anche me, nel senso che queste valutazioni servono per capire se le politiche che stiamo attuando funzionano o meno. L'intenzione sicuramente non era di censurare i Comuni della zona, che hanno fatto anche iniziative, ma prendere spunto da questo fatto per valutare se le iniziative che la Regione pone sono tutte efficaci o possono essere migliorate. Probabilmente, vista anche la bassa adesione al marchio, potrebbe essere una riflessione per valutare se sia importante o meno proseguire su questa strada. Sicuramente la Regione può e deve intervenire migliorando la sua parte legislativa e in parte è stato fatto quando abbiamo approvato la legge di bilancio in cui sono stati inseriti alcuni criteri, in parte più stringenti, per l'apertura delle sale. Secondo me dobbiamo prendere esempio, però, anche da altre Regioni, ad esempio dalla Lombardia che recentemente ha aggiornato la sua legge specificando i 500 metri di distanza dai luoghi sensibili, questo potrebbe essere un elemento da riprendere, o anche da altre Regioni. Su questo noi abbiamo già presentato una risoluzione, che spero riusciremo a portare a breve, sulla differenziazione della tassazione per i centri commerciali, i bar, le sale che decidono di non installare le macchine slot o quant'altro.

Altra cosa e su questa chiedo l'attenzione della Giunta. Fortunatamente è caduta la delega fiscale che stava preoccupando molti perché sembrava che il Governo si mettesse di traverso rispetto a tutte le legislazioni comunali e regionali. Per il momento questa cosa è decaduta, chiedo comunque alla Regione di mantenere alta la vigilanza proprio perché poi a livello governativo non vengano disfatte le azioni che cerchiamo di impostare a livello locale. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Bertani.

 

OGGETTO 673

Interpellanza circa la tutela dei lavoratori della ex BAT di Bologna e l'attivazione di un tavolo di confronto presso il MISE al fine di risolvere tale soluzione. A firma del Consigliere: Alleva

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Soncini): Risponderà per la Giunta il sottosegretario Rossi.

La parola al consigliere Alleva per l'illustrazione della sua interpellanza.

 

ALLEVA: Grazie, presidente. Questa è una vicenda già risalente nel tempo, ma purtroppo esemplare di come possono essere gestite delle crisi aziendali o delle relazioni aziendali di primaria importanza, dove abbiamo come attori una grande impresa la quale promette una riorganizzazione, una salvaguardia occupazionale eventualmente attraverso altro soggetto da lei indicato e la Regione Emilia-Romagna, che fa quanto in suo potere o quanto ritiene essere in suo potere, che fa le sue promesse, assume i suoi impegni, dopodiché non succede assolutamente nulla.

Questo della BAT-British American Tobacco è stato un caso, ma altri ne ho visti, ad esempio quelli degli zuccherifici. Tutti avevano l'obbligo di fare investimenti alternativi che venivano promessi alla Regione in sede regionale, tutto si è risolto sempre e soltanto in cassa integrazione a perdere per i lavoratori, salvo che alcuni di quei soggetti, ad esempio, appunto, gli zuccherifici, hanno incassato decine di milioni di euro dalla Comunità europea anche grazie alla promessa, non mantenuta, di reinvestimenti occupazionali.

Questo caso della BAT è tipico. La Regione Emilia-Romagna si è fortemente impegnata acquisendo le aree che venivano date gratuitamente all'azienda che era stata indicata dalla BAT come redentrice della vicenda. Questa azienda ha fatto prima due anni di falsa formazione pagata anch'essa dalla CE, dopo due anni di cassa integrazione e poi, infine, la messa in mobilità senza che i lavoratori abbiano rilavorato effettivamente per una sola ora, e non oso pensare quale sia stato il costo complessivo di tutto questo.

Io mi sono occupato di questa vicenda perché gli ultimi superstiti di quei lavoratori sono venuti a trovarmi, a chiedermi un parere, a chiedermi aiuto. Devo dire che la vicenda potrebbe ancora avere un esito positivo perché oltre ai lavoratori di Bologna, che sono rimasti in pochi, ci sono quelli della BAT di Lecce, che sono nella stessa situazione, che sono invece molte decine e quindi anche in sede ministeriale si potrebbe vedere di ottenere un'effettiva soluzione. Credo che la Regione debba impegnarsi in questa vicenda se non altro per un fatto di autostima, per non essere raggirata come in effetti è stata in quanto nessuno di quei lavoratori ai quali era stato promesso un posto di lavoro in una nuova azienda tecnologicamente evoluta ha avuto nient'altro che cassa integrazione in deroga, quindi chiedo che ci si voglia impegnare nella soluzione, che, come dico, è ancora aperta presso il Ministero delle Politiche economiche.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Alleva.

La parola al sottosegretario Andrea Rossi per la risposta.

 

ROSSI Andrea, sottosegretario alla Presidenza della Giunta: Grazie, presidente. Come è noto, nel corso del 2009 la Bv Tech ha assorbito 61 lavoratori della società BAT Italia. Una parte dei lavoratori è stata successivamente trasferita ad altra società, mentre una parte di essi ha potuto usufruire degli ammortizzatori sociali legati allo stato di crisi della società Bv Tech.

La Regione Emilia-Romagna, come riportato nelle comunicazioni già fornite più volte nel corso del 2013 all'Assemblea regionale, ha messo in campo, come previsto dalla risoluzione n. 222 del 24 ottobre 2012, ogni utile azione al fine di ricollocare i lavoratori, continuando peraltro a confrontarsi con le organizzazioni sindacali per seguire gli sviluppi di tale vertenza. La Regione nella scorsa legislatura è stata parte attiva della trattativa sindacale, ma, come è noto, non si è giunti ad un accordo tra le parti.

Al riguardo la Giunta conferma, anche in queste ore, la propria partecipazione al confronto con le organizzazioni sindacali, che metteremo in calendario già nelle prossime settimane, al fine di monitorare la situazione occupazionale derivata dalla vertenza Bv Tech.

Rispetto alla possibilità ventilata dal consigliere di un'azione congiunta con il tavolo di crisi al Ministero previsto per la dismissione della BAT di Lecce, ad oggi non risulta praticabile poiché trattasi di diverse vertenze aziendali rispetto agli interlocutori coinvolti.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, sottosegretario Andrea Rossi.

Consigliere Alleva, ha tre minuti per la replica, se vuole.

 

ALLEVA: Grazie, presidente. Mi chiedo questo: può essere che la Regione Emilia-Romagna, come altre Regioni, sia completamente disarmata in queste situazioni e finisca con il fare sistematicamente la parte dello "zio stupido"? Si impegna, promette, paga, poi alla fine non accade assolutamente niente. Io mi chiedo che cosa si aspetti a richiedere a quelle aziende che pur di ottenere dei benefici, fanno le promesse, delle pesanti clausole penali di qualche tipo. Non è possibile che sia consentito in questo caso alla BAT, ma tra un momento vedremo un'altra multinazionale che ha fatto la stessa cosa, di ottenere ogni tipo di agevolazione dalla Regione, con delle promesse, e poi di fuggire senza mantenerle. Occorre pensare di necessità a qualche sistema sanzionatorio e poiché i contratti, gli accordi sono lo strumento normale con cui ci si rapporta tra queste imprese e la Regione e i lavoratori, almeno che la Regione - questa è la mia proposta - in queste situazioni prenda l'iniziativa di prevedere delle adeguate clausole penali risarcitorie in favore dei lavoratori! Come si è riusciti ad ottenere, ad esempio, in giudizio nel caso degli zuccherifici che prima ricordavo.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Alleva.

 

OGGETTO 694

Interpellanza circa la situazione riguardante il Nuovo Circondario Imolese. A firma del Consigliere: Bignami

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Soncini): Risponderà per la Giunta l'assessore Petitti.

La parola al consigliere Bignami per illustrare la sua interpellanza.

 

BIGNAMI: Grazie, presidente. In effetti riflettevo, riprendendo questa interpellanza, che avevamo presentato un emendamento da me poi incautamente ritirato, adesso magari lo ripresentiamo perché immagino già cosa mi risponderà l'assessore Petitti, in quanto il Nuovo Circondario Imolese (lo sa anche il collega Marchetti con cui abbiamo discusso la vicenda, oltre che essere il suo territorio, quindi non può che insegnarmi a riguardo) è una anomalia del sistema giuridico nata nell'ambito della legge n. 6/2004 che trovava un paragone soltanto nel Circondario Empolese Valdelsa successivamente abrogato e trasformato in un'Unione di Comuni, che in effetti appare lo strumento più conforme, anche a seguito della Delrio, per poter andare a conferire funzioni e azioni finalizzate alla valorizzazione di un territorio, i cui confini, tra l'altro, andrebbero anche ridefiniti, perché, senza voler indulgere nella atavica contrapposizione tra Emilia e Romagna, in effetti nel territorio del Circondario Imolese vengono richiamati anche territori (penso ai comuni di Castelguelfo, Medicina e Castel San Pietro) che con la Romagna hanno poco a che spartire.

Ma al di là di questo dato storico e non solo, riteniamo che si possa pervenire e si debba pervenire ad un superamento dello strumento anche perché il medesimo, di fatto, sino ad oggi è stato uno strumento privo di funzioni, un contenitore vuoto, e anche le paventate funzioni urbanistiche che sembravano dover essere caratterizzanti dell'azione del Circondario, in realtà sono rimaste del tutto prive di seguito, come dimostra il fatto che nei prossimi giorni il Comune di Imola, ovvero il baricentro della realtà del Circondario, dovrebbe andare ad approvare - neanche adottare - gli strumenti burocratici operativi sostanzialmente in stralcio a quella azione di programmazione strumentale, sempre di natura urbanistica, che il Nuovo Circondario aveva posto ad obiettivo della propria esistenza. Da qui la richiesta implicita, ma neppure troppo, nell'interpellanza di un'azione di abrogazione su cui interpelliamo la Giunta.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Bignami.

La parola all'assessore Petitti.

 

PETITTI, assessore: Grazie, presidente. Consigliere Bignami, lei giustamente ricordava che l'origine del Nuovo Circondario Imolese si colloca in un percorso lungo che è stato avviato nel 2002 con la sottoscrizione di un protocollo d'intesa tra Regione, Provincia di Bologna e i Comuni dell'area dell'Imolese che poi si è attuato nel luglio del 2004. L'articolo 23 della legge che ha ricordato, la legge n. 6/2004, parla espressamente di una forma speciale di cooperazione finalizzata all'esercizio associato di funzioni comunali e di decentramento di funzioni provinciali, quindi questo ente viene istituito proprio per valorizzare le specificità di un'area della provincia di Bologna, che, ricordiamo, comprende 10 comuni. Quindi si tratta di esigenze del tutto specifiche di questo territorio e la peculiarità è proprio quella di fungere non solo da forma associativa sovracomunale, ma anche da luogo decentrato di tutte le funzioni provinciali.

Lei ricordava giustamente anche il fatto che era stato presentato un emendamento in Commissione alla legge di riordino, che, tra l'altro, stiamo discutendo proprio oggi e che conferma quello che era stato già ricordato e citato nella legge n. 6, cioè che non viene modificato in alcun modo quel punto. Il perché è semplice: il Nuovo Circondario Imolese, oltre a svolgere le funzioni decentrate della Provincia cui ora è subentrata la Città metropolitana, svolge anche le funzioni di presidio dei territori montani per i Comuni già appartenenti a quella che è la Comunità montana incorporata, sia funzioni, quindi, comunali associate che funzioni dei Comuni. Da questo punto di vista sarebbe contrario anche ad un principio di economicità e semplificazione abolire o modificare con legge un ente associativo esistente, come, appunto, il Nuovo Circondario Imolese, per magari ricostituirne un altro, un'Unione nuova, abilitandola poi a svolgere le stesse funzioni.

In questo contesto normativo e istituzionale che sta mutando in virtù proprio del superamento dell'ente Provincia di Bologna e della costituzione della Città metropolitana di Bologna, crediamo che sia importante riconfermare le funzioni che il soggetto associativo dell'unione dei Comuni del Circondario di Imola sta governando. La Regione in questo contesto ritiene che in questa riflessione, che tra l'altro prende corpo nell'Assemblea oggi, ma poi continuerà anche rispetto a tutto il tema delle unioni e delle fusioni, sia fondamentale confermare che l'intelaiatura istituzionale costituita, quella del Circondario Imolese, abbia una sua base solida e funzionale che deve continuare a governare quella che è un'efficace distribuzione delle funzioni in essere.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, assessore Petitti.

Consigliere Bignami, ha sei minuti.

 

BIGNAMI: Grazie, presidente. In realtà non mi dichiaro evidentemente soddisfatto dalla risposta, assessore Petitti, però la ringrazio. Il motivo per il quale non possiamo trarre soddisfazione è che in realtà - e su questo credo dovremmo presentare un'interrogazione, rivolta in questo caso agli uffici, per avere un parere in ordine alla compatibilità legale di questo istituto nel quadro costituzionale che si va a delineare - l'istituto del Circondario è un ente di secondo grado di natura obbligatoria, ovvero i Comuni non si possono sottrarre, per l'esercizio associato di funzioni speculari a quelle che le Unioni devono andare a svolgere. In tal senso rispetto al richiamo, che lei poc'anzi mi leggeva, alle funzioni anche di presidio alle attività della montagna, queste le troviamo poco conferenti rispetto alla mission di questo istituto, sono più assimilabili ad un'Unione e in quanto tale, a nostro modo di vedere, dovrebbe essere ricondotto, esattamente come l'esperienza toscana, nel contesto dell'Unione per una pluralità di ragioni, in primo luogo per l'efficienza dell'azione. Noi nelle Unioni abbiamo trovato, pure con molte ombre, ma anche qualche luce, degli strumenti validi di governo di territorio che - se non declinati e non esasperati nei territori nella disomogeneità che ne rappresentano o, ancor peggio, declinati in fusioni di Comuni, come la Valsamoggia, che sono state troppo ambiziose, oserei dire, e spregiudicate - rappresentano strumenti di adeguato governo del territorio, per cui all'Unione crediamo che anche l'istituto del Circondario debba essere condotto.

Riteniamo che ci sia la necessità di una semplificazione burocratica che invece il Circondario non realizza, perché oggi, proprio in ragione della sua obbligatorietà, comporta un conferimento di funzioni da parte dei Comuni, i quali, non sottraendosi né potendosi sottrarre, di fatto si trovano in una condizione di inagibilità. Situazioni limite, come quella di San Lazzaro, che si sono chiamate fuori dalle Unioni di Comuni, nella realtà del Circondario non sono esperibili perché i Comuni sono condannati - uso questo termine forse poco ortodosso, ma certamente efficace - a rimanervi dentro al di là della qualità dell'efficienza e delle capacità dell'azione del Circondario.

In terzo luogo riteniamo che ci sia una disomogeneità territoriale che consiglierebbe di portare Imola, la Valle del Santerno e Mordano sotto un aspetto e le aree invece più tradizionalmente bolognesi, vale a dire Medicina, Castelguelfo e Castel San Pietro, in un'Unione dei Comuni, che avrebbe forse anche la capacità di attrarre ulteriori Comuni, primo fra tutti, ad esempio, Molinella.

Per questo rifletteremo sull'opportunità di presentare un'interrogazione e ci auguriamo che in questo troveremo ulteriore nuova sponda anche negli amici della Lega, che sono sempre stati molto attenti rispetto a questo tema, proprio per trovare una quadra rispetto ad un istituto che è già superato nei fatti e che, ad undici anni dalla legge qui richiamata, ormai segna il passo.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Bignami.

 

OGGETTO 701

Interpellanza circa le azioni da porre in essere per evitare la chiusura dell’aeroporto “Verdi” di Parma. A firma del Consigliere: Foti

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Soncini): Risponderà per la Giunta l'assessore Donini.

La parola al consigliere Foti per l'illustrazione.

 

FOTI: Grazie, presidente.

L'interpellanza viene ad essere discussa quando il problema in parte è stato risolto perché una parte degli azionisti si è dichiarata disponibile a procedere ad una ricapitalizzazione e quindi ad evitare la chiusura dell'aeroporto così come fino a pochi giorni prima dell'iscrizione all'ordine del giorno di questa interpellanza si profilava. Rimangono, però, due aspetti che secondo me - mi consenta l'assessore se mi allargo un filo - rimangono sul tavolo tutti. Il primo è che bisogna dare certezza, poi, a queste infrastrutture, perché è ovvio che se debbono funzionare a spot, rischiano soltanto di non produrre neanche gli effetti positivi che dovrebbero produrre e, dall'altra parte, rischiano di creare più che altro delle occasioni di confusione. Un conto è una regione che ha un sistema trasportistico che conta su quattro o cinque aeroporti, un conto è avere un aeroporto e altri tre che funzionano a corrente alternata.

Nel caso di specie debbo dire che l'aeroporto di Parma aveva tutte e ha tutte le caratteristiche per poter continuare la sua attività ed avere una sua collocazione nel sistema trasportistico regionale, rimane il fatto che probabilmente il numero dei clienti è basso rispetto a quello che è segnato come il breakeven. Aggiungo una considerazione però: il problema è stato risolto, se è stato risolto, dagli azionisti; l'impegno che era stato garantito dal Governo a riguardo debbo dire che non si è visto. Dato che lei, assessore, rispondendo ad una precedente interpellanza sul punto, aveva convenuto sul fatto che fosse importante un intervento del Governo, dico anche, allargandomi alle situazioni di Rimini e Forlì, che o si prende a cuore una questione e la si porta avanti, o è meglio che certi sottosegretari, anziché soltanto dare fiato alla bocca soprattutto quando c'è da prendersi mezza pagina sui giornali, riflettano e colleghino bocca e cervello prima di fare affermazioni che poi non hanno un seguito concreto nella realtà dei fatti.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Foti.

Prego, assessore Donini.

 

DONINI, assessore: Grazie, presidente. Con riferimento alla situazione della SOGEAP Spa concessionaria dell'aeroporto "Giuseppe Verdi" di Parma, quanto accaduto successivamente all'invio dell'interpellanza del consigliere Foti rende meno drammatica la situazione della società, lo ha richiamato lui stesso. In particolare ci si riferisce all'intervento preannunciato in extremis proprio dall'Unione parmense degli industriali a favore della stessa SOGEAP Spa. Resta naturalmente la necessità di ricercare, e questo è un problema tutto attuale, un socio industriale affidabile in grado di garantire stabilità e prospettive di sviluppo e sotto questo profilo la Regione garantirà il proprio fattivo contributo.

Riguardo all'osservazione esposta nell'interpellanza dal consigliere secondo cui nulla di concreto è stato prodotto, almeno fino all'interpellanza stessa, dalla Regione per impedire la chiusura dell'aeroporto di Parma, l'unica cosa che mi pare giusto ricordare è la seguente. In risposta ad una precedente interrogazione del consigliere sempre sul medesimo argomento, la Regione aveva preannunciato di farsi parte attiva nei confronti del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per poter con lo stesso individuare ogni possibile azione volta ad impedire la chiusura dell'aeroporto di Parma, cosa che ovviamente è avvenuta. Però in una nota a mia firma indirizzata al Ministero delle Infrastrutture, al ministro Delrio, dopo averlo informato della situazione particolarmente critica della SOGEAP e della probabile imminente messa in liquidazione della società quando ancora si pensava che il finanziamento degli industriali non ci fosse, si chiedeva con una certa perentorietà, da un lato, di mantenere l'aeroporto di Parma fra gli scali di interesse nazionale (perché se non ci fosse questa caratteristica o se venisse meno questa caratteristica, parleremmo di una situazione ancora più drammatica) e nel Piano nazionale degli aeroporti in via di approvazione definitiva, e, dall'altro, qualora la società di gestione fosse decaduta dalla concessione in atto, di pubblicare tempestivamente un bando per la ricerca di nuovo concessionario.

Ovviamente se noi non pensassimo quanto oggi afferma il consigliere Foti, cioè che ci possa essere un sistema aeroportuale dell'Emilia-Romagna capace di contenere un grande aeroporto strategico come quello di Bologna e aeroporti specializzati e differenziati anche nel business come Parma, Rimini e Forlì, non avremmo preso questa posizione.

In definitiva, il proposito della Regione è quello di collaborare con tutti i soggetti istituzionali e privati per assicurare la sostenibilità e anche una prospettiva di sviluppo dell'aeroporto di Parma.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, assessore Donini.

Consigliere Foti, prego, ha cinque minuti.

 

FOTI: Grazie, presidente. Assessore, lei mi darà atto che nella mia interpellanza io ho fedelmente riportato quello che era l'impegno che lei si è assunto, quindi non vi è sicuramente un travisamento di pensiero.

A me pare opportuno fare una riflessione di questo tipo: l'Associazione industriali di Parma è intervenuta risolvendo quel problema a fronte del quale SOGEAP avrebbe chiuso i battenti e quindi, di fatto, si sarebbe chiuso l'aeroporto. Ora, è evidente che la Regione sotto il profilo immediato ha poche competenze se non quella di poter diventare un'azionista della società aeroportuale, al massimo questa potrebbe essere una scelta, ma finisce lì. È evidente, però, che il governo in una regione dove, torno a ripetere, vi è una rete di aeroporti e salvo quello di Bologna (che, tra l'altro, è quotato in Borsa e mi sembra che abbia dato un buon inizio di quotazione) tutti gli altri stanno faticando... faticano per una serie di motivi, ma quello di Parma non fatica sotto il profilo gestionale, nel senso che la struttura è a posto, è un aeroporto che ha la considerazione di scalo nazionale, ha tutte le caratteristiche per poter funzionare, però è evidente che il numero dei passeggeri è ancora limitato nonostante ubicato in un'area che è importante, perché comunque è un'area significativamente importante quella che copre. Probabilmente mancano anche alcune basi, su cui si era fatto conto, di un trasporto, tra virgolette, low cost che oggi non ha, almeno su tutto il territorio nazionale, la stessa ramificazione che inizialmente si supponeva potesse avere. Proprio per questo, però, io penso che l'intervento da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti diventi determinante.

Qui nessuno vuole cadere nell'aiuto di Stato, perché è evidente che la controindicazione alla mia sottolineatura potrebbe far dire: "ma si cade nell'aiuto di Stato!", però un equilibrio tra il parlare dicendo, come fa il sottosegretario De Micheli, "difenderemo con le unghie e con i denti l'aeroporto di Parma"... Risultato: finita la dichiarazione, il Governo non si è più visto. Applaudire alla decisione di Confindustria Parma che dice "i soldi ce li metto io"... insomma, siamo capaci tutti ad applaudire quando mettono mano al portafoglio gli altri.

Mi chiedo e continuo a sollecitare: io non metto in dubbio che la Regione abbia monitorato e abbia perfettamente condiviso il fatto che questa rete aeroportuale serve eccome, occorre però che anche il Governo non aspetti l'ultimo giorno utile per non dire niente, perché, di fatto, alla sua cortese lettera, signor assessore, l'unica cosa che lei non ha detto è se ha mai ricevuto risposta. Lei giustamente mi ha citato la lettera che ha mandato e quindi, tra virgolette, la assolvo per quanto riguarda l'omissione della Regione, però non avendomi detto qual è stata la risposta del Governo, debbo supporre che a tuttora non è pervenuta e se non è ancora pervenuta il caso è ancora più grave perché significa che il problema è proprio stato risolto a prescindere da quel Governo che molto parla e poco fa.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Foti.

 

OGGETTO 718

Interpellanza circa la situazione relativa alla realizzazione del “Passante Nord” e le relative problematiche. A firma del Consigliere: Bignami

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Soncini): Risponde per la Giunta l'assessore Donini.

Prego, consigliere Bignami.

 

BIGNAMI: Grazie, presidente. In realtà quando ho formulato questa interrogazione ero tentato dall'andare a rappresentare tutta la storia del Passante Nord, poi ho avuto un moto di simpatia e di compassione per l'assessore Donini, che, ammesso e non concesso abbia letto l'interrogazione, probabilmente si sarebbe disperato nelle pagine e pagine perché questa del Passante Nord è una cosa che assomiglia molto alle favole dei fratelli Grimm, cioè non sai mai dove inizia la realtà e dove comincia la morale dei fatti.

Quindici anni fa ormai, anche qualcosa di più, si inizia a parlare del Passante Nord, che è una strada mitica, un po' come la Flaminia militare, quella che sorge sui colli di Bologna di cui nessuno ancora trova realmente traccia, e sembrava, anche grazie all'assessore Donini... che una volta mi ha detto una cosa che mi ha fatto riflettere e la dirò in sede di replica sennò poi ritratta; mi ha detto che con il suo avvento c'è stata un'accelerazione, però poi abbiamo assistito ad un nuovo stop e non voglio dire stop and go perché il go ancora è una fase di cui siamo in attesa.

Lo dico anche, e qui imputo a me stesso una qualche forma di responsabilità, senza poter dire che Forza Italia è schierata contro o a favore di quest'opera perché per potersi esprimere in maniera definitiva su un progetto bisognerebbe avere un progetto definitivo e in questo senso l'idea di un'opera infrastrutturale che taglia a Nord può avere un'utilità nella misura in cui comprendiamo qual è il tragitto alternativo che doveva essere realizzato.

Avevamo seguito con attenzione il timing dato da Autostrade sulla realizzazione dell'intervento che prevedeva, mi riferisco a settembre scorso, addirittura sulla realizzazione del progetto definitivo, che poi non abbiamo avuto modo di vedere. C'era il suo predecessore, l'assessore Peri, che ce lo illustrò come timing, ma non è stato concretizzato.

Il rischio concreto è che il Passante Nord finisca in un'ennesima bolla di sapone tale e quale al Metrò, tale e quale al Civis, tale e quale anche al People Mover o all'SFM, cioè opere che ogni tanto ricevono un impulso, ma che nella concretizzazione finale mancano di essere attuate. Allora, e lo dico anche per il futuro, ogni tanto, ogni cinque o sei mesi, noi affacciamo la testa e chiediamo informazioni su quest'opera in Regione, così come lo facciamo anche negli altri enti, Città metropolitana e enti locali, perché riteniamo che quest'opera sia strategica. Evidentemente non ne solleciteremo la realizzazione, ma, appunto, è necessario anche definire il timing, posso usare un'espressione un po' severa, a volte, in politica, definitivo, perché al contrario rischiamo di dare corso alle possibilità di soggetti attuatori - e mi riferisco ad Autostrade, per cui il timore è che non abbiano mai creduto fino in fondo sull'opera - di sfilarsene e di non arrivare all'attuazione. In questo senso ascolto volentieri la risposta dell'assessore.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Bignami.

Assessore Donini, prego.

 

DONINI, assessore: Grazie, presidente. Io intanto ritratto assolutamente a prescindere da quello che il consigliere Bignami si appresta a dire... Scherzo naturalmente.

Vado un po' con ordine, non leggendo, ma dando alcune valutazioni di merito. Nella sua interpellanza lei pone un problema che, ad esempio, anche nella discussione in quest'aula non avevamo ancora affrontato, cioè quello dei costi sostenuti eventualmente dalla Regione o dal sistema degli enti locali, giustamente lei chiede quali siano, per la progettazione finora svolta. Ebbene, i costi che Società Autostrade ha sostenuto per il lavoro di progettazione finora svolto a noi Amministrazione regionale non sono noti perché sono costi, ovviamente, di Società Autostrade, ma si specifica comunque che le risorse necessarie sono regolarmente nell'ambito della convenzione per la concessione autostradale stipulata fra la stessa ASPI e il Ministero delle Infrastrutture. Per quello che riguarda la Regione e gli enti locali, affermo qui che non hanno sostenuto alcun costo in questa fase di progettazione del Passante Nord. Essendo questo un dato che non era emerso nella discussione generale, è bene chiarirlo.

Sul Passante Nord io confermo quello che abbiamo scritto nel programma di mandato, cioè che noi entro il primo anno di legislatura (il primo anno finisce a dicembre) decideremo assieme alle rappresentanze istituzionali che hanno firmato l'accordo del luglio 2014 (Governo, Provincia ora Città metropolitana, Comune capoluogo di Bologna e io dico anche che dovrà essere una discussione che coinvolga i Comuni del territorio bolognese presso i quali dovrebbe poi passare questa nuova autostrada), entro l'anno noi decideremo definitivamente se il Passante Nord sarà realizzato o meno.

Attenzione, però, perché voglio essere chiaro su questo punto: noi non faremo, a partire da oggi, l'ennesima discussione strategica su un'opera che è stata definita strategica e nazionale sette volte in dodici anni, sui quindici che lei citava, di pianificazione. Discutere per l'ottava volta in dodici anni se un'opera è strategica e nazionale dopo che la si è dichiarata sette volte strategica e nazionale non è oggi ammissibile. Noi saremo rigorosi, severi, giudiziosi sull'esame del progetto preliminare che Società Autostrade, in virtù dell'accordo del luglio del 2014, deve produrre entro queste settimane; entro luglio che sarà probabilmente settembre, perché se ce lo danno a fine luglio è del tutto evidente che non è che in agosto possiamo avviare una discussione tecnica così approfondita, comunque sarà questione, appunto, di qualche settimana.

L'adeguatezza progettuale come verrà in qualche modo analizzata? Primo, c'è il discorso sul tracciato. Noi abbiamo condiviso e rappresentato le istanze di modifica al tracciato che hanno avanzato i Comuni presso i quali dovrebbe passare l'opera, cioè i famosi Comuni del Passante, quindi chiediamo che quei rilievi, quelle proposte di modifica vengano accolte nel progetto preliminare. Seconda questione, per noi fondamentale, direi dirimente, è il tema della banalizzazione del tratto urbano della A14, perché è del tutto evidente che, al di là delle soluzioni tecniche, che vedremo in sede tecnica, per noi ha un senso l'opera del Passante Nord se realizza il decongestionamento del traffico cittadino e di passaggio per Bologna, quindi è del tutto evidente che questo è un secondo aspetto su cui noi misureremo nel progetto l'efficacia in modo, appunto, severo, giudizioso e rigoroso. Terzo aspetto sono le opere di mitigazione e di compensazione nel territorio in cui si inserirà il Passante.

Quindi noi ci siamo dati, in questi primi mesi di legislatura, un metodo, un obiettivo e anche un'interlocuzione con il territorio perché non si faccia l'ennesima discussione ripartendo da quindici anni fa, ma si misuri una volta per tutte quello che oggi potrebbe essere un progetto in ordine a quelle adeguatezze che ho richiamato. Per quello che riguarda questa discussione, noi abbiamo intenzione di farla in modo aperto, in modo assolutamente partecipato, una volta messi nelle condizioni di poter dare una nostra valutazione in sede tecnica. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, assessore Donini.

Consigliere Bignami, ha quattro minuti, prego.

 

BIGNAMI: Grazie, presidente. Lo dico con un po' di dispiacere, devo però riconoscere che l'assessore Donini difficilmente dà spazio ad interpretazioni ambigue e in questo è un interlocutore certamente prezioso. Se le volessi fare un dispetto, viste alcune difficoltà nei rapporti di maggioranza, le potrei dire che se le mancano un paio di voti, se le dovessero uscire da sinistra, sui contenuti ci possiamo confrontare. Perché dico questo? Perché la risposta che lei ha dato ci soddisfa e quindi, a fini meramente pratici, dichiaro la soddisfazione del gruppo di Forza Italia rispetto alla sua risposta. In particolar modo su una cosa e così dico anche qual era la battuta che poi lei ha riconfermato oggi, ovvero: ci piace l'approccio di dire che la discussione sarà la più ampia possibile, poi, alla fine, però, si decide, ovvero la discussione non attiene al se la cosa si fa oppure no; o meglio, da qui a dicembre lei ha detto che valuterete se farla, ma nel momento in cui ha fissato, almeno io la leggo così, uno spartiacque tra chi in sede istituzionale ha firmato e chi no, insomma, ha messo un distinguo ben preciso.

Quindi, ahimè, contrariamente a quello che avevo detto io, ovvero che tra sei mesi ci affacceremo di nuovo, temo che disturberemo nuovamente sul punto l'assessore Donini verso novembre per avere un po' un check nell'avanzamento di informazioni, perché pure di buonsenso ci pare la precisazione che lei ha indicato nella seconda condizione, subordinando alla quale se si può realizzare o no l'opera, ovvero se si realizza un'effettiva decongestione del traffico su Bologna. Questo è un tema che era un po' sfumato nelle precedenti gestioni come quasi a darlo per implicito, invece ci pare estremamente interessante il fatto che si torni a mettere la palla al centro, ovvero: realizzare l'opera se e nella misura in cui è utile, perché farla per farla - ed è il motivo per cui Forza Italia fino ad oggi non si è espressa con convinzione né in un senso, né nell'altro - oggettivamente non è utile.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Bignami.

 

OGGETTO 736

Interpellanza circa il "Polo del Soccorso" riguardante la Val Conca. A firma del Consigliere: Alleva

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Soncini): Risponde per la Giunta l'assessore Gazzolo.

La parola al consigliere Alleva.

 

ALLEVA: Grazie, presidente. Si tratta fondamentalmente di un sollecito. Da molti anni vi è il consenso sull'opportunità di questo Polo del Soccorso, di questa costruzione polifunzionale, ma un insieme di ritardi e recentemente l'atteggiamento di defezione di Romagna Acque sembrano aver rimandato ancora una volta in alto mare il progetto, quindi chiediamo che anche da parte della Regione si svolga un'opera di sollecito per la rapida conclusione.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Alleva.

Assessore Gazzolo, a lei la parola.

 

GAZZOLO, assessore: Grazie, presidente. Il distaccamento dei Vigili del fuoco di Cattolica nasce come presidio stagionale già prima del 2000, come diceva il consigliere, e viene decretato sede permanente nel 2005 in virtù della posizione ritenuta strategica per gli interventi di soccorso sia nella zona a sud della provincia di Rimini che in quella a nord della provincia di Pesaro. Da allora viene utilizzata quale sede di servizio, a titolo puramente gratuito, una porzione di un immobile di proprietà comunale sito nel pieno centro abitato di Cattolica.

In considerazione dei manifesti limiti funzionali e logistici di tale sede rilevati dai Vigili del fuoco e dell'esigenza avvertita dalle istituzioni locali della realizzazione di un'unica struttura dove potessero trovare collocazione i diversi enti che concorrono al soccorso (i Vigili del fuoco, la Protezione civile, la Croce Rossa), il Ministero dell'Interno - Dipartimento dei Vigili del fuoco, del Soccorso pubblico e della Difesa civile ha redatto un primo progetto preliminare per la realizzazione di un fabbricato polifunzionale da adibire a sede distaccata dei Vigili del fuoco, del Centro operativo misto di Protezione civile e della sede della Croce Rossa Italiana, che per ragioni di compatibilità finanziaria non è risultato possibile realizzare.

Condivido, come afferma il consigliere Alleva, che il Polo del Soccorso sia un progetto di indubbia utilità considerato che l'attuale sede del distaccamento permanente dei Vigili del fuoco di Cattolica (operante ormai con un organico completo di 28 unità che assicurano i quattro turni di servizio sulle 24 ore) è ubicato all'interno di un immobile di proprietà comunale che non risulta più adeguato per la mancanza sia di spazi per la formazione e l'addestramento, sia di ambienti per il ricovero delle attrezzature degli automezzi; che nel nuovo documento di riordino del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco è stata confermata la strategicità del distaccamento di Cattolica, che oltre ad operare nel territorio di ben 12 comuni della provincia di Rimini, effettua interventi di soccorso anche nei comuni della limitrofa provincia di Pesaro-Urbino; che il Comitato locale della Croce Rossa presso il Comune di Cattolica ha manifestato la necessità di avere maggiori spazi per il dislocamento dei propri automezzi da adibire al servizio di assistenza sanitaria nei comuni di Cattolica, Misano, San Giovanni in Marignano e nei comuni della Valconca; che il territorio, caratterizzato da una popolazione residente di oltre 112 mila abitanti, manifesta da tempo l'esigenza che venga realizzato un centro di coordinamento delle eventuali emergenze di protezione civile che si dovessero verificare nell'ambito del comprensorio della Valconca, con particolare riferimento alla stagione estiva durante la quale la presenza nei soli comuni rivieraschi supera i 2 milioni di persone.

Nel mese di giugno 2015, pertanto, la Prefettura di Rimini ha trasmesso una bozza di nuovo accordo preliminare tra Ministero dell'Interno e Regione Emilia-Romagna, Croce Rossa Italiana, Unione dei Comuni della Valconca, SIS Spa e Società delle Fonti Ospedaliera, finalizzato ad attivare un progetto di cooperazione interistituzionale volto a realizzare azioni aggiuntive e coordinate in materia di soccorso alla popolazione che insiste nel vasto comprensorio della Valconca. Allo scopo verrà previsto l'uso di parte degli immobili delle società SIS Spa e Romagna Acque - Società delle Fonti Spa con le relative pertinenze facenti parte del complesso presso l'invaso del fiume Conca, da destinare a sede del distaccamento dei Vigili del fuoco di Cattolica, del Comitato locale della Croce Rossa di Cattolica e del Centro operativo intercomunale di Protezione civile della Valconca.

La Regione Emilia-Romagna è impegnata, nei limiti delle disponibilità di bilancio, a sostenere l'iniziativa sopra descritta per le ragioni che prima richiamavo, anche nell'ambito di un prossimo programma regionale di potenziamento delle strutture di Protezione civile che verrà approvato entro il prossimo mese di settembre.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, assessore Gazzolo.

Consigliere Alleva, ha sette minuti, prego.

 

ALLEVA: Grazie, presidente. L'intenzione mi soddisfa, il giudizio è comune, però il timore delle popolazioni interessate è che ancora una volta, o per mancanza di liquidità, speriamo di no, o per altri problemi burocratici, si continui a rinviare di anno in anno la realizzazione di quest'opera su cui tutti concordano.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Alleva.

 

OGGETTO 786

Interpellanza circa la tutela dei lavoratori e della produzione ceramica dello stabilimento di Borgotaro della multinazionale turca Kale Group. A firma del Consigliere: Alleva

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Soncini): Risponde per la Giunta il sottosegretario Rossi.

La parola al consigliere Alleva per l'illustrazione.

 

ALLEVA: Grazie, presidente. In fondo, ci risiamo. Mi dispiace dover sempre intervenire su questi temi, ma qualcuno deve farlo. Anche questa volta abbiamo 122 lavoratori a Borgotaro che pagano le false promesse di imprese multinazionali che, con atteggiamento predatorio, acquistano imprese italiane non per ristrutturarle e rilanciarle, ma fondamentalmente per utilizzarne il marchio e chiuderle. È quello che è avvenuto anche in questa vicenda.

Una multinazionale turca operativa nel settore ceramico ha acquisito alcune imprese, tra cui una in Borgotaro, e ha presentato, prima, un piano di ristrutturazione, il quale prevedeva, bensì, la chiusura di alcune unità produttive, ma il rilancio e lo sviluppo di altre, quindi un piano di ristrutturazione di un'organizzazione di tipo classico, salvo che, poi, all'improvviso, è emersa la verità, cioè che non le interessava affatto rilanciare e aumentare la produzione dello stabilimento di Borgotaro. I lavoratori vanno immediatamente in mobilità e i marchi restano alla multinazionale che continuerà a servire con quei marchi il mercato italiano, ma naturalmente il come e il dove della produzione resterà abbastanza misterioso. Ai lavoratori resta ovviamente la cassa integrazione in deroga fino a quando ci sarà, perché al 31 dicembre di quest'anno scomparirà.

Noi chiediamo che la Regione voglia affrontare con la massima energia questa situazione anche in considerazione del fatto che l'assunzione di impegni di ristrutturazione da parte di imprese, imprese straniere, imprese italiane, non può essere un flatus vocis. Questi non sono impegni latamente e larvatamente politici, sono anche degli impegni giuridici, sono contratti in favore di terzo quando si parla dell'avvenire dei lavoratori, della conservazione del loro posto di lavoro e, in quanto tali, l'ho detto prima, fonte di responsabilità. Quindi la Regione, che di questi accordi è normalmente parte, ha tutto il diritto di chiedere clausole penali per la loro inadempienza, cioè clausole di programmazione e standardizzazione delle responsabilità, altrimenti noi vedremo ripetersi senza fine questa scena, questa delusione che veramente sta, a mio parere, anche perché di queste cose mi occupo non soltanto come consigliere, vedendo una crescente sfiducia nel mondo del lavoro nella capacità di intervento degli enti pubblici e in particolare della Regione.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Alleva.

La parola al sottosegretario Andrea Rossi.

 

ROSSI Andrea, sottosegretario alla Presidenza della Giunta: Grazie, presidente. Consigliere Alleva, è ben presente nella Giunta della Regione Emilia-Romagna la responsabilità sociale che le imprese del nostro territorio devono avere, a partire anche da soggetti come la Kale Group che vengono ad investire in Italia. La responsabilità sociale per i lavoratori e l'impegno che si cerca di mettere in campo ovviamente è massimo, anche in trattative non semplici come quella che adesso andrò a ripercorrere, che è iniziata con l'inizio di giugno.

Stiamo parlando della procedura di mobilità dei 122 lavoratori di Kale Italia di Borgotaro. E' stato convocato in data 11 giugno 2015 l'incontro del tavolo istituzionale, al quale erano presenti il Comune di Borgotaro, la Provincia di Parma, i rappresentanti sindacali di categoria dei lavoratori nonché i rappresentanti della proprietà turca e Confindustria Ceramiche. In quella sede è stata formalizzata la richiesta di ritiro della procedura di mobilità e annunciata la disponibilità della Regione Emilia-Romagna ad intervenire con gli ammortizzatori sociali in deroga per consentire di guadagnare tempo e un tentativo di rilancio del sito produttivo dello stabilimento di Borgotaro di Kale Italia. Al termine dell'incontro è stato siglato un verbale nel quale i rappresentanti dell'azienda si sono impegnati a trasferire la proprietà del Gruppo Kale come da proposta avanzata dalla Regione. Il nostro obiettivo, quindi, è stato fin dall'inizio quello di salvaguardare l'occupazione, ma anche salvaguardare un sito produttivo molto importante per il territorio della Val di Taro. La proposta e la disponibilità della Regione andavano in questa specifica direzione.

Nella giornata del 21 luglio l'azienda ha ritirato la procedura di mobilità e si è giunti ad un accordo per la richiesta di cassa integrazione in deroga per i prossimi cinque mesi che potrà interessare tutti i lavoratori, operai e impiegati, del Gruppo: un risultato raggiunto dal tavolo istituzionale per la crisi dello stabilimento in Val di Taro. All'incontro convocato dalla nostra Regione erano presenti i rappresentanti del Comune di Borgotaro, i rappresentanti sindacali di categoria dei lavoratori, i rappresentati del Gruppo aziendale e i rappresentanti di Confindustria Ceramica. In quella sede ci si è espressi, quindi, favorevolmente sull'atto di accordo tra la direzione aziendale in Italia e le rappresentanze sindacali, cosa che ha permesso, quindi, la firma della cassa integrazione in deroga.

Considerato il protrarsi della situazione di crisi aziendale e l'esigenza di continuare ad utilizzare strumenti di sostegno al reddito al fine di evitare ripercussioni che potrebbero determinare l'impossibilità del mantenimento dell'attuale organico aziendale, si è convenuti alla richiesta di cassa integrazione in deroga secondo quella che è la normativa vigente. Durante il periodo di cassa integrazione in deroga l'azienda potrà, quindi, aprire procedure di mobilità volontaria con risoluzione del rapporto di lavoro a seguito di sottoscrizione di accordi di non opposizione al licenziamento. Le parti che hanno partecipato a questo tavolo si incontreranno ancora nelle prossime settimane presso l'Assessorato delle attività produttive per verificare i contenuti del presente accordo sottoscritto a metà luglio.

Consideriamo, quindi, significativo e non scontato il risultato dell'intesa, sottolineando anche il ruolo importante del lavoro congiunto delle istituzioni locali, dei consiglieri regionali e del Governo, che ha sollecitato anche la proprietà turca affinché rivedesse la sua posizione e si arrivasse ad un accordo che può permettere di salvaguardare sia l'occupazione, sia un sito produttivo molto importante per il territorio. Fondamentale, inoltre, è stato il ruolo delle organizzazioni sindacali e delle RSU che con la direzione aziendale hanno posto le basi dell'accordo sottoscritto. L'auspicio comune è che questi mesi siano utili per l'individuazione di soluzioni idonee per la ripresa della produzione e il rilancio dello stabilimento nella Val di Taro.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, sottosegretario Andrea Rossi.

Consigliere Alleva, ha quattro minuti, prego.

 

ALLEVA: Grazie, presidente. Purtroppo di accordi come quello da lei riferito ne abbiamo visti centinaia in questi anni e altro non sono che il viatico per la realizzazione dell'obiettivo di rapina delle imprese che dicevo prima. È chiaro che l'ammortizzatore sociale, quello, poi, offerto dalla Regione, la cassa integrazione in deroga, è esattamente dell'anestetico che consente di realizzare un po' per volta l'obiettivo finale della liquidazione dell'attività produttiva della fabbrica. Io non ritengo che la firma di questi accordi costituisca un successo, questi accordi sono solo un modo di allontanare di poco l'esito peggiore e questo lo dico sulla base di un'esperienza di molti anni. Bisogna pensarci prima in qualche modo e non capisco quale sia la timidezza delle organizzazioni sindacali e della Regione nel richiedere, nel momento alto di queste trattative, cioè al momento del primo accordo, quello in cui si promettono mari e monti, in cui si fanno previsioni e programmi di investimento occupazionale che da questo accordo dovranno derivare, ad esempio una garanzia di occupazione, che so, triennale o quadriennale per i lavoratori. Almeno a quel punto ci sarebbe un'effettiva controspinta perché sarebbe una controspinta giustiziabile da parte dei lavoratori alle organizzazioni datoriali, specialmente alle multinazionali, per far finire la questione nel solito, vecchio, spiacevole modo.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Alleva.

 

OGGETTO 773

Interpellanza circa le azioni da attuare per contrastare l’infiltrazione mafiosa sul territorio regionale, con particolare riferimento al coinvolgimento della cittadinanza ed al territorio di Crevalcore. A firma del Consigliere: Bignami

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Soncini): La parola al consigliere Bignami.

 

BIGNAMI: Grazie, presidente. La presente interpellanza prende spunto da un episodio, noto anche ad altri colleghi di quest'aula, riguardante una riflessione che è stata avviata sul territorio di parte del cratere che ricade nel territorio bolognese in ordine alle modalità con cui viene trattata l'attenzione che alcuni cittadini hanno riservato in ordine alla presenza possibile di infiltrazioni mafiose nel territorio bolognese, in particolar modo nel territorio di Crevalcore. Nella lunga interpellanza in ordine al dettaglio di riferimenti giornalistici, link, articoli abbiamo voluto rappresentare che in quel territorio, territorio fertile, almeno pare, trovano luogo alcune attività che risulterebbero essere - il condizionale è d'obbligo perché è chiaro che non si deve scivolare in pericolose condanne precostituite - che parrebbero essere collaterali, se non peggio, al mondo 'ndranghetista o comunque mafioso.

In questo senso ci aspetteremmo da parte di un'Amministrazione attenta una forte azione di coinvolgimento rivolta in favore di quei cittadini... qui cito il caso di un cittadino che ha rappresentato, evidentemente perché informato dei fatti, il rischio che anche nel territorio crevalcorese vi fosse una pesante infiltrazione della 'ndrangheta e ha trovato invece come reazione da parte del Comune la minaccia di una querela, quasi che... e abbiamo già visto, purtroppo, cose simili in altri Comuni, cito il Comune di Brescello, di cui parlò il collega Delmonte se non ricordo male, in cui il sindaco, negando l'esistenza e la presenza di 'ndranghetisti, diceva: "sarò un cretino, ma non me ne sono mai accorto". Non vorremmo trovarci nella stessa situazione, cioè di un sindaco che magari dice anche questo, e ci interesserebbe il giusto, salvo poi accorgerci che le pesanti infiltrazioni rappresentate su questo territorio nell'interpellanza hanno un riscontro e un fondamento.

E allora io ritengo, è questo il sunto dell'interpellanza, che la Regione debba promuovere, come fa già in altre iniziative votate anche in quest'aula, tutto il coinvolgimento possibile della cittadinanza perché si pervenga ad un'azione di coinvolgimento, di incoraggiamento e di sollecitazione in favore di quei cittadini che trovano l'energia e la forza - non voglio dire il coraggio perché non credo che questo manchi nel tessuto civico, ma se necessario, diciamo anche il coraggio - di denunciare la presenza di infiltrazioni mafiose. Invece quando un cittadino dice: "secondo me qui abbiamo delle infiltrazioni mafiose" - spero di non fare un torto, ma la collega Piccinini sa bene a quale episodio mi riferisco perché anche lei intervenne autorevolmente sulla vicenda - e la risposta del sindaco è che minaccia querela, beh, io credo che un cittadino poi si senta un po', e uso le parole utilizzate da questo stesso cittadino, intimidito dal fatto che laddove lui denuncia la presenza di infiltrazioni, il sindaco dice: "se lo dici ancora, ti querelo". Questo, secondo me, è non solo sbagliato, ma anche pericoloso e richiede e necessita di una presa di posizione importante in sede istituzionale, non per dire che il sindaco ha sbagliato perché questo non è ciò che cerchiamo, ma per dire ai cittadini: se avete situazioni, denunciatele perché è proprio sull'omertà, sulla collusione, sulla corruzione che si fondano i pilastri dell'insediamento mafioso e 'ndranghetista in qualsiasi territorio, anche il nostro.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Bignami.

La parola per la risposta da parte della Giunta all'assessore Mezzetti.

 

MEZZETTI, assessore: Grazie, presidente. Rispetto alla vicenda ricostruita dal consigliere Bignami la Giunta è a conoscenza di quanto è stato riportato da quanto apparso sui media locali e in generale la Giunta esprime, come ha sempre fatto, preoccupazione e presta grande attenzione per le denunce di infiltrazione della criminalità organizzata nel tessuto economico e sociale del territorio, anche quando queste vengono dai singoli cittadini.

Proprio il sisma emiliano del 2012, che ha purtroppo toccato pesantemente anche il territorio di Crevalcore, ha evidenziato l'esigenza, per la Regione Emilia-Romagna, di una forte accelerazione nell'adozione di strumenti normativi idonei a consentire la ripresa delle attività in tempi il più possibile celeri, ma nel rispetto di ogni principio di legalità. A questo proposito vorrei ricordare il Protocollo di legalità firmato fra le diverse parti e soggetti istituzionali il 27 giugno 2012. Le strutture tecniche di riferimento hanno operato e operano in raccordo costante con il Ministero dell'Interno, con il GIRER (Gruppo Interforze Regione Emilia-Romagna) costituito proprio per l'occasione e con le Prefetture regionali.

In materia di controllo antimafia l'attività si è svolta all'interno di un complesso quadro normativo comprendente, tra l'altro, appunto, il Protocollo di legalità tra Regione Emilia-Romagna, Prefetti e Ministero dell'Interno, la creazione delle cosiddette white list con decreto-legge n. 74/2012 che istituisce elenchi di fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori e le linee guida CASGO (Comitato Alta Sorveglianza Grandi Opere) approvate nel 2012.

A tale proposito occorre ricordare sempre, al di là di facili demagogie - che non sono sue, consigliere, per intenderci, sono luoghi comuni che sentiamo ricorrere spesso nel dibattito - che, come ho già detto altre volte in quest'aula, se c'è una realtà in cui siamo riusciti a contenere il tasso di penetrazione delle imprese inquinate o addirittura legate in qualche modo dalla criminalità organizzata è stata proprio l'esperienza del terremoto, laddove su 1515 imprese impegnate nella ricostruzione oggetto di attenzione antimafia da parte delle Prefetture, soltanto 9 di queste hanno ottenuto un'interdittiva, ossia poco più dello 0,6 per cento, che è meno del tasso fisiologico che potremmo registrare in qualunque altra parte del territorio regionale e non, rispetto alla presenza di imprese inquinate, a dimostrazione che il sistema di controllo a cui ha contribuito la Regione Emilia-Romagna pare essere stato in grado di garantire una reale ed efficace barriera alle infiltrazioni criminali delle imprese mafiose.

Naturalmente rimane forte l'impegno a non abbassare la soglia di attenzione - non ci può far stare tranquilli quanto abbiamo fatto finora, anzi, dobbiamo accentuare e, infatti, va in questa direzione l'impegno che abbiamo assunto dalla costituzione della Consulta per la legalità e la definizione di un Testo unico di cui abbiamo già discusso in quest'aula - rispetto a questo pericolosissimo fenomeno di infiltrazioni, se non quando addirittura di radicamento, della criminalità organizzata nel nostro territorio.

Con riferimento alla vicenda in oggetto, la Giunta regionale dico francamente che non ritiene di dover esprimere un giudizio rispetto alle dinamiche di comunicazione che interessano il sindaco e uno dei cittadini residenti, soprattutto quando la conoscenza di queste è solo a mezzo stampa. Ma, come ho capito dal consigliere Bignami, non ci si chiede un atto di censura, ma un atto di assunzione di consapevolezza e io credo che, infatti, certamente siamo favorevoli come Giunta al coinvolgimento di tutti i cittadini in attività di prevenzione della criminalità organizzata e mafiosa nel territorio regionale.

Va specificato, infatti, che le competenze di una Regione, come di qualunque altro ente locale o istituzionale, non sono né giudiziarie, né inquirenti, come ho più volte detto, e dunque oltre che incoraggiare e sostenere il dovere civico della denuncia nei confronti delle autorità competenti, il coinvolgimento dei cittadini per la Regione Emilia-Romagna deve essere inteso prioritariamente come promozione della partecipazione dei cittadini in attività di natura preventiva, quindi anche quella della denuncia eventualmente, ma oltre questo, anche come mobilitazione della società civile, interventi culturali e formativi, seminari tematici, costituzione di centri per la legalità, recupero e riutilizzo dei beni confiscati. Non va mai dimenticato, infatti, che l'insediamento delle mafie si rende più agevole laddove la società civile è poco informata, poco consapevole e poco coinvolta. Raccogliere, dunque, informazioni, sollecitare conoscenze e divulgarle ai cittadini e da parte dei cittadini e alle istituzioni e da parte delle istituzioni è dunque di estrema importanza e anche su questa direttrice si sono orientati gli interventi sostenuti dalla Regione Emilia-Romagna. Voglio ricordare che proprio in questi giorni abbiamo concluso 25 accordi di programma con relativi Comuni e Unioni di Comuni che vanno proprio in questa direzione.

La Giunta condivide con il consigliere Bignami la preoccupazione per il rischio di infiltrazioni criminali e non solo nel territorio di Crevalcore o nell'intera zona del cratere, ma in tutto il nostro territorio quando non addirittura in tante altre regioni del Centro-Nord del nostro Paese. Per tale ragione la Regione ha avviato un percorso di cooperazione istituzionale con altri enti, in primo luogo con il sistema delle autonomie locali, con le associazioni imprenditoriali, con il sistema scolastico e in particolare con gli organi che hanno competenze in materia di contrasto e repressione della criminalità organizzata e si dichiara disponibile, come del resto ha sempre fatto, ad esplorare forme di supporto alle amministrazioni locali al fine di contrastare con rigore il rischio di radicamento di fenomeni criminali di stampo mafioso nel territorio con il massimo coinvolgimento possibile da parte dei cittadini. D'altronde la legge n. 3/2011 richiama proprio nel titolo, oltre che la legalità e la prevenzione alla criminalità organizzata, la diffusione della cultura della cittadinanza responsabile. Credo che fra questi doveri di cittadino responsabile ci sia, appunto, anche quella della denuncia, che va sempre accolta e ovviamente filtrata con attenzione, ma accolta.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, assessore Mezzetti.

Consigliere Bignami, ha quattro minuti, prego.

 

BIGNAMI: Grazie, presidente. Spero che finisca in fretta questo Consiglio perché anche su alcune cose che dovremo dire dopo, in sede di dibattito sull'oggetto 751, mi toccherà dare atto alla Giunta di aver operato con uno spirito costruttivo che giudichiamo positivamente e analogamente devo esprimere... "devo" nel senso che per onestà intellettuale riconosco all'assessore Mezzetti di aver risposto puntualmente alle indicazioni e dichiariamo la nostra soddisfazione rispetto ai quesiti posti.

Lo dico ovviamente con ironia che spero che finisca presto questo Consiglio perché in realtà diamo atto al presidente Bonaccini che rispetto alla precedente Giunta - e l'assessore Mezzetti che ne faceva parte probabilmente ha anche presente a cosa faccio riferimento - c'è una capacità di dialogo e di confronto - che devo dire che con lui c'è sempre stata - superiore che ci consente, pure in un ruolo rigorosamente e per noi anche orgogliosamente di opposizione al centrosinistra, di essere se non altro interlocutori attivi anche nella valutazione di fatti come quello testé rappresentato, rispetto al quale anche su questo, ai fini del verbale, rappresentiamo la nostra soddisfazione per la risposta dell'assessore Mezzetti.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Bignami.

 

OGGETTO 751

Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante: «Riforma del sistema di governo regionale e locale e disposizioni su Città metropolitana di Bologna, Province, Comuni e loro Unioni» (13)

(Continuazione discussione ed esame articolato)

 

PRESIDENTE (Soncini): Riprendiamo la discussione generale sull'oggetto.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bignami. Ne ha facoltà.

 

BIGNAMI: Grazie, presidente. Non ruberò molto tempo nell'intervento perché in realtà già in Commissione abbiamo realizzato un dibattito ampio, penso anche in qualche maniera interessante, che scaturisce dalla decisione del gruppo di Forza Italia di presentare 120 emendamenti con la finalità di incidere in un tessuto legislativo che ritenevamo e riteniamo ancora carente sotto alcuni punti di vista, ambizioso al limite della spregiudicatezza sotto altri, e che comunque rischia di poco attagliarsi rispetto a quel quadro di riforma costituzionale che nei prossimi giorni, nelle prossime settimane dovrebbe trovare il secondo assenso. Vedremo se il PD, con l'ex collega di partito Verdini e insieme agli uomini che Consentino gli porta, riuscirà a trovare - trovo singolare che oggi questi uomini vengano indicati come salvatori della patria mentre prima erano una sorta di Belzebù, però questo esula dal tema - un approdo in sede costituzionale capace di tradurre in legge costituzionale le proposte di modifica attualmente evase dalla Camera.

Perché dico questo? Perché l'oggetto 751 in discussione costituisce un elemento che oggi poco si inserisce... e in questo senso noi avevamo già avanzato delle richieste finalizzate a valutarne la costituzionalità con ovviamente Costituzione attuale, a Costituzione invariata, proprio perché a nostro giudizio ci sono degli spigoli, dei margini che si spingono fuori dallo stretto perimetro che oggi la Costituzione ci consegna. Devo dire che a complicare il quadro è intervenuta una legge, la Delrio, che se l'avesse fatta il centrodestra, i sindacati ci avrebbero inseguito almeno fino al confine perché dice delle robe inenarrabili e fa delle cose inconcepibili, di cui in larga parte il punto di caduta è, appunto, a livello regionale, primo fra tutti il tema dell'abolizione delle Province, o meglio, del superamento dell'istituto delle Province nella prospettiva di riforma costituzionale che prima richiamavo, con una sorte ingrata per i dipendenti (intorno ai 4 mila nella nostra Regione) che in realtà si trovano oggi privi di funzioni, non dico a girarsi i pollici, ma quasi, ma soprattutto anche privi di stipendio, senza certezza per l'avvenire.

La Regione Emilia-Romagna, con una scelta coraggiosa, vogliamo definirla così, ha deciso non solo di affrontare il tema della ridistribuzione del personale, ma di realizzare un riassetto anche nell'organizzazione di alcuni soggetti (penso alle Agenzie, penso all'AIPo, penso all'ambiente, penso all'Agenzia per il lavoro), che non è ovviamente una revisione ponte, per usare le espressioni del collega Foti, ma riteniamo che sia un approdo definitivo perché riteniamo che sulle Agenzie e sulla ridistribuzione di una serie di funzioni e materie difficilmente si andrà a muovere il quadro che è stato costruito, mentre sicuramente sono provvisorie, per espresso richiamo dell'assessore Petitti e del presidente Bonaccini, le norme e la parte dell'articolato che riguardano l'assetto istituzionale.

È su questo che maggiormente si è concentrata la volontà di confronto, di dialogo anche serrato, oserei dire quasi notturno se qualcuno non pensasse male, con la maggioranza in ordine alla volontà di apportare dei miglioramenti, che, ahimè, non hanno trovato grande riscontro negli emendamenti formulati dal nostro gruppo, tolto uno, credo tutti bocciati, cosa che ci ha indotto a non ripresentarli in aula per voler concedere una linea di credito e di fiducia - non la prima - all'assessore Petitti sulla costruzione di un percorso condiviso proprio nella prospettiva e nell'orizzonte di cui dicevo di un rimaneggiamento, di una riscrittura, chiamiamola più propriamente "ridefinizione" di questa legge in vista del varo della nuova Costituzione e del conseguente aggiornamento che dovrà essere dato al quadro legislativo nazionale e quindi anche a quello regionale.

Sono quattro gli architravi su cui noi abbiamo alimentato il confronto con la maggioranza. Alcuni di essi erano già patrimonio della proposta politica che la maggioranza ha posto a fondamento dell'intelaiatura della legge, ovvero il superamento del policentrismo proveniente dalla precedente Amministrazione, che è però in una qualche maniera conseguenza necessaria dell'affermazione della Città metropolitana come punto costituzionale nel nuovo articolo 117 a discapito delle Province, che invece non trovano più copertura e dignità costituzionale, quindi è nei fatti nella nuova Costituzione questo nuovo assetto. Però un policentrismo che deve essere superato anche con scelte di attribuzioni concrete nelle deleghe e nell'esercizio delle funzioni, con una differenziazione profonda fra i nuovi soggetti istituzionali che verranno chiamati ad operare. In questo la nostra istanza è stata accolta, condivisa e in buona parte autonomamente portata avanti dalla maggioranza che in più sedi ha ribadito l'esigenza di superare il policentrismo, che a nostro modo di vedere ha causato anche un ritardo nella creazione di un sistema economico regionale che oggi segna il passo.

La capacità, proprio fondandosi su queste differenziazioni - e questo è il secondo punto - di realizzare la più elevata omogeneizzazione nell'erogazione dei servizi, nella definizione delle procedure, nel definire e stabilire le norme tecniche e di realizzazione delle procedure burocratiche sottese (penso al SUAP, alla revisione della legge n. 20, alle procedure di base, ai regolamenti comunali che devono essere adottati dagli enti locali a seguito anche della riforma di questa legge), che non devono portare ad una parcellizzazione pulviscolare in ragione della quale, come ci insegna la Scuola di Chicago, ogni burocrazia rivendica un pezzettino di potere per poter così agire sullo scenario rendendosi interlocutore indispensabile nel gioco istituzionale e soprattutto nell'erogazione di servizi, ma la capacità della Regione deve essere quella di avocare a sé l'esercizio complessivo di queste funzioni con l'individuazione di tutta una serie di scelte soprattutto nell'individuazione dei livelli ottimali di gestione dei servizi che poi devono trovare nella ricaduta sul territorio un'attuazione omogenea di semplificazione - semplificazione per i cittadini, non per gli uffici - e di unitarietà nell'individuazione dei meccanismi di governo e delle procedure e delle funzioni burocratiche. Anche questo è un elemento emerso in maniera molto chiara e molto netta nelle udienze conoscitive, che già la maggioranza anche in sede di relazione aveva recepito.

Poi ci sono, però, altri due aspetti, due altri punti che ho colto, ma in maniera un po' più sfumata, da parte della relatrice Zappaterra, che ringrazio, in ordine alle istanze formulate da Forza Italia su un tema che è quello della costruzione delle regole, ovvero: esistono le Commissioni, esiste l'ANCI, esiste il CAL, esiste tutta una serie di strumenti. Il CAL, direi, efficacemente descritto dal capogruppo Foti, ovvero un organo molto efficiente a voler pensare bene, un po' troppo distratto a voler pensare male; l'ANCI che ci pare essere oggi un soggetto che corre su un binario autonomo rispetto all'interlocuzione con la Regione; le Commissioni che conoscono un limite implicito, ovvero, come è naturale che sia, vi possono partecipare soltanto i soggetti che hanno rappresentanza consiliare, in particolar modo i commissari. È per questo che noi abbiamo chiesto... e lo torniamo a chiedere con forza e pongo il tema all'attenzione dell'assessore Petitti perché questo e quello successivo sono i punti dirimenti che caratterizzeranno la nostra modalità di voto, che, devo dire la verità, su alcuni punti sarebbe favorevole, su altri sarebbe contraria, per cui oggi ci troviamo in una posizione di baricentro, ma anche in base alle risposte ci orienteremo.

Il primo di questi punti è l'apertura di due tavoli istituzionali da realizzarsi con l'assessore, nelle forme e nei modi che riterrà, con la partecipazione dei tecnici, ma aperto anche agli amministratori locali, che sono tanti, che non hanno una connotazione politica, partitica ancor meno e che proprio per questo non possono né vogliono conferire il loro patrimonio, conoscenza ed esperienza ad una parte politica che è il centrodestra, con cui magari non si trovano a livello nazionale forse più che locale, ma neppure vogliono apparire omogenei al centrosinistra perché sono stati, a volte, portatori di un progetto riformatore e innovatore sul territorio, quindi oggi sono esclusi da questi circuiti perché né nell'ANCI, né nel CAL trovano rappresentanza perché non rientrano nel gioco politico.

Guardate che dietro questo ragionamento è sotteso un tema molto più complesso che in realtà è un po' l'olio che fa funzionare il meccanismo dell'oggetto 751 e di quelli che ne conseguiranno. Oggi noi vediamo che larga parte dell'assetto istituzionale, dell'architettura istituzionale creata dall'oggetto 751 si fonda su un presupposto che è quello della omogeneità politica, ovvero tutto il gioco delle intese passa dall'idea che il colore politico tra Regioni, Province, Aree vaste, Città metropolitane e Comuni sia il medesimo. Il fatto è che oltre a non essere così, c'è chi lavora perché in futuro non sia così e, se ci permetterete, noi cercheremo di lavorare alacremente nel tentativo di arricchire il dibattito democratico anche con Amministrazioni che non sono omogenee politicamente al Partito Democratico. Quindi già in prospettiva uno potrebbe sollevare delle eccezioni in ordine alla tenuta se non si inserisce, se non si inocula anche questo elemento della disomogeneità. Ma anche senza guardare in prospettiva, già oggi le tantissime liste civiche che non si richiamano a nessuno schieramento politico perché magari trasversali, e sono davvero tante, sono escluse da un progetto e da un processo di partecipazione perché non si rivolgono al centrodestra perché magari non trovano corrispondenza nei partiti di centrodestra, non si rivolgono al centrosinistra per lo stesso identico motivo.

Per questo riteniamo indispensabile la creazione di due tavoli istituzionali che accolgano, con modalità da concordare, anche questi contributi senza costringere questi sindaci a mettersi una casacca addosso perché tanto non lo farebbero a costo di rimanere esclusi da questi processi, che in realtà, in una sorta di piramide ribaltata, pongono a fondamento i sindaci stessi, i quali devono avere l'umiltà, il coraggio, il senso di responsabilità per conferire alle Unioni, alle Province o alle Città metropolitane le funzioni necessarie per far andare avanti il Comune. E allora i due tavoli devono essere, uno, per la Città metropolitana, che è, come dicevamo al primo punto, elemento differente dalle Aree vaste, il secondo, per le Aree vaste. In quella sede ci si confronterà, si dibatterà, si potranno portare i propri contributi, poi magari non si troverà una sintesi, ma almeno si è cercato di arricchire questo confronto.

Facciamo un esempio concreto - ed è il secondo punto su cui abbiamo trovato una tenue apertura, ma probabilmente è anche colpa nostra, però ovviamente non siamo ancora intervenuti in dibattito e quindi neppure potevamo farlo prima della relazione della relatrice - prendiamo un esempio concreto: la legge n. 21/2012, con una battaglia che si è consumata in aula, fissava come condizione unica l'esercizio associato con conferimento di funzioni alle Unioni che dovevano esistere sulla base del perimetro di riconoscimento che la legge n. 21 operava. Nella battaglia, che ha portato anche dei Comuni e delle Unioni a fare dei ricorsi in sede di TAR che poi sono andati in Consiglio di Stato e quant'altro, è poi emerso che la legge nazionale, in realtà, dava due possibilità: il conferimento e la convenzione, e allora la legge n. 21 ha recuperato l'elemento della convenzione inserendolo in legge, ma di fatto non praticandolo pressoché mai. I decreti con cui si è dato poi corso al riconoscimento, per legge n. 21, alle Unioni sono arrivati al paradosso che alcune Unioni (penso ad alcune Unioni nel Parmense, ad alcune Unioni nel Bolognese) non sono state riconosciute dalla Regione nell'ambito della legge n. 21. Ne è conseguito - mi dispiace che non ci sia la presidente Saliera perché ben conosce la materia e quindi sa bene anche a cosa mi riferisco - uno scontro politico anche molto forte e si è affermato un principio in base al quale quelle Unioni che non erano riconosciute dalla legge n. 21 non avevano più finanziamenti, non avevano finanziamenti sul dissesto idrogeologico, non avevano finanziamenti sulla deforestazione, non avevano finanziamenti sull'esercizio di funzioni basilari sottese, sempre dalla legge n. 21, all'esistenza delle Unioni.

In questo senso, lo dico con franchezza, l'apertura con l'articolo 6-bis di ulteriori forme, nei medesimi distretti... (perché da lì è l'origine del male; noi avevamo presentato un emendamento con cui si chiedeva di superare il parallelismo tra distretti, unioni e ambiti); con l'articolo 6-bis si dice: è possibile che esistano nel medesimo distretto, anzi, anche nel medesimo ambito, più Unioni riconosciute, a patto che ricorrano determinate eccetera. Questo è stato un segnale di apertura per noi molto importante e riteniamo elemento condizionante per orientare non solo il nostro voto, ma anche l'atteggiamento... perché è evidente che la decisione di non depositare 120 o 130 emendamenti, termine che si precluderà con la chiusura della discussione generale, non ci vieta poi di rendere la pariglia, come si dice, alla prima occasione, però oggi noi non presenteremo quegli emendamenti perché ci aspettiamo che l'assessore Petitti affermi con chiarezza un punto ovvero: che queste Unioni (e mi riferisco per la precisazione alla Città metropolitana di Bologna) possano trovare riconoscimento, una volta approvato il prossimo piano di riordino istituzionale anche nella Città metropolitana, possano trovare un riconoscimento e una legittimazione ai sensi della legge n. 21. Preciso: ai sensi della legge n. 21, perché il paradosso è che in realtà queste Unioni oggi trovano già legittimazione nel fatto che mentre parliamo in questa sede, in Comune a Bologna stanno votando la convenzione tra Città metropolitane e Unioni di Comuni e ci sono Unioni di Comuni non riconosciute ai sensi della legge n. 21 che però vengono convenzionate dalla Città metropolitana. In alcuni progetti di legge riguardanti la fusione di Comuni troviamo l'elogio di quelle Unioni da parte della Regione, che però non le riconosce ai sensi della legge n. 21. Riteniamo che questo sia un vulnus che può essere sanato mediante l'articolo 6-bis e mediante la scelta politica della Giunta di operare, verificate tutte le condizioni e la sussistenza dei requisiti che la legge n. 21 così come riformata pone, affinché si possa pervenire ad un riconoscimento di quelle Unioni. Su questo, assessore, la premura è molta di riuscire ad ottenere un giudizio favorevole da parte sua.

Su questi quattro elementi, su questi quattro punti per noi il confronto e il dialogo va nutrito e mantenuto vivo. Avremmo potuto, se lo avessimo voluto interrompere, forzare, che ne so, sul Nuovo Circondario Imolese di cui parlavamo prima e per il quale abbiamo presentato un emendamento, tema che per noi rimane spigoloso. È uno scoglio su cui si poteva arenare qualsiasi forma di dialogo, ma proprio perché è uno scoglio, abbiamo ritenuto di evitarlo. Abbiamo rinvenuto una tecnica legislativa abbastanza precaria e discutibile, con un costante e sistematico rinvio a leggi, regolamenti, interventi successivi che non ci è piaciuto. Abbiamo trovato pleonastico e anche un po' bizantino il richiamo a leggi dello Stato, a leggi regionali e quant'altro, inutile il rinvio a leggi e a riforme annunciate con la legge n. 20. Avremmo potuto operare un'attenta critica a tutti questi elementi, ma abbiamo colto sia da parte della relatrice che dell'assessore Petitti un'apertura al dialogo e al confronto che abbiamo ritenuto di nutrire e sostenere e devo dire con onestà, ma in questo senso ascolterò con attenzione l'intervento dell'assessore Petitti, che la nostra fiducia è stata finora ben ripagata, cioè abbiamo, e gliene rendiamo atto, rinvenuto una lealtà intellettuale nel confronto. Ogni tanto lo cito. Mio padre mi ha sempre detto: "non fidarti mai dei rossi". Oggi vedremo se per l'ennesima volta avrà avuto ragione oppure no, voglio pensare che siate un po' meno rossi di quando lui me lo diceva e quindi magari... Rainieri dice una cosa che non posso riferire, cioè che l'assessore Petitti è vestita di nero come la Zappaterra, però non posso dirlo e quindi non lo dico, io non ho detto niente, voi non avete potuto leggermi nel pensiero, però mi auguro che questa intenzione di fiducia e di dialogo sia ripagata, trovi un riscontro e su questo davvero aspettiamo con attenzione l'intervento dell'assessore.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie consigliere Bignami.

Ha chiesto di parlare la consigliera Montalti. Ne ha facoltà.

 

MONTALTI: Grazie, presidente. Uno degli ambiti maggiormente interessanti dalla riforma che oggi discutiamo è quello relativo alle politiche ambientali e al sistema istituzionale ed amministrativo che accompagna l'azione politica in questo delicato settore. La norma, infatti, ridisegna le funzioni e le competenze del sistema demandando alle strutture regionali le funzioni di carattere generale, come, ad esempio, programmazione, pianificazione e coordinamento, mentre prevede l'istituzione dell'Agenzia regionale per la prevenzione, l'ambiente e l'energia e dell'Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile per l'adempimento dei compiti tecnico-operativi, ossia delle funzioni puntuali e gestionali, come il rilascio di concessioni e autorizzazioni e lo svolgimento dei controlli. Un nuovo impianto amministrativo che dovrà tradurre in maniera efficiente ed efficace l'azione del sistema istituzionale territoriale su temi strategici come la sicurezza e la protezione del territorio, l'energia, il controllo e il monitoraggio ambientale, la protezione civile. Viene modificata la filiera autorizzativa con l'obiettivo di migliorare il rapporto tra enti e cittadini e imprese semplificando gli iter autorizzativi e riducendo le tipologie di procedimenti e gli interlocutori, rendendo maggiormente omogenee le procedure anche in un'ottica di maggiore equità, chiarezza e trasparenza per i cittadini e per le imprese.

Non ci possono essere politiche efficaci senza dotarsi di strumenti adeguati per realizzarle e per questo oggi facciamo questa scelta. Sin dall'inizio di questa legislatura il governo di questa Regione e la maggioranza che lo sostiene hanno deciso di mettere al centro del proprio operato il tema delle politiche ambientali, della sicurezza del territorio, della prevenzione e della lotta al dissesto idrogeologico e passo dopo passo stiamo lavorando ed operando in questa direzione (ricordo i 100 milioni di euro ad oggi stanziati su questo tema) con la consapevolezza che il territorio è il nostro patrimonio primario, che i cambiamenti climatici e il consumo eccessivo di suolo ci hanno esposto e reso più fragili ed insicuri. Le politiche ambientali, dunque, sono al centro dell'operato della Regione e per questo la scelta di istituire due Agenzie dedicate ai temi ambientali rappresenta una sfida importante e di sostanza. Siamo consapevoli che una grande attenzione dovrà essere dedicata al lavoro di coordinamento e raccordo tra le due Agenzie, la struttura regionale e i territori, garantendo anche il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali del personale regionale interessato nelle proposte organizzative e nei programmi di sviluppo delle attività.

Potevamo affrontare il riordino istituzionale come un mero intervento amministrativo, ma non ci siamo accontentati di fare i compiti a casa. Abbiamo affrontato questo passaggio come un'occasione per rafforzare le politiche che per noi sono centrali, dargli slancio, visione e strumenti per concretizzarle. Abbiamo chiara la complessità della sfida, ma siamo anche certi che stiamo costruendo su basi solide perché sono chiare le nostre priorità politiche.

Concludo con un'ulteriore riflessione. La fase delle riforme istituzionali non termina con questa legge, questa norma avvia un percorso che avrà ripercussioni e aprirà importanti ambiti di intervento. Voglio qui sottolineare in particolare il tema delle Aree vaste il cui percorso di realizzazione partirà dal momento in cui approveremo la legge. L'Emilia-Romagna potrà essere la prima Regione in Italia a sperimentare questo nuovo modello forte dell'esperienza dei nostri territori, che, come spesso è accaduto anche in passato, già sono anticipatori di questa innovazione. Parlando di politiche gestite in area vasta, abbiamo, infatti, esempi importanti, penso, ad esempio, alla gestione dell'acqua pubblica in Romagna con Romagna Acque, all'ASL Romagnola e, in ultimo, voglio citare anche il progetto dell'Agenzia unica per la mobilità della Romagna presentato alcuni giorni fa.

A chi parla di Province moribonde e di disordine istituzionale, affermazioni che oggi abbiamo sentito in quest'aula, noi invece rispondiamo con un progetto chiaro e sfidante. Semplificare i processi decisionali, ottimizzare l'utilizzo di risorse e strutture, innovare le politiche superando i particolarismi in un'ottica di sistema: questa è la sfida della riorganizzazione in area vasta delle funzioni che oggi viene lanciata e che rappresenta, quindi, una grandissima occasione di innovazione politica. La regione e i territori si giocano, dunque, in questa partita delle aree vaste, una grande opportunità: quella di dare la stessa dignità e possibilità a tutto il territorio nelle sue diverse dimensioni, rafforzando, quindi, la filiera delle politiche in una dimensione ascendente e discendente, perché come Partito Democratico siamo certi che la nostra regione può vincere davvero le sfide del nostro tempo solo costruendo le condizioni affinché tutti possano essere protagonisti di un percorso di innovazione comune.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliera Montalti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Calvano. Ne ha facoltà.

 

CALVANO: Grazie, presidente. Credo che ci troviamo di fronte ad uno dei passaggi centrali della nostra legislatura perché questo è sicuramente uno di quei temi sui quali poi si lascia il segno in questa legislatura e anche in quelle successive.

Devo dire che su questo, come avevamo già fatto con il provvedimento n. 1 del 2015, sia stato quanto mai opportuno il dialogo aperto dall'assessore Petitti e proseguito nei lavori d'aula e di Assemblea da parte della relatrice Zappaterra nel tentativo di coinvolgere tutte le altre forze politiche per fare in modo che ci potesse essere un contributo alla costruzione di quella che è una legge che segnerà indubbiamente questa legislatura. Credo che il lavoro sia stato importante ed enorme e va riconosciuto alla Giunta e a chi in Assemblea ci ha lavorato e ci sta lavorando.

In questa legge si parla di territorio, di futuro del territorio e su questo ammetto che vedere la Lega che decide di incrociare le braccia su un tema così, che ha a che fare con il futuro del territorio, è una cosa che un po' dispiace. Da un lato dispiace, dall'altro, mi sia consentita una battuta, la Lega che incrocia le braccia è una Lega che non riesce a guidare la ruspa con le braccia incrociate e quindi evita sicuramente di fare dei danni. Però, detto questo, credo che invece l'opportunità di dialogo che è stata data andasse assolutamente percorsa. Poi, è ovvio, c'è chi deve prendersi la responsabilità di decidere e la maggioranza in questo caso ha questo onere e questo onore e quindi lo si utilizzerà fino in fondo, cercando, ripeto, di mantenere quel rapporto di collaborazione che sui provvedimenti importanti è stato tenuto.

Le Regioni sono state fondate nel 1970 nonostante fossero previste in Costituzione nel 1948 e nel 1970 è toccato alla "generazione di Fanti" immaginarsi come doveva essere la Regione, come dovevano essere le Regioni. Oggi, a distanza di quarantacinque anni, tocca a noi reimmaginarci il futuro delle Regioni e della nostra Regione in particolare. Perché dico delle Regioni? Perché è evidente che come Emilia-Romagna su questo tema siamo o arriviamo comunque prima di molti altri e quindi probabilmente andiamo a tracciare una strada - così come evidenziato anche dal sottosegretario viceministro Bressa in uno dei convegni, in uno degli approfondimenti fatti - andiamo a tracciare una strada sulla quale probabilmente andranno ad inserirsi anche altre Regioni, quindi su questo la responsabilità che abbiamo è enorme perché siamo legislatori regionali, ma rischiamo di essere legislatori regionali le cui scelte avranno poi ripercussioni anche sul resto delle Regioni del nostro Paese.

È una riforma, questa, che probabilmente è inevitabile alla luce delle scelte fatte con la Legge Delrio che spingevano le Regioni a reimmaginare il loro sistema. Noi questo sistema ce lo andiamo a reimmaginare consapevoli di una cosa: siamo una Regione di 4,5 milioni di abitanti i cui competitor o partner rischiano di essere regioni, come ci ha evidenziato il presidente Bonaccini qualche settimana fa, come quella del Guangdong con 110 milioni di abitanti, quindi capiamo bene che bisogna che ci strutturiamo in modo tale da essere territorialmente, socialmente ed economicamente competitivi con realtà territoriali che sono ben più vaste delle nostre, quindi c'è la necessità di fare un salto anche di carattere culturale, su cui arriverò.

Mi permetto di dire che questo provvedimento sta dentro un percorso molto lineare che ha fatto la Regione Emilia-Romagna, lineare e allo stesso tempo fatto in rapidità. C'era una risposta da dare nell'immediato ai dipendenti delle Province e questa risposta è stata data in maniera immediata e puntuale, anche qui fungendo da esempio per altre Regioni, attraverso il bilancio quando sono stati stanziati, se non vado errato, 28 milioni di euro a disposizione delle Province per garantire il lavoro dei dipendenti delle Province di qui alla fine del 2015. Un percorso che oggi, dopo quel provvedimento di emergenza, arriva invece ad un primo provvedimento fondamentale che è, appunto, la legge di riordino.

È vero, consigliere Foti, è una legge di riordino che fa da ponte a quello che sarà il provvedimento successivo e, come lei ha detto, uno poteva anche accontentarsi di fare una roba un po' più snella ed evitare un articolato così importante e così rilevante. Però, come lei saprà, esistono diversi tipi di ponti: esiste il ponte Bailey e, in omaggio agli amici e colleghi di Reggio Emilia, esistono i ponti di Calatrava...

 

(interruzione consigliere Foti)

 

Comunque sia, è sotto gli occhi di tutti che le tipologie di ponti possono essere molto diverse. Noi abbiamo deciso di scegliere un ponte un po' più bello e che offrisse una prospettiva di futuro e credo che con questo ponte oggi costruiamo le condizioni per affrontare fra 120 giorni quell'altro provvedimento che arriverà a definire il superamento definitivo delle Province per arrivare finalmente alle Aree vaste.

È evidente che c'è un dibattito al nostro interno, all'interno della Regione Emilia-Romagna, su quale deve essere il rapporto tra la Città metropolitana di neoformazione e il resto del territorio. Io credo che già in questo provvedimento emerga come la Città metropolitana debba essere nella nostra regione un centro ordinatore, che tradotto significa che non deve essere un centro che dà ordini agli altri, ma che mette ordine nel sistema territoriale dell'Emilia-Romagna, un sistema territoriale nel quale abbiamo già esperienze avanzate, come in Romagna, di collaborazioni interprovinciali che potranno svilupparsi anche nel resto della regione, a partire da Ferrera fino ad arrivare al resto dell'Emilia.

Abbiamo la grande sfida, che ricordava anche il consigliere collega Bignami, rispetto al superamento del policentrismo. Il superamento del policentrismo è una cosa che possiamo scrivere per legge, ma che possiamo fare solo se c'è un salto di carattere culturale e dico che in quest'aula non sarà semplice fare questo salto di carattere culturale perché ognuno di noi è stato eletto in un proprio collegio di riferimento e quindi ogni tanto viene a tutti la tentazione di dire che quello che si fa in un territorio poi lo si deve fare l'anno dopo in un altro per poter compensare, è un atteggiamento quasi normale, quasi umano. Io credo che dimostreremo di essere classe dirigente avanzata di questa regione solo se saremo in grado di superare anche questo tipo di atteggiamento culturale. Io penso che le leggi, se fatte bene, possano aiutare da questo punto di vista, ma ci deve essere anche una volontà politica, che spero possa emergere davvero nel modo in cui arriveremo ad approvare questa legge e questo passaggio, questo ponte alla legge successiva sulle Aree vaste.

Ammetto, e concludo, che mi dispiace aver sentito dalla consigliera collega Piccinini che ci si è preoccupati poco delle questioni relative al personale o delle competenze. In realtà questo provvedimento mette chiarezza e dà un po' più di sicurezza sul futuro di quelle persone che sono state impegnate nelle Province, che hanno competenze che devono assolutamente essere messe a valore nel futuro delle istituzioni di questa regione. Finalmente con questa legge mettiamo in chiaro le competenze degli uni e degli altri andando anche a fare quel lavoro importante che ricordava la collega Montalti sul sistema delle Agenzie sia in campo ambientale che per quanto riguarda il campo lavorativo, andando ad indicare una prospettiva per chi oggi lavora nelle Province, che potrà riutilizzare le proprie competenze o nella Regione, o nei Comuni e all'interno di quelle Agenzie.

Stiamo segnando un passaggio importante per questa Regione, spero lo si possa segnare con una maggioranza la più larga possibile.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Calvano.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bargi. Ne ha facoltà.

 

BARGI: Grazie, presidente. Sono stato un po' stimolato in questo intervento dal collega Calvano, che ha fatto bene a fare il politico e non il comico perché in quanto a battute un po' scarseggia...

Volevo essere molto breve, anche perché io, purtroppo, tra poco vi devo lasciare perché ho un altro appuntamento, quindi sarò breve. Volevo puntualizzare perché noi non abbiamo voluto prendere parte a questo processo di riordino. Io credo che quando si vuole raggiungere un risultato in termini di riorganizzazione di enti locali, non si dovrebbe andare per tentativi. Questo è un discorso che feci anche quando entrai nell'Unione dei Comuni del Distretto ceramico. Mi sembra che oggi manchi un disegno, manchi che qualcuno ci dica che nel 2020, 2025, 2030 l'Italia sarà fatta così: c'è lo Stato, ci sono le Regioni, ci sono i Comuni. Questa è la mia visione, tre livelli. Questo nessuno l'ha ancora detto. Non è colpa della Giunta ovviamente, questo è un messaggio ed è un indirizzo che ci deve dare il Governo centrale. Quella che ho appena detto, i tre livelli, è la mia visione, può essere anche diversa, ma ci devono dire che funzioni hanno questi livelli, tre, quattro, quelli che sono.

Oggi siamo passati in pochi anni dall'avere Stato, Regioni, Province e Comuni all'avere Stato, Regioni, Province e adesso avremo anche queste specie di aree vaste, avremo le Unioni dei Comuni, che andavano tanto di moda qualche anno fa. Sono state lanciate, le abbiamo volute, abbiamo forzato i Comuni ad unirsi anche quando non serviva, però adesso abbiamo visto che sono state un mezzo flop, anzi, forse non proprio mezzo, e non ne parla quasi più nessuno, purtroppo, perché a fronte di quello che doveva essere qualcosa che andava a migliorare il servizio e ad abbassarne i costi, io cito sempre che ci sono i rapporti annuali della Corte dei Conti che dimostrano che la direzione è stata completamente diversa. Adesso abbiamo le fusioni, un tanto al chilo, ogni tanto, qualche Comune lo andiamo a fondare qua e là perché dobbiamo dimostrare che siamo la regione che fa più fusioni. Lo sapete, non siamo contrari del tutto all'ottica delle fusioni, però serve chiarezza: quanti Comuni vogliamo avere tra cinque, dieci, quindici anni? I Comuni sotto i 5 mila abitanti vale la pena mantenerli? Creiamo un ente diverso, il circondario, il distretto, che abbia le funzioni dei Comuni lasciando vivi i presidi territoriali che attualmente esistono di quelli che oggi sono i Comuni, ma magari accentrando i servizi? Non lo so, parliamone, però ad oggi a nostro avviso non esiste un disegno preciso di riordino, si va un po' per tentativi. Le Unioni sono state un tentativo, non è piaciuto, si passa alle fusioni; adesso ci dicono che le Province non piacciono, non piacciono soprattutto all'elettorato e quindi giustamente le andiamo a togliere, però non le togliamo del tutto, rimangono vive, mantengono delle funzioni. Poi ci dicono: guardate che stiamo lavorando, forse le abrogheremo, forse no, non lo sappiamo neanche noi, quindi intanto vedete di arrangiarvi voi in questa fase di passaggio.

È stato detto che questa è una legge ponte; non è una legge ponte, qui andate a definire come volete il territorio dell'Emilia-Romagna, secondo una situazione che, però, è aleatoria, è caotica, non è precisa, quindi si vanno a creare tante situazioni. Volete creare le Agenzie i cui direttori saranno nominati direttamente dalla Giunta, quindi saranno emanazione dell'organo di governo e non tanto dell'organo rappresentativo dei cittadini, come qualcuno diceva stamattina, che è l'Assemblea. Le Agenzie in alcuni passaggi della legge, tra l'altro, viene specificato che devono adempiere agli indirizzi della Giunta, però a loro volta danno suggerimenti alla Giunta su come stabilire i suoi indirizzi, quindi c'è tutto un giro, un passaggio estremamente complicato.

Ci sono aspetti su cui noi abbiamo sollevato qualcosina anche in Commissione, ma non abbiamo voluto fare emendamenti proprio perché contrari all'idea di dover creare, intanto, enti di secondo livello non elettivi come Unioni e Province, perché a questo punto, grazie alla nuova forma delle Province, non ci sono più solo le Unioni, ma ci sono anche queste, quindi enti non eletti dalla gente, strutturati in un certo qual modo, le cui funzioni sono sempre poco definite e non chiare. C'è poi la paura del centralismo regionale. Non è che se un servizio passa in gestione alla Regione scappa via, mette i piedi e se ne va. C'è tutta la possibilità per la Regione di tenere aperti - voi volete fare queste Agenzie, noi siamo un po' titubanti - di tenere aperti gli sportelli territoriali, cambia solo l'insegna, dove prima c'era scritto "Provincia" adesso c'è scritto "Regione", ma lo sportello rimane; magari si possono razionalizzare, si può andare a ridurre i costi, però rimangono, i Comuni e i cittadini hanno modo di riferirsi non più all'ente Provincia, ma all'ente Regione, il servizio c'è; il personale c'era già nelle Province, giustamente l'avete preservato, ma lo potevate fare lo stesso portando il servizio in Regione. Così avremmo fatto un passaggio ponte da una situazione A, che era quella precedente che vedeva le Province attive o comunque nell'ultima versione in cui sono state ridotte, ad una versione B che daremo una volta che ci sarà la riforma costituzionale e capiremo esattamente cosa vogliono fare, almeno per questo primo passaggio, per gli enti locali.

Alcuni suggerimenti li abbiamo dati a voce in Commissione. C'è la questione dell'agricoltura, la citava nella sua relazione il collega Pompignoli, alcuni Comuni l'hanno fatta presente, tra l'altro, anche nell'udienza conoscitiva. Comuni montani che prima potevano gestire, perché avevano un ufficio agricoltura, direttamente in loco questa materia e che ricevevano, a loro stesso dire, le risorse del PSR, oggi si vedono privare di questo strumento ulteriore per realtà, tra l'altro, già complicate.

Un altro suggerimento che ci veniva da dire è, ad esempio, sulle scuole. Qualche Comune ci ha detto: per le scuole la gente si viene a lamentare sempre in Comune - ma come, poi, per ogni altro servizio. La gestione prima era alle Province, adesso passerà in capo alle Regioni. Non so come verranno fatti i bandi per la manutenzione, ma a livello di piccole manutenzioni ordinarie probabilmente potrebbe rispondere più facilmente e più velocemente un sindaco invece che affidarsi ad un passaggio più complicato. Già era lento il passaggio delle Provincie, figuriamoci se vengono fatti i bandi per macro aree, o non so come verranno fatti, su tutto il territorio regionale. Quindi il suggerimento poteva essere: facciamo in modo che per le cose ordinarie, le manutenzioni, le cose al di sotto di un certo importo possa direttamente intervenire il Comune, su poi, chiaramente, rimborso da parte della Regione.

C'è poi il tesserino funghi, su cui avevamo fatto anche un'interrogazione ormai abbastanza datata, dell'inizio del mandato. Cerchiamo di fare come fa la Toscana e come fa la Lombardia, Regioni a noi confinanti e governate da due forze politiche diverse: il tesserino lo conferisce la Regione, lo facciamo fare magari agli enti, che trattengono anche il costo del tesserino così come è oggi, però facciamone uno unico in modo che uno faccia il tesserino nel proprio comune e poi possa andare a funghi anche in altri comuni limitrofi, sennò per chi si trova sullo spartiacque di due province e ha il tesserino di una Provincia ma non dell'altra è complicato.

Sono tanti piccoli suggerimenti. Però, detta come va detta, per una questione di principio, non credendo in un disegno che sicuramente parte dal Governo centrale e non dalla Regione, ma la Regione decide di entrarci dentro con tutti e due i piedi invece che attuare una scelta più semplice di gestione effettivamente a ponte e non di andare a specificare come organizzare il territorio - cosa che sicuramente troverà diverse problematiche nell'applicazione di questa legge e comunque le vedremo e siamo qui apposta e non sto a ripetere quanto già detto dal collega Pompignoli - avremmo preferito che si applicasse tutt'altro tipo di ragionamento, il ragionamento che fa la Lombardia e il ragionamento che ha fatto il Veneto: una legge di due o tre pagine, giusto per andare a definire questa fase di transito fino a che quella che sarà la riforma costituzionale non ci dirà che cosa verrà fatto degli enti territoriali e quindi come dover organizzare veramente il territorio.

Inoltre siamo sempre qui a ricordare la nostra contrarietà agli enti di secondo livello non elettivi, che creano un gran pasticcio, sono un tramite che effettivamente non serve. Gli si vuole dare obbligatoriamente qualche funzione per far vedere che servono, ma si va a creare solo un impiccio come è già successo con le Unioni, dove quando si forzano le Unioni, se i comuni sono sopra una certa dimensione, solo per poter avere il contributo regionale, che di certo non va a calmierare i costi che poi si creano nel cercare di mettere insieme servizi già ben gestiti prima, ovviamente per noi si fa un passaggio assolutamente inaccettabile.

Questo è giusto per motivare, non è che facciamo il broncio, non è che incrociamo le braccia; non condividiamo fin dall'origine questo percorso e quindi abbiamo preferito non entrare a farne parte in nessun modo e quindi non abbiamo voluto presentare nessun tipo di emendamento.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bargi.

Ha chiesto di parlare il consigliere Alleva. Ne ha facoltà.

 

ALLEVA: Grazie, presidente. Solo poche battute per esprimere le ragioni della nostra contrarietà a questo progetto di legge. L'Altra Emilia-Romagna si oppone soprattutto per considerazioni di carattere politico, perché questa legge, che evidentemente è a corredo della Legge Delrio, rappresenta un momento importante in negativo di un processo di accentramento delle decisioni, da una parte, e di restringimento delle sedi democratiche, dall'altra.

Il bisogno di abolire le Province fa seguito stranamente ad un periodo in cui si è avuta una moltiplicazione delle Province. Quegli stessi uomini politici che oggi vogliono la chiusura delle Province ne hanno create più di trenta nel giro di pochi anni e credo che questo sia già un indice della carenza di motivi sostanziali per la chiusura delle Province stesse, che poi non è una vera e propria eliminazione, ma è evidentemente la loro scomparsa come momento di aggregazione democratica. Se a livello provinciale si riconosce l'esistenza di specifici interessi e bisogni, allora questi devono avere un autogoverno e l'autogoverno è quello che si ha attraverso il momento elettivo. Questo ci preoccupa, ci preoccupa di aver perso in continuazione momenti di confronto democratico. Quello delle Province è il primo, il Senato sarà il secondo, altri ne potranno seguire, e ciò senza un indirizzo preciso come ci dimostra la stessa lettura di questo progetto di legge.

Per certi aspetti abbiamo un decentramento eccessivo, pensiamo, ad esempio, al governo del territorio: con il venir meno delle Province, delle Province elettive, delle Province dotate di poteri di decisione politica, viene meno una funzione di controllo su quella che è la pianificazione urbanistica da parte dei comuni, con il sindaco del comune più importante che sarà anche il maggior esponente della Provincia, quindi alla fine un controllore di se stesso. Per altri versi, invece, si va verso un accentramento, pensiamo, ad esempio, al settore sanitario, a ciò che sta accadendo con le USL. Io credo alla fine che il disegno finale comprenda anche la cessione di funzioni ai privati. Quando vengono meno delle istanze intermedie di carattere democratico e la catena di comando si verticalizza e alla fine vi è un ente pubblico il quale deve gestire una pluralità di funzioni, è necessario che succeda un decentramento, ma un decentramento che non avvenendo più in direzione di altri enti pubblici, di altri momenti pubblici democratici, prende la strada della commistione pubblico-privato. È quello che stiamo vedendo, che diventerà galoppante, ne sono convinto, in tutto il settore della sanità e dell'assistenza. Il grande affare delle imprese assicurative sarà sicuramente la sanità nel futuro e le cooperative sociali sono ormai l'unico soggetto al quale è affidata la sicurezza sociale. Non sono altri argomenti rispetto al riordino, sono lo stesso argomento visto da punti di vista diversi ma complementari. Noi invece rivendichiamo la funzione e i diritti del pubblico, dell'ente pubblico elettivo espressione democratica di partecipazione dei cittadini.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Alleva.

Ha chiesto di parlare il consigliere Taruffi. Ne ha facoltà.

 

TARUFFI: Grazie, presidente. Come anche altri hanno detto, sicuramente il progetto di legge che ci troviamo ad esaminare oggi è un progetto di legge ambizioso, complesso perché tocca tanti aspetti della vita amministrativa della nostra regione e sicuramente segnala anche la volontà da parte della Giunta e da parte della maggioranza di dare risposte in tempi rapidi ad una serie di domande che si sono aperte a seguito di quella che noi non abbiamo valutato come una buona riforma, la Delrio, anzi, penso che più che attuare, noi stiamo cercando in parte anche di, tra virgolette, rimediare ad alcuni degli aspetti che quella riforma ha lasciato aperti. Da questo punto di vista, e lo dico perché lo pensiamo sinceramente, il lavoro che sia l'assessore Petitti per quanto riguarda la Giunta che il lavoro della relatrice di maggioranza, la consigliera Zappaterra, è stato sicuramente molto importante, di confronto e anche per certi aspetti un confronto ovviamente su posizioni che non ci vedevano d'accordo, ma all'interno di una maggioranza ci sta che ci siano sensibilità diverse.

Noi abbiamo presentato in Commissione una quarantina di emendamenti proprio perché il testo è impegnativo, complesso e necessitava a nostro avviso di aggiustamenti, di essere migliorato in alcune parti. A differenza di altre forze politiche che si sono chiamate fuori, noi, invece, proprio perché a guidarci è la cultura di governo, quindi è la cultura di chi pensa che ai problemi sia necessario trovare risposte, ovviamente con le forze e con le capacità che ciascuno di noi è in grado di portare, abbiamo inteso lavorare confrontandoci nel merito dei provvedimenti e, tra virgolette, riuscendo anche a modificare il testo di legge secondo noi migliorandolo, firmando congiuntamente alla consigliera Zappaterra numerosi emendamenti che hanno, come dicevo, dal nostro punto di vista, migliorato il testo.

Ora, questi emendamenti - tranquillizzo tutti, non voglio mettermi ad illustrarli punto per punto, però gli elementi fondamentali sì - hanno riguardato, da un lato, il personale, oggetto di una serie di provvedimenti che vengono assunti in questo progetto di legge, laddove siamo riusciti ad inserire il distacco funzionale presso le Agenzie e presso gli altri enti cui vengono affidate le funzioni, passaggio non scontato che è stato anche il frutto di un confronto serrato con le organizzazioni sindacali. È vero che i tempi sono stati veloci, però è anche vero che il confronto con le organizzazioni sindacali e con le altre realtà c'è stato. Chiaramente io ogni tanto sono critico nei confronti del nostro lavoro e del lavoro della Giunta rispetto al numero di provvedimenti che stiamo assumendo e che in queste giornate è ancora più evidente; d'altra parte è anche vero che probabilmente scontiamo un po' di ritardi e non solo per responsabilità oggettive, diciamo così, quindi siamo chiamati ad assumere un numero di provvedimenti superiore alla media in un periodo ristretto e questo complica un po' il lavoro. Però devo dare atto in qualche modo che i passaggi sono stati fatti e quindi do merito all'assessore Petitti, che in questi primi sei mesi è stata sovraccaricata di un numero di provvedimenti sicuramente molto significativo...

 

BONACCINI: Può lavorare di più.

 

TARUFFI: Può lavorare di più, ci sono ampi margini allora. Scherzi a parte, i passaggi ci sono stati e anche, dicevo, con le organizzazioni sindacali. Poi ovviamente non tutto quello che noi ci auguravamo potesse essere modificato è stato modificato, anche questo fa parte del gioco e anche degli equilibri delle forze di cui si dispone. Però rivendichiamo, e credo che la consigliera relatrice Zappaterra condivida, l'apporto rispetto al passaggio del personale, credo che sia stato importante e anche accolto con favore dalle organizzazioni sindacali, fermo restando che ci sono due aspetti che rimangono aperti e che voglio toccare subito perché riguardano due punti secondo noi molto importanti, molto delicati, proprio anche per le risposte che i lavoratori e le lavoratrici si aspettano. Riguardano la Polizia provinciale e il Centro per l'impego, che poi verrà trasferito all'interno dell'Agenzia regionale per il lavoro.

Sulla Polizia provinciale credo che, lo dico chiaramente, l'attuale combinato disposto della legge nazionale e del testo che scriviamo noi in questa legge crea una divaricazione che non consideriamo positiva perché le funzioni di quella che era la Polizia provinciale vanno da una parte e il personale va dall'altra, quindi si crea un buco. Io credo che sia oltremodo importante, anche attraverso la risoluzione che è stata depositata e che abbiamo firmato congiuntamente ai consiglieri del Movimento 5 Stelle, che quell'aspetto venga sanato. Ovviamente ci aspettiamo che venga sanato a partire dalla conversione in legge del Decreto-legge Madia che dovrebbe arrivare in Parlamento già nei prossimi giorni. Sottolineiamo con forza questo aspetto perché l'articolo 40 di questa legge è uno dei punti che in qualche modo avremmo voluto modificare dando una risposta più precisa e che ci aspettiamo comunque possa essere risolto in qualche modo anche, come dicevo, grazie al lavoro parlamentare e sul quale comunque, e lo dico sin da subito, sarà opportuno tornare non appena il quadro nazionale si sarà chiarito.

Qualcuno diceva che si è voluto affrontare una riforma senza un quadro nazionale chiaro e quindi assumendosi qualche rischio in più. Io penso anche che da questo punto di vista sia stato un merito quello di voler tracciare la rotta comunque cercando di dare risposte pur in un quadro normativo non chiaro. Qui si torna a quello che dicevo all'inizio perché va da sé che la riforma Delrio è stata una riforma che ha riformato poco, sono forse più i problemi che ha lasciato aperti che non quelli per i quali sono state individuate soluzioni e noi qua, oggi, scontiamo concretamente alcune di queste conseguenze.

L'altro aspetto che rimane aperto, che infatti sarà oggetto, credo, di un lavoro già a partire dalla ripresa a settembre, riguarda la pianificazione territoriale che viene destinata alla riforma più complessiva della legge n. 20/2000. Diciamo che qui avremmo preferito forse una soluzione diversa, però aspettiamo dall'assessore e dalla Giunta parole chiare in questo senso e l'impegno a lavorare concretamente sul tema perché chiaramente la soluzione che abbiamo individuato, cioè quella di lasciarla in capo alle Province e poi alle Aree vaste per poi affidarla definitivamente alle Aree vaste, è una soluzione ponte, questa sì, ma forse non di quei ponti disegnati da Calatrava ma forse da qualche altro architetto diciamo, quindi siamo convinti che sul tema sarà necessario ritornare e ritornare quanto prima. Anche da questo punto di vista ci aspettiamo dall'assessore rassicurazioni a riguardo.

Come pure sui Centri per l'impiego la soluzione non è totalmente soddisfacente, non si chiude completamente, non per responsabilità nostre. Però siamo convinti e siamo certi che anche da questo punto di vista l'intenzione della Giunta sarà quella di procedere quanto più speditamente per cercare di recuperare quello che è possibile e credo che anche l'ordine del giorno, che anche in questo caso abbiamo firmato insieme, vada in quella direzione.

Dicevo che abbiamo presentato numerosi emendamenti, uno in particolare lo abbiamo ripresentato quest'oggi per i lavori dell'aula e riguarda l'articolo 11, che a nostro avviso è uno degli aspetti più innovativi di questa legge o quantomeno che cerca di introdurre uno degli aspetti più innovativi. Però c'è la famosa, tra virgolette, task-force in grado di produrre interventi di carattere straordinario dal punto di vista logistico-operativo per quanto riguarda le opere che si ritengono strategiche per l'attrattività produttiva, ma anche per gli sviluppi infrastrutturali. Da questo punto di vista noi chiediamo, e l'emendamento che abbiamo presentato va in questa direzione, una centralità di questa Assemblea che nell'articolo così come originariamente previsto non c'è. Prima qualcuno diceva, e io in parte concordo, per non dire completamente, che è chiaro che l'accentramento complessivo di funzioni e in qualche modo di decisioni è in capo alla Giunta, è in capo al presidente della Giunta dal punto di vista legislativo e dal punto di vista statutario, se a questo aggiungiamo anche la costituzione di Agenzie, che certamente potranno dare una risposta in termini di efficientamento che ci auguriamo positiva, è evidente, però, che si aggiunge un altro livello che in qualche modo sposta da quest'aula a soggetti esterni capacità decisionali che non sono più controllabili o controllate da questa Assemblea. Da questo punto di vista la riscrizione dell'articolo 11 mettendo di nuovo in capo all'Assemblea il potere programmatorio per noi risulta oltremodo importante proprio perché gli equilibri tra organo esecutivo e organo legislativo, che ovviamente ha anche funzione di controllo, devono essere preservati, perché, come dicevo in Commissione, piena fiducia nei confronti degli attuali Assessori, dell'attuale composizione della Giunta, però siccome scriviamo le leggi e fortunatamente noi passiamo e le leggi rimangono, quando si legifera bisogna pensare all'applicazione anche futura. E qui colgo l'occasione per sottolineare un aspetto che ricordava prima anche la consigliera Piccinini: effettivamente speriamo di fare delle riforme sulle quali non ci sia bisogno di tornare ogni cinque minuti perché altrimenti non sono grandi riforme e allora nel legiferare, guardando avanti e pensando che le cose che scriviamo oggi possano valere non per due mesi ma per qualche anno, dobbiamo anche prevedere che il rispetto degli equilibri sia parte integrante di queste riforme. Da questo punto di vista, lo spostamento, l'accentramento verso gli organi esecutivi, ahimè, è fin troppo rintracciabile e quindi si chiede, rispetto all'articolo 11, di riportare in capo all'Assemblea la centralità della programmazione dei lavori e delle opere, che poi potranno essere svolte ed organizzate attraverso l'individuazione di questa task-force e di una nuova Conferenza dei servizi con una procedura più spedita, perché è oltremodo importante che la programmazione e l'individuazione di queste opere sia in capo all'Assemblea.

Si diceva del superamento del policentrismo, un elemento che ha caratterizzato la nostra Regione, che è stato anche la storia della nostra Regione. Va da sé che la Città metropolitana di Bologna, non solo e non tanto per volontà nostra, ma per volontà del legislatore nazionale e per le riforme che conosciamo bene, ha assunto di per sé un ruolo strategico e questa riforma non può che confermare quel ruolo, però cercando un equilibrio con il resto dei territori.

Sulla Città metropolitana di Bologna una parola la voglio spendere anche in considerazione del fatto che chi il prossimo anno verrà eletto sindaco di Bologna allo stato è anche sindaco della Città metropolitana e penso che la Città metropolitana di Bologna potrà svolgere il proprio ruolo, anche con le importanti funzioni che le sono state affidate, alla sola condizione che sia considerata Città metropolitana non solo Bologna e la prima cintura, ma tutto l'insieme del territorio che la compone. Da questo punto di vista l'auspicio è che prima o poi si dia corso ad una modifica statutaria che consenta di eleggere direttamente da parte di tutti i cittadini almeno il sindaco metropolitano, perché, vedete, e qui torno a quello che è secondo noi l'elemento più debole della riforma Delrio, si è sottratta effettivamente la potestà decisionale dai cittadini e la si è trasferita in capo ai sindaci, perché non è vero che le Province non esistono più, come sappiamo bene, esistono le Province, solo che il presidente della Provincia e i componenti dei Consigli provinciali non sono più scelti dai cittadini, ma sono scelti dai sindaci al loro interno. Questo secondo noi è un punto molto debole di quella riforma perché con lo spot demagogico di ridurre i costi, in realtà non si sono ridotti perché del personale siamo qui a discuterne e nessuno lo ha toccato, si è ridotta, però, la capacità di espressione democratica dei territori e io, forse anche perché provengo dall'Appennino, so bene che cosa significhi la marginalità dei territori. Quindi l'auspicio, e su questo credo che tutti quanti noi dovremmo vigilare, è che la Città metropolitana, dotata evidentemente di funzioni strategiche anche a livello regionale, abbia uno sguardo che, come dicevo prima, vada oltre le mura di Bologna, altrimenti avremmo commesso forse davvero complessivamente un errore significativo di valutazione che andrebbe poi a scapito anche e soprattutto dei cittadini.

Dicevo degli interventi che abbiamo fatto nella discussione che si è prodotta in Commissione e che hanno prodotto poi dei risultati e un altro di questi, lo diceva qualche collega prima, riguarda l'articolo 8 laddove si individuano le Unioni, le fusioni dei Comuni. La possibilità che all'interno di un ambito possa esistere più di una Unione è un elemento per noi importante. Anche su questo ci piacerebbe che l'assessore Petitti spendesse due parole anche per rassicurare su quella che sarà l'interpretazione di questo articolo, perché sicuramente la legge n. 21/2013, se ha avuto alcuni meriti e forse era anche necessario, io non lo so, io non lo ritenevo tale allora, però se allora è stato necessario stringere e dare un corpo molto poco flessibile per cercare di avviare questi processi ed incentivare i processi di unione dei Comuni, di funzioni associate eccetera, poi abbiamo riscontrato nel territorio quanto quell'impostazione fosse in realtà non funzionale, quindi un allentamento e un elemento di flessibilità rispetto al concepimento di quel meccanismo credo che sia oltremodo utile ed apprezzabile. Anche perché è inutile disegnare sulla carta riforme e griglie che poi applicate sul territorio ci dimostrano che non sono applicabili e non sono concrete. Meglio disegnare uno schema un po' più flessibile e dare la possibilità ai territori, qualora ce ne fosse la motivata necessità, di avere un minimo di flessibilità in più. Per cui anche questo è un aspetto positivo che abbiamo riscontrato quantomeno nel dibattito, ma, ripeto, vogliamo rassicurazioni anche in quest'aula, su questo passaggio, da parte dell'assessore.

Stesso discorso - e parlo di un aspetto forse secondario, che però per alcuni territori è importante, anche perché parliamo di risorse importanti - all'articolo 18, laddove si parla dei parchi e della biodiversità, per quanto riguarda il tema dei tesserini. Sapete che oggi, lo diceva prima qualche consigliere della Lega, sul tema dell'emissione e del controllo dei tesserini per la raccolta dei funghi e dei tartufi, in particolar modo dei funghi, potenzialmente ci sono Comuni, Unioni, Parchi che emettono tesserini, per cui nello stesso territorio c'è il rischio che il cittadino debba girare con tre tesserini per poter essere tranquillo non sapendo dove inizia un confine e dove finisce l'altro; questo sicuramente non è un esempio di semplificazione. Anche su questo punto in Commissione ci siamo detti con gli altri consiglieri della maggioranza che a settembre saremo ritornati sul tema e quindi anche sulla legge n. 3/1999 che prefigura e organizza l'emissione dei tesserini e quindi la raccolta e la commercializzazione dei prodotti del sottobosco. Anche lì bisogna che interveniamo e lo facciamo rapidamente, perché siccome la rapidità nelle risposte è uno degli aspetti che deve caratterizzare questa legislatura, penso che in questa legge ci siano almeno due o tre punti, e ho cercato di elencarli, su cui ci siamo detti e ci stiamo dicendo che è necessario intervenire dopo l'estate, in autunno, però non è importante solo dirlo, è poi necessario e indispensabile farlo, quindi i punti che sto elencando rappresentano una serie di aspetti che per noi sono un "sì" vincolato, diciamo così, a questo progetto di legge perché, appunto, per essere completato e portato avanti necessita poi di tutta una serie di interventi che, appunto, sto cercando di elencare.

Questi sono un po' gli aspetti più significativi sui quali abbiamo cercato di portare il nostro contributo. Devo dire in chiusura che il rapporto di confronto con la consigliera Zappaterra è stato positivo. Onestamente noi abbiamo presentato, come dicevo, tanti emendamenti anche sulla pianificazione urbanistica, sull'allocazione delle funzioni, sulla Polizia provinciale, sul Centro per l'impiego e alcuni non sono passati. Lo dico per correttezza: visto che tra gli emendamenti che sono stati depositati dalle altre forze politiche ho visto emendamenti che abbiamo presentato in Commissione e che in Commissione non sono stati votati o emendamenti che comunque abbiamo votato in Commissione e che oggi vengono ripresentati da altre forze politiche, chiaramente questi emendamenti vedranno il nostro voto favorevole, se non altro per un fatto di coerenza perché emendamenti che abbiamo proposto noi in Commissione e che oggi vengono riproposti in aula ovviamente non possono che vederci favorevoli.

La valutazione complessiva, quindi, su questo progetto di legge è una valutazione positiva a condizione che si realizzino poi anche tutti gli aspetti che ho cercato di elencare, perché è una riforma ambiziosa, è una riforma complessa la cui attuazione necessita di alcuni step e la cosa non mi preoccupa a condizione che le cose che ci stiamo dicendo siano, in un gentlemen's agreement, poi rispettate. Lo sottolineo e lo lascio a verbale perché quando il consigliere Calvano dice che siamo l'Assemblea legislativa e quindi il legislatore che disegna il profilo della Regione dopo gli importanti predecessori che abbiamo avuto, io aggiungo: giusto, vero, ma a maggior ragione i patti che si stabiliscono all'interno di questo disegno poi devono essere mantenuti perché, appunto, sono patti tra gentiluomini.

Detto questo - e concludo stando nei tempi, presidente, vorrei anche un plauso per aver rispettato i tempi in modo preciso - chiudo con un'altra considerazione. Credo che le forze politiche che si sono chiamate fuori da questo percorso abbiano commesso un errore non solo di metodo, ma anche di merito, perché chi pensa o si augura di poter un giorno essere maggioranza, Dio non voglia per quanto mi riguarda, ma chi si augura di essere maggioranza e quindi di avere l'onere e la responsabilità di governo, non può sottrarsi dal discutere un provvedimento che fa del governo il perno centrale, perché questa riforma, e lo dico sommessamente, però lo dico, si chiama "Riforma del sistema di governo regionale e locale e disposizioni su Città metropolitana"; chi pensa di voler essere un giorno forza di governo e forza di maggioranza non può sottrarsi dal discutere una riforma che si chiama "sistema di governo" perché dimostra nei fatti di avere molte idee quando si parla per slogan, quando si parla di ruspe e quando si fa propaganda e scarsissima attitudine al governo quando si tratta di fare atti concreti.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Taruffi.

Ha chiesto di parlare il consigliere Caliandro. Ne ha facoltà.

 

CALIANDRO: Grazie, presidente. Il dibattito che ha attraversato la democrazia di questa Regione in questi mesi non mi pare che sia stato colto da tutti. Vero è, infatti, che oggi ci troviamo a discutere non solo la legge, ma il percorso che ha anteceduto la legge ed è stato un percorso di grande ascolto che non ha precedenti e non ha precedenti perché in maniera testarda, caparbia l'assessore Petitti, la Giunta, la relatrice Zappaterra hanno cercato di ascoltare i portatori di interesse. Vero è, infatti, che la legge è il frutto di impostazioni culturali che sono state portate a sintesi in un articolato legislativo che ha visto tanti momenti di ascolto, tanti momenti di confronto e che ha recepito anche buona parte della dialettica che anche oggi è stata offerta in questo dibattito, ma che è stata recepita molto nel lavoro di Commissione. Credo, quindi, in buona sostanza, che quel compito di indirizzo e di governo che compete a tutte le persone che si candidano a governare la politica, a governare l'amministrazione, sia stato colto in un certo senso anche dalla minoranza, nel senso che alcuni hanno scelto di farsi portatori anche di idee di altri ed è stato questo il modello attraverso il quale la dialettica in Commissione ha visto fasi alterne emendative, di confronto, di sintesi. Se non ci diciamo questo, non ci diciamo quanto è importante questo momento. Non è soltanto un momento di confronto legislativo, ma è, lo diceva correttamente prima il segretario regionale del Partito Democratico Paolo Calvano, un appuntamento con la storia quello che tutti quanti noi abbiamo deciso di vivere in quest'aula, evidentemente - perdonatemi, non cogliete troppo il senso ironico della citazione retorica - ognuno secondo le proprie possibilità, secondo la propria volontà. Noi abbiamo scelto, abbiamo scelto di ascoltare, di agire e di scrivere; abbiamo scelto anche di confrontarci sulle idee diverse perché la scelta, in politica, è democrazia.

La scelta che i nostri elettori hanno fatto di partecipare al voto o di non partecipare al voto è stato un segnale con cui ci veniva chiesto di cambiare e questa legge porta con sé un grande segnale di cambiamento perché si inserisce all'interno di un abito sgualcito che è quello delle grandi riforme istituzionali e costituzionali di questo Paese, un abito che è stato strattonato da destra, da sinistra, da centro perché ha prodotto un "sistema istituzionale Paese" molto articolato e con tanti buchi. Se è vero che preunitarie erano soltanto le Province in questo Paese e preunitaria era quella necessità di unità nazionale che è stata rappresentata nella storia amministrativa di questo Paese in vario modo e che quel "volgo disperso" di cui parla Manzoni e che troviamo nel nostro Inno nazionale, al quale penso che buona parte di noi si richiami, costituisce quella modalità attraverso la quale noi facciamo comunità, facciamo Stato, fare le riforme in Regione significa fare Stato, significa continuare quel mandato istituzionale al quale siamo chiamati come amministratori e come cittadini.

E allora ve la dico così: sono assolutamente consapevole che questo Paese nel corso del tempo abbia avuto esempi legislativi non sempre lineari e che in parte anche il centrosinistra, al quale io appartengo, abbia contribuito alla non chiarezza della mission istituzionale e di riforma, ma noi oggi segniamo una nuova pagina, segniamo una pagina della responsabilità, quella responsabilità che è richiesta ai piani strategici istituzionali, perché, vedete, se noi dimentichiamo di comprendere cosa è successo in questo Paese, dimentichiamo di comprendere anche quanto è importante questa riforma. Questo è un Paese in cui l'unità nazionale è stata costruita su una forte base centralista e in cui le Regioni hanno svolto un ruolo che progressivamente è diventato importante, lo diceva Calvano prima. Dal 1970 in Costituzione esistono, ma non esistevano dal punto di vista della percezione amministrativa. Grazie a quella parte di questo emiciclo che oggi è silente, hanno avuto anche un grande rilancio nel federalismo e nel ruolo amministrativo che le Regioni stesse dovevano avere. La fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta hanno segnato, sì, uno spartiacque istituzionale, hanno segnato, sì, uno spartiacque legalitario per questo Paese, ma hanno significato anche un nuovo inizio del ruolo delle autonomie locali (e via di seguito le legislazioni che potrebbero essere citate, di centrosinistra e di centrodestra) in quell'accezione federalista e regionalista, due accezioni non sovrapponibili evidentemente, ma che hanno dato al ruolo delle Regioni e al ruolo di questa Regione un significato importante.

E allora è evidente che se andassi a passare come una pialla, come in alcuni lavori che oggi sono passati di moda, per cercare di levigare il legno, per cercare di togliere tutte quelle sfumature che questo legno ha, che questa Regione ha, forse rimarrebbe poco di quel significato iniziale, però rimarrebbe molto della vocazione di un ente locale regionale, di una Regione, di uno Stato, di un governo, di un indirizzo, perché questa Regione nel corso del tempo ha avuto una mutazione genetica che ne ha fatto sempre di più l'attore protagonista del nostro territorio. Quando il governatore Bonaccini segnala nel corso delle sue dichiarazioni l'importanza strategica dell'azione di governo di una Regione, riesce a farlo perché ha delle competenze e un potere di intervento che fino ad alcuni anni fa era impensabile. E quando ci viene detto che siamo noi a dover rispondere di quello che ci si aspetta dall'azione di governo del territorio, stiamo parlando delle istituzioni che noi stiamo creando. Se è vero che c’è una dialettica tra maggioranza e minoranza e che fare minoranza si può fare in maniera diversa, è anche vero che esiste una modalità intorno alla quale le regole si costruiscono. Noi abbiamo scelto di costruirle sia con gli attori produttivi sia con i lavoratori e abbiamo vissuto questo primo mandato, questo nuovo inizio dell’attività politico-amministrativa di questa regione, come una grande occasione di rilancio di questo ente. E pensiamo che chi ci guarda e chi ci osserva, ci osserverà nel corso del tempo rileggendo quello che abbiamo detto e anche quello che abbiamo taciuto con gli occhi della storia e non con quelli della cronaca. È un difetto pensare di stare in un’Assemblea legislativa leggendosi con gli occhi della cronaca, perché noi stiamo affrontando il tema della grande riforma, ma questa grande riforma è tale se percepiamo che cos‘è il concetto di riforma e di riformismo. Questa regione dopo la seconda guerra mondiale era come tutte quelle del nord di questo paese, piegata, ma ha saputo ricrescere, rinascere e rifondarsi sull’onda dei principi di democrazia, di libertà e del lavoro, e il lavoro è al centro di questa grande riforma che noi mettiamo in piedi. Se non ci fossero le coordinate, questa regione non potrebbe essere, questa legge non potrebbe essere. Le coordinate intorno alle quali stiamo scrivendo questo nuovo disegno istituzionale sono un grande rilancio dell’attore di governo regionale ma soprattutto una grande valorizzazione dei territori. Così va letto il concetto di area vasta e così va letto il concetto di città metropolitana, ed è troppo facile pensare che città metropolitana, aree vaste, province, unioni e comuni siano attori semplici. Il bello della storia è che non va mai in scena due volte e chi ha perso questa occasione non ne avrà un’altra. Chi perde l’occasione di costruire la regione Emilia-Romagna la perde per sempre e perde per sempre la possibilità di concepire che cos’è la gradualità dei livelli istituzionali e di costruirli insieme a noi. È stato chiesto all’assessore Petitti, al Presidente Bonaccini e alla relatrice Zappaterra di sapere ascoltare i bisogni dei ceti produttivi di questa regione; ci è stato chiesto dagli attori sindacali, ci è stato chiesto da chi vuole costruire la grande Emilia-Romagna, quel lander che compete con i lander tedeschi. Noi non possiamo costruirla pensando che non esistano le gestioni associate. Mi dispiace, ma questo dibattito è un dibattito superato. Le gestioni associate delle funzioni devono avvenire dentro ambiti ottimali, che vengono definiti dalla legislazione regionale e che non permettono neanche una speculazione localistica, perché quel localismo che viene invocato è un localismo che non è solo antistorico ma contro-produttivo. Noi abbiamo la necessità di traslare i nostri bisogni e se dicessi che abbiamo risposto al primo bisogno, cioè quello del ventre - i latini dicevano che il ventre non può patire dilazione - e il fatto di esserci rivolti ai lavoratori di città metropolitana, province e aree vaste e avergli detto che noi ci impegniamo, prima ancora che il legislatore nazionale (...) da quella parte, dalla parte del lavoro e della parte della tutela della cerniera sociale dei diritti, è il modo in cui noi ci stiamo presentando a questa regione e a questi cittadini. Ma se ci fossimo limitati a pensare a funzioni delegate e risorse straordinarie che abbiamo fatto e che fanno parte del nostro impegno amministrativo, forse non daremmo atto soltanto del concetto di mobilità, soltanto della governance istituzionale. Io credo infatti che le istituzioni che stiamo costituendo siano figlie di un nuovo organismo consultivo e propositivo, ma la Regione pensa a se stessa in maniera diversa da come si è pensata fino ad oggi. La voglio dire così: ha ragione il consigliere Foti che abbiamo la necessità di costruire insieme capacità e cabine di ascolto che vadano oltre la legge istitutiva e questo è un impegno politico che dobbiamo prendere. È corretto che chi governa sappia ascoltare anche le amministrazioni che non fanno parte della maggioranza di governo. È un bisogno di democrazia e partecipazione, ma allo stesso tempo dico che il Consiglio delle Autonomie locali, che ha una nuova composizione e che sceglie alcuni attori principali, non è soltanto un organo consultivo ma è un organo che può esprimere pareri e proposte, è un organo di governo. Il fatto che si scelga di andare a distinguere le funzioni di Regione, province, comuni e unioni comunali, scegliendo i temi di pianificazione, di tutela e creando nuovi organismi agenziali, costituisce il dna della democrazia di questa regione. Per certi versi la storia delle agenzie - penso a quella per il lavoro o quelle che si occupano di tutela del territorio - in questo Paese ha avuto momenti alti e bassi (penso agli anni Ottanta e Settanta), e non devo riprendere in quest’Aula l’importanza di quello che è stato il ruolo sinergico del concetto di agenzia, ma la scommessa che con questa legge facciamo non è solo quella di chiedere una strategia nazionale, come pure viene abbozzata nelle riforme, ma è quella di metterci del nostro, di fare le agenzie del lavoro, del territorio, della nostra regione, che facciano le cose all’emiliana, che facciano le cose nel modo in cui pensiamo che debba indirizzarsi questo paese. Se non fossimo convinti di saper fare sintesi, se questa legge non partisse dalla consapevolezza di saper fare sintesi, non avremmo avuto il plauso trasversale di rappresentanti del mondo del lavoro e dell’impresa e non avremmo avuto quell’investimento culturale che questa legge rappresenta. Sicurezza territoriale e protezione civile rappresentano in questa fase della nostra regione un momento di grande importanza e scegliere di farlo attraverso un’agenzia e attraverso modelli di prevenzione costituisce la stessa cartina di tornasole che fa pensare che il fallimento dei centri per l’impiego sulla base della legislazione nazionale costituisce per noi, come agenzia per il lavoro, una nuova occasione per fare dell’Emilia-Romagna una regione fondata sul lavoro. La nostra regione ha la necessità non soltanto di un’agenzia per la quale chiederemo che vengano finanziati alcuni strumenti ma di fare l’attore principale di questo. Noi ci auguriamo evidentemente di essere sempre al centro dell’azione di governo e che ci sia continuità, ma le authority si fanno anche pensando a quando potresti non esserci, e questo è lo spirito secondo me che alcuni non hanno colto, ossia il fatto di poter pensare che tra la cronaca e la storia si potesse scegliere la cronaca solo perché la cronaca permette di non assumersi le responsabilità. Purtroppo però a giudicarci è la storia e questa legge ci mette di fronte alle nostre responsabilità. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Caliandro.

Ha chiesto di parlare l’assessore Petitti. Ne ha facoltà.

 

PETITTI, assessore: Grazie, presidente. È chiaro che oggi con questo dibattito e con il voto che poi l’Assemblea esprimerà mettiamo a frutto un lavoro importante, un lavoro di tanti mesi e poniamo, e proverò a spiegare perché, le basi per un altrettanto importante lavoro futuro. Lo abbiamo detto in tante occasioni, nelle occasioni di confronto che in questi mesi abbiamo fortemente voluto con i nostri amministratori, con i nostri territori, con le forze sociali ed economiche nel lungo e importante lavoro di Commissione, e infatti per questo ringrazio la Commissione I e il suo Presidente per aver voluto comunque, al di là delle sue posizioni come forza politica su questa proposta di legge, l’approfondimento che ha meritato questa legge di riforma.

Io credo che dobbiamo in modo chiaro, come Regione Emilia-Romagna, non soltanto attuare la legge Delrio ma mettere in campo un nuovo sistema di governo regionale e locale. È chiaro a tutti dove ci stiamo inserendo e in quale contesto ci stiamo inserendo. Avete ricordato in tantissimi interventi quella che è la complessa fase di transizione istituzionale (la riforma del Titolo V, la riforma costituzionale) le complesse questioni non le abbiamo mai sottovalutate, e anche su questo dirò alcune cose, lasciate aperte dalla legge Delrio sia sul piano organizzativo sia finanziario, ma abbiamo fortemente, come Regione Emilia-Romagna, voluto creare le basi per mettere in campo un’ampia prospettiva di riforma. Allora ci è chiaro a tutti qual è l’obiettivo di queste riforme, ossia semplificare il quadro istituzionale, e crediamo che con le scelte fatte andiamo incontro a questa importante esigenza di semplificazione, avviare un processo di ottimizzazione dei servizi e della qualità in grado di essere fornita dai nostri servizi e quindi puntare a un efficientamento e a una competitività dei nostri territori.

Lo ricordava adesso nel suo ultimo intervento anche il Capogruppo Caliandro che è importante il merito ma è importante anche il metodo con cui si affrontano le cose; io credo che i passaggi che sono stati anche ricordati dalla relatrice e che abbiamo voluto fortemente come Giunta fare in modo che venissero realizzati, e sto parlando ovviamente di quello che abbiamo definito un nuovo patto tra la Regione e tutte le istituzioni territoriali, come la Città metropolitana di Bologna, le province e i comuni, devono rappresentare un punto saliente politico, quello di voler suggellare un forte senso di condivisione tra Regione e territori, perché solo questa è la strada che ci permette di mettere in campo riforme capaci di dare risposte ai nostri territori. È un punto essenziale del programma di mandato del Presidente Bonaccini che abbiamo voluto realizzare, ma non soltanto questo. L’accordo siglato con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative per noi ha significato tantissimo e proverò in modo molto rapido a spiegare perché. C’è stato un confronto articolato nel merito della nostra proposta di legge e abbiamo voluto, attraverso questo lavoro portato avanti con le forze sindacali, garantire la tutela occupazionale dei livelli dei dipendenti delle nostre province. Il lavoro che stiamo facendo quotidianamente è quello di far sì che tutto il processo ordinato della mobilità venga garantito; dare continuità funzionale ai dipendenti e alle province significa questo. Con la legge che approveremo potremo finalmente anche utilizzare il fondo che abbiamo garantito col bilancio, approvando il bilancio il 28 aprile, quindi tutte le spese connesse al personale, e trasferire quei fondi alle province e alla Città metropolitana. È un altro punto importante su cui abbiamo voluto dare un’accelerazione grazie al lavoro che è stato fatto con la Regione, con le province.

Tutta la legge nazionale sulla mobilità dice che il trasferimento deve avvenire entro il 31.12.2016 e noi ci siamo impegnati perché questo trasferimento possa avvenire entro il 31 dicembre 2015. Credo che questi siano segnali concreti e passaggi concreti rispetto al fatto che per noi non era soltanto un impegno formale quello di garantire il personale, ma rappresentava anche la capacità di qualificare questo personale rispetto alle scelte che noi stiamo facendo sulla riorganizzazione istituzionale. Una mappa della destinazione di massima è già stata realizzata provincia per provincia e stiamo anche in questa fase, proprio con l’approvazione della legge, andando a garantire tutti gli adeguamenti e tutto il percorso che porterà agli elenchi e ai trasferimenti precisi. Questo - ripeto - riguarda non soltanto un rispetto per i lavoratori ma la qualità del lavoro che noi vogliamo garantire. Al di là di questo e al di là dell’emergenza che siamo stati in grado di assicurare, abbiamo lavorato in questi mesi per mettere in campo un nuovo modello di governo del territorio che ovviamente - lo ricordavate anche voi - supererà il policentrismo e che attraverso un forte equilibrio tra i territori porterà a definire quelle che sono e saranno nei prossimi mesi le aree vaste interprovinciali.

Da questo punto di vista voglio rassicurare tutti, perché ho sentito anche alcune considerazioni di merito del consigliere Foti, che noi parliamo di province, e sappiamo perfettamente che le aree vaste sono state inserite nel processo di riforma costituzionale e attualmente coincidono con le attuali province - lo abbiamo detto più volte anche in Commissione -, ma noi diamo la possibilità alle province di esercitare insieme le proprie funzioni attraverso una forma associata e di definire quelli che riteniamo essere gli ambiti territoriali ottimali proprio partendo dalla proposta che ci arriverà dai territori.

Ancora una volta una Regione e il ruolo di una Regione che vuole mettersi al centro di un processo di federazione dei territori, si pone al centro di tutti i meccanismi che devono essere in grado di integrare tra loro i territori e quindi andando ovviamente a sostenere quella che è la propria funzione di indirizzo, programmazione e controllo ma che non impone, visto che ho sentito anche in questa giornata considerazioni sul fatto che accentriamo le funzioni, una scelta. Ancora una volta noi siamo al centro di una programmazione e di un coordinamento che porterà i territori a essere protagonisti. È chiaro che da questo punto di vista, se sono evidenti a tutti gli obiettivi noi sapremo nei prossimi mesi, e questo lo dico con grande consapevolezza, anche misurare la capacità di questa Regione di essere all’altezza di quello che è il suo ruolo costituzionale e politico proprio per le scelte che abbiamo messo in campo. È un vero banco di prova - voglio definirlo così per tutte le forze politiche di questa Assemblea - e di questo voglio da subito ringraziare l’impegno che è avvenuto anche in Commissione da parte di forze politiche di minoranza. Sono in gioco - credo che questo nessuno possa negarlo - elementi di strategia istituzionale fondamentali perché a tutti - lo abbiamo detto - stanno a cuore quelle che sono le primarie esigenze di continuità delle funzioni. Al di là di come la si pensi sul fronte delle riforme, questo credo che sia un obiettivo che sia le forze di maggioranza sia di minoranza debba stare a cuore, quindi tutto il tema del processo di mobilità degli stessi dipendenti, ma noi abbiamo avuto dei tempi entro i quali dover definire le scelte da fare. Se da questo punto di vista i tempi sono stati assegnati alle regioni dalla legge Delrio per tutto il completamento del processo di riordino, è anche vero, e questo non lo abbiamo mai voluto dimenticare, ma anzi è stato un elemento di confronto continuo con il Governo, che su tutta una serie di temi che sono ancora aperti ci saranno dei risvolti positivi anche nei prossimi giorni che riguardano sia la tenuta finanziaria dei modelli istituzionali che noi mettiamo in campo sia una serie di questioni che sono oggi all’interno del decreto legislativo 78 del decreto legislativo enti locali, in corso di conversione, ma anche nella cosiddetta Circolare Madia, e ovviamente mi riferisco a tutto il tema che riguarda il transito del personale legato ai servizi di Polizia provinciale e tutto il tema legato ai centri per l’impiego. È indubbio che anche quello che noi oggi approveremo, o comunque nelle prossime ore approveremo come Assemblea legislativa di questa regione, avrà un condizionamento su questi temi rispetto all’esito parlamentare e alle scelte che il Governo farà su questi provvedimenti, ma noi siamo convinti che da questo punto di vista ci siano riscontri, che stanno avvenendo anche in questa fase e anche in questi giorni, che sono quelli che noi auspicavamo già nei precedenti mesi quando, anche chi rispetto alle scelte che noi avevamo ritenuto di prospettiva strategica delle aree vaste interprovinciali, aveva ritenuto ci fosse un azzardo.

In realtà noi sappiamo che su questo fronte c’è un interesse molto importante da parte del Governo, risottolineato in una serie di riscontri e incontri avuti anche qui pubblicamente, rispetto al quale non soltanto c’è un riconoscimento della proposta innovativa legata alle aree vaste interprovinciali, che servono ovviamente a dare rappresentatività e competitività ai territori, ma allo stesso tempo ci permettono di misurarci come Regione con quelli che sono gli importanti processi di riforma e tutto il lavoro che si sta facendo rispetto alla riforma costituzionale al Titolo V.

Voglio sottolineare, soprattutto in un percorso così lungo e così importante, quello che è stato il contributo della Prima Commissione e delle forze politiche che hanno voluto mettersi in gioco rispetto a un lavoro anche culturale importante. Innanzitutto aver proprio in Commissione I avanzato proposte concrete legate anche al tempestivo avvio delle aree vaste interprovinciali, perché noi avremo la necessità nei prossimi mesi di andare a definire questo. Lo abbiamo detto che la Città metropolitana di Bologna avrà un ruolo importante di impulso per l’intero territorio regionale, già riconosciuto dalla legge Delrio, ma che noi abbiamo sottolineato, e lo ha sottolineato in più occasioni il Presidente Bonaccini, il cosiddetto hub regionale, la funzione che dovrà avere su tutto il fronte dell’infrastrutturazione aeroportuale, fieristica e universitaria, la capacità di essere di traino per le politiche strategiche della nostra regione. Da questo punto di vista è stato fondamentale aver voluto, anche attraverso il lavoro della I Commissione, valorizzare ancora di più quella che è la finalità, e sarà la finalità, delle aree vaste interprovinciali attraverso lavori sperimentali e l’avvio di progetti concreti. Vi è stato un ampio dibattito che è stato anche sostenuto da questo punto di vista dalle forze sociali ed economiche della nostra stessa Regione e che ci ha permesso oggi di dire che rispetto alla focalizzazione dei punti salienti della nostra proposta il superamento del policentrismo e la necessità di individuare nei prossimi centoventi giorni, perché questi sono i tempi che abbiamo dato ai territori e alle province dopo l’approvazione di questa legge, ci daranno il senso e il segno del profilo istituzionale delle aree vaste interprovinciali. Questo ad andare ancora una volta a sottolineare l’importanza che ha avuto la nostra scelta.

Altri punti rispetto ai quali nel dibattito di questi giorni stiamo realizzando e svolgendo con il Governo ci fanno dire che la scelta che abbiamo realizzato nei mesi scorsi legata all’agenzia regionale per il lavoro - sappiamo una scelta importante e uno dei pilastri del patto per il lavoro su cui l’assessore Bianchi ha lavorato intensamente e che è stato presentato nei giorni scorsi insieme al Presidente Bonaccini - rappresenta un’altra scelta politica strategica su cui oggi abbiamo anche la cognizione di quanto giusta fosse quella stessa intuizione. L’agenzia regionale per il lavoro avrà l’obiettivo nei prossimi anni di governare insieme politiche passive e attive, di coordinare insieme quelle che sono le tematiche legate al lavoro e alla formazione. Abbiamo chiesto garanzie al Governo rispetto all’impegno finanziario, e questo sta accadendo non soltanto perché rispetto al decreto enti locali c’è già stato un incremento delle risorse messe a disposizione, passando dai precedenti 70 milioni ai 90 milioni, ma perché la proposta che le regioni hanno avanzato al Governo, e che nei prossimi giorni porterà alla definizione di un documento attraverso cui i trasferimenti statali a favore delle regioni rappresenteranno i due terzi delle risorse per i cosiddetti centri per l’impiego, ci permetterà di coordinare non soltanto le politiche e i centri attivi per il lavoro, come stiamo in questa fase già facendo, ma coordinare anche attraverso una scelta di innovazione quelli che saranno i futuri centri per l’impiego regionali.

Altro punto fondamentale è quello che è il rapporto con i territori ma anche con la rappresentanza politica a 360 gradi. Le riforme rappresentano - di questo sono sempre stata convinta e oggi ancora più di ieri - il terreno di confronto e di lavoro comune; bene che ci sia la possibilità di rafforzare - questo lo abbiamo detto in Commissione e lo faremo nei prossimi mesi - tutto il tema del rapporto con l’Assemblea legislativa e con la Commissione. Un altro dei punti salienti su cui lo stesso consigliere Bignami ha posto delle considerazioni di merito in Commissione e in questa sede rispetto alle quali credo che ci siano tutte le condizioni per andare a potenziare ulteriormente i passaggi di concertazione politica e tecnica, perché numerose sono già le sedi che noi nella legge riconosciamo. Noi dobbiamo anche concordare le modalità - un altro aspetto fondamentale che veniva sottolineato dal consigliere Bignami e che credo che noi siamo nelle condizioni di poter accogliere favorevolmente - per assumere il massimo coinvolgimento degli amministratori locali. Questo è un altro punto rispetto al quale abbiamo impostato il lavoro per costruire questa legge e sicuramente nei prossimi mesi tutto quello che si potrà fare per potenziare questo percorso lo faremo. Aspetto fondamentale legato alla legge 21 - lo avevamo detto nei precedenti incontri di Commissione, e non solo - è che ci sarà la necessità di riaprire una riflessione di merito sulla legge 21, siamo disponibili a farlo, a rivederne i cardini, già ci sono state in questa legge delle aperture credo importanti, legate proprio al fatto che in questi mesi abbiamo approfondito il funzionamento, a tre anni della legge 21, delle unioni nella nostra regione e laddove vediamo che le unioni con più di dieci comuni hanno una reale difficoltà a gestire insieme i propri servizi noi dobbiamo fornire gli strumenti perché laddove i comuni decidono all’unanimità di costituire nuovi ambiti, e quindi avviare, perché questo è il legame strettamente necessario che noi vogliamo potenziare anche attraverso questa legge tra unioni e fusioni, perché sappiamo che le unioni sono propedeutiche all’altra scelta istituzionale importante che vogliamo che venga incentivata nei prossimi anni - un unico dato che io tengo tutte le volte a ricordare è che il 40 per cento dei nostri comuni nella nostra regione è sotto i cinquemila abitanti - noi dobbiamo avviare processi di aggregazione dei comuni in tempi rapidi, però perché questo avvenga dobbiamo mettere nelle condizioni anche le unioni di poter funzionare meglio di quanto oggi non funzionino.

In questa legge credo che noi abbiamo ancora una volta dato un ruolo centrale alle unioni, quindi ai territori, rispetto a tutto il tema della governance territoriale, abbiamo aumentato le funzioni che lasciamo alle unioni, e penso a tutto il tema del coordinamento delle politiche territoriali, ad esempio a favore della montagna, e dato un ruolo centrale anche alle unioni montane. Un tema fondamentale che è stato sottolineato in molti interventi voglio provare a sintetizzarlo in questo modo: con questo passaggio legislativo noi mettiamo in campo un terreno istituzionale per le prossime politiche di intervento regionale. Da questo punto di vista sono tanti gli interventi legislativi su cui noi dovremo aprire una riflessione in tempi rapidi e su cui noi intendiamo realizzare scelte importanti di grande prospettiva. Uno su tutti è il tema della pianificazione territoriale. Attraverso quella che sarà la modifica della legge 20, su cui si sta lavorando e su cui l’assessore Donini sta lavorando, noi metteremo in campo una nuova governance su questi temi.

Altro tema fondamentale è l’attrattività turistica. Lo abbiamo già definito nella legge; la revisione della legge 7, su cui sta lavorando l’assessore Corsini, permetterà lo sviluppo delle politiche turistiche territoriali in una prospettiva di area vasta. Noi oggi, conferendo quella funzione alle province, le mettiamo già in condizione, attraverso l’aggregazione tra funzioni, di poter esercitare quella che è una politica di prospettiva.

Altro tema fondamentale è tutta la materia ambientale. Su questo è stato detto moltissimo e credo che ci sia stato un lavoro importante che è stato fatto dall’assessore Gazzolo e dalla sua struttura proprio per rispondere a quella che è un’esigenza enorme in campo ambientale. Noi sappiamo che quando parliamo di ambiente parliamo di uno dei temi più complessi di tutto il sistema territoriale, lo sforzo in futuro di governare competenze complesse che andranno dalla sismica all’idrico, dai parchi alla qualità delle acque e dell’aria, a tutto il tema delle valutazioni ambientali e delle autorizzazioni in materia ambientale ed energetica prevede che lo si possa fare in modo uniforme. Da qui la scelta di trasformare, perché ho sentito dire tante cose in questi mesi, come realizzare nuove agenzie, le agenzie che oggi abbiamo, come l’agenzia ARPA, in modo più efficiente, in modo da potenziare quello che è già un sistema che viene realizzato da tempo e poterlo uniformare a livello regionale credo che rappresenti una delle scelte più innovative che siamo stati in grado di fare attraverso questa legge. Non soltanto, ma veniva ricordato che trasformeremo l’agenzia di protezione civile in agenzia di difesa del suolo e prevenzione. L’impegno che in questi sei mesi abbiamo messo nelle risorse legate alle politiche ambientali è stato un impegno importantissimo. Abbiamo bisogno di strumenti efficienti per garantire la tutela del nostro territorio e anche da questo punto di vista il lavoro di approfondimento fatto in questi mesi - per questo mi dispiace quando a volte sento da alcuni Consiglieri il fatto che una materia così complessa non abbia un approfondimento importante - credo che vada sottolineato.

Abbiamo assicurato un maggior grado di efficienza nella gestione delle funzioni di elevata complessità di cui parlavamo proprio adesso e abbiamo fatto in modo che anche gli emendamenti siano stati accolti e legati alla disciplina delle agenzie regionali, perché anche questo tema della governance delle agenzie non ci è sfuggito, e noi vogliamo sempre di più fare in modo che il presidio sia politico sia tecnico, ma la capacità anche di far sì che questi luoghi siano luoghi realmente legati al territorio e alle esigenze del territorio venga garantito, e abbiamo lavorato in modo che tutta la disciplina relativa anche alle nomine che avranno la necessità di essere realizzate possa avvenire attraverso procedure di evidenza pubblica per la loro selezione. Tutto il lavoro che abbiamo fatto legato alla ricomposizione unitaria delle complesse funzioni relative alla sicurezza territoriale e alla difesa del suolo, proprio come ci avevano chiesto i territori e le province messe in capo all’agenzia regionale di protezione civile, ci dà ancora una volta io credo il senso di una risposta che fa i conti con quella che è una realtà.

Vi è tutto il tema legato alla transizione organizzativa. Le conferenze interistituzionali, quindi luoghi che permetteranno un confronto sulle scelte politiche dei prossimi mesi, per noi rappresentano un presidio politico fondamentale, ma non soltanto, ed ecco perché voglio ancora una volta dire che avremo - lo dico perché su questi punti ha sollevato delle questioni di merito il consigliere Bignami - i luoghi, anche attraverso l’istituzione di unità tecniche di missioni, per lavorare perché tutte le scelte progettuali - parlo anche di tutta la ricognizione dei procedimenti amministrativi, perché non c’è soltanto il tema della mobilità e del personale - amministrative e di presidio dei territori vengano garantite, e penso che questi saranno i luoghi del confronto di merito per garantire una concertazione politica e tecnica. Questa è una sfida che riguarda tutti, che non riguarda soltanto alcune forze politiche, ma questo è un tema che io credo debba rappresentare anche il punto di svolta rispetto a quello che dovremo fare nei prossimi anni. Sono convinta che le sfide del futuro debbano passare da queste scelte delle riforme legate alla semplificazione, all’efficientamento e alla capacità di garantire competitività ai nostri territori. Lo abbiamo fatto con questo primo passaggio legislativo e ringrazio tutti coloro i quali hanno voluto crederci e hanno voluto, attraverso le proprie integrazioni, migliorare questa proposta di legge. Ci saranno dei prossimi passaggi altrettanto importanti che andranno a completare un intero processo di riforma che deve fare in modo che un progetto strategico, quello con cui il Presidente Bonaccini e la sua Giunta stanno governando, possa avere gli strumenti effettivi per poterci far governare i nostri territori. Questo è l’obiettivo e questo credo il percorso che anche attraverso questo passaggio in Aula abbiamo oggi voluto sottolineare.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore Petitti.

Ha chiesto di parlare il presidente Bonaccini. Ne ha facoltà.

 

BONACCINI, presidente della Giunta: Grazie, presidente. Credo che oggi sia un giorno importante, per certi aspetti storico, perché dalla nascita delle regioni nel 1970 e con la previsione che le province venissero superate di lì a pochi anni a venire arriviamo dopo oltre quarant’anni a una ridefinizione complessiva delle funzioni dei diversi livelli di governo. Ringrazio per l’ampia esposizione molto puntuale l’assessore Petitti, insieme ai dirigenti per il lavoro che hanno fatto, e voglio ringraziare tutti i gruppi consiliari, dal centrodestra al Movimento 5 Stelle e a quelli più a sinistra, perché sappiamo che per gli strumenti che avevate a disposizione potevamo metterci molto più tempo per approvare, anche perfino dopo la pausa estiva. Credo che sia stato un segno di rispetto per il lavoro della Giunta, e di questo ne sono veramente grato, un segno di maturità istituzionale dal punto di vista anche dell’approvazione di un piano e di una legge che porta a rispettare un altro degli impegni che avevamo preso, cioè che entro l’estate mettevamo in condizione di attuare la cosiddetta legge Delrio, pur con qualche novità, e soprattutto prepararci a un passo successivo, che è quello di provare a sperimentare con l’approvazione del Governo le cosiddette aree vaste da qui alla fine dell’anno. Sapete che ci piace metterci la faccia e andare veloci, vengo dalla conferenza stampa in cui abbiamo presentato il piano con cui provare non in legislatura ma già alla fine di quest’anno, insieme alle direzioni delle aziende sanitarie, a misurare una forte riduzione dei tempi di attesa delle prestazioni sanitarie. Avevamo l’obiettivo dal punto di vista istituzionale di fare questo primo passaggio perché vogliamo andare oltre la stessa legge Delrio.

È una giornata importante perché ci permette peraltro di provare a disegnare una nuova impostazione dentro la riforma costituzionale degli stessi livelli di governo del Paese. Il consigliere Bargi ha detto una cosa che non è propriamente vera, cioè che - si può non condividere l’impostazione, ci mancherebbe - non ci sia un’impostazione molto chiara del governo e della Regione. Non si capirebbe questa scelta come potrebbe collocarsi dentro un disegno di una prospettiva di riordino istituzionale di questo Paese, che passa attraverso ad esempio, per quanto riguarda me, e credo molto quest’Aula, una scelta molto condivisibile, che è quella di superare il bicameralismo paritario. Peraltro lo stesso centrodestra si propose, e non voglio riaprire il dibattito delle colpe del centrosinistra di averlo bocciato con il referendum, una riforma che prevedesse il superamento di quello che oggi rimane soltanto in questo Paese a livello mondiale, cioè due camere che fanno sostanzialmente le stesse cose, con un rimpallo di approvazione delle leggi che, come dico spesso, chi guarda da casa seduto in poltrona vede i parlamentari, anche i migliori, immaginarseli a parlare e non a fare. Una sola camera che faccia la gran parte delle leggi credo dopo settant’anni possa servire a rendere più moderno il nostro sistema istituzionale. Un Senato che viene abolito nella forma attuale, che diventa una Camera delle Autonomie, e vedremo in quali forme, che rappresenta sostanzialmente la rappresentanza di comuni e regioni, peraltro a costo zero. Tagliare oltre trecento parlamentari io credo sia giusto, non per demagogia populista, che non mi appartiene, ma se gli Stati Uniti fanno con diverse centinaia in meno di parlamentari quello che fa l’Italia, essendo un po’ più grandi, possiamo tranquillamente fare con poco più di seicento parlamentari.

Bisogna inoltre passare da quattro a tre livelli di governo. D’altra parte - lo dico a chi si domandava quando verranno abolite - serve un passaggio costituzionale. Non era possibile farlo prima, a meno che non si mettesse manu militari un provvedimento, ma essendo una democrazia e una repubblica non credo fosse molto apprezzato, però il superamento attuale, portandolo a un secondo grado dal punto di vista istituzionale, passerà all’abolizione che porterà questo Paese, come gran parte dei paesi europei, ad avere tre livelli di governo e non quattro.

So bene che se si facesse un referendum tra i cittadini, questi chiederebbero che le regioni venissero abolite come chiedevano per le province, quindi tocca a noi provare a ridargli smalto, lustro e credibilità. Le regioni paradossalmente avranno un livello perfino superiore a quello attuale perché saranno una sorta di cuscinetto istituzionale tra lo Stato e i comuni o le unioni dei comuni, i territori. Sulla riforma del Titolo V ho già detto in altre occasioni che credo vada colmato un errore che fece il centrosinistra nel 2001 perché alcune di quelle cosiddette materie concorrenti io credo sia stato un errore portarle in competenza alle singole regioni. Dalle infrastrutture all’energia e alla promozione del turismo all’estero credo che sia giusto che ritornino in capo nazionale per la valenza che devono avere quelle politiche per un paese come il nostro nell’ambito più in generale dell’Unione europea, ma diciamo più in generale nella sfida col mondo globalizzato. Poi le unioni e le fusioni dei comuni come perno centrale che la Delrio prevede anche con una premialità, cosa che non era mai accaduta, e che questa Regione invece avendo una legge, la prima, molto avanzata che precedeva il sottoscritto a questa Giunta, forse non la migliore legge a livello nazionale ma una delle migliori sicuramente, che già oggi vede il 90 per cento circa dei nostri comuni associati in unioni e la nostra spinta che vedo via via crescere anche tra le diverse forze politiche, non di governo ma di opposizione in quest’Aula, a spingere laddove si ritenga utile andare a fusioni dei comuni che credo possano dimostrare una semplificazione istituzionale. Dentro a questo - lo ricordo per darne un vanto a tutti voi - siamo ancora oggi, nonostante siamo già in carica da sei mesi, l’unica regione che ha fatto quel taglio dei cosiddetti costi della politica così rilevante, peraltro per la sua gran parte, escluso il TFR che ci siamo autonomamente decisi di abolirci, che è prevista nella riforma costituzionale che il governo prevede. È un impianto del governo molto preciso. Lo si può condividere o non condividere, peraltro se passerà la riforma dovrà passare al vaglio del referendum confermativo dei cittadini, ma io credo sia un bel cambio di passo rispetto a come questo paese è oggi conformato dal punto di vista istituzionale. Lì dentro c’è il tema di un nuovo ordine regolatore all’interno delle regioni.

Sulle province ho sentito alcune cose che meritano un minimo di risposta. Ho già detto del perché non si potevano abolire subito, e quindi la discussione è già finita prima ancora di iniziare, e c’è un tema di costo zero delle province. Se prendete lo stipendio di un presidente di provincia e dei suoi assessori e fate il calcolo per nove province dell’Emilia-Romagna vedrete che è un livello di risparmio, giusto o sbagliato che sia, che ha inciso direttamente moltiplicato per anni sul tema della riduzione dei costi. Peraltro quando si dice che è stata tolta la democrazia, non sono d’accordo. È un ente di secondo grado, e come ente di secondo grado peraltro prevede la composizione dello stesso Consiglio delle province, donne e uomini che sono stati direttamente eletti dai cittadini. Non dimenticatevelo mai. Sono persone o personalità che nella loro gran parte, se non nella totalità nei diversi territori, sono stati eletti direttamente all’interno dei loro Consigli comunali. In ogni caso sarà superata quella forma di rappresentanza, che è temporanea proprio in attesa che avvenga l’abolizione delle province. Noi come ci siamo approcciati a questa riforma? Ci siamo approcciati intanto garantendo e tutelando i lavoratori. Noi decidemmo di destinare 28 milioni di euro aggiuntivi ai 31 già previsti e abbiamo detto che li prevediamo anche per il prossimo anno, se ve ne sia la necessità, prima ancora che immaginassimo come approcciare l’applicazione della Delrio, perché abbiamo iniziato immediatamente dopo l’approvazione del bilancio, ma sottoscrivendo un protocollo di intesa con i sindacati, e avevamo detto che volevamo fare di questa regione una regione che puntasse a recuperare la piena occupazione e abbiamo deciso che al netto dei prepensionamenti o della mobilità verso altri enti dello Stato ci fosse la tutela e la garanzia dei lavoratori. Credo che sia una delle poche regioni in cui non ci sia stata un’ora di sciopero, leggendo quello che è accaduto in altre regioni. Abbiamo fatto bene perché c’era bisogno di dare continuità al lavoro di enti che in ogni caso ci sono ancora, abbiamo fatto bene perché volevamo mettere la tutela in attesa di decidere chi fa che cosa.

L’importanza del passaggio della legge di oggi è che noi andiamo a definire chi fa che cosa. Comprendo le preoccupazioni che anche da parte del Movimento 5 Stelle, dello stesso Alleva e del centrodestra sono state sollevate e che il Partito Democratico e SEL hanno esplicitato negli interventi che hanno fatto. Peraltro abbiamo perfino un po’ corretto parte delle cose che avevamo immaginato, come ricordavate, di scrivere. Dentro a quel quadro, noi abbiamo pensato che fosse giusto alle province lasciare il minimo indispensabile di funzioni. Paradossalmente proprio per queste ragioni c’è in alcuni interventi una contraddittorietà, perché essendo livello che deve essere cancellato era inutile per poco tempo lasciare in un bagnomaria di funzioni per le quali magari non si sarebbe potuto fare altrimenti bene il mestiere che serve. Dopodiché la funzione che noi mettiamo in campo è quella di andare oltre quella riforma e immaginare entro l’anno che andiamo all’istituzione delle cosiddette aree vaste. Pensate inoltre che per questa riforma che vogliamo fare, e nella quale vi coinvolgeremo fino in fondo, abbiamo oggi deciso in Giunta - ho visto il comunicato dell’assessore Gazzolo - di prendere quei pochi rifiuti che arriveranno dalla Liguria per un dato di solidarietà istituzionale con chi vive un’emergenza vera. Mi dispiace che il Movimento 5 Stelle si sia rifiutato di partecipare a un’occasione che i territori avevano condiviso, perché non so se avesse vinto la candidata del Movimento 5 Stelle dove avrebbero messo quei rifiuti arrivando l’estate e avendo i sacchetti per strada. Dopodiché, nella legittimità della loro posizione, avete visto che in queste settimane abbiamo lavorato per coinvolgere i gruppi consiliari, i sindaci dei comuni dove ci sono gli inceneritori, tutte le province dove ci sono gli stessi, con un dato istituzionale giusto, al di là che si sia d’accordo o meno, ci mancherebbe altro. Questa si chiama volontà di provare a costruire risposte che, condivisibili o meno, trovino una ragione sul terreno della responsabilità. Dicevo questo perché state tranquilli che nelle prossime settimane riprenderemo quell’iter e lo riprendiamo perché insieme dobbiamo immaginare quali ad esempio siano le competenze delle aree vaste. Noi vogliamo immaginare la regione di domani, la regione dei prossimi venti, trenta, quaranta o cinquant’anni. Peraltro il mondo sta già cambiando. Pensateci. Per fortuna che abbiamo deciso di fare questo passo. I sindacati, le organizzazioni economiche, le camere di commercio, leggo addirittura adesso le fondazioni bancarie, le associazioni del terzo settore, addirittura quelle del volontariato in campo sportivo e ricreativo, si stanno già o già si sono costituite associandosi per territori di area vasta, perché la dimensione micro non regge più nel mondo macro, il che non vuol dire che il piccolo non sia bello. Ognuno di noi giustamente difenderà il proprio campanile per come siamo fatti e per come teniamo alle nostre radici nell’Italia degli ottomila comuni, ma l’idea che da soli si possa fare tutto, come si immaginava in passato, non regge più e per questo, giusto o sbagliato che sia, abbiamo immaginato l’idea di una sola società di gestione dei sistemi fieristici, nell’idea che questa regione nelle proprie eccellenze, se le mette insieme, può competere con chiunque nel mondo, mentre se rimane da sola, per quanto eccellenti, si rischia che portino via qualcosa. In questo quadro oggi abbiamo appena destinato nel piano triennale 17 milioni di euro per incentivare ad esempio le gestioni associate per coloro i quali, facendo unione, vogliono mettere in campo servizi che, laddove è fatto in maniera positiva, sta dimostrando che si fa efficienza risparmiando e aumentando la quantità senza diminuire la qualità dei servizi. Sulle fusioni vogliamo comportarci allo stesso modo.

È un mondo nel quale oltre al chi fa che cosa dobbiamo immaginare come noi possiamo essere competitivi per una regione che sta rialzando la testa anche dal punto di vista del superamento della sua crisi economica. Lo dicono i numeri e li abbiamo già elencati. Una regione che superi definitivamente il policentrismo - da parte di chi vi parla per la sua storia e la sua cultura politica - è un passo storico, che ha fatto grande questa regione per come l’abbiamo conosciuta e che vedeva ognuno voler nel suo territorio tutto quello che aveva l’altro, che oggi non regge più non solo per un tema economico ma per un tema di competitività istituzionale. In questo senso ho anche apprezzato, al netto della legittimità di tutte le posizioni, il fatto che nello stesso centrodestra ho sentito alcune voci che provano a dare un’apertura di credito a un ragionamento istituzionale, che noi proviamo ad aprire e proviamo a mettere in campo legato all’idea che non si possa stare fermi e che non si debba avere paura. Si può rischiare quando si va in un mondo che non si conosce, non si sa fino in fondo come andrà, ma rimanere oggi a casa propria chiudendo la porta e lasciando che passino davanti gli altri significa che quando si aprirà tra qualche anno e si uscirà gli altri sono già troppo lontani per poterli rincorrere o addirittura raggiungere.

Noi vogliamo essere una regione capofila nella sfida competitiva con le regioni più avanzate d’Europa e del mondo e non essere quelli che da lontano col binocolo si cullano di un tempo andato per quanto bello fosse stato. Vogliamo continuare a competere e addirittura migliorare. Sapete cosa ho sempre detto? Che non mi sentirete mai parlare di modello emiliano-romagnolo, perché non vogliamo insegnare niente a nessuno, ma vogliamo anche immaginare che senza essere modello possiamo davvero mettere in campo una sfida affinché questa regione nel campo del lavoro, dell’impresa, della cultura, delle professioni istituzionali e del volontariato continui a essere una grande regione non in termini dimensionali - in parte lo è nel panorama italiano -, ma in termini di competitività con i sistemi istituzionali, come ho detto prima, d’Europa e del mondo. Questa, e concludo, è la sfida che noi abbiamo davanti. È una sfida nella quale avrei immaginato di trovare nel cammino di approvazione oggi della legge qualche compagno di viaggio che non faceva parte della maggioranza. Per come avevamo discusso nei mesi scorsi e per come ne avevate discusso nella Commissione, io immaginavo che qualche voto a favore in più o addirittura di astensione potesse arrivare. In ogni caso c’è già un passo in avanti che è quello di una convergenza, quantomeno nella prospettiva e nell’obiettivo e in ogni caso, al netto delle rispettabili opinioni di ognuno di voi, proviamo tutti insieme, come Aula legislativa, a mettere in campo il progetto migliore possibile da qui alla fine dell’anno. In questa sfida delle cosiddette aree vaste, oggi che la Città metropolitana è cosa di fatto istituita per legge e che vede la Romagna - lo sappiamo tutti - già pronta per una sfida culturale, oltre che istituzionale, penso che dall’altra parte l’Emilia debba controbilanciare questa visione della prospettiva e penso che se ci attrezziamo così noi possiamo davvero fare una cosa originale, ma che possa essere nel panorama nazionale qualcosa che vuole guardare addirittura in avanti e oltre perfino la legge Delrio. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, presidente Bonaccini.

Si è conclusa la fase della discussione generale e passiamo ora all’esame degli articoli, degli emendamenti, dei subemendamenti e degli ordini del giorno.

Nomino scrutatori i consiglieri Iotti e Ravaioli per la maggioranza e Sassi per l’opposizione.

Sull’oggetto 751 insistono sessanta proposte di emendamento, di cui ventidue a firma dei consiglieri Piccinini, Bertani, Sensoli, Sassi e Gibertoni, due a firma dei consiglieri Taruffi e Torri, undici a firma del consigliere Alleva, tre a firma dei consiglieri Sabattini e Zappaterra, tre a firma dei consiglieri Zappaterra, Calvano, Taruffi, Caliandro, Bignami e Foti, sedici a firma del consigliere Foti, uno a firma della Vicepresidente Gualmini e della consigliera Zappaterra, un subemendamento a firma del consigliere Bertani, un subemendamento a firma del consigliere Foti; cinque ordini del giorno, di cui uno a firma dei consiglieri Piccinini, Sassi, Sensoli, Gibertoni e Bertani; il secondo a firma dei consiglieri Taruffi, Zappaterra, Calvano, Sabattini, Montalti, Nadia Rossi, Bagnari, Caliandro, Serri, Francesca Marchetti, Piccinini, Bertani, Prodi, Lori, Boschetti e Zoffoli, su cui insistono tre emendamenti a firma dei consiglieri Piccinini e Bertani; il terzo a firma dei consiglieri Zappaterra, Sabattini, Montalti, Bagnari, Caliandro, Taruffi, Calvano, Boschini, Zoffoli, Ravaioli, Serri, Rontini; il quarto a firma dei consiglieri Zappaterra, Caliandro, Montalti, Zoffoli, Ravaioli, Serri, Rontini e Boschini; il quinto a firma del consigliere Foti.

Sull’articolo 1 insiste l’emendamento n. 24 a firma Alleva, che non vedo in Aula. Non penso che abbia intenzione di intervenire né in discussione generale né in dichiarazione di voto.

Se non ci sono interventi in discussione generale, metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 24, a firma del consigliere Alleva.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 24 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 1.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 1 è approvato.

Ha chiesto di parlare il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Grazie, presidente. Va bene andare veloci, però dobbiamo lasciare il tempo ai dipendenti della Regione di verbalizzare esattamente, perché altrimenti poi abbiamo dei problemi. L’astensione uno deve almeno riuscire a esprimerla.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Passiamo all’articolo 2, su cui insistono tre emendamenti, di cui uno, il 34, a firma del consigliere Alleva, il 42 a firma del consigliere Foti e uno, il 25, a firma del consigliere Alleva.

Apro la discussione generale.

Ha chiesto di parlare il consigliere Alleva. Ne ha facoltà.

 

ALLEVA: Grazie, presidente. Il senso generale è riportare le persone incaricate della riunificazione territoriale presso la Regione per preparare la riforma nella legge 20. Questa è la sostanza.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Alleva.

Ha chiesto di parlare la consigliera Zappaterra. Ne ha facoltà.

 

ZAPPATERRA: Grazie, presidente. Per anticipare il voto contrario a questo e anche su tutti gli altri che insistono relativamente alla pianificazione della legge 20 perché la Giunta ha già chiarito che si procederà a una revisione della legge 20, quindi anticipare queste parti del riordino non ha senso.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Zappaterra.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 34, a firma del consigliere Alleva.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 34 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 42, a firma del consigliere Foti.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 42 è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 25, a firma del consigliere Alleva.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 25 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 2.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 2 è approvato.

Sull’articolo 3 insistono quattro emendamenti, il 26 a firma del consigliere Alleva, l’1 a firma dei consiglieri Piccinini, Bertani, Sensoli, Sassi e Gibertoni, il 3 a firma dei consiglieri Piccinini, Bertani, Sensoli, Sassi e Gibertoni e il 2 a firma dei consiglieri Piccinini, Bertani, Sensoli, Sassi e Gibertoni.

Apro la discussione generale.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bertani. Ne ha facoltà.

 

BERTANI: Grazie, presidente. È già stato detto in vari interventi anche di maggioranza che è importante che il controllo dell’Assemblea legislativa rimanga presente, soprattutto quando diamo forza alle agenzie. Noi chiediamo che l’Assemblea legislativa approvi bilanci e atti di programmazione generale riguardanti l’attività delle agenzie, su proposta della Giunta, per ribadire il controllo dell’Assemblea, come pure abbiamo detto, e anche questo l’Assessore l’ha confermato, che vuole dare partecipazione all’Assemblea anche sulla nomina dei direttori, quindi noi chiediamo che sia richiesto un parere vincolante alla competente Commissione assembleare sulla nomina dei direttori, e questo è l’emendamento n. 3. Inoltre con l’emendamento n. 2 chiediamo che le agenzie utilizzino strutture, banche dati e procedure che vengono già utilizzate dalle direzioni regionali proprio per mantenere un’uniformità e dare possibilità anche di accesso, di pubblicità e di trasparenza alle attività delle agenzie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

Ha chiesto di parlare la consigliera Zappaterra. Ne ha facoltà.

 

ZAPPATERRA: Grazie, presidente. L’emendamento 1 lo respingiamo perché la formulazione proposta in Commissione dal consigliere Sabattini che troviamo nell’articolo 3, sesto comma, riprende già questo tema, così come non possiamo che votare contro all’emendamento 3 perché la nomina del direttore è già prevista dall’articolo 3, quinto comma, che venga fatta con selezione pubblica.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Zappaterra.

Ha chiesto di parlare il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Grazie, presidente. L’emendamento n. 3 dice un’altra cosa, perché indipendentemente dalla selezione pubblica rimaneva il fatto di poter esprimere un parere da parte della Commissione. Io ritengo che sia errato sotto il profilo di considerarlo vincolante perché non avrebbe senso e anzi smentirebbe la questione della selezione pubblica. Poteva essere invece più corretto che si dicesse che gli esiti della selezione vengono comunicati alla Commissione. In questo caso vi sarebbe una coerenza sotto il profilo normativo. Aggiungo però una considerazione in generale. Mi pare che la questione dei bilanci, ancorché respinta in questa sede, dovrà poi trovare un ruolo – parlo dell’emendamento all’articolo 1 – il prossimo anno, perché se è vero che si deve fare il bilancio consolidato della Regione mi pare che i bilanci delle agenzie regionali dovranno forzatamente entrare a far parte del bilancio della Regione. Non verranno esaminati probabilmente singolarmente, ma nell’ambito del bilancio della Regione dovranno essere inseriti i singoli bilanci.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 26, a firma del consigliere Alleva.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 26 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 1, a firma dei consiglieri Piccinini, Bertani, Sensoli, Sassi e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 1 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 3, a firma dei consiglieri Piccinini, Bertani, Sensoli, Sassi e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 3 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 2, a firma dei consiglieri Piccinini, Bertani, Sensoli, Sassi e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 2 è respinto.

Apro la discussione generale sull’articolo 3. Non ci sono interventi, per cui apro le dichiarazioni di voto. Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 3.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 3 è approvato.

Sull’articolo 4 insistono due emendamenti: il 4, a firma dei consiglieri Piccinini, Bertani, Sensoli, Sassi e Gibertoni e il 27, a firma del consigliere Alleva.

Apro la discussione generale. Non ci sono interventi, per cui apro le dichiarazioni di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 4, a firma dei consiglieri Piccinini, Bertani, Sensoli, Sassi e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 4 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 27, a firma del consigliere Alleva.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 27 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 4.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 4 è approvato.

Sull’articolo 5 insistono tre emendamenti, il 28 a firma del consigliere Alleva, il 29 a firma del consigliere Alleva e il 30 a firma Alleva.

Apro la discussione generale. Non ci sono interventi, per cui apro le dichiarazioni di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 28, a firma del consigliere Alleva.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 28 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 29, a firma del consigliere Alleva.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 29 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 30, a firma del consigliere Alleva.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 30 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 5.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 5 è approvato.

Sull’articolo 6 insiste il subemendamento 59, a firma del consigliere Foti, l’emendamento 43, a firma del consigliere Foti e l’emendamento 44 a firma del consigliere Foti.

Apro la discussione generale.

Ha chiesto di parlare il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Grazie, presidente. Il subemendamento è sostitutivo dell’emendamento n. 43 e recita che dopo la parola "adottati" vi sia aggiunta la dizione "previo parere della Commissione consiliare assembleare". Ritengo di poter dire che questo è un passaggio che io ritengo estremamente positivo per dove si colloca all’interno del dispositivo legislativo. Prima il consigliere Calvano ci ha parlato di ponti e io voglio ricordargli che effettivamente quello di Calatrava di Venezia arriva come quarto ponte sul Canal Grande. Il più noto forse è quello di Rialto, poi ve ne sono due del mio governo in esilio e poi si è aggiunto anche quello di Calatrava. L’importante è che i ponti siano effettivamente dei ponti percorribili e non dei ponti, come quello di Calatrava, che generano numerose questioni non solo di tipo contabile ma anche e soprattutto sotto il profilo delle cadute. Proprio per evitare cadute, io ritengo che in questo procedimento legislativo, mantenere un ruolo dell’Assemblea legislativa non sia chiedere la luna, ma sia soltanto dare all’Assemblea legislativa quella funzione per la quale la stessa Assemblea legislativa è nata, perché in un processo di riforma istituzionale non si può pensare che l'unico modo per risolvere le questione sia delegarle.

Mi dispiace che sia assente in questo momento il presidente Bonaccini, ma nonostante tutte le sue dichiarazioni, sicuramente interessanti sotto il profilo del fatto di rendere più competitiva questa Regione, cito dal Corriere delle imprese di oggi, pagina 11, riferito all'Emilia-Romagna: "A spingerci pesantemente verso il basso contribuiscono soprattutto gli indici riferiti alle istituzioni, alla rete Internet, e all'istruzione universitaria. Questo è il terreno prevalentemente occupato dai decisori politici, dalla burocrazia statale e regionale, dai gruppi di interesse particolari e dalle imprese pubbliche o protette dalle mano pubblica che ruotano attorno alla politica. In breve, dalle istituzioni e dai soggetti al riparo dalla concorrenza. I ritardi accumulati che pesano tanto da relegare la Regione al di sotto della 190ª posizione riguardano: corruzione, criminalità e loro controllo, facilità di fare business, efficacia del governo, trasparenza dei decisori politici".

Ecco, io penso che nel momento in cui si rivendica il ruolo dell'Assemblea, non lo si faccia per preservarci una qualche ritaglio d'azione, ma lo si faccia soprattutto perché in una fase di avvio di una riforma istituzionale, spogliarsi delle funzioni ha senso se si controlla come poi queste funzioni vengono assolte. Spesso anche il legislatore nazionale si spoglia del proprio compito precipuo, che è quello di fare le leggi, perché quando si approvano le leggi delega, quindi si dà origine ai decreti legislativi - il n. 75, assessore Petiti, non è un decreto legislativo, ma un decreto-legge, che è altra cosa -, i decreti legislativi hanno come loro funzione precipua quella di delegare all'esterno la parte legislativa sulla base della legge delega e di venire poi presentati alla Camera e al Senato per il parere, riservando poi alla Presidenza del Consiglio dei Ministri l'approvazione del provvedimento generale.

Ora, noi giustamente deleghiamo funzioni, ma nel momento in cui deleghiamo funzioni, se non abbiamo come Assemblea legislativa anche il monitoraggio, che non deriva solo dalla clausola, che è inserita, di verifica sullo stato di attuazione della legge biennale o triennale che dir si voglia, noi abbiamo la necessità, in un procedimento di avvio, anche di vedere come funzioneranno le aree vaste.

Pertanto, penso che in questo articolo, ma anche in altri dove l’ho riproposto, così sugli altri non intervengo, probabilmente sugli altri ci sarà un parere negativo del relatore, se si è introdotto il fatto di tenere un collegamento almeno con la commissione consiliare competente è perché io ritengo che la prima commissione consiliare, sotto il profilo della riforma istituzionale, sia il naturale referente non solo per quanto riguarda l'approccio al sistema legislativo, ma anche al sistema delle verifiche sul funzionamento del procedimento legislativo.

Detto questo, sono lieto dell'accoglimento del subemendamento, se ci sarà, riservandomi di rivendicare comunque la presentazione degli altri emendamenti, dove si ritiene di coinvolgere l'Assemblea legislativa, perché - attenzione! - lo svuotamento delle assemblee legislative significa trasferire quote di controllo di un'assemblea democraticamente eletta a centri esterni che non hanno il consenso dei cittadini. Attenzione, perché è una strada pericolosa: non sempre delegare all'esterno ha funzionato. Infatti, le cosiddette authority di controllo non so se abbiano più giovato o meno giovato alla funzionalità del sistema legislativo italiano e del funzionamento dello Stato italiano, quindi vanno bene tutte le scommesse, per l'amor di Dio, nessuno vuole ridurre il potere delle agenzie, peraltro pensate che se contiamo quante volte è citata in questa legge la parola "agenzie" sembra quasi che noi siamo diventati un broker assicurativo, quindi figuratevi se io mi limito a questo, dico soltanto che ben venga delegare all'esterno le funzioni, ma ha senso se vi è il contrappeso di un controllo e di una verifica interna.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Ha chiesto di intervenire la consigliera Zappaterra. Ne ha facoltà.

 

ZAPPATERRA: Grazie, presidente. Per dichiarazione di voto, premesso che credo che, dall'articolato e dagli emendamenti fatti in commissione e per come esce il testo, sia abbastanza chiaro che al ruolo dell'Assemblea tiene anche il gruppo del PD, al punto che la questione è stata posta, compresa la relazione con la Giunta e con le agenzie per il coinvolgimento dell'Assemblea. Ma detto questo, credo che il testo parli da solo.

Per dichiarazione di voto sull’ emendamento 43, così come è stato presentato dal consigliere Foti, voteremo contro; mentre voteremo a favore del subemendamento 59; voteremo contro l’emendamento 44, perché avendo inserito già il previo parere competente nell'emendamento appena presentato, riteniamo che questo sia già molto più forte degli indirizzi semplicemente comunicati.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Zappaterra.

Ricordo che votando il subemendamento 59, con parere favorevole, l'emendamento 43 viene precluso, quindi non lo voteremo.

Pertanto, metto in votazione, per alzata di mano, il subemendamento 59, a firma del consigliere Foti.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Il subemendamento 59 è approvato.

L’emendamento 43 è dunque precluso, quindi non lo votiamo.

Ha chiesto la parola il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Grazie, presidente. Alla luce dei fatti, ritiro l'emendamento 44.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

L'emendamento 44 è ritirato dal proponente, quindi non viene posto in votazione.

Pertanto, metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 6.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 6 è approvato.

Metto ora in discussione l'articolo 7, sul quale insiste l’emendamento 41 a firma dei consiglieri Taruffi e Torri.

È aperta la discussione generale. Nessuno avendo chiesto di intervenire, chiudo la discussione generale e apro la dichiarazione di voto.

Nessuno avendo chiesto di intervenire in sede di dichiarazione di voto, metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 41 a firma dei consiglieri Taruffi e Torri.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 41 è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, l'art. 7 come emendato.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 7 è approvato.

Metto in discussione l’art. 8, su cui insistono tre emendamenti: l’emendamento 31 a firma del consigliere Alleva, l’emendamento 45 a firma del consigliere Foti e l’emendamento 46 a firma del consigliere Foti.

È aperta la discussione generale.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Grazie, presidente. So perfettamente che verrà respinto, però non capisco come si possa scrivere in una legge che a fronte di una richiesta di mutazione degli ambiti territoriali da parte degli enti competenti, dove occorre una ben precisa maggioranza, la Giunta, anziché esaminare la richiesta, "può valutarla". Perché sotto il profilo strettamente legislativo il "può valutarla" significa semplicemente che è una riserva che la Giunta si attribuisce a fronte di un procedimento di altri enti che hanno le caratteristiche per poterlo chiedere.

Ora, capisco che la Giunta possa rigettare la richiesta, ma non che "possa" valutarla, ha l'obbligo di valutarla, perché diversamente, scusate, per quale motivo uno mette in piedi questo procedimento. Di conseguenza, sempre all'articolo 6 bis, comma 3, anziché la parola "valutate", "esaminate".

Ripeto: il giudizio della Giunta nessuno lo mette in dubbio, se vuole accogliere o meno la richiesta; quello che rileva è che uno fa il percorso e automaticamente si può sentire dire: "guarda, noi non l'abbiamo neanche voluta esaminare". Sapete, è un po' antipatico, se non altro perché poi sarebbe interessante, una volta che si applichi questa parentesi di discrezionalità, sapere sotto il profilo giuridico quando la Giunta la esamina e quando non la esamina. Sarebbe fonte interessante di giurisprudenza da parte del Tar e del Consiglio di Stato, perché fatalmente si aprirebbe una disparità di trattamento nel caso una volta la si esamini e una volta non la si esamini. Aggiungo per inciso che qualsiasi atto, compreso il "può valutare", dovrebbe avere comunque una motivazione, ma essendo una possibilità e non un atto concreto, apre una fase di discrezionalità amministrativa che, secondo me, è censurabile sotto diversi profili, non ultimo quello amministrativo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Se non vi sono altri iscritti a parlare, chiudo la discussione generale e apro la dichiarazione di voto.

Ha chiesto di intervenire la consigliera Zappaterra. Ne ha facoltà.

 

ZAPPATERRA: Grazie, presidente.

Come è stato già anticipato in sede di discussione in commissione, il nostro voto sarà contrario a tutti e tre gli emendamenti proposti.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Zappaterra.

La consigliera Zappaterra ha parlato anche dell’emendamento presentato dal consigliere Alleva.

Nessun altro consigliere avendo chiesto di intervenire, chiudo la dichiarazione di voto e metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 31 a firma del consigliere Alleva.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 31 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 45 a firma del consigliere Foti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 45 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 46 a firma del consigliere Foti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 46 è respinto.

Metto ora in votazione, per alzata di mano, l'art. 8.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 8 è approvato.

Metto in discussione l'articolo 9, su cui insistono tre emendamenti: l'emendamento 6 e l'emendamento 7 a firma dei consiglieri Piccinini, Bertani, Sensoli, Sassi e Gibertoni, e l'emendamento 47 a firma del consigliere Foti.

È aperta la discussione generale. Nessuno consigliere avendo chiesto di intervenire, chiudo la discussione generale e apro la dichiarazione di voto.

Ha chiesto la parola di intervenire il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Grazie, presidente. Mi limito ad osservare che, per quanto riguarda l'emendamento 47, già in commissione si era detto che la formulazione così com'era stata presentata dalla Giunta non sembrava la più chiara possibile. Infatti, se debbo andare a memoria, mi pare che dica: "l'anno antecedente quello dell'approvazione della legge di fusione", peccato che diventa difficile stabilire quando viene approvata la legge di fusione, ché questo era l'articolo 47. Significa, cioè, che uno dovrebbe sapere quando viene approvata la legge di fusione che riguarda il suo comune, ma è difficile che lo sappia all'inizio del procedimento legislativo, neppure sapendo come andrà a finire il referendum.

Ebbene, a me sembrerebbe più logico fare riferimento al momento in cui è approvata, perché questa deve essere approvata da parte dei comuni che vogliono procedere alla fusione, l’istanza che viene inviata alla Giunta regionale per l'avvio dell’iniziativa legislativa per la fusione di comuni. Dopodiché, mi rendo conto che non ci si voglia mai ricredere su ciò che si scrive, però, a volte, scrivere così non so se giova, né alla tecnica legislativa né alla comprensione da parte di coloro i quali sono poi deputati ad esaminare i provvedimenti che noi licenziamo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Ha chiesto la parola la consigliera Zappaterra. Ne ha facoltà.

 

ZAPPATERRA: Grazie, presidente. Sempre per dichiarazione di voto, per una motivazione sull'emendamento del consigliere Foti già discusso in commissione, voteremo contro perché, a parte il fatto che rischiano di incartarci, dovremmo fare degli esempi pratici che forse sarebbero più chiari, ma la motivazione del voto contrario sta nel fatto che così com’è formulato, l'articolo è abbastanza chiaro nell'applicazione, ancorché il consigliere Foti la veda diversamente; semplicemente la motivazione sta nel fatto che i dati del penultimo anno, tenuto conto che il ragionamento di avvio della fusione, da lì devono essere disponibili i dati, i dati del penultimo anno sono sicuramente disponibili; se si decidesse di avviare la fusione nei primi mesi dell'anno, quelli dell'anno precedente, non del penultimo, probabilmente non sarebbero disponibili. Questa è la motivazione per cui voteremo contro l'emendamento 47, tenuto conto che chi lo deve applicare ci garantisce che questa formulazione lo comprende per applicarlo in questo mondo.

Così come voteremo contro l'emendamento 6 presentato dal gruppo del Movimento 5 Stelle non per una questione di merito ma di metodo, nel senso che abbiamo deciso di rinviare queste tematiche alla revisione complessiva della legge n. 21, quindi non riteniamo sia questa la sede per anticipare alcuni contenuti.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Zappaterra.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Grazie, presidente. Dico solo che, ai fini del calcolo della popolazione, si prendono a riferimento i dati demografici Istat al 31 dicembre del penultimo anno antecedente la legge di fusione. Io capisco che, come il mago Otelma, qualcuno abbia la sfera di cristallo e sappia esattamente quand’è approvata la legge di fusione; io mi limito semplicemente a dire che l’ufficio complicazioni affari semplici è presente sempre sul territorio regionale. Infatti, basta fissare una data chiara, senza riferimenti ad episodi o a vicende future ed incerte, per chiarire, non solo sotto il profilo della tecnica legislativa ma anche operativamente, qual è il riferimento dell'anno cui si ritiene di dover adeguarsi. A mio avviso, scritta così, ripeto, è formulata in un modo quantomeno capzioso e cervellotico.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Nessun altro consigliere avendo chiesto di intervenire, chiudo la dichiarazione di voto e metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 6 a firma dei consiglieri Piccinini, Bertani, Sensoli, Sassi e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 6 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 7 a firma dei consiglieri Piccinini, Bertani, Sensoli, Sassi e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 7 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 47 a firma del consigliere Foti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 47 è respinto.

Metto quindi in votazione, per alzata di mano, l'art. 9.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 9 è approvato.

Metto in discussione l’art. 10, su cui insistono due emendamenti: l'emendamento 8 a firma dei consiglieri Piccinini, Bertani, Sensoli, Sassi e Gibertoni, e l’emendamento 32 a firma del consigliere Alleva.

È aperta la discussione generale. Nessun consigliere avendo chiesto di intervenire, chiudo la discussione generale e apro la dichiarazione di voto.

Ha chiesto di intervenire la consigliera Zappaterra. Ne ha facoltà.

 

ZAPPATERRA: Grazie, presidente.

Per dichiarare il nostro voto contrario sia all'emendamento 32 sia all'emendamento 8, con una precisazione rispetto all’emendamento 8 presentato dal gruppo del Movimento 5 Stelle, perché ricorrerà anche per altri emendamenti presentati da altri gruppi su altri articoli, lo respingiamo perché si rischia di far diventare la Conferenza interistituzionale per l'integrazione territoriale un organismo pletorico che rischia di essere ingessato e di non funzionare come invece vorremmo che funzionasse.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Zappaterra.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Bertani. Ne ha facoltà.

 

BERTANI: Grazie, presidente.

Per preannunciare che ovviamente voteremo a favore e per dire che sicuramente non diventa un organismo pletorico, in quanto essenzialmente noi chiediamo che siano rappresentati anche i sindaci dei comuni capoluogo, quindi al massimo, nel caso più sfortunato, aggiungiamo tre, quattro persone.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

Nessun altro consigliere avendo chiesto di intervenire, chiudo la dichiarazione di voto e metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 8 a firma dei consiglieri Piccinini, Bertani, Sensoli, Sassi e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 8 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 32 a firma del consigliere Alleva.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 32 è respinto.

Metto quindi in votazione, per alzata di mano, l'art. 10.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 10 è approvato.

Metto in discussione l’art. 11, su cui insiste l’emendamento 23 a firma dei consiglieri Taruffi e Torri.

È aperta la discussione generale.

Ha chiesto la parola il consigliere Taruffi. Ne ha facoltà.

 

TARUFFI: Grazie, presidente. Questo è uno degli articoli che riteniamo importanti al fine della valutazione complessiva della legge. La riscrittura di quest'articolo, come abbiamo detto in discussione generale, specifica meglio e riporta in capo all'Assemblea l'approvazione del programma che servirà poi ad attivare questa task force, che nella versione originale veniva così definita. Pensiamo che sia importante anche sulla base di quanto si diceva prima, ossia nell’ottica di ridare centralità all'Assemblea in tutti i passaggi in cui è possibile, ma soprattutto nelle funzioni di programmazione, indirizzo e controllo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Taruffi.

Ha chiesto di intervenire la consigliera Zappaterra. Ne ha facoltà.

 

ZAPPATERRA: Grazie, presidente. Intervengo in sede di dichiarazione di voto per confermare il voto favorevole del gruppo del PD proprio per quanto detto prima, ossia che il tema del coinvolgimento dell'Assemblea è stato assolutamente centrale nella discussione.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Zappaterra.

Nessun altro consigliere avendo chiesto di intervenire, chiudo la dichiarazione di voto e metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 23 a firma dei consiglieri Taruffi e Torri.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 23 è approvato.

Metto quindi in votazione, per alzata di mano, l'art. 11 come emendato.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 11 è approvato.

Metto in discussione l’art. 12, su cui insistono due emendamenti a firma del consigliere Foti, l'emendamento 48 e l'emendamento 49.

È aperta la discussione generale. Nessuno avendo chiesto di intervenire, chiudo la discussione generale e apro la dichiarazione di voto.

Ha chiesto di intervenire la consigliera Zappaterra. Ne ha facoltà.

 

ZAPPATERRA: Grazie, presidente. Per anticipare il voto contrario all'emendamento 48, perché quando nella dicitura del testo si parla di istituzioni territoriali, i comuni vengono già compresi.

Per quanto riguarda l'emendamento 49, voteremo contro perché non è una parte politica da ruolo della commissione, di questo siamo convinti.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Zappaterra.

Ha chiesto la parola il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Grazie, presidente. Solo per dire che quando ho specificato "comuni" è perché prima si sono specificate le province, quindi o sono dentro tutti negli enti o evidentemente, se si introduce una specifica per quanto riguarda le province, non si vede come possano essere già compresi nell’altra i comuni e non comprese nel primo le province.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Nessun altro consigliere avendo chiesto di intervenire, chiudo la dichiarazione di voto e metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 48 a firma del consigliere Foti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 48 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l'emendamento 49 a firma del consigliere Foti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 49 è respinto.

Metto quindi in votazione, per alzata di mano, l'art. 12.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 12 è approvato.

Metto in discussione l’art. 13, su cui insistono otto emendamenti.

Il subemendamento 58 a firma del consigliere Bertani, l'emendamento 51 a firma del consigliere Foti, l'emendamento 9 a firma dei consiglieri Piccinini, Bertani, Sensoli, Sassi e Gibertoni, l'emendamento 52 a firma del consigliere Foti, l'emendamento 50 a firma del consigliere Foti, l'emendamento 53 a firma del consigliere Foti, l'emendamento 54 a firma del consigliere Foti, l'emendamento 55 a firma del consigliere Foti.

È aperta la discussione generale.

Ha chiesto la parola il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Grazie, presidente. Ribadisco, ed ovviamente mi riferisco a tutti gli emendamenti, qual è la posizione che, a mio avviso, trova una chiusura che mi è abbastanza difficile da comprendere da parte della Giunta. Perché il Consiglio delle Autonomie Locali non dovrebbe essere un organo spartitorio, ma dovrebbe essere un organo che collabora positivamente per quanto di competenza, competenza che non gli promana da chissà quale favore, ma dal fatto di essere previsto dalla norma costituzionale di riferimento.

Ora, atteso che il CAL è a tutti gli effetti un organo previsto dalla Costituzione; premesso che per numerose ragioni i CAL non sono stati istituiti, ma io abitualmente non guardo a chi fa peggio di me, cerco di imparare da chi sta meglio di me, perché se vogliamo prendere ad esempio comportamenti poco virtuosi, poi è inutile pensare di essere una Regione virtuosa. Pertanto, chiedo: ma fino ad oggi il CAL, con la formulazione precedente che qui viene integralmente riproposta, frutto di una legge regionale - attenzione! - votata dal centro-sinistra e dalla sinistra in quella composizione, che cosa aveva di così negativo da provocare una ristrutturazione del CAL medesimo all'insegna di quello che io ritengo essere a tutti gli effetti un politburo da spendere poco? Perché se devo mettere su un organo che mi crei il consenso, almeno cerco di mettermelo in una posizione che abbia un senso politico. Ma qui noi stiamo spogliando il CAL di una competenza plurale. Voglio dire, scusate, ma che fastidio possono dare tre o quattro voci, peraltro oggi espresse via Skype, perché, com'è noto, la procedura che viene seguita oggi non è quella di dovere essere presenti fisicamente alle riunioni del CAL, ma è ammesso il collegamento attraverso la rete informatica. Quindi anche sotto questo profilo, non si vede quali ragioni contrarie ci siano. Se debbo dire come funziona bene questo CAL, devo dire che nella prima riunione, nel corso della quale si è espresso anche rispetto a questa legge, si è espresso con la partecipazione di un soggetto non delegittimato a partecipare. Perché se voi andate a leggere la modifica che viene proposta oggi, non a caso dice che possono essere rappresentati i presidenti di provincia o loro delegati. Ebbene, nella prima assemblea del CAL è verbalizzato che ha partecipato un rappresentante, consigliere, che ha la delega dal presidente della provincia, ma che non poteva partecipare perché la norma prevede che non potesse partecipare, tanto è vero che viene modificata oggi.

Pertanto, io dico: ma non si poteva lasciare un diritto di tribuna non solo al centro-destra, non solo al Movimento 5 Stelle - scusatemi ma qui si apre un ragionamento più ampio -, ma anche a quella vasta fascia di sindaci, di amministratori cui faceva riferimento prima il collega Bignami, che sono anche espressione di liste civiche a volte trasversali, a cui non interessa essere irreggimentati in uno schieramento o nell'altro, sono persone che si mettono al servizio della comunità, che molto spesso vincono le elezioni facendo liste che non hanno un estremo sapore politico.

Mi scusi, assessore Petitti, ma voi su questo CAL ci avete giocato dall'inizio, perché prima con un provvedimento di legge, che lei ricorderà bene, nel collegato, se non erro, alla legge finanziaria, avete introdotto una norma per cui del CAL facevano parte solo i componenti di diritto in attesa della riforma, e nessuno ve l'ha ostacolata perché abbiamo detto: "tra un organo che dal 31 dicembre non può funzionare e un organo che può funzionare, meglio un organo che possa funzionare". Ma poi devo capire per quale ragione, che mi sfugge sotto il profilo politico, cioè che cosa c'è da nascondere al CAL per costruirlo in modo tale non che la sinistra abbia la maggioranza, ma abbia la "stramaggioranza", al punto tale da diventare monopolio, se domani cambia di colore il sindaco del comune di Parma o se cambia il presidente di una unione di comuni della provincia di Piacenza. Quindi io sono assolto, perché se dovessi dire che faccio questa battaglia per avere un rappresentante del centro-destra, faccio presente che probabilmente ne avrei due, perché non tutti quelli che voi pensate che sono di centro-sinistra lo sono davvero, com’è noto non solo in politica ma in pratica. Quindi non avendo interessi territoriali sul punto, dico soltanto: ma almeno un impegno, al di là del fatto che oggi non si possa certo rivoltare in Aula ciò che non avete voluto ascoltare in commissione, ma un impegno - dicevo - sul piano politico ad integrare questo benedetto CAL, che vi invito a verificare com'è composto in Lombardia, nel Lazio e nelle altre regioni governate ora dal centro-sinistra, ora dal centro-destra, un impegno a realizzare uno spazio per un diritto di tribuna anche da parte di coloro i quali vogliono portare una collaborazione positiva, c'è? Peraltro, è difficile fare ostruzionismo al CAL, perché al massimo uno parla tre minuti, quindi figuratevi quanto ostruzionismo possano fare tre persone in più, al massimo allungano il brodo di 9 minuti. Ma per quale motivo la Giunta non deve assumere un impegno di questo tipo?

Mi sfugge il motivo di questa chiusura su un argomento che francamente non giudico tra i più fondamentali di questa riforma. Ma vedo una pervicacia nel volere difendere una scelta di chiara arroganza politica che mi sfugge in un ambito di confronto istituzionale. Perché se noi dicessimo che nel CAL bisogna mettere una quota predeterminata, ma voi sapete come si eleggeva in passato il CAL? In un quarto d'ora: veniva un gruppo di sindaci, ci si metteva d'accordo anche in ragione delle rappresentanze territoriali e finiva la questione.

Avete voluto creare uno strumento che, proprio perché lo volete utilizzare ad usum delphini, allora attenzione che poi - adesso lo dico scandendo le parole così nessuno ride per via della mia "erre" - lo prendiamo in cura. Ho scandito le parole perché in commissione hanno riso tutti, perché non l'avevano inteso così chiaramente, allora l’ho scandito.

Ora, se non volete modificarlo oggi perché non ci sono il tempo, la voglia e quant'altro, almeno per il futuro vi impegnate a scrivere in agenda la valutazione di un CAL, che, torno a ripetere, è un organo del quale penso nessuno faccia un'occasione di dibattito politico; nessuno penso voglia fare un utilizzo politico del CAL, non c'è mai stato, non c'è stato un utilizzo politico del CAL, neanche quando era nella formula che io vi presento, figuriamoci se oggi qualcuno lo vorrebbe fare.

Assessore Petiti, io mantengo questi emendamenti perché rimango una persona coerente. Posso capire anche la reiezione dei miei emendamenti perché volete rimanere altrettanto coerenti, però attenzione perché una pagina sul CAL, che fino ad oggi ha funzionato in un altro modo, senza che vi fossero particolari fibrillazioni, si apre: mi permetto di dire che sarebbe opportuno che anche voi faceste una riflessione.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Ha chiesto di intervenire la consigliera Zappaterra. Ne ha facoltà.

 

ZAPPATERRA: Grazie, presidente. Per fare una riflessione molto veloce sul tema del CAL, premettendo che a proposito dei numeri e dell'eccessiva numerosità degli organismi, l'emendamento 9, così come previsto dal Movimento 5 Stelle, lo segnalo, prevedendo l'inserimento dei presidenti delle unioni di comuni con popolazione pari o superiore a 50 mila abitanti, se qualcuno avesse fatto i conti, vorrebbe dire inserire 20 persone in più, quindi 20 persone che si aggiungono ad una composizione già prevista. Io credo sia facile capire come rischia di diventare faticoso da farlo funzionare. Quindi, sull'emendamento 9 del Movimento 5 Stelle voteremo contro.

Inoltre, vorrei fare una riflessione su quanto detto dal consigliere Foti. Potrei essere contenta del fatto che abbia riconosciuto che il CAL funzionava quand'ero presidente io, ma non è questo il tema. Vorrei che si capisse bene, anche in fase di discussione di quest’emendamento, che non vi è alcuna chiusura, alcuna preclusione a rivedere la composizione, ancorché il regolamento, del CAL. Anzi, io penso davvero che sarebbe un'altra sfida che potremmo raccogliere tutti insieme, quella della ri-disciplina del CAL, coinvolgendo l'Assemblea e le associazioni degli enti locali che non possono essere tenute fuori da una discussione come questa, per fare un regolamento nuovo, stabilire una composizione nuova, per rifare un organo che, certamente, può essere datato, che può funzionare meglio di quanto non funzioni. Su questo non vi è alcuna preclusione.

Il punto è che non ha senso mettere la disciplina dei CAL in questa legge di riordino. Capisco che ci sia la tentazione dell'assalto alla diligenza, per cui anche in una legge di riordino, che rappresenta una cornice, si vorrebbe vedere scritto tutto, ma metterci tutto, anche quello che non dovrebbe starci, rafforzando alcuni punti ed aggiungendo altri pezzi, non fa la qualità degli atti legislativi e normativi che andiamo ad approvare. Io sono d'accordo sul ragionamento, rivediamo la disciplina del CAL, ma facciamolo in un'altra sede.

Consigliere Foti, lei ha posto in sede di discussione generale il problema dei verbali, dicendo che per avere i verbali del CAL bisogna rivolgersi ad un consigliere e fare una richiesta, ebbene, devo dire che prima ho aperto il sito del CAL, giusto perché era un po' che non me ne occupavo, e le segnalo che nel sito del CAL ci sono già i pareri, il parere della seduta del 6 luglio è stato pubblicato il 13 luglio; il parere della seduta del 26 giugno è stato pubblicato il 9 luglio…

 

FOTI: I pareri sono una cosa, i verbali un’altra.

 

ZAPPATERRA: Sì, certo, però lei ha già conto con il parere di qual è l'orientamento … il verbale su come si è svolta la discussione certamente può essere disciplinato, come dicevamo prima, dal fatto che ci mettiamo e decidiamo come lo ridisegniamo.

Io penso che ci siano tutte le condizioni, anche su questo, per aprire un capitolo apposito, senza mettere tutto in questa legge di riordino, anche gli aspetti che non c'entrano, peraltro tenendo fuori altri soggetti, come le associazioni, come gli amministratori. Io credo che per la disciplina del CAL vada fatta un’operazione di ascolto, come abbiamo fatto per questa legge.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Zappaterra.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Bertani. Ne ha facoltà.

 

BERTANI: Grazie, presidente.

Per capire che, quindi, in questa legge, oltre al rimando alla legge n. 20, oltre al rimando alla legge sulla caccia, oltre al rimando alla legge n. 21, abbiamo il rimando al CAL. Va bene. Quindi abbiamo solo dato delle piccole scosse di assestamento a tante leggi che rimangono lì in attesa, che speriamo entro fine anno di andare a sistemare veramente. Secondo me, con tanti di questi piccoli rimandi, rischiamo di mettere poco equilibrio in tutto quello che rimane.

Il nostro emendamento riguardante i presidenti delle unioni di comuni con popolazione superiore a 50 mila abitanti, è proprio perché parliamo tanto di unioni, sosteniamo tanto le unioni, poi le unioni non hanno rappresentanza. Un’unione superiore a 50 mila abitanti, secondo me, è un’unione, siccome li spingiamo ad unirsi e a convenzionarsi, che poi deve essere rappresentata, altrimenti il dialogo con i territori sparisce. Ovviamente, sosteniamo tutti gli emendamenti del consigliere Foti, proprio perché la partecipazione per noi è importante, e, andando a riformare tutto quanto, questo piccolo collegamento con i territori rimane importante da mantenere.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

Se non vi sono altri interventi, chiudo la discussione generale e apro la dichiarazione di voto.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Grazie, presidente. Rassicuro la relatrice Zappaterra ma, unitamente all'Assemblea, avrei fatto volentieri a meno di occuparmi del CAL. Il problema è che non è che lo inserisco io nella legge, è l'articolo 13 che ha voluto disciplinare il CAL. Perché se fosse stato fatto con un provvedimento separato, così come ci era parso di comprendere in occasione dell'approvazione del bilancio, del collegato alla legge finanziaria, noi ci saremmo confrontati in quella sede.

Prendo atto della disponibilità della consigliera Zappaterra, che, essendo relatrice, ritengo abbia sul punto una sua autorevolezza a volere affrontare la materia in seguito. Oltretutto, sono talmente pochi voti, che si fa anche alla svelta farli, quindi non è questo il problema.

Invece, sull'emendamento 50 dico - che è cosa diversa dalla tecnicalità rispetto alla composizione del CAL - che un conto sono le deliberazioni del CAL, anzi le faccio presente, consigliera Zappaterra, che c'è scritto: "ha espresso parere favorevole". Bene, se io non avessi visto il verbale, non avrei mai saputo, ad esempio, che il presidente della provincia di Piacenza, sul progetto di legge del campo nomadi, si era invece astenuto, perché ovviamente nella dichiarazione sintetica, il procedimento è approvato o respinto. Pertanto, lei capirà che vi è una differenza, e converrà con me per essere stata presidente del CAL, che c’è una certa differenza tra l'esito della decisione e il verbale dal quale ognuno può formarsi una sua volontà di capire e decodificare che cosa è successo.

Io penso che sotto il profilo strettamente politico, l'emendamento 50 dovrebbe essere accolto. Se poi mi si dice, invece, che si preferisce trasferirlo in sede regolamentare, io non ho alcuna difficoltà. La composizione del CAL non può andare in sede regolamentare, perché è in un provvedimento legislativo, ma io non ho alcuna difficoltà a dire che se il CAL, anche senza metterlo nel regolamento, arrivo a dire, basta che si pubblichino i verbali ed il discorso è chiuso. Perché, in fin dei conti, non c'è niente di così oscuro.

Debbo dire, e lo dico perché c'è il sottosegretario Rossi che so essere persona attenta, che mi auguro che prima o poi mi eviti di dovere fare un accesso, ex articolo 30, per avere l'ordine del giorno della Giunta. Infatti, sottosegretario Rossi, di tutti gli organi sono sempre pubblicati il giorno, l'ora di convocazione e l'ordine del giorno. Solo un organo, che non è un organo istituzionale, ma è un organo parallelo dello Stato, non utilizza questa procedura: la massoneria.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Se non vi sono altri interventi, metto in votazione, per alzata di mano, il subemendamento 58 a firma del consigliere Bertani.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Il subemendamento 58 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 51 a firma del consigliere Foti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 51 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 9 a firma dei consiglieri Piccinini, Bertani, Sensoli, Sassi e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 9 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 52 a firma del consigliere Foti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 52 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 50 a firma del consigliere Foti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 50 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 53 a firma del consigliere Foti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 53 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 54 a firma del consigliere Foti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 54 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 55 a firma del consigliere Foti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 55 è respinto.

Metto quindi in votazione, per alzata di mano, l’art. 13.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 13 è approvato.

Metto in discussione l’art. 14. Su questo articolo insiste l'emendamento 15 a firma dei consiglieri Piccinini, Bertani, Sensoli, Sassi e Gibertoni.

È aperta la discussione generale.

Ha chiesto la parola alla consigliera Piccinini. Ne ha facoltà.

 

PICCININI: Grazie, presidente. Con questo articolo in sostanza vengono smembrate le funzioni e di conseguenza l'organico del personale dei servizi tecnici di bacino. "Smembrati" ci sembra il termine più esatto, infatti il Genio Civile viene istituito con regio decreto il 20 novembre 1859, proprio come corpo. Quelle funzioni che derivano da specifiche norme statali tuttora vigenti e regionali che regolamentano le attività e i lavori del Genio Civile, con questa proposta di legge, vengono scisse e, senza alcuna ravvisabile ragione, riassemblate in procedure che fanno capo a diverse autorità. Lo smembramento e la moltiplicazione delle procedure che porterà verosimilmente ad ulteriori farraginosità procedurali e a conflitti con i cittadini, che, a seconda dei casi e delle circostanze, si troveranno di fronte a diversi soggetti istituzionali, chi rilascerà il parere idraulico, quindi l'Agenzia per la sicurezza territoriale e la Protezione civile, perderà poi di vista il procedimento, che passerà nelle mani di un altro soggetto, ovvero la nuova ARPA, per il formale rilascio della concessione.

Non si comprendono pertanto le ragioni, né tantomeno i possibili vantaggi, di tale scelta, che pare al contrario portatrice di complicazioni e appesantimenti burocratici in una materia già di per sé complessa, non sempre comprensibile, se non, a volte, sgradita al cittadino.

Al contrario, dovrebbe ammettere chiaramente ed esplicitamente che resterà in capo ai servizi tecnici di bacino, in quanto unici eredi delle competenze del Genio Civile, la qualifica di autorità idraulica. Questo proprio al fine di poter esercitare, nell'interesse della collettività, sia le funzioni di prevenzione, quindi le attività di difesa del suolo e della costa, attraverso la progettazione e la realizzazione di opere ed interventi, sia le funzioni di gestione, quali i servizi di piena e l'attività di polizia idraulica, restando di competenza dell'Agenzia per la sicurezza territoriale e la Protezione civile l'esercizio delle funzioni di assistenza alle popolazioni colpite da eventi emergenziali di qualsivoglia natura.

Per capire bene la portata dello smembramento di funzioni e di organico che si intende perseguire con questa proposta di riforma, è necessario entrare nel merito di una delle materie poste alla base delle funzioni e delle attività dei servizi tecnici di bacino: la gestione del demanio fluviale o idrico.

Il demanio fluviale o idrico è un perfetto esempio di bene comune, che è possibile utilizzare per usi diversi solo se questi usi sono compatibili con il mantenimento della sua funzione e della demanialità dello stesso, e non interferiscono negativamente con le primarie esigenze di sicurezza idraulica ed idrogeologica. La gestione del demanio fluviale è strettamente connessa alla difesa del suolo; è un tutt'uno con la prevenzione del rischio idraulico ed idrogeologico, con la polizia idraulica e con la gestione del territorio e delle piene. Dividere, frazionare, sconnettere e moltiplicare funzioni e competenze rischia di portare, oltre alle immaginabili complicazioni procedurali, ad una limitazione delle competenze e delle professionalità, e quindi ad uno svilimento delle singole funzioni frazionate.

Viene introdotta una sovrapposizione di competenze fra autorità diverse, che hanno funzioni diverse, senza rispondere all'interrogativo di chi eserciterà le funzioni di autorità idraulica, con competenze, prerogative e responsabilità in caso di eventi di natura catastrofica o anche solo emergenziale.

Per assicurare da parte degli attuali servizi tecnici di bacino ogni possibile contributo in materia di prevenzione del dissesto idrogeologico e di riduzione del rischio idraulico, è necessario il mantenimento dell’integrità delle funzioni, del personale e dell'ambito territoriale di riferimento dei servizi tecnici di bacino, i quali potranno continuare ad assolvere nel modo migliore alle proprie competenze in materia di difesa del suolo e della costa, di gestione dei dissesti, delle piene, delle opere idrauliche, solo se si eviteranno smembramenti e frammentazioni procedurali di qualsiasi genere.

Solo mantenendo l'integrità di funzioni, personale e territorio, potrà essere salvaguardata la capacità dei servizi tecnici di bacino di dare risposta adeguata ai problemi di carattere idraulico ed idrogeologico del territorio, dalla prevenzione alla progettazione e realizzazione dei lavori, alle concessioni delle risorse idrauliche del demanio fluviale, fino alla gestione dell'emergenza del servizio di piena, del tutto connesse con le attività di Protezione civile propriamente intese.

Il connubio sinergico tra prevenzione ed emergenza si realizza, secondo noi, pienamente nell'accorpamento tra i servizi tecnici di bacino e la ridenominata Agenzia per la sicurezza territoriale e la Protezione civile, ma nella condizione di mantenere invariati ed integri anche in una nuova organizzazione gli elementi fondamentali negli STB, cioè le funzioni attualmente possedute, il personale dedicato e l'ambito territoriale di riferimento, ovvero bacino idrografico di competenza.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Piccinini.

Se non vi sono altri interventi, chiudo la discussione generale e apro la dichiarazione di voto.

Ha chiesto la parola la consigliera Zappaterra. Ne ha facoltà.

 

ZAPPATERRA: Grazie, presidente. Per dichiarare il voto contrario del gruppo del PD su tutti gli emendamenti presentati dal gruppo del Movimento 5 Stelle che riguardano le agenzie, perché, a parte il fatto che travolgono l'impianto della legge, ma soprattutto perché, anche con la risoluzione che verrà approvata presumibilmente domani, oltre al combinato del testo a seguito della discussione in commissione ed anche con gli emendamenti della Giunta, si è trovata una soluzione equilibrata per far funzionare le agenzie, tenendo distinte le concessioni demaniali su ARPA Emilia-Romagna e il resto su Protezione civile.

Poi capisco che qualcuno chieda che anche il personale amministrativo venga trasferito all'agenzia della Protezione civile, ma siamo convinti che la soluzione adottata sia la migliore.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Zappaterra.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 15 a firma dei consiglieri Piccinini, Bertani, Sensoli, Sassi e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 15 è respinto.

Metto quindi in votazione, per alzata di mano, l’art. 14.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 14 è approvato.

Metto in discussione l'articolo 15, su cui non insistono emendamenti.

È aperta la discussione generale.

Se non vi sono interventi, chiudo la discussione generale e apro la dichiarazione di voto.

Se non ci sono interventi, metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 15.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 15 è approvato.

Metto in discussione l'articolo 16, su cui insistono cinque emendamenti: l’emendamento 16 a firma dei consiglieri Piccinini, Bertani, Sensoli, Sassi e Gibertoni, l’emendamento 11 a firma dei consiglieri Piccinini, Bertani, Sensoli, Sassi e Gibertoni, l'emendamento 10 a firma dei consiglieri Piccinini, Bertani, Sensoli, Sassi e Gibertoni, l’emendamento 35 a firma dei consiglieri Sabattini e Zappaterra e gli emendamenti 12 e 13 a firma dei consiglieri Piccinini, Bertani, Sensoli, Sassi e Gibertoni.

È aperta la discussione generale.

Ha chiesto di intervenire la consigliera Piccinini. Ne ha facoltà.

 

PICCININI: Grazie, presidente. Per quanto riguarda la nuova ARPA, si parla della nuova agenzia per l'ambiente e l'energia, l’attuale ARPA arricchita di funzioni, proprio quando in Parlamento si è finalmente arrivati ad approvare la legge che introduce i reati ambientali, con nuovi e potenti strumenti che prima mancavano per inchiodare gli inquinatori. E proprio mentre la morsa contro i crimini ambientali si fa più stretta, la Giunta sottopone il personale che fa controlli ambientali direttamente al direttore generale di ARPA, che è di nomina politica, limitandone drasticamente l'autonomia.

È un piccolo comma, ma è comunque un grande caso politico, che tenteremo di riportare verso gli interessi dei cittadini con un emendamento.

Giova ricordare che le agenzie regionali per la protezione ambientale sono state istituite con legge 21 gennaio 1994, n. 61, di conversione del decreto legge n. 496 del 1993, preposte a numerose funzioni di vigilanza, controllo, monitoraggio e gestione dei dati ambientali, prima svolte nell'ambito delle unità sanitarie locali e dei presidi multizonali.

La normativa prendeva origine dall'esito di un quesito referendario specificamente indirizzato a creare strutture agenziali dedicate in materia ambientale con competenze peculiari. Ma si ricorda che il comitato promotore, sostenuto dalla maggioranza degli elettori italiani, intendeva conferire quanta più autonomia possibile dalla sfera politica alle nuove strutture, in un settore in cui gli interessi economici erano e sono consistenti.

La legge regionale dell'Emilia-Romagna n. 44/95 istitutiva dell’Agenzia regionale per la prevenzione e l'ambiente non colse questo spirito referendario, al pari di tutte le normative regionali poi scaturite dalla legge n. 61, sottoponendo la nomina del direttore generale di ARPA alla scelta della Giunta regionale e componendo di soli organi politici il comitato di indirizzo e di soli organi politico-amministrativi il comitato provinciale di coordinamento, svilendo a mera consultazione sul preventivo delle attività il ruolo dei cittadini, cioè quell'azione di indirizzo dell'Agenzia che il comitato promotore del referendum intendeva rendere fortemente partecipata.

Tra le competenze richieste al direttore generale di ARPA dell’Emilia-Romagna, secondo l'articolo 9 della legge, non rientrano specifiche competenze in materia ambientale, ma solo comprovate competenze nella direzione di organizzazioni complesse. Di norma e di fatto, la nomina del direttore generale di ARPA è una nomina politica. La carica del direttore generale, come vedremo in sede di revisione normativa, è l'unica in ARPA a non richiedere un curriculum amministrativo e tecnico interno o esterno all'Agenzia. ARPA Emilia-Romagna è già organizzata con una struttura che individua l'attività di vigilanza e controllo come specifica, denominata "Servizio territoriale", con operatori che si avvalgono della qualità di ufficiali di polizia giudiziaria, affiancati da una struttura di supporto per l'attività di monitoraggio, istruttoria e gestione dei dati, denominata "Servizio sistemi ambientali".

Attualmente l'organizzazione della struttura dei controlli e della vigilanza è delegata alle scelte interne di ARPA; mentre le attività da svolgere sono sottoposte al comitato di indirizzo e coordinamento, e alle osservazioni dei cittadini. I dirigenti e i funzionari del servizio territoriale di ARPA sono impegnati sia nell’attività di vigilanza e controllo, sia nell’attività di istruttoria, specialmente rivolte alle autorizzazioni ambientali, con il grande beneficio professionale del potere conoscere fin dalle prime fasi le caratteristiche degli oggetti di valutazioni complesse, come ad esempio gli impianti industriali.

Il comma 7 dell'articolo 16 in cui si prevede che la nuova struttura di ARPA delegata ai controlli risponde direttamente al direttore generale aumenta il peso della nomina politica in un settore con forti interessi economici. Si potrebbe quindi creare un corto circuito di responsabilità nei confronti dei cittadini, laddove il personale adibito alla vigilanza e controlli sarebbe alle dipendenze di una carica, che, anche a seguito dell'emendamento recepito in commissione, rimane di nomina politica, mentre l’agenzia è esposta verso la cittadinanza con apposite sezioni provinciali aperte al pubblico, vere interfaccia dell'agenzia con il territorio.

L'attuale formulazione dell'articolo 16, al comma 7, garantisce un'autonomia del settore di ARPA volta alla vigilanza e controlli. Ma riteniamo che non vi sia alcun bisogno di indicare la diretta dipendenza del personale suddetto dal direttore generale, di nomina politica; bensì è preferibile lasciare all'agenzia la facoltà di autorganizzarsi al fine di fornire le migliori risposte tecniche e gestionali.

Non si può, infatti, lasciare un settore così delicato e con enormi interessi economici in gioco direttamente nelle mani della politica, visto che tra l'altro tra le competenze richieste al direttore generale di ARPA, come dicevamo, non rientrano specifiche conoscenze in materia ambientale, ma solo comprovate competenze nella direzione di organizzazioni complesse.

Vogliamo credere in un eccesso di zelo e siamo certi che anche gli altri consiglieri regionali capiranno l'enormità della questione votando a favore di questa semplice modifica.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Piccinini.

Ha chiesto di intervenire il consigliere Sabattini. Ne ha facoltà.

 

SABATTINI: Grazie, presidente. Presidente, rubo soltanto pochi secondi per presentare l'emendamento a quest’articolo, che specularmente si trova anche su altri articoli, che non ripresenterò nella seduta di domani.

Solo una piccolissima osservazione a seguito dell'intervento della collega Piccinini. Ricordo a tutti che la politica rappresenta tutti i cittadini, e se non si deve occupare la politica delle scelte complesse da fare, non saprei proprio chi dovrebbe occuparsene.

Tuttavia, ci sono alcune sollecitazioni venute dall'intervento della consigliera che richiamiamo parzialmente con questo emendamento, che non vuole fare altro che introdurre un elemento di novità all'interno del sistema regionale, nell'ottica di quel che avverrà a conclusione dell’anno, con la scadenza delle nomine organizzative della struttura, che scadranno - appunto - il 31 dicembre.

Fondamentalmente, togliamo la facoltà di prorogare per più di una volta il rinnovo dei direttori generali. Le motivazioni di questa scelta risiedono ovviamente nell’importanza che queste figure hanno all'interno della struttura regionale e, a seguito di questa legge, anche all'interno delle agenzie. Come sappiamo, richiamando le leggi che da poco il nostro Governo ha approvato, dalla norma anticorruzione al primo passaggio alla Camera sulla riforma della Pubblica Amministrazione, che sottolinea in modo importante la necessità sia della turnazione nei ruoli di vertice, sia nella durata degli incarichi, proprio con questi emendamenti, andiamo quindi ad introdurre questa novità, togliendo la facoltà di prorogare l’incarico oltre un solo rinnovo, cogliendo quello che credo fosse lo spirito del legislatore nazionale.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Sabattini.

Se non vi sono altri interventi, chiudo la discussione generale e apro la dichiarazione di voto.

Ha chiesto la parola la consigliera Piccinini. Ne ha facoltà.

 

PICCININI: Grazie, presidente. Intervengo per illustrare gli altri emendamenti. L'emendamento 11 ripristina praticamente ciò che predisponeva la vecchia legge per quanto riguarda il comitato interistituzionale, ovvero esprimere un parere sui bilanci preventivi e consuntivi, che non è stato riportato in questo progetto di legge.

L'emendamento 10, invece, vuole ripristinare una norma di legge già prevista dalla normativa che istituiva ARPA, secondo la quale nel comitato interistituzionale era prevista la partecipazione di tre sindaci o loro delegati designati dal CAL.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Piccinini.

Ha chiesto di intervenire la consigliera Zappaterra. Ne ha facoltà.

 

ZAPPATERRA: Grazie, presidente.

Per preannunciare il voto contrario del gruppo del PD all'emendamento 13, perché ricordo che la nuova ARPA Emilia-Romagna, proprio per distinguere le funzioni, prevederà due sezioni separate, quindi non si pone il problema dell’interferenza della politica nel ruolo di polizia giudiziaria che svolgono gli agenti di ARPA. Mentre potremmo accogliere l'emendamento 11, se la premessa all’emendamento fosse in coerenza con le disposizioni vigenti: “il comitato interistituzionale esprime parere […]”.

Si tratterebbe, quindi, di fare un subemendamento, ma lascio al gruppo del Movimento 5 Stelle decidere che cosa fare in tal senso.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Zappaterra.

Se non vi sono altri interventi, chiudo la dichiarazione di voto e metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 16 a firma dei consiglieri Piccinini, Bertani, Sensoli, Sassi e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 16 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 11 a firma dei consiglieri Piccinini, Bertani, Sensoli, Sassi e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 11 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 12 a firma dei consiglieri Piccinini, Bertani, Sensoli, Sassi e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 12 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 10 a firma dei consiglieri Piccinini, Bertani, Sensoli, Sassi e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 10 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 35 a firma dei consiglieri Sabattini e Zappaterra.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 35 è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 13 a firma dei consiglieri Piccinini, Bertani, Sensoli, Sassi e Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’emendamento 13 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 16 come emendato.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’art. 16 è approvato.

Sono le 19,10, come da accordi intercorsi nell'ultima conferenza dei capigruppo, sospendiamo i lavori, che riprenderanno domani mattina alle 9,30, con il prosieguo dell'esame dell'articolato, a partire dall'articolo 17.

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 19,10

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Piergiovanni ALLEVA, Mirco BAGNARI, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Gianni BESSI, Galeazzo BIGNAMI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Paolo CALVANO, Alessandro CARDINALI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Gian Luca SASSI, Raffaella SENSOLI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Marcella ZAPPATERRA, Paolo ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta il presidente della Giunta Stefano BONACCINI;

il sottosegretario alla Presidenza Andrea ROSSI;

gli assessori: Patrizio BIANCHI, Simona CASELLI, Raffaele DONINI, Paola GAZZOLO, Elisabetta GUALMINI, Massimo MEZZETTI, Emma PETITTI, Sergio VENTURI.

 

Ha comunicato di non poter partecipare alla seduta, ai sensi dell’art. 65, comma 2, del Regolamento la presidente dell’Assemblea legislativa Simonetta SALIERA.

 

Ha comunicato inoltre di non poter partecipare alla seduta l’assessore Palma COSTI.

 

Emendamenti

 

OGGETTO 751 "Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Riforma del sistema di governo regionale e locale e disposizioni su Città metropolitana di Bologna, Province, Comuni e loro Unioni»"

Gli emendamenti esaminati sono pubblicati in allegato al Resoconto integrale 34 - Seduta antimeridiana del 28 luglio 2015.

 

 

I PRESIDENTI

I SEGRETARI

Rainieri - Soncini

Rancan - Torri

 

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