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77.

 

SEDUTA DI MERCOLEDÌ 4 MAGGIO 2016

 

(POMERIDIANA)

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

INDI DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

INDI DELLA VICEPRESIDENTE SONCINI

 

INDICE

 

Il testo degli oggetti assembleari è reperibile sul sito dell’Assemblea

 

SESSIONE DI BILANCIO

 

OGGETTO 2472

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Disposizioni collegate alla prima variazione generale al bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2016-2018» (31)

(Dichiarazioni di voto e approvazione)

(Ordine del giorno 2472/1 oggetto 2611 - Dichiarazioni di voto e approvazione)

OGGETTO 2471

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Prima variazione generale al bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2016-2018» (32)

(Esame articolato, dichiarazioni di voto e approvazione)

(Ordini del giorno 2471/1/2 oggetti 2612 e 2613 - Dichiarazioni di voto e reiezione)

PRESIDENTE (Saliera)

BERTANI (M5S)

BERTANI (M5S)

FOTI (FdI)

BERTANI (M5S)

CALIANDRO (PD)

 

Inversione dell’ordine dei lavori

PRESIDENTE (Saliera)

 

OGGETTO 2406

Delibera: «Piano regionale degli interventi e dei servizi ai sensi della L.R. 15/2007 come modificata dalla L.R. 6/2015 sul sistema regionale integrato di interventi e servizi per il diritto allo studio universitario e l'alta formazione - aa.aa. 2016-17, 2017-18, 2018-19.» (Proposta della Giunta regionale in data 22 marzo 2016, n. 362) (68)

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Saliera)

BIANCHI, assessore

GIBERTONI (M5S)

MARCHETTI Francesca (PD)

BIGNAMI (FI)

RANCAN (LN)

 

OGGETTO 1685

Progetto di legge d’iniziativa Giunta recante: “Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Borgonovo Val Tidone e Ziano Piacentino, nella Provincia di Piacenza”. (Delibera di Giunta n. 1898 del 24 11 2015)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza, discussione e reiezione)

(Ordine del giorno 1685/1 “Non passaggio all’esame degli articoli” - Presentazione, dichiarazioni di voto e approvazione)

(Risoluzione oggetto 2609 - Presentazione, discussione e reiezione)

PRESIDENTE (Saliera)

MOLINARI, relatore della Commissione

PRESIDENTE (Rainieri)

RANCAN, relatore di minoranza

FOTI (FdI)

TARUFFI (SEL)

BIGNAMI (FI)

BERTANI (M5S)

MOLINARI (PD)

FOTI (FdI)

PRESIDENTE (Rainieri)

 

Inversione dell’ordine dei lavori

PRESIDENTE (Rainieri)

 

OGGETTO 2473

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: «Norme sul funzionamento della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo di cui alla Legge regionale 27 maggio 2015, n. 5 (Diritti di cittadinanza e politiche di coesione globale tramite la valorizzazione delle relazioni tra gli emiliano-romagnoli nel mondo). Abrogazione della Legge regionale 24 aprile 2006, n. 3 (Interventi a favore degli emiliano-romagnoli e funzionamento della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo)» A firma dei Consiglieri: Molinari, Cardinali, Lori, Poli, Calvano, Serri (33)

(Relazione della Commissione, discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Rainieri)

LORI, relatrice della Commissione

PRESIDENTE (Rainieri)

PRESIDENTE (Soncini)

BERTANI (M5S)

FABBRI (LN)

GIBERTONI (M5S)

MOLINARI (PD)

 

OGGETTO 2317

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: "Modifiche alla legge regionale 24 marzo 2004, n. 6 (Riforma del sistema amministrativo regionale e locale. Unione europea e relazioni internazionali. Innovazione e semplificazione. Rapporti con l'Università)". A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

(Relazione della Commissione, discussione e reiezione)

(Ordine del giorno 2317/1 “Non passaggio all’esame degli articoli” - Presentazione e approvazione)

PRESIDENTE (Soncini)

MARCHETTI Daniele, relatore della Commissione

POLI (PD)

 

OGGETTO 2326

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: "Modifica alla Legge regionale 21 dicembre 2012, n. 21 'Misure per assicurare il governo territoriale delle funzioni amministrative secondo i principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza'". A firma del Consigliere: Bignami

(Relazione della Commissione, discussione e reiezione)

(Ordine del giorno 2326/1 “Non passaggio all’esame degli articoli” - Presentazione e approvazione)

PRESIDENTE (Soncini)

BIGNAMI, relatore della Commissione

POLI (PD)

 

OGGETTO 2376

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: "Disposizioni in materia di fusioni dei Comuni". A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

(Relazione della Commissione, discussione e reiezione)

(Ordine del giorno 2376/1 “Non passaggio all’esame degli articoli” - Presentazione e approvazione)

PRESIDENTE (Soncini)

MARCHETTI Daniele, relatore della Commissione

MOLINARI (PD)

 

OGGETTO 2543

Delibera: «Piano regionale contro la violenza di genere ai sensi dell’art. 17 della legge regionale 27 giugno 2014, n. 6.» (Proposta della Giunta regionale in data 29 febbraio 2016, n. 291) (69)

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Soncini)

MORI (PD)

PETITTI, assessore

 

OGGETTO 2446

Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi con il Ministero dell'Interno, i Prefetti ed i Questori dell'Emilia-Romagna al fine di garantire, al Corpo di Polizia, la disponibilità di organici ampliati e adeguati alle esigenze del territorio e di mezzi e dotazioni personali non obsoleti e tali da garantire la sicurezza dei cittadini e degli agenti. A firma dei Consiglieri: Bignami, Aimi

(Discussione e reiezione)

PRESIDENTE (Soncini)

BIGNAMI (FI)

CARDINALI (PD)

SASSI (M5S)

PETTAZZONI (LN)

 

OGGETTO 1519

Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni volte ad agevolare i produttori ed i soggetti controllori circa l'applicazione e la diffusione dell'IFQ "prodotto di montagna", valorizzarne la distribuzione attraverso la filiera agroalimentare della zona montana, definendone inoltre il perimetro. A firma dei Consiglieri: Serri, Caliandro, Bagnari, Molinari, Lori, Cardinali, Calvano, Poli, Iotti, Sabattini, Zappaterra, Marchetti Francesca, Soncini, Rontini, Prodi, Ravaioli, Zoffoli, Tarasconi, Taruffi, Torri, Pruccoli, Rossi Nadia, Bessi, Boschini, Mori, Mumolo, Montalti, Campedelli

(Discussione e approvazione)

PRESIDENTE (Soncini)

SERRI (PD)

TARUFFI (SEL)

DELMONTE (LN)

PRESIDENTE (Soncini)

 

Allegato

Partecipanti alla seduta

Votazioni elettroniche oggetti 2472 - 2471 - 2473

Ordini del giorno “Non passaggio all’esame degli articoli” 1685/1 - 2317/1 - 2326/1 - 2376/1

Emendamenti oggetti 2471 - 2473

Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno

 

 

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE SALIERA

 

La seduta ha inizio alle ore 15,13

 

PRESIDENTE (Saliera): Dichiaro aperta la settantasettesima seduta della X legislatura dell’Assemblea legislativa.

Hanno comunicato di non poter partecipare ai lavori della seduta pomeridiana la vicepresidente Gualmini, gli assessori Corsini e Gazzolo e la consigliera Zappaterra.

Consiglieri, vi chiedo di prendere posto, perché ci stiamo avviando alla votazione dell’articolato.

Nomino scrutatori i consiglieri Lori, Campedelli e Piccinini.

 

SESSIONE DI BILANCIO

 

OGGETTO 2472

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Disposizioni collegate alla prima variazione generale al bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2016-2018» (31)

(Dichiarazioni di voto e approvazione)

(Ordine del giorno 2472/1 oggetto 2611 - Dichiarazioni di voto e approvazione)

 

OGGETTO 2471

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Prima variazione generale al bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2016-2018» (32)

(Esame articolato, dichiarazioni di voto e approvazione)

(Ordini del giorno 2471/1/2 oggetti 2612 e 2613 - Dichiarazioni di voto e reiezione)

 

PRESIDENTE (Saliera): Prendiamo in esame l’articolato del progetto di legge oggetto 2471, sul quale insistono tre proposte di emendamento: una a firma del consigliere Foti, una a firma del consigliere Bertani e una a firma dei consiglieri Bertani e Sassi.

Iniziamo con l’esame dell’articolato.

Art. 1.

Apro il dibattito generale. Nessuno chiede di intervenire.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 1.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’art. 1 è approvato.

Sull’art. 2 insiste l’emendamento 2 del Movimento 5 Stelle, quindi a firma del consigliere Bertani. Si metterà in votazione il mantenimento del testo (emendamento 2 interamente soppressivo).

Apro il dibattito generale congiunto sull’art. 2 e sull’emendamento 2. Nessuno chiede di intervenire.

Apro le dichiarazioni di voto congiunte sull’art. 2 e sull’emendamento 2. Nessuno chiede di intervenire.

Metto in votazione, per alzata di mano, il mantenimento del testo. (Chi è a favore dell’articolo deve votare “sì”).

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’art. 2 è approvato, pertanto l’emendamento 2 si intende respinto.

Sull’art. 3 insistono l’emendamento 1 e l’emendamento 3, il primo a firma del consigliere Foti e il secondo a firma dei consiglieri Bertani e Sassi.

Apro la discussione generale.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bertani. Ne ha facoltà.

 

BERTANI: Grazie, presidente.

Intervengo per ribadire la posizione già espressa dal Capogruppo questa mattina. Va bene che si tenga il processo, ma è bene che si ricordi che quelle somme vanno garantite dallo Stato e non dalla Regione.

 

(brusio in Aula)

 

PRESIDENTE (Saliera): Mi scusi, consigliere Bertani.

Chiedo ai consiglieri di fare un po’ di silenzio, altrimenti non si sente l’intervento del collega Bertani.

 

BERTANI: Va bene, quindi, che si tenga il processo Aemilia, ma è bene che sia lo Stato a provvedere al pagamento di queste spese.

Noi sosteniamo che la Regione si debba costituire parte civile. Una volta costituitasi parte civile, chiediamo che parte di quelle somme vengano utilizzate per ristornare quell’anticipo e che, comunque, siano anche trattenute per le iniziative di prevenzione e contrasto alla criminalità organizzata, ai sensi della legge n. 3/2011.

In particolare, perché temo che l’emendamento non sia accettato, abbiamo presentato due ordini del giorno che riprendono questo emendamento: uno congiunto e, mi sembra, firmato da tutti i Gruppi, che riguarda la costituzione di parte civile della Regione e la richiesta che i proventi vengano utilizzati per la prevenzione e il contrasto alla criminalità organizzata, e uno in cui impegniamo la Giunta ad attivarsi per il recupero di questo contributo straordinario presso il Governo, quindi ad attivarsi nelle sedi di raffronto Stato-Regioni affinché il Ministero della Giustizia provveda al rimborso nei confronti dei Comuni e delle Regioni che hanno anticipato ingiustamente, ma per necessità questi fondi.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bertani.

Sull’art. 3, in discussione generale non ho più iscritti.

Apro le dichiarazioni di voto congiunte sull’articolo e sugli emendamenti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bertani. Ne ha facoltà.

 

BERTANI: A questo punto, visto che ho illustrato i due ordini del giorno, ritiro l’emendamento 3.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bertani.

L’emendamento 3 è ritirato.

È rimasto l’emendamento 1 a firma del consigliere Foti. Si pone in votazione il mantenimento del testo, perché l’emendamento a firma del consigliere Foti è interamente soppressivo.

Metto in votazione, per alzata di mano, il mantenimento del testo dell’art. 3.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’art. 3 è approvato, pertanto l’emendamento 1 si intende respinto.

Art. 4.

Apro il dibattito generale. Nessuno chiede di intervenire.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 4.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’art. 4 è approvato.

Art. 5.

Apro il dibattito generale. Nessuno chiede di intervenire.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 5.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’art. 5 è approvato.

Sull’oggetto 2471 insistono due ordini del giorno: uno, oggetto 2612, a firma del consigliere Bertani e uno, oggetto 2613, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini e Gibertoni.

Sull’oggetto 2472 insiste l’ordine del giorno oggetto 2611, a firma dei consiglieri Sassi, Mumolo, Taruffi, Torri, Pompignoli, Foti, Caliandro, Alleva, Bertani, Prodi e Bagnari.

Apro le dichiarazioni di voto finali sulle due leggi. Ovviamente, la dichiarazione di voto è congiunta sul testo all’ordine del giorno. Chi chiede la parola per la dichiarazione di voto? È previsto un intervento per Gruppo.

Ha chiesto di parlare il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Soltanto due minuti, dal momento che il voto contrario è stato attestato anche dai voti contrari espressi per gli articoli precedenti.

Riferendomi all’articolo 3, testé confermato dall’Assemblea, voglio dire che sono in buona compagnia. Se io ho votato contro il finanziamento al Comune di Reggio Emilia per il processo Aemilia, sono in buona compagnia − dicevo − con il Partito Democratico di quella città, segnatamente con le parlamentari Marilena Fabbri e Giuditta Pini che, secondo l’Agenzia DIRE, hanno detto testualmente quanto segue: “Se è vero, come il sottosegretario ha più volte ricordato, che vi è stato un virtuoso rapporto tra l’Amministrazione giudiziaria, il Ministero della Giustizia e la Presidenza della Regione Emilia-Romagna, è altrettanto vero che, ad oggi, la Regione ha stanziato 748.000 euro per l’affitto del padiglione della Fiera di Bologna, per fare in modo che potessero avere luogo le udienze preliminari del processo, affitto che scadrà alla fine di questo mese, e proprio ieri la Giunta ha stanziato altri 450.000 euro per il Comune di Reggio Emilia per fare in modo che si potesse svolgere il seguito del processo all’interno di un’aula bunker idonea. Questi soldi sono stati anticipati dalla Regione, sono stati presi dall’Assessorato alla cultura, ma non spetterebbe alla Regione tutto l’onere delle spese per fare in modo che questi processi si svolgano. Pertanto, noi crediamo che, così come adesso è stato svolto un ottimo lavoro insieme, tra Ministero della Giustizia e Istituzioni, si possa continuare in questo modo, affinché 1.200.000 euro tornino all’Assessorato alla cultura”. Significa che non vi era ragione giuridica per agire in questo modo.

Relativamente a quanto è stato dichiarato nel corso del dibattito, mi permetto soltanto di dire che corrisponde quantomeno a una usurpazione di funzioni continuare a ribadire che è stata una parte politica o questa Giunta a volere il processo a Reggio Emilia. Con buona pace di chi ha votato in modo difforme da me, vorrei ricordare che questa decisione non la stabiliscono i partiti politici, ma la stabilisce nientepopodimeno che l’articolo 145-bis delle disposizioni di attuazione del Codice di procedura penale, che recita: “Nei procedimenti per taluno dei reati indicati nell’articolo 51, comma 3-bis, del Codice, quando è necessario, per ragioni di sicurezza, utilizzare aule protette e queste non siano disponibili nella sede giudiziaria territorialmente competente, il presidente della Corte d’Appello, su proposta del presidente del Tribunale, individua l’area protetta per il dibattimento nell’ambito del distretto. Qualora l’aula protetta non sia disponibile nell’ambito del distretto, il Ministero della Giustizia fornisce al presidente della Corte d’Appello nel cui distretto si trova il giudice competente l’indicazione dell’aula disponibile individuata nel distretto della Corte d’Appello più vicina”.

In altre parole, vorrei ribadire che, in base al principio della separazione delle funzioni, ognuno dovrebbe fare il proprio mestiere: i partiti devono tifare perché i processi si facciano, e velocemente; la magistratura e il Ministero della Giustizia devono attrezzare le aule per i processi, così come prevede il Codice di procedura penale e così come prevede la legge secondo la quale ogni imputato deve essere giudicato dal giudice naturale, ed evitare inutili strumentalizzazioni, quali quelle cui si è dato corso prima.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

Ci sono altre dichiarazioni di voto? Non ho nessuna prenotazione per la dichiarazione di voto finale sulle due leggi congiunte agli ordini del giorno.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bertani. Ne ha facoltà.

 

BERTANI: Grazie, presidente.

Intervengo per dichiarazione di voto. Ovviamente, per quanto riguarda il collegato, voteremo decisamente contro. Alla fine è passata la linea, che noi non approviamo assolutamente, in base alla quale è possibile pagare come dirigenti chi non ha titoli. Noi non siamo d’accordo, e lo abbiamo già spiegato.

Per quanto riguarda l’ordine del giorno relativo al Museo faentino, noi presentiamo un ordine del giorno. Va bene finanziare le ONLUS museali, ma ci sembra corretto fare un discorso di più ampio respiro. Non ci si può fermare per elargire elemosine ogni tanto o in emergenza, ma bisogna cercare di valorizzarle con continuità, affinché abbiano entrate (valorizzandole, quindi, anche dal punto di vista turistico), e privilegiare la destinazione dei fondi agli Enti proprietari. In questo caso, sono stati dati direttamente all’ONLUS. A noi sembra più corretto darli direttamente al Comune, come primo proprietario.

Ribadiamo il nostro disappunto, invece, sull’ingiustizia che si va a creare fra i dipendenti della Regione e coloro che vengono scelti intuitu personae. Va bene l’intuitu personae, ma non va assolutamente bene l’intuitu stipendio.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bertani.

Ha chiesto di parlare il consigliere Caliandro. Ne ha facoltà.

 

CALIANDRO: Presidente, il dibattito di questa mattina è stato, per certi versi, surreale. Ci siamo concentrati su profili diversi rispetto ai quali questi due progetti di legge ci hanno posto. Vero è che chi fa politica, chi fa istituzione ha il dovere di confrontarsi con l’azione amministrativa. Invece, noi qui, oggi, ci siamo confrontati con il nostro modo di vedere e percepire le cose non dal punto di vista di ciò che dobbiamo rappresentare, ma dal punto di vista di ciò che vogliamo ostentare.

Noi non abbiamo la necessità di presentarci come consiglieri regionali per ostentare una purezza, che può essere messa in discussione anche dalle contraddittorie dichiarazioni. Ci siamo, infatti, trovati di fronte alla mancanza assoluta di analisi di ciò che questo provvedimento porta.

Va dato merito al consigliere Poli di aver svolto un’ottima relazione, sia in Commissione che, successivamente, in Aula, rispetto alla portata di questo provvedimento, rispetto agli interventi (mi riferisco agli 8,4 milioni di euro che abbiamo messo in campo) e rispetto, soprattutto, alla dinamica attraverso la quale questa Regione ha contribuito, attraverso il Fondo europeo di sviluppo regionale, a corrispondere finanziamenti, assestamenti che servono per creare una definizione reale dell’impegno amministrativo in questa Regione.

Sarebbe anche facile, a un certo punto, riprendere le parole pronunciate dal nostro consigliere Poli. Le assegnazioni statali riguardano la bonifica del sito di Fidenza per 4 milioni di euro nel triennio; la proroga degli interventi rivolti a vittime di tratta di esseri umani per 530.000 euro; Libri Genealogici del bestiame e della difesa fitosanitaria per 1.058.000 euro; e poi anche il MIC; e poi anche il processo Aemilia; poi anche tutto quello che è stato affrontato oggi.

Mi verrebbe da fare una battuta. Quando ci si dimentica, per esempio, dell’aumento da 10 a 15 milioni di euro del fondo straordinario costituito presso ATERSIR per cercare di parlare di titoli di studio, mi viene in mente che, molto spesso, si confonde la cultura con l’essere erudito e si confonde anche il tentativo di manifestare i propri desiderata come se fossero la legge morale alla quale richiamarsi.

Lo dico con molta schiettezza: il Partito Democratico ha presentato un emendamento sul quale egregiamente i miei colleghi hanno manifestato la nostra posizione in campo e hanno spiegato che per noi meritocrazia e passione politica sono due aspetti conciliabili, ma non contraddittori. Di sicuro, non siamo abituati a nasconderci dietro un dito e non abbiamo mai pensato che aver scelto intuitu personae i nostri collaboratori fosse uno strumento per privarli dell’autorevolezza di lavoratori per la Pubblica amministrazione. Non abbiamo neanche pensato di giudicare i titoli di studio degli altri. Non facciamo sfoggio del nostro curriculum vitae e non facciamo neanche sfoggio del modo in cui siamo stati eletti. Pensiamo, però, che esista un galateo costituzionale e un galateo istituzionale rispetto ai quali ci si siede anche in un’Aula di Consiglio.

Questa due giorni, purtroppo, ha manifestato una certa arroganza, un atteggiamento arrogante, autoreferenziale che ha dimostrato la piccolezza dell’aspirazione rispetto alla quale si fa politica. Noi non facciamo politica per andare sui telegiornali. Noi facciamo politica per aiutare le persone che hanno necessità nei territori. Se volessimo fare una competizione di tipo carnevalesco, come è stato riportato in questi giorni, forse potremmo andare a una batteria di batteristi televisivi, potremmo fare una gara di barzellette. Non pensiamo che questa sia la sede per raccontare barzellette. Questo lo dico perché mancava soltanto che qualche consigliere ci aggiungesse il fischio negli interventi che ha svolto, visto che il punto di riferimento è la cinematografia trash degli anni Settanta. Ci saremmo aspettati molto, molto di più.

Rispetto a un dibattito sulla retribuzione e sulla qualità delle prestazioni di lavoro, il ragionamento è andato sempre verso il basso. Per cosa? Per afferrare quale trofeo? Per arrivare dove? Per cercare di dire che questa Regione è insensibile rispetto alla meritocrazia? Confrontiamoci, una buona volta, sul modo in cui pensiamo che debba essere fatta la politica. Voi consiglieri siete stati processati dai vostri stessi militanti, perché c’è sempre uno che si sente più puro degli altri. La nostra solidarietà l’avete tutta, ma non potete pensare che le persone sedute in quest’Aula, in questo emiciclo non facciano politica per passione. Non la farebbero se non avessero deciso insieme a voi di fare la legge n. 1.

Noi abbiamo scelto di stare dalla parte dei più deboli − lo facciamo tutti i giorni − e abbiamo scelto di dare prova di morigeratezza partendo da noi stessi. Quindi, non accettiamo lezioni da nessuno, ma vi invitiamo a confrontarvi con la vostra etica.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Caliandro.

Non ho altri iscritti per dichiarazione di voto. Procediamo con le votazioni sugli ordini del giorno.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’ordine del giorno, oggetto 2611, collegato all’oggetto 2472, a firma dei consiglieri Sassi, Mumolo, Taruffi, Torri, Pompignoli, Bagnari, Bertani, Prodi, Foti, Caliandro, Alleva.

 

(È approvato all’unanimità dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’ordine del giorno 2472/1, oggetto 2611, è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’ordine del giorno 2471/1, oggetto 2612, a firma del consigliere Bertani.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’ordine del giorno 2471/1, oggetto 2612, è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’ordine del giorno 2471/2, oggetto 2613, a firma dei consiglieri Sassi, Bertani, Piccinini, Gibertoni.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’ordine del giorno 2471/2, oggetto 2613, è respinto.

Procediamo alla votazione delle due leggi.

Se nessun consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione dell’intero testo di legge, oggetto 2472, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

Procedutosi alla votazione e alla verifica della regolarità della stessa da parte dei segretari e degli scrutatori, comunico il seguente risultato:

 

Presenti

43

Assenti

7

Votanti

40

Favorevoli

28

Contrari

12

Astenuti

--

 

(I consiglieri Rainieri e Rancan dichiarano voto contrario)

 

PRESIDENTE (Saliera): Proclamo approvata la legge riguardante: “Disposizioni collegate alla prima variazione generale al bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2016-2018”.

Se nessun consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione dell’intero testo di legge, oggetto 2471, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

Procedutosi alla votazione e alla verifica della regolarità della stessa da parte dei segretari e degli scrutatori, comunico il seguente risultato:

 

Presenti

45

Assenti

5

Votanti

44

Favorevoli

29

Contrari

11

Astenuti

4

 

PRESIDENTE (Saliera): Proclamo approvata la legge riguardante: «Prima variazione generale al bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2016-2018».

 

Inversione dell’ordine dei lavori

 

PRESIDENTE (Saliera): Esaurito questo argomento, informo l’Assemblea che è pervenuta una richiesta di inversione dell’ordine del giorno per trattare prioritariamente l’oggetto 2406 “Approvazione del Piano regionale degli interventi e dei servizi ai sensi della L.R. 15/07 come modificata dalla L.R. 6/15” e porlo, quindi, in discussione subito.

Sono previsti un intervento a favore e un intervento contro.

Metto in votazione, per alzata di mano, la richiesta di inversione dell’ordine dei lavori.

 

(È accolta a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Saliera): La richiesta di inversione dell’ordine dei lavori è accolta.

 

OGGETTO 2406

Delibera: «Piano regionale degli interventi e dei servizi ai sensi della L.R. 15/2007 come modificata dalla L.R. 6/2015 sul sistema regionale integrato di interventi e servizi per il diritto allo studio universitario e l'alta formazione - aa.aa. 2016-17, 2017-18, 2018-19.» (Proposta della Giunta regionale in data 22 marzo 2016, n. 362) (68)

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Saliera): Apro il dibattito generale sull’oggetto 2406. Nessuno chiede di intervenire.

Apro le dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare l’assessore Bianchi. Ne ha facoltà.

 

BIANCHI, assessore: L’argomento è stato ampiamente discusso in Commissione.

Ringrazio tutti per la discussione svolta. Quella del diritto allo studio è una parte fondamentale della nostra azione collettiva. Ricordo che noi abbiamo l’obiettivo − che finora siamo stati capaci di perseguire − del cento per cento di risposte alle domande che abbiamo ricevuto. Avere una capacità di accoglienza nei confronti dei nostri studenti è assolutamente fondamentale per mantenere il vigore delle nostre università e dei nostri istituti superiori.

Rivolgo, quindi, un ringraziamento a tutti voi.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, assessore Bianchi.

Siamo in dichiarazione di voto.

Ha chiesto di parlare la consigliera Gibertoni. Ne ha facoltà.

 

GIBERTONI: Quanti minuti ho a disposizione?

 

PRESIDENTE (Saliera): Cinque minuti.

 

GIBERTONI: Va bene.

Ho chiesto la parola per dichiarare il nostro voto favorevole a questo provvedimento e per ricordare ciò che è avvenuto quando abbiamo sollevato la questione dell’ISEE per le borse di studio. Ringraziamo l’assessore per aver dedicato la giusta attenzione a questa nostra segnalazione e per essere intervenuto correttamente. Il Piano regionale degli interventi e dei servizi per il diritto allo studio universitario agisce su un tema per noi molto importante e rilevante dal punto di vista costituzionale, sociale ed etico.

Il tema del diritto allo studio, a sua volta, opera rispetto all’obiettivo di valorizzazione delle competenze − in particolare, le competenze dei giovani – e rispetto all’obiettivo dell’universalità di accesso, delle pari opportunità tra le persone, del contrasto delle differenze economiche e sociali, che ancora oggi allontanano molte persone dalla prospettiva di partecipazione e dal completamento, con successo, delle loro possibilità e potenzialità di formazione.

Il piano prevede interventi importanti e dà conto di attività importanti e positive svolte dall’azienda regionale. Per questo motivo, il nostro voto sarà favorevole. L’importanza delle iniziative proposte e dell’obiettivo di sostenere il diritto allo studio universitario ci spinge ad esprimere un voto che va in una direzione di totale sostegno. È un bene, infatti, che si continui a parlare e ad agire per garantire il diritto allo studio, soprattutto in un Paese come l’Italia che è molto distante dagli obiettivi europei relativi al numero delle persone laureate rispetto alla popolazione e che presenta ancora tante difficoltà, anche in questa regione, a livello di inserimento lavorativo dei laureati e di un loro adeguato trattamento retributivo.

È un bene che si discuta, quindi, e si operi in questa direzione. Certo è che ci poniamo anche il problema di come si possa discutere di importanti e doverosi interventi per assicurare il diritto allo studio universitario se, contestualmente, questa Assemblea ha approvato, pochi minuti fa, una norma in base alla quale si può essere pagati come dirigenti anche senza averne i titoli. La legge approvata poco fa sul trattamento retributivo da dirigenti del personale anche non laureato e, magari, non diplomato ci potrebbe far pensare che, per la maggioranza, il diritto allo studio universitario serva soprattutto agli altri. Agiamo per gli altri. Dopo, magari, c’è qualcuno che per noi può fare il giusto emendamento. Alle persone comuni, a quelli che faticano e fanno sacrifici per studiare, a quanti faticano e fanno sacrifici per far studiare la famiglia, a quelli per cui è importante studiare al fine di migliorarsi e di accrescere le prospettive di inserimento e qualificazione lavorativa. Insomma, a quelli che non hanno in mente di utilizzare l’articolo 7 della legge regionale approvata dalla maggioranza questa mattina.

Siccome noi del Movimento 5 Stelle pensiamo alle persone comuni, pensiamo alle persone che lavorano, pensiamo alle persone che vorrebbero lavorare, approveremo...

 

(brusio in Aula)

 

Non mi importa se ridono.

Approveremo il Piano regionale per il diritto allo studio universitario per le stesse ragioni per cui abbiamo... 

 

(brusio in Aula)

 

Presidente, come mai non ha parlato su Facebook del Piano regionale dei rifiuti? Ha dimenticato di pubblicarlo sulla sua pagina Facebook. Lo pubblichi.

 

BONACCINI: Consigliera Gibertoni, abbia un senso del limite. C’è un limite a tutto. Io sto fra la gente, non nella rete.

 

GIBERTONI: Aggiorni i cittadini. Io in questo momento sono di fronte a lei e le sto parlando.

Presidente del Consiglio regionale, se riesce a farmi finire, ho tre righe da leggere. Le segnalo che non ha avvertito i suoi follower dell’approvazione di ieri.

Dicevo, per le stesse ragioni per cui abbiamo espresso tale contrarietà al fatto che si sia aperta una strada privilegiata nei confronti di chi non ha adeguati titoli di studio, ma ha adeguati rapporti personali con la politica.

Esprimiamo, dunque, un voto favorevole anche e soprattutto per il valore simbolico e pratico di questo provvedimento. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Gibertoni

Siamo in dichiarazione di voto.

Ha chiesto di parlare la consigliera Marchetti Francesca. Ne ha facoltà.

 

MARCHETTI Francesca: Credo che questa Regione non abbia bisogno di fare un excursus storico della politica del diritto allo studio, che proviene da un percorso iniziato ancor prima che il Movimento 5 Stelle sedesse in quest’Aula.

Per quanto riguarda gli interventi, l’impianto del diritto allo studio e di sostegno economico per gli studenti dedica un peso rilevante al criterio del merito e della continuità nel percorso universitario, con un impegno economico, per il 2016, che si aggira, per quanto riguarda la Regione, su 72,4 milioni di euro, quindi in aumento rispetto al 2015.

Penso che questo non sia un elemento irrilevante, in quanto la continuità di queste politiche, che provengono da lontano, ha portato una copertura degli idonei. Siamo una delle poche regioni, a livello nazionale, in cui non si è verificata quella figura molto triste che umilia lo studente, ossia la figura del vincitore senza borsa. Tutto questo ci colloca tra le regioni virtuose. La programmazione che approviamo in questo momento si caratterizza per tanti elementi innovativi. Ricordo che non c’era tutto questo entusiasmo in Commissione, quando abbiamo ridisegnato e rivisto ER.GO, da parte del Movimento 5 Stelle. Gli elementi di carattere innovativo rendono l’Emilia-Romagna una regione attrattiva e che guarda a un modello di internalizzazione del diritto allo studio.

Il nostro voto sarà favorevole. È una scelta strategica quella di rafforzare e rendere più efficaci i servizi, agendo in una logica di politica di sistema e riaffermando i princìpi della nostra politica, che vuole affermare un modello di società capace di favorire la mobilità sociale e offrire pari opportunità a tutti, cercando di intervenire per aiutare coloro che hanno meno possibilità a causa della famiglia di provenienza e per rendere più omogenea l’offerta sul piano territoriale.

L’impegno e lo sforzo che troviamo in questa programmazione, dedicando attenzione al disagio e ai casi particolari, come quelli legati alla disabilità, rendono virtuosa questa programmazione. Al di là delle sterili strumentalizzazioni, esprimeremo un voto favorevole.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Marchetti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bignami. Ne ha facoltà.

 

BIGNAMI: Grazie, presidente. Il sistema integrato, di cui alla legge regionale n. 15, a nostro modo di vedere, richiede ancora oggi, nonostante le revisioni cui è stato sottoposto mediante la legge n. 6/2015, un rimaneggiamento che auspichiamo e che riteniamo indilazionabile. Nonostante gli interventi di modifica a legislazione vigente, essendo ormai trascorsi dieci anni rispetto a quell’assetto, forse sarebbe opportuno mettere a punto la funzionalità del regime normativo stesso che oggi regola il settore.

In questo senso, eravamo orientati a un’astensione sul voto rispetto a questa proposta di deliberazione, ma va dato atto all’assessore Bianchi di essere un esponente della Giunta − insieme ad altri colleghi, ma in questo caso mi rivolgo a lui − rispetto al quale vi è la possibilità di un’interlocuzione utile per la costruzione di un percorso comune, ossia quello che guida e ispira, indipendentemente dalle connotazioni politiche, qualsiasi esponente che sieda in quest’Aula.

Pertanto, anche se questo comporta un grado di compromissione − mi perdoni, assessore, se uso questa espressione − da parte delle opposizioni rispetto alla partecipazione di una linea politica su cui, invece, noi con nettezza vogliamo ribadire di essere all’opposizione, crediamo sia giusto e utile conferirle anche il voto favorevole del Gruppo Forza Italia per dotarla di maggiore forza nello svolgimento delle proprie funzioni.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bignami.

Ha chiesto di parlare il consigliere Rancan, per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

 

RANCAN: Grazie, presidente. Il piano che oggi andiamo ad approvare è sicuramente frutto di un lavoro svolto anche in Commissione. Bisogna rilevare che vi sono alcuni dati, riportati in questa delibera, che verificano le popolazioni studentesche universitarie all’interno della nostra regione. Alcuni trend sono in calo e altri trend sono in crescita. Penso a Piacenza, ad esempio, dove il trend è in crescita e in cui sono presenti soprattutto Università Cattolica e Politecnico di Milano, mentre sono leggermente in diminuzione i trend delle altre Province in cui sono presenti scuole principalmente a livello statale.

Complessivamente, il piano è discretamente compilato. In base alla nostra proposta, quella che abbiamo cercato di rimarcare anche in altre sedi, le borse di studio, a nostro parere, ed è una nostra battaglia storica, spetterebbero principalmente, con graduatoria, agli studenti residenti nella nostra regione. Questo non è stato previsto nel piano.

Questa è la critica ed è per questo motivo che oggi siamo disponibili a parlare con l’assessore, che non si è mai sottratto al confronto. Oggi ci asterremo su questo piano, ma speriamo di continuare la collaborazione che vi è stata fino ad oggi.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Rancan.

Non ho più iscritti.

Se nessun consigliere chiede di parlare, si proceda alla votazione, per alzata di mano, del partito di deliberazione di cui all’oggetto 2406.

 

(L’Assemblea, a maggioranza dei presenti,

approva il partito di deliberazione)

 

PRESIDENTE (Saliera): L’Assemblea approva.

 

OGGETTO 1685

Progetto di legge d’iniziativa Giunta recante: “Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Borgonovo Val Tidone e Ziano Piacentino, nella Provincia di Piacenza”. (Delibera di Giunta n. 1898 del 24 11 2015)

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza, discussione e reiezione)

(Ordine del giorno 1685/1 “Non passaggio all’esame degli articoli” - Presentazione, dichiarazioni di voto e approvazione)

(Risoluzione oggetto 2609 - Presentazione, discussione e reiezione)

 

PRESIDENTE (Saliera): Passiamo all’oggetto 1685: Progetto di legge d’iniziativa della Giunta recante “Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Borgonovo Val Tidone e Ziano Piacentino, nella Provincia di Piacenza”.

Il testo n. 28/2015 è stato licenziato dalla I Commissione “Bilancio, Affari generali ed istituzionali” nella seduta del 15 dicembre 2015.

Discussione generale nella seduta assembleare del 22 dicembre 2015 e contestuale delibera n. 53 del 22.12.2015 di procedere all’indizione del referendum consultivo.

Pubblicazione nel Bollettino Ufficiale n. 82 del 24 marzo 2016 dei risultati del referendum.

Questo oggetto viene abbinato, in discussione, all’oggetto 2609, che corrisponde a una risoluzione per impegnare la Giunta ad elaborare una proposta normativa in merito alla fusione dei Comuni, a firma dei consiglieri Bertani e Gibertoni.

È stato anche presentato un ordine del giorno, a firma del consigliere Molinari, per il non passaggio all’esame dell’articolato.

Diamo la parola ai relatori.

Il relatore della Commissione è il consigliere Gian Luigi Molinari, il quale ha preannunciato di svolgere relazione orale.

Il relatore di minoranza è il consigliere Matteo Rancan, il quale ha preannunciato di svolgere relazione orale.

La parola al relatore della Commissione, consigliere Gian Luigi Molinari. Prego.

 

MOLINARI, relatore della Commissione: L’argomento relativo alla fusione Borgonovo-Ziano ha occupato, soprattutto a livello locale, diverse pagine di cronaca, se non altro perché era il primo esperimento in Provincia di Piacenza.

In Commissione e in Assemblea vi sono stati confronti per quanto riguarda le procedure che hanno portato a una celere approvazione da parte dei Consigli comunali e all’accelerazione di un iter che ci ha visti, come Assemblea e come Commissione, seguire ed affiancare i Comuni per quanto riguarda le procedure.

L’esito del referendum, al di là dei numeri, ha rivelato le perplessità che erano state manifestate sul territorio, perplessità legate a un preoccupante e scarso coinvolgimento, prima della delibera, da parte dei Consigli comunali, della popolazione. Dopo l’avvio dell’iter assembleare, questa informazione è aumentata su tutti i territori; si è strutturata nei comitati dei “sì” e nei comitati dei “no” ed è stata colta qualche problematica legata a discussioni particolarmente locali, quindi non relative alla filosofia complessiva delle fusioni. L’esito, dal punto di vista della lettura territoriale, è stato chiaro. Nel Comune di Borgonovo, in cui è andato a votare meno del 50 per cento degli aventi diritto, ha vinto il “sì”. Era normale, anche in base alla lettura data ad alcune sensazioni antecedenti al voto, che sul Comune più grande la sensazione, pur senza un grande interesse da parte dei cittadini, fosse una prevalenza del “sì”.

Il risultato abbastanza sorprendente nei dati è stato quello raggiunto nel Comune di Ziano: il quorum è stato raggiunto, pur non essendo richiesto, e si è andati al di là del 50 per cento, con 723 votanti sul “no” e 430 votanti sul “sì”.

Ovviamente, la lettura a livello locale di questi risultati comportava − come previsto dalla legge regionale stessa − una valutazione complessiva per quanto riguarda il futuro di questi due Comuni. La scelta di non passaggio ai voti si basa sulla volontà di rimandare, quantomeno, di bocciare questa legge, quindi questa fusione, cercando di tenere in considerazione e di utilizzare a livello locale (e non solo; il caso può essere utilizzato anche altrove) una casistica di ciò che non si deve fare. Stiamo cercando di intervenire in Piacentino, anche in modo trasversale con le altre forze politiche, per analizzare i casi e le esperienze di fusione, alcune già depositate e altre già passate in Commissione (arriveranno in Aula a breve), sulle quali stiamo auspicando una chiarezza, una comunicazione costante nei confronti dei cittadini per evitare che si ripeta un caso del genere.

La nostra scelta è quella di non passaggio al voto.

Presidente, la dichiarazione riguarda esclusivamente questo oggetto o anche l’ordine del giorno presentato dal consigliere Bertani? Potrei svolgere un unico intervento.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

PRESIDENTE (Rainieri): Lei sta parlando in base al progetto di legge. Quando apriremo la discussione generale, si parlerà anche della risoluzione presentata dal Movimento 5 Stelle.

 

MOLINARI: Grazie mille.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Prego.

La parola al relatore di minoranza, consigliere Rancan. Prego.

 

RANCAN, relatore di minoranza: Grazie, presidente.

Il referendum sulla fusione Ziano-Borgonovo ha avuto un determinato esito, come ha precisato poco fa il collega Molinari. È certamente stata la fusione di Piacenza negli ultimi mesi, perché è quella della quale si parla di più, anche se vi sono nuovi progetti di legge in arrivo.

Questa fusione aveva una novità. Si trattava di due Comuni di centro-destra che volevano fondersi. Questo è un dato importante. Per quale motivo è un dato importante? È vero che a Borgonovo ha vinto il “sì” e che a Ziano ha vinto il “no”, però la maggioranza dei cittadini ha votato favorevolmente alla fusione. Il referendum, essendo unico, ha dato esito positivo. Quindi, teoricamente, stando alla legge attuale, ci potrebbe essere una tendenza a favore di questa iniziativa.

Bisogna precisare che noi eravamo a favore della fusione di Ziano-Borgonovo, però ci siamo rimessi al mandato degli elettori e abbiamo votato favorevolmente al progetto di legge per l’indizione del referendum. È anche vero che vi sono state grandissime discussioni sul territorio, discussioni per le quali i partiti si sono schierati; vi sono state visite sul territorio e certe campagne sono state fatte in maniera non proprio corretta (questo lo devo dire). Il volere della gente, però, ha il predominio su tutto il resto.

Questa legge sulle fusioni necessita di modifiche, modifiche che noi abbiamo proposto tramite il nostro consigliere Daniele Marchetti, che dovrebbero essere concretamente approvate, ma che alla fine non lo saranno, se ci basiamo su quanto è accaduto in Commissione. Da qui si rileva una grossa criticità.

La criticità più grossa la rilevo soprattutto nel ragionamento del Partito Democratico. Se in questa fase, in un Comune vince il “sì” e nell’altro vince il “no” e la fusione non si fa, vuol dire che, d’ora in poi, se nei due Comuni che andranno a fondersi in uno vincerà il “sì” e in uno vincerà il “no”, indipendentemente dalla grandezza, non si dovrà procedere alla fusione. Questo deve essere ben chiaro oggi rispetto a qualsiasi fusione, che sia di stampo centro-destra o che sia di stampo centro-sinistra. Diversamente, si userebbero due pesi e due misure.

E se ci fosse una fusione a tre − che piacciono molto al consigliere Molinari − cosa succederebbe? Se un Comune votasse “no”, teoricamente, non si dovrebbe svolgere neanche quella fusione. In questo caso, ovviamente, si crea un precedente. Questo concetto deve essere ben chiaro. In questo modo, anche se un solo Comune si dichiara contro la fusione, grande o piccolo che sia, mi aspetto che l’Aula rigetti il progetto di legge di fusione. Me lo aspetto. A questo punto, probabilmente, anche all’unanimità.

Oltretutto, vi sono anche dichiarazioni dell’assessore Petitti, rilasciate il giorno dopo l’esito del referendum dei due Comuni, nelle quali dichiara: “Siccome Ziano ha votato contro, la fusione decade. Anche se un solo Comune vota contro, la fusione non è fattibile”. Questo concetto è importante. Non è la dichiarazione di un consigliere legato per forza a una linea politica, ma di un amministratore, di una persona che ha ruoli di governo e che decide di incidere direttamente sulle scelte delle fusioni.

A parte gli schieramenti “sì” e “no”, io mi aspetto che dalle prossime fusioni − a due o a tre che siano − se anche solamente un Comune vota contro, il progetto di legge venga rigettato dall’Aula.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Rancan.

Ha chiesto di parlare il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Signor presidente, alla fine di questa consiliatura, probabilmente, vi sarà un progetto di legge firmato da tutti i consiglieri regionali, ad eccezione di quelli piacentini (io firmerò anche quello, invece), con il quale si chiederà di separare Piacenza dall’Emilia-Romagna. Ogni volta, questa Assemblea legislativa è parecchio interessata ai casi piacentini, anche a questo, che è un caso di scuola, non essendosi ancora verificato.

Penso, però, che i precedenti debbano essere valutati per quello che sono. Vi è stata una fusione a cinque Comuni. Tre erano d’accordo e due erano contrari. La fusione è andata avanti a cinque. Oggi ci troviamo nella situazione in cui c’è un Comune, Borgonovo, che ha molti più abitanti, quasi il doppio, di Ziano e due Consigli comunali, liberamente eletti e nel pieno delle loro funzioni, che hanno deliberato la fusione.

Nella nostra legge è previsto un referendum consultivo, non è previsto il referendum confermativo, che sarebbe altra cosa. Il legislatore poteva decidere che, una volta assunta una decisione da parte dei Consigli comunali, per procedere alla fusione, vi dovesse essere necessariamente anche una sorta di approvazione da parte degli elettori. Si è scelta la strada del referendum consultivo. La legge parla sempre di referendum consultivo, non di referendum consultivi. Sotto questo profilo - il profilo referendario - mi confortano tutti i referendum consultivi previsti sul territorio. Come loro sanno, a partire dai Comuni, la prima cosa che è stata tolta – infatti, in questa legge non è stata inserita – è, ad esempio, la norma relativa a un quorum in relazione al quale il referendum possa ritenersi effettivamente produttivo di effetti. Noi abbiamo un referendum nazionale che prevede per l’abrogazione delle leggi ordinarie il 50,01 per cento dei voti degli elettori che devono partecipare al voto, calcolando anche gli italiani all’estero, e abbiamo un referendum confermativo delle norme costituzionali che, come è noto, non ha alcun quoziente e alcun limite di sbarramento. Perché dico questo? Perché mi pare fondamentale far presente come, nel caso delle modifiche costituzionali, il legislatore, che è stato legislatore costituzionale, abbia inteso far prevalere l’evidente volontà del Parlamento nei suoi due rami piuttosto che prevedere anche un quorum strutturale perché il referendum possa dirsi produttivo di effetti. Ma, allora, come si interpretano i risultati del referendum? E vi porto un esempio: se si bandisce un referendum sulla scala mobile – richiamo un episodio a suo tempo oggetto di referendum – e, ad esempio, il Nord vota contro e il Centro e il Sud votano a favore, secondo l’interpretazione bizzarra che viene data di questo referendum consultivo ne dovremmo dedurre che le zone che non riconoscono l’abrogazione della legge continuano ad applicarla e le zone che, invece, la riconoscono abrogano la legge medesima. Sarebbe una forma strana di federalismo all’incontrario.

Io ritengo che, indipendentemente dal caso di specie, vi sia un caso di scuola, e cioè che questa legge debba essere profondamente modificata per introdurre norme generali e astratte, non interpretative da parte di questa Assemblea a seconda del colore dei comuni che vanno a fondersi, affinché – scusatemi – i cittadini sappiano ciò che nessuno ha detto loro. Del resto, dove sta scritto che un cittadino che non ha partecipato a questo referendum avesse contezza del fatto che questa Assemblea legislativa avrebbe successivamente introdotto una norma interpretativa per la quale i referendum dovevano passare in tutti e due i comuni? Non è scritto nella legge. Non è scritto nella legge che disciplina queste materie.

Vorrei inoltre capire: vale più l’espressione del voto minoritaria o maggioritaria in un referendum? Perché, il rispetto delle popolazioni che si sono espresse c’è sempre. Anche quando un referendum nazionale non raggiunge il quorum sufficiente per poter procedere alla proclamazione dei dati relativa all’eventuale abrogazione, ovverosia anche quando non si raggiunge il quorum del 50 per cento, le dichiarazioni che in primo luogo vengono rese sono quelle di ringraziamento nei confronti degli elettori che sono andati a votare, ma non per questo, dopo averli ringraziati, si può dire che, poiché li abbiamo ringraziati, anche se ha votato solo il 32 per cento degli aventi diritto, voi siete stati così bravi, siete andati a votare, quindi noi proclamiamo che il referendum è valido.

Il referendum si svolge, sì, su due comuni, ma è unico, e si vanno a contare i voti che sono espressi nell’ambito del referendum. La verità è che questo referendum è passato, vale a dire la maggioranza degli elettori si è pronunciata a favore della fusione, e a nulla può rilevare, perché la legge non l’ha introdotto prima, che dovessero essere i due comuni a doversi esprimere in tal senso singolarmente. In tal caso, sarebbe necessario dedurne che il referendum non è consultivo, ma è confermativo, che è tutt’altra cosa.

Quindi, al di là di come si esprima oggi questa Assemblea, che peraltro è, essa stessa, rappresentativa, io non considero il voto dei due consigli comunali liberamente espresso inferiore al voto che la popolazione in misura minoritaria ha manifestato sul referendum, ma mi limito a osservare che, se noi introduciamo il criterio di oggi, questo deve essere introdotto in legge, perché allora sarebbe giusto fin dall’inizio che i comuni sappiano se, ad esempio, è meglio una fusione a due o una fusione a tre. D’altronde, qualora si verificasse che nella prossima fusione tra i comuni di Ferriere, Farini e Bettola, che riguarda la Val Nure (in provincia di Piacenza), due comuni fossero a favore e uno contro e – aggiungo di più – il totale degli elettori fosse complessivamente contrario, quale regola farà valere il consigliere Molinari? Bisogna dirlo. Potrebbe anche accadere, infatti, che in due comuni passi di un voto e nel terzo comune non passi per venticinque voti, per cui complessivamente sarebbe bocciato anche quel referendum. Però, due comuni si sono espressi a favore e uno contro. Poi che cosa andiamo a vedere se si è espresso contro il comune con più abitanti o il comune con meno abitanti? È evidente che questo sistema non sta in piedi, e aggiungo che non sta in piedi, perché questo referendum consultivo doveva avere il significato proprio della parola: o gli si dà dignità stabilendo un quorum – almeno il 45 o il 50 per cento dei votanti – o diversamente non si può far passare per referendum abrogativo, nel senso di interpretare così il risultato, ciò che in realtà non ha le caratteristiche del referendum abrogativo.

La legge, alla prova dei fatti, non tiene. Tuttavia, ciò che mi preoccupa è che la Regione, se non chiarisce questo aspetto, continua a spendere soldi per garantire lo svolgimento dei referendum. Ma voi avete mai visto un ente che eroga risorse finanziarie per svolgere un referendum e poi si riserva di decidere, a risultato finale, se e come interpretarne i risultati? Perché nella legge di ciò non c’è nulla. E i precedenti vanno esattamente nell’ordine inverso a quella che è la logica. Del resto, se la logica è che un territorio, un comune che ritiene di non partecipare a una fusione non deve essere ammesso alla fusione, allora non si capisce perché il precedente di Valsamoggia sia stato portato alle estreme conseguenze. Allora, in verità il precedente è quello di dire che si interpreta il referendum con due chiavi di lettura: la maggioranza dei comuni, la maggioranza degli elettori di tutti i comuni. Nel primo caso, la maggioranza dei comuni non c’è per Borgonovo e Ziano, perché vi è una sostanziale risposta di uno a favore e uno contro, ma sicuramente vi è il secondo requisito, che assorbe il primo, che è quello che la maggioranza della popolazione si è espressa favorevolmente.

Non voglio tirarla per le lunghe, non voglio neanche innamorarmi delle mie tesi, dico semplicemente che soltanto dei dilettanti allo sbaraglio possono pensare di continuare ad andare avanti in termini di fusione, le cui richieste oggi arrivano a spron battuto, con regole così approssimative, incerte, di interpretazione ad usum Delphini. Allora, si dica chiaramente che, nel caso di fusione di due comuni, la procedura viene ultimata a condizione che il referendum cosiddetto consuntivo abbia ottenuto la maggioranza dei voti favorevoli in entrambi gli enti. Questo significa scrivere le norme secondo diritto. In secondo luogo, visto che a questo punto si assegna al referendum una natura confermativa, è doveroso precisare che per le fusioni di comuni che riguardino più di due enti, ancorché il risultato complessivamente inteso del referendum possa essere favorevole, se un comune si esprime in senso negativo non è ammesso alla fusione.

Badate, qualcuno, furbescamente, sostiene che bisogna tener presente la volontà popolare. Ma qui non si dice che la fusione dei comuni, così come è imposta da questa legge, è possibile solo se vi sono due comuni confinanti e contermini. Allora, vi porto un caso: se ci sono tre comuni, dove quello posto più in alto confina con quello centrale e quello centrale con quello posto più in basso, e il referendum passa nei due comuni più distanti e non in quello in mezzo, come fate a procedere alla fusione se, adoperando la vostra interpretazione, escludete quello di mezzo, quindi gli altri due non confinano più? A voler far le regole secondo gli interessi di parte si cade nel paradosso.

Aggiungo, peraltro, a beneficio dell’Assemblea, che la fusione in oggetto è particolarmente significativa, perché mi pare sia la seconda che supera i 10.000 abitanti, quindi andava verso quella massa critica cui la legge fa riferimento, se non altro per la ragione che non consente contraddizione laddove impedisce che si possano scindere delle realtà territoriali se il comune che rimane in piedi dalla scissione ha meno di 10.000 abitanti. Questo stabilisce la legge.

A me pare di aver sviluppato anche troppo le argomentazioni per le quali io ritengo di dichiarare che la proposta di non passaggio all’esame di questo progetto di legge è un vero e proprio arbitrio di questa Assemblea, perché le regole del gioco non sono queste, secondo la legge. E non si può interpretare una norma se la norma di interpretazione a sua volta non è norma di legge. Questa è un’interpretazione d’occasione, non è un’interpretazione autentica della norma, che prevede, appunto, l’approvazione di una nuova norma. Ci si sta comportando, rispetto al progetto di legge, come se fosse un atto amministrativo, ma questo non è un atto amministrativo. In un atto amministrativo, infatti, si può anche pensare di scrivere delle regole auspicando che il caso non si rappresenti più; nel momento in cui, invece, si nega dignità e valore di legge a una proposta che ha assolto a tutti i requisiti previsti dalla legge, ivi compreso il principio che sia complessivamente approvata dalla maggioranza degli elettori, che costituiscono un corpus unico nel referendum, si compie una scelta esclusivamente e meramente politica, ma che di legislativo non ha assolutamente nulla.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Taruffi. Ne ha facoltà.

 

TARUFFI: Grazie, presidente. La posizione del nostro Gruppo in merito ai processi di fusione è nota: dove vi siano le condizioni, ovunque sia possibile, riteniamo sia importante favorire le fusioni tra comuni, specie di quelli di piccole dimensioni. Tuttavia – e quella di oggi ne è la dimostrazione – siamo sempre stati dell’idea che i cittadini, in questo percorso, debbano avere un peso importante.

Colgo l’occasione per fare una precisazione, che poi eviterò di ripetere in occasione dell’esame di altri progetti di legge di fusione inseriti in calendario. La legge che regola le fusioni risale a luglio 1996, una legge che per quel tempo era sicuramente all’avanguardia, una legge, visto che almeno fino a qualche anno fa di fusioni non ce ne sono state, anche un po’ pionieristica, ma sicuramente una legge che necessita di precisi adeguamenti. Bisogna, però, partire da un presupposto: la legge stabilisce che il referendum è consultivo. Quindi, i Consigli comunali deliberano la richiesta di progetto di legge, l’Assemblea legislativa, prima di approvare o respingere il progetto di legge, indice un referendum per sentire le popolazioni interessate, appunto un referendum consultivo. Però, in Aula ci siamo sempre detti, sia in questa che nella precedente legislatura, che il voto dei cittadini e, di conseguenza, l’espressione della volontà popolare sono elementi fondamentali. Vi porto l’esempio di San Mauro Pascoli e Savignano sul Rubicone, giugno 2013: nel comune di San Mauro Pascoli vince il “no”, nel comune di Savignano sul Rubicone vince il “sì”; l’Aula respinge il progetto di legge, proprio perché ci siamo sempre detti che la volontà dei cittadini rappresenta elemento di grande importanza.

 

FOTI: Non è in quest’Aula.

 

TARUFFI: No. Però, io considero che le Istituzioni abbiano una continuità, a prescindere dal fatto che vi siano alcuni consiglieri piuttosto che altri. Quindi, la linea che l’Istituzione Assemblea legislativa ha seguito nella precedente legislatura e in questa – e io trovo che sia coerente – è quella di raccogliere le indicazioni dei cittadini.

Vi porto un altro esempio, Toano e Villa Minozzo, ottobre 2013: in entrambi i comuni i cittadini si esprimono contrariamente e il progetto di legge si ferma. Altro esempio, indubbiamente più complicato, Valsamoggia: sono cinque i comuni interessati, in tre vince il “sì”, in due vince il “no”, il numero complessivo dei partecipanti al voto si esprime favorevolmente per la fusione, l’Assemblea, al termine di una discussione complicata, va avanti.

Ho voluto richiamare questi esempi per significare innanzitutto che ciò dimostra che la preoccupazione di chi sostiene che non si ascoltano i cittadini in realtà è infondata, tant’è che nel caso di specie, visto che dei due comuni uno si è espresso contrariamente, difficilmente si potrà proseguire.

Stando, quindi, alle considerazioni formulate dal consigliere Foti, se fra i due comuni tenessimo in considerazione solo il numero complessivo di quelli che vanno al voto, faccio un esempio per rendere chiara l’idea: se proponessimo di fare la fusione tra il comune di Bologna e il comune di Casalecchio di Reno e il 90 per cento dei cittadini di Casalecchio (30.000 abitanti) votasse “no”, mentre il 20 per cento dei cittadini di Bologna votasse “sì”, si andrebbe comunque avanti? Penso proprio di no.

 

(interruzioni del consigliere Foti)

 

Perché il numero complessivo sarebbe comunque favorevole.

 

(interruzioni del consigliere Foti)

 

Un attimo, e mi spiego. Personalmente, tra la rappresentazione delegata e la rappresentazione diretta io scelgo sempre la rappresentazione diretta. Quindi, se i Consigli comunali dicono una cosa e i cittadini ne dicono un’altra, quando viene chiesto loro direttamente di esprimersi, io penso che si debba prendere in considerazione il parere dei cittadini. E questo è anche lo spirito della legge. Poi, risulta evidente che la legge è datata, perché risale al 1996, e dimostra evidentemente che esistono realtà diverse. Del resto, non è che una legge può pensare di risolvere tutte le casistiche possibili, perché la realtà è sempre un pochino più complessa.

Allora, visto che in questi ultimi tre anni vi sono stati numerosi processi di fusione che hanno dimostrato che bisogna intervenire sulla norma e chiarire in modo definitivo qual è l’atteggiamento innanzi alle svariate casistiche, perché la realtà ha comprovato che esistono casi più articolati e più complessi, penso che a quella legge dovremmo rimettere mano. E penso anche che, poiché la legge parla chiaramente di referendum consultivo, la decisione finale spetti comunque a questa Assemblea e che il parere dei cittadini sia uno strumento in più che ci diamo per decidere se il progetto di legge merita di andare avanti o meno.

La legge del 1996, però, afferma anche un altro principio. Se domani mattina decidiamo di predisporre un progetto di legge che mette insieme due, tre o cinque comuni, lo votiamo e la maggioranza dei consiglieri regionali è d’accordo, si procede con la fusione, senza referendum e senza delibere di Consiglio comunale.

 

(interruzioni del consigliere Foti)

 

È così. È uno dei due processi attraverso cui si può fare la fusione. Mi dispiace, consigliere Foti, ma è così.

 

(interruzioni del consigliere Foti)

 

Allora legga bene, perché è così.

Questo per dire che, come Assemblea, ci siamo dotati, seguendo quella legge, di uno strumento in più, che è quello di sentire i cittadini. Addirittura, nel momento in cui la proposta parte dai Consigli comunali, questi potrebbero svolgere prima il referendum, andare in Consiglio comunale e venire da noi con il risultato già acquisito. È una possibilità che la legge consente. Altra possibilità è quella che i Consigli comunali chiedano a noi di andare avanti con il progetto di legge. La terza possibilità è quella che l’Assemblea decida che si fa la fusione.

Ad ogni modo, nel momento in cui noi decidiamo in Aula di indire un referendum, il risultato di quel referendum deve essere recepito, e io lo faccio anche a malincuore perché, come sapete, io penso che, invece, le fusioni debbano essere sostenute e portate avanti.

In conclusione, ho volutamente portato all’attenzione dell’Assemblea questi elementi per ribadire, innanzitutto, che la legge del 1996 è molto positiva, si è dimostrata molto lungimirante, ma oggi deve essere rivisitata in alcuni aspetti. Inoltre, per sottolineare che la preoccupazione manifestata in Commissione dal consigliere Marchetti Daniele secondo cui bisogna chiarire alcuni aspetti della legge perché altrimenti il voto dei cittadini non viene considerato non è fondata, dal momento che la legge ci dà la possibilità di tenerlo in debita considerazione. Invece, se c’è un tema che è opportuno discutere è proprio quello che quella legge lascia una possibilità di interpretazione – questo è il punto – all’Assemblea effettivamente un po’ troppo ampio. Allora noi dovremmo dire, ad esempio, se il referendum da consultivo passa a confermativo – è un’ipotesi – oppure dire come ci dobbiamo comportare se il progetto di legge riguarda più di due comuni e uno di questi si esprime contrariamente nel referendum. Quella norma, quindi, deve essere migliorata e puntualizzata, ma un punto che deve restare assolutamente fermo è che il voto dei cittadini, quando vengono chiamati in causa, deve essere rispettato e che tra il voto di un Consiglio comunale, che ovviamente è un organo istituzionale che rappresenta i cittadini, e il voto diretto dei cittadini bisogna prendere in considerazione il voto diretto dei cittadini.

Se noi, quindi, modificassimo la legge del 1996 introducendo questi concetti, eseguiremmo probabilmente un’opera di semplificazione, che ci eviterebbe di trovarci in condizioni – certo, non come quella di oggi, anche se sono molto dispiaciuto per l’esito di quel referendum – come quella molto controversa, oggettivamente, del territorio della Valsamoggia. Ebbene, per evitare di ritrovarci in un’altra Valsamoggia, credo che la legge del 1996 debba essere modificata chiarendo gli aspetti che ho cercato qui di delineare.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Taruffi.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bignami. Ne ha facoltà.

 

BIGNAMI: Ho ascoltato con interesse le tesi espresse dai colleghi della minoranza Rancan e Foti e credo che, anche in argomentazioni di diritto, abbiano sollevato dei punti importanti che proiettano la questione su una vicenda essenziale, che è quella dell’assenza di una disciplina chiara in ordine alla regolamentazione dei referendum consultivi in ambito di fusioni.

Noi abbiamo predisposto, già dalla scorsa legislatura, risoluzioni e progetti di legge, attivando anche percorsi di reversibilità finalizzati a riequilibrare il tema, che è stato ben posto dai colleghi Foti e Rancan, sulla prima fusione che quest’Aula affrontò nella IX Legislatura in ordine al comune di Valsamoggia che, coinvolgendo i comuni di Monteveglio, Savigno, Bazzano, Crespellano e Castello di Serravalle, era arrivato al paradosso di procedere ugualmente alla fusione, nonostante i comuni di Bazzano e Savigno avessero espresso una valutazione negativa. Aggiungo anche che, sempre in quell’occasione, in posizione di coerenza, dicemmo con chiarezza che procedere alla fusione dei comuni di Savigno e di Bazzano con il comune di Valsamoggia costituiva una violenza democratica, in quanto si era realizzata una forte contrarietà alla fusione.

In tal senso, quindi, rimane l’imbarazzo nell’intervenire, dal momento che quanto detto dai colleghi Foti e Rancan è sacrosanto: manca una disciplina puntuale e in assenza di una disciplina puntuale non vi può essere un’applicazione altrettanto puntuale. Tuttavia, il Gruppo di Forza Italia ha sempre sostenuto che, se un comune vota contro, la fusione si deve bloccare. Pertanto, in questa prospettiva di coerenza noi siamo dell’idea che il percorso di fusione si debba fermare. E lo dico perché, diversamente, si creano meccanismi di annessione e non di fusione. Del resto, se un comune più grande riesce, in sede di votazione, a prevalere, come il caso di specie, è chiaro che il comune più piccolo, diluendo il proprio numero di residenti nella massa più ampia del consenso complessivo, rischia di perdere identità e soprattutto rappresentatività. È una lettura che, partendo dai presupposti formulati dai colleghi Foti e Rancan, perviene, però, a un esito totalmente opposto.

È chiaro pertanto – e in tal senso l’iniziativa legislativa determinante può essere assunta soltanto dai colleghi del PD – che si rende urgente chiarire il punto, perché diversamente non si può che sostenere che i temi in diritto suscitati e sollevati dal collega Foti siano ampiamente corretti, in quanto una volta si può dire una cosa, una volta se ne può dire un’altra. Non a caso – e il collega Taruffi lo sa meglio di me – di là dal confine toscano dell’Appennino si è innescata tempo fa una forte polemica, in quanto la legislazione regionale toscana ha deciso di andare avanti ugualmente su una fusione, nonostante uno dei due comuni coinvolti avesse votato contro e questo abbia determinato una forte reazione del territorio, dal momento che si rilevava che il comune che aveva votato contro era il più piccolo e che aveva subito un sopruso in termini di elezione da parte del comune più grande che aveva prevalso.

In tal senso, quindi, pur comprendendo le argomentazioni addotte, non senza anche una serie di valutazioni in ordine a quello che è un consiglio non richiesto che rivolgo al gruppo di maggioranza, si rende necessario rimaneggiare questa legge regionale che, risalendo tra l’altro al 1996, anche se successivamente modificata, presenta rilevanti problemi di applicazione e di interpretazione.

Rivolgendomi, quindi, ai colleghi di minoranza, non senza dispiacere, perché le argomentazioni esposte sono non solo persuasive ma in buona parte anche convincenti, per un dato di coerenza che ci ha portato a sollevare la medesima eccezione che è stata qui affrontata in occasione della fusione del comune di Valsamoggia con riguardo alle posizioni dei comuni di Bazzano e Savigno, per non parlare delle garanzie che chiedemmo quando si votò il progetto di fusione tra Porretta e Granaglione, allorquando invocammo espressamente che, qualora fosse prevalso il “no” in un comune, il processo si bloccasse, e ne sono testimoni i colleghi di quelle realtà, dichiaro che noi non riteniamo di poter votare a favore del prosieguo del progetto di legge relativo alla fusione dei comuni chiamati a referendum.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bignami.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bertani. Ne ha facoltà.

 

BERTANI: Grazie. Richiamando alcune considerazioni precedentemente espresse e prendendo spunto dall’ultimo intervento, desidero innanzitutto far presente che la nostra risoluzione propone, appunto, di cominciare a impegnarsi a ragionare sulla soluzione di questo problema. E oggi questa fusione ci offre l’occasione di tornare su diversi temi, il primo dei quali è l’affluenza dei cittadini ai referendum. Di tutti i referendum indetti, mi pare di ricordare che solo due abbiano superato un’affluenza del 50 per cento. Non che qui ci sia un quorum, però anche questo dato è significativo che non sempre anche questo tipo di referendum, pur toccando da vicino il territorio, riesce a coinvolgere gli interessati. Gli unici referendum che hanno superato il 50 per cento sono quello del comune di Ventasso e quello del comune di Alto Reno Terme, forse perché lì ci ha lavorato Taruffi, riuscendo a conseguire grande partecipazione. Negli altri, invece, il dato è stato sempre inferiore al 50 per cento, a parte in questo caso a Ziano, in cui evidentemente il “no” era particolarmente sentito. Quindi, uno dei temi da affrontare è certamente quello dell’affluenza ai referendum.

Questi dati di partecipazione personalmente mi spingono a pensare che forse spesso si tratta di “fusioni a freddo”, ovvero fusioni che magari non sono avvertite e volute nel profondo. Spesso, infatti, si ha la sensazione che queste fusioni non siano dettate dalla volontà di ottimizzare e ridisegnare i servizi territoriali, bensì rappresentino una soluzione obbligata per sopravvivere nel breve termine sul piano finanziario. A quel punto forse i cittadini non si sentono molto coinvolti, mentre sono più coinvolti gli amministratori, che devono pensare anche al futuro finanziario del proprio comune, e quindi perdono entusiasmo nell’esprimere la propria posizione.

Altro tema che bisogna affrontare riguarda la normativa vigente: non è chiara. Questo è un aspetto della questione che è stato ribadito da tanti di voi. Probabilmente, nel 1996 ancora non si aveva chiaro il quadro di quello che sarebbe successo, mentre oggi, dopo undici fusioni, ci si accorge che una volta prevale il “no”, una volta c’è scarsa affluenza, una volta c’è un rischio di annessione, e allora emerge prepotente la necessità di sviluppare una riflessione al riguardo.

Ebbene, come si può interpretare il risultato del referendum? Ad oggi, per come è scritta la legge, sembra, come sottolineava il collega Foti, che venga affidata all’Assemblea una sorta di potere divinatorio di sviscerare il risultato del referendum e, di conseguenza, definire il futuro dei comuni interessati. Probabilmente, serve qualcosa di più certo, sia per noi sia soprattutto per i cittadini. I cittadini devono sapere che, quando si recano a votare, il loro voto avrà un esito certo. Oggi, invece, anche chi vota non ha la convinzione di avere un esito certo, perché alla fine siamo ancora noi che decidiamo, sia che abbia prevalso il “sì”, sia che abbia prevalso il “no”. In tal caso, l’adozione del referendum confermativo potrebbe essere una soluzione da percorrere. Ovviamente, anche questa è una soluzione sulla quale bisogna riflettere.

Altro tema riguarda la necessità di non disperdere le energie. Se, ad esempio, tre comuni si vogliono fondere, ma dal referendum emerge che uno di questi è contrario, se negli altri prevale un forte consenso, è un peccato buttare al vento il lavoro che è stato compiuto in precedenza. Ad oggi, la legge stabilisce che, dopo aver ascoltato la voce dei cittadini, l’Assemblea può comunque decidere di mandare avanti il referendum, ma in tal caso bisogna necessariamente farlo su tutti e tre. Non è possibile andare avanti solo su due. Se i due sono separati la vedo difficile, ma se i due sono contermini si potrebbe pensare che possa valere la pena di continuare quel percorso, senza dover necessariamente ricominciare da zero.

In definitiva, coerentemente con la nostra posizione, se i cittadini sono contrari, e i cittadini del comune di Ziano si sono espressi chiaramente contro, il referendum non deve andare avanti. Comunque, nel cogliere l’occasione di questa discussione, proponiamo di avviare un percorso condiviso, su cui abbiamo già cominciato a ragionare in Commissione e oggi in Consiglio, che ci porti a una soluzione più attuale rispetto a quella formulata nel 1996 e che sia più convincente anche per i cittadini e per i prossimi referendum. Quindi, vi invitiamo a sostenere la nostra risoluzione. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bertani.

Non avendo più iscritti in discussione generale, passo la parola al consigliere Molinari per la replica. Prego.

 

MOLINARI: Ribadendo che la scelta non è assolutamente di natura politica, ritengo che i ragionamenti sviluppati anche qui in Aula debbano portare – esamineremo rapidamente la questione in occasione della discussione della risoluzione – a formulare alcune valutazioni anche sulla legge stessa, che risale al 1996 e in cui tra l’altro, con lo sblocco psicologico anche su Piacenza – abbiamo iniziato a fare fusioni e arriveranno tutte le casistiche mai viste sul territorio regionale –, non vengono trattate tutte le casistiche che si potranno presentare (tre comuni, cinque comuni). Ad oggi, la nostra scelta è legata a un’interpretazione, come avevamo già avuto modo di ribadire, di una comunità rappresentata da due comuni in cui su uno in modo chiaro l’espressione è stata quella del “no”.

Intendiamo, quindi, proseguire lungo la nostra linea, rimandando la discussione relativa alla valutazione complessiva della legge al punto successivo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Molinari.

Il relatore Rancan non intende intervenire per la replica, così come la Giunta.

Ha chiesto di parlare il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Presidente, desidero intervenire per parlare contro il non passaggio.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliere Foti, essendosi concluse la discussione generale e le repliche e non intervenendo la Giunta, apro le dichiarazioni di voto sulla risoluzione oggetto 2609, a firma dei consiglieri Bertani, Gibertoni e Foti, e sull’ordine del giorno, a firma del consigliere Molinari.

Consigliere Foti, prego.

 

FOTI: Signor presidente, non ne voglio fare una questione regolamentare, ma il fatto che i due argomenti si abbinino non significa che non abbiano due discussioni disgiunte. Come è noto, un conto è la risoluzione, altra cosa è l’ordine del giorno di non passaggio all’esame degli articoli, su cui, a termini di Regolamento, può parlare un consigliere a favore e uno contro. Quindi, decidiamo come vogliamo dividere il tempo. È indubbio che sulla risoluzione tutti usino i dieci minuti.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Consigliere Foti, come prevede l’articolo 92 del Regolamento, su ogni ordine del giorno si possono avere solamente le dichiarazioni di voto.

 

FOTI: La dichiarazione di voto è una cosa, il non passaggio all’esame è l’altra. È inutile volerle raggruppare.

 

PRESIDENTE (Rainieri): No. L’ordine del giorno è quello che chiede di non passare all’esame degli articoli.

 

FOTI: Sì. Peccato che qui dentro, sulla base del fatto che vi è un progetto di legge, è stata abbinata una risoluzione e le due cose non possono procedere perché, se noi non votiamo prima la risoluzione, ma votiamo prima il non passaggio all’esame, mi dovete spiegare come si può fare una risoluzione su un argomento che non è passato. Tra l’altro, che invita a modificare una legge.

 

PRESIDENTE (Rainieri): La stessa questione lei l’ha posta più volte in quest’Aula…

 

FOTI: Sì, certo.

 

PRESIDENTE (Rainieri): La risoluzione ha un percorso che non è vincolato a quello del progetto di legge, ma ha un percorso autonomo. Quindi, nel momento in cui l’ordine del giorno dovesse abrogare il progetto di legge, si ragionerebbe solo sulla risoluzione. Ergo, si pone dopo ai voti.

 

FOTI: No, presidente. È proprio questo il problema. Quando si esaminerà la risoluzione, ci saranno le dichiarazioni di voto sulla risoluzione. Diversamente, dovete spiegarmi come si fa a fare la dichiarazione di voto sulla risoluzione.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Essendo gli oggetti abbinati, dibattito generale e dichiarazioni di voto sono allo stesso modo abbinati.

 

FOTI: Va bene. Mi arrendo. Mi arrendo, a nome del mio Governo in esilio.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Prendiamo atto che il suo Governo è in esilio e andiamo avanti come ho detto io.

 

FOTI: Sicuramente è in esilio. Anche perché, se questo è il Governo, l’unica soluzione è andare in esilio.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Ognuno è libero di fare quello che vuole.

 

FOTI: Prescindendo da ciò, svolgo un rapido intervento.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Prego, consigliere.

 

FOTI: Primo argomento: non è vero che questa non è una scelta politica, ma è una scelta giuridica. Argomentazione falsa. Bollettino della Regione 24 marzo 2016, n. 47: per legge regionale devono essere pubblicati i risultati del referendum. Sapete come vengono pubblicati i risultati del referendum? Che questo referendum è passato. E nessuno di voi l’ha letto, ovviamente, perché se l’avesse letto non l’avrebbe capito. Quindi, sono generoso e mi limito al fatto di non averlo letto. Perché ovviamente l’Ufficio elettorale non ragiona malamente come ragionate voi, ma ragiona come ragionano gli Uffici elettorali. Non è che, essendo una città, visto che la maggioranza delle sezioni elettorali si pronuncia contrario a un referendum, ma che la maggioranza degli elettori si pronuncia a favore, si dice che ha vinto la maggioranza delle sezioni elettorali. No, ha vinto la maggioranza della popolazione. Allora, il risultato del quesito 1, quello relativo all’accorpamento, è passato con 1.644 voti a favore e 1.265 voti contrari. Io penso che sia già chiusa la partita.

Secondo argomento, dotto sotto il profilo giuridico, perché ovviamente tutti delle leggi hanno letto qualche comma, ma non l’hanno letta interamente. Vogliamo fare una rilettura del comma 5 dell’articolo 11 della vigente legge? Proviamo a vedere che cosa dice, così capiamo la distinzione tra referendum comunali e referendum regionali? Bene. Esso recita come segue: “Non si procede all’indizione del referendum consultivo regionale qualora l’iniziativa legislativa di uno o più Consigli comunali dia atto di essere stata preceduta nell’anno precedente da referendum consultivi comunali”. Usa il plurale. Avete capito che c’è una differenza tra il referendum regionale e una procedura che regolamenta il referendum regionale e un’altra procedura che regolamenta quella che potremmo richiamare come una conferma delle decisioni assunte dai singoli Consigli comunali? Questo perché i singoli Consigli comunali possono predisporre la delibera e dire: attenzione, Regione, noi alcuni mesi fa su questa stessa delibera avevamo indetto un referendum consultivo comunale. Questa è la differenza giuridica. Ci sono i referendum consultivi comunali, se i Comuni scelgono una procedura; c’è il referendum consultivo regionale, se il Comune sceglie un’altra procedura. E ai fini della validità del referendum, non essendoci quorum, vale soltanto il risultato complessivo, che non a caso è pubblicato correttamente con esito positivo nel Bollettino regionale.

Ora, volete votare contro l’esistenza di Dio? Siete liberi di farlo. Per me Dio esiste e continuo a ritenere che tale sia, indipendentemente dal vostro voto.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Non avendo altri iscritti in dichiarazione di voto, passiamo alla votazione.

 

(interruzione del consigliere Foti)

 

Infatti, non è voto elettronico.

 

(interruzione del consigliere Foti)

 

Consigliere Foti, la ringrazio per i suoi suggerimenti, ma ancora so che la risoluzione…

 

(interruzione del consigliere Foti)

 

Grazie.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’ordine del giorno 1685/1 “Non passaggio all’esame degli articoli”, a firma del consigliere Molinari.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): L’ordine del giorno 1685/1 è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 2609, a firma dei consiglieri Bertani, Gibertoni e Foti.

 

(È respinta a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): La risoluzione oggetto 2609 è respinta.

 

Inversione dell’ordine dei lavori

 

PRESIDENTE (Rainieri): È appena pervenuta una richiesta di inversione dell’ordine del giorno per trattare il progetto di legge “Norme sul finanziamento della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo”.

Sono ammessi a parlare un consigliere a favore e uno contro.

Non avendo nessun iscritto a parlare, metto in votazione, per alzata di mano, la richiesta di inversione dell’ordine dei lavori.

 

(È accolta a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Rainieri): La richiesta di inversione dell’ordine dei lavori è accolta.

 

OGGETTO 2473

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: «Norme sul funzionamento della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo di cui alla Legge regionale 27 maggio 2015, n. 5 (Diritti di cittadinanza e politiche di coesione globale tramite la valorizzazione delle relazioni tra gli emiliano-romagnoli nel mondo). Abrogazione della Legge regionale 24 aprile 2006, n. 3 (Interventi a favore degli emiliano-romagnoli e funzionamento della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo)». A firma dei Consiglieri: Molinari, Cardinali, Lori, Poli, Calvano, Serri (33)

(Relazione della Commissione, discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo all’oggetto 2473: Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: "Norme sul funzionamento della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo di cui alla Legge regionale 27 maggio 2015, n. 5 (Diritti di cittadinanza e politiche di coesione globale tramite la valorizzazione delle relazioni tra gli emiliano-romagnoli nel mondo). Abrogazione della Legge regionale 24 aprile 2006, n. 3 (Interventi a favore degli emiliano-romagnoli e funzionamento della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo))", a firma dei consiglieri Molinari, Cardinali, Lori, Poli, Calvano, Serri.

Il testo n. 1/2016 è stato licenziato dalla Commissione “Per la parità e per i diritti delle persone” nella seduta del 20 aprile 2016.

Il progetto di legge è composto da 6 articoli e da scheda tecnico-finanziaria.

La relatrice della Commissione, consigliera Barbara Lori, ha preannunciato di svolgere relazione orale.

Il procedimento di discussione sarà il seguente: relazione della Commissione venti minuti; relatore di minoranza venti minuti; discussione generale venti minuti; eventuale replica dei relatori venti minuti; conclusioni della Giunta venti minuti. Passeremo poi all’esame degli articoli: discussione generale sull’articolo ed eventuali emendamenti cinque minuti, o dieci se gli emendamenti sono più di due per ciascun articolo; dichiarazioni di voto sull’articolo ed eventuali emendamenti cinque minuti per Gruppo; votazione dei singoli emendamenti e poi degli articoli per alzata di mano; dichiarazioni di voto sul progetto di legge nel suo complesso; votazione finale.

Do, quindi, la parola alla relatrice della Commissione, consigliera Lori. Prego.

 

LORI, relatrice della Commissione: Grazie, presidente. Dopo il passaggio in Aula che, nel maggio dello scorso anno, ha portato alla sostanziale riforma della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo attraverso la legge n. 5, torniamo oggi a dettare norme per il funzionamento del nuovo organismo, profondamente modificato, che la Regione ha deciso di istituire. Una decisione che ricordo brevemente fu presa nell’intento di conciliare due esigenze che riteniamo altrettanto fondamentali: contenere i costi, da un lato, ma nello stesso tempo non rinunciare a uno strumento di rappresentanza e di contatto con i nostri emigrati per supportare il mantenimento del legame culturale loro e dei loro discendenti con la terra d’origine, tanto più importante dopo l’introduzione del voto per gli italiani all’estero, che richiede informazione e consapevolezza. Ma anche per scopi diversi, ben più pratici, come ad esempio la possibilità di sfruttare questi presidi territoriali a favore dell’internazionalizzazione della nostra economia regionale, che è uno dei temi di grande attualità e anche di grande interesse.

In questo la Consulta ha avuto negli anni un ruolo fondamentale nell’organizzare, sostenere e coordinare tutte quelle azioni di valorizzazione dei rapporti con i Paesi dell’immigrazione emiliano-romagnola, supportando progetti, scambi e relazioni, i cui protagonisti sono stati in primo luogo le associazioni locali all’estero e i nostri comuni.

Senza dilungarmi in una discussione già fatta, vado a illustrare i contenuti della norma in discussione, che si propone di regolamentare il nuovo organismo andando a disciplinare le spese per la partecipazione dei membri della Consulta alle sedute della medesima e del suo Comitato esecutivo, e a eventuali incontri (convegni e conferenze) sia in Italia che all’estero.

In particolare, l’articolo 1 stabilisce che a nessun membro della Consulta compete alcun trattamento economico o gettone di presenza per l’esercizio delle funzioni, essendo tale attività prestata a titolo di liberalità. Il comma 2, nell’intento di rendere ancora più economico il funzionamento, prevede la possibilità di svolgimento telematico delle sedute.

L’articolo 2 dispone che le spese per la partecipazione dei componenti alle sedute, incontri, convegni, seminari, riunioni o conferenze, o a incontri di rappresentanza e per la loro organizzazione, siano sostenute direttamente dalla competente struttura dell’Assemblea legislativa nell’ambito delle spese di funzionamento della Consulta, stabilite a bilancio dell’Assemblea. Ciò per un più efficace controllo dell’Assemblea sui costi della stessa.

Eventuali rimborsi, ammessi solo in via residuale e su espressa autorizzazione del presidente della Consulta, non potranno comunque riguardare le spese sostenute dai consiglieri regionali per attività svoltesi nella sede della Regione o del Comune di Bologna, poiché già coperte dal rimborso spese comprese nel trattamento indennitario. Sullo stesso fondo insistono anche le spese per la partecipazione di esperti a sedute, convegni e altre attività disposte dall’articolo 3.

Quanto alle missioni in Italia e all’estero, regolate dall’articolo 4, l’autorizzazione è di competenza del presidente, mentre lo stesso potrà effettuarle in piena autonomia sul territorio nazionale, dandone invece comunicazione all’Ufficio di Presidenza nel caso si svolgano all’estero. Il dettaglio delle voci autorizzate e dei limiti di spesa è contenuto nel disciplinare allegato alla legge, che prevede il rimborso delle spese di trasporto, vitto e pernottamento e altre voci (quote di iscrizione a convegni o iniziative, visti consolari, ecc.), liquidabili solo se la missione fosse stata preventivamente autorizzata per iscritto e dietro presentazione della documentazione in originale.

L’articolo 5 apporta alcune modifiche alla legge regionale n. 5 per ottenere ulteriori risparmi di spesa, stabilendo che la Consulta, in seduta ordinaria, si riunisca al massimo due volte e che le spese di funzionamento siano disciplinate con legge regionale e non più con un Regolamento, come originariamente previsto.

L’articolo 6, infine, decreta che la legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione sul BUR. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Lori.

Passiamo, quindi, al dibattito generale. Non avendo nessun iscritto in dibattito generale, lo dichiaro chiuso.

Vi chiedo cinque minuti di sospensione per consentire l’esame degli emendamenti che sono stati presentati dal consigliere Foti. Quindi, sospendo la seduta per cinque minuti.

I lavori riprenderanno alle ore 17,10.

 

(La seduta, sospesa alle ore 17,05, è ripresa alle ore 17,13)

 

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE SONCINI

 

PRESIDENTE (Soncini): Riprendiamo i nostri lavori.

Sono pervenute quattro proposte di emendamento, a firma del consigliere Foti, che sono state distribuite.

Siamo all’emendamento 4, a firma del consigliere Foti. Lo trattiamo prima perché insiste sull’Allegato.

Apro il dibattito generale.

Consigliere Bertani, prego.

 

BERTANI: Signor presidente, intervengo sull’ordine dei lavori per capire se era già conclusa la discussione generale. Non avendo gli emendamenti, la discussione generale comunque si ritiene conclusa?

 

PRESIDENTE (Soncini): Sì, l’ha conclusa prima il presidente.

 

BERTANI: Va bene. Non intervengo più.

 

PRESIDENTE (Soncini): Siamo in dibattito generale sull’emendamento 4. Chiudo il dibattito generale.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 4, a firma del consigliere Foti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 4 è respinto.

Passiamo all’esame dell’art. 1.

Sull’art. 1 insiste l’emendamento 1, a firma del consigliere Foti. 

Apro il dibattito generale congiunto su articolo ed emendamento. Nessuno chiede di intervenire in dibattito generale.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 1, a firma del consigliere Foti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 1 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 1.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’art. 1 è approvato.

Passiamo all’esame dell’art. 2.

Sull’art. 2 insiste l’emendamento 2, a firma del consigliere Foti. 

Apro il dibattito generale congiunto su articolo ed emendamento. Nessuno chiede di intervenire in dibattito generale.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 2, a firma del consigliere Foti.

 

(È respinto a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 2 è respinto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 2.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’art. 2 è approvato.

Passiamo all’esame dell’art. 3.

Apro il dibattito generale. Nessuno chiede di intervenire in dibattito generale.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 3.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’art. 3 è approvato.

Passiamo all’esame dell’art. 4.

Sull’art. 4 insiste l’emendamento 3, a firma del consigliere Foti. 

Apro il dibattito generale congiunto su articolo ed emendamento. Nessuno chiede di intervenire in dibattito generale.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’emendamento 3, a firma del consigliere Foti.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’emendamento 3 è approvato.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 4, così come emendato. 

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’art. 4 è approvato.

Passiamo all’esame dell’art. 5.

Apro il dibattito generale. Nessuno chiede di intervenire in dibattito generale.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 5.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’art. 5 è approvato.

Passiamo all’esame dell’art. 6.

Apro il dibattito generale congiunto. Nessuno chiede di intervenire in dibattito generale.

Apro le dichiarazioni di voto. Nessuno chiede di intervenire in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’art. 6.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’art. 6 è approvato.

Passiamo alle dichiarazione di voto sul testo di legge.

Ha chiesto di parlare il consigliere Fabbri. Ne ha facoltà.

 

FABBRI: Permettetemi solo due parole, che avrei voluto dire anche in sede di votazione dell’articolato.

Non partecipiamo al voto perché la discussione sul discorso della Consulta degli emiliano-romagnoli non ci interessa assolutamente e scusate se ci siamo distratti prima.

Non partecipiamo al voto come Gruppo consiliare.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Fabbri.

Ha chiesto di parlare la consigliera Gibertoni. Ne ha facoltà.

 

GIBERTONI: Intervengo per annunciare il nostro voto contrario, e non è una sorpresa, dato che lo diciamo da molto tempo.

Ci ha stupito particolarmente che una legislatura che doveva segnare innovazione e un taglio netto rispetto a quella scorsa, anche a partire da queste strutture molto ridondanti, del tutto inutili, ha deciso invece di riconfermarla, seppure con pochissime modifiche. Non ne capiamo l’utilità, quindi non capiamo davvero l’ostinazione nel portare avanti qualcosa che è stato presentato adesso dalla relatrice come un soggetto nella internazionalizzazione della nostra economia regionale, che ci sembra al limite del parodistico in una Regione in cui mi risulta che esista un assessorato alle attività produttive, un assessorato che ha delle competenze sugli affari generali in cui si dice, però, che la Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo rappresenta anche l’internazionalizzazione della nostra economia regionale.

Nel mondo esistono già molte associazioni, lo saprete, che si occupano di attività culturali, di emiliano-romagnoli che sono residenti lì. Esistono le Camere di commercio. Non so se i consiglieri possono dire di aver fatto qualcosa in proposito. Ad esempio, vedo che la Commissione I tra pochi giorni si riunirà e tra i suoi punti ha una convenzione in punto di essere sancita con l’area di Buenos Aires. C’entra con la Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo? Se così fosse, saremmo contenti di sapere che in qualche modo hanno contribuito coloro che partecipano a questa struttura.

Io, che sono stata una emiliano-romagnola nel mondo in qualche Paese, avevo a che fare con una serie di persone emiliano-romagnole che hanno poi deciso di prendere la residenza in Paesi stranieri. Non c’è nessuno di questi, immigrati per motivi di studio o di lavoro, che mi abbia mai segnalato – e di associazioni se ne parlava e si parla di attività di Camere di commercio – alcun tipo di contatto avuto con questa Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo. Non sono mai stati contattati per un evento o per sapere come stavano o per vedere come evolveva la loro emiliano-romagnolità nel mondo in quel momento. Nessuna segnalazione, dalla più qualitativa alla più tecnica. Niente. Può anche darsi che non sia stato detto a me, ma in realtà tutti in qualche modo avrebbero potuto contribuire alle attività di questa Consulta.

Confermiamo la totale inutilità, chi ci sembra, però, particolarmente plateale. Ricordiamo che ci sono ancora delle associazioni di cui è giusto, invece, sostenere l’attività, perché sono associazioni che hanno, ormai, un prestigio, una reputazione e decenni di lavoro alle spalle all’estero e che portano all’estero da decenni la cultura italiana, le attività economiche italiane e cercano effettivamente di fare internazionalizzazione. Ricordiamo che ci sono degli assessorati e degli uffici tecnici che quel lavoro spero lo stiamo già facendo, prima ancora che esistesse la Consulta.

Votiamo contro e ci stupiamo dell’irresponsabilità di continuare a portare avanti una cosa che non si capisce esattamente se sia una specie di pro loco dei consiglieri regionali all’estero. Non si capisce cosa sia. Ci stupiamo davvero che continuiate a portarla avanti.

Ribadisco il voto contrario.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliera Gibertoni.

Ha chiesto di parlare il consigliere Molinari. Ne ha facoltà.

 

MOLINARI: Volevo specificare solo una cosa, perché è anche abbastanza importante approfondire gli argomenti di cui si parla. Quando si parla di associazione di emiliano-romagnoli all’estero, e si parla della loro valenza, della loro importanza, si deve ricordare che la Consulta è composta anche da queste associazioni. Quindi, il lavoro della Consulta avrà come obiettivo quello di avere come interlocutori privilegiati proprio queste associazioni, che sono radicate nei territori dove sono magari emigrati cento anni fa i loro nonni, radicati in Sudamerica, nel Nord America e fanno attività di diverso tipo: attività sociale, culturale, ricreativa, in base a quello che i loro soci, i loro iscritti, richiedono.

Il fatto di collaborare e di sottolineare l’importanza dei rapporti anche con le attività che seguono tutte le attività produttive, l’internazionalizzazione, è una sottolineatura che si è voluta dare perché la Consulta fa altre cose, ma può collaborare anche con la struttura degli assessorati per quanto riguarda la divulgazione e lo sviluppo piuttosto che i suggerimenti rispetto alle politiche che, in modo autonomo, la Giunta pone in essere tramite le attività dell’internazionalizzazione, sfruttando anche le occasioni rappresentate da una platea di emiliano-romagnoli all’estero, che è una platea quasi infinita, infinita nei numeri.

La sola comunità di Londra, tra prima, seconda e terza generazione, conta diverse decine di migliaia di discendenti diretti e indiretti. Ci sta, quando parliamo di diverse decine di migliaia di persone, che qualcuna di queste, anche una buona maggioranza, non conosca la Consulta, perché non tutti fanno parte dell’attività associativa.

Un lavoro molto complicato, su cui auspicheremmo anche il contributo di tutti, è anche cercare di agganciare quelle che sono, di cui probabilmente faceva parte lei, le nuove migrazioni che escono dall’Italia per i motivi che tutti voi ben sapete oppure per la voglia semplicemente di un’esperienza all’estero, in cui l’attività e l’azione di comunità è molto più difficile. Questo è uno degli obiettivi che ci si dà.

Ci sono organizzazioni di giovani emigrati che stanno lavorando sul territorio e che chiedono di interfacciarsi attraverso opportunità o semplicemente per far sentire la loro voce.

Noi, tramite la Consulta, cercheremo di fare questo. Quindi, nel caso in cui un cugino, un amico della consigliera non sapesse dell’esistenza della Consulta, penso anche che svolgendo il ruolo di consigliera regionale sarà opportuno farglielo conoscere…

 

(interruzione della consigliera Gibertoni)

 

Dipende. Ci sono anche i cugini antipatici. Si potrebbe segnalare la Consulta ai cugini antipatici da parte vostra. Speriamo nei prossimi mesi di raggiungere il maggior numero possibile. L’obiettivo è evitare la dispersione. Se cinquant’anni fa le comunità erano molto serrate e anche molto legate al territorio, questo è uno dei problemi che vorremmo cercare, magari anche con piccoli contributi, di limitare.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Molinari.

Se nessun consigliere chiede di intervenire, si proceda alla votazione dell’intero testo di legge, oggetto 2473, con l’uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

Procedutosi alla votazione e alla verifica della regolarità della stessa da parte dei segretari e degli scrutatori, comunico il seguente risultato:

 

Presenti

31

Assenti

19

Votanti

30

Favorevoli

23

Contrari

4

Astenuti

3

 

PRESIDENTE (Soncini): Proclamo approvata la legge riguardante «Norme sul funzionamento della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo di cui alla Legge regionale 27 maggio 2015, n. 5 (Diritti di cittadinanza e politiche di coesione globale tramite la valorizzazione delle relazioni tra gli emiliano-romagnoli nel mondo). Abrogazione della legge regionale 24 aprile 2006, n. 3 (Interventi a favore degli emiliano-romagnoli e funzionamento della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo)».

 

OGGETTO 2317

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: "Modifiche alla legge regionale 24 marzo 2004, n. 6 (Riforma del sistema amministrativo regionale e locale. Unione europea e relazioni internazionali. Innovazione e semplificazione. Rapporti con l'Università)". A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

(Relazione della Commissione, discussione e reiezione)

(Ordine del giorno 2317/1 “Non passaggio all’esame degli articoli” - Presentazione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Passiamo all’oggetto 2317: Progetto di legge d’iniziativa dei consiglieri recante: “Modifiche alla legge regionale 24 marzo 2004, n. 6 (Riforma del sistema amministrativo regionale e locale. Unione europea e relazioni internazionali. Innovazione e semplificazione. Rapporti con l’Università)”, a firma del consigliere Marchetti Daniele.

Il testo n. 1/2016 è stato licenziato dalla Commissione Bilancio, Affari generali ed istituzionali nella seduta dell’11 aprile 2016 con parere contrario.

Il progetto di legge è composto da 2 articoli.

Il relatore della Commissione, consigliere Daniele Marchetti, ha preannunciato di svolgere relazione orale.

 

MARCHETTI Daniele, relatore della Commissione: Grazie, presidente.

Chi mi conosce sa che il Circondario Imolese lo abolirei all’istante. Tuttavia, conoscendo quanto ci tenete a questo piccolo feudo che vi siete ritagliati, sulle orme della vostra segreteria imolese del Partito Democratico, sapevo benissimo che sarebbe stata una missione impossibile, con la consapevolezza che per cancellare questo ente dovremmo governare noi questa Regione, e mi auguro che presto questo accada.

L’obiettivo di questo progetto di legge è di riportare una cosa che, a nostro avviso, manca attualmente in questo ente di secondo grado, che è un po’ un ibrido tra un’Unione o chissà cos’altro: la democrazia. A nostro avviso, manca la democrazia, dal momento che, come ormai tutti sanno, perché è stato oggetto di dibattito più volte, da questo ente i Comuni che ne fanno parte non ne possono uscire. Questo perché lo Statuto non prevede una modalità di uscita, cosa che invece è prevista per le Unioni dei Comuni.

A questo punto mi sorge spontanea una domanda. Per quale motivo da un’Unione dei Comuni un ente può uscire, mentre dal Circondario no? Dato che comunque ce lo vendete come l’ente più bello del mondo, un paradiso sostanzialmente, avete paura di concedere la possibilità a un Comune di poterne uscire. Credo che non sia una richiesta fuori da ogni logica. Mi pare una richiesta che segue un ragionamento ben preciso. Se una regola vale per un Comune che fa parte di un’Unione, dovrebbe valere anche per un Comune che fa parte del Circondario Imolese.

Per far capire qual è il problema, a nostro avviso, di questa mancanza di democrazia in Commissione ho fatto anche un esempio. Se Mordano, che è un Comune che fa parte del Circondario Imolese, domani cambiasse Amministrazione comunale e decidesse di guardare verso i Comuni confinanti della provincia di Ravenna, cosa che può fare ai sensi della Costituzione – se un Comune vuole cambiare circoscrizione provinciale lo può fare, non penso che perché lo Statuto del Circondario Imolese vieta ad un Comune di uscirne, questo stesso Comune non possa cambiare circoscrizione provinciale – come potrebbe fare? Quindi, è un problema che, a nostro avviso, esiste.

Bisognerà comunque prevedere una strategia di uscita, chiamiamola così, per regolamentare – è quello che affermiamo con l’articolo 2 – il recesso da parte dei Comuni partecipanti e i relativi adempimenti, inclusa la definizione dei rapporti giuridici ed economici tra i Comuni del Circondario e il Comune uscente. Ci pare un passaggio logico, che non va a toccare questo ente a cui tenete tanto, anche se, come ho detto all’inizio, io lo abolirei all’istante perché mette insieme due realtà che non hanno nulla a che fare l’una con l’altra, dal momento che se prendiamo, ad esempio, il Comune di Medicina come viabilità e come trasporto pubblico è completamente orientato verso Bologna, mentre sono costretti a rivolgersi sempre e comunque a Imola.

Quindi, a nostro avviso, è un baraccone che non dovrebbe nemmeno esistere perché è soltanto un’emanazione della segreteria locale del Partito Democratico, che è nata dopo una prova di forza con la segreteria bolognese.

Noi saremmo per abolirlo. Tuttavia, dato che, ahimè, al momento questo non è possibile, saremmo perlomeno per riportare un minimo di democrazia all’interno di questo ente che, a nostro avviso, oggi è una vera e propria gabbia per i Comuni che ne fanno parte. Non mi si venga a raccontare che all’interno del Circondario ora ci sono due Comuni che hanno un’Amministrazione diversa da quella del Partito Democratico, perché è vero, è così, però non ne possono uscire. È questo il problema che noi vogliamo risolvere.

Non capisco e non comprendo perché un Comune non possa uscire da questo ente. Si continua a girare attorno alla domanda e nessuno mi dà mai una risposta, né da parte della Giunta, né da parte dei colleghi della maggioranza.

Il consigliere Poli in Commissione mi ha detto che sono troppo giovane per conoscere la storia del Circondario. Dato che io sono troppo giovane e voi siete più esperti di me, magari se poteste dare una risposta a queste mie domande, ve ne sarei grato.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Daniele Marchetti.

Come sapete, il procedimento prevede l’apertura della discussione generale.

Ha chiesto di parlare il consigliere Poli. Ne ha facoltà.

 

POLI: Ringrazio il consigliere Daniele Marchetti per la brevità che mi consente di intervenire, perché purtroppo poi, per impegni familiari, devo lasciare l’Aula. So che non convincerò mai il consigliere Daniele Marchetti, per cui non ci provo neanche più. L’unica cosa su cui lo voglio rassicurare, purtroppo per noi, è che quello è tutt’altro che un feudo del Partito Democratico. Altrimenti potreste anche smettere di fare i banchetti a Imola, non avendo alcuna speranza, in un feudo, di poter manifestare le vostre idee, perché lì comanda il feudatario.

I cittadini dei dieci Comuni hanno eletto i loro Sindaci, le loro Giunte e le loro maggioranze. Se fosse un feudo ci sarebbero dieci Comuni amministrati tutti dal PD. Come diceva lo stesso collega Daniele Marchetti, non è così.

Non riprendo la lunga storia sul percorso istituzionale dei dieci Comuni del Nuovo Circondario Imolese, che è nata tanti anni fa e che non è ancora finita, perché, allo stato attuale, come tutti sanno, dopo il superamento della Comunità montana nel 2009 e dopo lo scioglimento dell’Associazione Cinque Castelli all’interno del Nuovo Circondario Imolese, adesso è in atto anche un processo di fusione di tre Comuni il cui progetto di legge arriverà in Aula credo a breve.

Nessun Comune, nessuna Giunta e nessuna maggioranza in questi anni ha manifestato, con qualsiasi atto di qualsiasi natura, la volontà di uscire dal Nuovo Circondario Imolese. Anzi, al contrario, tutti i Consigli comunali hanno votato la scelta dell’adesione all’Ambito Territoriale Ottimale, come previsto dalle normative regionali; Ambito Territoriale Ottimale che corrisponde ai confini del distretto sociosanitario tra le altre cose.

I Comuni che hanno aderito al Nuovo Circondario Imolese hanno assunto un impegno che non può essere anche nei confronti degli altri Comuni, sia dal punto di vista economico-finanziario, sia dal punto di vista organizzativo, sia dal punto di vista delle gestioni associate ai servizi, dalla sera alla mattina, stracciato e buttato sotto il tavolo, premesso che la proposta di legge del collega Daniele Marchetti, ad esempio, non prevede nessuna forma di reintegro dalle eventuali risorse destinate in un meccanismo di collaborazione tra le Istituzioni dei dieci Comuni.

Questa proposta non è accoglibile perché quella è una dimensione istituzionale riconosciuta come specifica dalla nostra Regione con la legge regionale n. 6 del 2004, che conserva, in capo al Circondario Imolese, anche le caratteristiche di Unione dei Comuni montani. Questo consente, come ho già detto anche in Commissione, a quei Comuni e a quelle imprese che sono in quei quattro Comuni, di poter accedere, ad esempio, ai fondi riservati ai Comuni montani dal Piano regionale di sviluppo rurale. La perdita di quella caratteristica significherebbe anche perdere quell’opportunità assieme a parecchie altre.

Nulla impedisce ai Consigli comunali di assumere indirizzi che chiedano l’uscita dal Nuovo Circondario Imolese, ma fino a oggi questo non è successo neanche nei due Comuni non amministrati da sindaci del Partito Democratico. Mi pare una discussione e una battaglia politica assolutamente legittima, come ce ne sono tante, posta anche con toni pacati, quindi senza nessun tipo di pretesa, ma che allo stato attuale e anche in relazione a quanto prevede la legge n. 6 della nostra Regione non è accoglibile e non è praticabile.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Poli.

Siamo in discussione generale. Sono a disposizione venti minuti per ciascun consigliere. Non ho iscritti. Chiudo la discussione generale. È prevista un’eventuale replica del relatore.

Passiamo alle dichiarazioni di voto sull’ordine del giorno 2317/1 di “Non passaggio all’esame degli articoli”, a firma del consigliere Poli. Sono a disposizione cinque minuti per Gruppo.

Non ho iscritti a parlare. Pertanto, passiamo alla votazione.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’ordine del giorno 2317/1 “Non passaggio all’esame degli articoli”, a firma del consigliere Poli.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’ordine del giorno 2317/1 è approvato.

Pertanto, l’oggetto 2317 si ferma qui.

 

OGGETTO 2326

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: "Modifica alla Legge regionale 21 dicembre 2012, n. 21 ‘Misure per assicurare il governo territoriale delle funzioni amministrative secondo i principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza'". A firma del Consigliere: Bignami

(Relazione della Commissione, discussione e reiezione)

(Ordine del giorno 2326/1 “Non passaggio all’esame degli articoli” - Presentazione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Passiamo all’oggetto 2326: Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri recante “Modifica alla Legge regionale 21 dicembre 2012, n. 21 ‘Misure per assicurare il governo territoriale delle funzioni amministrative secondo i principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza’”, a firma del consigliere Bignami.

Il testo n. 2/2016 è stato licenziato dalla Commissione Bilancio, Affari generali ed istituzionali nella seduta dell’11 aprile 2016 con parere contrario.

Il progetto di legge è composto da 2 articoli.

Il relatore della Commissione, consigliere Galeazzo Bignami, ha preannunciato di svolgere relazione orale.

Do la parola al consigliere Bignami.

 

BIGNAMI, relatore della Commissione: Grazie, presidente.

Per una strada diversa, cioè la traduzione da Circondario come ente di secondo grado non riconosciuto dal nostro ordinamento, a Unione si intende di fatto realizzare il medesimo obiettivo che anche il collega Marchetti Daniele ha testé enunciato.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Bignami.

Apro il dibattito generale.

Ha chiesto di parlare il consigliere Poli. Ne ha facoltà.

 

POLI: Ringrazio il consigliere Bignami, come ho ringraziato il consigliere Daniele Marchetti.

Le argomentazioni sono le stesse con cui ho risposto al consigliere Daniele Marchetti, per cui non le riprendo.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Poli.

Siamo in discussione generale. Sono a disposizione venti minuti per ciascun consigliere. Non ho iscritti. Chiudo la discussione generale. È prevista un’eventuale replica del relatore.

Passiamo alle dichiarazioni di voto sull’ordine del giorno 2326/1 di “Non passaggio all’esame degli articoli”, a firma del consigliere Poli. Sono a disposizione cinque minuti per Gruppo.

Non ho iscritti a parlare. Pertanto, passiamo alla votazione.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’ordine del giorno 2326/1 “Non passaggio all’esame degli articoli”, a firma del consigliere Poli.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’ordine del giorno 2326/1 è approvato.

Pertanto, l’oggetto 2326 si ferma qui.

 

OGGETTO 2376

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: "Disposizioni in materia di fusioni dei Comuni". A firma del Consigliere: Marchetti Daniele

(Relazione della Commissione, discussione e reiezione)

(Ordine del giorno 2376/1 “Non passaggio all’esame degli articoli” - Presentazione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Passiamo all’oggetto 2376: Progetto di legge d’iniziativa dei consiglieri recante: “Disposizioni in materia di fusioni dei Comuni", a firma del consigliere Marchetti Daniele.

Il testo n. 3/2016 è stato licenziato dalla Commissione Bilancio, Affari generali ed istituzionali nella seduta dell’11 aprile 2016 con parere contrario.

Il progetto di legge è composto da 1 articolo.

Il relatore della Commissione, consigliere Daniele Marchetti, ha preannunciato di svolgere relazione orale.

Do la parola al consigliere Daniele Marchetti.

 

MARCHETTI Daniele, relatore della Commissione: Grazie, presidente.

Facciamo un passo indietro e torniamo a parlare di fusioni, che è un tema che sicuramente fa molto discutere e l’abbiamo visto anche in precedenza.

D’altronde sorge sempre spontanea la domanda se rinunciare alla propria identità nella speranza di ricevere qualche vantaggio economico, oppure se rimanere autonomi e andare avanti per la propria strada. Sono tutte valutazioni che, comunque, svolgono, come si diceva prima, le Amministrazioni, che avanzano un loro progetto all’Assemblea.

Dopodiché, i cittadini vengono ascoltati e, successivamente, come Consiglio regionale siamo tenuti a prendere una decisione. Questo progetto di legge intende intervenire proprio in quest’ultimo passaggio, tra la consultazione popolare e la decisione che dobbiamo prendere come Assemblea. C’è chi dice che si deve tenere in considerazione il voto complessivo, senza guardare il singolo Comune e c’è, invece, chi pensa che sia opportuno valutare l’esito del referendum analizzando i dati e il risultato elettorale delle singole identità territoriali.

Sono tutte visioni differenti, però dobbiamo prenderci un impegno e mettere nero su bianco come vogliamo interpretare in futuro queste consultazioni popolari. È stato ricordato anche prima che proprio qui in Provincia di Bologna c’è un precedente importante, quello della Valsamoggia, dove due Comuni su cinque votarono contro e in quel caso la volontà di quei Comuni venne, di fatto, ignorata dall’Assemblea.

Ho sentito tante opinioni, soprattutto in Commissione, quando l’11 aprile (mi pare) si è discusso questo progetto di legge. C’è stato chi, comunque, ha ammesso che sarebbe da rivedere la legge che regolamenta le fusioni dei Comuni. Anche il presidente Bonaccini e l’assessore Petitti durante gli incontri nei territori hanno detto che si farà il possibile per rispettare la volontà dei cittadini interessati dai processi di fusione.

Purtroppo, però, nel momento in cui questo progetto di legge è approdato in Commissione tutte queste belle parole sono state un po’ accantonate. Ho preso alcuni appunti durante l’intervento del consigliere Molinari, che disse che il sottoscritto non stava dicendo delle castronerie, ma che il PD non avrebbe condiviso questo progetto di legge, e aveva anche motivato questa posizione in quanto, secondo il consigliere e secondo il Partito Democratico, le casistiche sui territori sono ampie e i processi di fusione sono processi complicati. Se un Comune cerniera, ad esempio, votasse contro, salterebbe tutto il processo di fusione.

Tutte queste considerazioni che il Partito Democratico ha fatto in Commissione hanno messo un po’ da parte le parole che spende il presidente Bonaccini sul territorio, così come anche l’assessore Petitti.

Dobbiamo decidere cosa intendiamo fare nella pratica. Vogliamo mettere tutto nero su bianco e darci una regola per interpretare questi referendum, sì o no? Altrimenti, se così rimane, ogni volta ci troveremo qui a discutere. Se guardiamo da destra, diciamo di sì e se guardando a sinistra, diciamo di no.

Così come chiedeva anche l’ordine del giorno dei consiglieri del Movimento 5 Stelle, presentato prima in abbinamento alla fusione che abbiamo trattato, credo che questo progetto di legge come intenzione abbia proprio quella di affrontare questo tema seriamente e aprire perlomeno la discussione. Se continuiamo a dirci tra di noi che bisogna rivedere le normative che regolamentano le fusioni, ma rimangono solo chiacchiere, se rimangono a verbale, ma poi in legge non c’è nulla, torniamo sempre punto a capo.

Purtroppo questa proposta ha già ricevuto il voto contrario in Commissione. Mi auguravo una posizione differente e un po’ più di collaborazione da parte di tutti i Gruppi. Chiedo che perlomeno si voti questo progetto di legge per mettere nero su bianco e per chiarire, una volta per tutte, in che modo valutare le consultazioni popolari che, ogni volta, sono oggetto di discussioni anche accese, che variano a seconda dei punti di vista.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Daniele Marchetti.

Apro la discussione generale.

Ha chiesto di parlare il consigliere Molinari. Ne ha facoltà.

 

MOLINARI: Se l’obiettivo della Lega era quello di stimolare una discussione, penso che vi possiate ritenere soddisfatti. Vorrei tirare le orecchie al presidente Rainieri perché volevo intervenire sulla relazione e quindi non ero intervenuto durante la discussione dell’ordine del giorno in merito anche alla risoluzione presentata dal Movimento 5 Stelle. Oggi non dobbiamo solamente bisticciare, ma bisogna anche sottolineare eventuali punti di incontro.

Credo che la discussione ci sarà, ovviamente non per quanto riguarda frettolose soluzioni che possono emergere anche dalle casistiche che, di volta in volta, si affacciano sui vari territori, ma sarà una discussione che partirà da un presupposto fondamentale, che è quello di cercare di favorire i processi di fusione sul nostro territorio, perché questa rimane forse la parte più importante anche della filosofia della legge n. 24.

Noi vogliamo proseguire in questa direzione. Riteniamo che il progetto di legge presentato dalla Lega, nelle riflessioni, presenti indubbiamente elementi di interesse, ma nella conclusione, ovviamente, di fatto, offra, soprattutto nelle fusioni ampie, un diritto di veto ad un singolo territorio. Di conseguenza, non va nella filosofia che vogliamo portare avanti anche in futuro. Abbiamo presentato l’ordine del giorno per quanto riguarda il non passaggio agli articoli. Riteniamo che, in modo trasversale, ci si possa sedere attorno a un tavolo per far emergere alcune proposte e alcune idee che saranno valutate per normare situazioni di massima che si presenteranno in futuro, con l’obiettivo sempre di stimolare, non solo dal punto di vista finanziario, ma anche dal punto di vista delle operazioni che porteranno alla conclusione dei processi di fusione, un processo che non è semplice.

La scelta di spiegare il perché si va a fare un processo di fusione e tecnicamente si presta anche il fianco ad attacchi legati soprattutto alla fine dell’identità di un Comune, alla cancellazione di una storia centenaria, ovviamente porta alla difficoltà, a volte, di spiegare e di sostenere le ragioni del sì.

Il nostro obiettivo è di mantenere questa linea. Credo che sui territori l’assessore e il presidente proseguano nella linea, che non è mutata rispetto agli obiettivi della legge delle fusioni. Poi, ognuno può interpretare come vuole le parole. Il concetto della volontà popolare – l’abbiamo già visto – è molto vario e variegato.

Il nostro obiettivo è quello di raggiungere un numero e soprattutto una qualità ottimale di fusioni. Per questo motivo, quindi, il progetto di legge verrà respinto. Per come è stato semplificato, rappresenta un modo di intendere le fusioni legittimo, ma non è il nostro.

Insieme cercheremo di capire se ci sono dei punti di contatto che possano, magari, farci arrivare a un ritocco o ad alcune modifiche della legge stessa.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Molinari.

Non ci sono altri iscritti in discussione generale.

Passiamo alle dichiarazioni di voto sull’ordine del giorno 2376/1 di “Non passaggio all’esame degli articoli”, a firma del consigliere Poli. Sono previsti cinque minuti. Nessuno chiede di intervenire.

Metto in votazione, per alzata di mano, l’ordine del giorno 2376/1 “Non passaggio all’esame degli articoli”, a firma del consigliere Poli.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’ordine del giorno 2376/1 è approvato.

Quindi, il progetto di legge 2376 si ferma qui.

 

OGGETTO 2543

Delibera: «Piano regionale contro la violenza di genere ai sensi dell’art. 17 della legge regionale 27 giugno 2014, n. 6.» (Proposta della Giunta regionale in data 29 febbraio 2016, n. 291) (69)

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Passiamo, quindi, a pagina 6 della convocazione. Oggetto 2543: Proposta recante “Approvazione del Piano regionale contro la violenza di genere ai sensi dell’art. 17 della legge regionale 27 giugno 2014, n. 6”.

La Commissione “per la parità e per i diritti delle persone” ha espresso nella seduta del 27 aprile 2016 parere favorevole apportando modifiche al testo, con la seguente votazione: 33 voti a favore, nessun contrario e 11 astenuti.

Come sapete, il procedimento di esame prevede la discussione generale sul provvedimento, dieci minuti per ciascun consigliere.

Apro la discussione generale. Ha chiesto di parlare la consigliera Mori. Ne ha facoltà.

 

MORI: Grazie, presidente. L’oggetto in discussione ha un’importanza e un rilievo non solo per la materia che tratta, molto sensibile e di grande impatto sociale, ma anche per il percorso e il senso di questa approvazione. Con l’approvazione del Piano regionale contro la violenza noi andiamo ad attuare la legge n. 6 con azioni concrete, misurabili e, soprattutto, adeguate a conseguire il risultato più ambizioso, ossia quello di prevenire e contrastare la violenza contro le donne, in particolare essendo una violenza non soltanto odiosa per come la si esercita, ma diffusa e dalle cronache rappresentataci sempre nella sua forza e nella sua radicalità.

Ciò che noi abbiamo sempre messo al centro delle nostre riflessioni è il tema culturale, la necessità, quindi, come Regione Emilia-Romagna, come Istituzione della Repubblica, di farci carico del nostro pezzo avanzando proposte e progettualità che possano, in qualche modo, sensibilizzare al rispetto per le differenze, al rispetto nelle relazioni simboliche di equilibro tra uomini e donne, per una società più giusta, più equa, ma anche per la salvaguardia di tanti minori che, attraverso la violenza assistita, sono colpiti, molto più di quanto pensiamo e le cronache ci raccontino, da quello che accade.

Il Piano regionale contro la violenza rappresenta, quindi, in questo senso, un grande obiettivo e un grande risultato per il quale io mi permetto di ringraziare l’assessora Emma Petitti e lo staff dell’assessorato che ha seguito con grande impegno la costruzione di questo percorso, adottando un metodo − credo – vincente. La legge per la parità già aveva questa impronta, cioè un’impronta di grande coinvolgimento di tutti gli attori e le attrici che, in modo competente e qualificato, rendono servizio a questa causa così importante. Penso agli incontri sul territorio, agli incontri con le Istituzioni, con le associazioni, con le rappresentanze sociali. Tutto questo per costruire un percorso di coinvolgimento culturale e di consapevolezza vera di come affrontare questo fenomeno. Quindi, si tratta non tanto di approvare un Piano regionale contro la violenza per adempiere ad un obbligo di legge, quanto di adempiere ad un obbligo di legge per radicare e strutturare davvero una rete potente di persone, uomini e donne, che su questo tema si impegnino profondamente.

Il piano ha tante caratteristiche. Io vi indico quelle che mi convincono maggiormente. La prima caratteristica è rappresentata da un ambito di prevenzione per la prima volta molto forte, non soltanto nella nostra regione, ma in Italia. Il piano comprende azioni di prevenzione, con il coinvolgimento, ovviamente, di tanti altri soggetti, tra cui l’Istituto scolastico regionale, attraverso l’istituzione di strumenti molto importanti; primo fra tutti, l’Osservatorio regionale contro la violenza. Come sappiamo, il primo elemento per combattere davvero un fenomeno è conoscerlo profondamente. Noi, probabilmente, non lo conosciamo così profondamente perché i dati dei centri antiviolenza, seppur molto importanti, sono ancora parziali. Noi dobbiamo far sì che la conoscenza del fenomeno sia, da tutti i punti di vista, autentica e realistica. In questo senso, anche quello dei centri antiviolenza − seconda prospettiva del piano, cioè quella di un contrasto strutturale alla violenza di genere − è un ruolo centrale importantissimo. Si tratta di una rete di competenze e di qualità molto importanti, che credo ci supporteranno anche nella formazione di operatori e operatrici che, nell’ambito della prevenzione e del contrasto alla violenza contro le donne, sono in campo.

Questo piano è in linea con la pianificazione nazionale, i cui fondi saranno aggiunti ai fondi regionali per il finanziamento. Nel corso della discussione sulla legge di parità, qualcuno ebbe a dire, con un commento un po’ greve, che si trattava di una legge bandiera. In realtà, la Commissione che mi onoro di presiedere, insieme all’impegno di tanti colleghi e colleghe, cerca in ogni occasione di rendere concreta questa lotta alla violenza di genere, in attuazione della Convenzione di Istanbul.

Il piano rende un servizio importante al mainstreaming di genere, in quanto all’interno le azioni sono molto trasversali, coinvolgono gli uomini e i servizi per uomini maltrattanti e hanno aperture innovative molto interessanti che riprendiamo dai Paesi nordici e che abbiamo già radicato e sviluppato sul nostro territorio in vari ambiti. Ne abbiamo già parlato diverse volte. In tutto questo, credo che il mainstreaming di genere abbia una caratteristica di trasversalità e di importanza nel coinvolgimento di tutti gli ambiti molto significativa.

Mi esprimo in questi termini perché anche il prossimo Piano sanitario dovrà considerare fortemente il tema del pronto soccorso e dell’adeguamento dell’équipe, come da legge n. 6/2014, così come tanti ambiti. Ebbene, il piano regionale evidenzia tanti elementi. Speriamo che questi elementi vengano assunti trasversalmente per darci una mano nello svolgimento di azioni assolutamente positive di prevenzione e contrasto misurabili e che credo diano concretezza a un tema di politiche di sviluppo non più rinviabile per una convivenza civile e adeguata al tempo presente. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliera Mori.

Siamo in discussione generale sul provvedimento. Non ho altri iscritti in discussione generale.

Do la parola all’assessore Emma Petitti. Prego.

 

PETITTI, assessore: Grazie, presidente. Anch’io voglio sottolineare alcuni passaggi fondamentali, per noi Giunta, nella presentazione di questo piano. Lo ricordava la presidente Mori. Noi con questo lavoro stiamo attuando una importantissima legge (la legge quadro, la legge n. 6/2014) che è stata approvata dall’Assemblea regionale, l’unica legge regionale, a livello nazionale, che è entrata nel merito di importanti azioni e importanti impegni legati al contrasto alla violenza sulle donne.

Noi, come abbiamo detto appena insediati, abbiamo un dovere in questa Amministrazione insieme alla Commissione e insieme all’Assemblea: attuare quella legge e far sì che queste azioni diventino azioni realmente radicate sul territorio, quindi utili al lavoro che quotidianamente i centri, le associazioni e gli Enti locali svolgono nel nostro territorio regionale rispetto al tema della violenza sulle donne.

Anch’io voglio partire da lì, dal metodo che ha caratterizzato questo lavoro non scontato. Alla prima bozza, al primo testo del piano hanno lavorato coloro che hanno le competenze e che quotidianamente affrontano questi temi: i servizi sociali, gli operatori sanitari, le ASL, i Comuni, i centri antiviolenza, le associazioni. Il lavoro delle ultime settimane, dopo l’approvazione in Commissione, è stato proprio quello di recarsi nei Consigli provinciali. A tal proposito, voglio ringraziare i consiglieri regionali che, insieme alla presidente Mori, ci hanno accompagnato in questo percorso per ascoltare e raccogliere le sollecitazioni e le indicazioni e poter, perfezionare al meglio questo piano, partendo da una consapevolezza fondamentale: con questo piano, entriamo nei princìpi delle convenzioni internazionali e delle normative nazionali che oggi abbiamo a disposizione. Ricordiamoci che, fino ad alcuni anni fa, anche la legge nazionale, assente rispetto a questi temi, ha lasciato i territori in un contesto di difficoltà rispetto all’assunzione di queste responsabilità.

Siamo partiti anche da un’altra consapevolezza importante: nella nostra regione è presente un patrimonio legato ai centri antiviolenza. Parliamo di 23 centri che hanno lavorato in questi anni molto bene e che sono oggi proprio al centro − scusate il gioco di parole − dell’attività del piano.

In questo piano precisiamo che i requisiti dei centri antiviolenza sono quelli che oggi garantiscono tutela alle donne e che le accompagnano lungo il percorso di uscita dalla violenza. Dico questo perché per noi in questo piano diventa fondamentale − come diceva la presidente Mori − lavorare moltissimo sulla prevenzione, sull’educazione, sulla sensibilizzazione. Le iniziative che, come Giunta e come Assemblea, abbiamo realizzato in occasione del 25 novembre e dell’8 marzo sono state realizzate con le scuole, quindi con i giovani, con le ragazze e i ragazzi che hanno i primi approcci rispetto a questi temi.

Con questo piano precisiamo, altresì, che la prevenzione è fatta di azioni che arrivano fino alla cosiddetta “prevenzione terziaria”, la “protezione”, che deve permettere alle donne di uscire in modo radicale e completo dalla violenza. Vogliamo aiutare e sostenere queste donne nella costruzione di un progetto di vita, quindi lavorare sulla loro autonomia e sui percorsi in grado di far raggiungere loro la cosiddetta “autonomia finanziaria”. Mi riferisco, quindi, alla possibilità di trovare un’occupazione.

Bisogna lavorare sulla prevenzione, quindi, e sulla necessità di investire maggiormente nella consapevolezza e nella responsabilità, a partire da un altro aspetto fondamentale. I progetti e gli interventi rivolti agli uomini autori di violenza credo rappresentino uno dei punti fondamentali della legge quadro. Noi facciamo riferimento anche ad esperienze importanti che oggi vengono realizzate soprattutto nel nord Europa e che, chiaramente, chiamano in causa anche un altro aspetto culturale fondamentale, ossia il lavoro su questi temi insieme agli uomini e con gli uomini. Quindi, uomini autori di violenza, ma anche uomini come un modello rispetto al quale credo che serva, anche sui nostri territori, un salto di qualità maggiore.

Un tema fondamentale rispetto al contrasto alla violenza riguarda il monitoraggio. Da tempo si parla della possibilità di consolidare e omogeneizzare la ricerca dei dati per capire e studiare meglio il fenomeno. Noi, con il Piano regionale antiviolenza, individuiamo e istituiamo il primo Osservatorio regionale che ci permetterà, da questo punto di vista, di acquisire i dati da tutti i centri e da tutti i luoghi a cui le donne si rivolgono, ovviamente svolgendo una valutazione annuale del fenomeno e perfezionando le azioni necessarie.

Parliamo di una governance, quindi di attori presenti sul territorio che hanno la responsabilità di costruire questi progetti e questi percorsi. Facciamo riferimento alle linee affidate alla Conferenza territoriale socio-sanitaria, quindi agli ambiti distrettuali e anche a quelle azioni che oggi sono rivolte ai Piani di zona. Credo che anche questo sia un aspetto importante, perché dà ancora più forza e autonomia ai territori per mettere in campo una progettualità.

C’è un’altra questione che voglio sottolineare. Noi abbiamo avuto la conferma − lo diceva anche la consigliera Mori − di risorse importanti provenienti dallo Stato per sostenere i nostri centri antiviolenza. Con l’approvazione di questo piano, nei prossimi mesi, lavoreremo anche al primo bando regionale contro la violenza sulle donne, che vuole essere uno strumento ulteriore da mettere a disposizione dei territori con l’obiettivo di sviluppare progetti a rete. Ancora una volta, quindi, vogliamo premiare il sistema integrato pubblico-privato e vogliamo investire molto sulla prevenzione, la formazione, la sensibilizzazione e l’educazione.

Non si tratta, ovviamente, di un obiettivo conclusivo, come abbiamo detto in più occasioni, ma di un punto di partenza. Vogliamo che l’obiettivo del contrasto alla violenza di genere sia fortemente sentito nei territori e che generi una sensibilità sempre più diffusa. Da questo punto di vista, non servono soltanto azioni di sistema legate − anche questo diciamolo in modo chiaro – a politiche sempre più trasversali, perché anche tutti i temi legati alla formazione, al lavoro, al welfare, alla salute hanno inevitabilmente una relazione molto forte con le politiche di genere e di contrasto alla violenza sulle donne, ma abbiamo la necessità di mettere in campo altri strumenti.

L’impegno di questa Amministrazione è quello di lavorare, nei prossimi mesi, per attuare un altro punto qualificante della legge quadro sulla parità: il primo bilancio di genere della Regione. Conoscendo le azioni che questa Amministrazione mette in campo, riusciremo ad intervenire in modo più compiuto anche sulle politiche di contrasto alla violenza.

Anche in questo caso, voglio ringraziare chi ha lavorato in questi mesi alla realizzazione di questo piano, a partire dalla Commissione Parità fino ad arrivare alla struttura, alla direzione delle Pari opportunità dell’assessorato della Regione Emilia-Romagna e a tutti i territori che hanno contribuito alla realizzazione di questo piano, un piano che vuole essere patrimonio di tutte le realtà e che vuole sostenere le esperienze virtuose che in questa regione sono maturate negli anni.

 

PRESIDENTE (Soncini): Ringrazio l’assessore Emma Petitti.

Apro le dichiarazioni di voto. Sono previsti cinque minuti per Gruppo. Non ho iscritti.

Se nessun consigliere chiede di parlare si proceda alla votazione, per alzata di mano, del partito di deliberazione di cui all’oggetto 2543.

 

(L’Assemblea a maggioranza dei presenti,

approva il partito di deliberazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): L’Assemblea approva.

 

OGGETTO 2446

Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi con il Ministero dell'Interno, i Prefetti ed i Questori dell'Emilia-Romagna al fine di garantire, al Corpo di Polizia, la disponibilità di organici ampliati e adeguati alle esigenze del territorio e di mezzi e dotazioni personali non obsoleti e tali da garantire la sicurezza dei cittadini e degli agenti. A firma dei Consiglieri: Bignami, Aimi

(Discussione e reiezione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Passiamo, quindi, agli atti di indirizzo.

Oggetto 2446: Risoluzione per impegnare la Giunta ad attivarsi con il Ministero dell’Interno, i Prefetti ed i Questori dell’Emilia-Romagna al fine di garantire, al Corpo di Polizia, la disponibilità di organici ampliati e adeguati alle esigenze del territorio e di mezzi e dotazioni personali non obsoleti e tali da garantire la sicurezza dei cittadini e degli agenti, a firma dei consiglieri Bignami e Aimi.

Apro la discussione generale. Sono previsti dieci minuti per ciascun intervento.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bignami. Ne ha facoltà.

 

BIGNAMI: Grazie, presidente. In realtà, nella risoluzione che abbiamo presentato viene illustrato in maniera abbastanza esaustiva l’oggetto. Nei giorni scorsi, avevamo valutato la possibilità − da qui ha origine il rinvio determinatosi nella scorsa seduta − di un testo che potesse confluire in un documento, così come mi era stato prospettato da una collega del PD, che non vedo in Aula. Pertanto, in assenza di una previsione da parte della maggioranza in ordine alla possibilità di un testo condiviso, rimane ferma la nostra proposta di risoluzione finalizzata a richiedere, anche mediante l’impegno politico dell’Assemblea legislativa regionale, che vi sia un’attivazione da parte della Giunta affinché le forze dell’ordine siano dotate di mezzi e strumenti in organico in linea con l’esigenza di affrontare le tante situazioni critiche che sul territorio si vanno profilando.

Nei fatti, si tratta di un’azione che si schiera a sostegno dell’importante battaglia avviata dal sindacato autonomo di polizia, il cui segretario generale, nel momento in cui questa risoluzione era stata depositata, stava svolgendo in prima persona uno sciopero della fame di particolare durata.

In questo senso, con una presa di posizione che ribadisco essere eminentemente politica, non sussistendo da parte della Regione Emilia-Romagna una competenza diretta in ordine alle dotazioni di mezzi e personale per quanto riguarda le forze dell’ordine, si riteneva necessario che questa Istituzione si schierasse al fianco delle forze dell’ordine.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Bignami.

Ha chiesto di parlare il consigliere Cardinali. Ne ha facoltà.

 

CARDINALI: Grazie, presidente. Manifesto innanzitutto un’indubbia e piena adesione alla persona che ha voluto, tramite il sindacato, anche se è stata una presa di posizione molto personale, ritenere con uno sciopero della fame di portare a conoscenza di un problema, che certamente si discute, che è in discussione, che è stato oggetto di dibattito anche in Parlamento in occasione dell’esame della legge di stabilità. È un tema che vede anche tutti noi stare al fianco e vicino a persone che dedicano il loro lavoro e la loro vita a iniziative di grande valore, di grande impegno e di grande soddisfazione. Quindi, esprimo il nostro massimo supporto non solo alla persona, ma anche al messaggio che il sindacato vuole continuare a lanciare.

Ricordo che nell’ultima legge di stabilità sono state inserite, grazie anche a una forte spinta esercitata dal Partito Democratico, risorse proprio per dare risposta all’acquisto di nuove attrezzature, utili in particolare per interventi di emergenza, per interventi che vengono eseguiti sul territorio, in particolare per interventi che consentono alle forze di polizia di potersi proteggere al meglio, e mi riferisco a equipaggiamenti e dotazioni utilizzate per la propria difesa.

La somma che è stata stanziata non è certo quella auspicata, ma purtroppo quella che si poteva stanziare al momento, ma comunque rappresenta un primo passo importante, con l’impegno di prevedere nelle prossime leggi di stabilità ulteriori risorse, peraltro già previste, per gli anni successivi. Rappresenta un primo segnale, che ovviamente non è sufficiente, ma è pur sempre un primo segnale, che trova anche l’interesse di altri partiti nel Parlamento ma anche in quest’Aula.

Mi preme, però, sottolineare un altro aspetto che ritengo altrettanto determinante per dare risposta al tema della sicurezza. Si rende più che mai necessario un piano di riorganizzazione complessiva che metta insieme, in maniera più omogenea, le forze di tutti i corpi che svolgono attività di polizia. Si avverte il bisogno di un vero coordinamento, migliorato e potenziato.

Noi abbiamo promosso un’iniziativa, organizzata dal PD, insieme anche ad alcuni comitati, nella città di Parma e ci siamo resi conto, come anche ribadito da rappresentanti stessi delle forze di polizia, che uno dei primi veri e seri problemi è legato alle modalità di intervento: bisogna coordinare tutti i corpi di polizia. E ci hanno portato un esempio davvero emblematico: a seguito dell’alluvione, si chiamavano tra forze di polizia con i loro telefoni cellulari. Ecco, penso che bisognerebbe avviare un percorso attivo e forte che punti a dare risposte a questa tematica, insieme ai sindaci e ai prefetti, in modo da consentire una forma di grande coordinamento d’azione, affinché le forze di polizia possano intervenire in maniera più organizzata e, di conseguenza, garantire maggiori risposte.

Esiste già sotto questo profilo un impegno, che però riteniamo non sia sufficiente e debba essere migliorato anche sul territorio, per cui consapevoli che in questa fase la Regione non può intervenire direttamente su questa materia dichiaro il nostro voto contrario alla risoluzione.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Cardinali.

Ha chiesto di parlare il consigliere Sassi. Ne ha facoltà.

 

SASSI: Grazie, presidente. Non è la prima volta che questo argomento arriva in Aula. Noi abbiamo già espresso la nostra posizione in merito, che è assolutamente favorevole a questo tipo di iniziative. Credo che chi deve garantire la nostra sicurezza debba essere in prima persona totalmente garantito nel suo lavoro, visto che peraltro non è neanche ben retribuito e corre grossi rischi a volte anche nell’assicurare la protezione ordinaria.

È emerso ormai dai fatti e anche dalla protesta che è stata messa in atto dal segretario del SAP che le attrezzature in dotazione dei corpi di polizia sono assolutamente obsolete e inadeguate. Quindi, da parte nostra non possiamo che esprimere anche noi il nostro sostegno a favore di queste iniziative, perché se si arriva a certi estremi significa che la situazione non è certamente rosea, anzi è sicuramente grave. Peraltro, portati avanti da chi è abituato a rispettare le Istituzione, da chi è abituato a servirle è ancora più importante, perché rappresenta un campanello d’allarme che non si può assolutamente sottovalutare.

Sollecitare il Ministero dell’interno perché si attivi in maniera rapida ed efficace credo che sia un atto politico dovuto. Badate, non è una critica al Governo, anche se ce ne sarebbe da dire, ma non è questo il caso, si tratta semplicemente di lavorare e agire su un merito ben preciso, che credo che vada assolutamente sostenuto.

In conclusione, il Gruppo del Movimento 5 Stelle esprime un voto favorevole a questa risoluzione. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Sassi.

Non ho altri iscritti in discussione generale, quindi la dichiaro chiusa.

Apro le dichiarazioni di voto. Cinque minuti per Gruppo.

Consigliere Pettazzoni, prego.

 

PETTAZZONI: Grazie, presidente. Come Gruppo della Lega Nord, siamo assolutamente favorevoli a questa risoluzione, per cui il voto sarà a favore.

Riteniamo intanto che la protesta portata avanti dal segretario del SAP sia stata un’espressione di una condizione di disagio tale da portare le problematiche che affliggono le forze dell’ordine sotto gli occhi di tutti e dimostrare come queste persone che lavorano per la nostra tutela, la nostra salvaguardia e la nostra sicurezza si trovino in condizioni di lavoro assolutamente avverse. E parliamo di mezzi obsoleti e di persone che non trovano un ricambio generazionale per effetto della mancanza di assunzioni continue.

In conclusione, ribadisco che questa risoluzione ha un senso, crediamo ci sia tutto, ed è anche quello di far arrivare la voce della Regione Emilia-Romagna presso i tavoli del Ministero. Crediamo sia un dovere soprattutto nei confronti di chi rischia la vita ogni giorno per garantire la nostra sicurezza. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Pettazzoni.

Siamo in dichiarazione di voto. Se non ci sono altri consiglieri iscritti, metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 2446, a firma dei consiglieri Bignami e Aimi.

 

(È respinta a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): La risoluzione oggetto 2446 è respinta.

 

OGGETTO 1519

Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni volte ad agevolare i produttori ed i soggetti controllori circa l'applicazione e la diffusione dell'IFQ "prodotto di montagna", valorizzarne la distribuzione attraverso la filiera agroalimentare della zona montana, definendone inoltre il perimetro. A firma dei Consiglieri: Serri, Caliandro, Bagnari, Molinari, Lori, Cardinali, Calvano, Poli, Iotti, Sabattini, Zappaterra, Marchetti Francesca, Soncini, Rontini, Prodi, Ravaioli, Zoffoli, Tarasconi, Taruffi, Torri, Pruccoli, Rossi Nadia, Bessi, Boschini, Mori, Mumolo, Montalti, Campedelli

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Passiamo all’oggetto 1519: Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni volte ad agevolare i produttori ed i soggetti controllori circa l'applicazione e la diffusione dell'IFQ "prodotto di montagna", valorizzarne la distribuzione attraverso la filiera agroalimentare della zona montana, definendone inoltre il perimetro, a firma dei consiglieri Serri, Caliandro, Bagnari, Molinari, Lori, Cardinali, Calvano, Poli, Iotti, Sabattini, Zappaterra, Marchetti Francesca, Soncini, Rontini, Prodi, Ravaioli, Zoffoli, Tarasconi, Taruffi, Torri, Pruccoli, Rossi Nadia, Bessi, Boschini, Mori, Mumolo, Montalti, Campedelli

Apro la discussione generale. Dieci minuti per ciascun intervento.

Ha chiesto di parlare la consigliera Serri. Ne ha facoltà.

 

SERRI: Grazie, presidente. Questa risoluzione richiama ciò che, con Regolamento 1151/2012, seguito dal Regolamento 665/2014, il Parlamento europeo ha riconosciuto, ovvero la possibilità di un’identificazione facoltativa di qualità per i prodotti di montagna, identificazione facoltativa che segue un principio di autocertificazione dei produttori, che appunto autocertificano i loro prodotti seguendo le indicazioni previste dal Regolamento nei metodi di coltivazione delle produzioni agricole o di allevamento.

Abbiamo salutato con grande favore, dopo averlo sollecitato in passato, l’approdo dell’applicazione e della diffusione identitaria dei prodotti di montagna, e l’abbiamo salutato con grande favore perché credo faccia chiarezza a favore dei consumatori rispetto ai prodotti agroalimentari che arrivano da territori di montagna e si trovano sugli scaffali dei negozi. Non solo, questo diventa elemento di valorizzazione dei prodotti di montagna stessi, che può generare un valore aggiunto, un valore che è strettamente collegato al riconoscimento degli elementi di qualità del prodotto generati dalla salubrità dell’ambiente in cui insistono le produzioni agroalimentari di montagna. Ma è un valore aggiunto che risponde anche alla necessità di colmare quello svantaggio tipico delle produzioni e delle attività agricole svolte nei territori di montagna, determinato in particolare, ma non solo, da condizioni climatiche e orografiche avverse, il che rende sicuramente più costoso svolgere attività agricola su quei territori. Questo dato è certificato e comprovato dai numeri.

Mi preme altresì sottolineare che l’agricoltura di montagna svolge un ruolo importante dal punto di vista della sicurezza e dello sviluppo dell’economia montana, nonché di contrasto allo spopolamento di quei territori. Fare agricoltura, infatti, significa avere attività imprenditoriali che generano reddito, ma anche avere maggiori garanzie di sicurezza sul territorio e di cura del paesaggio, favorendo in questo modo altri ambiti economici, a partire dal turismo. Quindi, l’identificazione del prodotto di montagna, che si porta dietro innanzitutto la capacità di generare un maggior reddito per l’imprenditoria agricola in montagna, credo rappresenti un elemento positivo di assoluta importanza.

Chiediamo, pertanto, alla Giunta di prestare maggiore attenzione rispetto a una procedura, che comunque sappiamo essere in mano al Ministero. Naturalmente, i Regolamenti dell’Unione europea hanno identificato le regole con cui devono essere realizzati i prodotti agroalimentari di montagna, ma hanno anche riconosciuto che spesso la montagna è povera di strutture dedicate alla trasformazione dei prodotti, che siano olive, carni o prodotti lattiero-caseari, per cui hanno individuato un’ulteriore distanza dai territori montani delle strutture che si occupano di trasformazione dei prodotti di trenta chilometri. Purtuttavia, il Regolamento comunitario offre la possibilità agli Stati membri di definire deroghe a questa indicazione e individuare distanze anche inferiori ai trenta chilometri. Ebbene, poiché un concetto che sta alla base dello sviluppo della montagna è quello di favorire la filiera di lavorazione e di trasformazione che insiste strettamente sui territori montani, si chiede alla Giunta – peraltro, mi risulta che anche altre Regioni stiano caldeggiando tale ipotesi –, in particolare per i prodotti lattiero-caseari, di pensare a una riduzione di questa distanza, andando a indicare come perimetro ideale non i trenta chilometri bensì i dieci chilometri.

Chiediamo, inoltre, alla Giunta di sottoporre all’attenzione del Ministero l’opportunità di definire all’interno del Regolamento che dovrà predisporre in materia procedure snelle e di non aggravare con costi burocratici l’identificazione dei prodotti, perché diversamente si andrebbe ad annientare il risultato che si spera si consegua con l’identificazione di questo marchio di qualità di prodotto di montagna.

Impegniamo, infine, la Giunta a divulgare l’importanza dell’utilizzo di questo marchio. Peraltro, anche nelle stesse linee strategiche del Fondo europeo di sviluppo regionale il tema del sostegno all’agricoltura di montagna è centrale e viene supportato in tanti aspetti e in tante azioni. Quindi, credo si debba incentivare l’utilizzo di questa identificazione proprio nell’ottica di valorizzare e sostenere questo marchio e, di conseguenza, di dare redditività alle imprese agricole di montagna. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliera Serri.

Ha chiesto di parlare il consigliere Taruffi. Ne ha facoltà.

 

TARUFFI: Grazie, presidente. Quando si parla di territorio dell’Appennino e di montagna, come Gruppo SEL non possiamo non esserci.

Abbiamo firmato questa risoluzione con convinzione, perché pensiamo che tra le linee di sviluppo che si possono e si devono pensare e mettere in campo per il territorio dell’Appenino e della montagna ovviamente ci debba essere spazio per la filiera agroalimentare. E la richiesta alla Giunta di attivarsi per arrivare alla costituzione del marchio del prodotto di montagna credo sia importante, anche alla luce delle tante difficoltà che di volta in volta ci troviamo ad affrontare per quanto riguarda il comparto industriale di quell’area. Il tessuto industriale dell’Appennino – penso al bolognese, ma purtroppo non solo a quello – vive una fase di difficoltà, ed è chiaro che tutte le volte che interveniamo in Aula per chiedere un piano industriale più complessivo e politiche industriali più complessive per l’Appenino ci riferiamo evidentemente anche a una diversificazione degli interventi dal punto di vista produttivo in montagna, riferendoci naturalmente anche alla filiera agroalimentare. E da questo punto di vista questa risoluzione va esattamente in questa direzione. Aggiungo anche che, nell’augurio ovviamente che il lavoro per l’ottenimento del marchio possa non essere appesantito dagli aspetti burocratici che spesso il Ministero, in casi come questi, frappone, la semplificazione è certamente un elemento che, da questo punto di vista, va richiamato a maggior ragione anche in questa circostanza.

Colgo l’occasione per sottolineare due aspetti importanti che riguardano il Fondo europeo di sviluppo regionale e le misure dei bandi con i quali andiamo a finanziare gli interventi concreti del PSR. Le aziende che operano in montagna non sono certo aziende che possono concorrere a bandi per milioni di euro, ma spesso e volentieri compiono interventi più limitati, che però sono vitali, fondamentali per l’esistenza, per lo sviluppo e per l’innovazione delle aziende stesse. Quindi, una cura e un’attenzione maggiore su come vengono strutturati i bandi del PSR, con un occhio di riguardo per il territorio dell’Appennino, sarebbe senz’altro utile e necessario. Chiaramente, se nei bandi indichiamo che si può concorrere solo per cofinanziare interventi che oscillano intorno al milione di euro, impediamo di concorrere a quelle aziende che, invece, operano proprio sulla filiera dell’agroalimentare sull’Appennino. Stesso discorso vale per la territorialità: un conto è disporre bandi di carattere provinciale, altra cosa è approntare bandi a carattere regionale. Quindi, anche da questo punto di vista credo che sia necessario fare un richiamo.

Ho colto l’occasione per richiamare adesso questi aspetti, perché credo che gli elementi siano strettamente connessi fra loro, fermo restando che difendere un posto di lavoro in montagna, sia che si parli di industria, di terzo settore o di agricoltura, ha un doppio valore, non solo economico, ma anche sociale.

Ricostruire i livelli occupazionali o comunque garantire i livelli occupazionali in montagna non ha lo stesso valore che farlo da altre parti, perché le occasioni non sono purtroppo le medesime. Gli accenni che abbiamo fatto stanno in quest’ottica e in questa discussione.

Ovviamente, avendola firmata, sosteniamo la risoluzione convintamente.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Taruffi.

Siamo in discussione generale.

Ha chiesto di parlare il consigliere Delmonte. Ne ha facoltà.

 

DELMONTE: Approfitto della discussione generale anche per fare una brevissima dichiarazione di voto.

La risoluzione trova il nostro consenso, nel senso che va nella direzione di altre nostre risoluzioni che riguardavano vari ambiti della montagna, in questo caso parliamo di quello di produzione.

Mi permetto di dire, però, che il raggio di trenta chilometri in alcune nostre realtà è veramente esagerato, nel senso che soprattutto se guardiamo il reggiano, dove la montagna e la bassa sono molto vicine, penso a Vetto, che è già montagna, in trenta chilometri arriviamo al casello di Campegine. Siamo in un’area che è molto fuori dalla montagna. Capisco che, invece, è un raggio utile in altre zone, ma nel nostro caso tende a inglobare forse un’area molto vasta, che non si identifica in un’area di produzione di prodotti di montagna.

Lo spirito è giusto. Lo spirito metodologico, invece, mi sento di criticarlo, perché ogni volta che abbiamo trattato di temi così importanti, soprattutto che riguardano la salvaguardia di un settore, di un’area geografica o temi che riguardano la vita quotidiana e la produzione delle nostre aree, abbiamo sempre cercato un coinvolgimento molto ampio, abbiamo cercato l’unanimità e ci è sempre stato riconosciuto che dare un segnale unanime in questi campi è molto importante.

In questo caso, però, non si è nemmeno cercata una collaborazione con le minoranze. Nessuno ci ha chiesto se questa era una risoluzione che poteva essere appoggiata. Certo, avremmo potuto aggiungere la firma, ma a questo punto la votiamo e va bene così.

Se il segnale è importante darlo unanime in alcuni casi, credo sia importante darlo in tutti i casi. Se questa vuole essere una prerogativa del PD, bastava dirlo. Noi, comunque, siamo superiori e voteremo in ogni caso la risoluzione in oggetto.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Delmonte.

Chiudo la discussione generale. Apro le dichiarazioni di voto. Sono a disposizione cinque minuti per Gruppo. Non ho iscritti in dichiarazione di voto.

Metto in votazione, per alzata di mano, la risoluzione oggetto 1519, a firma dei consiglieri Serri, Caliandro, Bagnari, Molinari, Lori, Cardinali, Calvano, Poli, Iotti, Sabattini, Zappaterra, Marchetti Francesca, Soncini, Rontini, Prodi, Ravaioli, Zoffoli, Tarasconi, Taruffi, Torri, Pruccoli, Rossi Nadia, Bessi, Boschini, Mori, Mumolo, Montalti, Campedelli.

 

(È approvata a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): La risoluzione oggetto 1519 è approvata.

Avendo esaurito la trattazione di tutti gli atti amministrativi e legislativi non è necessario riunirsi domani. Pertanto, l’Assemblea legislativa domani non si terrà.

 

(Le comunicazioni prescritte dall’articolo 69 del Regolamento interno sono riportate in allegato)

 

La seduta è tolta.

 

La seduta ha termine alle ore 18,35

 

ALLEGATO

 

Partecipanti alla seduta

 

Numero di consiglieri assegnati alla Regione: 50

 

Hanno partecipato alla seduta i consiglieri:

Enrico AIMI, Mirco BAGNARI, Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Gianni BESSI, Galeazzo BIGNAMI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Massimo IOTTI, Andrea LIVERANI, Barbara LORI, Daniele MARCHETTI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Roberto POLI, Massimiliano POMPIGNOLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Simonetta SALIERA, Gian Luca SASSI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Paolo ZOFFOLI.

 

Hanno partecipato alla seduta:

il presidente della Giunta Stefano BONACCINI;

il sottosegretario alla Presidenza Andrea ROSSI;

gli assessori: Patrizio BIANCHI, Palma COSTI, Massimo MEZZETTI, Emma PETITTI.

 

Hanno comunicato di non poter partecipare alla seduta la vicepresidente della Giunta Elisabetta GUALMINI, gli assessori Andrea CORSINI e Paola GAZZOLO e la consigliera Marcella ZAPPATERRA.

 

Votazioni elettroniche

 

OGGETTO 2472 “Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Disposizioni collegate alla prima variazione generale al bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2016-2018»” (31)

 

Presenti: 43

 

Favorevoli: 28

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Paolo ZOFFOLI.

 

Contrari: 14

Stefano BARGI, Andrea BERTANI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Giulia GIBERTONI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Silvia PICCININI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Gian Luca SASSI.

 

Non votanti: 1

Simonetta SALIERA.

 

Assenti: 7

Enrico AIMI, Piergiovanni ALLEVA, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Massimiliano POMPIGNOLI, Raffaella SENSOLI, Marcella ZAPPATERRA.

 

OGGETTO 2471 “Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Prima variazione generale al bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2016-2018»” (32)

 

Presenti: 45

 

Favorevoli: 29

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Stefano BONACCINI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Giuseppe PARUOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Ottavia SONCINI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Paolo ZOFFOLI.

 

Contrari: 11

Enrico AIMI, Stefano BARGI, Galeazzo BIGNAMI, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Tommaso FOTI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Marco PETTAZZONI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN.

 

Astenuti: 4

Andrea BERTANI, Giulia GIBERTONI, Silvia PICCININI, Gian Luca SASSI.

 

Non votanti: 1

Simonetta SALIERA.

 

Assenti: 5

Piergiovanni ALLEVA, Paolo CALVANO, Massimiliano POMPIGNOLI, Raffaella SENSOLI, Marcella ZAPPATERRA.

 

OGGETTO 2473 “Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: «Norme sul funzionamento della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo di cui alla Legge regionale 27 maggio 2015, n. 5 (Diritti di cittadinanza e politiche di coesione globale tramite la valorizzazione delle relazioni tra gli emiliano-romagnoli nel mondo). Abrogazione della Legge regionale 24 aprile 2006, n. 3 (Interventi a favore degli emiliano-romagnoli e funzionamento della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo)». A firma dei Consiglieri: Molinari, Cardinali, Lori, Poli, Calvano, Serri” (33)

 

Presenti: 31

 

Favorevoli: 23

Mirco BAGNARI, Gianni BESSI, Giuseppe BOSCHINI, Stefano CALIANDRO, Enrico CAMPEDELLI, Alessandro CARDINALI, Massimo IOTTI, Barbara LORI, Francesca MARCHETTI, Gian Luigi MOLINARI, Lia MONTALTI, Roberta MORI, Antonio MUMOLO, Roberto POLI, Silvia PRODI, Giorgio PRUCCOLI, Valentina RAVAIOLI, Luca SABATTINI, Luciana SERRI, Katia TARASCONI, Igor TARUFFI, Yuri TORRI, Paolo ZOFFOLI.

 

Contrari: 4

Andrea BERTANI, Giulia GIBERTONI, Silvia PICCININI, Gian Luca SASSI.

 

Astenuti: 3

Enrico AIMI, Galeazzo BIGNAMI, Tommaso FOTI.

 

Non votanti: 1

Ottavia SONCINI.

 

Assenti: 19

Piergiovanni ALLEVA, Stefano BARGI, Stefano BONACCINI, Paolo CALVANO, Gabriele DELMONTE, Alan FABBRI, Andrea LIVERANI, Daniele MARCHETTI, Giuseppe PARUOLO, Marco PETTAZZONI, Massimiliano POMPIGNOLI, Fabio RAINIERI, Matteo RANCAN, Manuela RONTINI, Andrea ROSSI, Nadia ROSSI, Simonetta SALIERA, Raffaella SENSOLI, Marcella ZAPPATERRA.

 

Ordini del giorno

 

OGGETTO 1685/1 “Ordine del giorno di non passaggio all’esame degli articoli del progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: "Istituzione di nuovo Comune mediante fusione dei Comuni di Borgonovo Val Tidone e Ziano Piacentino, nella Provincia di Piacenza". (proposto dal relatore della commissione consigliere Molinari)”.

 

«L’ASSEMBLEA LEGISLATIVA DELL’EMILIA-ROMAGNA

 

Visto il progetto di legge di cui all’oggetto;

 

Considerato il parere contrario espresso in sede referente dalla Commissione assembleare “Bilancio, Affari generali ed istituzionali”;

 

Ritenuto di condividere le argomentazioni che hanno portato al parere contrario della Commissione assembleare;

 

Ai sensi dell’art. 92 del Regolamento

 

delibera

 

il non passaggio all’esame degli articoli.»

(Approvato)

 

OGGETTO 2317/1 “Ordine del giorno di non passaggio all’esame degli articoli, del progetto di legge d'iniziativa del consigliere Marchetti Daniele, recante: "Modifiche alla legge regionale 24 marzo 2004, n. 6 (Riforma del sistema amministrativo regionale e locale. Unione europea e relazioni internazionali. Innovazione e semplificazione. Rapporti con l’Università)”. A firma del Consigliere: Poli”

 

«L’ASSEMBLEA LEGISLATIVA DELL’EMILIA-ROMAGNA

 

Visto il progetto di legge di cui all’oggetto;

 

Considerato il parere contrario espresso in sede referente dalla Commissione assembleare “Bilancio, Affari generali ed istituzionali”;

 

Ritenuto di condividere le argomentazioni che hanno portato al parere contrario della Commissione assembleare;

 

Ai sensi dell’art. 92 del Regolamento

 

delibera

 

il non passaggio all’esame degli articoli.»

(Approvato)

 

OGGETTO 2326/1 “Ordine del giorno di non passaggio all’esame degli articoli, del progetto di legge d'iniziativa del consigliere Bignami, recante: "Modifica alla Legge regionale 21 dicembre 2012, n. 21 “Misure per assicurare il governo territoriale delle funzioni amministrative secondo i principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza””. A firma del Consigliere: Poli”

 

«L’ASSEMBLEA LEGISLATIVA DELL’EMILIA-ROMAGNA

 

Visto il progetto di legge di cui all’oggetto;

 

Considerato il parere contrario espresso in sede referente dalla Commissione assembleare “Bilancio, Affari generali ed istituzionali”;

 

Ritenuto di condividere le argomentazioni che hanno portato al parere contrario della Commissione assembleare;

 

Ai sensi dell’art. 92 del Regolamento

 

delibera

 

il non passaggio all’esame degli articoli.»

(Approvato)

 

OGGETTO 2376/1 “Ordine del giorno di non passaggio all’esame degli articoli, del progetto di legge d'iniziativa del consigliere Marchetti Daniele, recante: "Disposizioni in materia di fusioni dei Comuni”. A firma del Consigliere: Poli”

 

«L’ASSEMBLEA LEGISLATIVA DELL’EMILIA-ROMAGNA

 

Visto il progetto di legge di cui all’oggetto;

 

Considerato il parere contrario espresso in sede referente dalla Commissione assembleare “Bilancio, Affari generali ed istituzionali”;

 

Ritenuto di condividere le argomentazioni che hanno portato al parere contrario della Commissione assembleare;

 

Ai sensi dell’art. 92 del Regolamento

 

delibera

 

il non passaggio all’esame degli articoli.»

(Approvato)

 

Emendamenti

 

OGGETTO 2471 “Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Prima variazione generale al bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2016-2018»” (32)

 

Emendamento 1, a firma del consigliere Foti:

«L’articolo 3 del presente progetto di legge è soppresso.»

(Respinto)

 

Emendamento 2, a firma del consigliere Bertani:

«L’articolo 2 è abrogato.»

(Respinto)

 

Emendamento 3, a firma dei consiglieri Bertani, Sassi:

«Alla rubrica dell'articolo 3 è aggiunta la seguente espressione: "e destinazione dei proventi a seguito di costituzione di parte civile della Regione nei procedimenti penali, aventi ad oggetto fatti inerenti la criminalità organizzata".

All'art.3 sono aggiunti i seguenti commi:

"4. Le somme eventualmente ottenute, a seguito della costituzione di parte civile della Regione nei procedimenti penali, aventi ad oggetto fatti inerenti la criminalità organizzata di ogni genere, per il risarcimento dei danni provocati all'immagine della Regione e alla collettività regionale e tutti gli eventuali altri danni, andranno a rafforzare e incrementare tutte le azioni finora intraprese, ai sensi della L.R. 3/2011, nonché alla copertura dei costi di cui al comma 3, attualmente sostenuti a titolo di anticipazione di fondi nazionali.

5. Il contributo straordinario di cui al comma 1 è da intendersi a titolo di anticipazione sostitutiva dell'intervento statale.

6. La Giunta regionale è autorizzata a predisporre gli atti necessari al recupero degli oneri derivanti dal presente articolo, di cui al comma 3, sostenuti a titolo di anticipazione di fondi nazionali appositamente dedicati al funzionamento dei servizi della giustizia."»

(Ritirato)

 

OGGETTO 2473 “Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: «Norme sul funzionamento della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo di cui alla Legge regionale 27 maggio 2015, n. 5 (Diritti di cittadinanza e politiche di coesione globale tramite la valorizzazione delle relazioni tra gli emiliano-romagnoli nel mondo). Abrogazione della Legge regionale 24 aprile 2006, n. 3 (Interventi a favore degli emiliano-romagnoli e funzionamento della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo)». A firma dei Consiglieri: Molinari, Cardinali, Lori, Poli, Calvano, Serri” (33)

 

Emendamento 1, a firma del consigliere Foti:

«All'articolo 1, comma 2, le parole "possono svolgersi" sono così modificate "di norma si svolgono".»

(Respinto)

 

Emendamento 2, a firma del consigliere Foti:

«All'articolo 2, comma 1, le parole "la competente struttura dell'Assemblea legislativa, nell'ambito delle spese di funzionamento della Consulta di cui all'articolo 18 della legge regionale n. 5 del 2015, provvede direttamente alle spese nei casi indicati dalle lettere a), b) e c), fatto salvo quanto previsto dal comma 4" sono così modificate "le determine e i provvedimenti di liquidazione attuativi delle spese di funzionamento della Consulta di cui all'articolo 18 della legge regionale n. 5 del 2015, nei casi indicati dalle lettere a), b) e c), fatto salvo quanto previsto dal comma 4, sono di competenza del dirigente di riferimento della struttura di supporto di cui all'articolo 18, comma 3, della legge regionale 27 maggio 2015, n. 5."»

(Respinto)

 

Emendamento 3, a firma del consigliere Foti:

«All'articolo 4, il comma 3 è così integralmente modificato:

"3. Il Presidente della Consulta, in ragione della sua carica istituzionale, può effettuare missioni dandone preventiva comunicazione all'Ufficio di Presidenza."»

(Approvato)

 

Emendamento 4, a firma del consigliere Foti:

«Al punto 7 dell'Allegato "Disciplinare sui criteri e modalità per lo svolgimento delle missioni e sui limiti di spesa" di cui all'articolo 4, comma 7, del presente progetto di legge, le parole "l'uso dei mezzi di trasporto pubblico risulti impossibile o eccessivamente disagevole" sono così modificate "qualora ciò non determini un maggior onere a carico dell'Assemblea legislativa."»

(Respinto)

 

Comunicazione prescritta dall’articolo 69 del Regolamento interno

 

Nel corso delle sedute sono pervenuti i sottonotati documenti:

 

Interrogazioni

 

2596 - Interrogazione a risposta scritta circa la tutela dei lavoratori della società 3elle e di altre cooperative di Imola. A firma del Consigliere: Foti

2597 - Interrogazione a risposta scritta circa procedure e risorse riguardanti la riedificazione di un immobile ad uso abitativo, colpito dal sisma, sito nella frazione di Alberone nel Comune di Cento (FE), e la possibilità di demolizione dello stesso per consentire il transito dell'autostrada Cispadana. A firma del Consigliere: Bignami

2598 - Interrogazione a risposta scritta circa l'abbattimento di abitazioni, ricostruite dopo il sisma, per consentire il passaggio dell'Autostrada Cispadana, con particolare riferimento alla situazione esistente ad Alberone di Cento (FE). A firma dei Consiglieri: Fabbri, Pettazzoni

2601 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da porre in essere per procedere immediatamente alla valutazione, da parte della Soprintendenza, dei progetti di ricostruzione delle opere pubbliche danneggiate dal sisma. A firma dei Consiglieri: Campedelli, Boschini, Serri, Zappaterra, Bagnari, Paruolo, Soncini, Sabattini, Mumolo, Prodi

2602 - Interrogazione a risposta scritta circa le procedure e la situazione riguardanti la realizzazione di un Nuovo Impianto di Recupero e Stoccaggio di Rifiuti Pericolosi e Non Pericolosi da realizzarsi a Ozzano dell'Emilia, in Via Cà Fornacetta. A firma della Consigliera: Piccinini

2607 - Interrogazione a risposta scritta circa le azioni da attuare per risolvere i disservizi riguardanti la tratta ferroviaria Reggio Emilia/Guastalla. A firma del Consigliere: Delmonte

2610 - Interrogazione a risposta scritta circa procedure ed i termini riguardanti i lavori di manutenzione straordinaria dell’ex Convento San Giovanni di Fidenza. A firma del Consigliere: Rainieri

 

Risoluzioni

 

2600 - Risoluzione per impegnare la Giunta a continuare, nell’ambito del Piano regionale di gestione dei rifiuti, il percorso di ottimizzazione della gestione del servizio che deve essere improntato a principi di economicità, di industrializzazione del servizio e di rispetto per l’ambiente. (03 05 16) A firma dei Consiglieri: Sabattini, Zappaterra, Prodi, Iotti, Montalti, Molinari, Poli, Paruolo, Cardinali, Ravaioli, Zoffoli, Bessi, Marchetti Francesca, Lori, Rossi Nadia, Calvano, Rontini, Boschini, Soncini, Pruccoli, Caliandro, Serri, Mori, Campedelli, Tarasconi, Bagnari

2609 - Risoluzione per impegnare la Giunta ad elaborare una proposta normativa in merito alla fusione dei Comuni. (04 05 16) A firma dei Consiglieri: Bertani, Gibertoni, Foti

(Comunicazione n. 29 prescritta dall’art. 69 del Regolamento interno - prot. NP/2016/1066 del 05/05/2016)

 

 

I PRESIDENTI

I SEGRETARI

Rainieri - Saliera - Soncini

Rancan - Torri

 

 

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