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Legislatura IX - Commissione I - Verbale del 14/05/2013 pomeridiano

     

     

     

     

     

    Verbale n. 16

    Seduta del 14 maggio 2013

     

    Il giorno martedì 14 maggio 2013 alle ore 14.30 si è riunita presso la sede dell’Assemblea Legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50, la Commissione Bilancio, Affari generali ed istituzionali, convocata con nota prot. n. 19584 del 09/05/2013.

     

    Partecipano alla seduta i Consiglieri:

     

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    LOMBARDI Marco

    Presidente

    PDL - Popolo della Libertà

    5

    presente

    FILIPPI Fabio

    Vicepresidente

    PDL - Popolo della Libertà

    1

    presente

    VECCHI Luciano

    Vicepresidente

    Partito Democratico

    4

    presente

    BARBATI Liana

    Componente

    Italia dei Valori - Lista Di Pietro

    2

    presente

    BARBIERI Marco

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    BIGNAMI Galeazzo

    Componente

    PDL – Popolo della Libertà

    3

    assente

    BONACCINI Stefano

    Componente

    Partito Democratico

    2

    assente

    CAVALLI Stefano

    Componente

    Lega Nord Padania Emilia e Romagna

    1

    presente

    DEFRANCESCHI Andrea

    Componente

    Movimento 5 Stelle Beppegrillo.it

    1

    presente

    FERRARI Gabriele

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    GRILLINI Franco

    Componente

    Gruppo Misto

    3

    presente

    MANFREDINI Mauro

    Componente

    Lega Nord Padania Emilia e Romagna

    3

    presente

    MAZZOTTI Mario

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    MONARI Marco

    Componente

    Partito Democratico

    3

    presente

    MONTANARI Roberto

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    MORICONI Rita

    Componente

    Partito Democratico

    2

    presente

    MUMOLO Antonio

    Componente

    Partito Democratico

    2

    assente

    NALDI Gian Guido

    Componente

    Sinistra Ecologia Libertà - Idee Verdi

    2

    presente

    NOE’ Silvia

    Componente

    UDC - Unione di Centro

    1

    assente

    PARIANI Anna

    Componente

    Partito Democratico

    3

    presente

    POLLASTRI Andrea

    Componente

    PDL - Popolo della Libertà

    2

    presente

    SCONCIAFORNI Roberto

    Componente

    Federazione della Sinistra

    2

    presente

     

    Hanno partecipato ai lavori della Commissione Attili (Serv. Legislativo e qualità della legislazione), Bastianin (Serv. Affari legislativi e qualità dei processi normativi), Scandaletti (Serv. Informazione e comunicazione Istituzionale).

     

    Presiede la seduta: Marco LOMBARDI

    Assiste la Segretaria: Claudia Cattoli

    Resocontista: Maria Giovanna Mengozzi

     


    Il presidente LOMBARDI dichiara aperta la seduta.

     

    Sono presenti i consiglieri Barbati, Barbieri, Defranceschi, Filippi, Grillini, Manfredini, Monari, Moriconi, Naldi, Pariani, Pollastri, Sconciaforni e Vecchi.

     

    -              Approvazione dei verbali n. 13, 14 e 15 del 2013

     

    La Commissione all’unanimità dei presenti approva i verbali n. 13, 14 e 15 del 2013, relativi rispettivamente alle sedute del 19, 22 e 30 aprile 2013.

     

    Entra il consigliere Montanari.

     

    3808 - Relazione per la sessione comunitaria dell'Assemblea legislativa per l'anno 2013, ai sensi dell'art. 5 della L.R. n. 16/2008

     

    Il presidente LOMBARDI, dopo aver ripercorso l’iter della Sessione europea regionale, i lavori istruttori e i pareri consultivi, informa che nella seduta odierna la Commissione, ai sensi degli articoli 38 e 107 del Regolamento interno, è chiamata ad approvare la Relazione conclusiva e a conferire il mandato per la presentazione in Aula della proposta di Risoluzione di indirizzi per la partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla fase ascendente e discendente del diritto dell’Unione europea (ambedue le bozze degli atti sono state inviate ai componenti unitamente alla convocazione). Richiamato il recepimento delle osservazioni di merito svolte dalle Commissioni assembleari consultive, riassume quindi i contenuti principali della relazione e, in assenza di richieste di intervento, invita la Commissione a procedere alla votazione della relazione stessa.

     

    La Commissione all’unanimità dei presenti, con 37 voti a favore (PD, IDV, SEL-V, FdS, PDL, LN, M5S, Gruppo Misto), nessun contrario o astenuto, approva la “Relazione della Commissione Bilancio, Affari generali ed istituzionali per la Sessione europea dell’Assemblea legislativa per l’anno 2013”, ai sensi dell’articolo 5 della legge regionale n. 16 del 2008 (v. allegato 1) e nomina relatore il presidente Lombardi.

     

    Entrano i consiglieri Cavalli, Ferrari, e Mazzotti.

     

    Il presidente LOMBARDI elenca i punti salienti della risoluzione da presentare all’Aula. Nel documento di indirizzi si ribadisce in primo luogo la centralità della politica di coesione, rispetto alla quale vengono al contempo evidenziate alcune criticità: la condizionalità macroeconomica, in virtù della quale il mancato rispetto dei vincoli di bilancio da parte dello Stato membro pregiudica l’accesso alle risorse dei fondi strutturali anche da parte delle Regioni più virtuose; l’eccessiva allocazione di risorse sulle Regioni in transizione, che potrebbe determinare una forte diminuzione dei finanziamenti a discapito di Regioni come l’Emilia-Romagna. Sul punto si rivendica altresì una maggiore autonomia delle Regioni, sollecitando l’introduzione di meccanismi di maggiore elasticità che permettano di valorizzare al massimo le singole specificità territoriali, sia al momento della definizione dei piani operativi, sia nelle successive fasi di attuazione degli interventi. Si sottolinea, infine, il pericolo che la priorità attribuita agli interventi sulle Città metropolitane possa pregiudicare realtà, come quella emiliano-romagnola, ove gran parte dei Comuni sono medio-piccoli.

    In merito al Fondo sociale europeo (FSE), deputato al sostegno delle politiche di formazione, occupazione, ricerca e inclusione sociale, si sottolinea la necessità di orientare le nuove politiche per la formazione e l’occupazione su settori innovativi, come la green economy, le TIC e i servizi alla persona.

    Si evidenzia l’importanza del turismo quale settore centrale dell’economia regionale, richiamando la necessità di dare piena attuazione all’articolo 195 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, che introduce per la prima volta una competenza dell’UE in materia. In proposito si sottolinea, infatti, che proprio i Paesi dell’area euro al momento più in difficoltà sono quelli a maggiore vocazione turistica e con significative potenzialità di sviluppo del settore sia intermini di crescita economica che occupazionale. In questo contesto, si ribadisce, infine, la necessità di mantenere grande attenzione sul tema delle concessioni demaniali a finalità turistico ricreative.

    In materia ambientale, si segnala l’importanza del tema della definizione e attuabilità delle politiche ambientali in relazione alle risorse finanziarie.

    Per quanto riguarda la Politica agricola comune (PAC), sono state riprese le osservazioni emerse in occasione dell’approfondimento svolto alla presenza dell’On. De Castro sui criteri di allocazione delle risorse. Si sottolinea, in particolare, che il mondo agricolo e agroalimentare dell’Emilia-Romagna è caratterizzato da colture di nicchia, piuttosto che da colture estensive, nonché la necessità di introdurre meccanismi più elastici e graduali in grado di accompagnare la riforma del settore per i prossimi dieci anni, limitando l’impatto negativo su sistemi agricoli molto diversi tra loro a livello europeo.

    Sul settore della pesca, si segnala la decisione della Commissione europea di avviare il percorso di adeguamento dei livelli massimi per le yessotossine e altre biotossine nei molluschi bivalvi destinati al consumo umano, modifica che potrebbe avere un impatto positivo per gli operatori del settore in un momento di particolare crisi economica e occupazionale.

    In relazione alla partecipazione della Regione alla fase ascendente, viene ribadita l’importanza di coinvolgere sempre di più la società civile, in modo da definire la posizione regionale sulle singole iniziative e proposte dell’Unione europea anche sulla base delle esigenze segnalate dai soggetti interessati, nonché di rafforzare il dialogo già avviato con i Parlamentari europei eletti dal territorio, affinché questi ultimi possano veicolare le istanze regionali in Europa. In questo contesto l’Assemblea legislativa si impegna quindi ad adeguare la legge regionale n. 16 del 2008 conformemente a tali esigenze.

    La proposta di Risoluzione elenca poi la serie di iniziative ritenute di primario interesse regionale, da seguire nel corso del relativo iter di adozione, tra le quali l’internazionalizzazione dell’istruzione superiore e il marchio europeo nel settore del turismo, iniziativa quest’ultima già segnalata nella sessione europea del 2012 e non ancora presentata.

    Per quanto riguarda, invece, la partecipazione alla fase discendente, si invita la Giunta a verificare la possibilità di presentare un progetto di legge europea regionale in recepimento della cosiddetta direttiva servizi, auspicando, ad esempio, l’estensione dell’istituto della SCIA all’apertura dei pubblici esercizi non soggetti a pianificazione comunale e delle agenzie di viaggio, nonché a monitorare il processo di recepimento statale di una serie di direttive, tra cui quelle inerenti la prestazione energetica nell’edilizia e le emissioni industriali.

    Al fine di favorire la massima circolazione orizzontale e verticale delle informazioni, l’Assemblea si impegna ad adoperarsi per realizzare in tempi brevi l’apposita banca dati, accessibile sul proprio sito istituzionale, contenente tutte le informazioni sulle attività di partecipazione ai processi decisionali europei, a mantenere un costante rapporto con il Parlamento europeo, nonché a verificare puntualmente il seguito dato alle osservazioni formulate sugli atti e le proposte legislative della Commissione europea e trasmesse con risoluzione al Governo.

    Una volta approvata da parte dell’Assemblea, la Risoluzione verrà poi inoltrata al Senato, alla Camera, al Governo, al Parlamento europeo, al Comitato delle Regioni, alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, alla Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome italiane e alla Conferenza delle Assemblee legislative regionali europee.

     

    Il consigliere VECCHI considera il contenuto della proposta di risoluzione eccellente, perché coerente con quanto emerso sia nelle Commissioni di merito, sia in occasione delle audizioni degli stakeholders e dei Parlamentari europei. In particolare, gli indirizzi recepiscono le istanze del territorio secondo cui sono necessarie politiche comuni che privilegino la qualità. In vista della seduta solenne dell’Aula prevista per il 3 giungo, si riserva di integrare le osservazioni di carattere politico con emendamenti condivisi su una serie di rilevanti temi oggetto del prossimo Consiglio europeo, come, ad esempio, il patto di stabilità, la golden rule e l’unione bancaria. Su questi temi può infatti emergere l’opportunità che l’Assemblea legislativa esprima le proprie valutazioni.

     

    La Commissione all’unanimità dei presenti, con 42 voti a favore (PD, IDV, SEL-V, FdS, PDL, LN, M5S, Gruppo Misto), nessun contrario o astenuto, conferisce mandato al presidente della Commissione per la presentazione della Risoluzione all’Assemblea legislativa: “Sessione europea 2013. Indirizzi relativi alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla fase ascendente e discendente del diritto dell’Unione europea” (v. allegato 2).

     

    La seduta termina alle ore 14,55.

    Approvato nella seduta del 28 maggio 2013.

     

    La Segretaria

    Il Presidente

    Claudia Cattoli

    Marco Lombardi

     

    Allegato 1: Relazione

    Allegato 2: Risoluzione proposta dal Presidente Lombardi su mandato della Commissione


     

    Regione Emilia-Romagna

     

    IX Legislatura

     

     

    Assemblea Legislativa

     

     

     

     

    OGGETTO 3808

     

     

     

     

     

    I Commissione Permanente

    "Bilancio Affari generali ed istituzionali"

     

     

     

     

     

     

     

    RELAZIONE DELLA COMMISSIONE “BILANCIO, AFFARI GENERALI ED ISTITUZIONALI” PER LA SESSIONE EUROPEA DELL’ASSEMBLEA LEGISLATIVA PER L’ANNO 2013, AI SENSI DELL’ARTICOLO 5 DELLA LEGGE REGIONALE N. 16 DEL 2008

     

     

    Approvata nella seduta del 14 maggio 2013

     


    RELAZIONE DELLA COMMISSIONE “BILANCIO, AFFARI GENERALI ED ISTITUZIONALI” PER LA SESSIONE EUROPEA DELL’ASSEMBLEA LEGISLATIVA PER L’ANNO 2013, AI SENSI DELL’ARTICOLO 5 DELLA LEGGE REGIONALE N. 16 DEL 2008

     

     


     

    INDICE

     

     

    1. Considerazioni preliminari

    pag. 3

     

    1.1.               Il “metodo Emilia-Romagna”

     

    1.2.               Il contesto di riferimento e l’approvazione della legge n. 234 del 2012 “Nome generali sulla partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea”

     

    1.3.               L’audizione degli stakeholders

     

     

    2. La Sessione europea 2013

    pag. 10

     

    2.1.           I principali temi su cui si è sviluppato il dibattito

     

    2.2.               L’esame del Programma di lavoro della Commissione europea per il 2013: partecipazione alla fase ascendente

     

    2.3.               L’esame della Relazione della Giunta regionale sullo stato di conformità dell’ordinamento regionale all’ordinamento comunitario per il 2012: partecipazione alla fase discendente

     

     

    3. Dopo la Sessione comunitaria 2012

    pag. 21

     

    3.1.               Il seguito dato alla Risoluzione dell’Assemblea legislativa ogg. 2615 - Sessione comunitaria 2012. Indirizzi relativi alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla fase ascendente e discendente del diritto dell’Unione europea

     

    3.2.               I risultati della partecipazione alla fase ascendente della nostra Assemblea legislativa

     

     

    4. Conclusioni

    pag. 27

     

     

    1. CONSIDERAZIONI PRELIMINARI

     

     

    1.1.              Il “metodo Emilia-Romagna”

     

    Con la Sessione europea che ci accingiamo a celebrare, possiamo tranquillamente affermare che l’Emilia-Romagna esce dalle fase pionieristica ed entra in quella della maturità per ciò che attiene alla sua partecipazione alla formazione ed alla attuazione del diritto e delle politiche europee e contestualmente si presenta nel panorama nazionale, ma anche europeo, con un modello originale e all’avanguardia, che si è dimostrato funzionante e utile per i cittadini e le realtà economiche e sociali di questa regione e che potrebbe diventarlo per l’intero Paese.

     

    È bene ricordare che la Sessione europea e le attività che vi danno seguono costituiscono un formidabile strumento per l’Assemblea legislativa teso a consolidare e recuperare un forte collegamento con la società civile che, oltre a rigenerare un’immagine positiva della politica, ottenga anche il tangibile risultato di contribuire a far valere le giuste ragioni del territorio emiliano romagnolo in sede europea. La nostra legge regionale n. 16 del 2008 prevede che la Sessione costituisca il fulcro dell’azione regionale tesa ad incidere, sia nella fase ascendente che in quella discendente, attraverso un atto di indirizzo dell’Assemblea legislativa che riprende la relazione della prima Commissione contenente tutte le osservazioni provenienti dalla varie Commissioni di merito in relazione al Programma di lavoro annuale della Commissione europea, alla relazione sullo stato di conformità dell’ordinamento regionale all’ordinamento UE e al Rapporto conoscitivo per la Sessione europea dell’Assemblea legislativa predisposti ogni anno dalla Giunta regionale. In questo senso, fondamentale resta il forte raccordo tra Assemblea legislativa e Giunta regionale che, già a partire dalla Sessione, è garantito a livello politico e tecnico e consente di definire posizioni condivise e qualificate che impegnano la Regione nel suo complesso e di indirizzare le successive attività di negoziato proprie della Giunta regionale.

     

    Si ricorda che a seguito dell’entrata in vigore della legge n. 234 del 2012 saremo anche chiamati a modificare la nostra legge regionale n. 16 del 2008, cogliendo l’occasione per adeguarne l’impianto alle novità del Trattato di Lisbona e della nuova legge di procedura nazionale, confermando gli istituti che, come già detto, funzionano, e valutando la possibilità, sulla base dell’esperienza maturata in questi anni di attività, di inserire anche nuovi strumenti e meccanismi in grado di farci fare un ulteriore importante passo in avanti, sia sul piano della collaborazione interna tra Giunta regionale e Assemblea legislativa, sia sul piano dei rapporti esterni con il Governo e il Parlamento nazionali, le altre Regioni italiane e europee e con le Istituzioni dell’Unione europea.

     

    Vista la solennità della seduta odierna, mi sembra quanto mai opportuno ricordare, dentro e fuori questa Aula, che regolarmente la nostra Regione ha formulato e trasmesso al Governo osservazioni sugli atti europei individuati annualmente nel corso delle varie Sessioni, e che il rapporto di collaborazione avviato dall’Assemblea legislativa con le Camere del Parlamento nazionale ha consentito, soprattutto negli ultimi due anni, che le nostre osservazioni su 18 atti legislativi europei, siano state riprese negli atti parlamentari, trasmessi alle Istituzioni UE, che hanno indirizzato i negoziati del Governo.

     

    A tal proposito è anche bene ricordare che dopo Lisbona, le funzioni e le prerogative del Parlamento europeo sono radicalmente mutate, passando da un ruolo semplicemente “consultivo” ad un ruolo di colegislatore effettivo dotato di forti prerogative di intervento sui processi decisionali che portano all’adozione degli atti europei e che, quindi, il dialogo istituzionale che abbiamo con lungimiranza da tempo avviato con i Parlamentari europei del nostro collegio, e non solo, assume una valenza sempre più costruttiva ed utile, nella prospettiva, in futuro, di coltivare e sviluppare un collegamento sempre più diretto e attivo con il Parlamento europeo.

     

    Come Assemblea legislativa già da qualche anno, con spirito assolutamente bipartisan” abbiamo preferito passare dal lamento postumo e quindi inutile, conseguente a comunicazioni, direttive o regolamenti europei apparentemente calati dall’alto, all’impegno verso una partecipazione attiva alla costruzione del diritto e delle politiche europee che tenti di “indirizzarle” anche verso le esigenze dei nostri cittadini e delle nostre imprese. Anche quest’anno, quindi, sul solco di quanto già fatto nel 2012 e con l’obiettivo di consentire la massima partecipazione, abbiamo voluto proseguire nel lavoro di coinvolgimento nella procedura del più alto numero possibile di Colleghi Consiglieri, degli stakeholders regionali, ma anche dei semplici cittadini interessati.

     

    Nel primo caso abbiamo leggermente modificato la nostra fase istruttoria, limitandone le formalità ad un'unica seduta di Commissione per l’illustrazione e voto sulle eventuali osservazioni di competenza, per privilegiare specifici momenti di approfondimento su due temi centrali e trasversali che abbiamo individuato nella prossima politica di coesione e politica agricola comune (PAC), che assieme impegneranno circa il 70% dell’intero Bilancio dell’Unione europea. L’innovazione procedurale introdotta ha dato ottimi frutti perché sono certo di interpretare il pensiero di tutti i Colleghi dicendo che i contributi dell’On. Caronna sulla politica di coesione per il periodo 2014-2020 e del Presidente De Castro sulla nuova politica agricola comune sono stati illuminanti per capire meglio le dinamiche europee in atto, di cui dovremo necessariamente tenere conto, le novità istituzionali introdotte dal Trattato di Lisbona che ci riguardano più direttamente e le questioni di merito su cui saremo chiamati ad esprimerci in seguito al “dipanarsi” delle iniziative del Programma di lavoro della Commissione Europea. Nel secondo caso oltre alla tradizionale audizione con i portatori di interessi (stakeholders) abbiamo anche svolto singoli incontri con chiunque abbia richiesto un ponendo le basi per proficui rapporti di collaborazione futura.

     

    Secondo la nostra procedura la Sessione europea, ed in particolare l’esame del Programma di lavoro della Commissione, costituisce il “filtro politico” che consente l’individuazione delle iniziative dell’Unione europea di interesse per la Regione e la formulazione di indirizzi generali alla Giunta per la partecipazione alla formazione e attuazione del diritto e delle politiche europee. Allo stesso tempo rappresenta per l’Assemblea legislativa uno strumento utile per organizzare la collaborazione ed il raccordo con il Parlamento nazionale, nell’ambito del controllo sul rispetto del principio di sussidiarietà e del dialogo politico, e con le altre assemblee regionali, nazionali ed europee. Per garantire la massima circolazione delle informazioni, essenziale a consentire il raccordo e la collaborazione tra i vari “attori”, gli esiti della Sessione europea sono, quindi, inviati al Senato, alla Camera, al Governo, al Parlamento europeo, con la trasmissione ai Parlamentari europei, al Comitato delle Regioni, alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, alla Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome italiane e alla Conferenza delle Assemblee legislative regionali europee.

     

    Oggi, appunto, in una fase più matura e consapevole mi sento di ringraziare le varie Commissioni di merito, la Giunta, il Gruppo di lavoro Giunta - Assemblea e tutti i diversi servizi dell’Assemblea e della Giunta regionale che hanno supportato i nostri lavori, per il proficuo lavoro svolto che, certamente ancor più che in passato, ha permesso di approfondire i temi ipotizzati dal Programma di lavoro della Commissione europea di quest’anno, consentendo di dare indirizzi precisi alla Giunta per le future attività ed individuando gli argomenti di sicuro interesse regionale su cui concentrare la nostra azione via via che i relativi atti verranno a maturazione.

     

    Come ho detto tutto il percorso che ci ha portato alla Sessione di oggi, è stato informato anche dall’esigenza di comunicare all’esterno il nostro lavoro e ciò non per un banale desiderio di pubblicità, bensì per una doverosa esigenza di dare conto di una attività importante che poniamo al servizio della nostra comunità regionale e con la quale vorremmo tentare di ridare dignità all’attività politica oggi attaccata da più parti e non sempre a torto. Non secondario è stato, inoltre, l’intento di ricostruire quel rapporto con l’Europa messo a dura prova dalla crisi, dalle politiche di rigore imposte agli Stati membri e dall’idea assai diffusa tra i cittadini che l’Unione europea con le sue politiche economiche e finanziarie stia privilegiando gli interessi di alcuni paesi a discapito di altri.

     

    Ecco perché la presenza dell’On. Tajani, Vicepresidente della Commissione europea, che ringrazio ancora per la sua disponibilità, è perfettamente funzionale a tutte le valenze che abbiamo voluto collegare a questa seduta solenne ed inoltre e ci permette di rendergli merito per l’opera svolta in sede UE nel reperimento e nello stanziamento dei fondi europei a disposizione per la ricostruzione post-terremoto.

     

     

     

    1.2.               Il contesto di riferimento e l’approvazione della legge n. 234 del 2012 “Nome generali sulla partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea”

     

    Dopo un lungo iter di approvazione, il 19 gennaio 2013, è entrata in vigore la legge 24 dicembre 2012, n. 234. “Norme generali sulla partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea”, che abroga e sostituisce la precedente legge n. 11 del 2005 (cd. “legge Buttiglione”) e d’ora in poi regolerà la partecipazione dell’Italia ai processi decisionali dell’Unione europea, stabilendo la “cornice” giuridica anche per la partecipazione delle Regioni alla formazione e attuazione della normativa e delle politiche europee.

     

    La legge in parte riconferma l’impianto della precedente legge n. 11 del 2005, introducendo però alcune novità di rilievo anche con riferimento al ruolo regionale. In questo senso si ricorda che l’Assemblea legislativa ha seguito sin dall’inizio il lungo percorso di riforma, partito nel 2009, formulando alcune indicazioni, indirizzate al Parlamento nazionale, finalizzate a rendere più efficace la partecipazione regionale ai processi decisionali europei, con particolare riferimento al ruolo delle Assemblee legislative ([1]). Gli indirizzi sono stati ribaditi, negli anni successivi, anche nelle Risoluzioni dell’Assemblea legislativa relative alle varie Sessioni comunitarie. Si sottolinea positivamente che la maggior parte delle indicazioni sono state recepite nella legge n. 234 del 2012 e in particolare:

    I) il temine per trasmettere al Governo le osservazioni sui progetti e atti dell’Unione europea, nelle materie di competenza regionale, passa da 20 a 30 giorni;

    II) è stata introdotta apposita disposizione che regola la partecipazione delle Assemblee legislative alla procedura di controllo del rispetto del principio di sussidiarietà delle proposte legislative dell’UE, in collaborazione con il Parlamento nazionale;

    III) le Assemblee legislative sono inserite tra i destinatari del’informazione qualificata e tempestiva che il Governo è tenuto a fornire al Parlamento nazionale sui progetti di atti europei.

     

    Dall’entrata in vigore della legge n. 234 del 2012 deriverà la necessità di adeguare la legge regionale n. 16 del 2008 per gli aspetti non più in linea con l’attuale quadro normativo, cogliendo l’occasione anche per pensare a nuovi strumenti e meccanismi in grado di migliorare il funzionamento e la trasparenza dei nostri processi di partecipazione alla formazione e attuazione del diritto e delle politiche europee, a partire dall’esperienza maturata “sul campo” in questi anni di attività. In particolare, partendo dall’impianto attuale e dagli istituti che, come già detto, funzionano, si potrà cercare: sul piano interno, di rafforzare il rapporto tra Assemblea legislativa e Giunta regionale, anche attraverso l’adozione di adeguate misure organizzative; sul piano delle relazioni istituzionali, di creare basi ancora più solide di collegamento e collaborazione con il Governo, il Parlamento nazionale e le altre Regioni italiane entro il quadro definito dalla legge n. 234 del 2012, ma anche con le Regioni europee e le Istituzioni dell’Unione europea. Si ricorda che la legge regionale n. 16 del 2008 nasce come progetto di legge di iniziativa consiliare, di conseguenza è auspicabile che anche la legge di modifica segua lo stesso percorso.

     

    Si può affermare che la legge n. 234 del 2012 rafforza il ruolo delle Assemblee legislative soprattutto con riferimento alla verifica di sussidiarietà, ma anche all’analisi di merito sugli atti legislativi europei, in collegamento con il Parlamento nazionale rispettivamente nell’ambito del meccanismo di allerta precoce (cd. early warning system) e nel contesto del dialogo politico del Parlamento con le Istituzioni europee, per la verità “riconoscendo” a livello legislativo una prassi di collaborazione avviata su iniziativa di alcune Assemblee legislative regionali, tra cui la nostra. In quest’ottica si segnala, però, l’importanza di dare attuazione a tutte le disposizioni contenute nella nuova legge n. 234 del 2012, che introduce novità importanti, ma che soprattutto ha “l’ambizione” di creare un quadro comune e coerente entro il quale ciascun attore istituzionale, nel rispetto del suo ruolo, delle sue prerogative, ma anche dei propri limiti, possa collaborare con gli altri a raggiungere l’obiettivo finale di dotare il nostro paese di un sistema efficace e trasparente di partecipazione ai processi decisionali europei.

     

    Per completare il quadro, si segnala che nel corso del 2012 è proseguita la collaborazione con le altre Assemblee regionali presso la Conferenza dei Presidenti, che svolge anche attività di coordinamento tra le Commissioni consiliari competenti in materia europea, con lo scopo di favorire lo scambio di buone pratiche e di informazioni con le altre Assemblee. Con la stessa finalità l’Assemblea prosegue a fornire il proprio contributo ai lavori consultivi del Comitato delle Regioni nell’ambito della rete per il monitoraggio della Sussidiarietà, partecipando attivamente anche alla rete REGPEX. REGPEX è un ulteriore strumento, lanciato nel febbraio 2012 dal Comitato delle regioni, che fa parte della rete per il monitoraggio della sussidiarietà e ha l’obiettivo, tramite una piattaforma di dati condivisi tra i membri, di supportare le regioni dotate di poteri legislativi nella partecipazione al meccanismo di controllo della sussidiarietà (cd. early warning system), nonché di fornire una fonte di informazioni e di scambio tra parlamenti ed esecutivi regionali nel preparare le valutazioni di sussidiarietà. Ogni Risoluzione approvata dalla I Commissione in esito all’esame delle proposte dell’Unione europea, infatti, è sempre portata all’attenzione dei membri della rete, viene pubblicata sul sito internet del Network e condivisa anche con la rete REGPEX, insieme agli atti di indirizzo approvati presso gli altri Parlamenti regionali in riferimento alla stessa proposta legislativa europea.

     

    Nell’ottica di dotarsi di strumenti adeguati di scambio di informazioni e interazione con i vari soggetti istituzionali con cui l’Assemblea legislativa si rapporta già adesso, e si rapporterà ancora di più in futuro, ma anche con l’obiettivo di migliorare la comunicazione all’esterno delle attività e dei risultati raggiunti, si auspica il completamento quanto prima dei lavori di predisposizione di un’apposita sezione del sito internet dell’Assemblea legislativa accessibile al pubblico, che costituirà il punto di raccolta unitario delle informazioni sulle l’attività di partecipazione regionale ai processi decisionali europei, con particolare attenzione alla fase ascendente.

     

     

     

    1.3. Audizione degli stakeholders

     

    Anche quest’anno in vista della Sessione europea 2013, il 25 marzo si è svolta in I Commissione l’audizione degli stakeholders, strumento di partecipazione utilizzato per la prima volta nel 2012 e previsto dalla legge regionale n. 16 del 2008, che ha consentito ai legittimi portatori di interessi di formulare considerazioni sulle politiche dell’Unione europea, sulle iniziative considerate di maggior interesse, tra quelle elencate dalla Commissione europea nel suo programma di lavoro e sul ruolo della regione e dell’Assemblea legislativa. Per facilitare i partecipanti è stata fornita, prima dell’audizione, una scheda di supporto contenente una selezione del tutto indicativa delle iniziative rientranti nella competenza legislativa regionale ritenute di maggior impatto per il territorio.

     

    Nel ribadire l’importanza dell’iniziativa, che mira a coinvolgere attivamente e in modo trasparente il “sistema regionale” nell’individuazione delle priorità da seguire, si deve evidenziare che ancora troppo poca è la consapevolezza delle attività dell’Assemblea legislativa in questo contesto e dell’importante ruolo di interlocutore per enti locali, imprese, cittadini e altri portatori di interessi che la stessa può svolgere veicolando e facendo proprie le loro esigenze. Infatti, sebbene gli interventi siano stati qualificati e utili per arricchire i successivi lavori delle Commissioni assembleari e fare proprie le istanze emerse dall’audizione, bisogna segnalare che la partecipazione, in termini “numerici” non certo qualitativi, non è ancora sufficiente. Sarà quindi importante nel prossimo futuro impegnarsi ancora di più a migliorare gli strumenti di partecipazione e coinvolgimento del territorio e la comunicazione all’esterno delle attività svolte e dei risultati raggiunti.

     

    Nel corso della seduta sono intervenuti ANCI Emilia-Romagna, Confindustria Emilia-Romagna, Confagricoltura Emilia-Romagna e Unioncamere Emilia-Romagna. Dopo una prima fase illustrativa su finalità e procedimento, tenuta dal Presidente Lombardi è stato dato spazio agli interventi e l’incontro si è chiuso con le conclusioni del Vicepresidente Luciano Vecchi.

     

    Gli interventi dei partecipanti hanno fornito indicazioni e spunti di riflessione importanti per “indirizzare” i lavori della Sessione, individuando le iniziative di maggior interesse per la fase ascendente (come nel caso della prossima riforma degli aiuti di Stato e dell’iniziativa sulla fatturazione elettronica negli appalti pubblici) e segnalando le tematiche considerate di maggior rilievo sulle quali è stata fatta esplicita richiesta di un coinvolgimento attivo anche nelle future iniziative e attività della Regione. La maggior parte degli interventi si sono soffermati sulla futura politica di coesione e programmazione dei fondi strutturali per il periodo 2014-2020 e sulla nuova politica agricola comune (PAC). Delle segnalazioni si è tenuto conto nel corso dei successivi lavori delle Commissioni assembleari per la Sessione, come si evince dalle iniziative segnalate dal Programma di lavoro della Commissione europea e dai principali temi su cui si è sviluppato il dibattito politico, e si terrà conto in futuro nell’ambito delle attività che daranno seguito agli indirizzi della Sessione.

     

    Più nel dettaglio, con riferimento alla prossima politica di coesione e alla programmazione dei fondi strutturali per il periodo 2014-2020, sono state sollevate numerose questioni collegate ai negoziati tuttora in corso a livello europeo e nazionale che definiranno le condizioni di accesso e modalità di spesa dei fondi per i prossimi sette anni. In particolare: sono state richieste delucidazioni su come la programmazione e la sua governance a livello regionale si collegherà con l’operazione di riordino territoriale effettuata dalla Regione Emilia-Romagna con la legge regionale n. 21 del 2012; è stata evidenziata la necessità di un approccio “dal basso” nella programmazione e definizione degli interventi che coinvolga adeguatamente gli enti locali, e non solo le realtà urbane più grandi, e suggerita la possibilità di ricorrere a meccanismi di erogazione delle risorse diversi dai bandi, come ad esempio gli accordi di programma, che valorizzino il ruolo e le esperienze maturate dagli enti locali. Sempre sulla prossima programmazione dei fondi strutturali, è stato sottolineato che le risorse dovranno essere destinate a investimenti per la crescita, ricreando un giusto equilibrio con la spesa ordinaria, e sollevate perplessità su alcune proposte avanzate dal Governo che dovrebbero guidare la successiva predisposizione dei piani operativi a livello nazionale e regionale, come ad esempio la proposta di istituire un’Agenzia nazionale per la coesione, che potrebbe mettere in discussione il carattere regionale della politica di coesione, considerato il livello di governance più adeguato e in grado di interpretare le specificità territoriali. Sempre su questo tema è stato evidenziato che l’individuazione come obiettivi prioritari di aree urbane e aree interne potrebbe rivelarsi penalizzante per le regioni del Centro Nord; da qui la necessità di agire in sede europea affinché siano inseriti nelle proposte di regolamenti ancora in discussione meccanismi di flessibilità in grado di consentire l’adeguamento della programmazione e degli interventi ai mutamenti che intercorreranno nell’arco di un periodo di programmazione molto lungo (7 anni). Un ulteriore tema sollevato è stato il patto di stabilità che, nell’attuale periodo di programmazione dei fondi strutturali (2007-2013), ha determinato non poche criticità, sia con riferimento al tema del cofinanziamento regionale e nazionale della politica di coesione, sia nella gestione da parte delle Regioni dei fondi strutturali, che potrebbero riverificarsi anche nel prossimo ciclo di programmazione. Sulla nuova politica agricola comune (PAC) è stato sollecitato l’avvio a livello regionale di un percorso di definizione delle strategie e priorità del prossimo piano di sviluppo rurale con il coinvolgimento degli operatori di settore interessati ed auspicato il potenziamento degli investimenti e delle azioni sul settore agricoltura e ricerca, in linea con il trend inaugurato a livello europeo ad esempio con la creazione di un partenariato europeo dell’innovazione per la sostenibilità e la produttività in agricoltura, sia nella fase di ideazione dei percorsi di ricerca, perché rispondano il più possibile alle reali esigenze del mondo agricolo, sia in fase di divulgazione dei risultati finali, per sensibilizzare gli agricoltori sui frutti prodotti dalle ricerche condotte anche grazie al supporto della Regione. Sono emerse inoltre osservazioni importanti sul tema della semplificazione normativa, anche alla luce dei recenti interventi della Regione nel settore, e sull’impatto di una reale riduzione degli oneri amministrativi e burocratici in termini di crescita economica e sviluppo imprenditoriale, sottolineando che ancora molto resta da fare e che l’Unione europea può rappresentare una risorsa importante di innovazione e semplificazione, ma anche un ulteriore livello di complicazione burocratica e amministrativa. Grande rilievo è stato dato al tema dell’innovazione della pubblica amministrazione attraverso lo sviluppo di interventi infrastrutturali di diffusione della banda larga coerenti con un piano di diffusione di servizi innovativi sul territorio, ma anche al tema dell’occupazione, richiamando l’importanza per la Regione di concentrare gli interventi su alcuni assi di sviluppo innovativi come la green economy e il completamento del mercato unico digitale che presentano forti potenzialità di sviluppo occupazionale, e di lavorare al contempo sulla qualificazione professionale, tenuto conto dell’attuale difficoltà a reperire sul mercato del lavoro le qualifiche necessarie. In conclusione, soprattutto dal mondo imprenditoriale, è stata posta l’attenzione sull’importanza della revisione avviata dalla Commissione europea delle regole sugli aiuti di Stato che influiscono notevolmente sullo sviluppo di imprese e territori, e sono state sollevate alcune perplessità sui meccanismi che regolano l’assegnazione degli aiuti considerati non più adeguati e troppo rigidi per far fronte ai mutamenti economici e alla crisi che ha investito l’Europa in questi anni.

     

     

     

    2. LA SESSIONE EUROPEA 2013

     

     

    L’esperienza maturata e i risultati raggiunti ci hanno spinto a cercare ogni anno un approccio nuovo e più avanzato per una partecipazione qualificata ed efficace ai processi decisionali europei. Dopo il periodo di sperimentazione dei meccanismi e delle procedure, quindi, quest’anno i lavori per la Sessione europea dell’Assemblea legislativa si sono concentrati di più sui contenuti e sui temi del dibattito politico, semplificando al contempo le attività in Commissione. Alla consueta analisi dei documenti assegnati ([2]), con la conseguente approvazione da parte delle Commissioni dei pareri contenenti le osservazioni sulla fase ascendente e discendente per gli aspetti di rispettiva competenza, sono stati affiancati due approfondimenti su temi trasversali di estrema importanza e attualità per le future politiche regionali e le inevitabili ricadute sul territorio: la riforma della politica di coesione (prossimo ciclo di programmazione dei fondi strutturali 2014-2020) e la nuova politica agricola comune (PAC) per il periodo 2014-2020. La scelta dei temi, su cui già la Regione si era pronunciata al momento della presentazione da parte della Commissione europea nel 2011 dei pacchetti di Regolamenti e sui quali sono stati attivati dall’Assemblea gli strumenti di fase ascendente e successivamente seguiti attentamente dalla Giunta i negoziati e le attività di programmazione tutt’ora in corso, è stata dettata dalla loro oggettiva importanza, dalla fase estremamente delicata dei negoziati ancora in atto a livello europeo e dalle indicazioni emerse in questo senso nel corso della audizione degli stakeholders. Per rendere ancora più qualificati gli approfondimenti e la conseguente attività istruttoria di tutte le Commissioni coinvolte, al confronto con gli esponenti politici e tecnici della Giunta, la Commissione I ha affiancato le audizioni di due autorevoli membri del Parlamento europeo, l’On. Caronna sulla politica di coesione e il Presidente De Castro per la nuova politica agricola comune (PAC). La scelta dei due approfondimenti, così come l’audizione degli stakeholders, hanno l’obiettivo di migliorare la partecipazione attiva, attraverso l’ascolto diretto delle esigenze del territorio e l’apertura a contributi esterni qualificati, aumentare la trasparenza dei meccanismi decisionali della Regione e comunicare meglio anche all’esterno le nostre attività.

     

    Nella stessa ottica si sottolinea che quest’anno l’apertura dei lavori per la Sessione europea ha visto, come di consueto, la partecipazione della Giunta regionale con l’illustrazione del Rapporto conoscitivo, accompagnata questa volta anche dall’illustrazione delle attività di raccordo, supporto e consulenza svolte dall’Ufficio di Bruxelles (Servizio di collegamento con l'UE che rappresenta la Regione Emilia-Romagna presso le Istituzioni europee) sui dossier europei di maggior interesse regionale.

     

     

     

    2.1. I principali temi su cui si è sviluppato il dibattito

     

    I lavori delle Commissioni assembleari circa le possibili iniziative dell’Unione europea di interesse per la Regione e gli approfondimenti hanno evidenziato alcuni temi di particolare rilievo: la politica di coesione e i fondi strutturali, con particolare attenzione al Fondo sociale europeo, e la nuova politica agricola comune (PAC) per il periodo di programmazione 2014-2020; le politiche europee a sostegno della formazione, occupazione, ricerca e innovazione, ma anche inclusione sociale; il turismo e le concessioni demaniali per finalità turistico – ricreative; l’ambiente; la pesca e la parità di genere.

     

     

    POLITICA DI COESIONE

    Sul tema in oggetto è stata evidenziata la centralità della politica di coesione e del prossimo ciclo di programmazione dei fondi strutturali sino al 2020; alla luce dell’attuale crisi economica, infatti, si tratterà verosimilmente delle uniche risorse orientate agli investimenti e alla crescita nei prossimi anni, che vedranno nelle Regioni un ruolo centrale nella programmazione, gestione e spendita delle risorse. Nonostante la proposta di riduzione considerevole del bilancio europeo, contenuta nella proposta del Consiglio europeo e bocciata di recente dal Parlamento europeo, è da considerarsi però positivo che le risorse relative alla politica di coesione destinate al nostro Paese non dovrebbero discostarsi da quelle stanziate per il ciclo di programmazione 2007-2013. Si evidenzia in questo senso l’importanza del ruolo di riequilibrio degli interessi in gioco e di contraltare rispetto ad alcune posizioni del Consiglio, assunto da parte del Parlamento europeo, che è emerso prepotentemente proprio sul tema del bilancio dell’Unione europea. E’ emerso però, in modo altrettanto chiaro, che i negoziati in atto per definire il quadro delle regole che accompagneranno la programmazione e gestione delle risorse e l’individuazione delle priorità costituiscono un momento cruciale per garantire che il prossimo ciclo di programmazione possa rappresentare il momento di svolta per uscire dalla attuale situazione di crisi. In questo senso è stata valutata positivamente la partecipazione attiva, a livello politico e tecnico, della Regione Emilia-Romagna ai negoziati sulla definizione dell’Accordo di partenariato che andrà poi concordato con la Commissione europea e sono stati ribaditi una serie di punti critici il cui superamento dovrà continuare a guidare l’azione della Regione nel corso dei negoziati. In particolare, con riferimento alla definizione delle regole europee: il tema della cd. condizionalità macroeconomica, che continua a rappresentare un elemento di forte penalizzazione per il nostro Paese, per la Regione, e per l’immagine della stessa Europa; l’eccessiva allocazione di risorse sulle Regioni in transizione che potrebbe determinare una forte diminuzione dei finanziamenti a discapito delle nostre Regioni; il tema delle condizionalità ex ante ed ex post di cui si condividono le finalità, ma che dovranno essere strutturate in modo tale da non costituire elementi di eccessiva rigidità in fase di programmazione, gestione e spesa delle risorse; la necessità, inoltre, nell’ambito della strategia che sarà definita a livello europeo (e nazionale), di garantire alle Regioni un certo grado di autonomia, prevedendo meccanismi di elasticità che permettano di valorizzare al massimo le singole specificità territoriali, sia al momento della definizione dei piani operativi che nelle successive fasi di attuazione degli interventi. Con riferimento al percorso di definizione dell’Accordo di partenariato e al negoziato cui la Giunta regionale sta partecipando attivamente in collaborazione con il Governo, sul presupposto che gli obiettivi e gli strumenti che si stanno definendo incideranno fortemente sulla possibilità per la Regione di caratterizzare l’utilizzo dei prossimi fondi strutturali, sono stati segnalati alcuni ulteriori elementi di attenzione. Il primo riguarda le priorità territoriali indicate dal Governo, incentrate sulle Città metropolitane e sulle aree interne. Da un lato è necessario, infatti, equilibrare le risorse che saranno destinate alle Città metropolitane con le risorse da destinare ai Comuni medio – piccoli, molto numerosi nella nostra realtà e interessati di recente dall’operazione di riordino territoriale attuata dalla Regione e incentrata sul ruolo delle Unioni di Comuni. Dall’altro per la nostra Regione le aree interne coincidono con le zone montane, le cui specificità rischiano di non essere adeguatamente valorizzate nell’ambito delle priorità delineate dal Governo. Inoltre, con riferimento all’allocazione delle risorse sul Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), che consente di investire in infrastrutture, imprese, innovazione, e sul Fondo sociale europeo (FSE), che sostiene le politiche di formazione, occupazione, ricerca e inclusione sociale, è importante cercare di non ridimensionare, ma anzi incrementare, la quota di risorse UE su tutti e due i fondi, e, laddove non sia possibile, prevedere meccanismi di elasticità che consentano di gestirli in modo tale da garantire l’attuazione delle politiche regionali nei vari settori. Il tema della efficacia della politica di coesione è strettamente connesso alla capacità di spesa delle risorse e fa emergere le grandi differenze che caratterizzano le Regioni italiane. In questo senso è fondamentale che la politica di coesione non venga intesa come sostituzione della spesa pubblica nazionale, ma sia effettivamente incentrata sulla crescita. In merito all’efficace capacità di spesa dei fondi strutturali, è emerso che, pur a fronte di Regioni virtuose come l’Emilia-Romagna, l’Italia continua a trovarsi agli ultimi posti in ambito europeo; è stata segnalata, quindi, la necessità di introdurre meccanismi premiali a favore dei territori con maggiore capacità di programmazione e gestione che continuano a trovare forti ostacoli nei vincoli del patto di stabilità e nel conseguente reperimento delle risorse per il cofinanziamento dei programmi. Sul piano interno, infine, è importante sollecitare il Governo nazionale e adoperarsi affinché in questa delicata fase di programmazione e nel successivo monitoraggio dei risultati siano attivati tutti gli strumenti di coinvolgimento e cooperazione tra i diversi livelli territoriali e le parti sociali. Quando si parla di programmazione di risorse essenziali per la strategia di sviluppo economico e sociale della Regione nei prossimi anni, in una fase di crisi economica e occupazionale come quella attuale, adottare un approccio inclusivo e bottom-up, che tenga conto delle reali esigenze del territorio, diventa infatti imprescindibile.

     

    OCCUPAZIONE, FORMAZIONE E LAVORO

    In vista del prossimo ciclo di programmazione dei fondi strutturali 2014-2020, è stato sottolineato lo stretto collegamento tra le iniziative preannunciate dal programma di lavoro della Commissione europea per il 2013 relative alla formazione, occupazione, ma anche innovazione e ricerca e l’importanza del Fondo sociale europeo (FSE) come strumento per la programmazione e attuazione delle politiche regionali. E’ stata evidenziata quindi la necessità di non ridimensionare, ma anzi incrementare, la quota di risorse a valere sul FSE e sulle relative politiche sottolineando che il livello di programmazione più adeguato a programmare e attuare intereventi mirati alle persone è e deve restare quello a scala regionale. E’ emersa inoltre la necessità di orientare le nuove politiche per la formazione e l’occupazione su settori innovativi e in grande espansione come green economy, TIC, servizi alla persona e turismo, da intendersi, però, non solo come settori economici “a se stanti”, in grado di generare occupazione qualificata, ma anche come elementi di trasformazione, crescita e sviluppo di tutti i diversi settori e comparti economici, in base ad un approccio trasversale in grado di garantire realmente importanti ricadute quantitative e qualitative sull’occupazione, anche in termini di riqualificazione professionale.

     

    COESIONE E INCLUSIONE SOCIALE

    Alla luce dell’aggiornamento sull’avanzamento dei negoziati che riguardano il prossimo periodo di programmazione dei Fondi strutturali 2014-2020, è stata evidenziata l’importanza della previsione di un’adeguata dotazione finanziaria a livello europeo a sostegno degli obiettivi di coesione e inclusione sociale, sia nell’ambito dei Fondi strutturali, che degli altri programmi di finanziamento specificamente dedicati. Inoltre, in vista della definizione dei prossimi programmi operativi regionali e in coerenza con la strategia “Europa 2020”, si è sottolineato il nuovo ruolo che assumerà il Fondo sociale europeo nella promozione dell’inclusione sociale e della lotta alla povertà attraverso la piena valorizzazione delle politiche occupazionali come elemento chiave delle politiche attive per l’inclusione, nella consapevolezza, però, data l’attuale fase di crisi economica e occupazionale, di dover accompagnare queste politiche anche con azioni dirette di contrasto alla povertà, nell’ambito delle politiche sociali.

     

    TURISMO

    Anche nel corso dei lavori di quest’anno delle Commissioni è emersa in modo evidente l’importanza del turismo come settore centrale dell’economia della Regione e potenzialmente trainante in questa fase di forte crisi economica. In quest’ottica è stata richiamata l’attenzione sulla necessità di dare piena attuazione all’art. 195 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE), che introduce per la prima volta una competenza dell’UE sul turismo per supportare e rafforzare l’innovazione e la competitività delle imprese del settore, nel rispetto e valorizzazione delle specificità che caratterizzano i sistemi turistici dei diversi Stati membri, nonché di adottare una strategia europea condivisa sul turismo in grado di rendere l’Europa competitiva e concorrenziale rispetto ai Paesi extra-UE, anche attraverso progetti realizzati congiuntamente dagli Stati membri. E’ stato evidenziato, infatti, che proprio i paesi dell’area euro al momento più in difficoltà sono quelli a maggiore vocazione turistica e con significative potenzialità di sviluppo del settore sia in termini di crescita economica che occupazionale. In questo senso, è stato rinnovato l’invito a puntare sempre di più, anche a livello regionale, sullo sviluppo e l’innovazione del settore turismo attraverso l’integrazione delle politiche nell’ambito degli obiettivi di coesione sociale, economica e territoriale, soprattutto nella fase di definizione dei prossimi programmi operativi regionali relativi al periodo di programmazione finanziaria 2014 – 2020. Il nuovo ciclo di programmazione dei fondi strutturali, infatti, sarà un’importante occasione per programmare, sviluppare e sostenere concretamente politiche del turismo innovative, integrate e sostenibili che tengano conto della nostra specificità territoriale anche nell’ottica di un incremento quantitativo e qualitativo dell’occupazione nel settore e dei servizi offerti. Inoltre, con riferimento al tema delle concessioni demaniali a finalità turistico ricreative, evidenziato anche lo scorso anno nel contesto dei lavori per la Sessione comunitaria 2012, è stata riaffermata la necessità di mantenere grande attenzione sul tema, affinché la disciplina che dovrà essere definita dallo Stato sia improntata ai principi di concorrenza e libera prestazione di servizi e rappresenti l'opportunità di valorizzare e promuovere le eccellenze dell’offerta turistica a livello regionale.

     

    AMBIENTE

    E’ stata posta, inoltre, l’attenzione sul tema della definizione e attuabilità delle politiche ambientali in relazione alle risorse finanziarie. La progressiva riduzione dei trasferimenti da parte della Stato a partire dal 2010, ha fatto sì che attualmente il settore ambiente non abbia più alcun flusso di risorse dedicate in entrata. A livello europeo l’ambiente è inteso giustamente come “un valore trasversale” da integrare in tutti i settori e le politiche, impostazione che emerge anche nei documenti relativi al prossimo programma di azione ambientale,  peraltro in continuità con quanto già previsto nel Sesto programma di azione. E’ stato sottolineato, però, che la trasversalità delle politiche non deve renderne residuale e inefficace l’applicazione e deve quantomeno consentire il rispetto dei vincoli e degli obblighi che in questa materia derivano per la maggior parte proprio dall’ordinamento e dagli indirizzi dell’Unione europea. E’ stato evidenziato quindi che il prossimo quadro finanziario pluriennale (QFP) dovrebbe prevedere adeguati stanziamenti di risorse per garantire la concreta attuabilità delle politiche ambientali e la Regione è stata invitata, in fase di negoziazione sulla programmazione nazionale e nella successiva fase di definizione dei programmi operativi regionali relativi al prossimo ciclo di programmazione dei fondi strutturali per il periodo 2014-2020, ad affiancare all’approccio trasversale la previsione di adeguati finanziamenti mirati sull’ambiente, la cui programmazione dovrebbe far capo al settore specifico, unica modalità questa che consente di contemperare realmente le istanze di sviluppo e quelle di sostenibilità.

     

    POLITICA AGRICOLA COMUNE

    Sul tema in oggetto si premette che la politica agricola comune (PAC) rappresenta uno dei settori in cui maggiore è stato l’impatto delle riforme istituzionali introdotte dal Trattato di Lisbona, che ha conferito un ruolo centrale al Parlamento europeo, ormai sostanzialmente equiparato al Consiglio dell’UE nel suo ruolo di codecisore e di colegislatore. Il Parlamento europeo ha assunto un ruolo chiave nei negoziati tutt’ora in corso sul bilancio dell’Unione europea facendosi portavoce di molte istanze provenienti dagli Stati membri, in particolare di quelli dell’Area mediterranea, e dai territori e proponendo, sulla base di maggioranze particolarmente qualificate, modifiche importanti al “pacchetto” di nuovi regolamenti sulla prossima PAC presentato dalla Commissione europea nel 2011. Su quest’ultima problematica le posizioni assunte dal Parlamento su una serie di questioni chiave appaiono, sostanzialmente, in piena sintonia con le aspettative e le richieste del modo agricolo e agroalimentare della Regione Emilia-Romagna. In un momento molto delicato dei negoziati, sono state valutate positivamente le proposte di modifica avanzate su diversi temi cruciali, con particolare riferimento all’introduzione di meccanismi più elastici e graduali in grado di accompagnare la riforma del settore per i prossimi dieci anni limitando l’impatto negativo su sistemi agricoli molto diversi tra loro a livello europeo. E’ stata segnalata, dunque, la necessità di seguire i negoziati in corso, continuando a sostenere le proposte di revisione tuttora in discussione sul parametro della superficie quale unico criterio di distribuzione delle risorse, sulle misure relative al rinverdimento (o greening) per l’utilizzo sostenibile dei suoli, sull’introduzione di un tetto ai pagamenti diretti alle grandi e grandissime aziende (cd. capping), sugli aiuti ai giovani agricoltori e, infine, sulla necessità, in materia di interventi per lo sviluppo del comparto della trasformazione dei prodotti agricoli, di una chiara distinzione tra cooperative di agricoltori e grandi imprese private nella valutazione dei parametri per l’accesso a contributi europei. E’ stata sottolineata positivamente l’introduzione del meccanismo di disimpegno delle risorse a livello nazionale che dovrebbe consentirne, in caso di mancato utilizzo, la riallocazione da parte dello Stato membro a favore delle Regioni più virtuose e si è auspicato che nel corso del negoziato siano definitivamente accolte le proposte sulla definizione di agricoltore professionale quale beneficiario dei pagamenti diretti. A questo riguardo è stato evidenziato il ruolo che la Giunta regionale ha svolto in tutte le sedi nazionali ed europee e la positività dei risultati raggiunti su temi fondamentali per il territorio, quali la valorizzazione e la tutela della qualità dei prodotti e delle specialità tradizionali, nonché la sicurezza alimentare delle produzioni. E’ stata sottolineata, quindi, in un momento cruciale dei negoziati, l’importanza di attivare tutti i possibili canali per continuare a sostenere le attuali proposte di modifica e intervenire sugli elementi critici ancora esistenti, coinvolgendo costantemente la delegazione italiana al Parlamento europeo come importante interlocutore in grado di veicolare e sostenere le istanze della Regione. In particolare, con riferimento al II pilastro (Sviluppo rurale) diretto a finanziare il programma di sviluppo rurale (PSR) che la Regione adotterà dopo il 2015 (anno in cui è stato previsto lo slittamento dell’avvio della nuova PAC), è stato sottolineato positivamente che l’ammontare delle risorse finanziarie non dovrebbe discostarsi in modo significativo da quanto stanziato nel precedente periodo di programmazione. Nel contempo è stato rilevato che sullo sviluppo rurale sono state introdotte nuove misure di finanziamento che rappresentano una importante innovazione, ma rischiano di ridurre la disponibilità da destinare a questo settore di intervento cruciale per il futuro della nostra agricoltura. Più nel dettaglio, la gestione del rischio per le imprese agricole attraverso l’introduzione di misure di contrasto alla volatilità dei prezzi all’origine, come assicurazioni sul reddito d’impresa o fondi mutualistici con le stesse finalità, il tema della ricerca e dell’innovazione in agricoltura essenziale nei prossimi anni e, non ultimo, il tema della tutela delle risorse idriche e dell’acqua rappresenteranno la nuova frontiera delle politiche di sviluppo rurale e necessiteranno di adeguati finanziamenti. Assicurazioni sul reddito delle imprese, acqua, ricerca e innovazione sono i tre grandi nodi non ancora sciolti per garantire il futuro del settore e sui quali dovranno convergere non solo finanziamenti, in misura adeguata, provenienti della PAC, ma anche dagli altri fondi strutturali. Il tema innovazione e ricerca in agricoltura, in particolare, oltre ad essere estremamente sentito dagli operatori sul territorio, presuppone un cambiamento di approccio culturale verso l’agricoltura e una strategia più ampia che punti, ad esempio, sull’infrastrutturazione tecnologica delle aree rurali attraverso l’introduzione della banda larga e su nuove strategie di sfruttamento e gestione del suolo. Investire adeguatamente adesso in ricerca e innovazione, inoltre, rappresenta il primo passo per poter rispondere al problema della crescente domanda alimentare a livello mondiale a fronte, ormai da diversi anni, di un incremento dell’offerta in grado di coprire meno della metà delle richieste e dell’impatto che si determinerà nel medio e lungo periodo sulla politica agricola europea e a cascata, sulle politiche agricole nazionali e regionali.

     

    PESCA E ACQUACOLTURA

    Con riferimento al settore pesca, e in particolare all’acquacoltura, è stata evidenziata positivamente la decisione della Commissione europea, a seguito di specifici studi scientifici orientati a valutare il possibile impatto sulla salute e sull’ambiente, di avviare il percorso per l’adeguamento dei livelli massimi per le yessotossine e altre biotossine nei molluschi bivalvi destinati al consumo umano. L’introduzione della modifica a livello europeo e il conseguente adeguamento del nostro ordinamento potrebbero avere un impatto positivo per gli operatori del settore, in un momento di particolare crisi economica e occupazionale.

     

    PARITA’

    E’ stato evidenziato che la promozione della parità di genere contribuisce attivamente e concretamente all’attuazione della Strategia Europa 2020 e al conseguimento del suo principale obiettivo: una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva. E’stato ribadito che la promozione della parità di genere deve costituire un approccio metodologico trasversale (principio del mainstreaming) per la programmazione e definizione di tutte le politiche di settore e l’importanza di sviluppare una sempre maggiore consapevolezza del ruolo che le diverse politiche devono svolgere per rimuovere gli ostacoli tutt’ora esistenti. E’ stata sottolineata in quest’ottica l’importanza della Strategia per la parità tra donne e uomini 2010-2015, che rappresenta un fondamentale punto di riferimento dell’azione regionale finalizzata a promuovere lo sviluppo delle singole politiche regionali secondo una prospettiva di genere. E’ stato rilevato, tuttavia, che l’efficace promozione delle politiche di genere rende necessaria anche l’individuazione di iniziative e azioni correttive di sistema specifiche e valutabili, riconducibili agli orientamenti europei, in grado di supportare il comporsi di un sentire comune ispirato a principi di uguaglianza e parità e che l’anno della cittadinanza europea rappresenta una importante occasione per coinvolgere tutte le agenzie educative e culturali in un processo di cambiamento sostanziale e profondo dei presupposti della convivenza civile che non può prescindere dalla democrazia paritaria e dall'uguaglianza sostanziale dei cittadini e delle cittadine europei, nel rispetto di ciascuno e contro la violenza verso le donne.

     

     

     

    2.2. L’esame del Programma di lavoro della Commissione europea per il 2013: partecipazione alla fase ascendente

     

    Le Commissioni assembleari hanno preso in esame il Programma di lavoro della Commissione europea per il 2013 ed hanno evidenziato le priorità regionali in riferimento alle seguenti iniziative:

     

    Iniziativa sulla fatturazione elettronica nel settore degli appalti pubblici; Integrazione dei rom; Internazionalizzazione dell’istruzione superiore; Mercato interno del trasporto su strada - Accesso al mercato del trasporto di merci su strada e accesso all’attività di trasportatore su strada; Proposte volte a rafforzare i sistemi di partenariato per la ricerca e l’innovazione nel quadro di Orizzonte 2020; Revisione della strategia tematica sull’inquinamento atmosferico e legislazione correlata; Modernizzazione degli aiuti di Stato: regolamento generale di esenzione per categoria (800/2008) e Modernizzazione degli aiuti di Stato nei settori chiave; Revisione del quadro politico e normativo per la produzione biologica; Ammodernamento dei servizi pubblici dell’occupazione; Quadro di valutazione ambientale climatica ed energetica ai fini dell’estrazione sicura di idrocarburi non convenzionali; Revisione della politica e della legislazione in materia di rifiuti; Pacchetto igiene (revisione).

     

    Si ribadisce l’interesse per l’iniziativa segnalata nel corso della Sessione comunitaria 2012 e non ancora presentata: Marchio europeo nel settore del turismo.

     

    Si segnala inoltre, anche se non prevista nel programma di lavoro della commissione europea per il 2013, l’interesse per la seguente iniziativa: Mid-term review of the Strategy for equality between women and men (2010- 2015).

     

    Valuteranno la Giunta regionale e l’Assemblea legislativa, nell’esercizio delle rispettive prerogative, al momento della presentazione degli atti indicati e sulla base dei contenuti finali, l’interesse concreto ad inviare le osservazioni al Governo come prevede l’articolo 24 della legge n. 234 del 2012 ai fini della formazione della posizione italiana, oltre alle valutazioni in ordine al rispetto del principio di sussidiarietà da inviare al Parlamento ai sensi dell’articolo 25 della medesima legge, nel caso delle proposte legislative.

     

     

     

    2.3. L’esame della Relazione della Giunta regionale sullo stato di conformità dell’ordinamento regionale all’ordinamento comunitario per il 2012: partecipazione alla fase discendente

     

    Dalla Relazione sullo stato di conformità dell’ordinamento regionale all’ordinamento comunitario per l’anno 2012 e dal Rapporto conoscitivo della Giunta per la sessione comunitaria 2013 emerge un’intensa attività di attuazione di atti normativi e di indirizzo emanati dall’Unione europea. Si tratta, in particolare, di regolamenti e direttive, oltre a diversi atti di strategia e programmi d’azione, a seguito dei quali la Regione è intervenuta nella maggior parte dei casi con atti di natura amministrativa.

     

    Con riferimento alla fase discendente, sulla base degli approfondimenti contenuti nel Rapporto conoscitivo della Giunta regionale per la sessione europea dell’Assemblea legislativa (2013), a seguito del monitoraggio sul completamento del recepimento della direttiva 2006/123/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 dicembre 2006 relativa ai servizi nel mercato interno (cd. direttiva servizi), sia sul versante statale, sia in relazione all’eventuale presentazione del progetto di legge europea regionale finalizzato all’ulteriore avanzamento del percorso di adeguamento dell’ordinamento regionale, sono state segnalate quali priorità di intervento: l’estensione dell’istituto della SCIA all’apertura dei pubblici esercizi non soggetti a pianificazione comunale e delle agenzie di viaggio; il superamento del divieto di svolgimento di attività accessorie in locali indipendenti da parte delle agenzie di viaggio; il superamento espresso del regime autorizzatorio in materia fieristica.

     

    E’ stata evidenziata anche la necessità di continuare a monitorare il processo di recepimento statale e, nel frattempo, ad effettuare tutte le verifiche necessarie a garantire il successivo rapido adeguamento dell’ordinamento regionale delle seguenti direttive: direttiva 2010/31/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 maggio 2010 sulla prestazione energetica nell’edilizia; direttiva 2010/75/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 24 novembre 2010 relativa alle emissioni industriali (prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento); direttiva 2011/24/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 9 marzo 2011 concernente l'applicazione dei diritti dei pazienti relativi all'assistenza sanitaria transfrontaliera e direttiva 2012/27/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 25 ottobre 2012 sull'efficienza energetica, che modifica le direttive 2009/125/CE e 2010/30/UE e abroga le direttive 2004/8/CE e 2006/32/CE.

     

    A tale proposito, si segnala che dopo il caso della direttiva sulla sanità transfrontaliera, è stata definitivamente approvata anche la citata direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica, sulla quale la nostra Regione aveva formulato in fase ascendete le proprie osservazioni, nonché effettuato il controllo di sussidiarietà ai sensi del Protocollo n. 2 allegato al Trattato di Lisbona (Risoluzione della Commissione I ogg. n. 1660/2011). A partire dal 2011, la Regione si è pronunciata su varie proposte di atti legislativi presentate dalla Commissione europea negli scorsi anni sulle quali sono stati ugualmente attivati i meccanismi di partecipazione alla fase ascendente (osservazioni al Governo e controllo di sussidiarietà). Molte di queste proposte verosimilmente potrebbero concludere il loro iter legislativo tra la fine del 2013 e i primi mesi del 2014, con la conseguente necessità tanto per lo Stato quanto per le Regioni di attivarsi per adeguare l’ordinamento interno ([3]).

     

    La Regione si è dotata in questi anni di strumenti e procedure per la partecipazione alla fase ascendente con l’obiettivo, non solo di partecipare e incidere precocemente sui processi decisionali europei, ma anche di possedere con largo anticipo una serie di elementi conoscitivi fondamentali per garantire il corretto e tempestivo adeguamento dell’ordinamento regionale, una volta che le proposte di atti legislativi saranno definitivamente approvate. In quest’ottica si potrebbe valutare la possibilità di ricorrere allo strumento della legge europea regionale, previsto dalla legge regionale n. 16 del 2008, proprio nei casi in cui la Regione si sia pronunciata già in fase ascendente sugli atti legislativi europei. Questo approccio consentirebbe di “chiudere il cerchio” della partecipazione al processo decisionale europeo, dando al contempo la possibilità alle competenti strutture di verificare con largo anticipo i possibili aspetti di competenza regionale degli atti europei da recepire. Si ricorda infatti che, soprattutto con riferimento alle direttive che necessitano di apposito atto di recepimento statale e/o regionale a seconda delle rispettive competenze, il mancato rispetto del termine di recepimento determina la possibilità di avvio da parte della Commissione europea di una procedura di infrazione; inoltre, a seguito delle modifiche introdotte dal Trattato di Lisbona, la Commissione europea potrà richiedere alla Corte di Giustizia sin dall’inizio la condanna dello Stato al pagamento di una sanzione pecuniaria. La stessa nuova legge n. 234 del 2012 pone grande attenzione al tema del recepimento delle direttive europee, introducendo meccanismi innovativi di adeguamento dell’ordinamento come: la legge europea e la legge di delegazione europea, il monitoraggio più stringente sulle Regioni e il diritto di rivalsa, previsto anche dalla precedente legge n. 11 del 2005, da parte dello Stato nei confronti delle Regioni responsabili di una violazione per la quale sia stato condannato al pagamento di una sanzione pecuniaria (articolo 43 legge n. 234 del 2012).

     

    Sempre nell’ottica di rendere ancora più efficienti i meccanismi di adeguamento degli ordinamenti regionali agli obblighi europei, si potrebbe chiedere alla Giunta regionale di attivarsi nelle opportune sedi per sollecitare la rapida attuazione del comma 5 dell’articolo 40 della legge n. 234 del 2012 che prevede espressamente: “Il Presidente del Consiglio dei Ministri o il Ministro per gli affari europei ogni sei mesi informa le Camere sullo stato di recepimento delle direttive europee da parte delle regioni e delle province autonome nelle materie di loro competenza, secondo modalità di individuazione di tali direttive da definire con accordo in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano. A tal fine la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le politiche europee convoca annualmente le regioni e le province autonome nell’ambito della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, nella sessione europea dedicata alla predisposizione del disegno di legge di delegazione europea e del disegno di legge europea di cui all’articolo 29”. La concreta attuazione di questo articolo potrebbe consentire di superare gli attuali ostacoli al diretto recepimento delle direttive da parte delle Regioni per le parti di competenza (e il ricorso, a questo fine, allo strumento della legge europea regionale) connessi, soprattutto nei settori cd. trasversali, al monitoraggio e all’individuazione delle direttive e, talvolta, delle singole disposizioni che incidono su materie di competenza regionale.

     

     

     

    3. DOPO LA SESSIONE COMUNITARIA 2012

     

     

    3.1. Il seguito dato alla Risoluzione dell’Assemblea legislativa ogg. 2615 - Sessione comunitaria 2012. Indirizzi relativi alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla fase ascendente e discendente del diritto dell’Unione europea

     

    L’Assemblea legislativa ha concluso i lavori della Sessione comunitaria 2012 approvando gli indirizzi relativi alla partecipazione della Regione Emilia – Romagna alla fase ascendente e discendente del diritto dell’Unione europea (Risoluzione n. 2615 del 23 aprile 2012), ai sensi dell’articolo 5 della legge regionale n. 16 del 2008.

     

    Nel corso dell’anno, a seguito della ricezione formale delle iniziative e delle proposte legislative indicate nella sessione, è stata valutata l’opportunità di formulare osservazioni al Governo ai sensi della legge n. 11 del 2005, ora legge n. 234 del 2012, ai fini della formazione della posizione italiana da rappresentare nelle sedi istituzionali europee, e di procedere al controllo della sussidiarietà ai sensi del Protocollo n.2 allegato al Trattato di Lisbona, da inviare direttamente al Parlamento, in riferimento ai seguenti atti:

     

    Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni “Verso una ripresa fonte di occupazione”; Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni “Energie rinnovabili: un ruolo di primo piano nel mercato energetico europeo”; proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2011/92/UE concernente la valutazione dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati; proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio su un programma generale di azione dell'Unione in materia di ambiente fino al 2020 "Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta"; Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni Agenda digitale per l’Europa - Le tecnologie digitali come motore della crescita europea; Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni “Energia pulita per i trasporti: una strategia europea in materia di combustibili alternativi” e proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla realizzazione di un'infrastruttura per i combustibili alternativi; Raccomandazione della Commissione del 20.2.2013 “Investire nell'infanzia per spezzare il circolo vizioso dello svantaggio sociale. Si segnala, inoltre, la partecipazione nel corso del 2012 dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna alle seguenti consultazioni pubbliche della Commissione europea: Un quadro di qualità per i tirocini; Sfruttare il potenziale di occupazione offerto dai servizi per la persona e per la famiglia; Equilibrio di genere nei consigli di amministrazione dell'Unione.

     

    In applicazione dell’articolo 38 del Regolamento interno, su questi atti la I Commissione assembleare ha acquisito il parere delle competenti Commissioni ed approvato la Risoluzione da inviare al Governo, alla Camera e al Senato. Inoltre, per favorire la massima circolazione delle informazioni sia orizzontale che verticale e lo scambio di buone pratiche, sulla base di una prassi ormai consolidata, le stesse Risoluzioni sono state inviate anche al Parlamento europeo, attraverso la trasmissione ai parlamentari europei eletti sul territorio, al Comitato delle regioni (Network Sussidiarietà e rete REGPEX) ed alle altre Assemblee legislative regionali italiane ed europee e dopo l’entrata in vigore della legge n. 234 del 2012 alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.

     

    Quanto alla partecipazione alla fase discendente, la Risoluzione approvata nella sessione 2012 invitava la Giunta regionale a monitorare il completamento del recepimento statale della direttiva 2006/123/CE relativa ai servizi nel mercato interno (cd. direttiva servizi) e della direttiva 2010/75/UE relativa alle emissioni industriali (prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento) ai fini del successivo adeguamento dell’ordinamento regionale; nonché a informare l’Assemblea circa l’avanzamento del processo di recepimento della direttiva sull’assistenza sanitaria transfrontaliera (direttiva 2011/24/UE), sulla quale risultavano in corso i lavori di confronto tra le Regioni e tra queste ed il Ministero in sede di coordinamento presso la Conferenza delle Regioni, in vista delle successive attività finalizzate all’attuazione della direttiva e delle conseguenti potenziali ricadute a livello regionale.

     

    A questo proposito, dal Rapporto conoscitivo della Giunta e dai lavori in Commissione è emerso che con riferimento al completamento del recepimento della direttiva servizi, la Giunta regionale ha individuato alcune priorità di intervento per l’adeguamento dell’ordinamento regionale. Per quanto concerne, invece, il monitoraggio sul recepimento da parte dello Stato delle direttive 2010/75/UE relativa alle emissioni industriali e 2011/24/UE sull’assistenza sanitaria transfrontaliera, si segnala che la mancata approvazione dei disegni di legge comunitaria statale 2011 e 2012 ha determinato che al momento nessuna delle due sia stata ancora recepita dallo Stato che ha provveduto ad inserirle nell’ultimo disegno di legge di delegazione europea per il 2013.

     

     

     

    3.2. I risultati della partecipazione alla fase ascendente della nostra Assemblea legislativa

     

    I passi in avanti sulla partecipazione alla fase ascendente dell’Assemblea legislativa in questi anni sono stati evidenti. Il metodo adottato per individuare le priorità e definire la posizione della Regione Emilia-Romagna sulle iniziative dell’Unione europea funziona e consente di interagire con le altre istituzioni nel quadro della normativa statale di riferimento. Prima di effettuare una sintetica disamina dei principali risultati raggiunti, è doveroso  sottolineare che molto resta ancora da fare anche a livello regionale, ma che la possibilità di partecipare in maniera efficace ai processi decisionali europei e di ottenere risultati concreti dipende in modo determinante dal funzionamento del “sistema paese” nel suo complesso.

     

    SESSIONE COMUNITARIA 2011

    Per quanto riguarda la Sessione comunitaria 2011 e le attività che vi hanno dato seguito, particolarmente importante è stato l’avvio da parte dell’Assemblea legislativa della collaborazione con le Camere del Parlamento nazionale nel contesto dell’early warning system e del dialogo politico del Parlamento con la Commissione europea e le altre Istituzioni dell’UE. Questa collaborazione ha garantito che in numerosi casi le osservazioni della Regione sulla sussidiarietà e sul merito confluissero negli atti parlamentari approvati dalle due Camere sui medesimi atti legislativi europei.

     

    EFFICIENZA ENERGETICA ([4])

    La proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sull'efficienza energetica, che abroga le direttive 2004/8/CE e 2006/32/CE, è stato il primo caso di collaborazione con il Parlamento nazionale, in particolare con il Senato della Repubblica, nel contesto dell’early warning system. La proposta ha concluso nel 2012 il suo iter legislativo con l’approvazione della direttiva 2012/27/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 25 ottobre 2012 sull'efficienza energetica, che modifica le direttive 2009/125/CE e 2010/30/UE e abroga le direttive 2004/8/CE e 2006/32/CE, che la Regione sarà chiamata a recepire per gli aspetti di competenza.

     

    I REGOLAMENTI SULLA NUOVA PAC

    A seguito della presentazione da parte della Commissione europea nel 2011 del pacchetto di misure sulla nuova politica agricola comune, la Commissione I ha approvato la Risoluzione n. 2006/2011, effettuando la valutazione di merito e la verifica del rispetto del principio di sussidiarietà e proporzionalità, con la conseguente trasmissione delle osservazioni al Governo e al Parlamento nazionale. Anche in questo caso alcune delle osservazioni contenute nella Risoluzione della I Commissione sono state recepite dalla 14a Commissione  (Politiche dell’Unione europea) del Senato in sede di analisi delle proposte di regolamento (parere del 18 gennaio 2011), e sono successivamente confluite nella Risoluzione della 9ª Commissione (Agricoltura e produzione agroalimentare) del Senato del 18 aprile 2012. Analogamente, nel luglio del 2012, anche la XIV Commissione (Politiche dell’Unione europea) della Camera dei deputati si è pronunciata con un parere, che richiama esplicitamente il contributo e le osservazioni dell’Emilia-Romagna, allegato al Documento finale approvato il 7 agosto 2012 dalla XIII Commissione (Agricoltura). Per completezza si segnala, successivamente all’approvazione della citata Risoluzione 2006/2011, l’attività di negoziato e confronto avviata dalla Giunta regionale, a partire dal Contributo delle Regioni e delle Province autonome al negoziato sulle proposte legislative della Commissione Europea per la “Riforma della PAC” dopo il 2013 approvato in Conferenza delle Regioni e Province autonome e portato avanti negli ultimi anni nelle varie sedi a livello nazionale ed europeo.

     

    I REGOLAMENTI SULLA PROSSIMA POLITICA DI COESIONE

    Con riferimento, invece, al pacchetto di Regolamenti sulla prossima politica di coesione e sui fondi strutturali per il periodo 2014-2020, sui quali la Commissione I ha approvato la Risoluzione 2050/2011, trasmettendola al Governo e al Parlamento nazionale, si segnala che la 14a Commissione (Politiche dell’Unione europea) del Senato, nel parere del 1 febbraio 2012, ha recepito alcune delle principali istanze della Regione, confermandole anche nella Risoluzione approvata in data 8 maggio 2012. Si segnala, anche con riferimento alla politica di coesione, l’attività di negoziato svolta dalla Giunta regionale nelle varie sedi istituzionali a livello europeo e nazionale e le numerose posizioni approvate in sede di Conferenza delle Regioni e Province autonome con riferimento alle proposte di regolamento sui fondi strutturali.

     

    APPALTI PUBBLICI E CONCESSIONI

    Per quanto concerne le proposte di direttive del Parlamento europeo e del Consiglio sull'aggiudicazione dei contratti di concessione, sugli appalti pubblici e sulle procedure d’appalto degli enti erogatori nei settori dell’acqua, dell’energia, dei trasporti e dei servizi postali, la Commissione I ha approvato la Risoluzione 3378/2012 che, trasmessa a Governo e Parlamento, è stata richiamata nelle due Risoluzioni della 14ª Commissione (Politiche dell’Unione europea) del Senato del 18 dicembre 2012. Si segnala che, a seguito dell’invio della Risoluzione 3378/2012 al Network Sussidiarietà del Comitato delle regioni, l’Assemblea legislativa ha partecipato anche alla prima sperimentazione della rete REGPEX, effettuata proprio sulle proposte di revisione della Commissione europea sugli appalti pubblici.

     

    Con riferimento, invece, alle Risoluzioni della I Commissione ogg. n. 2356/2012 sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 2005/36/CE relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali e del regolamento [...] relativo alla cooperazione amministrativa attraverso il sistema di informazione del mercato interno (IMI); n. 2354/2012 sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio su un meccanismo unionale di protezione civile e n. 2064/2011 sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sugli orientamenti dell’Unione per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti, si segnala che sui primi due atti legislativi non vi è stata alcuna pronuncia delle Camere del Parlamento, mentre sull’ultimo atto, nel documento adottato dalla competente Commissione della Camera dei deputati, non risultano riscontri sul seguito.

     

    Per riassumere, a seguito della Sessione comunitaria 2011, la I Commissione ha approvato 7 Risoluzioni trasmesse a Governo e Parlamento nazionale su un totale di 20 proposte di atti legislativi europei. Il Parlamento nazionale (in questo contesto non distinguiamo tra le due Camere) si è pronunciato su 18 di questi atti legislativi europei e solo in 1 caso non ha richiamato la Risoluzione trasmessa dall’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna.

     

    SESSIONE COMUNITARIA 2012

    Delle 16 Iniziative segnalate per la fase ascendente in esito alla Sessione comunitaria 2012, la Commissione europea ne ha presentate sinora 8 e, come anticipato nel paragrafo precedente, è stata valutata l’opportunità di pronunciarsi su 7 di esse. Di queste sette iniziative 4 sono atti non legislativi, tre Comunicazioni politiche e una proposta di raccomandazione, e 3 sono proposte di atti legislativi. Tutte le Risoluzioni approvate dalla I Commissione sono state trasmesse in primis a Governo e Parlamento nazionale, ma anche agli altri destinatari più volte richiamati e, per quanto riguarda le proposte di atti legislativi, è stata effettuata oltre che l’analisi di merito anche la verifica di sussidiarietà ai sensi del Protocollo n. 2 allegato al Trattato di Lisbona.

     

    Per quanto riguarda il seguito dato alle osservazioni adottate nel 2012, si evidenzia che non ci sono ancora riscontri sulle Risoluzioni trasmesse, anche a causa dell’avvenuto scioglimento delle Camere. Il Parlamento ad esempio si è pronunciato al momento su una sola delle proposte di atti legislativi. Si tratta della proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2011/92/UE concernente la valutazione dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati - COM(2012) 628 final, sulla quale la I Commissione ha approvato la Risoluzione 3378/2012. A seguito dell’invio al Parlamento nazionale, tale Risoluzione è stata citata, e le osservazioni di merito riprese, sia nel parere della 14ª Commissione (Politiche dell’Unione europea) del Senato del 29 novembre 2012 che nella Risoluzione finale dell’11 dicembre 2012 della 13ª Commissione (Territorio, ambiente, beni ambientali), trasmessa alla Commissione europea nel contesto delle procedure di early warning system e dialogo politico. Inoltre, si segnala che su questa proposta di direttiva, tramite la Rete di controllo della sussidiarietà del Comitato delle regioni, i servizi referenti dell’Assemblea legislativa sono stati contattati dai corrispondenti servizi del Land tedesco della Turingia interessati ad una traduzione delle osservazioni formulate dalla Regione Emilia-Romagna, in vista della successiva pronuncia del loro parlamento regionale sul medesimo atto. La Risoluzione contribuirà, inoltre, al parere del Comitato delle regioni sulla proposta di direttiva.

     

    Sul tema della partecipazione e del coinvolgimento del territorio e dei soggetti portatori di interesse nelle procedure che portano all’approvazione delle Risoluzioni sui singoli atti europei, indirizzo inserito nella Risoluzione 2615/2012 relativa alla sessione comunitaria 2012, si evidenzia che la sperimentazione è stata avviata con riferimento al prima iniziativa presentata dalla Commissione europea, il cd. Pacchetto occupazione, sul quale è stata effettuata una consultazione finalizzata ad ottenere contributi e osservazioni da parte di soggetti esterni. Si segnala però che la tempistica per la formulazione delle osservazioni, che prima della entrata in vigore della legge n. 234 del 2012 era di 20 giorni, non ha consentito di ripetere l’esperimento su altre iniziative. Questo è uno degli aspetti che si intende implementare in esito alla Sessione europea di quest’anno, soprattutto alla luce dell’allungamento dei termini procedurali a 30 giorni. Si cercherà di selezionare, tra tutte le iniziative segnalate, quelle considerate di maggior impatto sul territorio e di anticipare il più possibile il lavoro istruttorio, così da consentire anche la consultazione e la partecipazione dei portatori di interesse, rispettando contemporaneamente i tempi della procedura per la formulazione delle osservazioni. In questo senso potrà essere un utile strumento, una volta completato, anche il sito internet dell’Assemblea legislativa attualmente in lavorazione. Si segnala che anche in occasione della partecipazione dell’Assemblea legislativa alla consultazione pubblica della Commissione europea “Equilibrio di genere nei consigli di amministrazione dell'Unione”, la Commissione assembleare competente ha coinvolto nella fase istruttoria enti locali e associazioni attive sul territorio sui temi della parità di genere, sollecitando e ottenendo contributi poi utilizzati nel corso dei lavori.

     

    Quanto al seguito dato dal Governo alle osservazioni trasmesse dalle Regioni, ricordiamo che ai sensi della legge n. 11 del 2005 (ora legge n. 234 del 2012) esso ne dà conto in occasione della Relazione consuntiva annuale al Parlamento nazionale, riferendo del seguito dato e delle iniziative assunte. E’ importante che il Governo dia puntuale adempimento a questo obbligo informativo, dato che le osservazioni formulate delle Regioni ai sensi della legge n. 234 del 2012 sono finalizzate a contribuire alla definizione della posizione italiana. La Relazione presentata per l’anno 2011 prevedeva uno specifico allegato (Allegati IV) con l’elenco dei pareri, atti di indirizzo o osservazioni formulati dalle Regioni e Province autonome su atti dell’Unione europea. Quest’anno, invece, probabilmente in ragione dello scioglimento delle Camere, è stata presentata solo la Relazione programmatica per l’anno 2013, ma non quella consuntiva per il 2012, perciò non abbiamo riscontro sul seguito dato alle osservazioni formulate e trasmesse lo scorso anno.

     

     

     

    4. CONCLUSIONI

     

     

    In conclusione, i miei ringraziamenti di rito, ma non scontati, per il lavoro svolto vanno come al solito a tutto lo staff tecnico dell'Assemblea e della prima  Commissione ed al Vicepresidente Vecchi per la preziosa collaborazione, inoltre quest’anno devo dare atto con estremo piacere di una partecipazione consapevole e fattiva di tutti i colleghi Commissari delle altre Commissioni,  che si è trasformata in una istruttoria ricca di contributi e di spunti concreti da offrire al Governo, per il tramite della Giunta, e direttamente al Parlamento. Proprio per la  piena consapevolezza raggiunta e per il contributo offerto  è emersa dai lavori l’esigenza di promuovere maggiormente  all’esterno la nostra attività ed i risultati raggiunti. Questo non per un inutile autocompiacimento, ma per dare conto ai nostri cittadini di un lavoro serio, teso ad offrire alla società civile una concreta possibilità di incidere, nostro tramite, alla costruzione del diritto europeo. In tal modo, studiando nuove ed efficaci forme di comunicazione e di divulgazione del nostro operato, anche attraverso la Sessione europea ed il suo seguito durante l'anno, porteremo un importante contributo alla possibilità di ricucire il distacco tra i cittadini e la politica ed agevoleremo il superamento della pericolosa e purtroppo crescente avversione verso un Europa immaginata solo germano centrica, burocratica e legata ai poteri finanziari.

     

    Noi non vogliamo che alcune pur giustificate perplessità sul futuro dell’ Europa prendano piede diffondendosi pericolosamente nella nostra società ed il modo migliore per contrastare tale tendenza e' senz'altro quello di dimostrare nei fatti, come stiamo facendo, che se partecipiamo in maniera consapevole alla formazione delle regole europee l'Europa è sempre meno matrigna e sempre più un formidabile strumento di integrazione fra i popoli, di inclusione sociale  e di sviluppo economico.

     


     

    Regione Emilia-Romagna

     

    IX Legislatura

     

     

    Assemblea Legislativa

     

     

     

     

     

     

    I Commissione Permanente

    "Bilancio Affari generali ed istituzionali"

     

     

     

    Risoluzione proposta dal Presidente Lombardi

    su mandato della I Commissione

     

     

     

    Sessione europea 2013. Indirizzi relativi alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla fase ascendenete e discendente del diritto dell’Unione europea

     

     

     

     


    OGGETTO:  Risoluzione proposta dal Presidente Lombardi su mandato della I Commissione: Sessione europea 2013. Indirizzi relativi alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla fase ascendente e discendente del diritto dell’Unione europea

     

     


     

    RISOLUZIONE

     

     

    L’ASSEMBLEA LEGISLATIVA

     

     

     

    Visto l’articolo 38, comma 2, del Regolamento interno dell’Assemblea legislativa e l’articolo 5 della legge regionale n. 16 del 2008;

     

    vista la legge 24 dicembre 2012, n. 234 (Norme generali sulla partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea);

     

    visti la Relazione approvata dalla I Commissione assembleare ai sensi dell’articolo 38, comma 2, del Regolamento interno ed i pareri delle Commissioni competenti per materia approvati ai sensi del medesimo articolo 38, comma 1, allegati alla Relazione;

     

    visto il Programma di lavoro della Commissione europea per il 2013 – COM (2012) 629 final del 23 ottobre 2012;

     

    viste le risultanze dell’audizione degli stakeholders svolta dalla Commissione I sul programma di lavoro della Commissione europea per l’anno 2013;

     

    vista la Relazione della Giunta regionale sullo stato di conformità in relazione agli atti normativi e di indirizzo emanati dagli organi dell’Unione europea (anno 2012);

     

    visto il Rapporto conoscitivo della Giunta regionale all’Assemblea legislativa per la sessione comunitaria 2013 (delibera di Giunta n. 3808 del 2 aprile 2013);

     

    vista la Risoluzione n. 2615 del 23 aprile 2012 "Sessione comunitaria 2012. Indirizzi relativi alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla fase ascendente e discendente del diritto dell’Unione europea”;

     

    preso atto delle risultanze delle audizioni dei Parlamentari europei svolte dalla Commissione I sulla riforma della politica di coesione e programmazione dei fondi strutturali per il periodo 2014-2020 e sulla nuova politica agricola comune (PAC);

     

    considerato che la legge regionale n. 16 del 2008 al suo articolo 5 disciplina la sessione europea dell’Assemblea legislativa quale occasione annuale per la riflessione generale sulla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla fase ascendente e discendente del diritto UE nelle materie di competenza regionale e per l’espressione di indirizzi generali alla Giunta relativamente all’attività della Regione in questo ambito, nell’anno di riferimento;

     

    considerato l’interesse della Regione Emilia-Romagna in riferimento a determinati atti e proposte preannunciati per il 2013 e oltre dalla Commissione europea, ed individuati a seguito dell’esame del Programma di lavoro della Commissione europea da parte delle Commissioni assembleari per le parti di rispettiva competenza;

     

    vista la Relazione della Giunta sullo stato di conformità dell’ordinamento regionale per il 2012, ai fini del successivo adeguamento dell’ordinamento regionale;

     

    considerata l’importanza del ruolo delle Assemblee legislative regionali nella fase di formazione delle decisioni europee, come confermato, dal Protocollo n. 2 sull’applicazione del principio di sussidiarietà e proporzionalità allegato Trattato di Lisbona e riconosciuto dalla legge 234 del 2012 che regola la partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea;

     

    considerata l’importanza della collaborazione tra le Assemblee legislative a partire dal livello regionale, fino a quello nazionale ed europeo, sia nel controllo della sussidiarietà che nel controllo di merito degli atti e delle proposte dell’Unione europea;

     

    considerata altresì l’opportunità di contribuire a favorire la massima circolazione orizzontale e verticale delle informazioni in merito alle attività svolte in fase ascendente, già a partire dagli esiti dell’esame del Programma di lavoro annuale della Commissione europea.

     

     

    Riprendendo le considerazioni emerse nel corso del dibattito politico nelle diverse Commissioni assembleari sulle tematiche di rilevanza europea,

     

    a) sottolinea la centralità della politica di coesione e del prossimo ciclo di programmazione dei fondi strutturali sino al 2020; alla luce dell’attuale crisi economica, infatti, si tratterà verosimilmente delle uniche risorse orientate agli investimenti e alla crescita nei prossimi anni, che vedranno nelle Regioni un ruolo centrale nella programmazione, gestione e spendita delle risorse. Nonostante la proposta di riduzione considerevole del bilancio europeo, contenuta nella proposta del Consiglio europeo e bocciata di recente dal Parlamento europeo, è da considerarsi però positivo che le risorse relative alla politica di coesione destinate al nostro paese non dovrebbero discostarsi da quelle stanziate per il ciclo di programmazione 2007-2013. Evidenzia in questo senso l’importanza del ruolo di riequilibrio degli interessi in gioco e di contraltare rispetto ad alcune posizioni del Consiglio, assunto da parte del Parlamento europeo, che è emerso prepotentemente proprio sul tema del bilancio dell’Unione europea. E’ emerso però, in modo altrettanto chiaro, che i negoziati in atto per definire il quadro delle regole che accompagneranno la programmazione e gestione delle risorse e l’individuazione delle priorità rappresentano un momento cruciale per garantire che il prossimo ciclo di programmazione possa rappresentare il momento di svolta per uscire dalla attuale situazione di crisi. In questo senso valuta positivamente la partecipazione attiva, a livello politico e tecnico, della Regione Emilia-Romagna ai negoziati sulla definizione dell’Accordo di partenariato che andrà poi concordato con la Commissione europea e ribadisce una serie di punti critici il cui superamento dovrà continuare a guidare l’azione della Regione nel corso dei negoziati. In particolare, con riferimento alla definizione delle regole europee: il tema della cd. condizionalità macroeconomica, che continua a rappresentare un elemento di forte penalizzazione per il nostro Paese, per la Regione, e per l’immagine della stessa Europa; l’eccessiva allocazione di risorse sulle Regioni in transizione che potrebbe determinare una forte diminuzione dei finanziamenti a discapito delle nostre regioni; il tema delle condizionalità ex ante ed ex post di cui si condividono le finalità, ma che dovranno essere strutturate in modo tale da non costituire elementi di eccessiva rigidità in fase di programmazione, gestione e spesa delle risorse; la necessità, inoltre, nell’ambito della strategia che sarà definita a livello europeo (e nazionale), di garantire alle Regioni un certo grado di autonomia, prevedendo meccanismi di elasticità che permettano di valorizzare al massimo le singole specificità territoriali, sia al momento della definizione dei piani operativi che nelle successive fase di attuazione degli interventi. Con riferimento al percorso di definizione dell’Accordo di partenariato e al negoziato cui la Giunta regionale sta partecipando attivamente in collaborazione con il Governo, sul presupposto che gli obiettivi e gli strumenti che si stanno definendo incideranno fortemente sulla possibilità per la Regione di caratterizzare l’utilizzo dei prossimi fondi strutturali, segnala alcuni ulteriori elementi di attenzione. Il primo riguarda le priorità territoriali indicate dal Governo, incentrate sulle città metropolitane e sulle aree interne. Da un lato segnala, infatti, la necessità di equilibrare le risorse che saranno destinate alle città metropolitane con le risorse da destinare ai comuni medio-piccoli, molto numerosi nella nostra realtà e interessati di recente dall’operazione di riordino territoriale attuata dalla Regione e incentrata sul ruolo delle Unioni di comuni. Dall’altro per la nostra Regione le aree interne coincidono con le zone montane, le cui specificità rischiano di non essere adeguatamente valorizzate nell’ambito delle priorità delineate dal Governo. Inoltre, con riferimento all’allocazione delle risorse sul Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), che consente di investire in infrastrutture, imprese, innovazione, e sul Fondo sociale europeo (FSE), che sostiene le politiche di formazione, occupazione, ricerca e inclusione sociale, è importante cercare di non ridimensionare, ma anzi incrementare, la quota di risorse UE su tutti e due i fondi, e, laddove non sia possibile, prevedere meccanismi di elasticità che consentano di gestirli in modo tale da garantire l’attuazione delle politiche regionali nei vari settori. Il tema della efficacia della politica di coesione è strettamente connesso alla capacità di spesa delle risorse e fa emergere le grandi differenze che caratterizzano le Regioni italiane. In questo senso è fondamentale che la politica di coesione non venga intesa come sostituzione della spesa pubblica nazionale, ma sia effettivamente incentrata sulla crescita. In merito all’efficace capacità di spesa dei fondi strutturali, osserva che, pur a fronte di Regioni virtuose come l’Emilia-Romagna, l’Italia continua a trovarsi agli ultimi posti in ambito europeo, e segnala, quindi, la necessità di introdurre meccanismi premiali a favore dei territori con maggiore capacità di programmazione e gestione che continuano a trovare forti ostacoli nei vincoli del patto di stabilità e nel conseguente reperimento delle risorse per il cofinanziamento dei programmi. Sul piano interno, infine, invita il Governo nazionale e adoperarsi affinché in questa delicata fase di programmazione e nel successivo monitoraggio dei risultati siano attivati tutti gli strumenti di coinvolgimento e cooperazione tra i diversi livelli territoriali e le parti sociali. Quando si parla di programmazione di risorse essenziali per la strategia di sviluppo economico e sociale della regione nei prossimi anni, in una fase di crisi economica e occupazionale come quella attuale, adottare un approccio inclusivo e bottom-up, che tenga conto delle reali esigenze del territorio, diventa infatti imprescindibile;

     

    b) in vista del prossimo ciclo di programmazione dei fondi strutturali 2014-2020, sottolinea lo stretto collegamento tra le iniziative preannunciate dal programma di lavoro della Commissione europea per il 2013 relative alla formazione, occupazione, ma anche innovazione e ricerca e l’importanza del Fondo sociale europeo (FSE) come strumento per la programmazione e attuazione delle politiche regionali. Evidenzia, quindi, la necessità di non ridimensionare, ma anzi incrementare, la quota di risorse a valere sul FSE e sulle relative politiche sottolineando che il livello di programmazione più adeguato a programmare e attuare intereventi mirati alle persone è, e deve restare, quello a scala regionale. Sottolinea, inoltre, la necessità di orientare le nuove politiche per la formazione e l’occupazione su settori innovativi e in grande espansione come green economy, TIC, servizi alla persona e turismo, da intendersi, però, non solo come settori economici “a se stanti”, in grado di generare occupazione qualificata, ma anche come elementi di trasformazione, crescita e sviluppo di tutti i diversi settori e comparti economici, in base ad un approccio trasversale in grado di garantire realmente importanti ricadute quantitative e qualitative sull’occupazione, anche in termini di riqualificazione professionale;

     

    c) evidenzia, alla luce dell’aggiornamento sull’avanzamento dei negoziati che riguardano il prossimo periodo di programmazione dei Fondi strutturali 2014-2020, l’importanza di prevede un’adeguata dotazione finanziaria a livello europeo a sostegno degli obiettivi di coesione e inclusione sociale, sia nell’ambito dei fondi strutturali, che degli altri programmi di finanziamento specificamente dedicati. Inoltre, in vista della definizione dei prossimi programmi operativi regionali e in coerenza con la strategia “Europa 2020”, sottolinea il nuovo ruolo che assumerà il Fondo sociale europeo nella promozione dell’inclusione sociale e della lotta alla povertà attraverso la piena valorizzazione delle politiche occupazionali come elemento chiave delle politiche attive per l’inclusione, nella consapevolezza, però, data l’attuale fase di crisi economica e occupazionale, di dover accompagnare queste politiche anche con azioni dirette di contrasto alla povertà, nell’ambito delle politiche sociali;

     

    d) evidenzia l’importanza del turismo come settore centrale dell’economia della Regione e potenzialmente trainante in questa fase di forte crisi economica. In quest’ottica richiama l’attenzione sulla necessità di dare piena attuazione all’articolo 195 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE), che introduce per la prima volta una competenza dell’UE sul turismo per supportare e rafforzare l’innovazione e la competitività delle imprese del settore, nel rispetto e valorizzazione delle specificità che caratterizzano i sistemi turistici dei diversi Stati membri, nonché di adottare una strategia europea condivisa sul turismo in grado di rendere l’Europa competitiva e concorrenziale rispetto ai paesi extra-UE, anche attraverso progetti realizzati congiuntamente dagli Stati membri. Sottolinea che proprio i Paesi dell’area euro al momento più in difficoltà sono quelli a maggiore vocazione turistica e con significative potenzialità di sviluppo del settore sia in termini di crescita economica che occupazionale. In questo senso, rinnova l’invito a puntare sempre di più, anche a livello regionale, sullo sviluppo e l’innovazione del settore turismo attraverso l’integrazione delle politiche nell’ambito degli obiettivi di coesione sociale, economica e territoriale, soprattutto nella fase di definizione dei prossimi programmi operativi regionali relativi al periodo di programmazione finanziaria 2014 – 2020. Il nuovo ciclo di programmazione dei fondi strutturali, infatti, sarà un’importante occasione per programmare, sviluppare e sostenere concretamente politiche del turismo innovative, integrate e sostenibili che tengano conto della nostra specificità territoriale anche nell’ottica di un incremento quantitativo e qualitativo dell’occupazione nel settore e dei servizi offerti. Inoltre, con riferimento al tema delle concessioni demaniali a finalità turistico ricreative, ribadisce la necessità di mantenere grande attenzione sul tema, affinché la disciplina che dovrà essere definita dallo Stato sia improntata ai principi di concorrenza e libera prestazione di servizi e rappresenti l'opportunità di valorizzare e promuovere le eccellenze dell’offerta turistica a livello regionale.

     

    e) segnala l’importanza del tema della definizione e attuabilità delle politiche ambientali in relazione alle risorse finanziarie. La progressiva riduzione dei trasferimenti da parte della Stato a partire dal 2010, ha fatto sì che attualmente il settore ambiente non abbia più alcun flusso di risorse dedicate in entrata. A livello europeo l’ambiente è inteso giustamente come “un valore trasversale” da integrare in tutti i settori e le politiche, impostazione che emerge anche nei documenti relativi al prossimo programma di azione ambientale, peraltro in continuità con quanto già previsto nel Sesto programma di azione. Rileva che la trasversalità delle politiche non deve renderne residuale e inefficace l’applicazione e deve quantomeno consentire il rispetto dei vincoli e degli obblighi che in questa materia derivano per la maggior parte proprio dall’ordinamento e dagli indirizzi dell’Unione europea; segnala, quindi, la necessità che il prossimo quadro finanziario pluriennale (QFP) preveda adeguati stanziamenti di risorse per garantire la concreta attuabilità delle politiche ambientali e invita la Giunta, in fase di negoziazione sulla programmazione nazionale e nella successiva fase di definizione dei programmi operativi regionali relativi al prossimo ciclo di programmazione dei fondi strutturali per il periodo 2014-2020, ad affiancare all’approccio trasversale la previsione di adeguati finanziamenti mirati sull’ambiente, la cui programmazione dovrebbe far capo al settore specifico, unica modalità questa che consente di contemperare realmente le istanze di sviluppo e quelle di sostenibilità.

     

    f) Evidenzia che la Politica agricola comune (PAC) rappresenta uno dei settori in cui maggiore è stato l’impatto delle riforme istituzionali introdotte dal Trattato di Lisbona, che ha conferito un ruolo centrale al Parlamento europeo, ormai sostanzialmente equiparato al Consiglio dell’UE nel suo ruolo di codecisore e colegislatore. Il Parlamento europeo ha assunto un ruolo chiave nei negoziati tutt’ora in corso sul bilancio dell’Unione europea facendosi portavoce di molte istanze provenienti dagli Stati membri, in particolare di quelli dell’Area mediterranea, e dai territori e proponendo, sulla base di maggioranze particolarmente qualificate, modifiche importanti al “pacchetto” di nuovi regolamenti sulla prossima PAC presentato dalla Commissione europea nel 2011. Su quest’ultima problematica le posizioni assunte dal Parlamento su una serie di questioni chiave appaiono, sostanzialmente, in piena sintonia con le aspettative e le richieste del modo agricolo e agroalimentare della Regione Emilia-Romagna. In un momento molto delicato dei negoziati, valuta positivamente le proposte di modifica avanzate su diversi temi cruciali, con particolare riferimento all’introduzione di meccanismi più elastici e graduali in grado di accompagnare la riforma del settore per i prossimi dieci anni limitando l’impatto negativo su sistemi agricoli molto diversi tra loro a livello europeo. Segnala, dunque, la necessità di seguire i negoziati in corso, e invita la Giunta a continuare a sostenere le proposte di revisione tuttora in discussione sul parametro della superficie, quale unico criterio di distribuzione delle risorse, sulle misure relative al rinverdimento (o greening) per l’utilizzo sostenibile dei suoli, sull’introduzione di un tetto ai pagamenti diretti alle grandi e grandissime aziende (cd. capping), sugli aiuti ai giovani agricoltori e, infine, sulla necessità, in materia di interventi per lo sviluppo del comparto della trasformazione dei prodotti agricoli, di una chiara distinzione tra cooperative di agricoltori e grandi imprese private nella valutazione dei parametri per l’accesso a contributi europei. Sottolinea positivamente l’introduzione del meccanismo di disimpegno delle risorse a livello nazionale che dovrebbe consentirne, in caso di mancato utilizzo, la riallocazione da parte dello Stato membro a favore delle Regioni più virtuose e auspica che nel corso del negoziato siano definitivamente accolte le proposte sulla definizione di agricoltore professionale quale beneficiario dei pagamenti diretti. A questo riguardo evidenzia il ruolo che la Giunta ha svolto in tutte le sedi nazionali ed europee e la positività dei risultati raggiunti su temi fondamentali per il territorio, quali la valorizzazione e la tutela della qualità dei prodotti e delle specialità tradizionali, nonché la sicurezza alimentare delle produzioni. Ribadisce l’importanza, in un momento cruciale dei negoziati, di attivare tutti i possibili canali per continuare a sostenere le attuali proposte di modifica e intervenire sugli elementi critici ancora esistenti, coinvolgendo costantemente la delegazione italiana al Parlamento europeo come importante interlocutore in grado di veicolare e sostenere le istanze della Regione. In particolare, con riferimento al II pilastro (Sviluppo rurale) diretto a finanziare il programma di sviluppo rurale (PSR) che la Regione adotterà dopo il 2015 (anno in cui è stato previsto lo slittamento dell’avvio della nuova PAC), sottolinea positivamente che l’ammontare delle risorse finanziarie non dovrebbe discostarsi in modo significativo da quanto stanziato nel precedente periodo di programmazione. Nel contempo rileva che sullo sviluppo rurale sono state introdotte nuove misure di finanziamento che rappresentano una importante innovazione, ma rischiano di ridurre la disponibilità di risorse da destinare a questo settore di intervento cruciale per il futuro della nostra agricoltura. Più nel dettaglio, la gestione del rischio per le imprese agricole attraverso l’introduzione di misure di contrasto alla volatilità dei prezzi all’origine, come assicurazioni sul reddito d’impresa o fondi mutualistici con le stesse finalità, il tema della ricerca e dell’innovazione in agricoltura essenziale nei prossimi anni e, non ultimo, il tema della tutela delle risorse idriche e dell’acqua rappresenteranno la nuova frontiera delle politiche di sviluppo rurale e necessiteranno di adeguati finanziamenti. Assicurazioni sul reddito delle imprese, acqua, ricerca e innovazione sono i tre grandi nodi non ancora sciolti per garantire il futuro del settore e sui quali dovranno convergere non solo finanziamenti, in misura adeguata, provenienti della PAC, ma anche dagli altri fondi strutturali. Il tema innovazione e ricerca in agricoltura, in particolare, oltre ad essere estremamente sentito dagli operatori sul territorio, presuppone un cambiamento di approccio culturale verso l’agricoltura e una strategia più ampia che punti, ad esempio, sull’infrastrutturazione tecnologica delle aree rurali attraverso l’introduzione della banda larga e su nuove strategie di sfruttamento e gestione del suolo. Investire adeguatamente adesso in ricerca e innovazione, inoltre, rappresenta il primo passo per poter rispondere al problema della crescente domanda alimentare a livello mondiale a fronte, ormai da diversi anni, di un incremento dell’offerta in grado di coprire meno della metà della domanda e dell’impatto che si determinerà nel medio e lungo periodo sulla politica agricola europea e a cascata, sulle politiche agricole nazionali e regionali.

     

    g) segnala, con riferimento al settore pesca e in particolare all’acquacoltura, la decisione della Commissione europea, a seguito di specifici studi scientifici orientati a valutare il possibile impatto sulla salute e sull’ambiente, di avviare il percorso per l’adeguamento dei livelli massimi per le yessotossine e altre biotossine nei molluschi bivalvi destinati al consumo umano. L’introduzione della modifica a livello europeo e il conseguente adeguamento del nostro ordinamento potrebbero avere un impatto positivo per gli operatori del settore, in un momento di particolare crisi economica e occupazionale.

     

    h) Evidenzia che la promozione della parità di genere contribuisce attivamente e concretamente all’attuazione della Strategia Europa 2020 e al conseguimento del suo principale obiettivo: una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva e ribadisce che la promozione della parità di genere deve costituire un approccio metodologico trasversale (principio del mainstreaming) per la programmazione e definizione di tutte le politiche di settore, nonché l’importanza di sviluppare una sempre maggiore consapevolezza del ruolo che le diverse politiche devono svolgere per rimuovere gli ostacoli tutt’ora esistenti. Sottolinea l’importanza della Strategia per la parità tra donne e uomini 2010-2015, che rappresenta un fondamentale punto di riferimento dell’azione regionale finalizzata a promuovere lo sviluppo delle singole politiche regionali secondo una prospettiva di genere, ma rileva che l’efficace promozione delle politiche di genere rende necessaria anche l’individuazione di iniziative e azioni correttive di sistema specifiche e valutabili, riconducibili agli orientamenti europei, in grado di supportare il comporsi di un sentire comune ispirato a principi di uguaglianza e parità. Evidenzia, inoltre, che l’anno della cittadinanza europea rappresenta una importante occasione per coinvolgere tutte le agenzie educative e culturali in un processo di cambiamento sostanziale e profondo dei presupposti della convivenza civile che non può prescindere dalla democrazia paritaria e dall'uguaglianza sostanziale dei cittadini e delle cittadine europei, nel rispetto di ciascuno e contro la violenza verso le donne.

     

    Con riferimento al metodo di lavoro della Regione Emilia-Romagna in merito alla partecipazione al processo decisionale dell’Unione europea,

     

    i) si impegna a coinvolgere sempre di più la società civile, i cittadini e le imprese del nostro territorio, individuando modalità e strumenti per ampliarne la partecipazione durante i lavori relativi alla Sessione europea e, successivamente, in occasione della partecipazione regionale alla fase ascendente nel corso dell’anno, attivando le procedure di consultazione del pubblico sui temi oggetto di interesse per la Regione, così da poter definire la posizione regionale sulle singole iniziative e proposte dell’Unione europea anche sulla base delle esigenze segnalate dai soggetti interessati;

     

    l) si impegna a continuare a rafforzare il dialogo avviato con i Parlamentari europei nella prospettiva di porre le basi per una collaborazione sempre più diretta e attiva con il Parlamento europeo che, a seguito dell’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, ha assunto il ruolo di colegislatore equiparato al Consiglio dell’UE e dotato, quindi, di forti prerogative di intervento nei processi decisionali che portano all’adozione degli atti europei, diventando un interlocutore fondamentale per gli Stati membri e i territori, in grado di veicolarne le istanze in Europa;

     

    m) si impegna, concluso il processo di riforma della legge n. 11 del 2005 con l’approvazione della legge 24 dicembre 2012, n. 234 (Norme generali sulla partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea), ad adeguare la legge regionale n. 16 del 2008;

     

    Con riferimento alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla formazione del diritto dell’Unione europea (cd. fase ascendente),

     

    n) Rileva l’interesse prioritario della Regione Emilia-Romagna in riferimento ai seguenti atti ed iniziative preannunciate dalla Commissione europea nel proprio Programma di lavoro per il 2013: Iniziativa sulla fatturazione elettronica nel settore degli appalti pubblici; Integrazione dei rom; Internazionalizzazione dell’istruzione  superiore; Mercato interno del trasporto su strada - Accesso al mercato del trasporto di merci su strada e accesso all’attività di trasportatore su strada; Proposte volte a rafforzare i sistemi di partenariato per la ricerca e l’innovazione nel quadro di Orizzonte 2020; Revisione della strategia tematica sull’inquinamento atmosferico e legislazione correlata; Modernizzazione degli aiuti di Stato: regolamento generale di esenzione per categoria (800/2008) e Modernizzazione degli aiuti di Stato nei settori chiave; Revisione del quadro politico e normativo per la produzione biologica; Ammodernamento dei servizi pubblici dell’occupazione; Quadro di valutazione ambientale climatica ed energetica ai fini dell’estrazione sicura di idrocarburi non convenzionali; Revisione della politica e della legislazione in materia di rifiuti; Pacchetto igiene (revisione). Ribadisce l’interesse per l’iniziativa segnalata nel corso della Sessione comunitaria 2012 e non ancora presentata: Marchio europeo nel settore del turismo e segnala, inoltre, anche se non prevista nel programma di lavoro della Commissione europea per il 2013, l’interesse per la seguente iniziativa: Mid-term review of the Strategy for equality between women and men (2010- 2015);

     

    o) impegna l’Assemblea e la Giunta regionale a valutare, al momento della effettiva presentazione degli atti, l’opportunità di inviare osservazioni al Governo ai sensi della legge n. 234 del 2013, articolo 24, comma 3, per gli aspetti di competenza regionale, oltre all’eventuale esame della sussidiarietà delle proposte legislative da parte dell’Assemblea;

     

    p) impegna la Giunta e l’Assemblea ad assicurare il massimo raccordo in fase ascendente, informandosi tempestivamente e reciprocamente all’avvio dell’esame degli atti, in occasione del controllo di merito e del controllo di sussidiarietà, sia degli atti indicati nella Sessione europea che di ulteriori atti eventualmente presi in esame;

     

    q) sottolinea l’importanza di assicurare, da parte della Giunta regionale, l’informazione circa il seguito dato alle iniziative dell’Unione europea sulle quali la Regione ha formulato osservazioni e sulle posizioni assunte a livello europeo e nazionale, in particolare in sede di Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.

     

    Con riferimento alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla attuazione del diritto dell’Unione europea (cd. fase discendente),

     

    r) invita la Giunta a verificare la possibilità, a seguito del monitoraggio sul completamento del recepimento statale della direttiva 2006/123/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 dicembre 2006 relativa ai servizi nel mercato interno (cd. direttiva servizi), di procedere alla presentazione del progetto di legge europea regionale, segnalando quali priorità di intervento per l’adeguamento dell’ordinamento regionale: l’estensione dell’istituto della SCIA all’apertura dei pubblici esercizi non soggetti a pianificazione comunale e delle agenzie di viaggio; il superamento del divieto di svolgimento di attività accessorie in locali indipendenti da parte delle agenzie di viaggio; il superamento espresso del regime autorizzatorio in materia fieristica;

     

    s) invita la Giunta a monitorare il processo di recepimento statale, effettuando al contempo tutte le verifiche necessarie a garantire il successivo rapido adeguamento dell’ordinamento regionale, delle seguenti direttive: direttiva 2010/31/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 maggio 2010 sulla prestazione energetica nell’edilizia; direttiva 2010/75/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 24 novembre 2010 relativa alle emissioni industriali (prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento); direttiva 2011/24/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 9 marzo 2011 concernente l'applicazione dei diritti dei pazienti relativi all'assistenza sanitaria transfrontaliera e direttiva 2012/27/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 25 ottobre 2012 sull'efficienza energetica, che modifica le direttive 2009/125/CE e 2010/30/UE e abroga le direttive 2004/8/CE e 2006/32/CE;

     

    t) invita la Giunta a monitorare l’iter legislativo delle proposte di atti legislativi europei sui quali la Regione si è pronunciata in fase ascendente, così da verificare, una volta approvate, le eventuali disposizioni di competenza regionale e garantire il rapido adeguamento dell’ordinamento ricorrendo, laddove possibile, allo strumento della legge europea regionale, previsto dalla legge regionale n. 16 del 2008;

     

    u) invita la Giunta ad adoperarsi nelle opportune sedi perché sia data rapida attuazione all’articolo 40, comma 5, della legge n. 234 del 2012, laddove prevede che “(…) Il Presidente del Consiglio dei Ministri o il Ministro per gli affari europei ogni sei mesi informa le Camere sullo stato di recepimento delle direttive europee da parte delle regioni e delle province autonome nelle materie di loro competenza, secondo modalità di individuazione di tali direttive da definire con accordo in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano”, per facilitare l’individuazione delle direttive o altri atti europei che incidono su materie di competenza statale e regionale.

     

    Al fine di favorire la massima circolazione orizzontale e verticale delle informazioni,

     

    v) si adopererà per la realizzazione in tempi brevi dell’apposita banca dati attualmente in via di implementazione, accessibile dal sito internet dell’Assemblea legislativa, che costituirà il punto di raccolta unitario per i cittadini e gli altri soggetti interessati delle informazioni sulle attività di partecipazione ai processi decisionali europei;

     

    w) si impegna a mantenere un rapporto costante con il Parlamento europeo, il Comitato delle Regioni, anche tramite il Network Sussidiarietà e la rete REGPEX, le altre Assemblee legislative regionali, italiane ed europee, favorendo lo scambio di informazioni sulle rispettive attività, la collaborazione, il confronto e lo scambio di buone pratiche al fine di intervenire precocemente nel processo decisionale europeo;

     

    x) ribadisce l’impegno a verificare nelle sedi più opportune il seguito dato alle osservazioni formulate sugli atti e le proposte legislative della Commissione europea e trasmesse con Risoluzione al Governo ai sensi della legge n. 234 del 2012, per contribuire alla definizione della posizione italiana da sostenere nei negoziati presso le Istituzioni europee, considerato che la stessa legge prevede che il Governo riferisca delle osservazioni che riceve dalle Regioni, del seguito dato e delle iniziative assunte nella Relazione consuntiva annuale al Parlamento nazionale;

     

    y) si impegna ad inviare la presente Risoluzione al Senato, alla Camera, al Governo – Dipartimento politiche europee, al Parlamento europeo, al Comitato delle Regioni, alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, alla Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome italiane e alla Conferenza delle Assemblee legislative regionali europee.

     


    [1] vedi Risoluzione n. 726 del 23 novembre 2010, recante "Indirizzi sulle modifiche alla legge n. 11 del 2005 per gli aspetti di interesse regionale, con particolare riferimento al ruolo delle Assemblee legislative.

    [2] Programma di lavoro della Commissione europea (Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Programma di lavoro della Commissione per il 2013 – COM (2012) final del 23.10.2012); Relazione sullo stato di conformità dell’ordinamento regionale all’ordinamento europeo per il 2012 e Rapporto conoscitivo all’Assemblea legislativa per la Sessione europea per l’anno 2013 (DGR ogg. n. 342/2013) predisposti dalla Giunta regionale.

    [3] Tra le diverse proposte di atti legislativi analizzate in questi anni si segnalano, ad esempio, le seguenti proposte di direttive: la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sugli orientamenti dell'Unione per sviluppo della rete transeuropea dei trasporti - COM(2011) 650 definitivo del 19 ottobre 2011; la Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sugli appalti pubblici - COM(2011) 896 definitivo del 20 dicembre 2011, la Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulle procedure d’appalto degli enti erogatori nei settori dell’acqua, dell’energia, dei trasporti e dei servizi postali - COM(2011) 895 definitivo del 20 dicembre 2011 e la Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio  sull’aggiudicazione dei contratti di concessione - COM(2011) 897 definitivo del 20 dicembre 2011; la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 2005/36/CE relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali e del regolamento […] relativo alla cooperazione amministrativa attraverso il sistema di informazione del mercato interno (IMI) - COM(2011) 883 definitivo del 19 dicembre 2011); proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2011/92/UE concernente la valutazione dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati COM(2012) 628 final. del 26 ottobre 2012.

    [4] La proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sull'efficienza energetica e che abroga le direttive 2004/8/CE e 2006/32/CE, è stato il primo caso di applicazione del Protocollo n. 2 sull’applicazione dei principi di sussidiarietà e proporzionalità allegato al Trattato di Lisbona, e in particolare delle disposizioni che consentono alle Assemblee regionali di collaborare con i rispettivi parlamenti nazionali nel controllo della sussidiarietà, in cui alcune osservazioni contenute nella Risoluzione della I Commissione n. 1660/2011, sono state recepite dalla 14a Commissione (Politiche dell’Unione europea) del Senato (parere del 28 settembre 2011) e sono poi confluite nella Risoluzione finale adottata dalla 10a Commissione (Industria, commercio, turismo) del Senato del 14 dicembre 2011.

     

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