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Legislatura IX - Commissione Parità - Verbale del 11/10/2013 antimeridiano

                 

     

                 

     

    Verbale n. 18

    Seduta dell’11 ottobre 2013

     

    Il giorno venerdì 11 ottobre 2013 alle ore 10.00 si è riunita presso la sede dell’Assemblea Legislativa in Bologna Viale A. Moro n. 50, la Commissione per la promozione di condizioni di piena parità tra donne e uomini, convocata con nota prot. n. 39352 del 7/10/2013.

     

    Partecipano alla seduta i Consiglieri:

     

    Cognome e nome

    Qualifica

    Gruppo

    Voto

     

    MORI Roberta

    Presidente

    Partito Democratico

    6

    presente

    MALAGUTI Mauro

    Vicepresidente

    PDL – Popolo della Libertà

    6

    presente

    MORICONI Rita

    Vicepresidente

    Partito Democratico

    5

    presente

    BARBATI Liana

    Componente

    Italia dei Valori – Lista Di Pietro

    2

    assente

    CAMORALI Cinzia

    Componente

    PDL – Popolo della Libertà

    5

    presente

    CASADEI Thomas

    Componente

    Partito Democratico

    4

    presente

    DEFRANCESCHI Andrea

    Componente

    Movimento 5 Stelle Beppegrillo.it

    1

    assente

    DONINI Monica

    Componente

    Federazione Della Sinistra

    2

    assente

    MANFREDINI Mauro

    Componente

    Lega Nord Padania Emilia e Romagna

    4

    presente

    MEO Gabriella

    Componente

    Sinistra Ecologia e Libertà – Idee Verdi

    2

    assente

    NOE’ Silvia

    Componente

    UDC – Unione di Centro

    1

    assente

    PARIANI Anna

    Componente

    Partito Democratico

    4

    presente

    RIVA Matteo

    Componente

    Gruppo Misto

    3

    assente

    SERRI Luciana

    Componente

    Partito Democratico

    5

    presente

     

    E’ presente la consigliera Paola MARANI

     

    Hanno partecipato ai lavori della Commissione: Gabriella OLIANI (Co-president dell’Associazione Women – Women of Mediterranean East and South European Network); Rossana PREUS (Gabinetto del Presidente della Giunta); Antonella BUSETTO (Servizio Segreteria e Affari generali della Giunta, Affari generali della Presidenza, Pari opportunità); Rudy GHEDINI (Servizio Informazione e Comunicazione istituzionale A.L.).

     

    Presiede la seduta: Roberta MORI

    Assiste il Segretario: Enzo MADONNA

    Resocontista: Enzo MADONNA

     


    La presidente MORI dichiara aperta la seduta alle ore 10.15.

     

    Sono, altresì, presenti i consiglieri Casadei, Manfredini, Malaguti, Marani, Moriconi, Pariani e Serri.

     

    -          Approvazione del verbale n. 17 del 17 settembre 2013.

     

    La commissione approva il verbale all’unanimità dei presenti.

     

    4544 - Relazione, ai sensi dell'art. 3, comma 2, della L.R. 15/2004, riguardante l'attività dell'Associazione Women per gli anni 2012-2013.

     

    La Presidente MORI ringrazia per la presenza la Dott.ssa Preus, la dirigente Antonella Busetto, che assiste ai lavori, e Oliani dell’Associazione Women, perché insieme alla Consigliera Marani, delegata dall’assemblea, provvederanno a relazionare sull’attività dell’Associazione Women per gli anni 2012 e 2013.

     

    La Consigliera Regionale MARANI fa il punto di una situazione in evoluzione rispetto a quelle che sono le indicazioni che l’Assemblea regionale e la Regione Emilia Romagna hanno assunto in relazione alle politiche internazionali di cooperazione, perché è evidente che un’associazione come Women, partecipata dalla Regione Emilia Romagna e partecipata da una rete di soggetti facenti riferimento ai mondi con i quali quest’associazione si relaziona, è uno strumento assolutamente importante che, in tempi come questi, con risorse sempre più esigue e una situazione in cui l’evoluzione delle politiche di cooperazione tiene conto dei cambiamenti, della situazione in evoluzione dal punto di vista socioeconomico dei Paesi con i quali storicamente la Regione Emilia Romagna ha collaborato, deve sapere aggiornare la propria progettualità rispetto a quelle che sono, da una parte, le risorse sempre più esigue e, dall’altra, le nuove emergenze e le nuove necessità con una frase magica, che sarebbe bello riuscire davvero a far diventare operativa, quale quella di riuscire a fare rete, a fare sistema, non disperdendo le iniziative e mettendo insieme le risorse e le competenze che ci sono, al fine di poter sviluppare al massimo, con efficacia, delle politiche di cooperazione che in questo caso, per quanto concerne l’associazione, riguardano due aree che sono state identificate nelle politiche regionali come le aree sulle quali concentrare particolarmente l’attenzione della Regione, ossia l’area dei Balcani e il bacino del Mediterraneo. All’Associazione Women partecipano alcune associazioni di donne che fanno parte di questi territori e con queste si sono costruite delle esperienze, nei luoghi in cui queste persone vivono, finalizzate a fare in modo che il contributo che si dà sia un contributo destinato a Paesi, in taluni dei quali la democrazia è un obiettivo ancora da raggiungere, dove le donne hanno avuto e hanno un protagonismo fortissimo e un grande bisogno – si pensi al Mediterraneo – di essere soggetti attivi nei processi di democratizzazione. Sono stati fatti diversi progetti che hanno dato una mano proprio a costruire sensibilità e un sistema democratico dal punto di vista del supporto a quelle che sono le necessità di conoscenza dal punto di vista istituzionale degli strumenti di consolidamento delle istituzioni democratiche.

    Il grande tema che si è costretti ad affrontare quotidianamente, nel dramma immigratorio, è quello di come queste popolazioni possono acquisire possibilità di crescita delle condizioni economiche e di vita dei loro Paesi, in modo da poter di fatto costruire dei ponti importanti che guardano alla formazione, al lavoro e alla possibilità che, partendo dalla condizione femminile, si possano costruire delle opportunità.

    In sostanza, l’associazione sta lavorando affinché la rete di Women possa essere rimotivata ad allargarsi ad altri soggetti che potrebbero cooperare per questi fini, perché nel tempo si è perduta la partecipazione dei primi enti che avevano aderito. Ciò si vuole fare facendo in modo che, proprio per questa necessità di fare sistema, nell’ambito delle politiche regionali, questa rete, di cui la Regione Emilia Romagna è socia, diventi davvero uno strumento affinché, nelle esperienze che si possono mettere in campo - e questa Commissione Consiliare, per gli obiettivi che si è data, contribuirà a mettere in campo ulteriori momenti di questo tipo – questa rete possa servire per poter utilizzare nelle politiche di sviluppo un sapere, una competenza e delle relazioni che in questi anni, attraverso la partecipazione attiva delle donne, hanno costruito processi di emancipazione, di crescita e di collaborazione che hanno portato a risultati positivi.

    La consigliera spiega di aver recentemente verificato che in Albania i progetti che sono stati messi in campo sono progetti che sicuramente non risolvono i problemi di quel Paese, ma hanno dato una mano molto grossa al cambiamento che è avvenuto in quel Paese, con questa voglia, quest’energia di riscatto che si legge e la possibilità di vedere, nella rete delle donne che collaborano all’interno di Women e che con essa hanno messo in campo alcuni progetti in questi anni, delle evoluzioni positive per quanto riguarda il lavoro, la formazione delle donne e la creazione di imprese da parte di gruppi di donne. A supporto di ciò, l’esperienza di un’azienda tessile con un centinaio di dipendenti donne che si è costruita, si è messa in campo dopo un corso di formazione che si è tenuto in loco attraverso il contributo di associazioni della rete che hanno lavorato in questo senso. Ci sono anche altri esempi di progetti ai quali si è partecipato che stanno tutti dentro a questo filone.

    È importante sapere che la Regione Emilia Romagna in quest’associazione, con un impegno minimale dal punto di vista economico (l’impegno diretto di bilancio che ha la Regione Emilia Romagna in quest’associazione è di circa 13. mila Euro all’anno), moltiplica l’effetto di collaborazione e di apporto di altri soggetti che fanno parte della rete e che consentono di partecipare a progetti, a bandi e a opportunità nelle quali si possono mettere in campo competenze, saperi e esperienze di collaborazione che stanno nelle associazioni che fanno parte della rete. Ritiene che il futuro sia questo: il tema della sussidiarietà lo si gioca davvero in situazioni in cui le istituzioni riescono a cooperare con tutto il mondo dell’associazionismo, con tutto il mondo del no profit, in modo da essere in grado davvero di riuscire a colmare, a integrare, ma anche a dare un valore aggiunto a quella progettualità che molto spesso le istituzioni oggi vedono difficile da realizzare per le difficoltà nelle quali si dibattono.

    Per chi è presente oggi è interessante che questo non sia solo un momento di adempimento formale, ma un modo per conoscere come talvolta, attraverso un impegno più politico che economico, di capacità di fare rete, di raccogliere esperienze e competenze e di lavorare insieme a quella che è la ricchezza del tessuto associativo della Regione Emilia Romagna, si possano mettere in campo delle esperienze importanti. Cede la parola a Gabriella Oliani per illustrare i progetti ai quali Women ha lavorato.

     

    La dott.ssa OLIANI ringrazia la consigliera Marani per aver esposto non solo la complessità di Women, ma anche le sfide che questa si trova davanti con rinnovato impegno per l’associazione di cui fa parte e per Women stessa, le quali riporteranno al loro interno, nei loro momenti collettivi, questa nuova prospettiva di come poter intercettare oggi le difficoltà facendole diventare uno stimolo, facendole diventare una nuova ripresa progettuale, non solo in termini di concretezza del progetto, ma del progetto come strumento per diffondere la loro mission: mission che è stata indicata molto bene dalla Consigliera Regionale Marani e che viene sintetizzata nella premessa che Women intende promuovere la società civile femminile e la presenza delle donne in luoghi pubblici, avviando scambi volti a istituire dignità alle donne in pace e in guerra, costituendo ponti, confini e oltreconfini.

    Ricorda che negli anni la rete si è costituita prima come rete informale, mentre l’associazione è stata costituita nel 2004, ad oggi comprende 17 organizzazioni italiane aderenti a Women e i partner del sud  del mondo nell’area dei Balcani e dell’area del Mediterraneo. È vero che ad oggi c’è stata una contrazione dal punto di vista dell’iscrizione dei partner, soprattutto degli enti locali italiani, viste le difficoltà di bilancio, e allora la vera scommessa e sfida, alla quale accennava la Consigliera Marani, è proprio quella di riuscire a lavorare ugualmente a prescindere dall’adesione formale rispetto ai vincoli d’iscrizione e di quote associative, rimanendo in rete con le associazioni e gli enti locali rispetto a ciò che è stato fatto in questi anni.

    In breve, per quanto riguarda la presentazione delle attività a cavallo tra il 2012 e il 2013, a febbraio è stata presentata una carrellata degli anni di progettazione, lunga ma necessaria; oggi viene presentata la relazione dell’ultimo anno tra il 2012 e il 2013, con la chiusura del progetto del sud Mediterraneo – Palestina, il Piano Donna Palestina: un programma di Women che è iniziato addirittura nel 2001/2003, ancora prima che questa fosse un’associazione formalizzata e che, nell’ultima parte del progetto, ha visto nel Piano Donna 2008 un’intensità di piani proprio nella dimensione dell’empowerment lavorativo. Nell’ultima parte del progetto Piano Donna Palestina sono state intensificate non solo le attività che portano all’empowerment di genere della condizione dei diritti sociosanitari, dei diritti delle donne e dei diritti al lavoro, ma anche le attività economiche, ossia le tante cooperative associate partner dell’associazione, cooperative agricole in ambito rurale e cooperative di artigiani donne. Un’altra fondamentale attività che è stata portata è quella dei nuovi lavori: non ci sono solamente i lavori delle cooperative, bensì è stato introdotto il diritto a poter esercitare in modo professionale gli ambiti della comunicazione. Sono stati introdotti per la prima volta dei corsi per registe palestinesi che hanno portato alla produzione di nove cortometraggi, che è stato molto complesso realizzare.

    La dottoressa invita a organizzare nuovamente la proiezione dei nove cortometraggi, dai quali emerge la capacità professionale che il progetto ha potuto offrire a queste donne palestinesi. Un avanzamento non è facile: si parla di artigianato, di ambito rurale e improvvisamente è stata fatta una grande selezione e preparazione di donne registe, alcune delle quali hanno vinto dei premi in Europa e in Italia, per cui l’invito è a organizzare, insieme alla Commissione pari opportunità, queste proiezioni, per andare a vedere la struttura e l’evoluzione culturale di queste donne. Questo progetto che ha avuto luci e ombre ed è stato faticoso, ma alla fine ha avuto dei risultati notevoli, è stato terminato ed è stato messo nella relazione 2012, perché è un risultato di completamento amministrativo.

    Passando ad un altro progetto terminato nel 2012, sempre dal punto di vista amministrativo, si tratta di un progetto non delle aree tipiche dei Balcani e del Mediterraneo, ma della Somalia, dove Women ha esercitato per tanti anni insieme alle associazioni di donne somale e imprenditrici somale, un grande lavoro, anche se era fuori area, proprio per la capacità e l’importanza del lavoro di empowerment della leadership femminile che le associazioni somale hanno portato avanti in tutto il periodo della guerra e ancora oggi. Questo progetto era un progetto d’emergenza a cui è stato risposto proprio per aiutare i centri sanitari di Mogadiscio nella parte di assistenza medico sanitaria contro le violenze che le donne stanno subendo presso i campi profughi. È stato molto importante, è stato un aiuto economico dato alle associazioni somale partner di Women: anche questo è stato messo in campo perché completava un aspetto amministrativo formale.

    Per quanto riguarda Albania e Montenegro, il progetto si è concluso ad agosto ed è stato illustrato prima dalla Consigliera Regionale Paola Marani. È un progetto iniziato due anni fa ed è un progetto che vedeva l’istituzione di sportelli e centri  di orientamento di genere sia a Durazzo, in Albania, che a Ulcinj in Montenegro. Women era partner del progetto e ha gestito direttamente la formazione delle formatrici degli sportelli in merito a che cosa vuol dire gestire uno sportello d’indirizzo ai diritti, uno sportello di orientamento al lavoro, uno sportello che possa dare ascolto e implementare le attività economiche delle donne. È stato grazie all’affidamento di queste consulenze a una delle associazioni fondatrici di Women, la Orlando, che si è riusciti a fare più di 49 incontri formativi sia a Durazzo che a Ulcinj e i risultati sono stati molto positivi, perché sono stati formati venti operatrici di sportello di genere a Durazzo e Ulcinj, nel Montenegro. Ovviamente le beneficiarie complessive sono state più di 600 donne nella zona di Durazzo e 300 nella zona del montenegrino, proprio perché queste dovevano avviare una parte fondamentale: l’implementazione di attività economiche. Oltre alla gestione degli sportelli, il progetto ha portato avanti uno scambio e un approfondimento formativo nel settore del tessile e della sartoria, nel settore dell’informatica (sono stati organizzati dei corsi per la rete, il computer etc.) e nel settore generale dell’artigianato, offrendo degli approfondimenti sull’utilizzo degli strumenti del microcredito. Nel 2013, proprio in quest’ultimo periodo, la chiusura del progetto per Women ha portato a ospitare la rappresentanza delle formatrici formate proprio a Durazzo e a Ulcinj in Italia, dove è stato possibile offrire loro un ulteriore scambio e approfondimento con imprese della Cna dei territori di Forlì e di Ravenna e con imprese o associazioni che praticano il microcredito, tra le quali il Mag, che aveva già fatto delle formazioni in loco. Questo scambio di visite che si è svolto a luglio è stato effettivamente un rafforzamento di reti di attività economiche qua e là, in cui sono state messe in rete delle nostre associazioni e imprese artigianali con la sponda e con le operatrici di Durazzo e di Ulcinj. Si è concluso ad agosto, adesso dovrà essere completata la parte formale. Questi sono i risultati. 

    L’ultimo, non meno importante, è un progetto che suscita molto orgoglio, perché si parla sempre di Palestina, si parla di Israele e di processi di pace: è stata data adesione a una progettazione, Fair Trade Fair Peace, il cui significato è unificare tramite il commercio ecosolidale un tentativo di dialogo oltre il conflitto tra Israele e Palestina. È un progetto che sostiene un’associazione israeliana e un’associazione palestinese che svolgono attività di secondo livello verso artigiani, donne e uomini palestinesi nella zona di Betlemme e artigiani donne e uomini, ma soprattutto donne, nella zona della Galilea e di Nazareth, diretti da associazioni israeliane. Questa è una delle concrete forme mediante le quali si può costruire il dialogo, dialogo che si può costruire con gli strumenti di scambio di pace e di lavoro: sono attività che hanno generato reddito, ma anche empowerment. Vi è stata poi una missione di pochi giorni fa, per la quale si è venuti in regione a presentare all’assessorato alla cooperazione e alla Presidente Mori delle pari opportunità le due organizzazioni israeliana e palestinese, sentendo dalla loro voce come è possibile, in realtà, che sia israeliani che palestinesi possano lavorare insieme; i risultati dal punto di vista concreto sono stati la creazione di sette linee di prodotti artigianali dove un prodotto viene realizzato dalle donne guidate dall’associazione israeliana e un prodotto viene realizzato dalle zone palestinesi di Betlemme, poi vengono messi insieme e confezionati insieme. Per il mercato quest’originalità di prodotti artigianali dell’ecosolidale viene fatta con un articolo palestinese e con un articolo prodotto in Israele, i quali vengono confezionati e promossi insieme proprio avendo come sfondo di obiettivo che la pace è possibile e concreta e il dialogo pure.

    Infine, si dichiara disponibile a rispondere a domande o a effettuare ulteriori approfondimenti soprattutto in merito a questo progetto Fair Trade Fair Peace, che è ancora in corso. Women ha aderito a una seconda progettualità che non si sa se sarà approvata dalla Regione Emilia Romagna, perché poi il progetto Fair Trade Fair Peace incrocia un programma di trenta mesi dell’Unione Europea, è una coprogettazione promossa dall’Unione Europea e questo ha dato possibilità di arricchimento non solo nella parte formativa, ma nella linea di prodotti.

     

    La presidente MORI ringrazia la consigliera Marani e la dott.ssa Oliani per le loro esposizioni. Prima di dare la parola ai commissari per i loro sottolinea il grande valore dei progetti dell’associazione Women soprattutto riguardo al lavoro fatto con Israele e la Palestina: quando faceva la Sindaca, aveva avuto l’occasione di frequentare quei luoghi e non pensava fosse possibile arrivare a una soluzione di conciliazione dal basso attraverso le donne, mediante la via del lavoro, che è sempre molto emancipativa. Ritiene che sia straordinario perché, al di là della necessaria negoziazione diplomatica tra i governi, c’è una spinta dal basso verso la pace e la cooperazione che si cerca di favorire attraverso i progetti della rete Women.

     

    Il consigliere MALAGUTI si dichiara convinto della bontà di questi progetti in loco in senso generale e, pensando ai problemi e a tutte le questioni legate all’immigrazione clandestina, riflette sul fatto che l’Italia è un Paese di 50 milioni di abitanti, mentre l’Africa è un continente di 1 miliardo di persone, delle quali 700 milioni versano in stato di povertà, guerra e così via, per cui, per quanto si possa fare e per quanto si cerchi di accogliere queste persone, il problema non si risolverà mai, così come non si risolverà il problema delle mafie che speculano dietro queste tristissime vicende umane. Anche lì, come in tutte le altre questioni, vi sono problematiche forti, pertanto crede che l’aiuto vada dato sul territorio in cui vi sono i problemi e ribadisce il proprio convincimento della bontà di questi progetti.

     

    Il consigliere MANFREDINI condivide le considerazioni del consigliere Malaguti. È stata chiamata sfida ed è veramente una sfida: per cercare di facilitare e per cercare di aiutare queste persone che devono essere aiutate nei loro posti, per evitare problemi come quelli che sono accaduti poco tempo fa, cercando di farle sviluppare e di farle crescere. Avendo Women relazioni con altre realtà che riguardano diversi Paesi, tra i quali, in particolare, quelli che sono più difficili, come Palestina, Africa etc., ritiene i progetti che sono stati fatti straordinari, soprattutto per gli importi a disposizione: 13 mila Euro l’anno costituiscono veramente una sfida, con un progetto ambiziosissimo. Sicuramente i contributi dovrebbero essere maggiori e occorrerà verificare cosa si potrà fare o chiedere in sede di bilancio. Il consigliere vorrebbe capire come vengono accolti questi progetti dai governi locali. Chiede se, andando lì, si abbiano rapporti con i governi locali per cercare di ampliare, di allargare e soprattutto, avendo questi progetti anche altre associazioni che vengono da fuori dall’Italia, chiede quale sia il loro contributo e l’impegno che queste elargiscono, nella prospettiva di poter fare squadra per cercare di farli crescere, così non da risolvere, perché il numero di abitanti è talmente alto che sarà difficile, ma di svolgere un lavoro che possa dare i primi frutti e, di conseguenza, un po’ di speranze per il domani. 

     

    La dott.ssa OLIANI conferma le difficoltà, avendo già relazionato rispetto agli altri progetti che sono stati gestiti in passato in Palestina. C’è stato un lungo processo di dialogo tra donne palestinesi e donne israeliane sulla pace che non era un progetto cofinanziato dalla Regione Emilia Romagna, però a un certo punto nella seconda intifada ha subito un arresto fortissimo, perché le donne non avevano la possibilità di dialogare, pertanto se ne è preso atto sia con le partner israeliane che con quelle palestinesi. Per fortuna si è andati oltre e questo è sempre possibile in certe situazioni di conflitto.

    Crede però che oggi si possa ritenere che, sia nei Balcani che nel Mediterraneo, le associazioni partner locali siano molto radicate, in primo luogo nella società civile e, in secondo luogo, nelle municipalità e nei governi dei distretti locali. A volte è difficile, a seconda del tipo di realtà: adesso si parla della situazione del Mediterraneo, non sono stati citati progetti nel Mediterraneo, ma, prendendo l’esempio della Palestina stessa e della West Bank, sono in essere relazioni con tutte le municipalità e ci sono stati dei Sindaci donna che hanno partecipato ai progetti, soprattutto al Piano Donna Palestina. Rispetto a questo è stato sempre più rafforzato, in primis in Albania, un grande lavoro grazie alla componente di Women che è la parte degli enti locali: le partner di Women, che sono enti locali, hanno nella loro mission quello che viene definito l’istitutional building, il rafforzamento delle strutture stesse di governance e di welfare degli enti locali. Questo è stato possibile moltissimo in Albania: a Scutari si sono ottenuti molti risultati positivi non solo grazie all’associazione di Scutari partner; questo è sempre un punto di vista che viene tenuto ben presente, e a maggior ragione si incentiva la complessità della formazione della rete Women, che deve essere di più soggetti tra cui enti locali e non solo associazioni, proprio perché è grazie a questo che si possono portare più scambi di esperienze e di competenze. Ovviamente oggi nei Paesi dell’area dei Balcani e del Mediterraneo i partner formati di Women sono associazioni, non ci sono enti locali, mentre lavoriamo con enti locali nei vari Paesi.

    Riguardo i contributi, effettivamente la fatica è dovuta al fatto che vengono meno delle quote, perché ci sono degli enti locali che non possono più aderire alla quota associativa, benché minima, a causa dei tagli noti a tutti. Lo sforzo è di lavorare molto per programmi generali, incrociando quello che oggi mette a disposizione la coprogettazione: non si sarebbero potuti portare avanti in tutti questi anni questi progetti, se non fossero state intercettate sia risorse locali e di Ministeri, proprio per rafforzare il dialogo con gli enti locali dei vari Paesi, che della progettazione del Ministero Affari Esteri e dell’Unione Europea.

     

    Entra Camorali

     

    Il consigliere MANFREDINI ribadisce la necessità che si insista affinché quelli che davano contributi continuino a farlo, anche se in quantità inferiore. Ritiene anche che si debbano fare delle politiche a un livello un po’ più alto, chiedendo di investire lì, perché tutti ne hanno bisogno. I progetti sono buoni e quello che è stato fatto è straordinario, però quando si diceva di fare squadra, squadra vuol dire assistere. Sollecita pertanto a ricontattare queste persone per far capire loro l’importanza di questi progetti, perché si può fare tutto, purché non venga meno il mezzo finanziario, altrimenti non si va più avanti. Esprime ammirazione e apprezzamento per ciò che quest’associazione sta facendo e dichiara che dal suo movimento politico sarà garantito tutto l’appoggio politico necessario a tutti i livelli, investendo anche i parlamentari, i quali sono stati investiti trasversalmente anche della questione del Sahrawi, nell’auspicio di poter dare un aiuto. Occorrerà cercare di parlare con chi governa e fa politica a livelli più alti per far capire la bontà di questi progetti, perché aiutare queste popolazioni a casa loro è l’unica soluzione, dal momento che il mondo è grande e l’Europa è grande, però non è possibile ospitare tutti, occorre cercare di mettere dei punti fermi. Si tratta di Paesi che oggi sono in condizioni simili a come era l’Italia forse 200 anni fa e occorre aiutare a farli crescere a casa loro a tutti i livelli. Ecco perché, come è stato fatto per il Sahrawi, potrebbero essere costituiti dei gruppi in cui intervengano i politici in modo da poterli aiutare e insistendo con coloro che hanno fatto i tagli per cercare di continuare a dare un aiuto. 

     

    La consigliera CAMORALI si scusa per aver sbagliato l’orario, ma era convinta che l’inizio fosse alle undici. Essendo una cosa che le interessava molto, si scusa con le persone che hanno fatto la presentazione e ciò che riferirà, lo riferirà in base a ciò che ha letto e che la segreteria le ha preparato per quest’incontro. 

    Avendo letto con attenzione dei progetti di cooperazione, sia di quelli conclusi che di quelli presentati, li ha trovati estremamente interessanti e in linea con la mission dell’associazione: la promozione del mainstreaming e dell’empowerment. Condivide in assoluto la missione dell’associazione e non potrebbe essere diversamente, essendo impegnata in diverse associazioni che hanno delle finalità analoghe. Tuttavia, anche se la sua voce è fuori dal coro, vuole sottoporre il problema in maniera provocatoria all’intera Commissione: avendo presente il contesto economico del territorio regionale in questo momento, è ovvio che bisogna tenerne conto nella valutazione delle possibilità di contributi a progetti come questo, perché non è così assurdo dover valutare una riduzione, nel senso che nella Regione Emilia Romagna ci sono donne che non hanno lavoro, ci sono donne che hanno la responsabilità di una famiglia monogenitoriale e ci sono delle donne che hanno difficoltà a far quadrare i conti alla fine del mese. Pertanto, senza sottovalutare l’importanza della cooperazione internazionale – non sa se nella mission dell’associazione questo sia possibile – occorre rivolgere una maggiore attenzione al territorio regionale e al territorio nazionale e alle esigenze delle donne che risiedono in questo territorio: è quello che stanno facendo altre associazioni delle quali lei stessa fa parte, che hanno fatto progetti per l’Africa e adesso si stanno rivolgendo più alla città (in questo caso Parma), essendosi rese conto che qui ci sono delle donne che ne hanno realmente bisogno.

    Ricorda inoltre alcuni dati concernenti il concetto dell’empowerment: in Italia la percentuale delle donne in politica viene dopo quella di Cuba e del Ruanda, le donne elette alle ultime elezioni regionali sono state il 14% e lo stesso vale per i consigli di amministrazione delle imprese, pertanto crede che l’empowerment debba essere attuato prima di tutto qui, con dei progetti che coinvolgano l’educazione e i giovani, perché è da lì che bisogna partire per cambiare radicalmente una mentalità.

     

    La consigliera MARANI, per quanto riguarda la questione che poneva il collega sull’azione di sensibilizzazione che andrebbe fatta affinché attorno a questa missione della rete ci fossero meno defezioni, ritiene che non si possa non pensare a come è  cambiato il contesto in questi anni, nel senso che quando la rete nacque molti enti locali avevano tra i loro obiettivi quello di svolgere direttamente delle politiche di cooperazione internazionale: non solo le città più importanti, per esempio una rete importante di comuni piccoli della Provincia di Bologna aveva relazioni con i Balcani e aveva aderito a progetti di collaborazione. Oggi le cose sono cambiate perché non è pensabile che un piccolo comune, non solo per una questione di risorse, ma anche per una questione di mezzi, di professionalità e di possibilità, possa partecipare a dei progetti di cooperazione così impegnativi, per i quali serve mettere a disposizione risorse umane e serve avere un tipo di presenza che un piccolo comune non riesce a garantire. La modalità con cui si stanno riorganizzando le istituzioni locali, si fanno le Unioni di Comuni e si riverificano le funzioni dei diversi livelli istituzionali, riporta nei confronti della Regione Emilia Romagna una grande responsabilità rispetto alle politiche internazionali, tanto che cercare di raccogliere da parte della Regione queste esperienze, farle proprie e essere un soggetto protagonista di politiche internazionali crede sia un processo inevitabile, perché non ci si trova nella situazione in cui ci si trovava venti anni fa, il mondo è cambiato profondamente da questo punto di vista. Si deve fare un salto culturale: pensando che la Regione Emilia Romagna può essere non il soggetto istituzionale che fa da solo le politiche di cooperazione o le politiche internazionali, ma può avvalersi di un tessuto così importante di associazioni, di esperienze e di competenze così importanti, è un modo per riuscire a fare quello che l’istituzione da sola non farebbe mai, valorizzando moltissimo quello che, a fronte della difficoltà degli enti locali, è cresciuto come mondo dell’associazionismo e della cooperazione in generale del terzo settore, partner importantissimo per poter affrontare tematiche di questo tipo.

    Sulla richiesta di occuparsi delle donne che stanno in Italia, la consigliera mette in luce una caratteristica di questi progetti: si debbono mettere a disposizione gli strumenti che si hanno per consentire che in quei luoghi si producano democrazia, emancipazione e lavoro. Un mese fa c’è stato l’incontro con le nuove Ministre donne del governo albanese, le quali hanno espressamente parlato della necessità di costruire una nuova democrazia, un nuovo Paese, una situazione di sviluppo, per fare in modo che i cittadini possano restare nel loro Paese, lavorare, vivere e mantenere queste radici nel loro Paese, ma per fare ciò c’è bisogno di tutto, non solo di avere aiuti rispetto alla formazione, al lavoro e alle tecnologie più evolute – rispetto alle quali c’è una forte arretratezza in quel Paese – ma anche di sapere concretamente come è organizzata la Protezione Civile del’Italia, come è organizzato il sistema delle unioni comunali, perché anche lì esiste una parcellizzazione di piccolissimi comuni e c’è l’esigenza di razionalizzare questa rete istituzionale. Ci sono questi due piani molto importanti, l’Albania, peraltro, è tra i Paesi che l’Unione Europea ha in lizza affinché entrino a far parte dell’Unione Europea, per cui, per far questo, ha bisogno di poter avere delle relazioni e dei contributi (non economici, ma in termini di esperienze) perché si aiuti e si assecondi questo processo. Quello è il senso della collaborazione con quei Paesi: creare le condizioni perché il tema di un’emigrazione che parte dalla disperazione, dalla miseria e talvolta anche dalle questioni di regime presenti in molti di questi Paesi, possa essere sostenuto là in loco. Sicuramente questo è un obbiettivo molto sentito, perché è evidente che questo è il primo passo da raggiungere affinché ciascuno possa vivere nel suo Paese e ci siano un’evoluzione e una crescita complessiva dei Paesi che oggi vivono questa sofferenza.

    Passando al tema di ciò che viene fatto qui, ritiene che proprio per le esperienze fatte, conoscendo le problematiche di quei Paesi, si possano leggere con più competenza quelli che sono i problemi che le donne che sono venute a vivere qui hanno nelle forme d’integrazione nella nostra comunità, tra i quali quello della difficoltà nell’approccio al lavoro, quello della difficoltà culturale nell’approccio alle istituzioni e nell’approccio all’educazione dei figli ai modelli culturali che ci sono. Esiste un problema alle porte, al di là di quelle che sono le opinioni che ognuno ha rispetto al tema immigratorio: c’è una seconda generazione di ragazzini immigrati che hanno oggi 16/17/18 anni e sono quelli che hanno il livello di dispersione scolastica più alto, sono quelli che hanno scarsissime prospettive, più scarse di quelle che hanno i giovani che hanno avuto una rete di sostegno più forte rispetto al lavoro e al loro inserimento nella “vita normale”, per cui è molto importante trasferire queste competenze e queste conoscenze qui in Italia, lavorando perché si favoriscano questi processi. Il tema non è solo lavorare là, il tema è portare quel tipo di conoscenza a quella che oggi è una popolazione che vive in questo Paese, per la quale le politiche d’integrazione necessitano ugualmente, al di là delle enunciazioni di buoni principi, di conoscenza delle problematiche legate alle differenze che ci sono e alle difficoltà che ci sono, per mettere in campo anche qui delle azioni. All’interno di Women in questo periodo c’è un dibattito proprio in questo senso, per capire come si può davvero dare un contributo di conoscenza e di competenza alle donne migranti che oggi vivono stabilmente in questo Paese.

     

    Il consigliere MANFREDINI riprende la parola, per chiarire meglio il suo pensiero: i progetti che sono stati fatti sono progetti straordinari, tanto che andarli a spiegare ai politici a livello nazionale sarebbe una cosa bella, sarebbe una cosa bella far capire loro che cosa sta facendo quest’associazione, perché sicuramente non tutti sono al corrente di questo lavoro, nonostante siano anni che l’associazione ci lavora sopra. I politici a livello europeo si devono fare carico di creare un intergruppo: il consigliere si dichiara convinto che, relazionandosi con i politici del suo partito, quest’iniziativa potrebbe partire. Ritiene che il problema non riguardi solo l’Italia, per cui è necessario che se ne faccia carico l’Europa: auspicando che stia trovando una soluzione a quello che sta capitando in questi ultimi tempi, bisogna andare in alto, per far capire i progetti che si stanno facendo. Occorrerebbe una collaborazione con un intergruppo europeo che lavori in questo sistema, perché già il discorso di farli crescere e di aiutarli a casa loro può piacere a tutti. Ribadisce la sua disponibilità a portare la questione ai suoi parlamentari di riferimento, che sono quattro e a volte sono un po’ contro l’immigrazione fatta in questo modo, ma sicuramente daranno più forza, più coraggio e invieranno anche agli altri questi messaggi per far loro capire che cosa bisogna fare eventualmente. Invita a fare una riflessione rispetto a questo tema e si dichiara disponibile a dare un aiuto in questo senso. Ricorda che in Eritrea è presente una cooperativa, la Copam, che ha fatto scuole, ha fatto delle palestre di lavoro, ha occupato un’ambasciata sovietica, ha fatto ambulatori, ha accolto dei bambini che oggi hanno imparato un mestiere e stanno lavorando nelle città limitrofe, aiutando i ragazzini più piccoli, che non hanno genitori, anche mantenendoli, perché a loro volta hanno avuto quest’aiuto in passato. È questo che bisogna fare.

     

    La presidente MORI ritiene che i concetti siano stati sviluppati con approfondimento, pertanto ringrazia per l’illustrazione informando che c’è del materiale che verrà distribuito alla Commissione.

     

    La dott.ssa OLIANI conclude ricordando che l’1 febbraio, data in cui la rappresentanza dell’associazione è venuta in Commissione, era stato preso l’impegno di avere più strumenti di promozione di Women: l’obiettivo è stato in parte raggiunto, si sta costruendo un sito internet, che è in fase di costruzione ed è stata rinnovata una brochure che oggi viene messa a disposizione. 

     

    La presidente MORI ringrazia nuovamente e fa presente che la Commissione può limitarsi a prendere atto della relazione, augurando buon lavoro.

     

    La Commissione concorda.

     

    4571 - Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri Mori, Pagani, Malaguti e Moriconi: "Integrazione della Legge regionale 15 luglio 2011, n. 8 "Istituzione della Commissione regionale per la promozione delle condizioni di piena parità tra donne e uomini."" (03 10 13).

     

    La presidente MORI chiarisce subito come è nata l’esigenza di questa modifica alla legge istitutiva della Commissione.

    Si stanno susseguendo le proposte di legge d’iniziativa popolare contro la violenza, che arrivano sia dai comuni, che dai cittadini; la consulta si esprimerà per ogni richiesta e, in vista della legge  quadro regionale sulla parità, l’esigenza di sommare queste competenze in questa Commissione e di poter abbinare questi progetti di legge ha fatto sì che si proponesse un’integrazione alla legge istitutiva della Commissione, per permetterle di trattare in modo organico la materia della legge quadro, insieme alle leggi di violenza per non disperdere né forze né risorse. L’iniziativa è del Presidente Pagani e dell’ufficio di presidenza della Commissione parità, proprio perché c’è un accordo, una convergenza con la legittimazione e l’accordo della presidenza dell’Assemblea legislativa, tant’è che il testo è stato predisposto dall’ufficio Legislativo dell’Assemblea.

     

    La relatrice MORICONI ricorda che con la costituzione della Commissione per la promozione delle condizioni di piena parità tra donne e uomini, avvenuta ormai più di due anni fa, la Regione Emilia Romagna, non soltanto si è data l’obiettivo di sostenere un profilo strutturato per quanto riguarda le politiche di genere paritarie, ma si è anche dotata di un’opportuna sede referente in cui affrontare, discutere e valutare tutti i dispositivi afferenti le materie oggetto della Commissione. Il deposito in assemblea di proposte di legge d’iniziativa popolare sulla violenza contro le donne e la costituzione di una legge quadro regionale per la parità e contro le discriminazioni di genere rendono necessaria e urgente, in questo momento, una modifica di attribuzione delle materie in sede referente alla Commissione parità, con l’introduzione di un nuovo articolo che verrà visto nel dettaglio in sede referente, alla luce dei contributi che stanno già arrivando da parte di altri colleghi, migliorativi e aggiuntivi dell’articolo medesimo, come quelli che stanno arrivando dal collega Grillini, piuttosto che dalla collega Donini. L’intendimento di questo articolo e di quest’integrazione è indirizzare al vaglio della presente Commissione tutte le materie afferenti l’oggetto della sua costituzione e dare con essa piena risonanza a una materia così delicata, ormai non più rinviabile, come la piena parità tra donne e uomini. 

     

    La presidente MORI ribadisce che, dopo questa modifica, della legge quadro non si occuperà la commissione V, ma questa Commissione assembleare, in estrema sintesi: questo è importante, perché ha un significato politico e tecnico molto rilevante. Se i commissari sono d’accordo rispetto a questa competenza, li invita ad esprimere parere favorevole.

     

    La Commissione esprime parere favorevole con 39 voti a favore (PD, PDL, LN), nessun contrario o astenuto.

     

    La presidente MORI fa presente che a questo punto la proposta passerà in sede referente e poi in Assemblea legislativa. 

     

    -          Programmazione dei lavori della commissione

     

    La presidente MORI comunica che, visto che il 25 novembre si sta avvicinando, deve doverosamente condividere con i membri della Commissione alcuni obiettivi che sono stati condivisi. Alla Commissione parità viene richiesto un protagonismo nel momento della giornata mondiale contro la violenza sulle Donne e quindi, in collaborazione con gli assessorati delle pari opportunità e delle politiche sociali, il 25 novembre ci sarà la presentazione delle linee d’indirizzo contro la violenza, come già la Commissione ha avuto modo di ascoltare nella relazione dell’Assessore Marzocchi, le quali saranno presentate in un assetto corale, con la partecipazione di associazioni e di testimonianze che potranno integrare il freddo dettato legislativo con la sostanza degli interessi che si vanno a tutelare e dei diritti che si vanno a promuovere. Ciò si svolgerà all’interno della Regione Emilia Romagna come elemento qualificante della giornata di lunedì 25 novembre e sarà affiancato da un’iniziativa molto interessante; l’anno scorso si era puntato molto l’interesse sulla violenza domestica, perché la violenza domestica è quella preponderante rispetto al tema della violenza di genere contro le donne, però esistono altri tipi di violenza molto molto crudi e molto forti che consistono nella riduzione in schiavitù delle donne, la tratta delle donne e le donne cosiddette prostituite, ossia forzate alla prostituzione. Quest’ambito molto forte di violenza quest’anno si vorrebbe trattare in una modalità un po’ particolare, grazie alla disponibilità delle opere di Gino Covili, di origine paullese e deceduto nel 2005: si tratta di un artista molto conosciuto e ci sarebbe la disponibilità a concedere questa mostra chiamata “Donne Perdute”; l’iniziativa, in collaborazione con il Comune di Bologna e con il patrocinio dell’Assemblea legislativa, assocerebbe sostanzialmente in modo visivo ciò che è difficile immaginare, a volte, benché ci siano delle testimonianze molto crude e dei video che lo rappresentano. Durante il Festival di Human Rights Nights è stato presentato un video molto interessante che, riuscendo ad averlo dal professor Bianchini, potrà essere proiettato in quella circostanza: c’è il problema della traduzione dall’inglese all’italiano, per cui l’università lo sta rimaneggiando. 

    Se la Commissione è d’accordo, la presidente propone che si proceda in questi due ambiti: un ambito istituzionale, di presentazione delle linee guida contro la violenza nel quale la Regione Emilia Romagna è completamente coinvolta, e un altro ambito per promuovere e patrocinare, insieme al Comune di Bologna, quest’altra iniziativa che dà l’opportunità di uscire dalla regione e di rendere visibile la Commissione per la parità in una sede prestigiosa come quella di Palazzo d’Accursio, avendo allo stesso tempo la disponibilità culturale di un artista molto conosciuto che, attraverso tante opere che sono indipendenti dai temi e dalle modalità con cui vengono trattati dalla Commissione, può essere uno sguardo interessante e artistico.

    Se la Commissione è d’accordo, l’Assemblea legislativa può dare il patrocinio e la Presidente Costi potrà procedere in tal senso.

     

    La Commissione concorda.

     

    La seduta termina alle ore 11.25.

     

    Approvato nella seduta del 15 novembre 2013.

     

    Il Segretario

    La Presidente

    Enzo Madonna

    Roberta Mori

     

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